poiché non risolve la tensione drammatica
dell’apertura del brano, ma conduce invece
la pressione psicologica quasi verso la ferocia
della disperazione. Ogni nota in questa sinfonia
ha un carattere di viva evidenza e sincerità, e la
cosa più sconcertante è che questo carattere
è espresso, per così dire, da un personaggio
in maschera. Se ha ragione il filosofo Nietzsche
quando dice che solo attraverso la maschera
si può conoscere la verità, la Quinta Sinfonia
di Šostakovi ne è dimostrazione: la maschera
che il compositore indossa non è meno vera
del volto, e ciò che essa dice non è filtrato da
atteggiamenti o da vezzi, ma appare palese
e lampante. Quel che è certo è che alla prima
esecuzione della sinfonia tutti capirono:
il messaggio fu chiaro sia ai sopravvissuti
al terrore, che avevano assistito alla
deportazione o all’uccisione di amici e famigliari,
sia ai critici e ai fedelissimi al regime, pronti a
levarsi di torno un avversario scomodo, sia ai
potenti stessi, che riconobbero in lui l’autore
di un autentico capolavoro. Ma nonostante
fosse presentato come “risposta creativa ad
una giusta critica”, questo capolavoro rimane
per noi il messaggio sincero di un personaggio
profondamente enigmatico.
Testi di Francesco Antonioni
Martin Helmchen, completati gli studi
a Berlino e ad Hannover, vince nel 2001
il concorso “Clara Haskil” e nel 2005 viene
chiamato a far parte del Borletti-Buitoni Trust
(Fondazione che promuove e sostiene la
carriera di giovani talenti musicali) e diventa
“Credit Suisse Young Artist”. Nel 2006
debutta con i Wiener Philharmoniker diretti
da Valery Gergiev al Festival di Lucerna,
prestigiosa occasione che avvia la sua carriera
internazionale e lo porta a collaborare con
la Philharmonia di Londra e la Gewandhaus
Orchestra di Lipsia sotto la direzione
del M° Cristoph von Dohnanyi, con l’Orchestre
National de Lyon e Anton Wit, con l’Orchestre
National de France e Andrés Orozco-Estrada,
con la Radio Symphony Orchestra di Berlino
e Marek Janowski, con la Royal Stockholm
Philharmonic Orchestra e Simon Storgards.
Recentemente ha debuttato con i Berliner
Philharmoniker diretti da Herbert Blomstedt,
con la London Philharmonic diretta da
Vladimir Jurowski e con la City of Birmingham
Symphony Orchestra diretta da Andris Nelsons.
Artista PentaTone dal 2007, Helmchen ha inciso
opere di Mozart, Mendelssohn, Schumann
e Dvo ák. Sensibile ed elegante interprete
di Franz Schubert - sue registrazioni di opere di
Schubert gli sono valse il premio ECHO nel 2009
- ha recentemente registrato con la violinista
Julia Fischer le opere complete di questo
compositore per violino e orchestra nonché
un CD di concerti di Mozart con la Netherlands
Chamber Orchestra diretta da Gordan Nikolic.
Michael Sanderling, nato e cresciuto a
Berlino ha iniziato la sua formazione musicale
come violoncellista. Dopo aver vinto numerose
competizioni, ha iniziato a collaborare - su invito
di Kurt Masur - con la Gewandhausorchester di
Lipsia, con la Berlin Radio Symphony Orchestra
e come ospite solista di innumerevoli orchestre
europee e americane, dalla Orchestre de
Paris alla Boston Symphony Orchestra.
Come direttore debutta nel 2005 con la
Filarmonica di Dresda divenendone nel 2011
direttore principale. Sanderling ha collaborato
con molte orchestre internazionali tra cui
Tonhalle-Orchester Zürich, Sinfonieorchester
des Bayerischen Rundfunks, Münchner
Philharmoniker, Sächsische Staatskapelle di
Dresda, Konzerthausorchester Berlin, RadioSinfonieorchester di Stoccarda, Orchester Köln
Gürzenich e Nederlands Orkest Philharmonisch.
Le prossime stagioni lo vedranno impegnato
sul podio di: Gewandhausorchester di Lipsia,
WDR Sinfonieorchester Köln, Bamberger
Symphoniker, Yomiuri Nippon Symphony
Orchestra, Orchestre Philharmonique de
Monte-Carlo, Orchestra Filarmonica Nazionale
di Taiwan e Philharmonia Orchestra London.
Michael Sanderling, ha effettuato diverse
incisioni con la Kammerakademie di Potsdam
tra le quali si segnala la Sinfonia da camera
di Dmitri Šostakovi per SONY Classical.
La Konzerthausorchester Berlin, fondata nel
1952 come orchestra di Stato, ha guadagnato
fama internazionale sotto la direzione di Kurt
Sanderling, direttore principale dal 1960
al 1977. Negli anni l’orchestra ha avuto importanti
direttori stabili quali Gunter Herbig, Claus Peter
Flor, Michael Schønwandt, Eliahu Inbal e
Lothar Zagrosek. Oggi la Konzerthausorchester
di Berlino è l’orchestra che vanta il maggior
numero di abbonati, oltre 12.000 in Germania
e, accanto all’importante attività concertistica
svolta nella capitale, l’orchestra prosegue
una solida tradizione di tournée negli Stati
Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Austria,
Danimarca, Grecia, Paesi Bassi, Belgio,
Italia, Turchia, Cina e Spagna. È regolarmente
inserita nelle programmazioni dei più importanti
Festival nazionali e internazionali. Attualmente
Iván Fischer è direttore principale e Dmitrij
Kitajenko è il direttore ospite principale.
ph - Marco Borggreve (Konzerthausorchester) © studio patrizia novajra
e in tali casi le possibilità erano due:
o la ritrattazione o la condanna definitiva.
Šostakovi optò per una scelta insolita: non
far niente, non lamentarsi, non chiedere aiuto,
ma nemmeno fare pubblica penitenza
e ammenda; piuttosto, ritirò la Quarta Sinfonia
dalla pubblica esecuzione e continuò a
lavorare come poteva. Le conseguenze non
tardarono a presentarsi: a causa della riduzione
delle esecuzioni dei suoi lavori, le restrizioni
economiche furono pesanti; l'emarginazione
dai circuiti ufficiali della società artistica
sembrò definitiva e l'unico modo per evitare ai
suoi familiari il trauma dell’irruzione notturna in
casa dei gendarmi fu dormire per un periodo
sul pianerottolo, in attesa che si compisse
l’inevitabile. È ancora un mistero la ragione
per cui ciò non accadde: la sorella Maria
fu mandata al confino in Asia centrale, suo
marito arrestato e la suocera Sofia finì in un
campo di concentramento, ma a Dimitrij fu
risparmiata la vita. Sicuramente il 21 Novembre
1937 rappresentò una svolta fondamentale
per il percorso artistico di Šostakovi : dopo
la prima esecuzione della Quinta Sinfonia
a Leningrado, il diluvio di applausi e la unanime
approvazione sia delle vittime del terrore
staliniano sia dell’apparato politico responsabile
delle persecuzioni, determinarono il successo
pubblico e garantirono la sopravvivenza del
compositore. L’aspetto della Quinta Sinfonia è
dunque enigmatico come il volto di una sfinge.
Sarebbe errato leggere in essa messaggi
cifrati, tentativi di aggirare la censura e di
seminare indizi di una dissociazione dell’autore
dalla celebrazione del sistema autocratico e
dittatoriale instaurato da Stalin; se pure questa
fosse stata l’intenzione di Šostakovi , non ne
potrebbero essere rimaste tracce, ovviamente.
Né tuttavia l’aspetto encomiastico della sinfonia,
particolarmente il finale, può essere letto
come una convincente affermazione di fede
nel destino collettivo della nazione sovietica,
sabato 7 febbraio 2015 ore 20.45
CO N C E R TO pl u s
Prokof'ev Suite da Cenerentola op. 107
SERGEJ PROKOF’EV (1891-1953)
Suite op. 107 da Cenerentola
Introduzione: Andante dolce
Cenerentola va al ballo: Vivo
Walzer di Cenerentola: Allegro espressivo
Litigio: Moderato - Allegro irato
SERGEJ PROKOF'EV
Concerto n. 2 in sol minore op. 16 per pianoforte e orchestra
Andantino
Scherzo. Vivace
Intermezzo. Allegro moderato
Finale. Allegro tempestoso
***
DMITRIJ ŠOSTAKOVI (1906-1975)
Sinfonia n. 5 in re minore op. 47
Moderato
Allegretto
Largo
Allegro non troppo
Prokof’ev iniziò a comporre il balletto
Cenerentola (Zolushka) nel maggio del 1940
insieme all’opera Matrimonio al convento,
ma lo scoppio della seconda guerra mondiale
interruppe la continuità del lavoro. L’opera, su
libretto di Mira Mendelson, vide la conclusione
prima del balletto, che fu terminato quattro
anni dopo, nel 1944. Furono anni travagliati
per l’Unione Sovietica, come del resto per
tutte le nazioni in guerra, e coincisero con un
periodo faticoso anche per l’autore: la malattia
di cuore che lo afflisse per tutto il resto della
vita si manifestò per la prima volta proprio nel
1941; l’emergenza bellica indusse il governo
ad evacuare molti artisti dalla capitale, incluso
Prokof’ev, che lasciò il resto della famiglia a
Mosca per rifugiarsi nelle repubbliche del sud,
ma la collaborazione artistica con la Mendelson
si trasformò ben presto in una relazione amorosa,
causando il divorzio dalla moglie Lina, che
qualche anno più tardi fu arrestata con l’accusa
di spionaggio e reclusa in un campo di lavoro.
Si affacciava nella mente dell’autore anche il
progetto di una nuova opera, Guerra e pace,
il cui argomento era più adatto alla situazione
contingente, piuttosto che il soggetto fiabesco
del balletto. Con Ivan il terribile continuava
inoltre la fertile collaborazione del compositore
con il regista Eisenstein, che avrebbe dovuto
disegnare le scene per Guerra e pace al teatro
Bol’shoi, in una produzione poi non realizzata,
e l’incessante attività creativa di quegli anni
vide la nascita della Sonata per flauto op. 94,
della Quinta Sinfonia, della Settima e Ottava
Sonata per pianoforte, e dei pezzi pianistici tratti
dalla Cenerentola, che, insieme alle tre Suite
per orchestra ultimate nel 1946 completano il
quadro delle composizioni dedicate dall’autore
alla fiaba di Perrault, giunta nell’immaginario
ottocentesco attraverso il racconto dei fratelli
Grimm. Oltre l’aspetto favolistico, la perfetta
conoscenza dei ritmi teatrali e l’abilità nel
delineare musicalmente i personaggi collega
la Cenerentola di Prokof’ev con i capolavori di
ajkovskij, notoriamente definito da Stravinsky
il «compositore più russo», geniale codificatore
del balletto narrativo e delle scene di carattere,
che ritroviamo nelle pagine della suite, dove
confluiscono le musiche destinate al primo
e al secondo atto del balletto. Malinconia
e speranza, i due temi portanti della storia di
Cenerentola, sono raffigurati sin dall’inizio e ad
ogni personaggio della storia, dalle sorellastre
alla fata madrina, è dato opportuno carattere
musicale. Non mancano ovviamente le danze
nel palazzo del principe, e il Grande Valzer
ballato dai due giovani, tratto dal secondo atto,
è una delle melodie più celebri del balletto.
Prokof'ev Concerto n. 2 op. 16
per pianoforte e orchestra
Nonostante i molti anni trascorsi al
conservatorio di San Pietroburgo, Sergej
Prokof’ev, altezzoso ed anti accademico,
non poteva dirsi certo uno studente modello.
Dopo il diploma in composizione, con l’idea
di trarre vantaggio dalle sue grandi doti di
pianista per procurarsi notorietà anche come
autore, si iscrisse alla classe di pianoforte e di
direzione d’orchestra. Come prova di diploma in
pianoforte, contravvenendo alla consuetudine
di presentare un concerto classico, Prokof’ev
presentò l’esecuzione del suo Primo Concerto
per pianoforte e orchestra, che gli valse nel
giugno 1914 la vittoria dell’ambito premio
Rubinstein, il più alto riconoscimento attribuito
ad un allievo di pianoforte. Per quell’anno
Prokof’ev aveva già terminato la composizione
del Secondo Concerto, ultimato all'inizio del
1913, la cui prima esecuzione lasciò sbalorditi
i presenti per l’ardimentoso virtuosismo
e la quasi ansimante ricerca di modernità.
Fu proprio quella la musica che Prokof’ev
suonò l’anno dopo all’impresario Diaghilev,
per fare impressione sul geniale animatore dei
Balletti Russi, che tanto aveva contribuito alla
fama di Igor Stravinsky. Non è facile cogliere
al giorno d’oggi l’empito modernista che anima
il Secondo Concerto per pianoforte, ma è
interessante rilevare come il modernismo
di Prokof’ev sia qui affine all’immaginazione
romantica, capace di suscitare visioni e fantasie
attraverso la musica. Da questo punto di vista
può essere rivelatore l’accostamento del
Secondo Concerto alla Suite da Cenerentola,
ancorché siano opere distanti quasi trent’anni
l’una dall’altra, per misurare con maggior
evidenza la forza con cui le note di Prokof’ev
sono capaci di suscitare vivide immagini
e raccontare storie. Nella partitura
si susseguono pagine di estrema difficoltà
per il solista, chiamato sovente a gareggiare
con l’intera orchestra in energia sonora.
Notevolissima è ad esempio la cadenza del
primo movimento che richiede straordinarie
doti di velocità e potenza e contravviene alla
convenzione di porgere l’attacco dal solista
all’orchestra, facendo intervenire invece la
maestosità degli ottoni nel momento in cui la
sonorità del pianoforte è giunta al parossismo.
Šostakovi Sinfonia n. 5 op. 47
La Quinta Sinfonia di Šostakovi rappresenta la
svolta creativa e geniale di un artista in estrema
difficoltà e rispecchia la situazione di sofferenza,
quando non di pericolo assoluto, in cui vennero
a trovarsi quasi tutti gli artisti, scrittori e
intellettuali durante gli anni di Stalin, divenuto
segretario generale del partito comunista nel
1922 e investito di immenso potere autocratico
fino alla morte, avvenuta il 5 marzo 1953, stesso
giorno della morte di Prokof’ev.
Negli anni trenta la musica di Šostakovi
già suscitava lodi, successo e ammirazione
in tutto il mondo e ciò non poteva non
attrarre l’interesse del capo dello stato, così
attento alla propaganda interna ed esterna.
La questione politica rivestiva grande
importanza: Šostakovi era tutt'altro che un
oppositore, anzi la sua adesione ai valori
socialisti era entusiasta e convinta; le sinfonie
precedenti erano state dedicate alla rivoluzione
di ottobre (la Seconda) e al Primo Maggio dei
lavoratori (la Terza); tuttavia i valori, le idee,
le vicende e le passioni rappresentate dalla sua
musica più recente erano entrate in conflitto
con il programma di edificazione morale che
il regime di Stalin pretendeva fosse il compito
dell'artista, al pari della partecipazione al gusto
popolare e alla visione ottimista del destino
della società comunista. Il segretario del
partito aveva idee precise sul ruolo dell'arte
e la fortuna di Šostakovi andava vagliata,
discussa ed eventualmente indirizzata verso
gli scopi personali di Stalin, che identificava
in essi i desideri dell'intera nazione. È celebre
la condanna senza appello dell'opera
Una Lady Macbeth del Distretto di Mcensk,
pubblicata con il titolo Caos anziché musica
sulla Pravda, giornale che spesso utilizzava
parole accese di condanna a morte degli
oppositori, definiti senza troppe perifrasi: nemici,
sabotatori da distruggere, cospiratori da fucilare
et similia. Meno celebre forse è l'analoga
condanna pubblicata sullo stesso giornale
del balletto Il ruscello limpido la cui musica
non è certo paragonabile alle dissonanze
della Lady Macbeth, ma appartiene al lato
più giocoso e piacevole della personalità del
compositore. Se da una parte il tema dell'opera
non era appropriato alla situazione storica
e alle esigenze del popolo, d'altra parte la
musica del balletto era ritenuta insincera e
superficiale (oggi forse si sarebbe detto: furba)
e dunque ancor meno confacente alle
necessità del presente. Qualsiasi cosa facesse
Šostakovi era dunque ritenuta inadeguata,
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e in tali casi le possibilità erano due