CONSIGLIO NAZIONALE DEI PERITI INDUSTRIALI
E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI
PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
R A P P O R T O
F I N A L E
Il valore della sicurezza in Italia
ROMA, MARZO 2004
Il rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricerca del Censis diretto da
Maria Pia Camusi e composto da Ester Dini, Simona Fallocco, Gabriele
Niola, Giuseppe Lubrano, Elena Mariniello, Vittoria Coletta.
INDICE
1. Introduzione
1.1. Lacune e strabismi nella cultura della sicurezza
1.2. Quale sicurezza nella casa – guscio
1.3. Una politica orizzontale e condivisa
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2. Parte generale: Il valore della sicurezza
2.1. La cultura della sicurezza tra dovere e responsabilità
2.1.1. La sicurezza come “bene da produrre”
2.1.2. Il “dovere” sicurezza
2.2. La percezione della sicurezza
2.2.1. Il confronto tra presente e passato
2.2.2. Le origini dell’insicurezza
2.3. La prevenzione, prima di tutto
2.3.1. Le responsabilità individuali
2.3.2. I responsabili della complessità
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3. Parte monografica: la sicurezza in ambiente domestico
3.1. La microincidentalità diffusa
3.1.1. I numeri dell’incidentalità domestica
3.1.2. L’anagrafe degli infortuni: i soggetti a rischio
3.1.3. La geografia delle insidie domestiche
3.2. La multidimensionalità del rischio domestico
3.2.1. Quanto e come crescono i rischi nelle
abitazioni
3.2.1. La qualità del sistema abitativo
3.2.3. L’ambiente domestico tra sovradotazione e
ipertecnologizzazione
3.2.4. Cattive abitudini e distrazioni: “un giorno di
ordinario pericolo”
3.3. Sicurezza domestica: la “ricetta” che ancora non c’è
3.3.1. Da soli si rischia di più: la sicurezza come
sistema
3.3.2. Il nodo della prevenzione
3.4. L’analisi cluster: le sei tipologie
3.4.1. I sicuri per caso
3.4.2. Gli irrecuperabili
3.4.3. I previdenti
3.4.4. Gli acquirenti
3.4.5. Gli attendisti
3.4.6. Sicuri “fai da te”
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4. Nota metodologica
4.1. La metodologia di indagine
4.2. Il profilo degli intervistati
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1.
INTRODUZIONE
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
1.1. Lacune e strabismi nella cultura della sicurezza
La sicurezza in Italia non è ancora un valore sociale. Forse poichè è una di
quelle materie sociali che non possono uscire dallo stato nascente solo grazie
allo stimolo di una normativa completa e attenta – che pure l’Italia si è data né di vincoli di contenimento e di orientamento ai comportamenti individuali,
ma che ha bisogno di un processo di socializzazione più profondo.
Questo è il quadro complessivo che emerge dal lavoro di ricerca e di
approfondimento realizzato dal Censis sul tema della sicurezza e di quella
domestica, in particolare, per conto del Consiglio Nazionale dei Periti
Industriali e dei Periti Industriali Laureati.
La sicurezza, dunque, è una dimensione sfuggente sul piano sociale e non
definibile sul piano sistemico: gli italiani cioè hanno una visione ancora molto
formale della sicurezza, che stenta a diventare uno degli elementi su cui si sta
ricomponendo la loro sensibilità e la loro identità collettiva e, al tempo stesso,
la frammentazione di soggetti e di responsabilità pubbliche e private in materia
fa sì che non se ne possa ancora parlare come di una dimensione strutturata.
Gli italiani che hanno un comportamento pro-attivo nei confronti della
prevenzione e che davvero pensano faccia capo intanto a loro stessi affrontare
e risolvere le questioni legate alla sicurezza sono poco più del 31%, mentre il
21% di essi si possono definire persone fortunate a non essere incappate in
incidenti, ma soprattutto il 47% circa è composto da persone che vivono nella
distrazione più completa, non si curano di sè e degli altri e aspettano che sia un
soggetto esterno, preferibilmente pubblico, a doversi far carico della loro
incolumità a casa, sulle strade e nei luoghi di lavoro.
La sicurezza quindi è un elemento virtuoso e gratificante per una parte limitata
della popolazione, al cui interno prevale invece una cultura della sicurezza di
tipo strumentale: quando cioè si tratta della propria salute e della propria casa
gli italiani si sentono completamente responsabili e si dichiarano anche
disponibili ad impegnarsi di più. Su altri temi che, invece, sono percepiti come
altro da sè - dal luogo di lavoro alla sicurezza del patrimonio edilizio - la
responsabilità diminuisce e cresce la domanda di tutela soprattutto presso le
istituzioni.
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Per questo si tratta di una cultura strabica, che sottovaluta la rilevanza che i
comportamenti individuali hanno nell’accrescimento dei livelli di sicurezza in
tutti gli ambiti in cui la si ricerca, ma al tempo stesso si esprime in azioni che
lascerebbero pensare ad un tipo di consapevolezza diverso. Sotto questo
profilo basti pensare che:
- le persone non si sentono responsabili per la sicurezza degli edifici, degli
ambienti di lavoro e dell’ambiente;
- tant’è vero che delegano le istituzioni ad occuparsi di tali questioni;
- tuttavia, pensano che l’irresponsabilità dei singoli sia fra i primi tre fattori
(insieme alla mancanza di norme adeguate e al terrorismo) che determinano
situazioni a rischio;
- e tendono ad adottare comportamenti pro-attivi, come manutenere la
propria auto, essere solidali con chi ha bisogno di aiuto e tenere in ordine il
proprio micro-ambiente;
- senza contare la disponibilità – effettivamente teorica, ma pur tuttavia
manifestata - a spendere di tasca propria per un ambiente più pulito, per
alimenti sani e per la possibilità di viaggiare senza rischi.
Questi atteggiamenti contradittori si riflettono anche sui timori legati a
situazioni a rischio: gli italiani hanno paura in primo luogo degli incidenti
stradali, mostrando in questo di sapere, o quantomeno di percepire, che si
tratta di un pericolo crescente e molto grave, visto che gli incidenti stradali
hanno un indice di mortalità altissimo, pari al 2%, e sono la seconda causa di
infortunio.
Per il resto, le maggiori paure si concentrano su eventi che non sono
dominabili (l’inquinamento dell’ambiente e i disastri naturali) mentre si
sottovalutano lo stress da lavoro, le malattie professionali e gli infortuni
domestici che sono di gran lunga superiori alle statistiche ufficiali. Sotto questo
profilo, l’indagine sulla popolazione condotta per la redazione di questo
rapporto ha messo in luce un fenomeno di micro-insicurezza sommersa che
nei valori supera in modo significativo i dati ufficiali.
Per gli italiani, nell’ultimo anno, la prima fonte di incidentalità è stata quella
domestica (27,8%), seguita dai disturbi legati allo stress da lavoro (24,8%), dagli
incidenti stradali (10,8%) e, infine, dai disturbi di salute legati a cause inquinanti
(5,7%). I dati ufficiali, in realtà, confermano le tendenze rilevate sul campo: gli
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
infortuni in casa nel 2000 sono stati quasi 3 milioni e mezzo, coloro che hanno
subito incidenti sul lavoro quasi un milione e gli incidenti stradali 229mila
persone.
Sul piano delle prospettive, deve far riflettere il volume di persone che
denunciano stress da lavoro, che naturalmente crescono moltissimo fra gli
occupati (33,3%), ma che non sono meno consistenti fra gli studenti e i
disoccupati (21,9%) e fra le casalinghe(13,4%).
1.2. Quale sicurezza nella casa – guscio
La sicurezza domestica, dunque, rappresenta a tutt’oggi la prima causa di
incidentalità e, con i suoi 8.000 deceduti stimati, presenta un tasso di mortalità
pari allo 0,2%.
L’aumento progressivo dell’insicurezza domestica (dal 1998 al 2000 gli
incidenti sono cresciuti del 5,6%) è sicuramente riconducibile, da un lato,
all’emersione del fenomeno, legata soprattutto ad una maggiore propensione
degli italiani a denunciare gli eventi. Dall’altro lato, invece, bisogna riscontrare
un aumento delle situazioni a rischio, legate a:
- la crescita di popolazione nelle fasce che più di altre sono esposte a subire
incidenti domestici, ossia gli anziani e le donne;
- il mutamento degli stili di vita, caratterizzati da una intensificazione dei
tempi di lavoro e dal venir meno della distinzione fra tempo di lavoro e di
non lavoro, tal che spesso le persone continuano a operare anche da casa,
con notevoli conseguenze sul livello di attenzione riservato per le
incombenze, appunto, domestiche;
- il processo di delega del lavoro domestico a tutti i membri della famiglia,
oltrechè alle donne, che non corrisponde sempre ad una uguale
responsabilizzazione e capacità di svolgimento di mansioni tipicamente
femminili;
- la complessità degli strumenti e degli oggetti che entrano nelle case degli
italiani e che spesso, pur essendo ad alta componente tecnologica, non sono
di facile utilizzabilità, ma richiedono uno studio delle istruzioni a cui non
tutti hanno voglia o tempo di dedicarsi.
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Queste situazioni a rischio sono alimentate proprio nel rapporto che gli italiani
hanno con la sicurezza abitativa e con la cultura che esprimono a riguardo.
Intanto, gli italiani distinguono ancora fra la sicurezza infra-domestica e quella
dell’immobile in cui vivono nel suo complesso, per cui per la prima si
impegnano in prima persona, per la seconda sembra che stiano sviluppando
una sensibilità più elevata, ma ancora in modo molto contenuto.
La casa – guscio è quella per cui si osserva il maggiore impegno. Le case degli
italiani sono molto attrezzate e fornite di quei sistemi di confort, anche ad alta
intensità tecnologica, che le rendono non solo al passo con i tempi, ma anche
funzionali: la lavatrice ormai è presente nella quasi totalità delle case, mentre la
lavastoviglie solo nel 42,3%, segnalandosi come il nuovo oggetto-simbolo
dell’emancipazione femminile che ancora è da colmare. Al tempo stesso si deve
registrare la presenza quasi marginale di componenti a rischio come le
coperture di eternit (5,9%). In casa ci sono anche strumenti di regolazione e di
controllo degli impianti, come i salvavita e la messa a terra, e le cappe di
aspirazione.
Ma l’atteggiamento di cura degli italiani per la casa è testimoniato soprattutto
dagli interventi di manutenzione che hanno realizzato negli ultimi due anni e
che hanno intenzione di fare nei prossimi dodici mesi: la percentuale di chi ha
fatto manutenzione degli impianti idraulici, elettrici o di riscaldamento arriva al
93,3%, quella di chi ha messo o metterà a norma il sistema elettrico è del
52,6%. Certo, è basso il numero di coloro che vogliono bonificare l’abitazione
da sostanze tossiche, ma poichè sembrano non averne in misura rilevante, non
si può dire che a questo obiettivo corrisponda un disimpengo diretto.
Questo atteggiamento complessivamente attento alla qualità infra-domestica
non protegge gli italiani dalle proprie paure, e soprattutto da se stessi. La
distrazione, infatti, è sempre in agguato e costituisce una fonte piuttosto
importante di insicurezza, quando non di incidenti: il 46% circa degli italiani
negli ultimi tre mesi ha adottato in casa un comportamento che avrebbe potuto
avere conseguenze molto negative, e il 32% di questi è stata molto vicino a
pericoli gravi, daterminati dal lasciare il ferro da stiro acceso, dallo scordare le
pentole sul fuoco, o dal lasciare il gas aperto.
Si capisce allora perchè l’incubo degli italiani è quindi quello del far da sè, che è
riconosciuto come una fonte di pericolosità molto elevata, ma che attrae
sempre più persone.
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
E per l’immobile nel suo insieme? Su questo piano gli italiani mostrano di avere
una cultura ancora in costruzione. Per avere un fabbricato sicuro sarebbero
effettivamente disposti a pagare in prima persona, ma, come si diceva poc’anzi,
non perchè si sentano responsabili: pagare va bene, purchè siano altri ad avere
l’onere di scegliere gli interventi da fare e del loro controllo.
1.3. Una politica orizzontale e condivisa
Sulla base delle considerazioni e delle analisi svolte fin qui ci si chiede allora
quali linee politiche siano importanti per accompagnare la popolazione verso
soglie più mature e condivise di sicurezza domestica.
Un primo passo in avanti va compiuto proprio sul piano dell’individuazione di una funzione
sociale innovativa per la sicurezza. La sicurezza dovrebbe, infatti, essere considerata
come un elemento trasversale a tutte le aree in cui si articola il sistema del
benessere sociale ed economico. In altre parole può diventare il nuovo medium
di collegamento fra la qualità della vita personale, del lavoro, del post-lavoro, e
dell’ambiente, una sorta di nuovo medium su cui ricostruire un welfare davvero
innovato e proiettato al futuro.
Ma se alla sicurezza si vuole affidare questo ruolo di vettore orizzontale di
innovazione del sistema socio-economico, si deve governare con logiche, con
contenuti e con formati altrettanto orizzontali.
Le logiche devono fare i conti con il gap esistente fra cultura attesa ed esistente
di sicurezza, non dando per scontato che il progresso del sistema normativo
abbia portato di per sè ad un aumento della seconda. Certamente, senza
l’insieme delle leggi di cui il paese si è dotato negli anni ‘90, gli effetti negativi
dell’insicurezza sarebbero stati molto più gravi, ma queste norme non hanno
ancora portato alla definizione di una cultura condivisa, che invece va costruita
con scelte coerenti e mirate. Non basta, per essere chiari, che la casalinga eviti
di salire su scale traballanti: serve che quelle scale non vengano più messe in
commercio e che chi ne produce di diverse, tenendo conto degli standard di
sicurezza, sia adeguatamente riconoscibile sul mercato.
I contenuti delle politiche necessarie per accompagnare la sicurezza verso soglie
più mature e condivise di ruolo passano per tre ordini di interventi.
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Il primo riguarda la qualità degli immobili, che certamente, negli ultimi anni
ha subito un adeguamento in positivo, per via dell’applicazione e della cogenza
di normative riguardanti soprattutto la messa a norma degli impianti principali,
ma che a tutt’oggi non è esente da rischi e da fenomeni di criticità. Sotto questo
profilo, le aree scoperte sembrano soprattutto tre:
- l’introduzione di un percorso di certificazione di qualità degli edifici abitati
che possa costiture, ad esempio, un criterio necessario per la loro
valutazione di mercato e gli eventuali passagi di proprietà;
- l’istituzione di un documento dinamico della casa, che fornisca cioè una
valutazione del rischio ex-ante e degli interventi sostenuti ex-post per la sua
manutenzione e/o ristrutturazione;
- la definizione di percorsi di incentivazione fiscale per le spese sostenute a
favore della sicurezza domestica.
Una seconda linea di politiche deve essere diretta a migliorare la qualità dei
prodotti che entrano nelle case e che spesso, ancora oggi, sono privi delle
più elementari caratteristiche di sicurezza. Da questo punto di vista, ci sono
alcuni fattori che appesantiscono questa situazione: dal fenomeno in crescita
delle contraffazioni, all’aumento di importazioni di oggetti a basso costo che
non rispettano le normative sulla sicurezza, alla mancanza di informazioni sul
potenziale tossico o inquinante di certi materiali. Certamente, molto è stato ed
è fatto, ma non basta. Il fare di più passa per almeno due direttrici di impegno:
- rendere più diffusi i flussi di informazione sulla qualità dei prodotti e sui
livelli di manipolazione degli stessi marchi di qualità;
- promuovere e definire percorsi di maggiore responsabilizzazione sociale
delle imprese sul piano della sicurezza interna e di quella dei prodotti che
scaricano sul mercato, visto che gli italiani sono disposti a premiare aziende
che adottano sistemi produttivi non nocivi per l’ambiente, per la salute dei
dipendenti e dei consumatori.
Un terzo filone di politiche e di interventi riguarda la cultura della sicurezza
che in relazione alla casa ha fatto passi in avanti, ma continua a caricarsi di
elementi critici. La consapevolezza sui pericoli e i rischi domestici e lo stesso
attaccamento degli italiani alla loro casa da soli non bastano a cambiare le loro
abitudini e il loro rapporto con la prevenzione. Il problema non risiede solo
nell’intensificazione dei ritmi di lavoro, ma nel fatto che la casa si svuota
progressivamente dei soggetti tradizionali, soprattutto femminili, che l’hanno
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
sempre popolata, per impegni occupazionali o per altre attività, e, se non
rimane vuota, si riempie di soggetti nuovi – dalle colf a tempo, al personale di
cura, agli affittuari di stanze – che hanno con la casa un rapporto estraneo e
distante. Per questo insieme di ragioni e per la difficoltà esplicita degli italiani a
razionalizzare il tema della sicurezza come una loro priorità srebbe importante
disporre di interventi mirati a:
- sensibilizzare diffusamente la popolazione sulla sicurezza domestica intesa
come obiettivo sociale e di benessere collettivo, attraverso campagne di
informazione e strumenti di formazione;
- creare figure trasversali esperte di sicurezza indoor che possano fungere da
terziario informato non solo per le singole famiglie, ma per gli stessi
professionisti tecnici chiamati ad operare in casa;
- diversificare i percorsi assicurativi allargando la platea di soggetti assicurabili
e puntando all’allegerimento dell’eventuale premio in presenza di standard
di qualità dell’immobile e/o della casa in questione.
Un ultimo aspetto, ma non meno importante, riguarda i soggetti che possono
concretamente farsi carico della individuazione della sicurezza come valore
collettivo. Anche in questo caso si pensa ad un formato che sia il più possibile
corrispondente alla logica di orizzontalità già richiamata.
I soggetti chiamati in causa sono molteplici, pubblici e privati, e non potrebbe
che essere così, vista la spalmatura che la sicurezza ha sui tanti aspetti della vita
sociale e personale.
Nel caso debbano risolvere problemi tecnici che riguardano la loro casa il 67%
circa degli italiani non esita a rivolgersi a professionisti specializzati come i
periti industriali. I periti, inoltre, sono gli operatori a cui il 25% degli italiani si
rivolgererebbe anche per esprimere una valutazione sugli interventi che
sarebbero necessari per garantire loro il buono stato del loro immobile. D’altra
parte, quella dei periti industriali è una categoria professionale molto vicina da
decenni al fabbisogno sociale di tecnicalità: la loro presenza capillare sul
territorio e la loro capacità di interagire in modo immediato con il bisogno del
cliente, dando risposte qualificate e complete, rappresenta un biglietto da visita
più che valido e vincente per partecipare ad una gestione orizzontale della
sicurezza. Ciò che serve, sul piano tecnico, infatti, non sono solo progetti e
proposte, ma la capacità di entrare in relazione immediata con la domanda di
sicurezza e di dare a questa risposte concrete, sapienti e di lunga durata.
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Non è pensabile forse che si debba creare una struttura verticale di gestione
della sicurezza, ma piuttosto un circuito a cui potrebbero partecipare tutti i
soggetti interessati e chiamati a responsabilità: dai Ministeri competenti, alle
aziende pubbliche che già operano nel settore, alle associazioni sociali e
professionali, alle imprese private e ai loro soggetti di rappresentanza, agli Enti
Locali, alle stesse Regioni e, naturalmente ai Consigli Nazionali delle
professioni tecniche. Servirebbe cioè un coordinamento a dimensione
nazionale che potesse funzionare da luogo di sintesi decisionale per la
definizione degli interventi e delle politiche necessarie e che dovrebbe collegare
questi interventi, quando possibile, alla dimensione territoriale.
Non è altrettanto pensabile che un organismo del genere possa funzionare
senza un ruolo di coordinamento e di orchestrazione generale, benchè non
spetti a questo rapporto il compito di indicare chi possa svolgerlo. Certamente,
tutti i soggetti che potrebbero potenzialmente farvi parte e che sono stati
direttamente sentiti nel corso del lavoro si sono espressi a favore dell’ipotesi di
costituire questa sorta di Camera della sicurezza. Certamente, spetta al Consiglio
Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati il merito di aver
individuato per primo la rilevanza del tema, nonchè la responsabilità di tradurre
in comportamenti politicamente rilevanti la fiducia e le attese che gli italiani
ripongono nei suoi iscritti.
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FONDAZIONE CENSIS
2.
PARTE GENERALE:
IL VALORE DELLA SICUREZZA
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
2.1. La cultura della sicurezza tra dovere e responsabilità
2.1.1. La sicurezza come “bene da produrre”
La sicurezza è un bene fondamentale di tutti i cittadini. Essa si riferisce a
quell’insieme di condizioni materiali, di percezioni e di rappresentazioni
individuali e collettive che consentono ad un soggetto o a un gruppo di avere la
convinzione di essere in grado di fronteggiare eventi che potenzialmente si
presentano come una minaccia.
In tal senso, la sicurezza prefigura una condizione di ordine, intesa a proteggere
l’individuo da situazioni di rischio o di aggressioni alla sua persona, a quella di
coloro che gli sono più prossimi, ai suoi beni o, più in generale, al suo modo di
vivere.
La rinuncia, che ne consegue, ad una parte di libertà, la quale pretenderebbe di
non avere vincoli ed imposizioni dall’esterno alla piena soddisfazione dei
propri bisogni e desideri, finisce, pertanto, per essere propedeutica all’esercizio
stesso della libertà: chi è sicuro, infatti, si sente libero e lo è anche in quanto al
sicuro, cioè al riparo da pericoli. Da questo punto di vista, la percezione della
sicurezza è, altresì, strettamente connessa ad un atteggiamento di fiducia –
interpersonale, sociale ed istituzionale – che costituisce una condizione
essenziale della socialità.
All’apertura del nuovo millennio, la società post-moderna appare, tuttavia,
compressa tra due fenomeni uguali (per intensità) e contrari (per effetti): da un
lato, la globalizzazione dei mercati, la loro crescente liberalizzazione e la
rivoluzione dei mezzi di comunicazione e di informazione, che ha prodotto
omologazione degli stili di vita, oltre che dei consumi, e messo in moto tutta
una serie di relazioni e di attività umane produttrici di interdipendenza tra
società, culture, popolazioni. Dall’altro, l’affiorare di una società
individualizzata, concentrata, pertanto, sui bisogni, sui vissuti e sulle risposte
individuali. Due realtà solo apparentemente contraddittorie.
La globalizzazione, infatti, attiva processi dotati di moto proprio, spesso
spontanei e imprevedibili, così come privi di controllo. Processi che incidono
sulle condizioni di vita degli individui, talvolta senza che questi possano
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FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
determinarli o influire su di essi, e che, dunque, li espongono di fatto
all’insicurezza endemica della loro posizione e all’incertezza delle loro azioni.
Le politiche di deregolamentazione del mercato del lavoro, dirette allo sviluppo
della flessibilità e che portano alla perdita del posto fisso; le conseguenze di tale
precarietà del lavoro che, non essendo questo più espressione di rapporti
sociali collettivi duraturi, incidono sulla possibilità di costruire una famiglia e di
garantirne la continuità; la riforma senza fine del Welfare State, che mette in
discussione diritti antichi come quello alla pensione; l’irrompere di profonde
differenze culturali e antropologiche provenienti dal sud del mondo, che pone
questioni di notevole impatto sul piano delle relazioni interpersonali, sia su
quello delle relazioni socio-politiche; la commercializzazione di prodotti
alimentari geneticamente modificati; i pericoli ambientali e la crisi degli ecosistemi naturali, i rischi tecnologici e politico-militari. Sono, questi, solo alcuni
dei fattori che contribuiscono ad alimentare, oggigiorno, la sensazione di
sgomento e di insicurezza dell’uomo occidentale. E che, di fatto, cambiano lo
stesso significato del termine sicurezza, che non ha più a che fare
semplicemente con la difesa della propria incolumità, bensì con la possibilità e
la capacità di individuare un orizzonte di senso.
D’altro canto, la dimensione sociale dell’incertezza innesca e alimenta
l’individualizzazione della società, in cui le contraddizioni sistemiche, pur
essendo prodotti sociali, sono vissute ed affrontate sul piano individuale, quali
esperienze per lo più private, cui i singoli devono far fronte per lo più da soli.
Quasi come se l’assenza di garanzie di sicurezza per la propria persona, la
diffidenza circa ciò che può riservare il futuro e, peggio, la carenza di fiducia
nel prossimo e nelle istituzioni, costituiscano un impedimento alla volontà di
assumersi i rischi dell’azione collettiva. E, conseguentemente, rendano tutti
personalmente responsabili del futuro, almeno nel proprio piccolo.
Se è questo, pertanto, lo scenario della società contemporanea, la sicurezza non
è più, da tempo, semplicemente un bene da tutelare, bensì un bene da produrre,
agendo, nella vita quotidiana dei cittadini, sulle modalità con cui si costruisce il
senso di sicurezza nelle loro reti di relazione. In concreto, attivando risposte
che si traducano nella reale possibilità di disporre, davanti ad un bisogno, di un
servizio che offra e garantisca protezione e riparo.
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FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
2.1.2. Il “dovere” sicurezza
L’esigenza di sentirsi sicuri emerge con forza dall’indagine svolta dal Censis ad
inizio anno: il 56,6% degli intervistati, ai quali è stato chiesto di indicare che
cosa rappresenti per loro la sicurezza, ha risposto, infatti, che la sicurezza
rappresenta un dovere (tab. 1 e fig. 1). Non semplicemente un obiettivo da
raggiungere (19,7%) o un investimento per il proprio futuro (11,3%), bensì un
obbligo, cui si è tenuti per soddisfare il bisogno individuale e sociale di
un’esistenza quanto più immune da rischi, se non addirittura il bisogno naturale
alla sopravvivenza.
Questo vale soprattutto per le donne (lo afferma il 60,6% contro il 52,4% degli
uomini), la cui maggiore vulnerabilità, intesa come maggiore esposizione al
rischio (a trovare un lavoro stabile, a conciliarlo con le esigenze della famiglia
senza rischiare di perderlo, a confrontarsi con l’impegno del lavoro domestico)
deriva da condizioni di oggettiva difficoltà che impediscono loro di adattarsi al
meglio all’ambiente esterno, ai suoi ritmi, alla sua organizzazione complessiva.
E vale soprattutto, altresì, per i giovani adulti, di età compresa tra i 30 e i 44
anni, i quali, più degli altri, sperimentano per esempio, le conseguenze della
precarizzazione del lavoro, nonché della nuova configurazione del sistema
socio-economico. Problemi, questi, che innescano la paura di essere costretti a
rinunciare all’esercizio di saperi acquisiti e a conoscenze accumulate affinché il
lavoro sia non solo un mezzo per guadagnarsi di che vivere, ma un luogo di
realizzazione di interessi, progetti e desideri individuali. Con tutto ciò che ne
consegue sul piano dei rapporti sociali, famigliari, di convivenza civile. Non è
un caso, peraltro, che per loro, così come per i più giovani, la sicurezza, oltre
che un dovere (come afferma il 60% dei soggetti della classe di età compresa
tra i 30 e i 44 anni e il 53,6% dei soggetti della classe di età compresa tra i 18 e i
29 anni) è un obiettivo (rispettivamente per il 19,1% e il 21,5%), rappresenti un
investimento per il futuro (13,7% e 12,2%).
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FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 1 - La rappresentazione della sicurezza per età (val.%)
6,1
6,6
un'illusione
13,7
12,2
un costo
un investimento
2,9
4,3
5,6
11,0
8,8
19,1
4,8
7,6
11,3
19,1
19,7
60,0
55,5
56,6
30-44 anni
45-64 anni
Totale
21,5
un obiettivo
un dovere
53,6
18-29 anni
Fonte: indagine Censis, 2004
Al contrario, per le persone di età più avanzata, compresa tra i 45 e i 64 anni,
pur essendo innanzitutto un dovere (55,5%) e un obiettivo (19,1%), la
sicurezza rappresenta un costo (lo afferma l’11% contro il 6,6% dei più giovani
e il 4,3% degli adulti). Il che trova abbastanza d’accordo casalinghe (11,3%),
pensionati (12,2%) e studenti (10,2%), piuttosto che, per esempio, le persone
che possono contare su un’occupazione (4,3%) (tab. 2). Segno, questo, che il
fatto di essere attrezzati sul piano economico e psicologico, se non fosse altro
che per un fatto anagrafico costituisce un veicolo di sicurezza, nella misura in
cui consente di sopportare più agilmente i costi (economici, ma anche emotivi),
in termini di accesso ai servizi e ai sistemi di prevenzione e di tutela della
sicurezza, necessari a fronteggiare le eventuali minacce alla propria persona.
In ogni caso, indipendentemente dal tipo di condizione professionale, resta
acquisito il dato secondo cui la sicurezza è innanzitutto un dovere, essendo
questa esigenza indicata come prioritaria dalle stesse casalinghe (60,5%) e dai
pensionati (50,4%), allo stesso modo di chi può contare su un’occupazione
(58,0%) o da chi non può contarci, come studenti e disoccupati (54,4%).
La disaggregazione dei dati per ripartizione geografica non fa emergere
indicazioni diverse da quelle emerse sul piano generale, nel senso che dal nord
al centro, al sud non cambia l’ordine di priorità delle rappresentazioni personali
della sicurezza, che è innanzitutto un dovere, sia pure più sentito nel sud e nelle
isole (lo affermano il 61,7% degli intervistati), dove si ha a che fare con realtà
storicamente meno attrezzate ad affrontare le trasformazioni di una società
globale e globalizzata, piuttosto che al centro (57,4%) o al nord (53,6% nelle
regioni nord-occidentali e 52% in quelle nord-orientali).
14
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Se il bisogno di sicurezza si configura, nella società attuale, come un dovere il
quale comporta, in definitiva, la responsabilità, oltre che sociale ed istituzionale,
soprattutto individuale di dover fronteggiare situazioni (potenzialmente e
realmente) rischiose, tale responsabilità risulta tanto più sentita quanto più si
tratta di dimensioni della vita umana di cui si pensa di poter avere il controllo.
In questo senso, ci si sente completamente responsabili della propria salute e
sicurezza personale (72,9%), della propria abitazione (64,7%), nonché, sia pur
in misura minore (32,5%), del proprio luogo di lavoro. Mentre ci si sente solo
in parte responsabili, per esempio, della tutela dell’ambiente locale (35,9%) o
degli edifici pubblici e privati (40,5%), la cui vivibilità, nel primo caso, o
funzionalità, nel secondo, deve essere garantita prevalentemente dalla
collettività nel suo insieme e, ancor di più, dalle istituzioni, cui spetta il compito
di assicurare una condizione di ordine, in cui la vita dei cittadini non sia
disturbata né messa in pericolo da fenomeni di devianza o di degrado (tab. 3 e
fig. 2).
Fig. 2 - La responsabilità di ciascun individuo sulla sicurezza
dei diversi aspetti (val.%)
0,9
7,0
3,1
9,9
7,9
17,9
21,2
19,2
22,3
Per nulla
35,9
26,3
40,5
Solo in parte
23,4
Prevalentemente
72,9
28,3
64,7
22,4
Completamente
32,5
27,9
15,9
Salute/sicurezza
personale
Abitazione privata
Il proprio luogo di
lavoro
Tutela dell’ambiente
locale
Edifici pubblici e
privati
Fonte : Indagine Censis, 2004
15
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Quanto alle differenze di genere, se le donne si sentono completamente più
responsabili degli uomini a proposito della salute e della sicurezza personale
(73% contro 72,6%), gli uomini lo si sentono di più in relazione alla loro
abitazione privata (65% contro 64,4%). Tuttavia, ciò che rileva non sono tanto
i margini (minimi) di distacco tra i valori riportati al riguardo, quanto piuttosto
il fatto che, per entrambi i sessi, la responsabilità è massima quando si tratta di
provvedere alla tutela della propria salute e alla sicurezza della propria casa. Per
quanto, in realtà, spetti allo Stato, se non altro, precostituire le condizioni (se
non proprio i mezzi) affinché poi gli individui abbiano l’effettiva possibilità di
farlo, soprattutto per quanto riguarda la salute.
Un discorso a parte merita la considerazione del grado di coinvolgimento in
termini di responsabilità relativamente al luogo di lavoro, in cui emerge
chiaramente la percezione di sostanziale precarietà da parte delle donne circa la
loro posizione. Solo il 27,3%, contro il 37,4% degli uomini, infatti, si è espresso
nel senso di una completa responsabilità riguardo al proprio luogo di lavoro,
dove evidentemente, nonostante i traguardi raggiunti dalle donne e
l’importanza del loro apporto in termini di competenze e di capacità, risultano
ancora diffuse situazioni di disuguaglianza (quanto a effettiva valorizzazione e,
dunque, a sicurezza) rispetto ai colleghi maschi.
Sempre in merito al luogo di lavoro, il senso di responsabilità viene avvertito in
misura maggiore nella popolazione di età media (37% per la classe di età
compresa tra i 30 e i 44 anni, contro il 31,3% rilevato in corrispondenza della
classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni e il 29,1% relativo alla classe di età
compresa tra i 45 e i 64 anni), la quale risulta la più sensibile anche per ciò che
riguarda la piena responsabilità personale del livello di sicurezza della propria
abitazione privata (66,4% contro il 60,1% dei più giovani e il 65,8% dei più
anziani). Al contrario, non si rilevano apprezzabili differenze, quanto alle
diverse classi di età, in merito alla assunzione di responsabilità circa la propria
salute che, in ogni caso, costituisce in assoluto la dimensione della vita umana
rispetto alla quale gli individui si sentono più responsabili (tab. 4).
Sicurezza personale e sicurezza domestica risultano, altresì, i due aspetti su cui
si concentra la massima responsabilità degli individui rappresentati dal nostro
campione, quale che sia la loro provenienza geografica. Con l’unica differenza
che, mentre al centro e al sud e nelle isole, risulta prevalere la responsabilità per
la sicurezza personale (rispettivamente 80,1% e 79,5%), nelle regioni
settentrionali (66,6% al nord-ovest e 70,4% al nord-est) risulta prevalere quella
per l’abitazione privata. Al contrario, appare marcato il divario tra le diverse
aree geografiche quanto all’intensità con cui si percepisce la responsabilità
16
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
personale rispetto agli altri contesti. A proposito del luogo di lavoro, per
esempio, al nord ci si sente completamente più responsabili (come si evince
dalle risposte al riguardo, rispettivamente del 40,2%, nel nord-ovest, e del
33,3% nel nord-est) rispetto al sud (28,1%9 o al centro (26,2%), dove, infatti, la
maggioranza degli intervistati ha dichiarato di sentirsi responsabile solo in parte
(34,6%). Analoghe considerazioni si possono fare in merito alla tutela
dell’ambiente locale, e a quella degli edifici pubblici e privati, dove la gran parte
degli intervistati del nord-est, del centro e del sud e delle isole (con punte
superiori al 50% nel caso delle regioni dell’Italia centrale) si sente solo in parte
responsabile del livello di sicurezza, quando, al contrario, nel nord-ovest ci si
sente completamente responsabili (tab. 5 e fig. 3).
Fig. 3 - Italiani che si considerano completamente responsabili dei diversi aspetti della
sicurezza, per area geografica (val.%)
80,1
centro
sud
nord est
nord ovest
79,5
68,5
63,1
40,2
39,3
33,3
32,0
25,6
26,2
28,1
10,8
Salute/sicurezza personale
Ambiente locale
Luogo di lavoro
Fonte : Indagine Censis, 2004
In definitiva, la preoccupazione di un futuro precario sembrerebbe indurre a
cercare sbocchi tangibili, facendo convergere in concreto sui problemi della
sicurezza di dimensioni e luoghi (innanzitutto il corpo e la casa) che sono alla
nostra portata. I quali diventano, pertanto, dei luoghi-rifugio in cui difendere la
propria intimità e la propria privacy dalle minacce nei confronti delle sempre più
limitate fonti di stabilità e di certezza.
L’abitazione privata, in particolare, finisce per assumere i contorni della casa
protettrice, ossia il luogo chiuso che tendenzialmente isola, anche e soprattutto
fisicamente (si pensi al ricorso sempre maggiore ai dispositivi di allarme o a
17
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
quelli salva-vita, alle inferriate alle finestre, ecc.) da un ambiente, per molti
versi, ostile. Il che, peraltro, è vero, in special modo, quando si ha a che fare
con la responsabilità personale della sicurezza anche dei propri familiari (come
dichiara il 71,2% degli intervistati), per i quali, in ogni caso, ci si sente sempre
responsabili quale che sia l’ambito di vita considerato; si tratti, in ordine
descrescente, della salute (70,4%), della tutela dell’ambiente locale (62,4%), del
luogo di lavoro (44,2%) o della sicurezza degli edifici pubblici e privati (43,1%).
Rispetto alle persone che, invece, fanno parte della cerchia dei conoscenti
(amici, colleghi, vicini di casa) ci si sente responsabili, sia pur in misura minore,
quando si ha a che fare, come si è detto, con la propria abitazione (44,6%) o
con la salute (41,5%), con la tutela dell’ambiente locale (41,1%), ma non con il
patrimonio edilizio e il lavoro (solo una minoranza, rispettivamente del 29,9%
e del 29,7% si è espressa in tal senso a favore) (tab. 6 e fig. 4).
Fig. 4 - Italiani che si sentono responsabili anche per gli altri (val. %)
71,2
70,4
62,4
41,1
44,6
43,1
29,9
Tutela dell’ambiente locale
Edifici pubblici e privati
Famigliari
44,2
41,5
29,7
Abitazione privata
Il proprio luogo di lavoro
Salute/sicurezza personale
Altre persone (vicini di casa, amici, collaboratori, colleghi, …)
Fonte : Indagine Censis, 2004
Queste considerazioni non possono essere estese, tuttavia, in maniera indistinta
a tutto il territorio nazionale. Quanto alla responsabilità personale della
sicurezza dei propri familiari, l’analisi dei dati disaggregati per ripartizione
geografica pone in evidenza che, a differenza del nord, dove ci si dichiara, in
ogni caso, responsabili, al centro e nel sud e le isole, laddove questa volontà c’è
(nel caso degli ambiti lavorativo ed edilizio, infatti, la maggioranza degli
intervistati non si pone neppure il problema), viene sentita generalmente in
misura minore rispetto al nord (tab. 7). Qui, peraltro, risulta particolarmente
significativa l’importanza attribuita alla responsabilità personale della sicurezza
altrui nell’ambito della tutela dell’ambiente locale (al secondo posto, subito
18
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
dopo quella all’interno dell’abitazione privata); ambito, che si configura perfino,
come quello prioritario nel caso della sicurezza di conoscenti e amici.
Un risultato, questo, rilevato altresì in merito alla responsabilità della sicurezza
degli altri soggetti nel proprio luogo di lavoro e rispetto agli edifici pubblici e
privati: anche in questi casi (al sud, perfino in quello della salute e della
sicurezza personale), infatti, le altre ripartizioni geografiche hanno negato di
sentirsi responsabili personalmente della sicurezza di persone che non siano
loro stessi o i loro più diretti familiari.
La spiegazione di questo diverso approccio tra nord e centro-sud e, in alcuni
casi specifici, tra nord-ovest e il resto del territorio nazionale, è riconducibile in
parte, ancora una volta, alle dinamiche di maggiore o minore
individualizzazione della società attuale, per cui al centro e al sud, dove
tradizionalmente si vive in maniera più forte il legame familiare e, in generale,
quello con la comunità, il problema della responsabilità non è tanto un
problema di responsabilità personale, quanto di responsabilità condivisa. Ma è,
altresì, riconducibile, per certi versi, al fatto che, in questi territori, c’è una
maggiore prossimità al rischio, al punto tale da avvertirlo con minore intensità o
comunque con la consapevolezza di saperlo in qualche modo gestire. Il che
spiega anche perché nel nord-est, dove in tempi recenti il rischio sta
diventando sempre più parte della quotidianità, le posizioni espresse dagli
italiani siano più vicine a quelle del centro o del sud e le isole, piuttosto che del
nord-ovest. Qui, essendo tradizionalmente prevalso finora un contesto socioeconomico e culturale più tranquillo e tutelante delle posizioni individuali, oltre
che essendo meno avvertito il legame con la comunità, il fatto di trovarsi, quasi
all’improvviso esposti ai pericoli della società contemporanea, fa sentire, come
è naturale, in modo più forte la responsabilità personale della sicurezza dei
propri familiari e, in generale, delle persone più vicine.
19
FONDAZIONE CENSIS
Tab. 1 – La rappresentazione personale della sicurezza, per sesso ed età (val. %)
La sicurezza è:
Un dovere
Un obiettivo
Un investimento
Un costo
Un'illusione
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
Maschio
Sesso
Femmina
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
52,4
19,7
14,1
8,2
5,6
60,6
19,7
8,7
7,0
4,0
53,6
21,5
12,2
6,6
6,1
60,0
19,1
13,7
4,3
2,9
55,5
19,1
8,8
11,0
5,6
56,6
19,7
11,3
7,6
4,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Tab. 2 – La rappresentazione personale della sicurezza, per condizione professionale e area geografica (val. %)
La sicurezza è:
Un dovere
Un obiettivo
Un investimento
Un costo
Un'illusione
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
Casalinga
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
Occupato
Nord-ovest
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
Totale
Sud e isole
60,5
13,7
5,6
11,3
8,9
50,4
24,4
8,9
12,2
4,1
54,4
19,7
11,0
10,2
4,7
58,0
20,1
13,8
4,3
3,8
53,6
24,2
8,8
7,4
6,0
52,0
19,1
15,1
7,2
6,6
57,4
20,0
14,0
5,3
3,3
61,7
16,1
9,6
9,2
3,4
56,6
19,7
11,3
7,6
4,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Tab. 3 – La responsabilità personale in tema di sicurezza, sui diversi aspetti, per
sesso (val. %)
Quanto si sente responsabile della sicurezza dei
seguenti aspetti?
Maschio
Salute/sicurezza personale
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
72,6
19,3
7,0
1,1
100,0
73,0
19,1
7,1
0,8
100,0
72,9
19,2
7,0
0,9
100,0
Abitazione privata
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
65,0
21,4
9,6
4,0
100,0
64,4
23,1
10,2
2,3
100,0
64,7
22,3
9,9
3,1
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
37,4
23,7
25,4
13,5
100,0
27,3
23,1
27,0
22,6
100,0
32,5
23,4
26,2
17,9
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
27,9
29,0
35,7
7,4
100,0
27,8
27,6
36,2
8,4
100,0
27,9
28,3
35,9
7,9
100,0
Edifici pubblici e privati
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
18,5
21,5
42,3
17,7
100,0
13,3
23,3
38,8
24,6
100,0
15,9
22,4
40,5
21,2
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Sesso
Femmina
Totale
Tab. 4 – La responsabilità personale in tema di sicurezza sui diversi aspetti, per età (val. %)
Quanto si sente responsabile della sicurezza dei
seguenti aspetti?
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
Salute/sicurezza personale
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
73,7
18,5
6,7
1,1
100,0
72,4
20,7
6,2
0,7
100,0
72,7
18,3
8,0
1,0
100,0
72,9
19,2
7,0
0,9
100,0
Abitazione privata
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
60,1
24,7
12,4
2,8
100,0
66,4
22,4
7,6
3,6
100,0
65,8
20,8
10,5
2,9
100,0
64,7
22,3
9,9
3,1
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
31,3
24,5
28,2
16,0
100,0
37,0
27,2
24,4
11,4
100,0
29,1
19,3
26,5
25,1
100,0
32,5
23,4
26,2
17,9
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
26,8
34,1
29,6
9,5
100,0
27,3
29,1
37,1
6,5
100,0
29,0
24,2
38,5
8,3
100,0
27,9
28,3
35,9
7,9
100,0
Edifici pubblici e privati
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
15,9
26,1
37,5
20,5
100,0
15,0
22,3
40,8
21,9
100,0
16,6
20,4
41,9
21,1
100,0
15,9
22,4
40,5
21,2
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 5 - La responsabilità personale in tema di sicurezza, sui diversi aspetti, per area geografica (val. %)
Quanto si sente responsabile della sicurezza dei
seguenti aspetti?
Nord-ovest
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
Salute/sicurezza personale
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
63,1
28,0
8,4
0,5
100,0
68,5
13,8
15,1
2,6
100,0
Abitazione privata
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
66,6
21,8
9,7
1,9
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
Totale
100,0
79,5
16,9
2,8
0,8
100,0
72,9
19,2
7,0
0,9
100,0
70,4
13,8
12,5
3,3
100,0
62,4
25,3
8,2
4,1
100,0
61,1
26,0
9,4
3,5
100,0
64,7
22,3
9,9
3,1
100,0
40,2
29,2
22,5
8,1
100,0
33,3
18,0
30,0
18,7
100,0
26,2
19,2
34,6
20,0
100,0
28,1
24,1
21,7
26,1
100,0
32,5
23,4
26,2
17,9
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
39,3
30,6
25,0
5,1
100,0
32,0
19,6
38,6
9,8
100,0
10,8
31,8
50,6
6,8
100,0
25,6
29,5
35,1
9,8
100,0
27,9
28,3
35,9
7,9
100,0
Edifici pubblici e privati
Completamente
Prevalentemente
Solo in parte
Per nulla
Totale
28,0
30,8
29,4
11,8
100,0
16,3
20,3
39,2
24,2
100,0
6,2
11,6
55,5
26,7
100,0
11,1
22,9
41,9
24,1
100,0
15,9
22,4
40,5
21,2
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
80,1
15,8
4,1
Sud e isole
Tab. 6 - Aspetti della sicurezza dei quali gli italiani si sentono responsabili anche per altri soggetti (val. %)
Si sente responsabile della sicurezza di:
Si
Abitazione privata
Salute/sicurezza personale
Tutela dell’ambiente locale
Il primo luogo di lavoro
Edifici pubblici e privati
Fonte: indagine Censis, 2004
71,2
70,4
62,4
44,2
43,1
Familiari
No
20,8
23,1
27,1
37,4
42,3
Non
pertinente
8,0
6,5
10,5
18,4
14,6
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Altre persone (vicini di casa, amici,
collaboratori, colleghi, …)
Si
No
Non
pertinente
44,6
41,5
41,1
29,7
29,9
38,0
40,2
41,5
47,4
50,8
17,4
18,3
17,4
22,9
19,3
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Tab. 7 - Aspetti della sicurezza dei quali gli italiani si sentono responsabili anche dei loro familiari o di altri
soggetti, per area geografica (val. %)
Nord-ovest
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
Totale
Sud e isole
Responsabilità rispetto ai propri familiari
Abitazione privata
Salute/sicurezza personale
Tutela dell'ambiente locale
Il proprio luogo di lavoro
Edifici pubblici e privati
81,5
78,7
79,6
63,9
67,6
74,5
69,3
68,0
57,5
53,0
64,7
75,1
47,0
32,0
26,8
64,8
61,8
53,9
27,7
27,0
71,2
70,4
62,4
44,2
43,1
Responsabilità rispetto ad altri soggetti
Abitazione privata
Salute/sicurezza personale
Tutela dell'ambiente locale
Edifici pubblici e privati
Il proprio luogo di lavoro
48,6
50,5
59,3
47,7
45,4
47,0
39,2
37,3
33,3
38,6
33,3
34,7
24,2
13,7
18,3
46,5
39,7
38,2
22,8
18,4
44,6
41,5
41,1
29,9
29,7
Fonte: indagine Censis, 2004
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
2.2. La percezione della sicurezza
2.2.1. Il confronto tra presente e passato
La dimensione della sicurezza ha assunto una centralità crescente alla luce delle
trasformazioni negli assetti sociali e dei mutamenti nei sistemi culturali della
società occidentale. Ma viene ad acquisire una particolare valenza in relazione
al modo in cui tali trasformazioni e mutamenti si riflettono nell’esperienza
intima di ciascuno di noi.
Ne consegue che ciò che determina stati o sensazioni di sicurezza (o, di contro,
di insicurezza) non sono solo e semplicemente i segnali che provengono da un
ambiente di vita precario ed ostile, quanto, altresì, dalla percezione soggettiva
che si ha di tali segnali. In tal senso, non fa meraviglia che, in tempi di rapido e
profondo cambiamento, la popolazione giudichi sostanzialmente medio, se
non addirittura basso, il livello di sicurezza della società attuale.
Si tratti della propria salute/sicurezza personale o di quella della propria casa,
in merito alle quali, nonostante poco meno di un terzo del campione (il 29,9%,
nel primo caso, e il 29,6%, nel secondo) lo consideri elevato, la maggioranza
del 57,2% ha dichiarato, in entrambi i casi, di ritenere semplicemente medio il
livello di sicurezza in tali ambiti. Si tratti, altresì, della sicurezza del luogo di
lavoro, dove tale percentuale arriva fino al 62,2% o della sicurezza dei viaggi –
aerei, stradali e ferroviari – dove, sommando le risposte indiscutibilmente
negative di chi ha giudicato il livello di sicurezza basso, si arriva rispettivamente
alle percentuali dell’81,4%, dell’86,7% e dell’87,3%. O si tratti, ancora, della
sicurezza degli edifici pubblici o privati o dell’ambiente locale, dove la quasi
totalità del campione (rispettivamente il 89,8% e il 90,6%) si è espresso per un
giudizio medio-basso (tab. 8 e fig. 5).
Qualche considerazione interessante si può fare alla luce dei dati rilevati
dall’incrocio con la variabile età, da cui risulta un sostanziale pessimismo circa il
livello di sicurezza riguardo a molte dimensioni della vita umana soprattutto da
parte delle persone più anziane in corrispondenza delle quali si rilevano le
percentuali più alte tra coloro che reputano basso il livello di sicurezza e le più
basse tra coloro che lo reputano elevato. Un risultato in qualche modo
scontato se si considera, non solo la loro naturale propensione a percepirsi
27
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
come più vulnerabili rispetto ai giovani, ma anche la fatica maggiore di chi
appartiene alla vecchia generazione e che ha percorso tragitti di crescita verso
l’età adulta in tempi più stabili, comprendere la rapida trasformazione della
società contemporanea.
Fig. 5 - Il giudizio degli italiani sul livello di sicurezza
di alcuni contesti di vita (val.%)
Ambiente locale
Edifici pubblici e privati
24,1
66,5
9,4
21,8
68,0
10,2
Viaggi ferroviari
12,7
59,1
28,2
Viaggi stradali
13,3
57,8
28,9
Viaggi aerei
Il proprio luogo di lavoro
25,7
55,7
18,6
16,9
62,2
20,9
Abitazione privata
29,6
57,2
13,2
Salute/sicurezza personale
29,9
57,2
12,9
F onte : Indagine Censis, 2004
Elevato
Medio
Basso
Diversa, invece, la percezione dei più giovani: in particolare, tra quelli di età
compresa tra i 18 e i 29 anni diminuisce, in riferimento a tutti gli item, il
numero di chi considera basso il livello di sicurezza, anche se questo non
significa necessariamente un aumento del numero di coloro che lo giudicano
elevato (sicuramente non nel caso della tutela dell’ambiente locale, della
sicurezza dell’abitazione privata, del proprio lavoro e dei viaggi ferroviari). Per
quanto riguarda, invece, i soggetti intervistati di età compresa tra i 30 e i 44
anni, mentre in alcuni casi (salute e sicurezza personale, sicurezza degli edifici
pubblici e privati, abitazione privata, viaggi aerei, stradali e ferroviari) l’aumento
di chi si pronuncia per un elevato livello di sicurezza si accompagna ad una
diminuzione di chi esprime un giudizio negativo, ritenendo tale livello di
sicurezza basso, in altri (tutela dell’ambiente locale e luogo di lavoro) si registra
un contemporaneo aumento di entrambe le categorie.
Anche la condizione professionale influisce sul modo di percepire il livello di
sicurezza dei diversi contesti in cui si svolge la vita di un individuo: da questo
punto di vista, sono gli occupati ad esibire il più alto grado di ottimismo,
considerato il fatto che è solo riguardo a loro che è possibile registrare, in
28
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
corrispondenza di ciascun contesto di vita elencato, un aumento percentuale
(considerevole, in particolare, nel caso della sicurezza del proprio luogo di
lavoro, dove si arriva alla percentuale del 27,8% di coloro che reputano tale
livello elevato) rispetto ai dati rilevati sul piano generale. Le casalinghe e i
pensionati, invece, risultano essere i più pessimisti, come si evince dall’aumento
consistente, in tutti i casi considerati, di chi ha fornito, in riferimento al livello
di sicurezza, la risposta “basso” (tab. 9).
Quanto ai dati relativi alla provenienza geografica del campione, emerge con
tutta evidenza un frattura tra il nord e, per certi versi, il sud, da un lato, e il
centro, dall’altro (tab. 10). Nelle regioni settentrionali, infatti, il numero
percentuale di coloro che ritengono basso il livello di sicurezza della società
attuale diminuisce, rispetto ai dati rilevati sul piano generale, in corrispondenza
di ciascun item, con la sola eccezione, nel nord-est, per quanto riguarda la
salute e la sicurezza personale, dove, in ogni caso, il discreto aumento (dal
12,9% al 16,8%) di chi esprime un giudizio sostanzialmente negativo viene
compensato da un considerevole aumento (dal 29,9% al 35,6%) di chi
considera elevato il livello di sicurezza in tale ambito. E aumenta (fatta
eccezione, tuttavia, per i viaggi aerei), almeno per quanto riguarda l’Italia nordorientale, il numero di coloro che giudica elevato il grado di sicurezza: in
particolare, le percentuali di coloro che si sono espressi in tal senso arrivano
addirittura al 40,4% nel caso dell’abitazione privata, al 35,6% in quello della
salute e al 28,9% nel caso del luogo di lavoro (fig. 6).
Fig. 6 - Italiani che considerano basso il livello di sicurezza di alcuni contesti di vita, per
area geografica (val.%)
nord ovest
nord est
centro
sud
34,8
29,5
31,2
28,8
27,0
23,2
23,2
20
16,8
8,3
15,7
17,2
16,0
13,2
11,2
9,1
Salute/sicurezza personale
16,1
12,3
10,7
7,9
Ambiente locale
Luogo di lavoro
Abitazione privata
Patrimonio edilizio
Fonte : Indagine Censis, 2004
29
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Anche al sud emergono alcuni segnali positivi, almeno nella misura in cui
diminuisce il numero di coloro che si pronunciano nel senso di un livello di
sicurezza basso (per esempio, nel caso della sicurezza della propria abitazione,
dove, rispetto ai dati rilevati sul piano generale, si passa dal 13,2% al 12,3%, nel
caso del luogo di lavoro, dove si passa dal 16,9% al 16%, nel caso della salute,
dove si passa dal 12,9% al 9,1% e dei viaggi stradali, dove si passa dal 28,9% al
28,0%) e aumentano corrispondentemente quelli che si pronunciano nel senso
di un livello di sicurezza elevato, che è quanto si rileva in merito alla sicurezza
all’interno della mura domestiche (dal 29,6% al 33,2%), al proprio luogo di
lavoro (dal 20,9% al 21,8%), alla salute (dal 29,9% al 39%) ai viaggi stradali (dal
13,3% al 20,6%).
Nell’Italia centrale, al contrario, la percezione e, conseguentemente il giudizio,
circa il livello di sicurezza della società attuale, quale che siano le sue diverse
dimensioni, assume connotati assolutamente negativi. Infatti, non solo, in
corrispondenza di ogni item risulta più elevato che altrove (soprattutto per
quanto riguarda la sicurezza dei viaggi) il numero di coloro che ritengono tale
livello basso, ma diminuisce, altresì, in modo considerevole anche il numero di
coloro che lo considera elevato.
La carenza di fiducia, innanzitutto sociale ed istituzionale, che di fatto affiora
da queste risposte viene ribadita dalle opinioni espresse in merito a come è
cambiato il livello di sicurezza negli ultimi cinque anni. Fatta eccezione, infatti,
per gli ambiti della salute e della casa, che sono posti al centro dell’interesse e
soprattutto della cura personale dei singoli, il cui livello di sicurezza si
considera aumentato (lo afferma, in merito alla salute/sicurezza personale, il
52% e, in merito all’abitazione privata, il 50,8% degli intervistati), tutti gli altri
contesti della vita umana, in cui, invece, la domanda di sicurezza avrebbe
dovuto essere giuridicamente e concretamente soddisfatta dalle istituzioni, non
sembrano essere stati attraversati da nessun tipo di progresso (tab. 11 e fig. 7).
Indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla provenienza geografica e dalla
posizione dei soggetti intervistati, esiste, infatti, una percezione diffusa che sia
rimasto pressoché invariato il livello di sicurezza in ambito lavorativo (49,3%),
quello dei viaggi aerei (45,6%) stradali (46,4%) e ferroviari (57,3%), del
patrimonio edilizio (50,2%) e dell’ambiente locale (44,4%).
Questo giudizio vale per tutte le fasce di età considerate e indipendentemente
dalla posizione sociale e professionale dei componenti del campione. Anche in
questi casi, infatti, la percezione di un aumento del livello di sicurezza ruota
innanzitutto intorno al benessere personale proprio e della propria casa, dal
30
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
momento che negli altri contesti prevalgono le risposte di chi ritiene che il
livello di sicurezza sia rimasto invariato. Anche da parte dei più giovani (di età
compresa tra i 18 e i 29 anni) si riscontra la stessa tendenza, per quanto, in
merito a loro, si registrano percentuali, in qualche caso, considerevolmente più
consistenti di chi riconosce comunque un sostanziale progresso in determinati
ambiti della vita umana: in tal senso, non può essere trascurato, per esempio, il
fatto che ben il 39,1% dei più giovani (contro il 29,6% espresso da coloro che
appartengono alla classe di età compresa tra i 30 e i 44 anni, e il 32,4% espresso
da quelli che appartengono alla classe di età compresa tra i 45 e 64 anni)
consideri aumentato il livello di sicurezza che scaturisce dalla tutela
dell’ambiente locale, che il 38,1% (contro rispettivamente il 33,1% e il 30,7%)
consideri aumentato il livello di sicurezza degli edifici pubblici e privati, o che il
38,6% (contro il 34,9% e il 33,8%) esprime questa valutazione in merito ai
viaggi aerei.
Fig. 7 - Il giudizio degli italiani sull'evoluzione del livello di sicurezza di alcuni contesti
di vita negli ultimi cinque anni (val.%)
Salute/sicurezza personale
Abitazione privata
Il proprio luogo di lavoro
11,1
36,9
7,4
41,8
9,5
19,1
Viaggi stradali
19,5
35,3
46,4
34,1
50,2
22,7
33,2
44,4
16,1
Fonte : Indagine Censis, 2004
41,2
45,6
16,6
Ambiente locale
Viaggi ferroviari
50,8
49,3
Viaggi aerei
Edifici pubblici e privati
52,0
32,9
57,3
Diminuito
Invariato
26,6
Aumentato
La disaggregazione dei dati per condizione professionale degli intervistati non
fornisce risultati significativi rispetto alle considerazioni fatte sul piano
generale, se non per l’unica eccezione, peraltro abbastanza scontata, relativa al
fatto che la maggioranza degli occupati (46,1%) ha dichiarato che, negli ultimi
cinque anni, oltre che essere aumentato il livello di sicurezza personale e
domestica, è aumentato anche quello del proprio luogo di lavoro (tab. 12).
31
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Alcune differenze di opinione, sia pur minime, si possono invece cogliere
considerando la provenienza geografica dei soggetti intervistati (tab. 13). E’ al
sud che si rilevano i giudizi più critici. Qui, infatti, fatta eccezione per la
salute/sicurezza personale (il cui livello di sicurezza è dato per aumentato dal
52,9%), per tutti gli altri ambiti della vita umana, ivi compreso quello relativo
alla abitazione privata (50,6%), il livello di sicurezza è considerato dalla
maggioranza invariato.
Nelle regioni centrali, al contrario, una valutazione positiva è espressa in merito
all’aumento del livello di sicurezza, oltre che della propria salute (55,2%) e della
propria casa (51,1%), anche dell’ambiente locale (41,8%): un risultato,
quest’ultimo, considerato, tuttavia, in qualche modo, insufficiente se si pensa al
severo giudizio espresso circa il livello di sicurezza attuale dell’ambiente locale,
che ben il 34,8% della popolazione dell’Italia centrale giudica basso e il 60,2%
medio.
Al nord, invece, mentre per quanto riguarda le regioni occidentali, i valori
percentuali rilevati ribadiscono le considerazioni fatte sul piano generale, per
quanto concerne le regioni orientali, si considera aumentato non solo il livello
di sicurezza della salute e della propria abitazione (lo afferma rispettivamente il
60,2% e il 63,1%), ma anche quello del proprio luogo di lavoro (51,0%) e, sia
pur in misura minore, quello degli edifici pubblici e privati (42,8%).
La percezione di un livello di sicurezza aumentato, in tempi recenti, in alcuni
specifici domini della vita umana è strettamente legata all’opinione secondo cui
è proprio in questi contesti che, negli ultimi trent’anni, sono stati raggiunti i
maggiori progressi in termini di sicurezza.
La fiducia in uno sviluppo senza fine delle potenzialità della scienza e della
tecnica e, soprattutto, gli enormi progressi della medicina che hanno allungato
la durata della vita media, spiegano, con una certa plausibilità perché per la
maggior parte degli intervistati (28,8%) sia la salute e la sicurezza personale a
collocarsi al primo posto della graduatoria delle dimensioni che, proprio grazie
ai traguardi raggiunti in questi decenni, possono considerarsi più sicure.
Seguono le abitazioni private (28%), che al giorno d’oggi possono contare su
dispositivi di sicurezza inimmaginabili in passato, e i luoghi di lavoro (26,1%),
grazie all’accresciuta sensibilità da parte delle istituzioni e del mondo del lavoro
nel predisporre tutte le misure necessarie (normative e non) a tutelare la
posizione e l’incolumità del lavoratore (tab. 14 e fig. 8).
32
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 8 - I contesti in cui per gli italiani si sono registrati i maggiori progressi in termini
di sicurezza negli ultimi 30 anni (val.%)
28,8
28,0
26,1
22,5
16,3
14,6
8,9
1,8
Salute/sicurezza
personale
Abitazioni private
I luoghi di lavoro
Tutela
dell’ambiente
Viaggi aerei
Edifici pubblici e
privati
Viaggi stradali
Viaggi ferroviari
Fonte : Indagine Censis, 2004
Fanalino di coda, i viaggi, in particolare quelli stradali (8,9%) e ferroviari
(1,8%), in merito ai quali, non potendosi certamente negare che siano stati
realizzati progressi tali da assicurare oggi, rispetto a prima, una maggiore
sicurezza si può pensare che la valutazione negativa sia riconducibile al
condizionamento degli strumenti di comunicazione di massa, che
frequentemente insistono su episodi legati a incidenti stradali o ferroviari, se
non addirittura al fatto che la consapevolezza di avere a che fare con mezzi di
trasporto sempre più sofisticati e potenti induca a pensare che questi possano
rappresentare un potenziale rischio per la sicurezza.
L’età degli intervistati costituisce, a questo riguardo, una variabile importante
perché consente di mettere a confronto, da un lato, la valutazione, sul
progresso realizzato nel campo della sicurezza negli ultimi trent’anni, di una
generazione che questi anni li ha vissuti di fatto, e, dall’altro, la valutazione di
una generazione che, per gran parte, ne ha sentito solo parlare.
In tal senso, i componenti della nuova generazione risultano convinti che,
rispetto al tempo dei loro padri, sia migliorata soprattutto il livello di sicurezza
in ambito lavorativo (al primo posto, con il 24,9%, per la classe di età
compresa tra i 18 e i 29 anni, e con il 32,5%, per la classe di età compresa tra i
30 e i 44 anni); aspetto questo che viene collocato solo al terzo posto per la
classe di età compresa tra i 45 e i 64 anni (21,3%) che, al contrario, considera
migliorata soprattutto la salute (31,3%) e la sicurezza tra le mura domestiche
(30,2%). Ottimisti i giovani anche per quanto riguarda la tutela dell’ambiente,
33
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
che per loro risulta seconda (23,1%) nella graduatoria delle preferenze dei
contesti più progrediti nell’ultimo trentennio, mentre solo al quarto posto per
le classi di età successive.
Una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro è considerato, insieme a quella per
la salute e la sicurezza personale, il più importante traguardo raggiunto nelle
regioni dell’Italia nord-occidentale (lo afferma il 29,6% degli intervistati); un
dato che, al contrario, non trova conferma altrove, soprattutto nel centro e al
sud, dove i progressi in ambito professionale sono collocati solo al quarto
posto (rispettivamente con il 23% e il 19,3%). Così come non trova conferma
nel nord-est (si collocano, infatti, al secondo posto con il 34,7%), dove si
ritiene che i maggiori progressi siano stati realizzati a tutela della sicurezza
all’interno delle mura domestiche. Al contrario, nell’Italia centrale, prevale la
percezione di un maggior progresso nel campo della tutela ambientale, al primo
posto della graduatoria delle preferenze col 33,3%, seguita da quella nel campo
della salute (25,9%) e dell’abitazione privata (24,4%).
Più salute e benessere personale e più sicurezza domestica sono le risposte più
frequenti fornite dalla porzione di campione rappresentativa del sud e delle
isole (rispettivamente, a tal riguardo, 30,7% e 24,1%), i quali collocano,
peraltro, al terzo posto della loro graduatoria il maggior livello di sicurezza dei
viaggi aerei (19,7%).
2.2.2. Le origini dell’insicurezza
Sicurezza significa protezione da tre generi di sofferenze che minacciano gli
esseri umani: quelle che vengono dal mondo esterno, riconducibili a forze ed
eventi estranei, accidentali o, in ogni caso, fuori dal totale o parziale controllo
da parte dell’uomo; quelle che provengono dal nostro corpo che mettono in
pericolo la nostra salute e il nostro benessere personale; e quelle che
provengono dalle relazioni con gli altri individui.
Sotto molti aspetti sono le prime a costituire il rischio maggiore: in questo caso,
infatti, l’insicurezza può diventare una sottile angoscia che possa succedere
qualcosa che non è immediatamente collegato all’azione specifica di un altro o
di altri esseri umani.
Questo è quanto emerge, ma solo in parte, anche dalla nostra indagine: infatti,
pur risultando tra gli eventi che spaventano di più, l’inquinamento dell’aria e
dell’acqua (75,8%), i disastri naturali, come alluvioni, terremoti, smottamenti,
34
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
ecc. (74,9%), le fughe di gas (68,4%), dalle risposte fornite dai soggetti
intervistati, ai quali è stato chiesto di indicare le principali situazioni di rischio,
risulta che la paura più grande riguarda gli incidenti stradali (80,7%) (tab. 15 e
fig. 9).
Fig. 9 - Situazioni di rischio o pericolo di cui gli italiani hanno paura (val.%)
black-out
34,9
viaggi in aereo
42,9
incidenti domestici
43,3
comportamenti poco sicuri degli altri
51,3
incidente sul lavoro
57,6
difficoltà di smaltire i rifiuti
58,2
cattivo stato degli edifici
manipolazione degli alimenti
fughe di gas
disastri naturali
inquinamento aria e acqua
incidenti stradali
61,2
64,8
68,4
74,9
75,8
80,7
Fonte : Indagine Censis, 2004
Questo risultato si può spiegare col fatto che si tratta, con tutta evidenza, di
una situazione che gli individui pensano - o percepiscono come tale (si ricordi,
d’altro canto, che gli intervistati hanno giudicato in larga maggioranza mediobasso il livello di sicurezza relativo ai viaggi su strada)- di poter sperimentare
con più probabilità, o che, in ogni caso, ha un maggiore impatto emotivo
nell’immaginario collettivo, considerando, peraltro, l’amplificazione dei mezzi
di comunicazione di massa a proposito dell’incidentalità sulle strade. Altrimenti
non si spiega perché siano più temuti, per esempio degli incidenti domestici,
solo al decimo posto (43,3%) della graduatoria o degli incidenti sul lavoro, solo
all’ottavo posto (57,6%), i quali sono di fatto più frequenti (tab. 16). Come
risulta dai dati relativi agli incidenti, disturbi o danni occorsi, emerge infatti
chiaramente che gli incidenti stradali (10,8%) capitano meno spesso di quanto
possono capitare gli incidenti e i disturbi per stress da lavoro (24,8%, ma per i
maschi si arriva al 27,3% e, perfino, al 33,3% nel caso degli occupati) e
soprattutto gli incidenti durante lo svolgimento di attività domestiche (27,8%,
ma, nel caso delle donne si arriva al 32,8% e al 33,1% nel caso delle casalinghe).
L’età degli intervistati costituisce, anche in questo caso, una variabile cruciale
nel determinare il grado di intensità che viene attribuito alle problematiche
35
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
relative alla sicurezza e il modo in cui la paura si distribuisce tra la popolazione.
Da questo punto di vista, la paura degli incidenti stradali è sentita in misura
maggiore tra i giovani. Con l’85,1%, per la classe di età compresa tra i 30 e i 44
anni, e l’81,8%, per la classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni, essa si colloca,
infatti, al primo posto tra gli eventi più temuti, mentre occupa solo il secondo
posto (con il 76,2%) per i soggetti di età compresa tra i 45 e i 64 anni, per i
quali più forte è il timore di inquinamento ambientale (76,5%). Tale paura,
peraltro, occupa una posizione considerevolmente inferiore per i giovanissimi,
che la collocano solo al quarto posto (65,2%), preceduta oltre che dalla paura
degli incidenti stradali, da quella per i disastri naturali (74%) e per le fughe di
gas (68,5%). Eventi che, con tutta probabilità, hanno un maggior impatto
sull’emotività delle persone meno mature (dal punto di vista anagrafico),
soprattutto in considerazione del fatto che sono la categoria più colpita (ha
avuto un incidente stradale il 12,2% contro il 10,1% per la classe di età
compresa tra i 30 e i 44 anni, e 10,8%, per la classe di età compresa tra i 45 e i
64 anni).
Tra le situazioni più frequentemente indicate come quelle che costituiscono
una potenziale o reale minaccia per la vita umana bisogna annoverare, altresì, la
manipolazione degli alimenti (64,8%) e, dunque il rischio legato all’assunzione
di prodotti geneticamente modificati. Segno dell’importanza crescente
attribuita (soprattutto dalle persone di età compresa tra i 30 e i 44 anni, che la
collocano al quarto posto, col 71% delle preferenze, contro il 63,7% relativo
alla classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni e il 60,9% rilevato in
corrispondenza della classe di età compresa tra i 45 e i 64 anni) al tema della
sicurezza alimentare, intesa come garanzia dai rischi derivanti
dall’alimentazione, che trova sensibili le casalinghe (69,6%), piuttosto che i
pensionati (56,9%), gli studenti (63,8%) o gli occupati (66,1%) e soprattutto i
giovani (16,5%, per la classe di età compresa tra i 30 e i 44 anni, e 16%, per la
classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni, contro il 12,6% relativo ai più
anziani) (tab. 17).
Tornando alle situazioni di rischio che spaventano maggiormente la collettività,
anche l’analisi dei dati disaggregati per condizione ribadiscono che le paure
degli intervistati ruotano intorno agli incidenti stradali, al primo posto per le
casalinghe (84,1%) - sebbene siano le meno colpite (7,9%) - per
studenti/disoccupati (81,2%) - i più colpiti (12,5%) -, per gli occupati (82,8%)
mentre scendono al secondo per i pensionati (70,4%) (tab. 18).
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FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
La distribuzione geografica dei dati lascia inalterate le prime posizioni della
graduatoria delle situazioni più a rischio, siano esse espressione delle regioni
settentrionali o di quelle centro-meridionali. C’è da sottolineare, tuttavia, che al
sud e al centro, la percezione della paura riguardo certi eventi sembra
maggiormente diffusa tra la popolazione che, del resto, vive oggettivamente
una realtà in cui il rischio costituisce quasi un elemento strutturale. Ben il
94,1% degli intervistati nell’Italia centrale (dove, infatti, gli incidenti stradali
sono più frequenti che altrove, come si evince dalla tab. 17) e il 90,9% al sud,
ha indicato al primo posto il rischio degli incidenti stradali, contro il 58,8%
della popolazione del nord-est che pur lo ha indicato come principale rischio.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria e dell’acqua che
viene indicata dal 92,1% del campione rappresentativo dell’Italia centrale al
secondo posto della graduatoria. Una percentuale di gran lunga più elevata
rispetto a quella del 75,5% registrata nel nord-est, dove, in ogni caso,
costituisce la paura in assoluto più fortemente sentita dalla popolazione.
Rispetto al sesso degli intervistati, maschi e femmine sembrano pensarla allo
stesso modo, dal momento che, quanto alle tre prime posizioni della
graduatoria emergono le stesse indicazioni rilevate sul piano generale. Per
quanto le donne si presentino come più sensibili ai potenziali rischi che
potrebbero derivare alla propria persona: hanno, infatti, più paura degli uomini
degli incidenti stradali (lo afferma l’85,4% rispetto al 75,6% dei maschi),
dell’inquinamento ambientale (78,5% contro il 73,0%), dei disastri naturali
(77,2% contro il 72,4%) e, più in generale, di qualsiasi altro tipo di pericolo.
Se la sicurezza è un bene fondamentale di tutti i cittadini, le strategie di
prevenzione del rischio (da affiancare all’azione di controllo sociale) sono da
considerarsi come uno dei modi essenziali con cui questo bene si rende
fruibile. Esse possono giocare, infatti, un ruolo importante non solo rendendo
il contesto di vita di per sé deterrente al verificarsi di eventi che,
potenzialmente, potrebbero essere una minaccia, ma intervenendo, altresì, sulle
rappresentazioni sociali e le forme di reazione ai fenomeni di insicurezza. Le
quali postulano, in tal senso, un approccio razionale capace di contenere le
tendenze ad un’eccessiva emotività da parte della collettività.
La necessità di disporre di capacità e di competenze previsionali e
manipolative, al fine di rispondere in modo efficace alle problematiche attinenti
al tema della sicurezza, è così sentita che la negligenza nel mettere in pratica
norme preventive a tutela della sicurezza generale viene individuata come una
delle cause principali nella produzione di eventi rischiosi. Sollecitati ad indicare
un punteggio, in ordine crescente di importanza (da 1 a 5) a diversi fattori
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FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
considerati responsabili di precostituire situazioni di pericolo, i soggetti
intervistati hanno attribuito, infatti, il risultato più alto (4,1) alla mancata
applicazione delle norme di prevenzione sulla salute e la sicurezza. Che risulta
persino più preoccupante dal loro punto di vista (quanto a responsabilità nel
veicolare i rischi) dell’inefficienza dei servizi di prevenzione (a cui viene
attribuito un peso pari a 3,7) o a quelli di controllo (3,8). Da cui si deduce che,
nell’immaginario collettivo, il problema non è tanto nell’impossibilità di attivare
da parte dei servizi esistenti risposte in grado di soddisfare la domanda di
sicurezza della collettività, quanto, semmai, a monte, nel rendere effettivamente
concrete quelle misure normative che dovrebbero costituire il presupposto
essenziale per il soddisfacimento di quella domanda (tab. 19 e fig. 10).
Fig. 10 - I fattori di rischio nelle percezioni degli italiani
(punteggio da 1 a 5, con 5=max importanza)
4,2
4,1
4,1
4,1
4,0
4,0
3,9
3,8
3,8
3,8
3,7
3,7
3,7
imponderabilità
degli eventi
naturali
l’inefficienza dei
servizi di
prevenzione
la scarsità delle
risorse finanziarie
destinate agli
interventi di
manutenzione
3,7
3,6
3,5
terrorismo
mancata
applicazione
norme di
prevenzione sulle
salute e la
sicurezza
l’irresponsabilità
l’assenza di
l’inefficienza dei
dei singoli
organismi preposti servizi di controllo
alla sicurezza
della sicurezza
generale
Fonte : Indagine Censis, 2004
La preoccupazione circa le possibili ripercussioni sullo stato (e la percezione)
della sicurezza causate dalla difficoltà a dare attuazione alle norme di
prevenzione si coniuga, in ogni caso, con quella per le conseguente derivanti da
fenomeni di criminalità, in particolare il terrorismo, a cui viene attribuito un
peso altrettanto grande (4,1) nel determinare situazioni di rischio e di pericolo.
Un fenomeno, del resto, quello del terrorismo, che si configura, al giorno
d’oggi, per molti versi come un fenomeno nuovo, e più angosciante, nella
misura in cui si presenta nelle vesti di evento eclatante e sanguinario, che non
colpisce persone ed obiettivi mirati, ma tutti indistintamente, e talora come
evento subdolo, invisibile e non immediatamente identificabile, come, per
esempio, nel caso dell’eco-terrorismo o del terrorismo informatico.
38
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Questi citati, nonché gli altri fattori menzionati, tra cui l’assenza di organismi
preposti alla sicurezza generale (3,8), l’inefficienza dei servizi di controllo della
sicurezza (3,8), l’inefficienza dei servizi di prevenzione (3,7) e la scarsità delle
risorse finanziarie destinate agli interventi di manutenzione (3,7) rivelano tutti,
con la sola esclusione dell’imponderabilità degli eventi naturali (3,7), che è
legata alla naturale finitezza dell’uomo, il sentimento di sfiducia diffusa, da parte
della collettività, nei confronti della collettività stessa intesa come sistema
nonché nei confronti delle istituzioni, nel farsi efficacemente carico della
predisposizione e della attuazione delle misure poste a tutela della sicurezza dei
singoli e della società. Ma rivelano, conseguentemente, anche una sorta di
chiamata di correità, che ci rende tutti responsabili, come collettività e come
istituzioni, della nostra sicurezza.
D’altro canto, tuttavia, viene ribadita l’importanza e l’indispensabilità
dell’azione dei singoli nel provvedere alla propria sicurezza ciascuno per
proprio conto. L’irresponsabilità dei singoli al riguardo viene considerata,
infatti, tra i fattori a cui si attribuisce il peso maggiore (4,0) nel determinare
situazioni di rischio e di pericolo. Posizione che risulta perfettamente in linea
con la propensione, propria di questi tempi, all’individualizzazione della
società, in cui gli individui singolarmente, si trovano ad essere portatori di una
quota sempre più grande di autonomia, ma anche di responsabilità, nelle
decisioni e nei comportamenti che attengono alla gestione e al controllo dei
rischi cui possono incorrere.
L’incrocio con la variabile sesso non evidenzia differenze quanto alle prime tre
posizioni della graduatoria dei fattori responsabili dei determinare situazioni di
pericolo, sebbene, da parte delle donne, si attribuisca una peso leggermente
superiore ai diversi aspetti elencati. Né risulta particolarmente significativo
l’incrocio con la variabile età, dal momento che, dalle generazioni più giovani
agli anziani, provengono le stesse indicazioni rilevate sul piano generale, sia pur
non nello stesso identico ordine di preferenza e lo stesso identico grado di
intensità (in merito al quale, in ogni caso, le differenze sono minime).
Più interessante, invece, l’incrocio con la variabile condizione professionale,
dove il dato nuovo, rispetto alle indicazioni emerse sul piano generale, è
rappresentato dall’attenzione, da parte soprattutto di pensionati e casalinghe,
per il fattore relativo all’inefficienza dei servizi di controllo sulla sicurezza, a cui
è attribuito un peso pari a 4,0 (tab. 20).
La paura del terrorismo è infine diffusa soprattutto al centro e al sud, dove gli
viene attribuito in assoluto maggiore (4,4, in entrambi i casi) nel determinare
39
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
situazioni di rischio; ancor più della mancata applicazione delle norme su salute
e sicurezza (rispettivamente 4,3 e 4,1), a cui, al nord, è ricondotta la
responsabilità principale di precostituire situazioni di pericolo (4,1 al nordovest e 3,9 al nord-est).
40
FONDAZIONE CENSIS
Tab. 8 - Definizione dell'attuale livello di sicurezza, dei contesti elencati, per età (val. %)
L’attuale livello di sicurezza è:
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
Salute/sicurezza personale
Elevato
Medio
Basso
Totale
34,1
54,5
11,4
100,0
33,5
55,1
11,4
100,0
24,3
60,5
15,2
100,0
29,9
57,2
12,9
100,0
Abitazione privata
Elevato
Medio
Basso
Totale
26,7
61,9
11,4
100,0
33,1
55,1
11,8
100,0
28,1
56,4
15,5
100,0
29,6
57,2
13,2
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Elevato
Medio
Basso
Totale
17,4
66,5
16,1
100,0
27,6
55,1
17,3
100,0
16,7
66,3
17,0
100,0
20,9
62,2
16,9
100,0
Viaggi aerei
Elevato
Medio
Basso
Totale
21,6
56,8
21,6
100,0
20,0
54,8
25,2
100,0
15,5
55,8
28,7
100,0
18,6
55,7
25,7
100,0
Viaggi stradali
Elevato
Medio
Basso
Totale
13,6
63,2
23,2
100,0
15,0
56,2
28,8
100,0
11,7
56,2
32,1
100,0
13,3
57,8
28,9
100,0
Viaggi ferroviari
Elevato
Medio
Basso
Totale
9,7
67,6
22,7
100,0
14,3
57,9
27,8
100,0
13,0
55,3
31,7
100,0
12,7
59,1
28,2
100,0
Edifici pubblici e privati
Elevato
Medio
Basso
Totale
10,2
68,9
20,9
100,0
11,4
69,4
19,2
100,0
9,0
66,5
24,5
100,0
10,2
68,0
21,8
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Elevato
Medio
Basso
Totale
9,0
72,9
18,1
100,0
9,9
64,6
25,5
100,0
9,3
64,3
26,4
100,0
9,4
66,5
24,1
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 9 - Definizione dell’attuale livello di sicurezza dei contesti elencati, per condizione professionale
(val. %)
L’attuale livello di sicurezza è:
Casalinga
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
Occupato
Totale
Salute/sicurezza personale
Elevato
Medio
Basso
Totale
27,1
56,8
16,1
100,0
18,3
63,4
18,3
100,0
34,6
56,0
9,4
100,0
32,8
55,6
11,6
100,0
29,9
57,2
12,9
100,0
Abitazione privata
Elevato
Medio
Basso
Totale
28,0
52,5
19,5
100,0
27,5
55,8
16,7
100,0
27,8
61,1
11,1
100,0
31,4
57,8
10,8
100,0
29,6
57,2
13,2
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Elevato
Medio
Basso
Totale
17,8
57,8
24,4
100,0
8,9
72,3
18,8
100,0
9,7
72,8
17,5
100,0
27,8
57,8
14,4
100,0
20,9
62,2
16,9
100,0
Viaggi aerei
Elevato
Medio
Basso
Totale
22,8
43,9
33,3
100,0
8,3
60,9
30,8
100,0
19,5
61,8
18,7
100,0
20,2
55,7
24,1
100,0
18,6
55,7
25,7
100,0
Viaggi stradali
Elevato
Medio
Basso
Totale
16,9
48,4
34,7
100,0
6,7
61,6
31,7
100,0
15,9
62,7
21,4
100,0
13,6
57,7
28,7
100,0
13,3
57,8
28,9
100,0
Viaggi ferroviari
Elevato
Medio
Basso
Totale
17,5
43,0
39,5
100,0
6,7
63,3
30,0
100,0
10,5
67,7
21,8
100,0
13,9
59,8
26,3
100,0
12,7
59,1
28,2
100,0
Edifici pubblici e privati
Elevato
Medio
Basso
Totale
10,2
58,4
31,4
100,0
6,7
69,1
24,2
100,0
8,8
68,8
22,4
100,0
11,5
70,3
18,2
100,0
10,2
68,0
21,8
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Elevato
Medio
Basso
Totale
10,2
61,0
28,8
100,0
7,4
65,6
27,0
100,0
8,7
70,0
21,3
100,0
10,0
66,9
23,1
100,0
9,4
66,5
24,1
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 10 - Definizione dell'attuale livello di sicurezza dei contesti elencati, per area geografica (val. %)
L’attuale livello di sicurezza è:
Nord-ovest
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
Sud e isole
Totale
Salute/sicurezza personale
Elevato
Medio
Basso
Totale
23,6
68,1
8,3
100,0
35,6
47,6
16,8
100,0
16,7
60,1
23,2
100,0
39,0
51,9
9,1
100,0
29,9
57,2
12,9
100,0
Abitazione privata
Elevato
Medio
Basso
Totale
28,7
63,4
7,9
100,0
40,4
46,4
13,2
100,0
12,3
64,5
23,2
100,0
33,2
54,5
12,3
100,0
29,6
57,2
13,2
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Elevato
Medio
Basso
Totale
20,0
68,8
11,2
100,0
28,9
55,0
16,1
100,0
11,2
60,0
28,8
100,0
21,8
62,2
16,0
100,0
20,9
62,2
16,9
100,0
Viaggi aerei
Elevato
Medio
Basso
Totale
13,4
68,1
18,5
100,0
14,5
65,1
20,4
100,0
15,4
43,4
41,2
100,0
27,7
45,4
26,9
100,0
18,6
55,7
25,7
100,0
Viaggi stradali
Elevato
Medio
Basso
Totale
9,7
70,9
19,4
100,0
13,8
60,5
25,7
100,0
5,0
46,8
48,2
100,0
20,6
51,2
28,2
100,0
13,3
57,8
28,9
100,0
Viaggi ferroviari
Elevato
Medio
Basso
Totale
8,8
73,1
18,1
100,0
15,1
61,2
23,7
100,0
6,0
48,9
45,1
100,0
18,3
51,0
30,7
100,0
12,7
59,1
28,2
100,0
Edifici pubblici e privati
Elevato
Medio
Basso
Totale
9,3
80,0
10,7
100,0
16,0
64,0
20,0
100,0
5,0
63,8
31,2
100,0
10,3
62,7
27,0
100,0
10,2
68,0
21,8
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Elevato
Medio
Basso
Totale
13,0
71,3
15,7
100,0
12,6
70,2
17,2
100,0
5,0
60,2
34,8
100,0
7,1
63,4
29,5
100,0
9,4
66,5
24,1
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 11 – L’evoluzione d livello di sicurezza negli ultimi 5 anni rispetto ai seguenti aspetti, per età (val. %)
L’evoluzione del livello di sicurezza
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
Salute/sicurezza personale
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
7,3
53,2
39,5
100,0
9,8
51,3
38,9
100,0
14,3
52,0
33,7
100,0
11,1
52,0
36,9
100,0
Abitazione privata
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
3,4
54,7
41,9
100,0
8,0
47,8
44,2
100,0
9,2
51,1
39,7
100,0
7,4
50,8
41,8
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
6,2
42,6
51,2
100,0
7,1
40,6
52,3
100,0
13,7
41,0
45,3
100,0
9,5
41,2
49,3
100,0
Viaggi aerei
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
17,6
38,6
43,8
100,0
16,4
34,9
48,7
100,0
22,5
33,8
43,7
100,0
19,1
35,3
45,6
100,0
Viaggi stradali
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
19,0
34,1
46,9
100,0
17,4
34,4
48,2
100,0
21,7
33,9
44,4
100,0
19,5
34,1
46,4
100,0
Edifici pubblici e privati
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
14,2
38,1
47,7
100,0
15,6
33,1
51,3
100,0
18,8
30,7
50,5
100,0
16,6
33,2
50,2
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
18,4
39,1
42,5
100,0
19,7
29,6
50,7
100,0
27,7
32,4
39,9
100,0
22,7
32,9
44,4
100,0
Viaggi ferroviari
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
14,7
23,7
61,6
100,0
13,8
25,7
60,5
100,0
19,0
29,2
51,8
100,0
16,1
26,6
57,3
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 12 – L’evoluzione del livello di sicurezza negli ultimi 5 anni rispetto ai seguenti aspetti, per condizione
professionale (val. %)
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
L’evoluzione del livello di sicurezza
Casalinga
Occupato
Totale
Salute/sicurezza personale
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
10,0
55,8
34,2
100,0
21,0
45,9
33,1
100,0
4,8
49,6
45,6
100,0
10,4
53,2
36,4
100,0
11,1
52,0
36,9
100,0
Abitazione privata
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
10,9
47,9
41,2
100,0
12,9
49,2
37,9
100,0
7,1
51,2
41,7
100,0
4,8
51,9
43,3
100,0
7,4
50,8
41,8
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
12,5
38,6
48,9
100,0
16,5
29,1
54,4
100,0
5,8
38,5
55,7
100,0
8,0
46,1
45,9
100,0
9,5
41,2
49,3
100,0
Viaggi aerei
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
24,6
35,1
40,3
100,0
27,0
27,9
45,1
100,0
19,4
34,7
45,9
100,0
14,9
37,9
47,2
100,0
19,1
35,3
45,6
100,0
Viaggi stradali
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
26,1
30,3
43,6
100,0
29,3
30,1
40,6
100,0
19,0
31,7
49,3
100,0
14,7
37,5
47,8
100,0
19,5
34,1
46,4
100,0
Edifici pubblici e privati
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
20,0
27,5
52,5
100,0
20,5
30,3
49,2
100,0
13,5
38,1
48,4
100,0
15,3
34,8
49,9
100,0
16,6
33,2
50,2
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
25,0
32,5
42,5
100,0
34,4
28,8
36,8
100,0
18,3
33,3
48,4
100,0
19,5
34,7
45,8
100,0
22,7
32,9
44,4
100,0
Viaggi ferroviari
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
24,1
25,0
50,9
100,0
20,3
30,1
49,6
100,0
16,1
25,0
58,9
100,0
12,2
26,6
61,2
100,0
16,1
26,6
57,3
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 13 – L’evoluzione del livello di sicurezza negli ultimi 5 anni, rispetto ai seguenti aspetti, per area
geografica (val. %)
L’evoluzione del livello di sicurezza
Nord-ovest
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
Sud e isole
Totale
Salute/sicurezza personale
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
12,1
43,0
44,9
100,0
14,6
60,2
25,2
100,0
6,9
55,2
37,9
100,0
10,5
52,9
36,6
100,0
11,1
52,0
36,9
100,0
Abitazione privata
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
8,9
50,4
40,7
100,0
9,9
63,1
27,0
100,0
5,5
51,1
43,4
100,0
5,8
43,6
50,6
100,0
7,4
50,8
41,8
100,0
Il proprio luogo di lavoro
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
11,1
38,2
50,7
100,0
7,4
51,0
41,6
100,0
6,3
40,9
52,8
100,0
11,3
37,3
51,4
100,0
9,5
41,2
49,3
100,0
Viaggi aerei
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
19,6
31,3
49,1
100,0
23,7
35,5
40,8
100,0
21,2
29,9
48,9
100,0
14,8
41,8
43,4
100,0
19,1
35,3
45,6
100,0
Viaggi stradali
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
20,0
26,5
53,5
100,0
24,3
38,2
37,5
100,0
21,4
29,7
48,9
100,0
15,2
40,6
44,2
100,0
19,5
34,1
46,4
100,0
Edifici pubblici e privati
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
14,4
32,6
53,0
100,0
15,1
42,8
42,1
100,0
12,6
32,2
55,2
100,0
21,7
28,7
49,6
100,0
16,6
33,2
50,2
100,0
Tutela dell'ambiente locale
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
24,8
29,0
46,2
100,0
20,4
39,5
40,1
100,0
17,1
41,8
41,1
100,0
25,5
27,4
47,1
100,0
22,7
32,9
44,4
100,0
Viaggi ferroviari
Diminuito
Aumentato
Invariato
Totale
16,3
21,9
61,8
100,0
19,1
36,2
44,7
100,0
16,7
12,3
71,0
100,0
13,8
32,9
53,3
100,0
16,1
26,6
57,3
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 14 – Contesti in cui la sicurezza è cresciuta maggiormente negli ultimi 30 anni, per area geografica ed età (val. %) (*)
Nord-ovest
Salute/sicurezza personale
Abitazioni private
I luoghi di lavoro
Tutela dell'ambiente
Viaggi aerei
Edifici pubblici e privati
Viaggi stradali
Viaggi ferroviari
29,6
27,7
29,6
26,7
17,5
18,0
6,8
1,0
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
27,3
37,3
34,7
17,3
13,3
16,7
9,3
1,3
25,9
24,4
23,0
33,3
11,9
10,4
8,1
0,7
Sud e isole
18-29 anni
Età
30-44 anni
30,7
24,1
19,3
15,8
19,7
12,7
11,0
3,5
22,0
24,9
24,9
23,1
16,8
19,1
11,0
0,6
30,6
27,5
32,5
22,4
14,5
13,7
10,6
1,2
Totale
45-64 anni
31,3
30,2
21,3
22,3
17,5
12,7
6,2
3,1
28,8
28,0
26,1
22,5
16,3
14,6
8,9
1,8
Tab. 15 - Situazioni di rischio o eventi pericolosi che spaventano gli italiani, per sesso ed età (val. %) (*)
Sesso
Maschio
Femmina
Gli incidenti stradali
Inquinamento dell'aria e dell'acqua
I disastri naturali
Le fughe di gas
La manipolazione degli alimenti
Il cattivo stato di manutenzione degli edifici
Difficoltà nello smaltimento dei rifiuti
Gli incidenti sul lavoro
I rischi derivanti da comportamenti degli altri inquilini
Incidenti domestici
I viaggi in aereo
Il black-out
(*)Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
75,6
73,0
72,4
62,1
57,4
54,6
55,0
52,2
45,7
33,9
38,7
30,1
85,4
78,5
77,2
74,3
71,6
67,5
61,3
62,7
56,7
52,1
46,9
39,4
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
81,8
65,2
74,0
68,5
63,7
60,2
55,6
55,9
46,3
35,4
47,0
34,3
85,1
81,9
76,9
70,7
71,0
67,6
65,5
61,4
57,5
44,3
40,8
33,9
76,2
76,5
73,6
66,4
60,0
56,2
53,4
55,2
48,7
46,9
42,5
36,0
80,7
75,8
74,9
68,4
64,8
61,2
58,2
57,6
51,3
43,3
42,9
34,9
Tab. 16 – Incidenti, disturbi, danni accusati dagli italiani nell’ultimo anno, per sesso ed età (val. %) (*)
Maschio
Incidenti durante lo svolgimento di attività domestiche
Incidenti/disturbi per stress da lavoro
Acquisite cattive abitudini alimentari
Incidente stradale
Subìto danni fisici per diverse cause
(*)Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
22,4
27,3
14,0
11,9
8,7
Sesso
Femmina
32,8
22,4
15,5
9,9
12,3
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
25,4
27,6
16,0
12,2
9,9
28,0
29,0
16,5
10,1
9,3
28,9
19,5
12,6
10,8
12,0
27,8
24,8
14,8
10,8
10,6
Tab. 17 – Incidenti, disturbi, danni accusati dagli italiani nell’ultimo anno, per condizione professionale ed area geografica (val. %) (*)
Casalinga
Incidenti durante lo svolgimento di attività domestiche
Incidenti/disturbi per stress da lavoro
Acquisite cattive abitudini alimentari
Incidente stradale
Subìto danni fisici per diverse cause
33,1
13,4
11,0
7,9
13,4
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
28,6
11,3
7,9
9,5
11,1
28,9
21,9
19,5
12,5
9,4
Occupato
Nord-ovest
25,6
33,3
16,3
11,8
10,0
21,8
16,7
11,0
7,9
8,8
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
21,9
15,3
15,2
11,9
9,9
34,0
26,1
10,5
12,4
7,8
Sud e isole
Totale
32,5
36,0
20,0
11,7
13,9
27,8
24,8
14,8
10,8
10,6
Tab. 18 – Situazioni di rischio o eventi pericolosi che spaventano gli italiani, per area geografica e condizione professionale (val. %) (*)
Nord ovest
Gli incidenti stradali
Inquinamento dell'aria e dell'acqua
I disastri naturali
Le fughe di gas
La manipolazione degli alimenti
Il cattivo stato di manutenzione degli edifici
Difficoltà nello smaltimento dei rifiuti
Gli incidenti sul lavoro
I rischi derivanti da comportamenti degli altri
inquilini
Incidenti domestici
I viaggi in aereo
Il black-out
Ripartizione geografica
Nord est
Centro
Casalinga
Condizione professionale
Pensionato Studente/ Occupato
disoccupato
Totale
74,1
75,5
67,9
62,3
61,9
50,0
52,1
45,8
44,2
58,8
53,6
43,4
41,2
32,0
34,4
36,8
36,8
33,1
94,1
92,1
91,4
79,6
81,5
78,9
75,7
75,5
61,6
90,9
79,6
89,1
82,6
75,8
75,5
65,5
69,1
62,7
84,1
81,7
81,7
72,2
69,6
66,7
63,5
63,7
51,6
70,4
78,4
68,5
66,4
56,9
48,4
53,2
47,9
48,4
81,2
68,0
78,1
72,7
63,8
63,3
59,8
59,5
50,0
82,8
75,6
73,8
66,3
66,1
62,6
57,9
58,1
52,6
80,7
75,8
74,9
68,4
64,8
61,2
58,2
57,6
51,3
47,0
42,1
29,8
30,1
32,0
23,7
37,5
43,0
45,7
51,3
49,8
39,2
56,3
48,4
39,7
47,2
35,2
37,6
39,4
50,8
34,4
39,1
41,2
32,6
43,3
42,9
34,9
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
Sud e isole
Tab. 19 - Peso dei fattori elencati nel determinare situazioni di rischio, per sesso ed età (val. da 1 = min a 5 = max)
Sesso
Maschio
Femmina
Terrorismo
Mancata applicazione delle norme su salute e sicurezza
L'irresponsabilità dei singoli
L'assenza di organismi preposti alla sicurezza generale
L'inefficienza dei servizi di controllo della sicurezza
Imponderabilità degli eventi naturali
L'inefficienza dei servizi di prevenzione
La scarsità delle risorse destinate alla manutenzione
Fonte: indagine Censis, 2004
3,9
4,0
3,9
3,7
3,8
3,7
3,7
3,6
4,2
4,1
4,1
3,9
3,9
3,7
3,8
3,8
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
3,9
4,0
3,9
3,7
3,7
3,6
3,7
3,6
4,0
4,1
4,0
3,8
3,8
3,7
3,7
3,7
4,2
4,2
4,0
3,9
3,9
3,7
3,8
3,8
4,1
4,1
4,0
3,8
3,8
3,7
3,7
3,7
Tab. 20 – Peso dei fattori elencati nel determinare situazioni di rischio, per condizione professionale ed area geografica (val. da 1 = min. a 5 = max)
Casalinga
Terrorismo
Mancata applicazione delle norme su salute e sicurezza
L'irresponsabilità dei singoli
L'assenza di organismi preposti alla sicurezza generale
L'inefficienza dei servizi di controllo della sicurezza
Imponderabilità degli eventi naturali
L'inefficienza dei servizi di prevenzione
La scarsità delle risorse destinate alla manutenzione
Fonte: indagine Censis, 2004
4,5
4,1
3,9
3,8
4,0
3,7
3,9
3,9
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
4,2
4,2
4,0
3,8
4,0
3,8
3,9
3,9
4,0
4,1
4,0
3,7
3,8
3,7
3,7
3,6
Occupato
Nord ovest
3,9
4,1
4,0
3,8
3,8
3,6
3,6
3,7
3,5
4,1
4,0
3,8
3,8
3,5
3,7
3,6
Ripartizione geografica
Nord est
Centro
3,8
3,9
3,9
3,5
3,6
3,6
3,5
3,6
4,4
4,3
4,1
3,9
3,9
3,7
3,8
3,7
Totale
Sud e isole
4,4
4,1
3,9
3,9
4,0
3,9
3,9
3,9
4,1
4,1
4,0
3,8
3,8
3,7
3,7
3,7
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
2.3. La prevenzione, prima di tutto
2.3.1. Le responsabilità individuali
Gli individui hanno perfettamente compreso che, non potendo farsi carico (per
la complessità che presenta l’attuale organizzazione del sistema sociale della
sicurezza del mondo intero) né potendo contare più di tanto che qualcun altro
si faccia carico della loro, devono preoccuparsi ciascuno da sé della propria
sicurezza, intanto a partire da ciò che è alla loro portata.
Per fare questo, bisogna cominciare a tessere la tela delle piccole scelte quotidiane,
attivando comportamenti di prevenzione a favore della sicurezza. Tra questi, la
revisione periodica della propria auto o ciclomotore costituisce il
comportamento che, dalla nostra indagine, risulta essere attuato più spesso (lo
afferma l’85,8%), in particolare sia dagli uomini che dalle donne
(rispettivamente, 87,3% e 84,3%), dalle persone adulte (90,7% per la classe di
età compresa tra i 30 e i 44 anni, contro l’82,6% delle persone più mature e
l’83,7% dei giovanissimi che lo collocano al secondo posto), studenti (83,2%) e
occupati (89,5%) e nelle regioni del nord (82,5% per il nord-ovest, 83,4% per il
nord-est) (tabb. 21-22). Del resto, che sia al primo posto tra i comportamenti a
favore della sicurezza non stupisce affatto se messo in relazione con la grande
diffusione, come è stato sottolineato, della paura per gli incidenti stradali e con
il giudizio sostanzialmente negativo espresso in merito al livello di sicurezza dei
viaggi su strada (fig. 11).
L’elevata frequenza (81,5%) a prestare aiuto in presenza di situazioni a rischio,
per quanto possa scontare l’effetto-intervista, che generalmente induce il
soggetto interpellato a fornire un’immagine di sé socialmente positiva, non è in
contraddizione con le caratteristiche di una società, come quella attuale,
modellata sui bisogni e sui vissuti individuali. Non tanto perché la società degli
individui non nega il valore della solidarietà, che scaturisce dalla
consapevolezza di sperimentare gli stessi disagi e le stesse incertezze derivanti
dalla perdita degli orizzonti di senso, quanto perché la gratificazione nell’aiutare
gli altri in situazioni di pericolo ci rassicura in qualche modo, sul fatto di non
essere lasciati completamente soli a trovare le soluzioni per fronteggiare le
potenziali minacce alla nostra sicurezza. Una esigenza, questa, che viene, altresì,
54
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
ribadita dalla grande importanza attribuita alla richiesta agli altri di adottare
comportamenti più sicuri per se stessi e per gli altri (70,1%).
Fig. 11 - Comportamenti di prevenzione attuati dagli italiani (val.%)
denunciare lo stato di abbandono e la cattiva manutenzione di edifici
non fumare
informarsi sui dispositivi di sicurezza nell’ambiente di lavoro
chiedere agli altri di adottare comportamenti più sicuri per se stessi e per gli
altri
adottare le precauzioni richieste sul lavoro
non lasciare rifiuti sparsi
fermarsi a prestare aiuto in presenza di situazioni a rischio
revisionare periodicamente la propria auto o ciclomotore
51,1
62,2
65,2
70,1
74,6
79,6
81,5
85,8
Fonte : Indagine Censis, 2004
Il prestare aiuto agli altri costituisce, in particolare, il comportamento in
assoluto più frequente nelle casalinghe (89,6%), tra i giovanissimi (84,4%),
probabilmente per la loro predisposizione quasi naturale a fidarsi del prossimo,
e al sud, dove sono più forti le logiche di comunità.
Tra i comportamenti che gli individui attuano normalmente a favore della
sicurezza bisogna annoverare inoltre quelli funzionali al bisogno di sapere
garantito il diritto alla salubrità e alla sicurezza dell’ambiente naturale e
artificiale, come non lasciare rifiuti sparsi (79,6%), non fumare (62,2%) e
denunciare lo stato di abbandono e la cattiva manutenzione degli edifici
(51,1%). Nonché il diritto alla sicurezza dell’ambiente di lavoro, come nel caso
dei comportamenti finalizzati ad adottare le precauzioni richieste sul lavoro
(74,6%), particolarmente sentito come dovere dagli occupati (88,3%) e nelle
province del nord-ovest (77,8%), in merito a cui questo comportamento viene
collocato al secondo posto tra quelli più frequentemente adottati.
I comportamenti attivati dai singoli nel loro privato possono, in ogni caso, non
essere sufficienti ad evadere la domanda di tutela dal rischio, laddove si abbia a
che fare con quelle problematiche che il soggetto non è equipaggiato ad
affrontare direttamente da solo, consapevole che gli elementi e le cause che
55
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
incidono sulla sua condizione di vita sono spesso a lui estranei, talora invisibili,
sebbene comunque pervasivi.
I rischi ambientali, alimentari, tecnologici, per esempio, hanno assunto oggi
proporzioni tali da esigere soluzioni su scala globale, tali cioè da trascendere
finanche le responsabilità delle diverse realtà locali. In altri casi, si tratta, invece,
più semplicemente, di problemi di carattere territoriale o socio-economico, la
cui soluzione è rimessa alla competenza e ai poteri dello Stato.
Eppure, la consapevolezza della precarietà della condizione personale di fronte
alla imprevedibilità, alla perdita di controllo e alla diffusione del rischio finisce
per alimentare, in tal senso, l’idea della sicurezza come bene raro, per il quale,
messa da parte la speranza di poterne disporre gratuitamente, si è disposti a
pagare un prezzo tanto più elevato, quanto più fortemente se ne percepisce la
sua scarsità.
Tale propensione trova conferma nella nostra indagine, da cui risulta che si è
disposti a spendere di più, per esempio, per un ambiente più pulito (come
afferma il 90,9% degli intervistati) e alimenti più sani (83,2%). Seguono il
viaggiare più sicuri (83%) il tramandare alle nuove generazioni un patrimonio
edile ben mantenuto (79,6%), che associato alla disponibilità a impegnare
maggiori risorse finanziarie per gli edifici pubblici e privati (72,8%) attesta
l’importanza attribuita alla tutela del patrimonio immobiliare. Inoltre, si
spenderebbe di più per evitare i dissesti del territorio (78%), per essere
informati sulla sicurezza dei luoghi frequentati e dei prodotti consumati
(76,7%) e, infine, anche er l’acquisto di prodotti di bellezza sicuri (51,0%) (tab.
23 e fig. 12).
56
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 12 - Aspetti per cui gli italiani sono disposti a spendere di più (val.%)
90,9
83,2
83,0
79,6
78,0
76,7
72,8
51,0
un ambiente più
pulito
alimenti più sani
viaggiare più
sicuro/a
tramandare un
patrimonio edile
ben manutenuto
evitare i dissesti
del territorio
essere informato
sulla sicurezza dei
luoghi e dei
prodotti
edifici pubblici e
privati più sicuri
prodotti di bellezza
sicuri
Fonte : Indagine Censis, 2004
Fermo restando, in grandi linee, l’accordo tra maschi e femmine circa l’ordine
di priorità delle spese, le donne sono generalmente più disposte a spendere
degli uomini (unica eccezione, quella relativa all’essere informati sulla sicurezza
di luoghi e prodotti).
Sono, altresì, più disposti a spendere, evidentemente in ragione delle loro più
forti difficoltà strutturali quanto alla tutela della sicurezza, le regioni del centro
e del sud rispetto a quelle del nord e in particolare è sulla sicurezza del
territorio che il Mezzogiorno pagherebbe di gran lunga più del nord (collocano
l’item al terzo posto gli abitanti del centro sud e al sesto/settimo quelli del
nord) (tab. 35).
La disaggregazione dei dati per condizione professionale non apporta
sostanziali novità alla graduatoria dei principali motivi di spesa: casalinghe,
studenti, occupati e pensionati spenderebbero di più per un ambiente più
pulito, per alimenti sani e per viaggiare più sicuri. C’è da rilevare, tuttavia, che i
pensionati collocano al terzo posto (insieme al viaggiare più sicuri) l’essere
informati sulla sicurezza di luoghi e prodotti (75,2%) (tab. 24).
L’analisi dei dati relativi all’incrocio con la variabile età trova tutte le classi di
età interessate d’accordo sul fatto che spenderebbero di più per un ambiente
più pulito (92,5% per la classe di età compresa tra i 30 e i 44 anni, 90,5% per la
classe di età compresa tra i 18 e i 29 anni e 89,7% per la classe di età compresa
tra i 45 e i 64 anni). Tuttavia, i giovanissimi (18-29 anni) collocano al secondo
57
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
posto il viaggiare più sicuri (88,8%), cui segue la spesa per alimenti più sani
(81,6%). La classe di età intermedia (30-44 anni), invece, colloca al secondo
posto l’acquisto di cibi salutari (87,5%), cui segue quella relativa ai viaggi
(84,5%). Infine, la classe di età più adulta (45-64 anni) colloca al secondo posto
la spesa per alimenti più sani (80,3%), cui segue quella per tramandare un
patrimonio edile ben mantenuto (78,7%): un dato significativo quest’ultimo
che attesta una maggiore sensibilità da parte delle persone più mature in merito
alla sicurezza del patrimonio edilizio.
2.3.2. I responsabili della complessità
Il ricorso-ritorno alla comunità sociale ed istituzionale costituisce, in definitiva,
un passo necessario per recuperare un senso condiviso all’azione degli individui
e per acquisire, attraverso quel recupero, una maggiore capacità di governo
della complessità, nonché dei rischi con cui essa si manifesta.
Che la molecolarizzazione della società, effetto perverso dell’incertezza
prodotta dai processi di globalizzazione, faccia sì che uomini e donne vivano
come esperienze tipicamente individuali problemi strutturali, pertanto comuni
a tutti, non può significare, infatti, oggi come in passato, che essi possano
proteggersi dalle loro angosce, ricorrendo di volta in volta a strumenti
domestici. Dal momento che, per quanto, capaci di differenziarsi, gli individui,
infatti, non sono autonomi dal circuito sociale in cui vivono.
Pertanto, è lo stesso sistema globale che, presentandosi ricco di sfide da
raccogliere per tutti, esige se non proprio la condivisione di una visione del
mondo, almeno quella delle responsabilità. O quanto meno, una ripartizione
delle responsabilità. Consci, in ogni caso, del fatto che l’emergere di
complessità eccedente o di rischi diffusi tende a far saltare i confini della
distinzione delle sfere di competenza, con l’effetto per cui ciascun sistema può
riversare sull’altro la complessità che non riesce a governare.
Le indicazioni che provengono, a tal riguardo, dalla società italiana sono nel
senso che i cittadini, ciascuno per proprio conto, devono provvedere alla propria
salute/sicurezza personale, lo spazio difendibile dai confini efficacemente
presidiati e depurato, almeno negli intenti, dai rischi calcolabili. Ne è persuaso il
72,8% degli intervistati, in prevalenza maschi (73,3% contro il 72,3% relativo
alle donne), giovanissimi (76,6% per la classe di età compresa tra i 18 e i 29
anni, contro il 75,6% per la classe di età compresa tra i 30 e i 44 anni e il 68,2%
per i più anziani di età compresa tra i 45 e i 64 anni), occupati (75,9% contro il
58
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
71,1% degli studenti, il 70,7% delle casalinghe, il 65,5% dei pensionati) (tabb.
25-26 e fig. 13).
Alle istituzioni, invece, il compito di farsi carico - forti della possibilità di
disporre di mezzi finanziari, competenze specialistiche, informazioni rilevanti della sicurezza degli edifici pubblici e privati (come afferma il 64,4%), della
tutela dell’ambiente (60,6%) e di quella dei luoghi di lavoro (52,5%, ma nel caso
delle donne si arriva al 55,5% contro il 49,2% degli uomini). Pure in questi casi,
peraltro, dalla fascia di età più giovane del campione (studenti e classe di età
compresa tra i 18 e i 29 anni) emerge una sostanziale fiducia nell’azione
responsabile dei singoli a farsi carico personalmente del problema della
sicurezza, soprattutto per quanto riguarda la tutela dell’ambiente (dove si arriva
a percentuali superiori al 40%).
Fig. 13 - Soggetti che secondo gli italiani dovrebbero farsi carico della sicurezza nei
diversi ambiti (val.%)
Ciascun cittadino
per conto suo
19,3
33,4
25,9
16,3
Associazioni di
consumatori
6,0
21,6
72,8
52,5
5,2
Istituzioni
64,4
60,6
22,0
Edifici pubblici e privati
Ambiente
Luoghi di lavoro
Salute/sicurezza personale
Fonte : Indagine Censis, 2004
Non sembra, al contrario, che si confidi affatto sulla capacità di rappresentare
la domanda di sicurezza da parte delle associazioni dei consumatori e degli
utenti, il cui ruolo viene considerato generalmente subordinato a quello delle
istituzioni e dei privati; perfino nel caso della tutela dei luoghi di lavoro (dove si
registra un discreto 21,6%), per quanto si debba registrare l’eccezione relativa al
nord-est, dove le associazioni di rappresentanza sono considerate il soggetto
più affidabile dalla maggioranza degli intervistati (42,1%).
59
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
L’individuazione degli strumenti più efficaci ad innalzare i livelli di sicurezza
della società è connessa in modo differente a seconda dei diversi ambiti della
vita umana.
La maggiore responsabilizzazione individuale è considerata la via maestra delle
politiche attive per la sicurezza laddove si tratti innanzitutto di salute e di
sicurezza personale (lo affermano il 49,3% degli intervistati), che, ancora una
volta, vengono ribadite quali dimensioni la cui sicurezza è correlata quasi
esclusivamente all’assunzione di comportamenti responsabili da parte dei
singoli. A nulla, infatti, può servire, nel campo della salute e della sicurezza
personale, fissare nuove norme e predisporre nuovi controlli o rendere efficaci
quelli che già ci sono quando fossero gli stessi individui ad adottare
comportamenti a rischio. Per questo, risulta altrettanto importante, accanto alla
responsabilizzazione
individuale,
assicurare
una
maggiore
informazione/formazione (al secondo posto, col 22,8%, tra gli strumenti più
utili per innalzare il livello di sicurezza nell’ambito della salute e della sicurezza
personale). Strumento prezioso non solo a fini preventivi, per indurre
comportamenti corretti, ma anche per acquisire un’effettiva consapevolezza dei
pericoli, considerato che gli individui si formano delle probabilità soggettive di
rischio, le quali dipendono dalla loro capacità di elaborazione, e anche dal tipo
di informazione che viene veicolata al riguardo. Suscita, pertanto, qualche
perplessità il fatto che le misure di formazione e di informazione non siano
considerata altrettanto importanti in riferimento agli altri ambiti (solo al quarto
posto per quanto riguarda l’ambiente e il luogo di lavoro; all’ultimo per quanto
riguarda il patrimonio edilizio) (tab. 27 e fig. 14).
Fig. 14 - Strumenti reputati più efficaci dagli italiani per innalzare i livelli di sicurezza nei
diversi contesti (val.%)
15,0
maggiore efficacia dei
controlli
una maggiore
informazione / formazione
37,4
22,8
7,7
5,2
lo sviluppo della tecnologia
13,5
49,3
maggiore
responsabilizzazione
individuale
Salute/sicurezza personale
6,1
11,4
9,5
7,7
nuove normative
37,9
47,1
12,6
14,7
16,1
21,0
20,4
Ambiente
Luoghi di lavoro
31,3
13,3
Patrimonio edilizio
Fonte : Indagine Censis, 2004
60
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
L’assunzione di comportamenti responsabili da parte dei singoli individui gioca
un ruolo fondamentale, oltre che nell’ambito della salute e della sicurezza
personale, anche negli altri contesti, soprattutto se propedeutica ad innalzare il
livello di sicurezza dell’ambiente o quello dei luoghi di lavoro. Un ruolo, in
ogni caso, necessario ma non sufficiente, dal momento che, in questi settori,
l’elusione e il superamento di situazioni di rischio viene affidata essenzialmente
ad una maggiore efficacia dei controlli (47,1% per l’ambiente e 37,4% per i
luoghi di lavoro). Le misure di vigilanza vengono collocate al primo posto
(37,9%) nella scala di preferenza degli intervistati anche in relazione alla
sicurezza del patrimonio edilizio, a tutela del quale si considera necessaria,
altresì, l’introduzione di una nuova normativa (31,3%).
Indicazioni in parte diverse rispetto a quelle rilevate sul piano generale risultano
dall’analisi dei dati disaggregati per condizione professionale, almeno laddove si
rileva da parte dei pensionati una maggiore fiducia, quanto all’ambiente,
all’edilizia e al mondo del lavoro, in merito all’utilità dello strumento formale
della norma giuridica piuttosto che su quello concreto della
responsabilizzazione dei singoli.
La disaggregazione dei dati rispetto alla provenienza geografica degli intervistati
risulta, invece, significativa (nella misura in cui apporta informazioni in parte
nuove) soprattutto per quanto riguarda l’ambito lavorativo. In questo caso,
infatti, il dato più interessante riguarda le regioni nord-orientali dove emerge
una particolare attenzione per lo sviluppo della tecnologia (come afferma il
23,2% del campione) a cui, al contrario, altrove e soprattutto al sud (4,8%) e al
centro (4,4%) viene attribuito un ruolo assolutamente marginale (tab. 28).
Alla responsabilità dei singoli, perché attivino comportamenti corretti
nell’ambito del loro vivere quotidiano, e all’azione delle istituzioni, perché
agiscano, mediante controlli più efficaci, servizi più efficienti e misure
preventive, al rafforzamento o alla ricostituzione delle reti di relazione in cui si
costruisce il senso di sicurezza della collettività è rimessa, in definitiva, la
capacità di gestire in maniera efficace il binomio paura-sicurezza, che si è
gradualmente imposto, in questi tempi di rapido cambiamento, al centro delle
preoccupazioni degli italiani.
Dare spessore e solidità a questo progetto postula, pertanto, un’azione
comune, perché comune è la radice dei problemi che gli individui avvertono
quotidianamente come minaccia alla loro sicurezza.
61
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Da questo punto di vista, la società individualizzata non è un destino a cui non
si può sfuggire, bensì solo un ostacolo da affrontare.
62
FONDAZIONE CENSIS
Tab. 21 - Comportamenti preventivi attuati normalmente dagli italiani, per sesso ed età (*) (val. %)
Maschio
Revisionare periodicamente la propria auto o ciclomotore
Fermarsi a prestare aiuto in situazioni di rischio
Non lasciare rifiuti sparsi
Adottare le precauzioni richieste sul lavoro
Chiedere agli altri di adottare comportamenti più sicuri
Informarsi sui dispositivi di sicurezza del lavoro
Non fumare
Denuciare lo stato di abbandono di edifici
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
87,3
80,4
75,5
80,2
68,9
72,8
55,8
50,7
Sesso
Femmina
84,3
82,6
83,4
69,1
71,3
57,7
68,1
51,5
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
83,7
84,4
77,3
76,8
70,0
62,5
61,9
45,3
90,7
81,7
79,3
80,7
70,8
72,3
58,7
53,2
82,6
79,8
81,1
67,7
69,6
60,1
65,3
52,5
85,8
81,5
79,6
74,6
70,1
65,2
62,2
51,1
Tab. 22 - Comportamenti preventivi attuati normalmente dagli italiani, per condizione professionale ed area geografica (*) (val. %)
Casalinga
Revisionare periodicamente la propria auto o ciclomotore
Fermarsi a prestare aiuto in situazioni di rischio
Non lasciare rifiuti sparsi
Adottare le precauzioni richieste sul lavoro
Chiedere agli altri di adottare comportamenti più sicuri
Informarsi sui dispositivi di sicurezza del lavoro
Non fumare
Denuciare lo stato di abbandono di edifici
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
85,0
89,6
85,6
49,1
74,4
41,8
70,6
52,8
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
76,2
74,0
82,3
57,9
68,3
56,1
67,2
54,0
83,2
77,3
75,6
66,4
65,4
54,5
60,9
38,6
Occupato
89,5
82,7
78,4
88,3
71,1
76,9
58,1
53,8
Nord ovest
82,5
69,0
74,1
77,8
70,6
71,0
58,3
54,9
Ripartizione geografica
Nord est
Centro
83,4
76,8
77,0
67,8
64,2
57,7
60,5
47,7
89,9
84,8
84,1
84,9
74,2
74,1
65,8
47,4
Sud e isole
87,4
92,5
83,0
70,2
70,8
59,7
64,2
52,1
Totale
85,8
81,5
79,6
74,6
70,1
65,2
62,2
51,1
Tab. 23 - Aspetti per cui gli italiani sarebbero disposti a spendere di più, per sesso ed area geografica (val. %) (*)
Maschio
Un ambiente più pulito
Alimenti sani
Viaggiare più sicuro/a
Tramandare un patrimonio edile ben mantenuto
Evitare i dissesti del territorio
Essere informato sulla sicurezza di luoghi e prodotti
Edifici pubblici e privati più sicuri
Prodotti di bellezza sicuri
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
89,4
80,7
81,7
77,1
77,1
77,3
68,4
39,2
Sesso
Femmina
92,2
85,5
84,2
82,0
78,9
76,1
76,9
62,2
Nord ovest
88,4
84,7
78,2
70,1
66,5
74,4
67,4
53,1
Ripartizione geografica
Nord est
Centro
80,9
71,7
69,7
66,4
62,3
64,0
59,3
47,3
96,6
88,5
92,6
91,8
91,9
86,4
88,5
49,3
Totale
Sud e isole
95,4
85,5
89,3
88,1
88,8
80,5
76,0
52,5
90,9
83,2
83,0
79,6
78,0
76,7
72,8
51,0
Tab. 24 - Aspetti per cui gli italiani sarebbero disposti a spendere di più, per condizione professionale ed età (val. %) (*)
Casalinga
Un ambiente più pulito
Alimenti sani
Viaggiare più sicuro/a
Tramandare un patrimonio edile ben mantenuto
Evitare i dissesti del territorio
Essere informato sulla sicurezza di luoghi e prodotti
Edifici pubblici e privati più sicuri
Prodotti di bellezza sicuri
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
91,1
87,0
82,9
82,9
81,3
78,0
76,2
62,3
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
88,8
81,6
75,2
73,6
73,4
75,2
68,0
40,8
89,7
81,7
86,5
77,0
80,2
71,4
68,3
58,4
Occupato
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
91,7
83,2
84,2
81,3
78,0
78,4
75,1
48,6
90,5
81,6
88,8
77,1
81,0
74,7
70,4
54,2
92,5
87,5
84,5
82,2
79,4
82,2
75,1
56,5
89,7
80,3
78,4
78,7
75,1
73,0
72,1
44,5
90,9
83,2
83,0
79,6
78,0
76,7
72,8
51,0
Tab. 25 – Soggetti responsabili della sicurezza collettiva, nelle opinioni degli italiani, per sesso ed età (val. %)
Maschio
Sesso
Femmina
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
Tutela dell'ambiente
Istituzioni
Associazioni di consumatori/utenti
Ciascun cittadino per conto suo
Totale
61,1
7,1
31,8
100,0
60,1
5,0
34,9
100,0
50,5
7,8
41,7
100,0
61,7
5,0
33,3
100,0
65,2
6,0
28,8
100,0
60,6
6,0
33,4
100,0
Edifici pubblici e privati
Istituzioni
Associazioni di consumatori/utenti
Ciascun cittadino per conto suo
Totale
64,8
16,8
18,4
100,0
64,1
15,8
20,1
100,0
57,8
17,2
25,0
100,0
69,7
14,6
15,7
100,0
63,7
17,2
19,1
100,0
64,4
16,3
19,3
100,0
Luoghi di lavoro
Istituzioni
Associazioni di consumatori/utenti
Ciascun cittadino per conto suo
Totale
49,2
22,8
28,0
100,0
55,5
20,6
23,9
100,0
46,1
23,9
30,0
100,0
55,6
18,8
25,6
100,0
53,3
22,9
23,8
100,0
52,5
21,6
25,9
100,0
Salute/sicurezza personale
Istituzioni
Associazioni di consumatori/utenti
Ciascun cittadino per conto suo
Totale
20,6
6,1
73,3
100,0
23,4
4,3
72,3
100,0
17,8
5,6
76,6
100,0
20,1
4,3
75,6
100,0
26,1
5,7
68,2
100,0
22,0
5,2
72,8
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 26 – Soggetti responsabili della sicurezza collettiva nelle opinioni degli italiani, per condizione professionale ed area geografica (val. %)
Casalinga
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
Occupato
Nord ovest
Ripartizione geografica
Nord est
Centro
Totale
Sud e isole
Tutela dell'ambiente
Istituzioni
Associazioni di consumatori/utenti
Ciascun cittadino per conto suo
Totale
60,6
3,3
36,1
100,0
65,0
10,6
24,4
100,0
51,5
6,3
42,2
100,0
62,2
5,3
32,5
100,0
71,0
5,6
23,4
100,0
67,5
9,3
23,2
100,0
49,4
7,3
43,3
100,0
54,4
3,8
41,8
100,0
60,6
6,0
33,4
100,0
Edifici pubblici e privati
Istituzioni
Associazioni di consumatori/utenti
Ciascun cittadino per conto suo
Totale
61,8
13,8
24,4
100,0
66,7
18,7
14,6
100,0
60,9
13,3
25,8
100,0
65,2
17,5
17,3
100,0
57,5
20,1
22,4
100,0
52,7
32,2
15,1
100,0
70,0
9,3
20,7
100,0
73,7
8,0
18,3
100,0
64,4
16,3
19,3
100,0
Luoghi di lavoro
Istituzioni
Associazioni di consumatori/utenti
Ciascun cittadino per conto suo
Totale
60,9
17,1
22,0
100,0
54,4
23,6
22,0
100,0
54,7
16,4
28,9
100,0
48,6
24,2
27,2
100,0
44,9
25,9
29,2
100,0
32,2
42,1
25,7
100,0
62,7
12,0
25,3
100,0
64,5
11,8
23,7
100,0
52,5
21,6
25,9
100,0
Salute/sicurezza personale
Istituzioni
Associazioni di consumatori/utenti
Ciascun cittadino per conto suo
Totale
25,2
4,1
70,7
100,0
27,9
6,6
65,5
100,0
23,4
5,5
71,1
100,0
19,1
5,0
75,9
100,0
26,3
6,6
67,1
100,0
18,0
6,7
75,3
100,0
23,3
4,0
72,7
100,0
20,2
3,8
76,0
100,0
22,0
5,2
72,8
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 27 - Strumenti più utili per innalzare i livelli di sicurezza nelle opinioni degli italiani, per condizione
professionale(val. %)
Casalinga
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
Occupato
Totale
Ambiente
Maggiore efficacia dei controlli
Nuove normative
Lo sviluppo della tecnologia
Una maggiore informazione/formazione
Maggiore responsabilizzazione individuale
Totale
49,6
15,0
6,2
13,3
15,9
100,0
60,4
14,4
9,9
5,4
9,9
100,0
41,6
14,4
7,6
7,6
28,8
100,0
43,6
14,6
7,7
10,4
23,7
100,0
47,1
14,7
7,7
9,5
21,0
100,0
Patrimonio edilizio
Maggiore efficacia dei controlli
Nuove normative
Lo sviluppo della tecnologia
Una maggiore informazione/formazione
Maggiore responsabilizzazione individuale
Totale
37,3
30,5
13,6
5,9
12,7
100,0
40,4
38,5
9,2
1,8
10,1
100,0
41,5
27,1
10,2
5,9
15,3
100,0
36,3
30,4
11,8
7,5
14,0
100,0
37,9
31,3
11,4
6,1
13,3
100,0
Luoghi di lavoro
Maggiore efficacia dei controlli
Nuove normative
Lo sviluppo della tecnologia
Una maggiore informazione/formazione
Maggiore responsabilizzazione individuale
Totale
42,8
16,2
7,7
15,4
17,9
100,0
35,2
21,6
14,4
11,7
17,1
100,0
39,4
15,4
14,5
8,5
22,2
100,0
35,9
14,3
12,9
15,1
21,8
100,0
37,4
16,1
12,6
13,5
20,4
100,0
Salute/sicurezza personale
Maggiore efficacia dei controlli
Nuove normative
Lo sviluppo della tecnologia
Una maggiore informazione/formazione
Maggiore responsabilizzazione individuale
Totale
19,5
8,0
5,3
18,6
48,6
100,0
18,3
7,3
8,3
22,9
43,2
100,0
15,4
0,9
10,3
24,8
48,6
100,0
12,5
5,2
7,6
23,6
51,1
100,0
15,0
5,2
7,7
22,8
49,3
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 28 - Strumenti più utili per innalzare i livelli di sicurezza nelle opinioni degli italiani, per area geografica (val. %)
Nord-ovest
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
Sud e isole
Totale
Ambiente
Maggiore efficacia dei controlli
Nuove normative
Lo sviluppo della tecnologia
Una maggiore informazione/formazione
Maggiore responsabilizzazione individuale
Totale
54,7
12,1
11,1
4,5
17,6
100,0
43,3
23,5
7,4
7,4
18,4
100,0
50,7
11,0
6,6
11,8
19,9
100,0
40,8
13,9
6,0
13,5
25,8
100,0
47,1
14,7
7,7
9,5
21,0
100,0
Patrimonio edilizio
Maggiore efficacia dei controlli
Nuove normative
Lo sviluppo della tecnologia
Una maggiore informazione/formazione
Maggiore responsabilizzazione individuale
Totale
31,9
38,2
13,7
3,9
12,3
100,0
31,8
34,9
16,7
4,5
12,1
100,0
43,0
24,1
11,7
5,1
16,1
100,0
43,4
27,7
6,4
9,2
13,3
100,0
37,9
31,3
11,4
6,1
13,3
100,0
Luoghi di lavoro
Maggiore efficacia dei controlli
Nuove normative
Lo sviluppo della tecnologia
Una maggiore informazione/formazione
Maggiore responsabilizzazione individuale
Totale
32,0
10,0
20,5
13,5
24,0
100,0
29,7
20,3
23,2
12,3
14,5
100,0
43,0
10,4
4,4
20,0
22,2
100,0
43,1
21,8
4,8
10,5
19,8
100,0
37,4
16,1
12,6
13,5
20,4
100,0
Salute/sicurezza personale
Maggiore efficacia dei controlli
Nuove normative
Lo sviluppo della tecnologia
Una maggiore informazione/formazione
Maggiore responsabilizzazione individuale
Totale
19,4
4,1
12,2
15,3
49,0
100,0
18,0
6,8
15,8
28,6
30,8
100,0
15,8
3,8
3,8
25,6
51,0
100,0
9,6
6,0
2,0
24,0
58,4
100,0
15,0
5,2
7,7
22,8
49,3
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
3.
PARTE MONOGRAFICA:
LA SICUREZZA IN AMBIENTE DOMESTICO
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
3.1. La microincidentalità diffusa
3.1.1. I numeri dell’incidentalità domestica
Stando alle stime ufficiali, nel 2000, 4milioni380mila italiani sono stati coinvolti
in atrettanti infortuni domestici; nello stesso anno, il numero complessivo degli
infortuni sul lavoro è stato di 1.022.693, mentre quello degli incidenti stradali di
228.912 (tab. 29 e fig. 15).
In casa ci si fa quindi più male che altrove: e sempre di più. Tra 1998 e 2000,
infatti gli incidenti domestici sono cresciuti di oltre 230mila unità (+5,6%), a
fronte di un aumento, pure consistente, degli infortuni sul lavoro e su strada
rispettivamente del 2,5% e dell’11,9%.
Fig. 15 - Andamento infortuni domestici, 1988-2000 (v.a.)
4.380.000
4.148.000
3.848.000
Infortuni domestici
+59,7%
3.672.000
3.301.000
3.480.000
3.352.000
3.352.000
2.743.000
3.048.000
2.553.000
Persone
infortunate
+65,5%
2.103.000
1988
1990
1997
1998
1999
2000
Fonte : elaborazione Censis su dati Istat e Ispesl
Questi pochi dati bastano a dare l’idea di come, sfatando alcuni comuni
stereotipi ancora fortemente radicati nell’immaginario collettivo, l’incidentalità
in ambiente domestico sia un fenomeno di portata ben più ampia di quella
percepita, tanto più in quanto si tratta di un fenomeno ancora estremamente
sfuggente, poco conosciuto (a causa della difficoltà a far emergere tutti gli
72
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
incidenti in ambiente domestico) e la cui consistenza – sia in termini
quantitativa che qualitativi - risulta ancora tutta da esplorare.
Sotto il profilo della gravità degli infortuni che si verificano dentro casa, le
poche e incomplete statistiche disponibili parlano di più di 8mila morti
all’anno; un dato che appare fortemente sottostimato, anche alla luce di una
recente indagine svolta a livello europeo, che parla invece, riferita al caso
italiano di quasi 18.000 morti all’anno a seguito di incidenti domestici o legati al
tempo libero: un dato questo che collocherebbe l’Italia in media a livello
europeo (30,3 decessi ogni 100.000 abitanti), distante sia dai paesi a più alta
mortalità per questa tipologia di incidenti (come la Finlandia, la Francia o il
Lussemburgo dove il dato si attesta, rispettivamente, a 52,5, 43,2 e 42,6 casi di
mortalità) anche se, comunque, sempre molto alta rispetto a quella di altri
Paesi, come, per esempio, la Gran Bretagna (18,4), i Paesi bassi (18,9) o la
Danimarca (20) (fig. 16).
Fig. 16 - Frequenza di infortuni mortali in ambiente domestico o nel tempo libero, ogni
100mila abitanti, 2000
52,5
43,2
42,6
40,1
38,8
36,0
35,5
35,3
30,3
30,0
18,9
18,4
Gran
Bretagna
20,0
Paesi Bassi
Svezia
Germania
Irlanda
Italia
Spagna
Belgio
Austria
Grecia
Portogallo
Lussemburgo
Francia
Finlandia
22,4
Danimarca
25,6
F onte : elaborazione Censis su dati Ecosa
Ma è ancora più complicato sciogliere i dubbi sotto il profilo quantitativo, e
capire l’effettiva portata del fenomeno infortunistico domestico. Il dato fornito
dalle statistiche ufficiali appare infatti ancora fortemente sottostimato, se
confrontato con i risultati dell’indagine svolta dal Censis, secondo la quale ben il
27,8% degli italiani ha dichiarato di avere avuto un incidente in casa nell’ultimo anno.
La differenza rispetto al dato fornito dalle fonti ufficiali, che risulta del tutto
verosimile se commisurato al vissuto individuale di ciascuno di noi, lascia
73
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
intuire l’esistenza di una dimensione del tutto sommersa del fenomeno, di una
microincidentalità domestica diffusa che sfugge completamente ad ogni tentativo di
quantificazione: vuoi perché il carattere privato del domicilio, la frequente
mancanza di ricorso alle strutture sanitarie pubbliche, lo scarso interesse alla
denuncia dei casi o, peggio, la sfiducia circa la possibilità di un effettivo
indennizzo degli infortuni denunciati (si pensi che dei 982 infortuni denunciati
dalle casalinghe assicurate, ne sono stati indennizzati, nel 2002, come risulta
dalla tabella 30, solo 23), nonché la scarsa diffusione delle stesse forme
assicurative private non facilitano le rilevazioni di base, i censimenti e i
controlli; vuoi perché i dati scontano di un effetto memoria da parte delle
persone coinvolte, che può agire sia nel senso di un amplificazione che nel
senso di una sottovalutazione del numero dei casi registrati.
IL FONDO INAIL SUGLI INFORTUNI DOMESTICI: COSA È STATO FATTO
E COSA RESTA DA FARE….
Il valore della legge 493/99 è quello di aver riconosciuto le attività domestiche come un
lavoro e come tale di averle rese destinatarie di protezione costituzionale e assicurativa. I
limiti della legge (ossia la soglia minima dell’invalidità, pari al 33%, l’esclusione della causa
di morte e delle ultra sessantacinquenni), nascono dalla necessità di tenere il premio molto
basso, intorno agli attuali 12 euro annui, al fine di estenderlo a quante più persone possibili.
La legge ha creato un Fondo a parte rispetto agli altri premi assicurativi, gestito da un
Comitato di gestione ad hoc, che svolge anche attività di valutazione dei dati sugli infortuni
domestici raccolti tramite le denunce. In questo momento l’Inail sta lavorando per rimuovere
tutti e tre i limiti segnalati, portando la soglia minima dell’invalidità al 26%, allargando la
platea degli assicurati alle settantacinquenni e prevedendo la morte come causa accettabile,
visto che i decessi in casa sono circa 8000 l’anno e riguardano soprattutto anziani e ragazzi
sotto i 18 anni. Al momento, sono state costituite solo poche decine di rendite a valere su 2
milioni circa di iscritte: ma sono proprio queste ultima a rappresentare il vero successo
dell’iniziativa di legge, e che determinano la posizione in attivo del Fondo stesso (Inail)
***
La normativa che ha introdotto l’assicurazione Inail contro gli infortuni per le casalinghe ha il
grande pregio di riconoscere il lavoro familiare e di associare ad esso il concetto di
pericolosità, tuttavia non offre prestazioni del tutto condivisibili e va migliorata in molti dei
suoi punti: il livello di invalidità al 33%, l’inesistenza di una polizza per grandi rischi con
conseguenze permanenti, il limite dei 65 per le destinatarie, inaccettabile perchè le donne
più anziane che vivono sole sono in aumento, l’accoglienza dell’infortunio domestico come
causa di morte (Moica).
74
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Si tratta naturalmente, a ben vedere, della dimensione forse più rilevante del
fenomeno, che attiene a tutto quell’insieme di rischi e pericoli in cui si
sostanzia il nostro vivere quotidiano dentro casa. E se quindi le statistiche
ufficiali, segnalano il fenomeno nei suoi aspetti più gravi, quando viene
denunciato e non sfugge all’effetto memoria, il quadro che invece disegna
l’indagine è molto più articolato e legato ad una micro-incidentalità che finisce
per colpire tutti.
E, tuttavia, proprio perché si tratta di un universo ancora estremamente
complesso, disarticolato e misconosciuto, vale la pena approfondire sulla base
dei pochi dati a disposizione, alcuni aspetti che possono contribuire a spiegare
meglio il fenomeno e capirne le tendenze evolutive in atto a partire da
un’analisi delle caratteristiche dei soggetti più a rischio, dei fattori di crescita
dell’incidentalità domestica e delle conseguenze che ne derivano.
3.1.2. L’anagrafe degli infortuni: i soggetti a rischio
Chi sono allora i soggetti più a rischio dentro casa? Naturalmente quelli che ci
passano più tempo: bambini ed anziani innanzitutto; e se sono di sesso
femminile, i pericoli sono ancora maggiori. Conoscere la propria casa non
significa infatti riuscire ad evitarne le insidie, che si nascono un po’ ovunque,
ed anzi il tempo che vi si passa, finisce irrimediabilmente per trasformarsi in un
fattore di rischio.
Stando ai dati ufficiali, nel 2000, ogni 100 bambini di età inferiore ai 5 anni, si
sono verificati 9,2 incidenti, mentre ogni 100 anziani, il tasso di incidentalità è
stato quasi 12, a fronte di una media di 7,6 infortuni ogni 100 abitanti (fig. 17).
E se la variabile generazionale risulta decisiva nel determinare il livello di
esposizione al rischio dentro casa, è indubbio che è quella di genere a giocare il
ruolo più importante.
Nel 2000 ogni 100 donne italiane, si sono verificati 10,9 infortuni; tra gli
uomini la stessa percentuale si attestava al 4,1% mentre la quota di donne sul
totale degli infortunati era del 72%. La differenza tra infortuni femminili e
maschili, intesa sia in termini di rilevanza del fenomeno che di tipologia degli
eventi, dipende non solo dal periodo di tempo trascorso in casa o dall’età, ma
anche dai diversi ruoli svolti nell’ambito della famiglia.
75
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 17 - Incidenza infortuni ogni 100 abitanti per sesso e classe d'età (val.%)
15,9
13,9
Maschi
11,9
10,9
Femmine
9,4
9,2
10,0
9,0
9,0
7,6
6,2
Totale
4,3
3,8
3,7
3,1
0-5 anni
6-14 anni
15-24 anni
4,1
4,0
3,5
3,2
6,0
2,4
25-44 anni
45-64 anni
65 anni e più
Totale
Fonte : elaborazione Censis su dati Istat e Ispesl
Le donne, infatti, quand’anche abbiano un’attività autonoma fuori, e quindi
siano meno abituate a vivere quasi esclusivamente in casa, svolgono in genere
una molteplicità di mansioni (pulizie, cucina, cura dei figli, ecc.) in un lavoro
quotidiano che non conosce limitazioni di orario o giorni di riposo. Anzi,
soprattutto per le donne lavoratrici, che non si avvalgono di personale di
servizio, la propensione soggettiva al rischio può aumentare anche in ragione
delle tensioni causate dalle occupazioni esterne. Pertanto, la somma dei rischi
oggettivi si accompagna, col cedimento delle difese soggettive, oltre che alla
ripetitività e, spesso alla fretta, alla fatica e al nervosismo, ossia a fattori che
possono abbassare pericolosamente la soglia di attenzione.
Quanto detto risulta confermato anche dal fatto che le donne si infortunano
per lo più (63,9%) svolgendo i lavori domestici, mentre per gli uomini è invece
l’hobby o la necessità di riparazioni domestiche, del fai da te casalingo, del
bricolage a rappresentare la principale occasione di infortuni (22,2%),
generalmente provocati da trapani, seghe elettriche, martelli, scale insicure, ecc.;
in questo caso il fenomeno interessa soprattutto le persone adulte (la
percentuale sale al 30,4% per la classe d’età compresa tra i 25 e i 64 anni e al
27,3% per la fascia d’età che comprende gli over 65), mentre nel complesso
l’incidentalità dei giovani, sia donne che uomini, è legata alle attività connesse al
gioco e al tempo libero (tab. 31 e fig. 18).
76
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
E tuttavia, uscendo dall’analisi dei dati ufficiali, che come già accennato
tendono a fotografare il fenomeno nelle sue forme più gravi, ed analizzando
invece l’incidentalità domestica anche nella sua dimensione più fisiologica e
diffusa, il quadro che ne emerge risulta in parte differente. E’ indubbio infatti,
che analizzato in questa prospettiva, il fenomeno appare molto più diffuso e
pervasivo, di quanto non emerga dall’analisi dei dati statistici: innanzitutto
perché interessa una quota di popolazione ben più ampia (come già accennato
infatti, stando ai risultati dell’indagine, ben il 27,8% degli italiani ha dichiarato
di essersi fatto male in casa nell’ultimo anno); in secondo luogo, perché risulta
spalmato sulla popolazione in modo molto più trasversale ed omogeneo
(tab. 32).
Fig. 18 - Attività svolte al momento dell'infortunio per sesso, 1999 (val. %)
0,9
9,0
22,2
Riparazioni, fai da te,
bricolage
5,6
8,7
9,9
Altre attività, non indicato
11,8
5,7
9,2
8,2
9,4
13,8
16,7
Gioco, passatempi
12,1
Cure personali
20,6
63,9
53,6
Nessuna particolare
attività
18,5
Lavori domestici
Uomini
Donne
Totale
Fonte : elaborazione Censis su dati Istat
Se infatti è vero le donne risultano ancora una volta, l’anello più debole del
sistema (ha dichiarato di aver avuto un incidente il 32,8% delle donne contro il
22,4% degli uomini), e ciò più per una difficoltà a organizzare e gestire i propri
tempi di vita (sicuramente più complessi e articolati di quelli degli uomini) che
non per un diverso rapporto con l’abitazione, è altrettanto evidente che,
analizzando l’incidenza del fenomeno per condizione professionale, non si
registra uno scostamento così marcato tra le donne che vivono e lavorano in
casa (tra le casalinghe il tasso di microincidentalità si colloca al 33,1%) rispetto
ad altre categorie di persone, apparentemente meno a rischio, come gli studenti
(28,9%), i pensionati (28,6%) e gli occupati (25,6%) (tab. 33 e figg. 19 e 20).
Anzi, considerando il tempo che le prime trascorrono in casa, e l’esposizione ai
rischi che ne deriva, ciò che colpisce è semmai un’incidenza di infortuni
77
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
abbastanza contenuta e legata - sì - allo svolgimento di attività domestiche
(17,3%) - che pure rappresentano anche rispetto a questa dimensione micro del
fenomeno la principale fonte di incidentalità - ma anche e soprattutto alla
casualità: ben il 17,3% delle casalinghe intervistate ha infatti dichiarato di
essersi fatta male cadendo o scivolando.
Fig. 19 - Italiani che hanno avuto un incidente domestico nel 2003, per sesso,
condizione e area geografica di residenza (val. su 100 italiani)
34,0
33,1
28,6
32,5
28,9
27,8
Sud
Centro
21,9
Nord est
Occupati
Studenti/
disoccupati
Pensionati
Casalinghe
Donne
Uomini
21,8
Nord ovest
25,6
22,4
Totale
32,8
Fonte : indagine Censis, 2004
Al contrario, negli altri segmenti professionali considerati, sicuramente meno
abituati ed attrezzati per il lavoro di casa, i rischi domestici risultano nel
quotidiano molto più legati allo svolgimento dei lavori giornalieri di pulizie e
cucina (complessivamente si è fatto male per questa causa il 14,9% degli
italiani), che non ad eventuali cadute (11,1%), ad ustioni (8,2%) o allo
svolgimento di attività di bricolage o alla realizzazione di piccole riparazioni
domestiche (7,9%).
Chi sta dentro casa, sembra quindi esposto al rischio di microincidenti, né più né
meno di chi vive la casa di passaggio, stando il più della giornata fuori dalla
propria abitazione per motivi di studio e di lavoro. Ma se la condizione
professionale non risulta così influente rispetto al fenomeno, molto più lo è
quella abitativa. Vivere al nord o al sud fa la differenza, non solo fuori casa, ma
anche dentro. Al nord, infatti, il rischio infortunistico è molto più contenuto (si
è fatto male nell’ultimo anno circa il 21,8% della popolazione) se comparato al
centro (34%) e al sud (32,5%), dove è presumibile che il peggior stato di
manutenzione delle abitazioni, una diffusa attitudine alla ristrutturazione fai da
te, ma soprattutto una maggiore coincidenza dei tempi di vita con quelli della
casa (si passa mediamente molto più tempo in casa al sud rispetto al nord)
78
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
finiscano per influire non poco nel determinare maggiore esposizione al
rischio: ad essere superiori rispetto al nord sono infatti non solo gli incidenti
connessi allo svolgimento di attività domestiche (che hanno una frequenza del
19,2% al sud, 17,8% al centro, 11,6% al nord-ovest e 9,3% al nord est), ma
anche e soprattutto quelli legati ad attività fai da te, che hanno provocato, fatta
100 la popolazione, una media di 10 incidenti al sud e circa 5 al nord nel corso
dell’ultimo anno (tab. 34).
Fig. 20 - Italiani che hanno avuto un incidente domestico nell'ultimo anno, per
tipologia di incidente e sesso (val. su 100 italiani)
ferimento nello
svolgimento di
attività domestiche
18,3
caduta/scivolata
14,9
14,3
11,3
ustione
11,1
11,1
9,0
ferimento nello
svolgimento di
attività di fai da te
7,7
6,9
8,2
7,9
5,0
Donne
Uomini
Totale
Fonte : indagine Censis, 2004
3.1.3. La geografia delle insidie domestiche
Proprio alla luce del fatto che ci si fa male durante il lavoro domestico
quotidiano, non colpisce che sia la cucina (52%) l’ambiente potenzialmente più
pericoloso e non solo perché, in definitiva, può essere la stanza più spesso
frequentata da chi passa buona parte del proprio tempo in casa (al punto da
essere usata, in molti casi, come living-room, sala giochi, sala televisione, ecc.),
ma soprattutto perché rappresenta il luogo in cui si concentrano la maggior
parte delle fonti di pericolo (dai detersivi ai coltelli, dai fornelli agli spigoli dei
mobili, dagli elettrodomestici sempre più sofisticati e potenti ai medicinali che
spesso vengono assunti proprio durante i pasti, ecc.) (tab. 35 e fig. 21).
Seguono il soggiorno e il salone (9%), i balconi, terrazzi e giardini (7,6%) e la
camera da letto (6,6%). Quanto al soggiorno e al salone, spesso adibiti a sale di
rappresentanza, la pericolosità è insita, per esempio, nei pavimenti tirati a
79
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
lucido, nella presenza di tappeti che provocano scivoloni, in porte a specchio,
in mobili dagli angoli appuntiti e taglienti. Nei giardini o nei terrazzi, invece, il
pericolo è rappresentato dai davanzali, da attrezzi da lavoro o da giardinaggio
(forbici, falciatrici, ecc.) o, ancora, da attrezzi e giochi per bambini a cui è facile
arrampicarsi e che, se difettosi, possono provocare seri danni. Quanto alla
camera da letto, costituiscono fonti di pericolo lenzuola, coperte e materassi,
che possono prendere fuoco, per esempio, da una cicca di sigaretta per chi è
abituato a fumare a letto, tappeti scivolosi, scaldini elettrici e termocoperte
difettose, ecc.
Solo al quinto posto della graduatoria degli ambienti domestici più rischiosi la
stanza da bagno (5,4%), dove, eppure, pavimenti e sanitari scivolosi, medicinali
e cosmetici, nonché il connubio acqua-elettricità (con l’uso improprio di certi
elettrodomestici) sono cause di alta accidentalità domestica.
Fig. 21 - La geografia del rischio domestico (val. %)
5,1
7,5
4,9
15,7
18,3
5,4
7,6
cantina, garage
9,5
9,9
bagno
6,0
11,0
20,4
16,8
balcone, terrazzo,
giardino
1,9
2,4
scale interne ed esterne
soggiorno, altre camere,
corridoi
52,0
58,0
47,6
cucina
Luoghi in cui avvengono più incidenti
Fonte : indagine Censis, 2004
Luoghi in cui gli italiani si sentono meno sicuri
Luoghi in cui gli italiani pensano che avvengano
più incidenti
Si tratta di indicazioni note agli addetti ai lavori e alla stragrande maggioranza
degli italiani: non sono mancate infatti in questi ultimi anni campagne di
sensibilizzazione volte ad informare i cittadini anche sui rischi presenti negli
ambienti più famigliari. E del resto, stando ai risultati dell’indagine, gli italiani
hanno dato prova di avere un buon grado di informazione rispetto alle insidie
che si nascondono nei singoli spazi della casa, salvo poi riuscire a far tesoro
delle conoscenze acquisite.
Malgrado ad esempio la cucina sia unanimemente riconosciuta come il luogo
più rischioso (il 58% del campione pensa infatti, correttamente, che sia il luogo
80
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
dove avvengono più incidenti), è difficile scalfirne l’immagine di rassicurante
focolare domestico, cui è legato il vissuto quotidiano della famiglia italiana
(tab. 36). Pur consci delle insidie e dei pericoli che nasconde, più del 50% degli
italiani si sente comunque a sicuro ed a proprio agio in cucina, molto più che in
altri luoghi della casa. Comparativamente, fa molta più paura il bagno,
considerando che ben il 18,3% pensa – scorrettamente – che sia il luogo dove
avvengano più incidenti e che il 15,7% dichiara che è quello in cui si sente
meno sicuro.
Al contrario, risultano del tutto sottovalutate le insidie della sala o del
soggiorno (solo l’1,3% pensa che sia il luogo dove ci si fa più male e l’1,4%
quello che incute più insicurezza), mentre nella graduatoria dei luoghi a rischio
le paure degli italiani si concentrano sulle pertinenze: dopo il bagno, sono le
scale interne il posto dove ci si sente più in pericolo (12,4%), seguite dal
balcone (8,9%), dalla cantina e dal garage (7,5% complessivamente) e dalle
scale esterne (4,4%).
Una lettura interessante può essere infine fornita anche dai dati disaggregati per
sesso: fermo restando che per entrambi i generi il primato del luogo più a
rischio spetta alla cucina (si è fatto male in questa stanza il 58,1% delle donne e
il 31,1% degli uomini), rispetto agli altri luoghi, la geografia del pericolo
domestico appare più eterogenea. Infatti, mentre per le donne, al secondo e
terzo posto si collocano rispettivamente il soggiorno (8,2%) e la camera da
letto (6,7%), per gli uomini, la seconda e terza posizione spettano a balconi,
terrazzi e giardini (14,5%) e alle cantine, garage e altri ambienti (13,6%): luoghi
– questi ultimi – dove si accumulano, spesso alla rinfusa, strumenti e oggetti
per il fai da te, spesso molto pericolosi (mobili vecchi, oggetti in disuso o
arrugginiti, oli e combustibili, ecc.).
Cambia la geografia del rischio anche rispetto all’età delle persone, con una
tendenza da parte di ragazzi e bambini da un lato ed anziani dall’altro a farsi
male più frequentemente in altre stanze oltre alla cucina: e in particolare
soggiorno (21,1%) e bagno (10,1%) per i ragazzi fino a 25 anni e ancora una
volta soggiorno (12,9%), balcone, terrazzo e giardino (8,5%) e cantine e garage
(7,4%) per gli over 65.
Strettamente collegato al discorso sui i luoghi in cui avvengono gli infortuni è
l’analisi degli agenti che provocano materialmente l’incidente. La principale
causa di infortunio domestico per le donne è rappresentata (con il 36,7%)
dall’uso di utensili o attività di cucina: questo vale, in particolare, per quelle
appartenenti alle fasce di età compresa tra lo 0 e i 24 anni (29,8%) e,
81
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
soprattutto, tra i 25 e i 64 anni (44,1%) (tab. 37). Per quelle di età più avanzata,
la causa di incidente più frequente è la caduta (40,8%), mentre al terzo posto
(col 19,9%), tra le cause di infortunio domestico (e questo vale per tutte le
fasce d’età) si colloca la struttura dell’abitazione.
Struttura edilizia, utensili da cucina e cadute costituiscono le principali cause di
infortunio anche per gli uomini, sebbene, in questo caso, si possa osservare un
diverso ordine di frequenza. L’incidente più frequente, per i maschi è la caduta
(33,2%), con punte altissime per gli over 65 (56%), per i quali, peraltro, le
cadute dalla scala rappresentano, in particolare, una delle cause più ricorrenti
(sono, infatti, al terzo posto della graduatoria con il 21,3%).
Dall’esame delle conseguenze provocate dagli infortuni domestici, emerge che
la ferita (43%) rappresenta il tipo di lesione traumatica più frequente per
entrambi i sessi, sia pur con un’incidenza superiore per gli uomini (52,9%)
piuttosto che per le donne (40%) (tab. 38). Non è da trascurare, inoltre, la
frequenza delle ustioni (25,5%), soprattutto per quanto riguarda le donne
(30,1% contro il 10% relativo agli uomini) e degli altri tipi di lesione
(contusioni, escoriazioni, abrasioni, ecc.) (24,2%), soprattutto per le persone
più anziane, siano esse maschi (30,8%) o femmine (30%).
82
FONDAZIONE CENSIS
Tab. 29 - Infortuni in casa, al lavoro o in un incidente stradale, 1998-2000 (v.a., var.% e val.%)
V.a.
1998
v.a.
Infortuni in incidenti domestici
Infortuni sul lavoro avvenuti e denunciati
Incidenti stradali
4.148.000
997.914
204.615
(*) Quota percentuale dei deceduti sul totale degli infortuni/incidenti
Fonte:elaborazione Censis su dati Istat, Inail, Ispesl
Var. 1998-2000
2000
v.a.
4.380.000
1.022.693
228.912
Diff.
232.000
24.779
24.297
Var. %
5,6
2,5
11,9
Morti
(2000)
8.000
1.398
6.649
Indice di
mortalità (*)
0,2
0,1
2,9
Tab. 30 - Casalinghe assicurate all'Inail, 2002 (v.a.)
Assicurate
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Non determinato
ITALIA
Fonte: elaborazione su dati Inail
116.230
3.550
308.496
32.989
179.434
46.100
53.928
102.306
108.486
30.428
37.928
146.469
38.401
10.769
99.321
139.007
20.335
34.622
133.262
79.931
5.728
1.727.720
Infortuni
denunciati
57
1
91
13
41
14
29
99
65
27
28
94
33
17
75
105
25
32
84
52
982
Infortuni
indennizzati
2
1
2
1
1
1
1
2
2
1
3
1
1
2
2
23
Tab. 31 - Attività svolte al momento degli incidenti per sesso e classe di età degli infortunati, 1999 (per 100 incidenti subiti da persone dello stesso sesso e classe di età)
0-24 anni
Lavori domestici
Nessuna particolare attività
Cure personali
Gioco, passatempi
Altre attività
Riparazioni, fai da te, bricolage
Non indicato
Totale
Fonte: elaborazione su dati Istat
6,5
16,2
16,5
52,1
5,0
3,7
100,0
Maschi
25-64 anni 65 più anni
24,1
24,1
9,0
2,9
8,8
30,4
0,7
100,0
21,6
18,3
13,2
1,9
17,7
27,3
100,0
Totale
0-24 anni
18,5
20,6
12,1
16,7
9,6
22,2
0,3
100,0
13,0
11,1
13,6
45,2
11,8
5,2
100,0
Femmine
25-64 anni 65 più anni
76,5
6,9
7,4
1,5
5,6
1,2
1,0
100,0
53,4
23,5
9,8
0,6
8,3
0,6
3,8
100,0
Totale
0-24 anni
63,9
11,8
8,7
5,6
6,9
0,9
2,1
100,0
10,1
13,4
14,9
48,3
8,7
1,7
2,9
100,0
Totale
25-64 anni 65 più anni
66,6
10,2
7,7
1,7
6,2
6,7
0,9
100,0
47,3
22,5
10,5
0,9
10,1
5,7
3,0
100,0
Totale
53,6
13,8
9,4
8,2
7,5
5,7
1,7
100,0
Tab. 32 - Gli incidenti domestici nell’ultimo anno, per tipologia e sesso (val. %)
Sesso
Maschi
Femmine
Totale
Percentuale di italiani che hanno avuto un incidente
domestico
22,4
32,8
27,8
-
11,3
7,7
5,0
9,0
18,3
14,3
11,1
6,9
14,9
11,1
8,2
7,9
ferimento nello svolgimento di attività domestiche
caduta/scivolata in casa
ustione
ferimento nello svolgimento di attività fai da te
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 33 - Gli incidenti domestici nell’ultimo anno, per tipologia e condizione dell’infortunato (val. %)
Casalinga
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
Totale
Occupato
Percentuale di italiani che hanno avuto un incidente
domestico
33,1
28,6
28,9
25,6
27,8
-
17,3
17,3
12,6
4,0
16,7
8,7
4,0
10,4
12,6
12,5
12,5
7,9
14,3
9,3
6,5
8,6
14,9
11,1
8,2
7,9
ferimento nello svolgimento di attività domestiche
caduta/scivolata in casa
ustione
ferimento nello svolgimento di attività fai da te
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 34 - Gli incidenti domestici nell’ultimo anno, per tipologia e area geografica (val. %)
Nord-ovest
Area geografica
Nord-est
Centro
Totale
Sud
Percentuale di italiani che hanno avuto un incidente
domestico
21,8
21,9
34,0
32,5
27,8
-
11,6
8,3
6,0
4,7
9,3
11,3
9,9
6,7
17,8
11,8
7,8
10,5
19,2
12,8
9,1
9,8
14,9
11,1
8,2
7,9
ferimento nello svolgimento di attività domestiche
caduta/scivolata in casa
ustione
ferimento nello svolgimento di attività fai da te
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 35 - Ambienti domestici in cui avvengono gli incidenti per sesso e classi degli infortunati, 1999 (per 100 incidenti subiti da persone dello
stesso sesso e classe di età)
0-24
anni
Cucina
Soggiorno, salone
Balcone, terrazzo, giardino
Camera da letto, cameretta
Scale interne all’abitazione
Bagno
Cantina,garage,altro ambiente
Scale esterne all’abitazione
Corridoio, ingresso
Non indicato
Totale
Fonte: elaborazione su dati Istat
35,1
24,0
10,5
12,8
6,9
5,4
3,2
2,0
100,0
Maschi
25-64 65 più Totale
anni
anni
32,4
0,8
18,8
5,4
7,1
8,9
16,7
6,6
2,8
0,7
100,0
23,0
20,9
9,6
6,5
13,2
17,4
3,0
6,4
100,0
31,1
11,7
14,5
6,3
4,9
9,3
13,6
4,9
3,3
0,3
100,0
0-24
anni
42,7
18,7
1,6
6,7
3,6
12,7
0,9
5,1
2,8
5,2
100,0
Femmine
25-64 65 più Totale
anni
anni
66,7
5,2
5,0
5,7
6,6
2,5
1,8
3,1
2,9
0,6
100,0
43,6
11,1
8,3
9,1
4,1
5,2
5,0
4,7
6,0
3,0
100,0
58,1
8,2
5,5
6,7
5,6
4,2
2,6
3,7
3,7
1,7
100,0
0-24
anni
39,2
21,1
5,6
9,5
2,0
10,1
2,9
4,2
2,4
2,9
100,0
Totale
25-64 65 più Totale
anni
anni
60,2
4,4
7,6
5,6
6,7
3,7
4,6
3,7
2,9
0,6
100,0
39,6
12,9
8,5
7,3
4,5
6,7
7,4
4,4
6,1
2,4
100,0
52,0
9,0
7,6
6,6
5,5
5,4
5,1
4,0
3,6
1,4
100,0
Tab. 36 - Luogo della casa in cui gli italiani si sentono meno sicuri e pensano che
avvengano più incidenti (val. %.)
Mi sento meno
sicuro
Cucina
Bagno
Scale interne
Balcone
Scale esterne
Cantina
Garage
Soggiorno
Giardino
Corridoio
Totale
Fonte: elaborazione Censis, 2004
Penso che avvengano
più incidenti
47,6
15,7
12,4
8,9
4,4
4,0
3,5
1,4
1,0
1,0
58,0
18,3
6,5
4,1
4,5
2,8
2,1
1,3
1,9
0,6
100,0
100,0
Tab. 37 - Cause degli incidenti per sesso e classi degli infortunati, 1999 (per 100 incidenti subiti da persone dello stesso sesso e classe di età)
Maschi
0-24 anni 25-64
65 più
anni
anni
Utensili o attività di cucina
Cadute
Struttura edilizia
Cadute dalle scale
Pavimento
Mobili, porte e parti abitazione
Elettrodomestici non di cucina
Fai da te
Riscaldamento
Doccia
Fonte: elaborazione su dati Istat
23,3
26,3
21,2
2,6
16,5
16,4
6,5
3,9
1,2
21,8
27,4
14,7
14,4
7,3
10,3
13,5
2,9
13,1
56,0
32,9
21,3
18,2
1,4
7,0
4,7
Totale
20,4
33,2
20,4
12,5
12,3
10,1
10,2
1,1
2,8
Femmine
0-24 anni 25-64 65 più
anni
anni
29,8
24,3
18,7
5,9
12,8
10,0
7,3
3,0
-
44,1
21,7
17,5
11,8
7,7
5,7
7,6
2,3
0,4
0,3
21,6
40,8
26,0
13,4
14,9
5,5
2,4
2,4
0,9
Totale
0-24
anni
Totale
25-64
anni
65 più
anni
Totale
36,7
27,0
19,9
11,6
10,2
6,1
6,2
1,4
1,2
0,4
26,9
25,2
19,9
4,4
14,5
12,9
4,0
3,0
3,4
0,6
39,9
22,8
17,0
12,3
7,7
6,6
6,2
4,4
0,3
0,8
20,0
43,7
27,3
14,9
15,6
4,7
1,9
1,3
1,9
1,6
33,0
28,4
20,0
11,8
10,6
7,0
4,8
3,4
1,2
1,0
Tab. 38 - Lesioni e parti del corpo coinvolte negli incidenti per sesso e classe degli infortunati, 1999 (per 100 incidenti subiti da
persone dello stesso sesso e classe di età)
0-24
anni
Maschi
25-64 65 più Totale
anni
anni
0-24
anni
Femmine
25-64 65 più Totale
anni
anni
0-24
anni
Totale
25-64 65 più
anni
anni
Totale
Lesioni
Ferita
Ustione
Altra lesione
Frattura
53,9
8,1
24,3
14,1
52,8
13,5
26,0
11,3
51,9
4,3
30,8
17,5
52,9
10,0
26,5
13,4
42,8
25,6
21,7
4,6
40,6
34,1
21,0
11,4
37,6
22,4
30,0
19,3
40,0
30,1
23,5
12,8
47,9
17,6
22,9
8,9
42,9
30,2
21,9
11,4
40,3
18,9
30,1
19,0
43,0
25,5
24,2
13,0
Parti del corpo
Arti superiori
Arti inferiori
Testa
Altra parte del corpo
Torace
Occhi
Addome
45,5
21,4
27,3
12,2
1,7
-
58,5
21,9
7,1
2,6
7,1
6,8
-
42,8
29,4
21,9
8,4
6,5
7,2
-
51,4
23,4
16,0
6,6
4,9
5,4
-
45,7
27,5
16,3
4,6
7,5
6,1
-
70,0
22,2
6,2
7,7
1,7
1,9
0,9
53,3
36,4
18,7
8,0
3,9
1,9
2,1
63,1
26,6
10,6
7,5
2,9
2,3
1,1
45,6
24,8
21,3
8,0
4,1
4,1
-
67,8
22,2
6,4
6,8
2,7
2,8
0,7
51,3
35,1
19,3
8,1
4,4
2,9
1,7
60,4
25,8
11,8
7,3
3,3
3,0
0,9
Fonte: elaborazione su dati Istat
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
3.2. La multidimensionalità del rischio domestico
3.2.1. Quanto e come crescono i rischi nelle abitazioni
Al di là delle caratteristiche e delle conseguenze che produce, l’infortunio
domestico è, come già anticipato, un fenomeno in crescita costante. Al netto
della microincidentalità sommersa (quella che sfugge alle statistiche ufficiali) tra
1988 e 2000 (gli anni a partire dai quali e fino ai quali il fenomeno è stato
rilevato dalle statistiche ufficiali), gli infortuni sono aumentati del 65,5%,
registrando un tasso di crescita particolarmente elevato per le donne (+79%) e
più contenuto per gli uomini (+38,6%) (fig. 22).
L’AUMENTO DELL’INCIDENTALITÀ DOMESTICA: VERA CRESCITA O EMERSIONE?
Gli infortuni crescono statisticamente perché aumenta la consapevolezza, la sensibilità e
quindi la tendenza alla denuncia. Quando cresce la consapevolezza è naturale che il
fenomeno aumenta nella percezione della gente. A ciò si aggiunga il fatto che, diversamente
da quanto avviene nel caso degli infortuni sul lavoro, la definizione dell’infortunio domestico
è molto estesa, e ricomprende le situazioni più diverse: per cui si finisce che ai fini della
contabilizzazione una ustione conta quanto una puntura di spillo (Ispesl)
***
Il problema con gli infortuni domestici, è che ce ne sono molti di più di quanti non rilevino e
statistiche ufficiali. In materia è stata varata una legge nazionale (L.439/99) che in tutta la
prima parte aveva come obiettivo la comunicazione, l’informazione e la raccolta di dati.
Purtroppo questa parte non ha funzionato bene e ad esempio al pronto soccorso – che
dovrebbe per primo registrare l’avvenuto infortunio - rararmente quando arriva un incidente
domestico lo si descrive come tale (Federcasalinghe)
***
Sicuramente, nelle statistiche dell’infortunistica domestica c’è molto meno di quanto
dovrebbe esserci, perché il fenomeno resta in gran parte sommerso; ma c’è anche qualcosa
in più: si pensi a tutti gli infortuni in ambiente di lavoro che vengono denunciati come
infortuni domestici perché chi ne è stato coinvolto non aveva un contratto regolare di lavoro
o l’azienda non era in regola con il versamento dei contributi all’Inail (Cisl)
93
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 22 - Donne e uomini infortunati in ambiente domestico,
1988-2000 (v.a. in migliaia, val.% e var.%)
976
(28%)
1.112
980
2.240
2.372
2.356
2.504
(72%)
1997
1998
1999
2000
692
Uomini infortunati
+38,6%
820
704
(33,5%)
1.399
(66,5%)
1.733
1988
1990
Donne
Donne infortunate
+79%
Uomini
Fonte : elaborazione Censis su dati Istat e Ispesl
A farne le spese, oltre alle donne, sono stati i giovanissimi e gli anziani.
Nell’ultimo decennio, si è infatti praticamente raddoppiato il numero di
persone infortunate in ambiente domestico di età inferiore ai cinque anni e
superiore ai 64. Dal 1990 al 2000, l’incidentalità fra i fanciulli in tenera età è
cresciuta del 101,5%, mentre quella tra le persone in età avanzata è aumentata
97,5% (tab. 39). E’ cresciuta, nel tempo, sia pur in misura meno evidente, ma in
ogni caso non meno preoccupante, anche l’incidentalità relativa alle fasce di età
comprese tra i 45 e i 64 anni (+46,5%) e tra i 25 e i 44 anni (+12,3%) che,
peraltro, risultano essere, insieme a quella degli over 65 (il 27,4% delle persone
complessivamente coinvolte), quelle maggiormente interessate dal fenomeno
(rispettivamente il 31% e il 23,8%).
Al contrario, tra giovani e adolescenti il fenomeno sembra in diminuzione: e
nello specifico, si è avuta una contrazione del 21,1% degli infortuni tra i
giovani di età compresa tra i 6 e 14 anni, e del 25,3% per la classe di età
compresa tra i 15 e 24: un dato questo che può essere ricondotto anche ad una
maggiore dimestichezza, da parte di questo segmento di popolazione rispetto
agli adulti, con elettrodomestici e apparecchi sofisticati di uso domestico, o,
comunque, ad una maggiore attenzione (specialmente da parte dei più grandi)
alle campagne di informazione e di educazione dedicate, in questi ultimi anni,
proprio al tema della sicurezza domestica. Un’ipotesi questa confermata anche
dal fatto che siamo di fronte ai segmenti generazionali complessivamente meno
colpiti dal fenomeno.
94
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Il dato, che può apparire allarmante, sconta evidentemente un effetto
amplificazione indotto da una crescente tendenza alla denuncia dell’infortunio,
vuoi perché oggi se ne parla molto di più rispetto a dieci anni fa, vuoi perché
l’azione delle campagne di prevenzione ed informazione mirate a specifici
segmenti (in particolare giovani e casalinghe) ha contributo ad accrescere la
sensibilità sociale sul tema. E tuttavia, è indubbio che pur letto con le dovute
cautele del caso, il dato mostra una tendenza incontrovertibile di crescita dei
rischi legati all’ambiente domestico, e riconducibile, al di là dei fattori
infrastrutturali, ad un insieme di cause estremamente diversificate:
- l’aumento delle fasce di popolazione a rischio, e in particolare anziani e donne,
determinato dall’invecchiamento della popolazione e dall’allungamento delle
aspettative di vita;
- l’accelerazione dei ritmi di vita, che ha finito per avere l’impatto più evidente
sulle donne che, in progressiva e crescente entrata nel lavoro, sono state
trainate in un processo di moltiplicazione dei ruoli di vita, che ha finito per
rendere più frenetica l’organizzazione e la gestione dei tempi della famiglia,
e della casa conseguentemente;
- la crescente pericolosità e complessità di utilizzo di alcuni prodotti che entrano nelle
case, e che finiscono per introdurre nuovi fattori di rischio nelle abitazioni
degli italiani;
- la progressiva estraneità dell’ambiente domestico, prodotta dal fatto che mentre
da un lato casa italiana si svuota sempre più suoi soggetti tradizionali (le
donne che lavorano), dall’altro si riempie di persone nuove (colf, badanti,
affittuari) che hanno comunque con l’abitazione un rapporto di estraneità e
di lontananza.
Naturalmente, l’elenco dei fattori che rendono oggi le case degli italiani meno
sicure di quanto non fossero qualche anno fa, potrebbe proseguire all’infinito,
come altrettanto vasto sarebbe quello di tutti i diversi elementi che agiscono in
senso opposto, rendendo al contrario più sicuro il nostro vivere quotidiano
dentro le case.
Ciò non basterebbe tuttavia a rendere più agevole la lettura e la spiegazioni dei
dati, dal momento che il rischio domestico si presenta come un fenomeno
estremamente complesso, e la cui multidimensionalità suggerisce una linea
d’analisi che tenga in considerazione tutti i distinti livelli che determinano
l’insorgenza del rischio, e che sono riconducibili ad almeno tre macrofattori:
alla qualità del sistema abitativo; al mercato dei beni di largo consumo, e
95
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
conseguentemente alla qualità del sistema produttivo ad esso sotteso; alla
qualità dello stile di vita degli italiani, che dai microcomportamenti quotidiani,
alle scelte di consumo occasionali, finisce per essere il principale fattore
scatenante di rischio.
I FATTORI DI CRESCITA DEGLI INCIDENTI DOMESTICI
Gli incidenti crescono perché cresce la popolazione a rischio: crescono le donne, che sono
peraltro sempre più sottoposte a condizioni di stress (perché lavorano sempre più, perché
non hanno supporti adeguati a gestire il carico domestico e famigliare) e crescono
soprattutto gli anziani, ovvero i soggetti a più alto rischio infortunistico (Federcasalinghe)
***
Gli infortuni aumentano in ambiente domestico tutta una serie di elettrodomestici che
presentano dei rischi estremamente elevati. E questo non perché siano in sé pericolosi –
anzi la tecnologia ha innalzato i livelli di sicurezza – ma perché le persone che li utilizzano
non ne conoscono fino in fondo i rischi (Aias)
***
Sono aumentate e di tanto, le disattenzioni degli italiani. Oggi i ritmi di vita sono sempre più
frenetici, per cui è molto più facile distrarsi, e quindi incorrere in qualche incidente
(Adiconsum)
***
Le case sono sempre più piene di sostanze nocive e pericolose: basta pensare
all’evoluzione dei tanti prodotti utilizzati per la pulizia della casa, che se da un lato è vero
che sono più aggressivi, e quindi efficaci, dall’altro è indubbio che la loro tossicità sia
cresciuta notevolmente (Periti industriali)
3.2.1. La qualità del sistema abitativo
Per un tipo infortunio come quello domestico, che non presenta alcun tipo di
specificità se non quelle legate all’ambiente in cui si sviluppa – la casa per
l’appunto – è indubbio che questa finisca per divenire un elemento
imprescindibile nel determinare una condizione di rischio. Le caratteristiche
strutturali delle abitazioni rappresentano pertanto uno dei punti di partenza
dell’analisi sui fattori che determinano l’incidentalità domestica, dando per
scontato che tanto più alta è la qualità del sistema abitativo in cui si vive, tanto
minori dovrebbero essere i rischi che questo può generare.
96
FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Per delineare un primo quadro, parziale ma indicativo dello stato di salute del
nostro patrimonio edilizio, basti solo considerare che nell’ultimo anno, il 18%
degli italiani si è trovato a dover fronteggiare infiltrazioni, macchie o muffe
sulle pareti, e l’11,7% perdite d’acqua, prodotte, verosimilmente
dall’obsolescenza degli impianti idraulici. Una quota un po’ più bassa, ma pur
sempre rilevante di cittadini, ha avuto problemi di allagamento (7,5%),
ostruzione alle fogne (5%), cortocircuiti (4,2%), ostruzioni agli scarichi delle
terrazze (4,1%) e lesioni gravi sui pavimenti, sulle pareti e sui soffitti (3,4%);
mentre fortunatamente, molti meno italiani (rispettivamente l’1,7% e lo 0,8%)
si sono trovati ad avere a che fare con fughe o perdite di gas e incendi (tab. 40
e fig. 23).
Fig. 23 - Danni e problemi accusati nelle case italiane nell'ultimo anno (val.%)
18,0
11,7
7,5
5,0
4,2
4,1
3,4
1,7
0,8
Infiltrazioni,
macchie sulle
pareti
Perdite d’acqua
Allagamenti
Ostruzione
fogne
Cortocircuiti
Ostruzione
scarichi delle
terrazze
Lesioni gravi su Fughe, perdite di
gas
pavimenti,
pareti, soffitti
Incendi
Fonte : Indagine Censis, 2004
Il quadro descritto segnala l’esistenza di problematiche connesse ad una serie di
aspetti infrastrutturali delle nostre abitazioni, che vanno dalla qualità dei
materiali di costruzione, alla manutenzione delle strutture e dell’impiantistica, e
che presentano peraltro una marcata variabilità territoriale.
Ancora una volta infatti la penisola appare spaccata a metà, con un nord che
presenta un indice di problematiche legati agli edifici comunque sostenibile, ed
un centro sud colpito in misura ben più grave: si pensi solo che mentre al
centro e al sud, quasi un cittadino su quattro nell’ultimo anno è dovuto
ricorrere a rimedi per macchie, muffe o infiltrazioni nelle pareti, al nord, solo
un cittadino su dieci ha avuto a che fare con questo tipo di problemi. Ancora,
risultano decisamente più frequenti al centro-sud i problemi relativi agli
impianti idraulici (ha avuto perdite d’acqua il 16,6% degli abitanti del centro
97
FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
sud contro il 4,6% del nord est e il 7,9% del nord-ovest), le lesioni su
pavimenti, pareti e soffitti (si va dallo 0,9% del nord-ovest al 6% del centro),
l’ostruzione degli scarichi delle terrazze (5,3% al sud, 6% al centro e poco più
del 2% al nord) e infine i cortocircuiti: ne ha avuto in casa almeno uno
nell’ultimo anno il 6,4% degli abitanti del meridione.
Poco sembra pesare l’anzianità dell’edificio: le nuove costruzioni non
garantiscono più delle vecchie; anzi, rispetto ad alcune specifiche
problematiche (come il rischio di cortocircuiti o di ostruzione delle fogne) gli
edifici costruiti dopo il 1980 presentano dei rischi più elevati di quelli costruiti
precedentemente (tab. 41).
Se ci si ferma ai pochi dati descritti, la fotografia che sembra emergere è quella
di un Paese in cui l’intero patrimonio abitativo sembrerebbe ormai
abbandonato a se stesso e destinato all’obsolescenza. Tuttavia, se ci affidiamo
al giudizio complessivo delle famiglie italiane, secondo i dati dell’Istat, nel 2001
solo il 5,5% di esse considerava la propria abitazione in cattive condizioni
(tabb. 42, 43 e 44). Considerando che solo otto anni prima, nel 1993, lo stesso
valore, si attestava al 7,6%, se ne può dedurre che negli ultimi anni vi sia stato
complessivamente un miglioramento delle condizioni del nostro patrimonio
edilizio, che è risultato peraltro particolarmente evidente proprio nelle regioni
del mezzogiorno, dove lo stato di denuncia delle cattive condizioni della
propria abitazione è passato dall’11,2% del 1993 al 7,4% del 2001.
Senza indulgere in inopportuni ottimismi, il dato testimonia di un processo di
lenta ma progressiva crescita se non del livello di qualità delle abitazioni,
quanto meno della cultura che ne è a monte.
E’ indiscusso, da questo punto di vista, l’effetto positivo di alcune normative,
che dalla fine degli anni ottanta hanno cercato di disciplinare i sistemi di
costruzione delle case e di manutenzione interna, introducendo peraltro
elementi importantissimi ai fini dell’innalzamento dei livelli complessivi della
sicurezza nel nostro Paese. Dalla legge Merloni, alla L.46 del 1990, dagli sgravi
sulle ristrutturazioni alle varie proposte di introduzione del Fascicolo di
fabbricato (in tutte le sue numerose vesti) si è cercato di far maturare una
maggiore cultura di responsabilità rispetto alla manutenzione del patrimonio
edile del paese, sia presso le imprese che presso i cittadini, i cui positivi effetti
iniziano a farsi vedere.
98
FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DEL SISTEMA ABITATIVO ITALIANO DEGLI ULTIMI ANNI
Le normative adottate a partire dagli anni ottanta, dalla Legge Merloni alla L.46/90, pur se di
taglio settoriale, hanno contribuito non poco ad innalzare i livelli qualitativi delle abitazioni in
Italia. La casa è diventata oggi più sicura, rispetto a dieci anni fa, in quanto sono entrate in
vigore delle disposizioni che conferiscono maggiore sicurezza agli impianti, ai materiali ed
alle attrezzature che vengono adottate nelle abitazioni. A titolo di esempio si rammenta la
L.46/90 che stabilisce quali debbano essere i requisiti degli impianti (elettrici, elettronici, di
riscaldamento e climatizzazione, idrosanitari, di distribuzione ed erogazione del gas,
ascensori, antincendio) e le caratteristiche degli installatori autorizzati a realizzare tali
impianti (Ministero dell’Interno)
***
La casa degli italiani negli ultimi dieci anni è diventata più sicura, almeno per quello che
concerne la sicurezza degli impianti elettrici. Grazie alla legge 46 del 1990, prima legge in
Italia ad interessarsi della sicurezza, si è regolato per la prima volta in maniera specifica
l’antinfortunistica in questo settorie, individuando innanzitutto i soggetti abilitati a “mettere
mano” negli impianti elettrici, cioè installatori regolarmente iscritti alla camera di commercio
che alla fine dei lavori sono obbligati a rilasciare una dichiarazione di conformità del lavoro
alla regola dell’arte. Questo per quanto riguarda la manutenzione straordinaria, la
ristrutturazione e gli impianti nuovi. L’unico ambito lasciato alla libertà dell’utente è la
manutenzione ordinaria, cioè tutti quegli interventi destinati a mantenere lo stato
dell’impianto. Inoltre è specificato che tutti gli impianti elettrici in essere del paese devono
essere adeguati alle norme vigenti. E’ stata consentita la retroattività con le dovute deroghe,
considerando che l’80% degli impianti del nostro paese non era a norma. Quindi gli impianti
costruiti prima della promulgazione della legge 46/90 si ritenevano adeguati se dotati di
dispositivi di sezionamento e manovra a monte dell’impianto, dispositivi per la protezione
contro sovraccarico e corto circuito ed interruttore differenziale ad alta sensibilità.
Quest’ultimo è stato battezzato trent’anni fa dalla Bticino “Salva La Vita” poiché serve per
proteggere le persone dai contatti indiretti. La legge lo rende obbligatorio anche per gli
impianti vecchi anche senza l’impianto di terra (BTicino).
***
Anche rispetto al sistema termoidraulico e di riscaldamento la sicurezza delle abitazioni è
migliorata notevolmente, grazie alla L.46 del 1990 e al DPR 412 del 1993. Quest’ultimo ha
segnato una pietra miliare nel sistema della manutenzione periodica poiché prevede la
verifica degli impianti di riscaldamento da parte di un manutentore abilitato. Quest’obbligo è
relativo solo alle caldaie e non anche agli scaldabagni a gas, ma ha comunque
sensibilizzato la categoria e l’utenza verso la sicurezza. Oggi gli strumenti normativi per la
sicurezza ci sono tutti: bisogna soltanto farli penetrare in tutti i segmenti di mercato
(Vaillant).
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FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Al proposito, non può che essere valutato positivamente, considerato il
costume nostrano, il fatto che negli ultimi due anni, ben il 54,9% degli italiani
abbia effettuato interventi di manutenzione degli impianti elettrici, del gas, di
riscaldamento e idraulici presenti nella propria abitazione; e che ben il 40,5%
abbia provveduto sempre nell’arco degli stessi due anni, a mettere a norma gli
impianti esistenti in casa (tab. 45 e fig. 24). Peraltro, gli interventi imposti dalla
normativa, hanno avuto anche il positivo effetto di trainare le ristrutturazioni,
che sono state sempre numerose: le ha fatte il 18,8% degli italiani, con
riferimento all’esterno, e il 16,9% all’interno. Il 5,7% infine, è intervenuto in
modo ancora più mirato sulla sicurezza della propria casa, rimovendo materiali
tossici, inquinanti o pericolosi come l’eternit o l’amianto.
Fig. 24 - Interventi in casa che gli italiani hanno effettuato negli ultimi due anni o che
prevedono di realizzare nel prossimo (val.%)
54,9
Negli ultimi 2 anni
38,4
40,5
Nel prossimo anno
18,8
16,9
12,1
8,3
7,2
5,7
2,6
Manutenzione degli impianti
elettrici, gas, riscaldamento,
idraulici
Messa a norma degli impianti Ristrutturazione degli ambienti Ristrutturazione degli ambienti Rimozione di materiali tossici,
elettrici, gas, riscaldamento
interni
esterni
inquinanti o comunque
pericolosi (ad es. eternit,
amianto)
Fonte : Indagine Censis, 2004
Leggermente meno rosea risulta invece la previsione per l’immediato futuro,
che sconta tuttavia la proiezione su un arco temporale più limitato (un anno)
rispetto al passato (due anni): per cui se com’è prevedibile ed ovvio, solo il
12,1% prevede per il prossimo anno di fare interventi per la messa a norma
degli impianti (un processo che dovrebbe essere oramai in corso di
completamento), preoccupa un po’ di più il dato sugli interventi di
manutenzione, a cui risulta interessato solo il 38,4% del campione. Rispetto alle
ristrutturazioni, gli italiani dovrebbero invece rispettare le linee di tendenza
degli anni passati: l’8,3% effettuerà interventi sugli ambienti interni mentre il
7,2% interventi all’interno: se proiettate sui prossimi due anni entrambe le
percentuale potrebbero raddoppiare.
100
FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
E’ comunque certo che il rispetto delle norme sull’impiantistica domestica
costituisce un ottimo incentivo personale a proseguire nell’attività di
manutenzione: tra coloro che hanno infatti realizzato interventi di messa a
norma negli ultimi due anni, l’intenzione di effettuarne la manutenzione nel
prossimo è più alta di chi non l’ha fatto (43,1% contro 35,2%) (tab. 46).
Particolarmente interessante risulta da questo punto di vista l’analisi dei dati per
area geografica, dalla quale emerge una forte spinta da parte delle aree del
centro-sud a colmare – a livello micro - il divario rispetto al nord riguardo alla
qualità del sistema abitativo. Colpisce soprattutto il fatto che negli ultimi due
anni più del 60% degli intervistati residente in questa parte del Paese
(rispettivamente il 65,6% al centro e il 61,3% al sud) abbia effettuato interventi
di manutenzione degli impianti, mentre al nord la percentuale si è collocata tra
il 44% e 46%. Si tratta di un dato importante, che testimonia la maturazione di
una cultura della prevenzione proprio presso quei segmenti di popolazione che
più sono stati vittime – e le dimostrazioni nelle cronache di vissuto quotidiano
e di mala edilizia certo non mancano - dei pericoli derivanti dal cattivo stato di
manutenzione del patrimonio edilizio (fig. 25).
Fig. 25 - Interventi di messa a norma e di manutenzione che gli italiani hanno effettuato
negli ultimi due anni, per area geografica (val.%)
Manutenzione degli impianti elettrici, gas,
riscaldamento, idraulici
65,6
Messa a norma degli impianti elettrici, gas,
riscaldamento
46,7
46,0
61,3
44,4
42,8
39,0
33,1
Nord ovest
Fonte : Indagine Censis, 2004
Nord est
Centro
Sud
Un dato questo, che viene peraltro confermato anche dalle intenzioni di
comportamento nel prossimo anno: dichiara infatti di voler effettuare
interventi di manutenzione agli impianti presenti in casa il 42,8% degli italiani
residenti al centro, il 41,8% al sud, il 40,4% al nord est e solo il 28,6% al nordovest. Al sud, poi, risultano molto più alte anche le percentuali di italiani che
intendono effettuare ristrutturazioni sia interne (12,1%) che esterne (8,2%).
101
FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Oltre il dato territoriale, un altro aspetto che contribuisce a determinare un
orientamento proattivo rispetto alla preservazione della qualità della propria
abitazione, è rappresentato dalla condizione in cui ci si trova: di proprietario o
affittuario. Nel primo caso, infatti, il titolo di godimento è un indiscutibile
incentivo ad effettuare tutte le migliorie necessarie non solo a garantire
eleganza, funzionalità e comfort, bensì a soddisfare i criteri di sicurezza
previsti. Non stupisce pertanto, che chi è proprietario della casa in cui vive si
sia attivato con più incisività negli ultimi due anni nella manutenzione degli
impianti rispetto a chi è in affitto (56,9% contro 46,3%), nella rimozione di
materiali tossici (6,5% contro 2,3%), nelle ristrutturazioni interne (19,7%
contro 14,8%) e in quelle esterne (tab. 47).
Da questo punto di vista, anzi, è positivo segnalare come dal 1993 al 2001 vi sia
stato un aumento significativo delle famiglie proprietarie delle abitazioni in cui
vivono, passate dal 66,8% al 71,3%: una tendenza riscontrabile in tutte le
ripartizioni territoriali, ed in misura maggiore nell’Italia insulare (tabb. 48-49).
Ancora una volta invece, risulta relativamente poco discriminante l’anzianità o
meno della propria abitazione: se si escludono le ristrutturazioni che sono state,
com’è ovvio, più frequenti nelle abitazioni costruite prima del 1970, non si
riscontrano significative differenze rispetto alla messa a norma degli impianti,
che hanno coinvolto in misura pressocché omogenea l’intero patrimonio edile
italiano. Solo rispetto agli interventi di manutenzione si riscontra una maggiore
propensione ad effettuarli da parte di inquilini e proprietari delle abitazioni
costruite tra gli anni 60 e 80 (tab. 50).
Naturalmente, al di là dell’apprezzamento rispetto alla tendenza che emerge
dalle dichiarazioni degli italiani, è indubbio che sulla qualità del nostro sistema
abitativo resta ancora molto da fare. Il portato di anni di mala edilizia che si è
concretata nell’abusivismo, nell’assenza di normative di riferimento, nell’uso di
materiali scadenti o addirittura nocivi per la salute, nella la scarsa propensione
alla manutenzione della abitazioni e degli impianti, è ancora sotto gli occhi di
tutti. Basti solo pensare che:
- in Campania 10 abitanti su 100 pensano che la propria casa sia in cattive
condizioni;
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
- solo il 25,5% delle abitazioni del Paese (ma al sud il dato sale al 35%) è
ancora sprovvisto di un impianto a terra, contravvenendo a quanto previsto
dalla normativa del 1990;
- ben il 5,9% delle abitazioni italiane ha ancora strutture in eternit. Al sud e
nelle case costruite tra il 1971 e 1980 la presenza di questo materiale sale
rispettivamente al 7,6% e 8,2%.
Pur tuttavia, qualche progresso c’è stato, e anche il recente dibattito apertosi
sull’ipotesi di introduzione di un Fascicolo di fabbricato (di cui si parlerà in
dettaglio nei successivi paragrafi), testimonia l’esistenza di una crescente
consapevolezza, sia dal basso (cittadini e associazioni di rappresentanza) che
dall’alto (istituzioni), della urgenza di intervenire quanto prima in un comparto,
centrale nella vita dei cittadini, e tuttavia su cui il presidio delle istituzioni è
stato da sempre vago.
MALA EDILIZIA: UN’EREDITÀ DA GESTIRE
In Italia innanzitutto è sempre mancata una politica della casa, vale a dire un orientamento
legislativo che prendesse in considerazione tutti i diversi ambiti che a questa si riconnettono
– gestione del territorio, impiantistica, edilizia -. E questo ha finito per contribuire ad
alimentare tutta una serie di fenomeni di mala-edilizia come l’abusivismo selvaggio degli
anni passati, il frequente utilizzo di materiali poco sicuri (come il cemento armato, principale
imputato di alcuni noti episodi di crolli di palazzine risalenti agli anni 60-70), una bassa
propensione alla manutenzione delle abitazioni sia pubbliche che private (Uppi)
***
Attualmente i livelli di sicurezza complessiva degli edifici non sono ancora alti come
dovrebbero, con grave nocumento sociale. La loro stabilità infatti non interessa soltanto chi
ci abita, ma anche tutti coloro che incidentalmente potrebbero subire i danni di una cattiva
manutenzione o peggio di una statica imperfetta (Consiglio nazionale degli ingegneri)
***
Una delle principali cause di degrado del patrimonio immobiliare italiano è il basso livello di
manutenzione. Gli immobili comprati negli anni 60 e 70 dal ceto medio borghese e operaio,
oggi sono ancora nelle mani degli stessi acquirenti che, nel frattempo, sono andati in
pensione, hanno figli che non guadagnano abbastanza per garantirsi i precedenti livelli di
vita e magari utilizzano l’indebitamento al consumo per altri tipi di beni. Il problema sotteso
alla cattiva manutenzione degli stabili dipende quindi dalla mancanza di risorse finanziarie
adeguate (Anaip)
***
Poi ci sono i pericoli di recente scoperta, come il radion, una sostanza radioattiva presente
nelle rocce, nei sotterranei: e siccome in genere i materiali con cui si costruiscono le case
sono locali, si finisce per avere una concentrazione pazzesca di radion in certe aree del
Paese: nel territorio e nelle abitazioni (Periti industriali)
103
FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
3.2.3. L’ambiente domestico tra sovradotazione e ipertecnologizzazione
L’altro importante fattore di rischio domestico attiene alla sicurezza dei
prodotti che entrano nelle case. Come visto, non sono rari i casi di ferimento,
ustioni, abrasioni legati all’utilizzo di elettrodomestici, utensili sofisticati e
prodotti di pulizia sempre più efficaci e pericolosi; o più semplicemente da
oggetti di arredamento pensati esclusivamente per rendere bella e confortevole
la casa, a rischio però dell’incolumità dei suoi inquilini, o da splendide piante
ornamentali che si trasformano al tatto, in improbabili killer.
LA SICUREZZA DEI PRODOTTI: PIÙ O MENO DI IERI?
Oggi c’è molta meno sicurezza di ieri, perché il consumatore è sempre più orientato al
risparmio e finisce di conseguenza per scegliere prodotti di bassa qualità, che compra
magari al mercato, come phon, scaldini, o piccoli elettrodomestici, che vengono venduti a
prezzi estremamente bassi (3-4 euro). Basti solo pensare che nell’anno appena passato, la
Direzione generale per l’armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori, del
Ministero delle Attività produttive ha ricevuto circa 300 segnalazioni di prodotti pericolosi da
associazioni di consumatori, imprenditori, ed altre categorie: per circa la metà di questi è
stato pure avviato il procedimento amministrativo. L’offerta di prodotti a bassa qualità va
peraltro sempre più aumentando, non solo perché aumenta l’orientamento a risparmiare nei
consumi da parte di alcuni segmenti di popolazione (ad esempio gli anziani) che stanno
crescendo vertiginosamente nel nostro Paese, ma soprattutto perché crescono le
importazioni da Paesi a basso costo, i cui prodotti risultano molto frequentemente non a
norma sotto il profilo della sicurezza, o peggio, riportano marchi di qualità contraffatti
(Ministero delle Attività Produttive)
***
In generale i prodotti che entrano nelle case degli italiani sono oggi più sicuri di ieri: ma è
anche vero che entrano con molta più frequenza sostanze nocive, veleni, prodotti specifici
per la pulizia che risultano se non utilizzati con le dovute cautele, estremamente rischiosi
(Federcasalinghe).
E tuttavia se da un lato appare facilmente intuibile l’esistenza di un legame
diretto tra qualità complessiva – intesa come sicurezza - dei beni che entrano
all’interno delle abitazioni degli italiani e sicurezza domestica, dall’altro, è
abbastanza difficile individuare in che direzione si sviluppi questo nesso: se
insomma, la qualità intrinseca dei beni abbia accresciuto i livelli di sicurezza
delle nostre abitazioni oppure finito per introdurvi nuovi e sconosciuti rischi.
Si tratta di un interrogativo di non poco conto, se si considera la densità di
infrastrutturazione interna delle nostre abitazioni, che hanno trasformato le
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FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
case – e in particolare alcune stanze – in luoghi dove la presenza campi
elettromagnetici, la concentrazaione di tecnologie e di fonti di riscaldamento
mette quotidianamente a repentaglio la salubrità e la sicurezza del vivere
domestico.
Alla luce dei dati d’indagine, si capisce perché ad esempio la cucina sia il luogo
più pericoloso: tra lavatrici (presenti nel 95,6% delle abitazioni), forni elettrici
(69,5%), a gas (42,3%), robot da cucina (43,7%) e forni a microonde (35,1%) in
focolare domestico, trasformatosi peraltro negli anni da stanza abitabile ad
angolo cottura, finisce per essere un coarcevo di insidie, tanto più gli spazi fisici
per muoversi si sono ridotti (tab. 51 e fig. 26).
Ma naturalmente non è l’unico posto dove sono concentrati i pericoli: vi sono
le caldaie per il riscaldamento (ben il 73,4% degli italiani ha l’impianto
autonomo), lo scaldabagno a gas (47,1%), quello elettrico (30,1%) e ancora,
l’impianto di condizionamento (18,5%) e il condizionatore mobile (11,3%):
tutti strumenti di impiantistica complessi che necessitano non solo di una
specifica manutenzione, ma anche e soprattutto di una conoscenza attenta da
parte dell’utente, per regolarne il funzionamento, individuarne i difetti, e
prevenire eventuali danni.
Vi sono infine i pericoli sparsi un po’ ovunque come gli utensili avanzati per il
fai da te (trapani, saldatrici, …), e i materiali infiammabili, presenti
rispettivamente nel 54,9% e 30,2% delle abitazioni italiane.
Il livello di dotazione risente, ancora una volta, del contesto territoriale: al
nord, e in particolare nella zona ovest, la casa, e la cucina in particolare, è più
attrezzata sotto il profilo tecnologico, con forni microonde (presenti nel 41,3%
delle abitazioni del nord-ovest, nel 43,4% del nord est, contro il 31,8% del
centro e il 27,3% del sud), robot da cucina (si va dal 50,2% del nord-ovest al
38,7% del sud), mentre al centro sud, è molto più frequente trovare in casa
strumenti per il fai da te (gli utensili avanzati sono presenti nel 67,5% delle case
del centro, nel 57% di quelle del sud e nel 44,4% del nord est), ma anche
prodotti infiammabili.
105
FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 26 - Le dotazioni delle case italiane (val.%)
Strutture in eternit
Condizionatore mobile
Impianto di condizionamento
5,9
11,3
18,5
Scaldabagno elettrico
30,1
Diversi tipi di materiale infiammabile
30,2
Forno a microonde
Forno a gas
Robot da cucina
Scaldabagno a gas
Lavastoviglie
Utensili avanzati per il fai da te (trapani, saldatrici, ….)
Forno elettrico
Riscaldamento autonomo
Lavatrice
35,1
42,3
43,7
47,1
48,7
54,9
69,5
73,4
95,6
Fonte : Indagine Censis, 2004
Anche sotto il profilo dell’impiantistica non mancano le differenze, sebbene
non sempre rispecchiano la tradizionale dicotomia nord-sud: al sud e al nord
est si riscontra una presenza più alta di forni a gas, notoriamente più pericolosi
di quelli elettrici (il 48,7% al sud, il 46,1% al nord est, contro il 37,4% del nordovest e il 34,2% del sud), così come abbastanza eterogenea appare anche la
geografia degli impianti di riscaldamento, con una spiccata predilezione per
l’autonomo nelle regioni del nord est (85%) e del centro (79,7%) e una minore
propensione in quelle del nord-ovest (69,8%) e del sud (66,2%).
Incide sulla dotazione interna, e in particolare sulle caratteristiche
dell’impiantistica, anche l’anzianità dell’abitazione. In particolare, decresce nel
corso degli anni, la presenza sia di forni che di scaldabagni a gas, e cresce
parallelamente il ricorso all’impianto di riscaldamento autonomo, mentre è la
lavastoviglie l’elettrodomestico che più ha beneficiato del ringiovanimento del
patrimonio edile: è presente nel 42% delle case costruite prima del 1961 e nel
63,8% di quelle realizzate dopo il 1980 (tab. 52).
Ma anche le caratteristiche di chi ci vive non sono indifferenti. La dotazione
tecnologica della casa cresce infatti parallelamente al livello di istruzione dei
suoi inquilini: ed è nelle case di diplomati o laureati che si riscontra la
concentrazione più alta di elettrodomestici avanzati, come lavastoviglie (65%
nelle case di laureati), robot da cucina (50%), forni a microonde (45,8%) e
condizionatori mobili (17,6%) (tab. 53).
106
FONDAZIONE CENSIS
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IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Alla luce del quadro descritto è difficile poter dire se la densità di dotazioni
elettrodomestiche e di tecnologie delle nostre abitazioni sia un fattore di
sicurezza oppure no: e da questo punto di vista, anche i colloqui effettuati con
esperti di vari settori (dalle istituzioni al mondo della produzione) non sono
serviti a rispondere all’interrogativo, anche se hanno comunque permesso di
tracciare un quadro abbastanza dettagliato di tutti i possibili fattori che
intervengono nel ridurre e/o aumentare i rischi apportati dall’entrata dei
prodotti nelle abitazioni, e che attengono a due distinte sfere.
La prima riguarda la sicurezza intrinseca dei prodotti, che a detta dei più sarebbe
aumentata, vuoi per effetto della normativa (si pensi da questo punto di vista
all’effetto della L.46/90 sulla sicurezza degli impianti, o alle normative europee
sui marchi e sulle certificazioni di qualità), vuoi per effetto
dell’implementazione del livello tecnologico delle produzione, e sicuramente
per un orientamento crescente verso la sicurezza da parte delle stesse aziende
produttrici.
LA RESPONSABILITÀ DELLE IMPRESE NELLA SICUREZZA DEI CONSUMATORI
La sicurezza rappresenta un elemento tra quelli su cui poggia da sempre tutta l’esperienza
aziendale: vendere oggetti sicuri costituisce un modo per rendere migliore la vita del cliente
e per motivare il suo gesto di acquisto all’acquisizione della qualità oltrechè di un bene di
consumo in senso stretto. L’azienda segue la sicurezza dei prodotti che offre in almeno tre
passaggi: nella fase dell’individuazione dei produttori cui ricorrere; nella fase di ingresso dei
prodotti in negozio; nella fase della post-vendita.
Nella prima fase, va detto che, a garanzia della qualità e della serietà dei produttori,
l’azienda impone loro di rispettare gli standard mondiali più restrittivi esistenti. Di
conseguenza, l’azienda effettua controlli diretti e non preordinati presso i suoi fornitori, da
cui esige anche il rispetto di alcuni principi di sicurezza nei confronti delle proprie
maestranze, considerato l’elemento principale per elevare la loro produttività, la qualità del
loro lavoro e,conseguentemente, quella del prodotto di cui sono responsabili. Per la verifica
delle variabili per così dire “sociali” della sicurezza, l’azienda ha stretto un accordo anche
con l’Unicef e si serve, inoltre, di una società esterna che svolge supervisioni di tipo tecnico.
Quando poi il prodotto entra nei negozi della rete viene innanzi tutto montato e sulla base
dell’esito di questo test se autorizza o meno la vendita. Inoltre, un indicatore importante
della sicurezza è costituit dalle rese dei clienti, che nel tempo non hanno mostrato, peraltro
picchi significativi.
Nella post-vendita effettivamente si possono realizzare incidenti di montaggio dovuti alla
distrazione o alla inesperienza. Per evitare ciò l’azienda propone di acquistare insieme al
mobile anche il trasposto e il montaggio e ha attivato un numero verde a cui corrispondono
alcune squadre in grado di intervenire direttamente in caso di disorientamento grave del
cliente (Ikea)
107
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Basti a questo proposito pensare al fatto che negli ultimi anni sono stati pensati
e sono entrati nel mercato prodotti pensati ad hoc per innalzare il livello di
sicurezza delle abitazioni e per tutelare gli inquilini da eventuali pericoli: per cui
oltre ai già diffusi salvavita (presenti nel 92,1% delle abitazioni) o alle cappe di
aspirazione (82,5%), nelle case degli italiani – e ancora una volta soprattutto in
quelle del nord - iniziano a comparire anche rilevatori delle fughe di gas
(27,9%) e rilevatori di fumi (21,1%) (tab. 54 e fig. 27).
Fig. 27 - Le dotazioni di sicurezza delle case italiane (val.%)
92,1
82,5
74,5
27,9
21,1
Salvavita
Cappe di aspirazione
Impianto di terra
Rilevatore fughe di gas
Rilevatore di fumi
Fonte: Indagine Censis, 2004
E tuttavia, è altrettanto indubbio che negli ultimi anni siano anche cresciuti i
rischi connessi all’immissione sul mercato di prodotti a basso costo che non
rispettano le normative di sicurezza (si pensi alle denuncie effettuate da parte
degli utenti sulla pericolosità di alcuni giocattoli), alle contraffazioni di prodotti
e di marchi di qualità, che hanno incontrato in un’utenza sempre più attenta al
risparmio, e sempre meno alla qualità, un terreno di sviluppo estremamente
favorevole.
108
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
IL VALORE DEL MARCHIO DI QUALITÀ TRA CERTIFICAZIONI E CONTRAFFAZIONI
I marchi di qualità avrebbero dovuto garantire più sicurezza dei prodotti che entrano in casa,
ma in realtà non è stato così. Si pensi all’impiantistica elettrica, dove la gente ha acquisito
un’elevata conoscenza dei pericoli e c’è molta più attenzione al fatto se un prodotto è a
norma o meno, se cioè ha il marchio CE. Per legge l’installatore può acquistare ed installare
e così anche l’utente solo prodotti che recano il marchio CE, ma questo ha comportato una
perdita di sensibilità verso il marchio IMQ che non è più obbligatorio in Europa. Questo era
un sistema indipendente di controllo, che prevedeva che i verificatori IMQ andavano in
azienda a controllare i prodotti, poi dal grossista li compravano e verificavano le condizioni
di sicurezza; qualora non avessero riscontrato degli standard aderenti alle normative
comunitarie in merito avrebbero impedito di apporre il marchio IMQ. Purtroppo la marcatura
CE vuol dire molto poco perché dichiara che il componente è stato costruito a regola d’arte
secondo la normativa in merito, il che implica che se una grande azienda appone il marchio
CE sicuramente non dichiara il falso, poiché c’è una sala prove dove i componenti vengono
testati e collaudati, ma tutti quei prodotti con la marcatura CE prodotti nei paesi dell’ Est o in
Asia hanno solo un timbro apposto senza alcuna garanzia, anche perché nel caso qualche
ente verificatore in Europa se ne accorgesse arriverebbe una comunicazione dal parlamento
europeo che dichiara che l’azienda che ha apposto il marchio CE indebitamente è fuori dal
mercato. Ma a questi tipi di aziende questo importa poco, poiché chiuso un mercato ne
aprono un altro da un’altra parte. Quindi l’unica garanzia è il nome e la marca del prodotto
(BTicino).
***
I marchi servono fino ad un certo punto se gli utenti non li conoscono o non li sanno leggere
(Aias)
Questo aspetto si collega alla seconda dimensione d’analisi, che interessa il
rapporto tra utente e prodotto, rispetto alla scelta d’acquisto e rispetto alle modalità di
consumo. E’ indubbio ad esempio che un prodotto ad alto valore tecnologico
possa risultare estremamente semplice e allo stesso tempo estremamente
complesso per l’utilizzo a seconda che il livello di confidenza tecnologica del
suo utente sia alto o basso. E da questo punto di vista malgrado tutte le
indagini più recenti tendano ad enfatizzare l’evoluzione degli italiani verso un
modello di consumo attento, consapevole e critico, non si può nascondere che
all’atto pratico, ogni migliore intenzione si scontra con tutta una serie di
elementi – la poca trasparenza delle informazioni sulla natura/caratteristiche di
un prodotto o sulle sue modalità di utilizzo o l’incapacità di lettura delle stesse
da parte dell’utente – che finiscono per costituire un nuovo elemento di
rischio: per cui anche il prodotto più sicuro – sia questo un elettrodomestico,
un mobile componibile o un detersivo – può rischiare di diventare un pericolo,
se ad utilizzarlo è un utente sprovveduto o non adeguatamente informato e
preparato.
109
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
TECNOLOGIA SICURA O A RISCHIO?
La tecnologia ha sicuramente aiutato ad innalzare il livello di sicurezza delle case: ha infatti
aumentato la sicurezza intrinseca dei prodotti e semplificato l’accesso ad apparecchi e
strumenti. Mentre il processo tecnologico di base, a monte del prodotto è sempre più
complesso, nella fruizione la tecnologia ha agevolato non poco i consumatori (Ministero
Attività Produttive)
***
La tecnologia ha in parte aumentato i rischi all’interno delle abitazioni: oggi ci sono i coltelli
elettrici, i robot, tanti strumenti che gli utenti non sanno magari maneggiare, e che finiscono
per rivelarsi estremamente pericolosi (Adiconsum)
***
C’è sicuramente oggi un problema di ipertecnologizzazione degli impianti che si trovano in
casa di fronte ai quali l’utente si sente spesso spaesato. Si tratta di impianti molto più sicuri
di un tempo, ma l’utente ha più difficoltà ad orientarsi, a gestire la propria sicurezza; se si ha
un problema ad esempio con la caldaia, e questa automaticamente si spegne grazie al
congegno di sicurezza, è indubbio che all’utente ne deriva uno stress psichico e fisico, fatto
di tante componenti: l’avere a che fare con un impianto complesso, l’attesa dell’intervento, il
costo dell’intervento … (Uppi)
3.2.4. Cattive abitudini e distrazioni: “un giorno di ordinario pericolo”
Al di là delle condizioni strutturali dell’ambiente in cui si vive, degli oggetti, più
o meno rischiosi, che sono presenti nelle abitazioni, è indubbio che a
determinare il verificarsi di un incidente domestico è, in ultima istanza, il
comportamento umano.
E se i dati di indagine parlano a livello domestico di una microincidentalità
molto più diffusa di quella rilevata dalle statistiche ufficiali, anche il profilo che
emerge dei comportamenti casalinghi dell’italiano medio sembrerebbe dare
un’ulteriore conferma a questa ipotesi.
La giornata degli italiani in casa, che si traduce nel concreto in poche ore
passateci dentro, assomiglia più a una partitura incompiuta di catastrofi e
cataclismi, che a uno schizzo di rilassante vita domestica. Distratti e sbadati,
quasi la metà degli italiani (46,1%) ha messo a rischio, almeno una volta negli
ultimi tre mesi, la propria incolumità e quella dei propri famigliari o conviventi
(tab. 55 e figg. 28 e 29).
110
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 28 - Italiani che hanno avuto almeno un comportamento rischioso negli ultimi tre
mesi in casa (val. su 100 italiani)
56,6
48,1
44,0
43,9
Uomini
47,6
Donne
Casalinghe
43,0
Pensionati
Studenti/
disoccupati
Occupati
46,1
Totale
Fonte : indagine Censis, 2004
LA SICUREZZA DEGLI STILI DI VITA
La maggiore responsabilità dell’infortunio in casa è riconducibile soprattutto all’individuo,
poiché a fronte di qualunque normativa e di eventuali, benché improbabili, forme di controllo
sui comportamenti e anche a di forme di garanzia sulla messa a norma degli strumenti
casalinghi, le persone continuano a farsi male e a morire in casa (Inail)
***
Le donne sono sempre più sottoposte a vita di stress: le richieste da parte del nucleo
famigliare diventano sempre più alte (la palestra, accompagnare i figli a scuola), i tempi di
vita accelerano e rischi di dimenticanze, errori, si moltiplicano. A ciò si aggiunga che gli
elettrodomestici che abbiamo in casa sono una continua fonte di distrazione: il che può
essere pericoloso quando si è impegnati in lavori solo all’apparenza tranquilli
(Federcasalinghe)
***
L’incidentalità domestica dipende molto dal cattivo utilizzo degli elettrodomestici, che dalla
cattiva manutenzione degli impianti. L’uso di quegli strumenti spesso è fatto con eccessiva
disinvoltura, poiché l’abitudine di considerarli parte integrante della quotidianità fa
dimenticare i disagi di ogni tipo che possono causare (Moica)
111
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 29 - Italiani che hanno avuto almeno un comportamento rischioso negli ultimi tre
mesi in casa (val. su 100 italiani)
54,9
50,3
43,9
43,1
Nord est
Centro
44,8
44,9
46,1
38,8
Nord ovest
Sud
18 - 29 anni 30 - 44 anni 45 - 64 anni
Totale
Fonte : indagine Censis, 2004
La causa principale sembra essere la sbadataggine che regna sovrana in casa:
almeno una volta negli ultimi tre mesi al 12,2% degli italiani è capitato di
scordare le pentole sul fuoco acceso, o di lasciare un rubinetto dell’acqua
aperto (11,9%), o addirittura di scordare il gas aperto (9,1%) e il ferro da stiro
acceso (7%). E non meno frequenti sono state le piccole dimenticanze, come
scordarsi il forno in funzione (7,1%), sigarette fumanti sparse per casa (3,5%) e
candele accese (3%). Infine, il 3,6% dichiara di aver lasciato sparsi per casa
prodotti nocivi, come concimi, detersivi pericolosi o materiale infiammabile
(fig. 30).
E se la casa alla luce di questi dati sembra assomigliare sempre più ad un
congegno ad orologeria, innescata dalla disattenzione generale, anche le cattive
abitudini o l’ignoranza su alcune precauzioni di base che dovrebbero essere
adottate all’interno della propria abitazione, costituiscono un pericolo sempre
più diffuso: l’11,2% delle popolazione italiana usa abitualmente apparecchi
elettrici (phon, radio, rasoio, …) anche quando è ancora bagnata, mentre il
10,9% spegne generalmente i propri elettrodomestici tirando il filo dalla presa;
ancora, al 6,8% è capitato di consumare alimenti scaduti o alterati, mentre il
5,2% usa abitualmente liquidi o materiali corrosivi e pericolosi senza
protezione
E non manca infine l’incoscienza: impavidi e sprezzanti del pericolo ben il
4,1% degli italiani sono saliti sui tetti delle proprie abitazioni o sui parapetti
delle finestre e dei balconi per svolgere piccoli lavori di ristrutturazione.
112
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 30 - Distrazioni e "cattive abitudini" più diffuse tra gli italiani (val.%)
Acquistare e utilizzare prodotti cosmetici dannosi
Scordarsi delle candele accese
1,0
3,0
Scordarsi le sigarette accese
3,5
Lasciare sparsi per casa prodotti nocivi
3,6
Svolgere lavori di mautenzione / ristrutturazione pericolosi
Usare liquidi corrosivi e pericolosi senza protezioni
Consumare alimenti scaduti o alterati
4,1
5,2
6,8
Dimenticarsi il ferro da stiro acceso
7,0
Scordarsi il forno acceso
7,1
Lasciare il gas aperto
Spegnere qualsiasi tipo di elettrodomestico tirando il filo dalla presa
Utilizzare, quando si è bagnati, apparecchi elettrici
Lasciare un rubinetto dell’acqua aperto
Scordare pentole sul fuoco acceso
9,1
10,9
11,2
11,9
12,2
Fonte : Indagine Censis, 2004
Alla luce di questi dati, ad apparire inverosimile non è quindi l’elevato tasso di
microincidentalità diffusa, quanto piuttosto il contenuto numero di incidenti
gravi riportato dalle statistiche ufficiali, se è vero che gli incidenti domestici
risultano alla fine strettamente correlati al comportamento umano: basti a
questo proposito considerare che tra quanti negli ultimi mesi hanno tenuto
almeno uno dei comportamenti descritti, ben il 37,9% è stato vittima di un
incidente in casa, mentre tra coloro che sono risultati più attenti e ligi, il tasso
di incidentalità si dimezza e scende al 18,9% (tab. 56).
A far pesare ulteriormente gli stili di vita individuali, si aggiunge una buona
dose di inconsapevolezza sui rischi derivanti da comportamenti domestici: per
gli italiani infatti, il rischio di incidentalità deriva più dal livello di pericolosità
delle attività svolte, che non dall’effettiva possibilità di incorrere in qualche tipo
di distrazione e o pericolo. Per la maggioranza del campione infatti (40%), il
rischio di infortuni è connesso essenzialmente alla realizzazione di piccole
riparazioni, ristrutturazioni fai da te, o all’utilizzo di strumenti, come le scale,
che pure rappresentano un rischio diffuso all’incolumità personale (25,3%), o
alla possibilità del cedimento di strutture o un cattivo funzionamento degli
impianti (15,9%): ma solo il 18,8% è consapevole che è nel lavoro domestico di
tutti i giorni che si insidiano i principali pericoli (tab. 57).
Se quindi è dal comportamento degli italiani prima ancora che dalle loro case
che nasce il rischio, è importante capire quali sono le condizioni che finiscono
per incidere sul livello di pericolosità.
113
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
La prima considerazione che al proposito può essere fatta è che, stando ai dati
d’indagine, non ci sarebbe una particolare differenza rispetto al genere; e la
maggiore frequenza di incidenti tra donne e uomini sarebbe pertanto da
ricondursi più alla casualità, o al maggior tempo trascorso in casa, che non alla
sbadataggine o distrazione femminile. Gli uomini incappano in dimenticanze e
distrazioni almeno quanto le donne, se non di più: considerando infatti che
dentro casa sono ancora prevalentemente le donne ad occuparsi delle attività
domestiche, ciò che stupisce non è tanto l’alta frequenza di distrazione che si
verifica presso le donne (si è dimenticata il gas acceso il 9,9% delle donne e
l’8,2% degli uomini ed ha scordato le pentole sul fuoco acceso il 14,6% delle
prime contro il 9,6% dei secondi), quanto piuttosto riscontrare rispetto ad altri
tipi di dimenticanze (rubinetti dell’acqua lasciati aperti o sigarette scordate
accese) un’incidenza maggiore presso gli uomini (tab. 58). Non risentono
invece di alcuna differenza di genere le cattive abitudini: la stessa percentuale di
donne e uomini usa quando è bagnato apparecchi elettrici o spegne gli
elettrodomestici tirando direttamente il filo della presa.
A pesare fortemente sulla natura dei comportamenti individuali è invece la
variabile anagrafica: più esuberanti, intraprendenti, ma soprattutto
inconsapevoli dei rischi cui si sottopongono, i giovani sono i componenti più
pericolosi della famiglia italiana: il 50,3% degli intervistati di età compresa tra i
18 e 29 anni (contro il 44,8% della popolazione tra i 30 e 44 anni e il 44,9% di
quella tra i 45 e 64 anni) ha messo infatti in atto un comportamento a rischio
negli ultimi tre mesi, dettato peraltro più dalla mancanza di conoscenza di
alcune norme basilari di sicurezza che da distrazione o dimenticanza (tab. 59).
Risulta infatti drammaticamente più alta in questo segmento di popolazione la
percentuale di quanti usano apparecchi elettrici ancora bagnati (sono il 16,1%
contro circa il 9,7% degli adulti) o di quanti spengono gli elettrodomestici,
tirando il filo invece che staccando la spina dalla presa mentre tra gli adulti, è
soprattutto la disattenzione a mettere a repentaglio la sicurezza di casa.
Le considerazioni fatte trovano ulteriore conferma nell’analisi dei dati
disaggregati per condizione, da cui emerge che i comportamenti di studenti e
disoccupati (presumibilmente appartenenti alla classe d’età più bassa)
presentano un tasso di pericolosità nettamente superiore a quello di occupati,
pensionati e casalinghe. Anche in questo caso, sono soprattutto le cattive
abitudini a pesare; ma non mancano certo le occasioni di distrazione, se si
pensa che il 19,4% di studenti e disoccupati ha scordato negli ultimi tre mesi il
rubinetto dell’acqua aperto (tab. 60). Al contrario, le casalinghe risultano le
meno pericolose in casa: vuoi perché molto più consapevoli dei rischi che si
corrono in essa (è proprio presso questo segmento di popolazione che
114
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
riscontra infatti l’incidenza più bassa di quante utilizzano apparecchi elettrici
ancora bagnati –solo il 5,6%- e di quanti spengono gli elettrodomestici tirando
il filo dalla presa) vuoi perché sono sicuramente meno soggette a
quell’allentamento di tensione ed attenzione che si verifica in casa, quando si
trascorre la gran parte della giornata fuori di essa per motivi di lavoro. L’unico
vizio che proprio non riescono a perdere è quello di scordarsi le pentole sul
fuoco acceso (16,8%) (tab. 61).
Ma la variabile che ancora una volta pesa maggiormente nel segmentare
l’universo della popolazione italiana è quella territoriale. Nord e sud sono
distanti anche rispetto ai comportamenti domestici quotidiani: ha messo in atto
un comportamento a rischio negli ultimi tre mesi il 38,8% degli abitanti del
nord-ovest, il 43,9% del nord est, il 43,1% del centro e ben il 54,9% del sud.
Un fattore questo, che se da un lato può essere ricondotto ad una maggiore
centralità che ancora riveste al sud la vita domestica (il fatto di passare più
tempo in casa, aumenta inevitabilmente le possibilità di porre in essere
comportamenti pericolosi o incorrere in rischiose distrazioni) dall’altro, risente
anche di una scarsa informazione rispetto ai rischi della casa. Sono infatti
molto più presenti rispetto al resto del paese le cattive abitudini: il 14,3% dei
residenti al sud (contro l’8,1% del nord est) utilizza apparecchi elettrici ancora
bagnato, e il 14,8% (contro il 7,8% del centro) tira abitualmente il filo dalla
presa per spegnere gli elettrodomestici.
Ma anche la distrazione fa la sua parte: sono molte di più al sud le persone che
negli ultimi tre mesi hanno scordato il gas aperto (12%), le pentole sul fuoco
acceso (14,3%) o i rubinetti dell’acqua aperti (14,3%). Al nord, al contrario,
oltre alle frequenti distrazioni di tutti i giorni, è particolarmente alta la
percentuale di quanti si sono trovati a consumare alimenti scaduti o alterati (7%
nel nord-ovest e 10,8% nel nord est).
E se la distrazione costituisce forse la principale causa di incidenti in ambiente
domestico, si capisce perché il fenomeno colpisca indifferentemente
popolazione laureata, diplomata, o in possesso dei soli titoli di studio
elementari o medi. Non solo infatti tra i laureati risultano decisamente più
frequenti alcuni tipi di disattenzioni, come scordarsi le pentole sul fuoco
accesso (19,5%) o lasciare il rubinetto dell’acqua aperto (14,3%), ma sono
anche più diffuse le cattive abitudini: utilizza apparecchi elettrici quando è
ancora bagnato il 15,3% dei laureati contro l’8,5% della popolazione con titolo
di studio elementare (tab. 62).
115
FONDAZIONE CENSIS
Tab. 39 - Persone infortunate in ambiente domestico per classi di età, 1990-2000 (val. ass. e val. %)
1990
V.a.
(in migliaia)
0-5 anni
6-14 anni
15-24 anni
25-44 anni
45-64 anni
oltre 64 anni
non indicato
Totale
133
218
241
737
737
482
5
2553
Fonte: elaborazione Censis su dati Istat e Ispesl
2000
Val.%
5,2
8,5
9,4
28,9
28,9
18,9
0,2
100,0
V.a.
(in migliaia)
268
172
180
828
1080
952
3480
Var.%
Val.%
7,7
4,9
5,2
23,8
31,0
27,4
100,0
1990-2000
101,5
-21,1
-25,3
12,3
46,5
97,5
36,3
Tab. 40 – Problemi delle abitazioni degli italiani nell’ultimo anno, per area geografica (val. %) (*)
Nord-ovest
Infiltrazioni/macchie/muffe sulle pareti
Perdite d'acqua
Allagamenti
Ostruzione fogne
Cortocircuiti
Ostruzione scarichi delle terrazze
Lesioni gravi su pavimenti, pareti o soffitti
Fughe/perdite di gas
Altro
Incendi
(*) la percentuale è calcolata sul totale degli intervistati
Fonte: indagine Censis, 2004
11,7
7,9
6,0
5,6
4,2
2,8
0,9
0,9
1,8
0,5
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
12,4
4,6
3,9
3,9
2,6
2,0
2,6
0,8
0,7
21,7
15,8
6,6
3,3
2,0
6,0
6,0
4,6
0,7
Totale
Sud e isole
24,1
16,6
11,3
6,1
6,4
5,3
4,5
1,5
1,1
18,0
11,7
7,5
5,0
4,2
4,1
3,4
1,7
1,3
0,8
Tab. 41 – Problemi delle abitazioni degli italiani nell’ultimo anno, per anno di costruzione dell’edificio (val. %) (*)
Prima del 1961
Infiltrazioni/macchie/muffe sulle pareti
Perdite d’acqua
Allagamenti
Ostruzione fogne
Cortocircuiti
Ostruzione scarichi delle terrazze
Lezioni gravi su pavimenti, pareti o soggetti
Fughe/perdite di gas
Altro
Incendi
(*) la percentuale è calcolata sul totale degli intervistati
Fonte: indagine Censis, 2004
19,1
11,3
9,8
4,9
2,9
3,9
4,4
3,0
1,3
1,0
Anno in cui è stata costruita l’abitazione
Dal 1961 al 1970 Dal 1971 al 1980
Dopo il 1980
15,1
12,2
4,7
4,7
2,9
5,2
1,2
0,6
1,5
1,2
20,9
11,9
6,3
3,8
2,5
5,7
4,4
1,3
1,8
0,6
16,0
11,2
8,6
7,0
6,4
2,1
3,2
2,1
1,3
0,5
Totale
18,0
11,7
7,5
5,0
4,2
4,1
3,4
1,7
1,3
0,8
Tab. 42 - Famiglie che dichiarano problemi relativi all'abitazione in cui vivono, 1993 - 2001 (per 100 famiglie)
Anni
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
Abitazione
troppo
piccola
15,3
14,3
14,1
13,8
14,0
13,9
14,3
13,5
13,1
Fonte: elaborazione su dati Istat
Abitazione
troppo distante
dai familiari
18,7
17,0
17,9
17,4
18,0
17,4
18,2
18,2
19,4
Abitazione
in cattive
condizioni
7,6
6,6
6,6
6,3
6,0
5,5
5,9
5,7
5,5
Irregolarità
erogazione
acqua
18,7
15,5
14,7
12,0
12,5
14,0
14,9
15,0
16,3
Non si fidano
di bere acqua
di rubinetto
40,8
44,7
44,2
42,7
44,6
46,5
46,2
44,7
42,0
Tab. 43 -
Famiglie che dichiarano problemi relativi all'abitazione in cui vivono, per regione,
ripartizione geografica, 2001 (per 100 famiglie)
Territorio
Abitazione
Abitazione in
troppo piccola cattive condizioni
Irregolarità
Non si fidano di
nell'eroga
bere acqua
zione dell'acqua
di rubinetto
REGIONI
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino-Alto Adige
- Bolzano - Bozen
- Trento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
10,6
10,9
11,2
12,0
14,3
9,9
10,1
11,7
13,9
11,3
12,7
12,5
8,5
16,5
10,4
13,9
17,6
13,8
16,7
18,6
15,1
13,1
13,1
3,8
3,6
4,4
4,1
5,3
3,0
5,4
4,9
3,0
4,3
6,2
4,2
5,5
4,3
4,7
4,3
9,3
6,1
7,8
7,4
7,6
7,1
5,5
7,5
10,4
7,9
4,4
3,5
5,1
8,9
2,2
5,3
5,9
11,5
13,0
9,8
13,9
21,9
21,0
19,4
30,1
28,2
51,1
39,6
42,8
16,3
38,7
19,0
46,3
5,9
3,2
8,3
32,8
22,1
40,4
44,5
58,8
51,0
44,3
27,7
29,3
31,7
30,8
46,4
21,8
56,3
57,7
74,4
42,0
RIPARTIZIONI
GEOGRAFICHE
Italia nord-occidentale
Italia nord-orientale
Italia centrale
Italia meridionale
Italia insulare
Italia
11,4
10,9
14,0
15,9
14,6
13,1
4,0
4,8
5,0
7,4
7,4
5,5
7,5
6,6
12,6
27,9
40,4
16,3
43,2
33,9
41,3
38,6
61,7
42,0
TIPI DI COMUNE
Comune centro dell'area
metropolitana
Periferia dell'area metropolitana
Fino a 2.000 abitanti
Da 2.001 a 10.000 abitanti
Da 10.001 a 50.000 abitanti
50.001 abitanti e più
Italia
18,4
12,6
11,7
11,3
12,5
11,8
13,1
8,2
5,8
5,2
5,1
4,5
4,4
5,5
9,0
17,3
17,8
20,7
19,9
11,8
16,3
40,4
43,9
26,9
38,6
46,5
46,7
42,0
Fonte: elaborazione su dati Istat
Tab. 44 - Famiglie che dichiarano problemi relativi all'abitazione in cui vivono e
ripartizione geografica, 1993-2001 (per 100 famiglie)
Ripartizioni
geografiche
Anni
Abitazione
troppo
piccola
Abitazione
in cattive
condizioni
Irregolarità
erogazione
acqua
Non si fidano
di
bere acqua di
rubinetto
Italia
nord-occidentale
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
14,5
12,5
12,9
12,7
11,6
12,1
12,8
11,7
11,4
5,9
5,4
5,0
4,6
4,6
4,2
4,6
4,6
4,0
7,9
8,1
7,8
8,4
8,7
8,5
8,5
8,7
7,5
45,6
46,5
48,8
46,3
49,0
49,2
51,9
45,2
43,2
Italia
nord-orientale
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
12,8
11,0
11,0
11,8
10,9
10,8
12,3
11,3
10,9
5,8
5,5
5,5
6,4
4,6
4,7
5,1
4,8
4,8
6,7
5,3
6,6
5,5
6,0
6,7
8,7
5,4
6,6
35,1
37,8
39,6
35,9
39,5
40,3
40,0
37,0
33,9
Italia
centrale
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
13,7
15,8
14,1
13,0
14,8
14,5
14,5
14,6
14,0
6,4
5,4
5,4
4,7
5,5
4,8
5,1
5,2
5,0
15,5
13,4
12,0
10,1
10,7
13,0
12,8
10,6
12,6
36,8
43,1
42,7
43,4
44,6
44,7
44,7
42,0
41,3
Italia
meridionale
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
18,6
16,7
16,7
16,0
17,5
14,7
16,8
15,6
15,9
11,2
9,5
9,6
7,9
8,4
8,0
7,4
7,2
7,4
34,5
21,5
21,0
17,6
18,2
21,6
20,1
24,3
27,9
35,4
37,1
37,5
34,9
37,2
43,6
40,6
41,7
38,9
Italia
insulare
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
17,5
16,8
16,9
16,7
16,7
17,4
16,5
15,3
14,6
10,2
8,1
8,4
9,7
8,4
6,9
9,5
8,1
7,4
41,2
42,9
38,3
24,2
24,9
27,8
35,3
37,1
40,4
55,7
60,5
56,3
59,0
56,2
59,4
56,5
67,5
61,7
Fonte: elaborazione su dati Istat
Tab. 45 – La manutenzione delle case italiane, per area geografica (val. %) (*)
Nord-ovest
Interventi effettuati negli ultimi due anni
Manutenzione degli impianti elettrici, gas, riscaldamento
Messa a norma degli impianti elettrici, gas, riscaldamento
Ristrutturazione degli ambienti interni
Ristrutturazione degli ambienti esterni
Rimozione di materiali tossici, inquinanti o pericolosi
Interventi che si prevede di effettuare nel prossimo anno
Manutenzione degli impianti elettrici, gas, riscaldamento
Messa a norma degli impianti elettrici, gas, riscaldamento
Ristrutturazione degli ambienti interni
Ristrutturazione degli ambienti esterni
Rimozione di materiali tossici, inquinanti o pericolosi
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
46,7
46,0
24,2
19,4
7,2
28,6
18,2
8,6
9,1
2,0
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
44,4
33,1
13,9
17,9
2,0
40,4
16,8
3,9
5,9
2,6
65,6
42,8
16,3
13,8
10,1
42,8
9,9
5,9
3,9
3,3
Sud e isole
61,3
39,0
18,8
16,0
4,2
41,8
5,8
12,1
8,2
2,7
Totale
54,9
40,5
18,8
16,9
5,7
38,4
12,1
8,3
7,2
2,6
Tab. 46 – L’orientamento alla manutenzione degli impianti messi a norma negli ultimi due anni
(val. %)
Orientamento alla manutenzione degli impianti elettrici, gas,
riscaldamento nel prossimo anno
Si
No
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
Messa a norma degli imapinti
elettrici, gas, riscaldamento negli
ultimi 2 anni
Sì
No
43,1
56,9
100,0
35,2
64,8
100,0
Totale
38,4
61,6
100,0
Tab. 47 – La manutenzione delle case italiane negli ultimi due anni, per titolo di godimento dell’immobile
(val. %) (*)
Abitazione di proprietà personale o
di un familiare
Sì
No
Manutenzione degli impianti elettrici, gas, riscaldamento
Messa a norma degli impianti elettrici, gas, riscaldamento
Ristrutturazione degli ambienti interni
Ristrutturazione degli ambienti esterni
Rimozione di materiali tossici, inquinanti o pericolosi
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
56,9
41,0
19,7
18,1
6,5
46,3
39,6
14,8
11,9
2,3
Totale
54,9
40,5
18,8
16,9
5,7
Tab. 48 - Famiglie per caratteristiche dell'abitazione in cui vivono, 19932001
Anni
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
Fonte: elaborazione su dati Istat
Titolo di godimento
Proprietà
Affitto
66,8
69,5
66,9
68,0
68,8
69,0
67,6
69,5
71,3
22,8
21,9
23,0
22,8
21,8
21,5
22,8
20,0
19,1
Tab. 49 - Famiglie per caratteristiche dell'abitazione in cui vivono e ripartizione
geografica, 1993-2001
Ripartizioni geografiche Anni
Titolo di godimento
Proprietà
Affitto
Italia
nord-occidentale
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
63,0
67,8
64,3
64,1
67,1
67,3
65,9
69,2
69,9
24,4
25,2
26,9
27,4
25,1
23,3
25,2
22,1
22,1
Italia
nord-orientale
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
70,4
74,5
70,2
70,6
70,7
71,0
69,1
72,0
71,1
17,7
17,1
18,8
20,2
19,3
19,1
21,8
17,7
16,5
Italia
centrale
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
68,0
69,3
68,7
69,9
70,9
70,6
69,4
70,7
72,8
20,8
21,9
21,7
20,8
20,3
19,8
20,7
18,0
17,6
Italia
meridionale
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
67,4
68,2
64,9
68,3
66,5
66,0
67,5
66,2
69,6
21,6
22,4
24,2
22,3
22,6
23,8
23,1
21,9
20,9
Italia
insulare
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
66,9
68,9
69,2
69,5
70,3
72,8
66,5
70,0
75,5
22,8
21,3
20,2
20,5
18,9
19,2
21,8
18,6
14,9
Fonte: elaborazione su dati Istat
Tab. 50 – La manutenzione delle case degli italiani negli ultimi due anni, per anno di costruzione dell’edificio (val. %) (*)
Prima
del 1961
Manutenzione degli impianti elettrici, gas, riscaldamento
Messa a norma degli impianti elettrici, gas, riscaldamento negli
ultimi 2 anni
Ristrutturazione degli ambienti interni
Ristrutturazione degli ambienti esterni
Rimozione di materiali tossici, inquinanti o pericolosi
Altro
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
Anno in cui è stata costruita l’abitazione
Dal
Dal
1961 al 1970
1971 al 1980
Totale
Dopo
il 1980
52,8
36,1
61,1
42,6
57,2
41,5
53,5
40,1
55,9
39,9
22,4
18,2
6,5
7,5
18,9
18,3
6,6
-
17,7
14,6
5,1
-
15,6
15,6
4,3
-
18,8
16,8
5,6
2,4
Tab. 51 – Strumenti/dotazioni presenti nelle case degli italiani, per area geografica (val. %) (*)
Nord-ovest
Lavatrice
Riscaldamento autonomo
Forno elettrico
Utensili avanzati per il fai da te
Lavastoviglie
Scaldabagno a gas
Robot da cucina
Forno a gas
Forno a microonde
Diversi tipi di materiale infiammabile
Scaldabagno elettrico
Impianto di condizionamento
Condizionatore mobile
Strutture in eternit
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
97,6
69,8
75,5
51,0
51,9
51,4
50,2
37,4
41,3
25,2
18,7
16,0
15,6
7,1
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
93,4
85,0
61,4
44,4
49,7
38,8
40,1
46,1
43,4
26,8
15,9
22,0
7,4
4,0
96,1
79,7
78,5
67,5
61,4
55,9
47,4
34,2
31,8
32,5
30,1
14,5
7,2
3,3
Sud e isole
Totale
95,1
66,2
64,3
57,0
38,3
43,2
38,7
48,7
27,3
34,7
47,2
20,7
12,5
7,6
95,6
73,4
69,5
54,9
48,7
47,1
43,7
42,3
35,1
30,2
30,1
18,5
11,3
5,9
Tab. 52 - Strumenti/dotazioni presenti nelle case degli italiani, per anno di costruzione della casa (val. %) (*)
Prima
del 1961
Lavatrice
Riscaldamento autonomo
Forno elettrico
Utensili avanzati per il fai da te
Lavastoviglie
Scaldabagno a gas
Robot da cucina
Forno a gas
Forno a microonde
Diversi tipi di materiale infiammabile
Scaldabagno elettrico
Impianto di condizionamento
Condizionatore mobile
Strutture in eternit (ad esempio tettoie
ondulate, …)
Anno in cui è stata costruita l’abitazione
Dal
Dal
1961 al 1970
1971 al 1980
95,1
71,2
65,7
51,2
42,0
51,0
35,5
46,8
35,1
25,4
30,5
16,3
7,4
7,4
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
97,7
61,6
68,8
51,5
48,3
46,8
45,3
40,7
38,8
30,2
29,4
16,5
14,1
4,7
96,3
76,9
69,4
59,7
46,9
49,7
48,1
45,0
33,3
29,7
28,8
15,6
13,9
8,2
Totale
Dopo
il 1980
94,6
86,7
75,3
58,3
63,8
44,1
46,8
34,8
35,6
32,3
28,1
24,3
11,3
3,8
95,6
73,4
69,5
54,9
48,7
47,1
43,7
42,3
35,1
30,2
30,1
18,5
11,3
5,9
Tab. 53 – Strumenti/dotazioni presenti nelle case degli italiani, per titolo di studio (val. %) (*)
Nessuno/
elementare
Lavatrice
Riscaldamento autonomo
Forno elettrico
Utensili avanzati per il fai da te (trapani, saldatrici…)
Lavastoviglie
Scaldabagno a gas
Robot da cucina
Forno a gas
Forno a microonde
Diversi tipi di materiale infiammabile
Scaldabagno elettrico
Impianto di condizionamento
Condizionatore mobile
Strutture in eternit (ad esempio tettoie ondulate, …)
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
94,0
65,5
54,9
45,1
28,6
53,6
25,6
54,8
23,2
18,5
38,1
14,6
3,6
2,4
Titolo di studio
Medio
Diploma
96,2
76,1
73,7
52,3
42,0
45,5
43,6
39,4
32,5
30,2
26,1
14,2
8,1
5,6
96,4
72,9
67,2
60,1
52,5
45,9
46,4
42,3
36,6
34,6
31,8
18,7
13,4
6,3
Laurea/
specializzazione
post laurea
Totale
94,1
75,0
78,4
52,9
65,0
49,2
50,0
37,8
45,8
27,1
27,7
28,2
17,6
8,3
95,6
73,4
69,5
54,9
48,7
47,1
43,7
42,3
35,1
30,2
30,1
18,5
11,3
5,9
Tab. 54 – Dispositivi di sicurezza presenti nelle abitazioni degli italiani, per area geografica (val. %) (*)
Nord ovest
Salvavita
Cappe di aspirazione
Impianto di terra
Rilevatore fughe di gas
Rilevatore di fumi
94,9
86,4
80,6
39,0
32,7
Ripartizione geografica
Nord est
Centro
94,1
76,2
73,5
32,9
28,3
(*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: indagine Censis, 2004
94,1
90,8
83,3
22,4
18,5
Sud e isole
Totale
87,6
78,2
65,0
19,3
9,1
92,1
82,5
74,5
27,9
21,1
Tab. 55 - Italiani che hanno avuto almeno un comportamento pericoloso negli
ultimi 3 mesi, per sesso, età, condizione professionale e area
geografica (val. %)
% sul totale degli
intervistati
Sesso
Maschi
Femmine
43,9
48,1
Età
18-30 anni
31-44 anni
45-64 anni
50,3
44,8
44,9
Condizione professionale
Casalinga
Pensionato
Studente / disoccupato
Occupato
44,0
47,6
56,6
43,0
Area geografica
Nord-ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
38,8
43,9
43,1
54,9
Totale
46,1
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 56 - La frequenza di incidenti domestici, per “correttezza” dei comportamenti individuali (val. %)
Ha avuto un incidente nello svolgimento di attività domestiche
nell’ultimo anno?
Sì
No
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
Ha avuto almeno un
comportamento poco sicuro negli
ultimi 3 mesi?
Sì
No
Totale
37,9
62,1
18,9
81,1
27,7
72,3
100,0
100,0
100,0
Tab. 57 – Attività domestiche considerate più pericolose dagli italiani, per condizione professionale (val. %) (*)
Casalinga
Fare riparazioni da sé
Utilizzare scale portatili
Fare lavori domestici
Nessuna di queste
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
Occupato
Totale
33,9
32,2
18,5
15,3
30,4
24,8
26,4
18,4
46,1
25,8
12,5
15,6
43,0
23,1
18,6
15,3
40,0
25,3
18,8
15,9
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Tab. 58 - Cattive abitudini e dimenticanze degli italiani negli ultimi 3 mesi, per sesso (val. %) (*)
Sesso
Maschi
Scordare pentole sul fuoco acceso
Lasciare un rubinetto dell'acqua aperto
Utilizzare quando si è bagnati apparecchi elettrici
Spegnere un elettrodomestico tirando il filo dalla presa
Lasciare il gas aperto
Scordasi il forno acceso
Dimenticarsi il ferro da stiro acceso
Consumare alimenti scaduti o alterati
Usare liquidi corrosivi senza protezioni
Svolgere lavori di manutenzione/ristrutturazione pericolosi
Lasciare sparsi per casa prodotti nocivi
Scordarsi le sigarette accese
Scordarsi delle candele accese
Acquistare e utilizzare prodotti cosmetici dannosi
(*) la percentuale è calcolata sul totale degli intervistati
Fonte: indagine Censis, 2004
9,6
13,0
11,1
10,9
8,2
5,3
4,5
6,1
3,8
5,6
3,2
4,5
2,1
0,5
Femmine
14,6
10,9
11,2
11,0
9,9
8,7
9,4
7,4
6,5
2,8
4,0
2,5
3,7
1,5
Totale
12,2
11,9
11,2
10,9
9,1
7,1
7,0
6,8
5,2
4,1
3,6
3,5
3,0
1,0
Tab. 59 -
Cattive abitudini e dimenticanze degli italiani negli ultimi 3 mesi, per età (val. %) (*)
Scordare pentole sul fuoco acceso
Lasciare un rubinetto dell'acqua aperto
Utilizzare quando si è bagnati apparecchi elettrici
Spegnere un elettrodomestico tirando il filo dalla presa
Lasciare il gas aperto
Scordasi il forno acceso
Dimenticarsi il ferro da stiro acceso
Consumare alimenti scaduti o alterati
Usare liquidi corrosivi senza protezioni
Svolgere lavori di manutenzione/ristrutturazione pericolosi
Lasciare sparsi per casa prodotti nocivi
Scordarsi le sigarette accese
Scordarsi delle candele accese
Acquistare e utilizzare prodotti cosmetici dannosi
(*) la percentuale è calcolata sul totale degli intervistati
Fonte: indagine Censis, 2004
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
9,4
16,0
16,1
18,4
7,2
6,6
5,5
8,8
4,5
4,5
3,9
3,3
3,9
1,1
11,9
10,8
9,7
11,9
8,2
7,2
7,5
8,6
6,8
2,5
4,3
2,5
2,9
1,8
14,0
10,6
9,7
5,9
10,9
7,2
7,5
4,0
4,1
5,3
2,8
4,4
2,5
0,3
Totale
12,2
11,9
11,2
10,9
9,1
7,1
7,0
6,8
5,2
4,1
3,6
3,5
3,0
1,0
Tab. 60 -
Cattive abitudini e dimenticanze degli italiani negli ultimi 3 mesi, per condizione professionale (val. %) (*)
Casalinga
Scordare pentole sul fuoco acceso
Lasciare un rubinetto dell'acqua aperto
Utilizzare quando si è bagnati apparecchi elettrici
Spegnere un elettrodomestico tirando il filo dalla presa
Lasciare il gas aperto
Scordasi il forno acceso
Dimenticarsi il ferro da stiro acceso
Consumare alimenti scaduti o alterati
Usare liquidi corrosivi senza protezioni
Svolgere lavori di manutenzione/ristrutturazione pericolosi
Lasciare sparsi per casa prodotti nocivi
Scordarsi le sigarette accese
Scordarsi delle candele accese
Acquistare e utilizzare prodotti cosmetici dannosi
(*) la percentuale è calcolata sul totale degli intervistati
Fonte: indagine Censis, 2004
16,8
9,6
5,6
5,6
9,6
8,0
8,0
4,0
7,3
3,2
3,2
4,0
2,4
0,8
Condizione professionale
Pensionato
Studente/
disoccupato
15,3
11,3
8,9
9,7
9,7
5,6
8,9
8,1
4,0
5,6
3,2
4,0
1,6
0,8
14,8
19,4
18,0
19,7
9,3
9,3
10,1
7,8
5,5
4,7
3,9
2,3
4,7
1,6
Occupato
8,8
10,6
11,6
10,1
8,8
6,3
5,3
6,8
4,8
3,8
3,8
3,5
3,0
1,0
Totale
12,2
11,9
11,2
10,9
9,1
7,1
7,0
6,8
5,2
4,1
3,6
3,5
3,0
1,0
Tab. 61 -
Cattive abitudini e dimenticanze degli italiani negli ultimi 3 mesi, per area geografica(val. %) (*)
Nord-ovest
Scordare pentole sul fuoco acceso
Lasciare un rubinetto dell'acqua aperto
Utilizzare quando si è bagnati apparecchi elettrici
Spegnere un elettrodomestico tirando il filo dalla presa
Lasciare il gas aperto
Scordasi il forno acceso
Dimenticarsi il ferro da stiro acceso
Consumare alimenti scaduti o alterati
Usare liquidi corrosivi senza protezioni
Svolgere lavori di manutenzione/ristrutturazione pericolosi
Lasciare sparsi per casa prodotti nocivi
Scordarsi le sigarette accese
Scordarsi delle candele accese
Acquistare e utilizzare prodotti cosmetici dannosi
(*) la percentuale è calcolata sul totale degli intervistati
Fonte: indagine Censis, 2004
10,3
10,8
10,3
10,4
6,5
6,1
5,1
7,0
3,3
2,4
3,3
3,8
4,7
0,5
Ripartizione geografica
Nord Est
Centro
12,8
9,5
8,1
8,1
9,5
10,1
10,8
10,8
2,1
2,8
3,4
4,1
2,7
2,0
10,5
11,8
9,9
7,8
7,2
5,9
3,9
5,2
7,9
9,2
2,6
2,6
2,6
Sud e isole
14,3
14,3
14,3
14,8
12,0
6,8
8,3
5,3
6,8
3,4
4,5
3,4
1,9
1,5
Totale
12,2
11,9
11,2
10,9
9,1
7,1
7,0
6,8
5,2
4,1
3,6
3,5
3,0
1,0
Tab. 62 -
Cattive abitudini e dimenticanze degli italiani negli ultimi 3 mesi, per titolo di studio (val. %) (*)
Nessuno/
elementare
Scordare pentole sul fuoco acceso
Lasciare un rubinetto dell’acqua aperto
Utilizzare quando si è bagnati apparecchi elettrici
Spegnere un elettrodomestico tirando il filo dalla presa
Lasciare il gas aperto
Scordarsi le sigarette accese
Dimenticare il ferro da stiro acceso
Consumare alimenti scaduti o alterati
Usare liquidi corrosivi senza protezioni
Svolgere lavori di manutenzione/ristrutturazione
Lasciare sparsi per casa prodotti nocivi
Scordarsi il forno acceso
Scordarsi delle candele accese
Acquistare e utilizzare prodotti cosmetici dannosi
(*) la percentuale è calcolata sul totale degli intervistati
Fonte: indagine Censis, 2004
13,4
13,4
8,5
4,9
15,9
3,7
8,5
6,1
2,5
2,4
1,2
8,5
1,2
-
Titolo di studio
Medio
Diploma
12,4
10,3
10,7
12,9
9,8
3,4
8,1
7,3
3,0
2,6
3,4
7,7
2,6
0,9
9,1
12,0
10,9
11,7
7,3
3,8
6,2
6,5
7,1
5,3
4,1
5,0
4,1
0,9
Laurea/
Specializzazione
post-laurea
19,5
14,3
15,3
8,5
7,6
2,5
6,7
7,6
5,9
5,1
4,2
10,9
1,7
2,5
Totale
12,2
11,9
11,2
10,9
9,1
7,1
7,0
6,8
5,2
4,1
3,6
3,5
3,0
1,0
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
3.3. Sicurezza domestica: la “ricetta” che ancora non c’è
3.3.1. Da soli si rischia di più: la sicurezza come sistema
Alla luce di quanto emerso, è ovvio che qualsiasi politica per la sicurezza
contro l’incidentalità domestica necessiti di un approccio complesso in grado di
rispecchiare la multidimensionalità che caratterizza il fenomeno infortunistico.
Come già ampiamente sottolineato nella prima parte di questo rapporto, gli
italiani pensano che la chiave di innalzamento della sicurezza personale e
domestica, ma non solo, sia da rintracciarsi nel vissuto individuale di ciascuno,
nella crescita di quella dimensione di micro responsabilità diffusa che trova, nella
processo di progressiva affermazione delle identità individuali a scapito di
quelle sociali, e nell’insorgere di un clima crescente di sfiducia verso le
istituzioni, il suo principale terreno di alimento.
Ma nei fatti, le convinzioni degli italiani in materia appaiono decisamente meno
rigide e scendendo nell’analisi più in dettaglio delle intenzioni e dei
comportamenti individuali, “la ricetta” della sicurezza domestica appare ben
più complessa di quanto non emerga ad una prima lettura.
Innanzitutto perché sono i cittadini che non vogliono gestirla autonomamente,
anche perché spesso non sono in grado di farlo. Di fronte all’insorgenza di un
problema in casa (perdite, black out …) solo l’8,5% alla richiesta di indicare il
soggetto cui chiederebbe aiuto, dichiara che non si rivolgerebbe a nessuno. La
maggior parte correrebbe ai ripari cercando il sostegno di altre persone: i più
(complessivamente il 67,1%) ricorrerebbe nell’immediato a delle persone che
possano risolvere il problema, siano questi il professionista di fiducia (39%), un
operaio di fiducia (28,1%) o una società di servizi specializzata in interventi
nelle case (5%) (tab. 63). Mentre una fetta ridotta (15,7%) ma pur sempre
significativa, cercherebbe innanzitutto il supporto di una persona più vicina,
che possa aiutarlo ma indirettamente, come l’amministratore di condominio
(8%), il vicino di casa (5,9%) o il portiere (1,8%) (tab. 63 e fig. 31).
Al sud, oltre a prevalere l’orientamento al fai da te anche di fronte alle
emergenze (lo dichiara il 10% dei residenti contro circa il 7% del nord) c’è
maggiore tendenza ad affidarsi ad operai di fiducia, piuttosto che ai
140
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
professionisti (il 37,1% dei residenti al sud sceglierebbe un operaio e il 30,3%
un professionista). Al nord ed al centro invece la tendenza è del tutto opposta e
la scelta del professionista (ci si rivolgerebbe il 46,2% degli abitanti del nordovest e il 47% del centro) prevale sempre su quella dell’operaio. Si tratto di un
dato che risente probabilmente anche del titolo di studio, se è vero che ad
orientarsi verso un segmento professionale più specializzato sono soprattutto i
laureati (si rivolgerebbe al professionista il 46,2% di questi, contro il 34,1%
degli intervistati con titolo elementare) (tab. 64).
Fig. 31 - Soggetti a cui gli italiani si rivolgerebbero nel caso di problemi di sicurezza in casa
(val.%)
Una società di servizi
5,0%
Il vicino di casa
5,9%
L’amministratore del
condominio
8,0%
Altro
5,5%
Un professionista di fiducia
(perito industriale, ingegnere,
…)
39,0%
Nessuno, faccio da me
8,5%
Fonte : Indagine Censis, 2004
Un operaio di fiducia
28,1%
E tuttavia, la propensione alla rete si estende anche oltre il momento
dell’insorgenza del rischio: la sicurezza domestica è una dimensione di vita che per
gli italiani va non solo risolta, ma anche affrontata e gestita insieme. E se quindi appare
abbastanza scontato che all’insorgere di un problema o un pericolo, il primo
istinto di ogni cittadino sia di cercare il sostegno di qualcuno, un po’ meno lo è
il fatto che una quota ridotta ma pur sempre significativa di cittadini sia
disposta a pagare anche di tasca propria, pur di non restare solo nel gestire
questa complessa materia. Si tratta del 16,4% che pagherebbe un abbonamento
annuo ad una società che offra servizi integrati di manutenzione dell’abitazione,
e del 22,6% che in un’ottica ancor più preventiva, affiderebbe ad un
professionista la verifica periodica dello stato della sua abitazione per
prevenirne eventuali rischi o danni (tabb. 65 e 66 e fig. 32).
Un incarico importante e complesso, per cui gli italiani cercherebbero
soprattutto persone competenti, prima ancora che di fiducia: il 37,7% lo
affiderebbe infatti ai tecnici della ditta che hanno fornito gli impianti, il 25% ad
un perito industriale in grado di valutare il tipo di intervento che dovrebbe
141
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
essere realizzato e il 10,5% alla ditta che ha costruito la casa. Al contrario di
questi, il 23,3% si rivolgerebbe ad artigiani di fiducia mentre il 3,5% ad amici o
conoscenti che svolgono lavori di manutenzione o riparazioni nel tempo libero.
I più sensibili su questo punto sono i giovani, gli abitanti del sud e i laureati:
farebbe un abbonamento con una società di manutenzione il 23,3% della
popolazione con meno di 30 anni (contro il 9,9% di quanti hanno tra i 45 e 64
anni), il 23,6% dei cittadini residenti al centro e il 20,7% al sud (contro l’11,3%
del nord-ovest e l’8,9% del nord est) e quasi un quarto (24,4%) dei laureati
(contro il 17,9% dei diplomati e il 12,9% di quanti hanno il solo diploma di
scuola media).
Fig. 32 - Disponibilità ed interesse degli italiani a soluzioni innovative per la
manutenzione della propria abitazione, per area geografica (val.%)
Disponibilità a pagare un abbonamento annuo ad una società di servizi per la
manutenzione della casa
Interesse ad affidare ad un professionista la verifica periodica dell'abitazione
29,8
29,7
23,6
22,6
20,7
16,4
16,4
11,3
11,5
8,9
Nord ovest
Nord est
Centro
Sud
Totale
Fonte : Indagine Censis, 2004
Ed anche rispetto alla propensione ad affidare ad un professionista esterno il
check up della propria casa, si riscontra la stessa tendenza (che risulta
particolarmente marcata tra i laureati, dove l’interesse sarebbe del 39%) anche
se cambiano le preferenze dei soggetti a cui rivolgersi (fig. 33). Mentre al nordovest (62,2%), e in parte anche al nord est (52,9%) le scelte della popolazione
ricadrebbero in massima parte sui tecnici della ditta che ha fornito gli impianti,
al centro e al sud, invece le preferenze della maggioranza sarebbero in
direzione dell’affidamento dell’incarico ad artigiani di fiducia o a periti
industriali: in particolare, si rivolgerebbe ai primi il 32,6% dei residenti al
centro, il 25,3% al sud (contro il 16,2% del nord-ovest e il 5,9% del nord est);
ai periti industriali, il 34,8% dei residenti al centro, il 29,3% al sud, il 23,5% al
nord est e il 5,4% al nord-ovest (tabb. 67-68 e fig. 34).
142
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 33 - Disponibilità ed interesse degli italiani a soluzioni innovative per la manutenzione della
propria abitazione, per titolo di studio (val.%)
Disponibilità a pagare un abbonamento annuo ad una
società di servizi per la manutenzione della casa
39,0
Interesse ad affidare ad un professionista la verifica
periodica dell'abitazione
24,4
24,0
16,7
12,9
10,7
9,6
17,9
Nessuno / elementare
Media
Diploma
Laurea / specializzazione post laurea
Fonte : Indagine Censis, 2004
Fig. 34 - Soggetti a cui gli italiani affiderebbero la verifica periodica dell'abitazione e degli
impianti (val.%)
5,9
16,2
Amico/conoscente che fa
questi lavori nel tempo
libero
16,2
Ditta che ha costruito la
casa
5,4
7,0
5,9
6,7
9,3
11,8
32,6
25,3
3,5
10,5
23,3
23,5
Artigiani di fiducia
25,0
Periti industriali
34,8
29,3
25,6
29,4
Centro
Sud
62,2
52,9
37,7
Tecnici della ditta che ha
fornito gli impianti
Nord ovest
Nord est
Italia
Fonte : Indagine Censis, 2004
143
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
La domanda di un sistema complesso di competenze diffuse nasce quindi dall’intima
convinzione degli italiani, che da soli si rischia di più, anche se come già detto, la
responsabilità individuale costituisce un tassello imprescindibile di
innalzamento dei livelli di protezione domestica.
E proprio perché sono molteplici gli ambiti di interesse chiamati in causa, la
rete della sicurezza si configura come un complesso sistema di competenze, in
cui quello che sembra prevalere, stando almeno alle risposte fornite da alcuni
testimoni privilegiati, non è tanto una logica di verticalità – vale a dire
l’individuazione di specifiche figure preposte alla gestione della materia quanto una di orizzontalità, che si sostanzia nell’individuazione di una funzione
– per molti versi innovativa – per la sicurezza a tutti i livelli.
Da quelli più alti, che dovrebbero vedere parimenti impegnati e coinvolti gli
organismi istituzionali ad oggi preposti – dal Ministero della salute, all’Inail; dai
Lavori pubblici all’Interno, dall’Istruzione alle Attività Produttive, dalle Regioni
ai Comuni – cui spetta il compito sia di garantire, a livello centrale e periferico,
il coordinamento e la continuità degli interventi che vengono attuati in maniera
sporadica ed occasionale, sia di rendere più efficaci gli stessi, tramite la messa a
regime di una funzione di elaborazione, monitoraggio e controllo delle
politiche attuate in materia di sicurezza.
LA SICUREZZA DOMESTICA A SISTEMA: GLI ORGANISMI PREPOSTI
Sarebbe auspicabile la creazione di una autorità allargata che potesse offrire una sponda di
riconoscimento dei rischi e controllare i livelli di sicurezza. Al suo interno i Vigili del Fuoco
dovrebbero avere un ruolo importante, visto il loro livello di compenetrazione con i problemi
del territorio, testimoniato dallo sviluppo delle loro specializzazioni e dalla modifica anche
della loro struttura interna: la componente dei volontari del corpo è cresciuta in modo
significativo e la dice lunga sull’apprezzamento sociale che ricevono questi professionisti
(Ministero dell’Interno)
***
Sul piano delle responsabilità pubbliche in merito alla sicurezza domestica stanno
emergendo nuovi soggetti, oltre al Ministero dei Lavori Pubblici, che via via acquistano più
peso in merito, come la Protezione Civile, responsabile della gestione della sismicità, che ha
non pochi riflessi sulla stabilità degli edifici (Consiglio Nazionale degli Ingegneri)
***
La scuola, e per lei il Ministero dell’Istruzione, costituiscono un soggetto fondamentale ai fini
della prevenzione. Ad oggi è stato lanciato un programma a livello nazionale per formare i
formatori della sicurezza e a livello periferico sono molte le iniziative svolte nelle diverse
scuole di sensibilizzazione dei bambini e dei ragazzi in materia. Lo stimolo, da questo punto
di vista, è stato fornito dall’Unione Europea che sta facendo molti sforzi per promuovere
tutto questo tipo di attività di integrazione tra mondo della scuola e mondo tecnico
professionale (Aias)
144
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Ma è soprattutto a livello di competenze diffuse che vanno sviluppate logiche
nuove, in grado di diffondere presso tutti i soggetti che a diverso titolo si
occupano di sicurezza – le scuole, le strutture sanitarie, i professionisti e i
rispettivi Ordini, i costruttori, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine, gli
amministratori di condominio - una nuova sensibilità, laddove manchi, e una
nuova consapevolezza, laddove esista un sostrato culturale già fertile.
Una volta intervenuti in questo senso, non sarebbe poi così peregrino pensare
anche alla individuazione di figure ad hoc, preposte alla sicurezza indoor, così
come del resto la L.626/94 ha fatto in materia di sicurezza sul lavoro.
LA SICUREZZA DOMESTICA A SISTEMA: LA RETE DELLE COMPETENZE DIFFUSE
Per quanto riguarda gli immobili, i soggetti competenti per verifiche e controlli dovrebbero
essere i Vigili del fuoco; per quanto riguarda invece l’interno delle abitazioni, e in particolare
gli impianti, dovrebbero entrare in campo i singoli professionisti: ingegneri, periti industriali :
a condizione che vengano controllate, tramite i rispettivi Ordini, tariffe e qualità professionale
(Uppi)
***
Il decreto 626/96 sulla sicurezza in ambiente di lavoro ha introdotto un sistema concertato di
prevenzione e la definizione di figure professionali specifiche che potrebbe essere esteso
anche alla sicurezza domestica, tramite soggetti e strumenti da finalizzare a questo
specifico ambito (Moica)
***
E’ necessario che si occupino di sicurezza domestica coloro che giornalmente sono preposti
a tale compito. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per competenza, diffusione sul
territorio nazionale e consapevolezza derivante dall’attività di soccorso ha la possibilità di
esprimere al meglio tale funzione (Ministero dell’Interno)
***
Per accrescere la sicurezza domestica deve essere implementata la creazione sul territorio
di una rete per la facilitazione dell’accesso ai servizi sanitari, che coinvolga il sistema
associativo e le altre espressioni sociali, come il volontariato. In questo senso, sviluppando
appieno non solo la sussidiarietà verticale, ma anche quella orizzontale, rispetto alla quale
gli spazi per rintracciare migliori sinergie non sono mai pochi (Ministero della Salute)
***
Per elevare la sicurezza degli edifici, lo sforzo dei professionisti non basta, ma serve il
coinvolgimento degli Enti locali chiamati ad esercitare funzioni di controllo. Gli ingegneri, per
parte loro, hanno un ruolo importante per il collaudo statico degli edifici, ma se il Comune
non comincia a rilasciare certificati di abitabilità accompagnati da verifiche anche protratte
145
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
nel tempo, rimane il rischio che le leggi possano non essere adeguatamente rispettate. La
sicurezza è in definitiva un elemento da condividere, che non può essere imputata ad un
solo soggetto (Consiglio Nazionale degli Ingegneri)
***
Anche gli amministratori di condominio rappresentano un perno fondamentale del sistema di
sicurezza domestico. L’Anaip, al proposito, ha proposto una alternativa al libretto di
fabbricato, chiamata TDF (test di diagnosi del fabbricato), che è stato oggetto di una
proposta di legge presso la Camera dei Deputati due anni fa. Si tratterebbe di diffondere fra
gli amministratori un questionario a struttura chiusa per rendicontare lo stato di
conservazione dell’edificio di cui sono responsabili. Il questionario verrebbe elaborato dal
Ministero delle Infrastrutture, che, sulla base del livello di rischio riscontrato, dovrebbe
avviare un procedimento di controllo decentrato su base regionale, e richiedere
all’amministratore di intervenire per rimuovere le cause di rischio (Anaip)
***
I professionisti tecnici con le loro certificazioni sono alla base del sistema di sicurezza. Il
problema è che vanno consultati: bisogna che gli utenti si rivolgano a loro poiché il
professionista, se chiamato, opera per forza secondo le regole e solo nel suo ambito di
competenza specifico (Ilsole24ore)
3.3.2. Il nodo della prevenzione
L’altro aspetto su cui appare opportuno riflettere è che rispetto al tema della
sicurezza domestica è difficile poter pensare a delle politiche che non abbiano
come cardine la prevenzione. E ciò per almeno tre ordini di motivi:
- innanzitutto, perché contrariamente ad altre dimensioni di vita (lavoro,
contesto locale, salute) la sicurezza domestica è uno di quegli ambiti in cui è
impossibile istituire forme di controllo, in quanto non si possono imporre
all’individuo, alla propria libertà personale, nel proprio ambito di vita privata
quelle forme di coercizione previste altrove;
- in secondo luogo perché come più volte segnalato, il rischio domestico
nasce soprattutto da un problema di tipo culturale ed organizzativo, dettato
dalla mancanza di strumenti di tipo conoscitivo, idonei ad individuare e
valutare i pericoli presenti nelle abitazioni;
- infine, perché la dimensione culturale è quella su cui oggi è avvertito il
maggiore divario tra attese e comportamenti, tra domanda ed offerta di
sicurezza. E pertanto il primo da cui occorre partire.
146
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Circoscrivere alla prevenzione il nocciolo delle strategie di intervento non
significa tuttavia, limitarne la portata, dal momento che come riconosciuto, gli
ambiti su cui agire sono molteplici e le ricette da mettere sul campo numerose.
LA PREVENZIONE COME MINIMO COMUNE DENOMINATORE DELLE POLITICHE
PER LA SICUREZZA DOMESTICA
La prevenzione sugli infortuni domestici è per forza di cose di tipo generale, poiché non può
che agire sul versante culturale. Differentemente da quanto avviene per la sicurezza sul
lavoro, è più difficile stabilire un nesso fra causa ed effetto dell’infortunio; ancora,
sull’andamento della sicurezza domestica pesa fortemente l’impossibilità di istituire forme di
controllo come quelle che il dl 626/94 ha introdotto in ambito lavorativo, in quanto non si
possono imporre all’individuo nella sfera della sua libertà personale, le stesse verifiche
previste altrove. Senza contare che negli ambienti di lavoro sono ormai presenti figure
preposte alla funzione di controllo e di promozione della sicurezza che in casa è quasi
impossibile trasferire, a meno che non si distingua fra la sicurezza “indoor” e quella dello
stabile, di cui è già responsabile l’amministratore di condominio, sulla base sempre del dl
626. Alla luce di ciò è indubbio che la principale strategia preventiva non possa che partire
dal far leva sui comportamenti individuali (Inail)
***
Per fra crescere la cultura della sicurezza vanno fatte crescere sinergie autentiche fra chi
opera a monte e a valle dell’individuo: dall’agente immobiliare, agli amministratori di
condominio, al Comune stesso (Consiglio Nazionale degli Ingegneri)
***
Oggi ci si fa male perché non si conoscono i rischi. La sicurezza è un problema culturale ed
organizzativo, rispetto al quale bisogna mettere in campo tutti i tipi di strumenti che
consentano agli utenti di valutare, volta per volta, i rischi cui vanno incontro. La prevenzione
è quindi un elemento centrale; e deve essere realizzata fin dall’infanzia, fin dalle scuole: non
solo perché i bambini sono più ricettivi e sensibili degli adulti, ma soprattutto perché
finiscono per rappresentare il miglior canale di sensibilizzazione e comunicazione all’interno
della famiglia (Aias)
***
I controlli sulla sicurezza domestica non possono essere più di tanto prescrittivi, poichè
otterrebbero solo il risultato di rendere le persone più insofferenti e meno attente alla
sicurezza.La strada migliore allora è quella dell’informazione e della comunicazione che
trasmettano almeno le conoscenze di base su quale deve essere il livello minimo di
manutenzione della sicurezza. L’idea di defiscalizzare in parte questo tipo di interventi è
buona per avviare una nuova stagione culturale sul tema e per dare impulso iniziale alle
attività tecniche (Ministero dell’Interno)
147
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Il primo ambito su cui intervenire è quello della qualità del sistema abitativo: la
dimensione di sicurezza su cui sono stati probabilmente fatti i maggiori
progressi negli ultimi anni, grazie ai positivi effetti della normativa messa a
regime, ma rispetto a cui resta ancora molto da fare. Al di là della necessità di
procedere quanto prima a degli interventi strutturali sul patrimonio edilizio
(ritenuto prioritario dalla totalità dei testimoni privilegiati interpellati) alla luce
dello stato di pericolosa obsolescenza di alcune strutture, la principale carenza
che viene oggi avvertita è l’assenza di una politica della casa, di un approccio al
tema abitativo in termini di infrastruttura, che sia in grado di convogliare, prima
ancora che in un testo unico di legge, in una visione unitaria del problema il
complesso e intricato nodo di problematiche che vi ruota attorno.
Una carenza che viene sentita non solo a livello macro, ma soprattutto nel
micro, dove l’assenza di una visione unitaria, si sostanzia di fatto nel quotidiano
nella parcellizzazione degli interventi in casa, nella frammentazione delle
informazioni, nell’assenza di uno strumento che sia in grado di attestare lo
stato di salute dell’immobile in cui si vive, o in cui si vorrebbe vivere.
Del resto, le complesse vicende che hanno accompagnato l’introduzione in
alcune regioni e comuni del Paese (risale alla metà di marzo la delibera del
Campidoglio che lo rende obbligatorio per gli edifici romani) del fascicolo di
fabbricato – la raccolta obbligatoria di vari documenti che sintetizzano la storia
del palazzo e il resoconto dell’indagine di tutto l’edificio svolto da
professionisti competenti (ingegneri, periti industriali, architetti iscritti all’albo
professionale) accompagnata da una relazione di valutazione sui requisiti di
sicurezza dello stabile e sui punti critici - testimoniano la difficoltà a pervenire
alla definizione e soprattutto all’adozione di strumenti che obblighino
costruttori ed inquilini a farsi in parte carico della preservazione della qualità
del sistema abitativo italiano.
Una difficoltà che ha trovato ragione nella pluralità delle ipotesi che
circolavano attorno al fascicolo di fabbricato fin dall’inizio (l’assenza di un
format omogeneo a livello nazionale, il nodo sulla volontarietà o obbligatorietà
dello strumento, sull’obbligo di verifiche periodiche, ecc.), ma soprattutto nelle
incertezze relative a due aspetti in particolare: i costi, che com’è ovvio non
potevano essere imputati esclusivamente a carico dei cittadini, ma che
avrebbero dovuto prevedere una compartecipazione del pubblico, in termini di
sgravio su alcune imposte, come l’Ici; e l’efficacia ed affidabilità dei controlli,
che poteva essere garantita solo tramite un’attenta selezione dei soggetti
verificatori (consulenti) realizzata, sotto il profilo delle tariffe e delle
148
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
competenze, dagli Ordini e Collegi preposti, o da altre strutture pubbliche
competenti.
IL LIBRETTO DI FABBRICATO: UNO, NESSUNO, CENTOMILA
Il libretto non deve essere statico, ma dinamico: vale a dire, non deve limitarsi a fotografare
lo stato dell’immobile in un determinanto momento (appena costruito) ma deve essere in
grado di tracciare, anno dopo anno, la sua evoluzione e quella degli inteventi effettuati
all’interno (Uppi)
***
Non possono esserci tanti modelli di libretto, ma un format unico per tutto il territorio
nazionale, magari istruito da un Ente statale. Il soggetto che potrebbe farsene carico
potrebbe essere il Ministero dei Lavori Pubblici (Ministero dell’Interno)
***
Si al libretto di fabbricato, che deve essere rilasciato da chi costruisce l’immobile. Il
mantenimento dell’immobile dovrebbe poi essere assicurato almeno per i primi 10 anni da
chi ha costruito l’immobile: questo è l’unico sistema per responsabilizzare i costruttori.
Passati questi primi anni, ci vorrebbe poi un ente che verifichi i fabbricati (Periti Industriali)
IL LIBRETTO DI FABBRICATO: I PRO ….
Il libretto immobiliare o fascicolo di fabbricato è sicuramente uno strumento utile per far
capire a chi ha in uso o intende comprare un immobile cosa gestisce e cosa sta per
acquistare. L’acquirente deve sapere se l’immobile che sta per acquistare comporta dei
rischi per la salute (perché magari ci sono ancora strutture in eternit) o se gli impianti
presenti sono sicuri. E poi sarebbe anche un importante deterrente all’abusivismo (Uppi)
***
Il libretto del fabbricato è uno strumento indispensabile per la sicurezza se gestito con
consapevolezza ed onestà tecnica ed individuale (Ministero dell’Interno)
***
Si, ci vuole una legge che garantisca la trasmissione dei dati per le abitazioni
(Federcasalinghe)
149
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
IL LIBRETTO DI FABBRICATO: …. E I CONTRO
Rispetto al libretto di fabbricato, mi sembra che si tratti in sostanza solo un grosso affare
burocratico. Quello che invece andrebbe ad oggi verificato seriamente è lo stato di alcune
abitazioni che sono state costruite negli anni sessanta, e che costituiscono un vero e proprio
pericolo per tutto il nostro patrimonio edilizio (Adiconsum)
IL LIBRETTO DI FABBRICATO: LE CONDIZIONI
… naturalmente va bene l’obbligo del libretto di fabbricato a patto che il costo non gravi tutto
solo sul cittadino: per cui, se si fa “certificare” la propria abitazione, dovrebbe essere
prevista quantomeno uno sgravio sull’Ici. Sarebbe un mancato guadagno immediato per il
Comune, che di fatto diverrebbe un investimento del comune sul futuro (Uppi)
***
Il Fascicolo del Fabbricato, per parte sua, non è utile se rimane soltanto un documento
burocratico, ma se si intende come il risultato di un’azione più ampia, ossia, di verifiche e di
certificazioni realmente compiute sull’edificio e sull’impiantistica, se ne potrebbe riparlare. In
questo senso, non dovrebbe essere oggetto di una normativa regionale, ma nazionale, per
definire criteri uniformi sulle verifiche e uno stesso format interno (Consiglio Nazionale degli
Ingegneri)
***
Bisogna fare i conti con la diffidenza ad aprire le proprie case e con i costi: per cui, si al
libretto di fabbricato ma a tre condizioni: che non costi al cittadino (nemmeno attraverso un
aumento di tasse); che vengano utilizzate persone estremamente qualificate, con tariffe
basse; e che sia comunque affidato alla libera volontà dei cittadini (Federcasalinghe)
Alla luce di questi elementi, può quindi essere valutato estremamente
positivamente il fatto che secondo l’indagine, ben il 42,2% dei cittadini sono
favorevoli all’introduzione dell’obbligo di adozione di un fascicolo sulla casa
(tab. 69 e fig. 35). Ancora una volta, laddove viene avvertito con maggiore
urgenza l’esigenza di intervenire sotto il profilo della preservazione del
patrimonio abitativo, l’orientamento all’adozione di strumenti di maggiore
controllo – com’è in definitiva anche il fascicolo di fabbricato – risulta più
marcata: concorda con l’introduzione di questo strumento il 55,2% dei
residenti al sud, il 48,3% al centro, il 31,1% al nord-ovest e il 29,5% al sud. Ma
pesa anche e tanto il livello di istruzione: è favorevole al fascicolo di fabbricato
il 28% degli italiani con titolo di studio elementare, il 33,5% con diploma di
scuola media, il 47,6% dei diplomati e il 55% dei laureati.
150
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Fig. 35 - Accordo degli italiani rispetto all'introduzione dell'obbligo del Fascicolo di
fabbricato (val.%)
55,2
55,0
48,3
47,6
42,2
31,1
29,5
Nord
ovest
Nord
est
33,5
28,0
Centro
Sud
Nessuno /
elementare
Medio
Diploma
Laurea /
specializzazione
post laurea
Totale
Fonte : indagine Censis, 2004
Ancorché il principale strumento, il fascicolo di fabbricato non è che il primo
tassello di un percorso di responsabilizzazione collettivo – dei singoli cittadini,
delle istituzioni, dei costruttori e dei professionisti - rispetto alle esigenze di
preservazione del patrimonio abitativo italiano. Nel corso dei colloqui effettuati
con i testimoni privilegiati è infatti emersa da più parti l’esigenza di proseguire
in questa direzione anche tramite la previsione di percorsi differenziati di
responsabilizzazione individuale, da attuarsi con gli strumenti più svariati: dal
bollino di qualità sulla casa al monitoraggio costante ed individuale dei rischi
esistenti.
Ne è emerso un ventaglio di proposte e suggestioni estremamente variegato, in
parte già contenute ed assimilate dal fascicolo di fabbricato, in parte estranee,
che si muove lungo un continuum di ipotesi che vede ai suoi estremi due
modelli ideali:
- da un lato, un circuito della sicurezza individuale, tarato principalmente sulla
responsabilità dei singoli, e che delinea un percorso minimale di sicurezza,
che ha come contenuto ed obiettivo la conoscenza dei rischi connessi
all’abitazione e la loro individuazione. Si tratta di un percorso volontario,
lasciato in tutto e per tutto all’autonomia del singolo, sia per quanto riguarda
i costi e i tempi (eventuali verifiche dello stato dell’immobile verrebbero
effettuate a discrezione e a carico del proprietario) che alle modalità della
verifica, affidata anche questa alla libera scelta da parte del proprietario, dei
professionisti o delle strutture di servizio cui affidare il compito di valutare
lo stato di salute dell’abitazione;
151
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
- all’estremo opposto, un circuito della sicurezza sistemico, centrato sulla
responsabilità condivisa dei tanti soggetti (istituzioni, professionisti,
proprietari, …) attorno a cui si definisce la qualità del sistema abitativo, e
che prevede un percorso di certificazione dell’abitazione che porti il
proprietario e l’inquilino, non solo ad acquisire le conoscenze necessarie per
individuare i rischi presenti, ma a gestire gli stessi, e prevenire eventuali
pericoli. Si tratta di un sistema obbligatorio di certificazione, che dovrebbe
essere ripetuto a cadenze periodiche, e la cui gestione dovrebbe prevedere
un’ampia partecipazione dei soggetti pubblici: sia nell’attuazione delle
verifiche cui sottoporre l’abitazione (potrebbero essere coinvolti i vigili del
fuoco, le asl, o tecnici assunti direttamente dall’ente pubblico competente)
che nel coordinamento (il comune potrebbe ad esempio selezionare una
rosa di strutture professionali o i singoli professionisti cui affidare i check up
immobiliari all’interno della quale i proprietari potrebbero scegliere). In
questo caso, la partecipazione del pubblico sarebbe anche sui costi con la
previsione quantomeno di sgravi o agevolazioni per la realizzazione del
percorso di certificazione.
IL CIRCUITO DELLA SICUREZZA DELLE ABITAZIONI
FORMATO
INDIVIDUALE
SISTEMICO
Contenuto
acquisizione informazioni
certificazione
Obiettivo
mappatura del rischio
gestione del rischio
Carattere
volontario
obbligatorio
Costo
individuale
pubblico/privato
Tempi
una tantum
a scadenze periodiche
Sistema di controllo/verifica
scelta individuale
soggetto pubblico
Controllori
tecnici ed esperti
soggetti di profilo pubblico
Oltre al sistema abitativo, che rappresenta un pilastro centrale della sicurezza
domestica, vi è un’altra linea di intervento strategica che interessa la sicurezza dei
prodotti che entrano nelle abitazioni degli italiani. In quest’ottica, l’obiettivo è quello
di promuovere più responsabilità da parte delle imprese tramite:
152
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
- strumenti che favoriscano l’innalzamento dei livelli di sicurezza dei prodotti,
tramite certificazioni, marchi, ricerca, tecnologia e una maggiore diffusione
di soluzioni ergonomiche;
- interventi che tutelino il consumatore, garantendo una maggiore trasparenza
delle informazioni fornite dall’azienda produttrice, sia sulla qualità del
prodotto stesso che sulle sue modalità di utilizzo;
- una maggiore tutela dei marchi, da realizzarsi tramite un controllo più
attento su questi stessi e un impegno maggiore nella lotta ai fenomeni di
contraffazione.
LE ISTITUZIONI PER LA TUTELA DEI CONSUMATORI
Ma la tutela della sicurezza dei consumatori non è solo questione di responsabilità delle
imprese o dei singoli individui: è anche questione di responsabilità istituzionale. Da questo
punto di vista, va segnalata l’importante azione svolta dalla Direzione generale per
l’armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori, del Ministero delle Attività
produttive, e in particolare: la creazione di un Osservatorio nazionale sull’andamento dei
prezzi; la realizzazione di un’importante campagna di sensibilizzazione dei consumatori
sulle etichette e sul controllo della rispondenza tra ciò che è riportato in etichetta e l’effettiva
qualità del prodotto; attività di carattere normativo a tutela dei consumatori, come la norma
del 2002 sulla garanzia post vendita, finalizzata a recuperare la responsabilità del venditore
anche nella fase successiva all’atto di vendita, per almeno 2 anni. La norma è stata
emanata in applicazione di una direttiva comunitaria; attività di controllo sulla correttezza
degli strumenti di misurazione (metrologia): dalle bilance ai cronotachigrafi (Ministero delle
Attività Produttive).
L’ultimo e principale ambito di intervento attiene infine alla cultura della
sicurezza, che come già sottolineato costituisce l’aspetto sui cui è più urgente
intervenire per promuovere un approccio di tipo preventivo, l’unico in grado di
agire su quella variabile imponderabile e sfuggente che è il comportamento umano.
Da questo punto di vista, si potrebbe pensare a interventi mirati a sensibilizzare
la popolazione italiana, e in particolare la più giovane, tramite:
- campagne di sensibilizzazione e informazione, rispetto ai pericoli delle
abitazioni, dei prodotti, da attuarsi tramite campagne di comunicazione,
divulgazione di guide (del fabbricato ad esempio, o di informazione su
marchi, prodotti nocivi, piante pericolosi, insidie domestiche, ecc.)
formazione ai bambini nelle scuole. Peraltro è da sottolineare come al
momento in cui si chiude la ricerca il Ministero delle Attività Produttive ha
pubblicato un opuscolo di informazione su “La sicurezza degli impianti
domestici”;
153
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
INFORMAZIONE E FORMAZIONE: PROGETTI E IDEE PER UNA CASA PIÙ SICURA
Il primo strumento che dovrebbe essere creato è una sorta di Guida della casa, che
racchiuda in se gli aspetti più salienti della sicurezza, vale a dire una descrizione di tutti gli
adempimenti minimali per la sicurezza (degli impianti, elettrodomestici, per cui l’eventuale
acquirente di un immobile, anche il più sprovveduto, sia comunque messo in condizione di
controllare cosa sta per acquistare (Ispesl)
***
Ciò che serve, per rendere più efficaci gli interventi di programma ed elevare la sensibilità
collettiva sul tema della qualità della vita è assicurare una migliore informazione e
comunicazione sul tema, rafforzando gli interventi già esistenti (Ministero della Salute)
***
Di fronte al problema della sicurezza dei prodotti che entrano nella abitazioni degli italiani, il
consumatore si può difendere con i marchi di qualità, che però sono ancora troppo poco
conosciuti. Da questo punto di vista è necessario proseguire con campagne massicce di
informazione ai consumatori per far conoscere i marchi di qualità ma soprattutto fare
imparare a leggere etichette, certificazioni, bollini, tutto ciò che possa insomma attestare la
qualità dei prodotti (Ministero Attività Produttive)
***
Si dovrebbe pensare a forme che incentivino le persone, piuttosto che controllarne i
comportamenti, con forme di informazione personalizzate, defiscalizzazione degli interventi
di certificazione e di manutenzione della qualità della sicurezza domestica. Le prossime
campagne contro gli infortuni domestici, infatti, saranno mirate proprio al miglioramento del
comportamento individuale: non basta avere strumenti a norma, bisogna saperli usare (Inail)
- promozione di interventi tecnici all’interno delle case, tramite sgravi per chi
li effettua, non solo per quanto attiene la manutenzione degli impianti, ma
anche per nuovi interventi finalizzati a rimuovere i pericoli presenti nelle
abitazioni (rimozione di materiale nocivo, di pericoli architettonici,
ristrutturazione di ambienti per soggetti a rischio, come anziani, bambini o
disabili, ecc.);
- l’estensione della platea dei soggetti assicurabili contro gli infortuni in
ambiente domestico;
- la creazione di figure professionali ad hoc per la sicurezza indoor.
154
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
NON SOLO INFORMAZIONE: IL RUOLO DEGLI INTERVENTI TECNICI
Gli interventi di tipo tecnico costituiscono un tassello indispensabile per innalzare il livello di
sicurezza delle abitazioni. Rispetto all’interno delle case, ci sono ambienti per loro natura più
pericolosi di altri: si pensi al bagno, al vapore acqueo che si deposita sulle piastrelle, alla
vasca da bagno: è chiaro che il pavimento sdrucciolevole aumenta la pericolosità del bagno.
Il tecnico o il costruttore sono fondamentali in questo caso perché se venissero prodotti
pavimenti con un buon coefficiente di attrito, si limiterebbero di molto i rischi. Cosi come se
costruissero i bagni con dei maniglioni di sostegno, per evitare le possibilità di scivolamento.
Adesso non siamo abituati a vedere esteticamente una vasca con dei maniglioni, ma se si
iniziassero a fare, alla fine anche l’occhio si abituerebbe. Un altro tipo di intervento tecnico
fondamentale concerne l’illuminazione: oggi si usa tanto avere la casa su due livelli, creando
dei dislivelli all’interno delle case, e questo può essere un altro fattore di rischio se
l’illuminazione non è adeguata. Quello che dovrebbe passare è il messaggio di una casa
“bella e sicura”: cioè la sicurezza deve divenire un aspetto centrale dell’arredamento, su cui
convoglino le tante responsabilità diffuse: delle aziende, dei professionisti, degli inquilini e
delle istituzioni (Ispesl)
***
Per far crescere la sicurezza, bisognerebbe sviluppare tutti i concetti ergonomici, di
adattamento delle tecnologie e dei componenti di arredamento alle esigenze dell’utilizzatore,
anche tramite campagne di sensibilizzazione presso utenti, produttori e consulenti (Aias)
***
Rispetto alla struttura delle nostre abitazioni, sarebbe utile incentivare quanto più possibile
gli interventi di ristrutturazione. In quest’ottica, l’Anaip intende avviare un progetto
(“Ristruttu.rate”), con l’obiettivo di agevolare la ristrutturazione e la messa in sicurezza della
statica e degli impianti, selezionando a monte imprese tecniche disponibili ad essere pagate
a consegna dei lavori fino ad un arco di tempo di cinque anni. Questo permetterebbe alle
famiglie e agli individui di dilazionare nel tempo lo sforzo di spesa, ai condomini di
programmare in ogni caso forme di indebitamento agevolate e alle imprese tecniche di poter
contare su rientri certi, sebbene non concentrati (Anaip)
***
Si potrebbe pensare di incentivare meccanismi premianti per interventi di promozione della
sicurezza da parte dei distributori. Per interventi tecnici intendiamo la sostituzione delle
apparecchiatura di cottura, con finanziamento totale e parziale dei distributori, la formazione
degli installatori e campagne di informazione dei clienti finali su cose anche banali ma
importanti, come il fatto che il tubo di gomma degli apparecchi di cottura va cambiato dopo
un certo numero di anni (Autorità garante dell’energia e del gas)
155
FONDAZIONE CENSIS
Tab. 63 -
Soggetto cui gli italiani si sono rivolti o si rivolgerebbero nel caso di problemi di sicurezza in casa, per area
geografica (val. %)
Nord-ovest
Un professionista di fiducia
Un operaio di fiducia
Nessuno, faccio da me
Una società di servizi
L’amministratore del condominio
Il vicino di casa
Altro
Il portiere
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
46,2
16,4
7,5
3,7
12,6
7,5
3,3
2,8
100,0
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
35,6
27,5
6,7
8,7
7,4
8,7
3,4
2,0
100,0
47,0
29,3
9,2
3,9
3,9
2,0
3,3
0,7
100,0
Sud e isole
Totale
30,3
37,1
10,0
6,9
6,9
5,4
4,6
1,5
100,0
39,0
28,1
8,5
8,0
8,0
5,9
3,7
1,8
100,0
Tab. 64 -
Soggetto cui gli italiani si sono rivolti o si rivolgerebbero nel caso di problemi di sicurezza in casa, per titolo di studio
(val. %)
Nessuno/
elementare
Un professionista di fiducia
Un operaio di fiducia
Nessuno, faccio da me
Una società di servizi
L’amministratore del condominio
Il vicino di casa
Altro
Il portiere
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
34,1
31,7
6,1
3,7
7,3
9,8
6,1
1,2
100,0
Titolo di studio
Medio
Diploma
33,9
32,2
9,4
3,4
6,9
6,4
5,6
2,1
100,0
41,6
23,9
9,4
6,8
8,3
5,9
2,7
1,5
100,0
Laurea/
Specializzazione
post-laurea
Totale
46,2
27,7
5,0
4,2
10,1
2,5
1,7
2,5
100,0
39,0
28,1
8,5
8,0
8,0
5,9
3,7
1,8
100,0
Tab. 65 -
Disponibilità a pagare un abbonamento annuo ad una società di
servizi per la manutenzione della casa, per età, per area geografica
e per titolo di studio (val. %)
Sì
No
Totale
Età
18-29 anni
30-44 anni
45-64 anni
23,3
19,4
9,9
76,7
80,6
90,1
100,0
100,0
100,0
Ripartizione geografica
Nord ovest
Nord est
Centro
Sud e isole
11,3
8,9
23,6
20,7
88,7
91,1
76,4
79,3
100,0
100,0
100,0
100,0
Titolo di studio
Nessuno/elementare
Media
Diploma
Laurea/specializzazione post laurea
9,6
12,9
17,9
24,4
90,4
87,1
82,2
75,6
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
16,4
83,6
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 66 -
Interesse ad affidare ad un professionista la verifica periodica dell’abitazione e degli impianti presenti, per titolo di
studio (val. %) (*)
Nessuno/
elementare
Titolo di studio
Medio
Diploma
Laurea/
Specializzazione
post-laurea
Totale
Interesse
Sì
No
Totale
10,7
89,3
100,0
16,7
83,3
100,0
24,0
76,0
100,0
39,0
61,0
100,0
22,7
77,3
100,0
Se sì, a chi affiderebbe l’incarico?
Ai tecnici della ditta che ha fornito gli impianti
Ad un perito industriale
Ad artigiani di fiducia
Alla ditta che ha costruito la casa
Ad un amico/conoscente che fa questi lavori nel tempo libero
Totale
44,4
11,1
22,2
22,2
100,0
42,1
15,8
34,2
7,9
100,0
37,5
33,8
15,0
10,0
3,8
100,0
33,3
20,0
28,9
11,1
6,7
100,0
37,7
25,0
23,3
10,5
3,5
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 67 - Interesse ad affidare ad un professionista la verifica periodica dell'abitazione e degli impianti
presenti, per area geografica (val. %)
Nord ovest
Interesse
Sì
No
Totale
Se sì, a chi affiderebbe l’incarico?
Ai tecnici della ditta che ha fornito gli impianti
Ad un perito industriale
Ad artigiani di fiducia
Alla ditta che ha costruito la casa
Ad un amico/conoscente che fa questi lavori
nel tempo libero
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
16,4
83,6
100,0
Ripartizione geografica
Nord est
Centro
11,5
88,5
100,0
29,8
70,2
100,0
Sud e isole
Totale
29,7
70,3
100,0
22,6
77,4
100,0
62,2
5,4
16,2
16,2
52,9
23,5
5,9
11,8
5,9
25,6
34,8
32,6
7,0
29,4
29,3
25,3
9,3
6,7
37,7
25,0
23,3
10,5
3,5
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Tab. 68 - Interesse ad affidare ad un professionista la verifica periodica dell'abitazione e degli
impianti presenti, per età (val. %)
Interesse
Sì
No
Totale
Se sì, a chi affiderebbe l’incarico?
Ai tecnici della ditta che ha fornito gli impianti
Ad un perito industriale
Ad artigiani di fiducia
Alla ditta che ha costruito la casa
Ad un amico/conoscente che fa questi lavori
nel tempo libero
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
18-29 anni
Età
30-44 anni
45-64 anni
Totale
28,5
71,5
100,0
27,1
72,9
100,0
15,2
84,8
100,0
22,6
77,4
100,0
32,0
32,0
18,0
14,0
4,0
38,0
23,9
26,8
8,5
2,8
43,2
19,6
23,5
9,8
3,9
37,7
25,0
23,3
10,5
3,5
100,0
100,0
100,0
100,0
Tab. 69 - Accordo con l'introduzione dell’obbligo di adozione di un fascicolo
sulla casa, che descriva le caratteristiche dell’edificio e degli impianti, e
documenti gli interventi fatti nell’anno, per area geografica (val. %)
Accordo su fascicolo della
casa
Si
No
Totale
Area geografica
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Sud e isole
31,1
29,5
48,3
55,2
68,9
70,5
51,7
44,8
100,0
100,0
100,0
100,0
Titolo di studio
Nessuno/elementare
Media
Diploma
Laurea/specializzazione post laurea
28,0
33,5
47,6
55,0
72,0
66,5
52,4
45,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
42,2
57,8
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
3.4. L’analisi cluster: le sei tipologie
Sulla base dell’insieme di informazioni raccolte, si è cercato di individuare
attraverso un’analisi di tipo multivariato, dei gruppi che potessero sintetizzare i
differenti modi di essere degli italiani rispetto alla sicurezza.
A dispetto della vasta serie di incoerenze e differenze rilevate finora, l’analisi
cluster consente di fotografare dei sub-universi omogenei, ovvero dei gruppi
caratterizzati da un elevato livello di coerenza interno, e che rappresentano una
sorta di ideal tipus: essendo infatti stati creati sulla base delle modalità ricorrenti
in tutto il campione, sarà pertanto assai difficile che ciascun lettore si riconosca
pienamente nell’uno o nell’altro gruppo; ma sarà altresì assai probabile che
ciascuno si possa sentire più vicino all’una o all’altra modalità di percepire e
gestire il proprio rapporto con la sicurezza.
Ciascun gruppo si colloca idealmente su un punto dello spazio definito da tre
assi:
- la dimensione della cultura della sicurezza, che si muove lungo un continuum
che fotografa, su un polo, un orientamento fortemente orientato alla
prevenzione in materia, tramite comportamenti proattivi, e all’estremo
opposto, un orientamento di segno contrario, all’insegna della più completa
indifferenza;
- la dimensione della responsabilità, che si muove dal polo della responsabilità
diffusa ed individuale, al polo della responsabilità istituzionale;
- infine la dimensione dei comportamenti individuali che si muove lungo un
livello di rischiosità crescente.
La scomposizione dell’universo di riferimento sulla base dei tre assi ha portato
all’individuazione delle sei tipologie ideali che seguono.
3.4.1. I sicuri per caso
Il primo e più numeroso gruppo (rappresentano il 21,6%), sono i sicuri per caso,
vale a dire, quelli per cui la sicurezza domestica è più un dono della sorte che
una conseguenza intenzionale di azioni e comportamenti (tav. 1). Sono sparsi a
macchia d’olio un po’ ovunque: donne e uomini, giovani e adulti, casalinghe e
163
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
pensionati. Non sembrano avere una specifica connotazione strutturale; unico
tratto distintivo è che sono presenti in misura maggiore al nord est, piuttosto
che al centro o al sud.
Fig. 36 - Gli italiani e la sicurezza: 6 tipologie ideali
Sicuri "fai da te"
13,0%
Sicuri per caso
21,6%
Attendisti
13,4%
Irrecuperabili
19,7%
Consumatori
14,3%
Fonte: indagine Censis, 2004
Previdenti
18,0%
Ciò che li caratterizza è che per loro la sicurezza è l’ultimo dei problemi: non se
ne preoccupano più di tanto (dichiara di non avere paura degli incidenti
domestici il 72,6% contro il 56,7% del campione) e non pensano pertanto che
qualcuno se ne debba far carico, se non i privati cittadini (la pensa così l’88,8%
di questo gruppo contro una media del 72,8%).
Proprio per questo, non hanno effettuato alcun tipo di intervento preventivo
nelle loro abitazioni (solo il 6,5% contro una media generale del 27,9% ha ad
esempio installato un rilevatore di fughe di gas) e sono contrari a qualsiasi tipo
di misura che violi in qualche modo la loro privacy: dall’affidamento ad un
professionista esterno della verifica periodica della loro abitazione (è favorevole
il 3,5% del gruppo contro il 22,7% del campione), al fascicolo di fabbricato
(23,5% contro il 42,2%).
Baciati dalla fortuna e protetti dalla sorte solo l’8,2% (contro il 27,8%) ha avuto
un infortunio dentro casa nell’ultimo anno, e solo 25,9% (contro il 52,8%) ha
accusato disturbi collegati al lavoro o ad altri tipi di cause.
Ma in fondo in fondo, anche se loro non lo sanno, la fortuna è anche un po’
merito loro. L’orientamento alla sicurezza loro ce l’hanno nei geni, prima
ancora che nella coscienza: sono infatti il gruppo in cui sono risultati meno
164
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
diffuse cattive abitudini o distrazioni nella vita di tutti i giorni: solo il 20%
(contro una media del 46,1%) è incappato nelle quotidiane disattenzioni
casalinghe che mettono a repentaglio l’incolumità individuale e dei familiari.
3.4.2. Gli irrecuperabili
Gli irrecuperabili rappresentano per ordine di grandezza, il secondo gruppo
dell’intero universo. Sono infatti il 19,7% della popolazione italiana: una fetta
di persone ad alto rischio, che vivono a contatto quotidiano con il pericolo, che
sono essi stessi fonte di pericolo per gli altri, e che dimostrano la più totale
inconsapevolezza rispetto a questa condizione (tav. 2).
Anagraficamente non sembrano presentare alcun tratto distintivo, se non la
comune provenienza dal sud del paese: in questo gruppo infatti la quota di
quanti risiedono nel mezzogiorno si attesta al 50,3% contro una media
nazionale del 33,8%.
La loro giornata sembra essere strutturata più all’insegna del brivido che della
ordinaria distrazione: il 92,9% (contro una media generale del 46,1%) ha avuto
negli ultimi tre mesi almeno un comportamento pericoloso: basti pensare che
30,3% (contro il 12,2% medio) si è scordato le pentole accese sul fuoco, il
29,7% (contro l’11,2%) ha utilizzato apparecchi elettrici da bagnato, il 27,1%
(contro il 10,9%) usa spegnere gli elettrodomestici tirando il filo dalla presa, e
addirittura il 14,8% (contro il 6,8%) ha consumato alimenti scaduti oppure
alterati.
Alla luce di questi dati, non stupisce che quasi la metà di questo consistente
gruppo di italiani (47,1% contro una media generale del 27,8%) sia stato
vittima di almeno un incidente domestico nell’ultimo anno; e che pertanto, il
rischio che questo si possa verificare ancora sia presso questo gruppo una
paura sempre presente (59,4% contro il 43,3%).
Ma i problemi non si fermano certo all’ambiente di casa. In preda allo stress e
in fuga dalla ragione, ben l’84,5% (contro una media generale del 52,8%) è
andato incontro ad altri tipi di incidenti extradomestici o di disturbi collegati al
lavoro: questi ultimi in particolare hanno interessato ben il 51,6% degli
irrecuperabili
E’ ovvio che per questo segmento di popolazione la sicurezza è anche e
soprattutto un costo (tale la considera il 14,2% contro il 7,6% generale), in
165
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
considerazione dell’investimento in risorse che dovranno fare per raggiungere
dei livelli minimali accettabili. Quelli di partenza sono infatti piuttosto bassi, se
si pensa che solo nel 36,3% delle loro case è presente un impianto a terra
(contro la media generale del 74,5%) e che per l’immediato futuro, non
prevedono di impegnarsi più di tanto su questo fronte (solo il 38,7% contro il
47,9% generale intende fare almeno un intervento dentro casa – di
manutenzione, messa a norma impianti o di ristrutturazione - nel prossimo
anno).
3.4.3. I previdenti
All’estremo opposto si collocano i previdenti: quel 18% di italiani, che, isola
felice – e forse anche un po’ ansiosa – del paese considera la sicurezza un
valore da tutelare e da produrre sopra ogni altra cosa. Le origini non mentono
(tav. 3). Ben il 63,5% (contro una media generale del 43,4%) di questa fetta di
popolo italico proviene dal nord: rispettivamente il 40,1% dal nord-ovest e il
26,1% dal nord est. E il 23,2% ha abbandonato da tempo il lavoro, e può
ormai dedicarsi liberamente a tutti quegli adempimenti per trasformare la
propria abitazione in quel caldo, accogliente, ma soprattutto sicuro, focolare
domestico che è nei sogni di tutti gli italiani, o quantomeno nei loro.
Il rispetto delle normative è d’obbligo: è in questo gruppo che si riscontra
infatti la percentuale più alta di realizzazione di impianti a terra (90,1% contro
74,5%), di interventi di messa a norma degli impianti (li ha effettuati negli
ultimi due anni il 52,8% contro il 40,5% generale) e di manutenzione degli
stessi (60,6% contro 54,9%). Ma certo la legge non è sufficiente ad assicurare i
livelli di sicurezza cui tendono.
E pertanto, tra rilevatori di fumi (presenti nel 91,5% delle abitazioni contro una
media generale del 21,1%), rilevatori di fughe di gas (95% contro 27,9%),
salvavita (97,9% contro 92,1%) e dotazione tecnologica d’avanguardia (la
densità di elettrodomestici e altissima) la loro casa sembra assomigliare sempre
più ad una centrale termica che ad un comune appartamento cittadino.
La stessa attenzione che mettono nella cura e nella preservazione dell’ambiente
in cui vivono, la ripongono nel controllo dei propri comportamenti, ma con
minore successo: malgrado solo il 31,7% (contro il 46,1% generale) ha ceduto
negli ultimi tre mesi ad almeno una disattenzione la sorte non è stata poi molto
clemente, e gli incidenti domestici in casa sono stati all’incirca nella media
generale: il 28,9%.
166
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Aspiranti testimonial di campagne di prevenzione domestica, i previdenti sono
in realtà la dimostrazione vivente di come, se non condiviso e sentito fino in
fondo qualsiasi comportamento, anche spinto dalle migliori intenzioni finisca
per essere del tutto inefficace rispetto agli obiettivi che si proponeva. Se vissuto
come un dovere (reputa tale la sicurezza il 62,7% di questo gruppo contro una
media generale del 56,6%), qualsiasi strategia di prevenzione rischia di
trasformarsi un un’ossessionante imperativo cui sottoporsi, e l’innalzamento
dei livelli di guardia e di attenzione che ne derivano potrebbero finire per
creare un perenne stato di ansia, pronto a sgretolarsi e a mostrare tutta la
propria fragilità al primo imprevisto o rischio inatteso.
3.4.4. Gli acquirenti
Hanno un titolo di studio elevato (il 25,7% è laureato), lavorano (60,2% contro
una media generale del 51,2%) e risiedono principalmente al sud (49,6% contro
il 33,8%) ed al centro (29,2% contro 19,4%): gli acquirenti sono circa il 14,3%
della popolazione italiana, e rappresentano forse l’universo più contraddittorio
ed ambiguo di quelli finora descritti (tav. 4).
La loro giornata scorre sotto lo scandire inesorabile delle lancette, mentre loro
si affannano nel tentativo di rallentarne il corso. La vita è una gestione continua
- del lavoro, della casa, dei minuti e delle persone – : è un modello che si ripete
uguale a se stesso in ogni tempo e luogo, e che finisce per abbandonarli,
nell’inesorabile destino di tutti i giorni, in un profondo senso di solitudine e di
incertezza.
Vittime del nostro tempo, gli acquirenti sono alla perenne ricerca di una rete di
sostegno, da coordinare e da gestire; siano colf, collaboratori, badanti e
manager, non fa differenza: a casa la vita si gestisce come al lavoro. Certo non
possono stare ad aspettare che alla sicurezza siano le istituzioni o le
associazioni a pensarci, anche perché sono consapevoli che la responsabilità
ultima in materia non possa che gravare su di loro ma soprattutto che il livello
di insicurezza sociale sta inesorabilmente crescendo e loro non possono restare
con le mani in mano.
La sicurezza è pertanto per loro un obiettivo (la reputa tale il 26,6% di questo
gruppo contro una media generale del 19,7%) da raggiungere a tutti i costi.
Innanzitutto economici. Sono disposti a spendere per avere più sicurezza un
po’ per tutto: per gli edifici, per gli alimenti, per maggiore informazione sui
prodotti, ecc.
167
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
Ma anche per avere le migliori competenze presenti sul mercato: la stragrande
maggioranza di questo gruppo (54% contro 16,4%) sarebbe infatti disposta a
pagare un abbonamento annuo ad una società di servizi che si faccia carico
della manutenzione degli impianti, o ad affidare ad un professionista la verifica
periodica della propria abitazione (85% contro una media generale del 22,7%).
E certo non disdegnano soluzioni altamente innovative per risolvere il
problema della sicurezza domestica: l’accordo rispetto all’introduzione
dell’obbligo del fascicolo di fabbricato è infatti praticamente unanime (91,2%
contro 42,2%).
Si alla sicurezza, quindi, ma ad una condizione: che non siano loro ad
impegnarsi in prima persona. Pieni di idee ma nei fatti poco operativi, la
sicurezza loro la vogliono ottenere per delega. Anche perché a pensarci da soli
rischierebbero di più: maldestri e insicuri, in casa finiscono alla fine per farsi
male più degli altri (ha avuto un incidente domestico nell’ultimo anno il 38,9%
contro il 27,8%).
3.4.5. Gli attendisti
C’è chi la sicurezza ce l’ha, ma non lo sa, chi la insegue e non la trova, chi la
ignora, e chi si aspetta che piova dall’alto: il 13,4% degli italiani appartiene a
questa categoria (tav. 5). Preda dell’indifferenza, dell’inerzia o forse della troppa
sicurezza sono in perenne attesa che qualcuno – le istituzioni – si facciano
carico dei loro problemi: non solo per quel che attiene alla sicurezza
dell’ambiente, del patrimonio edilizio o dei luoghi di lavoro, ma anche e
soprattutto per quella personale (crede che ci dovrebbero pensare le istituzioni
il 96,2% di questa fetta di campione contro il 22% generale).
A patto naturalmente, che nessun provvedimento li tocchi direttamente o li
costringa a partecipare, anche se in minima parte, al complesso processo di
prevenzione: si spiega così il fatto che solo il 26,4% (contro la media generale
del 40,5%) abbia provveduto alla messa a norma degli impianti di casa, e solo il
38,7% (contro il 54,9%) alla manutenzione degli stessi, e che solo il 38,7%
intende farlo nell’immediato futuro.
Ancor peggio vanno le cose, se l’iniziativa è abbandonata alla loro completa
autonomia: sono infatti il gruppo presso cui sono meno diffusi eventuali
dispositivi di prevenzione, come rilevatori di fumi (li ha il 2,8%del campione
contro una media generale del 21,1%) e di fughe di gas (11,3% contro 27,9%).
168
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
E sono naturalmente contrari a qualsiasi intervento – anche se ad occuparsene
sono le istituzioni – che comporti il benché minimo costo: solo il 23,6%
(rispetto ad una media del 42,2%) è favorevole all’introduzione dell’obbligo del
fascicolo di fabbricato.
La dimensione economica è per gli attendisti una questione centrale e delegare
alle istituzioni è più un alibi per non doversi accollare inutili costi che una
richiesta di tutela su un aspetto così centrale della loro vita. La sicurezza non è
un costo, nel senso che per innalzarne i livelli, non sono i disposti a pagare
nessun prezzo aggiuntivo: non spenderebbero di più né per viaggiare più sicuri
né per alimenti più sani.
Derubricata la questione sicurezza dalla loro agenda giornaliera, affrontano la
vita domestica impavidi dei rischi e dei pericoli. E forse non hanno tutti torti.
Anche se alla sicurezza sembrano tenerci di meno, si fanno male in definitiva
come tutti gli altri (23,6% contro 27,8%), se non di meno… forse perché loro
la casa la conoscono bene (sono soprattutto donne e casalinghe), sanno che le
insidie si possono nascondere ovunque, e cercare di ponderare gli imprevisti è,
come loro stessi affermano, solo un’illusione.
3.4.6. Sicuri “fai da te”
Vi è infine un universo abbastanza indistinto di italiani, e comunque
significativo (sono il 13%), che non presenta degli specifici tratti anagrafici o
culturali. Sono i sicuri fai da te, quelli che alla sicurezza ci pensano, ma forse ne
più ne meno degli altri (tav. 6).
Sanno soltanto che nessuno penserà mai alla loro, anche perché non è una
faccenda di pertinenza altrui: e questo è l’unico vero tratto distintivo di questo
gruppo. Sono infatti convinti che della sicurezza – a tutti i livelli – debbano
essere responsabili i singoli cittadini: per quella degli edifici pubblici e privati
(92,2% contro una media del 19,3% di italiani che la pensa così), dei luoghi di
lavoro (87,4% contro 25,9%), dell’ambiente (86,4% contro 33,4%) e,
naturalmente, quella personale (94,2% contro 72,8%).
La sfiducia totale nei confronti del ruolo delle istituzioni, del sistema di
rappresentanza, li porta a considerare che l’innalzamento del livello di sicurezza
generale può realizzarsi sono tramite una maggiore responsabilizzazione di tutti
gli individui. E sono pronti per primi a dar prova del loro credo: non solo
spenderebbero di più per la loro sicurezza personale, ma si prenderebbero
169
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
consapevolmente carico anche di quella altrui: ben l’83,5% (contro una media
generale del 70,4%) si sente responsabile anche della salute e della sicurezza
personale dei sui famigliari e il 54,4% (contro il 41,5%) anche di quella di amici
e conoscenti.
Dagli altri non si attendono più nulla: la sicurezza, al pari di tutte le questioni
che affrontano quotidianamente è un problema che gestiscono ormai in piena
autonomia. Sono abbastanza attenti dentro casa (ha avuto un comportamento
a rischio solo il 37,9% contro una media generale del 46,1%) e ligi al rispetto
delle norme (è in regola con l’istallazione dell’impianto a terra l’83,5% di questo
gruppo contro il 74,5% di tutto il campione).
Del resto, la soluzione della sicurezza fai da te, sembra essere una delle poche a
dare i suoi frutti, dentro e fuori casa: solo il 20,4% ha avuto un incidente
domestico e solo il 41,7% uno di carattere extradomestico.
170
FONDAZIONE CENSIS
Tav. 1 - I sicuri per caso (21,5%)
Media gruppo
Media
campione
Modalità
55,3
27,6
48,4
19,4
maschio
nord est
8,2
25,9
20,0
2,9
2,9
1,8
27,8
52,8
46,1
10,9
9,1
11,2
si
si
si
si
si
si
Variabile
Variabili di struttura
Sesso
Area geografica
Comportamenti domestici
Incidente nello svolgimento attività domestiche
Incidente o disturbo extradomestico
Almeno un comportamento pericolosi negli ultimi 3 mesi
Ha spento gli elettrodomestici tirando il filo dalla presa
Si è scordato il gas acceso
Ha utilizzato apparecchi elettrici ancora bagnato
La cultura della sicurezza
2,9
16,4
si
3,5
23,5
72,6
22,7
42,2
56,7
si
si
no
6,5
2,3
27,9
21,1
rilevatore fughe di gas
rilevatore di fumi
88,8
72,8
singoli cittadini
Disponibilità a pagare abbonamento a società per
manutenzione impianti
Affiderebbe a professionista verifica periodica abitazione
Favorevole a libretto di fabbricato
Paura di incidenti domestici
L'orientamento alla prevenzione
Dotazioni di sicurezza della casa
La responsabilità per la sicurezza
Fonte: indagine Censis, 2004
Soggetti responsabili sicurezza domestica
Tav. 2 - Gli irrecuperabili (19,7%)
Media gruppo
Media
campione
Modalità
Variabile
Variabili di struttura
50,3
33,8
sud
47,1
84,5
92,9
14,8
30,3
27,1
23,2
29,7
51,6
23,2
27,8
52,8
46,1
6,8
12,2
10,9
9,1
11,2
24,8
11,7
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
59,4
14,2
11,6
43,3
7,6
22,7
si
un costo
si
36,3
74,5
38,7
47,9
impianto a terra
realizzerà un intervento in casa nel
prossimo anno per innalzare la
sicurezza
81,3
72,8
Area geografica
Comportamenti/eventi domestici ed extradomestici
Incidente nello svolgimento attività domestiche
Incidente o disturbo extradomestico
Almeno un comportamento pericolosi negli ultimi 3 mesi
Ha consumato alimenti scaduti o alterati
Ha dimenticato le pentole accese sul fuoco
Ha spento gli elettrodomestici tirando il filo dalla presa
Si è scordato il gas acceso
Ha utilizzato apparecchi elettrici ancora bagnato
Problemi sul lavoro (infortunio o stress)
Ha avuto perdite d'acqua nell'abitazione
La cultura della sicurezza
Paura di incidenti domestici
La sicurezza è:
Affiderebbe a professionista verifica periodica abitazione
L'orientamento alla prevenzione
Dotazioni di sicurezza della casa
Interventi realizzati e da realizzare in casa
La responsabilità per la sicurezza
Fonte: indagine Censis, 2004
singoli cittadini
Soggetti responsabili sicurezza domestica
Tav. 3 - I previdenti (18%)
Media gruppo
Media
campione
Modalità
23,2
40,1
26,1
16,1
27,4
19,4
pensionato
nord-ovest
nord est
28,9
31,7
27,8
46,1
si
si
62,7
56,6
un dovere
90,1
95,0
91,5
97,9
74,5
27,9
21,1
92,1
60,6
54,9
52,8
40,5
12,0
5,7
18,3
12,1
impianto a terra
rilevatore fughe di gas
rilevatore di fumi
salvavita
manutenzione impianti negli ultimi due
anni
messa a norma impianti
negli ultimi due anni
rimozione materiali tossici od
inquinanti negli ultimi due anni
messa a norma impianti nel prossimo
anno
66,9
26,8
31,7
72,8
16,3
21,6
singoli cittadini
associazione consumatori
associazione consumatori
Variabile
Variabili di struttura
Condizione
Area geografica
Comportamenti domestici
Incidente nello svolgimento attività domestiche
Almeno un comportamento pericolosi negli ultimi 3 mesi
La cultura della sicurezza
La sicurezza è
L'orientamento alla prevenzione
Dotazioni di sicurezza della casa
Interventi realizzati e da realizzare in casa
La responsabilità per la sicurezza
Fonte: indagine Censis, 2004
Soggetti responsabili sicurezza domestica
Soggetti responsabili sicurezza edifici pubblici e privati
Soggetti responsabili sicurezza dluoghi di lavoro
Tav. 4 – I consumatori (14,3%)
Media gruppo
Media
campione
Modalità
25,7
46,0
60,2
29,2
49,6
15,3
35,6
51,2
19,4
33,8
laurea e specializzazione
30-44 anni
occupato
centro
sud
38,9
67,3
47,8
31,0
27,8
52,8
46,1
18,0
si
si
si
si
26,6
19,7
un obiettivo
54,0
16,4
85,0
91,5
81,4
22,7
42,2
64,8
76,1
61,2
4,4
86,7
27,9
72,8
rilevatore fughe di gas
si
88,5
76,7
si
63,7
47,9
16,8
8,3
15,9
7,2
Realizzerà un intervento in casa
nel prossimo anno per innalzare
la sicurezza
ristrutturerà gli interni nel
prossimo anno
ristrutturerà gli esterni nel
prossimo anno
83,2
72,8
singoli cittadini
Variabile
Variabili di struttura
Titolo di studio
Età
Condizione
Area geografica
Comportamenti/eventi domestici ed extradomestici
Incidente nello svolgimento attività domestiche
Incidente o disturbo extradomestico
Almeno un comportamento pericolosi negli ultimi 3 mesi
Infiltrazioni/macchie/muffe sulle pareti di casa
La cultura della sicurezza
si
si
si
manipolazione alimenti
cattivo stato di manutenzione
degli edifici
La sicurezza è
Disponibilità a pagare abbonamento a società per
manutenzione impianti
Affiderebbe a professionista verifica periodica abitazione
Favorevole a libretto di fabbricato
Le paure
L'orientamento alla prevenzione
Dotazioni di sicurezza della casa
Spenderebbe di più per edifici più sicuri
Spenderebbe di più per avere maggiore informazione sui
prodotti
Interventi realizzati e da realizzare in casa
La responsabilità per la sicurezza
Fonte: indagine Censis, 2004
Soggetti responsabili sicurezza domestica
Tav. 5 - Gli attendisti (13,4%)
Media gruppo
Media
campione
Modalità
57,6
50,0
22,6
51,6
41,3
16,2
donna
45-64 anni
casalinga
23,6
41,5
27,8
46,1
si
si
7,6
23,6
4,8
42,2
un'illusione
si
11,3
2,8
27,9
21,1
38,7
54,9
26,4
40,5
38,7
47,9
71,7
72,6
83,0
83,2
rilevatore fughe di gas
rilevatore di fumi
manutenzione impianti
negli ultimi due anni
messa a norma impianti
negli ultimi due anni
realizzerà un intervento in casa
nel prossimo anno per innalzare
la sicurezza
si
si
96,2
87,7
89,6
22,0
60,6
52,5
istituzioni
istituzioni
istituzioni
Variabile
Variabili di struttura
Sesso
Età
Condizione
Comportamenti/eventi domestici ed extradomestici
Incidente nello svolgimento attività domestiche
Almeno un comportamento pericolosi negli ultimi 3 mesi
La cultura della sicurezza
La sicurezza è:
Favorevole a libretto di fabbricato
L'orientamento alla prevenzione
Dotazioni di sicurezza della casa
Interventi realizzati e da realizzare in casa
Spenderebbe di più per viaggi più sicuri
Spenderebbe di più per alimenti più sani
La responsabilità per la sicurezza
Fonte: indagine Censis, 2004
Soggetti responsabili sicurezza personale
Soggetti responsabili sicurezza ambiente
Soggetti responsabili sicurezza luoghi di lavoro
Tav. 6 - I sicuri "fai da te" (13%)
Media gruppo
Media
campione
Modalità
43,7
35,5
comuni con meno di 10.000 abitanti
20,4
41,7
37,9
27,8
52,8
46,1
si
si
si
83,5
54,4
70,4
41,5
si
si
91,3
91,3
83,5
83,0
83,2
74,5
si
si
impianto a terra in casa
94,2
86,4
92,2
87,4
72,8
33,4
19,3
25,9
singoli cittadini
singoli cittadini
singoli cittadini
singoli cittadini
30,1
21,0
maggiore responsabilità individuale
30,1
13,3
maggiore responsabilità individuale
32,0
20,4
maggiore responsabilità individuale
Variabile
Variabili di struttura
Ampiezza demografica
Comporatamenti domestici ed extradomestici
Incidente nello svolgimento attività domestiche
Incidente o disturbo extradomestico
Almeno un comportamento pericoloso negli ultimi 3 mesi
La cultura della sicurezza
Si sentono responsabili per la sicurezza dei loro famigliari
Si sentono responsabili per la sicurezza di amici e colleghi
L'orientamento alla prevenzione
Spenderebbe di più per viaggi più sicuri
Spenderebbe di più per alimenti più sani
Dotazioni di sicurezza
La responsabilità per la sicurezza
Fonte: indagine Censis, 2004
Soggetti responsabili sicurezza domestica
Soggetti responsabili sicurezza ambiente
Soggetti responsabili sicurezza di edifici pubblici e privati
Soggetti responsabili sicurezza dei luoghi di lavoro
Strumenti utili per innalzare al sicurezza
dell'ambiente
Strumenti utili per innalzare al sicurezza
del patrimonio edilizio
Strumenti utili per innalzare al sicurezza
dei luoghi di lavoro
4.
NOTA METODOLOGICA
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
4.1. La metodologia di indagine
La ricerca che il Censis ha realizzato per conto del Consiglio Nazionale dei
Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati è stata sviluppata su tre filoni di
analisi:
- una lettura desk dei dati strutturali disponibili sui settori della sicurezza
oggetto di indagine, e in particolare sulla sicurezza domestica, utilizzando le
fonti statistiche e la documentazione esistente (Istat, Protezione Civile,
Ordini e Associazioni professionali, ect.);
- un’indagine di campo su un campione rappresentativo di italiani;
-
interviste di approfondimento con 20 testimoni privilegiati.
L’indagine di campo è stata condotta su un campione di 800 italiani di età
compresa tra i 18 e 55 anni stratificato per sesso, area geografica ed età (tab.
70).
Le interviste telefoniche sono state realizzate con metodo CATI.
Per le interviste ai testimoni privilegiati, si ringraziano di seguito tutte le
poersone che hanno gentilmente fornito il loro contributo: Abate (Vigili del
Fuoco), Balocchi (Ministero dell’Interno), Bianchi (Aias), Casandrini (Vaillant),
D’Alessandro (Ministero Attività Produttive), De Muro (Il sole24ore), De
Pasquale (Anaip), Desuo (Bticino), Erba (Ispesl), Fanti (Inail), Fossati (Ikea),
Landi (Adiconsum), Grossi (Autorità Garante dell’Energia e del Gas), Oleari
(Ministero della Salute), Polese (Consiglio Nazionale degli Ingegneri),
Primicerio (Ministero Attività Produttive), Pucci (Uppi), Ronca (Periti
industriali), Rossi Gasparrini (Federcasalinghe), Sala (Periti industriali), Leonzi
(Moica).
4.2. Il profilo degli intervistati
L’universo degli intervistati è risultato pertanto composto, per il 51,6% di
donne, e per il 48,4% di uomini, distribuiti secondo le seguenti fasce d’età:
178
FONDAZIONE CENSIS
12363
IL VALORE DELLA SICUREZZA IN ITALIA
23,1% per la popolazione compresa tra i 18 e 29 anni, 35,6% per quella di età
compresa tra i 30 e 44 anni e 41,3% per quella più adulta (tabb. 71, 72 e 73).
Rispetto all’area geografica di residenza, la maggior parte degli intervistati
risiedono al sud e nelle isole (33,8% nel complesso, anche se per le donne la
quota si colloca al 35,6%); segue il nord-ovest, con il 27,4% degli intervistati, c
il centro ed il nord est, rappresentati rispettivamente dal 19,4% del campione.
Anche rispetto al titolo di studio, la distribuzione del campione rispecchia
l’universo della popolazione italiana: la maggior parte (il 43,6%) ha un titolo di
studio di tipo secondario (diploma), mentre il 30,4% vanta il solo diploma di
scuola media. Circa il 10,7% (ma al sud la quota sale al 14%) ha al massimo il
titolo di studio elementare, mentre la quota dei laureati (laurea breve compresa)
si colloca 15,3%, con una tendenza a crescere al sud, dove arriva a quota
18,6%.
Determinante ai fini dell’analisi è anche la condizione di vita del campione, che
risulta esattamente spaccata a metà tra persone attive (il 51,2%) e inattive
(48,8%). Tra gli occupati, l’universo campionario risulta costituito in massima
parte di lavoratori alle dipendenza (30,8%) con qualifica impiegatizia o operaia;
seguono i dirigenti e i quadri (8,2%) che assieme ai liberi professionisti (8,2%)
coprono l’altro terzo del campione, mentre gli imprenditori sono solo il 4% del
totale.
Per quanto riguarda invece le persone inattive, il campione è distribuito
abbastanza equamente tra casalinghe (16,2%), pensionati (16,1%), studenti
(11,6%) e persone in cerca di lavoro (4,3%).
Da notare è che sul territorio la distribuzione per condizione professionale
presenta qualche differenza, con una maggiore presenza di occupati al nord est
e al centro (rispettivamente 55,6% e 53,3%), di casalinghe al centro sud
(rispettivamente 20,4% e 19,9%) e di pensionati al nord.
Rispetto infine al nucleo famigliare di appartenenza, prevalgono le coppie con
figli (67%), seguite da quelle senza (14,7%) e dai single (13,3%), mentre la
presenza di nuclei monogenitoriali è del 3,5%. Anche in questo caso, la
disaggregazione per area geografica di residenza della famiglia rileva qualche
piccola differenza, tra un nord che presenta un’incidenza decisamente più alta
di single e, nel caso del nord-ovest, di coppie senza figli (20%) e famiglie
monogenitoriali (5,1%), ed un centro sud che conta una presenza maggiore di
coppie con figli (rispettivamente del 70% e 71,9%).
179
FONDAZIONE CENSIS
Tab. 70 – Il disegno campionario
%
campione
Ampiezza demografica
Fino a 10.000
Da 10.001 a 30.000
Da 30.001 a 100.000
Oltre 100.000
Totale
36,2
22,0
19,5
22,3
100,0
290
176
156
178
800
Area geografica
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Sud e isole
Italia
26,7
18,7
19,3
35,2
100,0
214
149
155
282
800
Sesso
Maschi
Femmine
Totale
49,9
50,1
100,0
400
400
800
Età
18-29
30-44
45-65
Totale
24,3
35,6
40,0
100,0
195
285
320
800
Fonte: Censis, 2004
Tab. 71 – Il profilo dell’intervistato - sesso, età e titolo di studio -, per area geografica(val. %)
Nord-ovest
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
Sud e isole
Totale
Sesso
Maschio
Femmina
Totale
50,5
49,5
100,0
49,7
50,3
100,0
49,0
51,0
100,0
45,7
54,3
100,0
48,4
51,6
100,0
Età
18-29 anni
30-44 anni
45-64 anni
Totale
24,1
35,6
40,3
100,0
24,2
34,6
41,2
100,0
22,2
37,3
40,5
100,0
22,1
35,2
42,7
100,0
23,1
35,6
41,3
100,0
9,3
33,3
45,8
0,5
11,1
9,2
38,8
38,2
1,3
12,5
8,6
27,6
47,4
100,0
100,0
14,0
24,6
42,8
0,8
17,0
0,8
100,0
10,7
30,4
43,6
0,6
14,2
0,5
100,0
Titolo di studio
Nessuno/elementare
Medio
Diploma
Laurea breve
Laurea
Specializzazione post lauream
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
15,1
1,3
100,0
Tab. 72 - Il profilo dell’intervistato – tipologia del nucleo familiare, condizione professionale, reddito netto
mensile e ampiezza demografica del comune di residenza - per area geografica (val. %)
Nucleo
Nord-ovest
Ripartizione geografica
Nord-est
Centro
Nucleo familiare
Single
Coppia senza figli
Coppia con figli
Monogenitore
Altra tipologia
Totale
15,3
20,0
59,6
5,1
18,5
14,6
65,6
1,3
100,0
Condizione professionale
Casalinga
Pensionato
Studente/disoccupato
Occupato
Totale
Sud e isole
Totale
100,0
12,7
14,0
70,0
2,0
1,3
100,0
9,1
11,0
71,9
4,2
3,8
100,0
13,3
14,7
67,0
3,5
1,5
100,0
12,1
19,5
17,7
50,7
100,0
11,3
19,2
13,9
55,6
100,0
20,4
15,8
10,5
53,3
100,0
19,9
11,7
20,3
48,1
100,0
16,2
16,1
16,5
51,2
100,0
Reddito netto mensile familiare
Inferiore a 1000 euro
Da 1001 a 2000 euro
Da 2001 a 4000 euro
Oltre 4000 euro
Totale
10,8
44,3
35,3
9,6
100,0
13,2
40,6
36,8
9,4
100,0
9,9
50,4
32,8
6,9
100,0
19,4
46,7
26,4
7,5
100,0
14,1
45,8
31,9
8,2
100,0
Ampiezza demografica
Fino a 10,000
10,101 - 30,000
30,001 - 100,000
100,001- 250,000
Oltre 250,000
Totale
43,6
20,8
15,7
3,2
16,7
100,0
41,8
24,8
10,5
17,0
5,9
100,0
25,5
19,6
21,6
7,2
26,1
100,0
31,6
24,7
25,8
6,7
11,2
100,0
35,5
22,7
19,3
7,9
14,6
100,0
Fonte: indagine Censis, 2004
Tab. 73 - Gli intervistati, per sesso ed area geografica (val. %)
Ripartizione geografica
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Sud e isole
Totale
Fonte: indagine Censis, 2004
Sesso
Maschio
Femmina
Totale
28,5
19,9
19,6
32,0
26,3
18,9
19,2
35,6
27,4
19,4
19,4
33,8
100,0
100,0
100,0
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Il valore della sicurezza in Italia