IL PASSATO
PER IL NOSTRO
FUTURO
1998-2008 Dieci Anni
Anno X
n. 12 (124)
Dicembre 2008
Foglio informativo per i soci
Associazione Progetto Mistretta - Sede Legale, Via Belverde, 31 - Tl 0921 381 232 - Sede sociale Via Libertà, 185 - CF 93001790836
“QUELLA LUCE ACCESA”
Giuseppe Passarello intellettuale, amico di Sciascia,
interviene sul Premio Maria Messina
Mi hanno dato un premio!
Ilprof. Giuseppe Passarello ha appena ricevuto il premio dal
Si, si, sono stato premiato! A Mistretta mi hanno dato un Presidente Nino Testagrossa. Sullo sfondo Luciano Liberti che
premio letterario, il Premio Speciale Maria Messina. Non ha presentato la serata.
ho ancora ben capito perchè me l'abbiano dato, ma me lo
sono preso con immensa gioia, per motivi lontani e diversi
dai soliti. Anzitutto perchè questo premio è "pulito"; non
sponsorizza e non è sponsorizzato, non promuove prodotti
e non distribuisce denari. Anzi, chi lo riceve ci rimette
qualcosa: infatti sono andato a ritirarlo a mie spese, con
familiari a sostegno della mia vacillante senilità, ovviamente a mio carico. Ma ne è valsa la pena. Sono tornato a
casa, a Palermo, stringendomi al petto un piatto quadrato di
vetro di Murano, impreziosito da scritte in oro:
«Associazione Progetto Mistretta - Il Centro Storico»,
«Premio Letterario Maria Messina V Edizione 2008…»
«Premio Speciale Professore Giuseppe Passarello». Ecco,
Segue a pag. 4
Operazione recupero del quartiere “Casazza”
Sommario:
Una nuova prospettiva di sviluppo
Un progetto che può cambiare l’economia dei
Nebrodi Uno stralcio per il quartiere Casazza
Un intervento del Sindaco Antoci - a pag.10
Obiettivi del progetto
Salviamo la memoria di Maria Messina A
- pag. 2
Rendere accessibili e valorizzare quali risorse storico
documentali i diversi beni archeologici, artistici e Gli stemmi reali a Mistretta a pag. 14
naturalistici presenti nel territorio dei Nebrodi.
Lettera aperta alle Soprintendenze di Sicilia
Nebrodi museo diffuso è un progetto che ingloba
a pag. 16
progressivamente anche gli spazi storici dei borghi rurali
Ancora grandi scoperte archeologiche
dei quali si propone la ristrutturazione e la rifunzionalizzazione, nonché la costituzione di nuovi impianti a Santo Stefano di Camastra - a pag 18
(centro delle forme artistiche contemporanee).
La qualità architettonica di questi ultimi non può non
discernere dal confronto con l'unicità delle preesistenze
Del pensare breve
storico - ambientali.
Le finalità ultime del progetto sono quelle di favorire
“Costruire nuovi spazi, questo il
l'occupazione, con particolare riguardo di quella giovanile
nocciolo della scrittura!”
e femminile, anche incentivando forme associative di
imprenditorialità diffusa.
David Grossman
IL Progetto “Museo Diffuso”
Segue a pag.11
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Il Centro Storico Dicembre 2008
Editoriale
Di Giuseppe Ciccia
Comincio con l’augurare buone feste a tutti gli “Angelus Domini Nunziavit Maria” a Ficarra, poco
amici del Il Centro Storico, agli amici dell’ distante da Mistretta, cura-ta dall’amico arch.
Associazione Progetto Mistretta, al Presidente Nino Nuccio Lo Castro, autore an-che del prezioso
Testagrossa ai colleghi della redazione, agli amici catalogo. Ne parliamo a pag. 19all’estero, in particolare alle prof.sse Elise Magistro Buone feste a tutti dalla Associazione Progetto
e Roswita Schoell-Dombrowski e alle loro
famiglie. Ed auguro buone feste a tutti gli amici
mistrettesi soprattutto a quelli sparsi per il
mondo.
Salviamo la memoria
Mi piacerebbe parlare di politica, ma mi esimo
perché di questo argomento oramai si occupa
prevalentemente il forum de Il Centro Storico, al
sito www. centrostorico.altervista.orgInterventi che ultimamente hanno avuto un
incremento di vivacità e di interesse che è
consigliabile andare a constatare e magari,
iscrivendosi, intervenire per manifestare la
propria opinione sui tanti argomenti che
all’interno del forum si dibattono.
Segnaliamo l’intervento del Sindaco Antoci su
un importante progetto che riguarda Mistretta e il
comprensorio del Parco dei Nebrodi. Il Museo
Diffuso ci sembra una bella tappa nel cammino
per la creazione di un polo turistico
comprensoriale dove Mistretta avrà, come si
legge, gran parte. In questo progetto è inserita la
possibilità di uno stralcio per il “quartiere
Casazza”, ci si agura che tutto vada a buon fine.
Lanciamo già da ora la sesta edizione del Premio
Maria Messina. Dopo la felice conclusione della
passata manifestazione, la prossima non può che
essere più impegnativa e “più bella che pria” - e
di Maria Messina, pubblichiamo a pag. 3 una
corrispondenza con la scrittrice Ada Negri,
dovuta alle ricerche di Lucio Bartolotta, mentre
accanto troverete la interessante iniziativa che
intende portare avanti l’Associazione: lo spiega
la segretaria di redazione Lucia Graziano .
Due interessanti articoli, dovuti agli studi ed alla
fertile penna di Vittorio Alfieri nonché alla
appassionata e silenziosa ricerca di Lucio Pane,
arricchiscono la conoscenza del nostro territorio,
sia nell’aspetto archeologico sia nell’aspetto
storico.
Ringraziamo la nostra nuova abbonata e
scrittrice Giuseppina Jannello Siccardo per il
racconto che ci ha voluto mandare e non
dimentico di invitarvi a visitare la mostra
di Maria Messina
Lucia Graziano
L’attenzione che l’Associazione Progetto Mistretta ha
dedicato alla scrittrice verista Maria Messina, è nota
ormai a tutti: a lei è stato dedicato un premio letterario ed
a lei è stata intitolata una via di Mistretta; per onorarla
degnamente è stato anche redatto un progetto da parte del
prof. arch. Francesco Taormina “ un piccolo monumento
urbano “ che però non si è potuto ancora realizzare.
Ma la nostra ambizione va oltre.
Il Dott. Giorgio Giorgetti, pistoiese d’origine ma
naturalizzato mistrettese per aver sposato una
amastratina, ha svolto per nostro conto delle ricerche
riguardanti la scrittrice che visse gli ultimi anni della sua
vita a Pistoia. Il Dott. Giorgetti attraverso ricerche di
archivio ed interviste a persone che sono state vicine alla
scrittrice, direttamente o indirettamente, ha ricostruito la
cronologia delle sue residenze nella città toscana
corredando il suo lavoro con foto e documenti. Infine è
arrivato alla scoperta che le ossa di Maria Messina
riposano nella stessa tomba della madre, Gaetana Traina,
nel cimitero della Misericordia a Pistoia. Ora la sua
tomba è in pericolo perché trascorso un certo periodo di
anni scade la concessione e le ossa verranno deposte in
una ossario comune. La nostra ambizione è proprio
quella di portare i resti mortali della scrittrice a Mistretta
ad imperitura memoria. Del resto, siamo convinti che la
Messina sarebbe stata felice di ritornare nella città della
sua adolescenza, poiché in diversi passi delle sue
novelle, “Piccoli gorghi” e “Pettini fini”, la ricorda con
tenerezza. Soprattutto in una lettera che scrisse a
Giovanni Verga da Trani, datata 26 luglio 1914, per
ringraziarlo di averle inviato il suo ritratto, si rivolge al
Maestro con questa frase “ ... oggi è stata << festa
grande>> ( come dicono i miei buoni mistrettesi...) per
tutta la mia famiglia”, ciò a significare il legame mai
interrotto con la città che l’ha vista adolescente e
giovanissima donna. Questo è un progetto che deve
vedere l’interesse della cittadinanza e il coinvolgimento
delle istituzioni, perché avere qui i resti mortali della
scrittrice significa rendere giustizia alla sua memoria e
nel contempo divulgare il nome della nostra città nelle
enciclopedie ed i trattati di letteratura.
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CULTURA
Mia piccola sorella
Maria, sì, le briciole
del destino avare e
magre, sprezzanti ed
anonime, che la vita
getta con distratto
compatimento agli
Umili, i quali non
posseggono la forza di
offendere, né quella di
Maria Messina
ben difendersi, e non
possono mettere in mostra la tragica bellezza di
grandi sventure. Le briciole del destino…Tu hai
voluto studiare questi cantucci di umanità, che
sanno di vecchia polvere, di vecchi stracci
abbandonati, di vecchie ragnatele, di vecchie
lagrime rancide, Tu vi sei riuscita, piccola
sorella Maria. Come? … Non so. La tua anima
fresca si compiace stranamente degli oscuri
meandri ove pullula la povera gente senza
risorse, senza fortuna, e, anche, sì - senza
appoggio. E
l'intuizione, che aiuta il
novellatore assai più che l'esperienza, ti
conduce talvolta a misteriose profondità.
Misteriose profondità che io leggo anche ne' tuoi
occhi guardanti a me dal ritratto, piccola sorella
lontana ch'io non ho mai vista e della quale non
udrò forse la corporal voce - e che pure mi dici
tutto di te, nelle sommesse pagine ove l'anima
insoddisfatta e torbida assume spesso la
verdastra densità degli insondabili fiumi.
Ada Negri!
Maria Messina che aveva trovato una sua dimensione nei
difficili ambienti letterari del suo tempo, come già aveva
fatto con Verga, valido sostegno umano ed artistico,
cercava in Ada Negri, ascoltata da editori importanti e dal
direttore del Corriere della Sera, una recensione ed un
consenso. Con la sua entrata nella scuderia Treves, che
ospitava nella collana LE SPIGHE, gli scritti di Pirandello,
Matilde Serao e della stessa Ada Negri, pubblicò nel 1918
la raccolta di novelle LE BRICIOLE DEL DESTINO
(dedicata alla poetessa lombarda), in cui il suo verismo
cominciava a spostarsi dal mondo rusticano dei vinti
all'analisi della piccola e media borghesia, sonnolenta e
priva di impulsi, soffocata da stolidi pregiudizi e
sprofondata nell'immobilismo. In queste novelle dove le
qualità essenziali delle donne sono obbedienza e
sottomissione, emergono tutte le difficoltà dei rapporti
familiari che rendono penosa la vita quotidiana. Proprio
l'anno precedente aveva visto la luce LE SOLITARIE, il
primo volume di novelle di Ada Negri alla quale certe
pagine verghiane avevano offerto spunti contenutistici. La
Di Lucio Bartolotta
scrittrice così annota nella prefazione: "Sono umili scorci
di vite femminili sole a combattere: sole per propria colpa
o per colpa degli uomini e del destino. Le vidi queste
donne. Le conobbi, le studiai, le riprodussi, cercando di
attenermi il più crudamente possibile alla verità". LE
SOLITARIE (14 novelle) rimarcano uno dei problemi
sociali divenuto preponderante nella sua opera: quello
della condizione della donna nel proprio stato di
isolamento inquieto e deluso, che affronta situazioni di vita
desolanti e subisce dolorose sconfitte in sintonia con le
novelle di Maria Messina. Ada Negri, ripagandola della
stima e dell'affetto e considerandola una scrittrice a lei
vicina, nella significativa prefazione in forma epistolare a
LE BRICIOLE DEL DESTINO, con l'affettuoso
appellativo di "sorella Maria", anche lei "solitaria
nell'inquieto cammino", le riconosce le capacità di
evidenziare sventure e l'intuizione che conduce a
"misteriose profondità". In Maria Messina e Ada Negri,
interpreti di un mondo femminile in tono minore,
accomunate dalla solidarietà sottilmente provocatoria
verso le infelici e i loro destini consumati nell'ombra e
dalla condivisione di una pena coraggiosamente
sopportata nel silenzio, la scrittura che si presenta in una
esposizione semplice, limpida e confacente all'ambiente
dimesso, diventa utile agli oppressi poiché fa conoscere le
loro condizioni e i loro diritti. Sulle figure femminili colte
nella dimensione della loro solitudine quotidiana e ritratte
con realismo senza rinunciare al primato dei sentimenti,
insistono Ada Negri e Maria Messina, perché, sia pure in
forma molto contenuta, vi palpitano una risonanza
autobiografica e un implicito intento umanitario di
denuncia delle miserie sociali e della condizione
femminile nel1'ambiente arretrato della provincia. Oltre
alle profonde affinità di una orgogliosa formazione
autodidattica, entrambe tristi per temperamento, nella
misura breve delle loro novelle, riescono a scandagliare in
profondità i comportamenti femminili ed ottengono alcuni
dei loro risultati più felici sia nella capacità di penetrazione psicologica sia nello stile
scarno ed essenziale, ricreando senza
sbavature e senza
una parola di troppo immagini e
personaggi compiutamente delineati ed intonati
all'atmosfera del
racconto.
La scrittrice Ada Negri
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Il Centro Storico Dicembre 2008
Maria Messina e Ada Negri: la letteratura per gli umili
Primo Piano: mi hanno dato .....
Il Centro Storico Dicembre 2008
Segue da pag. 1
questo sono io.
I miei legami con Mistretta e con Maria Messina
vengono da lontano e sono vivi e struggenti. Parliamo
dei primi, di quelli che al paese legano le mie stesse
origini: mio padre e mia madre vi nacquero e vi
trascorsero i primi vent'anni della loro vita.
Trasferitisi a Palermo dove io nacqui, a Mistretta
tornarono ogni anno, almeno per il periodo delle
consuete ferie estive. Fu così che in me, sin da
bambino, si consolidò la robustezza delle radici,
alimentata, anno dopo anno, dalla consonanza
spirituale con un mondo tanto diverso da quello della
città, in cui, finita l'estate, invariabilmente tornavo: un
mondo con colori, profumi, odori, rumori, suoi propri,
un mondo popolato dai Calorio, Raimù, Vastiana.
Maralùcia, Janni, Pidda, che in seguito avrei ritrovato
nella galleria dei personaggi di Maria Messina.
A Mistretta tornai, ormai grande, per un lungo periodo
continuativo come professore di Italiano e Latino nel
Liceo Classico parificato “Tommaso Aversa.”, gestito
dal Comune. Fu la mia prima esperienza da docente
che si protrasse per quattro anni, dal 1950 al 1954.
L'anno successivo al mio arrivo, il Liceo venne
statizzato, e fu Sezione Staccata del Liceo "Luigi
Valle" di Barcellona Pozzo di Gotto, e tre anni dopo
ottenne l'autonomia: nacque così l'attuale
"Alessandro Manzoni". Tutto ciò accadde nel corso
dei quattro anni della mia permanenza continuativa a
Mistretta, anni cruciali della vita e della sopravvivenza del Liceo, la cui storia non è stata ancora
correttamente scritta e valutata: collaborai in prima
persona a quella felice metamorfosi, avvalendomi
anche della carica di Preside che mi era stata conferita
dal Consiglio Comunale dell'epoca, guidato da
quell'uomo lungimirante e illuminato, invero
gentiluomo d'altri tempi, qual'era il sindaco Pietro
Spinnato Vega.
Ma non fui solo in quel mio non facile lavoro creativo
e propositivo: fui affiancato da un eccezionale team di
giovani professori, tutti agli inizi della loro carriera,
come me entusiasti e infaticabili: Sara Ciccia, Jole
Nigrelli, Luisa e Laura Crupi, Giuseppe Mazza, si
guadagnarono presto la stima di genitori e alunni non
solo per le loro promettenti doti specificamente
culturali ma anche per la serietà con cui affrontarono i
particolari problemi pedagogici e didattici connessi
alle esigenze di una comunità che, per la sua
complessa struttura, era bisognosa di attenzioni e cure
mirate e intelligenti. In quei quattro anni cruciali, i
miei legami con Mistretta furono segnati da indelebili
tatuaggi spirituali: sì, spirituali, aggettivo che ben si
attaglia alla mia consuetudine di chiamare «figli dello
spirito» i giovani allievi che hai avuto la fortuna e la
prerogativa quasi divina di contribuire a formare e a
preparare per la vita. Sono rimasti sempre
Il Prof. Passarello mentre ringrazia
l’Associazione e il pubblico presente in sala
indelebilmente presenti nei miei ricordi, qualche volta
qualcuno di loro mi è venuto incontro da una pagina di
giornale che ne celebrava i successi, e ciò ha solleticato il
mio orgoglio: altri, incontrati casualmente, mi hanno fatto
sentire il calore di una gratitudine generata da legami di
indefinibile spessore. Ai ricordi degli alunni che in quei
quattro anni vidi diventare adulti, e non soltanto
fisicamente, si accompagnano tanti altri ricordi del mio
stesso processo di crescita, del quale tuttavia sul momento
non mi rendevo conto. Tante volte, passeggiando, andai e
tornai dalla Piazza alla Villa Comunale al fianco di
Antonino Pagliaro, che mi parlava delle sue ultime
illuminazioni sul "Santu Mattìu" invece di "Santu Vattìu"
del Contrasto di Ciullo d'Alcamo, o in compagnia di
Giuseppe Cocchiara, che dalla estemporanea osservazione di luoghi e figure che ci venivano incontro traeva
spunti e argomenti che avrei ritrovati nelle sue opere
sempre più note e apprezzate in campo europeo, o con
Gaetano Miraulo, che da Procuratore Generale della
Suprema Corte dì Cassazione qual'era stato nell'immediato dopoguerra, mi rivelava non solo le esaltanti gesta
ma anche le tragiche sconcezze della guerra partigiana
conclusasi in un lago di sangue innocente. E come non
ricordare colui che, fra tutti, allora mi fu più vicino e più
amico, quel Padre Sciacca che tutti i suoi alunni
chiamavano "u patruzzu" e che io chiamavo "Don
Camillo", perchè rappresentava la controparte dei
"Pepponi" del momento, i giovani comunisti Vicinzinu
Antoci e Bittinu Monte, anche loro civilmente rispettosi
verso il loro "patruzzu”, il loro professore di filosofia al
Liceo. Con Padre Sciacca, uno dei pochi veri amici avuti
nel corso della mia non breve vita, trascorsi lunghe serate
(eravamo vicini di casa) ricche di scambi di idee e vedute
sui fatti del giorno, come le polemiche sulla legge-truffa
con cui si tentava di falsare le elezioni e la politica tutta, o
come lo scandalo Montesi, il primo vero grande scandalo
nazionale che Padre Sciacca liquidava con espressioni
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Primo Piano: mi hanno dato .....
d'autore delle opere della scrittrice non era chiara, sì da
sconsigliare di avventurarsi in operazioni editorialmente
incerte, cosa che facemmo. Fino ad allora, infatti, nessuno
s'era fatto vivo, nemmeno le due anziane nipotine della
Messina che spuntarono subito attratte chissà da che,
mostrando un interesse che era loro mancato quando, nel
dicembre del 1966, non avevano mosso un dito per
impedire (uniche a poterlo fare) che i resti mortali della
illustre zia, abbandonati per più di vent'anni nel cimitero
della Misericordia Addolorata di Pistoia, venissero
esumati e dispersi in una fossa comune. *
Dopo quel primo incontro con l'autrice di Pettini fini, mi
trovai arruolato tra gli estimatori di una scrittrice che è
divenuta una presenza costante nei numerosi testi letterari
che da allora ad ora sono venuto scrivendo. Ed è stata
naturale la saldatura dei miei interessi culturali per Maria
Messina con la benemerita organizzazione di Mistretta che
alla scrittrice ha dedicato grande attenzione critica,
istituendo premi annuali a lei dedicati e perseguendo con
grande amore l'idea di istituire in quei luoghi che la videro
giovinetta all'inizio della sua splendida avventura
letteraria un Parco che porti il suo nome.
Ed eccoci alla magica serata della consegna dei premi a lei
intitolati, in quel Circolo Unione che oltre mezzo secolo
addietro ospitò me e la mia giovane ammiratissima moglie
in interminabili partite dì canasta con la migliore società
del paese. Non a caso, il Circolo era detto anche “dei
nobili", quasi a marcare le distanze dalla vicina “Società
Operaia", proprio dirimpetto all' altro lato della strada, che
anch'io frequentavo per la consueta lettura dei giornali,
pronti ogni mattino, nella protettiva doppia bacchetta
antifurto sigillata da un microscopico catenaccio. Nobili
erano quei compagni di agguerrite canaste, i cui nomi mi
tornavano alla mente mentre varcavo la soglia del vecchio
Circolo: Salamone, Sergio Tita, Anzà, Giaconia, Lipari,
Natoli e tanti altri, ormai ombre sempre più lontane ma non
cancellate.
Quella sera il Salone del Circolo era
“Il prof. Passarello in cattedra e, al primo banco, il più bravo della
affollatissimo di persone ben reali, di
classe, Luigino Ribaudo. (12 giugno 1951)”
tutte le età, festose e contente. Mi si
avvicinavano esprimendo in volto la
gioia di chi ritrova un vecchio amico,
sorridenti e commosse: abbracci, baci,
strette di mano.
Si ricorda di me? Ero sempre al primo
banco per ascoltarla meglio. La sua voce
ci affascinava.
lo l'ho avuta solo in terza, ma non la
dimenticherò mai. - lo sono la Maniaci
- E io Nella Faillaci.
- Oh! Enza Dongarrà: finalmente ci
rivediamo!
- lo sono Paolo Giaconia.
Lo avevo riconosciuto subito, il minore
dei due figli del caro barone Giovanni,
per le inconfondibili fattezze del bel
volto.
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Il Centro Storico Dicembre 2008
perentorie sulla immoralità dei protagonisti. Era un
uomo coltissimo, di mentalità aperta e moderna,
apparentemente contrastante con il suo abito talare,
come constatavo ogni volta che affrontavamo
discussioni su argomenti particolarmente utili a me
che mi preparavo per i concorsi a cattedra.
Parimenti serie ma permeate di giovanile spensieratezza erano le discussioni sui più svariati argomenti
che mi vedevano impegnato con Luigino Di Salvo,
Fifetto Lo Turco, Carmelo Di Marco, Turi Di
Giacomo (il giudice, figlio di Vann'Antò), Vicinzinu
Ortoleva, Enzo Giordano, Peppino Marchese "il
direttore”, e tanti altri giovani, tra una partita e l'altra
attorno al bigliardino del Bar De Caro, mentre in
sottofondo ci avvolgeva la calda voce di Nilla Pizzi
che aveva appena vinto il Festival di Sanremo
cantando "Grazie dei fiori".
Dopo questa specie di confessione laica per spiegare l
miei rapporti generazionali e formativi con il paese
che mi ha ritenuto meritevole di un premio, eccomi
all'altro legame di cui dicevo all'inizio, quello con
Maria Messina.
Sono stato uno dei primi, in senso assoluto, a
discuterne con Leonardo Sciascia poco prima che
egli, nel 1981, licenziasse alle stampe per la Editrice
Sellerio quel libretto con le tre novelle (Casa paterna,
Gli Ospiti e L'ora che passa) e con la famosa Nota in
cui accostava la riscoperta scrittrice a Cecov ed alla
Mansfield, facendo nascere il vero e proprio “caso
Messina”. Ne avevamo parlato più volte mentre
lavoravamo insieme all'antologia per la scuola media
L'Età e Le Età, in tre volumi, usciti dal 1976 al 1980
per i tipi dell'editore Palumbo. Tra gli autori che
Sciascia pensava di includere in quei libri c'era anche
Maria Messina, ma, come mi spiegò con un certo
rammarico, la situazione dell'eredità dei diritti
Il Centro Storico Dicembre 2008
Primo Piano: mi hanno dato .....
Quell'amarcord fu interrotto dall'inizio vero e proprio
dei rituali della festa.
Dopo i discorsi ufficiali in un certo senso scontati e
prevedili di autorità e organizzatori, ecco la sfilata dei
premiati, la consegna delle targhe, le parole di
circostanza prima e dopo la lettura di brani di opere
premiate.
Nella scaletta delle operazioni ero fra gli ultimi dei
premiati.
Giunto il mio turno, fui presentato con una
motivazione della quale non si comprese una sola
parola per manifesta insufficienza microfonica e mi
venne consegnato il premio dal Prof. Nino
Testagrossa. Mentre me lo porgeva, con un sussurro
gli chiesi per quanto tempo potessi parlare per
esprimere il mio ringraziamento. Là risposta fu secca:
Poco». E così cominciai a parlare, assillato da quel
«poco».
Chi mi conosce sa che io non leggo mai né sbircio
appunti quando prendo la parola in pubblico. Ho
sempre parlato "a braccioli, come si suol dire, senza
sapere quel che mi accingo a dire, improvvisando,
dapprima con tono pacato e affabulatorio, accalorandomi progressivamente, fino a toccare tonalità
tribunizie e strappapplausi, pur sempre entro i binari
della logica e della obiettività. E fu, ancora una volta,
quel che mi accadde in quella magica serata al Circolo
Unione, col risultato di sempre; non ricordo affatto
ciò che dissi ma so con chiarezza e rammarico ciò che
non dissi e che avrei voluto e dovuto dire.
Avrei dovuto anzitutto elogiare i creatori e gli
organizzatori del “Progetto Mistretta", cioè Nino
Testagrossa, Massimiliano Cannata, Giuseppe
Ciccia, che da dieci anni tengono accesa una luce che,
seppur tenue, contribuisce a diradare il buio culturale
di questa povera Italia di oggi, narcotizzata dai
lustrini televisivi creati da quello scaltrissimo uomo
che Indro Montanelli definiva "piazzista di
merendine".
Avrei dovuto ringraziare il sindaco Jano Antoci per la
serietà e il notevole spessore costruttivo del suo
intervento iniziale.
Avrei dovuto incoraggiare, dal mio pulpito di vecchio
amante della cultura e dell'arte, i giovani che avevano
appena ricevuto riconoscimenti e premi, insieme ai
non giovani anch'essi premiati, a testimonianza di una
continuità ideale di valori umani insopprimibili e
reali.
Avrei dovuto esprimere l'ammirazione dovuta a
Mariangela Biffarella, la scrittrice lì presente,
rivelatasi alla prima edizione del Concorso Maria
Messina ed oggi ben degna di plauso per il valore
artistico della sua prosa.
Queste e tante altre cose che sarebbe troppo lungo
elencare avrei voluto e dovuto dire entro quel «poco»
in cui si trovarono compressi ricordi e rimpianti di
oltre mezzo secolo della vita mia e di quella di uomini
e cose che alla mia vita avevano dato e davano senso e
valore. Quando ci ripenso, non riesco a superare il
rammarico di non esservi riuscito, e mi consolo
rifugiandomi nei cullanti ricordi di quella serata magica in
cui ritirai il premio. Mi consolo pensando pure che forse
l'ho meritato, Quel Premio, quanto meno per quella
cinquantina di libri di letteratura e di storia che ho scritto
per l'educazione culturale e morale dei giovani, o per i
tanti articoli di vita vissuta utili a capire chi siamo e da
dove veniamo, apparsi su qualche giornale prestigioso.
Questi pensieri mi riempiono di orgoglio e mi danno
attimi di felicità; orgoglio e felicità che si consolidano
quando penso che i promotori del Premio Maria Messina
sono i creatori e i depositari di una piccola ma importante
fonte di luce che contribuisce, nel suo piccolo, a diradare
un po' di buio dei tempi in cui stiamo vivendo questa parte
della nostra vita. «Foca favilla gran fiamma seconda»,
continua a ripeterei Dante: è dovere di tutti gli uomini di
buona volontà non disperare e preparare le condizioni che
consentano, a noi o ai nostri figli, di tornare a riscaldarci
ad una risorta e rinnovata «gran fìamma».
*Sull’argomento vedasi art. a pag. 2 di questo stesso
numero (ndr)
Trascriviamo la Motivazione con cui è stato
assegnato i l Premio :
Al Professore
Giuseppe Passarello
per la sua attività di educatore, letterato,
scrittore, studioso di Maria MessinaAutore di numerose pubblicazioni,
amico della Associazione Progetto Mistretta
ne sostiene l’azione e condivide i valori.
Per questi meriti la giuria assegna il
Premio Speciale Maria Messina
La prima trasferta a Messina del Gruppo Sportivo del Liceo per le
gare provinciali.Si riconoscono il Preside Passarello, il prof. Mazza e
tra gli aluni, Testuzza, Buscemi, Beppuccio Passarello e col n. 71
Mocciaro, il campione di corsa campestre (maggio 1951)
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Media e dintorni
di Massimiliano Cannata
Il premio alla memoria di Salvatore Scarano è
giunto alla quinta edizione. Si tratta di un
riconoscimento che si inserisce nella cornice di
un grande evento dedicato alla Letteratura
Religiosa organizzato dall'associazione “Ex
consiglieri comunali” di Pagani, Comune in
Massimo Albani
provincia
di Salerno.
Nello Ferrigno,
giornalista, personale amico e collaboratore
della nostra testata è stato quest'anno insignito
di questo riconoscimento. Lo abbiamo
incontrato per capire cosa vuol dire oggi
operare nel mondo complesso del giornalismo,
ma soprattutto per sottolineare il peso di quei
valori che fanno da architrave alla nostra
democrazia, quali il diritto all'informazione, il
pluralismo, l'autonomia, spesso minacciati
dalla strisciante deriva verso forme crescenti di
pensiero unico. Ferrigno si sofferma anche sul
valore dei Premi Letterari, un tema forte anche
per l'osservatorio mistrettese, impegnato a
rileggere quei segni e quelle presenze
significative che possono rilanciare il suo
territorio.
Nello, comincerei col chiederti: chi era
Salvatore Scarano?
Un giornalista di Pagani scomparso
prematuramente nel 1991. Si potrebbe definire
come classico cronista capace, non solo di
raccogliere le notizie tra la gente, ma di capirne
immediatamente la portata e l'entità. Il suo fiuto
era innato, un vero reporter, che sicuramente
manca alla nostra categoria. Salvatore ne ha
consumate di scarpe per trovare la notizia. E'
stato il primo direttore di Telenuova, che è
certamente l'emittente di riferimento della città,
apprezzata nella provincia di Salerno e della
Campania. Vorrei anche ricordare il suo lavoro
sulla formazione: ha plasmato tanti colleghi, che
all'epoca erano ragazzi appassionati del
“mestiere”, ragazzi che hanno fatto strada.
Qual è stato il tuo rapporto personale con
questo infaticabile cercatore di fatti e notizia?
Ricordo ero studente in medicina, laboratori,
bisturi e siringhe non mi prendevano abbastanza.
Decisi allora di seguire un'altra strada, quella del
giornalismo. Salvatore era già allora un punto di
riferimento per
l'informazione locale.
Siamo nel 1975 alla
vigilia della esplosione
del fenomeno delle
“radio private”
sinonimo all'epoca di
radio libere. Ancora
non eravamo in tanti,
non c'erano le tv
private, neanche la
carta stampata
abbondava. A Salerno
si leggeva “Il Mattino”
Nello Ferrigno
e “Il Roma” e qualche
foglio locale. Le
notizie non arrivavano via internet, per non parlare di
telefonini e e-mail. Il “copia-incolla” che la
“scrittura digitale” ha istituzionalizzato era una
Maurizio
Calabrò Fu in quel momento ricco
tecnica tutta
da inventare.”
di fermenti e di sapori rivoluzionari che io e
Salvatore, che era più anziano di me, abbiamo
condiviso parte di quella grande stagione di
cambiamento. A Nocera
con alcuni amici
universitari, influenzati dall'onda del nord, creammo
Rda (Radio Diffusioni dell'Agro), sarebbe stata, ci
tengo a precisarlo, la prima radio pirata/privata
salernitana. Lo stesso gruppo pochi anni dopo, nel
1978, con l'aiuto di alcuni imprenditori, avrebbe
creato la prima tv locale. Ma non finisce qui. Poco
dopo, proprio nella vicina Pagani, Salvatore, dopo
tante esperienze nell'ambito della carta stampata,
diede vita alla tv cittadina. Della sua lezione una cosa
ho soprattutto appreso: l'indipendenza. Un richiamo
costante che mi riporta alla mente una massima
appresa a Fiuggi, durante il corso di preparazione
all' es ame d i ab ilitazio n e p r o f es s io n ale:
“l'informazione deve essere il cane da guardia della
libertà e della democrazia”. Ho cercato di tradurre
tutto questo non legandomi a nessun carro politico,
ignorando le indicazioni di potenti segreterie.
Essere giornalisti digitali
Nell'era del digitale e di Internet le categorie
dominanti sono quelle ben sintetizzate da
Negroponte e Meyer: velocità, interconnessione,
immaterialità. Quali competenze bisogna a tuo
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Il Centro Storico Dicembre 2008
GIORNALISMO E DEMOCRAZIA
Il Centro Storico Dicembre 2008
Media e dintorni
avviso sviluppare per operare con efficienza
e tempestività in un mondo che è cambiato
radicalmente ?
Tutto è più veloce più comodo, anche i processi
dell'informazione sono fluidi. Questo non deve
far dimenticare a chi fa questo lavoro che ci
vogliono i giusti tempi per informare. La
notizia va sempre controllata altrimenti si
possono commettere errori molto gravi, con
conseguenze a volte incontrollabili.
L'ex
direttore del Tg3 della Campania, Giuseppe
Blasi, docente all'Università di Salerno, nel suo
intervento a Pagani, ha opportunamente
ricordato che le regole del giornalismo sono
sempre le stesse, non muta la loro sostanza di
valore, certo vanno adeguate, aggiungerei
quasi plasmate per rispondere alle esigenze
imposte dai nuovi mezzi tecnologici. Sarebbe
importante che i giovani reporter, superata
l'ubriacatura da Internet, tornino in strada per
raccogliere le notizie, c'è bisogno di riutilizzare
la “suola delle scarpe”. Bisogna, e vengo alla
seconda parte della domanda, tener conto della
specializzazione. Per entrare nel mondo del
giornalismo, soprattutto per capire la
complessità socio-tecnologica che ci circonda
bisogna conoscere il campo di azione e di
pertinenza in cui ci si vuole muovere, altrimenti
siamo destinati a rimanere giornalisti di serie B.
Stampa nazionale e stampa locale, ha ancora
senso questa distinzione in un mondo senza
frontiere? Global e local, per usare
un'immagine ormai familiare a chi
frequenta la letteratura economica e
manageriale di questa stagione post
industriale, possono trovare un punto di
congiunzione nel lavoro del cronista?
Nell'era della globalizzazione la distinzione tra
stampa nazionale e locale non è stata
cancellata. Non a caso stiamo assistendo a un
proliferare di iniziative editoriali a carattere
locale. Gli abbinamenti dei grandi giornali,
con le piccole testate stanno a loro volta
crescendo. Il caso del Corriere della Sera, del
gruppo Espresso La Repubblica, di E-Polis. Il
rinnovato successo delle tv locali corre in
questa direzione. Credo sia impossibile non
garantire il giusto spazio alle notizie “local”.
Resta forte un principio: il giornalismo locale
non è un giornalismo cadetto, significa che
anche questo flusso di notizie che definiamo a
corto raggio devono essere
affidate ed
elaborate da professionisti autentici. Nessuna
improvvisazione né superficiale volontariato può
essere ammesso, anche perché il lettore/fruitore ha un
palato difficile, ti abbandona e ci abbandona con molta
facilità se non garantiamo serietà e qualità.
L'informazione e il Premio “Maria
Messina”
I contesti locali, penso non solo ai nostri lettori di
Mistretta in quanto parliamo di un paradigma
certamente replicabile in altre realtà, cosa possono
trarre da momenti culturalmente “densi” e
partecipati come sono i premi a carattere culturale ?
Attorno a questi eventi è giusto far nascere progetti
più ampi di promozione turistica ?
Il premio di letteratura religiosa e il premio
giornalistico Scarano, nonostante i pochi anni che
hanno alle spalle, stanno riscuotendo un importante
successo. Questo grazie all'impegno dell'associazione
degli Ex Consiglieri Comunali e allo sforzo del suo
ideatore, il dottor Gerardo De Prisco, ex senatore della
Repubblica. L'iniziativa deve fare i conti con i pochi
fondi a disposizione. Quest'anno rischiava di andare
tutto in fumo se non fosse stato per l'intervento del
sindaco di Pagani, Alberico Gambino, che ha
provveduto a stanziare i fondi necessari. Sembra
addirittura che l'amministrazione comunale voglia
istituzionalizzare il premio per garantirgli un futuro.
Gambino ha capito che si tratta di uno strumento
importante per veicolare l'immagine della sua città
impegnata ad aprirsi un varco nel settore del turismo
religioso. Pagani, conosciuta anche come la città di
Sant'Alfonso, (esiste la basilica pontificia dedicata al
“dottore della Chiesa”) è ricca di testimonianze
religiose come il santuario della Madonna del Carmine,
più nota come la Madonna delle Galline: la settimana
successiva alla Pasqua, la città accoglie migliaia di
visitatori provenienti da tutta Italia attratti da questa
festa che esprime un mix perfetto di sacro e profano. Si
tratta di iniziative presentate negli ultimi anni in diverse
fiere turistiche in Italia e all'estero, i cui risultati si sono
visti. Rinunciare al premio di letteratura religiosa, che
ben si coniuga con lo spirito di Pagani, definita “città di
santi, mercanti ed artisti”, sarebbe stato dunque un
errore. Giusta, dunque, a mio avviso l'intuizione del
sindaco, che ha creduto in questa iniziativa. Il
preambolo per risponderti vuole arrivare a questo: la
cultura è anche promozione turistica. Conosco gli sforzi
che gli amici del “Centro Storico” fanno per
organizzare il premio letterario Maria Messina e far
conoscere, così, Mistretta. Resto amareggiato perché so
che non siete molto aiutati dagli enti locali, spesso siete
anche visti come scomodi oppositori. Ho conosciuto
Mistretta città ricca di storia, di fascino, di bellezze
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Media e dintorni
editoriale a garanzia del pluralismo politico e
culturale che per quei tempi non era cosa da poco”.
Pur sapendo che è utopico credere che esista una
stampa completamente libera è necessario che i
giornalisti si impegnino ad evitare ogni
appiattimento e ogni forma di servilismo nei
confronti di editori sempre più forti. Il giornalista
non deve condizionare ne dare soluzioni, non è
questo il suo mestiere. Deve informare,
ricordiamocelo sempre”.
Il golfo di Salerno
deviare una parte del flusso di visitatori, che da
Messina si dirigono a Palermo, sui Nebrodi, e in
particolare sulla vostra Mistretta. Credo ne valga
veramente la pena”.
La politica tenta di andare a braccetto con
l'informazione per condizionarla, per toglierle
quella missione di denuncia e di controllo del
potere che, lo insegnano i testi “sacri” del
giornalismo, dovrebbe rimanere la stella polare
per chi lavora in un campo certamente
complesso e delicato. Dobbiamo rassegnarci ad
una stampa asservita, priva di spirito critico e
di ogni capacità di sensibilizzare l'opinione
pubblica sui grandi temi che sconvolgono il
nostro tempo?
Durante la mia esperienza professionale ho evitato
di essere “al servizio” di un editore. Sono stato
direttore di Rta-Teleagro, tv provinciale
salernitana, in una fase storica in cui era stata
rilevata da una famiglia impegnata sul terreno
della politica. Ho cercato in tutti i modi di
difendere l'autonomia dell'informazione che io e i
miei collaboratori producevamo. Non nascondo
che ci sono stati dei tentativi di indirizzare non
solo le notizie, ma anche le immagini, che
dovevano lumeggiare alcuni esponenti politici,
piuttosto che altri. Nonostante tutto sono riuscito
ad offrire un prodotto libero, il più possibile, da
condizionamenti. Una delle motivazioni del
premio Scarano fa riferimento a questo periodo,
siamo negli anni novanta, caratterizzati, si legge
nella motivazione, “dalla coraggiosa scelta
Una breve biografia di Nello Ferrigno
Nello Ferrigno, giornalista professionista, è stato uno dei
pionieri dell'emittenza radiotelevisiva in provincia di Salerno.
Nel corso degli anni ha lavorato anche per giornali quotidiani e
uffici stampa.
Nel 1974 è tra i soci fondatori di Rda, Radio Diffusioni
dell'Agro, la prima radio privata della provincia di Salerno.
Inizia come autore e conduttore di un programma musicale,
poi sperimenta le prime radiocronache di eventi calcistici. Nel
1979 intraprende l'avventura televisiva e viene chiamato nella
redazione di Rta, la storica televisione di Nocera che, con il
passare degli anni allarga il suo bacino di utenza in tutta la
provincia salernitana fino ad essere partner di Tele
Montecarlo. Contemporaneamente assume l'incarico di
corrispondente del quotidiano “ Il Mattino”, collaborazione
che è durata fino al 2002. Nel 1996 viene nominato direttore di
Rta. Nello stesso anno, ad Agrigento, è premiato per un
servizio giornalistico sul fenomeno dell'usura con l'Oscar della
televisione italiana. Nell'estate del 1988 si trasferisce per
alcuni mesi negli Stati Uniti per partecipare ad un corso di
giornalismo a New York e a Tampa in Florida. Rientrato in
Italia partecipa a stage presso la redazione centrale di Roma di
Tele Montecarlo. Nel 2000, conclusa l'avventura televisiva
con Rta, viene chiamato dal sindaco Aldo Di Vito a dirigere
l'ufficio stampa del comune di Nocera Inferiore. Conclusa
questa esperienza emigra dal “Il Mattino” al quotidiano
salernitano “Cronache del Mezzogiorno”, dove in veste di
redattore resterà fino al 2005.
Decide, quindi, di dedicarsi alla gestione degli uffici stampa
come consulente. Oggi è responsabile della comunicazione di
Federfarma Campania e Federfarma Salerno. Segue, inoltre,
alcune aziende impegnate in diversi settori: edilizia,
diagnostica medica, petroli e lubrificanti. Televisione e
giornali sono, comunque, rimasti nel suo cuore. Nonostante i
tanti impegni riesce a trovare un po' di spazio per Telenuova
dove conduce il tg. E da poche settimane è tornato a
collaborare per un agenzia che opera per conto de “Il Mattino”.
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Il Centro Storico Dicembre 2008
artistiche, inserita in un contesto naturalistico,
come quello dei Nebrodi, sicuramente adatto a
richiamare molti turisti. Se nell'agro nocerino, che
ha delle bellezze archeologiche (come l'antica
Nuceria Alfaterna), medievali (il castello Fienga e
altri monumenti) e religiose (la già ricordata
Pagani) si sta tentando di orientare, magari per una
breve tappa, i turisti che da Pompei si dirigono
verso la Costiera Amalfitana o a Paestum, non
vedo perché non si debba tentare, in Sicilia, di
SPECIALE
Una Nuova prospettiva di svilippo
Il Centro Storico Dicembre 2008
Iano Antoci*
Tra le idee progettuali (ben 32) che il Comune di
Mistretta ha proposto sul tavolo negoziale del
Piano Strategico di Sviluppo Nebrodi, che ha
visto nei giorni scorso concludere brillantemente
la fase organizzativa con l'approvazione da parte
di 40 sindaci del documento finale, del piano di
azione e del modello definitivo di governance
(governance della quale il Comune di Mistretta è
componente assieme a S. Agata Militello, Capo
d'Orlando e Troina), le istanze sulle quali il
Comune di Mistretta ha puntato e punta in
maniera particolare sono quelle riguardanti:
1.- il recupero e la valorizzazione del centro
storico di Mistretta (compreso l'acquisto ed il
recupero delle più importanti
testimonianze/emergenze urbanistiche ed
architettoniche); istanza che perfezioneremo
chiedendo un'anticipazione stralciando dal
progetto complessivo, prioritariamente,
il
recupero del quartiere “Casazza”
2.- il potenziamento del polo museale - culturale
di Mistretta che come tutti sappiamo poggerà su
tre pilastri:
a) il Museo regionale delle tradizioni silvopastorali “G. Cocchiara” gestito in convenzione
tra il Parco dei Nebrodi la Regione siciliana
(Soprintendenza di Messina) ed il Comune di
Mistretta; nonchè il Museo civico (che a giorni
riapriremo alla pubblica fruizione);
b) il Palazzo Portera (di proprietà del Parco) è
destinato ad ospitare, con la sede periferica del
Parco, le collezioni di proprietà dello stesso Parco
già disponibili; la ristrutturazione è già ultimata e,
nei prossimi giorni, il palazzo verrà inaugurato;
c) il Palazzo Mastrogiovanni - Tasca di proprietà
del Comune di Mistretta, destinato ad ospitare, fra
l'altro, l'archivio storico comunale.
3.- Il censimento e catalogazione dei beni
artistici - urbanistici e culturali (chiese, palazzi
storici e delle opere d'arte presenti) al fine di
realizzare schede illustrative da rendere
disponibili anche in forma digitale (rete
informatica) il tutto finalizzato ad una più
efficiente, agevole e consapevole fruizione del
patrimonio storico-artistico.
4.- Il potenziamento delle
attività culturali del territorio
da realizzare mettendo in rete le
importantissime fonti storiche,
gli archivi storici i documenti
esistenti nelle biblioteche e
negli archivi comunali, di enti
pubblici e privati, e presso Il Sindaco di Mistretta,
privati cittadini e studiosi.
Iano Antoci
In particolare, queste due ultime
idee progettuali hanno già visto un particolare
riconoscimento nell'ambito del Piano di azione del
Piano strategico di sviluppo Nebrodi, piano di azione
che prevede, da subito, l'avvio della realizzazione del
progetto “Nebrodi museo diffuso”
Il progetto si propone di rendere accessibili e
valorizzare quali risorse storico documentali i diversi
beni archeologici, artistici e naturalistici presenti nel
territorio dei Nebrodi.
“Nebrodi museo diffuso” è un progetto che ingloberà
progressivamente anche gli spazi storici dei borghi
rurali dei quali si propone la ristrutturazione e la
rifunzionalizzazione.
Inoltre, partendo dal nucleo centrale della rete dei
musei, dei monumenti e delle chiese, il progetto
intende aggregare (coordinando orari di apertura,
introducendo biglietti unici o differenziati in base a
itinerari, predisponendo materiale di comunicazione,
programmando attività di promozione e dotando il
territorio di apposita cartellonistica coordinata) i siti
significativi dei vari nuclei urbani, già aperti al
pubblico o di cui si propone l'apertura:
- il patrimonio ecclesiastico chiese, conventi e
paramenti sacri
- i palazzi pubblici di pregio e quelli privati i cui
proprietari aderiranno
- i borghi rurali
- i siti archeologici restaurati e non accessibili
Ciò consentirà di relazionare i nuclei urbani anche
attraverso la realizzazione di percorsi tematici Tutto ciò dovrebbe permettere il configurarsi di un
grande museo diffuso su tutto il territorio nebroideo.
Al fine di una efficace implementazione, il progetto
prevedel'istituzione di un organismo consultivo, il
Centro studi e Conservazione della Cultura dei
Nebrodi.
La Fondazione Oasi Maria SS di Troina, partner del
Piano di sviluppo, assumerà la funzione di capofila e
responsabile del centro, e l'onere anche economico
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Speciale: una nuova prospettiva....
Descrizione del progetto e delle principali attività
Partendo dal nucleo centrale della rete dei musei, dei
monumenti comunali e delle chiese, il progetto intende
aggregare (coordinando orari di apertura, introducendo
biglietti unici o differenziati in base a itinerari, predisponendo
materiale di comunicazione, programmando attività di
promozione e dotando il territorio di apposita cartellonistica
coordinata) i siti significativi dei vari nuclei urbani, già aperti
al pubblico o di cui si propone l'apertura:
il patrimonio ecclesiastico chiese, conventi e paramenti
sacri
?i palazzi pubblici di pregio
?i borghi rurali
?I siti archeologici restaurati e non accessibili
Ciò consentirà di relazionare i nuclei urbani anche attraverso
la realizzazione di percorsi tematici - Ceramica di Santo
Stefano di Camastra, itinerario dei Basiliani, percorso valle
dell' Halaesa, itinerario religioso, itinerari naturalistici ed
itinerari archeologici Tutto ciò dovrebbe permettere il
configurarsi di un grande museo diffuso su tutto il territorio
nebroideo. Al fine di una efficace implementazione, il
progetto prevede l'istituzione di un organismo consultivo a
scala di “Territorio dei Nebrodi” (Centro studi e
Conservazione della Cultura dei Nebrodi) La Fondazione
Troina assumerà la funzione di capofilae responsabile del
centro, si assumerà l'onere anche economico della fase di start
up, utilizzando strutture e organismi esistenti che si occupano
di formazione e cultura. Verrà stilato un Protocollo d'Intesa
con le quattro Università Siciliane; si costituirà un comitato di
saggi che traccerà la prima fase di lavoro.
Obiettivo già stabilito rimane la redazione di un primo testo
base sulle origini e la storia nebroidea da far utilizzare negli
istituti scolastici ed ai quali sarà richiesto di aderire al
progetto ed integrare i propri programmi formativi. Il
progetto prevede comunque una distribuzione organica nel
territorio di presidi per costituire una rete stabile di
riferimento,“avamposti culturali” la cui sede principale,
come sopra detto, sarà a Troina, all'interno di una struttura
indicata dalla Fondazione.
Il numero complessivo dei presidi territoriali sarà quattro,
come le sub aree che costituiscono l'aggregazione del P.S.
L'iniziativa prevede una prima fase di studio e scambio di
informazioni, attraverso il coinvolgimento di tutti i
responsabili delle strutture museali.
Il coordinamento museale “Progetto Museo Nebrodi” opererà
in stretta sinergia con il centro studi nebroideo, al fine di
favorire la complementarietà, indirizzare i singoli programmi
di sviluppo delle strutture museali secondo un unico grande
disegno strategico territoriale. Analogamente saranno
studiati piani di gestione capaci di massimizzare al meglio
l'offerta culturale Anche in questo caso si tratta di un progetto
che nella fase di avvio sarà a costo zero e che nelle successive
sarà tarato secondo il disegno unitario di sviluppo che sarà
messo a punto.
In sintesi si tratta dunque di attivare progetti culturali in grado
di garantire equilibrio tra l'unità dell'azione e la molteplicità
delle iniziative promosse dal territorio, al fine di garantire il
coordinamento tra gli eventi, di incoraggiare la definizione di
un calendario integrato e di comunicare un messaggio
univoco rispetto alla vocazione dei Nebrodi.
Tempistica:
Un anno di studio e altri due anni per andare a regime
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Foto Giuseppe Ciccia
12
Il Centro Storico Dicembre 2008
della fase di start up, utilizzando strutture e
organismi esistenti che si occupano di formazione e
cultura.
Verrà stilato un Protocollo d'Intesa con le quattro
Università Siciliane; si costituirà un comitato di
saggi che traccerà la prima fase di lavoro.
Obiettivo già stabilito rimane la redazione di un
primo testo base sulle origini e la storia nebroidea
da far utilizzare negli istituti scolastici ed ai quali
sarà richiesto di aderire al progetto ed integrare i
propri programmi formativi.
Il progetto prevede comunque una distribuzione
organica nel territorio di presidi per costituire una
rete stabile di riferimento, “avamposti culturali” la
cui sede principale, sarà a Troina, all'interno di una
struttura indicata dalla Fondazione. Il numero
complessivo dei presidi territoriali sarà quattro,
come le sub aree che costituiscono l'aggregazione
del Piano Strategico, e, quindi, un presidio
territoriale avrà sede in Mistretta.
Ma il nostro progetto è ancora più ambizioso.
La realtà in cui si vive si apprezza solo se la si
conosce.
Conoscere la realtà significa anche tentare di
recuperare nella memoria locale ciò che è andato
eventualmente perduto
Memoria e identità sono due termini che affondano
le proprie radici nel territorio che sta intorno a noi e
con il quale noi interagiamo
Ed ecco il progetto: la realizzazione di un “Museo
della memoria e dell'identità del territorio
neborideo”
Dovrà avere una doppia connotazione; una
dimensione reale ed una virtuale.
La dimensione reale sarà costituita dalle strutture
culturali effettivamente esistenti sul territorio; in
primo luogo, i musei e le altre sedi culturali.
I musei, almeno quelli più importanti, accanto alla
dimensione espositiva, disporranno di una sala
dotata di stazioni di lavoro idonee per la fruizione e
utilizzazione del Museo Virtuale.
La dimensione virtuale integrerà le risorse
informative presenti nelle strutture culturali e negli
altri giacimenti culturali, diventando così Museo
della Memoria e della Identità del Territorio
nebroideo
Con il tempo e attraverso successive
implementazioni,
il Museo virtuale potrà
accogliere altri documenti e fondi, anche di
provenienza privata, che consentano di fornire una
visione organica dello sviluppo del territorio.
Le risorse finanziarie dovrebbero provenire (e noi
stiamo già lavorando perchè ciò avvenga) dal PO
FESR 2007/2013 (in particolare, l'asse 3)
Il Centro Storico nel mondo
Il Centro Storico Dicembre 2008
Porta il Centro Storico a conoscere il mondo: fatti fotografare
con il nostro giornale in un luogo simbolo della tua città
Con Ida Lenza
in Piazza Plebiscito a Napoli
Da
“Il Centro Storico”
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1998-2008 Dieci Anni
Il Centro Storico Dicembre 2008
1998-2008 Dieci Anni
1998-2008 Dieci Anni
Del Pensare Breve
1998-2008 Dieci Anni
1998-2008 Dieci Anni
1998-2008 Dieci Anni
1998-2008 Dieci Anni
Caro, vecchio “Il Centro Storico” Auguri!
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L’INTERVENTO
GLI STEMMI REALI PRESENTI IN MISTRETTA
Il Centro Storico Dicembre 2008
Lucio Pane
Nei principali edifici pubblici della nostra cittadina,
Chiesa Madre, Municipio e Tribunale vecchio, sono
presenti degli stemmi che non rappresentano Mistretta,
ma le case reali regnanti in determinati periodi della
nostra storia siciliana.
Il primo in ordine cronologico, è quello realizzato nel
1494 e inserito nel portale marmoreo dell'ingresso
laterale destro della chiesa madre, ad opera di Giorgio da
Bregno (meglio conosciuto come "da Milano") o, come
sostiene la prof.ssa M. Accàscina, da uno dei fratelli
Mancino, discepoli del Laurana1 e recentemente alla
collaborazione tra i carraresi Andrea Mancino e Antonio
Vanella2.
Questo portale, protetto da una pensilina, riporta in alto
il Padre Eterno con ai lati la riproposizione della scena
dell'Annunciazione (l'arcangelo Gabriele a destra e la
Vergine Maria a sinistra), sul sottostante lunotto, la
Madonna con Gesù in braccio e con accanto le martiri
siciliane Sant'Agata e Santa Lucia, fanno da cariatidi le
figure a mezzobusto degli apostoli Pietro e Paolo, e al
centro della trabeazione lo stemma dei re cattolici
Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona. Questo
fu il primo stemma della Spagna unificata con l'annesso
Regno di Sicilia. Questo vede inquartato nel primo e
nell'ultimo punto le insegne di Castiglia (di rosso al
castello d'oro torricellato di tre pezzi e finestrato
d'azzurro) e di Leon (d'argento di leone rosso coronato,
linguellato e armato d'oro). Negli altri due punti le
insegne di Aragona (oro e fiamme, cioè i pali vermigli in
campo d'oro) e di Sicilia (scudo inquartato in croce
Sant'Andrea, ove nei due angoli superiore e inferiore i
pali vermigli e d'oro aragonesi e nei due angoli laterali le
aquile nere sveve in campo d'argento). Nella punta dello
scudo l'insegna di Granada (melograno aperto e fogliato
al naturale). Supporto un'aquila nera coronata con le ali
abbassate. Con molta probabilità, l'Università di
Mistretta e la Chiesa furono i committenti dell'opera,
tant'è che sui lati interni degli stipiti sono riportate le loro
insegne. Su quello sinistro le lettere I H S della Chiesa e
su quello destro forse uno dei primi stemmi di Mistretta.
Esso è costituito da uno scudo ovale terminato in punta
(tipico siciliano), inquartato, il 1° e 3° quarto di colore
rosso ed il 2° e 4° quarto di colore oro.
Questo stemma si può notare anche sul prospetto del
palazzo municipale a sinistra dell'aquila, nel particolare
della spalliera della cattedra di S. Antonio abate (che
trovasi ora nella chiesa del SS. Salvatore e
nell'ostensorio del Gagini della Chiesa Madre, opere
commissionate dall'Università di Mistretta.
Del portale marmoreo, ne esiste uno simile, nella chiesa
di S. Maria della Porta a Geraci Siculo e datato 1496.
Anche in questo portale vengono riprodotti sul lato
interno degli stipiti gli stemmi (scudo di rosso, col capo
d'oro) per Ventimiglia e (ovale diviso di azzurro con tre
bande orizzontali e tre stelle di sopra (2+1), dove le
stelle hanno sostituito i tre fiori originari) per il comune
di Geraci. Notare infine che anche quest'ultimo stemma
è riprodotto nel nostro palazzo municipale, a destra
dell'aquila, con la rappresentazione degli originari fiori,
ma in numero di 2+1+2, che data la posizione, con molta
probabilità si riferisce a qualche vicerè.
Il secondo stemma
reale, datato 1862, lo
troviamo scolpito nella chiave di arco del
portale in pietra arenaria del vecchio
palazzo di giustizia,
edificio ora adibito a
sede del museo regionale delle tradizioni
silvo-pastorali intitolato all'insigne concittadino G. Cocchiara, in questa via
Libertà.
Da dire subito che esso
non rappresenta la casa
reale dei Savoia regnante in quel periodo, ma quello
precedentemente descritto dei re cattolici spagnoli, con
la differenza che in questo c'è un cartiglio con la scritta
“Magis Imperialis Civita Amastræ “. La non
corrispondenza dello stemma con quello della casa
regnante in quel periodo, sarà stata colpa del
committente o dello scalpellino?
Risale al periodo in cui, in quel tratto viario
importantissimo fu realizzato un primo intervento di
ristrutturazione urbanistica di grande valenza,
consistente nella demolizione delle varie casupole che si
affacciavano su quella strada per poi costruire dei
sontuosi palazzi signorili, per dare lustro alla cittadina
che con la riforma amministrativa del 1812 era divenuta
capoluogo del circondario. Purtroppo, sul retro dei
nuovi palazzi, sono rimasti i vicoli stretti e con le
vecchie casupole soffocate.
Il terzo stemma reale lo troviamo sul prospetto
dell'attuale palazzo municipale, e anche questo non
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14
Note
1
Achille Passalacqua, "La Chiesa Madre di Mistretta,
ricostruzione storico-commemorativa nel II centenario
dell'istituzione della Parrocchia S. Lucia 1790-1990",
Modul Grafica Mistretta 1991, pag.8.
2
Giovanni Travagliato, Santa Lucia in: Il Centro
Storico, Mistretta maggio 1998, pag.5.
3
Questo grande e celebre ordine, uno dei più illustri
della cristianità fu fondato a Bruges il 10 gennaio 1429
da Filippo III detto il buono duca di Borgogna, in
occasione del suo matrimonio con Isabella di
Portogallo. Estinta la casa di Borgogna quest'ordine
passò in quella d'Austria per il matrimonio di Maria
figlia unica di Filippo il temerario con Massimiliano
imperatore d'Austria. Carlo V lo trasmise ai re di
Spagna suoi successori; ma dopo l'estinzione di
quest'ultimi, Carlo VI d'Austria ne assunse la gran
maestria dell'ordine. Intanto Filippo V di Spagna si
ostinò a volerlo conservare per sé e a dispensarne le
insegne. Finalmente dopo alquanti anni di negoziati si
posero d'accordo e variandone in qualche modo gli
ornamenti accessori cominciarono essi ed i loro
discendenti a dispensarlo. (V. Palizzolo Gravina, Il
Blasone in Sicilia, edizioni Forni Bologna 1871-1875,
pag.41).Lo ritroviamo nello stemma spagnolo con
Carlo V.
4
Ovvero il Vello d'oro la leggendaria pelle di montone
d'oro della quale il mito di Giasone ci narra.
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15
Il Centro Storico Dicembre 2008
corrisponde con quello della casa Savoia regnante in
quel periodo, ma è molto simile a quello di Filippo II
successore di Carlo V . Sarebbe importante capire se è
stato realizzato in contemporanea con la costruzione
dell'edificio risalente agli anni cinquanta o se proveniva
da qualche altro edificio più vecchio, tipo il vecchio
municipio demolito per realizzarvi la canonica.
Questo stemma, di marmo bianco, vede inquartato nel
primo e nell'ultimo punto le insegne di Castiglia (di
rosso al castello d'oro torricellato di tre pezzi e finestrato
d'azzurro) e di Leon (d'argento di leone rosso coronato,
linguellato e armato d'oro). Negli altri due punti le
insegne di Aragona (oro e fiamme, cioè i pali vermigli in
campo d'oro) e di Sicilia (scudo inquartato in croce
Sant'Andrea, ove nei due angoli superiore e inferiore i
pali vermigli e d'oro aragonesi e nei due angoli laterali le
aquile nere sveve in campo d'argento). Nella punta dello
scudo l'insegna di Granada (melograno aperto e fogliato
al naturale).
Nei due quarti sottostanti figurano da destra a sinistra:
Casa d'Asburgo di rosso alla fascia d'argento; Borgogna
antica, bande d'oro e d'azzurro, bordate di rosso;
Borgogna moderna, gigli d'oro in campo azzurro
bordato d'argento e di rosso; Brabante, leone d'oro in
campo nero.
Sul tutto dei secondi due quarti lo scudo del Portogallo,
eredità di Filippo II dalla madre Isabella regina di quel
regno, che è d'argento con cinque scudetti d'azzurro
posti in croce caricati ciascuno d'un bisante d'argento in
croce Sant'Andrea, con la bordura di rosso caricata di
sette castelli di oro, posti tre nel capo, due ai lati e due
inclinati a destra e a sinistra della punta.
Supporto un'aquila nera coronata con le ali abbassate.
34
Lo scudo è cinto alla base dal collare del Toson d'Oro.
In questo stemma si notano due anomalie rispetto allo
stemma ufficiale di Filippo II. La prima anomalia è che
lo scudo del Portogallo dovevasi trovare sul tutto dei
primi due quarti. La seconda anomalia è l'assenza sul
tutto dei secondi due quarti dello scudo spartito tra
Fiandra, leone di rosso in campo d'oro e Anversa, aquila
di rosso in campo d'argento.
Riflessioni sul paesaggio
Lettera aperta alle Soprintendenze di Sicilia
Di Leandro Janni*
Il Centro Storico Dicembre 2008
SICILIA - Caltanissetta, 29 novembre 2008 “Quod
non fecerunt barbari, Barberini fecerunt”.
Di questi tempi, in Sicilia, quando un cittadino o
un’associazione esprime un appunto, una critica
all’operato delle soprintendenze ai beni culturali e
ambientali, c’è sempre il rischio di una reazione
scomposta e offensiva. I vertici delle soprintendenze,
infatti, hanno assunto l’abitudine di eludere le
risposte, prediligendo invece l’insulto personale, il
discredito dell’interlocutore. Con argomentazioni,
comunque, assai risibili. Insomma, essi dimostrano di
possedere scarsa attitudine al confronto civile, alla
dialettica culturale. Nel merito delle questioni,
invece, le argomentazioni utilizzate nelle rare risposte
risultano piuttosto deboli, opache. Ovvero,
inesorabilmente burocratiche.
E dire che noi di Italia Nostra siamo sempre stati
convinti di poter dialogare pubblicamente (mai
coltivando un’idea proprietaria dei beni culturali) di
politiche di tutela, di paesaggio, di archeologia, di
restauro, di valorizzazione del patrimonio storicoartistico, di architettura contemporanea. Con tutti.
Persino con i soprintendenti ai beni culturali e
ambientali e con i loro collaboratori. Ma, o si serve il
potere, oppure si serve la cultura; lo Stato.
Naturalmente i cittadini, in questi malinconici
“giochi” (di potere), vengono considerati pubblico,
fazione che applaude. Oppure, fastidiosi avversari da
demolire. Zittire.
Giorgio Bassani, uno dei presidenti più prestigiosi di
Italia Nostra, negli anni Settanta diceva che
l’Associazione si era assunta il compito di difendere il
patrimonio culturale perché lo Stato non lo faceva con
sufficiente rigore. Da allora, la situazione
dell’impegno pubblico si è inabissata fino ad arrivare,
in questi anni, al culmine di un processo perverso fatto
di dismissioni, svendite, forte allentamento degli
strumenti di tutela, le cui conseguenze, alquanto
gravi, ci preoccupano molto.
In Sicilia, l’Autonomia, pessimamente interpretata
dal ceto politico siciliano, ha prodotto guasti, estese
devastazioni ambientali, dolorose cancellazioni.
Basta osservare i territori, i paesaggi, i nostri centri
storici, le coste. Di fatto, in questi ultimi anni, le
soprintendenze si sono trasformate in veri e propri
“uffici marketing” a servizio degli assessori regionali
di turno. La parola “tutela” è scomparsa dal
vocabolario degli addetti ai lavori che, ormai,
discutono quasi esclusivamente di appalti, di eventi e
di consenso. Quanti “nullaosta” (che non dovevano
essere concessi) in questi anni sono stati accordati
dalle soprintendenze con assoluta nonchalance,
comunque corredati da stravaganti, assurde
prescrizioni. Si può scrivere un libro
sulle fantasiose “prescrizioni” delle
soprintendenze!
E poi, se necessario, c’è sempre la
possibilità di far esitare una qualche
leggina “ad hoc”, oppure si nomina
un consulente, un esperto di chiara
fama. Oppure, semplicemente, si
decide a Palermo (”caso per caso”),
nelle ombrose stanze dell’assessorato competente.
Ormai è chiaro, chiarissimo: alle
politica “per” i beni culturali, viene di
gran lunga preferita la politica “nei” beni culturali.
D’altronde cos’è, se non uno straordinario bene culturale,
il superbo Palazzo Reale di Palermo, nel quale ha sede e
opera l’Assemblea Regionale Siciliana? E però, colpisce
non poco lo scarto tra qualità (alta) del luogo di
produzione e qualità (assai bassa, spesso rovinosa) del
prodotto. Comunque sia, politici e amministratori una
cosa l’hanno capita: i beni culturali e ambientali
rappresentano il palcoscenico, “la location” ideale per
mettersi in mostra, darsi visibilità, consolidare o
accrescere il consenso personale, certificare la propria
esistenza politica. D’altronde, una bella cornice, una
buona scenografia è meglio di niente.
Certo è che così continuando, le soprintendenze
indebolite, di fatto svuotate delle tradizionali funzioni
tecnico-scientifiche e istituzionali, verranno chiuse,
soppresse. Riconvertite. E d’altronde, i risultati contano,
non possono essere ignorati. A tal proposito, Italia Nostra
Sicilia, insieme ad alcuni docenti e ricercatori universitari,
sta effettuando uno studio finalizzato a verificare e
quantificare i danni prodotti, sul territorio, dall’azione
delle soprintendenze ai beni culturali e ambientali. C’è da
aggiungere che un’analoga indagine andrebbe effettuata
sull’operato, assai controverso, di certe (presunte)
associazioni culturali o ambientaliste.
Per gli anni che verranno, noi di Italia Nostra ci auguriamo
che lo scarto tra qualità dei beni culturali e ambientali
siciliani e qualità delle politiche per la loro tutela e
valorizzazione si riduca sempre di più. Ci auguriamo una
classe di politici e amministratori preparati e consapevoli,
rispettosi delle istituzioni, capaci di coniugare,
sapientemente, identità e futuro, memoria e dimenticanza;
pubblico e privato. Ci auguriamo istituzioni preposte alla
conoscenza, tutela e valorizzazione dei beni culturali e
ambientali autorevoli, competenti e libere.
Cordiali saluti,
Leandro Janni
Presidente regionale Italia Nostra Sicilia
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16
L’intervento
Gli alunni dell’Istituto d’Istruzione Superiore “A.Manzoni” di
Mistretta incontrano Eva Cantarella
Viviana Villardita
Eva Cantarella grecista, professoressa di Istituzioni di diritto romano
e di diritto greco presso la Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università di
Milano, scrittrice, storica, ma
soprattutto una donna capace con le
sue parole di affascinare e suscitare
profonde riflessioni.Ho conosciuto
indirettamente questa incredibile
donna attraverso il testo scolastico
“Storia antica e medievale”, che ha scritto in
collaborazione con Giulio Guidorizzi. Questo testo,
pregevole per la completezza e
gli approfondimenti è corredato
da schede.Basta leggere quelle
che parlano di matriarcato con
riferimento all’opera di
Bachofen, nel capitolo
riguardante la preistoria, o
quelle riguardanti la condizione
femminile a Sparta e Atene o
ancora quelle riguardanti la
contrapposizione delle matrone
“senza nome” alle figure delle
donne guerriere Clelia e
Camilla, o alle figure delle
donne “emancipate”, come
Afrania e Ortensia o la poetessa
Sulpicia per rendersi conto della grande cultura della
professoressa Cantarella e per percepire
immediatamente l’indole femminista che la
contraddistingue.Inoltre in questo testo sono presenti
anche numerosi approfondimenti riguardanti le leggi, le
istituzioni, gli usi e i costumi delle varie civiltà, come
quello sul “pharmakòs”, cioè sulla figura del capro
espiatorio anche nella democratica Atene, che devo
riconoscere ci ha stupito un po’,probabilmente perché
tendiamo a confondere la democrazia ateniese con
quella moderna.Immaginate perciò quale grande gioia è
stata per noi apprendere che il 24 ottobre di quest’anno,
il Dirigente Scolastico, prof.ssa Eliana Romano, e gli
insegnanti della scuola che frequento, il liceo classico
“A. Manzoni” di
Mistretta, ci avrebbero dato l’opportunità di conoscerla
direttamente.Sentir
la parlare è stato un
onore e un piacere,
chiara e suggestiva,
durante l’intera
conferenza non si
riusciva a fare a meno di ascoltarla interessati, a
smettere di farle domande. Gli argomenti trattati sono
stati molto vari, ma si è soffermata con particolare
attenzione sul concetto di matriarcato, sull’errata
interpretazione dell’opera di Bachofen, sul tema
dell’amore nel mondo antico, argomento del suo
recente libro “L’amore è un dio”, in confronto con la
concezione odierna. Infine non ha trascurato di
renderci partecipi di un ricordo della sua infanzia:
quando era piccola, di sera, suo padre, prima di dormire,
le narrava i miti greci al posto delle fiabe.E’ noto a tutti
che il padre era il grande grecista e bizantinista Raffaele
Cantarella.Forse non tutti
sanno che il nonno della
celebre Cantarella è stato,
per un certo periodo,
preside del liceo che
frequento e che il famoso
Raffaele Cantarella, è nato
proprio a Mistretta.I
Mistrettesi ,qualche anno
fa, hanno apposto, in
memoria dello stesso, una
targa nella casa in cui ha
abitato.
Questo gesto ha commosso
la figlia, Eva Cantarella.
Nel pomeriggio, durante la
premiazione del suo libro, tenutasi a Mistretta nella sede
del “Circolo Unione” e organizzata dall’associazione
“Progetto Mistretta”,
la professoressa si è soffermata a lungo sull’argomento
della sua opera “Ritorno della vendetta. Pena di morte:
giustizia o assassinio?”, servendosi, come di consueto,
dei riferimenti al mito e alla tragedia greca-la celebre
trilogia di Eschilo,“L’Orestea”-per spiegare alcuni
concetti concernenti il diritto. Durante questa
conferenza pomeridiana ho avuto anche il grande
piacere di averla presentata e, con grande sorpresa, di
ricevere dei complimenti per il racconto che ho scritto, e
per il quale sono stata premiata il giorno dopo nella
stessa sede, per il premio letterario “Maria Messina”
organizzato dall’associazione “Progetto Mistretta”. Per
citare i versi di Leopardi
“Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno”.
Nelle immagini
alcuni momenti
dell’incontro
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Il Centro Storico Dicembre 2008
UNA DONNA E UNA STORIA
L’INTERVENTO
ANCORA GRANDI SCOPERTE ARCHEOLOGICHE A S. STEFANO DI CAMASTRA
Il Centro Storico Dicembre 2008
Vittorio Alfieri*
Il territorio di S. Stefano di Camastra continua a rivelarsi
una ricca miniera di preziosi tesori archeologici: infatti,
dopo il rinvenimento di un pavimento musivo bicromo
risalente all'eta imperiale romana (si veda il numero de
“Il Centro Storico” di Maggio 2008, pp. 1213), nei mesi
scorsi sono stati riportati alla luce nel «paese delle
ceramiche» altri importanti manufatti.
Autore della scoperta e l'ormai noto Sebastiano Boscia,
una sorta di Indiana Jones locale, che stavolta ha
restituito alla comunita stefanese alcuni reperti fittili
molto interessanti sia dal punto di vista storico sia dal
punto di vista artistico.
Il campionario dei ritrovamenti e molto vario ed e
composto da una serie di vasi di ceramica ed oggetti di
terracotta databili alla piena eta greca (VIV sec. a.C.) e
da ricondurre sicuramente ad un ambito cultuale: difatti
o si tratta di una serie di ex voto offerti dai fedeli ad una
divinita o, piu verosimilmente, di un corredo funerario
che doveva accompagnare una sepoltura ad inumazione.
Se per il mosaico avevamo parlato della presenza di
qualche personaggio di alto rango della societa filoromana, che viveva in quei luoghi anche in funzione del
controllo e dello sfruttamento del territorio
pedemontano tra i comuni di S. Stefano e Mistretta,
stavolta dobbiamo parlare dell'esistenza di una
comunita di indigeni ellenizzati, cioe di popolazioni
sicule autoctone fortemente influenzate dalla κοινή
greca, che, in un territorio tra S. Stefano e Caronia,
avevano un importante luogo di deposizione dei defunti
(necropoli) o di venerazione di una qualche divinita
(santuario).
In ogni caso, dai reperti da noi fugacemente visionati per
gentile concessione dell'Amministrazione Comu-nale
di S. Stefano di Camastra e della Soprintendenza dei
BB.CC.AA. di Messina, possiamo affermare con buona
probabilita che i beni archeologici in questione siano da
ricondurre ad un ambito di utilizzo prevalen-temente
femminile, come sembrano dimostrare soprattutto
alcuni reperti (1a, 1b, 6a, 6b, 6c, 8).
In particolare, sono estremamente significativi:
Due hydriai (1a1b): recipienti destinati
alla raccolta e al trasporto dell'acqua,
caratterizzati dalla presenza di tre manici
(costituiti da due anse laterali orizzontali
nel punto di maggiore rigonfiamento del
ventre e da una grande ansa verticale appoggiata al
ventre e all'orlo), che presentano ancora residue tracce di
una decorazione geometrica di colore scuro.
due kylikes a vernice nera (2a2b): vasi potori (cioe
utilizzati per bere) dalle pareti sottili, dal corpo poco
profondo e dall'imboccatura molto larga.
uno skyphos a vernice nera (3): bicchiere a tronco di
cono rovesciato con pareti alte e sottili su cui si
innestano due piccole anse laterali poste poco al di sotto
dell'orlo, utilizzato soprattutto nella pratica greca del
simposio per bere il vino.
due lucerne (4a 4b): lampade portatili utilizzate
nell'Antichita per l'illuminazione ad aspirazione,
costituite da un lucignolo alimentato con olio e da uno o
due beccucci.
una oinochoe trilobata (5): una tipica brocchetta
panciuta utilizzata per versare liquidi (principalmente
vino).
tre aryballoi (6a6b6c): contenitori di unguenti e olii
profumati destinati alla toletta personale femminile,
dalle varie forme globulari ed ovoidali.
un cratere a colonnette (7): vaso di dimensioni modeste,
molto fine sia per la plastica che per la decorazione a
bande di colore bruno, dalla bocca larga e dalle anse
verticali, che veniva utilizzato nella societa filo-greca
per mescolare il vino misto all'acqua (nel rapporto di 1 a
2 parti).
un oscillum (8): disco con funzione apotropaica
provvisto di due fori che permettevano di appenderlo a
protezione di determinati luoghi.
varie scodelle: diversi vasi che potevano essere utilizzati
come contenitori di derrate alimentari oppure come vasi
potori.
La presenza di questi manufatti (e sicuramente di molti
altri ancora) in questa zona pone l'amletico interrogativo
dell'identificazione della comunita filo-greca a cui
attribuire la frequentazione del sito dal quale
provengono questi rinvenimenti.
A questa domanda non possiamo dare una risposta
esaustiva in mancanza di scavi archeologici sistematici,
di una analisi approfondita di questi reperti, e di un
attento studio delle (scarse e controverse) fonti storiche
su quest'area tirrenico-nebroidea, ma possiamo tuttavia
esporre delle considerazioni che riteniamo fondate e
ragionevoli. Innanzitutto dobbiamo far notare che tanto
il mosaico quanto i manufatti fittili suggeriscono di
L’Annunciazione riscrivere la storia sociale e la
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18
L’INTERVENTO
geografia politica del territorio stefanese per quanto
concerne l'Antichità, venendo a delinearsi una più
concreta e nobile continuità di vita che copre, tra
l'altro, l'epoca oscura precedente alla frana del 1682
d.C., ritenuta fino a questo momento un periodo
interlocutorio per la comunità di S. Stefano di
Camastra.
L'orizzonte non proprio limpidamente greco dei
reperti fittili presi in esame ci suggerisce di propendere
più per la presenza in questa zona di insediamenti
indigeni, come le sicule Noma o Tissa (tuttora non
esattamente localizzate dagli studiosi) o altre ancora di
cui non si conosce l'esistenza, piuttosto che per
l'identificazione con un insediamento greco vero e
proprio già ben sviluppato in epoca classica,
seguendo, tra l'altro, una prassi molto diffusa su tutto il
territorio siciliano nell'incontro tra genti 'greche' e
genti “barbare”.
A tale proposito, dobbiamo ricordare che S. Stefano di
Camastra si trova al centro di un'area di influenza
greca che nel raggio di una ventina di chilometri vede
la presenza di Tusa (Halaesa Arconidea) ad ovest, di
Mistretta (Amestratus) a sud, e di Caronia (Calacte) ad
est; per non parlare di un'altra località menzionata
dalle fonti antiche fino al Fazello, ma non ancora
identificata con precisione, quale è Alete.
La comunità di indigeni ellenizzati di cui stiamo
parlando avrà verosimilmente avuto dei contatti
soprattutto con Calacte, la più “attica” delle colonie
greche di quest'area tirrenica, come sembrano
testimoniare in modo particolare le due kylikes (2a2b)
e lo skyphos (3).
La natura di questi rinvenimenti si profila, dunque, di
particolare rilievo ed interesse per l'intera area
nebroidea che si conferma, di giorno in giorno, un
territorio dal corredo culturale unico e magnifico.
Non possiamo che augurarci, quindi, che tutte le
istituzioni preposte contribuiscano ad aiutare gli
amatori e gli appassionati della zona a (ri)trovare
questa piccola “Atlantide” che giace e pulsa sotto i
nostri piedi in attesa di essere scoperta e valorizzata.
Pochi anni fa, per la mostra
“Ecce Mater - l’iconografia
mariana nelle sculture del 600
e 700 nei Nebrodi” per la
Parrocchia di Porto Salvo a
Capo d’Orlando, ho
fotografato diverse statue di
Maria. Ho avuto modo di
ammirare tanti capolavori
dell’arte marmorea nelle chiese
dei nostri paesi. L’Annunziata a Raccuia, opera
bellissima, l’Annunziata a Frazzanò, l’Annunziata a
Ficarra, opere di impressionante bellezza, oltre che
importanti per la Storia dell’Arte nella nostra Zona e
non solo. Allora fu una mostra in piccolo. Oggi il
Comune di Ficarra, nell’ambito del Giubileo della
Annunziata ha dato mandato all’Arch. Nuccio Lo
Casgtro di organizzare questa “Angelus Domini
Nunziavit Mariae” L’iconografia dell’Annunciazione
nella scultura del Rinascimnento in Sicilia.
Accompagna la mostra il ricco e dotto catalogo curato
dallo stesso Arch. Nuccio Lo Castro. “Ave, Piena di
Grazia” edizioni “Il Giubileo di Ficarra”. Pag. 130
formato 25 x 25 - L’impostazione del Catalogo ricorda
molto la felice grafica che caratterizzava la rivista
Paleokastro, con uno splendido bianco e nero, che
mette in risalto le foto e il testo rendendone agile e
piacevole la lettura. Riporto dalla prefazione “
L'iconografia del saluto angelico e dell'Annuncio della
Maternità a Maria, tradotta in opere d'arte straordinarie
nella Sicilia dei secoli XV e XVI, trova notevole
espressione soprattutto nei numerosi gruppi marmorei
richiesti al tempo da una colta ed esigente committenza
e maturati nei laboratori di scultura di artisti toscani,
veneti e lombardi, impiantatisi fortunatamente
nell'Isola, in un ambiente oramai capace di apprezzare i
prodotti di una cultura nuova e raffinata. Cibori, cone,
arcate e portali dimostrano peraltro la grande
accoglienza di questo soggetto, che esprime in termini
fìgurativi l'episodio teologicamente ritenuto punto di
partenza rciell'opera di Redenzione e momento
paradigmatico del Mistero dell'Incarnazione....,”
Mistretta è presente nel
catalogo con alcune opere
importanti del periodo
rinascimentale.
Una mostra da visitare
assolutamente anche per
conoscere un altro dei gioielli
architettonici di questo
comune, il palazzo Busacca,
che dopo il Palazzo Baronale,
sede del Museo Lucio
Piccolo, apre le porte ai
grandi eventi. (Gc)
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Il Centro Storico Dicembre 2008
L’Annunciazione, il tema di una
mostra da visitare a Ficarra
DAL FORUM
INVESTIRE SUL TURISMO
Guglielmo Tita
Il Centro Storico
Dicembre 2008
Trascriviamo uno dei più interessanti interventi nel
Forum de Il Centro Storico, a firma del Prof.
Guglielmo TitaDa una rapida analisi dei temi fino ad oggi trattati in
questo forum, appare evidente che quelli associati
allo sviluppo economico (particolarmente del
turismo) ed alla politica locale hanno stimolato il più
gran numero dirisposte (71 %). I temi culturali (arte,
storia, letteratura...) hanno stimolato il 19 % delle
risposte. Il restante 10 % é associato a temi vari.
Da questa constatazione e dai contenuti delle risposte
ai diversi temi possono emergere numerose
rilfessioni di fondo. Tra queste ne scelgo una (quasi)
a caso: Economia del sapere e sviluppo.
Storicamente, le società che hanno scommesso
sullo sviluppo della conoscenza e della cultura in
generale sono quelle che hanno raggiunto i livelli di
prosperità più alti e più durevoli. Oggi più che mai, le
comunità umane che basano il proprio sviluppo sui
principi di un’economia del sapere sono le sole a
potersi assicurare la sopravvivenza a lungo termine.
Le sfide del futuro richiedono conoscenze avanzate e
la capacità di utilizzarle. Questo é valido su un piano
generale, come a livelli più specifici. Per esempio: il
turismo.
Oggi, il livello culturale del turista medio é
significativamente più alto di quello del turista di 20,
30, 40 anni fa. Il turista moderno ha un livello
scolastico più avanzato ed un orizzonte culturale più
vasto ed é quindi più portato a trovare gratificazione
nello stimolo intellettuale (= culturale). Da ciò segue
che lo sviluppo del settore turistico di una regione
“economicamente disagiata” non é solo legata allo
sviluppo di infrastrutture d’alloggio (hotels,
campeggi, pensioni) o d’accesso (strade,
aeroporti...), ma anche alla valorizzazione ed allo
sviluppo del patrimonio culturale locale
(architettura, esposizioni d’arte, spettacoli, corsi di
formazione, gastronomia...). Quanto più particolare
sarà tale patrimonio messo in valore, tanto più esso
permetterà alla località di distinguersi da altre
potenziali destinazioni turistiche competitrici. Gli
attori locali (politici, amministratori, investitori...)
devono tenere conto di questa realtà, se vogliono
scommettere sul turismo come leva per lo sviluppo
locale.
Su un piano più generale, scommettere su
un’economia del sapere equivale a promuovere lo
sviluppo del capitale sociale (risorse collettive) ed
umano (competenze individuali). Ciò induce
inevitabilmente
un incremento
della creatività
imprenditoriale
locale ed una
moltiplicazione
delle opportunità settoriali.
Una cosa é comunque certa: é
f o r t e m e n t e Il Prof. Guglielmo Tita (a sinistra) con
i m p r o b a b i l e Luciano Minerbi (milanese di origine e
che l’organo professore all’Università delle Hawai,
governativo di USA) e Godfrey Baldacchino (maltese
di origine e professore all’Università di
una collettività Charlottetown, Canada)
(ex: il Comune)
possa incitare
una rivitalizzazione dell’economia locale senza
ricorrere ad un processo di consultazione e di
concertazione con le forze vive locali (associazioni
professionali e culturali, istituzioni d’insegnamento,
imprenditori, etc.).
La consultazione e la
Il Centro Storico Anno X n. 12
concertazione (in sedute
Foglio informativo per i Soci
dell’Associazione “Progetto Mistretta”
pubbliche o intersettoriali)
Presidente Nino Testagrossa.
equivalgono a ottimizzare il
Vice Presidente Luciano Liberti
“sapere” collettivo ed a
Registrazione n. 1/1995 del Tribunale di Mistretta.
Direttore Responsabile: Massimiliano Cannata.
metterlo a profitto
Redattore Capo: Giuseppe Ciccia
É quindi auspicabile che un
Segreteria di redazione: Lucia Graziano.
Redazione Cultura: Filippo Giordano
piano strategico per lo
Redazione Internet e Web- master Sebastiano Torcivia
sviluppo di Mistretta venga Coordinatore di Forum News Centro Storico:Paolo Giaconia
---------realizzato e che questo sia il
Sede Legale: Via Belverde, 31 98073 Mistretta
risultato di un processo
Sede Sociale: Via Libertà, n. 185 Direzione e redazione: Via Libertà, n. 185
consultativo pubblico e
98073 Mistretta - Tel. 0921.381232. CF 93001790836
trasparente.
sito internet: www.centrostorico.altevista.org
E- mail: Ilcentrostorico@virig lio.it
É anche necessario che alla
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pianificazione strategica
[email protected]
segua un piano esecutivo
Editrice: Edizioni il Centro Storico
E’ fatto assoluto divieto di riproduzione totale
(messa in opera delle
o parziale degli articoli
strategie di sviluppo),
Stampa: CentroStampa srl
garantendo a quest’ultimo
C STAMPA
dei meccanismi di controllo e di orientamento (ex:
indicatori di prestazione).
Quanto ho detto qui può
sembrare scontato.
É sicuramente lo é.
Ma, spesso, le cose più
scontate sono quelle meno
praticate.
ENTRO
TIPOGRAFIA
CAPO D’ORLANDO (ME) Tel. 0941 911199 Fax 0941 914744
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Il Bando del Premio, sesta edizione ottobre 2009
La “Associazione Progetto Mistretta” attraverso il suo giornale “Il Centro Storico” indice la sesta edizione del concorso
letterario “PREMIO LETTERARIO MARIA MESSINA
” Un racconto per “Il Centro Storico”, per onorare la memoria della scrittrice verista (1887 1944) che a Mistretta, dove
visse per oltre un quinquennio quinquennio, ambientò molti racconti.
Regolamento:
Art. 1) E' indetto il concorso “Premio Letterario Maria Messina” Un racconto per “Il Centro Storico” riservato alla
narrativa inedita e edita.
SEZIONE INEDITI:
a) per alunni delle scuole superiori;
b) libero per tutti gli autori che intendono partecipare.
SEZIONE LIBRI EDITI
Volumi di narrativa pubblicati nel periodo Gennaio 2007 - Giugno 2009 da inviare in 5 copie.
Art.2) La partecipazione al concorso è gratuita per gli alunni delle scuole. E' prevista una tassa di iscrizione di euro 10,00 per la
partecipazione al concorso nelle sezioni riservate agli adulti.
Art. 3) Gli elaborati inediti dovranno avere la lunghezza massima di otto cartelle (1800 battute circa per cartella). Il tema su cui
esprimersi è libero. Volumi ed elaborati inediti devono pervenire, entro e non oltre il 30 Giugno 2009, al seguente
indirizzo: Associazione Progetto Mistretta Segreteria del “Concorso Letterario Maria Messina”, Via Libertà 185 98073
Mistretta (Me).
Art.4) I racconti inediti devono pervenire in numero di 6 copie, senza generalità dell'autore, in busta anonima,
(contenente un'altra busta chiusa ed anonima con la scheda di iscrizione al presente regolamento con le generalità
dell'autore), unitamente ad un floppy (o altro supporto informatico) in formato Word contenente la copia dell'elaborato Art. 5) La premiazione avverrà il giorno 03 Ottobre 2009 a Mistretta con cerimonia pubblica presso il Salone di
Rappresentanza del Circolo Unione. Ai fini della documentazione, oltre che agli organi di stampa, verrà inviata copia del
verbale della Giuria a tutti i partecipanti e all'Annuario dei Vincitori dei Premi Letterari per la pubblicazione in internet
al seguente indirizzo: www.literary.it/premi dove rimarranno esposti in permanenza, nonché con altra pubblicità
adeguata per portarla a conoscenza di tutti.
Art. 6) La giuria, presieduta dal prof. Giovanni Ruffino, della Facoltà di lettere della Università di Palermo, il cui operato è
insindacabile, sceglierà dieci racconti e tra questi sarà formata la terna vincitrice di ogni sezione. La giuria si riserva inoltre di
assegnare eventuali premi speciali. La Associazione pubblicherà in antologia i testi inediti premiati a cura delle Edizioni “Il
Centro Storico” senza compenso alcuno; la proprietà letteraria rimane sempre e comunque dell'autore.
Art. 7) I premi consistono in una artistica targa personalizzata e diploma per ciascuno dei primi tre classificati di ogni sezione,
oltre ad eventuali altri premi che disporrà la Associazione organizzatrice.
Art.8) Altri premi potranno essere istituiti durante lo svolgersi del concorso. Gli altri membri della giuria, i cui nominativi
verranno resi noti in sede di premiazione, saranno designati dal Presidente della “Associazione Progetto Mistretta” e dal Direttore
del giornale “Il Centro Storico”.
Art.9) Gli elaborati inviati non si restituiscono.
Art. 10) La partecipazione al concorso implica di fatto l'accettazione di tutte le norme indicate nel presente bando.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Scheda di partecipazione
Nome _____________________ Cognome___________________ nato il _______ a ____________
Residente in_________________ Via ________________________ telefono____________________
Scuola_____________________
Si allega un dischetto in formato Word
Firma ___________________________
I dati comunicati saranno trattati per gli scopi previsti dalla iscrizione al concorso. In ogni momento è possibile richiedere
gratuitamente la rettifica o l'annullamento dei dati scrivendo alla segreteria del concorso. La firma in calce è per l'accettazione
della presente clausola e per l'assenso alla pubblicazione dell'elaborato.
Firma __________________________
Spedire a: Associazione Progetto Mistretta Segreteria del Concorso Letterario Maria Messina Via Libertà 185 98073 Mistretta
(Me) entro il 30.06.2009 -Tel. 0921-381232 (Antonino Testagrossa, Presidente Associazione Progetto Mistretta)
21
www.centrostorico.altervista.org -- [email protected] [email protected]@libero.it
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Il Centro Storico Dicembre 2008
ASSOCIAZIONE PROGETTO MISTRETTA
“IL CENTRO STORICO”
PREMIO LETTERARIO MARIA MESSINA
Un racconto per “Il Centro Storico”
Concorso letterario riservato alle opere di narrativa
SESTA EDIZIONE (2009)
Il Centro Storico Dicembre 2008
Il racconto
Il Vaporetto
Correva l'anno del Signore 1984 ... lo, Alice, mi trovavo in
un candido paesino di montagna, dove svolgevo la mia
opera d'insegnate; ero al mio primo lavoro ed avevo 25 anni.
Con me soggiornava, anche, la mamma. A causa dei rigori
invernali alcuni alunni si ammalarono, essendosi diffusa
l'epidemia del morbillo. Anch'io, una mattina mi svegliai
con la febbre altissima e tante bolle rosse sul corpo. Mio
madre ed io inorridimmo: la malattia contratta da adulti,
rappresenta un vero e proprio pericolo e, infatti stavo molto
male. Dopo una cura appropriata, finalmente il morbillo
regrediva ed io mi risvegliai una mattina con una certa fame,
ma soprattutto con una spasmodica voglia di pesce alla
griglia con molto limone. Manifestai la mia voglia alla
mamma, la quale, poverina, uscì e, non trovandosi pesce
fresco in paese, mi comprò del pesce surgelato, lo cucinò e
condì con il limone. Dieci anni dopo l'accaduto, in una città
di cui non è importante conoscere il nome, a causa
dell'inverno troppo rigido, mi presi la bronchite. Ancora mi
stupisco nel ricordare il regresso della malattia,
contrassegnato, alla stessa maniera della prima volta dalla
pietanza su menzionata (pesce con limone). Ma vi racconto
per bene che cosa era avvenuto mentre ero a letto: gira che
mi rigiro, finalmente mi addormento. Comincio a sognare;
nel sogno ho super giù vent'anni. Abito con la mia famiglia
in una splendida villa in riva al mare ed sono fidanzata con
Pierluigi. I balconi che danno sul mare sono qualcosa di
prezioso per me: mi piace infatti affacci armi e godere la
brezza marina; l'aria del mare così morbida, suscita,
addirittura, una condizione di estasi. Non so dirvi dove
fossimo, se, nella meravigliosa Venezia, o nella stupenda
Messina, o in un'isola del centro America, considerato che
molte persone, hanno il nome straniero ... So che mi trovo
bene, anche se per andare da un luogo all'altro bisogna
prendere il vaporetto. I miei genitori per fortuna, sono quelli
attuali, anche i miei familiari, quelli a cui sono più legata
sono gli stessi; la stessa cosa posso dire per il mio fidanzato.
Ognuno di noi, inoltre ha conservato la propria lingua e il
proprio idioma. Anche nel mio sogno sono ammalata e,
quindi, costretta a letto, ma nella mia camera, molto grande,
c'è la mamma che al tavolo seduta, scrive alla zia Melina, e
ogni tanto, mi guarda con la sua amorevole espressione. C'è
anche la zia Maria, seduta vicino alla mamma che con
l'uncinetto esegue magnifici pizzi, che poi cucirà intorno ad
un lenzuolo che mi regalerà. Sia la mamma che la zia Maria,
hanno la costante preoccupazione, di rimboccarmi le
coperte. Ai piedi del mio letto è la piccola Linda, figlia dei
vicini di casa con un viso birichino e due belle treccine: in
questo momento si sta alzando per andare al tavolo e
continuare le ciambelline di pasta modellante, onde
allenarsi a diventare una brava fornaia. Papà è in soggiorno,
con mio fratello e il signor Antenore e giocano a carte.
Improvvisamente, squilla il campanello: la mamma dice a
Linda di andare ad aprire: «Chi è?» Chiede la piccola, si
sente rispondere: «lo, la signora Rosa sono.» Le viene aperto
ed ecco appare la faccia rubiconda, bonaria della signora,
sempre con la sua borsa per la spesa. Da tutta la mia
famiglia, Rosa viene chiamata la signora "Ca certo", perché
avendo conservato inalterati le espressioni idiomatiche del
suo simpaticissimo mistrettese, ripete spesso "ca certo"
volendo dire: come no, certo. Rosa entra nella mia camera e
tutti la salutiamo molto affabilmente. Mentre ella depone sul
piccolo tavolo la borsa, Lazzarella, la gattina, fa un saltello e
guarda dentro la borsa. Rosa esclama: «Ah, furfantella, lo
saccio che hai scopruto il lacerto; ca certo, che lo saccio ...
Ma io non te lo dugno! Va, fai la brava e mangia i
formaggini, che quelli male non ne fanno.» Interviene la
mamma: «Lazzarella, perché non giochi col tuo topolino di
gomma?» La gattina ubbidisce, ma prima di andar via si
avvicina, salendo sul tavolo all'orecchio di Rosa e le fa un
soffio arrabbiato, da farla trasalire. Dopo una breve
conversazione, durante la quale, Rosa non fa che esaltare la
bravura delle sue nipotine e i "ca certo" irrompono in molte
espressioni, la mamma chiede a Rosa se le fa piacere avere
un biglietto per il concerto della banda cittadina, visto che
per sbaglio, ne ha comprato uno in più. «Signora le piace il
concerto?» chiedono in coro la mamma e la zia; gli occhi di
Rosa si illuminano ed ella risponde:« Datemi pure il
biglietto, ca certo che mi piace il concerto, ca certo, ca
certo.» Interviene quella birba di Linda che dice: «A me,
invece, il concerto non mi piace.» «Ca como?! Non ti piace il
concerto? Penso proprio che si una scunchiuduta.» Ma
Linda fa un sorriso e mi chiede: «Alice, vieni in balcone a
guardare il vaporetto.» lo rispondo: «Non ora, sono
ammalata.» Oh, il vaporetto candido, sull'onda spumosa del
mare, dal suono magico, quasi misterioso, ha forti legami
con la mia vita affettiva ed è per questo che amo vederlo.
Spesso vedo scendere la nonna, con la sua borsa di tela a
fiori e le sue trecce castane arrotolate sulla nuca in un
artistico toupee, mia nonna che vuole bene a tutti noi, così
quanto ci vuoI bene la zia Maria. Altre volte il vaporetto si
ferma e ne discende una bella fanciulla con i capelli neri
ondulati, sciolti sulle spalle: è mia sorella Mariù; è sposata
da qualche anno, ma viene sempre a trovarci; io e lei siamo
affiatatissime e lei è molto brava a mettermi i bigodini in
testa. L'indomani mi sveglio: la febbre è andata
definitivamente via. Per colazione chiedo alla collaboratrice
delle acciughe marinate con il limone. Mia mamma mi tocca
la fronte: «Figlia mia, ma è proprio questo che vuoi?»
Mentre la mia mammina mi sta ponendo la domanda, sapete
che cosa accade? Mi sveglio ... Mi sento molto intontita,
guardo la poltrona accanto alletto e vedo Pierluigi, mio
marito, il bel ragazzo dagli occhi verdi, di tanti anni fa.
«Come stai?» Mi chiede, rispondo: «Bene, ho tanta voglia di
pesce marinato o, grigliato, non ha importanza, ed ho tanta
voglia di mare.» Squilla il telefono: è a viva voce ed ho
anch'io modo di sentire: «Signor Piero, sono Enzo, il
portiere: la signorina Mirella mi ha incaricato di dirvi che
verrà domattina con il vaporetto.» «Va bene, grazie!» Senza
dir niente, mi alzo e mi avvio verso il balcone. «Tesoro dove
vai?» rispondo: «A guardare il mare e respirare l'aria
marina.» Mio marito: «Tesoro, che dici, qui non c'è il mare ...
» «Ah, sì non c'è il mare? E mi sai dire perché, una tal
Mirella, verrà a trovarci col vaporetto?» «Poveri noi, sei un
po' intontita, siedi sulla poltrona, ti farà bene; sai chi è
Mirella? E' la signora che viene a darti una mano nei lavori
domestici; se tu non lo sapessi il vaporetto è un
elettrodomestico per pulire la casa.» Più tardi, mi resi conto
che non c'era più il mare: era solo nel mio sogno; la famiglia
era molto ridotta. Addio sogni di gioventù, addio dolci
incantevoli momenti, che io pensavo fossero eterni. Mi
passò, anche, la voglia di pesce col limone-
Giuseppina Jannello Siccardo
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AMICI DI/VERSI
PERIFERIE
Giù, negli angoli più bui della notte,
sulle macerie ammalate di ricchezza,
dalla tettoia il gatto miagolava senza sosta
e la luna sembrava che dormisse sul serio.
Là in mezzo a quelle case affumicate
e pregne di odori nauseanti
avrebbero costruito una caserma.
E c'è chi dice che quel posto
fosse stato scelto
perché le spente donne
che abitano dentro le baracche,
potessero regalarsi ancora
un'ultima estate d'illusione.
Già verso l'alba, le strade sporche
si svegliano col suono dei carretti
che gli spazzini trascinano assonnati,
cigolanti come ruote del destino.
Poi gli operai.
E alle otto escono i bambini
coi grembiuli sgualciti
e le cartelle malandate,
a correre, a rincorrersi
e a far la lotta mentre vanno a scuola;
e mai una volta che i loro sguardi
sembrino veramente di bambini.
Gli uomini rimontano i banconi
davanti alle porte delle case:
nient'altro che tavole ammuffite
sopra le quali vendere
la loro povertà e il loro orgoglio.
Qualcuno, più fortunato, ha un negozio
dove le mosche si sentono al sicuro
e vivono là dentro ogni stagione.
Le donne salgono al mercato
Che s'affolla alle grida di chi vende
Ma non compreranno niente neanche oggi:
quel che c'è a casa, basta;
e se non basta, ci si arrangia
per un altro giorno.
L'odore della frutta si mischia a quello
Il Centro Storico Dicembre 2008
L'opulenza del mondo industrializzato in questi ultimi
mesi è messa in crisi dal crollo delle borse che mettono
a nudo le molteplici contraddizioni del capitalismo, che
per risorgere si affida anche alle social card affidate a
una umanità che invece lotta quotidianamente per
sbarcare il lunario. Sentivo poco tempo fa l'amaro
commento di un commerciante che denunciava una
crisi generalizzata che pone in difficoltà i clienti ad
acquistare i beni di prima necessità e ancor più li induce
a rinunciare agli acquisti di quelli cosiddetti voluttuari.
Sembra di ritornare indietro nel tempo, quando accanto
a un mondo che prosperava c'erano periferie
(a cura di Filippo Giordano)
emarginate, come quella descritta nell'ormai lontano
1974 dall'allora giovanissimo studente orlandino Nello
Brignone. Lessi allora questo testo sul settimanale
nazionale di estrazione giovanile “Ciao 2001”, non
fosse altro perché era pubblicato successivamente ad
uno mio. Ricordo che mi piacque particolarmente
quella successione di immagini poetiche tratte da un
contesto quotidiano alquanto diffuso. La propongo a
beneficio dei nostri lettori. E, spazio permettendo,
inserisco anche quella di mia composizione pubblicata
nello stesso numero di quel settimanale.
del pesce, che da biciclette sgangherate
improvvisati pescivendoli
invitano a comprare. Intorno,
i gatti strisciano affamati
in attesa dei rifiuti che cadranno
lungo le vie, dopo mezzogiorno.
La vita si riavvolge desolante
Come un cane bastardo e scheletrito
Disteso al sole
e attende ogni evento con rassegnazione.
Così cede il giorno alla sera.
I bambini hanno giocato in strada
tutto il pomeriggio
con un vecchio pallone sgonfio e senza forma.
Gli uomini smontano i banconi,
chiudono i negozi
e dopo avere acceso l'ultima sigaretta
tornano a casa, a lavorare per domani.
Zuppa di verdure per cena.
La tv è accesa: un po' di distensione,
finalmente.
Questa sera
un'inchiesta sul Vietnam e la sua guerra.
Nello Brignone
ANCORA
Ancora gambe di bambini tremano
sotto il peso eccessivo del lavoro
e il lavoro continua a restare debitore
nei confronti di molti uomini
e molta gente continua a riempire
treni di valigie e di speranze
e troppe madri piangono figli lontani
cupidamente falciati dal capitale mentre
uomini vecchi montano questo nuovo anno.
Filippo Giordano
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...e se d'improvviso
vedi che il mio sangue
macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca....
(Pablo Neruda)
Un’ idea di Enzo Salanitro
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l`intervento - Il Centro Storico