CSeRMEG ' CU (lH~,'~ - s:l r ~ Q.:l vj ' II Giudizio Clinico valutazione comunicazione e decisione "":j ~ ::: v In Medicina Generale \::i O f. T" IPL .-'. :\I:.r. l:oJ.CORP. V1S10~:, III --. e II malato immaginato dal medico (sulla base. del modello corrente di spiegazione della malattia) in modo lale che ilfine ultimo del giudizio clinico sembra essere I'accertamento di una verita scientifica (confenna 0 conJutazione di un'ipotesi diagnostica e/o terapeutica) innnutabile e capace di spiegare compiutamente Ie condizioni di lin paziente avulso dalla sua mente, dal suo tempo e dal suo contesto. L'uso, in Medicina Generale, di un modello di spiegazione della malattia fondato su un'alterazione d'organo 0 di unafunzione (macro- a microscopica) sulla base delle conoscenze scientifiche attuoli lascia un . vuoto conoscitivo che poria inevitabilmente al Medico per forza . Medico che, di fronte al mal-essere del paziente, risponde can esami e [annaci, usati anche come placebo impuri, 0 can una diagnosi di cotnodo oppure con if silenzio. F' necessaria che l'inejJabile ed if non quantiftcabile esistenti nell'area dett« (" /I /'( ' primarie (neuro-immuno-endocrinologia, ambiente-mente, 'ino mirh« psicologiche individuali ed intrafamiliari, i significati e Ie 1'11111 /10 tid rito etc.) , per if 'peso' che assumono nell'espressione del /(J Clm u:o, siano indagat! can rigore, cos; da sottrarli ai territori I.MI'l(iN{)IVI tto. ~ ~ I ;:' ~ ~~\ (1· \ ~~ ".~,r' '. ~ -:: .' . . _..... . :rJ. , ) ~ ~~ ~-N-ec~~ · a cura di Sergio Bernabe • L 'apparato digerente a scuola Esperienze, problemi ed idee su come si costruisce la conoscenza su strutture e funzioni dell'organismo vivente. MariaARCA' Ringrazio molto voi tutti dell'invito a parteciparea questa Convegno. Anche se provengono da un contesto tanto lontano d.a1 vostro spero che le esperienze di scuola e di insegnamento che voglio presentarvi possano darvi 1U1a idea delle immagini del "corpo" che molte persone, anche adulte, spesso hanno; e che questa possa in qualche modo esservi utile nella professione. 10 lavoro, ormai da molto tempo, con. bambini di scuola materna ed elementare -raramente di scuola media- per cercare di individuare le difficolta profonde (gli "ostacoli epistemologici") che OgnlIDO deve affrontare se vuole capire almeno qualcosa del proprio firnzionamento fisiologico; e si sa bene che molte di tali difficolta nascono anche dai modi in cui argomenti come questa vengono insegnati a scuola. D'altra parte i bambini -come i grandi- sono sempre profondamente coinvolti nel tentativo di spiegare, in primo luogo a se stessi, quello che succede nel proprio corpo per darsi ragione dei piccoli malesseri, delle sensazioni, dei movimenti e dei rumori che sentono alloro intemo. Non e facile pen) in una situazione didattica far parlare liberamente i bambini sulle strutture e sui processi da loro considerati "causa" del vivere, del muoversi, del crescere...; 0 portarli a dire come, da che cosa, hanno secondo lora origine le proprie sensazioni di star bene 0 di star male -a volte cosi complesse the difficilmente si riesce a descriverle-, 0 i vari modi di sentirsi intemamente - a cui non si sa neppure dare un nome. • In questa tentativo di capire non sono coinvolti soltanto "l'immaginario" 0 I' "emotivita" rna anche conoscenze: esperienze vissute personalmente 0 da Idee di preformismo sono d'altra parte presenti anche nelle parole e nei disegni di bambini molto pin grandi: molti pensano che il pesciolino (0 il pulcino, 0 il bambino...) sia fin dall'inizio gia completamente formato dentro l'uovo, basta aspettare che cresca un po', e poi, verra fuori, In modelli come questi non c'e alcuna idea di trasformazione e di sviluppo rna soltanto di accrescimento senza cambiamenti di forma. Spesso i bambini immaginano nelle uova 0 nei semi delle piante (riportando alia nostra memoria adulta antiche immagini di erbari medioevali), individui minuscoli rna completi che ad un certo momenta nasceranno; e vedono (e disegnano !) la piantina di fagiolo ben completa e arrotolata dentro il seme, in attesa che con l'acqua si apra un buchino nella buccia e la piantina possa cominciare a uscire fuori. Modelli "epigenetici" sono pure presenti, forse pin rari: i bambini parlano di qualcosa "che ancora non aveva la forma" di pesce (0 di pulcino, 0 di bambino) e che la acquista a poco a poco, col tempo. Ma e concettualmente difficile, anche per gli adulti, rappresentarsi mentalmente processi di cambiamento senza scandirne la continuita in "stadi", "livelli", "momenti", "quadri", ciascuno ben distinto daI precedente e dal successi yo, ciascuno solo emblematicamente capace di rievocare "dal principio alla fine" I'intera trasformazione. altri, febbri e indigestioni, visite mediche, medicine cattive, parole degli adulti, disegni dei libri, spiegazioni di insegnanti, spiegazioni autonome ... costruiscono una sorta di consapevolezza di fondo certamente un po' "strana", rna a volte piu logica e pin complessa di tanti saperi ufficiali. Non e facile parlare direttamente di se stessi: a scuola e importante trovare e costruire situazioni pretesto in cui i bambini possano spiegare, per esempio, cosa fanno per vivere i piccoli animali allevati in classe, come e quando crescono, cosa significa per lora "diventare grandi", come mai ogni tanto si ammalano 0 muoiono. Si tratta di momenti di lavoro in cui e facile proiettare le proprie conoscenze su altri organismi - diversi da se quanta basta perche pari arne non sia pericoloso, uguali a se quanta basta perche sia lecito attribuire lora le sensazioni e Ie situazioni vissute personalmente. Come esempio della profondita e della acutezza delle osservazioni che bambini di quattro anni possono fare, rna anche della confusione che si genera costruendo opinioni e sapere a partire da parole e spiegazioni mal capite, vorrei citare una lunga esperienza svolta in una Scuola dell' infanzia di Modena (Ins. N. Garuti). 1 bambini di quattro anni hanno nella loro sezione lID acquario: occuparsi dei pesci, accudirli e guardare quello che fanno e una delle loro attivita quotidiane, le discussioni su argomenti suggeriti dalle osservazioni rappresentano momenti di un lavoro che si e sviluppato per mesi. Emergono consapevolezze e opinioni, ipotesi e conoscenze su fondamentaIi temi di biologia: eel e strano riconoscerli, in forme assai diverse da quelle tradizionali, nella elaborazione personale di questi bambini. "Devono crescere, i pesci, mi sembra che tutti i giomi crescono". "Crescono una volta la settimana, perche loro compiono gli anni una volta la settimana... rimangono piccoli per sette giomi, poi viene il giomo otto e crescono un po'" "Quando la mamma eben grossetta vuol dire che sta perfare un uovo, le uova escono dalla pancia e dentro ci sono i pesciolini" "Crescono una volta la settimana perche noi gli diamo da mangiare una volta la settimana" Il tempo e sempre coinvolto nella spiegazione dei cambiamenti, a volte inteso esplicitamente come causa del processo (sicresce, 0 si guarisce, perche il tempo passa); altre volte scandito in punti 0 momenti critici in cui avviene qualcosa di molto particolare (si cresce il giorno del compleanno, ci si e ammalati nel momento in cui si e mangiato quel gelato, si resta malati finche un bel giorno si e guariti). Sviluppando il tema della crescita con bambini di diverse eta ci si rende conto che spesso entrambi i modelli di trasformazione, quello continuo e quello discontinuo (discreto) sono contemporaneamente presenti nei lora discorsi: la scelta avviene quasi senza contraddizione reciproca, a seconda del contesto. "Penso che i pesciolini nascono dalle uova, la mamma fa le uova poi i pesciolini aspettano un po' nell'uovo, poi vengono fuori" "Nell' uovo c'e prima l'occhio, che poi si trasforma e diventa tutto il pesce" Dietro descrizioni cosi semplici si possono intravedere i modelli profondi preformistici e/o epigenetici con cui la biologia ha da sempre cercato di spiegare 10 sviluppo e la differenziazione embrionale. 240 241 • Non solo dai bambini piccoli, del resto, le spiegazioni temporali di processi di cambiamento devono essere profondamente elaborate per diventare cognitivamente significative (3). Questi bambini di quattro annidicono che si cresce perche il tempo passa, che si. cresce mentre il tempo passa: in modi che dipendono da come ciascuno di loro immagina che passi il tempo... Si cresce perche si mangia, si cresce quando si mangia... dipende da quanto, quando e come si mangia. Oppure si cresce per cause interne, ed e per esempio un crescere interno, forse quello della scheletro, che si ripercuote sul crescere esterno. .i" psicologicamente "forte" PUQ generare fiducia 0 paura del mondo, e questa influenza di solito anche il comportamento cognitivo. Uno stesso fatto "evidente" PUQ infatti essere interpretato in maniera positiva 0 negativa a seconda di come viene vissuto da ciascuno, riferito alle proprie personali relazioni con gli altri, a quelle tra grandi e piccoli, a quelle tra adulti... Un giorno, nell'acquario, un pesciolino e morto: i bambini 10 vedono galleggiare immobile, e discutono tra loro sulle possibili cause di guarigione o di morte. 1 "Le malattie non si possono vedere perche sono dentro di noi, si sentono pero. Ti possono venire se mangi delle cose che non puoi mangiare". Proseguendo nel lavoro, si PUQ cominciare a focalizzare l'attenzione sul cibo, sugli alimenti adatti al vivere e allo star bene: il collegamento mangiare-crescere si puntualizza, si defmisce meglio... e porta a nuovi problerni. Crescendo, si diventa grandi, si diventa "come" i grandi. I bambini sono ben consapevoli di diversita individuali all'interno di una pili schematica sorniglianza "di specie": si sa -perche ci se ne accorge, perche si sente dire di assomigliare per alcune cose al padree per altre alla madre, per altre ancora ai nonni, nei caratteri sornatici e nei comportamenti, rna si vede anche quanta si e diversi da loro. Non e banale per un bambino individuare le caratteristiche personali e quelle "ereditate" dai genitori come elementi che 10 contraddistinguono all'interno di uno schema comune di "umano", ne sopratutto immaginare, sulla base di poche e vaghe cose sentite dire, come e possibile essere, sopratutto diventare, uguale rna diverso dai propri genitori. 1 A\ r \. ! j "Una malattia e qualche cosa che puo fare anche ammalare, e anche delle altre cose che possono causare anche la morte.. " Si muore perche si e piccoli e non ci si PUQ difendere: "il freddo fa venire le malattie: i grandi se sentono freddo non gli fa niente, invece i piccoli possono morire di freddo, perche i grandi hanno piu forza"; maanche Gli aspetti di relazione affettiva fanno anche essi parte delle necessita vitali; sentirsi uguali 0 sentirsi diversi da un modello socialmente e ( 3 Come ci rappresentiamo, noi adulti, il passare del tempo in relazione al "se uno epiccolo non puo morire, deve aspettare tanto prima di morire, si dovrebbe morire quando uno e grande grande". . Succedono anche fatti strani: nostro vivere e agli eventi, contemporanei 0 in successione, che costruiscono la nostra esperienza ? quali sono i modelli culturali a cui ci riferiamo ? Se immaginiamo il tempo come un fiuire al di fuori di noi -simbolizzato dal yolo di una freccia, dallo scorrere di un fiume, da un andare uniforme, 0 ritrnico 0 disarmonico... nella direzione della irreversibilita come ne spezziamo il flusso perche vi succedano "dentro" gli eventi e i processi, ciascuno con il proprio tempo e la propria durata ? come 10 "azzeriamo" negli esperimenti riproducibili ? Se invece immaginiamo il tempo come una successione di cicli che si ripetono -secondo un modello di "eterno ritorno"- come pensiamo il ri cominciare di lUla durata, l'avvicendarsi dei cicli, la transizione dall'uno all'altro? I' I ,. I, I "io 10 so una malattia che portano i pesci: il tifo. Lo tengono in una zampa e 10 devi togliere can tre pasticche che 10 riescono a prendere e a mandare via, cosi guariscono. Sai che i! tifo e molto pericoloso se si attacca"; Per fortuna ci sono le medicine: :1 II /1 "Le medicine sono fatte apposta per guarire: si beve e poi si calma, perche quella pastiglia li ha tante cose che fa guarire. Le medicine I L 243 242 • mischiarsi insieme, rna sopratutto che entrambi vengano trasformati e utilizzati nel funzionamento del corpo. Anche bambini piu piccoli, nella scuola materna, provano a raccontare e a disegnare illoro "interno": si trovano, ad eta diverse, immagini molto simili, riconducibili a stereotipi radicati nella eultura, che talvolta corrispondono in senso letterale- ai modi con cui noi adulti -in senso metaforico rappresentiamo e descriviamo gIi stessi fatti. combattono contro le malattie e se riescono noi possiamo guarire, altrimenti no". I racconti sulle malattie e la morte del pesce mettono in gioco ricordi ed esperienze personali che costituiscono altre testimonianze su come i bambini immaginano il proprio vivere, ancora una volta specchiandosi suI vivere degli altri. E' importante tuttavia aiutarli a riconoscere le "forme temporali" secondo cui si svolgono processi di uno stesso tipo: e costituire delle tracce schematiche di eventi che permettono ai bambini di riconoscere esperienze gia vissute. Si comincia ad avere il mal di gola, poi viene la febbre, poi si deve prendere 10 sciroppo che sa di arancio, poi ... e poi si torna a scuola. n sentirsi male, le medicine, quello che e successo prima, durante 0 dopo la malattia costituiscono dunque delle piccole "storie" che possono essere confrontate, sia pure attraverso una memoria che le dilata e le deforma. Accanto ad aspetti convenzionali traspaiono tuttavia dai disegni anche idee e pensieri originali, specifici di ogni bambino. Questo si nota assai bene nei prodotti di lavoro individuale, in cui si puo disporre di piu tempo per le proprie riflessioni. , Attraverso questo itinerario, guidato dalla storia dei pesci, e possibile dunque rendersi conto della varieta e della complessita, a volte anche della saggezza, delle idee di bambini di quattro anni che discutono sulla vita e su1la morte. Come abbiamo gia detto, siamo di fronte ad uno strano intreccio di esperienze vissute, di immaginazione, di parole sentite dai grandi, di conoscenze di se proiettate sull'estemo, di identificazione con altri viventi... Ma la ricchezza di queste cosmologie infantili, di questi universi mentali, non trova faeilmente spazio e tempi per essere espressa, aseoltata, modificata dall'interazione con gli adulti, arricehita da altre riflessioni. Probabilmente i bambini eontinueranno a cereare per conto proprio "cause" nascoste per "effetti" evidenti, le immaginazioni si radicheranno, e la comunicazione con la eultura degli adulti diventera sempre pill:diffieile. I. Vediamo adesso come altri bambini, di seuola elementare, rappresentano nei loro disegni le loro idee sull'interno delloro eorpo, e sul suo funzionamento. Le domande con cui eerehiamo di provocare le loro risposte sono sempre falsamente banali: come si cresce? che succede di quello che mangi ? Dai disegni appare chiaro che il corpo epercepito piu come un sacco, riempito malamente di organi e di "parti del corpo", che come un insieme organico di strutture collegate e funzionanti, Ci sono tubi che partono dalla bocca e arrivano in una generica "pancia", spesso chiusa come una sacca, .raramente collegata anche solo topologicamente con un intestino 0 con un ano; ci sono "alberi bronchiali" disegnati con rami e radici; cuori dalla classica "forma a cuore", raramente messi in relazione con le righe rosse 0 blu che rappresentano -0 simbolizzano- vene e arterie. Ci sono dei nomi: ginocchio, muscolo, fianchi, braccio...ossa: rna assai spesso sono indicate come "ossa" le discontinuita delle articolazioni. Altre "ossa" hanno la forma tipica dell' osso per cani, e a volte circondano la superficie intema del corpo come una sorta di armatura; altre volte 10 scheletro ha la forma di una enorme spina di pesce.... che si dirama in due spine di pesce piu piccole nelle gambe - assai raramente nelle braccia. Macchie di colore rosso, 0 bruno rappresentano una milza, 0 un fegato...; le corde vocali sono rappresentate come vere corde ("una per ogni lettera dell'alfabeto", oppure "una per par/are a voce bassa, una per la voce normale, una per gridare e una per piangere'ty; alcuni bambini indicano le tonsille 0 l'appendicite .. chiaro ricordo di interventi operatori subiti. Come si puo costruire una organicita di funzionamento a partire da questi stravaganti insiemi di pezzi ? D'altra parte, facendo esattamente 10 stesso lavoro con insegnanti di scuola e1ementare, 0 con adulti (non specificamente competenti su questa argomento), si ottengono risultati non molto diversi da questi, In classe, i bambini si stendono per terra e disegnano la loro sagoma, a grandezza naturale: poi cominciano a lavorare insieme, discutendo in piccoli gruppi senza intervento adulto, e provano a rappresentare cosa c'e "dentro", per esempio le strade ehe l'acqua, la mela, il cibo percorrono all'intemo del corpo. Quasi tutti i bambini di questa eta disegnano almeno due tubi, uno per il cibo solido e l'altro per i liquidi (alcuni disegnano anche un terzo tuba per l'aria), che partono da1la bocca e arrivano direttamente alIa "vescica" e "all'ano". E' difficile pensare non solo che solidi e liquidi debbano x j Aumentano forse i termini conosciuti (bolo, chilo, chimo, succo pancreatico...), spesso malamente adoperati, rna l'organizzazione spaziale almeno topologica delle varie parti, le continuita e le discontinuita funzionali, le interazioni e i controlli reciproci tra diversi apparati, restano assai simili a quelle dei bambini. ;); 245 244 'II • • [Nota del Redattore Purtroppo, per motivi tecnologici, non e stato possibile riprodurre i disegni con le didascalie, dettate dai bambini stessi, che illustravano i diversi elementi dei disegni, E' sembrato pen) importante non privare il lettore della possibilita di riflettere sulle descrizioni fatte dai bambini dell'organo indicato come il j Laura: I I cervello.] ! I I In cervello e: Fabrizio: I ~ I Marco: j, I Davide: Ii I IDeborah: ~ II cervello e quello che e dentro la testa noi ce I'abbiamo dentro alia testa quindi noi non 10 possiamo vedere Serve per pensare uno pensa a una cosa il cervello capisce quello che dice la persona che sta pensando e dopo il cervello fa dire le cose alia persona che stava pensando II cervello cia tante cose che fanno una specie di montagna che e dentro alia nostra testa Sognare e la stessa cosa di pensare uno pensa a un sogno poi dopo il cervello glielo fa venire in mente e cos! uno sogna la persona che vuole sognare 0 pensare e lei che obbliga il cervello a sognare 0 a pensare se uno fa dei brutti sogni deve costringere il cervello afarne di piu belli se per una notte un sogno brutto pUD anche andare bene ma se eper tante notti non va bene perche uno si sveglia e non riesce a riposarsi bene II cervello efatto in un modo come il sangue che scorre in tutte le braccia e il cervello scorre in tutta la testa II cervello serve per tener ferma la testa serve per fare venire in mente le cose che il bambino deve fare e il cervello che si inventa le cose e poi gliele dice al bambino e il bambino le fa. II bambino dice al cervello voglio fare una cosa il cervello sente e il bambino la fa II cervello serve per ragionare e per pensare se noi non ragioniamo non ragioniamo piu con la mia testa io devo ragionare con il cervello se io sto molto 1 IFilippo: Andrea: 1 I I Anna: '! e Davide: Chiara: ,I :1 Marika: Alessio: Davide: attenta il cervello funziona se io non sto attenta il cervello fa quello che vuole e non ragiona piu II cervello e una cosa tenera che fa pensare e di una cosa molle e serve perfar pensare aile cose che uno deve dire 0 a degli amici 0 alia mamma 0 al papa. II cervello ha delle cosine se uno deve dire delle cosine alia mamma 0 al papa ci pensa un attimo e poi le dice II cervello serve per parlare perche cia la testa e la lingua II cervello efatto con dei tubicini servono per pensare II cervello serve per tenere la memoria e per pensare c'e una cosa nel cervello che non so come si chiama che tiene la memoria II cervello ci fa pensare delle idee II cervello e una cosa che fa tenere bene la testa la fa girare da destra a sinistra e anche per tenere il collo e la gola II cervello e una cosa tonda come una palla e serve per pensare tu devi stare zitta e se ti viene in mente qualche cosa vuol dire che ha pensato il cervello quando io voglio fare una e il cervello che me 10 dice. Quando uno sta male e il cervello che glielo dice al bambino quando pero il cervello non funziona piu uno non pensa pia a niente e quando dice delle cose non sa neppure quello che dice perche non pensa col cervello II cervello serve per pensare uno si.ferma un attiminofa cos! e pensa alia cosa che vuole Queste [Ie righe tracciate nel disegno dentro il cranio] sono per aiutare il cervello perche altrimenti il cervello non riesce afar pensare il bambino che deve fare le cose intelligenti devefare a modo il bravo bambino II cervello che serve perstare in vita per parlare la vita e una cosa che resti in vita e non muori mai Dal punto di vista funzionale poi le cose non vanno molto meglio. Sempre guidati da frasi mal ascoltate 0 mal capite non pochi bambini ripetono zelantemente che: 250 251 • "ilcibo si divide in patti buone che vanno af sangue e in parti cattive che si trasformano in feci" fame sale e scendono quando la fame scende. Ogni bambino ha la "sua" fame: le rappresentazioni della stessa variabile sono diverse l'una dall'altra, ciascuna con un suo andamento temporale, con i suoi massimi e minimi variamente distribuiti. Il grafico della fame di Maria e evidentemente diverso da quello della fame di Emanuela ed e facile immaginare come sarebbero diversi il salire e 10 scendere della fame della stessa Maria, in vacanza 0 a scuola. Dunque, il confronto tra gli andamenti di una variabile rappresentativa puo mettere in evidenza le differenze tra sistemi, e dare informazioni complessive sulla specificita di ciascuno. D'altra parte, proprio perche i "sistemi" a cui la variabile si riferisce sono bambini, di una stessa eta e di una stessa classe, le forme della "fame nella giomata" sono schematicamente simili, e sarebbe anche possibile trascurare le differenze individuali per disegnare una curva rappresentativa della "fame di bambini di seconda media". La fame e perc soltanto una delle tante variabili, semplici 0 complesse, il cui andamento permette di ricavare informazioni sul funzionamento complessivo del corpo. Tale andamento puo poi essere facilmente correlato a quello del sonno, della voglia di studiare, di giocare, di litigare con i compagni.... cioe a quello di altre variabili che a loro volta cambiano nel tempo con una forma loro propria. Si vede cosi che contemporaneamente tante cose succedono, rna ciascuna con i propri ritmi, con una propria dinamica; ciascuna con una "forma temporale" schematicamente riconoscibile. Andando avanti su questa strada, si puo ancora giocare ad indovinare, data la forma di un andamento, la variabile a cui potrebbe riferirsi: si scoprono le differenze tra andamenti periodici, lineari, a soglia...; i tentativi di porre correlazioni tra modi di cambiare di variabili diverse rendono poi piu facile irnmaginare funzionamenti contemporanei e vederne l'interazione reciproca. senza neppure irnmaginare come 0 perche avvenga "if dividimento" di quello che hanno complessivamente mangiato come "cibo buono'', Non pochi pensano che sia il cuore a dividere "if sangue pulito" e il "sangue sporco" ("se non e if cuore, forse aflora eif fegato, che e come un depuratore "), senza neppure immaginare che cosa possa mai "sporcare" il sangue all'interno del corpo. L'insegnamento scolastico, del resto, si limita sostanzialmente alIa descrizione degli apparati digerente, respiratorio e circolatorio, a qualche parola sul sistema nervoso ed ad irnmancabili silenzi sugli apparati sessuali; non si suppone neppure che anche -senza parlare di cellule- le estremita 0 periferie del corpo abbiano almeno un metabolismo. Gli adulti spiegano: "if cuore e come una pompa" ... rna dimenticano di collegarsi all'esperienza dei ragazzi, che non distinguono tra forma e funzionamento. Quale delle varie pompe da loro direttamente conosciuta assomiglia a un cuore e poi, chi pompa la pompa-cuore ? Rendere comprensibile il funzionamento organico del corpo non e affatto facile, rna bisogna anche riconoscere che pochissimi insegnanti ci provano seriamente. Anche da adulti si continuano ad ' avere in testa modelli scoordinati della propria fisiologia, talvolta arricchiti da informazioni frarnmentarie, da nozioni in se corrette che perc difficilmente si integrano con quello che si e sempre creduto vero. E' molto importante nel lavoro in classe, sulla base delle opinioni schematizzazioni comuni a tutti i bambini andare a trovare le differenze individuali, le esperienze di riferimento specifiche per cui le modellizzazioni dell'uno differiscono da quelle dell'altro. Ancora piu importante e cercare modi di farle evolvere culturalmente, attivando processi di elaborazione cognitiva capaci di selezionare le "parti buone" dalle "parti cattive" di un modello, e di svilupparle per capire meglio. Questa capacita di mettere in relazione uguaglianze e diversita nelle forme di cambiamento di una 0 piu variabili rappresentate schematicamente permette di fare inferenze sempre piu accurate sulle dinamiche dell'intero sistema. Dunque, analizzare le interazioni tra "comportamenti" a livello di sistemi e a livello di variabili rappresenta, secondo noi, un importante strumento concettuale del pensiero biologico, e del pensiero scientifico piu in generale. Attraverso un tale strumento le "cause" di un succedere si possono -a volte- individuare proprio nella correlazione tra differenti dinamiche: cosi la relazione (a volte troppo irnmediata!) che collega direttamente una causa ad un effetto perde l'aspetto totalizzante del suo valore interpretativo. D'altra parte la "correlazione tra cause" -come la "correlazione tra effetti" puc assumere forme talmente stabili da essere facilmente individuate e riconosciute: e proprio la "stabilita" di certe configurazioni che permette di Le descrizioni-immagini "iconiche" della complessita di un corpo visto come "sistema di strutture" ne ipotizzano una fisiologia ma non la rappresentano specificamente. Un diverso "modo di guardare" potrebbe perc portare l'attenzione sui funzionamenti e le dinarniche temporali interne allo stesso sistema, e a descriverli osservando il cambiamento correlato di specifiche variabili individuate. Abbiamo dunque cominciato col chiedere ad ogni bambino di rappresentare, prima a gesti e poi su un foglio, l'aumentare e il dirninuire della propria fame, durante il giomo e la notte, E' chiaro che all' inizio le rappresentazioni sono puramente analogiche, al di Iii di qualsiasi intento di misura: la mano, il tracciato, salgono quando la 252 253 • riconoscerle anche in situazioni molto diverse. Si possono allora valutare eventuali discrepanze da una forma nota, distinguendo un andamento "anomalo" 0 "alterato" da uno "normale". Una conversazione sui pesci di bambini di cinque anni Come obbiettivo dell'intero lavoro, vorremmo portare i ragazzi ad una riflessione consapevole sulla propria fisiologia, rendendosi conto inizialmente della contemporaneita di processi parziali integrati in un funzionamento complessivo, e guardando quindi Ie relazioni funzionali tra Ie varie "parti". Ci sembra importante che i ragazzi imparino a confrontare tra lora vari modi di essere (stati), e a riconoscere la varieta e la complessita delle strutture sincronicamente compresenti. Il punta pili difficile pen) e portarli a confrontare modi di diventare (trasforrnazioni), e a riconoscere la varieta e la complessita delle forme di processi diacronici. Di questi infatti si vede solo "un momenta per volta", rna si impara a prevederne 10 svolgimento completo ricordando di averli visti altre volte, 0 valutando Ie differenze tra pili momenti di uno stesso succedere. D'altra parte, aspetti sincronici e aspetti diacronici sono sempre selezionati, l'uno contro 10 sfondo dell'altro, da modi di guardare raffinati che, nell'individuarli e valutarli, si fondano su attivita concettuali di schematizzazione, di classificazione, di confronto... Scuola dell'Infanzia del Comune di Modena Ins. N. GARUTI La situazione: I'acquario dei pesci Nell'acquario di sezione sono stati individuati dei pesci piccoli nel filtro. Questo episodio ha suscitato interesse perche non si erano notate Ie mamme, per cui e stato inaspettato. Da qui conversazione a gruppi: una prima domanda (come sono nati ?) lasciava poche variabili, infatti Ie risposte segnalavano Ie uova 0 Ie mamme, Da questi spunti si puo prendere l'avvio per indagare sui processi di "imparare" e di "riconoscere", suI sistema umano di costruzione di conoscenza. Certo, ogni evento che si svolge nel presente puo essere confrontato con l'esperienza e la memoria di altri passati, se ne puo conoscere l'evoluzione, ricostruirne mentalmente la storia complessiva in un susseguirsi di analogie con altri eventi vissuti. Tuttavia continuiamo a stupirci del fatto naturale (biologico) che ci permette di conoscere, 0 riconoscere, ogni divenire complesso in quanta somigliante ad altri visti; ed al tempo stesso di individuarlo come unico nelle sue specifiche -mai viste Come sono nati i pesci ? A. Chiara: diversita, Dalla pancia della mamma, non l'ho visto, non possono nascere da soli Silvia: Penso che i pesciolini nascono dalle uova, la mamma fa le uova poi i pesciolini aspettano un po' nell'uovo, poi vengono fuori Marina: Per me sono d'accordo con Silvia. E'vero che, quando la mamma eben grossetta, vuol dire che sta perfare un uovo, queste uova escono dalla pancia e nascono i pesciolini Barbara: Per me possono nascere anche da soli 255 254 • Gino: Perche stanno soli ? Stefano: Giacomo: MirkoM.: Sara M.: Mirko C.: Sara M.: Sara S.: Giorgio: Nascono dalla pancia della mamma e del papa, no cancella dalla pancia del papa Raffaele: Mattia: A me mi sembra che stanno li perche hanno paura di quei grandi, perche credo che li mangiano Non credo perche di solito le mamme e i papa vogliono bene ai bimbi, non li mangiano mica Guarda, si litigano Per me, giocano a nascondino, non vedi che si sono nascosti ?1 10 dico che impossibile che mangiano, perche devono pur diventare grandi. No, i grossi mangiano il mangiare dei piccoli e i piccoli quello dei grossi. 1 pesci sono amici fuorche i grandi, gli squali Li hanno messi la perche hanno paura di quelli che non conoscono Loro credono di andare a pescare, vedendo che sono dentro all'acqua, invece i piccolini credono che li vogliono mangiare, per quello restano li Non vanno con gli altri, perche e troppo pericoloso, ci sono gli altri pesci sconosciuti che fanno prendere paura ai piccoli. Stanno dentro COS! la mamma va nei buchi e gli da da mangiare e Fernando: Silvia: u Marina: Luea: Come saranno da grandi ? Fernando: Alessandro: Silvia: Stefano: Mirko C.: Stefano: Giorgio: Diventano diversi. non uguali, devono essere rossi di tutti i colon', non vogliono nascere cos! uguali Non diventano cosi, devono essere come il papa e la mamma, altrimenti non ci stanno, schiacciano i pesci Ogni pesce se enato da una mamma puo assomigliare a sua madre 0 a suo padre, io per esempio sono un po' uguale a tutte e due perche sono nata con gli occhi marroni e tutta la mia famiglia ha gli occhi marroni. Esempio ho i capelli marroni, mio padre li ha neri, ma mia madre un po' bionda e anche un po' marrone. Non siamo tutti uguali. Pero anche i pesci possono fare came noi: assomigliare poco ai suoi genitori, 0 meta a tutti e due Diventano un po' piu cattivi, quando si epiccoli si e piu buoni, perche quando sono piccoli fanno meno tribolare sua madre e Cresceranno ? Cosa devonofare per crescere ? Sara S.: Devono muoversi, bisticciarsi cos! loro, quando uno Sara M.: Mangiano, mangiano tanto come noi hanno bisogno di riempirsi il sangue, di dorm ire di mangiare, pero gli da da mangiare la pesciolina che li ha fatti Giocare a calcio, fare ginnastica mangiare, bere, dormire, devono imparare l'educazione, non ferire i suoi amici, non dire le parolacce, non farsi le linguacce, non darsi i calci e gli schiaffi Possono giocare a calcio perche hanno la coda 1 pesciolini imparano anche a parlare oppure anche a nuotare a modo, a imparare tutte le cose che i genitori fanno 1 pesci possono anche crescere con i frutti buoni che nascono dagli alberi Li vedi li gli alberi ? Te 10 vedi un tronco 1 li vuole catturare, un po' si possono difendere Devono mangiare come tutti noi, esercitarsi come fa la lora mamma con la coda. altrimenti da grandi non riescono a muovere la coda Con le pinne danno dei colpi alia parete cos! diventano forti Grandi come una balena Ma no, non li ha fatti la balena, devono essere come le sue mamme Devono molto mangiare altrimenti diventano piu piccoli, anche fare un po' di ginnastica altrimenti la fame non gli viene. 10 faccio sempre ginnastica quando eora di mangiare, cos! mangio un piatto di pasta asciutta, lora se ne vanno in giro per quest'acqua Barbara: La crescita dei pesci Quando si cresce ? Un po' tutti i giorni oppure ogni tanto? Devono crescere i piccoli una volta al giorno, perche Luea: Francesco: Massimo: 256 io, quando li vado a vedere, mi sembrano sempre uguali Ci sono sempre andato a vedere e mi sembra che tutti i giorni crescano No secondo me crescono una volta alia settimana perche lora c'hanno... compiono gli anni una volta alia settimana. Quando finisce l'anno diventano piit grossi 257 • J Mirko c. Giorgio: Fabrizio: Giacomo: Sara S.: Fernando: Gino: Davide: Rossella: A. Chiara: Francesco: I1 No, possiamo crescere solo noi, loro no, non possono compiere gli anni se no, se vogliono la torta, non possiamo dargliela, neanche i regali, loro sono i pesci. Crescono una volta alla settimana, non possono prima, rimangono piccoli per sette giomi diciamo, poi viene if giorno otto e crescono un po' di piu. Poi stanno piccoli altri sette giomi e diventano grandi. Ci vogliono ancora diciassette settimane, cento, se no non possono crescere I pesci crescono una volta alla settimana, perche if messaggero gli da da mangiare, allora devono mangiare tanto se vogliono crescere I pesci non eche li fa crescere if mangiare ma 10 scheletro, quello che sta dentro al corpo, e if corpo che 10 fa crescere, e if corpo cresce col mangiando, perche if mangiare va nell'intestino 10 penso che i pesci crescono perche mangiano Ie robe che gli diamo, ma devono mangiare tanto, crescono piano, piano 10 penso che i pesci mangiano e, essendo che sono molto piccoli, non riescono a mangiare molto in fretta, quindi mangiano un po' alla volta, per quello che sono uguali perche mangiano adagio Anche quando si dorme si cresce, perche quando mi alzo mi sento grande. I grandi mangiano cos! non muoiono Il papa a mangiare diventa piu grande, la mia mamma esempre piccola non diventa grande, sta sempre piccola perche enata cosi I grandi mangiano, perche cosi diventano grandi, mangiano mangiano e diventano grandi. La mia nonna epiccola, mangia piu della mamma ma e piccola, e nata prima della mamma, ma eancora piccola. Quando va a letto e si alza la vedo un po' piu grande Se mangiano tanto i pesci diventano sempre piu grandi e quando vado a vederli li vedo sempre piccoli Penso che i pesci mangiano tanto, diventano grossi, vuol dire diventare piu grossi di uno. if papa e la mamma rimangono cosi, mangiano tanto ma sono cresciuti abbastanza e rimangono cosi, il mangiare gli serve per vivere Per me i grandi crescono ancora, crescono finche non sono cosi (segna con le mani un pesce grosso) ( I f ( L f.i f ~, l' I' I ) Mirko c. Dall'ulsima osservazione abbiamo visto che alcuni pesciolini sono cresciuti di pin degli aliri, come mai ? Secondo me i pesci crescono anche due volte al Luca: giomo, quello che e cresciuto grande, puo anche crescere senza mangiare, perche loro sono dei pesci. I grandi mangiano di piu e anche i piccoli possono mangiare di piu Alcuni mangiano poco e alcuni mangiano tanto, dei MirkoM.: giomi non ne vogliono pill e invece quello pill grandino mangia sempre Forse non gli piace if mangiare che gli diamo noi e Stefano: allora crescono Forse lora da quando erano nati non avevano Marina: mangiato molto. Non ve 10 so dire perche alcuni crescono pii: e altri di meno, questo e un po' difficile I pesci grandi crescono prima e i piccoli crescono Andrea: dopo. Sono nati prima dei piccoli. Il pill grande aveva mangiato molto I pesci non possono diventare un pescecane, non sono Stefano: adatti a pescecani non sono nati dai pescecani e non sanno fare i movimenti da pescecani i pescecani sono diversi, hanno le pinne diverse e la Massimo: coda piu grossa, e dei righini per respi rare Di fronte alia morte E' morto un pesce l Raffaele: ~ I Mirko C: Sara S.: I j r I ~ Per me if pesce con la coda lunga, puo essere un pescecane, allora deve mangiare. Aforza di mangiare, se uno e gia grande non cresce piu. Devono crescere solo i piccoli, i grandi devono ancora mangiare, devono mangiare 10 stesso altrimenti muoiono e ci rimane solo 10 scheletro Luca: Francesco: E' una femmina, 10 capisco dalla coda perche la coda egrigia. E' a pan cia in sue staferma, gli occhi sono aperti C'e anche della gente che muore con gli occhi aperti 10 vedo che gli altri pesciolini stanno bene e si capisce perche se un pesciolino sta bene nuota e se non sta bene sta sdraiato. Gli altri non 10 guardano neanche Forse gli fara schifo ! E' morta perche forse I'acqua era troppo gelata e gli viene freddo e muore ~ 258 259 • Fabrizio: Luca: Massimo: Giacomo: SaraM: MirkoM: Sara S.: Raffaele: Marina: Massimo: Perche allora gli altri non sono morti ? Secondo me e morta questa notte e morta solo lei perche i grandi se sentono freddo non gli fa niente invece i piccoli possono morire dal freddo perche i grandi hanno piu forza Micca sempre, perche se uno in questi tempi e diventato vecchio non e micca forte come quando era giovane ! Forse la pesciolina ha mangiato qualche cosa che non andava bene Forse il cuore si e stancato di battere perche forse una malattia molto grossa puo causare una malattia al cuore Secondo me quando venuto if freddo la pesciolina e morta subito poi e venuto subito if caldo e gli 'altri si sono salvati E'la luce dell'acquario che fa caldo Forse gli altri pesciolini non hanno freddo e quella pesciolina li ha sentito freddo. Anche a me delle volte e capitato di sen tire diverso Quando uno c'ha freddo puo anche avere lafebbre Per me con l'acquafredda pub aver preso una malattia e dopo e morta 10 10 so una malattia che portano i pesci: lL TIFO. Lo tengono in una zampa e 10 devi togliere con tre pastiglie che 10 riescono a prendere via cost guariscono. Sai che il tifo molto pericoloso se si attacca Le medicine sono fatte apposta per guarire, si beve e poi si calma.perche quella pastiglia lt c'ha tante cose che fa guarire Le medicine combattono contro la malattia e se riescono noi possiamo guarire altrimenti no. La malattia puo essere if morbillo 0 la febbre 0 cose del genere La malattia e qualche cosa che pub anche fare ammalare e anche delle altre cose che non mi ricordo che possono c~usare anche la morte di un pesce, perche se un pesce piccolo non puo morire deve aspettare tanti anni prima di morire Dovrebbero morire quando sono grandi grandi Ti possono venire se mangi delle cose che non puoi mangiare come ad esempio se mangi della terra: forse quel pesciolino li ha visto if pesce pulitore che pulisce i sassi e forse ha provato anche lui a pulire la t Francesco: Fabrizio: e Rossella: yl Marina: Luca: , "! Che cosa succede at pesce adesso che emono e a tutti quelli che muoiono ? Fernando: Non succede niente, rimane sempre cosi Sara S.: Prima rimane cosi per un bel pezzo di tempo poi ci Mirko C.: Raffaele: Alessandro: e Francesco: Mirko C.: Andrea: \ e Giorgio: Fernando: MirkoM: Fernando: Massimo: 260 vaschetta e si e sentita male perche non era una femmina pulitora. if pulitore ha 10 stomaco che e fatto per mangiare 10 sporco e se lui mangia if mangiare degli altri pesci sta male Ha mangiato troppo e si muore Non si muore, si sta male Perche c'ha la pancia ancora piena e allora si muore perche ha mangiato troppo, lei non 10 sente che ha la pan cia piena Non 10 sa perche e an cora piccolo Puo darsi anche che ha preso paura e gli uomini per paura non muoiono, ma i pesci si La pesciolina e con la schiena curvata perche forse gli e venuta una gobba ed e successo che sta a testa in giu e emorta perche Ie spine si sono spezzate I pesci possono morire quando c'e freddo se c'e molta acquafredda perche anche noi moriamo se c'e molto freddo perche if freddo pub fare venire Ie malattie rimangono solo Ie ossa e la came e marcita, poi anche lora spariscono e non ci rimane piu niente Per me ci rimane solo 10 scheletro perche quando si muore non puo piu camminare perche e la came che fa anche camminare. Quando uno non respira if cuore non batte e if sangue non si trasforma in came e allora marcisce 10penso che quando uno muore, il cuore non batte pii: e adesso bisogna sepellirla perche quando uno muore non c'e piu e allora bisogna seppellirla che vuol dire nasconderla perche non c'e piu perche quest'uomo non c'e pii: Penso che la pesciolina bisogna seppellirla perche altrimenti uno vede Ie sue ossa e dopo si spaventa 10penso che lei morta con un problema di mangiare. Adesso succede che lei marcisce con if suo corpo e ci vengono solo Ie ossicine piccole, non pub stare sempre li la came a un certo punto marcisce e sparisce e 261 • Andrea: Barbara: Giorgio: MirkoM.: Giacomo: Giorgio: 10penso ehe i pesci quando muoiono non si muovono pii: e dopo rimangono sempre nella posizione ehe erano Diventa seheletro La pesciolina non rimane in quella posizione perche le ossa non stanno sempre tutte attaeeate, scivolano e cadono per terra Dopo morto si va al cimitero perche la c'e piu spazio perche c'e tanta gente veeehia ehe muore e li mettono tutti li cosi la gente li va a vedere lil invece ehe all'ospedale Si PUQ morire anche con del veleno. Dopo morto si scioglie la pelle perche ormai la pelle non gli serve piu all'uomo ehe e morto perche non deve pill parlare Quando uno muore diventa polvere va al eimitero, e tutti vanno a pregare La rappresentazione delle malattie nelle creazioni artistiche Sei intervistesull'architettura, il cinema, la letteratura, la letteratura per l'infanzia, la musica, la pittura. Anna CARPI l I. Qui di seguito riporto sei interviste fatte a sei specialisti, ciascuno di una diversa disciplina: questa introduzione e soprattutto un invito a leggerle, e nella stesso tempo un tentativo di portare a una defmizione abbastanza articolata dell'argomento. n terna e quello che il titolo espone: le rappresentazioni della malattia nelle creazioni artistiche. Che e parte di un tema pili generale: quello delle rappresentazioni della malattia negli utenti della medicina, ossia nei non tecnici, in coloro che non dispongono del sapere medico e non 10 gestiscono, rna 10 utilizzano soltanto. Le rappresentazioni sono uno degli aspetti della malattia, che, come dice Jacques Le Goff, "appartiene non soltanto alia storia visibile dei progressi scientifici e tecnologici, ma anche a quella, piu profonda, delle pratiehe e dei saperi lega~i aile strutture socia li, aile istituzioni, all'immaginario e aile mentalita." Tra gli aspetti che vanno a formare quell'evento 0 insieme di eventi che si defmisce malattia c'e quindi anche l'immaginario, ossia tutte quelle rappresentazioni che scortano speranze e paure, previsioni e progetti, dubbi, opinioni e nozioni, con i quali ogni persona, malata 0 non malata, convive nella sua vita quotidiana. Tutto questa puc essere soltanto vissuto oppure anche manifestato, oppure rimosso e trasformato, oppure, pili probabilmente tutte queste cose insieme. Ma certamente esiste per ogni essere umano. 263 262 • I I I L'obiettivo di questa lavoro e di conoscere meglio questa aspetto delle malattie. Ma un tema come questo, se vogliamo individuare per esso uno spazio pili preciso, va prima di tutto collocato in un contesto storico-culturale. Le rappresentazioni, individuali 0 collettive, sono infatti legate all'ambiente in cui si producono, reagiscono su di esso e ne sono modificate. Nella voce dell'EnciclopediaEinaudi Medicina-medicalizzazione Franca Basaglia traceia una storia dell'evoluzione della medicina e di come questa abbia via via considerato la malattia, influenzandone 0 determinandone il modo di pensarla e immaginarla. Alcuni momenti cruciali di questa storia hanno una particolare attinenza con il tema delle rappresentazioni. Per lungo tempo la medicina e stata parte di una cultura magico-religiosa, e la malattia veniva affrontata dalla comunita con mezzi (rituali, esorcismi, rimedi) che facevano parte della storia del gruppo: i sacerdoti/stregoni e i malati avevano valori e aspettative comuni, e il sacro inglobava l'uomo nella sua totalita, Ma a un certo punta il corpo, nella cultura occidentale, perde il suo carattere globale e diventa oggetto di indagine: l'uomo si separa cosi paradossalmente in soggetto delle proprie esperienze e in oggetto di ricerca, duplicita che si rispecehia nella separazione tra corpo e anima. L'uomo diventa (0 viene rappresentato come) un corpo soggetto a leggi naturali, e un'anima che si muove in un suo proprio spazio separato e astratto: la parte spirituale-razionale puo quindi osservare e cercare di conoscere quella fisica. Questa separazione, alla base .di tutta la cultura occidentale ed evidentemente anche della medicina, ha comportato un modo di trattare e di vedere la malattia del quale si possono individuare a1cune caratteristiche: - la tendenza a separare e isolare i fenomeni patologici, e in particolare a considerarli come solo biologici, nasconde l'intreccio di relazioni nel quale si sviluppano, e percio le cause che li producono (individuali, familiari, sociali); • - il conseguente indebolimento psichico del soggetto malato nel rapporto soggettivocon la malattia e la sofferenzae con il proprio corpo; - l'uomo malato, che non sa pili capire e vivere la propria sofferenza, diventa passivo e totalmente dipendente dal medico; - il corpo viene separato dall'anima, rna la soggettivita espropriata, rna non eliminata, per vincere la paura della malattia e della morte, riaffiora e reinveste il medico dei poteri magici che una volta affidava al mago e allo stregone. Questo processo trova delle importanti analogie (da un certo momenta in poi) nella sviluppo industriale, che tende a sopprimere le forme di indipendenza economica(la comunita isolata, l'artigiano eccetera) e soddisfa i bisogni dei singoli e della collettivita, sempre pili indirettamente e subordinatamente alle esigenze della produzione. Inoltre l'industria, per poter sostenere la domanda dei suoi prodotti, espropria l'uomo dei suoi bisogni e gliene fabbrica altri, artificiali, a cui poter rispondere: con prodotti adatti ai pezzi separati del suo corpo (0 ai pezzi separati della sua , esistenza). La salute (cosi come la felicita) si ottiene allora con i prodotti dell'industria. Tuttavia la soggettivita irnpedita non sparisce e non ne vengonocancellati bisogni, necessita, paure, desideri, domande, e anche forse nozioni profonde. In qua1che modo, come si e detto, riaffiora, rna senza la capacita di agire in modo autonomo. Tra le persone che provano questi sentimenti ci sono naturalmente anche i pittori, gli scultori, gli scrittori, gli architetti, i musicisti, i registi, insomma gli artisti, alcuni dei quali hanno rappresentato la malattia nelle loro produzioni artistiche. n luogo 0 10 spazio in cui si esprimono queste rappresentazioni e speciale, perche non e ne quello delle forme di espressione della vita quotidiana (che siano fantasie, emozioni, verbalizzate o non .verbalizzate, esternate 0 soltanto percjpite), ne 10 spazio dei mass-media, ne quello dei tecnici della medicina. Lo spazio delle creazioni artistiche e speciale perche queste sono anche mondi a se, con una logica interna e delle regole legate al loro specifico linguaggio, mondi insieme diversi dalla esperienza quotidiana, rna anche ad essa legati in profondita, Questo loro "essere mondi a se" richiede quindi, per andare oltre aIle impressioni immediate e pili superficiali, di conoscere i meccanismi delloro mododi prendere forma. Nell'arte le rappresentazioni sono trasferite sul piano dellinguaggio (che questa sia composto di parole, colori, segni grafici, suoni, spazi, 0 di combinazioni tra di essi), e percio tendono a prendere delle forme defmite, che per esempio possono diventare temi ricorrenti, e soprattutto si manifestano in modi stilistici determinati. Anche per questa ragione, le creazioni artistiche sembrano particolarmente adatte a essere esplorate per capire e comprendere meglio quell'aspetto della malattia che sono le sue rappresentazioni e, soprattutto, le sue rappresentazioni profonde, non manifeste, rimosse. Luoghi privilegiati di manifestazione dell'immaginario, in esse, inoltre, la ricchezza, la contraddittorieta e l'ambiguita dell'esistenza non vengono artificialmente semplificate, rna sono anzi espresse attraverso delle forme. Le creazioni artistiche testimoniano della necessita di rappresentare, che si ritrova d'altronde anche in manifestazioni che hanno con esse molte analogie, ossia i riti folklorici, che esprimono l'immaginario collettivo e, insieme, la medesirna esigenza dell'arte di manifestarsi attraverso simboli, di dare una forma a cio che non l'ha. Un brano tratto da La terra del rimorso, di Ernesto De Martino, che e un'indagine interdisciplinare sul fenomeno del tarantismo pugliese (un rito che aveva proprio uno scopo terapeutico), descrive bene questa necessita molto ~ana: 264 265 • II simbolo della taranta prestafigura all'informe, ritmo e melodia al silenzio minaccioso, colore all'incolore, in un'assidua ricerca di passioni articolate e distinte li dove si alternano l'agitazione senza orizzonte e la depressione che isola e chiude: offre una prospettiva per immaginare, ascoltare e guardare cio per cui si e senza immaginazione, sordi, ciechi, e che tuttavia chiede perentoriamente 5 di essere immaginato, ascoltato, visto. t Alcuni ricercatori hanno usato 1a 1etteratura e, un po' meno, i1 cinema, per' esplorare i1 territorio di queste rappresentazioni. Si possono citare per esempio le sociologhe francesi Claudine Herzlich e Janine Pierret (Malati di ieri, malati di oggi, 1984, trad. it. Roma Lucarini 1986); l'antropologo francese Francois Lap1antine (Antropologia della malattia; vedi nota 4) che ha utilizzato 1a 1etteratura molto ampiamente e con defmite premesse metodologiche, in un'opera sistematica che si propone di individuare, come scrive, "le forme e1ementari della malattia e della guarigione"; e ino1tre Susan Sontag, che nei suoi due 1avori di indagine sulle metafore del cancro e dell'AIDS, ne ha considerate molte 1etterarie e alcune cinematografiche (Malattia come meta/ora. II cancro e la sua mitologia, 1977, trad. it. Torino Einaudi 1979; L'AIDS e Ie sue meta/ore, 1988, trad. it. Torino Einaudi 1989). 10 ho pensato che poteva essere interessante ampliare 1a ricerca .sulle rappresentazioni anche in direzione di a1tri modi di espressione poetica: 1a complessita di una ricerca del genere era evidente, rna mi pareva che, senza 1a pretesa di essere esaurienti e sistematici, fosse possibi1e tentare di dare una forma pili precisa a questa idea. E che una via poteva essere quella di compiere delle interviste a studiosi che si sono dedicati in modo specifico a indagare queste tematiche. Cosi ho intervistato Daniele Vitale, Morando Morandini, Anna Matteuzzi, Francesca Lazzarato, Andrea Lanza, Gianfranco Bruno, che mi hanno diffusamente parlato di come e rappresentata 1a ma1attia rispettivamente nell'architettura, ne1 cinema, nella 1etteratura, nella 1etteratura per l'infanzia, nella musica e nella pittura. (E va da se che queste sono soltanto alcune tra le diverse forme d'arte che potevano essere considerate.) 'I In secondo 1uogoho pensato anche che poteva essere interessante proprio interrogare degli specialisti. Con l'obiettivo di osservare i fenomeni dall'interno di ciascun tipo di manifestazione poetica, insomma con l'aiuto degli strumenti di conoscenza che sono partico1ari di ciascuna di esse. Questa prospettiva, mi pareva, avrebbe forse pennesso di aprire nuove visuali. E un'a1tra un'altra considerazione e stata che proprio l'accostamento di questi distinti modi di esprimersi avrebbe forse potuto raccontare dialetticamente qua1cosa di nuovo, rive1are qualcosa di inedito. 0, pili precisamente, cominciare a rivelarlo: e essere come 1a costruzione di una specie di porta di entrata per visitare territori diversi (diversi anche se non estranei) che rimangono ancora in gran parte da esplorare, " 1 i Note 1- In Per una storia delle malattie , a cura di Jacques Le Goff e Jean-Charles Sournia, 1985, Bari Deda10 1986. 2 - Jean Starobinski, L'impero dell'immaginario. Lineamenti per una storia del concetto di immaginazione, inL'occhio vivente, 1961, trad. it. Torino Einaudi 1975. 3 - Franca Ongaro Basaglia, voce Medicina/medicalizzazione dell'Enciclopedia Einaudi; ripubb1icata in Franca Ongaro Basag1ia, Salute/malattia. Le parole della medicina, Torino Einaudi 1982 4 - Per considerazioni sulle rappresentazioni della ma1attia negli utenti e nei tecnici della medicina, vedi Francois Lap1antine, Antropologia della malattia, 1986, trad. it. Firenze Sansoni 1988, p.1l-19. 5 - Ernesto De Martino, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, Milano 11 Saggiatore 1961 La scelta delle interviste e stata detenninata da precise considerazioni, Ho pensato che poteva essere interessante in primo 1uogoperche gli esseri umani si esprimono con diversi 1inguaggi, e che, molto probabilmente, ciascun 1inguaggio ha da dire qualcosa di specifico, e in grado di vedere meglio certi aspetti che non altri linguaggi: l'architettura per esempio affronta temi e si esprime con modi molto differenti dalle a1tre forme d'arte, e 1apittura vede realta che i1cinema puo solo sfiorare, e viceversa. Bibliografia Oltre ai testi citati nell'introduzione, sono stati particolannente utili per questo lavoro: Marc Auge e Claudine Herzlich, II senso del male. Antropologia, storia e sociologia della malattia, 1983, Milano II Saggiatore 1986 Daniele Coen, Ifarmaci, p. 9-36, Roma Editori Riuniti 1989 267 266 • Paul Klee, La confessione creatrice, 1920, trad. it. in Teoria della forma e della figurazione, p. 76-80, Milano Feltrinelli 1959 La storia dell'arte raccontata da E.H. Gombrich, 1950, trad. it. in edizione rivednta e . ampliata, Torino Einaudi 1966 Claudio Magris, F1aubert e illibro su niente, in Itaca e oltre, Milano Garzanti 1982 Edgar Morin, 11 cinema e l'uomo immaginario, 1956, Milano Feltrinelli 1982 Intervista sull'ARCHITETTURA a Daniele VITALE ARCH/TETrO E PROFESSORE UN/VERS/TARIO PRESSO /L POL/TECN/CO DI TORINO L'ospedale era un tempo il luogo del guasto della came: luogo oscuro destinato ad ospitare il corrompimento dei corpi, sino alla distruzione. Serviva a separare il disfacimento fisico dalla societa produttiva; serviva ad allontanare la sofIerenza e la morte dallo sguardo dei sani, Di qui derivava il suo spavento, il timore difIuso che esso suscitava. Solo in epoca moderna si e sovrapposta l'idea che ci e oggi consueta: quella dell'ospedale come luogo di cura e di salvezza, come recinto igienico-tecnico che prepara il riscatto e scaccia il male. Anche l'immagine si e adeguata: da luogo pietoso e corale di deposito dei corpi, perche li potessero attendere il lora destino e imparare ad accettarlo, a bianca fabbrica della riparazione, della sutura, dell'alchimia chimica: le machines a guerir di cui ha scritto Foucault. Ma in essa 10 spavento non e stato cacciato: la complessita della costruzione ideologica e tecnica imbastita con il tempo, e servita solo a confmarlo in una regione pili nascosta e pili lontana. Tanto grande il peso di quella costruzione, tanto forte il prestigio dell'istituzione, tanto diffusa l'influenza di un sapere tecnico accettato, che si e smarrita ogni consapevolezza individuale sui corpo e sulla malattia; la malattia viene abbandonata ad una macchina che la incanala e la tratta secondo proprie procedure. Per questa e importante ricostruire una riflessione: e tra i temi pili importanti della riflessione v'e il rapporto tra la malattia e illuogo destinato ad accoglierla. 10 mi occupero soprattutto dei luoghi e degli edifici, cioe delle realm che meglio conosco. 268 269 • soccorso, con una propria cultura, una propria tradizione, delle tecniche antiche eccetera. Ma quanta Ie corrispondenze tra "ospedale" e "malattia", per noi scontata, aveva senso anche in antico? "Hospitalia" era parola sufficientemente generica; nel Medioevo essa designava tanto un rifugio per infermi quanta lID ricovero 0 un ospizio. Non v'era distinzione chiara, come puo esservi oggi, tra malati e vecchi, emarginati e poveri, devianti e pazzi, mendicanti e pellegrini; queste categorie erano incerte e si confondevano tra loro. Cio che Ie accomunava era che certe vite si rivelavano non funzionali alia vita pin grande della societa, cosi che era necessario separarle e provvedere ad esse in base a principi di carita, "Schematicamente - ha scritto Foucault - si puo dire che la scelta di farsi carico della malattia da parte della societa si e sempre realizzata attraverso l'assistenza ai poveri. Naturalmente ci sono eccezioni: i regolamenti da applicare in tempi d'epidemie, Ie misure che si prendevano in citta appestate, Ie quarantene imposte in certi grandi porti, costituivano forme di medicalizzazione autoritaria che non erano organicamente legate alle necessita dell'assistenza. Ma al di fuori di questi casi limite, la medicina intesa ed esercitata,come servizio non era che una delle componenti delle 'opere di soccorso"'. Le opere di soccorso erano esercitate per 10 piu da comunita monastiche: e gli ambienti erano ambienti colletti vi. "... molti degli ospedali ... erano costituiti da un grande vano a forma rettangolare, che spesso era diviso a meta; nella prima parte, presso la porta d'ingresso, erano ospitati 0 alloggiati i pellegrini, i poveri, gli erranti; nel secondo vano piu interno e che solitamente si apriva su un orto 0 giardino, venivano accolti i malati veri e propri; in locali adiacenti erano sistemate Ie donne bisognose di ricovero ostetrico, con stanze speciali per Ie puerpere ed altre per i neonati"." Con il tempo, i locali si verranno precisando e separando. Dunque e Iento e tortuoso il processo per il quale gli ospedali si associano definitivamente alla malattia, diventando ospizi "specializzati" in ricovero di infermi. Non ho la possibilita di descrivere certi passaggi 0 certe fasi: rna interessa rilevare che, al di la del processo di specializzazione, il sistema dell'assistenza si basa su una logica che Ii: innanzitutto territoriale, mirando a concentrare certi tipi di popolazioni emarginate; organizzarle entro comunita divise pare in effetti l'unico modo idoneo a garantirne la coerenza rispetto alla societa. Ma quelle popolazioni emarginate possono essere intese anche come popolazioni "non-produttive": e la societa che compie questa grande operazione di ingegneria sociale tra XI e XIII secolo, e la societa mercantile proto-capitalistica, che cambia i modi di govemo della produzione e dello spazio. D'altronde, che la concentrazione non costituisse un modello univoco, era del tutto evidente perche essa si veniva sostituendo ad un modello precedente 0 coesistente, nel quale alia devianza venivano date soluzioni diffuse sui territorio: proprio come soluzioni capillari trovava il problema della malattia, affrontato essenzialmente, nelle societa contadine, attraverso l'istituzione familiare, attraverso la famiglia curativa intesa come luogo di Di questa processo di formazione dell'ospedale in senso modemo, vi sono due aspetti che mi interessa mettere in evidenza. II primo riguarda I'esperienza del malato, sottratta alla sua solitudine. L'organizzarsi della comunita ospedaliera corrisponde a una sorta di incanalamento 0 di istituzionalizzazione del processo della malattia: se prima essa aveva un decorso accidentale e sconosciuto, n<?n previsto e per questa spaventoso, l'ospedale serve a fissare una procedura che la organizza e la disciplina, facendola passare attraverso momenti e gesti ripetuti. Prevista Ii: anche la morte: a una morte abbandonata a modi e luoghi casuali, se ne sostituisce un'altra accompagnata dal conforto religioso, scandita dal rito, legata alia solennita dello spazio. Eventi e sofferenze sono riportati a una .regola corale, iscritti entro un registro di cose note. Ira questa ritualizzazione e il codificarsi della forma dell'edificio v'e un rapporto stretto: la sofferenza deve potersi svolgere in una comice degna, entro un luogo informato a un'idea comune, riconosciuta dalla colletti vita. All'inizio del secolo, in alcune sue parole molto belle, Rilke intuira questa funzione dell'ospedale e insieme Ie sue contraddizioni: vedra come esso organizzi la morte sui piano di massa, e insieme ne codifichi i modi, dei codici sfrnttando "il valore rassicurante". Ma rispetto agli ospedali antichi la rassicurazione e affidata sempre meno alla ritualita quotidiana e sempre pill alia scienza medica, che sembra voler sottrarre la sofferenza alla sua individualita, oggettivandola entro un sistema di cause e di concause, entro lID decorso fenomenologicamente noto. "Questo eccellente Hotel e molto antico, giil ai tempi del re Clodoveo vi si moriva in pochi letti. Ora si muore in 559 letti. In serie, naturalmente. Con una produzione cosi enorme, ogni singola morte non eproprio ben eseguita, ma non importa. E ' la quantita che conta. Oggi chi da ancora valore a una morte ben fatta? Nessuno. Si muore come capita; si muore la morte spettante alia malattia che si ha (poiche da quando si conoscono tutte le malattie, si sa anche che i diversi esiti letali pertengono aile malattie, non agli uomini; e il malato non ha per cosi dire nulla da fare). Nelle cliniche, dove si muore cosi volentieri e con tanta riconoscenza verso medic~ e suore, si muore una delle morti previste dall'istituto; e cosa che piace". II secondo aspetto e quello del costituirsi dell'ospedale in polarita economica e sociale. Abbiamo detto che esso Ii: luogo di concentrazione della malattia, rna intomo alia malattia anche di molteplici attivita e di speeifiche competenze. La comunita intema diviene subito complessa, socialmente articolata, capace di far convivere umanita diversissime, suddivisa per saperi e rnoli: una sorta di piccola citta fatta di curanti e di ammalati, di tecnici e di profani, di religiosi e di laici, di ricchi e dipoveri, di benefattori e di beneficiati eccetera. Sovente essa istituisce un campo di attivita economiche tendenzialmente autarchiche, ad esempio legate alle terre e ai 271 270 • beni che l'istituzione possiede e che ne garantiscono il sostentamento: attivita agricole e di allevamento, lavorazioni e immagazzinamento di derrate, macellazione e vinificazione eccetera. Ma il regime di scambio con il resto della societa non e solo economico: infatti I'ospedale si configura anche come centro di valori e di saperi, di processi di socializzazione, di riconversione di beni attraverso Ie donazioni, di diffusione di tecnologie. Questo spiega il fascino che il tema ha sempre esercitato nel campo dell'architettura: fascino che deriva dal suo porsi come una logica insieme complessa e conc1usa, cosi da trovare continuamente riferimenti nei temi della "citta ideale". Ospedale, dunque, come pezzo di citta e citta esso stesso, modellato per metafore e allusioni; e insieme comunita relativamente autonoma, la cui storia e intrecciata alia storia degli ordini religiosi. Farsi carico dei devianti o dei malati voleva dire, per certe comunita monastiche, farsi carico della lora separazione dalla societa, organizzare una vita diversa ed isolata. Alia vita comunistica volontariamente isolata dei monaci, viene a corrispondere la vita questa volta coattamente isolata degli emarginati e degli infenni, secondo regole che si precisano col tempo. Come una vera e propria parte urbana nasce ad esempio il grande ospedale milanese, la Ca' Granda, istituito da Francesco Sforza nel 1456 in base ad un disegno di rifonna e di riunificazione delle istituzioni assistenziali. Alia frammentazione esistente si vuole sostituire una attrezzatura unitaria e razionale. Il disegno e di Filarete, architetto del signore: disegno pensato nella sua portata teorica e di pensiero nel trattato che Filarete scrive, rna anche corrispondente all'iniziativa concreta che si avvia e che trova attuazione nel corso di quattro secoli. Cia che pili colpisce e la dimensione del disegno di Filarete rispetto alla citta del tempo, giustificabile solo scomporiendo un disegno di rifonna dell'assistenza in tutti i suoi aspetti: edificio unitario, parte urbana, gigantesca attrezzatura. Ma soprattutto il progetto di Filarete fissa defmitivamente il1il2Q cui per aleuni secoli si riferira la storia degli ospedali europei: quello della crociera. Quando l'ospedale cerca di uscire dalla indifferenziazione e dalla genericita di una serie di stanze in successione, per assumere una dimensione simbolica e corale, guarda alle sole esperienze possibili perche legate a una lontana eredita: e dunque alia sala, alia basilica, alia navata. Nella navata i microcosmi dei singoli, i lora spazi e i loro letti, si risolvono nell'unita della spazio, in una figura riassuntiva e trascendente. Questo passaggio e spontaneo, corrisponde all'esperienza dei monasteri e delle chiese, rna anche delle grandi aule civili dei "broletti", degli edifici municipali e mercantili. Solo quando Ie navate si moltiplicano e cercano una disposizione reciproca e razionale; solo quando si uniscono convergendo verso un centro, collocandosi secondo schemi a L, a T 0 a croce, si precisera un'intenzione ideologica pill ricca e piu complessa: perche quel centro diventera luogo dell'altare, dunque centro religioso e simbolico, punto di convergenza degli sguardi, fondamento del tiburio e della torre, infine riferimento urbano. Ma ) l ;1 ~\ 272 • la fonnazione dell'impianto, che avviene in modi non chiari e non lineari, e certo legata anche al simbolismo della pianta, cioe all'identificazione della forma dell'edificio con la forma della croce. Cosi, d'altronde, era avvenuto anche per il tipo della chiesa, dove proprio il riferimento alia croce aveva defonnato l'esperienza della basilica civile antica. Filarete riprende esperienze precedenti e Ie rielabora entro un nuovo schema: inunagina due crociere gigantesche, una per gli uomini e una per le donne, fonnanti ciascuna quattro corti e separate da una piazza, che e elemento di mediazione con la citta e che racchiude la chiesa. L'edificio non solo supera Ie dimensioni di ogni altra "fabbrica" civile del tempo, rna si pone anche come "opera di ingegneria" tecnicamente complessa; ai problerni di igiene e di convivenza di una comunita tanto vasta esso vuole dare risposte nuove ed avanzate, ponendosi come una vera e propria "attrezzatura urbana". Al problema delle latrine e dello smaltimento delle acque, ad esempio, viene data una soluzione radicalmente innovativa, come innovativo e il modo di concepire i rapporti tra funzioni. Perche la Ca' Granda e pensata in modo deterrninante anche attraverso la sezione verticale, sovraIWonendo Ie attivita, secondo uno schema che e insieme pratico e simbolico: sotto il sotterraneo dei magazzini, delle botteghe, delle attivita di scambio dell'istituzione, sopra la comunita dei malati con Ie sue "piazze" interne: sotto il basamento massiccio e sopra 10 slancio delle crociere; "citta verticale", insomma, basata su una sovrapposizione di piani inferiori e superiori che diviene schema logico di ordinamento, modo stesso di funzionare. In questa c'e forse la memoria delle grandi architetture romane, per esempio del palazzo di Dioc1eziano a Spalato. Perche l'ospedale di Filarete e anche la polemica contro la barbarie del gotico, dell'architettura nordica, e insieme il riferimento alia "maniera antica". E' l'esperienza del castnun, delle ville romane, dei grandi monasteri: una citta tracciata geometricamente e organizzata per cortili, il tentativo di riportare l'architettura a una forma tutta logica e pensata. Ovviamente, la complessita della struttura edilizia corrisponde alia complessita della comunita sociale e delle sue interne articolazioni: rna certo la prima non deriva dalla seconda. Ma cia che a noi interessa e che Filarete fissa un tipo, defmisce l'idea stessa d'ospedale: su impianti analoghi si costruiranno per diversi secoli molti dei maggiori ospedali europei. Ma questa idea e cosi potente e chiara che essa va oltre il riferimento alia funzione: l'impianto filaretiano servira da riferimento non solo ad altri edifici assistenziali, come gli "alberghi dei poveri" del Sei-Settecento (famosi in particolare quello genovese, 0 quello di Napoli di Ferdinando Fuga), rna tendera ad identificarsi con l'idea stessa del grande palazzo, della fabbrica unitaria. L'Escorial, grande reggia che Filippo IT fa costruire nei pressi di Madrid, in base ad un programma che e insieme di celebrazione della monarchia, di ripresa dei valori della classicita e di affennazione di nuovi valori ideologici 273 , I , ~ e sociali, assume come proprio riferimento l'edificio di Filarete e insieme il mitico "palazzo di re Salomone" descritto dalla Bibbia: precisa l'idea letteraria del palazzo attraverso la concretezza del riferimento alia Ca' Granda; si costruisce anch'esso come impianto di cortili, nel quale le crociere, pur mutate nel senso e nella forma, rimangono come elemento strutturante decisivo. Ma 10 schema filaretiano subira anche un singolare "rovesciamento" di tipo ideologico: nato per consentire ai malati 10 sguardo sull'altare e consentire l'ufficio religioso, si rovescera nel problema opposto dell'osservazione e del controllo. Nell'Albergo dei Poven di Fuga, ad esempio, i bracci si moltiplicano e si dispongono a raggera, le navate si dividono per piani. V'e ancora i1 problema fisico di potere assistere alia messa, rna piu che come problema diretto di visibilita, esso vale come riferimento ad un centro simbolico. Ma in altri esempi il problema della visione viene raccolto come problema specifico, teorico e scientifico, legato allo sviluppo delle conoscenze ottiche: dal problema dei malati che devono guardare, si passa al problema opposto di un punta centrale dal quale i malati 0 i reclusi possano essere guardati ed osservati. n problema della crociera diventa il problema del "panottico" 0 del carcere, di un edificio il cui rigore deriva dal suo costruirsi "scientifico" intorno a una questione precisamente definita. In realta, non dovremmo sottovalutare questa radice ideologica dell'architettura, cosi forte e esplicita nel caso dell'ospedale; dovremmo riconoscere il senso "metaforico" che le forme talora assumono. Cit'> vale anche per l'ospedale moderno. Vale anche, ad esempio, per la ridefinizione dell'ospedale come fabbrica e luogo produttivo, che Henry Ford sosterra e pratichera nel caso dell'ospedale di Detroit. E' evidente che davvero in esso si applicano schemi organizzativi tipici dell'industria; rna e vero anche che quel riferimento vale soprattutto sui piano della metafora e dell'invenzione formale, come allusione a un sistema di forme sperimentato e defmito, e in quanta tale con un suo potere persuasivo. Fuori dall'illusione di un'oggettivita presunta, a figure precise corrispondono anche molte idee d'ospedale direttamente legate allo sviluppo della scienza medica moderna. Essa aveva fissato una tassonomia rigida delle malattie, analizzandole, suddividendole e categorizzandole, e con questa precisando e individualizzando anche i modi di cura e separando i malati in universi distinti. Questo carattere analitico della medicina porta all'invenzione di un ospedale diviso, fatto per corpi separati, I'ospedale a padiglioni, dove ciascun edificio e posta entro una gerarchia e corrisponde a till tipo di malattia, a un luogo particolare di terapia e di cura. Insomma, l'ospedale si configura come una citta fortemente organizzata e gerarchizzata, basata su una figura simbolica, una specie di albero i cui rami obbediscono a una cIassificazione e coincidono ciascuno con una casella. Le caselle 0 rami sono governati da medici specializzati, I i .' i 1 1 l ~ 1 I1 I I I t II I ) f , I appartenenti a famiglie differenti; ciascuna e preposta ad una funzionee ad un cicIo lavorativo particolare. Questa idea di dividere l'ospedale in nuclei complementari, da till lato sembra ridurne la figura a rappresentazione della casistica dei mali e delle cure quasi con logica antropomorfa; dall'altro corrisponde alle teorie igieniche sulla necessita di evitare i contatti ed i contagi. Gli edifici saranno non solo riconoscibili e tendenzialmente isolati, uniti tutt'al piu da una rete arteriosa di percorsi, rna anche immersi nel verde, delineando un paesaggio di tranquillita e riposo. Al corrompersi dei corpi viene opposta un'immagine della natura come "mondo da contemplare". L'ospedale si rifa ai modelli della citta giardino, rna li piega ad una propria prepotente ragione ideologica. D'altronde, il corrispettivo della specializzarsi della cura e l'isolamento del malato, la perdita definitiva dell'idea di ospedale come comunita dolente e solidale. Quale l'evoluzione ulteriore? Quella per la quale l'edificio corrisponde meno alle parti del corpo e alia casistica dei mali, e sempre piu all'articolarsi delle procedure e delle funzioni specifiche. Le parti legate alia diagnostica si separano da quelle destinate alia degenza, i luoghi "terapeutici" da quelli operatori; e cosi via mentre ciascun settore accentua a sua volta le differenze e le articolazioni interne. Gli ospedali diventano cosi complessi e iperspecializzati che anche la letteratura, i manuali, gli architetti, gli impianti eccetera, non possono che iperspecializzarsi, legandosi ad una competenza e ad un settore. Dietro questa pseudo-obiettivita non solo si smarriscono il senso della malattia e della cura, rna anche l'architettura, sommersa da questioni estranee. Andra pur notato che il Movimento Moderno degli anni '20 e '30, e coloro che nel dopoguerra ne hanno proseguito la ricerca, si sono concentrati poco sui tema. Malgrado la ricchezza della letteratura tecnica, l'elaborazione dell'architettura moderna sull'ospedale e priva di autentico spessore. Mentre veniva esercitata una sorta di "delega" da parte degli ingegneri sanitari e degli altri tecnici di settore, le energie migliori sembravano concentrarsi su temi paralleli e apparentemente secondari: le citta di riposo e le colonie estive, il dispensario e il centro elioterapico, la Cite de Refuge e il rifugio salutistico di montagna. Non so dire quanta questa nasca da una rinuncia 0 da una impossibilita, e quanta coincida con una volonta di non omologarsi rispetto all'ideologia dell'istituzione sanitaria, rimettendone in discussione i termini attraverso la scelta di affrontare guestioni laterali. 'I { f n i' \ Note 1 - Michel Foucault, La politique de la sante au XVIII steele, in AA. Vv., Les machines a guerir..~, cit. in bibliografia, p. 8 j I Ii 274 275 • ,,"' -~_._-_.~. 2 - Giuseppe Castelli, Gli ospedali ...., cit. in bibliografia Intervista sui CINEMA 3 - Rainer Maria Rilke, I quademi di Malte Laurids Brigge, Garzanti, , Milano 1974, pp. 4-5 a Morando MORANDINI CRITICO CINEMATOGRAFICO Bibliografia (i testi citati si riferiscono in modo diretto agli argomenti trattati) Manlio Brusatin, Spazio e potere assistenziale. II muro della peste, in "Controspazio" (Dedalo Iibri, Bari), a. XI, n. 1-2, gennaio-aprile 1979, pp. 72-73, e n. 3, maggio-giugno 1979, pp. 50-59; ripubblicato in forma abbreviata col tit. La peste in "Alfabeta", n. 15-16, 1980, pp. 4-5; ancora ripubblicato in forma rielaborata nel vol. dal tit. II muro della peste. Spazio della pieta e governo del lazzaretto, Cluva Libreria Editrice, Venezia 1981 Francois Beguin, Bruno Fortier, Michel Foucault, Blandine Barret Kriegel, Anne Thalamy, _Lesmachines aguerir . Aux origines de l'hopital moderne, &Pierre Mardaga Editeur, Bruxelles-Liege 1979 Guido Canella, L'ospedale tra storia interna e storia esterna, in "Hinterland" (Milano), a. 2, n. 9.10, maggio-agosto 1979, p. 2-3; cfr. anche l'intiero numero della rivista, organizzato monograficamente intomo al tema "L'architettura della salute" Giuseppe Castelli, Gli ospedali in Italia, prefaz. di Carlo Solmi, Edizioni "Medici Domus" S.A, II ed. Milano 1942 Antonio Averulino detto il Filarete, Trattato di architettura, con introduzione e note di Liliana Grassi, II Polifilo, 2 voll., Milano 1972 Michel Foucault, Naissance de la clinique. Une archeologie du regard medical, P.U.F. (Presses Universitaires de France), Paris 1963, 1972; ed. it., Nascita della clinica, Einaudi, Torino 1969 Michel Foucault, Histoire de la folie a l'dge classique, Gallimard, Paris 1972; ed. it. Storia dellafollia nell'eta classica, Rizzoli, Milano 1976 Michel Foucault, Surveil/er e punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris 1975; ed. it., Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 197 . ~' La malattia nel cinema? Quando mi e stato sottoposto il quesito, ho comineiato a sfogliare il volume 100 film da salvare, che dieci anni fa Fernaldo Di Giammatteo compile per Mondadori, basandosi suuna graduatoria dei 100 filmpiu rappresentativi della storia del cinema, uscita da un referendum tra 19 storici e critici. L'unico film di questi cento in cui la malattia ha un posto centrale 0 almeno importante, e Diario di un curato di campagna_di Bresson - da un romanzo di Bernanos - in cui verso la fine del racconto il prete protagonista scopre di avere un tumore, e, preso da terrore, si rifugia in casa di un ex compagno di seminario, che si e spretato, cerca come ultima sua azione di riportarlo alIa fede, e muore in casa sua. E c'e la frase finale "Tutto e grazia", Poi ho cominciatoa pensare ai registi importanti. Mi e venuto in mente De Sica, purtroppo in uno dei suoi ultimi brutti film, Una breve vacanza (1973) con Florinda Bolkan, un'operaia che si ammala di tubercolosi e va in una clinica di Sondalo. Per lei e una vacanza: per la prima volta non ha da lavorare, non ha da badare alIa famiglia, puc pensare solo a se stessa. L'idea di partenza (di Zavattini) e bella, rna il film e mediocre. In Visconti la malattia come tema importante non c'e, in Rossellini non c'e. In un certo senso Ingmar Bergman ha fatto il piu grande film sulla malattia: Sussurri e grida. u il tema della malattia e veramente centrale, e il perno della storia, e la storia di un'agonia. Un altro grande film dove la malattia - il cancro - fa da motore dell'azione e Ikiru (Vivere, 1952) di Kurosawa. Un cinquantenne che ha speso la sua esistenza nel suo polveroso e ripetitivo lavoro di burocrate, scopre di avere 276 277 • psicodramma, un'analisi di gruppo con un taglio prevalentemente femminile. L'unico personaggio di maschile, un po' in ombra, ha una funzione di testimone, quasi un medico silenzioso e discreto. E' un film che potrebbe avere come epigrafe questa riflessione di Octavio Paz: "Le sole grandi civilta sono quelle che riconciliano la vita con la morte. Bisogna che I'idea della morte ritomi nel cuore della vita." Percio e un film molto europeo, e poco americano. Nell'ideologia anglo-sassone oggi predominante l'idea della morte e espulsa 0 sublimata. Ma la morte evacuata tormenta l'nomo di oggi piu di quello di ieri, Pilgrim Farewell non e mai stato distribuito in Italia. Anche a Venezia fu piuttosto sottovalutato dalla critica. Pur senza compiacimenti, la rappresentazione fisica della malattia e del dolore, dei loro effetti devastanti sul corpo, era piu accentuata del solito. Ei un dato espressivo che disturba, che mette a disagio. un tumore e pochi mesi di vita. Reagisce alla notizia in vari modi finche decide di dare un senso alla propria esistenza, dissotterrando lllla vecchia pratica (la richiesta di un campo di giochi per i bambini poveri di un quartiere popolare) e facendo in modo che diventi realm. Non mi vengono in mente altri film importanti sulla malattia, e corro in fretta a lllla prima conclusione. Nel cinema la morte - soprattutto la morte violenta, la "messa a morte" - e un tema importante, rna non la malattia, Sono numerosi i film sulla malattia mentale in tutte le sue varie forme; meno numerosi, rna non rari, sono i film sull'handicap. Perche sono relativamente pochi i film sulla malattia? Perche il terna e sgradevole, dunque poco commerciale. Anche la morte e un tema sgradevole, rna piu spettacolare. E' spesso violenta, dunque rapida. La morte per malattia invece e come la rappresentazione della vecchiaia: esistono pochissimi film sulla vecchiaia, Grandi film, da II posta delle fragole a Umberto D" al giapponese La leggenda del Narajama. Grandi film, rna di scarso successo commerciale, perche 10 stesso ragionamento vale per la malattia e per la vecchiaia. II primo scopo per cui la gente va al cinema e quello di divertirsi, e la vecchiaia e la malattia sono due temi non adatti. La malattia, e soprattutto negli ultimi vent'anni il tumore, e usata per molti film strappalacrime: Voglia di tenerezza, storia di un rapporto rnadre-figlia con la figlia che si ammala e muore; oppure Anonimo veneziano, storia d'amore. In un altro contesto c'e un film del '62 di Zurlini, Cronaca familiare; storia di un rapporto tra due fratelli, in cui il piu giovane muore. C'e un altro film americano (che non e proprio un melodramma tipo Voglia di tenerezza): Un attimo, una vita di Sidney Pollack, con AI Pacino, e Marthe Keller, leucemica, che e anche un film sull'automobilismo. In questa tipo di film la malattia mette in una storia d'amore una dimensione di dolore e di fine annunciata, C'e un altro gruppo di film, quelli storici sulla peste 0 la lebbra come II settimo sigillo: Ii la malattia , almena nei film migliori (nei peggiori e un elemento piu 0 meno pittoresco), e usata come simbolo di una situazione storica di poverta, emarginazione, esclusione. Per esempio c'e stato un film italiano di due 0 tre anni fa, l'opera prima, di Giorgio Treves, che si chiama La coda del diavolo, dove c'e un lazzaretto della Savoia, un lazzaretto per sifilitici e malati di peste. In questa film la sifilide e anche un po' un modo di rappresentare rAIDs. II fatto che la malattia non venga rappresentata molto nel cinema rientra nell'ordine dei tabu, rna non tanto nel senso di quello che non si deve rappresentare, rna di quello che non e opportuno rappresentare. Parlavo col regista americano Samuel Fuller, che ha fatto diversi film di guerra (c'e una sua frase celebre che ho messo in un saggio sul cinema di guerra, che dice: "Generally speaking, war films are bad", i film di guerra sono cattivi). Lui, la guerra, l'ha fatta sul serio. Mi diceva che nei film di guerra non si vedono mai le ferite piu terribili, quelle al ventre, che pure anche dal punto di vista statistico sono tra le piu frequenti provocate dalle schegge di cannonate 0 di granate. Sono le ferite piu terribili anche perche portano alIa morte nel modo piu Iungo, Non sono rappresentabili. Sono oscene. La malattia menta le invece non fa parte del tabu fisico, Non e oscena. La fossa dei serpenti, Family Life, Improvvisamente l'estate scorsa e tanti altri sono film in cui la malattia mentale, ha un'importanza fondamentale. Soprattutto negli ultimi vent'anni, da quando c'e stata l'antipsichiatria, il malato mentale e preso come tema di contraddizione e di critica alIa societa. A Venezia il film inglese She's been away di Peter Hall con Peggy Ashcroft che ha vinto il premio della migliore interpretazione, e la storia di una vecchia signora che e stata per sessant'anru ricoverata in lllla clinica psichiatrica. Siccome la chiudono (e qui c'e llll discorso appena accennato, rna abbastanza duro sulla politica sanitaria della signora Thatcher, che ha ridotto i fondi), il nipote se la piglia in casa e Ii si sviluppa lllla situazione Un bel film che parla di malattia purtroppo non e mai stato distribuito in Italia. Gli sono particolarmente legato, perche negli Stati Uniti dov'ero andato per conto della Mostra di Venezia e 10 segnalai a Lizzani. E' un film indipendente, scritto e diretto da Michael Roemer. Pilgrim, Farewell (Pellegrino, addio) - che fu esposto in Officina Veneziana - e la storia delle ultime settimane senza storia di una donna di 40-45 anni, colpita da un tumore incurabile. E' un film molto fisico nella rappresentazione della malattia, del dolore, dell'amore, dei comportamenti quotidiani. E' un film sul contatto: tre dei quattro personaggi principali fanno lavori artigianali, manuali. II vero tema di Pilgrim Farewell e la vita, non la morte. La morte l'atto del morire - e soltanto lllla situazione estrema per mettere sotto pressione la protagonista e gli altri tre personaggi (la figlia, la sorella, l'amante) e per far emergere contraddizioni, conflitti, pulsioni, cambiamenti che ·in lllla situazione normale ciascllllo di noi ha imparato a nascondere, rimuovere, ignorare. Come Sussurri e grida di Bergman, e llllO 279 278 • per cui nasce una amicizia tra la vecchia signora e la moglie del nipote. Quest'ultima da segni che possono essere considerati di disturbo mentale, e seno invece il suo modo di ribellarsi alIa situazione. E allora c'e il parallelismo con i flash-back (purtroppo sono la parte peggiore del film) che fanno vedere come questa vecchia signora a vent'anni fosse stata messa in ospedale psichiatrico perche il suo comportamento non seguiva le regole del contesto sociale. In pratica, era soltanto una donna appassionata che si comportava in modo strano e l'hanno messa li per sessant'anni ... Intervista sulla LETTERA TURA ad Anna MATTEUZZI DOCENIE DI ITALIANOE LATINO AL LICEO VITTORIO VENETO DI MILANO Filmografia ~lrn citati nel teste) Ingmar Bergman, II settimo sigillo (1956) Ingmar Bergman, Sussurri e grida (1973) Robert Bresson, Dtario di un curato di campagna (1950) Vittorio De Sica, Una breve vacanza (1973), con Florinda Bolkan Georges Franju, La fossa dei disperati (1959) Peter Hall, She's been away (198), con Peggy Ashcroft Akira Kurosawa, Vivere (1959) Kenneth Loach, Family Life (1972) Sidney Pollack, Un attimo, una vita, con AI Pacino e Marthe Keller Michael Roemer, Pilgrim Farewell Giorgio Treves, La coda del diavolo Anonimo veneziano Improvvisamente I'estate scorsa Voglia di tenerezza La malattia e un tema moho presente in tutto l'arco della letteratura occidentale, ed e percio mouo vasto. E' possibile, comunque, dire qualcosa per introdurlo? n tema e in effetti tra quelli che percorrono l'intera storia della letteratura occidentale, come l'amore, come la morte, oppure la guerra - e mancano d'altronde studi sistematici di riferimento. Tutto questo rende troppo ambiziosa l'idea di fomire uno schema generale di interpretazione. Posso fare due cose diverse: da un lato dare corpo ad alcune intuizioni, senza preoccuparmi di motivarle troppo, dall'altro tentare qualche riflessione piu precisa delimitando il tema a un suo aspetto particolare. Forse parlare di una serie di intuizioni potrebbe essere un modo per cominciare a articolare it tema: Si potrebbe partire .daqui Una prima riflessione pUG riguardare per esempio il fatto che le malattie nella letteratura sono presenti perlopiu soltanto in quanta la scienza non ne ha ancora scoperto la causa. Per esempio -la peste e stata un tema della letteratura fin dall'antichita classica: quella di Tebe nell'Edipo re di Sofocle, la peste di Atene in Tucidide, quella del Norico in Virgilio, poi la peste di Lucrezio che riprende Tucidide, quelle di Boccaccio, di Defoe, di Manzoni. Poi quando la scienza ne ha scoperto le cause e se ne e impadronita, e la malattia da epidemica e diventata endemica, di peste non si e piu parlato. 280 281 • Con l'eccezione eclatante e interessante della peste di Camus, che pero ha un valore simbolico e allegorico per ammissione della stesso autore. Anche la tisi e presente nella letteratura finche non e stato scoperto il bacillo di Koch e poi la penicillina: dopo di allora di tisi non si e pili parlato. Oggi si parla di cancro, malattia della quale la scienza non e ancora venuta a capo. Questo e un dato che mi sembra abbastanza ripetuto. Comunque la malattia e presente sempre come tema soprattutto metaforico e il processo di metaforizzazione avviene solo se c'e un alone di mistero che stimola l'immaginazione. Un'altra considerazione generale che si puc fare e questa: ci sono grandi malattie collettive come la peste, la lebbra, il colera che occupano l'inuuaginazione degli scrittori e si legano soprattutto all'idea del disordine sociale, del disordine morale, del ritomo al caos primigenio, della punizione divina, e sono di solito anche legate a un altro fenomeno: quello della mancanza di pudore 0 di vergogna nella descrizione del sintomo. E' vero per la peste di Lucrezio, per la peste di Boccaccio, per quella di Manzoni, dove le descrizioni della sintomatologia mettono in evidenza il corpo macerato e tormentato, la degradazione fisica. Un altro fenomeno interessante e questa: che oggi, a cominciare dalla letteratura dell'Ottocento, la dimensione propriamente fisica viene sempre meno rilevata, direi con un senso come di pudore, di vergogna dell'aspetto corporale, e si fa piuttosto riferimento agli stati psicologici legati alIa malattia, e alIa malattia della psiche. Inoltre le malattie collettive cedono sempre pili il posta a malattie pili legate all'individualita, come la tisi, le nevrosi, il cancro, che sono quasi dei segni di distinzione legati magari a idee di sensibilita, di fragilita, di ambivalenza del vivere, legate insomma soprattutto al vissuto individuale. Si puo dire che questa comincia nell'Ottocento. Infatti l'amore romantico e legato in modo profondo al concetto di malattia: esso e amore-passione e quindi scatenamento degli istinti, e nella stesso tempo e sublimazione dell'oggetto d'amore, che viene di solito reso inaccessibile con espedienti come appunto quello di farlo ammalare, e renderlo percio irraggiungibile. L'amore romantico e molto ambivalente, perche e desiderio di fusione di due anime, rna nella stesso tempo passione e la passione e legata agli istinti e alIa sessualita, che il romanticismo perc tende a rimuovere, trasformare, elaborare. La fusione d'anime e sentita impossibile nella realta concreta e quotidiana e allora spesso l'amore si combina con un cupio dissolvi, un desiderio di morte, di annullamentodi se, che e del resto ancora legato all'idea della fusione per la quale l'individualita e un limite, e la morte ne e il superamento. Di questa Tristano e Isotta e il mito pili evidente, e non e un caso che Wagner vada a riprendere questa antico racconto che appartiene alIa tradizione dell'amor cortese, Anche Leopardi scrive una lirica che si chiama appunto Amore e morte, dove l'impeto passionalee vitale rna si combina e diventa inscindibile da questa desiderio di annullamento. i r Allora la malattia nella letteratura romantica e forse da vedersi sotto due aspetti. II primo e che rende le donne pili spirituali, le affina, le rende pallide, esangui, tutti aspetti di una tipologia cosi diffusa che il linguaggio diventa persino monotono. La malattia, che non a caso e la tisi, cioe il male che consuma, che lega il volto all'idea della morte annunciata, sottrae la donna alla sua corporalita, la rende pili affascinante, la spiritualizza e la sottrae al contingente rendendola appartenente a un altro mondo che poi e il mondo della morte. II secondo e esemplificato bene in Pater, che vede l'ideale di bellezza in Manna Lisa di Leonardo, e la interpreta come "bellezza in cui e trasfusa l'anima con tutte le sue malattie", cioe ci vede qualcosa di corrotto dal male, dalla caducita della vita, che ne e perc il fascino, come in pittura si puo vedere nei preraffaelliti. Nella novella fantastica dell'Ottocento c'e ancora di pili la presenza della donna come fascino un po' perverso, angelicata e spiritualizzata oppure demoniaca e perversa, comunque in una dimensione non legata al contingente. Nello stesso tempo pen'> mentre la malattia rende evanescente la figura femminile contribuisce anche a defmime la personalita: per cui la donna sofferente, che attende la morte e convive con la sua malattia, mostra in genere aspetti di sensibilita, di vibrazione dell'anima, che ne sottolineano non solo la spiritualita, rna anche la superiorita e la grandezza. La donna ha allora il fascino dell'impossibilita dell'amore, legato all'idea dell'irraggiungibile, dell'impossibile, e tutto cio che e impossibile incita l'uomo all'avventura. Un altro aspetto del tema della malattia puc essere l'uso del linguaggio ad essa attinente. Che viene spesso usato in chiave metaforica per indicare stati dell'animo sentiti molto vicini alIa malattia. Come nella letteratura dell'Ottocento, per esempio, dove molti sintomi della passione d'amore sono descritti come sintomi di malattia, di tormento, sofferenza, disagio, e accomunabili a uno stato di alterazione dell'equilibrio fisico. L'Ottocento trasforma il linguaggio della passione amorosa, che prima era orientato all'uso di metafore militari, e cerca nella patologia medica le sue parole, proprio perche sente l'amore come un tormento che coinvolge tutto il soggetto. Come linguaggio metaforico, quello della malattia era gia stato utilizzato dalla letteratura mistica, sempre molto ambivalente nel descrivere l'amore per Dio, per esempio come passione erotica. Jacopone da Todi addirittura, che appartiene alIa cultura medievale che della fisicita non ha terrore, rna la sente, la percepisce, ci convive molto bene, fa in una lauda (la XLVlll) l'elenco di tutte le malattie che vorrebbe per se come umiliazione del corpo. Sembra insornma che nel Medioevo, proprio nell'umiliare il corpo come sede di peccati e di istinti, ci sia di esso anche un'implicita un'accettazione, e quindi anche male e malattia vengono conglobati in un modo di vedere il mondo. 283 282 • o Signor, per cortesia, - mandame la malsania A me la freve quartana, - la contina e la terzana, la doppia cotidiana - colla grande idropesia. A me venga mal de dente, - mal de capo e mal de ventre: a 10 stomaco dolor pungente, - en canna la squinantia, mal de occhi e doglie defianco, - e l'apostema allato manco; tiseco me ionga en alco, ed onne tempo lafrenesia. Agia elfegato rescaldato, - la milza grossa, el ventre enfiato; 10 polmone sia piagato - con gran tossa e parlasia. A me vengan lefistelli - con migliaia de carbon celli, e li gran chi sian quelli - che tutto pien ne sia. A me venga la podagra, - mal de ciglia si m'agrava, la disinteria sia piaga - e l'emoroide a me se dia. A me venga el mal de l'asmo - e iongasece quel del pasmo; como al can venga rasmo - ed en bocca la grancta. A me 10 morbo caduco - de cadere en acqua e 'nfoco, e giamai non trovi loco - ch'io afflitto non ce sia. A me venga cechitate, - muteza e sorditate, la miseria e povertate; - ed anne tempo en trapperia. Tanto sia elfetorfetente, - che non sia nul om vivente che nol fuga da me dolente, • posto en tanta enfermaria. En terribile fossato, - che Regoverci enominato, loco sia abandonato - da onne bona compagnia. Gelo, grandine, tempestate, - fulguri, troni, oscuritate: non sia nulla aversitate - che me non agia en sua balia. Glie demonia enfernali - essi sian mei ministrali, che m'exerciten li mali - c'ho guadagnati a miafollia. Enfin del mondo a la finita - si me duri questa vita, e poi, a la sceverita, - dura morte me se dia. Elegome en sepoltura - ventre de lupo en voratura, e Ie reliquie en cacatura - en spineta e rogaria. Gli miracol po' la morte - chi ce vien agia le scorte, e le vessazion forte - con terri bel fantasia. Onom che m 'ode mentovare - st se degia stupefare, colla croce se signare - che mal contro non sia en via. Signor mio, non evendetta - tutta la pena c'ho detta: che me creasti en tua diletta - ed io t'ho morto a villania. Se passiamo al Novecento, tra la fme dell'Ottocento e la prima guerra mondiale, la malattia e ancora soprattutto la tubercolosi, che diventa un privilegio dell'artista. Come si puo vedere in artisti che erano essi stessi ammalati, come Gozzano 0 Kafka, il quale per esempio nelle lettere parla della sua malattia come di un privilegio per se, perche occasione di emarginazione dalla vita attiva e concentrazione sul lavoro di scrittura. 0 come S1 puo vedere in Thomas Mann, nel quale il malato (eccetto che nella Montagna incantata) e innanzitutto l'artista: nei Buddenbrook, per esempio, Hanno, che morira di tifo, ha un temperamento da artista,' e un musicista; oppure von Aschenbach, che in Morte a Venezia muore di colera, e lUlO scrittore. . Mann costruisce un'intera galleria di malati, rna forse l'opera che riassume questo modo di vedere la malattia nella letteratura e La montagna incantata. La montagna incantata e il sanatorio di Davos, dove il protagonista, Hans Castorp, va a trovare un cugino malato. Ma, appena arrivato, avverte tutto il fascino di questa luogo e se ne lascia prendere, tanto che finisce per restarvi sette anni. Ma da cosa deriva il fascino della montagna? Da molti elementi: dal fatto che li, come sottolineano le molte descrizioni della natura e del paesaggio, non esiste pili il tempo della storia, rna quello della natura scandito dalle stagioni. Inoltre deriva dal fatto che e un luogo appartato, dove la trasgressione morale e in particolare erotica sono possibili. E deriva infine dal fatto che e un luogo dove e consentito il ripiegamento su di se, senza interferenze e senza impegni. 11 soggiomo di Hans allora dura sette anni, numero che potrebbe essere letto come simbolico, da vicenda di iniziazione, che per Hans infatti avviene. Attraverso le discussioni con Settembrini e con il gesuita Naphta, e attraverso l'esperienza e la delusione d'amore, Hans ha una sorta di conversione, in seguito alla quale la vicenda si riassorbe e lui ritoma in pianura, e il ritomo consiste anche nella riaffermazione di valori positivi, come l'accettazione del dolore e la solidarieta nella sofferenza. Infatti siamo net 1914, e Hans accetta di andare a combattere insieme agli altri. Inoltre, ancora di Thomas Mann, c'e il Doctor Faustus, che si ammala di sifilide. Si innamora infatti appassionatamente di una .prostituta e, pur sapendo che e ammalata, ha un rapporto sessuale con lei e viene contagiato. In questo romanzo il tema non e la malattia, rna e la funzione dell'arte e la figura dell'artista: perc la vicenda del contagio e centrale e occupa la stessa parte che nel racconto popolare (che ne e il modello) occupava il patto col diavolo. Nel Doctor Faustus la malattia dell'artista diventa la metafora della malattia dell'arte. C'e infatti una parte del romanzo che si chiama "Lamentatio doctoris Fausti" che fmisce proprio per essere una dichiarazionedell'impotenza dell'arte, incapace di trasformare il mondo e di eliminare le disarmonie e la guerra (I'opera e stata infatti scritta tra il 1943 e il 1947, in piena guerra mondiale). La "Lamentatio" e stata costruita volutamente come una sinfonia dodecafonica di Schonberg, che ha infatti collaborato alla sua costruzione linguistica e ritmica: in essa risuonano la 284 ____= L__ 285 disperazione cosmica e il senso della morte dell'umanita, e le disannonie che Schonberg esprime nella sua musica sono trasferite su un piano linguistico, Mann del resto sulle categorie di malattia e salute aveva costruito nel 1922 un saggio, Goethe e Tolstoj nel quale prende in esame questi due scrittori considerandoli come artisti di natura, e li accoppia in modo antitetico rispettivamente a Schiller e a Dostoevskij, artisti sofferenti, tormentati e malati, esponenti invece del mondo dello spirito dell'arte. Legata a questa saggio, Mann aveva scritto anche, nel 1905, la novella Un'ora difficile in cui descrive i tormenti fisici e psicologici di uno scrittore che sta componendo una grande opera, identificati con Schiller che compone il Wallenstein, dove afferma: "Non sentiamo noi la malattia come qualcosa di profondamente costruttivo della lora natura (degli artisti, n.d.r.), non ci sembra essere nelloro caso appunto la malattia che porta alla maturazione o alla luce una certa nobilta e distinzione. Il problema e di sapere se l'uomo sia tanto piu altamente uomo quanta piu e sciolto dalla natura cioe quanto pia e malato." Qui la malattia viene messa in contrapposizione con la salute, perche rappresenta 10 spirito in contrapposizione con la natura. La stessa tematica si trova in Gozzano, che lavora molto su questa contrasto malattia-salute, nel quale la malattia rappresenta l'anormalita del poeta e la salute la normalita del borghese. In Gozzano la scelta tra le due alternative non viene mai esplicitata perche gioca ironicamente con l'uno 0 l'altro aspetto: talvolta gioca a voler essere un borghese e s'immedesima nella parte: come nel poemetto La signorina Felicita, piccola figlia del fannacista, che vive in un mondo fatto di occhi celesti color tovaglia, del rumore del caffe macinato in cucine operose, in cui si svolge una vita fatta di piccole cose, di gesti ripetuti e consuetudinari, rna molto concreti e solidi. Ma dopo aver immaginato con ironia di diventare il marito della signorina Felicita, conclude dicendo che la sua malattia glielo impedisce, e la usa quindi per sottrarsi a un sogno impossibile. 0 talvolta, al contrario, si mette dal punta di vista del rnalato che giudica il mondo borghese con occhi molto critici. Al medesimo gruppo di poeti cui Gozzano dice di appartenere, ossia i crepuscolari (in realta non molto facili da accomunare), appartiene Corazzini, che muore a 21 anni di tisi. Una sua poesia Desolazione del povero poeta sentimentale scritta poco prima di morire, dice: "10 non sono che un piccolo fanciullo che piange". E' una poesia molto famosa rna anche interessante perche la malattia e considerata non tanto un privilegio dell'artista per una sua autoemarginazione, quanto invece un destino di morte che accomuna tutti gli uomini. Questa posizione porta a Ungaretti e in qualche modo a Montale, i quali insistono molto sulla condizione del poeta sofferente e dolente, rna che non ha niente di diverso dalla condizione di ogni uomo. Non per caso il titolo di tutta l'opera di Ungaretti, datogli da lui stesso, e Vita di un uomo, in cui per esempio descrive la malattia come la ferita del corpo provocata dalla guerra rna senza distinguere un uomo da1l'altro sulla base di comportamenti eroici: c'e una condizione comune dell'esistenza che e morte, dolore, pena, rna di tutti. Si possono individuare quindi due posizioni differenti: quella di Mann e Gozzano, che considerano la malattia come una situazione di privilegio dell'artista, e quella di Corazzini e Ungaretti, che la considerano come un destino comune a tutti gli uomini. Si era parlato all'inizio di fare delle riflessioni piit precise su un aspetto delimitato del tema malattia. Quale potrebbe essere? Ne ho gia accennato prima: e un tema in effetti particolare, che percorre tutta la storia della letteratura, ed e quello della peste. Che ha infatti attirato l'attenzione di scrittori e poeti fm dalla Grecia antica, dove viene avvertita nel suo aspetto di fenomeno terribile e inspiegabile e per questa da ricondurre all'ira divina. Sofocle gia ne parla come di una punizione mandata dagli dei contro l'empieta della citta di Tebe dove si consumano rapporti incestuosi: solo la scoperta e l'allontanamento del colpevole libereranno la citta dalla pestilenza. Ma l'opera in cui la peste viene rappresentata come un. tema che ha un rilievo di primo piano e La guerra del Peloponneso dove Tucidide racconta come alla fme del primo anno di guerra scoppi ad Atene un'epidemia. La dice un'epidemia venuta da lontano, forse da1l'Etiopia, di cui non si riesce a identificare la causa. Dichiara percio di voler solo descriverne i sintomi perche siano riconoscibili in un futuro, mostrando una volonta documentaristica e un atteggiamento scientifico che 10 porta a usare illinguaggio medico per descrivere molto analiticamente le manifestazioni della malattia. Riconosce l'eccezionalita del fenomeno per la sua diffusione, la sua virulenza e porta come esempio della sua straordinarieta il fatto che contagiava anche gli animali e che gli animali che di solito si cibano di carogne si astenevano dal cibarsene 0, se ne cibavano, morivano. Interessante e la considerazione di Tucidide sullo sgomento che invadeva ogni persona che si accorgeva di aver contratto la malattia: allora subentrava una tale prostrazione della spirito che la consapevolezza dell'impossibilita di combatterla faceva si che la malattia progredisse pili rapidamente. Tucidide ha una particolare attenzione alle conseguenze del disordine civile. e morale portato dalla peste: i ricchi diventano poveri e i poveri si arricchiscono e cosi il morbo genera rivolgimenti sociali. Parla del desiderio di piacere che invade ognuno che si sente minacciato di morte rna, lontano dall'esprimere un giudizio morale negativo, e comprensivo e benevolo verso questa istinto vitale. Prende le distanze dalle interpretazioni religiose che facevano risalire alle parole dell'oracolo il fenomeno, con un atteggiamento scettico nei confronti di ogni oracolo che si piegherebbe secondo lui, a ogni interpretazione. Usa, per descrivere le conseguenze della peste, termini 286 287 • metaforici presi dal linguaggio militare e paragona la pestilenza a una devastazione operata da un nemico mortale. La sua descrizione, condotta con linguaggio scientifico, con interesse documentaristico e assai equilibrata: senza toni patetici, e perc commossa davanti a tanta sofferenza e indulgente verso i comportamenti negativi degli uomini. Tucidide descrive la peste come un flagello naturale che si inserisce nella storia sconvolgendo le previsioni di Periele, conferrnando la sua concezione che nella vita c'e un . fattore imponderabile che, in certa misura, condiziona i progetti dell'uomo, razionalizzando e inunanentizzando il concetto antico, ancora operante in Erodoto, di take, la sorte anuninistrata dal capriccio divino. La descrizione della peste di Tucidide e il modello per le altre pesti presenti nella letteratura occidentale, da Lucrezio a Manzoni. Tutte sottolineano la straordinarieta del fenomeno che viene da lontano, che e apparentemente senza cause 0 viene fatto risalire a cause trascendenti, dilaga senza alcuna possibilita da parte dell'uomo e delle sue conoscenze di arginarlo, rompe gli equilibri sociali e i freni morali, interrompe i riti e i costumi tradizionali, crea insomma uno stato di assoluta eccezionalita che si presta a interpretazioni ed elaborazioni metaforiche diverse, come e avvenuto nel corso della storia della letteratura, e, in epoca romana, per esempio con Lucrezio. Lucrezio, alIa fme del libro VI del De rerum natura riprende infatti la descrizione della peste di Tucidide rna la malattia non e pili descritta con l'obiettivita sobria ed austera e con l'esatta espressione di parole del modello, rna e il pathos e il sentimento del dolore che ne determinano il senso. Lucrezio insiste sui sintomi psichici della malattia, come la tristezza, la paura; su certe inunagini di morte come i mucchi di cadaveri in cui i padri si anunassavano sui figli e i figli sui padri e le madri - sulla sintomatologia in genere della malattia pili che suIle conseguenze civili e morali di essa. La pagina ha pero anche un significato filosofico, che e duplice: da una parte rappresenta il disfacimento e la disintegrazione dei corpi concepiti come lill aggregato di atomi destinato a morte per sua stessa natura. E' interessante notare a questo proposito che Lucrezio usa per primo la parola latina "incubare", che in latino significa propriamente "dormire sopra", nel significato traslato di addensarsi e prepararsi ad esplodere dei germi patogeni. D'altra parte il male naturale, a cui non recano sollievo i ritrovati della medicina, rivela come sia precario il progresso umano non sostenuto dalla saggezza. II libro VI si era aperto con la glorificazione di Atene illuminata dalla sapienza di Epicuro e si chiude con la visione del popolo ateniese sprofondato nelle tenebre della disperazione, pervaso dalla paura della morte per l'infierire della peste. La peste, la malattia, e allora anche secondo alcuni (Concetto Marchesi) un pretesto e un modo per leggere il mondo in un senso pessimistico: non e la scienza a liberare l'uomo, rna la morte. Arriviamo al Medioevo, colpito da tremende epidemie di peste che falcidiavano la popolazione in concomitanza con carestie e guerre, ha coIto il fenomeno nei suoi aspetti colletti vi con attenzione ai risvoIti morali e sociali del comportamento umano, come in Boccaccio e Villani. Nell'introduzione al Decameron Boccaccio descrive la peste che colpi Firenze nel 1348 con intenzioni non cronachistiche rna letterarie: la peste e l'occasione perche un gruppo di dieci giovani fiorentini lascino la "citta tribolata" e si rechino in una villa del contado, un luogo "bellissimo e dilettevole", disponendosi a "sollazzare, ridere, e cantare". Un'ideale societa fondata sul piacere si contrappone cosi nella finzione letteraria alla societa malata e sconvoIta, giustificando 10 scherzo talvoIta anche dissacrante e il contenuto scandaloso presente in alcune novelle che i giovani si raccontano per trascorrere allegramente il tempo, togliendo ad esse ogni carattere di critica della societa e degli uomini e sottolineando quello del divertimento. La peste e in Boccaccio momenta di distruzione e trasgressione delle nonne e dei valori su cui si fondava la convivenza sociale e gli individui si sentono liberati da ogni legge morale. La citta si trasfonna nella giungla e ogni uomo e un animale impegnato nella lotta per la sopravvivenza, nemico fenomeno perc temporaneo perche a tutti, preda degli istinti primitivi, l'ottimismo del Boccaccio 10 porta a dire che "le miserie da sopravegnente letizia sono terminate". Boccaccio defmisce la peste "mortifera pestilenza" e la paragona a un fuoco che si appicca "aIle cose secche " per mettere in rilievo la velocita del contagio. Usa spesso parole di meraviglia e orrore per sottolineare la portata del contagio e parla della "miracolosa maniera" con cui si manifestavano i sintomi del male. Insiste sulla paura che invade i cittadini dettata dal fatto che "ne consiglio di medico ne virtu di medicina" serviva ad arginare l'epidemia di cui non si conosceva la causa. A questa proposito Boccaccio ipotizza che l'origine della peste sia da far risalire alle "operazioni dei corpi superiori" cioe al maligno influsso astrale 0 alla "giusta ira di Dio a nostra correzione mandata". E'una descrizione condotta sul filo della ragione, con un .certo distacco dalIe interpretazioni religiose del fenomeno che pure vengono riportate rna senza che l'autore dica di condividerle. Lo stesso paragone della peste col fuoco la apparenta a un fenomeno naturale pili che soprannaturale e invece l'eccezionale e 10 straordinario e legato alIa portata . del fenomeno, al numero altissimo di morti, legato alle conseguenze civili e morali della epidemia, n ( e E arriviamo alla peste di Manzoni descritta a partire dal capitolo XXXI dei Promessi sposi. Tucidide e le letture successive di cui abbiarno parlato rimangono come lantana modelIo di cui si possono trovare tracce, elementi rna in una complessita di significati e con preoccupazioni estetiche che ne fanno un'originalissima elaborazione dell'autore. SuI piano della narrazione la peste e il modo in cui si riallacciano i fili dispersi dell'intreccio, si rincontrano i protagonisti, Renzo e Lucia, 289 288 • I ~ l'antagonista Don Rodrigo e il mediatore (per usare un termine del sistema dei personaggi messo a punta da F. Fido) Fra Cristoforo, e va a buon fine la vicenda. • Ma sul piano della riflessione la peste e il momento in cui si apre il confronto dell'individuo con la storia, quella con la S maiuscola: "La peste che il tribunale della sanita aveva temuto che potesse entrare con le lande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, come e noto; ...", cosi comincia il capitolo XXXI. Poi Manzoni descrive la pestilenza come fenomeno collettivo: il suo manifestarsi, diffondersi e penetrare in Milano, 10 scatenarsi del morbo e le follie collettive che 10 accompagnano e nei successivi capitoli fino alla fine del romanzo portera a compimento le vicende dei singoli personaggi, che la peste contribuira a risolverle in positivo 0 in negativo. In questa Manzoni e scrittore romantico, nel valorizzare la soggettivita dell'uomo che la Storia mette a dura prova facendogli conoscere l'albero del bene e del male. La storia e un "guazzabuglio'', complicato e contraddittorio scontro di forze opposte e laceranti, in cui non e impossibile pen'> trovare un po' di razionalita e di senso della giustizia se si ascolta la coscienza che e il luogo della epifania della grazia, della manifestazione del divino che conforta e solleva. Anzi la storia con le sue tremende vicende, come appunto la peste, e l'occasione perche la coscienza si riveli a se stessa. E~ cio che succede a Renzo, che, spaesato e incerto, nella citta devastata, in questa labirinto pauroso, pieno di orrori, per Renzo la peste diventa per lui occasione per elaborare un senso preciso del bene e del giusto che 10 guida a compiere buone azioni (i pani alla madre chiusa in casa con i figli), a togliersi dai guai con una scaltrezza nuova (quando viene scambiato per un untore), a soffrire della spettacolo di degradazione che ha davanti agli occhi. La peste e un modo per rappresentare l'assoluta negativita della storia secondo una concezione tipicamente giansenista, per cui essa e tutta una sovrastruttura di menzogne, errori e violenze, rna e insieme un pretesto per riflettere su di essa. Cosi nella prima parte della descrizione denuncia l'ignoranza e l'irresponsabilita dei govemanti, la mancanza di buon senso della gente travolta dal senso comune, le fantasie deliranti del popolo sugli untori, il fanatismo violento dei processi contro di essi, insomma "il sonno della ragione che genera mostri", Dunque cio che gli interessa non sono i sintomi del contagio, gli aspetti medici della malattia rna il comportamento umano, sia nella dimensione collettiva sia in quella pili sfaccettata, complessa e varia dell'individuo. La peste e anche l'incontro con la morte, il redde rationem cui tutti gli uomini vanno incontro in modi diversi a seconda di come ciascuno e. E' allora anche l'occasione poetica per esplorare l'interiorita degli uomini, come con il racconto dell'incubo di Don Rodrigo la notte prima di essere portato al lazzaretto dove la paura della morte diventa la paura del giudizio tremendo di Dio impersonato dal gesto minaccioso di Fra' Cristoforo (un'intuizione stupenda in cui per un mediocre come Don Rodrigo, Manzoni sostituisce col ) J J \' " J i) I "i) I ~ J' I .J j \ « 1 J. ,~ l', sogno la dignita del monologo interiore). La malattia, al contrario, esalta la grandezza spirituale di Fra' Cristoforo e mentre ne spegne il corpo ne accende l'interiorita e la spiritualita. Nel Manzoni il tema della peste diventa una grande pagina concertata in cui il sentimento del dolore si orchestra a pili voci, contrastanti rna non dissonanti perche comprese nel mistero della storia. II silenzio incombe sulla citta perche le attivita economiche sono interrotte, sostituite dal commercio di cadaveri, nel silenzio risuonano i campanelli dei carri funebri e le bestemmie dei monatti. Manzoni descrive volutamente il brutto: la citta e lordata dai cadaveri e dallezzo che ne emana, "brutta'te definita la donna che scambia Renzo per un untore, con i dispregiatividescrive i canti dei monatti. Ma romanticamente al brutto fa da contrasto il bello: del volto della madre di Cecilia, del gesto di generosita di Renzo, della carita dei Cappuccini. In questa storia segnata da contrasti e scontri tra bene e male, che la peste descrive, specie di labirinto simile alIa topografia della citta che Renzo percorre, piena di bivi e quadrivi che gli si aprono davanti, dove si perde la propria individualita - come appunto accade a Renzo scambiato ancora per cio che non e, un untore, La malattia, la peste, e la storia, rna dalla malattia-storia-labirinto c'e salvezza, una specie di filo di Arianna che ela coscienza interiore che il senso della giustizia, la carita e la fede rappresentano la speranza in un mondo migliore. La grazia del "deus absconditus" opera invece misteriosamente nel cuore degli uomini clove come dice Nicole accanto a "un fondo infinite di comunione" c'e "un altro fondo di amore di Dio e della giustizia". La peste pili recente e La peste di Camus: "...n bacillo della peste non muore ne scompare mai, puo restare per decine d'anni addormentato nei mobili e nella biancheria, ... aspetta pazientemente .nelle camere, nelle cantine, nelle valige, nei fazzoletti e nelle cartacce '" e forse verrebbe giomo in cui, sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi sorci per mandarli a morire in una citta felice!'. Cosi termina il romanzo pubblicato nel 1947, iniziato nel 1942 quando l'autore era impegnato nella Resistenza francese contro il nazismo. Per questa si e spesso voluto vedere nella peste un'allegoria del nazismo e 10 stesso Camus non ha negato questa interpretazione. L'ambientazione a Orano in un anno imprecisato favorisce la lettura simbolica: la peste rappresenta il "male di vivere", la vita tout court in cui il male e endemico e diviene epidemico solo in certi momenti di follia collettiva e di contagio morale. Allora i comportamenti nei confronti della peste assumono il significato dei comportamenti nei confronti della vita: a confronto ci sono quello religioso del padre Paneloux che crede nel significato trascendente della vita e vuol convincere dal pulpito i suoi fedeli che hanno meritato la punizione divina rna finisce per arrivare a una professione di fede problematica e angosciata; quello del tratlicante Cottard \ J ;1 I 290 \ 1 • 291 che approfitta del disordine per arricchirsi; quello dell'ex militante politico Tanon che si prodiga per i malati finche la peste non l'uccide, un "santo senza Dio", come dice; quello del giornalista Rambert, capitato per caso a Orano, che vorrebbe fuggire per raggiungere la donna amata, rna alla fine rinuncia alla felicita individuale per condividere il destino comune. E poi c'e il dottor Rieux, protagonista e narratore insieme, una figura di antieroe che crede nella ragione come strumento di conoscenza della realta, senza pero presunzioni di trasformazione e vittoria sul male/malattia che rimane operante nell'uomo come condizione della sua esistenza. E' uno scienziato che crede nella scienza come la ragione che resiste, l'onesta dell'uomo con se stesso che, senza fedi, contando solo sulle sue forze, le sue risorse, affronta la vita, senza orgoglio ne vanita, dignitoso nell'accettare i suoi limiti senza dichiararsi impotente. \~ Intervista sulla LETTERATURA PER L'INFANZIA a Francesca LAZZARATO CRITICO DEllA lETTERATURA PER L'INFANZIA Bibliografia ~ Per maggiori eIementi sulle opere e g1i autori citati si possono utilmente consultare: in generale: D. Del Como, Letteratura greca, Milano Principato 1988 C. Marchesi, Storia della letteratura latina, Milano Messina Principato 1944 E. Gioanola, Storia della letteratura italiana, Milano Librex 1987 A. Lagarde et L. Michard, LeXX steele, Paris Bordas 1969 G. Lukacs, Breve storia della letteratura tedesca, Torino Einaudi 1956 in particolare sugli autori e Ie problematiche: A Momigliano, La storiografta greca, Torino Einaudi 1982 L. Perelli, Lucrezio poeta dell'angoscia, Firenze 1969 G. Getto, Vita di forme eforme di vita nel Decameron; Torino Petrini 1958 V. Branca, Boccaccio medievale, Firenze Sansoni 1970 E. Raimondi, II romanzo senza idillio. Saggio sui "Promessi Sposi" Torino Einaudi 1974 M. Lebesque, _Albert Camus par lui-meme , Seuil 1963 1 ! .~ , f I ~ l 292 • Una premessa indispensabile a qualsiasi discorso sulla letteratura per l'infanzia, destinato a chi non sia cultore della materia: i libri per bambini, intesi come "prodotto" specificamente pensato per un pubblico preciso e identificabile, sono un'invenzione recente e nascono sul fmire del diciassettesimo secolo in alcune nazioni europee particolarmente avanzate, nelle quali la rivoluzione industriale ha gia cominciato ad affacciarsi. n libro per l'infanzia fa dunque la sua apparizione alle soglie di quellungo processo che trasformera non solo il sistema economico e produttivo, rna racchiudera, tra le pareti di lID ambiente domestico sempre pili "privato" e ripiegato su se stesso, la famiglia borghese, che riconosce nella cura e nell'allevamento della prole uno dei suoi fulcri. Il crescente interesse per un'eta della vita prima negata 0 semiignorata (e comunque assimilata precocemente alla "gioventu", che si supponeva iniziasse a sette anni), fa si che a poco a poco il "piccolouomo", l'adulto in miniatura che condivideva con i pili grandi vita e fatiche, giochi e abbigliamento, venga riconosciuto come provvisto di esigenze e necessita specifiche, venga dotato di ambienti in cui crescere appartato e protetto, e venga, infme, fornito di oggetti e abiti tutti suoi, nonche di letture e libri atti a favorire il suo sviluppo mentale e morale. Per il quale, del resto lavorano gia alacremente le prime istituzioni educative (come ad esempio i collegi religiosi), i precettori chiamati a vivere in famiglia, e i genitori stessi, molto pili inc1ini ad occuparsi dei proprio figli di quanto 10 fossero in passato. 293 11 processo, naturalmente, non e rigido ne meccanico, e verra dispiegandosi, con differenze e lentezze dovute aIle diverse situazioni nazionali, sino ai primi anni del XIX secolo. E' certo che a quella che Aries chiama la scoperta dell'infanzia contribuiscono in modo rilevante le sempre migliori condizioni igieniche e sanitarie, che lentamente fanno calare l'elevatissima mortalita infantile, resa ancor pili consistente dalla diffusa e micidiale istituzione del baliatico, e le maggiori possibilita di sopravvivenza contribuiscono a rinsaldare quell'affezione parentale che pareva, molto pill spesso di quanta non si pensi, incerta 0 distratta. E' inutile sottolineare, pero, che la progressiva attenzione per tutta l'infanzia, affermatasi nel corso di due secoli, si e assai diversamente orientata: da una parte, infatti, c'era il bambino abbiente, il borghese 0 il giovane nobile, che godeva dei frutti di una preoccupazione pedagogica sovente discutibile, rna certamente intensa; dall'altra il "bambino povero", che conosceva il lavoro precoce nei campi e poi in fabbrica e in miniera, viveva in condizioni igieniche drammatiche, era denutrito e sfruttato, e partecipava ancora in modo rilevantissimo alIa vita degli adulti, condividendola in tutti i suoi aspetti (anche se erano molti gli educatori e i "benefattori" che si preoccupavano di lui, creando asili per orfani, riformatori come la famosa "Generala" di Torino, e anche centri di formazione per sopperire aIle nuove esigenze dell'industria). Tra queste due infanzie, era solo la prima a poter accedere ai libri per bambini e ragazzi, che infatti venivano. scritti proprio per essa: anche qui bisognerebbe sottolineare, per i non specialisti, la differenza di tradizione e di concezione che passa tra le diverse situazioni nazionali: e innegabile, per esempio, che l'Inghilterra faccia pili 0 meno parte a se e si proponga come il paese che ha maggior tradizione (e pili sostanziogi esiti letterari) nel campo del libro per l'infanzia, inteso si come testo morale, atto a "istruir dilettando", rna anche come "porta" su altri mondi, che il senso dell'urnorismo, la fantasia e perfino una salutare trasgressione aprono in direzioni insospettate. Quasi ovunque, pero (e anche nelle felici isole britanniche), il libro per bambini ebbe a lungo caratteristiche soprattutto moraleggianti, una delle quali si incamava nella contrapposizione costante tra "miseria" e "ricchezza". 11 bambino povero e quello ricco convivono lungamente nelle pagine del libro per bambini, e potremmo dire che il loro dialettico contrapporsi continua sin quasi alIa meta del nostro secolo, finendo poi per venire inghiottito, e, in pratica annullato, dal nuovo benessere occidentale e dalla cultura del consumo, che in qualche modo assimila tutte le infanzie all'idea borghese di infanzia. Nei libri per bambini del '700, dell'800 e di buona parte del '900 si riflette dunque una contraddizione reale, che riguarda, e in maniera vistosa, anche le condizioni di salute. E' frequentissimo incontrare, nei libri per bambini dei periodi citati, "malatini" di ogni genere, tormentati dalla tisi 0 consurnati da misteriosi febbroni 0, ancor pili spesso, segnati da un handicap, da una J 1 deformita, da una gracilita irrirnediabile. E la contrapposizione salute-malattia (che in buona parte e specchio della realta), corrisponde in genere al binomio ricchezza-poverta. Soprattutto i testi dell'800 e primo '900 sono pieni di piccoli sciancati, di ciechini, di rachitici (in genere mendicanti, oppure trovatelli, rna anche operaietti) come possiamo incontrame, per esempio, sfogliando il celeberrimo Cuore dearnicisiano, 0 libri meno noti come Un cuoricino ben fatto di Emma Perodi, 0 certi raccontini del Tohuar o del Tarra, dove il bimbo povero e denutrito accoglie come una manna celeste il dono, da parte del bimbo ricco, di una fetta di pane bianco, cibo sconosciuto a chi mangiava soltanto pane di crusca 0 di faye. Si potrebbe addirittura arrivare, mettendo in fila tutti questi bambini malnutriti, storpi, segnati dalle busse e dalla fatica, che si incontrano nei libri destinati a bimbi pili fortunati e danarosi, non solo una galleria di orrori quanta mai realistici, rna anche una raccolta di ritratti lombrosiani e di casi clinici riconoscibilissimi. La presenza del "malatino" povero, consurnato dagli stenti, ha comunque pili di una funzione, rispetto al giovane lettore "borghese": funge da monito e da memento ("come puoi fare i capricci perche non vuoi la minestra quando tanti bambini non hanno neppure il pane?") diventando protagonista di parabole suI figlio di ricchi fatuo ed egoista che si ravvede davanti al suo miserevole coetaneo; incita a migliorare la propria moralita, attraverso un'oculata attivita benefica, in vista di una futura evoluzione di "homo civicus", di buon cittadino che sa come govemare i diseredati ( e che quindi si prende cura di loro come un buon padre, e come un buon padre li tiene a freno); fa da vivente testimonianza dei "difetti" della propria classe, 0 delle mancanze di altre classi, cosi da fomire i primi barlurni, in un senso 0 in un altro, di coscienza sociale, e da fomire delucidazioni, sia pur rozze, su "come va il mondo" (pensiamo, per esempio, all'incontro tra il piccolo Lord Faunteleroy e il ragazzino storpio cui verranno donate le stampelle; un incontro che fa da preludio a uno dei fili conduttori del libro: scopo dell'esistenza dei ricchi e prendersi a CHore il benessere e la dignita dei poveri). Ma anche il bambino ricco si ammala: anzi, potremmo dire che si ammala perfino pili spesso di quello povero. E se quest'ultimo e malato di poverta, il bambino ricco e, allo stesso modo, malato di ricchezza. 11 malatino ricco, infatti, si puc distinguere in due fondamentali categorie: quello viziatissimo e capriccioso, che si ingozza di dolci 0 che rifiuta i cibi pili raffinati, e quello affetto da qualche misteriosa, mai nominata malattia che 10 estenua e 10 logora, spesso sino alla morte, senza che mai se ne conoscano origini e ragioni (sembrerebbe, a decifrare accenni e sintomi, che semplicemente sia poco attaccato alIa vita, che essa gli sfugga tra le mani per tedio e malinconia). A queste due categorie di malatini si contrapppone allora il bimbo povero e robusto, fiorente e in perfetta salute, che mangia pane e cipolle e ne trae, a quanta pare, immenso giovamento: non pili il bellissimo Fauntleroy e 10 295 294 ,. solidarieta che Ii unisce e che Ii mettera in grado di conquistarsi anche altri affetti. Sia in Heidi che nel Giardino segreto compare, inoltre, una figura sinistra e inquietante: e quella del medico, una specie di corvaccio che sembra voler mantenere i protagonisti legati alla loro condizione di sofferenti, alla loro impotenza (sara, forse, un "padre cattivo" analogo alia matrigna delle fiabe, incamazione malvagia della madre? Fatto e che questi medici pessimisti e un po' carcerieri vengono alla fine allegramente e vigorosamente smentiti dal bambino che guarisce e si burla di loro). La malattia del bambino ricco, insomma, sembra sempre legata a fatti psichici (mentre quella del bambino povero, l'abbiamo visto, viene piuttosto rappresentata come fatto "sociale"), cioe alla trascuratezza e alla mancanza d'amore dei genitori, oppure alla loro eccessiva attenzione. In questa secondo caso incontriamo bambini disgustosarnente viziati (in tempi recenti, si potrebbe far riferimento all'orrido obeso Augustus Gloop di Charlie e fa fabbrica di cioccofato di Roald Dahl), che contravvengono a tutte le cosiddette "buone abitudini", con il consenso dei genitori. AlI'occhio dell'adulto, l'uno e l'altro "tipo" appaiono non solo suscettibili di una lettura simbolica, rna anche funzionali alla trasmissione di determinate tesi sui comportamento "ideale" richiesto a bambini e genitori. Le classi borghesi, infatti, potevano facilmente peccare nell'una e nell'altra direzione, affidando interamente i figli alla servitu e, a volte, concedendo troppo, cosi da guastare con i troppi agi quel bambino che avrebbe dovuto crescere in spartana semplicita, per poi diventare buon cittadino e buon soldato, 0 quella bambina che avrebbe dovuto essere addestrata alle piu casalinghe virtu di madre di famiglia e non alia civetteria. Veniva dunque prescritto un preciso modello: la famiglia ricca doveva occuparsi, eccome!, dei propri figli, doveva occuparsene per fame i propri autentici eredi, altrimenti i bambini reclusi nella nursery, si sarebbero "ammalati". Ma nello stesso tempo si dava una lettura dell'infanzia stessa come "malattia", dalla quale si guarisce crescendo, e, a volte, il bambino malato veniva proposto come frutto di una famiglia malata a sua volta. Quello della famiglia "marcia" che produce l.lI). figlio malato e un tema che riguarda anche i "poveri": i loro bambini soffrono di certe tare dei genitori (per esempio l'alcoolismo), e la malattia e quasi illla punizione divina, una maledizione della sorte. Un altro tipo di malatino unifica, poi, le classi sociali: e l'angioletto, l'innocente, troppo buono per questa mondo, che sin dalle prime pagine appare segnato. In Piccofe donne, per esempio, il personaggio di Beth appartiene evidentemente a questa genere di "martiri", cosi perfetti da non poter vivere a lungo, subito chiamati a se dal Signore. Questi piccoli invalidi languenti, capaci di confortare tutti e di dare esempi di .bonta, a volte riscattano illla famiglia intera con la loro morte esemplare e poi proteggono dal cielo i fratellini, indirizzandoli sulla via della virtu. Sembra che l'eccessiva bonta finisca per derubarli di ogni vitalita, perche un bambino storpietto, dunque, rna la coppia, opposta e speculare, formata da Clara e Heidi, ricca e immobilizzata su una poltrona la prima, pastorella robusta e freschissima la seconda. Protagoniste di un famoso romanzo ottocentesco di Johanna Spyri, Clara e Heidi sono figure esemplari: la prima e sola e malinconica, orfana di madre, affidata a un'odiosa govemante, reclusa in illla casa enorme dove suo padre, sempre in viaggio, soggioma raramente. La seconda, invece, e cresciuta liberamente all'aria aperta, facendo mota e mangiando cibi sani, con l'affettuosa compagnia del norma e l'amicizia di un piccolo pastore. La malattia di Clara, come sempre, non viene defmita, rna certo e molto grave: chi legge non fatichera a indovinare che si tratta di una bambina poco amata, prigioniera di mille regole, soffocata dalle convenzioni e terribilmente sola. Heidi Ie trasfonde la salute (alla fine Clara guarira) cambiando la sua vita: non solo la pastorella rappresenta l'affermazione di teorie pedagogiche salutistiche e libertarie, rna soprattutto riesce a rompere la gabbia soffocante in cui Clara e rinchiusa, e a riguadagnarle l'attenzione e l'affetto da parte di adulti che l'hanno troppo a lunge trascurata. Altro esempio di miracolosa guarigione alla quale la medicina e estranea, 10 troviamo nel Giardino segreto di Frances Hodgson Burnett, in cui si narra di illla bambina che rimane orfana dopo illla terrificante epidemia di colera (qui stiamo trattando solo delle malattie del bambino nel libro per bambini, rna sarebbe interessante indagare anche sulla malattia degli adulti negli stessi libri. Scopriremmo, cosi, che il tasso di mortalita tra i genitori e nella letteratura per l'infanzia, altissimo: la protezione del genitore vivente, 0 la sua vicinanza, impedisce l'avvio dell'avventura). La piccola Mary, bruttina e malaticcia, va a vivere nel castello di un ricco zio che abita in Scozia, nella brughiera, rna e sempre in viaggio, e dopo qualche tempo scopre la presenza di un cuginetto gracilissimo ed isterico, despota convinto d'essere malato e perpetuamente prossimo alla morte, che domina tutto il personale del castello con Ie sue crisi e Ie sue scene. Una volta di piu il bambino ricco si "ammala" perche non voluto, non amato (il ragazzino e orfano e non vede mai suo padre, ancora troppo preso dal ricordo della morte della moglie). All'uno e all'altro si contrappone un sanissimo, vispissimo ragazzino campagnolo, una incamazione della vita piu semplice e naturale, membro di una famiglia povera rna numerosa e molto affettuosa. Con il suo aiuto, e grazie al ritrovamento di un misterioso giardino chiuso e abbandonato, i due ragazzi ritroveranno la salute, la gioia di vivere, l'affetto del padre e dello zio. Ma questa non avviene per merito di cure mediche; come in Heidi, vengono rotte delle gabbie, delle barriere: i ragazzi, lasciati soli in una condizione d'indubbio benessere materiale, sono da una parte troppo sorvegliati (un intero castello e ai lora ordini) e dall'altra del tutto abbandonati; nel giardino segreto troveranno lID luogo dove allontanarsi dallo sguardo inquisitorio degli adulti e dove sottrarsi alle loro regole, trovando, allo stesso tempo, forza in se stessi, nel gruppo dei pari, nella 297 296 • troppo buono e irreale, e una figura di cartavelina, perfino in una storia morale, perfino in un libro, e non puo che morire, il morbillo insieme per non andare a scuola e divertirsi come matte, tutte nella stessa stanza, in Bibi e le congiurate di Karin Michaelis). . Un altro spartiacque fondamentale rispetto alla malattia cosi come e rappresentata nel libro per l'infanzia, e il sesso, Le bambine appaiono sempre pill soggette ad ammalarsi dei maschietti, il che e forse funzionale alla trasmissione di certi modelli: per esempio quella della fragilita, della delicatezza collegate alla femminilita. Pensiamo alla Biblioteca dei miei Ragazzi, che negli anni 30 venne pubblicata dalla casa editrice fiorentina Salani: in tutti i libri della collana (acquistata in blocco, a parte pochi titoli italiani, dall'editore francese Gautier Languereaux) appaiono delle malatine, che spesso sono bambine ricche decadute. Private dei lora diritti, precipitate nella poverta, maltrattate, si ammalano soprattutto perche misconosciute (essendo delle reginelle, vengono trattate come serve). Le lora malattie pero, sono in genere risolutive di una crisi: al culmine della tragedia cadono in preda a febbri misteriose, e di li a poco tutto si risolve, non senza che le poverine si siano trovate in pericolo di vita. In L 'avventura di Gioietta, per esempio, di un'autrice italo-tedesca di fede sicuramente fascista, vediamo che solo una polmonite doppia indurra al pentimento i perfidi zii della protagonista, che la restituiscono alla sua vita di lieta e cattolicissima poverta, cui l'avevano strappata per farla vivere nellusso. Le malattie delle bambine sono quindi al servizio dell'intreccio, sciolgono dei nodi, hanno una funzione catartica e in uncerto senso salvifica. Ma si danno anche altri casi di malattie "salvatrici": per esempio, in una fiaba di Andersen incontriamo un bambino che, essendo storpio, riceve in dono dai padroni dei suoi genitori non un oggetto "utile", rna qualcosa che 10 aiuti a passare il tempo, e cioe un libro. Sara grazie a questa libro (e quindi alla malattia che gliel'ha procacciato) che la sua vita cambiera, e che gli tornera la salute. Anche nel Giardino segreto, del resto, sara la malattia a dare al giovane signore del castello abbastanza potere per proteggere il suo segreto, e cioe l'accesso al giardino, il "luogo separato" (un luogo cioe fuori dal controllo totale dell'occhio adulto) che gli consentira di tornare sano, di venire attirato nel "cerchio di salute" incui vive il suo arnica campagnolo, raggiungendo la salute grazie ad un percorso personale e privato, e non grazie alla medicina ufficiale, che sembra volerlo tenere inchiodato al suo letto e alla sua sofferenza (un po' come se l'adulto si rifiutasse di lasciar crescere il bambino fuori dagli schemi che gli ha destinato, e perche la sua autentica salute gli e estranea, viene trasmessa da altri). E infme c'e la malattia come momenta di maturazione, come evento pedagogico. L'esempio migliore che mi viene in mente e Jack e Jill, la storia narrata da L.M. Alcott, di due ragazzini sventati che hanno un incidente e devono poi restare lungamente a letto, per quasi un anno. Tutto questa tempo verra utilizzato dalla madre di uno di essi per insegnar loro non solo un'infinita di nozioni, rna anche a sopportare le avversita e a dar prova di carattere. I due, una volta guariti, appariranno molto diversi, assai pili maturi e riflessivi. La malattia ci si presenta cosi come passaggio tra infanzia e maturita. . !, I I I Tutto cio che abbiamo detto fmora mantiene una sua sostanziale validita per cio che riguarda la letteratura per l'infanzia sino ai nostri anni 50. Gia durante il periodo fascista, perc, le case cominciarono a cambiare: si parlava, e vero, di bambini malati, rna solo per contrapporli al solido e sana monello fascista, al balillino che andava nelle colonie marineed era forte come un torello. Perfino le bambine, tradizionalmente poco "attive", dal punta di vista fisico, usufruivano de questa novita: in un libro intitolato Giovanna non te ne andare, del 1939, ricorre un tipico esempio di fanciullina fascista tutta presa dalla ginnastica (ginnastica "futurista"!) e da1la bici, e intenta a curare i bambini dei suoi fittavoli, e a ripulire le loro stamberghe. Questo mito del corpo, della sua cura e del suo rafforzamento, e quindi di una buona salute come "dovere" verso la patria e 10 stato, affiora in tutti i libri per bambini del tempo, fortemente propagandistici, come Storia di un simpatico monello di Rita Fambi, dedicato ai figli di Mussolini, dove c'e un tipico "monellaccio di buon cuore" scavezzacollo ed energico, pronto a tutte le avventure. Del resto era quello il tempo in cui le donne dovevano essere provviste di corpi sani e robusti per dare ottimi soldati alla patria, e si tentava letteralmente di "cancellare" la malattia, di negarla, di relegarla in un limbo dove il fascismo non era ancoraarrivato a far piazza pulita di bacilli e di corpi non sufficientemente atletici. Ma a parte questo exploit salutista (che sembra quasi anticipare, per qualche verso "il culto del corpo" che oggi riempie le palestre e induce a rimpinzarsi di vitamine inutili), anche la letteratura per l'infanzia del trentennio fu abbastanza fedele ai modelli di cui sopra dicevamo. In questa secondo dopoguerra, invece, molto e cambiato. Intanto, illibro per l'infanzia e diventato oggetto di consumo allaportata di tutti, che si rivolge a un mercato non vasto rna differenziato (libri per piccolissimi, per chi comincia a leggere, per chi legge fluentemente da solo eccetera), e che e molto influenzato, non sempre in positivo, da certe acquisizioni psicologiche e pedagogiche (si potrebbe dire che un tempo, pur fermamente deciso a educare, la letteratura per l'infanzia fosse attraversata da un maggior numero di contraddizioni, e capitava che , narrando una storia anche fortemente Un altro aspetto curioso della malattia, cosi come e rappresentata nel libro per bambini, e quella simulata, la malattia "bugiarda", come quella di Tom Sawyer che spesso fmge di star male (e poi da la medicina al gatto) 0 quella di Pinocchio. E' una malattia che tenta consapevolmente di sottrarre il bambino alle regole stabilite dai grandi 0 che tenta di prendersi uno spazio di divertimento e di gioco (pensiamo alle arniche che decidono di prendersi 298 299 • ideologica e morale, l'autore si lasciasse scappare cose che i bambini erano prontissimi a cogliere e che contraddicevano il messaggio pill diretto. Oggi, invece, tutto appare quanta mai intenzionale e sorvegliato). 1 malatini, i morticini, gli zoppetti, non abitano piu nel libro per l'infanzia: sono fuggiti via, insieme a tutte Ie ombre e le paure che un tempo abitavano questa particolare genere letterario e contribuivano a dargli sapore(fa eccezione, come sempre, la letteratura per l'infanzia e la gioventu inglese, che continua a frequentare il simbolo, la metafora, l'ironia, la paura e l'avventura fantastica ). Non si parla piu di malati, rna, attraverso figure prive di spessore inquantoche delegate a una funzione didascalica sulla malattia, per insegnare a conoscerla e ad affrontarla: un compito che potrebbe essere affidato alla divulgazione (in Francia c'e chi 10 fa, basta guardare gli ottimi libretti di Catherine Dolto, un medico pediatra), e che invece finisce spesso per essere di pertinenza della narrativa, soprattutto per adolescenti. Piu che un riflesso dei fatti della psiche, della condizione di vita, del rapporto con l'adulto, della situazione familiare 0 sociale, la malattia ci appare come un evento avulso da un preciso contesto, un fatto semplicemente fisico, descritto in modo realistico nei problem books tanto in yoga negli Stati Uniti (rna anche da noi), in cui si racconta di fanciulle leucemiche e di bambini con la sclerosi a placche e di tutto quanto si puo fare per render meno dura la loro sorte attraverso un giusto atteggiamento e un'intensa solidarieta. Lodevoli intenti, rna esiti letterari pessimi: questo verrebbe da dire leggendo simili romanzi, nei quali comunque l'immaginario gioca un ruolo minimo e la malattia ha perso la sua indeterminatezza, le sue molte sfaccettature a favore di un approccio realistico e didattico. Viene inoltre tentato, e da piu parti, di dedicare intere collane a particolari problemi: anni fa, per esempio, la Nuova Italia ha lanciato una serie di volumetti per bambini sull'handicap, che non ha avuto fortuna, e negli Stati Uniti esiste una collana di libretti illustrati, per bambini tra i cinque e i sette anni, che racconta le avventure di bambini portatori di handicap. n senso vero di questa tipo di libri, sia per bambini che per adolescenti, e quello di favorire, attraverso una migliore conoscenza della malattia e dell'handicap, presentati narrativamente, un giusto atteggiamento da parte dellettore "sano'v'perche nontema la diversita e non soccomba ai pregiudizi, rna forse c'e anche l'intenzione di offrire a chi vive in prima, persona l'handicap e la malattia la possibilita di leggere storie che suscitino un senso di identificazione. 10 pero sono piuttosto scettica sullutilita e sulla piacevolezza di simile letteratura che, essendo a sfondo morale e avendo una tesi precisa da dimostrare, fmisce per essere noiosa e addirittura controproducente. Le cose, per fortuna, nonvanno sempre cosi. Citerei, come esempi contemporanei di rappresentazioni della malattia e dell'handicap nella letteratura per l'infanzia, a1cuni testi recenti (non tutti sono pubblicati in Italia e quindi noti al nostro pubblico), che mi sembrano particolannente interessanti. n primo e un romanzo italiano, Lo stralisco di Roberto Piumini, adatto ai lettori dai dodici anni in su, che si svolge in un tempo lantana e in una Turchia immaginaria, dove il figlioletto di un potente signore vive segregato in un vasto appartamento, dal quale non puo uscire perche una malattia misteriosa 10 ha prostrato sino a rendergli difficile le piu piccole cose. n padre del ragazzo chiama allora al suo servizio un famoso pittore, che affreschera le pareti dell'appartamento per mostrare al piccolo malato com'e il mondo esterno. Dall'incontro tra ragazzo e pittore nasce uno straordinario rapporto pedagogico e affettivo: l'adulto e il bambino imparano uno dall'altro e, di scoperta in scoperta, procedono insieme verso la morte che inevitabilmente attende il malatino. Questo scivolare verso la morte ha, grazie al grande talento di Piumini, l'autore, uno straordinario e straziante fascino: la malattia, pur ritratta qual'e (cioe dolorosa, difficile, terribile) appare tuttavia come un tramite prezioso che unisce il puer e il senex con legami inconsuetamente profondi, aprendo ad entrambi la via di un rapporto fatto di comprensione e d'amore, di rispetto e di consapevolezza. Indubbiamente e l'eccezionalita della situazione a dar vita ad un rapporto eccezionale, rna anche questa contribuisce a sottolineare che la malattia puo, in qua1che modo, essere salvifica e provvista di senso, se, invece che rimossa 0 negata, viene vissuta ed interpretata, Un altro testo, ancor piu complesso e stimolante, e Lo strano viaggio di Sophie di Els Pelgrom, un libro olandese tradotto in varie lingue ed uscito nell'85, che verra prossimamente pubblicato, in Italia, dagli Editori Riuniti. Credo sia il piu bellibro contemporaneo sulla malattia e la morte scritto per i bambini (e non solo per loro). La protagonista della storia e una bambina malata di una malattia incurabile, probabilmente di leucemia, che vive chiusa nella sua stanzetta piena di giochi, accudita da due affettuosi genitori e da un simpatico precettore. Consapevole di essere vicina alla morte, Sophie non vuole andarsene senza "sapere": la conoscenza che le e necessaria per congedarsi le verra da un'incredibile avventura, cominciata sul palcoscenico del teatro dei burattini montato nella sua stanza, dove lei stessa e a1cuni suoi giocattoli (un orso di pezza, una bambola e un pupazzo, corrispondenti ad altrettanti tipi umani, quali il capitano d'industria, la seduttrice e il fantasioso truffatore) vivranno in una notte una vita intera, facendo esperienze incredibili. Finita la notte, conclusa l'avventura, Sophie muore, avendo imparato, per di pin, che anche la sua sofferenza e parte della vita. E all'alba, quando i parenti che I'hanno vegliata dopo la morte si allontanano, Sophie parte nuovamente con i suoi compagni di avventura, su una grande macchina blu, per un viaggio che durera per sempre. L'uno e l'altro romanzo mi sembrano un tentativo laico di rispondere, sia pure in modo generico, alle domande dei bambini su una malattia che conduce alla morte, e sulla morte stessa. Certo, la risposta e vaga (e come 300 301 • potrebbe non esserlo?), rna consente almena di iniziare un discorso che non prevede ne l'esorcismo ne la facile consolazione. , Un'altro modo inconsueto, almeno per la nostra letteratura per l'infanzia, di affrontare l'handicap e la malattia, e quello di certi testi inglesi di oggi, romanzi per adolescenti 0 per ragazzi in cui la malattia viene presentata come qualcosa che succede, con cui e possibile fare i conti e che e parte di ogni vita. AI di la della "didattica" 0 della rimozione, scopriamo che molti autori britannici contemporanei si ricordano giustamente che la malattia puo essere anche usata come efficacissimo topos letterario e ne fanno un nodo preciso dell'intreccio. E credo proprio che un simile uso di un evento che e cosi squisitamente e dolorosamente umano non possa connotarsi che come positivo, poiche prelude, se non altro, all'accettazione piuttosto che alIa negazione dell'esperienza nella sua interezza. Intervista sulla MUSICA ad Andrea LANZA MUSICOLOGO, DOCENIE PRESSO LA SCUOLA SUPERIORE DI MUSICOLOGIA DELL'UNlVERSITA'DI MACERATA Bibliografia Oltre ai testi per bambini citati che, a parte quelli ormai desueti e fuori catalogo (come Cuoricino ben fatto 0 parte dei titoli della Biblioteca dei miei Ragazzi Salani), sono reperibili nelle collane delle principali case editrici, si consigliano: Sulla storia dell'infanzia: Philippe Aries, Padri e figli nell'eta medioevale e moderna, Laterza, Bari 1968 L. De Mause, Storia dell'irfanzia, Emme Edizioni, Milano 1983 Franco Cambi e Simonetta Ulivieri, Storia dell'infanzia nell'Italia liberale L. Trisciuzzi, La scoperta dell'tnfanzia, Le Monnier, Firenze 1976 Sulla letteratura per l'irfanzia: Antonio Faeti, Letteratura per l'infanzia, La Nuova Italia, Firenze 1977 Antonio Lugli, Libri e figure, Cappelli 1982 Vorrei cominciare con una domanda di carattere preliminare: e possibile e in che modo, per un linguaggio che ha cost limitate capacitil realistiche come quello musicale, parlare di rappresentazionidella malattia? I rapporti della musica con la malattia e con gli stati patologici in generale possono essere osservati da due punti di vista. II primo e quello di pertinenza dell'etnomusico1ogia e dell'antropologia culturale, e riguarda ad esempio il ruolo che munerose tradizioni antiche 0 popolari assegnano alIa musica nelle pratiche collettive della trance e della possessione rituale e in varie manifestazioni sciamaniche 0 esorcistiche, quali quelle descritte da Gilbert Rouget nel libro Musica e trance (1980, trad italiana Torino, Einaudi 1986), 0 quelle che sino a poco tempo fa sopravvivevano in alcune tradizioni popolari dell'Italia meridionale, come il tarantismo (cfr. Emesto De Martino, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, Milano, II Saggiatore 1961) 0 l'argia, studiata da Clara Gallini e da Diego Carpitella (eft. C. Gallini, I rituali dell'argia, Padova, CEDAM 1967). Si tratta di manifestazioni musicali appartenenti a mondi culturali che attribuiscono alia musica non gia finalita edonistiche 0 estetiche, rna precise funzioni pratico-sociali,nelle quali esaltano il potere della musica di influire, sia pure all'intemo di un contesto rigorosamente ritualizzato, sulle condizioni psico-fisiche dell'uditore e di modificame il comportamento. La antica dottrina pitagorica e platonica degli ethoi musicali (cioe degli effetti 302 303 • psico-fisici attribuiti ai diversi modi della musica greca) non e che la sistemazione teorica e filosoficadi tali aspetti della musica. , Nonostante le profonde radici pitagoriche e platoniche la musica colta occidentale si e pero di fatto sviluppata in una direzione diversa. Gli aspetti razionali e tecnicistici della musica hanno finito col prevalere su quelli pili propriamente istintuali e psico-motori, e al rapporto diretto con la sfera naturale si sostitui - dal Rinascimento in poi - l'imitazione "artificiosa" della natura. La capacita di eccitare emozioni e sentimenti fu, per cosi dire, sublimata e trasposta dapprima in un sistema retorico codificato, volto a mimare gli "affetti" pili che a suscitarne negli ascoltatori (cia semmai avveniva in seconda istanza, al di fuori della simulazione artistica), e successivamente, con la concezione romantica della musica, in una sfera simbolica, tesa a evocare idealita trascendenti. Anche il rapporto della musica con il sacro, che nelle culture primitive e arcaiche costituiva un tramite importante per entrare in rapporto con le forze occulte della natura, si e sviluppato nel mondo cristiano in termini per 10 pili spirituali, che deprimono l'elemento fisico e corporeo. Anche se poi sopravvivono non pochi residui inconsapevoli di quei legami della musica con il mondo magico, indagati ad esempio da Jules Combarieu (La musica e la magia, 1909, trad. italiana Milano, Mondadori 1982): basti pensare alla funzione apotropaica (cioe di eliminazione degli influssi malefici) che antiche credenze attribuivano al suono dei campanelli, non a caso passato nella tradizione cristiana per sottolineare il momento dell'Elevazione durante la Messa; 0 all'importanza delle ripetizioni e dei ritornelli nelle strutture musicali, un cui remoto ascendente potrebbe essere rintracciato nelle formule magiche iterative. II secondo punta di vista e quello che considera Ie "rappresentazioni" artistiche della malattia nella musica occidentale. E qui occorre innanzitutto osservare come, a confronto della letteratura 0 della pittura, la musica abbia mostrato nel corso della sua storia sempre una scarsa propensione non solo a dare voce alla malattia nei suoi aspetti propriamente fisici, rna anche a portare fino in fondo l'espressione del dolore e del tragico. Cia si deve in parte a convenzioni estetiche e di "gusto", che a lungo attribuiscono alIa musica una funzione essenzialmente consolatoria e rasserenatrice, per cui l'espressione del tragico e del dolore non potevano che essere momenti transitori, preludio di soluzioni positive. In parte, alle caratteristiche intrinseche del linguaggio musicale stesso; un linguaggio privo di referenti semantici precisi, dove la quota di astrazione e di artificio limita assai pili che in altre arti Ie possibilita realistiche. Esarninare i limiti e l'eccezionalita delle rappresentazioni della malattia in musica significa, porta a toccare, sia pure da un'angolatura inconsueta, alcuni problemi di fondo del linguaggio musicale e del suo tardivo sviluppo da un'estetica del bello e del sublime verso forme capaci di esprimere in modo plausibile (e senza Ie virgolettature del registro comico) la realta del quotidiano e del brutto. I ,:. r fi " Ma anche se in musica c'e questa processo verso un maggior realismo, anche al suo culmine e molto modesto, proprio per Ie scarse capacita realistiche che ha la musica, la quale ha una tendenza forse maggiore che gli altri linguaggi artistici a formalizzare e a stilizzare. E' un'esigenza intrinseca al suo modo di esprimersi perche ha mezzi relativamente poveri, in quanta l'udito e sicuramente il senso meno adatto a percepire certi dettagli della realta che non la vista. E anche quando la musica si unisce alla parola non puo mai farlo con l'ampiezza lessicale con cui puo farlo la letteratura, a rischio di rendere incomprensibile il testa che accompagna la musica: che deve continuamente servirsi di simmetrie, di ripetizioni e di iterazioni e di parole chiave che emergono sulle altre, e tutto questa rende particolarmente limitata la possibilita di scendere nei dettagli descrittivi e rappresentativi di realta oggettive. Quindi gli esempi di rappresentazione della malattia riscontrabili in musica sono per 10 pili momenti eccezionali e come tali acquistano un rilievo maggiore. Ad esempio uno dei filoni della musica strurnentale del XVII-XVIII secolo, e quello della musica descrittiva, la quale cerca con i propri mezzi di rappresentare delle situazioni, degli ambienti, dei "caratteri", rubando in un certo senso il mestiere alIa pittura 0 alla letteratura; per esempio Le quattro stagioni di Vivaldi, 0 Ie battaglie (come La battaglia di Marignan), descritte attraverso la concitazione del movimento, 0 l'imitazione onomatopeica dei rumori. Ma solo raramente scendono a dettagli macabri, 0 a descrivere il dolore, 0 la sofferenza fisica. Forse perche si tratta di qualcosa di difficile da ritualizzare, da tradurre nelle formule stilizzate e astratte che sono necessarie alIa musica per esprimersi. Ma questa anche perche il dolore, la sofferenza fisica e qualcosa di troppo legato alIa realta materiale per poter essere sublimato su un piano estetico. In questa filone di musica descrittiva si trova un'unica, composizione che descrive in termini realistici una malattia fisica vera e propria E' una suite composta da Marin Marais, virtuoso di viola da gamba alIa corte di Versailles di Luigi XlV alIa meta del '600, la quale descrive l'operazione alIa cistifellea subita da lui stesso. E' un pezzo molto particolare anche perche contiene nella partitura didascalie scritte che precisano qual'e la situazione che la musica sta descrivendo in quel momenta: l'apparato operatorio e il terrore che questa suscita nel paziente (la musica 10 sottolinea con una serie di accordi piuttosto marcati e tragici), la decisione di procedere all'intervento, i pensieri funerei che tutto cia suscita nell'ammalato e dato che in quel tempo ben raramente le operazioni si risolvevano con successo, il testamento; poi il paziente incontra moglie e figli (e.la musica si fa lugubre e seriosa nello stile deltombeau, ossia di quei brani funerei in commemorazione di personaggi famosi), non senza una punta di compiaciuta autoironia da parte di uno dei rari scampati a tali operazioni. Poi il paziente e immobilizzato alIa sedia con cinghie di seta, e comincia l'operazione vera e propria con l'incisione, l'estrazione del calcolo, ( 304 rl 'I • 305 avvenivano, i grandi dolori in musica restavano sempre nell'ambito del dolore amoroso, della passione. il sangue cola, mentre la musica si affievolisce. Infine la convalescenza, dove la musica si fa via via pili fresca e rasserenata. . Unica cosa che si puo avvicinare a questa e un pezzo di Couperin per clavicembalo che e pero significativamente intitolato La convalescence. Couperin usava scrivere dei brevi pezzi per descrivere caratteri psicologici per 10 pili femminili, e fra i tanti c'e anche questo. Per quanta riguarda la musica strumentale questo e praticamente tutto quello che si puo citare a proposito di uso della malattia come oggetto di rappresentazione musicale. E' significativo anche il fatto che il pezzo di Couperin sia intitolato La convalescenza e il pezzo di Marais fmisca con una parte molto pili lunga che e appunto ancora la convalescenza, la ripresa, il ritomo alla vita, e che mostra come la musica sia poco adatta a rappresentare il dolore inconsolabile 0 inconsolato. Anche se non e dolore fisico e anche se e vero che Schubert diceva che "tutta la musica e triste". E in effetti Ie situazioni di melanconia e di tristezza sono normali nella musica, rna si tratta sempre di toni medi e comunque di sofferenze di tipo psicologico che trovano una risoluzione nella musica stessa, che trascendono se stessi e si contemplano dal di fuori. Questo forse e un tema interessante la cui interpretazione non e ancora liberata da certi pregiudizi estetici: il fatto che nell'opera teatrale in musica vigesse per circa due secoli l'obbligo del lieto fine anche nelle tragedie, una regola a cui si danno poche eccezioni (come La Didone abbandonata di Domenico Sarro su libretto del Metastasio, anche se non mancano rifacimenti con Didone che alla fine scampa alla morte). Questo fatto era stato a lungo attribuito alla futilita delle convenzioni di un'arte di corte. L'estetica ottocentesca e in particolare wagneriana 10 attribuivano alla distorsione mentale di cortigiani poco propensi a pensare a cose serie, rna e una falsa spiegazione. Di fatto in musica Ie situazioni tragiche sono sempre situazioni precarie, destinate a essere superate. In altri termini, la musica appare inadatta a rappresentare frno in fondo una tragedia se non col rischio di cadere nel ridicolo. Certo nell'Ottocento abbiamo morti, assassini, malattie, pazzie d'amore e vere e proprie tragedie. Ma e un momenta un po' particolare che e poi seguito subito dopo da forme di parodia del melodramma ottocentesco che colgono soprattutto appunto questo aspetto ridicolo, come il soprano che muore cantando. Certo se si accetta il codice si accetta tutto, perc appena ci si mette un po' fuori un senso di ridicolo si coglie. Mentre nella pittura si coglie assai meno (magari a distanza di tempo si puc percepire qualcosa di artefatto, di scenografico), nella morte di Mimi della Boheme, nella Traviata moribonda, la tragedia, il disfacimento fisico si sublimano nella sfera dei buoni sentimenti (e nella fattispecie sono anche il prezzo necessario per far trionfare i "sani" principi della societa borghese). Nel Settecento c'era un concettodi gusto che probabilmente teneva lontani da questi eccessi. Ma mentre nel teatro di prosa francese gli eventi tragici Sembra quindi che la malattia sia, proprio per le caratteristiche stesse del tipo di linguaggio, un tema poco adatto a essere rappresentato in musica: Manell'Ottocento invece ci sono casi celebri di malattie, come la tisi della Traviata e della Boheme. Che cosa e cambiato? t' ~, :f 1 1 I I f \ I l La malattia fisica e qualcosa di troppo definitivo, poco traducibile in forme epiche,cosa che e necessaria invece alla musica per poter crescere, poteme trarre quegli elementi chiave su cui costruire un'opera, una scena musicale. E nei secoli forse pili attenti agli aspetti del codice, della retorica, della convenzione musicale questa ha spinto ad astenersi da rappresentazioni troppo crude: le morti, i finali tragici. Tutto questo nell'Ottocento e stato un pochino capovolto e l'estetica del lieto fine e stata guardata come qualcosa di stucchevole. E' prevalso invece, sia nell'opera borghese, in Bellini e Verdi soprattutto, sia poi anche nella fonnulazione di un'estetica diversa in Wagner, una concezione dell'opera differente,in grado di penetrare proprio aspetti come appunto la morte, il dolore, la malattia. Ed e anche un cambiamento delle categorie estetiche e del bello, che non e pili soltanto cio che corrisponde a certi canoni di simmetria, di gusto - cose che prima erano brutte vengono considerate possibili oggetti estetici. Possiamo direche nell'Ottocento nasce un'estetica del brutto cioe del realistico, del reale, del quotidiano e quindi anche di cio che non e arrnonico. Per cui ecco alcune malattie che vengonorappresentate, come la tubercolosi, prima inimmaginabile: rna i romantici avevano estetizzato la tubercolosi, non credo piacevole da vedere in realta, La quale compare nella Traviata ed e un'apparizione sconvolgente, come del resto tutta l'opera, perche Verdi lascia la storia del romanzo di Dumas nella sua contemporaneita, A questo gli spettatori non erano molto abituati se non nell'ambito dell'opera comica 0 semicomica, dove i personaggi contemporanei erano all'ordine del giorno, mentre una tragedia doveva sempre essere collocata un pochino a distanza nel tempo. Il fatto pero che la Traviata muoia di tubercolosi 0 di altromale, potrebbe essere anche secondario, rna per Verdi e importante perche e un personaggio scomodo. Soltanto con la sua morte tutto l'ordine sociale 'e morale si ristabilisce. La Traviata muore di tubercolosi si, rna la morte coincide anche con la rinuncia all'amore quindi alla vita, ed e anche un riscatto dalla sua condizione di cocotte. La malattia diventa importante anche perche e funzionale a tutta la storia e alla struttura drammatica, all'articolazione della vicenda, ai rapporti interpersonali. Diverso e il caso di Puccini nella Boheme: c'e anche qui un caso di tubercolosi fatale, rna non pili motivato da superiori ragioni etiche e I n 306 • 1 \, 307 ideologiche, 0 almeno in modo meno evidente. La psicologia di Puccini, quale si riflette nei suoi personaggi e pili contorta, perche la morale sociale cui fa riferimento e meno lineare e netta che ai tempi di Verdi e non e priva di ambiguita coltivate. Quella di Mimi e una rappresentazione della malattia che porta tutti i segni del tempo, un verismo si, rna con aspetti di compiacimento, di morbosita, che si sono voluti sentire anche nella musica, associando ad esempio le melodie di Puccini con una visone del mondo snervata, ambigua e contraddittoria sul pianoetico, ben diverse dai temi e dalle melodie verdiane che sono sempre ben precise, chiare, nette. Per quanto riguarda la malattia psichica, che ha connotazioni molJo meno materiali di quella fisica, si pub invece pensare che sia pi" adatta a essere rappresentata in musica. E' vero questo? ~.; Se si parla di malattia psichica, infatti, il numero di esempi aumenta, e anzi il tema della pazzia e abbastanza frequente. 11 caso di pazzia, sia pure provocato artificialmente, pili tipico del. romanticismo e quello della Sinfoniafantastica di Berlioz, che e di poco successivo all'opera celebre di De Quincey Confessioni di un mangiatore d'oppio, anche se Berlioz non arriva alle conclusioni di De Quincey, una sorta di Timothy Leary dell'Ottocento, che vede nell'oppio un mezzo per affacciarsi sugli abissi di verita precluse alla ragione. La Sinfonia fantastica rappresenta le allucinazioni, 10 scatenarsi di immagini in liberta, che vengono al protagonista, il quale aveva deciso di uccidersi perche respinto dall'amata, intossicandosi con una dose d'oppio. Ma ne assume troppo poco e ha soltanto delle allucinazioni, le quali prendono forma di idee musicali, di sensazioni sonore che gli ricordano soprattutto la sua donna, rappresentata musicalmente con un tema ricorrente un'idee fixe allucinatoria che ritoma nel delirio e da cui e incapace di distaccarsi, e che compare nei vari momenti della sinfonia. La quale e una vasta composizione orchestrale: il protagonista si immagina di ballare a una festa con la sua donna, poi viene preso da un raptus, la uccide e viene condannato alla .forca, con la scena dell'esecuzione, che e una parodia del Dies irae. Intanto l'idee fixe musicale compare sempre trasformata rispetto alle diverse situazioni, fmo all'ultima scena di sabba, con personaggi demoniaci dove diventa un motivetto volgare, una danza triviale. Questo e un caso di malattia psichica rappresentata in musica, ed e un ambito in cui la musica riesce a muoversi molto meglio. Del resto la pazzia d'amore, e in musica un vecchio tema, come nel tema di Orlando, e un filone operistico molto lungo, che dall'Ariosto passa a Scarlatti, a Vivaldi, a Handel. E nel Sei-Settecento e di solito pazzia maschile, mentre quella femminile in genere si trova in personaggi secondari. \ I , 1 \ Invece verso la fme del Settecento nasce un filone dove e la protagonista femminile che impazzisce per amore e nasce da un'opera di Paisiello, Nina pazza per amore, opera semicomica con venature sentimentali. Uno storico della medicina potrebbe stabilire con quanta precisione il compositore, 0 il librettista, abbiano saputo rappresentare questa tipo di pazzia, secondo le cognizioni scientifiche di allora. Del resto la fme del Settecento credo sia il momenta in cui si iniziano studi pili seri sull'isteria, che si comincia ad associare alla donna, e percio e possibile che ci sia un aggancio. La pazzia di Nini e di tipo depressivo: la storia e la solita, lei vorrebbe sposare l'uomo che ama, rna il padre le impedisce di sposarlo. Nini allora perde la memoria, ricorda soltanto l'amato Lindoro e vive alla fmestra aspettando il suo ritomo senza capire perche si e allontanato, sicura che ritorni. Poi la storia finisce bene perche alla fine il padre capisce, l'amato ritoma e poco per volta la pazzia passa. L'altra grande pazzia d'amore e quella della Lucia di Lammermoor di Donizetti, tratta dal romanzo di Walter Scott. E' una pazzia di tipo violento, distruttiva e autodistruttiva, con un significato quasi ontologico di rifiuto della costrizione e di una ricerca della liberta a costo di distruggere se stessi e tutto cio che sta intorno. La storia si svolge in Scozia: il fratello di Lucia per ragioni di clan vuole per lei altre nozze, e le impedisce di vedere Edgardo. Per ottenere che 10 lasci, manda alla sorella una falsa lettera in cui Edgardo le dice che ha ormai un'altra. Allora Lucia per ripicca sposa l'altro, rna poi non vuole pili accettare la situazione. La pazzia allora diventa un modo per fuggire al soffocamento quasi claustrofobico in cui si e messa, e una specie di autopunizione. Alla fme Lucia uccide il marito, e Edgardo, quando viene a sapere che Lucia sta morendo pazza di dolore, si suicida. Questa e una pazzia che trascina e diventa il meccanismo di una tragedia cosmica, totale, con nuove connotazioni quasi schizofreniche, perche e come se Lucia.fosse incalzata da un'altra se stessa che e la se stessa libera che la punisce per aver tradito, per essersi sottomessa a una volonta estranea. E' significativo che quest'opera sia proprio quella che Madame Bovary va ad ascoltare col marito, che non capisce, mentre lei coglie questo aspetto di ricerca della liberta fino alla distruzione. Questo fatto testimonia anche la grandissima popolarita di quest'opera, forse un po' all'origine del femminismo. Quella di Lucia e una ribellione femminile destinata al fallimento, da mettere tra l'altro in rapporto con un altro tipo di ribellione femminile, quella della Lulu di Wedekind messa in opera da Alban Berg. Se in Donizetti tutto rimane entro la morale accettabile, nella Lulu il tema e quello della liberta sessuale, dietro il quale ci sono tra l'altro studi, di Wedekind sulla psicologia sessuale di Krafft-Ebing e sui lavori di Charcot. 11 tema della pazzia, in tempi pili vicini a noi, si arricchisce di altri esempi. Per esempio un caso, descritto come pazzia in senso stretto, e Cardillac di Hindemith, tratto da un racconto di Hoffmann. E' la storia di un 308 309 • _______________1'. J.,--' _ orafo affetto da una mania feticistica per gli oggetti che lui stesso crea, per cui da un lato e costretto a venderli per vivere, dall'altro e preso dalla smania di ritomarne in possesso al punta da uccidere l'acquirente quando non riesce a rubarglieli. Un'altra forma di pazzia clinicamente pili verosimile e quella del Wozzeck di Alban Berg, tratta da uno straordinario dranuna incompiuto di Buchner dell'inizio dell'Ottocento. Wozzeck e un barbiere sfruttato e urniliato dal Capitano: non condivide la morale comune e convive con una donna senza essere sposato, e quando il Capitano 10 rimprovera lui gli risponde che non ha tempo per la morale, perche deve lavorare e guadagnare i soldi per mangiare, e la morale e un lusso. C'e poi la figura del dottore, che intuisce che dentro la mente di Wozzeck si annida una forma di pazzia e pensa di usarlo per degli esperimenti per vedere come progredisce una psicosi, cosi 10 sottopone a diete assurde per osservarne le reazioni. Alla fine Wozzeck, ingelosito per le attenzioni della sua donna per il Tamburmaggiore, la accoltella e in seguito si uccide. L'opera di Buchner, come del resto quella di Berg, e molto allucinata: e una delle pili tipiche opere espressioniste dove sia la pazzia sia la figura del medico acquistano un significato simbolico, con il contrasto tra il vecchio ordine costituito rappresentato dal Capitano, ormai sfaldato e non pili in grado di reggere una situazione come quella di una societa urbana di massa dove i poveri diavoli sono abbandonati a se stessi. E dove, mentre anelano alla liberta, ne sono tenuti lantana da un nuovo tipo di oppressione rappresentato dalla borghesia che razionalizza i loro mali senza curarli, rna cerca di sfruttarli a scopi scientifici e tecnologici: posizione che e appunto rappresentata dalla figura del medico. Quindi qui la pazzia e anche una forma di fuga da una situazione intollerabile, che pure non porta a nulla, perche la morte non e pili vista come liberazione, rna e solo una forma di e una decomposizione, come del resto 10 e la stessa vita, che decomposizione solo pili complessa e pili ricca. E c'e questa anelito alla natura irraggiungibile, qua1cosa che sta al di fuori, che si puo soltanto inunaginare rna non si puo prendere. Lo stesso tema si trova in un altro testo di Buchner che e Jakob Lenz, che e il diario di un pazzo, anche questo un personaggio di cronaca, parroco di un paese tedesco vissuto alla fme del Settecento. E' la storia di una pazzia che progredisce, con il desiderio di uscire da una situazione chiusa dalla quale non si sa come liberarsi, e la morte sembra troppo poco, perche evidentemente e la vita che da il senso di soffocamento, per cui la pazzia diventa un rifugio. Si tratta di una vera psicosi, che diventa sinonimo di liberta, rna una liberta destinata a non aver successo. Da questa novella Wolfgang Runhe, che e un giovane compositore neoromantico, nel1979 ha tratto un'opera molto bella. E nel Noveeento ci sono in musica esempi di rappresentazionidella malauia fisica, oltre che psichica? Ci sono per esempio Ie guarigioni miracolose, con tutta la tradizione fiabesca, come in Le rossignol di Stravinskij: per allietare l'Imperatore della Cina viene catturato un uccellino meraviglioso, che a un certo punta si stufa e se ne va, allora l'Imperatore si anunala, e solo l'uccellino potrebbe guarirlo; cosi gliene costruisconouno meccanico che perc a un certo punta si rompe. Alla fme ritoma quello vero e accetta di cantare, rna a patto di restare libero. Un'altra guarigione si trova in un'altra opera di Stravinskij, ed e quella dell'Histoire du soldat, in cui a un certo punta un soldato sente il banda del re che e disposto a dare la figlia, che pare affetta da un male inguaribile, in matrimonio a chi riesce a ridarle la salute. II soldato ci riesce suonandole il violino con tre danze, che sono famose, e lei balla (e fra l'altro balla anche il diavolo). { r I \ , 310 Altri esempi di malattia fisica si trovano nella Lulu di Berg, di cui abbiamo parlato, dove c'e tra l'altro un parto in scena. Inoltre c'e il personaggio del dottore che sposa Lulu, che e la scatenata amante di un giomalista che la fa sposare appunto per esser pili libero. Ma a un certo punta il dottore viene a saperlo e muore di sincope. Inoltre c'e una scena di colera rappresentata in un interludio cinematografico con una colonna sonora che va avanti fino a un certo punto, poi toma indietro, ripetendo dall'ultima nota alla prima. E inoltre c'e il caso di Jack 10 Squartatore, che uccide Lulu alla fine dell'opera, che e un caso psicopatologico. Direi che comunque il dolore e una situazione precaria che tende a essere superata, e del resto la musica tende sempre in qua1che modo a risolvere. Dalla fine dell'Ottocento lamusica adotta till linguaggio meno regolato da norme formali, dalla tonalita, e ospita l'urlo e le dissonanze, prima considerati sgradevoli e totalmente inaccettabili, diventa anche piu capace di rappresentare situazioni dolorose e sconvolgenti. Pero e solo till episodio della storia della musica: gli eredi di questa ricerca esasperata di nuovi linguaggi e nuovi effetti, harmocontinuato per tutti gli anni Sessanta e Settanta. Perc in questa periodo, dato il compito che in un certo senso la musica si e data di rappresentare se stessa e l'evolversi del proprio linguaggio, non si e voluto conservare l'aspetto realistico. E la rottura del linguaggio e delle convenzioni linguistiche vengono ad assurnere il significato pili ampio, di rottura di un mondo ideologico che non si vuole accettare: cambiare il linguaggio e sconvolgerlo e necessario perche i contenuti non vengano poi normalizzati e assunti da parte del repertorio dominante. Questo e stato un po' l'ambito in cui si e mossa l'avanguardia che oggi e un pochino fmita, 0 almeno interrotta. Le posizioni nuove sono spesso di tipo neoromantico: c'e una forma di postmodemo anche in musica, e non e forse la corrente pili adatta a rappresentare, neanche questa, dolore e sofferenza. 311 • La malattia e comunque troppo quotidiana, troppo realistica, troppo poco ritualizzabile. A differenza della morte, anche proprio nel modo in cui awiene, tanto e vero che anche nella realta ha sempre trovato forme di rito (anche se adesso rneno); e per questa puo essere pili facilmente rappresentata in musica (come per esempio nel Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi tratto dal Tasso, che rappresenta una morte in scena che e quanta di pili ritualizzato ci possa essere). Se non c'e pili la ritualizzazione di un codice stilizzato ecco che scatta il senso di ripulsa, suona ridicolo il fatto che uno muoia e canti fino all'ultimo respiro - ed e interessante fra l'altro che l'ultimo respiro significa anche la fme del canto. Intervista sulla PITTURA a Gtanfranco BRUNO CRlT!CO D'ARTEE DIRETTORE DELL'ACCADEMIA LIGUSTICA DI BELLE ART! Snggerimenti bibliografici Per la musica popolare, i titoli citati nel testo. Per Ie rappresentazioni della malattia in musica non esiste una bibliografia specifica. Sull'opera teatrale g1i studi migliori sono quelli contenuti nella Storia dell'opera italiana, Torino, EdT 1987-88 (sinora usciti i vol!. sistematici IV, Ve VI). Inoltre La drarnmaturgia musicale, a cura di Lorenzo Bianconi, Bologna, II Mulino 1986. Si veda anche: Carl Dahlhaus, II realismo musicale, trad. it. Bologna, II Mulino 1987. Sui teatro di Verdi: Julian Budden, Le opere di Verdi, trad. it. Torino, EdT 1985-88,3 vol!. Sugli aspetti psicologici di Puccini e dei suoi personaggi un c1assico e la biografia critica di Mosco Carner, Giacomo Puccini, Milano, II Saggiatore 1961. j 312 • Mi sono occupato dei rapporti tra arte ed espressivita degli stati psicopatologici in occasione della mostra La ricercadell'identita, da me ordinata al Palazzo Reale di Milano nel 1974-75; di una seconda mostra, Eros e Thanatos, sempre a Milano nel 1987; in alcuni saggi su argomenti di artemoderna. . Era il tentativo di sfondare i parametri abituali della critica dell'opera d'arte, di introdurre elementi che esplicitassero il suo diretto farsi sull'esistenza, sull'esperienza del vissuto. Insieme l'urgenza di rompere gli argini tra arte della sanita e arte della follia, riconducendo l'espressione a quel comune denominatore di umanita, di consistenza dell'identita personale e dell'individuo, sul quale poggia ogni esperienza creativa veramente autentica. Non ho scoperto niente: lei conosce Binswanger. Binswanger ha scritto Tre forme di esistenza mancata: uno dei saggi riguarda il manierismo, come condizione di malattia, naturalmente. L'autore fa un'analisi del manierismo come fenomeno psichico, manifestazione di uno stato esistenziale, e di certe forme di espressione artistica dell'antichita che sono evidentemente connessea situazioni di malessere dell'individuo. Le fonti dei miei interessi sono queste: io ho cominciato a vedere questi temi, cercare di capire quali studi erano stati fatti, e mi sono imbattuto in Binswanger, e da Binswanger ho cominciato poi a comprendere meglio la materia. C'epoi un secondo libro, di Hauser, autore della Storia soeia Ie del/'arte. Oltre alIa Storia sociale, notissima, Hauser ha scritto un altro libro interessante, molto attuale, che si intitola II manierismo, pubblicato in Italia nel 1965. In questo libro Hauser conferrna le intuizioni di Binswanger, .analizza il manierismo attraverso parametri nuovi, tra storia, antropologia e seienza del profondo. Esamina il manierismo nell'arte come manifestazione di un disagio esistenziale. Parla poi di un manierismo moderno, di Kafka, di Picasso, e ravvisa in questi autori, nel tipo di deformazione, 0 sigla stilistica inedita che e loro propria, una manifestazione di disagio esistenziale, che da origine proprio a questo nuovo stile. Porta avanti il discorso di Binswanger anche sull'arte e la letteratura modema. Le mie mostre non sono altro che un semplice lavoro di elaborazione di alcune intuizioni di Binswanger e di Hauser. In seguito ho cercato di verificare questi temi sulla situazione attuale della malattia mentale. Ho cercato nel campo degli studi medici, e mi sono imbattutto in Laing, e nella storia che lei sa benissimo: l'attribuzione dell'origine della malattia mentale non solo a una situazione individuale, rna a un ambiente nel quale il malato si trova a vivere. E mi sono detto che sicuramente Laing dovevaavere avuto nozione di qualcuno nel quale 10 stato di malattia avesse prodotto un'esperienza artistica liberatoria e autoconoscitiva. Allora ho fatto una ricerca. Sono andato a Losanna, dove esiste un museo di art brut, cioe di un tipo di espressione al di la della cultura, fatta da persone non in possesso di una cultura sistematica sull'arte antica e modema, 0 comunque non professionisti dell'arte, persone che si sono espresse fuori del sociale: con una produzione che non e un tentativo di entrare nella comunicazionecollettiva, rna un tentativo di autoliberazione, di espressione personale, della propria esperienza. Un artista moderno, Dubuffet, aveva raccolto questa materiale nel quale credeva molto, ed era riuscito a mettere in piedi a Losanna un museo di art brut. A Losanna ho scoperto che esisteva uno psichiatra di nome Bader, il quale da molti anni aveva creato all'intemo dell'ospedale una specie di atelier d'arte, dove dava la possibilita ai malati mentali di accedere ai mezzi dell'espressione artistica, cioe al disegno, alla pittura. E poneva un'attenzione estrema a all'espressione dei malati mentali, nella convinzione che essa fosse un formidabile mezzo di comprensione della malattia, Bader era stato in contatto con Dubuffet. Il metodo di Bader presentava perc dei limiti: quello, per esempio, di guardare con un'ammirazione di tipo prevalentemente estetico all'espressione dei malati. In parole molto semplici: il malato dipingeva, perc era considerato e rimaneva sempre-un malato. In particolare ho conosciuto alcuni casi, per esempio quello di una donna: si chiamava Aloyse, ed era arrivata alla situazione paradossale di trovare nell'ospedale il luogo ideale per vivere, perche le veniva perrnesso di dipingere, senza altra preoccupazione. Era potenzialmente un'artista, le piaceva molto dipingere. Ad un certo punta della sua storia, essendo nella condizione di poter tomare nell'ambiente sociale, aveva finto di essere malata per rimanere nell'ospedale: dove poteva esercitare la pittura senza il problema di doversi procurare i mezzi di sussistenza, e senza che nessuno trovasse a ridire sulla sua vita in apparenza improduttiva. Il modo di procedere di Bader era da un lato negativo, perche significava che il medico dava importanza all'espressivita dei malati mentali in quanta creatori di oggetti estetici: non in funzione della loro sanita, del loro recupero sociale in primo luogo. Qualcosa di analogo a quel che era successo nei rapporti tra Vincent Van Gogh e il suo medico curante ad Auvers, il dottor Gachet. L'espressione artistica del malato poteva essere un mezzo straordinario di conoscenzadei disagi di fondo in cui essi si trovavano, e quindi anche un mezzo di recupero fondamentale: veniva invece valorizzata la lora produzione come esperienza dell'ospedale, ma il malato rimaneva, dentro, isolato come tale. Dall'altro lato l'esperienza era stata importante perche le espressioni di Aloyse e degli altri erano state si museificate all'intemo dell'ospedale, ma tuttavia accuratamente conservate. Chi in futuro avesse voluto capime qualcosa di questa questione espressivita-malattia, avrebbe trovato a Losanna un archivio, una specie di museo dell'arte dei malati. Dopo queste constatazioni prendeva vigore una diversa necessita: considerare la malattia mentale come un'esperienza che ciascuno di noi potrebbe vivere, un rischio che ognuno potrebbe correre. E quindi non guardare all'espressivita del malato come un fatto diverso, estraneo al vivere sociale. Capire invece come l'esperienza della malattia potrebbe essere anche solo un episodic nella vita di una persona: che non solo aiuta il malato a uscire da se stesso, ma puo essere un veicolo straordinario per capire i nostri problemi, per intendere fin dove il malato mentale abbia delle motivazioni che ci sono comuni, e che costituiscono le sue ragioni per essere tale. E quali sono i punti di contatto tra la malattia mentale e la cosiddetta normalita, Perche ancora Bader, isolando i malati mentali e la lora produzione, tenendola dentro l'ospedale, rendendo la loro produzione qualcosa di museificato all'intemo dell'istituzione, creava una scissione netta tra l'arte del malato mentale e la sua persona, tra l'arte della cosiddetta societa civile e l'espressione dei malati. La nostra operazione e stata quella di cercar di capire come I'arte dei malati mentali non rappresentasse un tipo di espressione sostanzialmente diversa da quelladei cosiddetti normali. E quali fossero i punti di contatto tra l'esperienza dei malati e quella degli artisti, La conclusione e stata, come era intuibile, che l'espressivita del malato mentale spesso nei suoi postulati di fondo coincide con l'espressivita dell'artista, quando l'artista intenda veramente scendere al fondo di determinati problemi esistenziali, e relativi al suo rapporto col mondo, Ci sono analogie fortissime tra il delirio e 10 stato in cui l'artista crea. Il malato e una persona che si pone problemi in maniera piu acuta di quanto 314 315 • aiutano a esplorare e comprendere stati personali, stati psichici, movimenti del profondo. Allora si e poi visto che arrivando all'alfabeto essenziale dei segni, laddove una linea espressiva e tale in quanta presenta lllla specifica identita visiva, i disegni dei malati sono simili a quei diagrammi cui l'artista arriva in una progressiva spoliazione dei significati convenzionalmente rappresentativi dei segni stessi. Prendiamo i segni che "rappresentano" una mela: intanto e discutibile se la mela ci sia 0 non ci sia, se sia cosi 0 diversa da cosi: lei la vede in un modo, io in un altro. Quando Cezanne 0 Munch fonnulano il dato disegnativo che appare come il contomo di una mela, questa diventa il segno espressivo di uno stato percettivo, il cui significato e sempre in rapporto a110 stato di coscienza in cui si trova l'artista, alla sua cultura, alla sua storia, alla sua vita, al momenta in cui rappresenta. Per Mary Barnes il problema era quello di avvertire, in un tempo esistenziale che le .sfuggiva, la posizione degli oggetti nella spazio. Aveva perso il senso della spazio e del tempo. Diceva: "Stave con la testa attaccata al muro, per avere il senso di esserci, di esistere ... ". A un certo momenta tenta di rappresentare gli oggetti, i contomi come segni. Poi 10 spazio. Cosi facendo inventa dei segni che graficamente sono molto simili a quelli che Wols 0 Klee usano quando tentano di rappresentare in un'immagine astratta un modo inedito di percepire 10 spazio. Un modo non convenzionale, non ottico, non prospettico, ma globalmente sensitivo e psichico. Da tutte queste considerazioni che a grandi linee ho espresso, derivava la valorizzazione de11'esperienza della malattia mentale e dell'arte del malato. D'altro canto, un approfondimento del significato del segno negli artisti. SuI piano sociale, quello che pili mi interessava, l'avvicinamento dell'artista al malato mentale portava a una semplice constatazione: l'espressione del malato ci aiuta a capire l'arte, cioe un atto fondamentale per comprendere il nostro modo di essere. Ci6 significa che il malato mentale e uno di noi, non dico pili veggente, rna certamente che ha una lucidita su se stesso a noi sconosciuta, perche noi siamo bloccati da tutta lllla serie di vincoli sociali, di remore, di equilibri fittizi, utili per mantenere gli assetti costituiti. Mary Barnes questi vincoli non li conosceva pili, diceva tutto quello che intendeva dire: era molto difficile per lei vivere. Quel che si dice una persona sincera, forse troppo: le mancava quell'adattamento al sociale, che pare essere llll dato necessario. Nel disegno Mary Barnes aveva veramente avuto la possibilita di andare avanti in maniera indefmita e in piena liberta, Laing aveva avuto il grandissimo merito di fare si che la Barnes potesse dedicarsi al disegno liberamente, Egli non ha forse compreso sino in fondo il significato espressivo dei fogli di Mary Barnes, rna ha inteso che quell'esperienza era importante: ha fatto in modo che i disegni di Mary Barnes fossero conservati. Non li ha sottovalutati e non li ha nemmeno museificati, non ha detto "che splendidi disegni ha fatto la Barnes, una malata artista", Ha capito che il segno costituiva un linguaggio espressivo altrettanto importante faccia una persona nonnale: la societa, impedendogli di affrontarli liberamente, 10 costringe a un rientro, come diceva Mary Barnes, a una discesa in se stesso. A questo punto l'esperienza artistica e un modo di chiarire a se stesso, 0 un tentativo di comunicazione la dove i rapporti convenzionali sono interrotti. Non diversamente e per gli artisti, perlomeno per i pili responsabili del nostro tempo: l'arte e un sostitutivo della comunicazione, e un modo di esplicitarsi laddove esistono barriere insuperabili che ostacolano la comunicazione. E' il tentativo di trasmettere messaggi che nonnalmente, con le modalita consentite dal sociale, non e dato comunicare. L'arte di grandi pittori dell'epoca moderna, come Wols, come Gorky, come De Koonig, come Van Gogh, mostra un'analogia impressionante con l'esperienza segnica dei malati mentali. Ma non soltanto un'analogia concettuale, addirittura linguistica. Mary Barnes e il caso particolare che abbiamo individuato: una donna che era stata curata a Kingsley Hall da Laing, e a cui Laing aveva dato una vastissima possibilita di lavorare su se stessa. I segni della Barnes non sono molto diversi dai segni di Wols, dai segni di Klee, da quelli di Gorky. C'e un comune fondamento di esperienza umana sia negli artisti che nei malati mentali. Tanto gli artisti che i malati mentali sono persone discese al fondo di se stesse, che hanno scandagliato la propria individualita, il proprio essere profondo, attraverso i segni. I segni della Barnes sono segni primari, come 10 sono i segni di Wols: ci sono analogie, e i problemi sono gli stessi: problemi dello spazio, della figura, dei rapporti con l'oggetto. Anche nei confronti dei disegni dei malati mentali esiste la stessa incomprensione che c'e sempre stata, e c'e tuttora, nei riguardi dei disegni dei bambini. n bambino disegna, rna arrivatoa un certo stadio, la maestra corregge il disegno, perche essonon rispetta, secondo l'educatore, l'esperienza ottica colletti va. Ma il disegno del bambino e un atto conoscitivo, non di mimesi, di mera rappresentazione. La stessa incomprensione c'e (e nessuno se ne allanna, mentre ci si dovrebbe allarmare) per il disegno del malato mentale: e un disegno fuori dalla norma, non si capisce cosa rappresenti, non certo quelche si vede... Eguale incomprensione esiste in realta per l'arte modema. Che perc, essendo entrata in uno statuto commerciale, come oggetto di consumo e onnai accettata facilmente. Quando ho fatto la mostra La ricerca dell'identita, ho esposto i disegni della Barnes insieme ai disegni di Wols e di Klee: si avvertiva una consanguineita, una vicinanza, al punto tale che qualcuno un po' sprovveduto, che non sapeva forse chi fosse Klee, e, naturalmente, la Barnes; addirittura trovava pili belli - come abitualmente si dice - i disegni della seconda che non quelli del grande maestro. C'erano delle assonanze linguistiche, che derivano dal fatto che tanto l'artista quanta il malato hanno semplicemente rinunciato, non a scindere il proprio rapporto col sociale, rna a rappresentare in modo convenzionale: il loro problema e di scendere al fondo della coscienza, di capire dove isegni 317 316 • I della verbalizzazione e della gestualita, Abbiamo ritrovato, con l'amico Hammacher, questo materiale in un garage di Londra, dopo anni di abbandono. Dobbiamo a Laing se oggi li possiamo esarninare come eccezionali documenti di espressivita della stato di malattia, E se la stessa Barnes ha potuto ritrovare, come lei stessa ha detto, "dieci anni della mia vita che credevo smarriti". Nel passato c'erano gia state delle esperienze analoghe a quelle della Barnes. Soutter era un artista svizzero, che Bader aveva riconosciuto. All'origne era pittore, poi si era ammalato: quindi per una lunghissima fase della sua vita aveva attraversato un'esperienza di malattia, quello stato che la Barnes indicava come una "discesa all'interno di se stessi". Paradossalmente durante questa esperienza Soutter aveva disegnato in maniera molto piu interessante di prima, quando era semplicemente un pittore convenzionale, di un certo interesse, rna niente di piu. Durante la malattia aveva continuato la sua attivita di artista, ed era arrivato a situazioni espressive molto analoghe a quelle di Mary Barnes, molto analoghe a quelle di Klee, di Wols, pin in generale degli artisti che hanno considerato l'esperienza della pittura come un atto conoscitivo del profondo. Di Louis Soutter e stata fatta una mostra a Milano qualche anno fa, senza pen) che. si arrivasse a capire quale significato la sua esperienza poteva avere in funzione di una piu approfondita, meno superficiale, cognizione dell'alfabeto segnico che impronta l'arte moderna. E' singolare che siano generalmente gli artisti a intuire il significato illuminante delle esperienze segniche negli stati di malattia, 0 nell'infanzia, 0 nelle espressioni primitive. Ho detto prima dell'intuizione di Dubuffet, rna anche Klee, 10 stesso Picasso, hanno rivolto attenzione a questa espressivita, che possiamo chiamare "primaria". Avvicinandol'espressione dei malati mentali aIle manifestazioni dell'arte, non valutiamo eccessivamente la prima, ne diminuiamo l'importanza della seconda. Solo l'abitudine a considerare la situazione di malattia, perche apparentemente improduttiva, come fuori del sociale, porta a considerare l'espressione dei malati mentali un fatto eccentrico, comunque privo di comunicazione con le forme espressive della societa "normale", In effetti una comparazione di segni propri dell'espressivita degli stati di malattia con i segni dell'arte, rivela i nessi e la strettissima comunicazione esistente tra le due forme espressive. Solo considerando 10 stato di malattia come un incidente manifesto in cui la persona incorre - mentre non manifesto l'incidente e potenzialmente comune a tutti - si potranno accogliere Ie forme espressive che in esso si hanno alIa stregua di comunicazioni pili 0 meno intelligibili e attuate a livello umano. Un fatto certo e che i1 riconoscere valenze espressive all'esperienza segnica del malato significa anche restituire identita conoscibile alia persona in difficolta, L'avvicinamento dell'esperienza segnica in stati di malattia alle espressioni dell'arte, ha consentito di individuare punti di contatto incontrovertibili. Cio probabilmente significa solo che 10 stato di malattia e una condizione di verita cosi come - in modo diverso e cosciente -10 sono gli stati creativi. La tradizionale considerazione del disegno del malato consisteva nel riconoscere gli stereotipi rappresentativi che sembrano attribuibili rigidamente a diversi stati 0 condizioni di malattia, L'esperienza di Mary Barnes ha mostrato che anche nell'esercizio dei segni occorre quello stato di liberta che solo propizia il loro uso in funzione autoconoscitiva e comunicante. Diversamente il malato - come accade spesso negli atelier terapeutici - oppone stereotipi rappresentativi, difese contro il mondo, fissazione suIl'immagine che al malato e data, 0 che il malato si e addossata. E puo accadere che, proprio in base alIa catalogazione di questi stereotipi, 10 psichiatra addossi al malato come inunagine della malattia cio che solo costituisce una scorza, al di la della quale esiste uno spessore di identita che i segni, altrimenti liberati, consentono di intendere. Proprio da un'intelligenza diversa, fondata suI riconoscimento della mozione "espressiva" dei segni, e possibile che attraverso le opere nate negli stati di disagio esistenziale emerga una pin veridica immagine della malattia. Bibliografia A. Artaud, Van Gogh. Le suicide de la societe, K. Editeur, Paris 1947 (ripubblicato da Gallimard nell'edizione completa delle opere) M. Barnes, 1. Berke, Two Accounts of a Journey through Madness, Me Gibbon and Kee, London 1971 F. 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