Luca Fumagalli, Pierluigi Cassani, Dante D’Alfonso, Nicola Dambelli, Andrea Pati, Giovanni Zappalà
Risto
franchising
Il gusto di espandersi
Analisi,
informazioni,
e proposte
per sviluppare
un format in Italia
ed esportarlo
le guide di millionaire
Luca Fumagalli, Pierluigi Cassani,
Dante D’Alfonso, Nicola Dambelli,
Andrea Pati, Giovanni Zappalà
Risto
franchising
Il gusto di espandersi
le guide di millionaire
indice
72
44
Capitolo 3
7
INTRO
di Luca Fumagalli
12
Capitolo 1
LA RISTORAZIONE
ITALIANA
13
I numeri del consumo fuori casa
15
Come è cambiata la clientela
20
Fattori di successo nella ristorazione
23
30
Capitolo 2
COS’È IL FRANCHISING
32
Definizioni nel franchising
35
L’affiliante
38
Dalla parte del franchisor
40
L’affiliato
41
Meglio soli o da franchisee?
25
27
La mentalità italiana:
siamo pronti per la svolta?
29
Il franchising della ristorazione
in Italia
45
Scegliere il franchisor giusto
49
Gli apporti iniziali del franchisor
53
Gli apporti continuativi
del franchisor
55
La gestione economica
di un locale in franchising
64
Capitolo 4
COMUNICARE
PER IL FRANCHISING
La creazione di un format
Tendenze attuali:
branding e franchising
APRIRE UNA ATTIVITà
IN FRANCHISING
45
10 passi
per scegliere
il franchisor
giusto
65
Le catene di ristorazione
in franchising fanno comunicazione
67
Comunicare la ristorazione in Italia:
alcuni casi di successo
70
La comunicazione dei franchisor
ai tempi dei social
L’export
italiano
che vince
all’estero
72
Capitolo 5
INTERNAZIONALIZZAZIONE
73
Flussi migratori dall’Italia
75
L’export italiano
che vince all’estero
78
I flussi turistici in Italia
79
Quando il franchising di prodotti
“italiani” fa il successo degli stranieri
81
Fattori critici e di successo
per l’internazionalizzazione
84
CONCLUSIONI
85
Menu
RISTOfranchising
Le proposte selezionate per voi
4
RISTOFRANCHISING
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RISTOFRANCHISING
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Il momento è quello giusto
Gli indicatori segnalano che la ristorazione italiana o, meglio, il
comparto dei consumi alimentari extradomestici, si trova a un
punto di svolta, tra cambiamento e fallimento.
L’andamento tendenziale di lungo periodo, come vedremo, resta
decisamente favorevole.
I mutamenti delle abitudini degli italiani portano irreversibilmente nella direzione di una destrutturazione dei pasti, di un maggiore consumo fuori casa, di un distacco da tradizioni e riti per
assecondare nuovi stili di vita e differenti modelli di consumo.
La situazione congiunturale ha sottolineato, e continua a farlo, la
necessità di adattarsi alla nuova domanda sia in termini di menu
sia di prezzi, ma anche di modalità di consumo, di ambiente, di
servizio, di comunicazione.
Le minori possibilità di spesa dei consumatori funzionano da elemento selezionante, allargando la forbice tra le varie offerte e
provocando, per la prima volta dal dopoguerra, una accelerazione
delle chiusure e un aumento del turnover. Se una volta era sufficiente “saper far da mangiare” per sopravvivere o addirittura
prosperare, oggi il settore richiede più professionalità e più efficienza in ogni aspetto della gestione. Dall’altra parte, la sostanziale tenuta della domanda attira investitori e nuovi operatori da
altri settori, ben più colpiti dalla crisi.
Questi ingressi creano maggiore competizione e generano turbative che solo i competitor più forti e attrezzati sono in grado
di superare. I cosiddetti newcomer, ovvero neoimprenditori del
settore, costituiscono da un altro punto di vista una straordinaria risorsa, per chi ne saprà incontrare e veicolare le esigenze.
Ecco dove il franchising può giocare e vincere la sua partita.
La creazione e lo sviluppo di buoni format, sperimentati e vincenti, può impedire i tanti “bagni di sangue” che già si susseguono
tra questi neoimprenditori, spesso convinti che tutto sia semplice
nel mondo della caffetteria, della gelateria e della ristorazione.
RISTOFRANCHISING
7
intro
nz
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Il
franchising può costituire un grande paracadute per
molti newcomer, mettendoli nella condizione di imparare un mestiere e di operare fin da subito con efficienza
e competitività. Non solo. I franchisor che si sapranno
affermare in Italia nei prossimi tre-cinque anni, avranno
la grande chance di ritrovarsi tra i protagonisti del mercato internazionale. Fino a oggi il grande talento italiano nella ristorazione
è stato esportato a livello di individualità e di eccellenze, spesso
senza una visione, una strategia, un sistema. Il franchising consente di codificare, standardizzare e trasferire anche la più sofisticata
esperienza o arte culinaria, creando format di successo, replicabili ovunque. Questa formula, già utilizzata da più di 80 anni per
lo sviluppo di catene internazionali nella ristorazione, è inoltre il
sistema più semplice, immediato e comprensibile per coinvolgere investitori in molte aree del mondo. Il consolidamento di una
catena di ristorazione in Italia attraverso il franchising è infatti un
vero e proprio certificato di garanzia per un investitore straniero:
documenta la validità del concept in uno dei mercati più esigenti
del mondo e parla nel linguaggio universalmente riconosciuto del
franchising. Solo noi italiani tutto questo non lo abbiamo capito
o non lo abbiamo ancora saputo fare. Infine, internazionalizzare
con il franchising è una scelta che permette di vendere non solo prodotti, ma anche attrezzature, servizi, formazione, metodi
e valore. Da una parte si può monetizzare il nostro know-how,
dall’altra si può valorizzare appieno il nostro patrimonio, portando in giro per il mondo un’immagine genuina e integra del nostro
Paese attraverso materie prime, prodotti, ricette, preparazioni,
tradizioni e atmosfere.
In questi anni, mentre nel nostro paesello noi litigavamo sul “sesso del pistacchio”, gli americani diventavano i re delle pizze e del
cappuccino, gli australiani “inventavano” il gelato e i tedeschi
aprivano centinaia di ristoranti “italiani” in tutto il globo.
Le prossime pagine ci spiegheranno come, evitando di perderci
ancora tra le chiacchiere, possiamo acchiappare gli ultimi treni
dello sviluppo mondiale.
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Luca Fumagalli
8
RISTOFRANCHISING
RISTOFRANCHISING
9
il team
Luca Fumagalli
51 anni. Fin dai primi anni 90 si occupa di franchising come imprenditore, giornalista, consulente. Le prime esperienze con questa straordinaria
formula sono partite da una azienda di abbigliamento di famiglia. Dal
1995 è giornalista pubblicista: ha scritto 500 articoli e numerosi manuali sui temi dell’affiliazione e della distribuzione commerciale. Nel
1996 ha fondato DIF - Developing International Franchise, struttura di
consulenza, di promozione e di sviluppo di sistemi di franchising, iscritta nell’Albo Consulenti ed esperti dell’Associazione italiana del Franchising. In questi ultimi anni, nell’ambito della ristorazione, ha curato
l’impostazione e il lancio di più di una decina di progetti.
Pierluigi Cassani
Dante D’Alfonso
10
RISTOFRANCHISING
Nicola Dambelli
46 anni. Dopo aver conseguito la Laurea in Economia ha intrapreso gli studi
in Marketing & Comunicazione nel Regno Unito. La strada professionale che
ha scelto è quella dell’internazionalizzazione e della comunicazione con altre culture e Paesi. In particolare, nell’apertura di nuovi mercati, ha attivato oltre 150 importatori e distributori internazionali, seguendo più di 100
aziende clienti in progetti di sviluppo dal 2009 a oggi e gestendo l’avvio di 3
filiali aziendali in mercati internazionali. In ambito di formazione, ha svolto
attività specialistica per istituti accreditati: Gambero Rosso (Roma), Istituto
Superiore Del Marketing (Roma), Seneca Alta Formazione (Bologna) e ha seguito personalmente programmi di formazione in oltre 20 aziende clienti.
41 anni. Si occupa di ristorazione in franchising dal 1998. Dopo diverse esperienze nel
settore come direttore e coordinatore punto vendita in vari locali a marchio Mc Donald’s
in Italia, è oggi assistente alla direzione per Burger King Italia. Gestisce diversi blog, tra
cui Hub Franchising (incentrato su specifiche del mondo del franchising) e AIDP Abruzzo
e Molise (blog dell’Associazione italiana Direzione personale, di cui è membro). Dal 2014
collabora con Luca Fumagalli in DIF. L’idea di Ristofranchising è nata dalla sua esperienza
personale all’interno di due grandi catene internazionali.
45 anni. Ha conseguito la Laurea in Economia e Commercio con una tesi
aziendale sul franchising, settore in cui è attivo dal 1992 come libero
professionista e temporary manager. Si occupa tendenzialmente della
strutturazione e dell’implementazione delle strategie di sviluppo aziendale. Nello specifico della ristorazione in franchising, ha collaborato con
Haru Sushi e Il maialino di Giò. Dal 2014 collabora con DIF.
Andrea Pati
26 anni. Dopo aver conseguito la Laurea in Scienze della Comunicazione, si specializza in Semiotica presso l’Università di Bologna. Esperto di
nuove tecnologie e social network, negli ultimi
anni ha approfondito le tematiche legate alla comunicazione nei sistemi in franchising. Giornalista part-time, collabora occasionalmente con
diverse riviste del settore e non. Lavora con Luca
Fumagali in DIF dal 2013.
Giovanni Zappalà
47 anni. Esperto di web
marketing, si occupa da
anni di progettare, realizzare e lanciare portali web.
Dal 2014 è Ceo di LifeIsWeb
Co. Ltd. Ireland, attore attivo del canale Internet, tanto a livello nazionale che internazionale, specializzata
nella creazione di contatti
commerciali (lead generation) e riconosciuta da Google, principale player sul
mercato. Esperto di SEO e
SEM, collabora con DIF dal
2010.
ori
Gli aut no
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si presen
RISTOFRANCHISING
11
capitolo
uno

I numeri
del consumo
fuori casa
Q
LA
RISTORAZIONE
ITALIANA
12
RISTOFRANCHISING
Quando si parla di ristorazione, nel mondo,
viene subito in mente l’Italia. Questo perché il nostro Paese è legato a doppio filo
alla cultura del mangiar bene, sviluppatasi
in secoli di storia e profondamente legata
all’elevato numero di prodotti di alta qualità
che è possibile trovare sul nostro territorio.
Il cambiamento negli stili di vita della popolazione italiana, sempre più vicini allo standard che caratterizza i Paesi occidentali più
industrializzati, ci obbliga però ad aggiornare i modelli di consumo e a uscire dai molti
stereotipi che contraddistinguono il nostro
rapporto con l’alimentazione.
È vero che l’Italia mantiene un solido legame con le tradizioni culinarie e la tavola, ma
è anche vero che i numerosi fattori socioeconomici intervenuti negli ultimi anni, ci
hanno portato sempre più fuori dalle mura
domestiche, proiettandosi in maniera decisa verso il consumo fuori casa.
Ma facciamo parlare i numeri: secondo
Istat, nel terzo trimestre del 2014 l’indice del fatturato dei servizi in generale registra una diminuzione dello 0,6% rispetto
allo stesso periodo dell’anno precedente. In
questo contesto, il comparto delle attività
di alloggio e di ristorazione ha subito una
contrazione più modesta, ma comunque significativa (2,4%). Anche depurando il dato
dal settore hôtellerie, ben più vistosamente
in difficoltà, il segno negativo nei fatturati
della ristorazione permane.
Ma vediamo cosa è accaduto negli anni più
recenti. Il 2011, nonostante il calo dell’ultimo trimestre, si era chiuso in leggera crescita. Nel 2012 invece, il fatturato della ristorazione era diminuito decisamente su
base annua. Il 2013 ha visto consolidare il
calo in maniera decisa. Il 2014 ha continuato su un trend negativo, ma con valori più
contenuti (vedi tab. 1).
Tra 2007 e 2012 la spesa fuori casa in bar,
ristoranti e simili è passata da 62,7 a 62,2
miliardi di euro, con una contrazione reale di 440 milioni di euro. La crisi, dunque,
non ha risparmiato nemmeno il fuori casa
ma, a ben vedere, l’impatto è stato assai più
contenuto. In termini di tasso medio annuo
i consumi alimentari domestici registrano
una caduta del 2%, quelli extradomestici
dello 0,1%.
La contrazione dei fatturati della ristorazione è dunque fenomeno recente, del tutto nuovo per un settore che nel lungo periodo ha goduto di sole crescite, spesso a
RISTOFRANCHISING
13
capitolo
uno

indici trimestrali del fatturato della ristorazione
1,9
1,6
-0,5
-0,7
-1,8
-1,5
-2, 2
-3,6
-5, 2
IIIIVI IIIII
IVI II
III(a)
20122013
2014
(a) dati provvisori
Fonte: elaboraz. C.S. Fipe su dati Istat
Tab. 1
due cifre. È un segnale forte, che tuttavia
va calato nel contesto più ampio dell’economia italiana degli ultimi anni. In un’analisi trasversale dei settori economici, molti
dei quali accusano ormai da anni cali ben
più drammatici che stanno ormai producendo clamorosi effetti strutturali su interi comparti, la decrescita infatti è rimasta
decisamente contenuta e si è mantenuta
nell’ambito congiunturale.
La flessione dei consumi ha impattato
sull’offerta di breve periodo, producendo
una dinamica quantitativamente negativa
(chiusure di esercizi) come nel grafico qui
riportato, relativo al 2013.
Tuttavia, incrociando i dati che vedono una
domanda in calo più deciso e una offerta in
decremento più moderato (-7.000 imprese; -2,25%) si può desumere un andamento
selezionante, che premia alcune tipologie
di ristorazione più in grado di intercettare i
bisogni attuali e penalizza chi non è più capace di assecondare i mutamenti e le tendenze del mercato.
14
RISTOFRANCHISING
servizi di ristorazione
(movimprese 2013)
la
ristorazione
italiana
(variazioni percentuali sullo stesso periodo dell’anno precedente)
Come
è cambiata
la clientela
P
Per comprendere meglio le dinamiche qualitative dell’offerta attuale, ovvero chi e come oggi sta cogliendo più efficacemente le
esigenze della clientela, occorre effettuare una panoramica del mercato alimentare
fuori casa di più lungo periodo.
Da un’analisi dei trend degli ultimi 40 anni emerge una profonda modificazione
nell’approccio delle famiglie ai consumi
alimentari in generale.
Boom dei consumi fuori casa
iscrizioni
cessazioni
1 7. 72 3
2 6 . 7 79
saldo
-9.056
(*) iscritte - cessate (al lordo delle cessate di ufficio)
Fonte: elaboraz. C.S. Fipe su dati Infocamere
Tab. 2
D
a un punto di vista quantitativo i consumi fuori casa aumentano in termini
reali del +128%, grazie a una crescita della
ricchezza nazionale e individuale, registrata
a partire dal 1970. Dal punto di vista qualitativo, come anticipato, i cambiamenti culturali, le diverse abitudini di vita imposte da
un nuovo tessuto sociale e demografico, la
crisi economica degli ultimi anni, sono solo
alcuni dei fattori che contribuiscono a spiegare come gran parte dei consumi food sia
diversamente destinata rispetto al passato.
In particolare, come si evince da un’indagine condotta dalla FIPE (Federazione italiana
pubblici esercizi), un’analisi per categoria mette subito in evidenza la forbice tra
consumi alimentari domestici, cresciuti del
34%, e consumi alimentari extradomestici
che, con un tasso medio annuo del +3,0%,
sono aumentati del 141%.
Si pensi che se nel 1990 la percentuale
dei consumi alimentari fuori casa era del
25,4%, nel 2000 essa è arrivata al 30%, nel
2007 ha raggiunto il 32,6%, nel 2010 ha superato il 33,3%, nel 2012 si è attestata al
34,7 %, con previsioni di crescita addirittura
impressionanti: la percentuale attesa per il
2020 è del 46% (vedi tab. 3).
RISTOFRANCHISING
15
consumi alimentari domestici e fuori casa a confronto
24,9
25,4
25,7
26,7
28
28,5
29,5
46
Consumi
alimentari
domestici
quanto
mangiano
gli italiani
a pranzo?
(dati del 2000)
1988 1990 1992 1994 199619982000
quanti
pranzano
fuori
casa
84,5%
chi considera il
pranzo il pasto
principale
percentuale di chi a
mezzogiorno consuma
un intero pranzo
29,9%
Consumi
alimentari
fuori casa
70%
65%
chi sceglie una
sola portata
17,6%
chi predilige
un primo
piatto
2020
75%
Tab. 3
Questo fenomeno è accompagnato da una
ovvia e speculare diminuzione percentuale
di coloro che pranzano abitudinariamente
a casa: in soli sette anni la percentuale è
scesa dall’84,5% del 1993 al 75% registrato nel 2000.
Questo “boom” del fuori casa nel lungo
periodo è legato cambiamento del tessuto
economico, sociale, culturale e demografico della nostra società.
Soprattutto nei maggiori centri urbani del
Nord e del Centro hanno preso piede schemi di vita simili a quelli dei Paesi europei
più industrializzati, apparsi negli Stati Uniti
circa una trentina d’anni fa.
Dal punto di vista socio-culturale la sempre maggiore rilevanza del ruolo della donna nel mondo lavorativo influenza
notevolmente la probabilità di consumo
16
RISTOFRANCHISING
extradomestico. Se da un lato questo porta
al successo dei prodotti surgelati, dei piatti
pronti, da asporto o per consegna a domicilio, dall’altro si assiste a un processo di ridefinizione della tradizionale distribuzione
dei compiti fra i membri del nucleo familiare che ha contribuito all’enorme crescita dei consumi fuori casa: è stato osservato infatti che soprattutto “single” giovani
e giovani coppie con al massimo un figlio,
hanno maggior propensione a consumare
un pasto fuori casa.
Incidono inoltre fenomeni come quello
del pendolarismo, dovuto alla necessità di
maggior flessibilità nel mercato del lavoro,
all’espandersi dei grandi centri urbani e al
traffico crescente che hanno reso sempre
più difficile il raggiungimento del luogo di
lavoro.
Veloce, vicino, conveniente
U
no degli effetti di questo processo è la
necessità di risparmiare tempo.
Questa nuova priorità incide sia sulle abitudini alimentari dei consumatori sia sulla
scelta del ristorante. Se il tempo disponibile
è fatto di brevi intervalli anziché di lunghe
pause, gli spuntini veloci vengono preferiti
ai pasti completi. Dal 1993 al 2000 la percentuale di chi a mezzogiorno consuma un
intero pranzo è scesa dal 70% al 65%, mentre è aumentata quella di chi sceglie una
sola portata (dal 26,4 al 29,9%) e ancor di
più la percentuale di chi predilige un primo
piatto (dal 10 al 17,6%). A fronte del calo
di importanza del pranzo (se nel 1993 era
il pasto principale per il 78,2% degli italiani,
nel 2000 lo era ancora solo per il 70% di loro), assume maggiore importanza la cena,
che spesso diventa l’unico pasto al termine
di una intensa giornata di lavoro.
In sintonia con quanto rilevato, è cresciuto anche l’appeal di una colazione ricca
RISTOFRANCHISING
17
capitolo
uno

la
ristorazione
italiana
+10%
sono stati e saranno i veri assi di sviluppo
delle catene ristorative, così come accaduto in tutto il mondo occidentale.
Da non dimenticare, tuttavia, le potenzialità
offerte dal servizio take away e delivery, che
consentono di proporre un pranzo veloce
ed economico direttamente sul luogo di lavoro o a casa del cliente, annullando i tempi morti e le scomodità degli spostamenti.
aumentano gli
italiani che fanno
una colazione
abbondante
Più cultura,
maggiore consapevolezza,
nuove esigenze
(soprattutto al Centro-Nord): in
pochi anni è aumentato del 10%
il numero di italiani che fa una colazione abbondante.
In secondo luogo l’assenza di tempo condiziona la scelta del locale (che intendiamo come qualsiasi tipo di
pubblico esercizio, dal ristorante, al bar, alla trattoria, alla gastronomia o altro punto
vendita d’asporto…). I consumatori tenderanno a evitare i lunghi spostamenti alla ricerca di un determinato esercizio, anche se
è quello più gradito, in favore di altri più vicini e a più rapido servizio.
Inoltre la maggiore mobilità pubblica, che
porta a spostarsi in quartieri, città o addirittura Paesi diversi da quello d’origine, fa
gradualmente scomparire l’idea del locale
di fiducia. Agli occhi del consumatore diventa allora più importante il marchio, che
rende familiare un certo tipo di locale o un
determinato menu. Non più locale di fiducia, dunque, ma marchio di fiducia. Una insegna che offre al consumatore la garanzia
18
RISTOFRANCHISING
S
di trovare ciò cerca in quel momento in termini di menu, prezzo, qualità dei cibi, modalità di consumo, ambiente, atmosfera e
livello di servizio.
Negli ultimi anni la convenienza è diventato uno dei criteri guida nelle scelte. Quindi, anche se un certo tipo di locale è il preferito, il consumatore medio difficilmente
compirà un tragitto diverso da quello solito
per poter diventare o rimanere cliente abituale di un determinato marchio.
Ecco allora la necessità, per le insegne della
ristorazione, di distribuire strategicamente sul territorio i propri locali, accompagnando i consumatori sia nei propri tragitti quotidiani sia nei canali della mobilità:
autostrade, aeroporti e stazioni ferroviarie. Questi ultimi, insieme ai centri cittadini,
empre legati alle diverse abitudini alimentari imposte da nuovi stili di vita,
si osservano fenomeni molteplici e a volte
in apparente contraddizione.
Innanzitutto si sono notati un sempre più
vivo interessamento, ma anche preoccupazione, verso i temi di sicurezza e qualità dei
cibi sulle tavole, anche in seguito ai passati
scandali alimentari e a maggior ragione in
un periodo in cui cresce la tendenza a pranzare fuori casa. In questo senso è diventata
fondamentale la rintracciabilità, ovvero la
possibilità di ricostruire la storia di un prodotto e delle sue trasformazioni con informazioni documentate.
Inoltre, una fascia crescente della popolazione, più attenta e informata, mostra una
preferenza per cibi leggeri, con poche calorie, nel rispetto dei parametri dell’agricoltura biologica e biodinamica, ma anche
necessità di nicchia, come quelle di vegetariani e celiaci.
Un secondo fenomeno emergente è la tendenza a sperimentare cibi diversi, come documenta il proliferare di proposte etniche,
di ogni parte del mondo o forme di pasto
nuove, come il brunch americano o l’apericena.
Anche i tempi e le occasioni di consumo
escono dagli orari canonici, allungandosi
nelle 24 ore e infrangendo le tradizionali
etichette di colazione, pranzo e cena. Parallelamente, tuttavia, le famiglie italiane
sembrano voler riscoprire la loro tradizione
culinaria e mostrano un rinnovato interesse per i nostri prodotti tipici e per la gastronomia italiana di qualità, fornendo segnali
molto positivi per quella fascia di ristoranti top o d’eccellenza, che sembrano vivere
una nuova giovinezza.
Infine la società, che è ormai arrivata a una
situazione di sazietà, se non di opulenza alimentare, essendo riuscita a soddisfare le
esigenze primarie o fisiologiche, ha necessità sempre più evolute, che un buon ristorante deve essere in grado di capire e
soddisfare. In questo senso si spiega l’importanza crescente di fattori come la “cornice” del locale, l’atmosfera o la presentazione dei piatti.
RISTOFRANCHISING
19
Fattori
di successo
nella ristorazione
L
La recente liberalizzazione ha sensibilmente ridotto l’ingerenza della burocrazia, anche se permangono sacche di resistenza al
cambiamento e di inefficienza, oltre a difficoltà ambientali di diverso genere: criminalità, inadeguatezza delle infrastrutture e
delle location, problemi di igiene e di sicurezza sui luoghi di lavoro, tasse e oneri sproporzionati, contesto internazionale, costo e
scarsa flessibilità dei contratti di lavoro per
le esigenze del settore.
La crisi ha creato grandi disponibilità di risorse umane qualificate, praticamente in
ogni ruolo. La chiusura di tante attività ha
inoltre reso accessibili location interessanti in tutta Italia. Insomma, molte delle barriere all’ingresso che prima frenavano l’iniziativa degli investitori si sono decisamente
abbassate. Queste condizioni hanno favorito e stanno continuando ad agevolare lo
sviluppo di tante nuove iniziative che lasciano sempre più spazio alla fantasia e alla creatività degli imprenditori italiani.
Il consumo alimentare fuori casa, come
abbiamo visto, si compone di tipologie diverse di attività che vanno, per esempio,
dai bar alle gelaterie, dalle piadinerie alle
20
RISTOFRANCHISING
yogurterie, dalle pizzeria alle osterie, dai
fast food restaurant alle birrerie, dalle chupiterie alle champagnerie, dalle enoteche
con cucina fino ai ristoranti più rinomati,
tradizionali o innovativi. L’elenco è sterminato e non mancano aree ibride o di sperimentazione, come quella della gastronomia
che serve piatti pronti, della macelleria o
della pescheria che si trasformano in locali
per la cena o per l’aperitivo.
Dal punto di vista delle materie prime e
delle ricette il nostro Paese propone infinite varietà e combinazioni, per non parlare
delle possibilità offerte dalle cucine di tutto
il mondo, sempre più apprezzate anche in
Italia. Non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Proprio per questo, però, il successo di un
locale non è direttamente proporzionale
all’originalità o all’esotismo del menu proposto né alla mancanza di concorrenti in
quella particolare nicchia.
Il menu deve essere, per prima cosa, caratterizzato. In poche parole, il cliente deve poter capire facilmente qual è il criterio
di selezione dei piatti o dei prodotti adottato dal locale.
In secondo luogo, l’offerta deve essere
distintiva. Deve cioè contenere elementi che rendano
quel determinato menu diverso e riconoscibile rispetto a quello di altri locali.
Altro aspetto fondamentale
è la coerenza, ovvero la coordinazione del menu con gli altri elementi fondamentali del locale: immagine, posizionamento, prezzo, servizio, atmosfera,
modalità di consumo.
Il successo di una offerta di ristorazione,
di qualunque genere essa sia, dal chiosco
che offre street food al ristorante per ricevimenti da 2.000 posti a sedere, è dato
dalla combinazione vincente degli elementi
sopra menzionati. Stanno ad esempio tornando d’attualità i locali basati su tre valoricardine della cucina italiana: qualità delle
materie prime, recupero delle ricette locali della tradizione e creazione di socialità.
In questo caso, in piena coerenza, la clientela vive una esperienza completa nel consumo e/o nell’acquisto di prodotti.
Si cerca di proporre al consumatore una
scelta precisa e consapevole: quella di un
menu caratterizzato e distintivo, servito in
un ambiente particolare e con un’immagine ben definita, in grado di generare la
giusta atmosfera.
Il cibo è infatti una delle espressioni della
cultura di un popolo. Ha una forte componente simbolica, è uno specchio della società e dei suoi usi e consumi. Assume significati non solo circoscritti al soddisfacimento
di un bisogno primario, ma legati a un complessivo stile di vita di ciascun individuo.
Il menu deve essere
caratterizzato. Il
cliente deve poter
capire facilmente
il criterio di
selezione dei piatti
proposti dal locale
L’importanza del
“mangiar bene”
C
ome anticipato, agli anni 80 a oggi i
modelli di consumo alimentare in Italia si sono profondamente modificati. Per
esempio, il progressivo diffondersi di una
maggiore coscienza nutrizionale ha puntato
sulla ricerca del benessere psicofisico della
persona. Dopo anni di diete “sacrificali”, oggi si cerca un rapporto più equilibrato con il
cibo, che non privi l’individuo di un piacere
della vita come il “mangiare bene”. L’atto di
nutrirsi assume un ruolo sempre più positivo, di godimento e appagamento: non solo
del palato, ma anche mentale e culturale.
Così anche un ristorante, un’enoteca, un
piccolo bar o punto vendita possono essere
strumenti per “raccontare” un cibo, la sua
tradizione e tutte le sue curiosità attraverso
un processo di informazione e conoscenza
che, al di là della degustazione o dell’acquisto di un prodotto, porti il piacere di una
esperienza. L’immagine e la comunicazione possono supportare questo percorso
emozionale e mentale. Nascono così locali
RISTOFRANCHISING
21
capitolo
uno
22
RISTOFRANCHISING
abbiamo fin qui citato.
Un altro tema spesso evidenziato è quello dell’ecologia. C’è chi sottolinea il basso
impatto ambientale con il quale sono stati
costruiti i locali o gli arredi, oppure l’utilizzo
di energie rinnovabili o di materiale biodegradabile: il fattore “green” è molto sentito e apprezzato negli ultimi anni ma, anche
in questo caso, va inserito in un contesto
più ampio e completo. Anche le modalità
di consumo possono specializzare l’offerta.
Scegliere tra servizio al tavolo o self-service significa inevitabilmente sacrificare una
parte della propria clientela favorendone
un’altra. Impostare il locale su un consumo
d’asporto piuttosto che sul posto, porta a
cascata una infinità di altre scelte obbligate. Chi intraprende nel mondo della ristorazione oggi, tuttavia, non può e non deve
avere paura di prendere decisioni nette. La
peggiore delle scelte è infatti quella di non
scegliere, volendo accontentare tutti. Il ristorante “specialità carne e pesce e pizza a
mezzogiorno con cucina tipica e internazionale” ha ormai fatto il suo tempo.

La creazione
di un format
N
Nel mondo del marketing e del retail si usano termini che spesso non hanno ancora
un significato unanimemente condiviso:
concept e format appartengono senz’altro
a questa categoria. Proviamo comunque a
rendere concrete queste definizioni.
Il concept è una proposta progettuale necessaria a definire gli elementi fondamentali, le linee guida di una iniziativa, nel nostro caso un locale o un negozio, e fornisce le basi per la realizzazione dello stesso.
Tra le linee guida ci possono essere la filosofia del locale (es. vogliamo convivialità e
lunga permanenza dei clienti), le caratteristiche generali del menu (pesce a volontà),
lo stile e l’immagine (osteria di mare, tovaglia a quadretti), la fascia di prezzi (per tutte
le tasche), la tipologia di servizio (cordiale
ma sbrigativo).
la
ristorazione
italiana
con marchi, loghi e slogan in grado di suscitare l’attenzione della
clientela, anche grazie a
sistemi di comunicazione
multimediali (scritte, cartelli, video, brochure, audio). I rischi
sono due: una comunicazione non professionale oppure ridondante. Ciascuno di noi
è sempre più circondato da immagini, informazioni, segni grafici e scritti. Milioni di addetti ai lavori curano la comunicazione: il risultato è che siamo sempre più abituati a
contenuti professionali ed evoluti.
Quando un locale comunica male è più facile che il consumatore di oggi se ne accorga
e resti negativamente impressionato.
Lo stesso vale nei casi in cui il cliente è letteralmente sommerso dalle informazioni
che sovrastano il cibo e l’esperienza del palato, magari creando aspettative eccessive
rispetto al risultato. Meglio allora poca comunicazione, fatta solo di informazioni significative e molto curata. Legato alla comunicazione, c’è il problema del target di
clientela. La coerenza della comunicazione
con il resto dell’offerta porta inevitabilmente a segmentare il target, definendo una
vera e propria specializzazione dell’offerta.
Molti casi di successo nascono dalla specializzazione. La più antica è quella del “menu
tipico locale”, oggi ridefinito “a km 0”. Per
molti locali è una strada da percorrere o da
riscoprire, quella di portare in tavola prodotti freschi che arrivano al cliente senza
lunghi passaggi, instaurando un rapporto
diretto o quasi tra produttore e consumatore. La scelta di specializzarsi in nicchie come il vegetariano, il vegano, il celiaco non
costituisce, in sé, un elemento di successo.
Ciò che rende vincenti queste iniziative è,
semmai, il rispetto di tutti gli elementi che
Molti casi di successo
nascono dalla
specializzazione,
come il “menu tipico
locale”, ridefinito
“a km 0”. Portare in
tavola prodotti freschi
che arrivano al cliente
senza lunghi passaggi,
instaura un rapporto
diretto tra produttore
e consumatore
Dopo aver messo a punto il concept, di solito si decide di sperimentarlo attraverso
l’apertura di un locale-pilota, che mette in
pratica l’idea.
Una volta che la sperimentazione ha dato i
suoi frutti e che il locale-pilota è stato perfezionato in ogni sua parte, si può passare
alla impostazione del format.
Un format è, nello slang caratteristico del
mondo del marketing e del retail, il modello
di un punto vendita o di un locale.
Nel format si prendono in considerazione
tutte le caratteristiche di quella determinata attività: quelle fisiche (localizzazione,
ubicazione, posizionamento, superficie, dimensioni, suddivisione dei reparti e degli
spazi, layout, assortimenti o menu, superfici espositive, attrezzature, immagine ecc.),
quelle organizzative e gestionali (composizione dell’organico, modalità operative per
la preparazione dei menu, per la gestione
degli ordini e delle forniture, formule e tecniche di vendita, tipologia di servizio, modalità di consumo da parte della clientela,
attività di marketing e di comunicazione…)
RISTOFRANCHISING
23
capitolo
uno

1. concept
2.
locale pilota
quelle economiche (posizionamento prezzo, pricing dei prodotti, incidenza sulle vendite e marginalità…). Spesso nel mondo della ristorazione non si parte dal concept, ma
dalla esperienza diretta e vincente di un locale o di un punto vendita già operativo.
In questo caso il percorso è più facile e più
difficile allo stesso modo.
Più facile, perché si parte da elementi tangibili e sperimentati, più difficile perché si
24
RISTOFRANCHISING
4. franchising
3.
impostazione
del format
tratta di capire e di identificare tra tutte le
caratteristiche dell’attività quelle che sono realmente vincenti e quelle che invece non incidono significativamente sul suo
successo.
Una volta che si sono identificati e codificati gli elementi di successo, si è pronti
per la standardizzazione del format e per
la sua riproduzione in più unità dirette o
in franchising.
Tendenze
attuali:
branding
e franchising
s
Si è visto come gli stili di vita e le abitudini
alimentari che, in ritardo di decenni rispetto agli Usa, stanno prendendo piede anche
in Italia, offrano un enorme potenziale di
sviluppo e grandi vantaggi a una crescita
dei locali/ristoranti in una logica di catena.
Il decennio attuale, secondo Gira Food Service, vedrà moltiplicarsi la gamma di format
e l’accentuarsi del peso della consumer satisfaction.
Oggi le tendenze della ristorazione commerciale sono spinte da due potenti motori: branding e franchising.
Diffondendo i locali sul territorio, oltre a
raggiungere quote crescenti di mercato, sarà possibile acquisire un’immagine forte,
attraendo un consumatore sempre più dipendente dal marchio della catena.
Sarà inoltre possibile avviare una strategia integrata di comunicazione a tre vie,
(branding), in Italia fin qui solo effettuata
la
ristorazione
italiana
step
by step
da pochi marchi: McDonald’s, Burger King
e, recentemente, Roadhouse Grill e Old
Wild West.
Spostando lo sguardo a livello europeo, è
possibile notare che la ristorazione si regge
su una rete di imprese che sfiora 1,5 milioni di unità. In soli tre Paesi (Francia, Italia e
Spagna) è insediato poco meno del 50% del
totale delle imprese e l’Italia fa la parte del
leone con il 17,1%. Sempre secondo Fipe:
“La domanda italiana si muove verso i consumi fuori casa con i tassi di crescita più alti
d’Europa. In un contesto europeo dove gli
altri Paesi, risentendo della crisi, hanno reagito riducendo i consumi fuori casa (che tuttavia erano già elevati), l’Italia si muove in
controtendenza per recuperare un divario
esistente. Ciò significa, prima di tutto, grandi spazi di sviluppo sul mercato italiano.
Ma non significa affatto che mancano gli
RISTOFRANCHISING
25
capitolo
uno

i
1,
5
milion
le imprese
in Europa che
si occupano di
ristorazione
50%
in Francia,
Spagna e
Italia
spazi a livello europeo. Al contrario, un
enorme potenziale di mercato si spalanca
nell’ambito continentale davanti a chi sia
in grado di dimostrare una buona performance in Italia, mercato selettivo e impegnativo per tutti”.
Parole come “standardizzazione” o “catena” suonano ancora estranee alla offerta
culinaria di molti addetti ai lavori, strenui
difensori di concetti come “unicità”, “artigianalità”, “qualità” e “tradizione” che a nostro parere valgono solo se usati per contraddistinguere le vere eccellenze della nostra cucina.
Esiste invece una larga fascia di proposte
alimentari e ristorative di medio o medio
basso livello in cui prevalgono disorganizzazione e improvvisazione, che potrebbero essere validamente rimpiazzate da solidi
26
RISTOFRANCHISING
17,1 %
in Italia
format in franchising, a tutto vantaggio dei
consumatori italiani e internazionali. Intanto, mentre in Italia si svolgono battaglie
campali attorno ai pistacchi di Bronte o al
pomodoro di Pachino, mentre mille pizzaioli si scontrano a suon di varianti di spessore
dei loro manufatti, rivendicandone l’originalità e la tradizione, mentre ci si interroga su quale caffetteria è la migliore o quale gelato è veramente italiano, all’estero si
appropriano e sfruttano il nostro patrimonio nazionale di ingredienti, ricette e cultura culinaria.
Oggi metà del globo mangia le “originali”
pizze americane di Domino’s o Pizza Hut,
i panini di McDonald's o Subway, la pasta
finto-italiana di Sbarro o di Vapiano, beve
il caffè di Starbucks, si degusta il gelato australiano o il pollo fritto di Kfc oppure i tramezzini salutisti di Prêt-a-manger.
La mentalità
italiana:
siamo pronti
per la svolta?
G
Gli atteggiamenti culturali degli addetti ai
lavori spiegano perché solo negli ultimi
due-tre anni siamo stati capaci di inserirci nel mercato internazionale con progetti
“forti” come quello di Eataly, in un comparto dove il Made in Italy ha sempre significato qualità e valore aggiunto.
Il ritardo nella comprensione delle potenzialità del franchising da parte dei ristoratori nostrani è tuttavia ingiustificabile, soprattutto alla luce del fatto che quello dell’alimentare è un settore che anche storicamente si è sviluppato proprio con questa
formula, a partire dal boom degli anni 50
delle grandi catene di ristorazione veloce
Made in Usa.
Molti credono che sviluppare la propria
attività di ristorazione in catena, quindi in
franchising, significhi in un certo senso abbassare la qualità dell’offerta, ossia perdere
la
ristorazione
italiana
la ristorazione
in europa
la peculiarità, l’unicità e il valore delle proprie ricette, magari finendo per adattare la
propria cucina allo stile e ai modelli delle
grandi catene americane.
Al contrario, la grande sfida che viene posta
agli operatori nazionali del settore, consiste proprio nel saper sfruttare una formula
che ha già ampiamente dimostrato le sue
potenzialità di successo, mantenendo integralmente la grande forza della tradizione
culinaria italiana.
Nella ristorazione, così come in molti settori, si può fare franchising a qualunque livello senza perdere una briciola della propria
arte. Si pensi ad esempio alle più grandi
griffe della moda, che utilizzano da sempre
(magari senza dichiararlo apertamente) il
franchising per lo sviluppo delle loro prestigiose ed esclusivissime boutique.
Per restare nel settore, è indubbiamente
RISTOFRANCHISING
27
capitolo
uno

sbagliato pensare che solo il cosiddetto fast
food si presti a processi di standardizzazione e a logiche gestionali tipiche di una catena. Al contrario, più i processi produttivi sono ben organizzati (e nelle cucine di livello
lo sono senz’altro) più è semplice replicare
il successo di un ristorante, il suo menu, i
suoi elementi di successo.
È senz’altro vero, invece, che il franchising
fatica a essere applicato a quelle iniziative gestite in maniera dilettantesca, con
improvvisazione e disorganizzazione, cosa
che accade proprio in quella fascia medio,
medio-bassa di attività così diffusa nel nostro Paese.
Un altro falso mito riguarda le potenzialità
del territorio nazionale. I mercati che meglio si prestano all’affermazione del franchising sono quelli dove le reti non sono
ancora diffuse, quindi non c’è concentrazione di competitor dalle grandi dimensioni e questo fa sì che le barriere all’entrata
siano sufficientemente basse. Un mercato
polverizzato come quello nazionale, sembra quindi ideale per l’applicazione di una
formula che, permettendo di superare i limiti finanziari e di selezione di personale
qualificato, consente la veloce espansione
di una catena.
Lo scenario attuale, se da un lato offre grandi opportunità a quegli operatori nazionali
che vogliono svilupparsi in catena, dall’altro fa del nostro Paese un vero El Dorado
per catene straniere interessate al nostro
mercato. Altri Paesi, dove il franchising è
già ampiamente diffuso, hanno intravisto le
enormi potenzialità che l’Italia può offrire
e hanno messo in atto aggressive strategie
di conquista. Il rischio per le nostre piccole
imprese di ristorazione è quindi quello di
perdere di competitività e vedersi “rimpiazzate” pian piano da colossi multinazionali
28
RISTOFRANCHISING
come già successo, ad esempio, nella grande distribuzione. Anche la domanda, ossia
le nuove abitudini alimentari dei consumatori del terzo millennio, come abbiamo già
visto, favorisce l’affermarsi di catene di ristorazione in franchising. Cadute le considerazioni sociologiche sulle differenti abitudini alimentari degli italiani, restano solo le sempre più sottili barriere “burocratiche” e logistiche a frenare la discesa in
massa degli stranieri. Barriere che, peraltro,
stanno scomparendo con la liberalizzazione e con la crisi che, come abbiamo detto,
libera location appetibili e risorse umane
qualificate.
A proposito di scenari competitivi, il panorama italiano appare particolarmente permeabile anche in riferimento all’analisi delle reti, dirette o in franchising, operanti sia
nella ristorazione veloce sia in altri ambiti in
qualche modo legati al consumo alimentare
fuori casa. Al di là della connotazione gastronomica, se si escludono i “soliti noti”, il
retail italiano dell’alimentare fuori casa non
ha ancora espresso posizioni di leadership
né in termini di notorietà di marca che di
distribuzione geografica.
Si tratta infatti quasi sempre di iniziative
piuttosto recenti, talvolta legate a uno specifico territoriale circoscritto, in qualche caso con limitazioni all’espansione (organizzative, finanziarie, strategiche) e in qualche
altro con scarsa vocazione allo sviluppo nazionale/internazionale.
Pur con tutte le criticità che abbiamo appena citato, alcuni di questi progetti hanno
comunque superato la soglia fisiologica di
sopravvivenza, a testimonianza di un grado
di “franchisabilità” generale molto elevato.
Il franchising
della ristorazione
in Italia
I
Il ricorso al franchising è ampiamente supportato dai buoni risultati ottenuti dalle reti
in un contesto difficile come quello dell’anno 2013. Il focus sulla ristorazione in franchising estrapolato dal Rapporto Assofranchising Italia 2013-Strutture, tendenze e scenari, evidenzia infatti per la chiusura del 2013
una sostanziale tenuta della ristorazione in
franchising in termini di fatturato.
Le catene di ristorazione rapida, pizzerie, caffetterie, ristorazione a tema e pub raggiungono il 7,72% del volume d’affari complessivo sviluppato tramite il franchising in Italia.
Il comparto è il terzo per importanza nel
mondo del franchising, solamente preceduto da “Gdo Food-Alimentari” e “Prodotti
e servizi specialistici”. Gli addetti occupati
nella ristorazione in franchising sono cresciuti rispetto all’anno precedente è si attestano
a 27.812 persone a chiusura 2013 (+5,1%).
Dato confortante rimane poi quello del
fatturato. La ristorazione in franchising nel
2013 ha chiuso in termini positivi assoluti
con quasi due miliardi di euro di giro d’affari, in crescita del +5,1% rispetto a dicembre 2012. Andando ad analizzare i dati su
pari insegne 2012-2013, si nota come per
fatturato e numero di addetti le percentuali di crescita risultino pressoché identiche,
mentre il numero dei punti vendita ha subito una lieve flessione (1,2%) rispetto all’anno precedente. Una flessione che è stata
assorbita e portata in positivo per l’intero
settore proprio grazie alle nuove insegne
franchisor presenti nel 2013. La marginale
flessione su pari insegne è l’unico dato negativo della ristorazione in franchising, che
dal 2010 a oggi ha visto una crescita esponenziale di insegne (+40,8%) e numeri impressionanti anche per il numero di punti
vendita in franchising (+12,7%), il giro d’affari (+32,7%) e il numero di addetti occupati
nel settore (+23,5%).
È interessante notare che diverse reti si dimostrano piuttosto resistenti, dal momento
che operano già da qualche anno.
È comunque significativa la dimensione media di queste reti, almeno 10 delle quali si
trovano fortemente al di sopra del breakeven ipotizzabile per il settore.
RISTOFRANCHISING
29
capitolo
due

cos’è
il
franchising
30
RISTOFRANCHISING
L
Lungo il suo percorso evolutivo questa formula si è prestata ad applicazioni efficaci e a mistificazioni, a eclatanti
performance e a clamorosi flop. Di base resta la sua validità come sistema di sviluppo per centinaia di imprese
affilianti e come vantaggio competitivo per migliaia di
imprenditori affiliati. Il movimento, nel suo complesso,
ha dimostrato di saper generare valore aggiunto e risultati importanti in termini di razionalizzazione distributiva, innovazione, occupazione e crescita economica, sia
nei mercati italiani sia internazionali.
Da sola però, l’etichetta “franchising” non è sufficiente a garantire la riuscita di un’iniziativa di rete e di un
business. Dall’altra parte non si deve eccedere nel considerare con sospetto, come qualche volta è accaduto,
chiunque si presenti sul mercato con questa formula.
Semplicemente, ogni progetto fa storia a sé. Nel caso
del franchising il momento critico è soprattutto all’inizio,
quando si tratta di mettere a punto un sistema organizzato, che sia effettivamente in grado di svilupparsi e di
consolidarsi nel tempo. È solo da fondamenta salde che
può sorgere un grande edificio.
Per questo motivo l’impresa che si muove nella direzione
del franchising deve farlo con tutte le energie e le risorse disponibili, ma soprattutto con un disegno strategico
assolutamente chiaro e con l’aiuto di competenze specialistiche in questa materia.
Si usa dire che, per le aziende, il franchising rappresenti l’Everest del marketing: raggiungere la vetta non è un
traguardo da gitanti della domenica.
È un obiettivo da pianificare attentamente, partendo da
una profonda conoscenza delle dinamiche della formula, da valutazioni realistiche del proprio potenziale e da
un’analisi preventiva della fattibilità dell’iniziativa. Certamente la sfida ha un premio ambito: il franchisor di successo può giocare un ruolo di rilievo nel proprio mercato di riferimento.
RISTOFRANCHISING
31
Definizioni
nel franchising
Iniziamo il percorso informativo su questa formula
da qualche doverosa definizione
Franchise o franchising
o affiliazione commerciale
La descrizione della franchise, franchising o
affiliazione commerciale (nella dicitura italiana) più largamente utilizzata nel nostro
Paese è quella proposta dall’Associazione
italiana del franchising:
“Il franchising (affiliazione commerciale) è
una formula di collaborazione continuativa per la distribuzione di beni e servizi fra
un imprenditore (franchisor o affiliante) e
uno o più imprenditori (franchisee o affiliati), giuridicamente ed economicamente
indipendenti l’uno dall’altro, che stipulano
un apposito contratto, attraverso il quale
il franchisor concede al franchisee l’utilizzazione della formula commerciale, comprensiva del diritto di sfruttare il know-how
e i propri segni distintivi, unitamente ad altre prestazioni e forme di assistenza atte a
consentire al franchisee la gestione della
propria attività con la medesima immagine dell’impresa franchisor, mentre il franchisee si impegna a far proprie la politica
32
RISTOFRANCHISING
commerciale e l’immagine del franchisor
nell’interesse reciproco delle parti medesime e del consumatore finale, nonché al
rispetto delle condizioni contrattuali liberamente pattuite”.
La legge del 21/04/2004, prendendo spunto
dal testo citato, ha così definito la formula:
“L’affiliazione commerciale (franchising) è il
contratto, comunque denominato, fra due
soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale
una parte concede la disponibilità all’altra,
verso corrispettivo, di un insieme di diritti
di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti
di autore, know-how, brevetti, assistenza o
consulenza tecnica e commerciale, inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una
pluralità di affiliati distribuiti sul territorio,
allo scopo di commercializzare determinati
beni o servizi”.
Know-how
Si definisce know-how (“sapere come”)
l’insieme di conoscenze e tecniche relative all’avviamento e alla conduzione efficace di un’impresa in un determinato settore.
Errore comune da parte delle imprese affilianti (soprattutto nell’ambito dei sistemi di
produzione) è quello di ritenere elementi
sufficienti per “fare franchising” la propria
esperienza in un settore o la capacità di produrre determinati beni o servizi.
L’effettivo know-how è quello sperimentato
con successo in proprie unità-pilota, che ricalcano con assoluta fedeltà quegli elementi che verranno proposti ai futuri affiliati.
Il franchisee deve aspettarsi che la casa madre metta a disposizione le conoscenze acquisite con queste unità-pilota, fornendo
corsi di formazioni pre-apertura, manuali
operativi, sistemi, attrezzature, procedure
e metodi di lavoro collaudati, attività di affiancamento, momenti di aggiornamento,
consulenza e assistenza.
Manuale operativo
È un insieme di documenti che l’affiliante
mette a disposizione degli affiliati. Serve
in primo luogo a definire il know-how del
progetto, permettendo a ciascun affiliato
di usufruire di tutta l’esperienza maturata
negli anni dall’affiliante.
È però uno strumento multifunzione: di
supporto alla formazione, di consultazione nella gestione, di comunicazione in relazione ai progressi del rete, di verifica degli
standard operativi.
Rete o catena
o network
di affiliati
È il risultato di più contratti di franchising
(di affiliazione) stipulati tra il franchisor e un
certo numero di franchisee, sparsi sul territorio e operanti in piena autonomia giuridica e imprenditoriale, ciascuno in una specifica area di mercato.
Il concetto di rete è uno dei principali punti
di forza della formula: entrambi i soggetti,
franchisor e franchisee, ricevono una serie
di benefici diretti e indiretti dal fatto di aver
costituito o di far parte di un gruppo di imprenditori che operano sotto un’unica insegna e con le medesime modalità gestionali.
La rete determina visibilità sul territorio,
presenza capillare, possibilità di collaborazione, di comunicazione e di scambio tra i
franchisee. La consistenza numerica della
rete amplifica le possibilità di economie di
scala negli acquisti di prodotti e nell’erogazione dei servizi, migliora la capacità contrattuale della marca nei confronti di fornitori e partner. Contribuisce inoltre a migliorare l’efficienza ed efficacia della comunicazione su tutti i fronti (ambiente, trade,
consumatore o utente finale), a tutti i livelli
(istituzionale, locale) e per ogni scopo (recruiting, pubblicità, promozione).
RISTOFRANCHISING
33
capitolo
due

È un compenso iniziale, una tantum, che
l’affiliante richiede all’affiliato come corrispettivo di specifici apporti e prestazioni. In
genere riguarda: la licenza d’uso del marchio e degli eventuali brevetti depositati
dall’affiliante, la formazione iniziale, il manuale operativo, eventuali indagini di mercato, la valutazione della zona e la selezione
dei locali, l’assistenza pre-apertura e nella
fase di lancio dell’attività, il diritto di esclusiva d’area, se previsto.
Royalty
Sono importi versati periodicamente dagli
affiliati in quota fissa o sulla base di calcoli
percentuali (sul fatturato, sui volumi d’acquisto o su altre voci di bilancio) a compenso dei servizi e delle prestazioni continuative che l’affiliante fornisce nel periodo
di durata del contratto della licenza d’uso
del marchio.
Tali somme possono includere prestazioni
di vario genere (assistenza tecnica, formazione del personale, aggiornamento, selezione dei fornitori, promozione del marchio, assistenza commerciale…).
34
RISTOFRANCHISING
Contributi
pubblicitari
Si tratta, come per le royalty, di somme periodicamente versate al franchisor, calcolate su base fissa o in percentuale sul volume d’affari (o sul fatturato o sugli acquisti)
presenti in molti contratti di affiliazione. Gli
importi richiesti vengono destinati all’attività di comunicazione svolta a favore della
marca e, direttamente o indirettamente, a
favore degli affiliati. In qualche caso i contributi pubblicitari sono inglobati in un’unica voce di costo continuativo nelle royalty.
In qualche altro costituiscono una voce a
parte, volendosi così evidenziare meglio la
destinazione finale dei fondi raccolti. È obbligo del franchisor documentare l’utilizzo
di questi fondi. Nelle reti più strutturate si
usa creare un apposito comitato, costituito anche da rappresentanti dei franchisee,
che gestisce i fondi, garantendo il corretto
utilizzo degli stessi.
N
cos’è
il
franchising
L’affiliante
Diritto d’entrata
o fee d’entrata
o entrance fee
Nel corso del capitolo si vedranno nel dettaglio le caratteristiche dei due “attori” principali all’interno di un sistema di franchising:
il franchisor (o affiliante) e il franchisee (o
affiliato). Iniziamo da una definizione.
Affiliante
o franchisor
È un’azienda di produzione e/o di distribuzione di beni o servizi che opera con successo in un determinato settore di attività
e sceglie di utilizzare la formula franchising.
Requisiti per il ruolo sono l’esperienza, la
competenza, la presenza di un format ben
definito e di sperimentata efficacia. L’azienda deve inoltre essere in grado di mettere
a disposizione risorse economiche, strutture organizzative e competenze manageriali
adeguate, allo scopo di costituire una rete
di franchising e di consolidarla nel tempo.
Perché un’iniziativa imprenditoriale diventi progetto di franchising e sia commercializzabile, cioè si trasformi in un insieme di
prestazioni, di servizi e/o di prodotti da offrire a terzi attraverso un contratto di affiliazione, è indispensabile che l’aspirante franchisor esegua almeno 3 passaggi operativi.
Prima mossa:
la realizzazione
di un piano
di fattibilità
Il piano di fattibilità ha come obiettivo l’analisi degli elementi di base del progetto: il
mercato, la configurazione della potenziale
attività affiliata, quella dell’azienda affiliante, le caratteristiche del pacchetto franchising che si intende proporre, le dinamiche
strategiche ed economiche dell’intero sistema di rete.
Per ciò che riguarda il mercato, si vuole verificare la fattibilità dell’iniziativa da diversi
punti di vista: il settore in cui l’azienda affiliante opera, il posizionamento dell’attività affiliata nel contesto competitivo, locale
e globale, infine l’attrattività del progetto
franchising per i potenziali franchisee.
La configurazione delle future unità affiliate
va analizzata sia sotto il profilo economico
(investimenti, costi di gestione, marginalità
RISTOFRANCHISING
35
capitolo
due

I tutti i casi solo un’adeguata pianificazione
degli investimenti, realizzata assieme a chi
conosce le specifiche esigenze dei sistemi
di franchising, può salvaguardare dagli inconvenienti che di solito colpiscono i neofranchisor meno preparati.
Il piano di fattibilità analizza e definisce anche le caratteristiche del pacchetto franchising che si intende proporre, con l’obiettivo di verificarne la sostenibilità sia per il
franchisor sia per il franchisee. La sintesi di
questo indispensabile lavoro preparatorio è
rappresentata dal cosiddetto business-plan,
che è lo strumento che prende in considerazione le dinamiche strategiche ed economiche dell’intero sistema di rete. Si tratta
di creare un modello in grado di simulare
l’intero percorso, fino al traguardo del consolidamento della rete di affiliati. Per almeno due concretissime ragioni: da una parte
confermare, numeri alla mano, la fattibilità dell’intera iniziativa, dall’altra guidarne
la realizzazione. La simulazione sulla carta
ha lo stesso valore del progetto di un architetto: rassicura sul fatto che la casa “stia in
piedi”, consente di introdurre fin da subito
eventuali correttivi, senza compromettere
la stabilità dell’intero sistema, serve da riferimento continuo nell’esecuzione dei lavori.
Seconda mossa: il pilotage
La configurazione tipo delle future unità affiliate va sperimentata sul
campo. Quando il progetto nasce come replica di attività consolidate
di proprietà dell’affiliante è possibile effettuare una sperimentazione
parziale su di esse, ma si deve tenere conto che la simulazione sarà
inevitabilmente inficiata dal fatto che esiste già un avviamento, al contrario di quanto accade nel caso di unità affiliate che sorgono generalmente ex novo. Il test migliore è quello realizzato riproducendo in tutto
36
RISTOFRANCHISING
e per tutto le condizioni medie in cui si troverà ad agire il franchisee.
L’affiliante avvia e gestisce direttamente le unità-pilota, oppure delega
terzi di sua fiducia, coinvolti nel progetto, a verificarne l’effettiva validità ed efficacia sul mercato.
Il momento del pilotage è estremamente importante e va sfruttato
appieno. In genere si tende a sottovalutare il valore di questa fase e a
comprimerne il più possibile la durata, a favore di un più rapido avviamento della rete. In realtà si dovrebbe considerare il raggiungimento
degli obiettivi programmati per i punti pilota come conditio sine qua
non per le fasi successive. Non ha nessun senso coinvolgere imprenditori affiliati in un progetto che non sta mantenendo le promesse: si
rischia di replicare solo l’insuccesso. Meglio allora estendere la durata
del pilotage, introdurre i necessari correttivi e attendere gli esiti sperati.
Si avrà modo in ogni caso di effettuare sperimentazioni, miglioramenti,
modifiche, innovazioni che, una volta riscontratane l’efficacia, potranno essere messe al servizio della futura rete, arricchendone il valore e
la capacità di stare sul mercato.
cos’è
il
franchising
sui prodotti e sui servizi…) sia strutturale
(localizzazione, offerta di prodotti e servizi, layout, modalità di gestione, immagine,
comunicazione…).
Sul versante dell’azienda affiliante è necessario prevedere, verificare e rimuovere
eventuali problemi di natura organizzativa,
finanziaria, logistica, gestionale che possano ostacolare la realizzazione del progetto.
All’origine di molti insuccessi c’è proprio la
sottovalutazione di questo punto.
Nella fase d’avvio il franchisor si trova a
creare strutture con uffici, personale, strumenti informatici, a brevettare marchi e
procedure, a reclutare o coinvolgere risorse umane, che contribuiscano a confezionare il pacchetto franchising attraverso i
suoi aspetti tecnici, giuridici, d’immagine,
di marketing, a realizzare unità-pilota. Tutto ciò comporta costi e impegni che non
possono essere rimandati a una seconda
fase, pena la mancata partenza dell’intero
progetto oppure il rapido fallimento. Ma,
anche quando il progetto è entrato nella
fase di commercializzazione e di sviluppo si
possono verificare improvvise necessità di
investimento, per fronteggiare situazioni di
crisi oppure, nell’ipotesi migliore, disequilibri dovuti all’eccessiva crescita.
Terza mossa:
l’arte della replicabilità
Il “prototipo” funziona. Ogni aspetto del pilotage va ad arricchire il patrimonio di conoscenze che si trasformerà nel know-how
del progetto. Si tratta ora di prepararsi alla
“produzione in serie”, quella specifica competenza che permette di riprodurre in più
luoghi, mantenendo invariate alcune caratteristiche fondamentali, un sistema vincente: è l’arte della replicabilità.
Come in una fabbrica impegnata nel lancio
di nuovi prodotti, il problema non è solo
quello del reperimento della materia prima. Va pensata e strutturata l’intera filiera
che dovrà mettere in condizione l’affiliato
di operare al meglio.
Il “libretto di istruzioni” del franchising è
il cosiddetto “manuale operativo”, che riassume gli elementi fondamentali del
know-how dell’affiliante.
La sua predisposizione consente anche di
focalizzare i contenuti del “prodotto” franchising che ci si accinge a commercializzare,
per proseguire nell’organizzazione dell’azienda franchisor, che dovrà essere impostata in modo tale da poter erogare al meglio i servizi e le prestazioni promesse ai
franchisee.
Poi è necessario “confezionare il pacchetto
d’offerta”, cioè l’insieme delle condizioni di
vendita del prodotto franchising. Da questo
si arriva alla stesura del contratto di affiliazione, nel più ampio contesto di una precisa strategia contrattuale.
Definiti gli strumenti di vendita e pianificata
l’attività di marketing e di comunicazione, si
è così pronti al lancio sul mercato.
RISTOFRANCHISING
37
Dalla parte
del franchisor
U
Un format originale, caratteristico e distintivo, che sia stato sperimentato con successo
da un tempo adeguato può sempre giustificare l’ipotesi dello sviluppo in franchising.
Come già sottolineato in precedenza, il
mercato nel suo complesso è assolutamente permeabile a iniziative in franchising, in
grado di intercettare le più recenti evoluzioni della domanda.
Un progetto vincente potrebbe crescere
quindi in un contesto settoriale, che in Italia è in forte e positiva evoluzione di lungo
periodo. Per rispondere alle esigenze attuali il format dovrebbe essere capace di
cogliere appieno alcuni temi dominanti,
già in parte tratteggiati: ad esempio, la riscoperta del prodotto tradizionale, la necessità di velocità nell’accesso e nella fruizione del pasto sia nel contesto lavorativo
sia in quello casalingo, la possibilità di destrutturare il pasto stesso con una o poche
portate, l’attenzione al recupero di gusto e
38
RISTOFRANCHISING
qualità, il km zero, le nicchie di clientela, il
take away e delivery. Abbiamo visto come
il contesto italiano, accanto alle tante sue
eccellenze, proponga locali senza identità,
dilettanti allo sbaraglio, pressapochismo e
disorganizzazione che minano alla radice la
redditività delle imprese.
Altre iniziative vivono sull’individualismo,
l’egocentrismo e lo strapotere del cuoco,
strapagato e spesso non in grado di caratterizzare il menu o di rendere vincente l’offerta del ristorante. L’improvvisazione regna
sovrana anche sul versante degli approvvigionamenti e della gestione dei fornitori, sia in termini di ordini sia di pagamenti.
Aggiungiamo che molte imprese esistenti
sono ben lontane da una logica di produttività aziendale e si reggono solo grazie alle
tante scorciatoie: evasione fiscale, lavoro in
nero o comunque sottopagato, economie
spesso pericolose su materie prime e prodotti. In un settore fortemente polverizzato,
con tante sacche di inefficienza, possono
senz’altro farsi largo nuove proposte di
franchising, ben strutturate e razionalmente organizzate. Questi franchisor troverebbero terreno fertile nei cosiddetti “newcomer”, aspiranti imprenditori della ristorazione provenienti da altri settori, in cerca
di ricollocazione lavorativa o di diversificazione rispetto al loro business originario.
Tanti hanno già fatto il loro salto nel buio,
aprendo o rilevando bar, negozi di alimentari, ristoranti, senza avere alle spalle alcuna esperienza nel settore.
Il franchising può offrire loro un’ancora di
salvezza in termini di aggregazione, mettendo a disposizione know-how, marca, organizzazione e razionalizzazione, standard
d’offerta riconoscibili e diffusi.
Non solo, il franchising offre una possibilità di collaborazione anche a quella parte di
addetti ai lavori che desiderano riposizionare la loro offerta, magari attraverso un’ottimizzazione o un ridimensionamento delle
loro strutture e un taglio netto dei costi.
In questo caso la formula può sfruttare gli
ampi varchi lasciati aperti da decenni di
vacche grasse e guadagni per tutti, portando professionalità e organizzazione in
ogni area del singolo locale, ma anche, più
in generale, in numerose tipologie d’offerta
dell’intero comparto.
Insomma, il timing è perfetto per aggredire il mercato italiano con buone proposte
di franchising.
Ma cosa ci si guadagna
a diventare franchisor?
L’azienda, attraverso il franchising, monetizza la propria esperienza, sfruttandola in luoghi e situazioni diverse da quella originaria.
La moltiplicazione delle unità affiliate alimenta la notorietà della marca, amplifica
la clientela, aumenta la visibilità dell’offerta, fa crescere il giro d’affari, crea nuove
economie. La realizzazione di una rete di
affiliati offre inoltre all’impresa una possibilità di diversificazione rispetto al core business e crea un nuovo valore, a sé stante.
Un esempio può chiarire meglio il concetto.
La mission di ogni ristoratore dovrebbe essere quella di ampliare e soddisfare la sua
clientela.
Dal momento in cui utilizza il franchising,
la mission cambia completamente: ampliare e soddisfare la clientela è ora l’obiettivo
dell’attività delle unità affiliate, che il ristoratore deve ora formare, assistere e orientare verso il successo.
In questo caso l’azienda, grazie al franchising, ha diversificato il suo business, aggiungendo alla sua attività di produzione una
nuova iniziativa in ambito distributivo.
A questo punto la rete di locali, il marchio/
insegna, il format ideato, l’organizzazione
sottostante, la sua forza distributiva, rappresentano per l’originaria azienda un vero
e proprio asset, cioè un valore economico e
patrimoniale del tutto nuovo e distinto rispetto a quelli precedentemente esistenti.
RISTOFRANCHISING
39
capitolo
due

Come per l’affiliante, meglio partire anche qui da una definizione
Il franchisee o affiliato
È un imprenditore, o aspirante tale, che riconosce nel progetto proposto dal franchisor qualità e valore aggiunto in relazione ai
prodotti, ai servizi, al know-how, all’insegna,
all’immagine di marca, all’assistenza fornita.
Decide di aderire al progetto e stipulare un
contratto di affiliazione, conscio di dover riconoscere corrispettivi economici di varia
natura a fronte dei benefici e degli apporti
che il franchisor gli garantisce. Si impegna a
mettere a disposizione determinate risorse economiche, professionali e umane che
permettano di realizzare e gestire, in una determinata area di mercato, un’attività con le
stesse caratteristiche che hanno consentito
il successo di altri punti vendita o centri diretti del franchisor. Va chiarito subito che diventare franchisee significa, per prima cosa,
decidere di mettersi in proprio. Per chiarezza, il franchisee non è socio del franchisor.
Non è neanche dipendente, collaboratore,
agente, procacciatore d’affari dell’affiliante.
Non è neppure il gestore di un negozio o
di un ristorante di proprietà di qualcun altro. È semplicemente un imprenditore autonomo che, per svolgere al meglio la propria attività, decide di utilizzare alcuni servizi
messi a disposizione da un’altra impresa. Per
far questo, stipula un accordo commerciale
che si chiama contratto di affiliazione (o di
franchising) con un affiliante (o franchisor).
40
RISTOFRANCHISING
L’impresa nasce e agisce solitamente sotto
forma di ditta individuale o di società di persone o di società di capitale. Il franchisee è
l’imprenditore che avvia l’attività e si assume
ogni responsabilità sotto il profilo giuridico,
economico, gestionale, amministrativo e fiscale. Dal punto di vista tecnico il contratto
può essere stipulato da una persona fisica
o da una società, ma in ogni caso la figura
dell’affiliato è in tutto per tutto quella di un
imprenditore autonomo rispetto all’affiliante. Chi investe il denaro è il franchisee, da
solo o con uno o più soci. Chi è proprietario
dell’impresa è sempre il franchisee, da solo
o con uno o più soci. Chi la gestisce è ancora il franchisee, da solo o con uno o più soci.
Chi ci lavora in prima persona può essere lo
stesso franchisee, i suoi soci, i suoi collaboratori, i suoi dipendenti. Ogni genere di licenza e autorizzazione necessaria all’attività fa
capo al franchisee, che ne è titolare prima,
durante ed eventualmente dopo la collaborazione con il franchisor. Da qualunque parte la si guardi, quella di fare il franchisee è
una scelta imprenditoriale. Siccome attorno
allo “strano” ruolo dell’affiliato c’è tanta confusione, ribadiremo continuamente questo
concetto. Gli anglosassoni utilizzano una frase esplicativa per definire la scelta dell’affiliazione. Dicono: Be your own boss, che significa letteralmente “Diventa capo di te stesso”.
Meglio soli o
da franchisee?
I
Il sogno di mettersi in proprio è da sempre
uno dei più gettonati. Ci sono stati periodi
nei quali era più facilmente realizzabile e
meno rischioso. Poteva bastare il coraggio
di buttarsi, di impegnarsi, di fare sacrifici.
Con un po’ di intuito e qualche capacità,
la sfida imprenditoriale poteva rivelarsi remunerativa e vincente. Che si trattasse di
un ristorante, di una attività commerciale,
artigianale, professionale o di servizi. Oggi
non è più così: basta girare per negozi e fare domande ai titolari. Quasi in tutti i settori del commercio e dei servizi si avvertono
le difficoltà: i paragoni con il passato, pur
sfrondati da ogni retorica o luogo comune,
fanno capire come i mercati siano diventati
più selettivi.
La competitività si è esasperata, l’offerta di
ogni genere di beni e servizi si è moltiplicata. Nelle città più grandi a ogni angolo
sorge un bar, un ristorante, una enoteca,
un nuovo locale per gli aperitivi o i chupiti. I consumatori sono sempre più esigenti, informati, consapevoli del loro ruolo e
del loro “potere contrattuale”. C’è sempre
meno tempo e meno margine per “sbagliare“ e per migliorare la propria offerta attraverso l’esperienza sul campo. Chi entra in
un settore oggi deve avere fin da subito le
idee chiare, insieme a conoscenza, competenza, risorse adeguate. I concorrenti che
cos’è
il
franchising
L’affiliato
resistono sul mercato hanno già parecchie
di queste caratteristiche e il consumatore
sceglierà il nuovo solo se percepirà un’offerta migliorativa rispetto all’esistente. Molto
è cambiato rispetto al passato anche in relazione alle modalità per “imparare un mestiere”. Le attività commerciali passavano
dal padre al figlio e resistevano a più generazioni, magari sempre negli stessi luoghi e
con gli stessi prodotti.
Oggi i negozi passano di mano molto più
spesso e i figli devono cercare occupazioni diverse, o modi nuovi di condurre le imprese di famiglia. Le botteghe formavano
nuovi artigiani attraverso l’apprendistato.
La trattoria la ereditavi dopo aver fatto anni di cucina o di servizio ai tavoli.
Le dinamiche attuali lasciano poco spazio
alla formazione: il lavoro deve immediatamente tramutarsi in efficienza produttiva e
in risultati. In questo scenario il franchising
può offrire molte risposte.
Il franchisee ha innanzitutto il vantaggio di
avviare una attività che ha già dimostrato
di poter affrontare con successo la selezione del mercato, nei luoghi in cui la rete è
già presente, che è allenata a confrontarsi
quotidianamente a livello locale e nazionale con i concorrenti, che si è fatta conoscere e apprezzare dai clienti, che è stata
migliorata nel tempo attraverso gli errori e
RISTOFRANCHISING
41
à
t
i
v
o
n
capitolo
due

cos’è
il
franchising
le esperienze sul campo.
L’imprenditore affiliato
non deve necessariamente essere un esperto del
settore: della sua formazione si cura il franchisor,
nell’interesse reciproco. In una rete di franchising si è liberi dalla cosiddetta “schiavitù
del cuoco”, cioè quella totale dipendenza
dell’imprenditore dalla figura di chi sta in
cucina e decide tutto, dagli acquisti al menu di ogni giorno.
La nuova impresa può essere portata a regime in meno tempo e con minori margini
di errore. In altre parole nasce già “grande”,
perché ha con sé tutto il sapere già acquisito dalla rete a cui appartiene.
I possibili vantaggi non sono solo nella fase
iniziale. Anche nella continuità dell’impresa, il franchising propone soluzioni a molti
problemi di grande attualità. Oggi a qualsiasi imprenditore vengono richieste sempre
nuove conoscenze per gestire bene la sua
attività: chi resta indietro rischia di perdere
posizioni di mercato.
Nel franchising il sistema progredisce e porta automaticamente le innovazioni a ciascun
affiliato, grazie al lavoro del franchisor e di
tutta la rete. Inoltre il “fai da te” comporta
maggior impegno per gestire sia i rapporti
con i fornitori sia quell’insieme di operazioni accessorie, onerose o poco remunerative,
che l’attività in genere richiede e che invece
vengono risparmiate al franchisee o fortemente semplificate.
Prendiamo ad esempio la gestione degli acquisti delle materie prime: il franchisor può
dedicare all’attività di selezione a monte, risorse specializzate che si impegnano quotidianamente nella ricerca dei prodotti giusti, nella comparazione dei prezzi d’acquisto,
nella trattativa, che può essere svolta su basi
42
RISTOFRANCHISING
più interessanti grazie al potere contrattuale di gruppo. Le stesse modalità di fornitura
possono essere semplificate, per esempio
quando il franchisor centralizza il tutto, organizzando gli approvvigionamenti da più
fonti in modo che, con un’unica spedizione,
una sola bolla, una sola fattura e termini di
pagamento unici e concordati da contratto,
si possano garantire al punto vendita affiliato tutti i prodotti necessari. Tutto questo può far risparmiare una enorme mole
di lavoro al franchisee, che è in grado così
di dedicarsi totalmente agli aspetti più importanti della sua impresa. Come per esempio farsi conoscere localmente o seguire il
cliente con più attenzione e professionalità.
Infine abbiamo l’effetto della conoscenza
del marchio. Una discreta parte del fatturato di ogni attività deriva dalla notorietà del
marchio da parte dei consumatori. Se un
certo marchio è legato a una percezione di
qualità e prezzo ben definite e valide, molti
clienti diventano fedeli, indipendentemente dalle caratteristiche della singola attività.
Le reti di franchising più note vivono di questo: vado da…. perché con 8 euro mio figlio
mangia e si diverte… perché loro hanno la
carne più buona… perché non devo aspettare ore per mangiare… perché trovo il menu-pranzo in promozione… perché sono gli
unici da cui trovo le patate fatte così…
Ovviamente in ogni caso la capacità del
singolo imprenditore fa la differenza tra gli
obiettivi minimi e massimi di risultato.
Tuttavia la base del franchising può rendere quasi tutto più facile, veloce e meno rischioso. Il ruolo del franchisee, tanto per
stare in tema, è del tutto simile a quello
dell’aspirante cuoco che, avendo per le mani una buona ricetta, ottimi ingredienti e
una cucina fornita, ha il delicato compito
di sfornare gustose pietanze.
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capitolo
tre

G
F
APRIRE
UN’ATTIVITÀ
IN
R
AN
N
I
CHIS
Scegliere
il franchisor
giusto
S
Se l’attività di autovalutazione si è risolta positivamente, il
candidato si trova ora nella condizione di partire alla ricerca
del marchio e del franchisor più adatto alle proprie esigenze e
alle proprie possibilità. Il principale errore da evitare, in sede
di valutazione preliminare delle opportunità di franchising, è
quello di non informarsi, scegliendo d’istinto e in tutta fretta.
È assolutamente sbagliato affidare il proprio denaro e il proprio futuro professionale a una bella comunicazione pubblicitaria, a frettolose ricerche sul Web, alla presunta “buona
fede” dell’interlocutore, a una degustazione ben riuscita,
alla simpatia istintiva o alla necessità imposta da qualche
franchisor di “decidere subito”. Occorre prendersi tutto il
tempo necessario per ottenere riscontri sulle informazioni
ricevute da tutte le fonti disponibili. Occorre condividere la
scelta definitiva, non solo con i propri consulenti e con tutti
quelli di cui ci si fida, ma anche con veri esperti della materia. Occorre, soprattutto, fare un intenso “lavoro a casa”. Di
seguito, 10 passi per fare la scelta giusta.
1
Valutazione
dei propri requisiti
Cosa sai fare? Che tipo di attività o
che format ti attraggono? Sei solo
o puoi contare su qualche aiuto, in
qualità di socio o collaboratore? Su
che risorse economiche puoi fare affidamento? Dove intendi svolgere la
tua attività?
44
RISTOFRANCHISING
2
Informazione
Cosa vuol dire franchising?
Che tipo di impegni comporta il diventare un franchisee?
Cosa prevede la legge sull’affiliazione commerciale? Chi o
cosa ti può tutelare? Chi è veramente esperto in materia?
RISTOFRANCHISING
45
Analisi dell’offerta
esistente
3
Dove puoi trovare informazioni sulle aziende affilianti del settore ristorazione? Fiere,
riviste, portali specializzati, annuari: tutte
queste fonti vanno prese in considerazione per censire l’intera gamma di progetti
potenzialmente interessanti. Nessuna fonte, di per sé, è esaustiva. Meglio prendersi tempo per cercare tutte le informazioni
prima, che accorgersi dopo di quanto era
adatta a te proprio quella opportunità che
ti sei lasciato sfuggire.
Comparazione
e prima
scrematura
4
Qual è la tipologia di esercizio che più ti
convince? Il bar, la gelateria, la piadineria,
un fast food? Quali tra i franchisor di ciascuna tipologia sembrano più adatti alle tue
esigenze? È fondamentale mettere a confronto le informazioni provenienti da più
fonti, su più tipologie alternative, su più
marchi dello stesso genere: questa attività di comparazione ad ampio raggio ti permette di far emergere ciò che stai realmente cercando. Il confronto tra l’offerta e le
tue esigenze ti consente poi di restringere
il campo di valutazione.
46
RISTOFRANCHISING
5
Il tuo mercato
di riferimento
Quali franchisor sono già presenti nel tuo
territorio? Quali locali funzionano? Cosa c’è
e cosa manca? Che tipo di offerta culinaria
potresti proporre con più successo? Quali sono i gusti, i bisogni e le esigenze della
clientela di riferimento? Nella tua città o nella tua area qual è la situazione competitiva
nel settore alimentare extradomestico? Valutato lo scenario locale in termini di domanda e offerta, sei ormai pronto per contattare i franchisor “sopravvissuti” alla cernita.
Vedere e
toccare
con mano
6
Il contatto con i marchi franchisor che hai
“promosso alla fase successiva” non può mai
essere solo “virtuale”. Siti Internet, email,
dem, colloqui telefonici vanno benissimo per
i primi scambi di informazioni. Ma quando
c’è vero interesse bisogna passare prima
possibile al mondo reale. Visitare i locali diretti e in franchising, degustare i prodotti, respirare “l’atmosfera”, vedere il livello di servizio e il funzionamento dell’attività: è giusto
fare prima esperienze in incognito, da semplice cliente, e poi guidate, con il promotore sviluppo franchising. Dopo questo passo
è importante anche andare nelle sedi, conoscere il personale interno delle aziende
affilianti, capire se l’azienda è strutturata in
termini di risorse economiche, umane, organizzative, logistiche. Durante questa fase
decisiva del percorso di valutazione non devi
mai avere timore di investire tempo o denaro in trasferte e incontri.
7
La documentazione
informativa preliminare
La già citata legge sull’affiliazione commerciale prevede che ciascuna azienda affiliante metta obbligatoriamente a disposizione
del candidato una dettagliatissima serie di
informazioni. Di seguito: “Almeno 30 giorni
prima della sottoscrizione di un contratto
di affiliazione commerciale l’affiliante deve consegnare all’aspirante affiliato copia
completa del contratto da sottoscrivere,
corredato dei seguenti allegati, ad eccezione di quelli per i quali sussistano obiettive e specifiche esigenze di riservatezza,
che comunque dovranno essere citati nel
contratto:
a) Principali dati relativi all’affiliante, tra cui
ragione e capitale sociale e, previa richiesta
dell’aspirante affiliato, copia del suo bilancio degli ultimi tre anni o dalla data di inizio
della sua attività, qualora esso sia avvenuto
da meno di tre anni.
b) L’indicazione dei marchi utilizzati nel sistema, con gli estremi della relativa registrazione o del deposito, o della licenza
concessa all’affiliante dal terzo, che abbia
eventualmente la proprietà degli stessi, o
la documentazione comprovante l’uso concreto del marchio.
c) Una sintetica illustrazione degli elementi
caratterizzanti l’attività oggetto dell’affiliazione commerciale.
d) Una lista degli affiliati al momento operanti nel sistema e dei punti vendita diretti
dell’affiliante.
e) L’indicazione della variazione, anno per
anno, del numero degli affiliati con relativa
ubicazione negli ultimi tre anni o dalla data di inizio dell’attività dell’affiliante, qualora esso sia avvenuto da meno di tre anni.
f) La descrizione sintetica degli eventuali
procedimenti giudiziari o arbitrali, promossi nei confronti dell’affiliante e che si siano
conclusi negli ultimi tre anni, relativamente al sistema di affiliazione commerciale in
esame, sia da affiliati sia da terzi privati o
da pubbliche autorità, nel rispetto delle vigenti norme sulla privacy”.
L’affiliante che non vuole o non è in grado
di rilasciare tutte, ma proprio tutte queste
informazioni e la documentazione contrattuale completa, non fa per te.
RISTOFRANCHISING
47
capitolo
tre

Gli apporti
iniziali
del franchisor
Visite e interviste
agli affiliati
Perché non andare a trovare o intervistare
chi ha già fatto il passo di affiliarsi a un determinato franchisor prima di te? Con garbo e buon senso si può chiedere tutto. È
altrettanto lecito aspettarsi maggiore o minore riservatezza, tenendo anche conto dei
diversi limiti previsti dai regolamenti interni di ciascuna rete. Naturalmente non devi
sentire “una sola campana”. Meglio chiedere a più di un franchisee, per sincerarti
che le varie informazioni coincidano: sia
quelle di segno negativo sia quelle positive.
Valutazione
finale della
documentazione
e del contratto
9
Hai capito tutto? Hai ben chiaro ogni
aspetto della collaborazione che vai ad
avviare con il franchisor? Hai letto e fatto
leggere l’informativa a chi se ne intende? Conosci bene gli impegni contrattuali e non contrattuali che hai preso? Sai
cosa ti può accadere anche nelle ipotesi peggiori? Hai stilato un business plan
con i tuoi consulenti? Ti senti in grado di
avviare l’attività, ma soprattutto di portarla al successo? Se c’è anche il più piccolo dubbio è sempre meglio risolverlo prima, parlando apertamente sia con
i propri consulenti sia con il franchisor.
10
48
La firma del contratto di affiliazione
Se hai fatto bene i primi nove passi, il decimo è solo la naturale e stimolante conseguenza di una scelta ponderata. Non ti resta che affrontare la sfida con tutta la determinazione e la fiducia che solo un
imprenditore sa mettere in campo.
RISTOFRANCHISING
U
Un franchisor ben strutturato è in grado di
offrire ai propri affiliati un concreto supporto, che comincia al momento della firma del contratto di affiliazione e prosegue
per tutta la durata della collaborazione. Di
seguito alcuni dei più rilevanti interventi.
Valutazione
location
Nel campo della ristorazione la valutazione dello spazio commerciale dove avviare
l’attività è un aspetto forse ancor più critico rispetto ad altri settori. Prima di tutto
per la scelta della localizzazione, dell’ubicazione e del posizionamento più adatto,
ma anche in relazione ai requisiti che deve
avere il sito perché sia autorizzato lo svolgimento dell’attività. Si effettua prima di tutto una analisi della potenzialità dell’area di
interesse partendo dal concetto di localizzazione. Si identifica il bacino di utenza e si
verifica se sia in grado di sostenere, in termini di clientela potenziale, l’attività che si
intende avviare.
aprire
un'attività
in franchising
8
La suddetta verifica tiene conto:
➽ Del numero di abitanti presenti nella zona (non nello specifico Comune).
➽ Della loro facilità a raggiungere il locale.
➽ Del numero di persone che non vivono
nella zona, ma vi transitano per lavoro, per
turismo, per studio, per altre ragioni.
➽ Della composizione della utenza per capacità di spesa, per fasce di età, per abitudini alimentari, per condizioni socio-economiche.
➽ Per densità di offerta di prodotti alimentari per consumo fuori casa.
➽ Per densità di concorrenza nello specifico format che si intende proporre.
➽ Per propensione al consumo dei prodotti
offerti nel format.
L’analisi dell’ubicazione prende invece in
considerazione il quartiere, l’area urbana
o il centro commerciale dove si intende ricercare o si ha a disposizione un determinato spazio commerciale. Non tutte le attività
di ristorazione hanno le stesse necessità in
termini di ubicazione. Al contrario ogni format ha requisiti suoi propri. Ci sono attività
che devono necessariamente collocarsi in
zone a elevata pedonalità nel centro storico
RISTOFRANCHISING
49
o nei centri commerciali più qualificati, altre che necessitano di grandi flussi veicolari, altre ancora che possono essere ubicate
in zone di minor pregio perché, ad esempio,
sfruttano maggiormente l’asporto e la consegna a domicilio o, infine, ci sono attività
ristorative che funzionano proprio perché
si trovano in zone più lontane dalle città
(agriturismi, osterie, rifugi di montagna).
Si tratta anche di capire il grado di vitalità
e di sicurezza della zona, la sua accessibilità, la presenza dei principali servizi pubblici, di attività commerciali qualificate note o
attrattive, di musei, di luoghi storici o turistici. Il livello successivo di analisi prende a
riferimento il posizionamento (dove: nella
via, nella piazza, nella galleria di un centro
commerciale?) di uno specifico locale. In
questo caso ci si concentra sulla raggiungibilità, sulla visibilità dell’insegna, sulla contiguità di attività commerciali, sul traffico
automobilistico o pedonale di quel tratto
di strada o di piazza o di quel determinato
punto del centro commerciale.
Si valuta poi il sito, verificando le caratteristiche della via, la larghezza del marciapiede, la posizione angolare o lineare del
locale… Infine, si prendono in considerazione la caratteristiche del singolo locale
commerciale.
In particolare si deve esaminare:
➽ Stato esterno dell’edificio: l’esterno del
un format franchising è dato dal fatto che
la suddivisione degli spazi e il layout ideale
del locale sono già ben determinati e che il
franchisor ha l’esperienza di altre aperture
già effettuate e quindi può guidare più facilmente la scelta.
➽ Costo della locazione: l’incidenza del canone sul conto economico è sempre da tenere d’occhio. A monte il franchisor redige
un conto economico previsionale dell’attività che indica, tra gli altri, qual è il range di
costo d’affitto “sopportabile” dall’attività.
➽ Stato fisico del locale: in che condizioni
è? Gli impianti sono presenti, funzionanti
e a norma? C’è la canna fumaria? Bisognerà inoltre valutare pavimento, muri, servizi
igienici, accessibilità ai disabili ecc. Questo
aspetto, unitamente al valore del canone locativo, è importante per la valutazione economico-finanziaria, in quanto determina il
punto di pareggio economico e l’ammontare
degli investimenti necessari per avviare l’attività; solitamente le voci di maggiore spesa
sono proprio la ristrutturazione dei locali, il
ripristino degli impianti, le opere murarie,
la creazione dei servizi igienici al pubblico.
➽ Smaltimento rifiuti: il regolamento che
il Comune adotta e le relative metodologie
non sono da sottovalutare. Il locale individuato deve essere adatto per questa fase di
lavoro, che nella ristorazione è sempre delicata e che i Comuni regolamentano spesso
e volentieri con modalità differenti.
locale ha sempre un forte impatto sull’attrattività nei confronti della clientela.
➽ Ampiezza e facilità d’ingresso (anche per
disabili).
➽ Ampiezza e luminosità accesso e vetrine.
➽ Superficie: ogni franchisor sa che il locale non deve essere troppo piccolo né troppo grande, per evitare incidenze eccessive
di affitto e costi di gestione. Il vantaggio di
Queste analisi presuppongono una preparazione e un’esperienza notevoli da parte
del responsabile sviluppo franchising. Sono
passaggi di affiancamento che costituiscono un apporto fondamentale da parte del
franchisor e rendono la “vita più facile” e
meno stressante al candidato affiliato, agevolando l’avvio dell’attività.
50
RISTOFRANCHISING
Assistenza
burocratica
Altrettanto importante è l’assistenza da
parte del franchisor nello svolgimento delle pratiche burocratiche e per l’ottenimento
delle necessarie licenze-permessi connessi
all’attività. Per quanto in questi ultimi anni
ci sia stato un graduale allargamento delle
maglie, la nostra inefficiente e farraginosa
macchina burocratica è ancora causa di ingiustificabili rallentamenti e di incomprensibili ostacoli all’avvio dell’attività.
Non si comprende ad esempio per quale ragione le procedure arrivino a essere addirittura diverse da Comune a Comune e non si
possa invece procedere a una regolamentazione unica e nazionale della materia.
Opere di
ristrutturazione
e allestimento
dei locali
Altro passo delicato, per il quale il franchisor può essere di straordinario supporto,
è la progettazione che porta agli interventi
di ristrutturazione degli spazi e di allestimento del locale. Il know-how del franchisor ha una valenza fondamentale per evitare prima di tutto gli errori di valutazione
preliminare (è un locale adatto? Si presta al
format?). Poter realizzare abbozzi di layout
ancora prima di aver stipulato il contatto di
affitto del locale, come i migliori franchisor
fanno, può essere determinante per la scelta. Grazie a una progettazione di massima è
possibile infatti avere stime piuttosto precise dell’investimento da affrontare.
Nella fase successiva, un locale progettato
o realizzato male ha conseguenze negative
dal punto di vista economico, dell’attrattività, della funzionalità dell’attività e infine
dell’efficienza del personale addetto.
Per queste ragioni i migliori franchisor si
avvalgono di professionalità specializzate
nella realizzazione “chiavi in mano” dei locali. La complessità della filiera che va dalla progettazione alla consegna all’affiliato
consiglia infatti di avvalersi di esperti.
Tra i tanti passaggi, alcuni sono particolarmente critici:
➽ Progettazione esecutiva che riporti il
dettaglio delle opere di ristrutturazione e
adattamento del locale, opere murarie, impianti ecc.
➽ Preventivazione dei costi di ristrutturazione.
➽ Dettaglio delle attrezzature necessarie,
con caratteristiche tecniche e i costi unitari.
➽ Dettaglio dei costi degli arredi e degli allestimenti.
➽ Definizione del layout sia dal punto di
funzionale sia estetico.
➽ Direzione dei lavori di ristrutturazione.
Quando si avviano i lavori il franchisee non
può essere abbandonato a se stesso. Nemmeno nei casi in cui il franchisor si avvale di
propri fornitori convenzionati e sa che sono
loro a occuparsi di tutta la filiera.
Il supporto del franchisor serve a sollevare
l’affiliato da molti degli impegni e delle responsabilità e gli permette di dedicarsi alla formazione iniziale, che dovrà affrontare
insieme al personale selezionato.
Il periodo di formazione, di cui parleremo
in maniera approfondita più avanti, solitamente si svolge proprio in concomitanza
delle fasi di realizzazione del locale.
RISTOFRANCHISING
51
capitolo
tre

Nella ristorazione la capacità la propensione
all’approccio con il pubblico da parte del personale di servizio è determinante. Nei locali
la clientela entra per socializzare, rilassarsi,
festeggiare. Rimane nel locale pochi minuti
(es. gelaterie) od ore (ristoranti) e il personale addetto deve contribuire a rendere questo tempo confortevole. I clienti che non si
sentono a loro agio si perdono facilmente.
Nella fase di selezione si deve:
➽ Utilizzare metodi e strumenti idonei per
la ricerca del personale (giornali, agenzie
interinali, cartelli, annunci ecc.).
➽ Utilizzare messaggi mirati, per raggiungere i profili richiesti ed evitare i “perditempo”.
➽ Valutare i vari curriculum pervenuti e selezionare i candidati in modo efficace.
➽ Determinare a priori ruoli e compensi per
i collaboratori.
Durante le fasi di startup dell’attività, il franchisor, tramite il suo staff, deve affiancare
l’affiliato in tutte le fasi e nella valutazione
“sul campo” della preparazione al lavoro del
personale. Un buon franchisor dovrebbe essere sempre pronto ad assistere il proprio affiliato per tutta la durata del rapporto.
Formazione
iniziale
Una parte sostanziale del trasferimento
del know-how avviene durante i corsi di
formazione, che affrontano gli aspetti imprenditoriali, gestionali e di marketing tipici
dell’attività. La prima fase della formazione
52
RISTOFRANCHISING
pre-apertura si svolge presso la sede del
franchisor: in aula per gli argomenti teorici
e in un locale di training per l’addestramento. L’imprenditore affiliato, anche quando
è investitore, è presente a tutte le fasi della formazione. Solo in casi eccezionali viene
surrogato da chi assumerà la direzione operativa del locale.
Una buona formazione iniziale comprende:
➽ Formazione in aula: sono trasmessi a livello teorico i cardini del format, le caratteristiche imprenditoriali del progetto e i
principali aspetti della gestione.
➽ Formazione sul campo: serve a far prendere confidenza con le attrezzature, i metodi, le procedure, i ricettari per chi sta in cucina, i software e le modalità operative del
servizio per chi sta in sala o presso le casse.
Alla fine di questa fase sono rilasciati i manuali e i materiali utili alla gestione.
Avvicinandosi all’apertura del locale la formazione e l’addestramento si spostano invece “in casa” del franchisee:
➽ Per seguire l’allestimento del locale e far
prendere confidenza con il layout e le modalità operative.
➽ Per trasferire le metodiche legate agli approvvigionamenti dei prodotti.
➽ Per collaudare le attrezzature installate
con il personale.
➽ Per coordinare la fase di promozione e
di lancio del locale.
Sono previsti ulteriori periodi di formazione
subito dopo l’apertura, per approfondire le
tematiche più tecniche. Il personale dell’unità affiliata viene formato dai responsabili dello stesso locale. Un buon franchisor rimane a
disposizione nel caso in cui l‘affiliato volesse
far formare altro personale presso la sede.
Gli apporti
continuativi
del franchisor
aprire
un'attività
in franchising
Assistenza
nella ricerca e
selezione
del personale
c
C’è chi pensa che i vantaggi del franchising si esauriscano con l’apertura dell’attività. Ottenuto
tutto l’aiuto possibile per l’avviamento, si tratta di continuare nella direzione intrapresa, gestendo il locale con un po’ di buon senso e di capacità imprenditoriale. Possiamo testimoniare
che sono pochi i franchisee che, liberatisi in modi più o meno ortodossi dai presunti vincoli
di un contratto di franchising, siano poi riusciti a ottenere e conservare nel tempo il successo e la redditività della propria attività indipendente. Il motivo è molto semplice: il rapporto tra affiliante e affiliato, quando è ben strutturato, offre a entrambi vantaggi continuativi,
addirittura crescenti nel tempo. In particolare, quando il progetto innesca il circolo virtuoso
caratteristico del franchising, si crea all’interno del sistema un elevatissimo valore aggiunto.
Forza
di gruppo
In una rete di franchising ci sono tante persone che operano nella stessa direzione.
L’organigramma di un’azienda franchisor è
solitamente costituito da numerosi specialisti: c’è chi si occupa di forniture, chi di amministrazione, chi di immagine, marketing e comunicazione, chi di prodotto, chi di ricerca,
chi di software, chi di logistica, chi di arredi
e allestimenti ecc. Queste risorse umane, in
una impresa franchise oriented, sono interamente dedicate a ottenere la massima efficacia ed efficienza di un determinato format.
A loro si aggiungono, al crescere della rete,
gli imprenditori affiliati e i loro collaboratori,
portando le loro energie, le risorse economiche, le competenze. Tutti i componenti di
una franchise sanno che il successo collettivo si costruisce partendo dalla soddisfazione
dei consumatori. Soddisfatti i clienti finali, i
franchisee ottengono a loro volta i loro guadagni e la loro soddisfazione economica. Infine, attraverso la soddisfazione degli affiliati,
anche il franchisor raggiunge i propri obiettivi di guadagno e di sviluppo. Un sistema
di franchising correttamente impostato e in
crescita aumenta esponenzialmente la sua
capacità competitiva, andando a costruire
sempre e in ogni caso una organizzazione
più forte, preparata e specializzata rispetto
alla singola iniziativa imprenditoriale.
RISTOFRANCHISING
53
Economie
di scala
“Fare” per un solo locale o per 50 è differente. Una rete di franchising può avvantaggiarsi
delle economie di scala in ogni aspetto della
gestione. Ci sono due grandi aree di ottimizzazione. Da una parte c’è il risparmio di costi
che si ottiene dall’aumento dei volumi. Un
esempio: fare 50 menu ha un costo, realizzarne 5.000 ha un costo unitario decisamente più basso. Dall’altra, i numeri di una rete
danno la possibilità di effettuare iniziative,
creare prodotti o materiali, strutturare servizi non accessibili al singolo. Pensiamo per
esempio a una pubblicità televisiva in prime
time su un canale nazionale: il singolo ristoratore faticherebbe a effettuare l’investimento e i vantaggi che ne potrebbe ottenere non
lo giustificherebbero. Viceversa, in una rete
di franchising l’investimento per ogni singolo affiliato risulterebbe accettabile e il ritorno pubblicitario sarebbe del tutto adeguato.
Potere
contrattuale
nei confronti
dei fornitori
La conseguenza della crescita di una rete è
l’aumento della capacità negoziale nei confronti di tutti i fornitori. In ogni tipo di acquisto, dalle materie prime ai materiali di
consumo, dai prodotti ai materiali di comunicazione, dalle attrezzature agli spazi pubblicitari, la scontistica può essere spinta al
massimo. Non è solo una questione di volumi di acquisto, ma anche di prestigio per il
fornitore, che può sfruttare la notorietà del
marchio del franchisor come referenza nei
confronti del resto della clientela. Il potere
contrattuale si trasforma in maggiori margini
per l’affiliante e per gli affiliati.
54
RISTOFRANCHISING
Progresso
del sistema
Una rete di franchising consolidata diventa appetibile per chiunque abbia intenzione
di proporre sul mercato ogni genere di innovazione. Ciò porta il franchisor a contatto
con le novità del mercato prima di ogni altro
competitor. Inoltre, gli affiliati distribuiti sul
territorio funzionano come sensori, rilevando ogni cambiamento della domanda e innovazione locale. Il sistema diventa più reattivo
rispetto a qualsiasi iniziativa indipendente
e la sua capacità di adattarsi alle evoluzioni del mercato si trasforma in ulteriore vantaggio competitivo. Infine, una rete genera
risorse economiche che possono essere anche impiegate nella ricerca sul metodo, sulle
materie prime, sulle ricette, sulle innovazioni tecnologiche, sull’adeguamento ai nuovi
modelli di consumo e ai trend di mercato.
Notorietà
di marca
Abbiamo già spiegato come il settore dell’alimentare fuori casa stia esprimendo nuove tendenze e nuove mentalità. Una delle
più evidenti è la crescita di importanza della
”marca di fiducia” rispetto al locale di fiducia. Il franchising persegue proprio l’obiettivo di fare branding, ovvero di sviluppare
presso i consumatori la conoscenza e l’apprezzamento di una marca a livello nazionale, a vantaggio di ogni singola unità affiliata.
Comunicazione
In una rete di franchising si riesce a raggiungere il consumatore a livello nazionale e locale, con maggiore efficienza ed efficacia.
Grazie alla possibilità di impostare un sistema di comunicazione integrato e sinergico,
che sfrutta al meglio le risorse comuni.
La gestione
economica di un
locale in franchising
F
Franchisor e franchisee hanno l’obiettivo
comune di far funzionare l’attività. Le valutazioni economiche sulle potenzialità di un
nuovo locale non sono semplici. Il franchising offre molti vantaggi concreti rispetto al
mettersi in proprio in maniera indipendente. Il franchisor può supportare l’analisi con
dati storici, tra cui il consuntivo dei costi di
avviamento delle attività precedentemente
inaugurate e i parametri medi della gestione dei locali operativi. I dati vengono messi
a disposizione del candidato affiliato, all’interno dei prospetti economici previsionali.
In questo insieme di documenti si illustrano
gli impegni economici per l’avvio dell’attività
(investimenti iniziali o costi di startup) e per
la sua gestione (costi continuativi). Si tratta
di rispondere alla domanda: “Sei in grado di
sostenere l’investimento necessario per avviare e portare a regime l’attività?”. L’analisi
di fattibilità economica è sufficientemente
articolata da consigliare l’intervento di professionisti che collaborino con il franchisor
e il franchisee alla stesura del business plan.
Il business plan è il documento di pianificazione complessiva che descrive il progetto
della nuova impresa nei suoi aspetti qualitativi e quantitativi, chiarendone gli obiettivi
al fine di valutarne la fattibilità. I punti più
importanti del documento riguardano: il fabbisogno finanziario per l’avvio dell’attività e
il conto economico di break-even.
Conto economico di pareggio (break-even)
L’obiettivo di questo prospetto economico previsionale è la determinazione del punto di pareggio o di break even. Si tratta di stabilire il livello di vendite necessario a coprire tutti i costi
dell’attività in un determinato periodo (annuale, semestrale, trimestrale, mensile, settimanale
o giornaliero). Si può esprimere in termini di valore di vendite, di numero di scontrini o di prodotti. In sostanza, superato il punto di pareggio l’azienda inizia a produrre utili. Tale prospetto viene realizzato per verificare la raggiungibilità degli obiettivi di vendita. È tratto dal conto
economico di gestione. Quest’ultimo è un eccellente strumento di controllo dell’attività: serve
a fissare gli obiettivi, fotografa la situazione permettendo di verificare il loro raggiungimento e, in caso, di intervenire sulle voci che si discostano dai parametri della rete di franchising.
RISTOFRANCHISING
55
Fabbisogno finanziario reale dell’attività
La compilazione di una tabella come quella allegata come esempio, consente di evidenziare
meglio quali risorse economiche sono effettivamente necessarie. Di seguito si ipotizzano gli
esborsi necessari per ogni voce, l’Iva e un margine di rischio
VOCI DI COSTO
Franchising
Società
Location
Oneri
burocratici
Ristrutturazioni
e impianti
Utenze
e servizi
Arredi e
attrezzature
Approvvigionamento
Marketing
e pubblicità
Altri costi
TOTALE
56
IPOTESI
IVA RISCHIO
Fee di ingresso
Corsi di formazione (se non inclusi)
Costituzione (notaio)
Registrazioni o iscrizioni
Assistenza professionisti (avvocati, commercialisti)
Ricerca location (agenzie franchisor?)
Anticipo affitto (eventuale fideiussione)
Affitto prima di inizio attività (mesi?)
Autorizzazioni (Asl ecc.)
Assistenza professionisti
(geometra, ingegnere, architetto)
Progettazione Adeguamento/rifacimento impianti
Eventuali opere murarie Adeguamento norme sicurezza
Vetrine-porte-finestre
Pavimentazione
Pareti, soffitti
Illuminazione
Allacciamenti, gas, luce, tel. ecc.
Eventuale installazione allarmi e sistemi di sicurezza
Arredamento
Attrezzature cucina
Altre attrezzature
Hardware e software
Allestimenti
Prodotti destinati alla vendita
Materie prime e prodotti di consumo
Materiale di comunicazione
Iniziative di comunicazione
Inaugurazione Trasferte periodo formazione. Sostentamento
personale per mesi con ricavi insufficienti.
Copertura perdite dell’attività fino al break even
RISTOFRANCHISING
Nell’avvio di ogni attività ci sono aspetti finanziari
magari meno evidenti e tangibili di altri, quindi talvolta sottovalutati, ma altrettanto onerosi.
Di seguito:
➽ L’Iva, che spesso nei prospetti non è inclusa, ma
che viene prima pagata e poi recuperata con gli incassi dell’attività.
➽ Il tempo di affitto “morto”, dal momento in cui si
hanno le chiavi del locale, fino a quando l’attività comincia a produrre ricavi.
➽ I costi personali dei titolari, ovvero i costi familiari nel periodo in cui non si hanno altri guadagni e la
nuova attività non produce ricavi sufficienti a pagare
i compensi degli imprenditori che lavorano nel locale.
➽ Una riserva per coprire le eventuali perdite prevedibili per il primo periodo di attività.
Il conto economico
Secondo l’art. 2425 del Codice Civile, si definisce conto economico (di seguito CE) il
risultato dell’esercizio attraverso la rappresentazione dei costi e degli oneri sostenuti,
nonché dei ricavi e degli altri proventi conseguiti nell’esercizio. Deve essere redatto in
forma scalare (prima i componenti positivi
e poi quelli negativi).
È articolato in cinque sezioni scalari:
A) Valore della produzione (ricavi di competenza sommati alle variazioni
delle rimanenze di magazzino).
B) Costi della produzione (ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti).
Sottraendo B) da A) si ottiene il risultato
lordo della gestione ordinaria della società.
C) Proventi e oneri finanziari
(proventi derivanti da partecipazioni in altre società, interessi attivi e passivi, utili e
perdite sui cambi. Segue il relativo totale).
D) Rettifiche di valore di attività finanziarie (rivalutazioni e
Dal totale si evince il fabbisogno finanziario effettivo, che potrà essere eventualmente meglio definito grazie a un prospetto dei flussi di cassa (cash-flow).
Come si può rilevare, tra questo
prospetto e quello di un imprenditore indipendente ci sono solo
due voci differenti: il diritto d’entrata e i costi eventuali dei corsi
di formazione.
svalutazioni delle stesse. Segue il totale).
E) Proventi e oneri straordinari
La somma algebrica dei diversi totali costituisce il risultato globale di esercizio, che va
indicato prima al lordo e poi al netto delle
imposte sul reddito. Si ottiene così l’utile o la
perdita d’esercizio, che va riportato nello stato patrimoniale. Oltre lo stato patrimoniale
e il conto economico, gli amministratori devono redigere la nota integrativa che illustra
e specifica le voci dello stato patrimoniale e
del conto economico e la relazione sulla gestione allegato esterno al bilancio, che deve
analizzare la situazione della società e l’andamento della gestione con particolare riguardo a costi, ricavi e investimenti.
In questa sede però non ci si soffermerà sugli aspetti fiscali, ma su quanto le principali
voci che lo compongono possono influenzare direttamente la gestione del business di
riferimento per l’affiliante e l’affiliato.
RISTOFRANCHISING
57
esempio di un conto economico (ce) a scalare
dati sulle vendite
Vendite nette (periodico)
Transazioni/scontrini
Scontrino/spesa media
food cost
Alimenti-food, beverage, pasti dipendenti
Scarti, carta, trasporti
margine operativo
100%
DATI SULLE VENDITE
27-30%
70%
Costi controllabili
COSTO DEL LAVORO
Costo lavoro operatori e responsabili
marketing
Contributo pubblicità nazionale
Pubblicità locale
Promozioni
27-32%
2-5%
1%
1%
servizi esterni
Rifiuti, divise, mat. operativo, manutenzioni e pulizie
Altre spese varie controllabili
___________________________________
royalty
8-12%
12-15%
3-5%
altri costi non controllabili
Consulenze professionali amministrative
Assicurazioni
Tasse e licenze
Minusvalenze/plusvalenze
58
totale spese gestione
50%
reddito operativo (e.b.i.t.)
20%
ammortamento
10%
reddito
10%
RISTOFRANCHISING
Spesso ai dati sulle vendite (fatturato, numero di scontrini, spesa media) non viene
data la giusta importanza. Questo è un grave errore per diversi motivi: il valore delle
vendite (del fatturato) è alla prima riga del
conto economico e da esso dipende tutta
l’incidenza degli altri costi. Inoltre, in caso
di nuova apertura, le vendite vanno monitorate costantemente e confrontate con il
business plan, in modo da apportare in modo tempestivo eventuali cambiamenti organizzativi e/o di comunicazione. Se infatti
pensiamo alle due voci principali del CE nel
campo della ristorazione (costo del cibo e costo del lavoro, entrambe circa al 30%), risulta
impensabile gestire ordini e forza lavoro senza tener conto dei volumi di vendita previsti.
Una reportistica di base sulle vendite deve:
➽ Specificare il periodo di riferimento (gior-
costi non controllabili
affitti passivi
Affitti diretti
Affitti indiretti
Spese condominiali
Analisi delle principali voci
no, settimana, mese, semestre, annualità).
➽ Essere al netto di Iva.
➽ Indicare il numero di scontrini emessi
nello stesso periodo.
➽ Indicare il valore dello scontrino medio.
Ormai tutti i software gestionali permettono una reportistica più o meno valida (alcuni
gestiscono anche i report per fasce orarie, in
modo da poter pianificare gli orari con più
affluenza), ma spesso questi software hanno un limite temporale: dopo circa 12 mesi
i dati non sono più disponibili con immediatezza. Si consiglia perciò la creazione di un
file in Excel che, oltre alla storicità dei dati,
offre la possibilità di inserire note che possono essere utili per pianificare le varie attività commerciali.
FOOD COST/GESTIONE
DEGLI ORDINI
Spesso e volentieri si pone troppa enfasi sul
Food Cost (FC), come se questo fosse il magico strumento in grado di risolvere tutte
le problematiche di gestione delle aziende
ristorative. In realtà, questo mezzo di controllo, che rappresenta l’incidenza percentuale delle materie prime sul prezzo di vendita o ricavo (FC% = Costo materia prima /
prezzo di vendita x 100) di un prodotto o di
un periodo, seppur importante, ha valore
solo se inserito in un sistema organizzato di
controllo più ampio e strutturato.
Innanzitutto è importante sottolineare che
è errato parlare di FC e che si deve definire
sempre l’ambito di applicazione. Se parliamo di FC riferito a un singolo piatto, è chiaro
che ci riferiamo all’incidenza che le materie
prime avranno sul suo prezzo di vendita.
Se parliamo invece di FC dell’attività di ristorazione legata a un certo periodo di tempo,
dobbiamo capire se si tratta di:
➽ Food cost massimo ammesso, cioè la
massima incidenza di costo consentita per
la spesa delle materie prime per garantire
il profitto minimo previsto.
➽ Food cost attuale, cioè calcolato sulla base dei consumi provenienti dalla gestione
del magazzino (inventari).
➽ Food cost potenziale, ossia calcolato prendendo in considerazione solo il cibo consumato per la preparazione dei soli
piatti venduti.
➽ Food cost standard, cioè il FC potenziale
sommato alla percentuale di cibo utilizzata per altre attività (personale, altri reparti,
sconti, promozioni, offerte ecc.).
RISTOFRANCHISING
59
capitolo
tre
“procedure operative” attraverso le quali realizzare il prodotto.
2. Ricavi standard: definizione dei
prezzi di vendita secondo metodologie che
tengano in considerazione costi e mercato.
3. Porzioni standard: definizione
dei quantitativi di prodotto da utilizzare
per singolo piatto/prodotto.
4. Acquisti standard: definizione precisa di quali prodotti acquistare e quali fornitori utilizzare, in base alle ricette che si vogliono realizzare. Solo dopo aver definito e
implementato un sistema di standard di questo tipo sarà possibile controllare quanto avviene in modo analitico, per avere uno storico
valido relativo al monitoraggio dell’impresa.
Il FC rappresenta uno degli indicatori più importanti del CE: esso incide per circa il 30%
del fatturato. Per ottenere valori percentuali
precisi si deve poter far conto sull’inserimento a monte dei dati corretti. Ecco perché occorre prendere inizialmente in considerazione la gestione dell’inventario. Se l’inventario
non avvenisse in maniera corretta, o non avvenisse per nulla, sarebbe un problema per
la veridicità dei calcoli che ne dovrebbero
conseguire. Controllare i costi non significa
semplicemente fare calcoli matematici, bensì interpretare i numeri e stabilire le azioni
da intraprendere per portare quei numeri
all’interno di un quadro di valori standard.
60
RISTOFRANCHISING
Avere un sistema di analisi del FC può risultare inefficace se una o più delle seguenti
quattro aree non sono debitamente monitorate:
➽ Previsioni delle vendite.
➽ Acquisti, ricezione e preparazione in accordo alle previsioni.
➽ Porzionamento.
➽ Controllo contabile, sprechi e ruberie.
Un altro indicatore utile per monitorare i
consumi di merce in funzione di un fatturato previsto è il “coefficiente di consumo”,
cioè quel valore che proviene dall’analisi del
product mix (il rapporto vendite per prodotti venduti). Esso può essere calcolato sia
sul prodotto finito sia sul prodotto crudo;
nell’ultimo caso sarà molto utile per stabilire il quantitativo di merce da ordinare in
base alle previsioni di vendite.

aprire
un'attività
in franchising
Nel caso specifico di Ristofranchising, siamo
di fronte a un sistema di standard operativi
che permettono di attuare correttamente i
processi di controllo.
Definire gli standard vuol dire definire il livello di qualità che si vuole erogare, sulla
base dei quattro pilastri sui quali poggia il
sistema di controllo, sia nel caso del “Food”
sia nel caso del “Beverage”:
1. Ricette standard: creazione delle
L’inventario si divide in due
parti: inventario iniziale e
inventario finale. L’inventario
iniziale equivale al valore
economico totale dei beni
in proprio possesso in un
determinato momento. Dato
che stiamo parlando di FC, si
riferisce sia al quantitativo
sia al rispettivo costo delle
merci. L’inventario finale
deve riportare le esatte
quantità di materie prime
presenti in struttura alla fine
del periodo considerato. Per
inventariare in modo efficace
si deve far ricorso a unità di
misura condivise e di facile
implementazione (es. unità,
litri, chilogrammi ecc.)
COSTO DEL LAVORO
Limitare questa voce del CE a una sola cifra
di “costo” e a una percentuale di incidenza sarebbe troppo riduttivo, in quanto esso pesa dal 27 al 32% del fatturato e merita quindi uno spazio più ampio. Questa voce infatti non dovrebbe essere definita un
“costo”, in quanto si riferisce all’operato di
persone, ma dovrebbe essere intesa come
“investimento”, in quanto è proprio l’operato del personale impiegato a dare “valore” al punto vendita e al brand.
Rispetto al sistema di ristorazione tradizionale, che prevede l’impiego di personale
qualificato (personale di cucina e sala), il
sistema di Ristofranchising non richiede
professionalità specifiche di alta qualifica:
la standardizzazione dei processi produttivi è a opera dell’affiliante che, sulla base
del menu e dei prodotti che vuole vendere,
deciderà quale sarà il livello di professionalità da inserire.
Nel sistema di Ristofranchising, generalmente, non sono richieste professionalità
specifiche. Sono richieste però altre attitudini di base: predisposizione a lavorare in
team, predisposizione a lavorare su turni
(diurni e serali) e nei giorni festivi, un’attenzione particolare all’igiene personale
e all’ambiente di lavoro, predisposizione
nell’eseguire le direttive (procedure) indicate dall’affiliante.
A tal proposito, sarà compito dell’affiliante
predisporre piani di formazione per il personale da impiegare (formazione iniziale, aggiornamenti periodici); di conseguenza è richiesto, all’affiliato, l’impegno nel far seguire
questi moduli formativi.
Può sembrare scontato, ma purtroppo in alcune aziende non si dà il giusto peso all’importanza della formazione quale leva per il
successo. La cifra e l’indice del costo del lavoro non devono essere accettate passivamente dall’affiliato, quando queste gli vengono
fornite dal Consulente del Lavoro.
L’affiliato deve essere molto attento su questo aspetto e utilizzare strumenti che gli permettono di pianificare, monitorare e gestire
le varie fasi della “gestione del personale”
durante l’arco del mese.
Alcuni strumenti sono:
➽ Pianificazione delle vendite e reportistica.
➽ Calcolo della produttività (ci sono diversi
modelli per effettuare la valutazione).
➽ Calcolo del fabbisogno di personale da
impiegare (di solito alcune catene di ristorazione più strutturate e più standardizzate forniscono all’affiliato una vera e propria
guida di posizionamento, sia sul numero di
personale da avere in organico sia circa il
numero di persone da avere nelle ore di punta divise per postazioni).
➽ Incidenza del costo del lavoro (giornaliero e settimanale).
RISTOFRANCHISING
61
to
fit tto”
f
a e
ir
“d
PUBBLICITÀ NAZIONALE, LOCALE
E PROMOZIONI
percentuale
d’incidenza
Questa voce del CE deve essere distinta in
tre parti, in quanto non tutte le aziende
adottano le stesse politiche di marketing:
“contributo pubblicità nazionale”, “pubblicità locale”, “promozioni”.
2-5%
62
, che può variare tra 2 e 5%
del fatturato, deve essere espressamente citato
nel contratto di affiliazione. È una quota richiesta
dall’affiliante a tutti gli affiliati per gestire la pubblicità su scala nazionale. Il fine è quello di rafforzare
la conoscenza e la penetrazione del brand sul territorio nazionale attraverso diversi canali: televisione,
radio, stampa, Internet.
1%
➽ La “pubblicità locale”
1%
➽ Le “promozioni”,
RISTOFRANCHISING
“i af
nd f
ir itt
et o
to
”
AFFITTI PASSIVI
“contributo pubblicità
➽ Il
nazionale”
è
quantificata generalmente nell’1% del fatturato e
riguarda tutte le azioni messe in atto dall’affiliato
per pubblicizzare localmente le propria attività: segnaletica, quotidiani e periodici locali, radio locali.
Altri tipi di interventi possono essere legate ad attività di “co-marketing” con aziende complementari alla propria attività; in questo caso si avrà un
rafforzamento sulla comunicazione e un abbattimento dei costi.
quantificate generalmente nell’1% del fatturato, riguardano tutte le azioni messe in atto dall’affiliato e/o affiliante
volte a pubblicizzare localmente il proprio punto
vendita attraverso attività di scontistica/omaggi di
prodotti: molto usate le attività di couponing strutturate in diversi livelli.
Contratto di affitto
stipulato tra il
proprietario e l’affiliato
È la terza voce del CE per “peso” percentuale (tra
8 e 15%). Non è una semplice cifra o percentuale
fine a se stessa. Come si vedrà, dietro c’è una vera
e propria strategia commerciale da parte dell’affiliante. In un sistema di Ristofranchising l’affitto può essere di due tipi: “diretto” e “indiretto”.
Si parla di affitto “diretto” quando il contratto di
affitto è stipulato tra il proprietario e l’affiliato
(in questo caso la percentuale d’incidenza varia
tra 8 e 10%). Si parla invece di affitto “indiretto”
quando il contratto d’affitto è stipulato tra il proprietario e l’affiliante e successivamente verrà subaffittato all’affiliato. Il subaffitto di solito viene
fissato con una percentuale sul fatturato (tra 12
e 15%) con un minimo garantito.
Dietro queste due tipologie c’è una precisa strategia commerciale/immobiliare dell’affiliante.
Nel caso dell’affitto “indiretto”, infatti, l’affiliante
mantiene il controllo degli immobili e garantisce
nel tempo il presidio del brand in un determinato territorio, garantendone la continuità, a prescindere dalla volontà dell’affiliato. Per portare
avanti questa “politica immobiliare” è necessaria
una solida base economica da parte dell’affiliante (esempio storico mondiale di questo modello
è McDonald’s).
Nel caso dell’affitto “diretto”, invece, la presenza
del brand sul territorio è vincolata dalla volontà
dell’affiliato di continuare il contratto di franchising nel tempo. Alla rescissione del contratto di
affiliazione, automaticamente cesserà il contratto
d’affitto e la presenza del brand su quella location.
8-10%
Contratto d’affitto
stipulato tra il
proprietario e l’affiliante
e successivamente
subaffittato all’affiliato
percentuale
sul fatturato
12-15%
ROYALTY
Il “canone periodico” (in inglese
royalty, in francese redevance) è un
corrispettivo in denaro, solitamente
calcolato in misura percentuale sul
giro d’affari del punto vendita, che
l’affiliato paga all’affiliante (di solito
tra 2 e 6%). Le royalty possono anche consistere in quote fisse periodiche da corrispondersi su base mensile, trimestrale, annuale ecc. Tali
contributi periodici sono perlopiù a
corrispettivo delle utilità, dei servizi e delle prestazioni che l’affiliante
e il sistema di franchising producono all’affiliato in via continuativa per
tutta la durata del contratto. L’affiliante deve garantire i servizi stabiliti
affinché ne possa pretendere il pagamento. Le royalty, infine, non vanno viste come un “costo”, ma come
un investimento costante che permette il mantenimento e la crescita
del sistema a cui si è affiliati.
RISTOFRANCHISING
63
capitolo
quattro

Le catene
di ristorazione
in franchising fanno
comunicazione
U
COMUNICARE
PER IL
FRANCHISING
64
RISTOFRANCHISING
Uno dei fenomeni più rilevanti nel settore della ristorazione negli ultimi anni è il cosiddetto “branding”. La grande novità è che si è passati dal pubblicizzare la singola
attività locale nel territorio di pertinenza, al promuovere
la notorietà di una marca a livello nazionale. Solo la dimensione di una rete in franchising permette l’utilizzo di
mezzi di comunicazione di massa come la televisione. Le
ragioni: da una parte i franchisor si possono permettere
investimenti elevati grazie ai fondi raccolti con i contributi pubblicitari, dall’altra la ricaduta pubblicitaria sull’intero territorio nazionale fa aumentare i fatturati di tutti gli
affiliati, giustificando l’investimento. Da rilevare che non
è soltanto il ricorso alla televisione a fare la differenza. Le
reti di franchising adottano un sistema di comunicazione
che viene definito “integrato e a tre vie”.
La comunicazione
integrata
Numerosi casi di successo documentano questo approccio, che prende in considerazione l’intera corporate idena tre vie
tity. Le singole iniziative vengono inserite in un sistema di
comunicazione integrato, così definito perché coordina
e armonizza mezzi e messaggi rivolti nelle tre direzioni:
m Ambiente istituzionale,
per creare la cosiddetta brand awareness.
m Trade, per il franchisor branding.
m Consumer, per il brand recall.
RISTOFRANCHISING
65
L’impresa muove contemporaneamente le
differenti leve della comunicazione facendole interagire sui tre piani: istituzionale,
attirando l’attenzione sull’immagine di marca e sulla crescente notorietà del franchisor;
trade, a supporto del recruiting e quindi in
direzione dei candidati affiliati, mettendo
in evidenza l’opportunità di diventare attori dell’affermazione dell’insegna attraverso
l’affiliazione; di prodotto/servizio, suscitando l’interesse del pubblico verso il locale
affiliato operante nel mercato locale.
La necessità è di armonizzare mezzi e modi
in un unico sistema in grado di raggiungere
diversi obiettivi: mercato/consumatore finale, trade/candidati affiliati, istituzionale/
ambiente. Ciò accresce l’interesse della collettività nei confronti del marchio e amplifica
le potenzialità dei singoli interventi. Non è
un caso se al raggiungimento di una determinata soglia critica di visibilità della marca si assiste a un incremento di efficacia dei
mezzi utilizzati e a un’esponenziale crescita
dei contatti e delle affiliazioni.
Ai messaggi mirati all’informazione di reclutamento si assommano i positivi segnali
dell’attività di comunicazione istituzionale e
l’”effetto vetrina” delle iniziative pubblicitarie rivolte al consumatore finale.
Una forte componente imitativa sta alla base
del fenomeno per il quale, al successo di un
affiliato in una determinata area, corrisponde un aumento di candidature provenienti
da tale zona. Messaggi coerenti tra di loro,
ma provenienti da differenti direzioni e da
più mezzi, rassicurano il potenziale affiliato
facendo cadere diffidenza e incertezza.
I destinatari del messaggio ricevono stimoli
efficaci da più parti e ciò rafforza la complessiva percezione positiva dell’azienda, dell’intera rete di franchising, dei singoli affiliati.
66
RISTOFRANCHISING
Non è soltanto l’attività di recruiting a beneficiare di questo sistema di comunicazione,
uno dei fondamentali vantaggi di una rete di
franchising è quello costituito dall’amplificazione della notorietà di marca.
Il solo utilizzo di mezzi locali metterebbe l’attività sullo stesso piano dei competitor nel
mercato di riferimento.
L’azione delle campagne istituzionali e/o dei
mezzi di comunicazione nazionale, rafforza
invece la marca fuori e dentro la realtà locale, creando vantaggio competitivo per l’effetto coordinato e combinato dei messaggi.
Ma anche le iniziative di recruiting hanno influenze benefiche su ogni affiliato.
Quest’ultimo aspetto è il più temuto da ogni
franchisee, per ragioni di potenziale concorrenza “in casa”. Ma sul piano della comunicazione, la maggiore densità della rete in un
territorio non può portare che effetti positivi
per ciascuna unità affiliata. Ogni locale affiliato diventa infatti vetrina e cartellone pubblicitario “gratuito” per gli altri con la medesima insegna presenti sul territorio.
L’utilizzo di un sistema di comunicazione integrato a tre vie è utile anche nella direzione
dell'ambiente istituzionale nel quale l'azienda si muove. Se i mezzi e i modi delle campagne di recruiting e della pubblicità sul territorio sono pensati e realizzati in ottica integrata e di sistema, la notorietà istituzionale di
marca non può che crescere più velocemente, più efficacemente e con maggiori economie. L'applicazione di questo approccio
sistemico nel promuovere una rete di franchising non è solo alla portata di aziende già
sviluppate, ma anche chi ha risorse limitate
e dimensioni modeste può trarre vantaggio
da uno sfruttamento intensivo, coerente e
coordinato del proprio budget di comunicazione nelle tre vie.
Comunicare
la ristorazione
in Italia: alcuni casi
di successo
Q
Quando si parla di comunicazione nell’ambito della ristorazione in franchising in Italia, bisogna focalizzare l’attenzione
su alcuni dei pochi attori realmente significativi: abbiamo
scelto Mc Donald’s, Burger King, Old Wild West, Roadhouse
Grill e Eataly. Pur con differenze importanti tra loro, questi
brand nella ristorazione hanno avviato campagne di comunicazione significative ed efficaci nel nostro Paese.
1
Il colosso statunitense Mc
Donald’s è il franchisor della
ristorazione più diffuso in
Italia, con oltre 500 locali. La
comunicazione aziendale è
orientata prevalentemente verso
l’ambito consumer: la maggior
parte degli spot tv promuovono
determinati prodotti od offerte.
Ma Mc Donald’s sfrutta il circolo
virtuoso della comunicazione
integrata a tre vie per bilanciare,
a seconda delle esigenze, il
rapporto tra le tre componenti,
non trascurando i settori
istituzionale e trade. Sul sito
Mc Donald’s
dell’azienda trovano quindi
ampio spazio varie iniziative che
veicolano i valori aziendali in
ottica istituzionale: è ora attiva
la campagna “Fattore Futuro”,
progetto dedicato al sostegno
dell’agricoltura italiana, che
permette ad alcuni imprenditori
agricoli italiani di entrare a far
parte dei fornitori dell’azienda.
Altro plus della comunicazione
di Mc Donald’s è definibile come
“fattore glocal”: la capacità di
rendere adatti agli usi e alla
cultura di un determinato
Paese o di un mercato locale,
prodotti o servizi ideati per un
mercato globale. I riferimenti
nazionali infatti tranquillizzano
il consumatore. Per quanto
riguarda la comunicazione
al trade, la notorietà e le
dimensioni aziendali permettono
a Mc Donald’s di mantenersi
sottotraccia e condurre una
strategia selezionante e non di
“caccia” al candidato. Sul sito
Internet è perfettamente visibile
una sezione intitolata “Entra
nel brand”, che fornisce tutte
le informazioni necessarie per
eventuali investitori.
RISTOFRANCHISING
67
2
Il caso di Burger King è
assimilabile per molti aspetti
a quello di Mc Donald’s, a
cominciare dalla dimensione
della rete: Burger King si
propone come la seconda
catena di fast-food hamburger
più grande del mondo e vanta
in Italia 122 ristoranti.
Come Mc Donald’s, questa
catena ha sviluppato una
campagna di comunicazione
orientata principalmente
sul versante consumer: gli
spot su tv, radio e giornali
pubblicizzano il lancio di
offerte o nuovi prodotti.
Rispetto a Mc Donald’s, c’è
3
Fondata nel 2004 da Oscar
Farinetti e presente nel
nostro Paese con 14 negozi,
Eataly si configura come “una
catena di punti vendita di
medie e grandi dimensioni
specializzata nella vendita
e nella somministrazione di
generi italiani alimentari di
alta qualità”. La differenza
sostanziale tra Eataly e gli
altri franchisor analizzati è
il target di riferimento. Se,
per le catene di fast-food,
il target è tendenzialmente
indistinto, Eataly si configura
invece come un paniere
di prodotti di alta qualità,
68
RISTOFRANCHISING
4
Burger King
una comunicazione meno
orientata sull’aspetto ludico,
quindi meno appetibile
agli occhi dei bambini. Da
rilevare che Mc Donald’s ha
avuto, dal 1996 al 2006, un
accordo commerciale con
Disney per lo sfruttamento
dei diritti dei suoi personaggi
e Burger King, per evitare di
combattere una battaglia già
persa, ha orientato in modo
diverso il proprio stile di
comunicazione, puntando su
un pubblico più adulto. Questa
scelta è esemplare per capire
l’importanza di una precisa
specializzazione nell’ambito
della propria offerta: un
brand vincente è in grado di
differenziarsi dai competitor
e di puntare verso segmenti
di mercato “scoperti”. Ma allo
scadere della partnership tra
Mc Donald’s e Disney, Burger
King è tornata a “spingere” su
una comunicazione orientata
al pubblico dei più piccoli: con
menu dedicati e possibilità
di feste per bambini. Anche
per la comunicazione trade
non ci sono molte differenze
tra i due colossi: addirittura,
sul sito di Burger King non è
presente una sezione dedicata
al franchising.
Eataly
destinati a un pubblico attento
e consapevole. Siamo lontani
dai valori tipici di un fast-food:
Eataly si associa al mangiar
bene, alla riscoperta delle
tradizioni, al piacere dello
stare a tavola. I vari punti
vendita puntano a inserirsi
nel territorio in maniera
costruttiva, contribuendo
al recupero di luoghi
abbandonati e offrendo i propri
spazi per eventi legati alla
cultura del buon cibo.
Un simile approccio “alto”
al food ha fatto sì che la
comunicazione dell’azienda
si sviluppasse secondo canali
differenti rispetto a quelli
dei classici franchisor della
ristorazione: nessuno spot tv,
privilegiati il livello locale e la
carta stampata. L’azienda è
riuscita a crearsi una propria
identità che cementifica grazie
a un utilizzo equilibrato degli
strumenti di comunicazione,
associato a una presenza
concreta e attiva sul territorio.
La comunicazione al trade
è quasi inesistente: la forza
del marchio lascia che
siano i potenziali investitori
ad avvicinare l’azienda
per eventuali affiliazioni o
partnership commerciali.
Roadhouse Grill, marchio, di
proprietà del gruppo Cremonini,
si sta affermando in maniera
decisa in Italia, contando
al momento oltre 50 punti
vendita. Roadhouse Grill non è
un fast-food, ma un ristorante
specializzato in carne alla
griglia. Ciò influisce nell’ambito
della comunicazione aziendale:
l’elemento alla base di tutta la
comunicazione dell’azienda è la
5
Old Wild West è un’azienda
italiana, che vanta 124 ristoranti
e che ha da poco iniziato
l’espansione all’estero. La
catena ha preso spunto da Mc
Donald’s per impostare una
comunicazione consumer
orientata verso il divertimento,
offerto dalla particolare
atmosfera “a tema” che
caratterizza i suoi ristoranti.
L’equazione “Old Wild
West=divertimento nel far west”
viene supportata in maniera
efficace: sul sito Internet, ad
Roadhouse Grill
focalizzazione sul prodotto. Nel
caso di Roadhouse, in virtù di un
target di riferimento differente
rispetto a un fast-food, la
comunicazione consumer ha un
peso inferiore, più bilanciato con
quella istituzionale: l’azienda
fa poca pubblicità di massa
e preferisce delegare al sito
Internet l’esposizione di menu
e promozioni. Da segnalare
un sapiente uso dei social
network. Ciò crea un grande
coinvolgimento con il pubblico,
con particolari incentivi e
promozioni. Cresce così il
legame tra brand e clientela.
In fondo a ogni pagina del sito
è possibile trovare con facilità
un link alla sezione dedicata al
franchising, con la possibilità
di compilare un modulo
per ottenere informazioni
sull’investimento.
Old Wild West
esempio, sono presenti due
sezioni: “social”, con brani
country, e “fun zone”, con
videogame western e raccolte
di disegni da stampare e
far colorare ai bimbi. È stato
scelto un testimonial ad hoc
da associare al marchio: Ezio
Greggio, volto noto e amato
da un pubblico trasversale.
La comunicazione integrata
di questo franchisor è un
valore aggiunto: la scelta del
testimonial, che rassicura il
pubblico sull’affidabilità della
catena, è un ottimo traino
sul versante consumer e su
quello istituzionale. Inoltre il
sito Internet veicola una ottima
comunicazione al trade: è infatti
presente una sezione dedicata
alla possibilità di affiliazione.
L’investimento sempre
maggiore nella comunicazione
di Old Wild West è il risultato
della forza crescente della rete,
che ha permesso un impegno
economico proporzionato al
numero di affiliati presenti sul
territorio.
I
n conclusione, si può affermare che non esiste un singolo modo per fare comunicazione
nell’ambito della ristorazione in franchising. I casi analizzati sopra lo dimostrano: prodotti, target e strategie di comunicazione differenti possono portare comunque a un risultato
vincente. Ciò che conta è comunicare in maniera trasparente, coerente e sempre in linea
con l’immagine aziendale che si vuole trasmettere. Il mondo della ristorazione è cambiato,
bisogna comunicare un’idea, una filosofia, un certo modo di fare impresa. E il franchising
permette di farlo, sfruttando un amplificatore fortissimo: la forza delle proprie reti.
RISTOFRANCHISING
69
La comunicazione
dei franchisor
ai tempi dei social
N
Negli ultimi 20 anni la comunicazione tra
aziende e pubblico è cambiata radicalmente: da un modello verticale in cui l’azienda
ricopriva il ruolo dominante di emittente e
il pubblico quello di semplice ricevente passivo, ora viviamo in un mondo sempre più
connesso, rapido, e basato sulla condivisione
di informazioni. Internet ha riconfigurato la
comunicazione, che ora assume la forma di
una rete di punti interconnessi: ciascun utente è allo stesso tempo emittente e ricevente.
Questi nuovi sistemi hanno richiesto anche
alle aziende e alle istituzioni in genere un
cambio di direzione: la rete è uno straordinario serbatoio cui attingere, dove gli utenti
sono soggetti attivi in grado di arricchire e
impattare in maniera significativa. Nell’ambito del franchising, un apparato comunicativo basato su uno scambio alla pari tra i
soggetti coinvolti rappresenta una novità importante. Questo perché, i sistemi di questo
tipo sono strutturati sul cosidetto “modello
di comunicazione integrato a tre vie”: una
istituzionale in cui il franchisor parla di sé,
della sua storia e dei propri obiettivi; una al
70
RISTOFRANCHISING
trade, ovvero rivolta ad affiliati e potenziali affiliati; e infine una al consumer, diretta
ai fruitori finali dei prodotti o servizi dell’azienda. Se in passato i mass media erano gli
unici strumenti in grado di dare visibilità a
un marchio, Internet ha ridisegnato la situazione in maniera sostanziale. Ora è la Rete il
primo strumento di visibilità per un’azienda:
se non si ha un sito Internet ben fatto o almeno una pagina Facebook aggiornata, si è
invisibili. Questa nuova situazione ha provocato una serie di conseguenze: se da un lato
ha permesso a chiunque di farsi notare e far
parlare di sé a costi irrisori, dall’altro la possibilità data a ciascuno di esprimere la propria opinione si è rivelata un’arma a doppio
taglio. Un commento negativo è destinato a
restare sul Web, visibile a tutti e con la possibilità di agire come cassa di risonanza e di
danneggiare quindi l’immagine dell’azienda. Il confine tra comunicazione al trade e al
consumer è ora più sfumato: la trasparenza
garantita dalla Rete infatti non permette più
una distinzione netta tra i messaggi destinati
agli affiliati e quelli diretti ai clienti, pena il rischio di essere sbugiardati davanti a migliaia
di utenti con conseguenze potenzialmente
disastrose. Questo meccanismo risulta ancor più amplificato nella ristorazione. Con
la presenza del social media Tripadvisor, il
mondo del food si è trovato a fare i conti con
uno strumento in grado di agire come un’enorme cassa di risonanza delle varie esperienze dei clienti nei locali. Tripadvisor è una
piattaforma online che permette agli utenti di recensire e valutare ristoranti, hotel e
attrazioni turistiche di tutto il mondo ed è
diventato una sorta di “guida”. La recensione di un utente può fare la differenza nello
scegliere o meno un locale che ci incuriosiva.
Nei termini della ristorazione in franchising,
l’impatto di uno strumento come Tripadvisor
viene però parzialmente assorbito da un altro elemento, ovvero la notorietà di marca.
Per quanto possano esserci delle differenze
tra i diversi punti vendita di una catena in
franchising, la forza della rete rende un marchio e i suoi prodotti così conosciuti al pubblico che questo difficilmente
sarà portato a utilizzare Tripadvisor nella scelta o meno di un brand noto. D’altro
canto, uno dei punti di forza del franchising è proprio questo: la possibilità cioè di poter issare una
bandiera conosciuta, familiare e rassicurante sotto
la quale il consumatore
sa di poter trovare
sempre un determinato standard di
qualità. Pur con tutti i
limiti che un simile strumento porta con sé,
i ristoratori devono
porre un occhio di
riguardo a questa
piattaforma, visitata
da oltre 29 milioni
di visitatori al mese!
La parola chiave per far diventare la trasparenza della Rete una risorsa e non un problema è coerenza. Sia sul versante del consumer sia su quello del trade rappresenta il
primo passo per costruire un’immagine di
marca sincera e affidabile. La coerenza permette di comunicare con successo la propria filosofia aziendale, i valori e i risultati
che si vogliono raggiungere. Facebook, ad
esempio, permette di aprire dibattiti in cui
scambiarsi idee, creare nuovi stimoli, commentare le iniziative aziendali, riducendo al
minimo la distanza tra i ruoli del cliente e del
potenziale affiliato. Dalla tradizionale dicotomia io-tu del rapporto franchisor-cliente,
si va verso la costruzione di un “noi”.
Una presenza attenta e costante sui social,
riducendo drasticamente i tempi delle comunicazioni con i clienti, permette peraltro
di intervenire subito sui problemi e sulle incomprensioni più
superficiali, senza lasciare
che queste finiscano per
minare la credibilità
dell’azienda.
I social network sono
una risorsa importante per la comunicazione nelle reti
in franchising, soprattutto nel settore
della ristorazione.
Sono uno strumento utile per
creare consenso
e passione attorno
alla filosofia aziendale
e un canale per trovare
imprenditori pronti
a investire nel nostro progetto.
RISTOFRANCHISING
71
capitolo
cinque

internazio
L
L’internazionalizzazione, in economia, è il processo di adattamento simultaneo di un’impresa,
un prodotto o un marchio a mercati di altre nazioni. Un prodotto si definisce“internazionalizzato”
se è stato concepito per soddisfare simultaneamente i requisiti di una comunità internazionale, per essere distribuito a consumatori di mercati anche molto distanti tra di loro. Elemento
caratterizzante è la replicabilità di un progetto, che premette di adattarlo contemporaneamente a più mercati. In questo le esigenze del
processo di internazionalizzazione si incontrano
con quelle del franchising in più punti. Per fare
72
RISTOFRANCHISING
nalizzazione
franchising ci deve essere un progetto organizzato: un marchio noto, un format di attività, un know-how trasferibile, un’organizzazione logistica e distributiva. Solo così il progetto
potrà essere internazionalizzato. Internazionalizzare la ristorazione italiana significa lavorare su più punti di forza del Made in Italy
da trasferire: atmosfere, cibi, bevande, arredi
ecc. Ripercorrere la storia e le rotte dei flussi
migratori dei nostri connazionali nel mondo
può darci suggerimenti importanti ed agevolare l’insediamento di nostre attività di ristorazione in franchising all’estero.
Flussi
migratori
dall’Italia
Vediamo innanzitutto di comprendere
la portata del fenomeno “migrazioni
di italiani” in molti paesi esteri esaminando gli effetti a oggi e la distribuzione degli oriundi italiani che vivono in
alcuni dei paesi verso i quali si sono
diretti i loro avi negli ultimi 165 anni.
RISTOFRANCHISING
73
flussi migratori dall'italia (cifre espresse in milioni di persone)
Brasile
27, 2 (circa 13% popolazione totale)
Argentina
19,7 (circa 47% popolazione totale)
Stati Uniti
17, 2 (circa 6% popolazione totale)
Francia
4 (circa 6% popolazione totale)
Canada
1,4 5 (circa 4% popolazione totale)
Perù
1,4 (circa 3% popolazione totale)
Uruguay
1, 2 (circa 35% popolazione totale)
Venezuela
1 (circa 3% popolazione totale)
Australia
0,916 (circa 4% popolazione totale)
Germania
0,700 (< 1% popolazione totale)
30 milioni di italiani migrarono tra il 1850
ed il 1960. L’impatto socio-culturale di tale
fenomeno migratorio ci aiuta a capire dove
trovare terreno fertile per l’avvio di progetti
di business, soprattutto in franchising, che
riguardano il lifestyle italiano nel mondo;
Attualmente sono circa 80 milioni gli oriundi italiani nel mondo ed In soli 3 stati attualmente vi sono circa 64,15 milioni di discendenti di emigrati italiani; persone che sono
naturalmente predisposte ad accogliere l’italianità in qualsiasi forma essa venga loro a
presentarsi: atmosfere, design, cibo, eventi
ed iniziative. Tra 1860 e 1885 sono state registrate oltre 10 milioni di partenze dall’Italia da tutte le regioni italiane povere verso
le Americhe. Quindi verso l’Africa mediterranea ed il Sud Africa. L’emigrazione europea della seconda metà del XX secolo, invece, aveva come destinazione soprattutto stati europei in crescita come Francia,
Svizzera, Belgio e Germania. Tuttora si assiste ad un nuovo trend di migrazione dall’Italia verso i Paesi del mondo che offrono
74
RISTOFRANCHISING
migliori opportunità di lavoro e di vita. La
figura dell’emigrante contemporaneo è molto diversa dal suo omologo delle generazioni
precedenti. Infatti, pochi emigrano insieme
alla famiglia mentre la maggior parte lo fa
individualmente, con spostamenti “a tempo determinato”. È da registrare poi il fenomeno dei nuovi investitori italiani all’estero,
che cercano il modo di diversificare i loro investimenti e di avviare nuove attività fuori
dai confini nazionali per generare soggetto
alla tassazione di Paesi con una minore pressione fiscale.
La ristorazione italiana in franchising ha
quindi “una marcia in più” per conseguire
successo all’estero. Importante considerare anche il fenomeno dell’associazionismo
di emigrazione in Europa. Il Ministero degli Esteri calcola che sono presenti all’estero oltre 10.000 associazioni costituite dagli
emigrati italiani nel corso di oltre un secolo.
Hanno costituito un fondamentale punto di
riferimento per le collettività emigrate nel
non facile percorso di integrazione nei Paesi.
L’export italiano
che vince all’estero
D
Dal nostro export arrivano in questi ultimi 24
mesi segnali incoraggianti, che smentiscono
chi dice che l’Italia sarebbe un Paese senza
futuro e chi vorrebbe sancire un nostro definitivo declassamento a nazione satellite.
Se però guardassimo con più curiosità e attenzione, ci accorgeremmo che l’Italia sa essere innovativa, versatile, creativa, reattiva,
competitiva e vincente. Soprattutto sui mercati globali. Tanto da esprimere, nonostante
la crisi, quasi 1.000 prodotti da record ed aii
primi tre posti al mondo, con saldo commerciale attivo da 183 miliardi di dollari.
Se adottiamo come metro la competitività
dei singoli prodotti, emergono la creatività
e la duttilità del Made in Italy, la capacità del
nostro sistema produttivo di reagire di fronte al mutare degli scenari internazionali e di
fronte alla crisi.
Insieme a Cina, Germania, Giappone e Corea, infatti, l’Italia è uno dei soli 5 Paesi del
G-20 ad avere un surplus strutturale con l’estero nei prodotti manufatti non alimentari.
Sono ben 235 i prodotti medaglia d’oro a livello mondiale per saldo commerciale, che
fanno guadagnare all’Italia 63 miliardi di dollari. I nostri prodotti che si classificano medaglia d’argento nel mondo per saldo commerciale sono invece 390, e fruttano 74 miliardi di dollari.
48mila
operatori nel biologico
in Italia (è il primo
Paese nella UE)
Le medaglie di bronzo dell’export italiano sono invece 321 prodotti che valgono un saldo
commerciale complessivo di 45 miliardi. E
poi ci sono altri 492 prodotti in cui l’Italia si
è classificata quarta o quinta per saldo commerciale mondiale e che hanno aggiunto alla
nostra bilancia commerciale altri 38,4 miliardi di dollari. Fanno meglio di noi solo Cina,
Germania e Usa.
Il nostro agroalimentare è un comparto in
cui la vocazione alla qualità è evidentissima.
Non a caso il nostro Paese ha una capacità
di creare valore aggiunto pari a quasi 2.000
euro per ettaro (valore della produzione): il
doppio di quanto mediamente registrato in
Francia, Germania e Spagna, addirittura il
triplo se confrontato con la Gran Bretagna.
La formula di questo successo si basa su:
qualità del prodotto, competenze specialistiche e radicate sui diversi territori, comparto artigianale più specializzato al mondo,
tecnologie per il packaging alimentare, farmaceutico e cosmetico, manifattura di arredi, lavorazione pellami, lavorazione dei vetri,
RISTOFRANCHISING
75
1,3
miliardi
di euro, ricavo
dall'export della pasta
materie prime agricole nazionali.
L’80% dell’export agroalimentare italiano è
rappresentato da prestigiosi marchi industriali: Parmigiano Reggiano, San Pellegrino,
Barilla, Cirio, Illy Caffè, Ferrero e tanti altri.
I paesi che maggiormente hanno incrementato le proprie importazioni nell’agroalimentare, in valore assoluto, sono Cina (+17% medio annuo), India (+13,6) e Russia (+11,9%)
ma quelli che rimangono i principali importatori (esclusa l’Italia) sono gli Stati Uniti,
Germania, Giappone, Cina e Paesi Bassi.
La quota italiana al 2010 è del 3,3% e posiziona il nostro paese al 10° posto tra gli
esportatori mondiali.
Tale posizionamento è in parte dovuto alla forte domanda interna in questo settore.
I prodotti del Made in Italy maggiormente
esportati sono i vini e gli spumanti, la frutta fresca e secca, le preparazioni di ortaggilegumi-frutta, la pasta, i formaggi e latticini.
In relazione al vino, in particolare, la quota
di mercato italiana al 2011 era del 19,4% in
valore, seconda solo alla Francia, e del 23,5%
in volume.
I principali clienti italiani rientrano in larga
misura tra quelli la cui domanda mostra la
maggiore crescita: Germania, Francia, Regno
Unito, Stati Uniti, Svizzera, Spagna, Austria.
Il prodotto italiano destinato a questi ultimi
è circa il 60% del totale.
I paesi emergenti stanno incrementando il
loro peso nell’export italiano, ma coprono
biomedicale, ecc. Non a caso, con 4.671 specialità tradizionali regionali, vantiamo ilprimato dei prodotti registrati e siamo il primo
Paese nella UE per numero di operatori nel
biologico (oltre 48.000).
Quanto alle esportazioni, siamo 11° al mondo per valore esportato, ma in 13 produzioni su 70 monitorate abbiamo la leadership
globale. Dal solo export della pasta, nel
2011,abbiamo ricavato 1,3 miliardi di euro.
Tra essi troviamo ai primi posti calzature, pasta, cuoio, barche.
Poi importantissimi anche vini, caffè, mobili in legno, trattori e navi. Infine oggetti da
gioielleria, divani, maglieria di qualità e prodotti plastici.
L’Industria alimentare italiana è la seconda
del Paese dopo la metalmeccanica.
Con un fatturato che nel 2012 si è attestato
su 130 miliardi di euro, l’industria alimentare è un comparto trainante dell’economia
italiana, in grado di offrire al consumatore prodotti competitivi e garantiti, rispondendo alle esigenze del mercato
e sperimentando con successo,
nel rispetto della tradizione, le
tecnologie più avanzate. Insieme
con l’agricoltura, l’indotto e la distribuzione, l’industria alimentaquota esportata di vino
re è l’elemento centrale del priitaliano nel 2011
mo settore economico del Paese:
compra e trasforma il 72% delle
19,4%
76
RISTOFRANCHISING
20 miliardi di euro
cifra esportata dall'Italia, così suddivisa
Caffè 4,1%
Acque minerali
e gassose 2,8%
Altre ind. Riso 2%
Molitorio 1%
alimentari
9,4%
Pasta
8,4%
Alcol etilico 0, 2%
Acquaviti
e liquori 2,5%
Birra 0,6%
Fonte: federalimentare
Dolciario
11,8%
Vini, mosti,
aceto
19,9%
Zucchero 0,6%
Carni preparate 5, 3%
Ittico 1,1%
Trasfor. ortaggi 7,7%
Alim. animale 2,4%
Oli e grassi 7%
Trasfor. frutta 3,9%
Lattiero caseario 9,5%
Tab. 1
ancora una quota marginale (ad esempio,
Cina 0,6%). La percezione della qualità dei
prodotti “Made in italy”, universalmente riconosciuta, dà adito ai fenomeni di contraffazione e italian sounding. La contraffazione
di prodotti alimentari italiani erode il fatturato delle imprese esportatrici.
Federalimentare stima che i fenomeni di
contraffazione e italian sounding abbiano
un enorme giro d’affari mondiale, valutato
intorno a 60 miliardi di euro: una cifra che
corrisponde a poco meno della metà del fatturato dei prodotti originali (rispetto ai dati 2011).
Si esportano prodotti di aziende per circa 20
miliardi di euro a valore (vedi tab. 1).
Si tratta di un piccolo esercito di aziende variamente strutturate, che si impegnano anno dopo anno per entrare sui mercati esteri
e per incrementare la distribuzione dei loro
prodotti aziendali nei canali di vendita locali. Ciascuna cerca e attiva importatori e distributori nei principali mercati esteri, sigla
contratti con la grande distribuzione organizzata locale, con i principali grossisti; visita i Paesi, dedica tempo e budget a studiare
i mercati e sostenere programmi di comunicazione, marketing ed education, investe
in eventi personalizzati a supporto dei loro
partner commerciali. Ciò consente di poter
stimolare una domanda di prodotti alimentari italiani nella filiera distributiva
dei Paesi, consapevoli di quanto sia importante fare conoscere e governare il percepito dei marchi e dei prodotti, oltre che garantire gli approvvigionamenti e la qualità
delle forniture.
Fonti: (dati del Check up di luglio 2012 di Ismea - Istituto di
Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare - che analizza il
mercato agroalimentare negli ultimi 10 anni).
RISTOFRANCHISING
77
I flussi turistici
in Italia
U
Una menzione a sé merita anche il turismo:
è noto quanto sia difficile avere un ritratto
fedele delle performance del settore fino a
quando verrà usato come indicatore solo il
numero di arrivi.
Da un punto di vista qualitativo e a valore
del fenomeno, a fronte di una generale sofferenza del mercato domestico, si evidenzia
il primato italiano in Europa per pernottamenti di turisti extra UE. In Europa siamo
la meta preferita di americani, giapponesi, cinesi, australiani, canadesi, brasiliani,
sudcoreani, turchi, ucraini e sudafricani. E
nel 2011, con 387 milioni di notti all’attivo,
l’Italia si è classificata terza in Europa per
numero complessivo di pernottamenti di
turisti stranieri e residenti, preceduta solo
da Francia (a quota 400) e Spagna.
Relativamente allo sviluppo di progetti di
ristorazione in franchising all’estero questo
elemento è importante, in quanto è collegato alla effettiva sensibilità che i consumatori esteri progressivamente acquisiscono
sui prodotti alimentari italiani e quindi alla
loro propensione a rinnovarne l’acquisto
una volta rientrati nei rispettivi paesi.
Il fenomeno è correlato anche alla possibilità di andare a reclutare investitori tra
coloro che hanno visitato l’Italia e trovarli
quindi più preparati ad affiancare il franchisor italiano in operazioni di sviluppo in
franchising nei loro Paesi.
78
RISTOFRANCHISING
stranieri in italia
principali Paesi per viaggiatori,
pernottamenti e spesa nel 2013
(Dati Banca d'Italia)
20.000
18.000
16.000
14.000
12.000
10.0000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
0
20.000 40.000 60.00080.000
SvizzeraGermania Francia Austria
Slovenia
Regno Unito
OlandaRussia
Stati Uniti
Spagna
Belgio Romania
Il grafico mostra il peso relativo dei principali mercati turistici inbound dell’Italia. La superficie dei cerchi rappresenta la dimensione della spesa turistica in Italia generata
da ciascun Paese, la loro posizione in altezza rappresenta
il numero dei viaggiatori che hanno visitato l'Italia, mentre la posizione in orizzontale rappresenta il numero dei
pernottamenti effettuati.
Quando il
franchising di
prodotti “italiani”
fa il successo
degli stranieri
A
Abbiamo visto gli aspetti positivi che spingono
verso l’internazionalizzazione di format di franchising italiani nel settore dell’alimentare fuori casa.
Dovremmo allora essere in grado di citare una
lunga lista marchi della ristorazione italiana nel
mondo, concorrenti dei “mostri sacri” della ristorazione veloce americana.
In realtà i successi di catene italiane all’estero si
contano sulle dita di una mano.
Un po’ provocatoriamente preferiamo prendere
in esame alcune case-history di rilievo su progetti di franchising basati su prodotti e idee che richiamano fortemente l’Italia e che hanno avuto
riscontri positivi sui mercati internazionali. Solo
un piccolo particolare: questi franchisor, che hanno colto pienamente il valore del concept Italian
Style, non sono italiani.
RISTOFRANCHISING
79
1
Case
history
Il mondo del caffè e
dell’atmosfera italiana
Punti vendita attivi: 21.000 in 65 Paesi.
Storia in breve: la catena di coffee shop ha aperto
nel 1971 a Seattle e ha mantenuto la situazione di
locale singolo per 16 anni, quando Howard Shultz,
innamoratosi delle atmosfere dei bar italiani, lo proietta verso il successo nel mondo, espandendo le attività di filiera. Nel 1987 Starbucks diventa una corporation, società per azioni quotata e inizia lo sviluppo del progetto in franchising. Da 17 punti vendita
nel 1987 passa a 1.412 punti vendita 10 anni dopo.
Stile: grande attenzione all’ambiente, con ampio ricorso a materiali di riciclo; sale molto accoglienti
e familiari, che devono però riprendere il design e
lo stile del vicinato, in modo da integrarsi in modo
armonioso con i palazzi e le atmosfere circostanti.
I prodotti: caffè selezionati, ampio assortimento di
tè, bevande fresche, dolci.
Location: in città di grandi dimensioni e ubicate in
zone ad alto flusso di persone; SB oggi è presente in
2
Case
history
aeroporti internazionali, centri commerciali e hotel.
peculiarità: la ricerca di prodotti di qualità, grazie
alla conoscenza diretta dell’origine dei prodotti; un
ambiente creato nella tradizione delle coffee house
e tea-room, che invita alla comunicazione. SB vuole offrire emozioni collegate al mondo del prendere il caffè, concept “catturato” in Italia durante un
viaggio del suo Ceo, H. Shultz. Elevata la coscienza
ambientale: uso di materiali di riciclo, l’attenzione
al consumo di acqua e di energia elettrica, l’adozione di criteri costruttivi rispettosi dell’ambiente. In
aggiunta, la formula di franchising, il programma di
formazione e la consulenza hanno portato al successo internazionale.
info: www.starbucks.com
Case
history
vapiano, mediterranean food & atmospheres (Germania)
Il mondo della ristorazione
Made in Italy
Punti vendita attivi: 150 - 29 Paesi.
Storia in breve: la catena di ristoranti ha aperto
nel 2002 ad Amburgo in Germania. Fonda il suo
successo sulle speciali atmosfere conviviali, tipiche dell’Italia, fatte di semplicità, calore e gusto
per la tavola.
Stile: design di grandi architetti che hanno creato su richiesta un’atmosfera rilassante, in un ambiente cosmopolita.
I prodotti: pasta, pizza, antipasti e dolci, tutti rigorosamente nella tradizione tipica italiana.
Grande attenzione usata nell’identificare i piatti
della tradizione italiana. Colpisce anche l’interpretazione dei nomi che, seppur snaturando la tradizione italiana, esprimono impegno nel catturare
l’immaginazione del cliente. Un lavoro ben fatto
dunque anche sotto il profilo del “percepito” di cui
abbiamo parlato prima.
Location: ristoranti tutti presenti nelle principali
città di almeno 300mila abitanti in ciascun Paese
e continente. Si selezionano le aree più qualificate
delle città più popolose e si esaminano con attenzione le dinamiche demografiche.
Peculiarità: si utilizzano ricette dei principali piatti italiani (pasta, pizze, antipasti, insalate e dolci) che sono molto curati. L’architettura dei locali
è ariosa, con ambienti luminosi. Ogni aspetto del
progetto di franchising è sviluppato meticolosamente, ci sono tutte le indicazioni per sviluppare
Vapiano ovunque. Pianificato, organizzato, conosciuto e spiegato con serena professionalità.
info: www.vapiano.com
Altri esempi significativi, interamente italiani:
www.segafredofranchising.com
www.illy.com (vedere: espressamente Illy)
Fattori critici e di successo
per l’internazionalizzazione
Pizza Hut, la migliore pizza d’America (Usa)
Il mondo della pizza
nella migliore tradizione italiana
Punti vendita attivi:
6.000 negli Usa; altri 5.139 in oltre 94 Paesi.
Storia in breve: la catena di punti vendita di ristorazione (YUM! Inc.) più grande del mondo, nata oltre 50 anni fa in Texas e oggi diffusa in oltre 120
mercati mondiali con oltre 37.000 ristoranti. Pizza
Hut è uno dei principali marchi.
Stile: sobrio, semplice, essenziale, molto americano, efficienza e money making. Zero poesia.
I prodotti: Pasta, Pizza, Wings, dolci tutti nella tradizione tipica italiana, ma reinterpretata nello stile Usa.
80
3
STARBUCKS, italian espresso & cappuccino (Usa)
RISTOFRANCHISING
Location: praticamente ovunque il progetto sia sostenibile.
Peculiarità: il principio è che la pizza o la pasta sono prodotti a basso prezzo, soprattutto nel periodo di contrazione economica attuale. La standardizzazione della produzione e la globalizzazione
dell’immagine rendono bene l’idea del tipo di prodotto. La logica di business è quella della grande
distribuzione organizzata. Nessun riferimento alla
salute, all’ambiente, alla crescita personale e professionale o all’impegno umanitario.
info: www.pizzahut.com
C
ome abbiamo visto nelle tre case
history, gli altri ce l’hanno fatta a
trasformare prodotti alimentari della
nostra tradizione in successi mondiali. Cosa
ci manca per imitarli? Come abbiamo più
volte sottolineato il mondo italiano della
ristorazione porta con sé un patrimonio
enorme di materie prime, di prodotti e di
ricette, ma è anche ricco di nuove idee e
sperimentazioni che ci mantengono sempre all’avanguardia.
Se il “contenuto” è eccellente, il problema
sta nel “contenitore”.
Perché una attività ristorativa italiana diventi un successo internazionale devono
esserci alcuni presupposti fondamentali:
➽ L’idea imprenditoriale, deve essere sperimentata e di successo.
➽ L’attività si è già trasformata in un format, ovvero deve essere stato portato a termine il processo di identificazione, codificazione e standardizzazione del know-how.
➽ La formula del franchising deve essere
già stata applicata in modo vincente, superando almeno la prima decina di unità
affiliate,nel nostro Paese.
➽ Il franchisor deve essere pronto ad un
salto di qualità e di orizzonti che richiede
ambizione, coraggio, nonché risorse umane
ed economiche adeguate all’obiettivo.
RISTOFRANCHISING
81
Per idea imprenditoriale sperimentata e di
successo si intende qui un’attività di ristorazione che sia già avviata da tempo e che
abbia dimostrato di poter generare incassi
tali da remunerare adeguatamente chi ci
investe il proprio denaro e il proprio lavoro.
Il lavoro di standardizzazione viene solitamente svolto nell’ambito della costruzione
del progetto di franchising da consulenti o
esperti di questa formula.
Una volta standardizzato il format, l’azienda affiliante deve “imparare il proprio mestiere”, che consiste nel trasferire ai propri
affiliati le competenze in modo tale che essi
siano in grado di replicare il successo dell’unità pilota. Dimostrare di essere un buon
franchisor è solo il primo passo.
Non dimentichiamo che per affrontare lo
sviluppo internazionale sono richiesta abilità ancora più elevate; inoltre la soglia minima della decina di affiliazioni, che dimostra
la “replicabilità” del format, dà sufficiente
credibilità al progetto anche in ottica di internazionalizzazione.
Per vendere una licenza master o anche solo una singola affiliazione all’estero bisogna infatti essere in grado di documentare
quanto di buono si è fatto in Italia.
Infine, occorre trattare il tema della pianificazione finanziaria. Il grosso dell’investimento finanziario in realtà è nelle fasi iniziali di strutturazione del motore di sviluppo, il processo di regole e procedure che
è il franchising. Una volta impostato il format e rodato il modello di franchising con
le prime affiliazioni, il motore deve potersi
alimentare con l’energia degli affiliati e dei
master franchisee.
Grazie al successo dei primi affiliati il franchising può e deve trasformarsi in una eccellente leva finanziaria, in grado di minimizzare gli investimenti successivi.
Il percorso
di internazionalizzazione
P
erché riteniamo il franchising
uno strumento ideale per l’internazionalizzazione dei nostri format? Prima
di tutto perché si tratta di un sistema economico-giuridico conosciuto e applicato in
tutto il mondo da oltre 80 anni. In secondo
luogo il suo insieme di regole rappresenta un
linguaggio di business condiviso, che si traduce in affidabilità, fondamentale per progetti di internazionalizzazione. Fondamentali, per un investitore internazionale, le 150200 pagine di documentazione di disclosure
che servono per proporre il franchising; con
queste si legge infatti se dietro a
82
RISTOFRANCHISING
quel format c’è una storia di successo o no.
Il linguaggio universale del franchising semplifica la negoziazione, definendo immediatamente l’oggetto della transazione, il suo
costo, i tempi e le modalità in cui può effettuarsi.
Tutto il processo viene gestito all’interno di
regole, comportamenti, strumenti e prassi
consolidate.
Prima di arrivare a questo punto, tuttavia,
occorre effettuare qualche passaggio strategico:
➽ Selezione dei mercati internazionali in
base all’adattabilità del format
➽ Valutazione di fattibilità logistico-distributiva
➽ Pianificazione economico-finanziaria
➽ Identificazione dei potenziali investitori
Il primo punto richiede una adeguata conoscenza e accurate indagini dei Paesi dai
quali si vuole partire. Il menu, l’intero format, l’immagine e la comunicazione, devono essere messi a confronto con la realtà
locale, con i gusti, gli usi, i costumi, le eventuali resistenze ambientali o i divieti religiosi, le specifiche sensibilità su determinati argomenti che il progetto può sollevare.
In questi casi la strategia più efficace è:
“Think Global, act Local.”
La valutazione di fattibilità logistico-distributiva prende invece in considerazione tutti gli aspetti legati al trasferimento di materie prime, beni, servizi o alla loro riproducibilità nel Paese di destinazione.
Dalle problematiche legate alla registrazione del nome e del marchio e alla sua
protezione in loco, alle tematiche di spedizione ed esportazione di materie prime
e prodotti.
Lo stesso prodotto quindi potrebbe avere
costi diversi a seconda dei Paesi. Il consumatore inglese, o americano, o giapponese
che in Italia ha pagato 10 euro per mangiare
un piatto di pecorino sardo, potrebbe avere due sorprese al rientro nel suo Paese:
1. Trovare la stessa emozione
a un livello di prezzo doppio o
triplo: cosa che sarebbe fattibile se almeno l’emozione valesse
la pena e fosse all’altezza delle
aspettative.
2. Pagare comunque un prezzo
abbastanza alto ma non riuscire
a provare il livello di emozione
che ricordava a causa della qualità decisamente più scadente del
prodotto.
Occorre quindi effettuare delle analisi di fattibilità, o ricerche di mercato, per ricostruire i possibili scenari.
I professionisti dell’internazionalizzazione
hanno solitamente le competenze e l’esperienza per identificare tali caratteristiche e
selezionare gli operatori locali idonei a ricoprire il ruolo di master franchisee estero.
Ed hanno un network di “contact people”
che possono aiutare a superare ostacoli burocratici in loco.
Si pensi, ad esempio, che al prezzo di listino di vendita di ciascun un prodotto fatto
in Italia potrebbero essere aggiunti:
➽ I costi di trasporto e di assicurazione.
➽ Le tasse doganali e di importazione.
➽ I costi di distribuzione sul mercato locale
➽ I margini di guadagno del licenziatario
master/importatore.
➽ I margini di guadagno del franchisee locale.
RISTOFRANCHISING
83
conclusioni
Come si è cercato di evidenziare
nelle pagine di questo libro, una volta messa a punto un’idea imprenditoriale creativa, attraente e vincente e dopo aver dedicato attenzione per renderla un format “replicabile” si può essere certi di aver
aggiunto un significativo valore al progetto iniziale. Abbiamo sottolineato come l’estro e la creatività siano certamente un patrimonio,
troppo spesso però questo patrimonio risulta più individuale che altro e quindi strettamente legato a chi lo possiede: ciò lo rende assai
difficilmente replicabile e quindi “gestibile”. La formula del franchising rende invece il format accessibile, organizzato e strutturato in
ogni sua parte e, dunque, replicabile. La sperimentazione nel Paese
d’origine è una conditio sine qua non per l’esportazione del format,
perché prepara il franchisor a esercitare il suo mestiere e rende documentabile la possibilità di ripetizione del successo. Dopo una decina
di unità affiliate, di solito il progetto diviene automaticamente appetibile da soggetti con ampie capacità finanziarie e pronti a investire
in determinati mercati internazionali. Questi interlocutori possono
essere attratti sia dal potenziale reddituale proveniente dall’apertura di una o più unità affiliate sia dalla possibilità di essere parte del
sistema e di guadagnare dal suo sviluppo in un determinato Paese.
Al successo dell’esportazione in un Paese estero il progetto prende
l’ascensore e sale di molteplici livelli, per essere sottoposto all’attenzione di investitori in molti Paesi diversi e magari anche molto
lontani tra loro. Ecco allora che l’internazionalizzazione del format
diventa una strategia in grado di portare a una crescita esponenziale
del business. In questi ultimi mesi si apprende che alcuni mercati sono in fermento: basti pensare a ciò che accade in Russia e in
Medio Oriente. I capitali di investimento vengono dirottati verso
nuovi progetti affidabili e su cui puntare. Investitori da Cina, Turchia,
Arabia Saudita, Russia, Usa, Canada e in parte dall’Europa sono sempre più alla ricerca di alternative. Perché non impostare format di
ristorazione in franchising e iniziare a svilupparli sul mercato interno
in modo da preparare l’opportunità di uno sviluppo internazionale?
84
RISTOFRANCHISING
Menu
RISTOfranchising
86
108
100 Montaditos
Paolino
88
110
101Caffè
90
Pasta & Sugo
112
Alfa Pizza
Pet's Planet
92
114
Capatoast
94
Piadina Più
116
ChickenNChicken
Puro
96
118
Crusco's
98
Soofi
120
Gelateria Dolz
Streatart
100
122
Healthy Food
102
Sugarmix
124
Ikentoo
Tuttocapsule
104
126
Localiving
106
Nuts
Universo Vegano
128
Zero Fast Food
RISTOFRANCHISING
85
settore
Ristorazione
chi siamo
investimento
Da 250mila euro
100
Montaditos
L
a storia di 100 Montaditos ha inizio nel 2000, su
una piccola spiaggia di Islantilla. L’idea è quella
di offrire qualcosa di particolarmente tipico del
sud della Spagna, il “Montadito”, in 100 differenti varietà, con ingredienti di qualità propri della gastronomia
mediterranea e un pane appena sfornato dalla ricetta
brevettata. Il tutto accompagnato da birra fresca o tinto
de verano (vino con gazzosa o limone) a un prezzo molto accessibile, in un ambiente informale, divertente e
originale dove i clienti non solo possono mangiare, ma
anche condividere il loro tempo con amici e famigliari,
vivendo un’esperienza unica. Il brand attualmente conta oltre 350 ristoranti a livello internazionale, con presenze in 8 Paesi: Spagna, Portogallo, Italia, Stati Uniti,
Messico, Guatemala, Cile e Colombia. Fuori dal paese
di origine, il brand è un esponente assolutamente riconosciuto della “Marca España” e della cucina spagnola.
In Italia, la qualità dei prodotti, la semplicità della sua
formula e la varietà della sua offerta gastronomica che
consente di mangiare in differenti momenti della giornata, dalla colazione alla cena passando per gli spuntini, hanno reso possibile che i primi sette locali in Italia
siano già un vero successo.
il franchising
I
l sistema di franchising è gestito dal Gruppo
Restalia, azienda protagonista nella ristorazione in Spagna. Dal punto di vista dell’affiliato
il marchio offre la garanzia e l’esperienza propria
di un gruppo consolidato, un rapido ritorno sull’investimento, una gestione flessibile, un ventaglio di
servizi completi e una richiesta d’investimento accessibile. 100 Montaditos si configura quindi come
l’occasione ideale per tutti coloro che desiderano
intraprendere la propria attività con la garanzia di
un brand riconosciuto. L’azienda supporta gli affiliati nella ricerca delle location più adeguate, nella
ricerca dei finanziamenti, nell’arredamento dei locali. Inoltre forma l’affiliato e il personale, supportandolo nelle attività operative e di marketing per
tutta la durata della concessione. L’investimento,
che parte da 250mila euro, si recupera in meno di
tre anni e non è necessario che derivi al 100% da risorse proprie. I requisiti per diventare affiliato 100
Montaditos sono: 35mila euro di fee d’entrata, 7%
di royalty sulla fatturazione mensile e una minima
capacità finanziaria, mentre di tutto il resto è responsabile la società. Entusiasmo e desiderio di diventare un imprenditore di successo sono i fattori
comuni a tutti gli affiliati del network.
quanti PV?
7 locali in Italia,
oltre 350 all’estero
86
RISTOFRANCHISING
contatti
100 Montaditos, http://italy.100montaditos.com,
[email protected]
RISTOFRANCHISING
87
settore
101Caffè
Alimentari
chi siamo
I
l brand 101Caffè è specializzato nella vendita
di caffè di qualità porzionato attraverso una
rete di negozi in franchising. Oggi la realtà di
101Caffè conta oltre 40 negozi attivi in tutta Italia e
altri in prossima apertura, collocandosi sul mercato nazionale come unico vero franchising in questo
settore. Nei negozi 101Caffè la gamma dei prodotti è vastissima: grandi marchi e prodotti in esclusiva: oltre 200 articoli tra varietà di caffè provenienti
solo dalle migliori torrefazioni italiane, selezionate
da Nord a Sud per dare alla clientela la qualità della
tradizione artigianale e una scelta ineguagliabile di
gusti. La logistica 101Caffè, disposta su oltre 1.000
mq di magazzino, vede partire quotidianamente un
bilico (25-30 bancali) verso suoi negozi. Il mercato
del caffè porzionato è in forte crescita e lo sarà ancora per diversi anni. Il suo monitoraggio continuo
permette una crescita costante dei fatturati di tutti i
punti vendita e di poter parlare non solo di presente
ma anche di futuro.
il franchising
investimento
Da 10.300 euro + Iva
quanti PV?
44 negozi
88
RISTOFRANCHISING
contatti
I
l franchising 101Caffè prevede una formula
che permette all’affiliato di ricevere un negozio completo di tutto nei minimi particolari. Inclusa nell’investimento la progettazione del punto
vendita, arredi completi e accessori (tutto brandizzato), area degustazione, luci, hardware, software
gestionale, tutti gli elementi visual, piano formativo
pre-apertura, shopper di varie misure e tutto quello che serve per iniziare l’attività nel migliore dei
modi. Per la formula con caffetteria, il franchising
fornisce anche tutto quello che riguarda le attrezzature e gli accessori. Tutto lo staff 101Caffè entra in
gioco da subito per affiancare e seguire l’affiliato in
ogni ambito. Durante l’attività, il rapporto affiliato/
casa madre è produttivo e finalizzato alla crescita costante del fatturato dei negozi. I servizi erogati dalla
casa madre a favore dell’affiliato sono garantiti da
uno staff efficiente e focalizzato. Riguardano l’area
marketing, il visual, il piano formativo costante, gli
aggiornamenti sui prodotti, servizi di grafica, promozioni, eventi e altro. 101Caffè è socio Assofranchising, a tutela di entrambe le parti. Questo garantisce un rapporto casa madre-affiliato trasparente e
lineare sin dall’inizio.
101Caffè, tel. 02 87240690,
www.101caffe.it, [email protected]
RISTOFRANCHISING
89

settore
Attrezzature
il prodotto
investimento
Alfa
Pizza
U
na tradizione che abbraccia la tecnologia e
al tempo stesso si impreziosisce di raffinati
dettagli di maestria artigianale: questa è l’essenza della nuova linea Evolution, i forni Alfa Pizza
dal “cuore in refrattario e i muscoli d’acciaio”. L’azienda ideatrice della tecnologia Forninox™, che ha
rivoluzionato il concetto di forno a legna in ambito
domestico, presenta una nuova gamma di prodotti e
un nuovo sito, online dal prossimo giugno. Una linea
di forni innovativa che sposa il design e la tecnologia.
L’intelaiatura della struttura in acciaio è progettata
per garantire l’adeguata resistenza alle sollecitazioni
termiche e meccaniche dovute alle elevate temperature. Ai “muscoli d’acciaio” di Evolution, si accompagna
un “cuore in refrattario”: le tecnologie appositamente
studiate per garantire i sapori inimitabili della cottura su mattone richiamano dunque l’antica tradizione
e la fragranza dei cibi.
“Il forno a legna dove non lo immaginavi”, è questa l’idea che ha spinto l’azienda ad applicare la tecnologia
Forninox™, ampiamente consolidata e di grande successo nel settore domestico, all’ambito professionale.
I vantaggi
In media 5mila euro
L
a linea Evolution si contraddistingue per il design accattivante, la praticità e la spiccata versatilità che rendono i forni adatti a ogni soluzione. Da non sottovalutare è sicuramente il fattore
economico, che permette un risparmio in termini di
consumi del 40% rispetto a un forno tradizionale in
refrattario e di ben oltre il 50% rispetto a un forno
elettrico.
Nato dalla storica Alfa Refrattari presente in tutto il
mondo, Alfa Pizza è un marchio italiano che produce
forni a legna e a gas professionali e domestici. Tutti i
prodotti sono pensati, progettati
e realizzati in Italia nello stabilimento di Anagni, vicino Roma.
Grazie all’eccellenza confermata dalla numerosa presenza di
pezzi distribuiti in tutto il globo,
l’azienda, effettuando studi mirati al soddisfacimento dei bisogni del settore ristorazione, compie un ulteriore passo in avanti:
il consolidamento della sua presenza e della sua altissima professionalità a disposizione nel mercato dei forni professionali.
TIPOLOGIA
Forni professionali
90
RISTOFRANCHISING
contatti
Alfa Refrattari Srl, Numero Verde 800 777730,
tel. 0775 7821, www.alfapizza.it , [email protected]
RISTOFRANCHISING
91
settore
fast food
chi siamo
investimento
Capatoast
Toasteria
Take Away
C
apatoast Toasteria Take Away è un luogo in
cui il toast è assoluto protagonista e può essere gustato in moltissime deliziose varianti rigorosamente farcito con ingredienti di eccellenza assoluta e certificata. Per Capatoast la qualità del
prodotti viene prima di ogni altra cosa. Il pane innanzitutto: preparato ogni giorno da esperti maestri fornai. La vera innovazione è nella forma di ogni fetta,
molto più grande di quella che siamo abituati a immaginare per un semplice toast. Tutti gli ingredienti
utilizzati (salumi, latticini, verdure, creme, condimenti) sono rigorosamente scelti tra il meglio presente
sul mercato. Il menu prevede oltre 30 ricette studiate da chef professionisti capace di soddisfare dal più
goloso al più raffinato dei palati. Abbinamenti classici o gourmet. Sapori d’oltreoceano o della cucina
tradizionale italiana. L’immagine e la comunicazione
rappresentano un indiscusso punto di forza del progetto. Partendo dal naming, l’intera comunicazione è
costruita sul concetto di capatosta quale persona che
persiste con tenacia e caparbietà in un atteggiamento, un’idea o un proposito.
il franchising
R
ispetta la filofosia del marchio anche l’immagine visiva, ripetuta sugli arredi dei punti
vendita e sul packaging, costruita con frasi motivazionali che invitano a seguire le proprie
convinzioni e a non arrendersi di fronte alle difficoltà della vita. I colori scelti per la comunicazione
esterna e interna dei punti vendita sono il bianco
e il marrone in due differenti tonalità chiaro e scuro. Colori che richiamano il toast nelle varie fasi
di cottura ed evocano nel consumatore sensazioni
di benessere, accoglienza, genuinità. Il packaging
(servi toast, sacchetto da asporto, busta da asporto), è stato realizzato con carte per alimenti e progettato per servire il toast direttamente nelle mani
del consumatore e contenerlo perfettamente, senza
fuoriuscita di ingredienti o liquidi e senza pericolo di alterazione del prodotto. Il primo store nato a
Napoli ha da subito uno straordinario successo che
porta dopo pochi mesi all’apertura di nuovi punti
diretti in città e alla firma di numerosi contratti di
affiliazione in tutta Italia. Tra le caratteristiche delle formula, un’assistenza e formazione complete fin
dalle prime fasi, zona di esclusiva e investimento a
partire da 55mila euro.
Da 55mila euro
quanti PV?
2 + 8 in apertura
entro il 2015
92
RISTOFRANCHISING
contatti
Capatoast, www.capatoast.it, [email protected],
www.facebook.com/capatoast
RISTOFRANCHISING
93
settore
fast food
chi siamo
investimento
Da 120mila euro
Chicken
N
Chicken
I
l primo ristorante fast-food Chicken N Chicken
è nato nella suggestiva città di Sanremo, dove
grazie all’incontro di cuochi italiani e pakistani, è stata perfezionata una ricetta segreta composta
da un mix di spezie orientali per marinare e impanare squisiti alimenti a base di pollo italiano fresco. Il
metodo di frittura a pressione permette di cuocere a
temperature più basse e più rapidamente. La pressione, inoltre, aiuta i cibi a mantenere al proprio interno i propri liquidi e conseguentemente ad assorbire
meno olio. Il risultato di una frittura a pressione è un
prodotto meno grasso che mantiene maggiormente il
proprio sapore originale. Questo modo nuovo di cucinare ha portato a un grande riscontro di presenze
nei fast-food Chicken N Chicken, il che ha condotto
in breve tempo all’apertura di altri fast-food diretti e in franchising. Attualmente sono aperti 12 punti
vendita, di cui due situati a Nizza (Francia), mentre
in Italia sono operativi locali nelle città di Sanremo,
Bordighera, Livorno, due a Torino, Genova, Vicenza,
Sottomarina e due a La Spezia. Prossime aperture a
Erba e Milano, mentre in Francia, sempre a Nizza,
aprirà il terzo ristorante fast-food. Avviati contatti per
aperture a Roma, Napoli, Bergamo, Cagliari.
il franchising
T
ra i segreti del successo dei ristoranti Chicken N Chicken vi è il gusto unico dei menu,
che li differenzia dai format presenti nella ristorazione. Altro elemento decisivo è la vendita di
prodotti di qualità a prezzi modici, che soddisfa la richiesta di molti clienti. Il terzo è il know-how fornito
dalla casa madre, che mette a disposizione tutta l’esperienza che ha sviluppato nel settore. Un impegno
che si concretizza nella trasmissione del know-how
caratterizzante il sistema, attraverso la formazione
e la consegna in comodato del Manuale operativo.
L’affiliazione prevede una entry fee di 20mila euro,
royalty del 4% e un contributo marketing del 2%, da
investire direttamente da parte del franchisee per
le attività locali. Necessaria la disponibilità di una
location da 100 mq a oltre 250 mq. L’investimento richiesto, in funzione della superficie, parte da 120mila euro con possibilità di finanziamenti agevolati fino al 70%. Per seguire al meglio il nuovo affiliato e
garantire la massima qualità ai prezzi migliori e soprattutto tempi veloci e standard qualitativi uguali
per tutti i fast-food del network, è disponibile una
struttura interna con professionisti che si occupano delle opere murarie, allestimenti, arredamenti e
macchinari dei locali.
quanti PV?
10 in Italia,
2 in Francia
94
RISTOFRANCHISING
contatti
Chicken N Chicken, tel. 0184 716052,
www.chickennchicken.it, [email protected]
RISTOFRANCHISING
95
settore
Crusco’s
fast food
chi siamo
investimento
Da 358 euro/mese
U
n ritorno alle proprie origini, alla riscoperta
della propria identità. Un viaggio tra sapori, odori e ricordi, nel cuore della Basilicata.
Crusco’s risponde all’esigenza di divulgare il sapere
del buon cibo lucano con un primo passo di fondamentale importanza: coinvolgere da subito piccole
aziende artigianali che fornissero la materia prima
perfetta. Sono andati oltre: questi artigiani hanno creato la rete di Sapere Lucano, non solo firmando la
Carta di Governance alimentare, ma trasformandosi essi stessi in franchisor, eliminando dunque quei
passaggi che solitamente non fanno altro che levitare i costi. Ciò ha permesso che le risorse venissero investite nella rigorosa selezione degli alimenti,
nella preparazione da parte dei migliori chef lucani
di ricette salutari e gustose rinnovate ogni mese nel
rispetto della stagionalità e, soprattutto, nell’attenta
ricerca di un’efficiente e rodata catena logistica, che
nulla lasci al caso. Crusco’s conquista il territorio attraverso format differenti: alla linea classica (locale
e chiosco su strada o in parchi di qualità) accosta la
divisione Dynamo, che sviluppa un nuovo concetto
di “street food gourmet”, con pietanze gustose e qualitativamente eccellenti ma accessibili a tutti.
il franchising
quanti PV?
8 in apertura
96
RISTOFRANCHISING
contatti
E
cco i principali format proposti da Crusco’s.
Classic Division
• Locale classico. Il progetto è declinato in
due possibili varianti: uno da 40 mq, per un servizio
di take-away e l’altro, tra 80 e 100 mq, che si espanderà in una sala di degustazione. In entrambi i casi,
massima semplicità compositiva e materiali tradizionali, per dare risalto a un’atmosfera calda, confortevole e rilassante.
• Chiosco. Un progetto dedicato agli spazi aperti,
come parchi urbani, per gustare con tranquillità i
gustosi prodotti proposti.
Dynamo Division
È l’aspetto che fa di Crusco’s un vero “franchising in
movimento”. Tre le opportunità disponibili.
• Crusco’s Streetfood, l’Ape per i deliziosi Pèpero (i
panini farciti al momento, a cui si aggiungono i fritti
Peperelle e il Peperoso, stuzzicante tartanello da gustare a passeggio).
• Crusco’s Icecream, il velocipede per gli ottimi gelati
artigianali, come quelli alla canapa lucana.
• Crusco’s Dockfood, il gozzo per lo street food da
spiaggia.
Per ognuno dei format è prevista la possibilità di una
rateizzazione mensile a partire da 358 euro e un’assistenza completa, dalla ricerca delle location alle forniture, dalla formazione alla consulenza di marketing.
Sapere Lucano, tel. 02 21118534,
www.cruscos.eu, [email protected]
RISTOFRANCHISING
97
settore
Gelaterie
chi siamo
investimento
Gelateria
Fai da Te
Dolz
G
elateria Fai da Te Dolz è un concept innovativo dove il cliente si diverte mentre acquista,
facendosi il gelato come più gli piace: si eroga il gelato, aggiunge frutta, granelle ecc. e poi lo paga
a peso. Fulvia Piccoli è la cofondatrice del marchio:
«Emozionare: questa è la base su cui si fonda una delle principali caratteristiche commerciali del marchio
Dolz. I clienti sono la risorsa fondamentale per il nostro business e noi li rendiamo contenti, li facciamo
divertire, giocare e sperimentare, in quanto possono
scegliere ciò che vogliono, perché il gelato se lo fanno in assoluta autonomia. Li coccoliamo e li trattiamo
con i guanti, proponendo loro il meglio che possiamo
offrire, sia in termini di qualità sia di massimo servizio.
inoltre siamo giunti a una convinzione: noi non siamo
una gelateria! Siamo piuttosto una “ludoteca”, dove si
mangia un ottimo gelato. Vogliamo fare business con
chi condivide i nostri principi di eccellenza e la nostra
etica e non abbiamo paura , se necessario, di dire no a
candidati non coerenti con la nostra visione».
il franchising
PRENDI IL TUO
CONO O COPPA
SCEGLI I GUSTI
GUARNISCI
PESA IN CASSA
Circa 80mila euro di capitale
proprio. Il resto viene finanziato.
D
olz offre al nuovo affiliato il proprio locale
chiavi in mano, con supporto anche nella
ricerca delle migliori location. L’importo di
capitale proprio in liquidità disponibile necessario
per aprire una Gelateria Fai da Te Dolz è di circa
80mila euro, che corrisponde circa al 45-50% dell’ammontare totale dell’investimento, Iva compresa. A
fronte di esso si diventa proprietari di arredi, attrezzature, impianti ecc. L’importo eccedente gli 80mila
euro propri potrà essere finanziato attraverso istituti
di credito. In alcuni casi specifici Dolz è disponibile
a valutare anche formule in cui il capitale necessario per partire può essere inferiore. Il fatturato medio/anno per punto vendita è di circa 400mila euro.
La redditività, naturalmente, dipende da vari fattori tra cui la buona gestione e il fatturato. I dettagli
su redditività, Roi, cash-flow ecc. vengono forniti ai
colloqui e possono variare da location a location in
base a molti fattori. Tra i vantaggi dell’affiliazione,
velocità di realizzazione dello store, gestione semplificata, procedure di gestione sperimentate, strategie di marketing collaudate, formazione, prodotti
di altissima qualità (anche senza glutine), disbrigo
di tutte le pratiche burocratiche.
quanti PV?
4 store
98
RISTOFRANCHISING
contatti
Gelateria Dolz, tel. 0432 851260,
www.gelateriadolz.it
RISTOFRANCHISING
99
settore
Ristorazione
chi siamo
investimento
Da 40mila euro
formula Bistrot
Healthy
Food
H
ealthy Food Company è un nuovissimo progetto di Marco Coltelli, consulente aziendale
e coach del benessere. Healthy Food, Bistrot
e Cafè in franchising, nasce dall’esperienza che ha maturato in oltre 20 anni nella consulenza e nello start up
di imprese nel settore wellness e food. Il format si fonda su un principio fondamentale: la nostra alimentazione consueta è prevalentemente acidificante a causa
della industrializzazione, dell’aggiunta di conservanti
e insaporitori chimici, della raffinazione e dell’uso eccessivo di proteine animali. Quindi, innanzitutto, un’alimentazione “salutare” dovrà essere funzionale ai valori
nutrizionali e al contenimento dei processi di acidificazione. Healthy Food Company propone un’alimentazione equilibrata secondo le indicazioni dei suoi nutrizionisti. Le preparazioni sono esclusivamente artigianali,
senza nessun utilizzo di prodotti raffinati. L’acqua offerta è alcalinizzata. La frutta e la verdura è bio, acquistata a km 0 e lavata con acqua alcalina. Dalla frutta e
dalla verdura si estraggono le vitamine e i minerali che,
uniti ad acqua alcalina, sono il miglior modo di bere in
salute. Tutti fattori che rendono Healthy Bistrot il luogo ideale dove mangiare tutti i giorni.
il franchising
L’
offerta al pubblico di Healthy Bistrot comprende colazioni, aperitivi alle verdure, primi piatti, burger, insalate, estratti di frutta,
acqua di cocco, acqua alcalina, birre artigianali bio,
vini bio, asporto e vendita prodotti Healthy Market.
Healthy Bistrot o Healthy Cafè sono le proposte in
franchising pensate con soluzioni differenti e con diversi allestimenti a seconda della location.
• HB Formula Corner: bar o fast food esistenti. Prevede identificazione interna, creazione corner, marketing esterno, landing page, Facebook. Investimento 1.000-3.000 euro.
• HB Formula Base: centri fitness, centri sportivi, piscine ecc. Arredamento minimale in laminato. Investimento completo chiavi in mano Bistrot 40mila-60mila euro.
• HB Formula Standard: adatta per città, (centri storici, zone uffici), centri commerciali.
Arredamento specifico studiato dagli architetti Healthy Food. Investimento completo
chiavi in mano Bistrot 60mila-100mila euro.
Comuni a tutti i format, assistenza completa,
esclusiva di zona, esperienza non richiesta e
fee d’ingresso comprensiva di servizi e organizzazione startup.
quanti PV?
1 affiliato
1 diretto
100
RISTOFRANCHISING
contatti
Giber Srl, tel. 366 970352, www.healthyfoodcompany.it,
[email protected]
RISTOFRANCHISING
101

settore
iKentoo
Attrezzature
IL PRODOTTO
investimento
È
la rivoluzione Cloud del Punto Cassa. iKentoo
semplifica e migliora la gestione della propria attività: intuitivo, sicuro e in continua
evoluzione, il Punto Cassa Cloud iKentoo Food è la
soluzione più completa e innovativa per ogni rete di
negozi. Con il Punto Cassa Cloud iKentoo si ha la sicurezza di un sistema pensato per multistore e catene
franchising. Sviluppato per ristoranti, bar, take away
e food truck, iKentoo sostituisce i tradizionali registratori di cassa per migliorare e innovare la gestione dell’attività. Tutte le informazioni e le operazioni
effettuate dallo staff vengono infatti salvate in automatico, garantendo un controllo di gestione totale. La
soluzione proposta utilizza solo hardware di alta qualità e comprende iPad abbinabile allo Stand Windfall,
Fidelity Card, cassetto contanti, stampante fiscale e
comande Epson e router iKentoo. Per la presa ordini è possibile integrare la fornitura con iPod Touch o
iPad Mini. Le 3 App scaricabili gratuitamene dall’App
Store sono: iK Punto Vendita, iK Stock per la gestione
del magazzino, e iK Live per monitorare gli incassi in
tempo reale, direttamente dal proprio iPhone.
I VANTAGGI
I
l costo una tantum di attivazione di iKentoo è di
199 euro e include: formazione del personale,
configurazione dell’account, organizzazione della fiscalizzazione con tecnico Epson e servizio di assistenza One-Click (telefono, Skype, email, WhatsApp).
I costi di iKentoo, come tutti i servizi Cloud, sono deducibili al 100%.
Si può provare iKentoo gratuitamente per 30 giorni,
licenze e prezzi su www.apptica.it/ikentoo.
Il Back Office
Il Back Office è il cuore della gestione del proprio
punto vendita: accessibile da Safari o Chrome
con iKentoo si hanno a
disposizione, ovunque
e in tempo reale, report
chiari, aggiornati e scaricabili. Si può così gestire
ogni aspetto della propria
attività, il tutto con un’interfaccia professionale,
semplice e funzionale.
199 euro una tantum
per attivazione
TIPOLOGIA
Sistemi di gestione
102
RISTOFRANCHISING
contatti
Apptica,
www.apptica.it/ikentoo
RISTOFRANCHISING
103

settore
Localiving
Attrezzature
IL PRODOTTO
investimento
L
ocaliving è l’App per smartphone che consente
di aumentare il proprio giro d’affari trovando
nuovi clienti e fidelizzando quelli già acquisiti. Sono circa 17 milioni gli italiani che utilizzano gli
smartphone e più della metà del traffico Internet passa attraverso i dispositivi mobili, App in testa. Non c’è
dubbio, gli utenti di tutto il mondo, e gli italiani in particolare, hanno eletto lo smartphone come strumento
tuttofare. Localiving e Localiving for Business sono le
app che connettono operatori dell’ospitalità e del settore food&drink come hotel, ristoranti, pub, bar, enoteche, locali notturni, ma anche il semplice “negozio
di quartiere”, direttamente con i loro clienti, anche e
soprattutto per conquistarne di nuovi. Lo smartphone
diventa così lo strumento principale di marketing e comunicazione per gli esercenti desiderosi di aumentare
i loro clienti (Localiving for Business), permettendo
ai clienti (vecchi e nuovi) di ricevere aggiornamenti
su eventi, sconti, promozioni esclusive e offerte last
minute dalle attività di cui si sono dichiarati fan o che
stanno fisicamente vicino, grazie al sistema di geolocalizzazione (Localiving).
I VANTAGGI
Nessuno
A
prire la chat e prenotare in tempo reale il
posto al ristorante o in enoteca, ricevere il
menu degustazione della prossima serata,
ma anche l’incontro diretto con l’azienda vinicola
che farà assaggiare i suoi vini nell’enoteca preferita. E ancora: codici promo riservati a liste di clienti, nuovi piatti entrati in menu, serate musicali a tema, la nuova birra artigianale da degustare. Sono solo alcuni esempi di come con
la massima semplicità e intuitività, rapidamente e con pochi tocchi di dita (tap), Localiving aspira a diventare lo strumento per
orientare le scelte enogastronomiche degli utenti, mentre Localiving for Business
è già lo strumento di marketing e comunicazione davvero alla portata di tutti, sia
per semplicità d’uso sia per l’abbordabilità
dei costi. La versione base infatti è del tutto gratuita, mentre la versione Premium è
in abbonamento a 4,99 euro al mese. L’App
per gli utenti, Localiving, è gratuita per tutti e per
sempre. Localiving for Business è già disponibile gratuitamente nelle versioni per IOS e Android:
www.localiving.it/download-localiving-for-business
TIPOLOGIA
App per smartphone
104
RISTOFRANCHISING
contatti
Localiving Srl,
www.localiving.it
RISTOFRANCHISING
105
settore
Nuts
fast food
chi siamo
investimento
Cauzione di circa
22mila euro
D
opo pochi giorni dalla presentazione ufficiale,
Nuts ha raggiunto una fama e una notorietà
paragonabili a format ben più radicati nel tempo. Il suo successo è da ricercare nell’inconfondibile
sagoma che caratterizza il corner-shop e che suscita
emozione e attrazione per grandi e piccini. Nuts nasce
dalla grande passione da parte dei suoi fondatori e ideatori per la crema spalmabile alle nocciole più famosa
del mondo che da sempre accompagna le più fantasiose ricette dolciarie. Soprattutto da questa dolce passione per il prodotto nasce l’idea di realizzare il primo
e unico corner-shop in grado di offrire quasi tutto ciò
che è possibile realizzare con le più famose creme spalmabili: dalla più classica crêpe, al waffel, ai churros, ai
pancakes, agli spiedini di ciambelle, fino ai cornetti al
burro-margarina-cereali artigianali, al frozen yogurt e
alla pizza al cioccolato. In più, non può certo mancare
al cliente un super-classico: una gustosissima fetta di
pane caldo artigianale spalmata con tutto ciò che da
sempre desidera. A questa già ricca gamma di prodotti sono stati aggiunti il cioccolato bianco, il dulce de
leche (mou-caramello) e la classica crema pasticcera
per affiancare l’amata crema spalmabile.
il franchising
G
razie alla formula di noleggio proposta, tutti coloro che intendono avviare un’attività
imprenditoriale nella propria città e siano
proiettati verso un lavoro divertente, stimolante e altamente remunerativo, possono contattare l’azienda
e scoprire come sia facile diventare un imprenditore
di successo. A differenza di quasi tutti i franchising il
sistema di affiliazione non prevede né royalty mensili né fee d’ingresso o costi aggiuntivi di know-how o
proprietà intellettuale. L’unica spesa iniziale per accedere a questo segmento, che si potrebbe definire
“fast-sweet”, è una cauzione a garanzia dell’attrezzatura fornita di circa 22mila euro. In aggiunta, naturalmente, solo un canone mensile di noleggio assolutamente compatibile con il fatturato che il corner
è in grado di garantire. Nessun altro costo né obbligo economico. Questo significa che senza ulteriori
spese sarà possibile acquisire il know-how aziendale,
frequentare un corso di formazione presso un altro
corner operativo, avere assistenza nella scelta della
location ideale (principalmente centri commerciali
o outlet vari ma anche piazze cittadine, strade di intenso passaggio pedonale), e finalmente avere consegna, installazione e avviamento del corner.
quanti PV?
1 + 13 in apertura
nel 2015
106
RISTOFRANCHISING
contatti
Cioccomaniaci Srls, tel. 371 0171047,
www.cioccomaniaci.com, [email protected]
RISTOFRANCHISING
107
Paolino
settore
Alimentari
chi siamo
investimento
Da 150mila euro
L
a formula del franchising Paolino e il suo successo sono garantiti dal costante sviluppo nel corso
di quattro decenni della rete di punti vendita. Il
segreto fondamentale sta nell’avere studiato e applicato tecniche e soluzioni innovative a una gamma
di specialità alimentari tradizionali e a forte radicamento tra i consumatori, con l’unico scopo
della costante ricerca della qualità. Gli ingredienti
vincenti del franchising sono l’utilizzo del forno a
legna brevettato “FornoPiù”, la cura nella preparazione delle materie prime: ripulitura delle carni,
trattamento con esclusive miscele aromatizzanti,
selezione della legna, cottura lenta: un’ora e mezza
contro i 45 minuti medi dei comuni sistemi. Il risultato è un alimento di alta qualità, molto diverso dalla
concorrenza, che soddisfa il cliente e lo predispone al
riacquisto. Le motivazioni d’acquisto per il consumatore
sono determinanti nella scelta di aderire al franchising
Paolino. Alimenti di base quali i prodotti di rosticceria
sono e saranno sempre presenti nelle abitudini di famiglie e singoli, soprattutto quando il conveniente rapporto qualità prezzo dei prodotti consente un risparmio di
tempo e migliora la qualità della vita e delle relazioni.
il franchising
quanti PV?
44 negozi
108
RISTOFRANCHISING
contatti
L
a filosofia del franchising Paolino prevede l’attenta scelta (e relativa trattativa) dell’ubicazione dei nuovi negozi prima del contratto: grandi centri commerciali o zone commerciali ad alta frequentazione. Completa l’offerta la realizzazione delle
strutture, l’accurata preparazione del personale e l’assistenza continua. L’utile d’esercizio prevedibile di un
negozio Paolino è illustrato ai potenziali affiliati sulla
base di situazioni reali. È il risultato di una media realizzata sui punti vendita esistenti, di fatturato omogeneo e di normale conduzione commerciale. Il
Centro Studi ipotizza tre livelli di “Ipotesi economiche” (base, media, alta), in relazione al
livello di avviamento del punto vendita e
alla sua tipologia. Il rapporto con l’affiliato
al franchising Paolino è molto di più di una
semplice assistenza. Comprende nelle sue diverse fasi, l’assistenza e la consulenza per il finanziamento, la progettazione e la realizzazione del
negozio, l’eventuale selezione del personale e il corso
di formazione degli addetti, il supporto per le materie
prime da parte del “Club dei fornitori”, manutenzione
periodica e quant’altro necessario per la completa e
positiva gestione del punto vendita.
È arrivato Paolino Italia Srl, N. Verde 800 912684,
www.paolino.it, [email protected]
RISTOFRANCHISING
109
settore
fast food
chi siamo
Pasta &
Sugo
P
er andare incontro alle nuove esigenze del mercato, alla costante ricerca di nuove modalità di
consumo veloce dei pasti, Pasta&Sugo Italian
Street Food ha sviluppato un modello di ristorazione
che è vicino al concetto di fast food, privilegiando però
il requisito della qualità e proponendo esclusivamente un prodotto tipico riconosciuto a livello mondiale
come facente parte dell’eccellenza italiana e del mangiare sano: la pasta. Pasta&Sugo ha infatti ideato una
formula che abbina prodotti di grandissima qualità,
quali pasta, sughi e vini della migliore tradizione italiana, a una postazione di lavoro professionale, compatta e completa di tutti gli strumenti necessari per la
cottura della pasta a vista, completamente autonoma,
che consente di aprire un’attività in spazi ridotti, con
costi contenuti e con una grande efficienza produttiva. Il franchising Pasta&Sugo, appena presentato sul
mercato in occasione del Sigep di Rimini, ha registrato un notevole interesse sia dal punto di vista internazionale (Budapest, Amsterdam e Madrid) sia da quello
nazionale a partire dal Triveneto (4 locali in apertura).
il franchising
investimento
Da 50mila euro
I
l progetto di sviluppo in franchising è rivolto
sia agli operatori tradizionali della ristorazione
che a giovani imprenditori che, con un piccolo
investimento e senza la necessità di avere esperienza nel campo, potranno avviare un’attività assai redditizia. L’alto livello tecnologico e di automazione
hanno portato alla creazione di tre format differenti,
studiati per promuovere il consumo della pasta in location fisse, mobili o itineranti, partendo dallo stesso
blocco operativo: Pasta Shop, integrato in un layout
di arredamento standardizzato, Pasta Corner, dotato
di ruote e trasportabile, e Pasta Point,
postazione carrellata e trainabile. Il
progetto nasce con la collaborazione
di professionisti in grado di fornire il
giusto supporto in tutte le fasi di avvio dell’attività, dalla ricerca della location all’allestimento del locale, alla
formazione, alla fornitura dei prodotti, all’assistenza e manutenzione delle
attrezzature sino ai supporti marketing. L’investimento contenuto e l’elevata redditività, oltre alla tendenza in crescita del mercato dello
street food, fanno del franchising Pasta&Sugo una
interessante e innovativa opportunità di business.
quanti PV?
7 (3 all’estero)
110
RISTOFRANCHISING
contatti
T.M.T. Italia, tel. 0434 45160,
[email protected]
RISTOFRANCHISING
111
settore
Pet food
chi siamo
investimento
Pet’s
Planet
A
nche l’alimentazione dei nostri piccoli amici
a quattro zampe entra a pieno titolo nel più
vasto campo della nutrizione. Pet’s Planet è
un Gruppo Italiano presente da 40 anni nel mercato, in
qualità di produttore diretto di alimenti per cani e gatti.
Il suo sistema di consulenza nutrizionale a domicilio è
operativo da oltre 15 anni. Il proprietario dell’animale
sceglie Pet’s Planet perché significa alimentazione personalizzata, fatta “su misura” per ogni singolo quattro
zampe e perché è proposta dai Consulenti Nutrizionali
Pet’s Planet, presenti in Italia, Francia e Belgio, che ricevono una formazione altamente professionale, a cura
del professor Pier Paolo Mussa, docente di Alimentazione all’Università di Veterinaria di Torino, storico e
maggiore esperto di alimentazione per cani e gatti in
Italia. I nuovi imprenditori scelgono Pet’s Planet perché è un’attività “su misura” per ognuno ed è basata su
un sistema innovativo in un mercato in crescita, grazie
alla sempre più diffusa attenzione alla salute dei propri
animali e alla tendenza di molti proprietari a privilegiare alimenti di elevata qualità, valorizzando gli acquisti
nell’ottica del benessere del proprio animale.
il franchising
Da 9.600 euro
quanti PV?
Oltre 100 in Italia,
Francia e Belgio
112
RISTOFRANCHISING
contatti
L’
organizzazione in franchising Pet’s Planet è
costituita da una rete di affiliati che ha ormai
superato le 100 unità. L’investimento previsto è in funzione della zona acquisita e l’organizzazione Pet’s Planet fornisce la formazione e il supporto
necessari. Non sono richieste royalty. La zona minima
consigliata, economicamente valida, parte da 100mila abitanti. Per avviare l’attività è necessario un adeguato locale deposito (più o meno grande in base alla dimensione della zona acquisita: per una zona di
100mila abitanti è sufficiente un garage) e non serve
un negozio. Non è richiesta una particolare location.
Se l’affiliato lo desidera, inoltre, è possibile aderire al
nuovo progetto “Pet’s Planet Club House”, che prevede l’apertura di punti di riferimento territoriali, gestiti
dai franchisee più attivi a supporto della loro attività
itinerante. Indicativamente, un bravo consulente nutrizionale che segue la formula e si dedica a tempo
pieno all’attività, può ottenere un fatturato annuo di
140mila-160mila euro. L’acquisizione dei clienti avviene sia nel modo tradizionale “porta a porta” sia attraverso fiere ed eventi, oltre a numerosi altri metodi che
vengono illustrati durante il corso di formazione. Di
recente introduzione anche la possibilità di acquisto
dei prodotti online.
Prodes - Pet’s Planet , Numero Verde 800 680665,
www.petsplanet.it, [email protected]
RISTOFRANCHISING
113
settore
fast food
chi siamo
investimento
Da 50mila euro
Piadina
Più
C’
è una storia dietro il marchio Piadina Più.
Una storia fatta di persone, attente alle
novità senza mai trascurare il principio
di prodotto sano e genuino, che si traduce nella qualità della piadina offerta. Nel corso degli anni, grazie
al perfezionamento di una serie di procedure standard, l’azienda fa sì che in ogni punto vendita il
prodotto venga preparato e servito con le stesse
caratteristiche: la cottura prevede molti procedimenti che vanno dal posizionamento della piadina nella pressa con piatti riscaldati (per facilitare
la spianatura ed evitare rotture della pasta),
alle tecniche di rotazione e spostamento, in
modo da ottenere una cottura omogenea e
l’inimitabile friabilità. I punti vendita, con un
look originale e dotati di confortevoli posti
a sedere, accolgono con calore la clientela
sia per un pasto veloce sia per godere di una
valida alternativa alla ristorazione tradizionale.
La filosofia del marchio può essere riassunta in tre
parole: “attenzione” nella preparazione degli alimenti, “qualità” negli ingredienti, tutti di prima scelta, e
“cortesia” nell’accogliere i clienti.
il franchising
P
rimo punto di forza del progetto franchising è il prodotto. La piadina, friabile, leggera e dorata, è un equilibrio di sapori ottenuto dalla scelta accurata degli ingredienti dosati
in perfetta armonia, secondo la ricetta tipica della
tradizione Piadina Più. La friabilità della piadina e
il gusto delle farciture, grazie alla costante ricerca
per il perfezionamento della ricetta, sono oggi una
caratteristica distintiva e inimitabile del prodotto.
Ricche e gustose insalate, taglieri di formaggi e salumi, fritti misti e deliziosi dessert completano l’offerta. Per mettere da subito l’affiliato in condizione
di emergere sul mercato, Piadina Più fornisce tutto
il know-how necessario alla formazione del personale direzionale e operativo. Inoltre gli mette a disposizione consulenza startup, briefing trimestrali,
supporto nella progettazione degli interni e fornitori
selezionati in anni di attività. Non manca neppure un
attento supporto alla comunicazione. L’affiliazione
al marchio Piadina Più garantisce infatti una comunicazione pubblicitaria veicolata e coordinata per il
rafforzamento del brand, mediante vetrina web continuamente aggiornata e ricca di informazioni b2b/
b2c e immagine coordinata dei franchising con un
“welcome pack graphic”.
quanti PV?
13 locali
114
RISTOFRANCHISING
contatti
Piadina Più Srl, tel. 338 8713472,
www.piadinapiu.it, [email protected]
RISTOFRANCHISING
115
settore
Puro
Gelaterie
chi siamo
investimento
A partire da 90mila euro
P
Puro è un innovativo format che interpreta la
gelateria artigianale come fulcro della sana alimentazione, abbinato a un ambiente accogliente, originale ed ecocompatibile per trasmettere in modo chiaro il valore della naturalità. Nel laboratorio a
vista, progettato in maniera semplice ma funzionale, la
scelta d’ingredienti freschi e genuini garantisce la produzione giornaliera di gustosi gelati secondo l’antica
tradizione italiana e non solo. Infatti il mondo Puro è
pieno di ricche golosità, yogurt, torte gelato, stecchi
e ghiaccioli. Il tutto senza dimenticare una selezione
dedicata anche ai prodotti senza glutine e senza lattosio. La caffetteria con i classici caffè e cappuccino, è
affiancata da caffè speciali al pistacchio, cocco e nocciola guarniti con simpatiche e creative decorazioni.
Inoltre Puro offre anche cioccolato di qualità. Fondente, al latte, bianco, grand cru e monorigini, con nocciole, mandorle, pistacchi, frutta candida, riso soffiato e
bacche di goji sono solo alcune delle nostre selezioni.
Qualità e tradizione perfettamente bilanciate in un mix
che seduce anche per il packaging assolutamente ecofriendly. Gli ambienti sono realizzati con legno riciclato
e pareti verdi arredate con altalene, mensole e panche.
il franchising
quanti PV?
5
116
RISTOFRANCHISING
contatti
U
nirsi al franchising a Puro significa condividere la passione per le cose naturali e genuine. Tre le formule previste:
• Small (40/70 mq) prevede la realizzazione della sola
gelateria con una piccola offerta di caffetteria e di cioccolateria. Investimento da 90mila euro circa.
• Medium (70/100 mq) prevede la realizzazione di gelateria, caffetteria e cioccolateria con uno spazio di
sedute limitato. Investimento da 120mila euro circa.
• Large (100/200 mq) prevede la realizzazione di gelateria, caffetteria e cioccolateria con un ampio spazio e più posti a sedere. Investimento da 165mila euro circa.
A seconda della formula scelta, dovrà essere individuato il locale, la cui realizzazione in termini di architettura e allestimento dovrà rispettare lo standard
Puro. Ogni locale dovrà essere ubicato in una città
capoluogo, in strade o piazze, se non principali, che
garantiscano un adeguato bacino d’utenza. Il format
“chiavi in mano” prevede un investimento a metro
quadro che va da 1.500 a 3.000 euro circa, a seconda
della taglia di locale scelta, l’1% di contributo comunicazione sul fatturato mentre non vi sono fee d’ingresso né royalty. Sono escluse le opere edili e di adeguamento del locale.
Puro, Numero Verde 800 701042,
welovepuro.it, [email protected]
RISTOFRANCHISING
117
settore
Soofì
fast food
chi siamo
investimento
Da 49.900 euro
P
rendete la genuinità, il gusto e la tradizione
culinaria, miscelatela bene con il concept del
finger (fast) food, aggiungete poi un pizzico
di vera fantasia partenopea e condite il tutto in modo
da far riecheggiare i tempi e le modalità di una volta,
quando ci si fermava alla bancarella di strada. Ecco,
questo e molto altro è Soofì. Il fondatore del brand,
da anni attivo nel settore della gastronomia, ha deciso di condividere il concetto di “cotto e mangiato”,
elemento di forza per il quale il cliente viene sedotto
dal piacere di veder preparare e cuocere al momento
tali golosità, coinvolgendo non solo il gusto ma anche
la vista e l’olfatto. Tutti i prodotti serviti nei fast food
Soofì sono il frutto della sapiente lavorazione artigianale che dà vita a pietanze gustose e alla portata di
tutti. Nei menu spicca la presenza del “cuoppo mare”,
un piatto a oggi riservato solo alla ristorazione classica, ma attraverso questo innovativo concept è reso
accessibile e nella modalità “take away gourmet”. Il
format Soofì si colloca in un
settore di mercato dinamico
e in grande crescita, grazie a
un sempre maggiore gradimento da parte del pubblico.
il franchising
“La tradizione
si fa gourmet”
C
iò che distingue la proposta di Soofì da quella di altri format è la produzione. Anziché
prodotti industriali di terzi, tutte le referenze trattate dagli affiliati sono prodotte direttamente
dal franchisor in modo artigianale e secondo antiche
ricette segretamente custodite. Grazie ai corsi di formazione e alla strutturata organizzazione dei processi produttivi e logistici della casa madre, gli affiliati anche non esperti potranno gestire con estrema
professionalità e semplicità il loro punto vendita.
Non sono previste royalty e, oltre all’intera fornitura
di attrezzature per l’allestimento ogni punto vendita
avrà la sua vasta esclusiva territoriale. I punti vendita, curati nei dettagli, accolgono i clienti in un’ambiente ricercato dove la combinazione di gigantografie raffiguranti immagini dei prodotti, arredi funzionali e moderni, illuminazione strategica rendono il
contesto accattivante. Soofì cerca persone motivate
e intraprendenti, e richiede un punto vendita di almeno 50 mq ubicato in zone centrali o semicentrali,
di forte passaggio o in centri commerciali. Il negozio
è fornito chiavi in mano ed è prevista un’assistenza
completa pre e post apertura, che comprende anche la pianificazione pubblicitaria, nonché l’esclusiva territoriale.
quanti PV?
8 locali
118
RISTOFRANCHISING
contatti
Soofì, tel. 081 10203302,
www.soofi.it, [email protected]
RISTOFRANCHISING
119
settore
Streatart
Pizzerie
chi siamo
investimento
Da 70mila euro
quanti PV?
In Italia 1 + 4 in apertura.
3 in apertura all’estero
120
RISTOFRANCHISING
S
treatart è una giovane azienda creata per sviluppare un nuovo concetto di street food e proporre cibo di strada gourmet per rispondere alle esigenze di consumatori consapevoli. La società è
composta da giovani imprenditori che vantano esperienza nel mondo del franchising nonché competenze
nel marketing, nel settore pubblicitario e nella comunicazione. Quello che contraddistingue i componenti di
Streatart è il forte dinamismo e la continua ricerca nel
settore food and beverage. Il brand punta a diventare
un modello di riferimento nel vastissimo mondo dello street food, creando una fitta rete di punti vendita/
ristoranti. La sua mission è rispondere alle esigenze
di nuovi consumatori consapevoli, nonché educare i
destinatari abituali dello street food a un cibo di strada
di alta qualità, proponendo una pizza gourmet differente dallo standard medio. Streatart vuole garantire
l’altissimo livello dei suoi prodotti in ogni suo franchising, per accrescere la sua
reputazione e
farsi conoscere
dagli utenti come punto di riferimento del
Made in Italy.
il franchising
contatti
E
ntrare nel mondo della ristorazione di alta qualità non è mai stato così facile. L’iter prevede l’individuazione del locale commerciale,
la progettazione e, se richiesto, anche la realizzazione,
secondo il format definito che rappresenta gli aspetti
tecnico-strutturali (forni, cucina, banconi ecc.) e decorativi (colori, uso del marchio ecc.) necessari alla
riconoscibilità del nuovo punto vendita affiliato Streatart. Il brand ha sviluppato alcune caratteristiche che
sono reali vantaggi per gli affiliati. Tra queste, un impasto speciale creato in esclusiva, una base pizza che
viene spianata artigianalmente da pizzaioli professionisti, abbattuta e spedita in container refrigerati in tutto
il mondo. Le basi pizza sono uguali in qualsiasi punto
vendita o ristorante Streatart. Le pizze sono guarnite
al momento nei vari punti vendita con ingredienti freschi seguendo le ricette gourmet di Streatart e cotte
davanti ai clienti. Tutti i prodotti sono 100% Made in
Italy e il personale impiegato in pizzeria non necessita
di capacità professionali specifiche, grazie al training
che il franchisor mette a disposizione. All’affiliato sono richiesti l’acquisto del forno brandizzato Streatart
e dell’esclusivo mix di farine, prodotti esclusivi realizzati ad hoc, fee d’ingresso e nella fase iniziale non è
prevista nessuna royalty mensile.
Streatart, tel. 06 97611623,
www.streatart.it, [email protected]
RISTOFRANCHISING
121

settore
Sugarmix
Pubblicità
IL PRODOTTO
investimento
S
ugarmedia fa parte di un gruppo industriale che
opera da oltre 20 anni nel segmento di mercato
dei servizi e prodotti per la ristorazione esterna.
L’azienda detiene brevetti internazionali frutto della
creatività del team di ricercatori, che operano costantemente per la realizzazione di nuovi prodotti e servizi
sia nel campo alimentare sia in quello degli accessori
per la ristorazione esterna, ma anche per il mercato
domestico. Da questa esperienza nasce Sugarmix. Si
tratta di un rivoluzionario dispenser multifunzionale e
multimediale coperto da brevetto internazionale, nato
per ottimizzare gli spazi sul banco bar grazie alla capacità di erogare bustine di zucchero, suddivise per tipologie e tovagliolini. La grande novità è rappresentata
dalla possibilità di trasmettere immagini pubblicitarie
grazie a un display da 8 pollici ad alta definizione, offrendo un modo nuovo di intendere la comunicazione
pubblicitaria, a diretto contatto con il cliente finale,
grazie alla sua strategica collocazione sul banco bar
(o gelateria) e quindi rendendo massima l’efficacia del
messaggio e di conseguenza un grande e spontaneo
interesse per gli inserzionisti pubblicitari.
I VANTAGGI
3.900 euro
TIPOLOGIA
Dispenser con display
integrato
122
RISTOFRANCHISING
contatti
I
l franchising Sugarmix poggia la sua essenza sulla
facilità di gestione del sistema, sul basso investimento in rapporto alla potenzialità di fatturato
annuo. A seguito dei grandi consensi ottenuti presso
importanti eventi fieristici di settore e delle numerose
richieste di affiliazione derivanti dalla copertura mediatica su prestigiose riviste e portali di franchising,
l’azienda ha già selezionato affiliati su zone quali Lecce, Roma, Milano, L’Aquila, Cagliari, per citarne solo
alcuni, e numerose sono le nuove selezioni. I dispenser vengono posizionati con la formula del
comodato gratuito, da azienda al bar, garantendo quindi al franchisee l’intero guadagno
pubblicitario. Il franchising prevede una fee
d’ingresso come da scheda tecnica e canoni di locazione mensile per la gestione della pubblicità, su ogni dispenser concesso in
comodato d’uso. Sugarmix è l’unico franchising che non prevede acquisti minimi di merce e giacenze di magazzino per prodotti che
spesso restano invenduti o sono soggetti a
deperimento, ma offre una formula collaudata, capace di rappresentare la migliore prospettiva di fatturato annuo a fronte di un investimento minimo, con un
prodotto innovativo e senza concorrenti.
Sugarmix, Numero verde 800 272666,
www.sugarmix.it
RISTOFRANCHISING
123
Tuttocapsule
settore
Alimentari
chi siamo
T
uttocapsule ha una storia fatta di persone,
esperienza, impegno e professionalità. Tutto
racchiuso in una catena di negozi di capsule e
cialde per tutti. Tuttocapsule è un luogo dove si possono trovare centinaia di miscele provenienti da ogni
parte del mondo, sapientemente lavorate dai migliori
tostatori italiani. Il brand nasce da una squadra collaudata con conoscenze e competenze in tutti i settori necessari per garantire il successo dell’affiliato: esperti di
marketing, architetto, web designer sono a disposizione per sviluppare l’azienda. L’approccio strutturato e
completo garantisce un vantaggio competitivo. Linee
guida chiare, semplicità di gestione abbinate a un approccio moderno sono il carattere distintivo dell’azienda. Alla base di tutto il rilievo che il mercato del caffè in Italia è in continuo aumento, grazie soprattutto
al cambiamento che sta avvenendo in questo settore.
Sempre più famiglie infatti abbandonano la tradizionale moka per il mondo delle capsule, creando così
ottime opportunità da cogliere nell’immediato futuro.
il franchising
investimento
Da 19.900 euro
quanti PV?
18 negozi
124
RISTOFRANCHISING
contatti
T
ra i punti maggiormente qualificanti del format
Tuttocapsule vi è l’offerta al pubblico, oltre
1.000 prodotti a disposizione, con un’amplissima selezione di caffè dai cru, alle miscele più dolci e
cremose, il tutto a prezzi competitivi. Il brand investe
infatti molto tempo nella ricerca di nuovi prodotti al
miglior prezzo possibile. Vengono proposte le miscele
delle migliori torrefazioni italiane in capsule compatibili, nonché un vasto assortimento di bevande calde
per soddisfare ogni palato, come i thè, le tisane, l’orzo
e i ginseng. Il franchisor ha sviluppato una strategia
che non si basa solo sull’attuale momento favorevole,
ma mira a dare stabilità e prospettive a lungo termine. L’affiliazione prevede un investimento a partire da
19.900 euro “tutto compreso”. La formula include infatti la prima fornitura di merce gratuita, l’esenzione dal
pagamento delle royalty per il primo anno, una email
aziendale e l’accesso esclusivo al network. Sul piano
della comunicazione, non mancano Web e social marketing. Tuttocapsule garantisce un ottimo margine di
guadagno sulla merce e offre agli affiliati un supporto
completo, che va dalla ricerca della location alla formazione, nonché alla realizzazione di un punto vendita
dal forte impatto visivo.
Lautomatica Srl, tel. 011 0437049,
www.lautomatica.com, [email protected]
RISTOFRANCHISING
125
settore
fast food
chi siamo
Universo
Vegano
U
niverso Vegano (marchio registrato) è la rivoluzione del fast food, una catena Made in Italy
nata con l’obiettivo di diffondere l’alimentazione vegana anche dove non sarebbe mai arrivata. Non
solo un luogo per vegani e vegetariani dunque, ma un
fast food di qualità per tutti, con ampia offerta di prodotti naturali 100% cruelty free (senza derivati animali
come carne, pesce, latticini o uova). Dopo poco più di
un anno dal lancio del franchising il gruppo vanta 17
punti vendita aperti in tutta Italia e oltre 15 di prossima
apertura. Inoltre, visto il grande interesse per il progetto, il brand sta trattando con dei master franchisee che
porteranno presto Universo Vegano anche all’estero. La
gamma di prodotti comprende: panini, piadine, primi e
secondi piatti, insalate, pizze e dolci tutti rigorosamente vegani. L’offerta è stata recentemente ampliata con
la formula UV Bar, che consente di aggiungere anche
golose colazioni, centrifugati, smoothie, cocktail e analcolici, così da accontentare tutte le esigenze dei clienti.
il franchising
investimento
Da 70mila euro
“chiavi in mano”
D
iventare “imprenditore vegano” significa godere dei benefici di un franchising in continua espansione. Gestire un punto vendita è
molto semplice, grazie alla professionalità del team
Universo Vegano che offre tutta la consulenza e i mezzi necessari. Non è richiesta esperienza pregressa nel
settore e vi è il grande vantaggio di poter contare su
un target eterogeneo e in costante aumento: oltre a
vegani e vegetariani, infatti, oggi sempre più onnivori
scelgono UV per motivi di salute, per questioni etiche
o semplicemente per una dieta più equilibrata. Prodotti esclusivi e di qualità, know-how consolidato ed
esclusività territoriale consentiranno di far crescere
il proprio business in breve tempo, con un margine
medio sul venduto del 70%. Universo Vegano fornisce anche la consulenza per la ricerca della location,
progettazione e realizzazione degli interni completi di
hardware e software di cassa, nonché la formazione
del personale e un affiancamento del team durante
l’inaugurazione. L’affiliato potrà contare inoltre su un
riassortimento rapido di prodotti, grazie a un servizio
logistico efficiente, oltre al supporto di un’agenzia di
comunicazione interna che sviluppa tutte le campagne
e il materiale pubblicitario necessari per promuovere
al meglio il proprio punto vendita.
quanti PV?
17 locali
di cui 4 di proprietà
126
RISTOFRANCHISING
contatti
Qualitaste Srl, tel. 0331 1858148, www.universovegano.it,
[email protected]
RISTOFRANCHISING
127
settore
fast food
chi siamo
investimento
34.900 euro (Store)
Zero
Fast
Food
L’
importanza di una corretta alimentazione per
il benessere psicofisico ed estetico è stata confermata da numerosi studi scientifici ed è facilmente verificabile tramite l’esperienza personale. Purtroppo, però, fuori casa, rispettare un regime alimentare
controllato o le proprie scelte alimentari specifiche diventa difficile. ZeroFastFood è la risposta a tutti coloro
che, pur dovendo consumare un pasto fuori casa, non
vogliono rinunciare a gustare piatti salutari e biologici
o di seguire il proprio specifico regime alimentare. Un
brand Made in Italy che propone cibo dietetico, iperproteico e a basso contenuto di calorie senza trascurare gusto e qualità. Da ZeroFastFood è possibile trovare
prodotti freschi di qualità e gustare anche in poco tempo piatti pronti gustosi e saporiti, ma che rispettano il
regime alimentare che si è scelto di seguire. Accanto a
ogni pasto viene infatti indicato anche il regime alimentare compatibile con le diete più diffuse. Il menu prevede i piatti tipici di un fast food tradizionale che possono
essere gustati direttamente nel locale o in ufficio grazie
al servizio delivery. Tra i cavalli di battaglia, il pane proteico (privo di farine raffinate), l’utilizzo di prodotti biologici e le centrifughe. L’offerta commerciale è inoltre
arricchita da una linea di prodotti speciali al dettaglio.
il franchising
MANGIAR SANO
FUORI DA CASA
quanti PV?
1
128
RISTOFRANCHISING
contatti
P
rima di tutto un elemento molto importante da tenere in considerazione: in Italia per
questo tipo di locali non vi è l’obbligo della
canna fumaria. Il progetto di affiliazione ZeroFastFood comprende due formule: Store e Shop in Shop.
Il primo è un locale completo fornito chiavi in mano, di circa 80-100 mq, completo di posti a sedere.
Lo Shop in Shop (qui l’investimento è da valutare a
seconda delle esigenze specifiche) è invece un corner da inserire in un’attività già esistente. Comuni ai
due i format l’assenza di fee d’ingresso e la presenza
di royalty mensili fisse dal quarto mese di attività.
Entrambe le proposte prevedono:
• Allestimento completo chiavi in mano.
• Corso di formazione personalizzato.
• Formazione specifica tecnica con affiancamento.
• Software gestionale.
• Manualistica operativa.
• Licenza d’uso del marchio.
•Assistenza in loco di un esperto per le procedure
di avvio.
• Fornitura esclusiva della materia di qualità
garantita.
• Campagna pubblicitaria inaugurale.
• Consulenza per campagne di marketing.
Zerofastfood, www.zerofastfood.com,
[email protected]
RISTOFRANCHISING
129
Risto
franchising
Il gusto di espandersi
Supplemento a Millionaire 6, giugno 2015
(reg. Tribunale di Milano n. 327 del 4-5-1990,
Direttore responsabile: Virgilio Degiovanni)
realizzazione
Cristina Viganò (progetto grafico e impaginazione),
Lorenzo Roca (revisione testi), Lorena Mandelli
(produzione), Marco Zulberti (redazione)
hanno collaborato
Luca Fumagalli, Pierluigi Cassani, Dante D’Alfonso,
Nicola Dambelli, Massimiliano Degiovanni, Simona
Lorenzini, Andrea Pati, Fabio Quattromini, Andreé
Settembrino, Andrea Zangrando, Giovanni Zappalà
stampa
Elcograf Spa - via Mondadori, 15 - 37131 Verona
Virgilio Degiovanni Editore Srl
Via Monte Rosa, 15/c - 20149 Milano
Tel. 02 833031 - Fax 02 83303426
online
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