PLUS MAGAZINE
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IN QUESTO NUMERO:
RUBRICHE: MODA
TECNOFUTURO
MAPPAMONDO
MEDICINA E SALUTE
RECENSIONI FILM, LIBRI, FUMETTI,
MOSTRE, MUSICA, TEATRI
PROPOSTE: CONVENZIONI
PER GLI ASSOCIATI
Intervista esclusiva
a Babbo Natale
PARLANO I PROTAGONISTI
ANTONIO ALBANESE: PER UN ATTORE IL CORPO È COME UNO STRUMENTO MUSICALE
MAX GAZZÈ: L’ALCHIMISTA DELLE SETTE NOTE
EMMA DANTE: NATA PER SCARDINARE LE CERTEZZE
I
I NOSTRI SERVIZI
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EXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA
LA TRAGEDIA DEL VAJONT: UN DEBITO CHE NON SI È ESTINTO
Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura
e il tempo libero – Numero III - dicembre 2013
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In questo numero:
PLUS MAGAZINE
Supplemento a La voce dei bancari
Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero
4Protagonisti
Antonio Albanese: per un attore il corpo è come
uno strumento musicale
8 Eventi
Expo Milano: nutrire il pianeta, energia per la vita
Redazione e Amministrazione
Via Guarini, 4 – 10123 Torino
Tel. 011 5611153
Fax 011 540096
www.associatiallafabi.it
12 Protagonisti
Max Gazzè: l’alchimista delle sette note
16 Protagonisti
Caro Babbo Natale mi concedi un’intervista? 18 Protagonisti
Emma Dante: nata per scardinare le certezze
22 Tecnofuturo
Un futuro in 3D
26 Moda
Charmantissimamente
32 Eventi
La tragedia del Vajont: un debito che non si è estinto
Direttore Responsabile
Paolo Panerai
Direttore Editoriale
Mauro Bossola
36 Medicina e salute Energy Chamber Regeneration
38
La presbiopia si può correggere definitivamente
40
Un sorriso può rendere la vita più bella
Caporedattore
Paola Gomiero
Segreteria di Redazione
Chiara Attolico
Photo editor
Cosimo Torraco, Alessandro Lercara
Hanno collaborato a questo numero:
Benedetta Breveglieri, Pietro Gentile,
Angelica Gianbelluca, Dario Migliardi,
Barbara Odetto, Emanuela Truzzi.
LUS
IP
FAB
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Fotografie
Archivio Il Tucano, Archivio Stilisti,
Archivio Expo 2015, Carmine Maringola,
Agenzia pentaphoto.it.
Pubblicità
Nova Labor Servizi srl
Via Guarini, 4
10123 Torino
Tel. 011 5611153
Fax 011 540096
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Grafica e impaginazione
Fantinel Graphic Designers – Torino
Stampa
Garabello Artegrafica – San Mauro Torinese
La redazione non si assume alcuna responsabilità per notizie, foto, marchi, slogan utilizzati dagli inserzionisti.
Il materiale inviato non viene restituito.
È vietata e perseguibile civilmente e penalmente ai sensi della legge sul diritto d’autore ogni forma di riproduzione dei contenuti
di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizzazione scritta dell’editore.
42Recensioni
Film, libri, fumetti, mostre, musica, teatri
48 Eventi
Torino Anima Tango: XI edizione Festival Internazionale
di Tango
50 Eventi
Una gru al tramonto: Rosamaria Licata e Antonio Valleggi
52 Mappamondo
Viaggio in Cile: meraviglie di una terra verticale
58 Iniziative associatiConvenzioni nazionali
Paola Gomiero
Direttore Fabi Plus
L’arte
del bon ton
Le buone maniere non passano mai di moda ... mai come in questi tempi si è sentito
parlare di bon ton.
Può essere l’effetto della recessione, che orienta la società ad una scarsa tolleranza
verso la maleducazione, oppure un metodo per difenderci da un mondo difficile.
In un periodo in cui bisogna necessariamente
inventarsi un altro modo di vivere, la stagnazione
è diventata un pretesto per abbandonare fronzoli e
ostentazione e mettere in pratica le regole della buona educazione.
Attenersi alle norme suggerite dal galateo è
un’arte, significa sapersi comportare in ogni circostanza e rappresenta un grande valore sociale, creando le premesse per una vita più rispettosa del prossimo.
Ed ecco un fiorire di corsi e libri sull’argomento
per essere perfetti dentro e fuori casa.
Ma chi desidera consigli sul bon ton? L’interesse
è trasversale: studenti, giovani impiegate, professionisti, persone mature, manager e casalinghe, ma
quello che più colpisce è il coinvolgimento su svariati
argomenti legati alla materia. Non solo temi che riguardano la persona ma anche norme sul saper vivere bene tra la gente e in ufficio: dal
look alla stretta di mano, dal mantenere in ordine la propria scrivania al comportamento
nella pausa pranzo. Piccole regole per lavorare in armonia con i colleghi. Anche FABI Plus,
seguendo questa tendenza, ha organizzato con Easyeventi due cicli di corsi sul galateo con
una sorprendente partecipazione degli iscritti e nel 2014 proporrà delle repliche. Perché,
come dice la docente Bianca Toesca di Castellazzo, conoscere le buone maniere è un’arma
per vivere meglio.
E con l’occasione auguro a tutti un 2014 ricco di stile ed eleganza!
[email protected]
dicembre 2013 | Plus Magazine | EDITORIALE
03
PROTAGONISTI
Per un attore il corpo
è come uno strumento
musicale
Antonio Albanese
Don Pasquale
Teatro Filarmonico di Verona
dal 13 dicembre
di DARIO MIGLIARDI
R
egista, attore, sceneggiatore, un artista completo che riesce a mettersi in gioco e a
trovare sempre nuovi stimoli e nuovi traguardi da raggiungere. Il tutto è iniziato da
una proverbiale gavetta con tre anni passati e vissuti intensamente alla Scuola Paolo
Grassi di Milano.
Come è stato il tuo incontro con il mondo accademico? Ti è servito?
Arrivavo da una meravigliosa provincia e da un ambiente familiare che non mi ha mai ostacolato.
Un’amica mi ha persuaso a presentarmi all’Accademia...
E che cosa hai trovato?
Mi sono convinto che potevo seguire un sogno, l’incerto per il certo. Mi sono dovuto trasferire
a Milano e ho frequentato questi tre anni che sono stati meravigliosi. Ho avuto la fortuna di
lavorare e di imparare da artisti importanti del teatro italiano, ne cito solo due: Gabriele Vacis e
Giampiero Solari. È una scuola che a differenza di molte altre, che insegnano un metodo solo,
ti fa vivere molte forme d’arte, alla Paolo Grassi ho imparato a convivere con più voci e questa è
una bella libertà.
Qual è stato il tuo primo debutto?
Ho avuto l’occasione di debuttare nel 1992 all’Expo di Siviglia con Caligola di Albert Camus e
questo ha significato confrontarsi con esperienze artistiche e culturali diverse da quelle che conoscevo.
04
PROTAGONISTI
Hai incontrato altri maestri?
Danio Manfredini mi ha insegnato a usare il mio corpo. È come se lo
avessi disintegrato e poi me lo ha fatto riconoscere. Mi ha fatto capire
che per un attore il corpo è come uno strumento musicale, come un
pianoforte, una chitarra. Poi ho capito che nel teatro come nella vita non
vige una sola regola.
Quando sei passato al teatro comico, quello del cabaret?
Dopo questi tre anni, ripeto fondamentali, c’è stata la grande folgorazione del teatro cabaret, del teatro comico che mi ha riempito di gioia e che
mi ha assorbito completamente.
Quindi la tua collaborazione con Gianpiero Solari nasce da lì?
Certo, assolutamente. Anche lui è stato un allievo della Paolo Grassi e
poi è stato anche un ottimo insegnante. Il primo lavoro che abbiamo fatto
insieme fu Il calapranzi di Harold Pinter ed ero al secondo anno di scuola
e il personaggio di Gus era interpretato da Nicola Rignanese che è un
mio compagno di viaggio da anni. Sono sempre rimasto molto legato alla
Paolo Grassi, l’anno scorso c’è stato un incontro con gli ex allievi e non ti
nascondo che è stato molto emozionante.
Quando è avvenuto il turning point, il tuo
punto di svolta, dove hai capito che qualcosa
era cambiato?
Dopo aver fatto Su la testa, su Rai Tre, avevo
una serata al Teatro Tenda di Grugliasco in
provincia di Torino. Tieni presente che la mia
media di spettatori era di circa sessanta, settanta a serata. Mentre arrivavo in teatro ricevo la
telefonata dell’impresario che mi dice che c’è
il teatro pieno. Rispondo, ma è così piccolo il
teatro? Risposta, No! Ci sono duemila persone
che ti aspettano. Quando sono salito sul palco
c’è stato un vero e proprio scambio di energia
per me indimenticabile.
dicembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI
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PROTAGONISTI
Da quel giorno mi sono detto:“adesso tocca a
me soddisfarli”. E qui ritornano in scena gli insegnamenti avuti alla Paolo Grassi che mi hanno dato i fondamentali per vivere tutto questo.
Quindi il tuo incontro con la televisione è stato con Su la testa?
Era una trasmissione formidabile, ricordo che
la gente faceva la coda ai botteghini della Rai
di Corso Sempione a Milano per prendere i biglietti. E poi c’era Paolo Rossi particolarmente
ispirato.
Quali erano i tuoi personaggi?
Avevo iniziato con Alex Drastico ed Epifanio.
Hai fatto tanta TV, teatro, cinema, lirica. A
cosa sei più vicino, dov’è che senti di poterti
esprimere in maniera completa?
La verità, verità – lo ripete due volte proprio per
dare maggior importanza alla parola – è il teatro, al solo pensiero che a gennaio riprenderò
la tournée con Personaggi uno spettacolo che
porto in scena da quattro anni, mi sento eccitato e galvanizzato.
Quando sono in teatro entro in un viaggio denso di gioia, di grande felicità e mi sento bene.
Poi in teatro sono nati tutti i miei caratteri.
06
Anche altre esperienze sono state molto interessanti come quella di
Non c’è problema, in televisione, un momento molto importante della
mia vita, ma il teatro è un’altra cosa.
C’è differenza tra televisione e teatro?
Quando appunto mi chiedono fai il teatro o la televisione? Per me è la
normalità, sarebbe anormale se non riuscissi a fare entrambi. È come
se suonassi uno strumento, lo si può suonare tranquillamente in televisione, a teatro o al cinema. È naturale che uso ritmi diversi a seconda
del luogo in cui mi trovo.
Ma questo è un lavoro che si faceva già tanti anni fa. C’erano attori bravissimi in teatro e che poi facevano l’avanspettacolo e venivano conosciuti dal grande pubblico attraverso gli sceneggiati della TV.
Hai fatto anche molto cinema sia come regista che come attore diretto da grandi maestri del cinema, com’è stato il tuo incontro con Gianni
Amelio ne L’Intrepido?
Io speravo di lavorare con Amelio da tanto tempo, amo il suo cinema, la
sua onestà, la sua poesia, il suo gusto artistico. Lo seguo fin da Colpire
al cuore, che è stato il suo debutto, a Ladri di bambini, a Porte aperte, a
L’America. Sono film che mi hanno sempre sorpreso, film seri e quindi
sono onorato di aver partecipato alla sua filmografia e di vivere intensamente questa esperienza.
Nel film interpretavi Antonio Pane, forse perché il personaggio è buono
come il pane?
Questo è un capriccio di Gianni Amelio, è una concretezza curiosa, il
personaggio non è buono, è un uomo sereno, determinato e anche trasgressivo, e credo che L’intrepido sia stato il film più trasgressivo che
abbia mai fatto. Perché viene dato agli spettatori un modo diverso per
guardare quello che ci accade ai giorni nostri.
E fra poco debutterai con Don Pasquale e convenienze ed inconvenienze teatrali, sempre di Gaetano Donizetti.
Non ti nascondo che godo come una bestia – sorride –. Ti faccio un
esempio, sono circondato da un coro di cinquanta elementi, poi i cantanti, le luci, la costruzione delle scene. Nel Don Pasquale, c’è un racconto comico, grottesco ma anche struggente, è un personaggio che sento
nelle mie corde.
Poi ripartirai in tournée con Personaggi sei sempre affezionato ai tuoi
personaggi di Alex Drastico, Perego, Epifanio?
Sì, sempre anche se cerco altre figure. Sono sempre un po’ in movimento, come si dice adesso, sono in working progress – ride –. Sto studiando
un nuovo personaggio, che ha una grandissima voglia di pregare ma
non riesce perché non trova la posizione. È la grande contraddizione che
viviamo tutti i giorni, è che uno ormai non ha più punti fermi.
Tra tutti i tuoi personaggi qual è quello che ami di più?
È una domanda alla quale è difficile rispondere, forse il primo, Epifanio,
ma non è vero, perché sono legato anche a Perego. Sono tutti personaggi
che amo tantissimo e quando li interpreto godo a metterli in scena. Posso dirti che casomai ce n’è qualcuno più difficile dell’altro da portare in
scena, ma la fatica non mi spaventa. Forse Epifanio perché ha aperto la
prima porta e mi ha regalato il successo.
EVENTI
NUTRIRE
IL PIANETA,
ENERGIA
PER LA VITA
aspettando l’EXPO 2015...
Un’opportunità. È l’Expo 2015 secondo la stampa italiana.
di BENEDETTA BREVEGLIERI
L’appuntamento è fra circa un anno, questa volta a Milano. I Paesi partecipanti, ad oggi, sono ben 133. Il mondo incontra il mondo, insomma, e
lo fa nella nostra Italia. L’Esposizione Universale ha una storia di passati
gloriosi. Dalla magnifica Esposizione di Parigi del 1889, grazie alla quale fu costruita la stupefacente Torre Eiffel, a quella di Washington, nel
1876, che ci regalò il Palazzo delle Arti e Industrie, fino al più recente
Expo di Genova, nel 1992, che dette vita al celebre Acquario.
Ecco una prima opportunità. La caratteristica, infatti, delle Esposizioni Universali è che solo una parte minima delle strutture viene demolita, mentre quella più importante, costosa e di bellezza indiscussa, viene
lasciata vivere e anche utilizzata.
08
EVENTI
Di cosa si tratta quindi, cos’è questo Expo
2015? Si tratta di “Nutrire il Pianeta, Energia
per la Vita”. Un titolo che non poteva meglio
riassumere la grande tematica sulla quale si
costruisce tutto l’impianto di questa prossima
Esposizione. E non poteva essere meno attuale. I lavori sono già iniziati, anche se non sono
ancora aperti al pubblico, con la terza edizione
dell’International Participants Meeting che si
è aperta a Torino, lo scorso Ottobre 2013, dove
alcuni dei Paesi partecipanti hanno firmato un
contratto di partecipazione.
Non solo, le giornate di effettiva apertura
di questa enorme manifestazione hanno giustamente dedicato una lunga parentesi al progetto We-Women for Expo, ovvero Noi Donne
per l’Expo, dove il Ministro degli Affari Esteri
Emma Bonino ha incontrato l’ambientalista
indiana Vandana Shiva, con il Commissario
del Padiglione Italia Diana Bracco e il Presidente di Save the Children Italia, Claudio Tesauro. Presente la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori che intende dare vita a un
network di donne in tutto il mondo per agire
insieme sui temi dell’alimentazione, migliorando il diritto universale al cibo. Il progetto è
nato per consegnare un ruolo di responsabilità
e contributo alle donne che ne saranno le promotrici.
L’obiettivo è di raggiungere e coinvolgere il
maggior numero possibile di donne in tutto
il mondo invitandole ad esprimersi sul cibo,
coltivandolo e cucinandolo, e soprattutto scegliendo quale futuro costruire insieme per le
prossime generazioni in termini di sostenibilità. Eccola una nuova opportunità per tutte le
donne e per le nostre connazionali, responsabili rispetto al posto da protagonista occupato
dal nostro Paese, e non solo perché saremo
noi ad ospitare i partecipanti dell’Expo, ma anche perché avremo la possibilità di esercitare,
attraverso il Padiglione Italia e tutti i progetti
ad esso connesso, un ruolo guida per la ricerca
dell’innovazione nel settore dell’alimentazione
a favore dei Paesi più disagiati.
Vandana Shiva e Emma Bonino
sone sul Pianeta, provocando carestie e pandemie non debellate. Sono
cifre scioccanti che conosciamo tutti.
La garanzia del successo, nei progetti di questo Expo 2015, passerà
attraverso lo strumento dell’innovazione tecnologica nella filiera agroalimentare, capace di distribuire e conservare più a lungo il cibo senza
danni per l’organismo. E poi l’educazione al nutrimento, diversificata
fra i bambini del Terzo Mondo e quelli Occidentali che registrano, sempre e comunque, malattie legate al cibo (anche se di tipo opposto) causate da un’alimentazione scorretta e che troppo spesso conduce ai termini
di obesità. Un’opportunità anche questa, dunque. Una possibilità di
scegliere un percorso di vita più sano, una scelta che passa attraverso la
genuinità dei prodotti del territorio, e che si consolida proprio attraverso
la cultura e le condizioni di quello specifico territorio che deve essere
verificato, monitorato e quando serva, modificato. La diffusione di una
buona Energia per il Pianeta, quindi, ha in sè una matrice sociale, il
desiderio e la volontà di operare secondo Natura, di educare attraverso
le imprese che si occupano di sviluppare la filiera agro-alimentare con
il sostegno di macchinari innovativi, compresi quegli imprenditori che
non lo hanno mai fatto ma che hanno deciso, grazie al sostegno di associazioni umanitarie, di volontari ed organizzazioni non governative,
di investire in risorse tecnologiche che sostengano una produzione più
adeguata al nostro corpo.
L’Individuo, con la vita e il suo lavoro, è al centro, e l’Expo fornisce
anche questo: un contributo di qualità sulla verifica e le modifiche da
applicare, indistintamente, alla tradizione alimentare e sociale di ogni
Paese. “Sette anni fa è stata una follia visionaria pensare di avere l’Expo, era
veramente un sogno”, ha di recente affermato il Presidente del Consiglio
Enrico Letta. Il Sito Expo, infatti, punto d’incontro fra oltre 130 realtà diverse, è stato concepito e realizzato proprio come fosse un sogno
I temi di lavoro saranno concentrati sulla
scelta, imprescindibile, di rafforzare la qualità
e la sicurezza dell’alimentazione e quindi assicurare cibo e acqua potabile per l’intero mondo: le statistiche dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità registrano che la fame, la sete, la
mortalità infantile, la malnutrizione e tutte le
malattie che sono prodotte da uno stato di così
forte indigenza, colpiscono 850 milioni di per-
dicembre 2013 | Plus Magazine | EVENTI
09
EVENTI
ranno al mondo la cultura e la tradizione italiana legata all’alimentazione, alla sua qualità,
alla cura e all’amore per i prodotti finiti. Il Padiglione è l’emblema, come fosse una grande
Piazza dell’Italia che incontra il Mondo.
Alcuni dei Paesi partecipanti che non possono o non vogliono sviluppare un proprio spazio, potranno condividerne uno detto Cluster,
con un tema che li accomuna, in un confronto
fra spazio e progetti, tradizioni, gusti, musiche
ed esperienze. I Paesi saranno infatti collocati
intorno ad una rete specifica di alimenti come
il Riso, il Cacao e il Caffè, la Frutta e i Legumi,
oppure intorno a delle tematiche globali come
l’Agricoltura e la Nutrizione in Zone Aride, il
Mare e le Isole, gli Ecosistemi.
lunare sbarcato sulla Terra. Un paesaggio che ospita i partecipanti in
modo libero, senza schemi dall’accesso difficile. Questo perché la libertà
dell’individuo nel suo percorso di sana espressione della sua esistenza,
dev’essere in qualche modo rappresentato dal sito stesso. La struttura
si compone di due assi che formano la griglia principale e ci riconduce
agli schemi urbanistici delle città in epoca romana, simbolo, in qualche
misura, di un sentiero ideale.
La città di Milano, quindi, si compone di un Decumano, che si muove
dal centro cittadino verso la periferia, diventando l’asse che congiunge
il luogo del consumo del cibo, la città, con quello della sua produzione,
e cioè la campagna. Ma non finisce qui: il percorso è tracciato lungo
un secondo asse, il Cardo, rifacendosi sempre all’urbanistica romana,
e il suo asse rappresenta l’unione dell’anello dei parchi e delle strutture
verdi che si riconnettono fra di loro ed entrano virtualmente nel Sito.
Lungo il Decumano, tutti i Paesi avranno un’ulteriore opportunità e
cioè potranno liberamente offrire la loro ricchezza e tradizione alimentare con cibi e sapori della propria cultura, grazie ad un lotto destinato.
Allo stesso modo il secondo asse, il Cardo, raccoglierà gli spazi espositivi
curati dall’Italia, protagonista di questa stagione, con il Padiglione Italia.
Qui le regioni e le città, ma anche le imprese e le associazioni, mostre-
10
Ogni Paese avrà a disposizione uno spazio
espositivo in cui far emergere il proprio contributo individuale allo sviluppo del tema. Le
aree comuni, il cuore dei Cluster, saranno dedicate alla vendita e degustazione dei prodotti,
ma anche a mostre e dibattiti. I servizi offerti e
le soluzioni progettate dalla nuova Esposizione
2015 saranno quindi al limite del formidabile.
L’esperienza del visitatore sarà sicuramente
unica, educativa e suggestiva, resa più leggera
dal percorso di sogno e pregnante dal livello
delle tematiche in programma.
Expo 2015 significa questo, e significa anche una buona opportunità per lavorare. “Oggi
c’è la prospettiva di una forte perdita di occupazione” ha dichiarato l’Architetto Fuksas sul quotidiano la Repubblica “e il nostro è un sistema
molto rigido, appesantito da un debito pubblico
enorme che né lei né io abbiamo contribuito a creare e che non sappiamo neppure cosa sia servito a
pagare. Ma se finora tutti i governi hanno giustamente puntato solo a ridurlo, adesso l’emergenza
è sui posti di lavoro, e ogni occasione per produrne
è buona. Compreso l’Expo”.
Tradizione e innovazione
Vivere in Italia è un grande privilegio, lo dimostrano la Storia, la Cultura e la Qualità della nostra vita.
In questo contesto, l’Enogastronomia occupa un ruolo importantissimo nel nostro vivere quotidiano.
Nella preparazione delle nostre Confezioni Regalo utilizziamo solo prodotti di altissima qualità.
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PROTAGONISTI
L
L’alchimista
delle sette note
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o sguardo è ironico e scanzonato, tipico di chi osserva la vita e
ne registra i battiti, il look ricorda i dandy inglesi di fine ottocento, anche se è rivisitato in chiave rock perché lui, Max Gazzè, da
sempre sa trascendere le mode tanto nella musica quanto nello
stile. Dagli esordi negli anni Ottanta sino ad oggi è sempre stato
coerente con se stesso, non ha mai ceduto alla lusinga del main stream
ed ha portato avanti con convinzione progetti ambiziosi che lo hanno
collocato all’interno del panorama di quei cantautori e musicisti italiani
che hanno qualcosa da raccontare. Ogni suo brano è infatti una poesia
che descrive il mondo reale, un mondo che potrebbe essere il suo tanto
quanto il nostro. Da sempre appassionato di musica, a sei anni Max
inizia a studiare pianoforte e a quattordici il basso elettrico. Romano di
nascita, vive l’infanzia in Belgio con la famiglia dove frequenta la scuola
europea e dove suona con alcune band di Bruxelles. Dopo aver militato
nel gruppo inglese dei Northern soul ed aver sperimentato l’acid jazz,
si trasferisce con la band nel sud della Francia e qui si cimenta anche
come produttore artistico. Tutte esperienze che hanno fatto di lui quel
Max Gazzè che tutti noi conosciamo e cantiamo da anni. Nel 1991 torna
in Italia, apre uno studio di registrazione e inizia a collaborare con mu-
PROTAGONISTI
di BARBARA ODETTO
In tour nei teatri italiani
sino a fine anno, il cantautore
racconta la sua musica e la magia
che sa regalare non solo
a chi la ascolta, ma a lui stesso.
Perché in ogni brano, ci spiega,
si nasconde un’alchimia.
MAXGAZZÈ
sicisti e cantanti del calibro di Frankie HI-NRG MC, Alex Britti, Niccolò
Fabi e Daniele Silvestri con i quali nel corso degli anni realizza diverse
collaborazioni. Nel 1997, il brano Cara Valentina segna l’inizio del suo
successo che prosegue ininterrottamente sino ad oggi ed è scandito da
canzoni che sono delle vere hit come La favola di Adamo ed Eva, Una
musica può fare, Il timido ubriaco, Il solito sesso sino ad arrivare alle più
recenti I tuoi maledettissimi impegni e Sotto casa presentate nel febbraio
di quest’anno alla sessantatreesima edizione del Festival di Sanremo.
Il singolo Sotto casa conquista il terzo posto nella kermesse più famosa
d’Italia, mentre l’album omonimo vince il disco di platino, confermando la qualità indiscussa della sperimentazione musicale, poetica ed artistica di Max Gazzè. Lui intanto, infaticabile, inizia la tournée europea
che lo porta nei club più esclusivi di Berlino, Bruxelles, Londra, Parigi e
Barcellona e dove ad ogni data registra il sold out.
L’ultima parte del 2013 lo vede invece impegnato in Italia con il Sotto
casa tour che il 9 dicembre approda al Teatro Colosseo di Torino. Ad organizzare l’evento è l’Hiroshima Mon Amour, da sempre protagonista
attivo nella produzione e nell’organizzazione di spettacoli e di eventi
culturali all’ombra della Mole.
Partiamo dalla fine ovvero dai live. Meglio la
dimensione intima dei club e dei teatri oppure
quella dei concerti stile 1º maggio?
In realtà mi piacciono entrambe le situazioni.
I grandi spazi creano un’energia e una percezione di ciò che si sta vivendo molto forte, ma
nei club e nei teatri riesco ad instaurare con il
pubblico un feeling particolare, fatto anche di
grandi silenzi. In Sotto casa tour mi accompagnano sia la band storica sia un quartetto d’archi e alcuni brani hanno arrangiamenti morbidi e delicati che negli spazi aperti hanno invece
un sound più rock.
Il live italiano segue quello europeo: il pubblico risponde allo stesso modo ovunque?
No. In Europa c’è una cultura e una curiosità
verso la musica che in Italia manca. Mi spiego meglio: mentre negli altri paesi il pubblico
dicembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI
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PROTAGONISTI
MAXGAZZÈ
come ad esempio Lilith, anche se di lei si parla
nelle religioni mesopotamiche e i Sumeri nel
3000 avanti Cristo veneravano Lilitu. Per gli
antichi ebrei Lilith fu la prima compagna di
Adamo, che venne ripudiata e cacciata perché
si rifiutò di obbedirgli. Vedo in lei un personaggio forte, una femminista che non accetta di procreare e di soggiacere alla volontà del
maschio.
va ai concerti anche di artisti che non conosce
perché ha voglia di scoprire nuovi nomi, da noi
ci sono i fan e coloro che ti seguono da tempo.
Parliamo di Sotto casa, il tuo ultimo album.
Ogni mio lavoro nasce da una serie di appunti e di idee che registro ovunque, anche sul
cellulare. Osservo la vita e traduco in note le
emozioni e le sensazioni che mi trasmette.
Non vivendo in città sono facilitato perché posso esiliarmi più facilmente e concentrarmi sul
mio lavoro. Collaboro da sempre sia con mio
fratello Francesco, che è coautore di molti brani, sia con un gruppo con il quale c’è ormai un
feeling consolidato. Producendo i miei dischi
posso scegliere come trasformare le idee in
note senza vincoli e posso giocare con la musica: ad esempio scegliendo di utilizzare solo
strumenti veri che spaziano dagli amplificatori
a valvole fino al vibrafono.
Quale tra i testi del cd più ti rappresenta?
Nel tour teatrale eseguo Atto di forza, una suite
armonica che trovo sia una bella composizione.
Anche Sotto casa mi piace, mi mette allegria.
Come vive Max Gazzè le proprie canzoni?
Quando realizzo un disco generalmente poi
non lo ascolto più. Per prepararmi a questo
tour teatrale mi sono distaccato dal ruolo di
compositore e mi sono immedesimato nel
pubblico. Sai cosa ti dico? Sono soddisfatto del
risultato del mio lavoro.
Nell’ultimo cd c’è un brano, L’amore di Lilith,
che si rifà alla mitologia sumerica: ti affascina
questo mondo?
In questi anni ho indagato parecchio la realtà
nascosta dietro i miti ed ho letto alcune opere
di Zecharia Sitchin che fu uno studioso dei testi
sumeri. Purtroppo si sa poco di questa civiltà
così interessante e di molte figure mitologiche,
14
Sin dagli esordi nei tuoi testi hai sempre dimostrato di essere radicato nel presente: come
vivi da cittadino, e non da artista, la situazione
economica italiana di oggi?
Penso che ogni crisi sia uno stimolo al cambiamento, un input per l’uomo che deve ingegnarsi e non abbattersi. Personalmente sono
ottimista perché sento che è necessario cercare una soluzione, cambiare
direzione.
Max e il cinema: dopo Basilicata coast to coast pensavamo di rivederti
sul grande schermo…
Mi sono divertito molto a recitare nel film di Rocco Papaleo ed è stato
un onore lavorare al fianco di attori come Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Paolo Briguglia e lo stesso Papaleo. Io però sono
legato ad un’altra forma d’arte e nella colonna sonora è inclusa Mentre
dormi che ha vinto il David di Donatello nel 2011 nella categoria miglior
canzone originale e il Premio Lunezia, sempre nel 2011, come Canzone
al Cinema. Comunque mi rivedrete presto sul grande schermo. Nell’ultimo film di Asia Argento, Incompresa, c’è un mio cameo. A proposito,
la pellicola è girata proprio qui a Torino.
Ci saranno altri Festival di Sanremo?
Non lo escludo. Ho già partecipato quattro volte e potrebbe capitare di
nuovo.
Da Niccolò Fabi a Daniele Silvestri, passando per Carmen Consoli e
Marina Rei, hai spesso collaborato o duettato con altri artisti. Credi nella
forza del gruppo?
Assolutamente sì e infatti collaboro da anni con mio fratello Francesco.
Lui cura la parte più lirica dei testi, mentre io mi occupo delle sonorità.
La nostra è una vera sinergia in cui ogni tassello completa il mosaico e
non c’è prevaricazione.
Ne Il nome delle stelle canti: Sono un alchimista, un ingegnere, fantasista, forse sognatore... Chi sei veramente?
Il brano trae ispirazione da un fatto reale. Racconto di un posteggiatore
che con qualunque condizione metereologica fa il suo lavoro ed è gentile con tutti. Per noi che lo vediamo ogni giorno è semplicemente un
parcheggiatore, ma da come parla si capisce che è un uomo di cultura e
nel suo paese di origine forse ha studiato e si è laureato. Può essere un
ingegnere o forse un sognatore perché c’è della poesia nel suo modo di
essere e di comportarsi. Se mi rifaccio all’etimologia dell’antico Egitto,
io mi considero un alchimista perché Al Kemi significava arte egizia.
D’altronde la musica non è forse una forma d’arte che crea l’illusione
del non visibile? Una forza alchemica essa stessa?
PROTAGONISTI
Caro Babbo Natale
mi concedi un’intervista?
di BARBARA ODETTO
e FEDERICO PRATONE
Dove abita Santa Claus?
Come riesce a consegnare
tutti i doni in una sola notte?
Sono tante le curiosità
legate a questo personaggio.
Per questo abbiamo deciso
di intervistarlo ...
48
16
I
t’s Christmas time e come ogni anno la magia del Natale
contagia grandi e piccini. Perché, ammettiamolo, la voglia di sognare va di moda ad ogni longitudine e ad ogni latitudine, ma soprattutto a qualunque età. Cresciamo sapendo che Babbo Natale esiste
e porta i doni a tutti i bambini, lo chiamiamo in modo diverso a seconda
dei Paesi, gli attribuiamo qualità più o meno magiche, ma quanto sappiamo veramente di lui?
Per questo abbiamo deciso di fargli delle domande e gli abbiamo inviato
una mail. Una sfida? Sicuramente. Un gioco o un divertimento? Niente
affatto. Questa è un’intervista seria. Lui, nonostante i tanti impegni di
questo periodo, ci ha risposto e ci ha anche suggerito di diventare suoi
follower su Facebook. Perché questo vecchietto dall’aria dolce e simpatica si è adeguato velocemente alle innovazioni tecnologiche ed è addirittura presente su Twitter. Insomma, non è solo l’idolo dei più piccoli, ma
anche un esempio per i più grandi.
Dove abiti?
A Rovaniemi, nel Circolo Polare Artico. La mia capanna attuale fu costruita dopo la Seconda Guerra Mondiale grazie ad Eleanor Roosevelt,
promotrice dell’UNRRA ovvero l’organizzazione umanitaria precorritri-
PROTAGONISTI
ce dell’Unicef. Quando nel 1950 la moglie del
Presidente degli Stati Uniti si recò nel villaggio
per constatare la ricostruzione postbellica della Lapponia, il prefetto Uuno Hannula cercò
idee per organizzare l’evento. Il sindaco Lauri
Kaijalainen, con la collaborazione del suo personale, ottenne in regalo dal professore Eemeli
Karinen un terreno sulla strada statale n. 4 in
direzione nord e fece erigere una capanna per
gli ospiti. Da allora questa è la mia casa e negli
anni sono venuti a trovarmi non solo tanti bambini con le loro famiglie, ma anche personaggi
illustri e capi di stato.
Ti piace vivere al Polo Nord?
Molto. Il Circolo Polare Artico è un luogo magico in cui in estate il sole splende anche a mezzanotte, mentre in inverno è buio sia di giorno
sia di sera. Questo fenomeno si chiama notte
polare e oltre alla luna e alle stelle, nel cielo è
possibile ammirare le aurore boreali. Le scie
luminose di diverso colore sono uno spettacolo
stupendo che incanta grandi e piccini.
Non ti annoi da solo tutto l’anno?
Ma io non sono solo! Con me vivono gli elfi,
che con i loro giochi fanno un gran rumore e
mi tengono allegria. A proposito: lo sai che i
miei amici sono molto bravi a nascondersi e si
fanno vedere solo quando lo decidono loro?
Gli elfi ti aiutano a preparare tutto per la notte
di Natale?
Sono compagni preziosi e infaticabili perché
costruiscono i giocattoli, li impacchettano, nutrono le renne, aiutano in cucina e lavorano per
mantenere il Polo Nord un ambiente pulito.
Inoltre smistano le centinaia di lettere che arrivano ogni giorno al villaggio.
Hai un hobby?
Dormire, soprattutto in estate, e giocare.
Qual è il tuo cibo preferito?
Latte e biscotti. Approfitto di questa intervista
per ringraziare tutti i bambini che ogni anno li
lasciano accanto all’albero di Natale.
Cosa non mangi invece?
Hamburger o spezzatino di cervo e di renna.
Tu non sei proprio magro: come fai a scendere
dal camino?
Semplice, utilizzo la magia e mi tocco il lato sinistro del naso per diventare abbastanza piccolo da riuscire a scendere; quando invece torno
alla slitta mi tocco il lato destro.
Quante sono e come si chiamano le tue renne?
Sono otto: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder, e Blitzen. I nomi li abbiamo scelti gli elfi ed io.
A proposito delle renne, perché volano?
Perché le nutriamo con un mais speciale che a loro piace moltissimo.
Come riesci a trasportare tutti i doni con una sola slitta?
Grazie al mio sacco rosso, che è magico e senza fondo per cui continua
a riempirsi finché non ho terminato di consegnare i regali ai bambini di
tutto il mondo.
È difficile raggiungere ogni bimbo del pianeta?
Sono aiutato dalla magia delle mie renne e dal fuso orario, che è diverso
a seconda della longitudine. Ho anche alcuni strumenti preziosi, come
il Meteo Misuratore di Gelo del Polo Nord che mi segnala in anticipo i
paesi nei quali c’è brutto tempo e mi permette di prepararmi in caso di
tempesta.
Quante lingue parli?
Tutte quelle che ci sono nel mondo. Ecco perché leggo e capisco le lettere
che mi scrivono i piccoli dei cinque continenti senza alcun problema.
Leggi davvero tutte le lettere che ricevi?
Assolutamente sì e con vero interesse. Mi piacciono molto quelle con i
disegni colorati.
Molte abitazioni oggi non hanno più il camino, come fai ad entrare?
Utilizzo della polvere magica che ne fa comparire uno e poi lo fa scomparire quando ho finito di consegnare i doni.
A volte alcuni bambini non ricevono i regali richiesti nella lettera. Come mai?
Perché evidentemente non sono adatti a loro.
C’è qualcosa che ti rattrista?
Sapere che qualche mio piccolo amico non si comporta bene. Io lo so che
non esistono bimbi cattivi!
Cosa mi regaleresti per Natale?
Una leggenda molto conosciuta qui in Lapponia. Colui che con la luna
piena attraversa il Circolo Polare Artico in piena estate con una zampa di
lepre in tasca e un trifoglio in mano e conosce le parole dell’incantesimo,
riceverà per un attimo la forza del ghiottone, gli occhi della civetta delle
nevi e la velocità della renna. Te la dedico e ti suggerisco di aspettare il
momento giusto per oltrepassare il Circolo Polare Artico.
dicembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI
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PROTAGONISTI
Emma Dante
Nata per scardinare
le certezze
Tono deciso, sguardo duro sul mondo che la circonda,
la “condottiera” palermitana è considerata
uno dei migliori talenti della scena contemporanea
D
UE PREMI UBU con gli spettacoli “mPalermu” e “Carnez-
zeria”, un Premio Scenario, un Golden Gral per la regia di
“Medea”. Emma Dante è definita da “Le monde” come una
“donna vulcano”. Nota a livello europeo per le sue messe in
scena teatrali, per i suoi allestimenti di opera lirica e, recentemente,
anche per la regia cinematografica. La regista siciliana ha diviso la
platea alla Mostra di Venezia con la pellicola “Via Castellana Bandiera”, tratta dal suo libro pubblicato nel 2008 da Rizzoli. Un testo
scritto già con l’idea di farne un film per rendere visibile un angolo
dimenticato di Palermo, una strada vera fuori da ogni itinerario, su
cui incombe lo strapiombo soffocante della montagna, e dove Emma
Dante ha vissuto dieci anni.
Nel film figura anche suo marito, Carmine Maringola, attore e autore teatrale con la compagnia Sud Costa Occidentale, fondata dalla
Dante e con la quale l’artista ha iniziato la sua carriera, provando
anche in un ex carcere pericolante nel quartiere Ballarò a Palermo.
Ed è da questo continuo peregrinare in luoghi non nati per fare teatro che è scaturito in lei il desiderio di fondare “La Vicaria”, una
fabbrica di teatro, un laboratorio stabile che l’artista definisce uno
“spazio svincolato”. Dieci anni dopo, la consacrazione, con la direzione della “Carmen” alla Scala, una rappresentazione che ha fatto
molto discutere per la messa in scena di uno stupro.
di MARIANGELA SALVALAGGIO
foto di Carmine Maringola
e dell’Archivio Fondazione Casa Teatro
ragazzi e giovani di Torino
Traguardi che sanciscono un percorso, quello intrapreso dalla drammaturga, attrice e regista che mescola la potenza stilistica, fisica, carnale del testo e degli attori alla raffinatezza della messa in scena e
dei personaggi che emanano fascino estetico. Sono di straordinario
impatto le sue storie sanguigne, le scene tragicomiche e i terribili
passati familiari dei protagonisti.
La regista è pronta al debutto nel teatro lirico della sua città in gennaio con “Feuersnot”, secondo lavoro teatrale di Richard Strauss, ed
è al ritorno alla regia in “Le sorelle Mancaluso”, la storia matriarcale
di sette sorelle. Tutto questo dopo aver inaugurato la stagione della
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PROTAGONISTI
Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, con la sua ultima produzione dedicata ai più piccoli, “La Bella Rosaspina addormentata”.
Riflettendo su questo spettacolo, scritto e diretto dalla regista siciliana
che firma la sua terza incursione nel teatro per ragazzi, inizia la conversazione telefonica con Emma Dante che risponde dalla sua Palermo.
La bella Rosaspina cade in un sonno stregato dal quale il principe la
sveglierà cento anni dopo.
La ragazzina si innamora di un principe che in
realtà è una principessa e si innamora senza
pregiudizi, ma non mi sento di definirla una
favola sull’omosessualità. Non vuole essere
Lei racconta in quale realtà si risveglierà. L’antica fiaba de “La bella addormentata” di Charles Perrault è solo un punto di partenza per parlare
della complessità del mondo contemporaneo.
Sì, la messa in scena, in parte, ricalca la struttura del racconto originale
ma poi propone uno sviluppo. In cento anni ci sono le guerre, anni Settanta, i Beatles, la televisione e Facebook. La bella Rosaspina addormentata è una favola dedicata alla crescita e alla scoperta di sé, al momento
critico che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta. La protagonista
dovrà fare i conti con un mondo completamente cambiato, ma anche lei
non è più come prima: da bambina è diventata donna, e anche questo è
un importante cambiamento da affrontare.
Personaggi e tono ricordano gli ambienti popolareschi delle novelle di
Boccaccio.
È una parabola sull’amore e sull’infanzia che si svolge per il solstizio
d’estate in una Monaco senza tempo, che da capitale del sud della Germania, diventerà il prototipo di ogni città del sud.
È giusto definire questa favola come un’occasione per andare oltre le
norme e gli stereotipi del maschile e del femminile?
dicembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI
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PROTAGONISTI
ogni tipo di crescita intellettuale e
sociale. Mi fa molto male anche la
vigliaccheria, il non assumersi la responsabilità che è alla base delle più
grandi disgrazie di questo tempo, che
sono proprio figlie di questa irresponsabilità.
A questi temi si dedicherà nel prossimo futuro?
Al momento sto lavorando a uno
spettacolo sulla famiglia che consuma una veglia funebre. [“Le sorelle
Mancaluso” che debuttano a Napoli
a inizio anno e che in primavera saranno in scena al Piccolo di Milano
e alle Fonderie Limone a Moncalieri,
Torino, ndr].
una strumentalizzazione. Il principe donna
balla il valzer finale ma c’è solo questo, un
ballo finale, senza nulla di osceno. Una danza
dell’amore, fatta da due ragazze.
Dovremmo avere lo spirito dei bambini sempre dinanzi alle differenze, è d’accordo?
I bambini sono gli esseri più puri e quindi più
sgombri di pregiudizi.
Molti sono gli elementi nelle sue opere che
dimostrano le sue radici siciliane.
Per me sono importanti tutti gli elementi che
servono per scardinare delle domande, delle
certezze, per mostrare il lato più scoperto dei
nervi. Per questo ricorro alla musica, al ritmo
e al timbro della voce, al movimento del corpo
e al dialetto.
Il suo è un teatro intimo e viscerale con testi appassionati in un palermitano sanguigno e
atavico. E l’uso del dialetto non impedisce alla
sua compagnia teatrale di lavorare molto anche
all’estero, in particolare in Francia.
Elementi come il dialetto sono il bagaglio della
mia vita, mi aiutano a continuare la mia ricerca.
Da Wikipedia leggo che lei inviterebbe l’attore a sentirsi libero da un retroterra culturale che
lo limiterebbe nella sua espressione artistica.
Deve essere un’imprecisione o sbaglio?
Sì, non ho mai affermato di richiedere questo.
Anzi io cerco proprio l’opposto.
Il suo teatro – ha dichiarato – “ha a che fare
con le inciviltà del mondo”. Quali sono le peggiori?
Le peggiori inciviltà sono la menzogna, la superficialità, la paura del diverso che uccidono
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Ne “Le sorelle Mancaluso” la famiglia si riunisce al funerale di una di loro. Pensa mai alla morte?
Costantemente, la morte è mia compagna di giochi. La morte e la religione non sono due cose legate necessariamente e nel rapporto con la
morte credo molto. La morte è un fatto evidente, naturale. Faccio i conti
con la morte, nella vita e dalla vita.
Anche se lei stessa ha definito il suo rapporto con la religione nullo, le
piace questo Papa così attento agli ultimi della terra?
Un Papa simpatico ma non posso dire di più. Non credo nella Chiesa.
L’Italia dovrebbe essere un paese laico e non mi interessa la posizione
della Chiesa. La sua presenza è troppo ingombrante e vorrei una maggiore libertà di opinione.
La sua opera è definita spesso come controversa e lei è famosa per testi
e messe in scena dissacranti e dirompenti. Cosa le piace di questo essere
non allineata?
Il fatto di non essere allineata, senza volerlo, senza studiarlo a tavolino.
Il mio è un non allineamento naturale, sono fatta così. Non faccio teatro
per provocare. Il mio è un teatro poetico, non politico.
Vive a Palermo, recita a Parigi, ama Napoli ed anche Torino è nel suo
cuore. Le piacerebbe girare un film a Torino?
Sì mi piacerebbe. Ma certo, sono stata a Torino ai tempi della collaborazione con Vacis e del gruppo della Rocca. Ho vissuto parte della mia
storia professionale e Torino, è una città che amo molto.
Era un modo per chiederle se ritornerà al cinema dopo “Via Castellana
Bandiera”?
(ride) Sì, penso di fare ancora cinema.
Cosa ama del cinema italiano?
La poesia di Fellini è l’utopia che sto cercando nel teatro.
Si avvicina l’ora del pranzo, per cui chiudiamo in dolcezza. È una
buongustaia? Piatto siciliano preferito?
La parmigiana, ma anche la caponata. Oggi sono in vena di contorni.
Contorni ricchi. Sa cucinare?
No per niente, ma mi creda so mangiare.
Decisa, vera, anche quando si tratta di scegliere un menù.
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TECNOFUTURO
UN FUTURO
IN 3D
di
PIETRO GENTILE
TECNOFUTURO
L’Italia continua ad arretrare
in tutte le classifiche mondiali dell’innovazione,
ma le nuove tecnologie possono riservare in futuro
interessanti sviluppi per la nostra Nazione.
Rapporto ASSINFORM
Alla fine del 2013 possiamo condurre le
prime riflessioni sull’ipotetica ripresa economica che era stata prevista a fine 2012.
Purtroppo i dati non sono quelli che ci si attendeva. In particolare, uno degli indicatori
fondamentali per la nostra economia è quello
dell’andamento delle nuove tecnologie, molto
sensibili ai venti di ripresa e che nel resto del
mondo sono in nuova forte crescita fin dalla
fine del 2011.
Secondo il recente Rapporto Assinform,
nel primo semestre del 2013, il mercato
dell’Information Communication Technology
Italiano nel suo insieme (servizi e prodotti delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, infrastrutture di rete e contenuti digitali) ha accelerato la tendenza al
ribasso registrando un calo complessivo di
-4,3% rispetto allo stesso periodo del 2012.
Tra le nuvole nere descritte da questi dati,
si intravede però un raggio di luce rappresentato dalla crescita del 4,9% dei contenuti e
pubblicità on line e del 4,5% per i segmenti
innovativi.
Tra questi, in particolare, si evidenzia
l’incremento sia della domanda di tutti quei
dispositivi digitali che innovano attività tradizionali, in collegamento con l’uso del web,
come le smart-tv, gli e-reader, le fotocamere digitali, le stampanti 3d, sia degli investimenti
per le piattaforme software di e-commerce, di
social network, “Internet delle cose”, i servizi
di cloud computing e relativi data center.
Il nostro Paese è quindi in forte ritardo rispetto all’Europa dove l’incidenza del mercato ICT (che continua a crescere ulteriormente
a fronte del -4,3% italiano) sul PIL è prossima
al 7%, mentre in Italia si attesta solamente al
5%, con gravi ricadute sul settore specifico ma
soprattutto sul mancato sviluppo del nostro
sistema economico e produttivo in generale
ed ovviamente nella mancata creazione di
nuovi posti di lavoro.
La crescita di nuove applicazioni
e nuovi lavori
In Italia si allarga sempre più il divario tra quel 10-15% della popolazione che, svolgendo professioni non intaccate dall’automazione
o avendo imparato a dominare le macchine e a migliorarne il rendimento, vivrà in condizioni di grande benessere e tutti gli altri. Gli altri
sono quelli che troveranno impieghi ai margini della società informatizzata o che svolgeranno lavori, come quelli degli infermieri, che
le macchine non riescono a sostituire ma non richiedono una grande
qualificazione.
Un recente e dettagliato studio della Oxford University ha esaminato in profondità, ben 72 settori produttivi, giungendo alla conclusione
che quasi la metà dei lavori ancora svolti dall’uomo oggi (il 47%, per la
precisione) verrà prima o poi sostituita dalle macchine.
A conferma di ciò, secondo una ricerca di David Autor, docente del
M.I.T. di Boston, presto esisteranno sul mercato robot capaci di sostituire anche lavoratori con mansioni piuttosto complesse, ma con
un’elevata componente di routine manuale, lasciando all’uomo i mestieri non routinari che saranno essenzialmente di due tipi: nella fascia
dicembre 2013 | Plus Magazine | TECNOFUTURO
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TECNOFUTURO
alta troveremo i lavori astratti, quelli che richiedono intuito, creatività,
capacità di persuadere e risolvere problemi. Sono i lavori di manager,
scienziati, medici, ingegneri e designer. Nella fascia bassa, invece, si
collocheranno lavori manuali, ma non solo, non routinari ma estremamente semplici nel loro svolgimento e che ovviamente, visto il basso
valore aggiunto, verranno remunerati con un salario non sufficiente a
mantenere uno standard di vita dignitoso. Per non sembrare eccessivi
basti pensare alla professione del traduttore, che è tutto meno che un
lavoro manuale routinario e che invece nei prossimi anni potrebbe
essere soppiantato da sofisticatissimi software che operano anche in
tempo reale.
Chris Anderson: makers
Una tipologia di lavoro che potrebbe avere un futuro non indifferente
è quello dell’ “artigiano digitale”.
Sappiamo che la produzione industriale di massa è ormai da anni
una realtà. Sappiamo anche che tali tipologie di lavorazioni, si sono
spostate praticamente in larga parte verso il sud est asiatico e la Cina.
Spesso abbiamo collegato a questi due fenomeni (la massificazione e
la delocalizzazione) lo stereotipo dell’abbassamento del prezzo con un
contestuale abbassamento della qualità. Ma non sarà così per sempre,
anzi, con il passare del tempo l’ulteriore riduzione del prezzo dei beni
prodotti in massa sarà accompagnata da un miglioramento della qualità.
Esiste però secondo Chris Anderson, ex direttore di Wired America
ed oggi Presidente di una società da lui fondata dal nome “3D Robotics”,
una componente di economia marginale costituita dai cosiddetti artigiani digitali, che nel tempo potrebbe diventare di grande entità e che
potrebbe produrre beni artigianali di alta qualità a bassissimo prezzo.
Nel suo ultimo libro “Makers”, Chris Anderson riprende il concetto di produzione marginale ipotizzata per la prima volta nel suo libro
“The Long Tail” applicandola alla produzione
di serie attraverso la nuova rivoluzione industriale indotta dall’introduzione delle stampanti 3D a basso prezzo.
Questa logica si applica, secondo Anderson,
sia alla produzione fisica dei beni, che alla produzione intellettuale relativa alla progettazione
degli stessi.
Di seguito uno stralcio dell’intervista da noi
effettuata a Parigi nel corso del lancio del suo
primo libro “The Long Tail”.
Mr. Anderson lei, uno specialista in informatica e fisica, ha ideato un’originale teoria economica che sta trovando applicazione nella realtà
dei fatti: può spiegarci in poche parole in cosa
consiste?
Ne “The Long Tail” parlo di quello che sta accadendo alla nostra cultura ed alla nostra economia in una realtà in cui tutto si sta spostando da una situazione di prodotti di massa ad
una miriade infinita di produzioni di nicchia
che si adattano in modo specifico a milioni se
non centinaia di milioni di persone che in realtà hanno gusti diversi e consumano prodotti
differenti.
Questo sta avvenendo grazie ad Internet ma
è un fenomeno che non si è subito verificato
con la nascita di Internet. Infatti, all’inizio, via
web si vendevano gli stessi prodotti che potevano essere trovati nei tradizionali negozi, ma
negli anni i gusti dei “navigatori” si sono raffinati e nel contempo sono aumentati in modo
esponenziale gli utilizzatori del commercio
elettronico. La possibilità di vendere in tutto il
mondo via Internet prodotti altamente personalizzati ad un numero relativamente limitato
di utenti e con costi di distribuzione più bassi che in passato ha creato in questi anni una
nuova economia che prima dell’era dell’online
non poteva esistere. La novità è che questa economia oggi, per la prima volta, sta superando
in termini dimensionali quella delle tipiche
produzioni di massa delle grandi corporations.
La “lunga coda” era già teorizzata dal famoso economista italiano Vilfredo Pareto circa
100 anni fa nella legge sulla distribuzione delle
risorse e dei redditi: qual è la differenza rispetto
alla sue teoria?
La differenza rispetto alla teoria del passato
24
TECNOFUTURO
è data dal fatto che Pareto identificava nell’area della “lunga coda”, un settore marginale
di produzione e di consumo. Oggi invece grazie ad Internet ed al mercato globale la “lunga
coda” sta diventando il principale aggregato di
opportunità della nuova economia. Quella che
voi Italiani chiamate “fabbrichetta” e che noi
anglosassoni chiamiamo “Cottage Industries”
oggi potrebbe diventare se specializzata in segmenti di nicchia estremamente innovativi.
Stampanti 3D
La tecnologia a tre dimensioni sta spopolando oggi nei vari campi della vita quotidiana:
partendo dal cinema (ricordiamo il fenomeno
IMAX 3D già presente dagli anni ’90), alla televisione ed i videogiochi dal 2010, si è arrivati
recentemente alla realizzazione di stampanti
3D che presto saranno anche in grado di stampare a basso costo qualsiasi oggetto fino al cibo
e in futuro ai tessuti umani.
In brevissimo tempo, la stampa 3D è diventata un processo accessibile a tutti. Infatti,
mentre fino a qualche tempo fa si definiva “artigiano” chi creava un’azienda e produceva, ad
esempio, pezzi per il settore automobilistico
ed elettrodomestico, oggi i veri pionieri dell’artigianato moderno sono le persone comuni
che, avendo un’esigenza, si costruiscono autonomamente ciò di cui hanno bisogno.
Queste persone formano il popolo dei cosiddetti makers, dall’inglese fabbricatori, oggetto di studio dell’ultimo libro presentato da
Chris Anderson.
Officine Arduino sono sorte negli spazi di co-working del Toolbox di Torino esattamente il 17 febbraio 2012 con l’intento di diffondere la cultura
dell’open hardware in Italia e l’utilizzo dei sistemi di controllo robotizzati
nel nostro Paese e nel Mondo.
Conclusioni
La figura dell’artigiano digitale, in futuro, potrebbe riportare in auge,
grazie alle nuove tecnologie, un settore economico che in Italia è in forte
declino.
La sfida è comunque appena iniziata: si tratta di capire se vincerà la
produzione di massa a bassissimo costo localizzata nel sud-est asiatico
o la produzione artigianale di alta qualità che può realizzarsi in qualsiasi
luogo della terra grazie alle stampanti 3D.
All’inizio del XXI secolo il problema è ancora quello di favorire una
redistribuzione, almeno parziale, dell’immenso reddito creato dalle potenti corporations globalizzate, che hanno sì aumentato la produttività e
la ricchezza nel suo complesso, ma che hanno anche creato delocalizzazione del lavoro ed alta disoccupazione nei paesi occidentali.
Un maker, una volta realizzato il modello
3D, può sfruttare la stampa a tre dimensioni
tramite diversi modi, sia distribuendo i propri
prodotti che distribuendo il proprio “progetto di produzione”, realizzabile con qualsiasi
stampante 3D, in qualsiasi luogo del mondo,
così come si distribuisce oggi una APP per gli
apprezzatissimi Tablet.
Torino 3D
Una delle culle della stampa 3D in Italia
è Torino: hanno recentemente festeggiato il
loro primo anno di attività le Officine Arduino, startup avviata dal torinese Massimo Baldi,
professore universitario nonché membro del
team creatore della celebre scheda elettronica
open source Arduino utilizzata da migliaia di
appassionati di robotica in tutto il mondo. Le
dicembre 2013 | Plus Magazine | TECNOFUTURO
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MODA
••• BARBARA ODETTO
(foto Archivio Stilisti)
CHARMANTISSIMAMENTE
CHARMANT, AFFASCINANTE. È la donna-icona degli stilisti che per l’ultima tranche del 2013
propongono outfit eleganti e sofisticati da indossare come passepartout in ogni momento della giornata. La
femminilità viene enfatizzata dagli accessori e dalla palette cromatica. Perché la stagione più fredda, quest’anno, ha
voglia di giocare con la tavolozza dei colori e di improvvisare accostamenti inediti. Anche noi giochiamo con le parole
(lo abbiamo fatto in ogni numero di Plus Magazine) e vi auguriamo di essere charmantissimamente voi stesse.
MODA
GASJEANS
A TUTTO GAS
La donna Gas in questo autunno-inverno targato 2013 è femminile, dressy, a volte raffinata, altre grintosa e rock, ma sempre seducente
e attenta a valorizzare la propria personalità. In versione biker predilige la pelle naturale o
ecologica sia per il giubbino sia per il cinque tasche super skinny, per i leggins o per i dettagli
delle gonne. Nel suo guardaroba non mancano la giacchina Chanel e capi spalla grintosi come
il parka e il chiodo, che abbina a bluse, romantici dress e gonne plissé dalla linea morbida. La
sua è una femminilità che parla attraverso tessuti trasparenti e impalpabili, asimmetrie e contrasti di materiali e colori. Vero must sono la lana cotta, i filati bouclé, il pizzo e le lavorazioni
nordiche con accenti di lurex, ricami, decori gioiello e lavorazioni jacquard.
Anche le stampe all over sono tra i leit motiv e fanno capolino su abitini, bluse, t-shirt reversibili e pantaloni. La palette
cromatica, infine, punta su una scala variegata di grigi, blu, contrasti tra bianco e nero e ancora su toni caldi e grintosi
come il giallo senape, il verde e il bordeaux. Perché le girls, oggi più che mai, vogliono colore!
>>> www.gasjeans.com
UN NODO DI VALORE
MUSY
Per rendere ancora più brillanti e
luminose le feste, niente di meglio di un gioiello. Da regalare o da indossare. Se
poi le creazioni sono realizzate in maniera esclusiva e sono frutto di attenti studi e
progetti di livello, allora l’oggetto diventa ancora più prezioso. La gioielleria Musy,
al numero 1 di via Po a Torino, interpreta alla perfezione questa ricerca di stile e
unicità e firma splendide creazioni tratte dall’archivio storico della gioielleria Musy,
fornitore ufficiale della Real Casa Savoia dal 1707.
I monili, rivisitati in chiave contemporanea grazie ad un progetto che si avvale del
supporto degli studenti dell’Istituto Europeo di Design del capoluogo piemontese,
sono vere opere d’arte. Un esempio? L’originale anello Nodo, realizzato secondo il disegno del celebre orefice e proposto in quattro
versioni differenti: in argento con un pavè di sedici diamanti bianchi, in argento con un pavè di sedici diamanti neri, in argento
con un pavè di sedici rubini rossi e in oro rosa nove carati con un diamante. Un gioiello che da solo è protagonista e accende di
luce e di stile qualunque look.
dicembre 2013 | Plus Magazine | MODA
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MODA
ASPESI
CHIC DALL’ALBA AL TRAMONTO
Parola d’ordine: bon ton. Lady Aspesi sceglie uno stile elegante, perfetto per il giorno come per
la sera, ideale per un meeting o per un happy hour. Le linee sono impeccabili e rigorose, talvolta
impalpabili, senza tuttavia trascurare o nascondere la femminilità di ogni lei. I toni spaziano dal
classico black & white al rosa passando per il senape, il verde, il corallo e il rosso. Nuances che esaltano la personalità e regalano luce anche nei giorni più cupi. Pantaloni dal taglio sartoriale, gonne
dalle lunghezze midi, camicie à la garçonne e abitini dall’appeal sofisticato sono accompagnati da
coprispalla caldi e avvolgenti che si adattano perfettamente ad ogni look e a qualsiasi momento
della vita di una donna. Perché Aspesi regala il twist giusto in ogni occasione.
>>> www.aspesi.it
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MODA
GLDC-ELA
COME CENERENTOLA ....
La Cenerentola targata 2013 sceglie una scarpetta raffinata e iper
femminile, anche se declinata in versione flat. Si tratta della traduzione moderna della ballerina, un loafer dalla linea affusolata e con
un tocco romanticamente retrò.
Ideata e realizzata dal team stilistico del Gruppo G.L.D.C., è dedicata a tutte le donne che amano accessori preziosi e discreti, sobri
ma di grande carattere. Ela, questo il suo nome, ha un design ricercato ed è caratterizzata da un’artigianalità esclusivamente Made
in Italy. Concepita in quattro varianti stilistiche – con fiocco, liscia,
lavorata a brogue che richiama la calzatura maschile, con frangia
e nappine di ispirazione British – e realizzata in vernice, camoscio
e nappa, questa chaussure sceglie colori che vanno dal giallo sole
al grigio perla, dal ciclamino intenso al verde sottobosco, dal viola
al rosa antico, per arrivare ai laminati oro rosa, bronzo e canna di
fucile, veri protagonisti di stagione.
>>> www.gldc.it
dicembre 2013 | Plus Magazine | MODA
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MODA
BALLY
ACCESSORI CON SPIRITO DI AVVENTURA!
Da 162 anni Bally realizza scarpe, borse, guanti ed altri “oggetti del desiderio” che si distinguono per la qualità indiscussa dei materiali e per la
linea sobria e senza tempo. Naturalmente il brand svizzero rimane fedele
a se stesso anche in questo 2013 e propone accessori che si ispirano ad una
donna dallo spirito libero e avventuroso: la fotogiornalista Lee Miller, icona
chic del ventesimo secolo. L’esprit curioso di colei che fu allieva e musa di
Man Ray trova la sua massima espressione nelle calzature dalla vestibilità
impeccabile, negli outfit perfetti per la città come per la montagna e nelle
originali borse. Unica nel suo genere è la Camera bag, il cui design ricorda
la borsa che conteneva la macchina fotografica di Lee Miller e che si traduce in un’esclusiva “capsule collection” declinata in quattro versioni: quella
Classica, la Overnight, la Portfolio e la Mini. Last but not least, il colore. La
griffe punta su una palette cromatica molto naturale che si ispira ai panorami svizzeri e alla sua tavolozza di gialli, rossi, verdi e marroni.
>>> www.bally.com
30
MODA
ENZO MANTOVANI
MODERN VINTAGE
Lo stilista Enzo Mantovani spazia dal classico al retrò e dal bon-ton
all’easy chic utilizzando fibre nobili quali cashmere, lana vergine e seta
accostate a lavorazioni che impreziosiscono e rendono unico ogni singolo capo. La sua musa indossa gonne in pizzo, pantaloni in velluto
e jeans abbinati al cashmere; sceglie tonalità che spaziano dal verde
militare al verde acido, dal turchese al panna, dal color talpa al visone per contrastare le giornate più grigie con un accenno di luce. Il
couturier le regala texture simili ad un caldo abbraccio, perfette in
questa stagione fredda, senza dimenticare tuttavia la femminilità e
l’eleganza. Per una lei che ama vivere il proprio tempo libero senza
prendersi troppo sul serio, ma che desidera l’unicità dei dettagli, le
nuances più cool sono il melograno, il bruciato, il camoscio e il verde
bosco, sapientemente abbinati ai toni naturali. La donna Mantovani
protagonista dei party più cool vuole invece brillare. Ecco allora che
fanno capolino il cashmere lavorato con inserti in pizzo e ricami, i
trafori nelle trame, l’inserimento di pietre semipreziose e punti luce, i
fili di lurex scintillanti.
La palette colori? Naturalmente punta sul nero, ma anche sul ghiaccio, sul rosa, sul blu Cina, sul polvere, sul cipria e sull’asfalto.
>>> www.enzomantovani.com
dicembre 2013 | Plus Magazine | MODA
31
EVENTI
S
ono da poco passati 50
anni dal disastro della
diga del Vajont.
Era il 9 ottobre del 1963,
quando una frana si staccò dal Monte Toc e cadde
nel bacino artificiale provocando due gigantesche
ondate d’acqua. La prima
si diresse verso i comuni
di Erto e Casso, la seconda
scavalcò la diga e andò a
gettarsi contro la Valle del
Piave distruggendo il paese di Longarone, poi quelli
vicini, tra i quali Castellavazzo, Codissago, Faè, Pirago, Rivalta e Viillanova
causando circa 2000 morti. Fu la più grave tragedia
che l’Italia abbia vissuto
dai giorni di Caporetto.
La tragedia del Vajont:
un debito che non si è estinto
dal nostro inviato DARIO MIGLIARDI
32
Raccontata così può sembrare che una grande fatalità naturale sia
l’origine di tutto. Ma non fu così. Ci furono delle responsabilità gravissime da parte di chi progettò la diga determinate da incuria, avidità
e profitto tanto che l’ONU dichiarò: “è stato il fallimento di ingegneri e
geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di
affrontare”.
Andiamo con ordine. Il tutto iniziò nel 1929 quando l’ingegnere
Carlo Semenza e il geologo Carlo Dal Piaz, presentarono un progetto
che prevedeva la costruzione di diverse dighe nel Veneto per far fronte
alla crescente richiesta di energia elettrica.
EVENTI
Poi ci fu il ventennio fascista e successivamente la guerra che bloccò i lavori di realizzazione. Solo nel 1956 la SADE, “Società Adriatica
dell’Energia”, fondata dal conte Giuseppe Volpi, quello della omonima
Coppa alla Mostra del Cinema di Venezia e presieduta dal 1953 da Vittorio Cini (della omonima Fondazione di Venezia), cominciò i lavori
di quella che sarebbe diventata la più grande diga ad arco del mondo.
I primi progetti prevedevano la diga ad un’altezza di 200 metri ma, in
corso d’opera, la struttura lievitò sino a 261 metri.
La diga del Vajont doveva essere un capolavoro di ingegneria civile
italiano, pronta a contenere 150 milioni di metri cubi d’acqua.
Tuttavia i progettisti non tennero conto della conformazione geologica del terreno e delle usanze ataviche del luogo. Vajont è un piccolo torrente lungo poco più di 14 chilometri, che nel dialetto friulano,
(siamo al confine tra il Friuli e il Veneto) vuol dire “vien giù”. Ancor
più lungimirante è il nome del Monte Toc su cui poggia la diga da un
lato, che in dialetto significa, “marcio”. Gli abitanti del luogo sapevano
che quel monte non era sicuro, che continuava a franare e anche il
geologo austriaco Leopold Muller dichiarò che c’era una frana in atto e
che prima o poi sarebbe crollata, “...ho individuato sotto il Monte Toc
una frana con un fronte di due chilometri, una profondità di centinaia di
metri, uno sviluppo verticale di circa 600 metri e una massa stimata di
200 milioni di metri cubi...”.
Successivamente la SADE chiese un parere anche a un altro geologo, Edoardo Semenza, figlio del progettista, sperando che fosse più
clemente, ma anche lui si palesò contro la realizzazione della diga,
accusando i vertici della SADE di essere a conoscenza del problema
e di non volerlo considerare. Troppi gli interessi in gioco e i soldi
investiti.
La diga venne ultimata nel 1959 e con la legge del 27 novembre
1962 tutte le imprese elettriche vennero nazionalizzate. La SADE diventava così di proprietà dell’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica).
Si tenga presente che già durante i lavori di costruzione della diga
furono 15 le persone che persero al vita. Ma ciò nonostante per molti
abitanti della valle andare a lavorare nel cantiere significava elevarsi
di grado, erano dei contadini che non avevano
mai avuto un salario fisso e percepirlo a scadenze precise per loro era una vera pacchia.
Nel frattempo, la frana del Monte Toc,
scendeva giù lentamente, tanto che i tecnici
misero dei paletti illuminati per vedere se la
terra franava anche nelle ore notturne.
In quegli anni ci fu chi si interessò dal punto di vista giornalistico. Era una donna, Tina
Merlin, bellunese, molto affascinante, ostinata
e testarda. Era stata una ex staffetta partigiana
e all’epoca scriveva per l’Unità, un giornale che
nella Valle del Piave vendeva pochissime copie.
I suoi articoli erano un ammonimento per
tutti e diede voce agli abitanti di Erto e Casso,
ma le sue parole non furono ascoltate e subì
dicembre 2013 | Plus Magazine | EVENTI
33
EVENTI
anche un processo per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico” e per questo fu processata e poi assolta.
Il suo libro “Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe, il
caso Vajont”, fu pubblicato solo in seguito nel 1983 e Marco Paolini
prese spunto per scrivere il monologo “Il racconto del Vajont”.
I tecnici della diga si erano resi conto della possibilità di una frana
e il livello di sicurezza dell’acqua sarebbe stato al di sotto dei 700 metri sopra il livello del mare, decisero perciò di abbassare il bacino del
lago. Ma così facendo successe l’irreparabile perché smossero quello
che era il sostentamento del Monte Toc, ossia la forza dell’acqua che
comprimeva contro la roccia e la rendeva stabile.
Alle 22,39 del 9 ottobre 1963, la frana di 200 milioni di metri cubi,
si riversò nel lago artificiale, provocando l’uscita di 50 milioni di metri cubi d’acqua che generarono un’onda alta centinaia di metri che
scavalcò la diga e si gettò lungo il fiume Piave. La diga non cedette e
prima dell’acqua arrivò uno spostamento d’aria di una potenza pari a
due volte la bomba atomica di Hiroshima.
Micaela Coletti presidente dell’Associazione Vittime del Vajont, che
all’epoca aveva 10 anni racconta “ero a letto nella mia camera con mia
sorella, ho sentito un boato, come fosse un temporale. La mamma entrò in
camera per chiudere le finestre, e dopo una folata di vento ha sventrato la
casa. Ho fatto un volo di 300 metri. Poi è sopraggiunta l’ondata di acqua
e fango. Non so in che modo, forse una bolla d’aria, mi ha tenuto in vita.
Dopo sono arrivati i soccorsi e mi hanno tirata fuori da quella melma.
Quella sera ho perso mio padre, mia madre, mia sorella e mia nonna”.
34
Il paese di Longarone venne spazzato via,
rimasero in piedi solo le case verso Cortina,
il palazzo del Comune, la scuola elementare
e poche altre, tutto il resto fu trascinato dalla corrente lungo il fiume Piave. La mattina
dopo, l’onda di piena arrivò fino a Ponte della
Priula, che dista 60 chilometri da Longarone
e i Vigili del Fuoco cercarono in ogni modo di
fermare con delle pertiche i cadaveri che man
mano venivano travolti dalla piena del fiume.
I morti accertati, quelli a cui è stato dato un
nome e una lapide al cimitero monumentale
di Fortogna, una frazione di Longarone, sono
1910. Ma molti di loro non furono mai più ritrovati. Ciò che impressiona di più a distanza
di 50 anni è leggere i nomi dei caduti e dei
dispersi. Intere famiglie spazzate via e 487
bambini morti.
Longarone è stato ricostruito dov’era. Percorrendo le strade della piccola cittadina, che
conta poco più di quattromila abitanti, si possono vedere delle fotografie di Longarone prima della tragedia e osservandole si possono
immaginare le strade piene di profumi e di
storia e una vita che non c’è più. Le case di
oggi sono senza storia, sono moderne, approssimative e senza uno stile.
Da Casso, il paese sopra la diga, si può vedere ancora quanta terra sia franata nell’invaso. Qui, anche se l’acqua non arrivò direttamente nel paese, il solo spostamento dell’aria
insieme ai detriti trascinati dalla frana uccisero 29 persone.
La tragedia del Vajont è una condanna senza perdono per chi ha permesso tutto questo,
ed è una vergogna aver dimenticato per tutti
questi anni quei bambini, ormai anziani, che
hanno vissuto senza affetto e senza famiglia.
Solo quest’anno, per la prima volta un
Capo del Governo, Enrico Letta, è andato a
visitare e a rendere omaggio alle vittime del
Vajont.
Per non dimenticare, al cimitero di Fortogna c’è una scritta, “prima il fragore dell’onda,
poi il silenzio della morte, mai l’oblio della memoria”.
Sempre orientato verso la crescita, l’innovazione e la specializzazione, C.D.C. ha sviluppato la propria attività anche in campo pediatrico, attivando un Centro Pediatrico ad Alta Specializzazione
rivolto ai bambini di età compresa tra gli 0 e i 14 anni presso le sedi di Torino Centro, Asti, Cuneo,
Novara e Vercelli, dove sono riservati ambienti, personale e strumentazione dedicati.
La finalità perseguita da C.D.C. è quella di offrire un percorso diagnostico-terapeutico completo a supporto della Pediatria, avvalendosi per ogni ambito clinico della collaborazione di Medici Specialisti di altissimo profilo.
Le famiglie dei piccoli Pazienti possono accedere al Centro
Pediatrico in Regime Privato o in Regime Convenzionato
con Enti Privati, grazie alle numerose convenzioni che C.D.C.
ha stipulato con i principali Fondi Sanitari, Casse Mutua, Società di Servizi Sanitari, Compagnie Assicurative, Associazioni di Categoria, Istituti Bancari, secondo le modalità definite dall’Ente di appartenenza.
CUP Privati
anche da cellulare
Sede di TORINO - Via Cernaia, 20, 10122 Torino
Tel. 011-5513595 Fax 011-5178360 www.gruppocdc.it
[email protected]
MEDICINA E SALUTE
di Emanuela Truzzi (foto A. Lercara)
Si possono effettuare test per quantificare il pericolo costituito dai radicali liberi?
Certamente, esiste il dROMs TEST. Con questo
misuriamo la quantità di radicali liberi circolanti.
I miei pazienti, quando decidono di effettuare un
ciclo con la Energy Chamber Regeneration, devono
fare questo test prima e dopo il trattamento. Poi
c’è l’OXI Adsorbent Test, che serve per valutare la
difesa antiradicalica dell’organismo. Un aumento
di queste molecole può essere causato da stress
ossidativo dovuto ad alimentazione sbagliata,
distress, allenamenti sportivi eccessivi come quelli
dei professionisti, oppure in chi fa abuso di integratori e vitamine che, in quantità eccessiva, hanno
Energy Chamber Regeneration:
una nuova metodologia per rigenerare le cellule
Intervistiamo
il Dott. Sergio Focone,
laureato in Medicina
e Specialista in Medicina Funzionale,
con Master in Medicina Estetica,
Dietologia e Omeopatia.
Il Dott. Focone è anche presidente
di ASRO (Associazione Studi
e Ricerche Obesità).
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Dott. Focone, ci descriva questa innovativa metodologia per favorire il ringiovanimento cellulare.
La scienza sta ricercando in tutto il
mondo metodi per modulare i cosiddetti geni dell’invecchiamento e sugli
animali sono stati raggiunti discreti risultati. Credo che siamo molto vicini a
scoperte che ci permetteranno di allungare la vita ed evitare quella fase del decadimento che tanto ci angoscia. Tutti
gli sforzi sono focalizzati non tanto per
allungare la vita ma per garantire qualità e autonomia anche in tarda età. Il
metodo Energy Chamber Regeneration
che proponiamo consente di aggredire
i radicali liberi. Si tratta di squali molecolari, sostanze reattive in grado di
destabilizzare la membrana cellulare
perossidandola, di aggredire il mitocondrio, la centrale energetica della
cellula, di reagire sul nucleo con effetti
mutageni. Se riuscissimo a tenere nello
stato di confinamento questo gruppo
di molecole, potremmo allungare di
parecchi anni la nostra vita. Non esiste
malattia degenerativa, dall’Alzhaimer,
al diabete, al Parkinson che non sia legata all’azione dei radicali liberi. Il Prof.
Montagnier, premio Nobel per la medicina, richiama fortemente l’attenzione
su questa causa.
effetti pro-ossidanti. A questo proposito consiglio sempre di non superare le
RDA e di usare un multivitaminico per
sfruttare le sinergie. Questi test sono
ancora poco diffusi tra i miei colleghi,
nonostante la loro grande utilità.
Allora parliamo della metodologia
che ci propone, Dott. Focone: la Energy
Chamber Regeneration.
Questa metodologia, che prevede tre
step in successione, ha degli effetti
straordinari. Possiamo affermare di
essere in grado di rigenerare la cellula
attraverso un meccanismo di normalizzazione dei radicali liberi. Dai 35-40
anni in poi lo stress ossidativo incomincia a far sentire i suoi effetti deleteri. Attraverso questa metodologia
possiamo tenere a freno i radicali liberi
e aumentare la barriera anti-radicalica
stimolando le difese antiossidative, anche attraverso una rimodulazione del
sistema immunitario, che promuovono la rigenerazione cellulare. Questo
risultato non riusciamo ad ottenerlo
con i soli integratori.
E quali sono le controindicazioni, quali pazienti non possono effettuare questo trattamento?
Per scrupolo selezioniamo i portatori
MEDICINA E SALUTE
di gravi patologie ma non s’intravedono rilevanti controindicazioni o effetti
collaterali.
Ci illustri, Dott. Focone, la metodologia Energy Chamber Regeneration.
Dopo aver fatto un’anamnesi e i test,
svolgiamo un’indagine psicologica per
misurare il livello d’ansia del paziente.
Quando siamo sotto stress entriamo in
una fase di simpaticotonismo, prevale
il tono del sistema simpatico. La prima
cosa che notiamo quando il paziente
entra in questo protocollo è il passaggio rapido in vagotonismo, inizia a recuperare e apprezza il nuovo stato di
rilassamento. Tutti e tre gli step concorrono a questo risultato.
Ci descriva i tre step nel dettaglio.
Nel primo step il paziente viene messo
su un lettino sopra 400 kg di cristalli
neri paramagnetici che generano un
campo a bassissima frequenza, simile
al campo elettromagnetico terrestre
naturale. Si è osservato che quando
gli astronauti escono dal campo elettromagnetico terrestre, al loro rientro
manifestano un forte stress ossidativo
e appaiono molto invecchiati. Il campo
elettromagnetico informa a livello biologico le cellule e le mantiene in equilibrio bioelettrico. Per descrivere il fenomeno la fisica parla di ionorisonanza
ciclotronica, come afferma il Prof. Del
Giudice. Quando la cellula va in degenerazione subisce una perdita di ioni
che altera il suo equilibrio bioelettrico.
L’equilibrio bioelettrico della membrana cellulare e la funzionalità della pompa sodio-potassio sono fondamentali
per la vita cellulare. Sottoponendo a
un campo magnetico ultradebole un
organismo sotto stress, gli ioni entrano
in risonanza con la cellula, che li ricattura. Attualmente questa è l’unica via
per ottenere miglioramenti nelle malattie degenerative. Nessun farmaco è in
grado di produrre questo effetto. Poi il
paziente passa al secondo step e viene
immerso per 30 minuti in un’acqua del
tutto peculiare, trattata attraverso filtri
e cristalli particolari in grado di modificarla diminuendo la sua tensione superficiale. Dal punto di vista energetico,
quest’acqua dinamizzata è molto atti-
va. Sui processi infiammatori cutanei è
più efficace di molte creme. È un’acqua
iperidratante e penetra molto facilmente nelle cellule. C’è una correlazione
precisa tra il tasso di idratazione delle
nostre cellule e l’età biologica, che non
sempre coincide con quella anagrafica.
Con questo step vediamo aumentare
l’acqua intracellulare. In quest’acqua
vengono solubilizzati molti sali minerali tra i quali il magnesio e in poche
sedute assistiamo ad un aumento del
magnesio intraeritrocitario. Il magnesio è coinvolto in più di duecento reazioni chimiche intracellulari. Alti livelli
di magnesio provocano un aumento
nella secrezione del DHEA, l’ormone
prodotto dalla ghiandola corticosurrenale, precursore degli ormoni sessuali.
Alti livelli di DHEA e ormoni sessuali sono fondamentali per mantenere
l’organismo sano e giovane. Al termine usciamo dalla vasca e ci sdraiamo
su un altro lettino, questa volta sopra
300 kg di cristalli gialli, che ricaricano
energeticamente le cellule. Le cellule
si possono considerare come batterie
biologiche ricaricabili. I pazienti sperimentano una sensazione di benessere
così intenso che spesso mi chiedono di
rimanere più a lungo, sono molto scarichi energeticamente e sentono l’esigenza di ricaricarsi per più tempo.
Dott. Facone, ci riassuma in breve i
tanti vantaggi della Energy Chamber
Regeneration.
Questa metodologia rigenerativa provoca un ringiovanimento cellulare
e conduce a benefici sia interiori sia
esteriori. Consente di vivere meglio e
in salute, combattere le avversità quotidiane indotte dallo stress e nello stesso tempo ottenere un miglioramento
estetico, con evidente effetto drenante
e disintossicante. Otteniamo un rallentamento delle malattie degenerative e
un miglioramento dei sintomi dolorosi.
Una metodologia consigliata allo sportivo professionista come alla persona
matura, sedentaria e stressata.
Questa innovativa metodologia ha
dei costi elevati?
Considerando che il trattamento dura
almeno tre ore con la presenza del
medico, i macchinari per allestire la camera sono molto costosi e le sostanze
preziose come i cristalli e i sali vengono
utilizzate in grande quantità, € 250,00 a
seduta non rappresenta un prezzo elevato. Naturalmente per voi c’è un’ulteriore sconto, come da convenzione.
Dr. SERGIO FOCONE - Medico Chirurgo
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€ 200,00 a seduta
dicembre 2013 | Plus Magazine | MEDICINA E SALUTE
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MEDICINA E SALUTE
di Angelica Gianbelluca
Come si può correggere la presbiopia?
Gli occhiali – spiega il Dottor Massimo
Notaro, Medico Chirurgo della Clinica
Baviera Italia – sono delle protesi a tutti
gli effetti che ormai molta gente è stufa di
indossare. Non si vogliono avere limiti e
gli occhiali rappresentano in effetti un
ostacolo allo svolgimento delle attività
quotidiane. Senza contare la spesa per rifare gli occhiali, perchè la presbiopia è un
disturbo che peggiora nel tempo quindi
le lenti vanno periodicamente sostituite.
L’utilizzo delle lenti a contatto non fa
molta differenza rispetto agli occhiali e in
ogni caso, non ha trovato un grande riscontro tra chi soffre di presbiopia. I motivi possono essere diversi, dalla poca tolleranza da parte di chi le indossa (in età
matura gli occhi tendono ad essere più
secchi) ai risultati che molto spesso sono
t Tiziana, paziente della Clinica Baviera: “questo trattamento
agli occhi ha cambiato la mia vita”.
La presbiopia
si può correggere
definitivamente
Con l’innalzamento dell’età media
questo disturbo colpisce e colpirà sempre più persone per molto più tempo.
Come spiegano i medici della Clinica
Baviera, istituto specializzato nella correzione dei difetti visivi, le tecniche per
la correzione sono diverse e garantiscono risultati efficaci e duraturi.
Quegli occhiali tanto fashion e colorati
che dovete indossare per leggere o mettere a fuoco gli oggetti da vicino potrebbero diventare solo un bel ricordo, un oggetto da collezione per rammentarvi di
quando eravate presbiti. Perchè ad oggi
esistono diverse soluzioni per risolvere
definitivamente questo disturbo.
38
La presbiopia si manifesta intorno ai
45 anni, è legata all’invecchiamento fisiologico dell’occhio e colpisce sempre
più persone. In Italia, secondo la Società Oftalmologica Italiana, si stimano
quasi 30 milioni di presbiti (negli Stati
Uniti superano i 100 milioni e arrivano
oltre i 2 miliardi in tutto il mondo) e
con l’innalzamento dell’età media, non
solo aumenterà il numero dei presbiti
ma saranno sempre maggiori anche
le esigenze di ognuno dopo gli “anta”,
perché a tutte le età si vuole leggere,
usare il computer ed eseguire lavori
di precisione che richiedono una vista
perfetta.
scarsi: ci si vede bene di giorno ma con
scarsa luminosità la vista è penalizzata.
La vera alternativa è la chirurgia.
Nella Clinica Baviera – spiega il Dottor
Notaro – utilizziamo due tecniche per
risolvere questo disturbo: il Laser ad Eccimeri e l’impianto di lente intraoculare
multifocale.
Il Laser ad Eccimeri è lo stesso impiegato per la correzione di difetti visivi come
la miopia, e si utilizza per correggere la
presbiopia migliorando molto la visione,
sia da lontano sia da vicino.
Sebbene vengano adoperati entrambi gli
occhi allo stesso modo, un occhio è sem-
MEDICINA E SALUTE
pre più specializzato dell’altro nella vista
da lontano (occhio dominante), mentre
l’altro è più specializzato nella vista da
vicino (occhio lettore).
Attraverso il trattamento Laser si potenzia questa specializzazione, senza alterare la sensazione di visione binoculare
lontano-vicino.
L’altra opzione è l’impianto di lente intraoculare multifocale.
Questo intervento – continua il medico
– consiste nell’estrarre il cristallino, che
ha perso o sta perdendo la sua capacità
di messa a fuoco, e sostituirlo con una
lente intraoculare multifocale che svolge
la funzione di cristallino artificiale, non si
opacizza e dura tutta la vita. In questo
modo i pazienti recuperano un raggio di
visione completo e possono realizzare
tutti i tipi di attività senza il supporto di
occhiali o lenti a contatto. Questo trattamento permette di correggere in contemporanea disturbi associati come la
miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia
ed evita inoltre il rischio di insorgenza
della cataratta.
Entrambi gli interventi si effettuano in
regime ambulatoriale, durano pochi
minuti e sono indolore, perchè vengono instillate negli occhi del paziente
gocce di collirio anestetico.
Ma perchè occorre sostituire il cristallino naturale?
Il problema è l’invecchiamento. Infatti il
cristallino, lente che si trova nell’occhio
per mettere a fuoco le immagini alle varie distanze, cresce durante tutta la vita.
In particolare aumenta di circa 0,02 millimetri di diametro l’anno, mentre il guscio esterno dell’occhio, la sclera, dopo
la pubertà smette di crescere.
Ogni anno, quindi, il cristallino, aumentando di diametro, perde la sua capacità
di accomodazione, vale a dire la capacità
di mettere a fuoco le immagini più vicine.
In altre parole la presbiopia è dovuta alla
progressiva crescita del cristallino che
aumenta con gli anni e a cui si può aggiungere una perdita di elasticità dello
stesso.
A determinare il tipo di intervento
Clinica Baviera ha un’esperienza decennale nella correzione dei difetti visivi ed è tra i primi istituti in Italia per
numeri di interventi.
L’istituto ha sede a Torino e a Milano e
vanta diverse convenzioni con le maggiori assicurazioni sanitarie e con enti
pubblici e privati.
Tra questi vi è la FABI.
Per maggiori informazioni sull’attività
della clinica e sulle nostre convenzioni si può chiamare il numero verde
800228833 o consultare il sito
www.clinicabaviera.it
Dott. Massimo Notaro
(impianto di lente o trattamento Laser)
è il medico oculista in sede di prima
visita. A seconda infatti delle condizioni
degli occhi del singolo paziente, può essere più indicata la prima o la seconda
tecnica.
I pazienti operati nella Clinica Baviera
per correggere la presbiopia sono molto
soddisfatti dei risultati e continuano ad
esserlo anche a distanza di tempo.
CLINICA BAVIERA
Torino – Piazza Solferino 7/I
Tel. 011 0920155
Milano – Via Albricci 5
Milano – Via Trenno 12
Convenzione associati FABI:
condizioni agevolate
dicembre 2013 | Plus Magazine | MEDICINA E SALUTE
39
MEDICINA E SALUTE
di Emanuela Truzzi (foto A. Lercara)
Mia moglie, dott.ssa Bacila, dedica
particolare attenzione ai pazienti per
insegnare loro i metodi di igiene più
appropriati per il mantenimento della
salute orale. Infine, per soddisfare le differenti esigenze di orario, gli studi sono
aperti fino alle ore 20.
Ci descriva le ultime novità in campo
odontoiatrico, dott. Cirnigliaro.
Per esempio ci sono dei nuovi sistemi
per fare le impronte… senza prendere fisicamente le impronte! Attraverso
una microtelecamera-scanner intraorale
possiamo effettuare una ripresa ai denti
e ricostruire la loro struttura tridimensionale con estrema precisione. Questa
è la novità che introdurremo nei nostri
studi nel corso del 2014. Poi ci sono le
nuove strutture in ceramica metal-free
UN SORRISO
può rendere la vita più bella
Il dott. Carlo Alberto Cirnigliaro,
medico chirurgo
e odontoiatra specializzato
in odontoiatria estetica,
è titolare da oltre vent’anni
di due studi e coordina
un team di specialisti.
Relatore in diversi congressi
nazionali di protesi fissa e mobile,
è sempre attento alle nuove tecniche
e ai progressi scientifici.
I suoi studi si evolvono
e si sviluppano continuamente
per essere sempre all’avanguardia
nell’ambito odontoiatrico.
Nella sua professione
è affiancato dalla moglie,
dott.ssa Carmen Bacila, medico
chirurgo e igienista.
40
Quali sono gli aspetti che contraddistinguono l’attività nei vostri studi?
Tre sono le cose che ci rendono orgogliosi della nostra professione: l’aggiornamento continuo, il centro sterilizzazione dotato di autoclavi a vuoto
frazionato, tipico dei migliori ospedali
e il lavoro in equipe con altri specialisti
del settore. Collaborano con noi il dott.
Alessio Gambino, odontoiatra specialista in patologia orale e malattie della
bocca, il dott. Ernesto Scatà, medico chirurgo specialista in chirurgia orale e implantologia, la dott.ssa Cristina Jayme,
odontoiatra specialista in ortodonzia e
gli odontotecnici sig.Luigi Colleoni e sig.
David Carriere. Per mantenere la bocca
in perfetta salute e prolungare nel tempo i risultati ottenuti in studio offriamo
anche un monitoraggio costante con richiami programmati che comprendono
il controllo, la pulizia dei denti ed eventuali radiografie endorali mirate.
che consentono di raggiungere risultati
estetici allo stato dell’arte e, non avendo base metallica, evitano al paziente
qualsiasi tipo di allergia. Infine abbiamo
la tecnica implantologica All On Four: in
precedenza si poteva creare una protesi fissa sui denti naturali, il cosiddetto
circolare, oppure, quando non era possibile, si effettuavano 6/8 impianti che
poi venivano trattati come denti naturali
ma per utilizzare questa tecnica erano
necessarie caratteristiche anatomiche
favorevoli e il costo dell’intervento era
molto elevato. Da alcuni anni invece è
diventata di routine una nuova metodologia che consente di effettuare soltanto
4 impianti di tipo particolare e su questi
posizionare una protesi fissa avvitata.
Questa tecnica si può applicare anche a
quei pazienti che dispongano di scarso
tessuto osseo. È un buon compromesso
che consente di intervenire nei casi più
sfavorevoli realizzando una protesi fissa
a un prezzo accettabile e con un risultato estetico più che soddisfacente.
MEDICINA E SALUTE
Ci accennava anche ad una nuova
metodica di analgesia sedativa, di che
cosa si tratta?
Viene chiamata anche sedazione cosciente ed è molto diffusa negli Stati
Uniti, dove oltre il 60% dei dentisti la
usano mentre da noi è poco conosciuta.
Consiste nell’inalare una miscela di gas,
ossigeno e protossido d’azoto, che insieme sviluppano un’azione blandamente
analgesica e un effetto di rilassamento
totale. È una tecnica di sedazione che
non induce mai la perdita di coscienza
né quella dei riflessi protettivi. L’effetto è
quasi immediato, il paziente percepisce
una piacevole sensazione di leggerezza e
di completo benessere, le paure e le tensioni si trasformano in una sensazione di
sicurezza, il tempo passa rapidamente e
si generano pensieri piacevoli.
È molto efficace e viene consigliata a tutti, particolarmente a quei pazienti ansiosi e fobici che hanno il terrore di sedersi
sulla sedia del dentista, agli anziani e
soprattutto ai piccini, spesso assai poco
collaborativi. Questa metodica si può
applicare in tutti i principali tipi di interventi odontoiatrici come l’igiene, la conservativa, l’endodonzia, le estrazioni, la
chirurgia parodontale e l’implantologia.
Questa metodica ha delle controindicazioni?
Assolutamente no, se non in presenza di gravi problemi respiratori. Sono
esonerate solo le donne in gravidanza.
Quando la seduta è terminata e l’effet-
to del gas è scomparso, il paziente è in
grado di lasciare lo studio dentistico da
solo, in condizioni fisico-mentali perfettamente normali. L’analgesia sedativa è
un metodo sicuro, non causa allergie,
non è tossico né irritante e non viene
metabolizzato dall’organismo ma semplicemente espulso attraverso la respirazione. In linea generale è una metodica
che consente di allontanare quella fobia
dell’intervento odontoiatrico che tanto
preoccupa alcune persone e rende difficoltoso qualsiasi trattamento. L’analgesia indotta, pur essendo di grado lieve, ci
consente di intervenire con tranquillità,
sdrammatizzando la relazione tra medico e paziente.
Un problema imbarazzante che affligge tante persone è l’alitosi, che cosa
si può fare per combatterla?
Nel 95% delle circostanze l’alitosi è di
origine orale. A differenza di quanto si
crede, la digestione e la funzionalità del
fegato sono coinvolte nella minoranza
dei casi. In realtà il fenomeno è da ricondurre al metabolismo orale, al tartaro, al
cattivo stato di salute delle gengive dove
si generano microemorragie continue.
L’emoglobina del sangue si trasforma in
altri derivati, generando gas e fenomeni
putrefattivi che sono all’origine dell’odore sgradevole. Il mio consiglio è quello di
curare tempestivamente la salute del parodonto ed effettuare una corretta igiene
orale, eliminando alla radice le cause del
problema.
Dott. Cirnigliaro, lei è specializzato in
odontoiatria estetica, allora spieghi ai
nostri lettori come un sorriso possa rendere la vita più bella.
Un bel sorriso consente alle persone di
sentirsi meglio, a proprio agio con se
stesse e nelle relazioni interpersonali. Il
sorriso è un biglietto da visita: dà fiducia, sicurezza e risveglia il desiderio di
comunicare con il prossimo. Sorridere
allontana lo stress e quando riusciamo a
farlo l’intera salute del nostro organismo
ne beneficia.
Dott. CARLO ALBERTO CIRNIGLIARO
l Via Elba 4
angolo corso Orbassano 28 - Torino
Tel. 011 359761
l Via Lanzo 147 – Borgaro Torinese (To)
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sconto del 10%
dicembre 2013 | Plus Magazine | MEDICINA E SALUTE
41
plus magazine cinema
3 BLUE JASMINE
Regia: Woody Allen
Data uscita: 05/12/2013
Cast: Cate Blanchett, Joy Carlin, Richard Conti, Glen Caspillo, Alec Baldwin
Trama: Di fronte al fallimento
di tutta la sua vita, compreso il suo matrimonio con un
ricco uomo d’affari Hal (Alec
Baldwin), Jasmine (Cate Blanchett) una donna elegante e
mondana newyorchese, decide di trasferirsi nel modesto
appartamento della sorella
Ginger (Sally Hawkins) a San
Francisco, per cercare di dare
un nuovo senso alla propria
vita. Jasmine arriva a San
Francisco in uno stato psicologico molto fragile, la sua mente è annebbiata dall’effetto
dei cocktail di farmaci antidepressivi. Sebbene sia ancora
in grado di mantenere il suo
portamento prettamente aristocratico, in verità lo stato
emotivo di Jasmine è precario
e totalmente instabile, tanto
da non poter neanche essere
in grado di badare a sé stessa.
42
film
3 LO HOBBIT
LA DESOLAZIONE DI SMAUG
Regia: Peter Jackson
Data uscita: 12/12/2013
Cast: Martin Freeman, Richard Armitage, Aidan Turner, Robert Kazinsky, Graham
McTavish
Trama: Sopravvissuta all’inizio del suo viaggio inaspettato, la compagnia ha continuato verso est e lungo la strada
ha incontrato il mutapelle
Beorn e un gruppo di ragni
giganti nella pericolosa foresta di Bosco Atro. Dopo esser
sfuggiti alla cattura da parte dei pericolosi Elfi Silvani, i
nani viaggiano verso Pontelagolungo e infine arrivano alla
Montagna Solitaria, dove devono affrontare il più grande
dei pericoli: il Drago Smaug.
inverno
3 AMERICAN HUSTLE
3 ALL’ULTIMO PUGNO
Regia: David O. Russell
Data uscita: 1/1/2014
Cast: Jennifer Lawrence, Christian Bale, Robert De Niro,
Bradley Cooper, Amy Adams
Regia: Peter Segal
Data uscita: 16/01/2014
Cast: Sylvester Stallone, Robert De Niro, Alan Arkin, Kim
Basinger, Kevin Hart
Trama: Sullo sfondo di uno
degli scandali più sbalorditivi
che hanno scosso gli Stati Uniti, American Hustle, scritto da
Eric Singer, racconta la storia
vera di un ineffabile truffatore, Irving Rosenfeld (Christian
Bale), e della scaltra amante
inglese Sydney Prosser (Amy
Adams) che operano nel mondo della finanza. Costretti
dall’FBI, mettono su, con la
collaborazione di un agente
sopra le righe, Richie DiMaso
(Bradley Cooper), una gigantesca operazione con il nome
in codice Abscam al fine di
smascherare truffatori, mafiosi e politici corrotti. American
Hustle va al di là dei generi,
facendo leva su emozioni forti
e questioni di vita o di morte.
Trama: De Niro e Stallone
interpretano Billy “The Kid”
McDonnen e Henry “Razor”
Sharp, due pugili locali di
Pittsburgh, la cui feroce rivalità li ha messi sotto i riflettori
nazionali. Ognuno ha ottenuto una vittoria contro l’altro
durante il loro periodo di massimo splendore, ma nel 1983,
alla vigilia del loro terzo e decisivo incontro, Razor improvvisamente annuncia il suo
ritiro, rifiutando di spiegare
il perché, e mettendo a segno
un knock-out che ha chiuso le
loro carriere. Trent’anni dopo,
il promoter di pugilato Dante
Slate Jr., pensando a un gran
ritorno economico, fa loro
un’offerta che non possono
rifiutare: rientrare sul ring e
regolare i conti una volta per
tutte.
recensioni
libri
Di questa storia, un caso politico oltre che giudiziario,
Andrea Camilleri ha consultato tutte le carte, scritti
familiari, atti del processo.
Ha raccontato come la mafia non solo ammazzi, ma
sia anche in grado di condizionare e di stravolgere irreparabilmente la vita delle
persone.
plus magazine letture
Wojtyla in una dimensione
più umana, più privata, più
personale. Ad accompagnarci in questo viaggio è l’uomo
che gli è stato così a lungo
intimamente vicino, con gli
occhi e con il cuore.
HO VISSUTO CON UN SANTO
di Gian Franco Svidercoschi,
Stanislaw Dziwisz
“Ho vissuto accanto a un
santo. O almeno, per quasi
quarant’anni, ogni giorno,
ho visto da vicino la santità
come ho sempre pensato che
dovesse essere”.
LA BANDA SACCO
di Andrea Camilleri
VASCO LIVE!
di Vasco Rossi
Raffadali, provincia di Agrigento, anni Venti del Novecento. I fratelli Sacco sono
passati dalla miseria nera a
una vita dignitosa di contadini. Sono uomini liberi, di
idee socialiste, hanno il senso dello Stato, si sono fatti da
sé seguendo l’esempio del
padre Luigi che li ha allevati
nella cultura del lavoro e del
rispetto degli altri.
La vita cambia quando una
mattina il capofamiglia riceve una lettera anonima, poi
un’altra, poi subisce un tentativo di furto. Luigi Sacco
non ha esitazioni e denuncia
le richieste estorsive ai carabinieri, che però si trovano
disorientati: nessuno in paese ha mai osato denunciare
la mafia, tutti preferiscono
accettare e tacere.
Da quel momento i Sacco
dovranno difendersi. Dalla
mafia e dalle forze dell’ordine, dai paesani complici
e traditori, tra tentativi di
omicidio, accuse false, testimonianze bugiarde.
In 35 anni di carriera, dalla
prima vera tournée a oggi,
il Re del rock italiano ha attraversato tutta l’Italia con
i suoi concerti, spettacoli e
live show.
Dalla preparazione al dietro
le quinte, dai teatri agli stadi, le immagini raccontano
i momenti più belli e gli attimi irripetibili, le canzoni,
le scalette, il pubblico, le
sensazioni dopo le serate e
gli appunti per le sere successive.
Un libro illustrato caldo ed
emozionante, con la prefazione di Vasco, che ripete la
magia di uno show che è un
rito collettivo e che si chiude
con il successo recente del
Vasco Live Kom Tour.
A otto anni dalla morte di
Giovanni Paolo II, Stanislao
Dziwisz ripercorre la vita
straordinaria di un gigante
del nostro tempo alla ricerca
dei tratti distintivi di quella
santità che sta per essere solennemente proclamata.
E proprio adesso, dopo che
il tempo ha fatto decantare
passioni, giudizi e pregiudizi, si potrà comprendere meglio sia il papa che ha cambiato la storia della Chiesa
e del mondo, sia il Karol
IL GIOCO DI RIPPER
di Isabel Allende
Le donne della famiglia
Jackson, Indiana e Amanda,
madre e figlia, sono molto
legate pur essendo diverse
come il giorno e la notte. Indiana, che esercita come medico olistico, è una donna libera e fiera della propria vita
bohémienne.
Mentre la madre vede soprattutto il buono nelle persone, Amanda, come suo
padre, capo ispettore della
sezione omicidi della polizia
di San Francisco, è affascinata dal lato oscuro della
natura umana.
Dotata di un eccezionale
talento per le indagini criminali, si diletta a giocare
a Ripper, un gioco online
ispirato a Jack lo squartatore
in cui bisogna risolvere casi
misteriosi.
Quando la città è attraversata da una serie di strani
omicidi, Amanda si butta a
capofitto nelle indagini, scoprendo, prima che lo faccia
la polizia, che i delitti potrebbero essere connessi fra loro.
Ma il caso diventa fin troppo
personale quando sparisce
Indiana.
La scomparsa della madre è
collegata al serial killer? Ora,
con la madre in pericolo, la
giovane detective si ritrova
ad affrontare il giallo più
complesso che le sia mai capitato.
dicembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI
43
plus magazine fumetti e cartoons
Ottocento
lacrime di ghiaccio
“Gomboli-Pasini-Facciolo”
Edizioni Astorina
Brossurato € 2,20
In edicola e fumetteria
Storie di Sicilia
“Robin Wood”
Etna Comics – 001 edizioni
Brossurato € 15,00
In libreria e fumetteria
Robin Wood è uno dei più
prolifici autori di fumetti del
mondo. La sua carriera inizia
sul finire degli anni 60 e dà
vita nel corso degli anni a una
miriade di personaggi senza tempo. In questo volume
realizzato per “Etna Comics”,
la bellissima manifestazione
fumettistica che si svolge a
Catania, con il contributo della Casa Editrice torinese “001
Edizioni” vengono ristampate tre storie di alcuni dei suoi
personaggi più famosi: Dago,
Savarese e Pepe Sanchez, con
storie ambientate in Sicilia.
Ne è nato un piccolo capolavoro per appassionati che
mi permetto di consigliare a
tutti.
Quando nel lontano 1962 le
sorelle Angela e Luciana Giussani crearono il personaggio
di Diabolik, probabilmente
non immaginavano neanche lontanamente che la loro
creazione dopo cinquantuno
anni di vita sarebbe stata ancora sulla breccia resistendo a
mode e cambiamenti culturali delle varie generazioni. E invece Diabolik approda in edicola con il suo 800° episodio,
con tematiche sempre attuali
e storie sempre avvincenti. La
trama di questo numero nasce dall’eclettica mente di Ma-
 Appuntamenti
MILANO COMICONVENTION
19 gennaio 2014
Centro Congressi Milanofiori
di Assago
Una fiera dedicata a un pubblico giovane, appassionato di giochi di ruolo,
sfilate di Cospayer etc…
ROMA COMICS & GAMES
25-26 gennaio 2014
Centro Congressi Hotel Ergife
Via Aurelia 619
Appuntamento annuale per la bella
mostra mercato romana in cui si da
spazio a tutte le passioni: dall’anti-
44
quariato alle nuove produzioni fumettistiche.
MANTOVA COMICS
7-9 marzo 2014
Palabam - Via Melchiorre Gioia
(zona Favorita)
Uno dei più grandi appuntamenti
dopo Lucca Comics dedicato al fumetto. Ampio spazio per gli autori
che si ritrovano per far visionare i
loro lavori ai più importanti “Editor”
italiani e internazionali. Preziosa la
partecipazione della Marvel, sempre
presente in cerca di talenti nostrani.
f&c
inverno
di Salvatore Taormina (il Tao)
rio Gomboli (con la collaborazione di Andrea Pasini) che ha
saputo continuare nel segno
della tradizione (seppur con
importanti spunti innovativi)
il lavoro delle sorelle Giussani,
ed è disegnata da una delle
“Matite storiche” della Casa
Editrice: Enzo Facciolo, che
esordì nel 1963 disegnando il
decimo numero di Diabolik.
Di particolare bellezza è la copertina il cui artifizio grafico,
che fa brillare il diamante, la
rende un piccolo gioiellino da
collezione. Imperdibile.
L’invasione aliena
“Zaccagnino-Mirulla-Cacciatore”
Associazione
gli Amici del Fumetto
Cartonato € 17,90
In libreria e fumetteria
L’incanto del segno
omaggio a Sergio Toppi
“Curatore Marco Grasso”
Edizioni Etna Comics
Brossurato € 25,00
In libreria e fumetteria
Splendido catalogo della mostra, curata da Marco Grasso,
dedicata a uno dei più grandi
artisti del nostro tempo, riconosciuto a livello internazionale. All’interno preziosi
interventi di Luigi Marcianò,
Claudio Bertieri, Mino Milani,
Alfredo Castelli, Moreno Burattini ecc. A impreziosire ulteriormente il volume (se mai
ce ne fosse stato bisogno) una
storia completa di Sergio Toppi dal titolo: “Verrà Orlando” e
alcuni favolosi interventi artistici di vari disegnatori che
si sono cimentati con l’opera
e lo stile del “Maestro”.
Immancabile nella vostra biblioteca personale.
Nella foresta di Darcook, l’impavido Zavor, difensore della
pace tra indiani e bianchi,
deve vedersela con un nemico di vecchia data: il terribile
Hellinger in cerca di un posto
dove rilassarsi: la Terra. Al suo
fianco compariranno le bellissime Frica Land, Gambyt e
Yelena Marga con il sempre
presente Ciccio e non mancheranno amici e nemici
come Winter Snake, Burraco
e Super Mike e qualche noto
sceneggiatore di fumetti.
Zavor è il terzo volume della
Collana Le Grandi Parodie di
Cronaca di Topolinia. Dopo
i successi di Myster Martin
(Martin Mystère), Demonik
(Diabolik), Elena Mirulla e
Daniela Zaccagnino (con la
collaborazione ai colori di
Michela Cacciatore), tornano
a prendersi gioco di un’altra
pietra miliare del fumetto
italiano: Zagor. Un piccolo (a
mio avviso grande) capolavoro editato della piccola Casa
Editrice torinese.
recensioni
mostre
plus magazine arte, scienza
e costume
ta classicista della seconda Accademia
Ambrosiana.
Milano - Pinacoteca di Brera
Via Brera 28
02 92800361
www.pinacotecabrera.net
LE INCREDIBILI MACCHINE DI LEONARDO
Fino al 6 gennaio 2014
Una rassegna di grande valore artistico
e culturale, che presenta una quarantina di modelli riprodotti fedelmente da
abili artigiani fiorentini. I temi della mostra sono il volo, la meccanica, la guerra
e l’acqua. Il visitatore potrà entrare in
contatto con il mondo affascinante e
misterioso dell´avventura umana e professionale di uno dei personaggi più emblematici della storia dell´umanità.
Genova - Chiesa e Museo
di Sant’Agostino
Piazza di Sarzano 35/R
010 5574728/4741
www.museidigenova.it
SEICENTO LOMBARDO A BRERA
Capolavori e riscoperte
Fino al 12 gennaio 2014
Una nuova mostra approfondisce la conoscenza del Seicento lombardo, di cui
la Pinacoteca possiede un ingente patrimonio di dipinti realizzati a partire
dall'età di Federico Borromeo fino alla
successiva stagione barocca e alla svol-
ANDY WARHOL
Una storia americana
Fino al 2 febbraio 2014
Oltre 150 opere, provenienti dall’Andy
Warhol Museum di Pittsburgh e da numerose collezioni americane ed europee, ripercorrono il percorso creativo
dell’artista. Vengono affrontati i diversi
temi che hanno reso Warhol la più emblematica icona del mutamento storico
e culturale della seconda metà del Novecento, periodo che ha spostato la centralità dell’arte dall’Europa agli Stati Uniti.
Pisa - Palazzo Blu
Lungarno Gambacorti 9
050 3198830
www.mostrawarhol.it
VERSO MONET
Il paesaggio dal Seicento al Novecento
Fino al 9 febbraio 2014
La mostra è costituita da circa 90 opere.
Tra queste molti capolavori di grandi
artisti provenienti da alcuni dei più importanti musei statunitensi. Tra le opere
dipinti di: Poussine, Lorraine, Van Ruisdael, Van Goyen, Hobbema, Canaletto,
Guardi, Bellotto, Monet, Renoir, Sisley,
Pissarro, Caillebotte, Degas, Manet, Van
Gogh, Gauguin e Cézanne.
Verona - Palazzo della Gran Guardia
Piazza Brà
338 4986190
www.mostralouvreverona.com
MODIGLIANI SOUTINE
E GLI ARTISTI MALEDETTI
La collezione Netter
Fino al 6 aprile 2014
Per la prima volta si possono ammirare
i capolavori appartenenti alla ricca collezione di Jonas Netter, acuto riconoscitore di talenti. La mostra presenta oltre
120 opere di straordinaria bellezza oltre
a Modigliani, anche Soutine, Utrillo,
Suzanne Valadon, Kisling e altri artisti
che vissero a Montparnasse agli inizi
del Novecento durante i cosiddetti “anni
folli”.
Roma - Museo di Palazzo Cipolla
Via Del Corso 320
06 98373328
www.mostramodigliani.it
dicembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI
45
plus magazine musica
musica
inverno
La cantante ha spiegato con queste parole il motivo dietro al titolo dell’album:
“è un album personale e tutta la mia famiglia mi ha sempre chiamato Britney
Jean. È come un vezzeggiativo e volevo
solo condividerlo con i miei fan.” All’interno del lavoro ci saranno pezzi più
introspettivi, anche sul rapporto naufragato con l’ex fidanzato Jason.
Per l’album ha collaborato con William
Orbit, Sia, Naughty Boy e Danja.
One Direction
MIDNIGHT MEMORIES
Il 25 novembre 2013 uscirà il nuovo album dei One Direction: “Midnight Memories”, terzo capitolo della discografia della boy band più famosa e seguita
al mondo.
Nonostante la loro giovanissima età i
1D sono già arrivati a una fase significativa della loro carriera, perché dopo
i trionfanti numeri dei primi due cd
“Up All Night” e “Take Me Home”, sono
adesso chiamati a confermarsi ancora
una volta, ben consapevoli che ogni
volta l’asticella si alza sempre di più e
le aspettative di pubblico e critica sono
sempre maggiori.
Già noto il primo singolo “Best Song
Ever” che ha già esordito ai primi posti nelle classifiche di tutto il pianeta,
mentre è uscito il docufilm “This is Us”
che, come ampiamente previsto, sta facendo un grande successo.
Luciano Ligabue
MONDOVISIONE
Ha finalmente un titolo il nuovo album
di Ligabue: “Mondovisione”, questo il
nome scelto per il decimo disco di inediti del rocker di Correggio che uscirà nei
negozi il 26 novembre 2013.
Il nuovo album “Mondovisione” di Ligabue conterrà ben 14 tracce, la maggior
parte delle quali sono già state svelate
dallo stesso cantautore mesi fa. Alcuni
titoli lasciano immaginare canzoni di
46
sicuro impatto emozionale, come per
esempio “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”, “Il volume delle tue bugie”,
“Ciò che rimane di noi” e “La terra trema,
amore mio”, che potrebbe essere stata
ispirata al terremoto in Emilia del 2012
che ha colpito proprio la terra natale del
Liga.
Da maggio dell’anno prossimo inoltre
partirà il nuovo tour negli stadi, con la
prima tappa romana all’Olimpico.
Boy George
THIS IS WHAT I DO
Britney Spears
BRITNEY JEAN
“Britney Jean” sarà il nuovo album di
Britney Spears in uscita il 3 dicembre
2013. La cover ufficiale è rappresentata
da un’immagine sobria, essenziale, con
un primo piano della cantante e il titolo
del suo nuovo lavoro, circondato da un
cuore. C’è grande attesa per questo album dopo il suo ultimo “Femme Fatale”,
uscito nel 2011.
Il grandissimo Boy George pubblicherà
il suo nuovo album all’inizio del prossimo anno. L’ex Culture Club, infatti, darà
alla luce la sua nuovissima fatica discografica il prossimo 28 gennaio 2014,
distribuendola con il nome della sua
etichetta Very Me.
Il nome del nuovo disco di Boy Goerge
sarà “This Is What I Do” e per la sua realizzazione si è avvalso della collaborazione di molti artisti. Tra questi vediamo i nomi di DJ Yoda, Nizar Al Issa, Ally
McErlaine, MC Spee e Kitty Durham,
che seguiranno Boy George nel tour
promozionale che arriverà nella prossima stagione autunnale del 2014.
È il primo disco che l’artista ha registrato per conto suo. Sarà quindi un album
spontaneo e non iper-prodotto.
recensioni
teatro
plus magazine teatro
di Venezia il 6 marzo 1853 ma, a causa
soprattutto d’interpreti non all’altezza e della scabrosità dell’argomento, si
rivelò un sonoro fiasco; ripresa l’anno
successivo con l’interpretazione di un
cast più valido e retrodatando l’azione
di due secoli riscosse finalmente il meritato successo.
TEATRO CARLO FELICE - Genova
“Otello”
Date: 27, 28 e 29 dicembre 2013 e 3, 4, 5
gennaio 2014
Una delle caratteristiche più sorprendenti di Verdi è la sua capacità ininterrotta di rinnovarsi di opera in opera
fino all’età più tarda. “Otello” andò in
scena alla Scala il 5 febbraio 1887, quando il compositore aveva settantaquattro anni. Fu, per l’ennesima volta, una
sorpresa.
Stimolato dall’amatissimo Shakespeare, Verdi concepì una partitura trascinante, fluida, sostenuta da un’orchestra densa e ricca, tanto che il primo
pubblico e i primi recensori parlarono
di una concessione di Verdi alla moda
wagneriana allora dominante. In realtà
Verdi, con “Otello”, raggiungeva il culmine del rinnovamento ottocentesco
della tradizione operistica italiana, una
scelta consapevole e volontaria che
rappresenta, forse, il tratto costante del
suo lavoro fin dagli esordi.
TEATRO DI SAN CARLO - Napoli
“Il Barbiere di Siviglia”
Date: dal 14 al 29 gennaio 2014
Tratto dalla commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, “Il Barbiere di Siviglia” fu rappresentato per la
prima volta a Roma nel 1816 registrando un clamoroso insuccesso al debutto.
Ma nel giro di pochi mesi divenne il
simbolo stesso dell’opera buffa, tanto
da affermarsi prima nei principali teatri italiani, e poi nelle capitali europee
dove riscosse l’apprezzamento di Stendhal, Hegel e Beethoven.
Ancora oggi il melodramma composto
da Rossini è una delle opere del XIX secolo più amate e ritorna in scena a Napoli con una produzione del Teatro San
Carlo del 1998, che vede la regia di Filippo Crivelli ripresa da Mariano Bauduin.
TEATRO LA FENICE - Venezia
“LA TRAVIATA”
Date: 15/16/21/23/25/27 febbraio e 4/6/8
marzo 2014
“La Traviata” è un’opera in tre atti di
Giuseppe Verdi su libretto di Francesco
Maria Piave tratto dalla pièce teatrale
di Alexandre Dumas, “La signora delle
camelie”.
Viene considerata l’opera più significativa e romantica di Verdi e fa parte della
“trilogia popolare” assieme a “Il Trovatore” e a “Rigoletto”. La prima rappresentazione avvenne al Teatro La Fenice
TEATRO LA SCALA - Milano
“Il Trovatore”
Date: dal 15 febbraio al 7 marzo 2014
È stata l’opera più amata di Verdi, con
dentro quella tensione irrazionale e
istintiva che non si allenta mai. Spirito cavalleresco, sentimenti primitivi e
tono collerico.
Un dramma spagnolo di onore, indignazione e integralismo passionale.
Ma anche opera notturna, lunare, la
cui simbologia portante è il fuoco:
dei roghi e dell’odio. L’opera-dilemma
dell’amor materno e dell’amor figliale viene riproposto nell’allestimento
classico con regia di Hugo De Ana,
visto nel 2001, per il centenario della
morte di Verdi.
Protagonisti: una delle più grandi voci
italiane, il soprano Maria Agresta, che
ha ottenuto uno straordinario successo in “Oberto conte di San Bonifacio”
nella scorsa stagione; con lei l’amatissimo tenore argentino Marcelo Álvarez e una vera e propria leggenda
italiana, il baritono Leo Nucci. Dirige
Daniele Rustioni, un giovanissimo che
sta entrando nel cuore del teatro.
dicembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI
47
EVENTI
palco dell’Aldobaraldo di Torino (storico
tempio della danza in via Parma, 29/bis)
da mercoledì 25 dicembre 2013 a lunedì 6 gennaio 2014 con esibizioni serali e
stage aperti e dedicati a tutti: agli esperti
per affinare la tecnica e ai principianti
per esplorare le basi della disciplina. La
musica è rigorosamente “live”, con dj di
altissimo livello che accompagneranno
le serate per portare tutti i partecipanti
“on stage”! Corsi dedicati alla comunicazione nella coppia tanguera, tecniche di
abbraccio, rotazione, traspié e tecniche
intermedie e avanzate per tutti gli stili
del tango. Non mancano, come in tutte
le edizioni, sfiziosi tango-aperitivi e cene
a tema ideate da Alfonso Fuggetta, direttore artistico del festival, per tutti gli
amanti non solo della danza ma anche
del gusto.
L’Aldobaraldo, luogo di ritrovo per tutti
gli appassionati di tango d’Italia, ancora
una volta ospiterà alcuni dei più grandi maestri e musicalizador di tango del
mondo: si è scelto di dare spazio a tutti
Celeste Rey y Sebastian Nieva
TORINO ANIMA TANGO
XI edizione Festival Internazionale di Tango con professionisti provenienti
da tutto il mondo da mercoledì 25 dicembre 2013 a lunedì 6 gennaio 2014
I migliori maestri e muzicalizador del
mondo raggiungeranno il Piemonte durante le feste natalizie per l’undicesima
edizione del festival Torino Anima Tango: Los Guardiola, Josè Vasquez y Anna
Yarigo, Sebastian Nieva y Celeste Rey,
Marcelo Ramer y Selva Mastroti, Helen
Rodriguez y Florencia Labiano e Marco
y Valeria Gonzales si avvicenderanno sul
48
gli stili, da quelli più fedeli alla tradizione a quelli che fanno del sincretismo la
loro tecnica principale.
Il tango non è solo una danza, ma una
forma d’arte considerata tra le più sensuali e complicate: è istinto, improvvisazione e grande tecnicismo tutto insieme;
lo spettacolo non è mai lo stesso, perché
l’abbraccio tra i danzatori crea sempre
sfumature diverse nei movimenti. Un
tocco esotico mischiato alle eleganti armonie europee che ha conquistato la
storia senza conoscere mai declino.
TRADIZIONE ED AVANGUARDIA
ALL’ALDOBARALDO
Marcelo Ramer y Selva Mastroti sono
due giovani e brillanti ballerini originari
dell’Argentina: l’impegno, la disciplina e
la passione per questa danza è palpabi-
Los Guardiola
le e si evince chiaramente dai loro gesti
quando compiono insieme ogni pasito
latino sul palco.
Marcelo Guardiola, a capo del gruppo
Los Guardiola, è ballerino, musicista,
attore e regista.
Nel 1998 crea in Argentina la ricerca teatrale “TangoTeatro”, che
consiste nell’investigare il campo teatrale del tango nei suoi tre aspetti: musica,
danza e letteratura.
Sebastian Nieva y Celeste Rey sono una
giovane e talentuosa coppia di maestri
che presenta uno stile di tango elegante,
morbido e armonioso. Originari di Buenos Aires, tengono corsi di tango in tutto
il mondo e vantano un numero di allievi
molto grande.
Maria Florencia Labiano y Hernan
Ariel Rodriguez, pluripremiati danzatori, sono allievi di grandi insegnanti
come Marias Facio e Pablo Giorgini
Noelia Coletti. Il loro stile prende forma
all’Accademia di Stili di Tango Argentino
(ACETA) e la particolarità del loro stile
è data dal fatto che i due praticano aerobica e yoga.
Marco y Valeria Gonzales sono giovani
danzatori che esplorano principalmente
la dimensione del folklore, in tutte le sue
forme, nella tecnica tanguera. Lui è stato
membro del Balletto Folkloristico Nazionale Argentino. Lei è diplomata in danza
classica e, con suo fratello, si esibisce in
tutto il mondo.
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EVENTI
di Barbara Odetto (foto A. Lercara)
In mostra all’Enoteca Rabezzana di Torino
Una gru al tramonto
Tavole di Rosamaria Licata e testo di Antonio Valleggi
“T
utto ebbe inizio nel 1972. Io mi
occupavo già di teatro e Rosamaria frequentava il liceo artistico ed era intervenuta nella preparazione di uno spettacolo
come scenografa e coreografa. L’arte ci ha
subito unito”. A parlare è Antonio Valleggi, regista, attore e operatore teatrale
che nel 1979 ha fondato la Compagnia
Nuovo Teatrottanta e che negli anni
si è distinto nell’ambito artistico piemontese per la creazione del Centro di
Formazione e Sperimentazione per il
Teatro e il Cinema presso il Comune
di Druento, dove è successivamente
nata la compagnia sperimentale Teatro Laboratorio del Fantastico.
Rosamaria Licata è invece sua moglie,
ma soprattutto una raffinata pittrice
che fu allieva di maestri del calibro di
Mauro Chessa e Francesco Tabusso,
grande appassionata della ricerca e
della sperimentazione che ha esordito indagando la natura come origine
dell’esistenza umana e che negli anni è
giunta ad una più intima e profonda introspezione psicologica. Pittrice simbolista, non esaurisce il suo estro creativo
nelle tele, ma spazia con disinvoltura
dalla scultura al mosaico per giungere
ad ogni forma di arte figurativa.
“Dopo quell’esordio artistico” prosegue il
regista “Non abbiamo più collaborato insieme perché abbiamo dato priorità ai no-
50
Rosamaria Licata
stri due figli. Rosamaria, però, è sempre
stata consigliera e critica dei miei spettacoli e al contempo ha proseguito il suo percorso pittorico”. Nonostante gli impegni
professionali e famigliari di entrambi,
la coppia nel 1999 torna alle origini e
firma un’opera a due mani: Una gru al
tramonto. Per festeggiare i vent’anni
di vita del Nuovo Teatrottanta Antonio Valleggi fonda la Valga editrice e
pubblica questo libro che si ispira alla
leggenda giapponese Yûzuru riscritta
successivamente per il teatro da Junji
Kinoshita.
Il testo, reinterpretato in maniera
personale, è integrato dai disegni di
Rosamaria Licata che non sono un’appendice, ma veri protagonisti. “Mentre
nel teatro la scenografia è stante, è un elemento dello spettacolo, la parte illustrata
all’interno del libro è complementare e divisibile perché parole e immagini possono
essere lette e guardate in maniera autonoma ed entrambe raccontano la trama.
Le figure, infatti, sono la traduzione della
storia e addirittura la precedono all’interno di ogni capitolo” spiega la pittrice.
Sfogliando il libro si possono ammirare le splendide tavole, rigorosamente
in bianco e nero. “L’assenza di colore è
voluta. Mi sono ispirata alle stampe giapponesi ed ho ricercato una linea pulita,
razionale e incisiva in quanto il goticismo è già espresso nel testo” sottolinea
l’artista, che aggiunge, “I disegni sono
molto semplici perché, trattandosi di una
fiaba, sono stati pensati per bambini non
scolarizzati”.
Dopo quell’opera, nata anche perché
i coniugi erano soliti
raccontare favole ai
propri figli e dunque
è stato spontaneo scriverne una per tutti i
piccoli, i due artisti
hanno nuovamente seguito percorsi diversi.
Sino ad oggi. Entro il
31 dicembre è infatti
possibile ammirare i
lucidi originali realizzati da Rosamaria Licata nella mostra Una
gru al tramonto allestita presso il raffinato e polivalente
spazio espositivo della storica Enoteca
Rabezzana di via San Francesco d’Assisi 23/C a Torino.
Il percorso di visita inizia con i disegni
realizzati in bianco e nero per il libro
e termina con la possibilità di sfogliare l’opera scritta per capire appieno la
genesi artistica di questa fiaba che racconta anche una storia d’amore.
Aspetto interessante, considerando
che a realizzarla è stata una coppia
che si ama da oltre quarant’anni.
MAPPAMONDO
CILE
VIAGGIO IN
MERAVIGLIE DI UNA TERRA
UN VIAGGIO
FRA TORRI DI GRANITO E DI GHIACCIO,
geyser e abbacinanti distese di sale.
52
MAPPAMONDO
STORIE DI VIAGGI
E VIAGGIATORI
È
VERTICALE
UN PRIVILEGIO riservato a
pochi Paesi, quello di vantare
un’eterogeneità di ambienti,
paesaggi e popoli da meritare più di un viaggio
per conoscerli – se non tutti – almeno in parte.
Così è per il Cile: vastissimo, esteso da nord a
sud per 4300 chilometri e largo in media appena 250, con una geografia appartenente al
territorio americano, all’Antartide e all’Oceania. Il Cile è anomalo per conformazione con
deserti d’alta quota che si succedono a vulcani
innevati ed altipiani che si gettano nei laghi e
che si frantumano poi in fiordi e isole.
Una terra capace di incantare il viaggiatore più
smaliziato, di incuriosire chi sogna gli imprecisi confini della fine del mondo, di appassionare
con la sua natura sublime e immensa, rude o
avvolgente.
Riflessi di rame sulle rocce di Atacama.
(Vittorio Giannella)
luoghi estremi ed enigmatici:
laggiù, verSo la fine del mondo.
a fianco:
Atacama, il deserto dipinto.
(Vittorio Giannella)
dicembre 2013 | Plus Magazine | MAPPAMONDO
53
MAPPAMONDO
SANTIAGO DEL CILE – o, più semplicemente, Santiago – è la sua capitale cosmopolita, metropoli finanziaria e culturale situata nel cuore del
Paese. Da qui la mente spazia verso la fine del mondo, ai margini di
quella Patagonia cantata e sognata dagli esploratori, verso gli immensi
orizzonti australi per soddisfare la voglia di avventura e di natura.
Come una corona scintillante, come una colonna vertebrale che sostiene il continente, la Cordigliera andina sgrana da sud verso nord i suoi
giganti di pietra: fra tutti, forse i più spettacolari e sorprendenti sono
le Torri del Paine, assolute verticali di granito, uno dei più ambìti trofei
dell’alpinismo mondiale con i suoi pinnacoli arditamente lanciati verso
il cielo, un insieme architettonico tra i più superbi che la nostra immaginazione possa concepire.
Tutt’intorno è natura lussureggiante, terra del condor e del puma, dove
trionfano nandù, huemul e guanachi.
Le terre estreme del continente si tramutano in un labirinto di fiordi
e canali delimitati da smisurate foreste e spettacolari ghiacciai, dove
l’unico suono è quello del vento teso: è l’anima della Patagonia.
Una natura solo apparentemente aspra e assoluta – sarà per questo
che il fiordo si chiama “Ultima Esperanza”? – in continuo mutamento quando i raggi del sole giocano con le trasparenze dei ghiacci e
gli iceberg solitari fluttuano nelle acque calme della laguna cerulea.
Cormorani e leoni marini hanno qui il loro regno. È l’immensa natura ai confini del mondo sapientemente dipinta dallo scrittore cileno
Francisco Coloane: “I marinai di ogni latitudine assicurano che là, a un
miglio da quel tragico promontorio testimone dell’incessante duello tra i
due più vasti oceani del mondo a Capo Horn, il Diavolo è rimasto ancorato ad un paio di tonnellate di catene, che lui trascina facendo gemere i
ceppi sul fondo del mare nelle orride notti di tempesta, quando le acque e le
ombre oscure del cielo sembrano salire e scendere su quegli abissi”.
54
Forse nessuno come Coloane ha saputo meglio
tratteggiare la vera anima della Patagonia, per
essere stato palombaro e marinaio nello Stretto di Magellano, mandriano nella Terra del
Fuoco, esploratore nel mare di Bellinghausen,
grande conoscitore della vita di questa terra di
frontiera: un amore che trasmette con le parole, come Conrad, Melville e London.
L’emozione di aver raggiunto un luogo ultimo,
“mitico”, tocca il suo apice a Rapa Nui, minuscolo triangolo di terra sperduto nel Pacifico.
“Là, dove il Pacifico infrange i suoi flutti maestosi
contro gli speroni di lava; là, dove i venti dell’Antartico si smarriscono dinanzi ai giganti immobili;
là (…) sorge l’isola più solitaria del mondo, che gli
uomini chiamano Matakiterani – occhi che guardano il cielo – e che i primi navigatori del mondo dell’orgoglio battezzarono Isola di Pasqua tra
il sordo rintronare delle fucilate. Quest’esplosione
di rocce che s’eleva nell’immensità dell’oceano non
può avere un nome, tanto insolita e grave rimane
la sua presenza sulle carte del mondo”. Così inizia
il volume che l’etnologo Francis Mazière dedica
a Rapa Nui, introducendo il suo fantastico viaggio in goletta compiuto nel 1962. I cinquecento
Mohai dell’Isola di Pasqua, i misteriosi giganti
di pietra, silenziosi, costituiscono tuttora uno
dei grandi enigmi della storia dell’uomo.
La geografia fantastica del Cile si sbizzarrisce
con i deserti del nord, luoghi tra i più suggestivi del pianeta. Si sceglie il deserto per vivere
emozioni assolute, la straordinarietà di questa
regione è una e mille allo stesso tempo. Il sole
dipinge le rocce di cromie stranissime e cangianti: non un colore è lo stesso a distanza di
poche ore.
Ma ciò che per il viaggiatore d’oggi è affascinante e magico, doveva apparire orrendo a Diego de Almagro nel 1535 e a Francisco de Aguirre nel 1540, che attraversarono la cordigliera
scendendo verso il deserto di Atacama: spazi
infiniti di deserto, vulcani, altopiani, rocce tormentate dal vento, sorgenti d’acqua bollente,
sale e temperature torride o glaciali.
In questo ambiente ostile l’uomo trovò comunque il modo di adattare la propria vita e sfruttando le piccole oasi di verde, diede origine alla
ricca e complessa cultura atacameña, prima
che gli eserciti incaici la annettessero al Collasuyu, la regione meridionale dell’Impero. Oltre
a vicuñas, lama e viscachas, la fauna comprende
i fenicotteri andini: il loro cibo è il plancton che
conferisce alle pozze di acqua salata un partico-
MAPPAMONDO
lare colore rosso, mentre ribollono i geyser e le
fumarole sull’altopiano del Tatio, a 4000 metri
di altitudine, che testimoniano i fermenti ignei
del sottosuolo. Una natura difficile, ostile e ingrata: però magnifica.
Il Cile dà la percezione di essere giunti al limite, verso gli estremi del continente australe: i
deserti ghiacciati antartici e quelli infuocati
dell’Atacama. Da sud a nord non è solo una
questione di distanza fisica. È l’anima che cambia. Una distesa che pare desolata, nulla che
possa creare un’ombra sulla superficie accecante e allucinata del deserto, il vento costante
che ritaglia i confini.
dall’alto:
la Puna del Cile settentrionale. (Vittorio Giannella)
Particolare di Mohai con il pukao, il copricapo cilindrico in roccia rossa.
(da: La Terra dei Moai - Erizzo Editore)
Concrezioni saline del salar di Atacama. (Vittorio Giannella)
Geyser della regone di El Tatio. (Vittorio Giannella)
a pagina prededente:
le pareti del Paine levigate dai venti del Pacifico. (Archivio Il Tucano)
dicembre 2013 | Plus Magazine | MAPPAMONDO
55
MAPPAMONDO
a fianco:
Chiesa rurale in Atacama. (Pietro Tarallo)
Castelli di roccia ad Atacama. (Vittorio Giannella)
La Browningia Candelaris, il cactus candelabro che vive nei
deserti del nord. (Vittorio Giannella)
Qui nel 1809 uno studioso polacco, Tadeo
Haenke, diede l’avvio ad un procedimento per
l’estrazione del salnitro, impiegato come fertilizzante. Da quel momento la tremenda regione di Atacama richiamò migliaia di uomini,
divenne luogo di centinaia di salnitrere a cielo
aperto e nuovi villaggi, ognuno con la sua chiesa, la scuola, la Plaza de Armas, la bottega e un
piccolo ospedale. La scoperta dell’ “oro bianco”
ha arricchito il Paese, perlomeno sino al 1930,
quando la produzione chimica del fertilizzante
decretò la morte delle città degli altopiani, restituendole al vento e al deserto.
Una terra completa ed appassionante, desolata
e inospitale solo all’apparenza.
56
Qui l’inconfondibile melodia di una quena, il lungo flauto di canna, si alza
come un richiamo quasi mistico, congiunge la terra con il cielo. Poi arriva
il charango, la piccola chitarra con la cassa di carapace d’armadillo, a intonare una canzone più allegra e coinvolgente: è giorno di festa, tra i villaggi
aymara del nord. Tutto intorno, pianure che si infrangono all’orizzonte
contro i coni dei vulcani, il vento continua a spazzare l’altopiano.
Poi si uniscono le voci, che intonano canzoni in una lingua antica, seguono rituali che integrano il cattolicesimo e il mondo arcaico e animista.
Legato ai cicli della natura, l’universo aymara è abitato da spiriti benigni
e maligni che consegnano all’uomo il lama e l’alpaca – che vanno onorati
con riti di fertilità –, la terra è Pachamama, Wiraqocha creò Inti, il Sole, e
Quilla, la Luna. Non arrivano a cinquantamila gli Aymara cileni, ma sono
una linfa pulsante, la memoria collettiva del popolo andino che un tempo estendeva la sua influenza dalla Cordigliera cilena sino agli altopiani
dell’Argentina e della Bolivia. Il Cile è tutto questo e molto di più.
MAPPAMONDO
Il dolce viso di una bimba Quechua.
(Archivio Il Tucano)
Un variopinto “murale” in una strada di Santiago del Cile.
Il viaggio che Il Tucano propone è un
interessante itinerario verso nord,
lungo il litorale cileno, gli scenari andini, i geyser del Tatio e il deserto di
Atacama. È il Cile spettacolare dei
paesaggi immensi, il Cile selvaggio e
antico degli altipiani bruciati dal sole,
quello visionario dei salar di Atacama.
Attraverso gli infiniti orizzonti degli
altipiani e i deserti di sale.
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dicembre 2013 | Plus Magazine | CONVENZIONI
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EXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA
LA TRAGEDIA DEL VAJONT: UN DEBITO CHE NON SI È ESTINTO
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Periodico dell’Associazione FABI Plus per la cultura e il tempo libero
Pubblicazione trimestrale Numero XXV - dicembre 2013
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