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“Incomeunalacascina
nostra
tutti possono
contribuire
all’ottenimento
di risultati
concreti
e verificabili
anni
“Negli
si è attivata
”
una rete stabile
con scuole
e associazioni,
che produce
svariate attività
educative
”
Cascina Bargè: il fiore all’occhiello
delle politiche sociali vercellesi
Una grande famiglia che vive e lavora insieme, giorno per giorno, a contatto con la natura, gli animali e con tanti stimoli per sviluppare la personalità anche di chi ha difficoltà ad
esprimersi. Questa è “Cascina Bargè”. Siamo
andati a visitarla per conoscere da vicino gli
educatori e gli ospiti del Centro Diurno.
La coordinatrice Elena Aguggia ci accoglie
e ci fa capire quanto impegno ci sia dietro la
struttura e le sue attività. È il punto di arrivo
di una lunga esperienza di lavoro e di progettualità e un punto di partenza per nuovi progetti. «La proprietà e la gestione è del Settore
Politiche Sociali del Comune di Vercelli diretto dalla dott.ssa Luciana Berruto - spiega
Elena - ed è anche struttura accreditata dal
servizio sanitario Nazionale. Per cui la retta
di frequenza è ripartita tra comune e Asl VC,
naturalmente il servizio, per gli “utenti” è gratuito. Nella struttura opera un’equipe di quattro educatori, tre operatori socio-sanitari, un
medico e un fisioterapista.
Cosa comporta aver scelto un modello
di tipo “agricolo”, con ampia presenza di
animali e di coltivazioni?
«La scelta dell’agricoltura come base da cui
nascono le principali attività è sicuramente
una scelta impegnativa, che ha richiesto un
notevole investimento anche a livello proget-
Spirito sociale
tuale, ma è l’ambito ideale per il nostro tipo
di intervento, nella cascina si trova un’occupazione per tutti, dal riempire i contenitori
del cibo degli animali al pulire la stalla dell’asino, seminare le piantine, innaffiare l’orto,
raccogliere gli ortaggi. Poi ci sono compiti più
complessi, che richiedono la presenza degli
operatori, ma tutti sono partecipi dei risultati, verificabili e concreti. Cominciando proprio
dal comparto “agricolo”, abbiamo un’area destinata all’orticoltura di mille metri quadrati
e una serra in cui i ragazzi si occupano di vivaismo, e giardinaggio. Fondamentale è anche
l’allevamento, con un ampio spazio dedicato
agli esemplari avicoli, con specie pregiate. Poi
c’è l’asino da accudire, due maiali, i conigli e le
capre... Il rapporto con gli animali è molto importante, per l’impegno e la responsabilità che
comporta l’aver cura di loro. Siamo anche sede
di Pet Therapy, in collaborazione con l’ASL di
Vercelli.
Va detto inoltre che la nostra è una “Fattoria didattica” riconosciuta dalla Regione
Piemonte e dunque anche meta di visite scolastiche per percorsi di educazione ambientale.
Ogni attività proposta dalla struttura è sempre volta a stimolare nuove competenze, sviluppando il senso di autonomia nelle persone
che ci sono affidate».
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INSIEME
PER CRESCERE
A sinistra una veduta della serra,
sopra l’ingresso della struttura.
La “Cascina Bargè” è anche “Fattoria didattica” riconosciuta dalla Regione, sopra un gruppo di scolari in visita mentre fanno conoscenza con l’asino Celentano, vera star degli animali, a destra una veduta dell’orto.
Come inizia un giorno tipo
alla Cascina?
«La quotidianità è scandita
dai tempi di una normale giornata lavorativa. La maggior parte dei ragazzi giunge al centro in
autonomia; alcuni abitano nei
paesi convenzionati come Villata o Desana e arrivano alla stazione di Vercelli con l’autobus
di linea. Lì prendono il mezzo
urbano che li porta alla struttura, sotto l’occhio vigile di un
operatore, che però li lascia agire in autonomia. Quando sono al
Centro per prima cosa si cambiano, indossando gli abiti da
lavoro. Poi ognuno si dedica ai
compiti che gli sono più conge-
Numero 2 - Gennaio 2012
niali. Importante è anche il momento della pausa pranzo, che
viene vissuto attivamente, dalla preparazione dei tavoli alle
operazioni successive al pasto,
quando rigovernano l’ambiente
della mensa e separano i rifiuti,
destinando gli avanzi di cibo per
l’alimentazione degli animali.
Nel pomeriggio, dopo un po’
di moto, con memorabili partite
di calciobalilla, si riprendono i
vari compiti fino al momento del
ritorno a casa alle 16,30».
Quali sono le principali
attività che si svolgono nel
Centro?
«Negli anni, accanto al lavoro tradizionalmente agricolo
nella cascina, che si arricchisce
sempre di nuove occupazioni,
abbiamo sviluppato una serie di
progetti, che impegnano tutti i
ragazzi in gruppi differenziati,
che seguono diversi laboratori,
svolti per lo più in sedi esterne.
Al lunedì si esprimono con gli
artisti di “Artes Liberales”; al
martedì nella cucina della “Ca’
dal Mariu Bel”, sede del “Comitato Vecchia Porta Casale”,
presieduto da Guido Manolli,
un altro gruppo, si impegna ai
fornelli, per il corso di cucina ed
educazione alimentare. Il venerdì è dedicato ad un laboratorio di
animazione teatrale.
I ragazzi possono partecipare
Spirito sociale
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PER CRESCERE
anche a corsi di nuoto speciali presso la piscina del Centro
Nuoto, oppure alle attività ginniche che si tengono presso la
Palestra Mazzini con l’associazione Libertas o a diverse discipline sportive in collaborazione
con “Rosa Blu”.
In cascina si svolgono invece altri laboratori, ad esempio
quello musicale o di computer.
In tal modo i nostri “ragazzi”
vengono coinvolti a trecentosessanta gradi».
Qual è la finalità educativa di tutti questi progetti?
«Intanto tutte le azioni sono
attentamente monitorate, così
da poter calibrare e verificare
continuamente le esigenze dei
ragazzi. Certo i limiti restano
sempre, ma quel che ci preme
è il mantenimento delle competenze residue e la stimolazione
ad apprenderne di nuove. L’arricchimento, la ricerca continua
di stimoli, di contesti e di persone nuove, l’acquisizione di capacità come quella di gestire il pollaio, seminare, lavorare con la
creta o in cucina, contribuiscono
alla crescita dell’autostima, ricoprendo un ruolo ben preciso
all’interno della comunità. Non
mancano attività ludiche, gite,
brevi soggiorni e visite a mostre
proprio per fornire una formazione completa all’individuo».
La domanda del territorio
per un servizio come il vostro è forte?
«La struttura può ospitare al
massimo venti persone, poche
per soddisfare una domanda
crescente. Cerchiamo, tramite
le attività esterne territoriali, di
fornire sostegno e opportunità
formative e ricreative anche ad
un numero maggiore di utenti».
Quali sono i vostri proget-
Spirito sociale
ti recenti e come si svolgono?
«Molto importanti sono le
collaborazioni con le scuole superiori Lanino, Cavour, Rosa
Stampa, Ipsia e Artistico Alciati
nelle quali i nostri ragazzi sono
stati affiancati da studenti e docenti nello svolgimento di specifiche iniziative. Il contatto col
mondo della scuola è importante
perché forma i giovani all’accoglienza dell’altro e a un impegno
attivo nella società.
L’Ipsia ha dato accesso con
finalità sociali al laboratorio del
corso di moda accogliendo due
nostre ragazze.
L’Istituto Cavour ad indirizzo sportivo insegna ai nostri
ragazzi l’unihockey, il tradizionale gioco dell’hockey, che
però si svolge in palestra senza
pattini. Sono proprio gli studenti che aiutano i nostri ospiti ad
imparare le regole e a mettersi
in gioco; attività altamente formativa anche per loro che così
si avvicinano alla disabilità e al
volontariato.
L’Istituto Superiore Rosa
Stampa e il Liceo Artistico Alciati hanno proposto ai nostri
ospiti percorsi di attività psicomotoria e creativa condotta dagli studenti.
“Ritmando” è un altro progetto a cui partecipiamo, realizzato dall’Istituto professionale
Lanino in collaborazione con
l’associazione “12 dicembre” e
il gruppo “Africa Misso”. Un
laboratorio che ha lo scopo di
stimolare le capacità motorie,
ritmiche, corporee ed espressive
utilizzando come mezzo la musica, la danza e il canto. Tutte
queste collaborazioni entrano a
far parte a pieno titolo della molteplice libertà di espressione in
diverse forme in una globalità
di linguaggi, definizione che noi
utilizziamo come titolo del nostro percorso di lavoro condiviso
con l’Istituto professionale Lanino da alcuni anni».
Avete attivato una vera
rete sia con associazioni che
enti. Come ci siete riusciti?
«Devo dire che in un primo
tempo siamo andati alla ricerca
di associazioni e insegnanti interessati a condividere il nostro
obiettivo educativo e di sensibilizzazione. Ora sono le opportunità per coinvolgere i nostri
ragazzi a venire da noi... questo
perché ormai veniamo riconosciuti dalle varie realtà cittadine che ci inseriscono nelle loro
attività.
Fondamentale è stato il supporto dato dal Centro servizi
per il Volontariato, col quale si
è creata un’importante rete di
interscambio. Ne è nata una forte collaborazione e condivisione.
Tutte queste esperienze arricchiscono indubbiamente tutti coloro che vi partecipano ed ora ciò
è stato dimostrato sul campo».
Una volta di più verifichiamo
che a Vercelli opera una fitta
rete di rapporti fra entità diverse, frutto di un lavoro lungo ed
incessante, ciò testimonia una
reale integrazione e sensibilità
per le problematiche sociali. Si
tratta di un incontro e di un reciproco scambio di conoscenze.
Grazie a queste persone anche la disabilità viene sempre
più trasformata in un valore differente ma non meno prezioso.
Traspare forte la voglia di imparare che molti cosiddetti “normodotati” perdono; la capacità
di rimettersi in gioco, con gioia
ed entusiasmo, trovando in se
stessi risorse nascoste.
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PER CRESCERE
Sopra a sinistra:
gli addetti
all’allevamento
avicolo all’opera
e, a destra, Tiziana
che mostra
i pulcini
appena nati.
A sinistra il gruppo
al lavoro nell’orto.
Una mattina con ragazzi ed operatori
Dopo aver appreso la grande
mole di attività che si svolge alla
“Cascina Bargè”, la redazione
di “Spirito sociale” ha trascorso un paio d’ore con operatori e
ospiti, condividendo le quotidiane attività.
La nostra visita si svolge in
una fredda mattina di gennaio,
con una eccezionale brinata sui
tetti e sul terreno ed una temperatura polare.
Appena arrivati Marika, incuriosita dai nuovi venuti, si
presenta. Con entusiasmo e giovialità ci racconta del suo lavoro
preferito: artista al laboratorio
di Artes Liberales. È particolarmente contenta perché da
febbraio lavorerà con la creta; ha
già pronto un bellissimo bozzetto
per un ciondolo.
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Poco più avanti Alessio e altri ragazzi si provano i costumi
di carnevale, in attesa della festa del 3 febbraio, quando arriveranno Bicciolano e Bela Majin.
Ma la nostra meta è all’esterno,
nella grande aia e nei terreni circostanti, dove si trovano gli animali, l’orto e la serra che sono il
fulcro del progetto. Qui conosciamo Antonietta e Tiziana, che
ci illustrano minuziosamente le
procedure e i vari compiti per
accudire gli animali in cui sono
specializzate.
Di fronte a noi è in bella vista
il recinto dell’allevamento avicolo. Alcuni esemplari razzolano
sul terreno gelido. Vediamo numerose specie, anche rare, che
spesso partecipano a rassegne
specializzate. Antonietta e Ti-
ziana spiegano: «nelle giornate
fredde bisogna utilizzare acqua
calda per sghiacciare i contenitori dove si abbeverano gli animali. Prima di mettere l’acqua pulita devi rompere il ghiaccio... Le
galline le oche e gli altri animali
mangiano due volte al giorno.
La mattina serviamo il pastone dentro ai secchi, che teniamo
sempre lavati e puliti. Il pastone
è composto da pane ammollato
in acqua calda e mangime. Nel
pomeriggio di solito spargiamo
sul terreno altro mangime e loro,
razzolando liberi, lo mangiano».
Le condizioni ideali, ci dicono,
sono proprio quelle del terreno
gelato, infatti: «quando piove
non è possibile spargere il mangime e per entrare dobbiamo “armarci” di stivali - dice Tiziana -
Spirito sociale
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per non sprofondare nel fango».
Intanto veniamo sul discorso
delle uova: «non sempre galline
oche & company depongono le
uova - spiega Antonietta - stamattina ad esempio ne abbiamo
visto solo uno. D’inverno si trovano nei pollai, ma d’estate dobbiamo cercarle in giro».
L’argomento ci interessa, Antonietta va a prenderci un uovo
di gallina e uno d’oca, molto più
grande e bianco. Le nostre esperte ci spiegano anche le differenze
con quelle di faraona: «sono più
piccole e puntinate di grigio».
La domanda viene spontanea
e i pulcini?
«Ne nascono parecchi. Le
uova fecondate vengono portate
subito nell’incubatrice dove devono rimanere per il tempo necessario alla schiusa». L’esperta
dei nuovi nati, subito dopo la
schiusa, è Tiziana. «Togliamo
il guscio e mettiamo il pulcino
sulla lolla perché si asciughi e
si scaldi con speciali lampade
ad infrarossi… È un lavoro che
mi piace e lo trovo divertente».
Mentre parliamo il famoso asino
della “Cascina Bargè” fa sentire
il suo raglio, ci trasferiamo così
nel capannone della “stalla”,
dove si trova anche una piccola officina. «Quando è possibile
cerchiamo di costruirci da soli
le cose - spiega Elena Aguggia
che ci sta accompagnando nel
tour - ad esempio i pollai sono
stati costruiti dagli operatori con
l’aiuto dei ragazzi».
Ed eccoci finalmente davanti
a Celentano, il giovane asinello, dono del Sindaco, di circa tre
anni di età. Si lascia accarezzare, ma dimostra una certa vivacità. «È un po’ irrequieto - prosegue Tiziana - da quando ha
perso Gilda, l’anziana cavalla
Spirito sociale
che gli faceva compagnia».
Nel capannone trovano rifugio anche un bel maiale e alcuni
conigli, ci viene mostrata la stanza con l’incubatrice e le lampade
appena descritte. A proposito di
maiali Tiziana racconta: «abbiamo anche Pepita una maialina
vietnamita che ha suscitato la
simpatia di grandi e piccini nella
scorsa edizione della Fattoria in
Città». Uscendo dal capannone
Elena ci mostra un’area attigua
all’orto e spiega «proprio stamattina deve arrivare la fornitura
di legname per la costruzione
di una recinzione per delimitare
uno spazio di pascolo adeguato
per il nostro asinello». Un altro
progetto è in previsione: «grazie
ad una piccola donazione ricevuta potremo dotarci di un impianto di irrigazione che ci consentirà di coltivare, in un vasto
terreno finora incolto, attiguo
all’orto, il mais. Così facendo saremo in grado di provvedere noi
al cibo degli animali limitando
l’acquisto di mangime».
Termina così la nostra visita
con Tiziana ed Antonietta. Sono
state delle guide appassionate,
di loro ci hanno colpito la sensibilità, la spontaneità e la competenza, dovuta alla pratica. Il
racconto delle loro azioni è ancorato a compiti concreti. Capiamo
dall’entusiasmo che dimostrano
e dalla bravura quanto il lavoro
della cascina sia adatto ad ogni
tipo di disabilità, grazie proprio
alle attività, sia semplici che
più complesse, che, concatenate, danno vita a risultati visibili. Tiziana prima di lasciarci ci
parla ancora del lavoro in serra,
che inizierà verso fine febbraio.
«Principalmente - ci dice - siamo
orientati verso una produzione
di piante orticole ed aromatiche,
anche se una piccola parte viene
destinata alle piante ornamentali».
Una volta rientrati nella
struttura incontriamo Matteo,
appassionato di computer, si occupa, coadiuvato da un’educatrice, di redarre le pubblicazioni
della Cascina o le slides di presentazione per le visite didattiche. Ogni anno viene realizzato
un libretto diverso. Nel 2011 le
ricette del corso di cucina, mentre quest’anno è in preparazione
un diario dei viaggi e delle uscite
del gruppo. Tra l’altro Matteo è
un grande viaggiatore. L’educatrice ci parla del suo viaggio
in Australia e di quelli in altre
parti del mondo e lui, per mezzo
del comunicatore, esprime tanta
gioia e voglia di fare.
L’entusiasmo che abbiamo
visto nei volti di ragazzi e operatori è così dirompente che è
superfluo chiedere se si sentano
realizzati. Veder materialmente
nascere i prodotti dal seme, crescere gli animali e poi poter portare a casa il frutto del proprio
lavoro significa davvero molto
nel loro cammino di crescita.
I ragazzi della Bargè ci insegnano che ognuno ha bisogno
di realizzarsi nella propria professione, manuale o intellettuale che sia, riuscendo a produrre
qualcosa di realmente utile. A
fare la differenza non è tanto il
tipo di lavoro, quanto il nostro
modo di viverlo, la condivisione
con gli altri delle proprie ricchezze interiori e abilità.
Ci sembra doveroso citare i
componenti del team di operatori
della Bargè: Elena, Giovanni,
Gianni, Stefania, Valentina,
Carla, Ada, Franco, Angelo.
Sono loro il valore aggiunto del
progetto.
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Una bella foto di gruppo in occasione della recente festa di Natale, vediamo tutti i ragazzi con operatori e amici. I loro nomi sono: Andrea, Tiziana B., Gianni, Luca, Luigi,
Erika, Gianluca, Antonietta, Alessio, Anna F., Martina, Francesca, Ilario, Tiziana G.,
Anna L., Donatella, Melina, Bruno, Matteo, Marika.
Breve storia dei centri diurni comunali
Il progetto dei centri diurni nasce a Vercelli
nel 1973 con la denominazione di “Laboratorio protetto”, inizalmente dedicato ad attività
riabilitative rivolte alla legatoria e alla confezione di tappeti. Struttura sita in via Tigrai,
in cui operarono sia Placido Vidale che don
Alberto Colombo, attuale presidente dell’Artigiana San Giuseppe Lavoratore. Fra gli operatori che videro la nascita del centro si annoverano Marilena Gualdi e Luciana Berruto.
Nel 1979 il laboratorio protetto si trasferisce nei
nuovi locali di Villa Cingoli. Qui si sviluppano
anche le attività di psicomotricità e sportive.
Nel 1982 apre i battenti la “Cascina Lavino”,
è una struttura sorta per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità medio lieve situata
nell’area dell’ex Ospedale Psichiatrico.
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Nel 1994 nasce, a seguito di concessione della
Cascina Lavino all’Anffas, il Centro Aurora, collocato sempre nel complesso dell’ex Psichiatrico,
che mantiene una spiccata vocazione agricola.
Arriviamo quindi al momento, il 1998, in cui
si comincia a parlare del progetto di Cascina
Bargè.
Dopo alcuni anni di importanti lavori, resi possibili da finanziamenti della Regione Piemonte, al
termine dei quali viene consegnata alla città una
struttura d’eccellenza, recuperando una tipica
cascina vercellese.
Qui, dal 2004, opera il centro diurno, luogo in
cui, attraverso interventi educativi, e una vasta
serie di laboratori si sviluppano competenze lavorative in cui si rafforza la socialità lo spirito di
collaborazione e comunicazione.
Spirito sociale
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Vedi anche il servizio apparso sul numero 2 della