Istituto Comprensivo “Parmigianino” - Parma — Scuola Secondaria di Primo Grado
La Gazza
cantante
Il Giornalino della III H
Numero unico — anno 2012 - 2013
Quest’anno il nostro
giornalino non si
chiama più
‘’L’Hermes’’ ma
‘’La Gazza
Cantante’’.
Abbiamo deciso di
attribuirgli questo
nome perché …
in realtà nessuno sa
bene come ci sia venuto in mente, ma è
subito piaciuto a tutti
siccome è simpatico e
originale!
Se volete una spiegazione logica, eccola:
la parola ‘gazza’ richiama il nome della
Gazzetta, il nome con
cui venivano chiamati
i primi giornali.
Questo perché la gazzetta era la moneta
con cui essi venivano
pagati.
Abbiamo attribuito
l’aggettivo ‘cantante’
perché la nostra è una
sezione musicale,
all’interno della quale
ognuno di noi suona
uno strumento e fa
parte di un coro—
anche se, a dire la
verità, le gazze non
sono famose per la loro
bella voce...
Nelle pagine seguenti i
lettori avranno modo di
leggere di tanti argomenti diversi fra loro.
I ragazzi che hanno
partecipato alla realizzazione del giornale
sono stati divisi nei
seguenti gruppi:
‘Cronaca’, ‘Cultura’,
‘Testimonianze’,
‘Orientamento’ e
‘Ambiente’.
Questi gruppi fanno
riferimento agli argomenti studiati
quest’anno, alle esperienze vissute e al percorso che tutti i ragazzi
della nostra età stanno
attraversando.
Il gruppo della Cronaca, ad esempio, racconta delle uscite fatte,
quello della Cultura
tratta di spettacoli visti
oppure di libri letti,’Testimonianze’ contiene interviste a persone che hanno avuto
modo di vivere nel periodo della Seconda
Guerra Mondiale. I ra-
gazzi del gruppo di Orientamento hanno raccolto informazioni sulle varie scuole superiori, infine, il gruppo
dell’Ambiente tratta di
attualità sotto un punto
di vista sensibile alle
tematiche ecologiche.
Il giornalino non è solo
stato scritto dagli alunni, ma anche illustrato
e impaginato.
In fondo potrete inoltre
trovare alcune rubriche
che contengono suggerimenti per il tempo
libero, e una raccolta
di battute — e soprattutto freddure — del
nostro Andrea Terenziani, che ha accettato
di scrivere su queste
pagine piuttosto che
raccontarle in classe.
A testimoniare questo,
la sua firma su un contratto …
Altro non resta da dire
se non…
BUONA LETTURA!!!!!!!!!!!!!!!!!
(Chiara Cucurachi
Filippo Nidi)
(Disegno di
Elisa Conforti)
Sommario:
Pag. 2:
Ricordando
Pag. 5
Le nostre
Cronache
Pag. 9
Quale scuola
per noi
Pag.12
Scienza
e ambiente
Pag. 15
letti e visti
per voi
Pag. 18
Tempo libero
Direttore:
Filippo Nidi
Vicedirettore:
Chiara Cucurachi
Coordinamento:
Laura Faelli
P a g i n a
2
L a
G a z za
c a n t a n te
R I C O R D A N D O . . .
Nelle consuete visite di Natale ai
nostri parenti sono venute a galla
le loro storie di vita vissuta, che
non ci saremmo mai immaginati e
che si ricongiungono con gli argomenti che stiamo trattando in storia . Le condividiamo con voi ,
con lo scopo di comparare le varie
epoche che sono descritte in questi
brevi racconti. Abbiamo così scoperto
alcune storie drammatiche e persino
romanzesche e abbiamo constatato
alcuni cambiamenti ambientali avvenuti nel nostro territorio. Storie molto
vicine a noi, che raccontano delle nostre origini, tutte molto diverse . Tutte
che hanno come sfondo storico la 2°
guerra mondiale e il dopo guerra.
“Per un pugno di riso”
i n t e r v i s t a
Maria Letizia , detta Mariuccia , la
mia nonna paterna, è nata il 14 giugno 1929 a Monticelli D’Ongina, un
paesino in provincia di Piacenza.
Quando iniziò la 2° guerra mondiale
aveva solo 10 anni e quando finì 16.
Ho deciso d’intervistarla per sapere
come aveva vissuto in quegli anni.
Durante la guerra lo Stato aveva imposto una tessera annonaria per razionare il cibo .
Quotidianamente le persone potevano
comprare pochi viveri con questa
tessera e il cibo non era mai sufficiente.
Quindi quando a Caorso venne mitragliato, dagli americani, un treno
carico di riso, diretto a Innsbruck ,
molte famiglie lo andarono a prendere, tra questi c’era anche mia nonna,
allora bambina, con suo padre.
La gente affamata andò con pentole e
carriole per riempirle più che potevano del prezioso carico.
Un uomo tagliò il reticolato che separava i campi dalla ferrovia, fece un
buco abbastanza grande da far passare i bambini, questi con le pentole in
mano andarono più volte avanti e
indietro, scavalcando il fosso, e portarono via tutto il riso .
Appena tornarono a casa misero il
riso in alcune damigiane di vetro, che
nascosero, scavando delle buche,
nell’ orto, per non farlo trovare ai
fascisti; ma un giorno questi arrivarono e portarono via il mio bisnonno
per sapere dove aveva preso il riso,
tuttavia lui non disse niente e attraverso amicizie tornò sano e salvo a
casa.
Mia nonna mi ha raccontato anche
d i
F r a n c e s c a
che conserverà sempre un bellissimo
ricordo della sua insegnante di letteratura.
A quel tempo mia nonna frequentava
l’istituto commerciale a Cremona e
ogni volta che in piazza c’era un’ adunata fascista, dopo la scuola, la sua
professoressa diceva alle allieve di non
andare, ma di rientrare a casa.
Un giorno l’insegnante non si presentò
a scuola e una ragazza entrò nella classe dicendo che la professoressa era
stata esonerata dall’ insegnamento perché ebrea .
Mia nonna e anche le sue compagne di
classe rimasero molto scosse da questo
episodio. Tutte ne parlarono con i loro
genitori e qualche pomeriggio più avanti ebbero il permesso di andarla a
trovare a casa sua. Per l’insegnante fu
una gioia immensa rivedere le sue alunne. Una compagna di classe disse
che aveva notato delle belle piantine
sui davanzali della finestra di casa sua
e si chiedeva come mai nelle sue piante
non ci fossero fiori. L’insegnante
rispose che le sue piante erano costrette
a vivere nell’ombra, come lei .
A Monticelli però non vivevano solo
fascisti ma anche dei partigiani. Un
giorno stava arrivando un convoglio di
truppe tedesche con carri armati; alcuni
giovani partigiani, saputa la notizia,
fecero una barricata, in mezzo alla strada, con assi e mobili per bloccarlo ma
per fortuna arrivarono due signori anziani che li convinsero a disfare le barricate appena in tempo prima che arrivasse il convoglio. Poi si misero ai
fianchi della strada con i bambini e un
fazzoletto bianco in mano, a salutare i
tedeschi mentre passavano .
P a g l i a r i n i
Mia nonna è convinta che questi signori fecero bene a comportarsi così
perché una barricata non può fermare
un carro armato e mostrare ostilità nei
confronti dei tedeschi sarebbe stato
dannoso per tutto il paese.
Un altro fatto che testimonia la fame
che c’era in quel tempo è capitato al
mio nonno paterno, mentre faceva il
servizio militare, durante la seconda
guerra mondiale: un giorno si trovava
a Piacenza, dove doveva pattugliare
un camion pieno di farina, con un
collega. Lentamente molte persone si
avvicinarono (le loro intenzioni erano
molto chiare!), però lui con il collega
per un po’ fece finta di non vedere,
tanto da permettere a queste persone
di prendere la farina. Poi mio nonno
sparò un colpo di fucile in basso e un
altro in aria, per simulare che loro
avevano fatto il loro dovere. In seguito venne rimproverato per averli lasciati andare con la farina e gli dissero che avrebbe dovuto sparare sulla
folla, ma coraggiosamente mio nonno
rispose: “Io non sparo a un mio fratello!”.
“Io e i miei fiori
siamo costretti
a vivere all ’ombra …”
Foto in alto: la nonna di Francesca,
Maria Letizia Marchetta.
L a
G a z za
Pagina 3
c a n t a n te
Guglielmo e le sue idee
d i
Lo zio di mia nonna si chiamava
Guglielmo ed era un tipo un po’
particolare, perché aveva un sacco di idee. Aveva un albergo a
Borgotaro durante la guerra e
siccome sapeva che i tedeschi
venivano in albergo per portare
via le cose da mangiare e da bere
che avevano, aveva fatto apposta
per loro, con delle mele e delle
pere, un liquore che aveva chiamato V1 e V2, il nome di due
razzi dei tedeschi. Questo liquore era orrendo e nessuno lo voleva, così, quando i tedeschi andavano in albergo per prendere le
F i l i p p o
N i d i
cose da mangiare, lui nascondeva il
vino buono e altri cibi “ prelibati”
e dava ai tedeschi il V1 e il V2.
Un giorno arrivarono i tedeschi
all’albergo e lo zio di mia nonna,
siccome non voleva dare le polpette
che aveva appena fatto, perché avere la carne era un vero e proprio
privilegio, fece sedere mia nonna e
le sue cugine sopra i piatti che contenevano le polpette!
Alla fine del pasto i tedeschi, invece che con il prelibato vino e le polpette, se ne sono andati via con due
damigiane di V1 e V2, tutti contenti.
Un’altra volta invece aveva fatto
tutto un sistema per collegare il
locale dove ballavano con una
centralina elettrica privata, assolutamente illegale. Quando una
volta è suonato l’allarme, c’è
stato il coprifuoco e tutto il paese
era al buio, tranne l’albergo
“Appennino”, che sfavillava con
luci e colori, ed erano gli unici
con la luce in tutta la vallata, ma
hanno dovuto subito far spegnere
tutto, altrimenti sarebbero finiti
in prigione!
Un tragico incidente
d i
Era l'aprile 1945 a Sala Baganza,
paese d'origine della nonna; suo
padre era un meccanico di bici e
per fare un po' di soldi commerciava anche benzina, che allora si
vendeva in grosse cisterne aperte
in cima. Il mio bisnonno lavorava
con i due figli: Enrico, di 9 anni, e
Giacomo, di 7, ed era con loro
anche mia nonna, di 4 anni .
Un giorno due signori provenienti
da la Spezia si fermarono a fare
S i m o n e
M u l a z z i
benzina, e mentre aspettavano, per
passare il tempo, vollero fumarsi
una sigaretta, ma purtroppo il
fiammifero cadde in una delle cisterne e da lì iniziarono le fiamme.
I due disgraziati, presi dalla paura,
scapparono e non si fecero più
vedere .
Mentre l'officina bruciava, Enrico,
il fratello più grande, prese mia
nonna e la portò all'esterno, ma
purtroppo nel farlo i vestiti, spor-
chi di benzina, presero fuoco e
cosi successe anche al padre e al
fratello. Purtroppo tutti e tre persero la vita. Le due losche persone
che avevano causato la tragedia
non si sono più fatte vedere.
Mia nonna era troppo piccola per
ricordarsi qualcosa d'altro, ma questa drammatica storia le è stata raccontata da sua madre, unica sopravvissuta, con lei, di tutta la famiglia.
A sinistra, una vecchia cartolina di Monticelli
di Ongina; sotto, la Rocca di Sala Baganza
P a g i n a
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c a n t a n te
Come un romanzo
D i
Questa storia mi è stata raccontata in
un salotto pieno di libri vecchi, consunti dagli anni, con pagine rigide e
gialle; al centro si ergeva un tavolino
in stile liberty con appoggiati sopra
tè e pasticcini, accostato a una poltrona e un divano, entrambi con un
odore di antico appiccicato addosso.
1-Le origini
In un freddo giorno di novembre del
1921, mentre cadono le foglie, una
splendida bambina viene al mondo.
Viene abbandonata davanti a un
orfanotrofio di suore . Nei suoi primi
anni di vita non riesce ad avere una
grande visione di quello che le succede intorno, ma il freddo amore
delle suore e la rigidità dell’ ambiente la fecero crescere in fretta.
2. Due contadini
Eva, questo il nome di mia nonna,
aveva sette anni quando Albina e
Domenico la adottarono. I due erano
dei contadini molto, molto poveri,
mi ha assicurato mia nonna. La casa
era situata in aperta campagna, era a
base circolare, con una finestrella
sulla facciata, il tetto sembrava il
cappello di uno stregone. Alla casa
arrivarono sopra un carro trainato da
due buoi; lungo il tragitto mia nonna
si godeva finalmente un po’ di libertà e di serenità. Il paesaggio era bello: gli alberi erano in fiore, i campi ,
pieni di ogni ben di Dio, mostravano
file e file di colori, come in un dipinto impressionista,gli odori di sterco e
di bestiame si univano a quel dolce
calore che ti abbraccia e ti fa immaginare. I due contadini stettero zitti
per quasi tutto il tragitto, si limitarono a indicare di tanto in tanto qualche albero, per far prendere dei punti
di riferimento alla nuova arrivata. La
casa era fiancheggiata da un cipresso
molto grande, sotto il quale mia nonna si metteva a leggere. La casa
all’interno era senza muri divisori,
era più che altro uno stanzone dove
A l b e r t o
F o g l i a
si ergeva al centro un vecchio
tavolo in legno; il letto di mia
nonna era proprio sotto alla
finestra. In fondo, davanti al
tavolo,un camino riscaldava la
casa.
3. Che magico mondo!
Spesso mia nonna dice che il
mondo delle parole,
dell’immaginazione e dei sogni, insomma, il mondo dei
libri, è un mondo magico, e
che le ha salvato l’infanzia. In
effetti forse è proprio così,
perché un mondo senza libri è
un mondo senza occhi, per
ridere, per piangere e per immaginare, un mondo senza
speranza.
La nuova arrivata, dopo aver
ricevuto qualche dritta sul
comportamento e un vestito
rattoppato, fu subito mandata a
scuola, disgraziatamente …
dalle suore, che le riservarono
lo stesso trattamento
dell’orfanatrofio. Però a scuola
andava bene: per fortuna è una
donna intelligente e se l’è cavata. Lei andava a scuola per
imparare storia, geografia e
matematica, ma soprattutto per
imparare a leggere. Imparò in
fretta e così passava i suoi pomeriggi sul letto a leggere,
quando faceva caldo anche
sotto il cipresso. I libri glieli
procurava un vecchio signore,
un nobile decaduto, padrone di
alcune terre limitrofe alla casa
di mia nonna, che viveva in
una casa gigantesca, circondata da alberi e rampicanti. Prendeva i libri da un baule molto
antico in pelle con i manici in
legno. Ogni volta scopriva un
libro nuovo, sempre rilegato in
pelle,con le pagine tutte impolverate. Mia nonna fantasticava
spesso su quali origini avesse-
ro quei libri e su quante mani
dovevano averli sfiorati.
4. Una strana signora
Un giorno d’estate, mentre e mia
nonna leggeva (aveva ormai
quindici anni), vide alla finestra
una carrozza trainata da dei cavalli, una carrozza bellissima,
dentro la quale si intravedeva
una donna con un cappello. Di lì
a poco la carrozza si fermò e la
signora, una donna molto distinta
e ben vestita, scese e bussò alla
porta. Quella signora era Emma,
la vera madre di mia nonna. Pretendeva che Eva tornasse con lei,
ma i due contadini ormai erano
affezionati e non volevano rinunciare a lei, anche se avrebbe potuto vivere meglio che a pane e
polenta. Emma spiegò che aveva
abbandonato Eva per motivi economici ma che in seguito aveva
avuto fortuna ed era diventata
ricca. Mia nonna entrò in un periodo di confusione, ma alla fine
scelse di stare con entrambe le
famiglie, perché voleva bene a
tutte e due, anche se in modo
diverso.
5. Alberto e Cristina
Eva ha vent’anni e viene affascinata da uno studente universitario, Alberto Tassi Carboni, che la
ribattezzerà Cristina, non si sa il
perché. Hanno insieme tre figli:
Daniele, Alessandro e mia madre.
Mia nonna con tutti i nipoti si è
sempre comportata perfettamente: ha organizzato per noi feste e
contro feste, anche dopo la morte
di mio nonno. Grazie, nonna, di
tutto quello che fai. Ho voluto
raccontare questa storia, anche se
l’avresti raccontata meglio tu,
perché penso che te lo meriti.
Grazie di tutto.
L a
G a z za
c a n t a n te
P a g i n a
5
Due passi nella storia:
visita al Museo”
G. Lombardi”
di Rebecca Baraldi, Rebecca Cauzzi, Chiara Cucurachi, Chiara Larini
e, ultima ma non meno importante, Beatrice Trivioli
Il giorno 8 novembre 2012, la classe III H si è recata al Museo
“Glauco Lombardi”, e ha avuto la
possibilità di ammirare le opere in
esso custodite. Una volta arrivata, la
classe, per tutta la sua permanenza
nel museo, è stata guidata da Giusi.
Al Museo è stato attribuito il nome
di Glauco Lombardi, che fu un collezionista di statue e reperti di Maria Luigia e Napoleone Bonaparte,
dal 1810 fino alla loro morte.
Figlia dell’imperatore d’Austria
Francesco I, Maria Luigia si sposò
con Napoleone anche se la sua famiglia, nel periodo della sua infanzia, le aveva insegnato a odiarlo: fu
quasi costretta a questo matrimonio
che si può sicuramente definire
combinato e per scopi politici.
La prima tappa è stata nel Salone
delle Feste, dove i ragazzi hanno
potuto ammirare il famosissimo
ritratto di Maria Luigia. Questo
quadro rappresenta la giovane imperatrice nel suo massimo splendore. Maria Luigia appoggia la mano
destra sulla corona imperiale francese, che a sua volta è posizionata
su un cuscino blu decorato da api
dorate: simbolo della forza e
dell’astuzia di Napoleone. A fianco
di questo si possono scorgere dei
disegni realizzati dall’imperatrice:
rappresentavano il marito e indicavano la sua passione per l’arte. Maria Luigia sembra essersi appena
alzata dal trono nel quale è incisa la
lettera “N”, anch’essa simbolo di
Napoleone.
Il seggio ha per bracciolo un cigno
bianco, simbolo di bellezza,
purezza e matrimonio, ed è
vestita elegantemente: l’abito è
ricamato in oro e argento, il
capo è impreziosito da gioielli
ricchi di gemme. Successivamente la classe si è spostata al
centro della sala, dove ha potuto ammirare un abito da ballo
di Maria Luigia, che è stato
recentemente restaurato.
La classe ha poi visitato diverse
sale colme di oggetti riguardanti la vita privata di Maria Luigia e le sue storie d’amore...
Quando era ancora Imperatrice,
aveva avuto da Napoleone un
bambino, dal nome Napoleone
Francesco Carlo Giuseppe, che
morì giovane di tubercolosi.
Una volta morto Napoleone,
diventata ormai Duchessa di
Parma, si sposò con Neipperg,
un ufficiale dell’esercito ed
ebbe due figli: Albertina, che
diventò contessa Sanvitale) e
Guglielmo.
Dato che l’unione tra Maria Luigia
e Neipperg era, all’inizio, illegittima, i due bambini non potevano
chiamare “mamma” e “papà” i
loro genitori ed erano costretti a
vivere separati da essi.
Dopodiché, la classe è stata guidata nella Sala dei Francesi, che
contiene i ritratti dei duchi Luisa
Elisabetta e don Filippo di Borbone.
In una sala vicina c’era un letto
dalla caratteristica forma a barca,
che risultava molto corto. Questo a
causa di una credenza popolare,
secondo la quale chi dormiva completamente sdraiato rischiava di
venir attaccato e soffocato dal
“mostro del sonno”: l’incubo. Per
questo i letti venivano costruiti più
corti e venivano dotati di numerosi
cuscini, da sistemare sotto la
schiena.
Tra i tanti hobby di Maria Luigia
erano la pittura ad acquerello e il
ricamo: questo la classa ha potuto
capirlo nella stanza visitata successivamente. Essa conteneva numerosi quadri e disegni realizzati
dalla Duchessa e anche
l’occorrente per il ricamo.
Nella stanza successiva, la classe
ha potuto ammirare i gioielli della
Duchessa: alcuni di oro e argento,
altri, più particolari, realizzati con
l’uso di ciocche dei suoi capelli.
La visita al Museo ha entusiasmato molto gli alunni, che sono stati
sorpresi dagli oggetti storici conservati in condizioni ottime: sono
stati contenti di aver appreso un
altro pezzo della storia della loro
città.
P a g i n a
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G a z za
c a n t a n te
UNO SGUARDO SULLA
BIRMANIA
Incontro con Giuseppe Malpeli,
dell’Associazione Italia-Birmania
Il giorno 15 dicembre 2012,
alcune classi della
“Parmigianino” hanno preso
parte all’incontro con il dott.
Giuseppe Malpeli, Presidente
dell’Associazione ItaliaBirmania.. Scopo
dell’iniziativa era fare conoscere l’attuale situazione del
paese asiatico, sottomesso da
un governo militare che dura
ormai da più di cinquant’anni.
Ha fatto vedere ai ragazzi un
video che mostrava i giovani
del gruppo etnico dei Kachin,
una delle tante minoranze che
popolano la Birmania. Essi
sono stati costretti a stabilirsi
sul confine birmano-cinese per
sfuggire alle persecuzioni dei
militari al potere. Il video
dimostrava una grande attenzione per i bambini , perché
sono coloro che soffrono di
più per questa situazione. Ma
nonostante quello che hanno
passato e passano, riescono
tuttora a d apparire dignitosi
nei confronti degli stranieri.
Le Associazioni come ItaliaBirmania si impegnano a donare aiuti alimentari
(soprattutto riso) a queste popolazioni, che vivono in condizione di grande povertà.
Essendo così legato alla Birmania , a Malpeli non restava
altro che incontrare Aung San
Suu Kyi, il simbolo della lotta
per la democrazia di questo
Paese, che all’epoca si trovava
agli arresti domiciliari.
Giuseppe, appena sceso
dall’aereo, è stato fermato dai
militari e fatto salire in mac-
china. I finestrini erano oscurati, in modo che lui non potesse vedere fuori. Su Googlemaps aveva visto che
l’aeroporto distava solo pochi
minuti dalla casa di Suu Kyi,
ma i militari gli hanno fatto
fare un lungo giro di un’ora
per disorientarlo.
Quando finalmente ha visto
Suu Kyi non ha potuto parlarle come avrebbe voluto, perché erano controllati dai militari. Quando il poco tempo
concesso stava per scadere,
Giuseppe, non sapendo che
altro fare, le ha regalato i pochi soldi che aveva in tasca.
La donna, allora, gli ha detto di
dare i soldi al soldato che li stava
sorvegliando, in modo che consentisse loro di parlare più tempo, e più tranquillamente. Giuseppe le ha detto che il mondo
non si era scordato di lei e questo, nelle condizioni di isolamento in cui si trovava, è bastato per
renderla felice.
In seguito, quando Aung San
Suu Kyi è stata liberata, Malpeli
ha fatto diversi viaggi in Birmania, nel corso dei quali ha incontrato nuovamente la leader birmana, e anche alcuni suoi collaboratori, che erano stati a lungo
in prigione.
A sinistra
e sotto:
due immagini
delle risaie
birmane.
A destra:
monaci buddisti
davanti
a una pagoda.
P a g i n a
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c a n t a n te
La Birmania
Nel 1942, durante la seconda
guerra mondiale, i giapponesi invasero la Birmania ed espulsero i
britannici dal territorio.
Tuttavia, con l’aiuto dell’ARPFL
( Lega per la Libertà delle Persone
Antifasciste), guidata da Aung
San, nel luglio 1945 gli inglesi
tornarono nel Paese. Nel 1947
Aung San divenne vice-presidente
del consiglio esecutivo della Birmania, un governo provvisorio
che doveva condurre il paese
all’indipendenza dall’Impero Britannico.
Nel luglio 1947, però, venne assassinato, insieme ai suoi sostenitori, da alcuni rivali politici.
Il 4 gennaio 1948 la Birmania si
trasformò in una repubblica indipendente: l’Unione della Birmania. Con l’indipendenza, però,
arrivarono anche le richieste di
uno Stato federale da parte delle
numerose minoranze etniche
(Chin, Kachin, Karen, Mon e
Shan). Iniziò così la guerriglia
contro il governo, che rispose con
una feroce repressione.
Nel 1962 il governo democratico
fu destituito da un colpo di stato
condotto dal generale Ne Win. Tra
i gruppi d’opposizione alla dittatura, il più importante è stato il Partito Comunista di Birmania, il
quale ha avviato una guerriglia
che è durata fino agli anni ‘90,
quando la repressione costrinse i
capi del partito a scappare in Cina.
Le rivolte studentesche del 1988
provocarono migliaia di morti: fu
proclamata la legge marziale e il
generale Saw Moung organizzò un
altro colpo di stato.
Nel 1990 si tennero per la prima
volta in 30 anni le elezioni libere,
che furono vinte a larghissima
maggioranza dal partito di Aung
San Suu Kyi, la Lega Nazionale
per la Democrazia, che ottenne
392 seggi su 485! Ma i generali si
Aung San Suu Kyi,
l’Orchidea d’Acciaio
Aung Sal Suu Kyi è il simbolo della
pacifica lotta della donna al centro del
movimento democratico birmano.
Dopo la morte del padre Aung San,
visse con la madre e frequentò le migliori scuole indiane e inglesi. Continuò i suoi studi a New York e nel
1972 cominciò a lavorare per le Nazioni Unite. Durante i suoi studi conobbe uno studioso di cultura tibetana, Michael Aris, che divenne successivamente suo marito e il padre dei
suoi figli, Alexander e Kim.
Ritornò in Birmania nel 1988 per accudire la madre, gravemente malata,
ma proprio in quel periodo prese il
potere Saw Moung, capo del regime
militare del Myanmar. Influenzata
dagli insegnamenti di Gandhi, fondò
la Lega Nazionale per la Democrazia.
Costretta agli arresti domiciliari, rifiutò la proposta del regime, che
l’avrebbe liberata se avesse abbandonato per sempre la Birmania.
Nel 1990 i militari chiamarono il popolo alle elezioni, sperando di schiacciare Aung San Suu Kyi, che invece
stravinse e sarebbe dovuta diventare
Primo Ministro. Ma i militari rigettarono l’esito delle elezioni, annullando
il voto popolare.
Nel 1991 vinse il Premio Nobel per la
Pace e usò i soldi per aiutare la “sua”
rifiutarono di cedere il potere , arrestarono Aung San Su Kyi e gli altri leader del
suo partito. Anche il nome di Birmania
cambiò in Myanmar.
Negli anni successivi Suu Kyi venne più
volte arrestata e trattenuta agli arresti
domiciliari, nonostante le proteste sia
interne che internazionali.
Il 13 novembre 2010 è stata liberata definitivamente. E’ stata eletta al Parlamento del Myanmar nelle elezioni del 1
aprile 2012, le prime davvero “libere”,
anche se, per la Costituzione attuale, il
25% dei seggi spetta obbligatoriamente
ai militari.
popolazione birmana.
Nel 1995 venne liberata dagli
arresti domiciliari, ma non poté
lasciare il Paese, nemmeno
quando a suo marito Michael fu
diagnosticato il cancro, di cui
morì due anni dopo.
Nel 2003 un gruppo di militari
massacrò molte persone e lei fu
rimessa agli arresti domiciliari,
dove la sua salute peggiorò.
Il caso di Aung San Suu Kyi
cominciò ad essere conosciuto
in tutto il mondo, tanto che gli
Stati Uniti e l’Unione Europea
fecero grosse pressioni per la
sua liberazione.
Dopo altre dure condanne per
“violazione della normativa sulla sicurezza”, il 13 novembre
2010 è stata definitivamente liberata e il 1 aprile ha ottenuto
un seggio al Parlamento.
Ora sta iniziando a visitare vari
Stati del Paese, dato che le è
stato finalmente concesso il
permesso dal governo birmano.
Qualcosa è cambiato:
dopo anni di isolamento,
Aung San Suu Kyi incontra
il Presidente degli Stati Uniti,
Barak Obama.
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c a n t a n te
L’eredità di Gandhi
Alle origini del movimento pacifista troviamo il Mahatma Gandhi,
che con le sue azioni ha ispirato
molti movimenti di difesa dei
diritti civili e grandi personalità
quali Martin Luther King, Nelson Mandela e, appunto, Aung
San Suu Kyi.
Ma come ha fatto a ispirarli?
Ha applicato un metodo giusto e
innovativo: dichiarare il proprio
disaccordo rispetto ad alcune
leggi ingiuste, manifestandolo
pubblicamente, e accettando le
conseguenze di questa
“disobbedienza civile”
(Gandhi venne più volte condannato e imprigionato dalle autorità
inglesi).
Con queste iniziative non vio-
lente, Gandhi ha ottenuto un
sperato risultato politico:
l’indipendenza dell’India, e
successivamente ha lavorato
per abolire la divisione della
società indiana in caste.
Alla non-violenza (che Gandhi
chiamava però “satiagraha”, e
cioè “forza della verità”) si
sono ispirati Martin Luther
King, con le sue grandi marce
per la difesa dei diritti dei neri
americani, negli anni ’60, e
Nelson Mandela, per
l’abolizione dell’apartheid in
Sudafrica.
Un gesto per non dimenticare
Le scuole di Parma per il Giorno della Memoria
Quest’anno, il giorno 29 gennaio,
anche noi ragazzi abbiamo ricordato gli ebrei deportati nei campi
di sterminio, in particolare alcuni
bambini che abitavano in via Imbriani, proprio vicino alla nostra
scuola.
I bambini facevano parte delle
famiglie Fano e Della Pergola.
Nel 1943 furono arrestati dalla
polizia fascista, con l’unica colpa
di essere figli di genitori ebrei.
Nell’aprile del 1944 morirono
nella camere a gas del campo di
Auschwitz.
Alla commemorazione hanno partecipato studenti delle elementari,
delle scuole medie e delle superiori.
A metà mattina siamo usciti da
scuola e abbiamo raggiunto
l’edificio dove abitavano i piccoli
ebrei.
Alcuni ragazzi presenti hanno
posato delle pietre con sopra del-
le targhette su cui erano scritti i
nomi del bambini deportati
Posare le pietre è un gesto che fa
parte della tradizione ebraica: nei
cimiteri, al posto dei fiori, si usano pietre.
Mentre un ragazzo del liceo musicale “Bertolucci” suonava con
la tromba “Il Silenzio”, tutti noi
osservavamo un momento di
riflessione.
Dopo questa commovente cerimonia, siamo entrati
nell’Auditorium della nostra
scuola, dove sono stati letti alcuni brani, provenienti da libri e da
diari di ragazzi ebrei.
Fra un brano e l’altro venivano
suonati dei brani musicali, sempre dagli alunni del Bertolucci.
E’ importante che il ricordo di
questi bambini, come di tutti gli
altri ebrei, vittime innocenti dei
nazisti, non si spenga, per fare in
modo che errori e orrori del genere non si ripetano mai più.
I due fratellini
Liliana e Luciano Fano
Le Nostre Cronache
sono a cura di:
Arianna Alessandri,
Andrea Bersellini,
Annalisa Chiari,
Pietro Martini e
Gaia Reverberi.
L a
G a z za
QUALE
P a g i n a
c a n t a n te
SCUOLA
PER
NOI?
Alla fine delle scuole medie bisogna fare una scelta molto importante, che può determinare quello che si farà da grandi.
Dopo tre anni passati a studiare varie materie si sono sicuramente
scoperti alcuni particolari interessi e qualità. Molti studenti tendono
a scegliere casualmente, senza dare importanza a questa fondamentale decisione; alcuni scelgono una scuola perché “ci vanno tutti”, altri decidono in base
ai compagni, altri per la vicinanza a casa , altri ancora perché “fa piacere ai
genitori”.
Insomma, potremmo andare avanti all’infinito, ma vi assicuro che non è così
che si sceglie, anzi!
La prima domanda che bisogna porsi è “cosa mi piace veramente fare? In che
materia vado meglio? “
E’ molto importante infatti fare un piccolo esame di coscienza, che ci faccia
capire a che cosa siamo davvero interessati.
Si può scegliere tra i Licei, gli Istituti Tecnici e gli Istituti Professionali.
Se si sceglie un Liceo,
vuol dire che si ha
intenzione di
continuare gli studi,
infatti il liceo è stato creato apposta per preparare
gli studenti all’Università.
Tutti i licei (classico,
scientifico, artistico, linguistico, delle scienze umane, musicale) durano 5
anni (due bienni + 1 quinto
anno).
Se si sceglie un Istituto
Professionale bisogna
partire dal presupposto
che sono fatti per insegnare agli studenti una
professione, anche se,
pure in questo caso, si
può scegliere di continuare gli studi.
Anche gli Istituti Professionali hanno la durata di 5 anni (2 bienni + un
quinto anno).
Negli Istituti Tecnici si impara una solida base scientifica e tecnologica. Se
ci si iscrive a un Istituto Tecnico, inoltre, si possono acquisire le competenze necessarie per inserirsi rapidamente nel mondo del lavoro. Con la recente riforma della scuola superiore, gli Istituti Tecnici sono passati da 39 a 11
indirizzi, suddivisi in 2 indirizzi nel settore economico e 9 indirizzi nel settore tecnologico. Anche il percorso degli Istituti Tecnici dura complessivamente 5 anni.
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P a g i n a
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c a n t a n te
Nel labirinto delle scuole superiori …
Liceo Classico
Liceo Scientifico
Il liceo classico approfondisce la
civiltà classica e la cultura umanistica; in questa scuola sono
molto importanti anche la storia
e la filosofia.
Liceo Linguistico
Insegna lingue e culture
diverse; oltre al latino si
studiano altre tre lingue
straniere e al terzo anno
è previsto l’ insegnamento in lingua straniera di
una materia
non linguistica.
Liceo Musicale
Insegna la musica e la
danza e per accedervi
bisogna superare un
test d’ ingresso; insomma se non sapete
ballare, suonare o cantare... lasciate stare !
Il liceo scientifico approfondisce l’
aspetto scientifico, che con la riforma è stato rafforzato; è stata anche aggiunta l’ opzione “scienze applicate”, che sostituisce lo studio
del latino con quella dell’ informatica.
Liceo Artistico
Si rivolge a coloro
che vogliono esprimersi attraverso la
creatività. I primi 2
anni sono comuni a
tutti gli studenti, che
possono poi scegliere
tra sei diversi indirizzi; arti figurative –
architettura e ambiente-design- audiovisivo e multimedialegrafica- scenografia.
Delle scienze umane
Sostituisce il liceo magistrale e il liceo socio
pedagogico. All’interno di questo indirizzo si
approfondiscono la costruzione dell’ identità
personale e le relazioni umane e sociali. Con
la riforma è stato aggiunto lo studio di una
seconda lingua straniera.
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P a g i n a
c a n t a n te
Istituti Tecnici
Il punto di forza degli Istituti
Tecnici è la formazione scientifica
e tecnologica.
Sono suddivisi in due tipologie:
tecnico-economico e tecnicotecnologico.
Il tecnico-economico si suddivide
in altri due indirizzi:
“Amministrazione, Finanza e Marketing” e “Turismo”.
Nove sono invece gli indirizzi del
settore tecnologico:
•
Meccanica, meccatronica ed
energia
•
Trasporti e logistica
•
Elettronica ed elettrotecnica
•
Informatica e telecomunicazioni
•
Grafica e comunicazione
•
Chimica, materiali e biotecnologie
•
Sistema moda
•
Agraria, agroindustria e agroalimentare
•
Costruzioni, ambiente e territorio
Istituti Professionali
Gli Istituti Professionali vogliono mettere in comunicazione la scuola con il mondo del
lavoro.
Si può scegliere tra due settori: uno che riguarda l’ndustria
e l’ artigianato e l’ altro i servizi. Il settore ”Industria e
Artigianato” si divide a sua
volta tra:
•
Produzioni industriali e artigianali
•
Manutenzione e assistenza tecnica.
Quattro sono invece gli indirizzi nel settore dei Servizi:
•
Servizi commerciali
•
Servizi per l’agricoltura e
lo sviluppo rurale
•
Servizi per
l’enogastronomia e
l’ospitalità alberghiera
•
Servizi socio-sanitari
… non perdere
la bussola!
Pagine a cura di :
Anna Cossio, Tomas Alghisi, Riccardo Franzoni,
Riccardo Gandolfi, Davide Morsia.
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P a g i n a
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c a n t a n te
Te r m o v a l o r i z z a t o r e o i n c e n e r i t o r e :
questo è il dilemma
A n c h e
P a r m a
a v r à
i l
s u o
“ f o r n o
p e r
r i f i u t i ”
Di Andrea Terenziani, Giovanni Ippolito ed Elisa Conforti
Quello di Parma è solo
uno degli 8 inceneritori
(o termovalorizzatori)
presenti nel territorio
dell'Emilia Romagna (di
cui uno, quello di Modena, è in corso di potenziamento) e, forse, è quello
che ha sollevato il vespaio più grande, a causa dei
molti dubbi riguardo alle
modalità della costruzione dell'impianto e a causa
delle forti proteste dei
parmigiani. Difatti, secondo uno studio
dell'ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) del professor
Umberto Terracini, presidente del Comitato
Scientifico del progetto
Moniter per il controllo
ambientale degli inceneritori regionali, l'inceneritore potrebbe far aumentare il manifestarsi di tumori, soprattutto ai polmoni, nella provincia: infatti, le emissioni di CO2
e di Biossido di Zolfo
possono contaminare aria
e nuvole, facendo anche
cadere piogge acide che
possono danneggiare le colture.
Dall'altra parte Vito Foà, direttore della scuola di specializzazione di medicina del
Lavoro all'Università di Milano, sostiene che i moderni
inceneritori possiedono misure di sicurezza sufficienti a
evitare l'insorgere di detti
malanni.
Quando l'inceneritore sarà
attivato entreranno nel vivo
anche i controlli di tipo sanitario dell'Ausl e dell'Iren sulla popolazione e sulla filiera
agroalimentare della provincia. Le osservazioni sono già
iniziate con la raccolta di dati nell'area dell'inceneritore
nel 2011 e nel 2012 ed hanno dato la possibilità di costruire un quadro di dati
scientifici che permetteranno di fare un confronto
quando il "forno" lavorerà a regime. L'obiettivo
fondamentale del sistema
messo in campo è controllare eventuali casi di
malattie sugli abitanti della zona, anche su lunghi
periodi.
Per quanto riguarda le aziende agricole (10 in tutto, che usano molto foraggio prodotto in loco)
l'Ausl monitora la presenza di elementi cancerogeni e una consistente quantità di metalli pesanti. Analizzando i dati, sottolineano i tecnici dell'Ausl,
sarà importante tenere
conto dell'inquinamento
diffuso già esistente.
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Rifiuti: che farne?
Il problema dei rifiuti urbani
nel mondo
Di Andrea Terenziani, Giovanni Ippolito ed Elisa Conforti
Al di là della questione degli
inceneritori, il problema dei
rifiuti è una triste realtà in tutto il mondo e vi sono diverse
tecniche per smaltirli, alcune
delle quali poco dannose per
l'ambiente.
Oltre agli inceneritori ( detti
anche termovalorizzatori), che
si basano sul principio del
bruciare i rifiuti per trasformare il calore prodotto in elettricità, abbiamo le tristemente
famose discariche, che, comunque, si basano su un principio quasi ecologico: si tratta
di ammucchiare i rifiuti, compattarli, coprirli non appena la
discarica è piena e permettere
la nascita di una collina artificiale. Purtroppo, molto raramente si rispetta questo processo e le discariche continuano a essere riempite anche
oltre la loro capienza massima. E' il caso della discarica
di Malagrotta, vicino Roma,
che da decenni continua a essere indiscriminatamente riempita dei prodotti dell'Urbe,
nonostante le proteste continue. Per di più, una discarica
di Torino, grande quanto Malagrotta, è già stata trasformata in collina da diversi anni ed
era piena solo per tre quarti.
Questo è solo uno dei tantissi-
mi casi di discariche che da
metodo di smaltimento diventano soltanto uno spostamento dei rifiuti.
Esistono però anche tecniche
pulite per lo smaltimento della nettezza urbana:
prima su tutti, la raccolta differenziata, che permette di
selezionare i rifiuti fin dal
singolo cittadino, dando la
possibilità di un riciclaggio
molto più rapido ed efficiente. Una versione "evoluta" di
questo procedimento è la raccolta porta-a-porta, dove ogni edificio ha i propri bidoni
della spazzatura. Questo porta ad una responsabilizzazione dei vari cittadini riguardo
ai rifiuti con un conseguente
miglioramento del riciclaggio, il quale è il miglior sistema per l'eliminazione della
spazzatura urbana.
Il principio è semplicissimo: si tratta solo
di trattare un materiale di scarto per ottenerne uno identico.
Nel caso della carta lo
si può fare anche in
casa (il foglio ottenuto, però, non è riutilizzabile...) e per il
vetro si usa l'ancor
più facile sistema del
"vuoto a rendere",
ossia una bottiglia qualsiasi viene
rimandata al produttore per rimetterla in commercio. In questo modo, il vetro può essere riutilizzato
ben 40 volte. Nel caso degli altri
materiale, il procedimento si fa più
complicato o, nel caso della plastica, piuttosto costoso, ragion per cui
si preferisce, erroneamente, lo
smaltimento in discarica.
“La città di Leonia rifà se
stessa tutti i giorni: La
sua opulenza si misura
dalle cose che ogni giorno
vengono buttate via per
far posto alle nuove.
Così le spazzature di ieri
si accumulano sulle spazzature dell’altroieri “...
(Italo Calvino, “Le città invisibili”
1972)
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Occhio
allo smog!
Di Simone Mazzeo
e Federico Monica
L’aria è una miscela di gas, alcuni dei
quali sono indispensabili per vivere.
Ogni giorno una persona respira circa
13,5 kg di aria, che dovrebbe essere
pura, cioè priva di sostanze inquinanti.
In particolari condizioni meteorologiche le emissioni degli autoveicoli, nei
centri urbani, possono causare un
tipo di inquinamento, detto smog fotochimico: la luce solare provoca una
catena di reazioni a cui partecipano
alcune sostanze inquinanti, che formano con l’ ossigeno composti organici e ozono, tossici.
Per questo motivo, i sindaci delle Città emiliane si sono accordati sui vari
punti, per limitare l’inquinamento
dovuto al traffico di automobili. In
particolare ci sono state delle limitazioni alla circolazione nei giorni dal
lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.
30 nell’ area delimitata dalle tangenziali per i veicoli più inquinanti; al
giovedì dalle 8.30 alle 18.30 è stato
limitato il traffico per i veicoli fino ad
euro 3.
Inoltre il centro è stato totalmente
bloccato in alcuni giorni festivi.
I commercianti del centro urbano e i
residenti non sono stati molto felici di
questo cambiamento, perché i commercianti hanno notato una diminuzione della clientela, mentre la popolazione abitante nel centro che non
possiede automobili del tipo euro 4 e
5 può entrare solo con un permesso
particolare a pagamento: per questo
motivo c’è stato un notevole malcontento della popolazione.
D’ altra parte i comuni hanno fatto
queste limitazioni proprio per ridurre
le emissioni inquinanti.
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Scoperta a Ginevra la chiave di volta del Cosmo
La
Particella
di DIO
Di Andrea Terenziani
Dopo essere nato dalla mente
del fisico Peter Higgs (in foto)
che le diede il nome nel 1964, il
Bosone di Higgs, meglio noto
come Particella di Dio, è stato
incessantemente cercato da tutti
i laboratori del mondo e l’anno
scorso è stato finalmente trovato
grazie al gigantesco acceleratore
di particelle del CERN a Ginevra e in seguito confermato dopo
la verifica dei dati ottenuti. La
scoperta è stata lenta e difficile
per vari motivi: innanzitutto ci
sono tantissime possibili collisioni tra particelle che ne producono altre, ma solo una porta al
Bosone. Inoltre, rimane osservabile da parte degli scienziati solo
per una frazione infinitesimale
di secondo.
Questa particella terribilmente
elusiva ha la straordinaria capacità di determinare la massa di
tutti i componenti infinitesimali
della materia. Il come viene solitamente spiegato con l’esempio
del “cocktail party”: i vari invitati di una festa (i Bosoni di
Higgs) si muovono disordinatamente da un tavolo all’altro. Ad
un certo punto arriva una celebrità (una particella qualsiasi)
attorno alla quale si affollano gli
ospiti. Successivamente arriva
un altro personaggio, ma meno
importante, per cui attirerà
meno persone.
In questo caso, si può dire che
il grado di celebrità di ogni
vip corrisponde alla massa
della particella .
Insomma, molto probabilmente, senza questo corpuscolo la materia dell’Universo probabilmente non esisterebbe così come la conosciamo o, forse, non esisterebbe affatto.
Alcuni matematici hanno sviluppato ulteriormente la teoria di Higgs fino a teorizzare
che sia la Particella
dell’Universo: se la massa del
Bosone fosse stata al di sotto
della soglia dei 120 Gev
(gigaelet-tronvolt, un’unità di
misura per le masse subatomiche), tutto ciò che conosciamo sarebbe gradatamente
collassato su se stesso fin dal
Big Bang. Se fosse stata maggiore, quale è, l’Universo sarebbe così come lo vediamo.
Se, invece, fosse stata esattamente di 120 Gev, l’Universo collasserebbe su se
stesso fra qualche miliardo di
anniSaranno gli studi futuri a confermarci tutto questo.
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L’amico ritrovato
di Fred Uhlman
Questo bellissimo libro racconta
della nascita dei un’amicizia, che
con il tempo si rafforzerà fino a
diventare vera, sincera e profonda.
Questa amicizia nasce tra due
ragazzi di sedici anni, frequentanti la stessa scuola : Hans, figlio di
un medico ebreo, e Konradin, appartenente alla nobile casata degli Hohenfels.
Sono entrambi molto timidi e nessuno dei due ha degli amici, specialmente Konradin, che è arrivato da poco nella classe di Hans.
Non si parlano subito, per il fatto
di essere molto riservati.
Si parlano per la prima volta vedendo che sono accomunati da una
grande passione per le monete
antiche.
Hans ha sempre desiderato avere
un “vero” amico e sente che Konradin lo potrebbe essere. Per un
attimo si illude, perché dopo quella prima volta non riescono più a
parlarsi. Ma un giorno, all’uscita
della scuola, riacquista fiducia
vedendo che Konradin è lì ad aspettarlo. Chiacchierano un po’ ma
molto timidamente, per tutto il
tragitto di ritorno: abitano, infatti, molto vicino.
Il mattino seguente Konradin è ad
aspettare Hans davanti a casa. E
così iniziano a conoscersi meglio e
ad avere più fiducia l’uno
nell’altro, e presto il loro legame
diventa più solido che mai.
Una cosa che non è chiara ad
Hans è il fatto che Konradin ha
potuto conoscere i suoi genitori,
mentre lui non ha mai visto quelli
dell’amico; ne conoscerà il motivo
più tardi, comprendendo che cosa
significa essere ebreo. Li vedrà
per la prima volta a teatro, ma
non potrà avvicinarli perché i genitori di Konradin sono convinti
nazisti.
Siamo infatti nel 1932, un anno
prima della tragica avventura nazista. Per questo l’amicizia intensa, ma breve, tra i due ragazzi è
destinata a finire. Hans è costretto, infatti, ad andare a vivere da alcuni parenti in America,
dove cercherà di farsi una nuova
vita: i genitori, però, decidono di
rimanere a Stoccarda a cercare
di difendere ‘’la loro patria’’ :
“ non permetteremo a nessuno di
sottrarcela.’’
Anche Konradin dovrà restare in
città e Hans non saprà niente di
lui fino alla fine ; quando riceve
una lettera dal suo vecchio liceo
di Stoccarda nella quale si chiedono fondi per la costruzione di
un monumento ai caduti, in ricordo degli studenti morti nella
guerra. Insieme ad essa c’è un
libretto con scritti tutti i nomi
dei deceduti. Il cuore di Hans
batte fortissimo e quando vede
scritto il nome dell’amico Konradin, si mette a piangere.
A fianco una piccola didascalia
dice : ‘’implicato per il tentato
omicidio di Hitler, giustiziato”.
Hans capisce così di avere avuto
un vero e proprio amico e di averlo ritrovato.
Ciò che colpisce di questo libro è
l’amicizia profonda che lega questi due ragazzi, appartenenti a
famiglie così diverse —
un’amicizia destinata a durare
oltre la morte.
(Testo di
Beatrice Trivioli.)
Fred Uhlman,autore
del romanzo “L’amico ritrovato”
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c a n t a n te
Storie vere e meno vere dagli abissi.
T e a t r o
Buio.
Fumo.
Un uomo vicino ad un tavolo.
Egli è un ricercatore che durante un’esplorazione in mare
disgraziatamente è finito nella
pancia di una balena: è il capitano Simone Lak.
Ma, nella sua prigione, il capitano ha trovato un mondo, fatto
di cose comuni, come cibo e
casse, e altre cose più importanti, come i libri.
Probabilmente essi sono stati la
sua unica fonte di intrattenimento e ora egli ha intenzione
di condividerle con dei giovani,
che in futuro potranno fare
altrettanto, continuando così la
tradizione.
E allora…
“C’era una volta in un tempo
lontano un uomo di nome Giona.
Egli un giorno sentì una voce
che lo chiamava : era Dio…
‘’ Giona, Giona! Recati a Ninive e
di’ ai suoi abitanti che mancano
solo pochi giorni al giudizio universale, quindi di’ loro di prepararsi e convertirsi.’’
Giona partì per Ninive, ma arrivato ad un certo punto del viaggio la sua fede vacillò e decise
di tornare indietro. Si imbarcò
su una nave e salpò diretto dalla parte opposta rispetto alla
città assira.
d e l l e
B r i c i o l e
Purtroppo durante il viaggio una
tempesta colse di sorpresa i marinai e, dopo aver cercato in tutti i
modi di controllare la nave gettando fuori bordo tutte le cose
che potevano appesantirla, Giona
confessò che quella non era una
semplice bufera ma era causata
dall’ira di Dio. Autorizzò quindi i
compagni di viaggio a buttarlo in
mare per placare la furia del Signore. Nessuno voleva farlo, perché lo spirito fraterno dei marinai
va oltre il rancore. Però, trovandosi alle strette, decisero di ubbidirgli e Giona venne buttato in
mare, dove subito venne inghiottito da una balena .
Per tre giorni e tre notti risuonò
la preghiera dell’uomo pentito, e
alla fine Dio lo ascoltò e lo liberò
dalla sua prigionia, facendolo arrivare su una spiaggia.
Subito egli si mise in viaggio alla
volta di Ninive e vi arrivò dopo un
lungo e faticoso viaggio. Giunto
nel centro della città incominciò a
gridare: ’’Mancano pochi giorni al
giudizio! Convertitevi e non sarete condannati !’’
In fondo in fondo Giona era contento di svolgere questo lavoro,
pregustando il momento in cui si
sarebbe goduto la distruzione dei
Niniviti.
Ma allo scadere del tempo non
successe niente… i Niniviti si erano convertiti!
Giona, molto scontento, si arrabbiò con Dio e decise di fuggire
nel deserto.
Si sedette su una roccia e dopo
poco cominciò ad avere molto caldo. Allora Dio fece nascere per
lui una pianta di ricino e Giona,
felice, si addormentò sotto la sua
ombra. Il giorno dopo però la
pianta era morta e quindi Giona si
arrabbiò ancora di più con Dio,
che gli rispose :’’Se tu te la sei
presa tanto per la pianta di ricino
per la quale non hai faticato, io
non avrei dovuto preoccuparmi
per la sorte dei Niniviti?’’
A questa storia si è intrecciata
quella di Stefano Roi.
‘’Stefano era un ragazzo il cui
padre era il comandante di una
nave da commercio. Per il suo
compleanno il padre decise di
portare il figlio con sé in un
viaggio per mostrargli il suo lavoro e spingerlo a seguire le sue
orme.
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c a n t a n te
Ma appena usciti dal porto Stefano, sporgendosi dal parapetto della nave, vide che una strana creatura seguiva la scia … Stefano
chiamò il padre per chiedergli
cosa fosse. Questi subito non vide nulla, ma dopo avere preso il
binocolo impallidì e spiegò al figlio
che si trattava del colombre.
Il padre era molto preoccupato e,
con una scusa, ricondusse la nave
in porto per mettere al sicuro il
figlio.
Stefano si trasferì in città, crebbe, ma aveva sempre per la mente
l’idea di conoscere la misteriosa
creatura. Mosso da questo pensiero, decise di ritornare alla città natia ed intraprendere la stessa carriera del padre.
Comprò così un piccolo vascello e
si mise in viaggio facendosi inseguire dal colombre.
Dopo anni passati a fuggire, Stefano si accorse che era diventato
vecchio così, non avendo più niente da perdere, decise di incontrare il colombre per affrontarlo.
Scoprì che l’animale tanto temuto
non era altro che un messaggero
del re degli abissi che voleva consegnargli la Perla del Mare, che
gli avrebbe garantito ricchezza,
gioia, amore e felicità eterna.
Il colombre gliela consegnò, ma
ormai entrambi, alla fine della
vita, morirono.’’Stefano venne ritrovato dentro alla scialuppa sulle
rive di una terra sconosciuta. Fra
le mani teneva un semplice sasso
tondo…”
Si dice che la perla che il colombre consegnò all’ormai vecchio
Stefano altri non fosse che la
lacrima che il capitano Achab, in
un improvviso abbandono alla malinconia, avrebbe lasciato cadere
in mare …
Alla fine dello spettacolo, a ognuno sono sorte delle domande :
abbiamo qualcosa in comune con i
personaggi delle storie raccontate dal capitano Lak? E che cosa sappiamo noi, del mare? Una
forza della natura che è superiore all’uomo e alle sue aspettative. Una cosa che non si può controllare e che non si può prevedere. E se fossimo stati anche
noi nella stessa condizione di
Stefano, saremmo stati così coraggiosi da andare incontro ad
un ”mostro“? Tante domande,
poche risposte e molti ”se“. Ma
una cosa è certa.. Il mare è una
cosa immensa che, per quanto ci
sforziamo di conoscere, non sarà
mai alla nostra portata.
Il mare.....
... una cosa che affascina quanto
mette paura ….
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... una cosa che non si conoscerà
mai abbastanza !
Tra storie di avventura, destini
intrecciati e destini già scritti,
il regista Piergiorgio Gallicani è
riuscito a rendere ”Storie vere e
meno vere dagli abissi“ uno spettacolo degno di essere ricordato, grazie anche all’attore Claudio Guain che ha interpretato
con grande bravura più personaggi, dando vita a queste storie
davvero straordinarie !!!
Testo di Rebecca Baraldi,
Rebecca Cauzzi, Chiara
Cucurachi, Chiara Larini,
Beatrice Trivioli.
Disegni di Chiara Cucurachi
A fianco:
Il Capitano Lak
(Claudio Guain)
a colloquio con
Pinocchio
- che, parlando
di balene e
pescicani, non
poteva certo
mancare...
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Tutti pescatori!
(A cura di Andrea Bersellini)
G a z za
c a n t a n te
La pesca “a mosca”:
Pesca praticata soprattutto nei torrenti e nei laghi, consiste nell'uso di una canna flessibile, con un mulinello
apposito ed un filo spesso per favorire il lancio.
Attaccata al filo c'è una mosca finta (per questo il nome), che riproduce perfettamente l'insetto.
La pesca è uno sport sano e molto gratificante,
anche se per certi versi molto impegnativo. Noi
vorremo utilizzare la nostra esperienza, maturata nel tempo, per consigliare i giovani pescatori
inesperti e per diffondere questo hobby.
Per praticare questo sport è necessario conoscere le varie tipologie di pesca:
La pesca con galleggiante:
Praticata principalmente nei laghi, consiste
nell'utilizzo di una canna di quattro metri di lunghezza, nella quale sono montati un mulinello
con filo 0.20 (sta ad indicare la resistenza del
filo), un galleggiante e un amo.
Le esche più usate sono: camole, vermi di terra,
vermi di gomma e mais.
La pesca a “spinning”:
pesca molto particolare che consiste nello stimolare il
pesce con un'esca di alluminio o di gomma la quale viene recuperata velocemente e a piccole “onde”, le quali
le danno un movimento ondulatorio che stimola la mangiata del pesce.
Quelle che abbiamo appena elencato sono le tecniche
più usate per praticare questo hobby.
Provate anche voi a sperimentarle e…
Buon divertimento!
La pesca a “bombarda”:
Parente stretta di quella appena descritta, la pesca a “bombarda” utilizza al posto del galleggiante un piccolo piombo, dai 10 ai 20 grammi,
che viene usato per la pesca in mare e nei laghi
di pesca sportiva.
Laghi per la pesca sportiva nel Parmense:
-Lago Cronovilla (Vignale di Traversetolo)
-Lago Valserena (Lesignano de' Bagni)
-Lago Lontra (Traversetolo)
-Lago di Ballone (Ballone, Corniglio)
-Lago Santo (Corniglio) - nella foto.
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Le freddure
sottozero
di Andrea Terenziani
Questo tipo di danza nasce nel 1973. Il
termine fu usato per la prima volta dal DJ
Kool Herc per definire la sua musica. Il
cuore del movimento sono stati i Block
Party. Questi consistevano in feste di
strada, in cui i giovani interagivano ballando, cantando e suonando. I ragazzi vedevano la città come il luogo in cui le persone
possono esprimersi a loro piacimento.
Oggi l’hip-hop non si balla in strada o solo
nel Bronx. Oggi i ragazzi che vogliono imparare questo stile di danza vanno in una palestra, dove c’è un’insegnante che li segue e li
guida alla scoperta di questo mondo.
Il ballo è un'arte, e come tale non ha alcuna
motivazione, se non quella di fare esprimere all'essere umano qualcosa che non è in
grado di dire con parole proprie.
Ogni persona ha un motivo suo per cui ballare: si balla per sfogarsi da qualsiasi cosa.
Ad esempio, quando sei terribilmente arrabbiato con qualcuno o per qualcosa che
hai fatto, ti metti a sfogarti ballando.
Ed in ogni caso ogni persona balla fin da
bambino: è una cosa insita nella nostra natura! E chi lo fa per hobby o professione lo
fa di sicuro perché questo gli crea emozioni
e sensazioni piacevoli.
(Pietro
Ghiretti)
Qual è il colmo per un ignorante?
Non lo so!
Cos’hanno in comune un incidente
tra automobiline ed una cassiera?
Entrambi fanno lo scontrino!
Di cosa sono fatte
le discussioni di due pastori?
Di lana caprina!
Qual è il colmo per un palloncino?
Scoppiare dalla rabbia!
Perché le coccinelle
hanno paura dei brufoli?
Perché sono sempre piene
di punti neri!
Come mai i gamberi nuotano all’indietro?
Perché hanno paura del futuro!
Carabiniere porta in centrale
il suo computer.
Aveva arrestato il sistema.
Coppia di genitori muore assiderata
dopo che la figlia stufa se va di casa .
La Redazione de“La Gazza Cantante” vi saluta dandovi appuntamento
per il
Grande Concerto
Il ricavato della serata sarà devoluto all’associazione
ONLUS “AMICI DELLA SIERRA LEONE”, per il rinnovo di un’adozione scolastica
La Redazione:
Arianna Alessandri Thomas Alghisi, Rebecca Baraldi, Andrea Bersellini, Rebecca Cauzzi,
Annalisa Chiari, Elisa Conforti, Anna Cossio, Chiara Cucurachi, Alberto Foglia,
Riccardo Franzoni, Riccardo Gandolfi, Pietro Ghiretti, Giovanni Ippolito, Chiara Larini,
Pietro Martini, Simone Mazzeo, Federico Monica, Davide Morsia, Simone Mulazzi,
Filippo Nidi, Francesca Pagliarini, Gaia Reverberi, Andrea Terenziani, Beatrice Trivioli.
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