Note per la presentazione alla stampa della XXX edizione Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica XXX edizione 9~20 agosto 2009 Sponsor ufficiale del Rossini Opera Festival 2009press 01.P65 1 Nero 4-06-2009, 14:33 Regione Marche Enti fondatori Comune di Pesaro Provincia di Pesaro e Urbino Fondazione Scavolini 2009press 01.P65 2 Nero 4-06-2009, 14:33 Il Rossini Opera Festival è una fondazione promossa dal Comune di Pesaro, dall’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, dalla Banca dell’Adriatico e dalla Fondazione Scavolini. Il Festival si avvale della collaborazione scientifica della Fondazione Rossini. Il Festival 2009 si attua con il contributo di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comune di Pesaro, Regione Marche, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, Provincia di Pesaro e Urbino; con l’apporto di: Scavolini Spa, Banca delle Marche, Banca dell’Adriatico, Intesa Sanpaolo; con la partecipazione di: Abanet Internet Provider, AMI-Azienda per la mobilità integrata e trasporti, Concessionarie Gruppodiba, Harnold’s, Ratti Boutique, Alexander Savoy Vittoria Hotels; collaborano: ASPES Spa, Azienda Ospedaliera San Salvatore, Conservatorio di musica G. Rossini, IAT-Centro di informazione e accoglienza turistica. Il Festival è membro dell’Associazione Europea dei Festival. 2009press 01.P65 3 Nero 4-06-2009, 14:33 Presidente Luca Ceriscioli Sindaco di Pesaro Consiglio d’amministrazione Alfredo Bocci Siepi Giovanni Bogliolo Giorgio Girelli Lorenza Mochi Onori Marco Montagna Piergiorgio Parroni Collegio sindacale Adriano Franzoni (presidente) Vincenzo Galasso Massimo Marchi 2009press 01.P65 4 Nero 4-06-2009, 14:33 Sovrintendente Gianfranco Mariotti Direttore artistico Alberto Zedda Segretario generale Dario Zini Direzione amministrativa Marco Angelozzi Assistente del Sovrintendente Maria Rita Silvestrini Segreteria Sovrintendenza Alexia Mariotti Contabilità, Economato e Servizi informatici Loris Ugolini Servizi di Biglietteria e Promozione Patricia Franceschini Edizioni e Archivio storico Carla Di Carlo Archivio musicale Federica Bassani Collaborazioni esterne Ludovico Bramanti 5 Nero Direzione Teatri comunali Giorgio Castellani Coordinamento tecnico Claudia Falcioni Segreteria artistica Sabrina Signoretti 2009press 01.P65 Direzione allestimenti scenici Mauro Brecciaroli Coordinamento di Produzione Caterina de Rienzo Ufficio Produzione Daniela Ridolfini Segreteria amministrativa Paola Vitali Produzioni e Relazioni esterne Francesca Battistoni Pubbliche Relazioni Welleda Fochesato Donovan Ufficio Stampa Simona Barabesi Segreteria Ufficio Stampa Giacomo Mariotti 4-06-2009, 14:33 Sommario 2009press 01.P65 6 Nero 4-06-2009, 14:33 Sommario Una questione di atmosfera di Gianfranco Mariotti 8 Il programma di Alberto Zedda 12 Accademia Rossiniana 16 Rof for you 17 Le opere: notizie storiche e soggetti 18 Il lavoro della Fondazione Rossini di Oriano Giovanelli 24 Stato di elaborazione dell’Edizione critica 26 Scheda del Festival 28 2009press 01.P65 7 Nero 4-06-2009, 14:33 Una questione di atmosfera Si è molto discusso in passato, specie in occasione del restauro di teatri storici, sull’importanza del contenitore teatrale rispetto al rito antichissimo, con officianti e fedeli, che si svolge al suo interno. Il quesito è: luogo dell’anima o semplice spazio attrezzato? Difficile dare una risposta netta, tanto più che l’esperienza insegna come un abile regista possa trasformare in luogo di fascino qualunque luogo: una fabbrica in disarmo, una rocca, una stazione ferroviaria... Noi abbiamo realizzato i nostri spettacoli nelle sedi più disparate: un teatro all’italiana, un auditorium classico, un teatro moderno, ben due palazzi dello sport ristrutturati, e inoltre chiese, piazze e cortili; abbiamo persino costruito ex novo, in un parco, un anfiteatro greco. Ebbene, la nostra conclusione è che è sempre la qualità dello spettacolo a far premio su tutto, anche se qualche volta il contenitore può interagire in modo significativo. 8 2009press 01.P65 8 Nero Del tutto diverso è il discorso, se si parla di festival, quando per contenitore si intende un’intera città. Secondo la nota definizione di Wagner, un festival è un evento eccezionale che si svolge in un luogo eccezionale, in circostanze e per obiettivi speciali: senza queste caratteristiche si tratta di una semplice rassegna di spettacoli. Implicita nell’idea di festival è inoltre un’esigenza di qualità, di periodo stabile, di regolarità. In questo tipo di eventi, l’immagine e la speciale atmosfera che caratterizza ognuno di essi dipende in misura rilevante dal contesto ambientale. Si pensi ad esempio a Glyndebourne, Spoleto, Salisburgo, Taormina, Bayreuth, per citare solo alcuni nomi: in tutti questi casi il fascino del luogo e dell’ambiente contribuisce in modo determinante a definire il clima, e dunque il particolare appeal di ciascuna manifestazione, qualcosa che non si declina esclusiva- 4-06-2009, 14:33 mente all’interno dei teatri. Per quanto riguarda il Rossini Opera Festival e la sua peculiare atmosfera, lo stereotipo corrente, ormai consolidato presso generazioni di spettatori, rimanda a un singolare amalgama, vero ossimoro sociale, fra due elementi contrapposti: da un lato una manifestazione che ha fatto del rigore musicologico ed esecutivo la sua cifra identitaria, se si vuole un po’ seriosa, collegata com’è alla grande vicenda dell’eredità universale di Rossini alla sua città natale e al compito storico della Restituzione che a questa ne è derivato; dall’altro una ridente cittadina di vacanze, nel pieno della stagione balneare, meta abituale, da più di un secolo, di un importante flusso turistico internazionale. Curiosamente fra i due pubblici, pur così diversamente composti e motivati, avviene ogni anno una silenziosa integrazione e un condizionamento reciproco. Il turista che viene a Pesaro sa in partenza che il luogo è connotato da una storia che lo rende più serio e discreto, meno banale e superficiale rispetto agli altri centri di vacanza della costa, con i quali non è omologabile; allo stesso modo, lo spettatore del Festival si aspetta di soddisfare il suo desiderio di arte e musica in un contesto insolito di leggerezza e di disimpegno, mai troppo invadente, e anzi destinato ad accrescere il piacere della partecipazione. Di qui la tradizione per cui al Rof, prima delle recite, gli spettatori lasciano in anticipo gli alberghi sul lungomare e si avviano a piedi verso la città vecchia, dove sono i teatri. Attraversano le vie del centro, entrano nei negozi e nei caffè, si mescolano con il pubblico delle vacanze in una pittoresca confusione di abbigliamenti formali e casual, affollano i vicoli e le piazzette antistanti i teatri, chiacchierano, discutono, criticano, incontrano altri melo- 2009press 01.P65 9 Nero 9 4-06-2009, 14:33 mani, programmano il dopo-teatro, si riconoscono da un anno all’altro con gli abituali frequentatori di festival musicali di ogni nazionalità, fanno progetti, si danno appuntamenti. Il fascino del Festival – di tutti i festival – è fatto anche di cose come queste. Purtroppo, come tutti sanno, questa tradizione pluridecennale si è parzialmente interrotta a Pesaro tre anni fa, quando la improvvisa inagibilità del Palafestival ci ha costretti a spostare buona parte della programmazione nella grande Adriatic Arena, alla periferia della città. Intendiamoci: noi siamo molto orgogliosi di come ce la siamo cavata, in questi tre anni di esilio, con la costruzione, nell’immenso spazio ostile dell’Arena, di due teatri gemelli tecnicamente e acusticamente perfetti. La manifestazione non ne ha sofferto, né sul piano artistico né su quello funzionale: anzi, la cosa ha permesso una notevole razionalizzazione del lavoro, con vantaggi logistici e perfino economie di scala. Il vero danno che il Festival ha subito, il prezzo che ha effettivamente pagato è legato all’aver dovuto chiedere agli spettatori di cambiare, o di rinunciare almeno in parte, a vecchie care abitudini, ciò che ha prodotto un mutamento della tradizionale atmosfera che circonda da sempre gli spettacoli. Un conto è andare a teatro utilizzando il pullman-navetta, con tutti i condizionamenti legati ai percorsi e agli orari, altro conto è andarci a piedi, senza fretta, chiacchierando con gli amici, facendo acquisti e curiosando in giro. Una cosa è finalizzare il possesso di un biglietto alla semplice visione di uno spettacolo all’interno di un teatro, altra cosa è sentirsi parte attiva di una città che vive l’evento all’unisono con gli spettatori provenienti da ogni parte del mondo. Noi stessi, come il nostro pubblico, abbiamo spesso avvertito un senso di spaesamento: lo stesso che dovettero provare i milanesi quando la Scala si trasferì per i restauri al Teatro degli Arcimboldi di Sesto S. Giovanni. Con in più per noi la sensazione, quando il centro storico si svuotava in concomitanza con le recite all’Arena, di vestire i panni del tragico Pifferaio magico della fiaba. 10 2009press 01.P65 10 Nero Ma qualcosa per fortuna sta cambiando. È appena giunta notizia che il Comune di Pesaro, assie- 4-06-2009, 14:33 me alla benemerita Scavolini spa, sta mettendo mano al restauro del vecchio Palafestival, da realizzarsi nel giro di due anni. Ciò permette di pensare fin da ora a un nuovo assetto stabile del Festival, riportato alla sua sede storica, ma con una importante variazione: l’Auditorium Pedrotti, divenuto ormai troppo piccolo per ospitare spettacoli d’opera, sarà la sede di elezione dei concerti, mentre all’Adriatic Arena resterà un solo spettacolo, quello più grande e tecnicamente complesso, da realizzarsi in una struttura teatrale unica, riconvertita in senso longitudinale. Questo non inficierà la riconquistata atmosfera del Festival, che tornerà così per l’80 per cento nel centro storico (al Teatro Rossini, al Palafestival, all’Auditorium Pedrotti e al Teatro Sperimentale) ma costituirà un’eccezione, qualcosa in più che il Festival offrirà ogni anno ai suoi spettatori. C’è poi una ulteriore novità da aggiungere, in attesa che il Palafestival torni di nuovo agibile, riguardo alle prossime due edizioni: inedite sinergie appena realizzate con il Conservatorio di musica, la Fondazione Rossini e Aspes spa, consentendo di avvicendare due produzioni liriche al Teatro Rossini, rendono possibile anticipare già da quest’anno, nello spirito e nella sostanza, il nuovo schema del Festival, con intuibile soddisfazione (perché non dirlo) anche di tutti gli operatori economici della città. Resterebbe da dire (e forse chi legge se lo aspetta) della devastante crisi economica mondiale, del taglio dei finanziamenti statali, della lotta per sopravvivere che oggi affanna ogni istituzione teatrale italiana: tutto questo purtroppo è già sotto gli occhi di tutti, e il Rof non fa eccezione. Piuttosto, prendiamo intanto come un segno positivo il fatto che, nella sua XXX edizione, in anticipo sui tempi previsti, il Festival avvia il suo ritorno nel centro storico della città e si riappropria così della sua immagine tradizionale. È la risposta di chi ha fiducia nel futuro. Gianfranco Mariotti Sovrintendente 11 2009press 01.P65 11 Nero 4-06-2009, 14:33 Il programma La crisi economica che colpisce il teatro e la cultura non ha influito sulla qualità della programmazione del Rossini Opera Festival 2009: la sostituzione di un’opera complessa (Sigismondo) con altra tecnicamente meno esigente (La scala di seta) – una decisione che ha permesso di riportare un secondo spettacolo nel centro cittadino avvicendando due produzioni nello stesso teatro – e la permuta di un’opera in forma di concerto (Tancredi) con una Petite Messe Solennelle celebrativa del trentennale del Festival, hanno consentito di realizzare un’operazione virtuosa, cui si è aggiunta la generosa disponibilità di collaboratori decisi a sfidare l’ottusa malasorte con l’entusiasmo e la creatività. Damiano Michieletto, regista de La scala di seta (la più bella e sviluppata delle cinque farse con cui il giovane Rossini ha imposto perentoriamente il suo genio di musicista e teatrante), che con la recente messa in scena di La gazza ladra ha dimostrato di aver colto appieno il senso della visionarietà rossiniana, accetta, assieme al fido Paolo Fantin, la sfida di ripetere il successo con una produzione low cost. Lo spettacolo verrà arricchito con l’inserimento di una grande aria ‘doc’ per il personaggio di Blansac, un protagonista trascurato da Rossini, forse per le modeste possibilità dell’interprete chiamato a ricoprirne il ruolo. Guidati da un direttore spiritoso e irriverente che ha fornito un contributo sostanziale alla discografia rossiniana, Claudio Scimone (quest’anno festeggia il mezzo secolo di attività con i suoi leggendari Solisti veneti) la interpretano beniamini del Rof: Anna Malavasi, Olga Peretyatko, Paolo Bordogna, Aldo Caputo, Carlo Lepore, José Manuel Zapata. 12 2009press 01.P65 12 Nero La surreale ironia rossiniana trasforma l’opera 4-06-2009, 14:33 comica in un eccitante esercizio d’intelligenza: composta quando la farsa della tradizione italiana era praticamente scomparsa, Le Comte Ory adotta intensivamente il più banale dei suoi strumenti, il travestimento, e ne fa il protagonista assoluto. I travestimenti dell’Ory, palesemente scoperti e improbabili, mascherano sacrileghi sogni d’evasione e risvegliano desideri di chi da essi dovrebbe venir tratto in inganno, piuttosto che favorire i propositi di chi li adotta. Il mascheramento affranca il personaggio dall’obbligo di agire secondo un codice etico condiviso e gli consente di abbandonarsi a comportamenti che mai oserebbe tenere nella realtà quotidiana. L’idea geniale di Lluis Pasqual, regista dello spettacolo pesarese, è stata di applicare questo meccanismo a un gruppo di amici che decidono di divertirsi praticando un gioco basato appunto sul travestimento, il francese jeu de rôles. La maschera assunta per recitare la finzione fornisce il pretesto per approcci e discorsi ambigui e diventa il passaporto per un viaggio ai confini del lecito. In quest’ottica Le Comte Ory si rivela una corrosiva commedia aperta a mille letture e il fascinoso discorso musicale che la promuove non è più lo spropositato messaggio di eccelsa levatura che accompagna una storia banale, ma il motore di una straordinaria avventura onirica. Un cast di giovani, alcuni provenienti dall’Accademia Rossiniana, Natalia Gavrilan, Maria José Moreno, Rinnat Moriah, Laura Polverelli, Roberto De Candia, Lorenzo Regazzo, Yijie Shi affiancheranno Pasqual nella realizzazione di questo intrigante spettacolo, avvalendosi dell’esperienza del direttore d’orchestra Paolo Carignani, di ritorno a Pesaro dopo una lunga militanza all’estero dove ha sviluppato una carriera di grande rilievo. 2009press 01.P65 13 Nero 13 4-06-2009, 14:33 Zelmira è opera che ancora non ha trovato la giusta collocazione nell’immaginario dei rossiniani. Accolta al suo apparire da successi deliranti (basti ricordare gli esiti della tournée viennese che tanto irritarono Beethoven), viene oggi considerata una delle creazioni di Rossini più significanti, ma anche una delle più sfuggevoli e complicate. Roberto Abbado, recentemente insignito di un prestigioso premio Abbiati, potrà contare su un cast stellare: Kate Aldrich, Marianna Pizzolato, Francisco Brito, Alex Esposito, Juan Diego Flórez, Gregory Kunde, Mirco Palazzi, Sávio Sperandio. L’affidamento del ruolo di Zelmira a Kate Aldrich ribadisce la propensione del Festival di affidare alla voce di mezzosoprano i ruoli creati da Rossini per Isabella Colbran; Juan Diego Flórez e Gregory Kunde rinverdiranno l’eccitante contesa dei tenori rossiniani storici Giovanni David e Andrea Nozzari; ma l’attesa curiosa riguarda il debutto pesarese di Giorgio Barberio Corsetti, regista di una recente Pietra del paragone assai lodata. Con lui collaboreranno lo scenografo Cristian Taraborrelli e, ai costumi, Angela Buscemi. Un ambizioso progetto sviluppato in collaborazione con l’Ente Concerti di Pesaro e con l’Accademia Musicale Napoletana diretta da Massimo Fargnoli riguarda l’esecuzione integrale dei Péchés de vieillesse, da presentarsi nel corso dei prossimi quattro anni. L’opera pianistica, che ne costituisce la parte più consistente, verrà accostata a quella di compositori in qualche modo legati all’immagine di Rossini, sfruttando anche coincidenze onomastiche (quest’anno quelle di Haydn e Mendelssohn, di cui ricorrono i bicentenari rispettivamente della morte e della nascita). L’Accademia Rossiniana prosegue il compito di insegnare una corretta interpretazione di Rossini a giovani d’ogni provenienza, preparandoli ad affrontare adeguatamente le richieste sempre più numerose di teatri e istituzioni che vedono nel festival pesarese una fucina affidabile di specifici talenti. Il battesimo pubblico dei meritevoli avverrà con l’ormai classico appuntamento del Viaggio a Reims di Emilio Sagi. 14 2009press 01.P65 14 Nero Anche quest’anno saranno in campo le due orche- 4-06-2009, 14:33 stre che con tanto lodevole impegno contribuiscono a mantenere alto il livello della manifestazione: l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento: oltre alle opere, interpreteranno rispettivamente la Petite Messe Solennelle, diretta da Paolo Carignani e cantata da Kate Aldrich, Anna Bonitatibus, Francesco Meli, Mirco Palazzi e un concerto celebrativo del bicentenario della morte di Joseph Haydn, diretto da Lukasz Borowicz e con la partecipazio´ ne della grande Ewa Podles. Oltre all’abituale partecipazione del Coro da Camera di Praga diretto da Lubomír Mátl, quest’anno il Rof registrerà la presenza, nella Zelmira, del Coro del Teatro Comunale di Bologna diretto da Paolo Vero. I Concerti di Belcanto (Mariola Cantarero, José Manuel Zapata, Gregory Kunde, Olga Peretyatko) e gli Incontri con gli studiosi della Fondazione Rossini completano, come di consueto, l’attività del Rossini Opera Festival 2009. Alberto Zedda Direttore artistico 15 2009press 01.P65 15 Nero 4-06-2009, 14:33 Accademia Rossiniana 2009 Seminario di studio sui problemi dell’interpretazione rossiniana, diretto da Alberto Zedda. Accademia Rossiniana del Rossini Opera Festival Via Rossini, 24 61121 Pesaro Tel. 0721.3800214 Fax 0721.3800220 e-mail: [email protected] L’Accademia, che si tiene ogni anno a Pesaro durante il periodo del Festival, riguarda le tematiche, vocali e drammaturgiche, connesse alla restituzione rossiniana e allo sviluppo dell’Edizione critica ed è aperta ai professionisti dello spettacolo e agli studiosi. L’Accademia Rossiniana 2009 si svolge dall’8 al 23 luglio. È possibile prendere parte ai corsi in qualità di Effettivo o Uditore. La frequenza ai corsi è gratuita e a numero chiuso. Il piano didattico prevede un seminario teorico, la presenza a prove del Festival e un corso di interpretazione vocale, incentrato principalmente sull’opera Il viaggio a Reims. Alberto Zedda sarà coadiuvato dal Maestro Lanfranco Marcelletti e dalla Prof.ssa Anna Bigliardi. Agli Effettivi ammessi all’Accademia saranno fornite indicazioni per lo studio e il materiale musicale: spartito, variazioni e cadenze delle parti vocali assegnate. In prosecuzione del corso, gli elementi risultati idonei parteciperanno al Concerto conclusivo dell’Accademia, in programma il 23 luglio 2009; inoltre un gruppo selezionato di allievi prenderà parte allo spettacolo Il viaggio a Reims che verrà messo in scena i giorni 12 e 15 agosto 2009, con prove dal 24 luglio, nell’ambito del “Festival giovane”. Per i soli partecipanti allo spettacolo è prevista un’apposita borsa di studio. A conclusione del corso l’Accademia Rossiniana rilascia ai partecipanti Effettivi e Uditori un attestato di frequenza. Il Festival ringrazia: 16 2009press 01.P65 16 Nero 4-06-2009, 14:33 Rof for you Il sito www.rossinioperafestival.it è aggiornato in tempo reale e contiene tutte le informazioni necessarie sulla manifestazione. Al fine di offrire un servizio ancora più puntuale e tempestivo a spettatori e appassionati, l’invio di materiale cartaceo via posta sarà sostituito da newsletter con le quali saranno comunicate via via tutte le novità su date, programmi, prezzi dei biglietti, modalità di prenotazione e ogni altra notizia utile per seguire il Rossini Opera Festival. La newsletter, dal titolo ROF FOR YOU, sarà periodicamente inviata a tutti coloro che comunicheranno la propria e-mail a: [email protected]. Chi già la ricevesse non dovrà comunicare nuovamente il suo indirizzo elettronico. Coloro che non avessero a disposizione una e-mail continueranno a ricevere il materiale via posta. 17 2009press 01.P65 17 Nero 4-06-2009, 14:33 Le opere: notizie storiche e soggetti Zelmira Zelmira, dramma per musica in due atti su libretto di Andrea Leone Tottola, fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli il 16 febbraio 1822. Interpreti della prima rappresentazione furono Antonio Ambrosi (Polidoro), Isabella Colbran (Zelmira), Giovanni David (Ilo), Andrea Nozzari (Antenore), Anna Maria Cecconi (Emma), Michele Benedetti (Leucippo), Gaetano Chizzola (Eacide), Massimo Orlandini (Gran Sacerdote). L’autografo quasi completo è conservato presso il Conservatorio di Parigi, mentre a Bruxelles, Fondo Michotte, si trova un pezzo per la replica parigina del 1826. Il soggetto è tratto dalla tragedia omonima di Dormont de Belloy (1762). Soggetto Antefatto L’intreccio si immagina preceduto da una vicenda che ha luogo nell’isola di Lesbo, dove Polidoro regna circondato dall’amore del popolo, della figlia Zelmira e del suo sposo, il principe Ilo. Partito Ilo per una campagna di guerra, Azorre, signore di Mitilene, invade l’isola per uccidere Polidoro e vendicarsi di un antico rifiuto. Zelmira nasconde Polidoro in una cripta fra le tombe dei re di Lesbo. Poi, presentatasi ad Azorre, dichiara mentendo di odiare il padre, che a suo dire si è rifugiato nel tempio di Cerere. L’invasore ordina di incendiare il tempio, per far perire il re. Poco dopo Azorre cade vittima di una congiura ordita da Antenore, che aspira ai troni di Mitilene e di Lesbo, con la complicità di Leucippo. L’azione ha inizio subito dopo l’assassinio. 18 2009press 01.P65 18 Nero Atto I La scena si apre sul mare di Lesbo. I guerrieri di Mitilene piangono la morte del loro comandante. 4-06-2009, 14:33 Leucippo, fingendosi smanioso di vendetta, chiede invano il nome dell’uccisore, proclama Antenore successore di Azorre e complotta con lui per elevarlo al trono di Lesbo. I soli ostacoli rimangono Zelmira e il suo figlioletto: i due decidono perciò di incolpare Zelmira della morte di suo padre e di Azorre. Zelmira è costretta a difendersi dalla duplice accusa, alla quale perfino la fedele Emma dà credito sino a quando, accompagnata Zelmira nella cripta delle tombe, ne rivede il padre vivo. Il popolo festeggia frattanto il ritorno vittorioso di Ilo, impaziente di rivedere l’amata e il figlio. Quando i due sposi si incontrano, Zelmira non trova la forza di far partecipe il marito delle accuse che le sono rivolte. Antenore e Leucippo hanno così buon gioco nel convincere Ilo dei pretesi misfatti di Zelmira, che intanto affida il figlio a Emma. Antenore viene incoronato re di Lesbo. Mentre Ilo cerca il figlio, Leucippo tenta di pugnalarlo. Zelmira si precipita sull’assassino e lo trattiene, ma Leucippo, approfittando perfidamente della circostanza, lascia l’arma nelle mani di lei, facendo così credere a Ilo che proprio la sua sposa stava per ucciderlo; Zelmira viene condotta in prigione. Atto II Antenore riceve da Leucippo una lettera destinata ad Ilo, in cui Zelmira si difende. Dallo scritto si intuisce che Polidoro è in vita: Leucippo suggerisce perciò di liberare la donna per seguirla. Mentre Ilo piange il suo amore sventurato, Polidoro gli rivela la verità ed egli si precipita a cercare la moglie. Zelmira intanto si confida con Emma. Antenore e Leucippo spiano il colloquio, poi costringono Zelmira a tradirsi rivelando il nascondiglio del re. La sfortunata figlia offre la sua vita in cambio di quella del padre. Emma, appreso che Antenore vuole uccidere ambedue i prigionieri, corre a cercare Ilo. La scena finale si svolge nelle prigioni. Zelmira piange la sorte sua e del padre. All’improvviso una porta si apre: entrano Antenore e Leucippo, decisi a compiere il loro empio disegno. Antenore si scaglia su Polidoro, ma Zelmira estrae un pugnale per difenderlo. Finalmente arriva Ilo con la spada in pugno seguito da Eacide, dai guerrieri, dal popolo di Lesbo, e da Emma col piccolo figlio: Zelmira può riabbracciare felice tutti i suoi cari. 2009press 01.P65 19 Nero 19 4-06-2009, 14:33 La scala di seta La scala di seta, farsa comica in un atto su libretto di Giuseppe Foppa, fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Moisè di Venezia il 9 maggio 1812. Interpreti della prima rappresentazione furono Gaetano Del Monte (Dormont), Maria Cantarelli (Giulia), Carolina Nagher (Lucilla), Raffaele Monelli (Dorvil), Nicola Tacci (Blansac), Nicola de Grecis (Germano). L’autografo è conservato a Stoccolma presso la Stiftelsen Musikkulturens Främjande. Il soggetto è tratto dal libretto di Eugène de Planard L’Échelle de soie, musicato da Pierre Gaveaux (1808). 20 2009press 01.P65 20 Nero Soggetto Giulia, pupilla del vecchio Dormont, non vede l’ora di liberarsi dell’invadente Germano, servitore del suo tutore. La fanciulla, nonostante l’opposizione di Dormont, si è segretamente sposata con Dorvil ed ogni notte lo accoglie nella propria camera calandogli dal balcone una scala di seta: Giulia vorrebbe rimanere sola per consentire al giovane sposo, nascosto in uno dei gabinetti attigui, di lasciare la stanza. Appena Germano sta per allontanarsi entra Lucilla, cugina di Giulia, ed entrambi gli importuni insistono affinché ella raggiunga il tutore. Rimasto finalmente solo con lei, Dorvil le confessa di essere preoccupato per l’arrivo del suo amico Blansac, giovane pretendente che il tutore le ha destinato per marito. Rassicurato dalla sposa e fissato l’appuntamento per la mezzanotte, Dorvil scende dal balcone appena in tempo per non essere visto dal tutore, salito ad informare la pupilla che Blansac è arrivato. Ora Giulia deve escogitare un piano per liberarsi dal pretendente: asseconderà l’attrazione di Lucilla per Blansac, a sua volta sensibile al fascino femminile. Per attuare il suo disegno Giulia chiede allo sciocco Germano di spiare Blansac e scoprire se egli corteggi realmente Lucilla: Germano equivoca le parole di Giulia illudendosi che la giovane provi interesse per lui, ma chiarito l’abbaglio si dichiara disposto ad aiutarla. Appena Giulia si allontana, giunge Blansac accompagnato da un testimone per le nozze che altri non è che lo stesso Dorvil; rimasti soli, Dorvil tenta di dissuadere l’amico dallo sposare Giulia insinuandogli il sospetto che la giova- 4-06-2009, 14:33 ne non nutra affetto per lui. Punto sul vivo, Blansac scommette che Giulia in breve cadrà ai suoi piedi e invita Dorvil ad assistere, nascosto, ai suoi successi amorosi. Dorvil, incerto, ma pure ansioso di mettere alla prova la fedeltà della moglie, accetta: anche Germano si appresta a spiare di nascosto le mosse di Blansac. Entra infine Giulia e il suo incontro con Blansac sembra volgere al tenero perché la fanciulla vuole rassicurarsi che il pretendente sia veramente uomo dabbene e quindi degno di Lucilla. Accortosi che un’altra persona osserva segretamente l’incontro, e credendo di secondare il piano di Giulia, Germano avverte i due della presenza di Dorvil. Tutti rimangono imbarazzati, e mentre Dorvil cerca di mascherare la gelosia, ognuno riversa la propria irritazione su Germano. Rimasto solo, Blansac incontra Lucilla e prende a farle la corte lasciandola molto lusingata. Dopo che Lucilla si è allontanata, Germano invita Blansac a raggiungere gli altri nel salone. Di lì a poco a Germano accade involontariamente di ascoltare i lamenti di Giulia, delusa della reazione di Dorvil: egli viene così a scoprire che, col favore di una scala di seta, Giulia attende un uomo nella propria camera a mezzanotte. Ancora una volta Germano equivoca che l’ospite notturno sarà Blansac; assonnato e confuso, riferisce la bella nuova all’esterrefatto ma comunque compiaciuto pretendente. Quindi Germano narra del convegno notturno a Lucilla, che decide di spiare l’incontro. Poco dopo anche Germano torna nella camera ed anch’egli si nasconde. Ormai è mezzanotte e Giulia, rientrata in camera, assicura la scala al suo balcone: giunge Dorvil, ma la giovane non fa in tempo a rassicurarlo della propria fedeltà che è costretto ad appartarsi in fretta per l’arrivo di Blansac, salito per mezzo della scala che Giulia ha dimenticato. Anche quest’ultimo deve celarsi allorché giunge il tutore, furibondo per aver scoperto la scala penzolante dal balcone. Tocca proprio al tutore scovare uno per uno tutti i convenuti nei rispettivi nascondigli: ormai i due sposi non possono che confessare apertamente il loro legame, mentre Blansac si dichiara contento se potrà avere come consorte Lucilla. Al tutore non resta che perdonare la pupilla e benedire le nuove nozze. 21 2009press 01.P65 21 Nero 4-06-2009, 14:33 Le Comte Ory Le Comte Ory, opéra en deux actes su libretto di Eugène Scribe e Charles-Gaspard Delestre-Poirson, fu rappresentata per la prima volta a Parigi al Théâtre de l’Académie Royale de Musique il 20 agosto 1828. Esecutori furono Adolphe Nourrit (Comte Ory), Laure Cinti-Damoreau (Comtesse de Formoutiers), Costance Jawureck (Isolier), Mori (Ragonde), Nicholas-Prosper Levasseur (Le Gouverneur), Henri-Bernard Dabadie (Raimbaud). Brani autografi sono conservati presso l’Opéra di Parigi, dove si trova anche una copia manoscritta dell’intera partitura che reca una nota di mano di Rossini, e presso il Fondo Michotte a Bruxelles. Parte della musica di quest’opera proviene da Il viaggio a Reims. 22 2009press 01.P65 22 Nero Soggetto Atto I Raimbaud, travestito da inserviente di un eremita, ne annuncia l’arrivo al castello di Formoutiers, vantandone doti taumaturgiche e profetiche. L’eremita altri non è che il conte Ory, inveterato libertino, che vuole avvicinare la contessa, chiusa nel castello in casta attesa mentre suo fratello e gli altri cavalieri sono in Palestina per la crociata. Ragonde, custode del castello, concorda un incontro tra l’eremita e la contessa, che desidera parlare con il saggio. Arrivano Isolier, paggio d’Ory, e il precettore del conte. Isolier è segretamente innamorato della contessa sua cugina, e vuole rivederla. Il precettore sospetta che l’eremita sia Ory, mentre Isolier si reca dal santuomo, che lo riconosce, a chiedergli di distogliere la contessa dal voto di castità per amor suo. Ory capisce di avere un rivale nel proprio paggio, il quale ha in mente di entrare nel castello, dove è interdetto l’ingresso agli uomini, fingendosi una pellegrina. Giunge la contessa, stupita di incontrare in quel luogo Isolier. L’eremita la convince ad abbandonarsi all’amore: ella è felice di poter finalmente cedere a Isolier, mentre invita l’eremita a seguirla. Sulla soglia del castello, Ory fa un gesto di intesa al gabbato Isolier; ma l’arrivo del precettore e dei cavalieri sventa il suo piano, che viene smascherato. Il precettore consegna ad Ory una lettera del padre che lo esorta a tornare per i festeggiamenti in onore dei crociati. Le dame, ansiose di riabbracciare 4-06-2009, 14:33 i loro mariti, salutano il conte. Ma Ory non si dà per vinto e medita vendetta, mentre Isolier è deciso a scoprire i progetti del rivale. Atto II La contessa e Ragonde si rallegrano di essere al sicuro dal perfido Ory. Scoppia un temporale e si odono voci che chiedono ospitalità. Ragonde, uscita per vedere chi sia, scopre che si tratta di pellegrine perseguitate da Ory. Informatasi sul loro numero e sul loro aspetto, le viene risposto che sono quattordici, sui quaranta anni e bruttissime. Una di esse chiede di ringraziare l’ospite e si avanza verso la contessa. Sotto il suo travestimento, Ory mantiene un contegno riservato, ma le ambigue parole di gratitudine sconcertano la dama: la falsa pellegrina cerca di baciarle la mano. Rimasti soli, Ory e i suoi compagni si abbandonano alla gioia dell’avventura; nel frattempo Raimbaud ha fatto incetta di vino. Ory e i cavalieri prorompono in elogi canori ai piaceri del vino e dell’amore, che si trasformano in sussurrate preghiere ogni volta che Ragonde sopraggiunge. Mentre la contessa si appresta a coricarsi, si ode una scampanellata: è Isolier, che informa tutte le dame del castello che a mezzanotte i loro sposi arriveranno in segreto. Ragonde vuole dare la notizia anche alle sventurate ospiti. Ma Isolier scopre stupefatto che è proprio il conte Ory e i suoi compagni che esse hanno ospitato. Prese dal panico, tutte le dame fuggono, mentre la contessa, sentendo dei rumori, comprende che il conte sta giungendo. Isolier allora soffia sulla candela e, avvoltosi in un velo, fa cenno alla dama di avvicinarsi. Col favore delle tenebre, Ory prende la mano alla contessa, non sapendo che in realtà è quella del suo paggio. Isolier, divertito, esorta la contessa a lasciar perseverare Ory nell’errore. Ecco che uno squillo di trombe annuncia l’arrivo dei cavalieri e le dame irrompono nella stanza con candelieri accesi. Ory scopre l’inganno del paggio, mentre il duca suo padre è arrivato al castello con i crociati. I ribaldi cavalieri sono dunque prigionieri delle dame. Il conte si dichiara vinto e chiede il prezzo del riscatto. La contessa li invita a dileguarsi. La schiera dei crociati, preceduti dal conte di Formoutiers, entra infine festante tra le acclamazioni delle fedeli spose. 23 2009press 01.P65 23 Nero 4-06-2009, 14:33 Il lavoro della Fondazione Rossini 24 2009press 01.P65 24 Nero Nel 1979 la Fondazione Rossini, dopo quasi un decennio di preparazione, pubblicava il primo titolo dell’Opera Omnia di Gioachino Rossini in edizione critica: La gazza ladra, a cura di Alberto Zedda. Si avviava così un’impresa musicologicoeditoriale che fin dall’inizio non voleva essere riservata unicamente agli specialisti e agli archivi, ma finalizzata alla piena restituzione, diffusione e corretta esecuzione delle opere del Maestro. Ci si misurava dunque non solo con la fedele ricostruzione della partitura, ma anche con la verifica sul palcoscenico e con la ricerca di interpreti ideali, sia sul piano vocale, che su quello più strettamente teatrale. In questa direzione la nascita del Rossini Opera Festival, che ha avuto il compito di presentare al pubblico le edizioni via via predisposte, ha consentito un’esperienza unica di interazione tra musicologia e pratica, vero modello per altre istituzioni. A supporto e come base per lo sviluppo dell’Edizione critica si sviluppava intanto una vastissima attività di ricerca e ricostruzione delle fonti che, con un’indagine svolta nelle biblioteche e collezioni private di tutto il mondo, ha consentito di riportare alla luce capolavori che si ritenevano perduti, come Il viaggio a Reims o il finale tragico del Tancredi, ma anche cantate, musica vocale con orchestra e da camera. La ricerca consentiva anche il recupero di un materiale documentario di straordinaria consistenza, sia su Rossini uomo e artista, sia sulla vita teatrale a lui coeva. Si poteva così avviare un’altra grande impresa: quella dell’Epistolario rossiniano, curato da Bruno Cagli e Sergio Ragni, e inaugurare varie collane scientifiche, come quella dedicata a “I libretti di Rossini” e, ancora, “Saggi e fonti” e “Iconografia rossiniana”, collane a cui collaborano valenti studiosi italiani e stranieri. Nel 2009, a trent’anni di distanza, la Fondazione 4-06-2009, 14:33 pubblicherà l’edizione critica de Il barbiere di Siviglia a cura di Alberto Zedda, che già nel 1969 si era cimentato in un primo lavoro di revisione di questo titolo per Casa Ricordi. È un altro tassello della vasta opera che è stata resa possibile anche grazie al sodalizio che ha dato vita al Comitato per la Restituzione rossiniana formato da Fondazione Rossini, Rossini Opera Festival e Casa Ricordi. Per sottolineare ancor più il valore di questa ricorrenza la Fondazione ha deciso di donare tutta la propria e ormai monumentale produzione editoriale alla Biblioteca della Camera dei deputati con un evento che si è tenuto nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio alla presenza del Presidente della Camera, Gianfranco Fini e con relatori Oriano Giovanelli, Lorenzo Arruga, Bruno Cagli, Ilaria Narici e Philippe Daverio. Oltre a tutte le massime cariche istituzionali della Città di Pesaro e della Regione Marche erano presenti gli allievi e gli insegnanti che hanno partecipato ai percorsi didattico-rossiniani a Casa Rossini, al Teatro Rossini e nella Biblioteca della Fondazione. Ed è proprio verso i giovani che la Fondazione sta rivolgendo la propria attenzione con la promozione di corsi di filologia musicale che dovranno formare i futuri studiosi e ricercatori. Il nostro lavoro si può realizzare perché, come avviene ormai da anni, il Comune di Pesaro, la Provincia di Pesaro e Urbino, la Regione Marche, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Oriano Giovanelli FONDAZIONE ROSSINI Presidente Oriano Giovanelli Vice Presidente Alberto Berardi Consiglieri Vitaliano Bambini, Stefano Pivato, Maurizio Tarsetti Segretario Catia Amati Comitato dell’Edizione critica Ilaria Narici direttore, Annalisa Bini, Emilo Sala, Cesare Scarton Comitato d’Onore Bruno Cagli presidente, Maurizio Pollini, Antonio Pappano, Giovanni Carli Ballola, Jeremy Commons, Johan Eeckeloo 2009press 01.P65 25 Nero 25 4-06-2009, 14:33 Stato di elaborazione dell’Edizione critica al 31 maggio 2009 Volumi pubblicati Sinfonie giovanili a cura di Paolo Fabbri. Un volume, comprensivo di commento critico, di XXXIII-179 pgg. La scala di seta a cura di Anders Wiklund. Un volume di partitura di XXXIII-487 pgg. Un volume di commento critico di 85 pgg. L’occasione fa il ladro a cura di Giovanni Carli Ballola, Patricia B. Brauner e Philip Gossett. Un volume di partitura di XXXIX-544 pgg. Un volume di commento critico di 107 pgg. Il signor Bruschino a cura di Arrigo Gazzaniga. Un volume di partitura di XXXV-426 pgg. Un volume di commento critico di 79 pgg. Tancredi a cura di Philip Gossett. Due volumi di partitura di XLIX-818 pgg. Un volume di commento critico di 299 pgg. L’Italiana in Algeri a cura di Azio Corghi. Un volume di partitura di XLV-781 pgg. Un volume di commento critico di 191 pgg. Il Turco in Italia a cura di Margaret Bent. Due volumi di partitura di LIII-1040 pgg. Un volume di commento critico di 259 pgg. Torvaldo e Dorliska a cura di Francesco Paolo Russo. Due volumi di partitura di L-752 pgg. Un volume di commento critico di 207 pgg.. La gazzetta a cura di Philip Gossett e Fabrizio Scipioni. Due volumi di partitura di LVI-828 pgg. Un volume di commento critico di 196 pgg. Otello a cura di Michael Collins. Due volumi di partitura di LX-966 pgg. Un volume di commento critico di 176 pgg. La Cenerentola ossia la Bontà in Trionfo a cura di Alberto Zedda. Due volumi di partitura di LIX-1115 pgg. Un volume di commento critico di 216 pgg. La gazza ladra a cura di Alberto Zedda. Due volumi di partitura di XLIX-1197 pgg. Un volume di commento critico di 220 pgg. Armida a cura di Charles S. Brauner e Patricia B. Brauner. Due volumi di partitura di L-1235 pgg. Un volume di commento critico di 181 pgg. Mosè in Egitto a cura di Charles S. Brauner. Due volumi di partitura di LV-1150 pgg. Un volume di commento critico di 170 pgg. Adina a cura di Fabrizio Della Seta. Un volume di partitura di LVIII-842 pgg. Un volume di commento critico di 248 pgg. Ermione a cura di Patricia B. Brauner e Philip Gossett. Due volumi di partitura di XLVIII-846 pgg. Un volume di commento critico di 119 pgg. La donna del lago a cura di H. Colin Slim. Due volumi di partitura di XLVI-952 pgg. Un volume per la Banda di 135 pgg. e un volume di commento critico di 194 pgg. Bianca e Falliero a cura di Gabriele Dotto. Due volumi di partitura di LV-1150 pgg. Un volume di commento critico di 170 pgg. 26 2009press 01.P65 26 Nero 4-06-2009, 14:33 Zelmira a cura di Kathleen Kuzmick Hansell e Helen Greenwald. Due volumi di partitura di LXII-1141 pgg. Un volume per la Banda di 109 pgg. e un volume di commento critico di 185 pgg. Semiramide a cura di Philip Gossett e Alberto Zedda. Tre volumi di partitura di LX-1556 pgg. Un volume per la Banda di 172 pgg. e un volume di commento critico di 236 pgg. Il viaggio a Reims a cura di Janet Johnson. Due volumi di partitura di LX-960 pgg. Un volume di commento critico di 216 pgg. Guillaume Tell a cura di M. Elizabeth C. Bartlet. Quattro volumi di partitura di LXXIV2050 pgg. Un volume di commento critico di 324 pgg. e uno di Fonti di 253 pgg. Edipo Coloneo a cura di Lorenzo Tozzi e Piero Weiss. Un volume, comprensivo di commento critico, di XXXIII-175 pgg. Le nozze di Teti, e di Peleo a cura di Guido J. Joerg. Un volume, comprensivo di commento critico, di XLI-390 pgg. Tre cantate napoletane a cura di Ilaria Narici, Marco Beghelli e Stefano Castelvecchi. Un volume, comprensivo di commento critico, di LI-305 pgg. La riconoscenza / Il vero omaggio a cura di Patricia B. Brauner. Un volume di partitura di LXVIII-576 pgg. Un volume di commento critico di 180 pgg. Cantata in onore del Sommo Pontefice Pio Nono a cura di Mauro Bucarelli. Un volume, comprensivo di commento critico, di XLI-415 pgg. Musique anodine Album italiano a cura di Marvin Tartak. Un volume, comprensivo di commento critico, di XL-314 pgg. Album français Morceaux Réservés a cura di Rossana Dalmonte. Un volume, comprensivo di commento critico, di XL-404 pgg. Quelques Riens pour Album a cura di Marvin Tartak. Un volume, comprensivo di commento critico, di XXI-223 pgg. Volumi in corso di incisione e stampa L’equivoco stravagante a cura di Marco Beghelli e Stefano Piana. Disponibile per l’esecuzione. La pietra del paragone a cura di Anders Wiklund e Patricia B. Brauner. Disponibile per l’esecuzione. Sigismondo a cura di Paolo Pinamonti. Disponibile per l’esecuzione. Il barbiere di Siviglia a cura di Alberto Zedda. Disponibile per l’esecuzione. Ricciardo e Zoraide a cura di Federico Agostinelli e Gabriele Gravagna. Disponibile per l’esecuzione. Volumi in preparazione Elisabetta, regina d’Inghilterra a cura di Vincenzo Borghetti. Maometto II a cura di Claudio Scimone. Disponibile per l’esecuzione. Matilde di Shabran a cura di Jürgen Selk. Disponibile per l’esecuzione. Messa di Gloria a cura di Giovanni Acciai. Petite Messe Solennelle a cura di Pierluigi Petrobelli. I volumi rendono possibile l’esecuzione delle varie versioni autentiche delle singole opere. La Casa Ricordi distribuisce le partiture edite dalla Fondazione e realizza le parti e gli spartiti per canto e piano. 27 2009press 01.P65 27 Nero 4-06-2009, 14:33 Scheda del Festival 28 2009press 01.P65 28 Nero Il Rossini Opera Festival è un ente autonomo che promuove l’omonima manifestazione lirica internazionale interamente dedicata a Gioachino Rossini. Suo scopo è il recupero, la restituzione teatrale e lo studio del patrimonio musicale legato al nome del Compositore, che lasciando erede universale di tutta la sua cospicua fortuna il Comune di Pesaro, consentì la nascita dell’attuale Conservatorio di musica e della Fondazione Rossini. Il Rossini Opera Festival è stato istituito nel 1980, sempre ad opera del Comune di Pesaro, con l’intento di affiancare e proseguire in campo teatrale l’attività scientifica della Fondazione Rossini: è nato così un originale laboratorio interattivo di musicologia applicata, finalizzato al recupero musicologico, teatrale ed editoriale di tutto il sommerso rossiniano. La manifestazione ha potuto svilupparsi e crescere anche grazie al contributo di istituzioni pubbliche e private, come i Ministeri dello Spettacolo e dei Beni culturali, la Regione Marche, l’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, la Cassa di Risparmio di Pesaro (ora Banca delle Marche), la Banca Popolare Pesarese (ora Banca dell’Adriatico) nonché, dal 1982, l’industria pesarese Scavolini, oggi sponsor ufficiale del Festival. Il Rossini Opera Festival è stato gestito per i primi cinque anni direttamente dal Comune di Pesaro, e si è poi trasformato, nel 1985, in un ente autonomo promosso dalle Amministrazioni comunale e provinciale pesaresi. Dall’aprile 1994 il Festival ha assunto veste giuridica di fondazione, pur mantenendo la sua denominazione originaria. Soggetti promotori del nuovo ente sono il Comune di Pesaro, l’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, la Banca dell’Adriatico, la Fondazione Scavolini. Nel nuovo 4-06-2009, 14:33 assetto istituzionale l’assemblea dei soci fondatori nomina il consiglio di amministrazione, che è presieduto dal sindaco di Pesaro. La responsabilità delle scelte artistiche è affidata al sovrintendente, nominato dalla stessa assemblea: egli si avvale della collaborazione del direttore artistico. Referente musicologico del Festival è la Fondazione Rossini, cui compete la responsabilità scientifica dei testi eseguiti. Il 13 agosto 1993 il Parlamento italiano ha approvato all’unanimità la legge n. 319 «Norme a sostegno del Rossini Opera Festival», che ha incluso a pieno titolo la restituzione rossiniana fra gli interventi che tutelano la ricchezza del Paese: significativamente il relativo contributo – la cui continuità è stata in seguito sancita dal Parlamento con la legge 237/12 luglio 1999 – è finanziato con i fondi dei Beni culturali. Il Rossini Opera Festival è membro dell’Associazione Europea dei Festival, e gode dell’alto patronato del Presidente della Repubblica. 29 2009press 01.P65 29 Nero 4-06-2009, 14:33 2009press 01.P65 31 Nero 4-06-2009, 14:33