Ritiro della Zona di Perugia
Nocera Umbra 17-18 settembre 2011
Presentazione del Cammino della Comunità
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
Dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell'anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all'intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d'eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore.
AMEN.
1) Premessa
Iniziamo oggi il nostro cammino di crescita che ci condurrà per nove mesi;Il tema di questo
cammino come alcuni forse già sanno è Lo Spirito Santo;
Il Signore pensiamo ci abbia indicato questo tema come una percorso da sviluppare o
meglio come una esperienza da approfondire, non si può infatti parlare dello Spirito Santo
come qualcosa da studiare, bensì come qualcuno da conoscere, una esperienza da fare e
da ripetere continuamente;
noi dovremmo essere esperti di ciò che lo Spirito è di come agisce nella vita degli uomini,
siamo quelli dello Spirito che fondano la loro esperienza su una riscoperta dell'azione dello
Spirito nella loro vita;
ma in realtà abbiamo molto da comprendere sulla terza Persona della Santissima Trinità o
forse sarebbe meglio dire che abbiamo bisogno malgrado gli anni passati di lasciarci
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immergere in modo più profondo in questa esperienza che è la Vita nello Spirito una
dimensione che noi conosciamo ma nella quale non sempre siamo disposti a rimanere;
questo anno se ci impegniamo e ci abbandoniamo può aiutarci a progredire in questo
cammino di crescente confidenza con lo Spirito ed il suo agire nel nostro cuore ed assetarci
cioè renderci assetati di questa acqua viva che sgorga dal costato di Cristo;
ma la speranza più grande che abbiamo e che vogliamo condividere gli uni con gli altri e per
la quale vogliamo insieme lavorare ed implorare il Signore è che possiamo diventare come
dice San Paolo UOMINI SPIRITUALI (cfr. 1Cor 3,1);
Forse la più urgente necessità che abbiamo è quella di lasciarci convincere nel profondo del
nostro cuore che l'esperienza dello Spirito non è solo una cosa bella ma è la prima
necessità per la vita di ogni cristiano e per la nostra vita è la dimensione della quale
abbiamo bisogno per seguire Gesù;
non possiamo vivere se non siamo spinti dal vento dello Spirito, il cammino che ci viene
chiesto non si può percorrere se lo Spirito non ci sostiene in ogni passo non infiamma i
nostri cuori non trasforma le nostre menti;
vediamo la nostra esperienza comunitaria, la nostra parziale adesione al progetto di Dio, il
modo personale di vivere l'alleanza, gli impegni comunitari, le promesse, le tante infedeltà
che perpetriamo la reale difficoltà nel seguire il Signore;
sono realtà tangibili, un problema non trascurabile della nostra esperienza comunitaria,
indubbiamente è bello il progetto che sentiamo di avere ricevuto è esaltante la
prospettiva che ci sta davanti;
quando parliamo con coloro che ci chiedono di conoscere la nostra comunità noi
spieghiamo quale è questo progetto e tutti rimangono sorpresi e ammirati ma nella realtà
noi dal di dentro conosciamo la debole adesione che c'è nei nostri cuori a questo progetto
di Dio;
la debolezza della nostra risposta che si traduce in una difformità a volte non trascurabile di
aderire alla vita che ci è stata proposta all'abito che abbiamo scelto di indossare;
pur non essendo questo l'oggetto dell'intervento, per noi è chiaro che c'è una dimensione
alla quale il Signore ci chiama che non può essere vissuta se non sotto l'azione dirompente
dello Spirito Santo;
certamente conta la nostra scelta la nostra decisione la nostra ascesi personale ma
altrettanto conta la nostra decisione di invocare lo Spirito e di abbandonarci a Lui perché ci
sostenga nelle nostre decisioni e ci spinga a fare la volontà di Dio;
vorrei dire che abbiamo bisogno della sua grazia per vivere nella comunità Magnificat;
quando abbiamo iniziato a lavorare su questo cammino abbiamo scelto di appoggiarci
ancora a un testo ed in particolare al libro di Padre Raniero “Il canto dello Spirito”, Ancora,
Milano 1997;
questo libro parla del Veni creator l'antico inno di invocazione allo Spirito Santo in uso
dall'inizio del x secolo;
tra l'altro anche la nascita del movimento carismatico nella chiesa cattolica è stato segnato
dalla invocazione di questo inno nel famoso ritiro di Pitsburg;
ma come non lo è il libro a maggior ragione il nostro non sarà un cammino sul Veni creator,
ma sullo Spirito Santo. L’inno sarà solo la mappa con cui muoverci alla scoperta del
territorio. Partiremo ad ogni tappa dalla ricca base biblica e teologica dell’inno, per trarre,
dalla dottrina, ispirazione per la nostra vita.
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L’inno Veni creator
a) L’autore
L’autore, oggi ritenuto il più probabile, del Veni creator è Rábano Mauro, abate di Fulda in Germania e arcivescovo di Magonza,
vissuto tra la fine dell’VIII secolo e la prima metà del IX, uno dei maggiori teologi del suo tempo e profondo conoscitore dei Padri.
b) La storia
La prima testimonianza di un uso ufficiale dell’inno si ha negli atti del concilio di Reims del 1049, quando, all’ingresso in aula del
papa, il clero cantò con grande devozione, questo inno. Ma esso doveva essere in uso già da tempo in alcune Chiese locali e
monasteri.
Da quando fu composto esso è risuonato incessantemente nella Chiesa, soprattutto a Pentecoste, come una prolungata
solennissima epiclesi su tutta l’umanità e la Chiesa. E a partire dai primi decenni del secondo millennio, ogni anno nuovo, ogni
secolo, ogni conclave, ogni concilio ecumenico, ogni sinodo, ogni riunione importante nella vita della Chiesa, ogni ordinazione
sacerdotale o episcopale e anche il terzo millennio, sono iniziati, con il solenne canto del Veni creator.
Esso è inoltre il solo inno latino antico accolto da tutte le grandi Chiese nate dalla Riforma e permette dunque a tutti i cristiani di
essere uniti nell’invocazione dello Spirito Santo, che è colui che ci conduce alla piena unità.
c) Il contenuto
Le parole del Veni creator condensano il fior fiore della rivelazione biblica e della tradizione patristica sullo Spirito Santo. In
esso è racchiusa una grandiosa visione teologica sullo Spirito Santo nella storia della salvezza. Con il vantaggio di essere teologia
orante, in chiave di lode solenne, che è l’unica chiave con cui si può parlare adeguatamente dello Spirito.
Come tutte le cose che vengono dallo Spirito, il Veni creator, non si è consunto con l’uso, ma si è arricchito. Se la Scrittura, come
dice san Gregorio Magno, cresce a forza di essere letta, il Veni creator, è cresciuto nei secoli, a forza di essere cantato. Esso si è
caricato di tutta la fede, la devozione, l’ardente desiderio dello Spirito, delle generazioni che lo hanno cantato prima di noi.
Per presentare bene questo cammino un modo efficace è quello di soffermarci oggi sulle parole della
prima strofa del Veni creator, sono parole semplici ma profonde:
Vieni Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi con la tua grazia
i cuori che hai creato.
I tre verbi VIENI, VISITA, RIEMPI ci mettono subito alla presenza di Qualcuno: Qualcuno che viene,
Qualcuno che visita, Qualcuno che resta: “e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito
perché rimanga con voi per sempre… Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Gv 14, 16-17).
2) VIENI!
Una delle scoperte più belle che abbiamo fatto nella nostra vita è l'esperienza dello Spirito Santo
come di una Persona con la quale siamo entrati in relazione che si è manifestata ai nostri cuori ed
ha invaso la nostra vita.
Con l'effusione dello Spirito o Battesimo dello Spirito abbiamo fatto esperienza di Qualcuno che
viene nella nostra vita, con una venuta reale, concreta, tangibile, riconoscibile dai frutti, quelli
che San Paolo chiama il frutto dello Spirito: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace,
magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).
Ma domandiamoci: Come può, la Chiesa, ripetere allo Spirito Santo: Vieni? Non crede, essa, di
aver già ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste e poi, singolarmente, nel battesimo? Che significa
questo? E’ corretto dal punto di vista teologico dire: Vieni!, a uno che si sa già presente?
Il problema si pone anche per la Scrittura. Il giorno di Pentecoste lo Spirito venne e tutti furono
pieni di Spirito Santo; ma ecco che, non molto tempo dopo, ci fu una specie di seconda
Pentecoste, in cui di nuovo tutti furono pieni di Spirito Santo e tra essi anche alcuni apostoli che
erano stati presenti alla prima Pentecoste (At 4, 31). Paolo spesso raccomanda ad alcuni cristiani,
da tempo battezzati e attivi nella comunità, di riempirsi di Spirito Santo (cfr. Ef 5, 18), come se
prima di allora non lo fossero stati.
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L’apparente contraddizione è, in realtà, una spia preziosa che può condurci a fare una scoperta.
Tommaso d’Aquino dà questa spiegazione teologica delle nuove venute dello Spirito Santo in noi.
Nota, anzitutto, che lo Spirito Santo viene non nel senso che si sposta localmente, ma perché con
la grazia comincia a essere, in modo nuovo, in coloro che egli rende tempio di Dio. Scrive: C’è una
missione invisibile dello Spirito ogni volta che si realizza un progresso nella virtù o un aumento di
grazia; cioè ogni volta che, nella vita spirituale o nel proprio ministero, ci si trova davanti a un nuovo
bisogno o compito da esercitare, che richiedono un nuovo livello di grazia.
Sappiamo dello Spirito che EGLI È COLUI CHE VIENE perché non è disceso una volta per tutte e
dunque non cessa di venire. Egli è colui che viene, che non si stanca di venire che non tarda
quando lo invochiamo.
Egli, infatti, viene sempre. Se v'è una cosa della quale possiamo essere assolutamente sicuri, è che
lo Spirito Santo viene sempre. Il Padre ce lo manda. Ricordiamo il Vangelo: «Quale padre tra voi, se
il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno
scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre
vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono?» (Lc 11,11-13)
Queste parole che ripetiamo con fede ai fratelli che incontriamo nei seminari di vita nuova oggi
devono risuonare al cuore di questa comunità e di ciascuno di noi.
Vieni, Santo Spirito!
La nuova Pentecoste è in atto. Lo è sempre stata, non è mai finita.
Penso alle numerosissime invocazioni allo Spirito Santo che abbiamo incontrato nel nostro
cammino, ai canti con i quali invitiamo lo Spirito a venire e tutti ripetono VIENI SPIRITO SANTO, mi
piacerebbe ripeterli tutti ora cantarli con voi. (cito il CD)
La formula più presente nel nostro dialogo con lo Spirito, la preghiera con la quale più
frequentemente ci rivolgiamo a Lui è questa invocazione che a volte si trasforma in una
implorazione : “Vieni , Vieni o Spirito Santo di Dio!”
A volte nelle nostre preghiere comunitarie si sottovaluta il momento dell'invocazione allo Spirito
Santo, forse ci si è abituati e l’invocazione non è fervente.
Allora ci si comincia a chiedere in che fase della Preghiera invocare lo Spirito e ci sono varie teorie
c'è chi dice che andrebbe invocato subito chi più tardi quando la lode è fervente.
Anche io ho la mia teoria: penso ansi sono persuaso che bisogna invocarlo sempre, ripetere anche
più volte l’invocazione. Infatti alla venuta dello Spirito il nostro cuore si apre progressivamente alla
sua azione e più chiediamo più otteniamo “una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà
versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc
6,37). Nella preghiera comunitaria tendiamo a far spazio nel nostro cuore e appena questo spazio
si crea dobbiamo permettere allo Spirito di riempirlo. È come se durante la preghiera noi
scuotessimo questo recipiente che è il nostro cuore e scuotendolo facessimo spazio ancora
spazio, ancora posto perché che lo Spirito lo riempia.
Questo non vale solo per la preghiera comunitaria ma anche nella nostra preghiera personale
dobbiamo invocare lo Spirito con fede e con insistenza che venga nella nostra vita.
Ma, non basta neppure questo! Perché, come sappiamo, oltre a chiedere con fede la sua venuta,
è importante desiderare che questo avvenga.
Fede e desiderio. Due atteggiamenti quindi, la fede che si radica sulla promessa di Gesù sulla sua
parola sulla sua persona Egli è colui che è venuto a battezzare nello Spirito o che come dice
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Giovanni da lo Spirito senza misura (cfr Gv 3….) il desiderio che va ricercato e coltivato desiderio di
riceverlo, di lasciarlo irrompere nella nostra vita, questo atteggiamento induce ad aprire realmente
la porta del cuore.
Su chi viene lo Spirito Santo?, si domandava san Bonaventura, e rispondeva con la sua solita
concisione: Viene DOVE È AMATO, DOVE È INVITATO, DOVE È ATTESO.
Egli viene sempre. Bisogna però saperlo riconoscere e accogliere. Purtroppo però spesso dopo
averlo invocato, non sappiamo riconoscerlo e accoglierlo. Dopo averlo invocato, è necessario
sapere aprirgli la porta, se non intendiamo continuare a invocarlo invano. Questo non dipende da
lui, ma da noi. Egli viene sempre.
Lo Spirito si fa spazio in coloro che glielo consentono lo Spirito vuole poter agire con libertà nei
nostri cuori lo Spirito essendo soffio e vento è come un gas che si dilata e occupa tutti gli spazi.
Noi siamo tra gli autorevoli testimoni di questo evento, nel secolo scorso questa esperienza dello Spirito
con la comparsa del fenomeno pentecostale e poi con i vari movimenti carismatici manifestatisi all'interno
delle Chiese tradizionali ha assunto proporzioni mai prima conosciute. A giudizio di molti, si tratta del
movimento spirituale DI PIÙ VASTE PROPORZIONI DI TUTTA LA STORIA DELLA CHIESA: in una ottantina
d'anni, una crescita da zero a QUATTROCENTO MILIONI DI PERSONE.
Il battesimo dello Spirito o preghiera di effusione, è la grazia propria di tutto questo vasto
risveglio spirituale. L’effetto più comune di questa grazia è che lo Spirito Santo, da oggetto di
fede intellettuale, più o meno astratto, diventa un fatto di esperienza
Attraverso il battesimo dello Spirito, si fa esperienza dello Spirito Santo, della sua unzione nella
preghiera, del suo potere nel ministero apostolico, della sua consolazione nella prova, della sua
luce nelle scelte. Prima ancora che nella manifestazione dei carismi, è così che lo si percepisce:
come Spirito che trasforma interiormente, dona il gusto della lode di Dio, fa scoprire una gioia
nuova, apre la mente alla comprensione delle Scritture e soprattutto insegna a proclamare Gesù
Signore. Oppure dà il coraggio di assumersi compiti nuovi e difficili, a servizio di Dio e del prossimo.
Di tutto questo, di cui come gli apostoli dicono della resurrezione anche noi possiamo dire: “noi ne
siamo testimoni” (Atti 2,32)
Un noto teologo ha scritto: Non possiamo contestare che l'uomo possa fare quaggiù delle
esperienze di grazia, le quali gli danno un senso di liberazione, gli aprono orizzonti del tutto nuovi, si
imprimono profondamente in lui, lo trasformano, plasmando, anche per lungo tempo, il suo
atteggiamento cristiano più intimo. Nulla vieta di chiamare tali esperienze battesimo dello Spirito
(Karl Rahner).
Il dono del battesimo dello Spirito che noi abbiamo ricevuto è stato per noi l'inizio della nostra
nuova confidenza con Colui che è Signore e da la vita, ma non può rimanere un ricordo vago, è
una esperienza che deve segnare l'inizio di una vita nuova vissuta con questa continua tensione
verso la richiesta di essere riempiti di potenza dell'alto.
3) Visita
La PdD ci ricorda che Dio viene a visitare il suo popolo. Lui stesso che desidera la nostra
compagnia e desidera stare con noi ci visita come ha visitato il popolo d'Israele che così lo
invocava:
“Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna” (Sal 79:15)
Nella Scrittura ci sono tante invocazioni che Israele rivolge al Signore perché la sua visita porta
pace e salvezza. Dio infatti quando fa visita al popolo interviene, agisce e quindi salva. Infatti ogni
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visita di Dio è incontro di salvezza: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento
il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo (Lc 1, 68-69)
Nell'invocazione allo Spirito Santo chiediamo a Dio un incontro di salvezza per questo facciamo
seguire alla richiesta della sua venuta quella di essere visitati (vieni, visita). Quando Lo Spirito del
Signore entra in noi, avviene come per Zaccheo: “oggi la salvezza è entrata in questa casa”.
Ma sappiamo che affinché una casa possa essere visitata primo si deve formulare un invito poi chi
è invitato deve entrare dentro cioè noi chiediamo allo Spirito di entrare dentro e di non limitarsi a
fare una ispezione negli ambienti del nostro cuore ma a fare molto di più a prendervi dimora a
rimanere.
“e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre… Voi lo
conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Gv 14, 16-17).
Se questo avviene allora la sua visita cambia le cose, i fatti ma soprattutto le persone, i cuori.
All'inizio di questo cammino sullo Spirito Santo dobbiamo essere pronti a ché qualcosa cambi
nella nostra vita. Non si può invitare lo Spirito Santo a venire, a visitarci a patto però che lasci tutto
come prima, LUI FA NUOVE TUTTE LE COSE.
CIÒ CHE LO SPIRITO TOCCA, LO SPIRITO CAMBIA, dicevano i Padri. Chi grida: Vieni, visita, riempi!,
per ciò stesso, si consegna allo Spirito, gli dà le redini della propria vita, o le chiavi della propria
casa. Consegnarsi al Padre, perché il Padre ci consegni il suo Spirito! È la condizione.
Al termine del libro “l'obbedienza” padre Raniero scrive che questo atteggiamento di essere
obbedienti alla volontà di Dio di pronunciare il nosrtro eccomi di sottomergli la nostra vita è la
chiave per entrare nella compiacenza di Dio cioè che Dio si compiaccia di noi e la compiacenza di
Dio è lo Spirito Santo che negli Atti leggiamo “E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che
Dio ha dato a quelli che gli obbediscono". (At 5,32)
Anche dicendo “visita” il desiderio ha la sua importanza: penso che tutti abbiate fatto la semplice
esperienza di ricevere una visita gradita nella vostra casa, la visita di un amico caro che viene per
stare con noi e di aver provato il desiderio che quel momento si ripetesse più volte che si
ripresentasse l'occasione di quella visita dello stare insieme.
Non teniamoci troppo, lasciamo che in noi cresca il desiderio, non pensiamo di essere esagerati
con Gesù perché con noi ha decisamente esagerato.
4) Riempi!
L'ultimo verso della prima strofa del Veni Creator dice riempi della tua grazia i cuori che hai creato
Cosa indica la parola grazia? Essa si riferisce allo Spirito Santo in persona.
S Agostino dice: “Che vuoi dire che Dio dà grazia agli umili? Che dà lo Spirito Santo!”, e Rabano
Mauro, autore del Veni Creator, spiega che il Paraclito è chiamato grazia, in quanto ci è dato
gratuitamente, non per i nostri meriti, ma per volere divino.
Dicendo riempi della tua grazia i cuori che hai creato chiediamo quindi allo Spirito Santo di riempirci
di se stesso, non di qualche suo dono.
Inoltre gli chiediamo di attuare in noi l’adesione a Gesù: infatti con il termine grazia l’inno Veni
Creator invoca tutta l'opera di Cristo correlando strettamente l’azione dello Spirito
(pneumatologia) con quella di Cristo che ci ha guadagnato la salvezza (cristologica). La grazia è
infatti il punto d'incontro tra l'opera di Cristo e quella dello Spirito: il primo è l'autore della grazia,
il secondo, per così dire, il contenuto.
I limiti e le strettezze vengono da noi, ma la grazia, ossia lo Spirito non cessa di colmarci sempre
maggiormente. Così lo Spirito viene incessantemente come una pienezza e ci trasforma in Gesù.
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Nel Nuovo Testamento troviamo tre verbi e tre immagini per esprimere la venuta dello Spirito
Santo:
essere battezzati nello Spirito Santo (Cfr. Mt 3, 11; Gv 1, 33; At 1,5),
essere rivestiti di Spirito Santo (Lc 24, 49);
essere riempiti di Spirito Santo.
Quest'ultimo è il verbo usato con maggior frequenza. Di Gesù si dice che pieno di Spirito Santo si
allontanò dal Giordano (Lc 4, 1); pieni di Spirito Santo sono detti Giovanni Battista, Elisabetta,
Stefano (Cfr. Lc 1, 15.41; At 6, 5; 7, 55). Ma soprattutto è il verbo con cui si descrive il miracolo di
Pentecoste: Tutti furono pieni di Spirito Santo (At 2, 4).
L'espressione essere pieni di Spirito Santo, usata 5 volte negli Atti degli Apostoli per descrivere la
condizione di coloro che hanno ricevuto la visita o meglio l'irruzione dello Spirito nella loro vita, fa
al caso nostro perché ci fa partire con il piede giusto nel cammino di quest’anno.
Infatti ci spiega che non possiamo dire allo Spirito “vieni” , “visita” senza dirgli “riempi”. Perché
più che una presenza, la sua venuta è un'invasione, o come dice il mio carissimo don Livio una
“possessione”.
Con desiderio lo invochiamo: «Vieni!» E quando apriamo, avviene l'invasione, lo Spirito viene come
una pienezza: è il dono diffuso su di noi a profusione (Tt 3,5). La preghiera della Chiesa, in questo,
non si inganna: «Veni Sancte Spiritus: imple, reple», riempi, colma.
Riempi, Colma: torniamo all’immagine della misura pigiata, scossa, traboccante. Il dono dello
Spirito Santo non conosce misura, lo dice Gesù a Nicodemo: senza misura egli dà lo Spirito (Gv 3,
34). Lo dice l’esperienza della Chiesa nascente: dopo l’invocazione “furono tutti pieni di SS”!
Quando apre allo Spirito, quando rimuove dighe e argini, l'uomo ne è colmato, inondato e allora
si manifestano gli effetti della sua presenza che può operare una trasformazione di tutto l’essere.
Ecco come prega sant’Agostino: “Respira in me, o Spirito Santo, affinché io pensi santamente.
Cresci in me, o Spirito Santo, affinché io agisca santamente. Seducimi, o Spirito Santo, affinché io ami
santamente. Fortificami, o Spirito Santo, affinché io vegli santamente. Custodiscimi, o Spirito Santo,
affinché io non tradisca mai ciò che è Santo”.
Ma per essere riempiti occorre prima SVUOTARSI, svuotarsi di sé delle proprie idee, del proprio
peccato, di ogni attaccamento... Ecco come ci stimolano le parole del Beato Charles de Foucauld:
“Vuotiamo, vuotiamo il nostro cuore di tutto ciò che non è la cosa unica. Nient’altro sia il nostro
tesoro che Dio. Né il prossimo, né noi stessi, né i santi, né gli angeli, né i principati, né le potenze; non
attacchiamoci a nulla. A nulla diamo il nostro amore, di nulla facciamo il nostro tesoro. Il nostro
unico tesoro sia Dio, il nostro cuore sia tutto di Dio, tutto in Dio, tutto per Iddio, Lui solo; siamo vuoti
di tutto, tutto il creato, distaccati anche dai beni spirituali, anche dalle grazie di Dio, vuoti di tutto per
poter essere completamente pieni di Dio... Noi non vogliamo, non accettiamo altro tesoro che lui,
perché non sopportiamo che ci sia nel nostro cuore altra cosa che lui. Egli ha diritto a tutto, tutto il
nostro cuore; noi lo conserviamo tutto, tutto intero per lui solo. Svuotiamoci dunque di tutto e
stiamo bene attenti perché nulla vi rientri e perché questo cuore dato a Dio e svuotato per lui resti
sempre perfettamente vuoto e puro, e appartenga veramente a lui solo”.
Solo chi è vuoto viene riempito!
Quando invoco lo Spirito con le braccia aperte posso immaginare di essere come un calice che lo
Spirito riempie. Il mio cuore un calice. Dio può riempirmi solo se sono vuoto.
Noi Calice vuoto che lo Spirito riempie di grazia. La volontà di Dio è che siamo pieni, ricolmi,
traboccanti di Spirito Santo.
Ma anche se è meno poetica, le braccia aperte di un orante somigliano ad un imbuto che dilata le
nostra possibilità di ricevere ciò che proviene dall'alto.
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Ciò presuppone un totale abbandono in Dio. Quando l’abbandono è totale lo Spirito trova il cuore
totalmente vuoto. Durante la sua missione Cristo umiliò se stesso, fino a svuotarsi del tutto sulla
croce (Filippesi 2 nuova traduzione dice svuotò se stesso). La lettera agli Ebrei dice che Cristo
“offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo
pieno abbandono a lui, venne esaudito” (Eb 5,7).
Pieno abbandono è quindi obbedienza. Abbandono è svuotamento, è obbedienza
Lì, sulla croce Xto è totalmente vuoto di sé e il suo cuore può essere riempito totalmente. Alla sua
morte escono Sangue e Acqua, perché il calice trabocca
Dalla Croce sangue (=obbedienza) e acqua (Spirito)
5) Un cammino di preghiera
e allora concludiamo questo intevento e iniziamo il nostro cammino con una raccomandazione
accorata che ci facciamo gli uni gli altri.
Vuota di sé la Chiesa, la Comunità, prega, chiama lo Spirito, perché si aspetta tutto da Dio.
Scrive Giovanni Paolo II nella Dominum et Vivificantem: Se è un fatto storico che la Chiesa è uscita
dal Cenacolo il giorno di Pentecoste, in un certo senso si può dire che non lo ha mai lasciato.
Spiritualmente l'evento della Pentecoste non appartiene solo al passato: la Chiesa è sempre nel
Cenacolo, che porta nel cuore. La Chiesa persevera nella preghiera, come gli apostoli insieme a
Maria, Madre di Cristo, ed a coloro che in Gerusalemme costituivano il primo germe della comunità
cristiana e attendevano, pregando, la venuta dello Spirito Santo. La Chiesa persevera nella preghiera
con Maria.
NON È SCONTATO, BISOGNA RIPETERLO: INVOCARE LO SPIRITO SIGNIFICA PREGARE, COME
SINGOLI E COME CORPO!
E’ questo un anno di cammino in cui vogliamo dare spazio alla preghiera personale e vivere bene la
preghiera comunitaria. Questi due appuntamenti (personale e comunitario) sono occasioni
concrete in cui lo Spirito, viene, visita, riempie.
Tutto, anche la nostra evangelizzazione, origina qui, nella preghiera. E non abbiamo altro da dare
al mondo se non questo: insegnare a pregare in attesa della Pentecoste. Scrive Giovanni Paolo II
nella Dominum et Vivifivcantem: “La nostra difficile epoca ha uno speciale bisogno della preghiera.
Se nel corso della storia — ieri come oggi — numerosi uomini e donne hanno dato testimonianza
dell'importanza della preghiera, consacrandosi alla lode di Dio e alla vita di orazione soprattutto nei
monasteri con grande vantaggio per la Chiesa, in questi anni va pure crescendo il numero delle
persone che, in movimenti e gruppi sempre più estesi, mettono al primo posto la preghiera ed in
essa cercano il rinnovamento della vita spirituale. È questo un sintomo significativo e consolante,
giacché da tale esperienza è derivato un reale contributo alla ripresa della preghiera tra i fedeli, che
sono stati aiutati a meglio considerare lo Spirito Santo come colui che suscita nei cuori un profondo
anelito alla santità. In questo modo i tempi, in cui viviamo, avvicinano allo Spirito Santo molte
persone, che ritornano alla preghiera.” Cosa abbiamo da dare al mondo? La testimonianza che
all’invocazione dello Spirito egli Viene, Visita, Riempie, facendo rinascere la speranza e operando
grandi cose
Facciamo nostra all’inizio del cammino una preghiera della Liturgia di Pentecoste: “Rinnova, o Dio,
ai nostri giorni, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione
del Vangelo”.
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ALCUNE NOTAZIONI SUL CAMMINO
lo diciamo più volte ma è bene ripetere che questo cammino è l'unica catechesi ufficiale che ci
arriva e come tale va vissuta con attenzione entrandoci dentro non disertando gli incontri, dando
ad ogni tappa ed a ogni incontro la sua dignità;
e qui penso a tutti, ognuno per ciò che gli compete, agli incontri di cenacolo si viene preparati
altrimenti tutto si limita ad uno sterile spontaneismo;
la catechesi è un momento che riunisce tutti gli alleati e gli amici di una fraternità,è un momento
profetico se è stato preparato bene, dovrebbe essere un momento preceduto da un dialogo tra i
responsabili di fraternità e il catechista per comprendere insieme su cosa in particolare centrare
l'attenzione durante l'annuncio che verrà fatto;
per questa ragione è importante la partecipazione alla catechesi come è importante la
PUNTUALITA' che malgrado venga sempre disattesa è un reale segno di carità gli uni verso gli altri;
ci si prepara alla risonanza che non è un raccontare l'insegnamento che abbiamo ascoltato n°é
tanto meno anticipare la propria revisione di vita ma è il comunicare ciò, che dopo una settimana
nella quale abbiamo meditato sul testo del cammino, ha risuonato nel nostro cuore sapendo che
così arricchiamo gli altri e condividiamo i frutti del lavoro dello Spirito in noi;
chiaramente è difficile fare questo se durante la settimana non abbiamo ripreso in mano la
catechesi più volte e non l'abbiamo letta, studiata, sottolineata fatta lavorare in noi…...;
c'è poi l'impegno di conversione che si dice debba essere verificabile penso che è un punto
dolente, tutti vediamo che raramente ci troviamo pronti a dire il nostro impegno perché non lo
abbiamo scelto e a volte ci avventuriamo in improbabili avventure spirituali che nessuno potrà mai
verificare, molto più spesso ci troviamo a prendere impegni che già abbiamo preso il giorno del
rinnovo della nostra alleanza;
il momento di condivisione è il momento nel quale c'è più libertà nella struttura dell'incontro ma
anche qui è importante che chi desidera condividere qualche aspetto della propria vita venga
preparato e si proponga ed è altrettanto importante che la sua condivisione venga accolta con
grande attenzione da tutti;
l'incontro degli alleati non può essere banalizzato, è un momento nel quale si può entrare dentro i
problemi della fraternità chiamando per nome e cognome i problemi, può essere il momento nel
quale i Responsabili di Fraternità da un lato possono dire ciò che devono comunicare ma dall'altro
possono ascoltare i fratelli, ma per fare questo il clima deve essere giusto, si deve sapere ciò che si
fa deve essere comunicato quale è l'obiettivo dell'incontro bisogna saper organizzare le cose in
modo che tutto si svolga con ordine;
la revisione di vita va preparata, va scritta non può essere improvvisata, se non l'abbiamo
preparata è meglio che non la facciamo ma questo può accadere una volta non sempre
 Normalmente ci si esamina nei seguenti ambiti:
- LA PREGHIERA
Come ho vissuto la mia preghiera personale in questa tappa?
Sono stato fedele al mio tempo di preghiera?
- pag. 9 -
- LA PAROLA DI DIO
Come mi ha parlato Dio in questo tempo?
Come ho accolto la sua Parola?
- I RAPPORTI CON GLI ALTRI
Come ho esercitato la carità nella famiglia, nella Comunità?
Come ho vissuto le promesse di perdono permanente e di costruzione dell’amore?
- I NOSTRI DOVERI
Ho vissuto da cristiano nella scuola, nel lavoro…?
Sono stato fedele agli impegni comunitari?
Come ho vissuto le promesse di povertà e di servizio?
- Ci si deve verificare inoltre sull’IMPEGNO DI CONVERSIONE preso all’inizio della tappa.
Nella revisione di vita si parla di se stessi non degli altri
I pericoli più comuni e verso i quali l’animatore deve sempre vigilare sono diversi:
- l’improvvisazione, che fa scadere tutto nella banalità;
- il voler far scuola agli altri con la propria revisione di vita;
- una revisione di vita che va per le lunghe (in quel caso vuol dire che non è stata
preparata bene o che ci si nasconde dietro alle parole);
- l’essere pessimisti (la nostra revisione di vita deve avere sempre il marchio della
speranza);
- l’intervenire a sproposito e il rispondersi gli uni gli altri;
- un clima di distrazione;
sarebbe molto opportuno che ognuno si rilegga le note che sono riportate nel libretto del cammino
e che ci insegnano a vivere la revisione di vita come un momento di grazia e di verità
c'è infine la festa il momento conclusivo della tappa che riunisce l'intera fraternità è un momento di
comunione nel quale si vive l'esperienza “quanto è buono e quanto è soave che i fratelli
vivano insieme” (Sal 133,1) è anche l'incontro nel quale va dato spazio alla testimonianza;
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Presentazione del cammino 2011-2012