Notiziario parrocchiale ore 21 ore 16,30 ore 18,30 ore 21 ore 16,30 ore 21,15 Giovedì 21 novembre Lectio divina Prove del coro ore 10-12 ore 17-18 Venerdì 22 novembre Giornata di Adorazione Eucaristica Confessioni Adorazione comunitaria ore 11,30 ore 13 ore 15,30 17 Novembre 2013 Lunedì 18 novembre Riunione catechisti in preparazione alla Grande Messa di domenica 24 novembre Mercoledì 20 novembre Incontro dei Moderatori delle Piccole Comunità Riunione del COPAE Incontro in preparazione alla Cresima degli adulti ore 10-12 ore 16 Anno XXV n° 7 Sabato 23 novembre Confessioni Celebrazione in Duomo a chiusura dell’Anno della Fede Domenica 24 novembre Prima giornata della condivisione Grande Messa Pranzo condiviso Incontro delle Famiglie XXXIII Domenica del tempo ordinario “Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice, né germoglio. A voi che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.” Parrocchia di Santa Maria al Pignone - Via F. Cavallotti, 11 - 50142 Firenze tel. 055 23.37.844 – Don Andrea 055 22.99.820 http://www.pignone.weebly.com – e-mail: [email protected] Il libretto di Malachia è l’ultimo della collezione dei profeti veterotestamentari. Di quest’operetta sappiamo poco; l’autore stesso, il cui nome significa “angelo o messaggero di Dio di JHWH”, è forse ignoto. L’ultima sua pagina è raccolta oggi nella prima pericope ed è una sintetica descrizione del giorno del Signore, l’evento decisivo e risolutivo della storia umana in cui Dio instaura il suo regno di giustizia e di pace in un mondo rinnovato. Le prospettive attuali che celebrano i ricchi, i sazi, “i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia” (v.19) saranno totalmente ribaltate e la vera beatitudine sarà destinata ai “cultori del mio nome” (v.20), ai poveri, ai sofferenti, ai perseguitati (cfr. Lc 6,20-26). Malachia propone questo ribaltamento attraverso un simbolo classico, profetico e apocalittico, quello del fuoco di una conflagrazione finale, per scuotere le coscienze indifferenti di chi è convinto di aver a che fare col solito “buon Dio” tollerante e distante. Cosa significano queste espressioni drammatiche, che troviamo anche nel Nuovo Testamento? Sicuramente si tratta d’immagini colorite che sarebbe ingenuo e fuorviante interpretare alla lettera. Il fuoco è l’immagine dell’intervento divino nel mondo per porre fine a ogni forma di male. Il messaggio è di consolazione e di speranza: il fuoco di Dio annienta, come paglia, non gli uomini, ma il male che è in ogni uomo. Alla luce della Pasqua possiamo rileggere e comprendere questi testi. Il sole di giustizia è Gesù, il giorno rovente come un forno è quello della sua morte e risurrezione, il fuoco che distruggerà tutto il male è lo Spirito che Egli ci ha inviato, è la sua Parola, il suo Vangelo. Il mondo nuovo è il regno di Dio già presente in mezzo a noi, anche se dovremo attendere la fine di questo mondo per verificare la vittoria piena della verità e dell’amore nel cuore dell’uomo e nella storia dell’umanità. (Cardinale Silvano Piovanelli) Il 7 Novembre scorso si è svolto in parrocchia l'incontro di catechesi comunitaria, tenuto da don Adriano Moro, sul tema scelto per il nuovo anno pastorale "Duc in altum, prendi il largo e gettate le vostre reti". Con le parole di Gesù, rivolte personalmente a Pietro, la Chiesa ci invita ad un impegno più coraggioso nel nostro cammino di fede. Don Adriano ha messo in evidenza come la Fede sia astratta finché non si incarna nella vita concreta di ognuno; non è un insieme di dottrine, ma l'incontro con una Persona, Cristo Gesù. La vita cristiana è una relazione, è cercare il volto di Cristo in ogni uomo. Ha inoltre richiamato i temi trattati al Convegno Ecclesiale di Verona (2006) e le richieste che la Chiesa Italiana rivolge a noi laici credenti in questo tempo, riguardanti vari ambiti della vita concreta: dalla vita affettiva alla fragilità umana, dal lavoro alla festa, dalla tradizione alla cittadinanza, temi tutti che rimandano alla necessità di "educare alla vita buona del Vangelo". C'è bisogno della formazione dei laici. I cristiani devono diventare "adulti" cioè conoscere i motivi della loro fede per poter essere testimoni di speranza in un contesto ormai non più cristiano. Non siamo più capaci di seguire il richiamo di Gesù "Prendi il largo" perché viviamo in una mentalità diffusa di disimpegno personale davanti alle difficoltà. Ci manca il coraggio di Pietro che, fidandosi della parola di Gesù, ha di nuovo gettato le reti. Anche noi dobbiamo ritrovare la fiducia e la gioia dell'abbandono. Chi apre il cuore a Cristo, scopre il mistero della propria vita ed il senso della propria vocazione e vive nella gioia. È importante la formazione delle comunità perché, se gli adulti non sono veri testimoni, i giovani si allontanano e diventano incapaci di costruire la propria vita, delegando altri a scegliere per loro. L’incontro è stato molto interessante, ma purtroppo poca è stata la partecipazione. L'invito rivolto a tutti è quello di lasciarsi coinvolgere da queste iniziative e di fare un piccolo sforzo per partecipare ai prossimi incontri che saranno fonte di sicuro arricchimento.