DAI GIOCA, PATACA TRADUZIONE IN ITALIANO Iscrizione SIAE N: 227846 E-MAIL: [email protected] Tel: 0547 666945 Cell: 339 1783850 1 DAI GIOCA, PATACA Commedia brillante in tre atti di Maria Teresa Pazzaglia Personaggi e interpreti: ADA : padrona di casa dall’ età tra i 55 e i 60 anni GIORGIO: marito di Ada della stessa età CARLO: figlio di Ada e Giorgio dai 25 ai 30 anni LORETTA: morosa di Carlo stessa età di Carlo PIERA: amica di Ada e vicina di casa pensionata sui 60 anni CESARE: amico di Giorgio pensionato sopra i 60 anni MARINA: sorella di Giorgio sulla cinquantina GIUSEPPE: marito di Marina costituzione. stessa età della moglie, di robusta RUGGERI: dottore media età LUIGI: esattore delle tasse poco più che ventenne La scena è ambientata ai giorni nostri in una casa di gente comune. In scena servono un tavolino col telefono, un tavolo con sedie e un divanetto. L’ arredo è quello di una casa di lavoratori, ben tenuto. In fondo la porta d’ entrata, ai due lati la porta della cucina e quella delle camere. 2 ATTO PRIMO ( A piacere suona la colonna sonora della “ Pantera Rosa” ) (Entra dalla porta centrale Ada, con la borsa della spesa, che appoggia su una sedia vicino al tavolo. Si toglie la borsetta e la giacca e comincia a tirare fuori la spesa controllando con lo scontrino in mano il prezzo di ogni cosa. ) ADA : Uova e va bene, carta igienica, va bene, farina, aceto, salsiccie; va tutto bene, allora come mai che i soldi non vanno bene? ( tira fuori il portafoglio, estrae i soldi e comincia a contarli) dieci, dieci venti, più venti, quaranta, più venti, sessanta; ci sono sessanta euri, ne ho spesi diciotto, gli spiccioli sono qui, ci mancano dieci euri, sono sicura; avevo cento euri, l’ altro giorno ne ho spesi dieci, dovevano rimanerne novanta. La commessa mi ha dato il resto giusto perché li ha contati davanti a me. O che sono diventata sciocca o che perdo i soldi per la strada. Anche la settimana scorsa, preciso. Ohi, non ci saranno mica gli spiriti in questa casa. ( bussano alla porta entra Piera ) ADA: PIERA : ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: Sei te Piera? vieni, vieni avanti. Oh cosa fai, a casa tua crescono i soldi? A casa mia invece calano. Stai zitta valà che non riesco a strologarmi , sono un po’ di giorni che perdo i soldi. Come sarebbe a dire un po’ di giorni? Quante volte li hai persi? Non lo so, almeno da qualche settimana, quando vado a fare la spesa mi accorgo che nel portafoglio non ci sono i soldi che avevo la volta prima. Sarà che non ti ricordi, cosa vuoi, se non li controlli tutti i giorni può essere che alla nostra età non abbiamo più la memoria buona; Ho sentito un medico alla televisione che ha detto che è facile a una certa età perdere la memoria corta. Te dici così, ma io sono sicura e non è la prima volta. Non ho perso la memoria, dì sono ancora abbastanza giovane, non vorrai mica che già abbia la dementa seline. Non si chiama così, si dice Alsimer, lo sai pure. 3 ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: E come no! E’ quella che ha il mio suocero, che scambia la Tatiana, che ha trent’ anni, per la moglie del suo povero fratello, morto più di dieci anni fa. Ma lui ha novant’ anni, dì, io invece ne ho trenta di meno, vuoi scherzare? Ma allora i soldi non ti possono essere caduti quando hai pagato? Tutte le volte? Non è solo oggi! Se è così sono diventata sciocca del tutto. ( le due donne hanno un attimo di pausa) No, secondo me non sei ancora diventata sciocca del tutto, no… hai sentito che dicono che bisogna adoperare le carte, che non si devono più adoperare i soldi? Quali carte? Quelle che si chiamano… il banca-mat, sì quelle che ti dà la banca, ma fanno diventare matti per ricordarsi i numeri. Io di quelle robe moderne lì non ci capisco niente; come fanno i soldi con quelle macchinette? Sono elettriche, i soldi passano nel filo della luce e vanno nella banca. Dicono però che se ti rubano il portafoglio, ti portano via tutti i soldi che hai nella banca. Bisogna ricordarsi i numeri, così non possono tirare giù i soldi. E se quando sei lì nel supermercato ti viene una annesia e non ti ricordi più i numeri, cosa fai? Ti tocca lasciare lì tutta la spesa e tornare a casa senza niente. Dicono che bisogna avere i numeri in un pezzo di carta. E se ti rubano il portafoglio? Così ti trovano anche i numeri. Non bisogna tenere il foglietto nel portafoglio. Guarda che se ti rubano la borsa è preciso. Una volta quando andavano in gita le donne mettevano i soldi nelle mutande, in un sacchetto legato con una spilla. Ma come fai quando sei alla cassa e hai l’ annesia, non puoi mica tirati su la sottana! Bè, allora lo puoi mettere in una scarpa. E se hai i piedi che fanno la puzza di sudore, ti cavi le scarpe lì davanti a tutti? Perché a te ti fanno la puzza i piedi? Ohi, quando si suda, delle volte… Hai ragione, allora lo pui mettere nel petto, come facevano una volta, che le donne si mettevano i soldi anche lì. 4 ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: Ti pare! Lì davanti a tutti ti tocca aprire i bottoni della camicetta e razzolare nel petto! Se poi il foglietto si è spostato un pochino in là… ( indica sotto il seno) No, no, io ho sempre pagato con gli spicci e vado avanti così! Allora tornando al discorso dei soldi che ti mancano, qui ci sono delle cose che non vanno bene…dì sei sicura che non siano venuti i ladri in casa? I ladri che portano via solo dieci euri alla volta? No, non va; oh, io vengo a casa tua, ma non sono mica io eh, mi raccomando! Sei matta, vuoi che non mi fidi di te! Ci conosciamo da quarant’ anni; non ci penso proprio. E le altre volte quanti soldi ti mancavano? Più o meno dieci, quindici euri. Non sono molti, ma dai oggi, dai domani fanno una mucchia. Dieci euri ogni due, tre giorni fanno un centinaio di euri al mese. Ciou e poi cento euri sono duecento buoni da mille, sono molti al giorno d’ oggi. Io non me lo posso cavare dalla testa, devo capire cosa succede. Lasciami pensare…secondo me se non li perdi per la strada, può essere qualcuno qui a casa. Però io non voglio mica parlare male della tua famiglia , eh! Mio marito ha la pensione e poi è tutto il giorno in giro a fare lavoretti da tutti, quindi di soldi ne ha finchè vuole; il mio figlio lavora e prende il suo stipendio, è vero che non prende molto, ma qui a casa si risparmia tutti i soldi. Io gli dico che li deve mettere da parte per quando si sposa. Sì tuo marito non può essere, e tuo figlio sembra un bravo ragazzo, ma al giorno d’ oggi lo sai, gli amici… le compagnie, io lo so che guardo la televisione, dicono che nelle discoteche gira la droga come le caramelle e dicono anche che basta andare in piazza, che si incontrano quelli che la vendono alla luce del sole, davanti a tutti. Non vorrai mica che il mio figlio si droghi… Io ti dico che bisogna stare attenti, dammi retta, che io lo so, alla televisione lo dicono sempre e anche i nostri vecchi dicevano di tenere la capezza corta coi figli. Te devi controllare bene tuo figlio. E che cosa devo fare, cosa devo guardare? Alla televisione hanno detto di guardare se è imbamboccito, se non è sveglio, se ha gli occhi addormentati, e se sta molto nel letto. 5 ADA: PIERA: ADA: Dì , mo sei proprio informata bene sull’ argomento, come mai ti intendi di queste cose? Te l’ ho detto, io guardo sempre i programmi seri alla televisione, quelli che insegnano, mica i romanzi come fai te. E dai, lo sai che a me piacciono le storie d’ amore; comunque io non mi sono mai accorta di niente, ci mancherebbe anche questa ( si siede sopraffatta); ah, ma lo devo capire! Sì. Sì, adesso mi metto a fare le indagini, ci sto attenta, eccome! ( Entra il figlio Carlo che si è appena svegliato, evidentemente ancora assonnato,ha una pettinatura molto moderna, capelli tinti, ritti; un giubbotto geans, una maglietta con disegnato un teschio, la sciarpa bianca e nera del Cesena o di una qualunque squadra sportiva ) CARLO : ADA : CARLO : ADA: CARLO: ADA: CARLO: ADA: CARLO: ADA: CARLO: ADA: CARLO: ADA: CARLO: ADA: CARLO: ADA: Oh, cosa fate qui? Stavamo chiacchierando; ma è questa l’ ora di stare su? Sono quasi le undici. Bè, è il sabato, tutti i sabati sto su anche più tardi, è che oggi devo andare in un posto. Dove devi andare? ( intanto lo guarda con insistenza, gli osserva gli occhi, il viso… ) Cosa c’ è da guardare? Mi pareva che avessi un occhio rosso… Sarà che sono ancora addormentato. ( risponde in modo brusco) E dove devi andare? Cos’è, stamattina facciamo l’ interrogatorio, come i carabinieri? Perché ti danno fastidio i carabinieri? Io non li voglio vedere, ci mancherebbe averli anche in casa. Sarà mai, se uno non ha niente da nascondere non fanno mica male a nessuno. Per me più stanno lontano e meglio è. Questo poi che discorso è? Mi basta quando vado a vedere la partita, poliziotti, carabinieri, tutti in fila, sono molti che mai. E dov’ è che devi andare? Cosa ti interessa a te? Sono la tua mamma. 6 CARLO: Devo andare in piazza e non ti dico altro, fatti i tuoi affari, che io mi faccio i miei. ( esce) ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: Hai visto, va in piazza e hai sentito come risponde? Ah l’ ho visto e l’ ho sentito. E ha paura dei carabinieri. Ho sentito anche quello. Secondo te era imbamboccito? Imbamboccito era sì, però bisogna capire il perché, se aveva ancora sonno o se ieri sera ha mandato giù della roba. Bisognerebbe sapere a che ora è tornato stanotte. Non eri sveglia, non l’ hai sentito ritornare? Mo valà, spesso ho l’ insogna, ma stanotte mi sono addormentata come un pesce lesso, tanto, che ho dormito più del letto; dì, non vorrai mica che stia sempre sveglia, che non dorma mai. Mi è venuta un’ idea! Prova di mettere 5 euri sopra la tavola, te stai in cucina, sta in occhio a chi entra in casa e guarda se li prende su. Lo sai che è proprio una bella idea? ( raccoglie i soldi sul tavolo e lascia in vista 5 € ) Ecco, va bene se li lascio lì? Io dico che va bene; adesso vado a preparare da mangiare, dopo mi fai sapere. ( esce ) ( anche lei esce , verso la cucina, dopo un attimo senza che suoni il campanello, Entrano Marina e Giuseppe. Marina ha un vestito rosso, suo marito una maglietta rossa) MARINA: C’ era la porta aperta, saranno qui attorno. ( si guardano attorno) GIUSEPPE: Non vedi? Qui sulla tavola ci sono 5 euro, in questa casa lasciano la porta aperta, i soldi sulla tavola…si vede che ne hanno molti. MARINA: Lascia stare valà, che non dicano che li abbiamo rubati. GIUSEPPE: Ti pare che mi attacchi a cinque euro? MARINA: No dai, ma senti piuttosto chi lo dice a mio fratello che noi andiamo via? 7 GIUSEPPE: Io no, glie lo dirai te. MARINA: Sempre io, dopo mi tocca a me sentire i rimbrotti di mio fratello e della mia cognata. GIUSEPPE: lei poi che ha un ‘ invidia che mai, perché tuo fratello non la porta mai in vacanza, ci fa una passione che non lo sa nessuno. MARINA: lo sai che mio fratello è un tirchio, che non cava fuori un soldo neppure se sta male; non si capisce dove li metta tutti i soldi che guadagna; avrà la banca piena. GIUSEPPE: E lei non è mai uscita da casa, starà male tutti questi giorni che noi andiamo via e lei è sempre qui; neanche le gite del prete le fa fare, per non spendere i soldi. ( Marina gli dà una gomitata, perché ha visto entrare Ada) ADA: Non vi avevo sentito, ero di là che facevo dei lavori. MARINA: Con la porta aperta e i soldi sulla tavola. ADA: Quelli… li ho messi io… per ricordarmi di andare dall’ Aurora a pagarle le uova. ( prende i soldi e li mette in tasca) GIUSEPPE : Il tuo marito dov’ è? ADA: È uscito, ma non tarderà molto, è ormai mezzogiorno. MARINA: Siamo andati a trovare il babbo. ADA: Come sta? MARINA: Sta benissimo, secondo me la Tatiana gli ha dato dieci anni di vita in più. ADA: Chi la scarciofla? Quella che gli fa da mangiare la carciofa? GIUSEPPE : Se sapessi! Oggi per il babbo ha fatto il minestrone. ( fa il viso schifato) ADA: Almeno ogni tanto mangerà qualcosa di buono. MARINA: Sì, mo c’ era una puzza! Che aveva riempito tutta la casa. ADA: E perché ? GIUSEPPE: Perché gli ha fatto il minestrone col cavolo, che puzza, che schifo! Buah! ADA: Oh, il poveretto. GIUSEPPE: Lui dice che è buono e che gli piace, io non lo so, avrà perso la testa per la Tatiana MARINA: Cosa vuoi che abbia perso la testa per la Tatiana, ha perso la memoria e non si ricorda più le tagliatelle al ragù coi fegatini, che gli faceva la povera mamma. 8 ADA: Oppure ci avrà fatto l’ abitudine, intanto memoria o no, ormai non sa più come sia il mangiare romagnolo. MARINA: È meglio perché così non gli va su il colistirolo. GIUSEPPE: La Tatiana ci ha chiesto se volevamo stare lì a mangiare, ma io le ho detto di no. Puah! ( rabbrividisce tutto ) GIUSEPPE: E poi lo sai? Gli ha insegnato a giocare a burraco, si diverte che è una meraviglia; giocano a soldi eh! ADA: Bene, così glie ne frega un po’. GIUSEPPE: Giocano due euro, cosa vuoi che sia, passa il tempo. MARINA: E poi giocano insieme la schedina del totocalcio, fanno a chi fa più punti. ADA: Intanto paga il tuo babbo. GIUSEPPE: Lei gli prende anche il gratta e vinci. ADA: Alè, fanno il tutto gioco, non ne perdono uno, va pure là; e se vince chi prende i soldi, lui o lei? MARINA: Al massimo faranno metà per uno; cosa vuoi che giochino mai, dieci euro al massimo. MARINA: Io dico che il babbo non è mai stato così bene. ADA: Ciou, contento lui e contenti voi, non è il mio babbo e comunque sta bene sì, perché intanto ha ormai perso la memoria del tutto e non si ricorda né le cose belle, né quelle brutte. MARINA: lo sai Ada, ci hanno dato le ferie anticipate, per non farle tutte in agosto, siccome non c’ è lavoro… GIUSEPPE: Noi ne vorremmo approfittare per andare una settimana a fare delle vacanze, intanto il babbo sta bene, non ha bisogno di niente. MARINA: Se il mio fratello lo va a vedere ogni tanto. ADA: Uhei, chi spende e chi perde, il mondo è fatto a scale, chi le scende e chi le sale. Andate pure, intanto ormai, va bè, glie lo dirò. E quando siete di partenza? MARINA : Lunedì ADA: Tra due giorni? Ma come avete fatto, così all’ improvviso? GIUSEPPE: Io ho trovato un posto las-minute, al computer. ADA: Che cos’ è che hai trovato? Un minuto? Vai via solo un minuto o una settimana? GIUSEPPE: Vuole dire che ho trovato un posto che era rimasto libero, così paghiamo la metà. ADA: Davvero? Uhei! ( a parte) Le cicale cantano sempre… finchè campano. E dove andate? 9 MARINA: ( con tono frizzante) A Sam el Sceicco, sul mare Rosso, guarda! ( fa una giravolta per farle notare il vestito rosso) Sono tutta intonata; Mi sono comperata il vestito apposta. ADA: Rossa come il mare, ho capito; ( a parte) Intonata come una campana ( a Marina) andate dai Scicchi? Non c’ è pericolo che vi rapiscano? Loro non sono mica della nostra religione. GIUSEPPE: Ma cosa dici mai! E’ un posto pieno di turisti, sul mare, pieno di alberghi, c’ è una gran quantità di italiani. MARINA: È vero, adesso non è più di moda andare a Rimini, adesso si va a SamScik. GIUSEPPE: E si mangia bene! Hanno detto che puoi mangiare quello che ti pare;una tavola lunga, lunga, piena di roba buona, di pesce, di carne, puoi scegliere quello che più ti piace, puoi mangiare tutto quello che vuoi. Uhm, che fame! Non vedo l’ ora! MARINA: Ma sì, te hai nella testa solo il mangiare. GIUSEPPE: Io se vado in vacanza voglio stare bene e mangiare ancora meglio. Se hai fame vuol dire che stai bene e poi lo sapete che a pancia piena si ragiona meglio. ADA: A te la fame non ti rimane mai, non c’ è pericolo. GIUSEPPE: E poi non lo sapete che un buon mangiatore è un buon lavoratore? MARINA: Se io non fossi una brava cuoca mi avrebbe dato un calcio nel sedere da quel giorno. GIUSEPPE: Si mangia con gli occhi e con la bocca e il mangiare deve essere buono; il pancotto va bene per i vecchi e per i malati. Ohi mangiare, cagare e fare l’ amore è la vita da gran signore. MARINA: Va pure là, signore del baccalà. GIORGIO: Scherza pure te, ma Il baccalà nel forno con le olive nere è la mia specialità; a proposito non è ora che andiamo a casa nostra a mangiare? Mi pare che sia ormai mezzogiorno. ADA: Prima ditemi una cosa, se pagate la metà, quanto spendete? MARINA: Poco più di mille euro in due, compreso l’ aereo. ADA: Così poco? Siete sicuri di non sbagliarvi? MARINA: È per quello che vanno tutti lì; adesso è diventato un posto in… su, scik ( fa con le mani Il cenno che indica in alto) ADA: Uno come fa a partire così all’ improvviso e i documenti? Cosa ci vuole? GIUSEPPE: Basta avere sempre il passaporto valido, così quando capita l’ occasione puoi partire e spendere molto di meno. 10 ADA: E’ una parola, ma come si fa a fare il pa- pasipo? GIUSEPPE: Ci vogliono le fotografie nuove, che non siano vecchie e poi in una settimana, dieci giorni adesso te lo fanno; basta andare a Cesena, anche con la corriera, se uno non ha la macchina. ADA: Allora se io volessi venire con voi non potrei perché non ho il passipo? GIUSEPPE: Se lei lo va a fare, quest’ altra volta, o quando capita l’ occasione è pronta per partire subito. ADA: A sì? Mo senti lì. Ci posso andare io a Cesena? GIUSEPPE: Ci devi andare te, per farlo, perché ti devono vedere nella faccia. ADA: Lo sai che ci penso, io sono sempre qui, come mi piacerebbe anche a me! Prima di morire voglio andarci anche io; ho una voglia di fare dei viaggi, di vedere il mondo! Non sono mai andata fuori di qui! MARINA: Al mio fratello non gli piace. ADA: Chissà da chi avrà preso quello scianazzo! Ma ditemi e per parlare come fate? GIUSEPPE: Non c’ è problema, sono tutti italiani. ADA: E per prendere l’ areo? GIUSEPPE: Monti su a Bologna e quando arrivi là c’ è il pulmino che ti porta nell’ albergo, non ci sono problemi. ADA: Davvero? Beati voi, io invece devo stare sempre a casa e con dei problemi sempre nuovi, adesso poi! MARINA: Perché ti è successo qualcosa? ADA: No, niente, cosa vuoi senza quattrini non ballano i burattini! GIUSEPPE: Dì piuttosto che hai un marito che è un’ orso. ADA: E’ che il mondo è fatto a ruota, chi tribola e chi gode. GIUSEPPE: Va bè, dai, ora che andiamo, perché dobbiamo preparare tutto. Allora lo dici te a Giorgio? MARINA: Io bisogna che vada subito dalla parrucchiera, a mettermi a posto, e poi dall’ estetista. ADA: Te non hai mai un capello spettinato, guarda me invece, che sono sempre a casa e a lavorare nell’ orto. ( Escono Marina e Giuseppe) ADA: Tutti gli altri hanno le fortune, io niente, sempre qui a casa e con un sacco di problemi, adesso poi, va a capire perché mi spariscono mi soldi e chi è li prende. Boh! Almeno so che non sono i miei cognati, perché loro non li hanno presi su. 11 ( Ada prima va verso la cucina, ma torna indietro e rimette i 5€ sul tavolo, poi esce. Dopo un attimo entra Carlo, con aria allegra e fischiettante, ha un pacchettino in mano, si guarda intorno e vede i soldi sul tavolo) CARLO: : Non vedi o la mamma o il babbo si sono dimenticati i soldi qui. ( li prende in mano, ha un attimo di indecisione, poi li mette in tasca) Ciou erano qui, la grazia di dio non si butta mai via. ( entra Giorgio con un ‘ aria un po’ sconsolata, vede il figlio e si trova in imbarazzo) GIORGIO: CARLO: GIORGIO: CARLO: GIORGIO: CARLO: GIORGIO: CARLO: GIORGIO: CARLO: GIORGIO: CARLO: GIORGIO: CARLO: GIORGIO: CARLO: GIOGIO: CARLO: GIORGIO: CARLO: Oh, sei a casa? Perché dove dovrei essere? Di solito sei sempre in giro o dormi il sabato. Oggi avevo delle cose da fare, sono stato su presto. Dì, non avresti dieci euro da prestarmi che… non li trovo più? Dov’è che li hai persi qui a casa o fuori? Boh… non lo so… ( arrabbiato) Cosa vuoi che sappia, ti ho detto che non lo so Ciou babbo sei nervoso stamattina; cosa hai fatto? Quello che ti ho detto, niente, non rompere le scatole. Ti gira proprio male, non prendertela con me che non c’ entro niente. Fai sempre delle domande sciocche. Chi io? dì, se ti gira male vai fuori, non prenderla con me. Dai su, non farla lunga; li hai sti soldi o no? Quelli che hai perso erano interi o due carte da cinque? Perché, che differenza fa? Fa differenza, perché se era una carta è di un colore, sennò due carte da cinque sono di un altro colore. Non ti capisco mica, dai sù, li hai o no? Non ci vuole mica molto a capire; se erano due carte da cinque bisogna cercarne due, se era una, una sola. Boh… non mi ricordo, mi pare che fosse una carta da dieci. Qui non l’ ho vista. 12 ( guarda sotto il tavolo e sul pavimento) ; una carta da dieci qui non c’è. GIOGIO: Insomma ce l’ hai o no una da prestarmi? CARLO: Prima non sarebbe meglio cercare? GIOGIO: E dove? CARLO: Quando si diventa vecchi si diventa anche rimbambiti. GIOGIO: Non offendere il tuo babbo, che mi arrabbio. CARLO: Sei già arrabbiato. GIORGIO: Sei te che mi fa incazzare, non io CARLO: Dai tieni ho qui solo cinque euro, tieni questi qui. GIOGIO: Ti ringrazio ( fa per uscire, è sulla porta, ma sente qualcuno arrivare) CARLO: ( a parte) Il poveretto si invecchia sempre di più, sta perdendo la testa, speriamo che tenga botta almeno la mia mamma. ( esce verso le camere). ( rientra Giorgio con Cesare) CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: Non ci sei mai, non sei più a casa, vengo e non ti trovo mai, anche adesso ti ho preso sulla porta che stavi per uscire. Perché cos’ è che vuoi? ( con aria impaziente) Non riesco più a fare una partita a carte con te, lo sai che io non vado nel bar. Per non spendere i soldi… sì risparmia, risparmia che la gatta se li magna. Ciou, se perdo con te ci giochiamo le caramelle, nel bar invece giocano gli euri. Te giochi le caramelle che prendi al carnevale di Gambettola e alla sega vecchia di Forlimpopoli, quindi non paghi neanche quelle. Le tirano a terra dai carri. Le rubi ai bambini Ai bambini lascio i palloni, che io non gioco; e te come mai non sei mai a casa? Mo guarda come sei curioso, peggio delle donne, mi vuoi fare l’ interrogatorio? ( sempre con aria scocciata) No, però… siamo amici… E perché siamo amici ti devo raccontare ogni cosa? 13 CESARE: Dai a me lo puoi dire, io tengo la bocca chiusa. GIORGIO: Uh! Dopo un ‘ ora lo sa tutto il paese, sei buono di cantare come il gallo, che dà la sveglia la mattina presto. CESARE: Se dico una cosa è quella, te lo giuro che non dico niente a nessuno. GIORGIO: Valà, lo sappiamo come vanno queste cose, se poi lo dici alla tua moglie, siamo a posto, gazzettino della Romagna! CESARE: Se ti sei fatto una donna vuoi che lo dica alla mia moglie? Sei matto? Se glie lo dico dopo dubita anche di me, no, no, queste sono cose che devono rimanere tra uomi. GIORGIO: Per fortuna, speriamo; però adesso devo andare, non farmi incazzare con questi discorsi. CESARE: Dai, dai, è giovane? GIORGIO: Oh, ma quante cose vuoi sapere! Lo sai che sei peggio di quelle donne pettegole che chiacchierano tutto il giorno? CESARE: È bionda o mora? GIORGIO: Mi vuoi proprio fare l’ interrogatorio; pensa agli affari tuoi. CESARE: Adesso i tuoi amici li tratti così? GIORGIO: Te vuoi sapere troppe cose. CESARE: È ragazza o è sposata? GIORGIO : Non te lo dico, ohi, sei peggio delle civette. CESARE: Se non lo dici è perché è sposata e non vuoi che lo venga a sapere il suo marito. GIORGIO: Ci sono delle cose che non si possono dire in giro. CESARE: Te per tenere buona la tua moglie, falle dei regali, così è contenta e non pensa male. GIORGIO: Io non le ho mai fatto regali. CESARE: Porta a casa un mazzo di fiori, quelli alle donne piacciono sempre; il suo compleanno quando è? GIORGIO: Boh, cosa vuoi che sappia quando è il suo compleanno, mi pare sia nata in inverno, adesso siamo in primavera. CESARE: E l’ anniversario di matrimonio quando è? GIORGIO: L’ anniversario? Cosa vuoi che mi ricordi, sono passati ormai trent’ anni, ero giovane e senza testa. CESARE: E l’ onomastico? GIORGIO: Cosa vuoi che sappia, non vorrai mica che mi metta a leggere tutto il calendario! CESARE: Hai ragione, il calendario è troppo lungo. GIORGIO: Hai visto non c’ è un motivo, adesso falla finita che mi sono stancato. 14 CESARE: Allora quando facciamo una parita a carte? GIORGIO: Verso sera, adesso devo uscire. ( escono ambedue; poco dopo entra Ada, che guarda sul tavolo e vede che i soldi non ci sono più, si affaccia alla finnestra o porta, secondo l’ arredamento e chiama la vicina Piera): ADA: Piera vieni, vieni qui. ( mentre lei gira avanti e indietro pensierosa, entra Piera) ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: Piera i soldi non ci sono più. Chi è stato il tuo figlio? Non lo so, non sono sicura perché sono venuti tutti e due, ho sentito che è arrivato il mio figlio e poi il suo babbo, poi non so dove sono andati. Se è venuto prima il tuo figlio…può essere che sia stato lui. E se invece non è vero? Bisogna essere sicuri. Allora fai un’ altra prova, metti degli altri soldi e sta a vedere. Secondo te li devo mettere sempre qui sulla tavola? Si può capire che è fatto apposta. Fa così, metti cinque euri dietro al telefono e altri cinque li metti… ( si guarda attorno) lì, sopra la credenza. Va bene, faccio così. ( prende dal portafoglio due pezzi da 5 e li mette dove de Adesso te sta nascosta nella cucina, ma dà un occhio e stai attenta, senza farti vedere, a chi ritorna per primo a casa e se prende i soldi. Sì, faccio proprio così. Poi mi fai sapere. ( ambedue escono, Piera dalla porta d’ entrata, Ada verso la cucina; per un attimo la scena rimane vuota, poi entra il figlio, dalla porta delle camere, che si dirige al tel. per fare una telefonata, mentre fa il numero vede i soldi ) CARLO: Non vedi il mio babbo ha proprio perso la testa, guarda dove ha messo gli altri cinque euro. Il poveretto sta proprio diventando vecchio, io non lo so, se va di testa del tutto dopo poi ci tocca badarlo giorno e notte. 15 Sarà meglio che per il momento non dica niente alla mamma, per non spaventarla. ( si mette i soldi in tasca, mentre parla cammina per la camera e vede gli altri 5 euro sulla credenza) . Ce ne sono degli altri, mo è proprio messo male. Sarà meglio farlo vedere al dottore ( prende gli altri 5 euro , li mette in tasca ), Secondo me è già un pezzo avanti; voglio andare io a parlare col dottore, prima di dirlo alla mia mamma, la poveretta. ( fa un numero al tel. ) Loretta ti vengo a prendere?... Allora vieni, che sentiamo la musica a casa mia. Ci vediamo. Ti saluto. ( chiude il tel. Ed esce dalla porta d’ entrata; di soppiatto entra Ada, guarda bene al telefono e sulla credenza e non vede più i soldi, trafelata si affaccia alla finestra e chiama Piera) ADA: Piera, Piera, vieni subito. ( passeggia per la stanza nervosa; poco dopo entra Piera pure lei trafelata) PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: Allora? E’ stato il mio figlio, è stato lui, avevi ragione! E poi è uscito. Che sia andato a comperare quella robaccia? Ciou, non lo sappiamo con precisione; chiama il dottore, è meglio parlare con lui. Oggi è il sabato, l’ ambulatorio è chiuso, mi tocca stare ad aspettare fino a lunedì. Te prova a telefonargli a casa, chissà che non ti risponda e intanto ti dica cosa devi fare. ( va al tel. ) Pronto è il dottore? Mi deve scusare se telefono oggi, ma è una cosa grave…grave, grave ( pausa) è il mio figlio e sta proprio male ( pausa) non è roba da pronto soccorso e poi non ci viene mica nell’ ambulatorio ( pausa ) . Sì, deve uscire e passa proprio di qui? La ringrazio. ( chiude il tel. Si gira a Piera). Dopo mangiato deve fare dei giri, passa proprio da questa strada e si ferma. 16 ( ambedue si siedono una da una parte e l’ altra dall’ altra parte del tavolo) PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: Adesso stai buona e quando viene gli racconti tutto. Dì Piera, secondo te è meglio che per il momento non dica niente al mio marito? No! Lo sai che a lui gli va il sangue alla testa, è meglio che glie lo dici quando le cose sono chiare, sennò chissà cosa è capace di fare. Ci mancava anche questa! Adesso mi rubano anche i soldi nel portafoglio e qui in casa. E pensare che la mia cognata va in vacanza… e io invece guarda che problemi ho. Quando hai messo a posto le tue cose ci andrai anche te, valà. Il mio marito non mi ha mai portato in nessun posto. Perché il mio, quando ero sposata mai, adesso sono da sola, dove vuoi che vada. Te lo immagini andare via, dimenticarsi tutti i problemi, stare bene per un po’! Che meraviglia! Sarebbe un sogno. E se andassimo via noi due? A divertirci, alla faccia di tutti gli altri…li lasciamo a casa, tutti e tutti i pensieri. Io in questi sette anni da quando sono da sola non ho mai pensato alle vacanze. Poverina anche te, ormai è ora che ti riprenda e non ci pensi più. Me l’ ha fatta grossa mio marito, l’ ho custodito per quarant’ anni e poi ha perso la testa per un’ altra donna. Però io dico che sarebbe ora che cominciassi a divertirti anche te. Non vorrai mica che vada a ballare, ho un male nelle ossa, che mi incricco subito come una mummia imbalsamata. Non c’ è mica solo il ballo, a me piacerebbe girare il mondo, come i miei cognati. Eh, sarebbe tanto bello! Piacerebbe anche a me. Io avevo una maetra alle scuole elementari che ci leggeva il libro “ viaggi di Gulli” che mi piaceva molto, andavo a scuola per sentire come andava avani la favola. A pensarci non sarebbe una cattiva idea, prendere su e andare via, ma non vorrai mica andare in giro da sola. 17 ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: Ciou Piera, se stiamo ad aspettare un uomo, hai voglia te faremmo in tempo a morire, andare all’ inferno e tornare indietro. Potremmo andare via noi due. Sei matta, dove vuoi che andiamo due vecchie in giro per il mondo da sole. Ci vuole l’ emacipazione, le donne devono diventare indipendenti. Se fossimo delle ragazzette. Cosa dice il proverbio? Non è mai troppo tardi. Se è per quello, quando arriva la morte è tardi E te non vorrai mica aspettare quando arriva per dire “ che sciocca sono stata, adesso è troppo tardi” Lo sai che forse hai ragione? Mi sa che stavolta ne sai più di me e hai ragione te. I miei cognati vanno nel Mar Rosso, partono lunedì, hanno trovato un viaggio spendendo poco, però bisogna avere il passipo. E come si fa a farlo? Ci vogliono le fotografie. Io le ho, sono venuta bene; le tengo per quando mi faranno la lapide e i ricordini. Ti sei già preparata le fotografie per il funerale? Mo da quando? le ho fatte che sarà diciotto-venti di anni fa, ero più bella, più giovane; voglio che mi mettano quelle lì. Mo no! Mio cognato mi ha detto che ci vogliono nuove per il pasipo. Io ero andata dalla parrucchiera, ero pettinata bene, perché quelle non vanno bene? Fa così, quelle le tieni per il funerale, per il pasipo le facciamo nuove. Vuoi che vada dalla parrucchiera un’ altra volta? No, facciamo come sempre, io domani ti faccio i bigodini e, fa vedere ( le guarda i capelli dietro), se vuoi te li taglio anche; e te mi fai la messimpiega a me, come abbiamo sempre fatto. Non saranno belle le fotografie come quelle che ho. Cosa ti importa, alla nostra età, chi è che le deve vedere; cosa ci interessa. Si potrebbe fare; però se poi non andiamo in nessun posto buttiamo via i soldi per niente. Hai paura per cinquanta euri? E se invece poi non possiamo andare in nessun posto perché non abbiamo i documenti? Non sarà peggio? E poi è 18 PIERA: ADA: PIERA: ADA: meglio che me li spenda io i miei soldi, invece di farmeli rubare e qui in casa poi. Non hai mica tutti i torti, se andiamo via voglio vedere come fanno a rubarteli dal portafoglio, devono prendere l’ areo. Facciamo così, lunedì presto andiamo a farci le fotografie, poi prendiamo la corriera e andiamo a Cesena a fare il passipo. Lo sai dove bisogna andare? Quando siamo lì basta chiedere; non c’ è pericolo che ci perdiamo; e poi se dobbiamo imparare a girare per il mondo vuoi che non siamo capaci di andare fino a Cesena? ( si chiude il sipario , suona la canzone : “ Viaggi e Miraggi “ di Francesco De Gregori” ) FINE PRIMO ATTO 19 SECONDO ATTO ( Mentre suona la musica della “ Pantera Rosa” si apre il sipario; sono in scena il dottore, Ada e Piera; in questo secondo atto Ada deve avere una maglietta o camicetta verde e una gonna color prugna-melanzana.) DOTTORE: Se prende su dei soldi dal suo portafoglio, non vuol dire che fa uso di sostanze stupefacenti; potrebbe usarli per tante altre cose. ADA: Lei ha ragione dottore, ma per stare dalla parte del sicuro come possiamo fare? DOTTORE: Si possono fare delle analisi, ma è una cosa delicata, bisogna prenderla alla larga, è maggiorenne, ci vuole il suo consenso. ADA: Faccia lei dottore, è di sopra, io lo chiamo e lei gli parla. Ma mi dica, come devo fare per capire se prende della roba? DOTTORE: L’ unica è fare le analisi e vedere cosa ha nel sangue ADA: ( si avvicina alla porta di destra e chiama ) Carlo vieni di sotto che ho bisogno. ( Ada è impaziente e nervosa, poco dopo entra Carlo) CARLO : Cosa vuoi? ( vede il dottore) Oh c’ è il dottore? Buongiorno. ADA: l dottore vuole parlare anche con te, io intanto vado a fargli un caffè. ( esce e fa cenno a Piera di seguirla) DOTTORE: C’ è un problema, la tua mamma è preoccupata… CARLO: Se ne è accorta anche lei? DOTTORE: E già. CARLO: la volevo chiamare anche io dottore, sono in pensiero… DOTTOE: Ci credo, ma dimmi è da molto? CARLO: È da poco, però secondo me siamo già un pezzo in là. DOTTORE: Oltro, è stato come una malattia fulminante. ( intanto guarda Carlo negli occhi) CARLO: Cosa c’ è da guardarmi così? DOTTORE: Niente, niente, però mi pari un pochino debole, fammi vedere. ( lo guarda dentro agli occhi) CARLO: A me mi pare di stare bene. 20 DOTTORE: Ti pare, invece sei debole, secondo me hai dell’ anemia. CARLO: Sarà che faccio un sacco di giochi… sapete sono giovane… DOTTORE Bisogna stare attenti, non bisogna mai passare di là, anche se sei giovane, poi il fisico non ce la fa. CARLO: Io dico che ancora ce la faccio bene. DOTTORE: Va piano che si fa presto a esagerare e a strapazzarsi. CARLO: Tornando al discorso di prima, secondo lei è molto grave? DOTTORE: Solo alla morte non c’ è rimedio, le altre malattie si rimediano tutte, o quasi. CARLO: E’ meglio fare la cura subito; e cosa c’ è da fare? DOTTORE: Prima sarebbe meglio fare le analisi del sangue, per vedere quanta intossicazione c’ è. CARLO: Perché si intossica il sangue? DOTTORE: Sì , è quello il male. CARLO: Allora scriva le analisi. DOTTORE: Sei proprio un bravo ragazzo, non pensavo che volessi collaborare così volentieri. CARLO: Bè mo, la salute è la prima cosa. DOTTORE: Segno le analisi; le vai a fare subito, lunedì. CARLO: Perché solo io e il mio babbo? DOTTORE: Ah… sì…sì, tutti due, le segno a te e a lui, così andate insieme. ( scrive) CARLO: Così sono sicuro che viene a farle, perché con lui è fatica ragionare. DOTTORE: Bravo, quest’ altra settimana, appena arrivano, mi chiami. Adesso vado, saluta la tua mamma. ( Lascia le ricette sul tavolo ed esce) CARLO: E’ venuto per il mio babbo e poi mi fa fare le analisi anche a me e quasi si dimenticava di scriverle per il mio babbo; e si è dimenticato anche di prendere il caffè, che la mia mamma è andata di là a preparare. Anche i dottori perdono la testa! ( si avvicina alla porta della cucina) mamma io esco. ( esce , lascia le ricette del dottore sul tavolo) ( entrano Ada e Piera) ADA: Il mio figlio è uscito. 21 PIERA: ADA: Va subito nella sua camera a vedere se trovi della roba in giro, io vado a casa, dopo mi chiami. Vado prima in una corsa a prendere i radicchi nell’ orto e poi vado di sopra. (escono Ada e Piera dalla porta d’ ingresso; poco dopo entrano Marina E Giuseppe; Marina ha in mano un paio di calzoni ) GIUSEPPE: Dì, ma in questa casa tutte le volte c’ è la porta aperta e non c’ è nessuno. ( guarda in giro) ; Almeno stavolta pare che non ci siano dei soldi in giro; ci sono solo delle ricette del dottore, vè. MARINA: ( prende le due ricette) ; Sono delle analisi per il mio fratello e per Carlo. GIUSEPPE: Cos’ è , stanno tutti male in questa casa? E’ peggio di un ospedale. Ci vorrebbe la Tatiana anche qui, con un po’ di allegria gli farebbe passare tutti i mali. MARINA: Speriamo che qualcuno arrivi, che abbiamo fretta. GIUSEPPE: Dobbiamo preparare tutte le valigie, mettere a posto la casa… MARINA: Io ho l’ appuntamento dall’ estetista ( entra Giorgio) GIORGIO: MARINA: GIORGIO: MARINA: GIORGIO: MARINA: GIORGIO: MARINA: GIORGIO: GIUSEPPE: GIORGIO: MARINA: Oh, siete qui da soli? Dov’ è la mia moglie? Non lo so, non c’ è nessuno. Sarà a chiacchierare con la sua amica, fa delle chiacchiere tutto il giorno. Sono passata dal babbo, perché stamattina mi ero dimenticata di andare dalla sarta a prendergli i calzoni, che erano da accorciare e allora, già che ero lì mi ha dato anche i tuoi, tieni. ( glie li dà ) Cosa devi avere? Cinque euro Io adesso non ho un soldo, te li darà l’ Ada. Sì , faccio con lei E come sta il babbo? Benone! c’ era la Tatiana che per stasera faceva da mangiare il pesce di mare. Perché fa anche il pesce di fiume? Ma no! Lei dice così, preparava la rospa di coda, come la chiama lei. 22 GIORGIO: GIUSEPPE: MARINA: GIUSEPPE: Che pesce è? È un pesce buono, che costa molto, non fa mica economia lei. Non paga mica lei, paga il babbo. Marina facciamo anche noi la rospa di coda stasera? Mi piace molto a me. GIORGIO: Eh, mangia, mangia, te non mangi mica per campare, ma per scoppiare . GIUSEPPE: Caro mio, nella vita c’è chi mangia e chi smagnaccia, chi campa e chi campicchia. GIORGIO: A casa mia si mangiano solo dei paganelli. MARINA: Cosa vuoi che possa comperare la tua moglie. GIORGIO: A mò, aspetta te quando vincerò la lotteria. MARINA: Campa cavallo, la tua moglie ne ha di paganelli da pulire ancora! GIORGIO: Cosa vuoi dire, delle volte al gratta e vinci ho anche vinto. GIUSEPPE: Ancora però non sei diventato un signore. GIORGIO: Se uno non prova, non vince mai e poi se vincessi un mulione di euri? MARINA: Chi vive sperando, muore cantando; intanto noi andiamo nel mar Rosso. ( fa notare civettuosamente il colore del vestito) GIORGIO: Io quando vincerò alla lotteria farò il giro del mondo. MARISA: Ho paura che la tua moglie faccia prima a diventare vecchia stronca e tinca come un baccalà. GIORGIO: Aspetta, aspetta, cosa vuoi sapere te. MARISA: Te e il babbo avete sempre giocato, mo che sappia io non siete ancora diventati signori. GIORGIO: Se vinco alla lotteria a te non farò neppure un regalo, sgudibile come sei. MARISA: Valà , ti saluto, andiamo Giuseppe, che abbiamo un sacco di cose da fare. ( escono Marina e Giuseppe, Giorgio si guarda attorno come se cercasse qualcosa, prende poi la sua giacca sull’ attaccapanni, e sta per guardare nella borsa della moglie,appesa lì, quando entra Ada, che ha un cesto con dentro radicchi e melanzane) GIORGIO: Dove eri? E’ appena andata via la mia sorella, ti cercava ADA: Ero di dietro nell’ orto, non l’ ho sentita. GIORGIO: Ha portato i calzoni al babbo e la sarta le ha dato anche i miei; le devi dare cinque euro, che io non li avevo. Lunedì partono. ADA: Era ancora vestita di rosso? E il suo marito aveva la sirta rossa? GIORGIO: Ma cos’ è la sirta? 23 ADA: GIORGIO: ADA: GIOGIO: ADA: GIORGIO: ADA: GIORGIO: ADA: GIORGIO: ADA: GIORGIO: ADA: GIORGIO: ADA: GIORGIO: ADA: GIORGIO: ADA: GIORGIO: Non lo sai che adesso la maglia si chiama così? E lo sai perché era vestita di rosso? Io no e te? Perché vanno nel mar Rosso, per essere tutti precisi, binata, come dice lei. ( mentre lo dice si pavoneggia imitando la cognata) lo sai che la mia sorella pensa solo ai vestiti. E lo sai come sono vestita io? Sei pure vestita bene. ( tira fuori i radicchi dal cesto) Maglia verde come i radicchi, ( tira fuori le melanzane) sottana viola come le melanzane, perché io le vacanze le vado a fare nell’ orto a zappare e vangare. Cosa c’ è da lamentarsi; la casa e poi più dicevano i nostri vecchi e poi una volta ti ho pure portata anche al mare. Sì due mattine venti anni fa, mi hai portato a Bellaria, perché il bambino aveva la tosse cattiva, per fargli prendere un po’ di aria buona. A me non piace andare al mare lo sai. Se è per quello neanche in montagna; la tua sorella va in vacanza anche due volte all’ anno e io sempre qui; mi piacerebbe anche a me vedere il mondo. Ciou lo sai che abbiamo sempre risparmiato i soldi per fare la casa. Prima per venti anni abbiamo pagato il mutuo alla banca, adesso che abbiamo finito, te dici sempre che bisogna risparmiare per la vecchiaia. Giusto E così arriva la vecchiaia che io faccio la muffa come i cachi quando è troppo tempo che sono lì. Bè mo, perché non prendi la bicicletta e vai Rimini e stai sulla spiaggia quanto ti pare. A fare venti kilometri? Allora aspetta che se vinciamo la lotteria… Campa cavallo, campa somaro, campa mulo e campa bardotto! Sei una porta sfiga, non sei mai contenta; va all’ inferno! 24 ( Ada arrabbiata esce, dalla potra di sinistra delle camere da letto, lui rimane lì perplesso quando suona il campanello, entra Cesare) CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: Le hai comperato i fiori? Ancora no, sono rimasto senza soldi. E come hai fatto? È il sabato e le banche sono chiuse; non hai dieci euro da prestarmi? Oltro… non lo so; ti posso dare 10 caramelle. Quelle del carnevale? E poi pago con quelle? Se te li dò, quando me li dai indietro? Lunedì vado nella banca. Certo che non li puoi chiedere alla tua moglie per prenderle il regalo… Hai visto che le cose le capisci. Non sono mica sciocco e proprio per quello non vorrei rimanere fregato da un amico. Allora non ti fidi di me. Non volevo dire questo, io voglio sempre fidarmi degli amici, ma non vorrei che gli amici si approfittassero di me e mi ciurlassero. Non ti ho mai fregato, è vero o no? Sì è vero, ma è anche vero che non mi hai mai domandato i soldi in prestito. Questo vuol dire che sono onesto. Non voglio offenderti; lo sai che io non ho mai prestato i soldi a nessuno. Perché te sei un duro di schiena che non lo sa nessuno. Io non sono tirchio, sono prudente e accorto. Per dieci euro, che lunedì ti dò indietro, non mandi mica la tua famiglia a ramengo. Non lo so mica, è il granellino che fa la mucchia; dai su, per questa volta prendi, ma che sia la prima e l’ ultima. ( tira fuori dalla tasca il portafoglio e gli dà 10 € ) Così sei un amico; allora andiamo a prendere questi fiori. ( si avvia alla porta) Dovevamo fare la partita. Forse domani, oggi non ho tempo. ( escono ambedue, poco dopo entra Ada) ADA: ( va alla finestra) Piera hai da fare? Puoi venire? 25 PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: ( da fuori ) Vengo. Sono andata a razzolare nella camera di mio figlio Allora? Ho guardato dappertutto, sopra il letto e sotto il letto. E cosa hai trovato? Sotto il letto la polvere, sopra il letto i panni che mio figlio lascia in giro. Nell’ armadio? Tutti i panni uno sopra l’ altro. Hai guardato nei cassetti? Mutande, calzette, maglie, una confusione che non si capisce niente. ( entrano Carlo e Loretta. Loretta è una ragazza hippy, coi capelli tinti di azzurro, orecchino nel naso, orecchini di metallo alle orecchie, trucco accentuato, cicca in bocca ) CARLO: Mamma ho portato a casa la mia amica Loretta, andiamo di sopra a sentire la musica. ( Ada quasi sviene sul divano) LORETTA: ( facendo il filo con la cicca) Chi è delle due la tua vecchia? CARLO: Quella con la maglia verde. LORETTA: Buona sera signora. ( Ada non ha parole, non riesce a rispondere dallo shok) ADA: CARLO: Bu…bu…buona sera. ( rivolto a Lori) Sta qui che vado in cucina a prendere da bere. ( esce verso la cucina) ADA: A… a… andate di sopra? LORETTA: Mi ha detto Carlo che ha una cassetta nuova di musica da farmi sentire. ( mastica vistosamente la cewing- gum e fa il filo ) ADA: Da…dove vieni te? LORETTA: Da Cesenatico ADA: Di chi sei la figlia, ce… l’ hai la famiglia? 26 LORETTA: Sì, perché? Ho babbo, mamma e due fratelli. ADA: Sei…sicura che vieni da Cesenatico? Non vieni dall’ estero, dal paradiso, l’ inferno…no, dall’ inferno no, perché non hai i capelli rossi. LORETTA: Se è per quello ho avuto anche i capelli rossi, poi mi sono stancata e adesso mi piacciono così. ADA: E la tua mamma cosa dice? LORETTA: Ci ha fatto l’ occhio e non dice più niente. ADA: Sei mai andata a scuola te? LORETTA: Perché, cosa pensate di me? Ho fatto grafica. ( rientra Carlo con in mano due birre e un pacco di patatine) CARLO: Mamma noi andiamo di sopra, non venire a rompere le scatole, mi raccomando, lasciaci in pace. LORETTA: Ci vediamo. ( Carlo e Loretta escono verso le camere. Ada quasi sviene sul divano) ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: Hai visto anche te? Mi è parso di vedere la strega turchina. Vuoi che non l’ abbia vista? E mi ha anche dato della vecchia. Se è per quello l’ ha detto a tutte due. E’ stato un sogno o era vero? Era proprio vero; dai fatti coraggio, riprenditi, ti do un bicchiere di acqua. ( le prende un bicchiere di acqua da una bottiglia che era sul tavolo. Ada beve tutto d’ un fiato.) ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: Che ciok che ho provato. Neanche io avevo mai visto una conciata così. Aveva i capelli celesti E hai visto l’ anello al naso? Come quei negri che si vedevano nei film una volta. L’ ha presa proprio nel mazzo. Dì e che scuola ha detto che ha fatto? Mo…ha detto gra…gra…graf…sì la grafia; questa la so, ha imparato a leggere e scrivere con la bella calligrafia. Se ce l’ha fatta. Ho i miei dubbi. 27 PIERA: ADA: PIERA: ADA: Ciou, ma i soldi che ti mancano nel portafoglio, non sarà per fare i regali a quella lì? Ti sembra che quella sia una che si accontenta di un regalo da cinquedieci euri? Dieci oggi, dieci domani. Ha pure detto il dottore che quella robaccia si trova dappertutto per dieci euri; se è così i conti tornano e poi con quei capelli sarà una che la prende anche lei quella robaccia. ( suona il campanello) ADA: LUIGI: ADA: PIERA: ADA: LUIGI: ADA: PIERA: ADA: ADA: LUIGI: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ( affacciandosi alla porta) Chi è? ( da fuori ) Sono di Equitalia. Chi è questo adesso? Boh, non ho capito, chiediglielo ancora. Non ho capito, cos’ è che voleva? Sono di Equitalia. Cosa vuole dire, sarà uno di quelli che cercano la carità. Fammi pensare…in un documentario alla televisione hanno detto che equi, equi…sìì, sono i cavalli e i somari. Sarà uno che non ha i soldi da dare da mangiare al somaro e va in giro a chiedere la carità. ( suona ancora il campanello) Cosa avete da suonare, qui non abbiamo niente. Sono di Equitalia. Insiste, che abbia da vendere i somari? Cosa c’ entriamo noi coi somari! Può essere che vada nelle case a vendere le salsiccie di somaro. E che venda le salsicce di somaro italiano, perché dice anche Italia. Sì può essere, hai ragione. Noi non la mangiamo mica in casa nostra la carne di somaro e neanche quella di cavallo. E poi, Ada, bisogna stare attenti, perché al giorno d’ oggi c’ è un sacco di gente che si infila nelle case, con delle scuse, dicono che sono quello o quell’ altro e invece vanno a rubare i soldi ( suona ancora il campanello) 28 ADA: LUIGI: ADA: PIERA: ADA: PIERA: Non c’ è nessuno , andate via. Sì che ci siete, apritemi la porta, cerco il signor Bellavista Giorgio. Sa il nome di mio marito. Mo dai sciocca, l’ ha letto sul campanello. Hai ragione, e adesso? Se gli apriamo la porta e poi se vuole i soldi gli diamo una botta in testa e chiamiamo i carabinieri? ( continua a suonare il campanello) ADA: Hai avuto una bella idea. ( va in cucina torna con una grossa padella e una scopa ) Te, tieni questa ( Le dà la padella ) PIERA: No, a me mi dai la scopa. ( le prende la scopa dalle mani e le dà la padella) ADA: No, no, io apro la porta con la scopa nelle mani e te tieni pronta la padella da dargliela in testa. ( si riprende la scopa e dà la padella a Pina) ( suona il campanello) ADA: Venga su che le apro. ( rivolta a Pina ) stai pronta te. Sì, sì PINA: ( entra Luigi: ha in una mano una borsa, nell’ altra dei fogli ) ADA: LUIGI: ADA: LUIGI: ADA: LUIGI: Che cosa vuole? Sono di Equitalia. Guardi che qui non abbiamo né cavalli, né somari, si è sbagliato. No, nom mi sbaglio, cerco il signor Giorgio Bellavista. Che cosa volete, lui non mangia la carne di somaro. Cosa avete capito! voglio i soldi! ( le due donne si danno uno sguardo di intesa) ADA e PIERA : ( insieme) Vuole i soldi! 29 ( poi velocemente una gli dà una botta in testa con la padella e l’ altra una botta sulla schiena con la scopa) LUIGI: ( fa un urlo ) Oddio che male, povero me! Che male! Che male! ( poi si accascia a terra svenuto; le due donne lasciano cadere a terra la scopa e la padella, si guardano e poi guardano Luigi) PIERA: ADA: PIERA: ADA: Che sia morto? Vuoi che abbiamo la forza di ammazzarlo? Ciou, siamo in due, ancora della forza ne abbiamo, non siamo mica vecchie del tutto. Valà, prima di chiamare i carabinieri mettiamolo steso sopra al divano, sennò dicono che l’ abbiamo fatto apposta ad ammazzarlo. ( lo prendono una per i piedi e l’ altra per le braccia e lo trascinano verso il divano, mentre lo trascinano entrano il figlio Carlo e Loretta, dalla porta delle camere) CARLO: Cos’ è questo chiasso? Cosa sta succedendo? ( vedono Luigi a terra steso e privo di conoscenza) Ma cosa avete fatto? L’ avete ammazzato? Loretta lo guarda bene e lo riconosce) LORETTA: Luigi, Luigi! Cosa gli avete fatto? ADELE: Hai visto, è amica del ladro. PIERA: La sua complice LORETTA: ( rivolta a Carlo ) Aiutami a metterlo sul divano. ( ambedue lo stendono sul divano); Luigi rispondimi cosa hai fatto? ( lo accarezza , gli guarda la testa) ADA: ( rivolta a Piera) Hai visto è anche la sua amante, complice e amante. PINA: Ah, vedo proprio. LORETTA: Andate a prendere la borsa del ghiaccio. ( Ada esce verso la cucina di corsa, intanto Carlo prende su da terra i fogli dele tasse che sono caduti a Luigi nel momento della botta e le 30 guarda; rientra Ada con in mano la vaschetta del ghiaccio , quelle di plastica del frigo e la dà a Loretta) LORETTA: Come vuole che faccia a metterglielo in testa così, non ha la borsa del ghiaccio? ADA: Chissà dove l’ ho messa, adesso valla a cercare! Con questa ansia non la trovo mica! LORETTA: Prenda un asciugamano ( Ada corre in cucina , seguita da Pina) CARLO: ( ha in mano i fogli dell’ esattore) Non vedi, il mio babbo si è dimenticato di pagare il bollo della macchin e l’ abbonamento alla televisione, il poveretto! L’ ho detto io che ha perso la testa del tutto. ( rientrano le due donne con in mano un asciugamano, sul tavolo Ada sbatte il contenitore del ghiaccio per fare uscire i cubetti, poi li mette nell’ asciugamano e lo dà a Loretta, la quale lo mette sulla testa di di Luigi. Luigi ha un attimo di conoscenza, apre appena gli occhi) LUIGI: Prima c’ era una vecchia, adesso vedo una giovane. ( e richiude gli occhi ) LORETTA: Luigi sono io, sono la tua sorella, svegliati. ADA: ( meravigliata , rivolta a Pina ) Hai visto? sono due fratelli, tutti due ladri! PIERA: Ecco perché ti mancano i soldi nel portafoglio! LORETTA: Andate a prendere un caffè per svegliarlo e non dite delle sciocchezze! ( in tono brusco alle due donne; Ada e Pina escono, di corsa, impaurite, mentre Loretta cerca di risvegliare il fratello) LUIGI: CARLO: Che botta! che male! mi volevano ammazzare! Non capisco cosa le abbia preso alla mia mamma, non arrivo a capire. ( rientrano le due donne con in mano una tazzina di caffè e lo zucchero. Ada palesemente agitata, fa tremare la tazza contro il piattino, facendo il rumore dei cocci che sbattono ) 31 ADA: LORETTA: ADA: LORETTA: C’ era del caffè rimasto da prima, va bene lo stesso. Dopo il danno che avete fatto anche le rimanenze del caffè gli date. Ci voleva del tempo a metterlo su… Va bene lo stesso. ( lo dà da bere al fratello) E dovete sapere che mio fratello non è un ladro; gli hanno dato per qualche mese un lavoro per andare a riscuotere le tasse e se anche non gli piace l’ ha dovuto prendere, perché al giorno d’ oggi i lavori non si trovano. ADA e PINA : Le tasse? CARLO: Non vedi mamma qui i fogli di Equitalia? E adesso vi prendete anche una denuncia penale per aggressione a pubblico ufficiale. ADA e PINA: E che? ( terrorizzate) ADA: Ma quel nome, quel nome equi…equi…italia, non vuole dire che vende la carne di somaro? CARLO: Mo cosa avete capito! Sono quelli che riscuotono le tasse! ADA: E da quando si chiamano come i somari? CARLO: Da quando quelli che comandano hanno capito che siamo tutti come quei poveri somari che gli caricano sulla schiena dei sacchi sempre più grossi e loro stanno buoni, fino a che non schiantano a terra morti. LORETTA: Sta un po’ meglio, dammi una mano per portarlo a casa. ( rivolta a Carlo ); Per fortuna che io sono amica di Carlo, farò in modo che non faccia una denuncia. ADA: ( molto rattristata e imbarazzata) Io ti chiedo scusa, venite una domenica a mangiare qui che vi faccio i cappelletti LUIGI: Basta che le padelle e le scope rimangano chiuse nella cucina. ADA: Sì, si te lo giuro non lo faccio più. ( Loretta, Luigi e Carlo escono; le due donne si siedono al tavolo, una difronte all’ altra, con un gomito appoggiato al tavolo, l’ aria stanca, il parlare stanco ) ADA: PINA: ADA: Che giornata, non ne posso più. Anche io sono stanca schianta. Se potessi fare come la mia cognata, lei sì che sta bene; va in vacanza una settimana… 32 PINA: ADA: PINA: ADA: PINA: ADA: PINA: ADA: PINA: ADA: Si prende fiato per ricominciare quando si torna a casa. Invece mi tocca stare a casa, ad aspettare le analisi del mio figlio, con un pensiero che non lo sa nessuno. Sarà una settimana di passione. Peggio della settimana santa e con un giuda in casa, che tradisce per dieci euri. Almeno Giuda ne aveva presi trenta. Lo sai, la mia cognata mi ha detto che laggiù le donne fanno il bagno con tutti i vestiti. Mo quando escono dal mare saranno tutte bagnate! E gli uomini portano i camicioni lunghi fino ai piedi. Anche gli uomini vanno nell’ acqua coi vestiti? Boh! ( si chiude il sipario, suona la canzone “ Viaggi e Miraggi di Francesco De Gregori “ ) FINE SECONDO ATTO 33 ATTO TERZO ( Si apre il sipario , suona la musica della pantera rosa; sul palco le luci sono spente, solo una penombra per far vedere i personaggi; è sul palco Giorgio, vicino all’ attaccapanni, sta cercando qualcosa; sull’ attaccapanni c’ è la sua giacca ed anche la giacca di Marisa e la sua borsetta; mentre lui cerca entra dalla porta delle camere Ada con passo leggero, il corpo in avanti, una pila in mano, quando gli arriva vicino) ADA: Chi sei? ti ho preso, finalmente ti ho preso! GIORGIO: ( si gira verso la moglie con un balzo ) Cos’ è, sei matta? Mi hai fatto prendere una paura dell’ accidenti! ADA: Sei te Giorgio? ( accende la luce) GIORGIO: Chi vuoi che sia? ADA: ( imbarazzata) Mi credevo che ci fossero i ladri. GIORGIO: Secondo me , te hai bisogno del dottore, te l’ ho già detto. ADA: Cosa facevi qui al buio? GIORGIO: Non ho avuto voglia di accendere la luce, sto uscendo, cercavo il fazzoletto nella tasca della mia giaca. ADA: Umh! Non lo so! Ho i miei dubbi!... Sei come la gatta che va al lardo e poi ci lascia lo zampino. GIORGIO: Cosa vuoi dire con questo discorso? ADA: Voglio dire che da un po’ di tempo mi mancano i soldi nel portafoglio. GIORGIO: Cosa c’ entro io adesso; te poverina vedi gli asini che volano, hai il cervello annacquato. ADA: E te parli come quando pisciano le galline. GIORGIO: Mi hai stancato, va nel fiume. ( esce) ( Ada rimane allibita e immobile, poi chiama dalla finestra l’ amica) ADA: Piera puoi venire qui? ( Ada è nervosa, passeggia avanti e indietro, finchè entra Piera ) PIERA: ADA: PIERA: Cosa hai fatto? Hai una faccia! Ho sgridato col mio marito, io non capisco più, è sempre nervoso e prima era attorno alla mia borsa. Sei sicura? 34 ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: E’ per quello che abbiamo sgridato. Questa poi, ma lui non va sempre a lavorare? Li ha i suoi soldi. Ha detto che cercava un fazzoletto nella sua giacca, ma era lì nel buio. No, non è possibole che sia lui a rubare i soldi. Da un momento all’ altro deve arrivare il dottore, vedremo. Su questo il dottore non può dire niente. Per vedere se è il mio figlio, se prende della roba o no. ( entrano Carlo , Loretta e il dottore) CARLO: ADA: DOTTORE: CARLO: DOTTORE: CARLO: Mamma siamo qui, c’ è il dottore. Che si accomodi. ( lo fa sedere ) Allora le analisi di Carlo vanno tutte bene, sta benissimo. Lo sapevo che io sto bene, è il mio babbo che mi preoccupa. Se non è presente non posso farvele vedere, però posso dire che non ha niente. Ma se ha perso la testa del tutto, perde ogni cosa, non si ricorda niente, lascia in giro i soldi. ( Ada e Piera lo guardano strabiliate, il dottore è meravigliato) PIERA: DOTTORE: CARLO: ADA: CARLO: LORETTA: PIERA: Cosa vuoi dire che perde i soldi? Dalle analisi non ha né l’ alzaimer, né la demenza senile. Vi dico che lascia i soldi in giro dappertutto. Ma no, quella sono stata io. Te? Allora ce l’ hai te la demenza. Mi sa proprio. No, siamo state tutte due, per capire chi era che rubava i soldi nel suo portafoglio. ( tutti si guardano allibiti) CARLO: Ma se il babbo mi ha detto che li aveva persi e io li ho dati a lui. ADA: Li hai dati al babbo? Da fare che? DOTTORE: Sentite qui mi pare ci siano dei problemi tra voi, io devo andare a fare delle visite, prima di andare a casa ripasso. ( esce) 35 ADA: CARLO: ADA: LORETTA: CARLO: ADA: CARLO: ADA: LORETTA: ADA: LORETTA: ADA: LORETTA: ADA: CARLO: Io non arrivo a capire perché il tuo babbo ti abbia detto di avere perso i soldi. Quando viene a casa glie lo chiediamo e così mettiamo in chiaro tutto; intanto io e la Loretta abbiamo da dirvi una cosa. Cosa c’ è di nuovo? Abbiamo deciso di andare a vivere insieme; abbiamo trovato due camere in affitto E adesso andiamo di sopra a fare la valigia. Così tutto in una volta? Che fretta ci sarà mai! Bè mo Carlo vai via e non mi hai neanche dato un preavviso, almeno gli otto giorni che si danno agli operai prima di mandarli via! Se te lo dicevo prima facevi un sacco di mosse; te lo dico adesso, non va bene? Non è possibile, non puoi fare così alla tua mamma! Signora non me lo mangio mica suo figlio, lei non si deve preoccupare di niente. E se prende l’ influenza? Signora sarà pure capace di mettersi il termometro sotto braccio. Sì quello lo so, però…e mi lasci da sola? Signora lei ha pure suo marito; suo figlio bisogna che si faccia la sua vita. Buono mio marito faccio molto con lui. Mamma non fare delle mosse, non muoio mica; ( a Loretta) dai adesso andiamo a preparare la valigia. ( Escono dalla porta delle camere. Ada rimane tramortita e cade sul divano) ADA: PIERA: ADA: PIERA: ADA: PINA: ADA: PIERA: ADA: Hai… hai… sentito Pina? Ho sentito; dammi retta che io lo so, i figli devono fare la loro esperienza. Sarà, però secondo te quella è capace di fargli da mangiare? Andranno a comperare la pida e delle volte verranno a mangiare da te. E a lavare i panni? Gli toccherà imparare a tuo figlio a fare la lavatrice; adesso un sacco di uomini fanno tutto in casa, puliscono, stirano i panni. Quella io dico che non stira i panni e neanche pulisce la casa. Staranno nell’ immondizia. Poverino, povero bambino… 36 PERA: ADA: PIERA: ADA: PIERA: Dai su, i figli devono uscire da casa, altrimenti rimangono sempre dietro alle sottane della mamma; anche la chioccia, quando i pulcini sono grandi li manda via. Sì, ma quella, non vedi come va in giro, avesse preso una donna fatta per bene… Non lo sai che alle mamme non va mai bene nessuna nuora, non ti ricordi quando eri giovane? Quindi lascia che facciano quello che vogliono e te non mettere becco, contenti loro , contenti tutti. Lo dico per il suo bene e se con quella non è contento? I figli quando sono grandi non sono più i nostri, noi non comandiamo più niente e loro devono fare quello che vogliono, se sbagliano impareranno. ( suona il campanello entrano Marina e Giuseppe) PIERA: Ci sono i tuoi cognati, io vado di sotto ADA: MARINA: Allora come è andata la vacanza? Dovevi vedere! Che mare! Che spiaggia! Guarda ti ho portato il depliant dell’ albergo. ( tira fuori dalla borsa un depliant pieno di foto) ADA: ( esce) Fammi vedere ( lo guarda ) moh! Che mare! Guarda i pesci di tutti i colori! MARINA: E guarda l’ albergo come era bello; tienilo, te lo lascio, che te lo puoi guardare quando vuoi. GIUSEPPE: Abbiamo visto delle cose! Dei posti! Il deserto, i cammelli e il mangiare poi! Non ne parliamo! Pesce a volontà, minestra di tutti i tipi, tutto, tutto quanto. Mi sono tolto la voglia di mangiare. ADA: A te la voglia di mangiare ti passerà quando non potrai più neanche cagare. MARINA: Dì Ada, però c’ è una cosa che ti devo dire… ADA: Cosa è successo, c’ è qualcosa che non va? MARNA: Chiudono la fabbrica dove lavoro. ADA: Oh poverina! Rimani senza lavoro? Mo da quando? MARINA: Da subito, siamo ritornati dalle ferie e ci hanno detto che ci lasciano tutti a casa. GIUSEPPE: È che pare che non gli diano neanche la cassa integrazione. 37 ADA: Non è possibile, e cosa fai? Te sei ancora giovane, non hai l’ età della pensione. MARINA: È quello il problema, pare che ci mettano esodati. ADA: Cosa vi fanno sudare? Allora vi fanno lavorare? GIUSEPPE: No, vuol dire che ci fanno stare a casa senza lavoro e senza stipendio. ADA: Siete a casa e sudate? Non sta mica in piedi sta faccenda. GIUSEPPE: Non hai capito, lo chiamano così, ci hanno messo quel nome. ADA: Io non l’ ho mai sentito, è una parola nuova? GIUSEPPE: Sì, è un nome che hanno inventato adesso. ADA: L’ hanno fatto apposta per prendervi in giro, perché sudano quelli che lavorano, no quelli che stanno senza fare niente. MARINA: Hai proprio ragione, però senti io ti vorrei fare una proposta… ADA: Dì pure MARINA: Lo sai quanto ci costa la badante del babbo e adesso che io non ho più il lavoro… ADA: Ho capito, fai te la badante del tuo babbo. GIUSEPPE: Lei e anche il suo fratello. ADA: Bene; sono contenta, così Giorgio non va più in giro e sta col suo babbo. MARINA: Però bisogna che ci sia uno giorno e notte… ADA: Andrete voi due a dormire col babbo, un po’ per uno. MARINA: Potrebbe andare anche così, però io avevo pensato… ADA: Che cosa avevi pensato? MARINA: Che l’ appartamento del babbo si potrebbe affittare per prendere dei soldi ADA: E il babbo dove lo vuoi mettere? MARINA: A casa tua. ADA: ( meravigliatissima) A casa mia? Sei matta? Cosa ti è saltato in testa? Dai i numeri? GIUSEPPE: Te hai una camera in più, noi non l’ abbiamo, non abbiamo il posto. ADA: Allora siccome io ho una camera libera mi prendo il tuo babbo e te ti vai a fare le vacanze, bene! MARINA: No, noi avevamo pensato che io vengo qui tutti i giorni a badare il babbo e a darti una mano per fare i lavori. ADA: Io a casa mia le mie cose me le sono sempre fatte da sola e non ho bisogno di nessuno, neanche del tuo babbo. MARINA: Se io vengo a lavorare qui facciamo metà per uno dei soldi della pensione del babbo e dell’ affitto. 38 ADA: Però il babbo starebbe qui a casa mia e io non sono più libera di fare niente. MARINA: Io ti prometto che se vuoi andare a una gita ci sto io qui col babbo, giorno e notte ADA: Una gita io! Vala!... però….unh….dici davvero? Una gita val bene una messa diceva quello, ma qui altrochè messa! Sarebbe un sudario! MARISA: Rispetteremo i patti. ADA: Guarda che se io dico di sì e poi te non rispetti i patti ti mando il babbo a casa tua e se non hai una camera dormirà nel tuo letto e te dormirai sul divano. GIUSEPPE: Allora sei d’ accordo? ADA: Calma, calma, non lo so ancora, lasciami il tempo di pensarci bene. ( suona il telefono, Ada va a rispondere ) ADA: Chi è? ( pausa) sono venuti i ladri in banca? ( pausa) E allora chi è stato a rubare tutti i soldi? ( pausa) Non ho capito, non c’ è più niente? ( pausa) Siete sicuro? ( pausa) E veniva spesso? ( pausa) la …saluto. ( chiude il tel. e si accascia esterefatta sul divano) MARINA: Cosa è successo? ADA: Lo ammazzo, lo ammazzo, dov’ è il fucile del nonno? GIUSEPPE: Ada cosa hai fatto? Racconta. ADA: Lo ammazzo. MARINA: Chi vuoi ammazzare? ADA: Il mio marito, lo ammazzo, datemi il fucile del nonno, dov’è? GIUSEPPE: Stai calma, racconta quello che è successo. ADA: Dove avete messo il fucile del nonno? GIUSEPPE: L’ abbiamo dato indietro ai carabinieri; non ti ricordi? ADA: Andate a prenderlo che lo ammazzo. MARINA: Calmati, racconta ADA: Non c’ è più un soldo in banca, li ha spesi tutti. MARINA: Ma dove li ha spesi, se non va mai da nessuna parte. ADA: Prima lo ammazzo e poi glie lo chiedo. GIUSEPPE: Sarà uno sbaglio del ragioniere, basta andare nella banca e si mette a posto tutto. ADA: No, no quello diceva davvero. GIUSEPPE: E se non era la banca, ma era uno che voleva fare uno scherzo? 39 MARINA: Ma sì che l’ hanno fatto apposta, non può essere vero, il mio fratello ci tiene che mai ai soldi, lui dice sempre che i soldi sono come i dolori, quelli che li hanno se li tengono. ADA: Va te, Giuseppe va in banca a sentire se davvero hanno telefonato loro. GIUSEPPE: Ci andiamo subito; te Ada stai tranquilla che vedrai che è un pesce di aprile. ADA: Perché un pesce? Cosa c’ entrano i pesci coi soldi, adesso, i pesci non si mangiano mica i soldi. GIUSEPE: Oggi è il primo di aprile, dai che è uno scherzo, stai su, che vado a mettere a posto tutto. ADA: Speriamo che sia così, andate subito, mi raccomando. MARINA: Te stai buona e tranquilla, che torniamo subito. ( escono Marina e Giuseppe) ADA: Piera ( la chiama dalla finestra) ,Piera! Non risponde, adesso la vado a chiamare, che mi dia un consiglio, sennò qui mi scoppia il cuore. ( esce dalla porta centrale; poco dopo entrano Giorgio e Cesare ) CESARE: Ricordati che mi devi ancora dare i dieci euro. GIORGIO: Non farla lunga, ti ho detto che te li do, per dieci euro non andrai mica a ramengo. CESARE: Io voglio le cose chiare e come dice il proverbio patti chiari e amicizia lunga. GIORGIO: Mi sono dimenticato di prenderli in banca e ho avuto un sacco di problemi con la mia sorella e il mio babbo, che lo vogliono portare qui a casa mia e non so se l’ hanno ancora detto alla mia moglie e cosa lei dirà. CESARE: A fare cosa a casa tua? GIORGIO: A stare qui, perché non possiamo più spendere i soldi per la badante. CESARE: Sì però i miei soldi me li devi dare te. GIORGIO: Non va bene se te li do domani? CESARE: È una settimana che mi dici domani; se non me li dai li chiedo alla tua moglie. GIORGIO: Adesso fai anche i ricatti, ma guarda lì che bell’ amico; tradisci per dieci euro. CESARE: Sempre meglio di Giuda che si è venduto per tre euro. GIORGIO: Ti sbagli ha preso di più. 40 CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: Non mi ricordo bene, ma è lo stesso. E te avresti il coraggio di fare la spia alla mia moglie? Io non faccio nessuna spia se me li dai. Per farti stare zitto adesso guardo nel portafoglio della mia moglie. ( guarda nella borsa della moglie , che è all’ attaccapanni, prende il portafoglio e gli dà 10 € ) GIORGIO: Tieni, prendi. CESARE: Oh, adesso va bene; allora quando facciamo una partita? GIORGIO: Vieni più tardi, verso sera, adesso ho delle cose da fare. CESARE: Vengo dopo. ( esce) ( entrano Ada e Piera) ADA: Ah sei qui? Adesso ti metti lì ( indica una sedia) e mi devi spiegare delle cose e sta buono lì, finchè non arriva la tua sorella, che è andata nella banca, non scappare via. PIERA: Stai calma che ancora non lo sai se è vero. GIORGIO: Cosa hai fatto, ti è andato a rovescio del tutto il cervello? ( entrano dalla porta delle camere Loretta e Carlo con due valigie) LORETTA: Oh, buon giorno signor Giorgio. ( tutti si guardano allibiti, Giorgio è imbarazzatissimo ) ADA: CARLO: PIERA: ADA: GIORGIO: CARLO: LORETTA: Vi conoscete? Lo conosci? Si conoscono? Come fai a conoscere la morosa di Carlo, che non l’ hai mai vista? Lei è la morosa di Carlo? Loretta dì qualcosa, come fai a conoscere il mio babbo? È il tuo babbo?...Ho poveretta me cosa ho fatto! Io…io non vorrei dire la verità… CARLO: Ma perché nascondi qualcosa? Dimmi. LORETTA: E’ un cliente… ADA e PINA: Un suo cliente? Cliente di che? ADA: Non lavora nella tabaccheria lei? Lui non fuma mica. 41 CARLO: Sarà andato delle volte a prendere qualcosa nella tabaccheria, dai non fatela lunga, perché tutte queste storie se lo conosce? ADA: Perché mancano i soldi, non ci sono più i soldi. GIORGIO: Sei ancora lì con questa storia, te l’ ho detto che ti sei bevuta il cervello. CARLO: Mamma te l’ ho pure detto che i soldi li perde dappertutto, se li dimentica in giro, è il dottore che non ci crede. PIERA: Hanno anche telefonato dalla banca che non ci sono più, adesso il tuo zio è andato a vedere e tra poco ritorna. LORETTA: Signora lasci che possa parlare, ormai il danno l’ho fatto, non volevo fare la spia, ma intanto lo sapete lo stesso. GIORGIO: Te sta zitta ragazzina e fatti i tuoi affari , non quelli degli altri, non fare delle chiacchere dietro alla gente. ( fa per uscire, ma il figlio lo trattiene) CARLO: Te babbo stai buono lì e non ti muovere. ADA: E che stia zitto, sennò gli taglio la lingua come si taglia la coda alle lucertole, solo che poi a lui la lingua non gli cresce più, brutto rospaccio. CARLO: Mamma calmati un pochino e te Loretta racconta che io qui non ci capisco più niente. LORETTA: E’ un cliente della tabaccheria dove lavoro, anzi è il più buon cliente che abbiamo, è sempre lì tutti i giorni, a giocare con le macchinette. Si può dire che il padrone mi dà lo stipendio con i soldi che spende lui a giocare. ADA e PINA: A giocare? A giocare che cosa? LORETTA: Gioca con le macchinette, il gratta e vinci, la lotteria, sta delle ore e ore attaccato alla macchinetta dei giochi; io non volevo fare la spia… ADA: E quanti soldi gioca? LORETTA: Lo devo dire? ( guarda Giorgio rannicchiato in un angolo a testa bassa) ADA: GIORGIO: ADA: LORETTA: ADA, PINA e CARLO : ADA: Parla e fa presto. No, sta zitta. Ti ho detto di parlare. Cento…duecento euro al giorno. ( insieme ) Eh? Cosa hai detto? Allora la telefonata che hanno fatto prima dalla banca non era uno scherzo, è vero che non c’ è più un soldo nel libretto. 42 CARLO: ADA: CARLO: PIERA: ADA : PIERA: ADA: PIERA: ADA: E’ per quello che chiedeva i soldi che aveva perso; li aveva persi al gioco; e io che credevo che avesse la demenza senile! Allora non abbiamo più un soldo? Stavolta io ti ammazzo davvero, stavolta sì, adesso basta, adesso te le do io!!!!!!!!!!!! ( corre in cucina e ritorna col matterello) Stavolta non mi scappi, vieni qui che ti ammazzo!!!! ( la trattiene ) Mamma, mamma, smettila sta calma. ( la trattiene anche lei ) Non fare una cosa così, sennò vai in prigione te. ( infuriatissima ) Io? Lo mando a lui in prigione; anzi no, dici davvero? Bè, mo, dico davvero sì. Allora lo taglio a fettine, così non lo trovano più. Mo sta zitta non dire delle patacate. Più pataca di lui non sarò mai, guarda, guarda l’ eroe dei giocatori; a lui faranno un monumento nella piazza del paese “ eroe del gioco, ucciso dalla moglie ingrata” ( Giorgio cerca di uscire e scappare, ma il figlio lo prende e lo mette seduto) CARLO: Te sta lì; ha detto il dottore che passa da qui e così gli parliamo, a te ti bado io. Voi Piera tenete ferma la mia mamma, che non faccia una sciocchezza. Te Loretta telefona al dottore, senti quando arriva. LORETTA: ( Carlo le dà il suo cell. E lei fa un numero ) Dottore sono la morosa di Carlo, l’ aspettiamo, abbiamo proprio bisogno, quanto ha da fare? ( pausa) bene; ( chiude il cell. ) è per strada è quasi arrivato qui. ADELE: Lasciatemi che io lo ammazzo CARLO: Mamma sta calma, adesso arriva il dottorel ADA: Cosa vuoi che gli faccia il dottore se si è giocato tutti i soldi; oh sì lo faccio chiudere nei matti e lo lascio lì finchè campa. Oh il mio cuore, mi scoppia il cuore, ma prima lo faccio scoppiare lui! ( brandisce il matterello , Piera la trattiene ) PIERA: Sta calma, adesso vediamo cosa si può fare. ADA: Lo so io cosa si può fare, gli si taglia quella pancia che ha per vedere se gli vengono fuori tutti i soldi che si è mangiato. PIERA: Vuoi farne un martire? ADA: Sì, e quando sarà morto lo faranno santo martire dei giocatori. PIERA: Ma il calendario è pieno, non c’ è più il posto. 43 ADA: Lo metteranno il ventinove di febbraio e gli faranno la festa ogni quattro anni; dicono pure che l’ anno bistile porta sfiga. LORETTA: A me mi dispiace che vi ho fatto scoprire tutta questa roba. ADA: Te hai fatto bene a parlare, poverina, però vè hai la fortuna che il tuo moroso abbia un babbo così furbo e intelligente, che non fa pari con nessuno, non c’ è volpe che gli stia dietro. LORETTA: Io vedevo questo uomo che era sempre lì a giocare, ma non sapevo mica quanti soldi avesse. Se sapeste, c’ è un sacco di gente che si rovina per il gioco. ADA: Lo rovino io a quello, che lui ha rovinato la famiglia. (Ada fa per alzarsi per dargli una randellata , ma il figlio la ferma e le toglie il matterello dalle mani ) CARLO: Stai buona mamma, mettiti lì a sedere, che di guai ne abbiamo abbastanza. ( suona il campanello ) CARLO: Speriamo che sia il dottore. ( entra il dottore) DOTTORE: CARLO: DOTTORE: CARLO: DOTTORE: Sono arrivato, allora? E’ successo un guaio, abbiamo scoperto che il mio babbo gioca. Oh questa poi! gioca molto? Ha fatto fuori tutti i soldi in banca. Questa è proprio la dipendenza patologica, c’ è un sacco di gente che ci casca, prendono come un’ ossessione, una droga, che uno non può più smettere. Diventano nervosi, sgridano in casa… ADA: È vero, è proprio così, sì, sgrida sempre, è nervoso che non lo sa nessuno. DOTTORE: Arrivano a chiedere i soldi in prestito a tutti… CARLO: Ecco perché cercava i soldi e me li ha chiesti anche a me. DOTTORE: Arrivano a rubare. ADA: È per quello che mancavano i soldi nel mio portafoglio. PIERA: Mo senti lì, adesso abbiamo capito… DOTTORE: Il fatto è che uno più perde e più gioca, per rifarsi dei soldi che ha perso, così non smette mai e si rovina. 44 ADA: DOTTORE: GIORGIO: ADA: GIORGIO: CARLO: Ci ha rovinato del tutto, siamo rimasti senza un soldo in banca. ( rivolto a Giorgio) Da quando ha cominciato a giocare? Bè, insomma…io…io… Fa presto a parlare col dottore. Un poco alla volta…io non mi ricordo… Mo babbo andiamo nella banca e vediamo da quando non hai più messo giù la pensione e da quando hai cominciato a tirare giù i soldi. GIORGIO: Sì, è da allora… ADA: Allora quando? GIORGIO: Da quando sono andato in pensione. ADA: Io lo ammazzo, l’ ammazzo quello scianazzo. DOTTORE: Signora non è in questo modo che si mettono a posto le cose. ADA: Le metto a posto io, lo so io come fare, lo faccio diventare un eroe. ( Giorgio continua a stare in un angolo con le mani al volto) PIERA: Sta calma, vedrai che il dottore mette a posto ogni cosa. CARLO: Allora dottore ci dica cosa si può fare. DOTTORE: La cura migliore è mandarlo in una clinica residenziale di recupero, dove educano e fanno asistenza: lì deve fare le pulizie, i lavori, c’ è la terapia di gruppo e individuale. CARLO: Dov’ è la clinica più vicina? DOTTORE: A Imola ce n’ è una buona, famosa. GIORGIO: A Imola ci vanno i matti… DOTTORE: Una volta ci andavano i matti, matti, adesso ci vanno quei matti che si rovinano col gioco ADA: Hai visto che avevo ragione io, ti mandiamo nei matti. CARLO: Va bene dottore ci dica cosa dobbiamo fare, che lo mandiamo subito. DOTTORE: Io vi preparo la domanda, bisogna vedere se c’ è un posto libero e quando; intanto lui deve stare in casa, sorvegliato a vista, non deve mai uscire; e io gli segno le medicine perché stia calmo; poi qui nella borsa ho delle punture, una farebbe bene alla tua mamma, per calmarla. ADA: Io non le voglio, fatele a lui, fategli l’ utanasì. DOTTORE: Lo dico per il suo bene, sennò le scoppia il cuore per il dolore e per la rabbia. PIERA: Dà retta al dottore, falla subito una. DOTTORE: Fanno effetto in pochi minuti, dopo vedrà come starà meglio! ( intanto prepara la puntura) 45 ADA: La devo proprio fare? PIERA : Sì, sì, vedrai come ti fa bene. DOTTORE: Andiamo di là. ( esce seguita dal dottore, stanno fuori un attimo e rientrano mentre suona il campanello, entrano Loretta e Giuseppe ) MARINA: Siamo capitati in un momento sbagliato? Ci dovete scusare. CARLO: Venite pure avanti. ( il dottore intanto scrive la ricetta e quando ha finito la dà a Carlo) DOTTORE: Va subito a prendere queste medicine per il tuo babbo, io intanto faccio la domanda per la clinica. ( il dottore esce, salutando ) GIUSEPPE: Ci sono delle novità…posso parlare? Vedo che siete tutti qui. ADA: Parla pure, intanto ormai… GIUSEPPE: Ada sono stato nella banca… ADA: lo sappiamo già. GIUSEPPE: Proprio tutto, tutto, tutto? CARLO: Il babbo si è giocato tutti i soldi. GIUSEPPE: A sì lo sapete? Però sapete anche… ADA: Cosa vuoi dire? MARINA: Anche quelli del babbo. ADA: Che cosa? Del babbo? GIUSEPPE: Lo sai che la Marina e Giorgio hanno la firma sul conto del babbo… ( Ada è a bocca aperta, non riesce a profferire parola) ADA: Ch…ch…ch… CARLO: Cosa vuoi dire? GIUSEPPE: Ha speso anche i soldi del nonno. PIERA: ( le sta vicino, le tiene una mano ) Fatti coraggio, fatti forza. ADA: Me la paghi, ti faccio vedere io cosa faccio… CARLO: Mamma stai calma. ( alla zia ) E questo cosa significa? GIUSEPPE: Che non ci sono più i soldi neanche per pagare la Tatiana. CARLO: Siamo messi bene. 46 LORETTA: Carlo io non volevo, però se ci pensi è stato meglio così, almeno adesso il tuo babbo smette di giocare. ( Ada, dopo essere stata seria e pensierosa, per effetto della puntura a poco a poco si riprende) ADA: Marina cosa hai detto ? Che se tengo il babbo posso andare in vacanza e te lo badi? MARINA: Sì Ada, adesso poi che io non ho il lavoro e neanche il babbo ha più i soldi, bisogna che risparmiamo. ADA: Voi risparmiate… perché io sono trent’ anni che risparmio e che non ho mai fatto le ferie. MARINA: Lo so, ma questo cosa vuol dire? ADA: Io in tutti questi anni mi sono messa da parte un librettino con i soldi che risparmiavo tutti i mesi, adesso vado a divertirmi e il mio marito starà in casa col suo babbo, finchè non va in clinica. MARINA: È per quello che c’ era il dottore? CARLO: Sì zia e se volete portare qui il nonno ci sarà anche la mia camera libera, perché io vado a stare con la Loretta. ADA: Piera hai mille euri? PIERA: Vuoi che non abbia mille euri? Da quando il mio marito mi ha lasciata sono sette anni che mangio cipolla e fagioli per risparmiare i soldi. ADA: Bene, allora partiamo subito. ( prende il depliant sul tavolo) Carlo tira fuori dalla valigia il compute e trova un minute qui, dove è stata la tua zia, che io e la Piera partiamo subito; prenota due settimane, mi raccomando , non una come gli zii. GIUSEPPE: Ci vuole il passaporto. ADA: l’ abbiamo già fatto è pronto domani CARLO, GIUSEPPE MARINA: ( tutti gurdano meravigliati le due donne ) Eh? Avete fatto il passaporto? ADA: Hai visto Piera che è venuto buono? MARINA: Bisogna che tu vada dalla parrucchiera e dall’ estetista prima di partire. ADA: A fare che? 47 MARINA: Non vorrai mica andare al mare in costume senza farti la ceretta, non vorrai fare come quelle tedesche di una volta che avevano dei peli lunghi che gli scappavano fuori dalle mutande. ADA: Non capisco, se le tedesche avevano i peli lunghi, come mai tutti gli uomini correvano al mare dietro a loro? GIUSEPPE: Beh! Mica tutte avevano i peli lunghi. ADA: Per loro andavano bene e per me che sono vecchia, non vanno più bene? MARINA: È cambiato il mondo, adesso non si va più al mare coi peli nelle gambe. ADA: Ciou, una volta erano di moda e io stavo in casa, adesso che voglio andare al mare non vanno più di moda; te Piera hai mai fatto la ceretta? PIERA: Io sono chiara, non li ho, e poi adesso che sono vecchia cadono tutti. ( Ada , che è in piedi, si guarda le gambe) ADA: I miei invece sono tutti lì, i miei fanno la resistenza. PIERA: Ti toccherà combatterla quella resistenza lì. ADA: Ciou, una vacanza val bene una penitenza. ( rivolta a Marina) fa molto male? MARINA: No, un pochino la prima volta e poi si fa l’ abitudine. ADA: Dicono che c’ è sempre una prima volta. PIERA: Meglio tardi che mai, dice il proverbio. ADA: Allora Marina vai subito a prenotarmi la tua estista. PIERA: Dì Ada, sei proprio sicura? Ci hai pensato bene? Da sole a prendere l’ areo. ADA: Non c’ è problema, per partire ci porta mio figlio fino a Bologna e lo facciamo stare con noi finchè non ci caricano su. LORETTA: Voglio venire anche io ad accompagnarvi, che mi piace molto vedere gli aerei che partono. CARLO: Cos’è adesso ti metti dalla parte della mia mamma? LORETTA: Ha ragione e fa bene ad andare. PINA: Dì Ada, per partire ci accompagna, ma ritornare indietro, se sbagliamo areo? ADA: Non c’ è nessun problema, se sbagliamo areo andiamo da un’ altra parte e facciamo altri quindici giorni di vacanze. ( suona il campanello entra Cesare) ADA: Ecco, ci mancava solo Cesare 48 CESARE: ADA: CESARE: Cosa c’è? Niente, io e la Pina ci dobbiamo andare a preparare, i miei cognati devono andare via, il mio figlio anche e te stai qui a giocare a carte col mio marito e bada che non esca; e mi raccomando giocate solo le caramelle. Stia tranquilla, lo sa che io non gioco a soldi; dai Giorgio, prendi il mazzo di carte. ( tutti escono , rimangono soli Giorgio e Cesare; Giorgio ha un’ aria afflitta) CESARE: GIORGIO: CESARE: GIORGIO: CESARE: Cosa giochiamo a briscola o burraco? Quello che vuoi te. Mi sembri serio, cosa hai fatto? Mi hanno scoperto. Ma no! Come hanno fatto? E’ per quello che hanno detto che non devi uscire? GIORGIO: Sono ai domiciliari. ( intanto Cesare dà le carte, quindi sta a Giorgio iniziare il gioco , ma Giorgio non è concentrato) CESARE: Io dico che solo a te ti capitano delle cose così, sei stato uno sciocco, e poi le hai anche regalato i fiori; ce ne sono degli uomini che vanno a divertirsi in giro e te ti fai scoprire, io non lo so come hai hai fatto, sei stato proprio un coglione. GIORGIO: Sì sono stato un coglione… CESARE: Una volta che avevi trovato una donna bella e giovane; su sta a te, dai Gioca, pataca! ( si chiude il sipario suona la canzone “ Viaggi e Miraggi “ di Francesco De Gregori ) FINE DEL TERZO ATTO 49 50 51