La politica fiscale nell’UEM Salvatore Curatolo Salvatore Turrà La nascita dell’UEM Analisi economia aperta: cambi flessibili cambi fissi Cambio fisso possibilità di modificare l’accordo (svalutare o rivalutare) Moneta unica determinazione irreversibile SMEEURO La moneta unica è la versione più estrema dei cambi fissi Il trattato di Maastricht Fondamento dell’UEM Trattato di Maastricht (1992) Trattato di Maastricht crea una nuova istituzione Banca Centrale Europea (BCE) istituzione che regola la politica monetaria dell’area dell’Euro (SEBC) determina le regole da rispettare per poter entrare nell’UEM rispetto “parametri di convergenza” Il trattato di Maastricht Parametri di convergenza I paesi ammessi all’Unione devono avere per alcune variabili predefinite valori non troppo distanti dalla media europea Convergenza alla media europea Spiegazione A. V. O. e shock asimmetrici COSTI E BENEFICI DI UN’UNIONE MONETARIA COSTO: Impossibilità di variare il tasso di cambio BENEFICI: Minori costi di transazione Maggiori scambi commerciali Riduzione dell’incertezza sui prezzi e sui salari Maggiore competitività e concorrenza Maggiore trasparenza fiscale Un’analisi teorica costi-benefici della valuta comune Dalle più recenti riletture (ottimiste) della teoria delle AVO ( Aree Valutarie Ottimali) del 1973 di Mundell e McKinnon, assumeremo per certo che i benefici aumentano all’aumentare degli scambi e che i costi di un’integrazione si riducono all’aumentare degli scambi costi Costi e benefici (% del PIL) E E benefici Scambi (% del PIL) Impostazione monetarista benefici Costi e benefici ( % del PIL) E costi E Scambi (% del PIL) Impostazione Keynesiana benefici Costi e benefici ( % del PIL) E costi E Scambi (% del PIL) Il trattato di Maastricht Oltre all’integrazione commerciale, un’unione monetaria funziona se i paesi non sono troppo diversi tra loro I paesi “virtuosi” (come la Germania) temono l’entrata di paesi con valori sfavorevoli (come l’Italia) Entrata subordinata ad un miglioramento dei parametri macroeconomici Il trattato di Maastricht Parametri di convergenza inflazione max 1,5% sopra la media europea tasso di interesse a lungo termine max 2% sopra la media europea cambio fluttuante all’interno di una banda predefinita (banda stretta SME: ± 2,25%) deficit pubblico debito pubblico Per il secondo parametro di finanza pubblica era prevista la possibilità di valutare la tendenza verso l’obiettivo Relazione tra indebitamento netto (disavanzo) e debito Bt-1 = Stock del debito pubblico alla fine del periodo t-1 Dt = Disavanzo del periodo t Bt = Stock del debito pubblico alla fine del periodo t Bt-1 + Dt = Bt Relazione tra indebitamento netto (disavanzo) e debito Bt-1 + Dt = Bt Questa relazione è vera in astratto. In concreto, ad es., i ricavi delle privatizzazioni vanno a ridurre il debito, ma non l’indebitamento…. Bt-1 + Dt - Ricavi Privatizz. = Bt La giustificazione economica dei parametri di Maastricht Politica fiscale espansiva ( aumenta Y) Deficit pubblico Aumenta il debito pubblico Effetti inflazionistici (aumenta Md per l’aumento di Y) Aumenta il deficit pubblico ( per l’aumento di iB) Politica monetaria restrittiva (aumenta i) Aumenta il debito pubblico I PARAMETRI DI MAASTRICHT SONO COLLEGATI TRA LORO I parametri sono tutti collegati tra loro Es 1: p ↑ pol. Mon. Restritt. (LM o MP in alto) i ↑ Bi ↑ (G+Bi-T) ↑ B ↑… Es. 2: (G+Bi-T) ↑ IS in alto i ↑ + B ↑ + p ↑ premio al rischio ↑ i ↑ Bi ↑ deficit ↑ + Es.1 Es. 3: i ↑ Y ↓ T=tY ↓ ma G invariato(G-tY) ↑ (G-tY)/Y ↑ B/Y ↑… Ma è anche vero che i parametri si aiutano tra loro tassi di inflazione dell'IPC armonizzato, 1990-2002 European community -12 (EU15-excl GBR DNK SWE) 25 20 Italy 15 Germany 10 France 5 0 02 20 01 20 00 20 99 19 98 19 97 19 96 19 95 19 94 19 93 19 92 19 19 91 Greece 90 Convergenza nei tassi di inflazione Inflazione in Italia, Germania, Francia, Grecia e UE nel periodo1990-2002 I tassi di inflazione convergono 19 Convergenza nei tassi di interesse a lungo termine Tasso di interesse a 10 anni in Italia, Germania, Francia, Grecia e UE nel periodo 1980-2002 I tassi di tassi di interesse a lungo termine convergono tassi di interesse a 10 anni, 1980-2002 25 20 European community 12 (EU15-excl GBR DNK SWE) Italy 15 Germany 10 5 0 19 80 19 82 19 84 19 86 19 88 19 90 19 92 19 94 19 96 19 98 20 00 20 02 France Greece Stabilità del cambio Cambio con il dollaro di diverse valute europee I tassi di cambio con il dollaro convergono i cambi fra le valute europee sono stabili tassi di cambio nominali con il $, 1990-2002 1,2 European community -12 (EU15-excl GBR DNK SWE) 1 Italy 0,8 0,6 Germany 0,4 France 0,2 Greece 02 20 01 20 00 20 99 19 98 19 97 19 96 19 95 19 94 19 93 19 92 19 91 19 19 90 0 Il trattato di Maastricht Maggiori difficoltà hanno riguardato i parametri relativi ai conti pubblici Nel 1992 notevoli differenze nei livelli del debito pubblico Paese Debito/Pil Francia 43% Germania 40% Italia 108% (123% nel 1994) Grecia 97% Il trattato di Maastricht Paesi come Italia e Grecia non potevano raggiungere il 60% Era comunque sufficiente: debito/Pil in diminuzione tendenziale deficit/Pil non superiore al 3% Per l’Italia fu necessario un forte risanamento dei conti pubblici notevole riduzione del deficit Il risanamento fu attuato tramite manovre di politica fiscale restrittiva Il trattato di Maastricht Il deficit [indebitamento netto (G+Bi-T)] fu ridotto da oltre il 12% del Pil a meno del 3% Le riduzioni più forti si concentrano nel periodo fra il 1996 ed il 1997 (dal 7,1% al 2,7%) la “cura Ciampi” Fu necessario ridurre drasticamente il disavanzo primario (G-T) e trasformarlo in avanzo primario perché la spesa per interessi Bi continuava ad essere alta (B alto Bi alta) Debito/PIL Le tre fasi dell’UEM e nascita del Patto Il modello Mundell-Fleming e l’equilibrio sul mercato dei capitali Il modello Mundell – Fleming impone tre assunzioni sul mercato dei capitali: il Paese domestico è una piccola economia aperta le attività finanziarie domestiche ed estere sono perfettamente sostituibili tra loro non esistono restrizioni ai movimenti internazionali di capitali finanziari • • • il tasso d’interesse estero è esogeno rispetto alle condizioni nazionali il flusso di capitali dipende dal solo differenziale tra i tassi d’interesse l’elasticità dei flussi di capitale al differenziale tra i tassi d’interesse è infinita Le tre implicazioni sono riflesse nella posizione e nella pendenza della curva BB La curva BB i i= i* Y BB L’equilibrio macroeconomico nel modello Mundell – Fleming i IS LM E BB i= i* Y Y Il modello Mundell – Fleming in regime a cambi fissi Figura 1: politica monetaria espansiva i Figura 2: politica fiscale espansiva LM = LM’’ i LM’ i* = i’’ E’ i’ E = E’’ BB E’ i*= i’’ LM E LM’ E’’ i’ BB IS’ IS Y° = Y’’ Y’ IS Y Y° Y’ La politica monetaria è inefficace. La politica fiscale è efficace. Y’’ Y La figura 2 mostra l’importanza delle regole fiscali all’interno di un’unione valutaria: se un Paese ha una bassa crescita e quindi adotta una politica fiscale espansiva causando un apprezzamento del tasso di cambio, l’autorità monetaria deve intervenire attraverso l’adozione di una politica monetaria espansiva, che accomoda in un mix di politica economica, la politica fiscale espansiva del singolo Paese. Raggiungimento dell’obiettivo sul tasso di cambio Crescita economica asimmetrica (aumenta il reddito complessivo dell’unione ma la crescita del singolo Paese è insufficiente a sostenere la crescita dell’UEM). 1) La politica fiscale INTERFERISCE con la politica monetaria 2) La politica monetaria del singolo paese IN CAMBI FISSI è inefficace politica monetaria comune BCE Il modello Mundell – Fleming in regime a cambi flessibili Figura 3: politica monetaria espansiva i Figura 4: politica fiscale espansiva IS’ i IS’ LM LM IS LM’ E i* =i’’ E’’ E’ BB E’ i’ E =E’’ BB i*=i’’ i’ IS=IS’’ Y° Y’ Y’’ Y Y°=Y’’ Y’ La politica monetaria è efficace. La politica fiscale è inefficace. Y La figura 4 mostra come lo strumento della politica fiscale in un regime a cambi flessibili ha efficacia nulla sulla crescita economica In un regime a cambi flessibili i singoli paesi hanno la possibilità di variare lo strumento del tasso di cambio che ha piena efficacia sul reddito: gli shock asimmetrici possono essere ridotti tramite le svalutazioni / rivalutazioni (politica monetaria di impostazione Keynesiana Costo dell’UEM). Ma la politica monetaria dell’UEM è pienamente efficace, anche se non può fronteggiare shock asimmetrici La politica fiscale espansiva dell’UEM (coordinata) è inefficace se non accomodata (coordinata) con politica monetaria espansiva La credibilità delle promesse di coordinamento delle politiche fiscali in fase di recessione Politica fiscale espansiva interna: Y G IM Politica fiscale espansiva estera: Y* X oppure T NX (esportazioni nette) G* oppure T* NX (esportazioni nette) Ogni Paese predilige la politica fiscale espansiva estera: le politiche fiscali andrebbero coordinate. 2 problemi di coordinamento: Il coordinamento potrebbe richiedere ad alcuni Paesi più virtuosi di intervenire più di altri e non è detto che essi siano disposti a farlo; i Paesi hanno un forte incentivo a promettere di aderire al coordinamento, per poi rinnegare la loro promessa. Da Maastricht al PSC Trattato di Maastricht omogeneizzazione delle economie prima dell’UEM E’ necessario che essere rimangano simili anche dopo Inoltre è necessario che la loro politica economica segua regole comuni Per queste due ragioni Patto di stabilità (1997) Il patto di stabilità e crescita Patto di stabilità Conti pubblici Obiettivo di pareggio del bilancio pubblico e controllo del debito (tendenziale) Regole del patto: In media bilancio pubblico in pareggio Disavanzo superiore al 3% del Pil permesso nelle recessioni: Y↓ [(G+Bi-tY)/Y] ↑ Ciò implicherebbe avanzo durante le espansioni Debito/PIL 60% (obiettivo: evitare crisi finanziarie) Debito/PIL 60% (obiettivo: evitare crisi finanziarie) Es. Grecia: BG alto rischio insolvenza declassamentoPBG ↓iG ↑(spread) iGBG ↑ DG ↑ BG ↑ … …ma la cura a base di politiche fiscali restrittive aggrava la malattia (recessionePILG ↓+basso gettito DG ↑ ↑ ) Gli obiettivi del PSC Pareggio (o surplus) dei bilanci pubblici nel ciclo economico considerato; consentire l'uso anticiclico delle politiche fiscali non discrezionali (attraverso gli SAF) per favorire la stabilità economica; rafforzare, attraverso la disciplina fiscale ed i vincoli imposti agli Stati, il divieto di finanziamento monetario da parte della BCE dei deficit pubblici; favorire il coordinamento tra la politica monetaria unica e le politiche di bilancio nazionali. Politiche fiscali procicliche e anticicliche Patto di stabilità Obiettivo di pareggio del bilancio pubblico In recessione: Y↓ [(G+Bi-tY)/Y] ↑ Inoltre G↑ (CIG) politiche fiscali espansive in recessione durante le espansioni si dovrebbe risanare il bilancio pol. Fiscali restrittive in espansione In sintesi: politiche fiscali anticicliche PSC = limite Indebitamento netto AA.PP./PIL politica fiscale discrezionale anticiclica non ammessa: devono bastare gli stabilizzatori automatici di bilancio Stabilizzatori automatici Il pareggio di bilancio nella logica del PSC serve quindi ad evitare un eccesso di intervento anticiclico discrezionale da parte dei governi. Questo è giustificato anche dal fatto che il livello dell’indebitamento netto deve essere calcolato nella sua definizione “aggiustata per il ciclo” a denominatore va messo il trend del PIL di medio periodo, non il PIL osservato, che oscilla ciclicamente molto di più; Inoltre il pareggio di bilancio ( avanzo primario) è anche una condizione prudenziale per l’obiettivo di stabilizzazione (riduzione) del rapporto debito/PIL Tuttavia… Gli SAF potrebbero non funzionare abbastanza in recessioni prolungate politiche fiscali procicliche e quindi destabilizzanti (paper “Un modello di politica fiscale destabilizzante” in allegato con i materiali didattici). La struttura del PSC Parte preventiva (Regolamento n 1466/97) Allarmi preventivi, avvertimenti (early warning) e Raccomandazioni (early policy advice) se i risultati si discostano dagli obiettivi Parte correttiva – sanzionatoria (Regolamento n 1467/97) Mancato rispetto delle Raccomandazioni e avvio della Procedura per Deficit Eccessivo (PDE) con maggioranza qualificata del Consiglio, tranne in casi di eccezionalità, temporaneità e vicinanza del deficit Le sanzioni prevedono un deposito pari a 0,2 + 0,1( deficit -3) che viene trasformato in ammenda se dopo due anni dalle raccomandazioni il disavanzo non è stato corretto IL PSC: ANALISI E CRITICHE La logica del PSC e gli stabilizzatori automatici fiscali SAF Gli stabilizzatori automatici sono strumenti della politica fiscale che determinano i loro effetti sul prodotto Y tramite la flessibilità automatica di bilancio Sono componenti di entrate e spesa pubblica che dipendono dal PIL e che tendono a stabilizzare l’oscillazione ciclica del PIL determinando una politica fiscale espansiva quando il PIL tende a rallentare e viceversa. Esempi: imposte proporzionali e progressive tra le entrate pubbliche; ammortizzatori sociali tra le spese pubbliche. Gli SAF permettono, dunque, di aumentare le risorse pubbliche in fasi espansive, in vista di periodi di difficoltà. Il fallimento degli stabilizzatori automatici fiscali e il paradosso del PSC In fasi di recessione: Le rigide regole del PSC impongono al Paese di intervenire per ridurre il deficit attraverso una politica fiscale restrittiva Riduzione del prodotto maggiore rispetto alla riduzione del PIL che provocherebbero gli SAF Situazione di austerità che si aggiunge a quella già esistente PARADOSSO DELLE REGOLE IMPOSTE DAL PSC: DALL’OBIETTIVO DEGLI SAF DI STABILIZZARE L’ECONOMIA AD UN ANDAMENTO PRO – CICLICO DESTABILIZZANTE PER L’ECONOMIA STESSA. OCCORRE MAGGIORE FLESSIBILITA’ NELLE REGOLE FISCALI PER PERMETTERE LA GESTIONE DI AMPI DISAVANZI SOPRATTUTTO IN FASI RECESSIVE In fasi espansive del ciclo economico: Gli SAF dovrebbero garantire maggiori entrate pubbliche ma in realtà accade il contrario. Responsabilità politiche dei Governi che invece di lasciar operare automaticamente gli SAF applicano politiche fiscali espansive ( T o G) solitamente per finalità elettorali. LA LOGICA DEL PSC BASATA SUGLI SAF NON PUO’ FUNZIONARE Perciò due proposte: “rainy funds” ed “early warning” contro politiche pro-cicliche Una regola fiscale infondata ? Obiettivo PSC Bilancio pubblico in pareggio nel medio termine (più cicli economici). Rispettando per n anni l’obiettivo del PSC (deficit=0), se il tasso di crescita del PIL non è negativo Il rapporto deficit/ PIL tende a 0 ma ... Anche il rapporto debito /PIL tende a zero NON CI SONO MOTIVI PER CUI IL DEBITO DI UN PAESE DEBBA AZZERARSI Tabella 3.2 : Disavanzi in % del PIL necessari per raggiungere determinati livelli obiettivo del rapporto debito/ PIL. Disavanzo = livello obiettivo debito/PIL * tasso di crescita PIL Tasso di crescita nominale del PIL del 5% Rapporto debito/ PIL Disavanzo 10 0,5 20 1,0 30 1,5 40 2,0 50 2,5 60 3,0 40 1,6 50 2,0 60 2,4 Tasso di crescita nominale del PIL del 4% Rapporto debito/ PIL Disavanzo 10 0,4 20 0,8 30 1,2 In definitiva, il rispetto della regola del PSC è incompatibile con la fissazione di un livello obiettivo di debito, a meno che esso non sia prossimo a zero. OCCORRE MAGGIORE FLESSIBILITA’ NELLE REGOLE FISCALI La Golden Rule Il PSC impone la copertura di tutte le spese (anche quelle per investimenti) con le entrate correnti. La proposta della Golden rule si basa sulla possibilità di escludere dal computo della spesa pubblica gli investimenti pubblici in quanto provocano benefici differiti nel tempo rispetto al sostenimento delle spese. Obiezioni: • Soggettività di classificazione: forte discrezionalità contabile delle voci di spesa pubblica da classificare in questa categoria in base alle diverse volontà politiche. • Distorsione nelle scelte allocative delle risorse pubbliche: incentivi per i Governi ad incrementare la spesa di tali poste contabili anziché le altre. Le riforme del Patto di Stabilità e Crescita Nuova definizione di obiettivo di bilancio di medio periodo Meccanismo preventivo (Regolamento CE 1055/2005) Riforma 2005 il percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio di medio termine Maggiore risalto al debito ed alla sostenibilità di lungo periodo nuova definizione di “grave recessione economica” Meccanismo correttivo (Regolamento CE 1056/ 2005) Il chiarimento degli “altri fattori rilevanti” Proroga dei termini per la correzione del deficit eccessivo ( Differimento della PDE) Fattore rilevante: il debito privato debito aggregato settore privato settore pubblico Austria Belgio Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Paesi Bassi Portogallo 203 313,7 292,1 224,2 232,9 207 236,8 381,3 240,8 271,7 344,5 136,5 217 239,7 169,6 155,3 133,8 121,7 317,3 125 210,8 267,7 66,5 96,7 41,6 44 77,6 73,2 115,1 64 115,8 60,9 76,8 Regno Unito Spagna Svezia MEDIA 287,3 273,3 268,4 269,8 219,2 220,1 226,1 198,7 68,1 53,2 42,3 71,1 Fonte Eurostat, Banca d’Italia – dati (in % del PIL) 2009. Meccanismo preventivo (Regolamento CE 1175/2011) Riforma 2011 Meccanismo correttivo (Regolamento CE 1177/2011) Creazione di un meccanismo preventivo e correttivo per la sorveglianza degli squilibri macroeconomici (Regolamenti CE 1176 e 1174/2011) Coordinamento delle politiche economiche in fase di programmazione col Semestre europeo nuova definizione di “obiettivo di bilancio di medio termine” - rispetto alla riforma del 2005 si considera anche l’evoluzione della spesa pubblica Monitoraggio e sanzioni valutando il parametro del debito pubblico, controlli più severi della Commissione e applicazioni effettive delle Raccomandazioni della Commissione da parte del Consiglio La Commissione valuta periodicamente i rischi derivanti da ciascun Stato membro sulla base di indicatori economici (scoreboard) e può emettere delle Raccomandazioni nel caso esista uno squilibrio. Se il Paese non si attiene alle Raccomandazioni si applica la fase sanzionatoria ( deposito fruttifero o ammenda annuale) ANDAMENTO DEL DEFICIT PUBBLICO DAL 1994 AL 2011 Fonte : Federal Reserve Bank of St Louis. ANDAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO DAL 1994 AL 2011 Fonte : Federal Reserve Bank of St Louis. IL FISCAL COMPACT: IL PATTO DI BILANCIO CHE VERRA’ Approvato da 25 sui 27 Paesi (non hanno firmato l’accordo Gran Bretagna e Repubblica Ceca) il 31 Gennaio 2012 Entrerà in vigore nel 2013 Obiettivi: rigore fiscale e crescita economica Misure su cui agire: Deficit pubblico: l’obiettivo del pareggio di bilancio deve essere introdotto nelle Costituzioni nazionali e diventa una “regola d’oro”. Debito pubblico: i Paesi con un debito superiore al limite previsto, dovranno ridurre il debito in eccesso (superiore al 60 % del PIL) di 1/20 l’anno dopo aver valutato i fattori rilevanti a discrezione della Commissione. Sanzioni e controlli : si prevedono sanzioni quasi automatiche nel caso in cui i Paesi sforino il limite del 3% nel rapporto deficit/PIL: infatti, per bloccare le sanzioni in Commissione è necessaria una maggioranza qualificata degli Stati membri e ciascun Stato dovrà avanzare le proposte di sanzione nei confronti dei partner con un eventuale problema di riduzione dei poteri dell’organo tecnico e neutrale (la Commissione). Meccanismo di stabilità: i Paesi contraenti devono coordinare le loro emissioni di debito pubblico comunicandole in anticipo a Commissione e Consiglio. Convergenza e crescita: attraverso tre pilastri come la maggiore integrazione del mercato unico, l’aumento dell’occupazione giovanile (maggiori apprendistati e stage) ed infine il maggiore sostegno alle PMI che dovrebbero godere di maggiori risorse finanziarie. CONCLUSIONI Il PSC si è trasformato in un puro documento formale le proposte di modifica e le riforme sono state attuate per favorire una difficile convivenza tra la stabilità monetaria e la crescita economica. L’eccessiva rigidità delle regole ed i fallimenti del passato, pertanto, mostrano l’incapacità dell’Europa di raggiungere gli obiettivi della crescita e del rispetto delle regole fiscali in modo contemporaneo. LA CRESCITA NON PUO’ NON PRESCINDERE DA POLITICHE FISCALI ESPANSIVE E DA DEFICIT PUBBLICI UN PATTO DI STABILITA’ O UN PATTO DI CRESCITA ECONOMICA?