Istituto Comprensivo “Parmigianino” - Parma — Scuola Secondaria di Primo Grado La Gazza cantante Il Giornalino della III H Numero unico — anno 2012 - 2013 Quest’anno il nostro giornalino non si chiama più ‘’L’Hermes’’ ma ‘’La Gazza Cantante’’. Abbiamo deciso di attribuirgli questo nome perché … in realtà nessuno sa bene come ci sia venuto in mente, ma è subito piaciuto a tutti siccome è simpatico e originale! Se volete una spiegazione logica, eccola: la parola ‘gazza’ richiama il nome della Gazzetta, il nome con cui venivano chiamati i primi giornali. Questo perché la gazzetta era la moneta con cui essi venivano pagati. Abbiamo attribuito l’aggettivo ‘cantante’ perché la nostra è una sezione musicale, all’interno della quale ognuno di noi suona uno strumento e fa parte di un coro— anche se, a dire la verità, le gazze non sono famose per la loro bella voce... Nelle pagine seguenti i lettori avranno modo di leggere di tanti argomenti diversi fra loro. I ragazzi che hanno partecipato alla realizzazione del giornale sono stati divisi nei seguenti gruppi: ‘Cronaca’, ‘Cultura’, ‘Testimonianze’, ‘Orientamento’ e ‘Ambiente’. Questi gruppi fanno riferimento agli argomenti studiati quest’anno, alle esperienze vissute e al percorso che tutti i ragazzi della nostra età stanno attraversando. Il gruppo della Cronaca, ad esempio, racconta delle uscite fatte, quello della Cultura tratta di spettacoli visti oppure di libri letti,’Testimonianze’ contiene interviste a persone che hanno avuto modo di vivere nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. I ra- gazzi del gruppo di Orientamento hanno raccolto informazioni sulle varie scuole superiori, infine, il gruppo dell’Ambiente tratta di attualità sotto un punto di vista sensibile alle tematiche ecologiche. Il giornalino non è solo stato scritto dagli alunni, ma anche illustrato e impaginato. In fondo potrete inoltre trovare alcune rubriche che contengono suggerimenti per il tempo libero, e una raccolta di battute — e soprattutto freddure — del nostro Andrea Terenziani, che ha accettato di scrivere su queste pagine piuttosto che raccontarle in classe. A testimoniare questo, la sua firma su un contratto … Altro non resta da dire se non… BUONA LETTURA!!!!!!!!!!!!!!!!! (Chiara Cucurachi Filippo Nidi) (Disegno di Elisa Conforti) Sommario: Pag. 2: Ricordando Pag. 5 Le nostre Cronache Pag. 9 Quale scuola per noi Pag.12 Scienza e ambiente Pag. 15 letti e visti per voi Pag. 18 Tempo libero Direttore: Filippo Nidi Vicedirettore: Chiara Cucurachi Coordinamento: Laura Faelli P a g i n a 2 L a G a z za c a n t a n te R I C O R D A N D O . . . Nelle consuete visite di Natale ai nostri parenti sono venute a galla le loro storie di vita vissuta, che non ci saremmo mai immaginati e che si ricongiungono con gli argomenti che stiamo trattando in storia . Le condividiamo con voi , con lo scopo di comparare le varie epoche che sono descritte in questi brevi racconti. Abbiamo così scoperto alcune storie drammatiche e persino romanzesche e abbiamo constatato alcuni cambiamenti ambientali avvenuti nel nostro territorio. Storie molto vicine a noi, che raccontano delle nostre origini, tutte molto diverse . Tutte che hanno come sfondo storico la 2° guerra mondiale e il dopo guerra. “Per un pugno di riso” i n t e r v i s t a Maria Letizia , detta Mariuccia , la mia nonna paterna, è nata il 14 giugno 1929 a Monticelli D’Ongina, un paesino in provincia di Piacenza. Quando iniziò la 2° guerra mondiale aveva solo 10 anni e quando finì 16. Ho deciso d’intervistarla per sapere come aveva vissuto in quegli anni. Durante la guerra lo Stato aveva imposto una tessera annonaria per razionare il cibo . Quotidianamente le persone potevano comprare pochi viveri con questa tessera e il cibo non era mai sufficiente. Quindi quando a Caorso venne mitragliato, dagli americani, un treno carico di riso, diretto a Innsbruck , molte famiglie lo andarono a prendere, tra questi c’era anche mia nonna, allora bambina, con suo padre. La gente affamata andò con pentole e carriole per riempirle più che potevano del prezioso carico. Un uomo tagliò il reticolato che separava i campi dalla ferrovia, fece un buco abbastanza grande da far passare i bambini, questi con le pentole in mano andarono più volte avanti e indietro, scavalcando il fosso, e portarono via tutto il riso . Appena tornarono a casa misero il riso in alcune damigiane di vetro, che nascosero, scavando delle buche, nell’ orto, per non farlo trovare ai fascisti; ma un giorno questi arrivarono e portarono via il mio bisnonno per sapere dove aveva preso il riso, tuttavia lui non disse niente e attraverso amicizie tornò sano e salvo a casa. Mia nonna mi ha raccontato anche d i F r a n c e s c a che conserverà sempre un bellissimo ricordo della sua insegnante di letteratura. A quel tempo mia nonna frequentava l’istituto commerciale a Cremona e ogni volta che in piazza c’era un’ adunata fascista, dopo la scuola, la sua professoressa diceva alle allieve di non andare, ma di rientrare a casa. Un giorno l’insegnante non si presentò a scuola e una ragazza entrò nella classe dicendo che la professoressa era stata esonerata dall’ insegnamento perché ebrea . Mia nonna e anche le sue compagne di classe rimasero molto scosse da questo episodio. Tutte ne parlarono con i loro genitori e qualche pomeriggio più avanti ebbero il permesso di andarla a trovare a casa sua. Per l’insegnante fu una gioia immensa rivedere le sue alunne. Una compagna di classe disse che aveva notato delle belle piantine sui davanzali della finestra di casa sua e si chiedeva come mai nelle sue piante non ci fossero fiori. L’insegnante rispose che le sue piante erano costrette a vivere nell’ombra, come lei . A Monticelli però non vivevano solo fascisti ma anche dei partigiani. Un giorno stava arrivando un convoglio di truppe tedesche con carri armati; alcuni giovani partigiani, saputa la notizia, fecero una barricata, in mezzo alla strada, con assi e mobili per bloccarlo ma per fortuna arrivarono due signori anziani che li convinsero a disfare le barricate appena in tempo prima che arrivasse il convoglio. Poi si misero ai fianchi della strada con i bambini e un fazzoletto bianco in mano, a salutare i tedeschi mentre passavano . P a g l i a r i n i Mia nonna è convinta che questi signori fecero bene a comportarsi così perché una barricata non può fermare un carro armato e mostrare ostilità nei confronti dei tedeschi sarebbe stato dannoso per tutto il paese. Un altro fatto che testimonia la fame che c’era in quel tempo è capitato al mio nonno paterno, mentre faceva il servizio militare, durante la seconda guerra mondiale: un giorno si trovava a Piacenza, dove doveva pattugliare un camion pieno di farina, con un collega. Lentamente molte persone si avvicinarono (le loro intenzioni erano molto chiare!), però lui con il collega per un po’ fece finta di non vedere, tanto da permettere a queste persone di prendere la farina. Poi mio nonno sparò un colpo di fucile in basso e un altro in aria, per simulare che loro avevano fatto il loro dovere. In seguito venne rimproverato per averli lasciati andare con la farina e gli dissero che avrebbe dovuto sparare sulla folla, ma coraggiosamente mio nonno rispose: “Io non sparo a un mio fratello!”. “Io e i miei fiori siamo costretti a vivere all ’ombra …” Foto in alto: la nonna di Francesca, Maria Letizia Marchetta. L a G a z za Pagina 3 c a n t a n te Guglielmo e le sue idee d i Lo zio di mia nonna si chiamava Guglielmo ed era un tipo un po’ particolare, perché aveva un sacco di idee. Aveva un albergo a Borgotaro durante la guerra e siccome sapeva che i tedeschi venivano in albergo per portare via le cose da mangiare e da bere che avevano, aveva fatto apposta per loro, con delle mele e delle pere, un liquore che aveva chiamato V1 e V2, il nome di due razzi dei tedeschi. Questo liquore era orrendo e nessuno lo voleva, così, quando i tedeschi andavano in albergo per prendere le F i l i p p o N i d i cose da mangiare, lui nascondeva il vino buono e altri cibi “ prelibati” e dava ai tedeschi il V1 e il V2. Un giorno arrivarono i tedeschi all’albergo e lo zio di mia nonna, siccome non voleva dare le polpette che aveva appena fatto, perché avere la carne era un vero e proprio privilegio, fece sedere mia nonna e le sue cugine sopra i piatti che contenevano le polpette! Alla fine del pasto i tedeschi, invece che con il prelibato vino e le polpette, se ne sono andati via con due damigiane di V1 e V2, tutti contenti. Un’altra volta invece aveva fatto tutto un sistema per collegare il locale dove ballavano con una centralina elettrica privata, assolutamente illegale. Quando una volta è suonato l’allarme, c’è stato il coprifuoco e tutto il paese era al buio, tranne l’albergo “Appennino”, che sfavillava con luci e colori, ed erano gli unici con la luce in tutta la vallata, ma hanno dovuto subito far spegnere tutto, altrimenti sarebbero finiti in prigione! Un tragico incidente d i Era l'aprile 1945 a Sala Baganza, paese d'origine della nonna; suo padre era un meccanico di bici e per fare un po' di soldi commerciava anche benzina, che allora si vendeva in grosse cisterne aperte in cima. Il mio bisnonno lavorava con i due figli: Enrico, di 9 anni, e Giacomo, di 7, ed era con loro anche mia nonna, di 4 anni . Un giorno due signori provenienti da la Spezia si fermarono a fare S i m o n e M u l a z z i benzina, e mentre aspettavano, per passare il tempo, vollero fumarsi una sigaretta, ma purtroppo il fiammifero cadde in una delle cisterne e da lì iniziarono le fiamme. I due disgraziati, presi dalla paura, scapparono e non si fecero più vedere . Mentre l'officina bruciava, Enrico, il fratello più grande, prese mia nonna e la portò all'esterno, ma purtroppo nel farlo i vestiti, spor- chi di benzina, presero fuoco e cosi successe anche al padre e al fratello. Purtroppo tutti e tre persero la vita. Le due losche persone che avevano causato la tragedia non si sono più fatte vedere. Mia nonna era troppo piccola per ricordarsi qualcosa d'altro, ma questa drammatica storia le è stata raccontata da sua madre, unica sopravvissuta, con lei, di tutta la famiglia. A sinistra, una vecchia cartolina di Monticelli di Ongina; sotto, la Rocca di Sala Baganza P a g i n a 4 L a G a z za c a n t a n te Come un romanzo D i Questa storia mi è stata raccontata in un salotto pieno di libri vecchi, consunti dagli anni, con pagine rigide e gialle; al centro si ergeva un tavolino in stile liberty con appoggiati sopra tè e pasticcini, accostato a una poltrona e un divano, entrambi con un odore di antico appiccicato addosso. 1-Le origini In un freddo giorno di novembre del 1921, mentre cadono le foglie, una splendida bambina viene al mondo. Viene abbandonata davanti a un orfanotrofio di suore . Nei suoi primi anni di vita non riesce ad avere una grande visione di quello che le succede intorno, ma il freddo amore delle suore e la rigidità dell’ ambiente la fecero crescere in fretta. 2. Due contadini Eva, questo il nome di mia nonna, aveva sette anni quando Albina e Domenico la adottarono. I due erano dei contadini molto, molto poveri, mi ha assicurato mia nonna. La casa era situata in aperta campagna, era a base circolare, con una finestrella sulla facciata, il tetto sembrava il cappello di uno stregone. Alla casa arrivarono sopra un carro trainato da due buoi; lungo il tragitto mia nonna si godeva finalmente un po’ di libertà e di serenità. Il paesaggio era bello: gli alberi erano in fiore, i campi , pieni di ogni ben di Dio, mostravano file e file di colori, come in un dipinto impressionista,gli odori di sterco e di bestiame si univano a quel dolce calore che ti abbraccia e ti fa immaginare. I due contadini stettero zitti per quasi tutto il tragitto, si limitarono a indicare di tanto in tanto qualche albero, per far prendere dei punti di riferimento alla nuova arrivata. La casa era fiancheggiata da un cipresso molto grande, sotto il quale mia nonna si metteva a leggere. La casa all’interno era senza muri divisori, era più che altro uno stanzone dove A l b e r t o F o g l i a si ergeva al centro un vecchio tavolo in legno; il letto di mia nonna era proprio sotto alla finestra. In fondo, davanti al tavolo,un camino riscaldava la casa. 3. Che magico mondo! Spesso mia nonna dice che il mondo delle parole, dell’immaginazione e dei sogni, insomma, il mondo dei libri, è un mondo magico, e che le ha salvato l’infanzia. In effetti forse è proprio così, perché un mondo senza libri è un mondo senza occhi, per ridere, per piangere e per immaginare, un mondo senza speranza. La nuova arrivata, dopo aver ricevuto qualche dritta sul comportamento e un vestito rattoppato, fu subito mandata a scuola, disgraziatamente … dalle suore, che le riservarono lo stesso trattamento dell’orfanatrofio. Però a scuola andava bene: per fortuna è una donna intelligente e se l’è cavata. Lei andava a scuola per imparare storia, geografia e matematica, ma soprattutto per imparare a leggere. Imparò in fretta e così passava i suoi pomeriggi sul letto a leggere, quando faceva caldo anche sotto il cipresso. I libri glieli procurava un vecchio signore, un nobile decaduto, padrone di alcune terre limitrofe alla casa di mia nonna, che viveva in una casa gigantesca, circondata da alberi e rampicanti. Prendeva i libri da un baule molto antico in pelle con i manici in legno. Ogni volta scopriva un libro nuovo, sempre rilegato in pelle,con le pagine tutte impolverate. Mia nonna fantasticava spesso su quali origini avesse- ro quei libri e su quante mani dovevano averli sfiorati. 4. Una strana signora Un giorno d’estate, mentre e mia nonna leggeva (aveva ormai quindici anni), vide alla finestra una carrozza trainata da dei cavalli, una carrozza bellissima, dentro la quale si intravedeva una donna con un cappello. Di lì a poco la carrozza si fermò e la signora, una donna molto distinta e ben vestita, scese e bussò alla porta. Quella signora era Emma, la vera madre di mia nonna. Pretendeva che Eva tornasse con lei, ma i due contadini ormai erano affezionati e non volevano rinunciare a lei, anche se avrebbe potuto vivere meglio che a pane e polenta. Emma spiegò che aveva abbandonato Eva per motivi economici ma che in seguito aveva avuto fortuna ed era diventata ricca. Mia nonna entrò in un periodo di confusione, ma alla fine scelse di stare con entrambe le famiglie, perché voleva bene a tutte e due, anche se in modo diverso. 5. Alberto e Cristina Eva ha vent’anni e viene affascinata da uno studente universitario, Alberto Tassi Carboni, che la ribattezzerà Cristina, non si sa il perché. Hanno insieme tre figli: Daniele, Alessandro e mia madre. Mia nonna con tutti i nipoti si è sempre comportata perfettamente: ha organizzato per noi feste e contro feste, anche dopo la morte di mio nonno. Grazie, nonna, di tutto quello che fai. Ho voluto raccontare questa storia, anche se l’avresti raccontata meglio tu, perché penso che te lo meriti. Grazie di tutto. L a G a z za c a n t a n te P a g i n a 5 Due passi nella storia: visita al Museo” G. Lombardi” di Rebecca Baraldi, Rebecca Cauzzi, Chiara Cucurachi, Chiara Larini e, ultima ma non meno importante, Beatrice Trivioli Il giorno 8 novembre 2012, la classe III H si è recata al Museo “Glauco Lombardi”, e ha avuto la possibilità di ammirare le opere in esso custodite. Una volta arrivata, la classe, per tutta la sua permanenza nel museo, è stata guidata da Giusi. Al Museo è stato attribuito il nome di Glauco Lombardi, che fu un collezionista di statue e reperti di Maria Luigia e Napoleone Bonaparte, dal 1810 fino alla loro morte. Figlia dell’imperatore d’Austria Francesco I, Maria Luigia si sposò con Napoleone anche se la sua famiglia, nel periodo della sua infanzia, le aveva insegnato a odiarlo: fu quasi costretta a questo matrimonio che si può sicuramente definire combinato e per scopi politici. La prima tappa è stata nel Salone delle Feste, dove i ragazzi hanno potuto ammirare il famosissimo ritratto di Maria Luigia. Questo quadro rappresenta la giovane imperatrice nel suo massimo splendore. Maria Luigia appoggia la mano destra sulla corona imperiale francese, che a sua volta è posizionata su un cuscino blu decorato da api dorate: simbolo della forza e dell’astuzia di Napoleone. A fianco di questo si possono scorgere dei disegni realizzati dall’imperatrice: rappresentavano il marito e indicavano la sua passione per l’arte. Maria Luigia sembra essersi appena alzata dal trono nel quale è incisa la lettera “N”, anch’essa simbolo di Napoleone. Il seggio ha per bracciolo un cigno bianco, simbolo di bellezza, purezza e matrimonio, ed è vestita elegantemente: l’abito è ricamato in oro e argento, il capo è impreziosito da gioielli ricchi di gemme. Successivamente la classe si è spostata al centro della sala, dove ha potuto ammirare un abito da ballo di Maria Luigia, che è stato recentemente restaurato. La classe ha poi visitato diverse sale colme di oggetti riguardanti la vita privata di Maria Luigia e le sue storie d’amore... Quando era ancora Imperatrice, aveva avuto da Napoleone un bambino, dal nome Napoleone Francesco Carlo Giuseppe, che morì giovane di tubercolosi. Una volta morto Napoleone, diventata ormai Duchessa di Parma, si sposò con Neipperg, un ufficiale dell’esercito ed ebbe due figli: Albertina, che diventò contessa Sanvitale) e Guglielmo. Dato che l’unione tra Maria Luigia e Neipperg era, all’inizio, illegittima, i due bambini non potevano chiamare “mamma” e “papà” i loro genitori ed erano costretti a vivere separati da essi. Dopodiché, la classe è stata guidata nella Sala dei Francesi, che contiene i ritratti dei duchi Luisa Elisabetta e don Filippo di Borbone. In una sala vicina c’era un letto dalla caratteristica forma a barca, che risultava molto corto. Questo a causa di una credenza popolare, secondo la quale chi dormiva completamente sdraiato rischiava di venir attaccato e soffocato dal “mostro del sonno”: l’incubo. Per questo i letti venivano costruiti più corti e venivano dotati di numerosi cuscini, da sistemare sotto la schiena. Tra i tanti hobby di Maria Luigia erano la pittura ad acquerello e il ricamo: questo la classa ha potuto capirlo nella stanza visitata successivamente. Essa conteneva numerosi quadri e disegni realizzati dalla Duchessa e anche l’occorrente per il ricamo. Nella stanza successiva, la classe ha potuto ammirare i gioielli della Duchessa: alcuni di oro e argento, altri, più particolari, realizzati con l’uso di ciocche dei suoi capelli. La visita al Museo ha entusiasmato molto gli alunni, che sono stati sorpresi dagli oggetti storici conservati in condizioni ottime: sono stati contenti di aver appreso un altro pezzo della storia della loro città. P a g i n a 6 L a G a z za c a n t a n te UNO SGUARDO SULLA BIRMANIA Incontro con Giuseppe Malpeli, dell’Associazione Italia-Birmania Il giorno 15 dicembre 2012, alcune classi della “Parmigianino” hanno preso parte all’incontro con il dott. Giuseppe Malpeli, Presidente dell’Associazione ItaliaBirmania.. Scopo dell’iniziativa era fare conoscere l’attuale situazione del paese asiatico, sottomesso da un governo militare che dura ormai da più di cinquant’anni. Ha fatto vedere ai ragazzi un video che mostrava i giovani del gruppo etnico dei Kachin, una delle tante minoranze che popolano la Birmania. Essi sono stati costretti a stabilirsi sul confine birmano-cinese per sfuggire alle persecuzioni dei militari al potere. Il video dimostrava una grande attenzione per i bambini , perché sono coloro che soffrono di più per questa situazione. Ma nonostante quello che hanno passato e passano, riescono tuttora a d apparire dignitosi nei confronti degli stranieri. Le Associazioni come ItaliaBirmania si impegnano a donare aiuti alimentari (soprattutto riso) a queste popolazioni, che vivono in condizione di grande povertà. Essendo così legato alla Birmania , a Malpeli non restava altro che incontrare Aung San Suu Kyi, il simbolo della lotta per la democrazia di questo Paese, che all’epoca si trovava agli arresti domiciliari. Giuseppe, appena sceso dall’aereo, è stato fermato dai militari e fatto salire in mac- china. I finestrini erano oscurati, in modo che lui non potesse vedere fuori. Su Googlemaps aveva visto che l’aeroporto distava solo pochi minuti dalla casa di Suu Kyi, ma i militari gli hanno fatto fare un lungo giro di un’ora per disorientarlo. Quando finalmente ha visto Suu Kyi non ha potuto parlarle come avrebbe voluto, perché erano controllati dai militari. Quando il poco tempo concesso stava per scadere, Giuseppe, non sapendo che altro fare, le ha regalato i pochi soldi che aveva in tasca. La donna, allora, gli ha detto di dare i soldi al soldato che li stava sorvegliando, in modo che consentisse loro di parlare più tempo, e più tranquillamente. Giuseppe le ha detto che il mondo non si era scordato di lei e questo, nelle condizioni di isolamento in cui si trovava, è bastato per renderla felice. In seguito, quando Aung San Suu Kyi è stata liberata, Malpeli ha fatto diversi viaggi in Birmania, nel corso dei quali ha incontrato nuovamente la leader birmana, e anche alcuni suoi collaboratori, che erano stati a lungo in prigione. A sinistra e sotto: due immagini delle risaie birmane. A destra: monaci buddisti davanti a una pagoda. P a g i n a L a G a z za 7 c a n t a n te La Birmania Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, i giapponesi invasero la Birmania ed espulsero i britannici dal territorio. Tuttavia, con l’aiuto dell’ARPFL ( Lega per la Libertà delle Persone Antifasciste), guidata da Aung San, nel luglio 1945 gli inglesi tornarono nel Paese. Nel 1947 Aung San divenne vice-presidente del consiglio esecutivo della Birmania, un governo provvisorio che doveva condurre il paese all’indipendenza dall’Impero Britannico. Nel luglio 1947, però, venne assassinato, insieme ai suoi sostenitori, da alcuni rivali politici. Il 4 gennaio 1948 la Birmania si trasformò in una repubblica indipendente: l’Unione della Birmania. Con l’indipendenza, però, arrivarono anche le richieste di uno Stato federale da parte delle numerose minoranze etniche (Chin, Kachin, Karen, Mon e Shan). Iniziò così la guerriglia contro il governo, che rispose con una feroce repressione. Nel 1962 il governo democratico fu destituito da un colpo di stato condotto dal generale Ne Win. Tra i gruppi d’opposizione alla dittatura, il più importante è stato il Partito Comunista di Birmania, il quale ha avviato una guerriglia che è durata fino agli anni ‘90, quando la repressione costrinse i capi del partito a scappare in Cina. Le rivolte studentesche del 1988 provocarono migliaia di morti: fu proclamata la legge marziale e il generale Saw Moung organizzò un altro colpo di stato. Nel 1990 si tennero per la prima volta in 30 anni le elezioni libere, che furono vinte a larghissima maggioranza dal partito di Aung San Suu Kyi, la Lega Nazionale per la Democrazia, che ottenne 392 seggi su 485! Ma i generali si Aung San Suu Kyi, l’Orchidea d’Acciaio Aung Sal Suu Kyi è il simbolo della pacifica lotta della donna al centro del movimento democratico birmano. Dopo la morte del padre Aung San, visse con la madre e frequentò le migliori scuole indiane e inglesi. Continuò i suoi studi a New York e nel 1972 cominciò a lavorare per le Nazioni Unite. Durante i suoi studi conobbe uno studioso di cultura tibetana, Michael Aris, che divenne successivamente suo marito e il padre dei suoi figli, Alexander e Kim. Ritornò in Birmania nel 1988 per accudire la madre, gravemente malata, ma proprio in quel periodo prese il potere Saw Moung, capo del regime militare del Myanmar. Influenzata dagli insegnamenti di Gandhi, fondò la Lega Nazionale per la Democrazia. Costretta agli arresti domiciliari, rifiutò la proposta del regime, che l’avrebbe liberata se avesse abbandonato per sempre la Birmania. Nel 1990 i militari chiamarono il popolo alle elezioni, sperando di schiacciare Aung San Suu Kyi, che invece stravinse e sarebbe dovuta diventare Primo Ministro. Ma i militari rigettarono l’esito delle elezioni, annullando il voto popolare. Nel 1991 vinse il Premio Nobel per la Pace e usò i soldi per aiutare la “sua” rifiutarono di cedere il potere , arrestarono Aung San Su Kyi e gli altri leader del suo partito. Anche il nome di Birmania cambiò in Myanmar. Negli anni successivi Suu Kyi venne più volte arrestata e trattenuta agli arresti domiciliari, nonostante le proteste sia interne che internazionali. Il 13 novembre 2010 è stata liberata definitivamente. E’ stata eletta al Parlamento del Myanmar nelle elezioni del 1 aprile 2012, le prime davvero “libere”, anche se, per la Costituzione attuale, il 25% dei seggi spetta obbligatoriamente ai militari. popolazione birmana. Nel 1995 venne liberata dagli arresti domiciliari, ma non poté lasciare il Paese, nemmeno quando a suo marito Michael fu diagnosticato il cancro, di cui morì due anni dopo. Nel 2003 un gruppo di militari massacrò molte persone e lei fu rimessa agli arresti domiciliari, dove la sua salute peggiorò. Il caso di Aung San Suu Kyi cominciò ad essere conosciuto in tutto il mondo, tanto che gli Stati Uniti e l’Unione Europea fecero grosse pressioni per la sua liberazione. Dopo altre dure condanne per “violazione della normativa sulla sicurezza”, il 13 novembre 2010 è stata definitivamente liberata e il 1 aprile ha ottenuto un seggio al Parlamento. Ora sta iniziando a visitare vari Stati del Paese, dato che le è stato finalmente concesso il permesso dal governo birmano. Qualcosa è cambiato: dopo anni di isolamento, Aung San Suu Kyi incontra il Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama. P a g i n a L a 8 G a z za c a n t a n te L’eredità di Gandhi Alle origini del movimento pacifista troviamo il Mahatma Gandhi, che con le sue azioni ha ispirato molti movimenti di difesa dei diritti civili e grandi personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela e, appunto, Aung San Suu Kyi. Ma come ha fatto a ispirarli? Ha applicato un metodo giusto e innovativo: dichiarare il proprio disaccordo rispetto ad alcune leggi ingiuste, manifestandolo pubblicamente, e accettando le conseguenze di questa “disobbedienza civile” (Gandhi venne più volte condannato e imprigionato dalle autorità inglesi). Con queste iniziative non vio- lente, Gandhi ha ottenuto un sperato risultato politico: l’indipendenza dell’India, e successivamente ha lavorato per abolire la divisione della società indiana in caste. Alla non-violenza (che Gandhi chiamava però “satiagraha”, e cioè “forza della verità”) si sono ispirati Martin Luther King, con le sue grandi marce per la difesa dei diritti dei neri americani, negli anni ’60, e Nelson Mandela, per l’abolizione dell’apartheid in Sudafrica. Un gesto per non dimenticare Le scuole di Parma per il Giorno della Memoria Quest’anno, il giorno 29 gennaio, anche noi ragazzi abbiamo ricordato gli ebrei deportati nei campi di sterminio, in particolare alcuni bambini che abitavano in via Imbriani, proprio vicino alla nostra scuola. I bambini facevano parte delle famiglie Fano e Della Pergola. Nel 1943 furono arrestati dalla polizia fascista, con l’unica colpa di essere figli di genitori ebrei. Nell’aprile del 1944 morirono nella camere a gas del campo di Auschwitz. Alla commemorazione hanno partecipato studenti delle elementari, delle scuole medie e delle superiori. A metà mattina siamo usciti da scuola e abbiamo raggiunto l’edificio dove abitavano i piccoli ebrei. Alcuni ragazzi presenti hanno posato delle pietre con sopra del- le targhette su cui erano scritti i nomi del bambini deportati Posare le pietre è un gesto che fa parte della tradizione ebraica: nei cimiteri, al posto dei fiori, si usano pietre. Mentre un ragazzo del liceo musicale “Bertolucci” suonava con la tromba “Il Silenzio”, tutti noi osservavamo un momento di riflessione. Dopo questa commovente cerimonia, siamo entrati nell’Auditorium della nostra scuola, dove sono stati letti alcuni brani, provenienti da libri e da diari di ragazzi ebrei. Fra un brano e l’altro venivano suonati dei brani musicali, sempre dagli alunni del Bertolucci. E’ importante che il ricordo di questi bambini, come di tutti gli altri ebrei, vittime innocenti dei nazisti, non si spenga, per fare in modo che errori e orrori del genere non si ripetano mai più. I due fratellini Liliana e Luciano Fano Le Nostre Cronache sono a cura di: Arianna Alessandri, Andrea Bersellini, Annalisa Chiari, Pietro Martini e Gaia Reverberi. L a G a z za QUALE P a g i n a c a n t a n te SCUOLA PER NOI? Alla fine delle scuole medie bisogna fare una scelta molto importante, che può determinare quello che si farà da grandi. Dopo tre anni passati a studiare varie materie si sono sicuramente scoperti alcuni particolari interessi e qualità. Molti studenti tendono a scegliere casualmente, senza dare importanza a questa fondamentale decisione; alcuni scelgono una scuola perché “ci vanno tutti”, altri decidono in base ai compagni, altri per la vicinanza a casa , altri ancora perché “fa piacere ai genitori”. Insomma, potremmo andare avanti all’infinito, ma vi assicuro che non è così che si sceglie, anzi! La prima domanda che bisogna porsi è “cosa mi piace veramente fare? In che materia vado meglio? “ E’ molto importante infatti fare un piccolo esame di coscienza, che ci faccia capire a che cosa siamo davvero interessati. Si può scegliere tra i Licei, gli Istituti Tecnici e gli Istituti Professionali. Se si sceglie un Liceo, vuol dire che si ha intenzione di continuare gli studi, infatti il liceo è stato creato apposta per preparare gli studenti all’Università. Tutti i licei (classico, scientifico, artistico, linguistico, delle scienze umane, musicale) durano 5 anni (due bienni + 1 quinto anno). Se si sceglie un Istituto Professionale bisogna partire dal presupposto che sono fatti per insegnare agli studenti una professione, anche se, pure in questo caso, si può scegliere di continuare gli studi. Anche gli Istituti Professionali hanno la durata di 5 anni (2 bienni + un quinto anno). Negli Istituti Tecnici si impara una solida base scientifica e tecnologica. Se ci si iscrive a un Istituto Tecnico, inoltre, si possono acquisire le competenze necessarie per inserirsi rapidamente nel mondo del lavoro. Con la recente riforma della scuola superiore, gli Istituti Tecnici sono passati da 39 a 11 indirizzi, suddivisi in 2 indirizzi nel settore economico e 9 indirizzi nel settore tecnologico. Anche il percorso degli Istituti Tecnici dura complessivamente 5 anni. 9 P a g i n a 1 0 L a G a z za c a n t a n te Nel labirinto delle scuole superiori … Liceo Classico Liceo Scientifico Il liceo classico approfondisce la civiltà classica e la cultura umanistica; in questa scuola sono molto importanti anche la storia e la filosofia. Liceo Linguistico Insegna lingue e culture diverse; oltre al latino si studiano altre tre lingue straniere e al terzo anno è previsto l’ insegnamento in lingua straniera di una materia non linguistica. Liceo Musicale Insegna la musica e la danza e per accedervi bisogna superare un test d’ ingresso; insomma se non sapete ballare, suonare o cantare... lasciate stare ! Il liceo scientifico approfondisce l’ aspetto scientifico, che con la riforma è stato rafforzato; è stata anche aggiunta l’ opzione “scienze applicate”, che sostituisce lo studio del latino con quella dell’ informatica. Liceo Artistico Si rivolge a coloro che vogliono esprimersi attraverso la creatività. I primi 2 anni sono comuni a tutti gli studenti, che possono poi scegliere tra sei diversi indirizzi; arti figurative – architettura e ambiente-design- audiovisivo e multimedialegrafica- scenografia. Delle scienze umane Sostituisce il liceo magistrale e il liceo socio pedagogico. All’interno di questo indirizzo si approfondiscono la costruzione dell’ identità personale e le relazioni umane e sociali. Con la riforma è stato aggiunto lo studio di una seconda lingua straniera. L a G a z za P a g i n a c a n t a n te Istituti Tecnici Il punto di forza degli Istituti Tecnici è la formazione scientifica e tecnologica. Sono suddivisi in due tipologie: tecnico-economico e tecnicotecnologico. Il tecnico-economico si suddivide in altri due indirizzi: “Amministrazione, Finanza e Marketing” e “Turismo”. Nove sono invece gli indirizzi del settore tecnologico: • Meccanica, meccatronica ed energia • Trasporti e logistica • Elettronica ed elettrotecnica • Informatica e telecomunicazioni • Grafica e comunicazione • Chimica, materiali e biotecnologie • Sistema moda • Agraria, agroindustria e agroalimentare • Costruzioni, ambiente e territorio Istituti Professionali Gli Istituti Professionali vogliono mettere in comunicazione la scuola con il mondo del lavoro. Si può scegliere tra due settori: uno che riguarda l’ndustria e l’ artigianato e l’ altro i servizi. Il settore ”Industria e Artigianato” si divide a sua volta tra: • Produzioni industriali e artigianali • Manutenzione e assistenza tecnica. Quattro sono invece gli indirizzi nel settore dei Servizi: • Servizi commerciali • Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale • Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera • Servizi socio-sanitari … non perdere la bussola! Pagine a cura di : Anna Cossio, Tomas Alghisi, Riccardo Franzoni, Riccardo Gandolfi, Davide Morsia. 1 1 P a g i n a 1 2 L a G a z za c a n t a n te Te r m o v a l o r i z z a t o r e o i n c e n e r i t o r e : questo è il dilemma A n c h e P a r m a a v r à i l s u o “ f o r n o p e r r i f i u t i ” Di Andrea Terenziani, Giovanni Ippolito ed Elisa Conforti Quello di Parma è solo uno degli 8 inceneritori (o termovalorizzatori) presenti nel territorio dell'Emilia Romagna (di cui uno, quello di Modena, è in corso di potenziamento) e, forse, è quello che ha sollevato il vespaio più grande, a causa dei molti dubbi riguardo alle modalità della costruzione dell'impianto e a causa delle forti proteste dei parmigiani. Difatti, secondo uno studio dell'ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) del professor Umberto Terracini, presidente del Comitato Scientifico del progetto Moniter per il controllo ambientale degli inceneritori regionali, l'inceneritore potrebbe far aumentare il manifestarsi di tumori, soprattutto ai polmoni, nella provincia: infatti, le emissioni di CO2 e di Biossido di Zolfo possono contaminare aria e nuvole, facendo anche cadere piogge acide che possono danneggiare le colture. Dall'altra parte Vito Foà, direttore della scuola di specializzazione di medicina del Lavoro all'Università di Milano, sostiene che i moderni inceneritori possiedono misure di sicurezza sufficienti a evitare l'insorgere di detti malanni. Quando l'inceneritore sarà attivato entreranno nel vivo anche i controlli di tipo sanitario dell'Ausl e dell'Iren sulla popolazione e sulla filiera agroalimentare della provincia. Le osservazioni sono già iniziate con la raccolta di dati nell'area dell'inceneritore nel 2011 e nel 2012 ed hanno dato la possibilità di costruire un quadro di dati scientifici che permetteranno di fare un confronto quando il "forno" lavorerà a regime. L'obiettivo fondamentale del sistema messo in campo è controllare eventuali casi di malattie sugli abitanti della zona, anche su lunghi periodi. Per quanto riguarda le aziende agricole (10 in tutto, che usano molto foraggio prodotto in loco) l'Ausl monitora la presenza di elementi cancerogeni e una consistente quantità di metalli pesanti. Analizzando i dati, sottolineano i tecnici dell'Ausl, sarà importante tenere conto dell'inquinamento diffuso già esistente. L a G a z za c a n t a n te P a g i n a 1 3 Rifiuti: che farne? Il problema dei rifiuti urbani nel mondo Di Andrea Terenziani, Giovanni Ippolito ed Elisa Conforti Al di là della questione degli inceneritori, il problema dei rifiuti è una triste realtà in tutto il mondo e vi sono diverse tecniche per smaltirli, alcune delle quali poco dannose per l'ambiente. Oltre agli inceneritori ( detti anche termovalorizzatori), che si basano sul principio del bruciare i rifiuti per trasformare il calore prodotto in elettricità, abbiamo le tristemente famose discariche, che, comunque, si basano su un principio quasi ecologico: si tratta di ammucchiare i rifiuti, compattarli, coprirli non appena la discarica è piena e permettere la nascita di una collina artificiale. Purtroppo, molto raramente si rispetta questo processo e le discariche continuano a essere riempite anche oltre la loro capienza massima. E' il caso della discarica di Malagrotta, vicino Roma, che da decenni continua a essere indiscriminatamente riempita dei prodotti dell'Urbe, nonostante le proteste continue. Per di più, una discarica di Torino, grande quanto Malagrotta, è già stata trasformata in collina da diversi anni ed era piena solo per tre quarti. Questo è solo uno dei tantissi- mi casi di discariche che da metodo di smaltimento diventano soltanto uno spostamento dei rifiuti. Esistono però anche tecniche pulite per lo smaltimento della nettezza urbana: prima su tutti, la raccolta differenziata, che permette di selezionare i rifiuti fin dal singolo cittadino, dando la possibilità di un riciclaggio molto più rapido ed efficiente. Una versione "evoluta" di questo procedimento è la raccolta porta-a-porta, dove ogni edificio ha i propri bidoni della spazzatura. Questo porta ad una responsabilizzazione dei vari cittadini riguardo ai rifiuti con un conseguente miglioramento del riciclaggio, il quale è il miglior sistema per l'eliminazione della spazzatura urbana. Il principio è semplicissimo: si tratta solo di trattare un materiale di scarto per ottenerne uno identico. Nel caso della carta lo si può fare anche in casa (il foglio ottenuto, però, non è riutilizzabile...) e per il vetro si usa l'ancor più facile sistema del "vuoto a rendere", ossia una bottiglia qualsiasi viene rimandata al produttore per rimetterla in commercio. In questo modo, il vetro può essere riutilizzato ben 40 volte. Nel caso degli altri materiale, il procedimento si fa più complicato o, nel caso della plastica, piuttosto costoso, ragion per cui si preferisce, erroneamente, lo smaltimento in discarica. “La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: La sua opulenza si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Così le spazzature di ieri si accumulano sulle spazzature dell’altroieri “... (Italo Calvino, “Le città invisibili” 1972) P a g i n a 1 4 Occhio allo smog! Di Simone Mazzeo e Federico Monica L’aria è una miscela di gas, alcuni dei quali sono indispensabili per vivere. Ogni giorno una persona respira circa 13,5 kg di aria, che dovrebbe essere pura, cioè priva di sostanze inquinanti. In particolari condizioni meteorologiche le emissioni degli autoveicoli, nei centri urbani, possono causare un tipo di inquinamento, detto smog fotochimico: la luce solare provoca una catena di reazioni a cui partecipano alcune sostanze inquinanti, che formano con l’ ossigeno composti organici e ozono, tossici. Per questo motivo, i sindaci delle Città emiliane si sono accordati sui vari punti, per limitare l’inquinamento dovuto al traffico di automobili. In particolare ci sono state delle limitazioni alla circolazione nei giorni dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18. 30 nell’ area delimitata dalle tangenziali per i veicoli più inquinanti; al giovedì dalle 8.30 alle 18.30 è stato limitato il traffico per i veicoli fino ad euro 3. Inoltre il centro è stato totalmente bloccato in alcuni giorni festivi. I commercianti del centro urbano e i residenti non sono stati molto felici di questo cambiamento, perché i commercianti hanno notato una diminuzione della clientela, mentre la popolazione abitante nel centro che non possiede automobili del tipo euro 4 e 5 può entrare solo con un permesso particolare a pagamento: per questo motivo c’è stato un notevole malcontento della popolazione. D’ altra parte i comuni hanno fatto queste limitazioni proprio per ridurre le emissioni inquinanti. L a G a z za c a n t a n te Scoperta a Ginevra la chiave di volta del Cosmo La Particella di DIO Di Andrea Terenziani Dopo essere nato dalla mente del fisico Peter Higgs (in foto) che le diede il nome nel 1964, il Bosone di Higgs, meglio noto come Particella di Dio, è stato incessantemente cercato da tutti i laboratori del mondo e l’anno scorso è stato finalmente trovato grazie al gigantesco acceleratore di particelle del CERN a Ginevra e in seguito confermato dopo la verifica dei dati ottenuti. La scoperta è stata lenta e difficile per vari motivi: innanzitutto ci sono tantissime possibili collisioni tra particelle che ne producono altre, ma solo una porta al Bosone. Inoltre, rimane osservabile da parte degli scienziati solo per una frazione infinitesimale di secondo. Questa particella terribilmente elusiva ha la straordinaria capacità di determinare la massa di tutti i componenti infinitesimali della materia. Il come viene solitamente spiegato con l’esempio del “cocktail party”: i vari invitati di una festa (i Bosoni di Higgs) si muovono disordinatamente da un tavolo all’altro. Ad un certo punto arriva una celebrità (una particella qualsiasi) attorno alla quale si affollano gli ospiti. Successivamente arriva un altro personaggio, ma meno importante, per cui attirerà meno persone. In questo caso, si può dire che il grado di celebrità di ogni vip corrisponde alla massa della particella . Insomma, molto probabilmente, senza questo corpuscolo la materia dell’Universo probabilmente non esisterebbe così come la conosciamo o, forse, non esisterebbe affatto. Alcuni matematici hanno sviluppato ulteriormente la teoria di Higgs fino a teorizzare che sia la Particella dell’Universo: se la massa del Bosone fosse stata al di sotto della soglia dei 120 Gev (gigaelet-tronvolt, un’unità di misura per le masse subatomiche), tutto ciò che conosciamo sarebbe gradatamente collassato su se stesso fin dal Big Bang. Se fosse stata maggiore, quale è, l’Universo sarebbe così come lo vediamo. Se, invece, fosse stata esattamente di 120 Gev, l’Universo collasserebbe su se stesso fra qualche miliardo di anniSaranno gli studi futuri a confermarci tutto questo. L a G a z za P a g i n a c a n t a n te 1 5 L’amico ritrovato di Fred Uhlman Questo bellissimo libro racconta della nascita dei un’amicizia, che con il tempo si rafforzerà fino a diventare vera, sincera e profonda. Questa amicizia nasce tra due ragazzi di sedici anni, frequentanti la stessa scuola : Hans, figlio di un medico ebreo, e Konradin, appartenente alla nobile casata degli Hohenfels. Sono entrambi molto timidi e nessuno dei due ha degli amici, specialmente Konradin, che è arrivato da poco nella classe di Hans. Non si parlano subito, per il fatto di essere molto riservati. Si parlano per la prima volta vedendo che sono accomunati da una grande passione per le monete antiche. Hans ha sempre desiderato avere un “vero” amico e sente che Konradin lo potrebbe essere. Per un attimo si illude, perché dopo quella prima volta non riescono più a parlarsi. Ma un giorno, all’uscita della scuola, riacquista fiducia vedendo che Konradin è lì ad aspettarlo. Chiacchierano un po’ ma molto timidamente, per tutto il tragitto di ritorno: abitano, infatti, molto vicino. Il mattino seguente Konradin è ad aspettare Hans davanti a casa. E così iniziano a conoscersi meglio e ad avere più fiducia l’uno nell’altro, e presto il loro legame diventa più solido che mai. Una cosa che non è chiara ad Hans è il fatto che Konradin ha potuto conoscere i suoi genitori, mentre lui non ha mai visto quelli dell’amico; ne conoscerà il motivo più tardi, comprendendo che cosa significa essere ebreo. Li vedrà per la prima volta a teatro, ma non potrà avvicinarli perché i genitori di Konradin sono convinti nazisti. Siamo infatti nel 1932, un anno prima della tragica avventura nazista. Per questo l’amicizia intensa, ma breve, tra i due ragazzi è destinata a finire. Hans è costretto, infatti, ad andare a vivere da alcuni parenti in America, dove cercherà di farsi una nuova vita: i genitori, però, decidono di rimanere a Stoccarda a cercare di difendere ‘’la loro patria’’ : “ non permetteremo a nessuno di sottrarcela.’’ Anche Konradin dovrà restare in città e Hans non saprà niente di lui fino alla fine ; quando riceve una lettera dal suo vecchio liceo di Stoccarda nella quale si chiedono fondi per la costruzione di un monumento ai caduti, in ricordo degli studenti morti nella guerra. Insieme ad essa c’è un libretto con scritti tutti i nomi dei deceduti. Il cuore di Hans batte fortissimo e quando vede scritto il nome dell’amico Konradin, si mette a piangere. A fianco una piccola didascalia dice : ‘’implicato per il tentato omicidio di Hitler, giustiziato”. Hans capisce così di avere avuto un vero e proprio amico e di averlo ritrovato. Ciò che colpisce di questo libro è l’amicizia profonda che lega questi due ragazzi, appartenenti a famiglie così diverse — un’amicizia destinata a durare oltre la morte. (Testo di Beatrice Trivioli.) Fred Uhlman,autore del romanzo “L’amico ritrovato” P a g i n a 1 6 L a G a z za c a n t a n te Storie vere e meno vere dagli abissi. T e a t r o Buio. Fumo. Un uomo vicino ad un tavolo. Egli è un ricercatore che durante un’esplorazione in mare disgraziatamente è finito nella pancia di una balena: è il capitano Simone Lak. Ma, nella sua prigione, il capitano ha trovato un mondo, fatto di cose comuni, come cibo e casse, e altre cose più importanti, come i libri. Probabilmente essi sono stati la sua unica fonte di intrattenimento e ora egli ha intenzione di condividerle con dei giovani, che in futuro potranno fare altrettanto, continuando così la tradizione. E allora… “C’era una volta in un tempo lontano un uomo di nome Giona. Egli un giorno sentì una voce che lo chiamava : era Dio… ‘’ Giona, Giona! Recati a Ninive e di’ ai suoi abitanti che mancano solo pochi giorni al giudizio universale, quindi di’ loro di prepararsi e convertirsi.’’ Giona partì per Ninive, ma arrivato ad un certo punto del viaggio la sua fede vacillò e decise di tornare indietro. Si imbarcò su una nave e salpò diretto dalla parte opposta rispetto alla città assira. d e l l e B r i c i o l e Purtroppo durante il viaggio una tempesta colse di sorpresa i marinai e, dopo aver cercato in tutti i modi di controllare la nave gettando fuori bordo tutte le cose che potevano appesantirla, Giona confessò che quella non era una semplice bufera ma era causata dall’ira di Dio. Autorizzò quindi i compagni di viaggio a buttarlo in mare per placare la furia del Signore. Nessuno voleva farlo, perché lo spirito fraterno dei marinai va oltre il rancore. Però, trovandosi alle strette, decisero di ubbidirgli e Giona venne buttato in mare, dove subito venne inghiottito da una balena . Per tre giorni e tre notti risuonò la preghiera dell’uomo pentito, e alla fine Dio lo ascoltò e lo liberò dalla sua prigionia, facendolo arrivare su una spiaggia. Subito egli si mise in viaggio alla volta di Ninive e vi arrivò dopo un lungo e faticoso viaggio. Giunto nel centro della città incominciò a gridare: ’’Mancano pochi giorni al giudizio! Convertitevi e non sarete condannati !’’ In fondo in fondo Giona era contento di svolgere questo lavoro, pregustando il momento in cui si sarebbe goduto la distruzione dei Niniviti. Ma allo scadere del tempo non successe niente… i Niniviti si erano convertiti! Giona, molto scontento, si arrabbiò con Dio e decise di fuggire nel deserto. Si sedette su una roccia e dopo poco cominciò ad avere molto caldo. Allora Dio fece nascere per lui una pianta di ricino e Giona, felice, si addormentò sotto la sua ombra. Il giorno dopo però la pianta era morta e quindi Giona si arrabbiò ancora di più con Dio, che gli rispose :’’Se tu te la sei presa tanto per la pianta di ricino per la quale non hai faticato, io non avrei dovuto preoccuparmi per la sorte dei Niniviti?’’ A questa storia si è intrecciata quella di Stefano Roi. ‘’Stefano era un ragazzo il cui padre era il comandante di una nave da commercio. Per il suo compleanno il padre decise di portare il figlio con sé in un viaggio per mostrargli il suo lavoro e spingerlo a seguire le sue orme. L a G a z za P a g i n a c a n t a n te Ma appena usciti dal porto Stefano, sporgendosi dal parapetto della nave, vide che una strana creatura seguiva la scia … Stefano chiamò il padre per chiedergli cosa fosse. Questi subito non vide nulla, ma dopo avere preso il binocolo impallidì e spiegò al figlio che si trattava del colombre. Il padre era molto preoccupato e, con una scusa, ricondusse la nave in porto per mettere al sicuro il figlio. Stefano si trasferì in città, crebbe, ma aveva sempre per la mente l’idea di conoscere la misteriosa creatura. Mosso da questo pensiero, decise di ritornare alla città natia ed intraprendere la stessa carriera del padre. Comprò così un piccolo vascello e si mise in viaggio facendosi inseguire dal colombre. Dopo anni passati a fuggire, Stefano si accorse che era diventato vecchio così, non avendo più niente da perdere, decise di incontrare il colombre per affrontarlo. Scoprì che l’animale tanto temuto non era altro che un messaggero del re degli abissi che voleva consegnargli la Perla del Mare, che gli avrebbe garantito ricchezza, gioia, amore e felicità eterna. Il colombre gliela consegnò, ma ormai entrambi, alla fine della vita, morirono.’’Stefano venne ritrovato dentro alla scialuppa sulle rive di una terra sconosciuta. Fra le mani teneva un semplice sasso tondo…” Si dice che la perla che il colombre consegnò all’ormai vecchio Stefano altri non fosse che la lacrima che il capitano Achab, in un improvviso abbandono alla malinconia, avrebbe lasciato cadere in mare … Alla fine dello spettacolo, a ognuno sono sorte delle domande : abbiamo qualcosa in comune con i personaggi delle storie raccontate dal capitano Lak? E che cosa sappiamo noi, del mare? Una forza della natura che è superiore all’uomo e alle sue aspettative. Una cosa che non si può controllare e che non si può prevedere. E se fossimo stati anche noi nella stessa condizione di Stefano, saremmo stati così coraggiosi da andare incontro ad un ”mostro“? Tante domande, poche risposte e molti ”se“. Ma una cosa è certa.. Il mare è una cosa immensa che, per quanto ci sforziamo di conoscere, non sarà mai alla nostra portata. Il mare..... ... una cosa che affascina quanto mette paura …. 1 7 ... una cosa che non si conoscerà mai abbastanza ! Tra storie di avventura, destini intrecciati e destini già scritti, il regista Piergiorgio Gallicani è riuscito a rendere ”Storie vere e meno vere dagli abissi“ uno spettacolo degno di essere ricordato, grazie anche all’attore Claudio Guain che ha interpretato con grande bravura più personaggi, dando vita a queste storie davvero straordinarie !!! Testo di Rebecca Baraldi, Rebecca Cauzzi, Chiara Cucurachi, Chiara Larini, Beatrice Trivioli. Disegni di Chiara Cucurachi A fianco: Il Capitano Lak (Claudio Guain) a colloquio con Pinocchio - che, parlando di balene e pescicani, non poteva certo mancare... P a g i n a 1 8 L a Tutti pescatori! (A cura di Andrea Bersellini) G a z za c a n t a n te La pesca “a mosca”: Pesca praticata soprattutto nei torrenti e nei laghi, consiste nell'uso di una canna flessibile, con un mulinello apposito ed un filo spesso per favorire il lancio. Attaccata al filo c'è una mosca finta (per questo il nome), che riproduce perfettamente l'insetto. La pesca è uno sport sano e molto gratificante, anche se per certi versi molto impegnativo. Noi vorremo utilizzare la nostra esperienza, maturata nel tempo, per consigliare i giovani pescatori inesperti e per diffondere questo hobby. Per praticare questo sport è necessario conoscere le varie tipologie di pesca: La pesca con galleggiante: Praticata principalmente nei laghi, consiste nell'utilizzo di una canna di quattro metri di lunghezza, nella quale sono montati un mulinello con filo 0.20 (sta ad indicare la resistenza del filo), un galleggiante e un amo. Le esche più usate sono: camole, vermi di terra, vermi di gomma e mais. La pesca a “spinning”: pesca molto particolare che consiste nello stimolare il pesce con un'esca di alluminio o di gomma la quale viene recuperata velocemente e a piccole “onde”, le quali le danno un movimento ondulatorio che stimola la mangiata del pesce. Quelle che abbiamo appena elencato sono le tecniche più usate per praticare questo hobby. Provate anche voi a sperimentarle e… Buon divertimento! La pesca a “bombarda”: Parente stretta di quella appena descritta, la pesca a “bombarda” utilizza al posto del galleggiante un piccolo piombo, dai 10 ai 20 grammi, che viene usato per la pesca in mare e nei laghi di pesca sportiva. Laghi per la pesca sportiva nel Parmense: -Lago Cronovilla (Vignale di Traversetolo) -Lago Valserena (Lesignano de' Bagni) -Lago Lontra (Traversetolo) -Lago di Ballone (Ballone, Corniglio) -Lago Santo (Corniglio) - nella foto. L a G a z za c a n t a n te P a g i n a 1 9 Le freddure sottozero di Andrea Terenziani Questo tipo di danza nasce nel 1973. Il termine fu usato per la prima volta dal DJ Kool Herc per definire la sua musica. Il cuore del movimento sono stati i Block Party. Questi consistevano in feste di strada, in cui i giovani interagivano ballando, cantando e suonando. I ragazzi vedevano la città come il luogo in cui le persone possono esprimersi a loro piacimento. Oggi l’hip-hop non si balla in strada o solo nel Bronx. Oggi i ragazzi che vogliono imparare questo stile di danza vanno in una palestra, dove c’è un’insegnante che li segue e li guida alla scoperta di questo mondo. Il ballo è un'arte, e come tale non ha alcuna motivazione, se non quella di fare esprimere all'essere umano qualcosa che non è in grado di dire con parole proprie. Ogni persona ha un motivo suo per cui ballare: si balla per sfogarsi da qualsiasi cosa. Ad esempio, quando sei terribilmente arrabbiato con qualcuno o per qualcosa che hai fatto, ti metti a sfogarti ballando. Ed in ogni caso ogni persona balla fin da bambino: è una cosa insita nella nostra natura! E chi lo fa per hobby o professione lo fa di sicuro perché questo gli crea emozioni e sensazioni piacevoli. (Pietro Ghiretti) Qual è il colmo per un ignorante? Non lo so! Cos’hanno in comune un incidente tra automobiline ed una cassiera? Entrambi fanno lo scontrino! Di cosa sono fatte le discussioni di due pastori? Di lana caprina! Qual è il colmo per un palloncino? Scoppiare dalla rabbia! Perché le coccinelle hanno paura dei brufoli? Perché sono sempre piene di punti neri! Come mai i gamberi nuotano all’indietro? Perché hanno paura del futuro! Carabiniere porta in centrale il suo computer. Aveva arrestato il sistema. Coppia di genitori muore assiderata dopo che la figlia stufa se va di casa . La Redazione de“La Gazza Cantante” vi saluta dandovi appuntamento per il Grande Concerto Il ricavato della serata sarà devoluto all’associazione ONLUS “AMICI DELLA SIERRA LEONE”, per il rinnovo di un’adozione scolastica La Redazione: Arianna Alessandri Thomas Alghisi, Rebecca Baraldi, Andrea Bersellini, Rebecca Cauzzi, Annalisa Chiari, Elisa Conforti, Anna Cossio, Chiara Cucurachi, Alberto Foglia, Riccardo Franzoni, Riccardo Gandolfi, Pietro Ghiretti, Giovanni Ippolito, Chiara Larini, Pietro Martini, Simone Mazzeo, Federico Monica, Davide Morsia, Simone Mulazzi, Filippo Nidi, Francesca Pagliarini, Gaia Reverberi, Andrea Terenziani, Beatrice Trivioli.