il giornale
italiano
anno 13, n. 130 - aprile 2008
L’Italia offre un terzo giro di pista a Silvio Berlusconi
Questo numero di il giornale italiano è in gran
parte dedicato all’esito delle elezioni per il rinnovo
del Parlamento italiano, ai commenti e vicende che
hanno seguito, sia in Italia che all’estero e alle
conseguenze che questo avrà per tutti.
Per conto mio la vittoria della destra era scontata
anche se non in queste proporzioni.
L’affluenza alle urne è stata dell’80,5% (83,6% nel
2006). Alla Camera il PdL ha ottenuto il 46,8% dei
suffragi e 344 deputati, il PD+IdV il 37,5% e 246
deputati, 36 deputati all’UDC e 4 Altri. Al Senato
il PdL ha ottenuto il 47,3% dei voti e 174 senatori,
il PD+IdV il 38% e 132 senatori, 3 senatori
all’UDC e 3 Altri.
Non hanno più
alcuna
rappresentanza
parlamentare tutti
gli estremi di destra,
di sinistra e tutti i
partitini vecchi e
nuovi.
Larga vittoria
dunque di
Berlusconi, che ha
ora un grande
margine sia alla Camera che al Senato e che non
dovrebbe avere più alcun problema di numeri per
governare, sempreché Bossi rimanga a cuccia.
Francamente solo qualche illuso poteva sperare
nell’affermazione di Veltroni. Certamente il PD
rappresentava una forza nuova
che ha saputo separarsi dalle
formazioni radicali le quali
hanno contribuito ad affossare
il governo Prodi; il fallimento
di quell’esperienza, ancora
troppo recente, ha però
convinto quella parte di elettori
che evidentemente sono
facilmente influenzabili, a
votare per il grande “comunicatore”.
La coalizione della Sinistra Arcobaleno indica
Veltroni come
l’artefice della loro
pesante sconfitta. Io
credo invece che gli
elettori hanno voluto
castigare chi non ha
saputo governare negli
interessi degli italiani,
quando lo potevano,
privilegiando i propri
principi ideologici e
nostalgici di altri
tempi.
L’Italia offre un terzo
giro di pista a Silvio
Berlusconi, è il titolo
tradotto in italiano, di
un’articolo apparso su Le
Courrier del 15 aprile che
commenta l’elezione italiana.
È un titolo che a mio avviso
prefigura bene quello che
purtroppo sarà l’avvenire del
nostro Paese: la terza
rappresentazione del grande
circo Italia alla guida del
grande saltimbanco, come
appunto viene vista all’estero
l’immagine dell’Italia di
Berlusconi.
Personalmente non mi faccio
illusioni, il lupo
cambia il pelo (lifting
e parrucca) ma non il
vizio. Non sò se avra
ancora qualche
leggina da farsi
confezionare per i
suoi interessi e quelli
dei suoi amici e gli
amici degli amici.
Farà sicuramente un
monumento a Mangano,
rimanderà soldati
in Irak per fare
piacere al suo
amico Bush,
intitolerà vie e
piazze con il suo
nome, illuderà
ancora con il suo
ponte sullo Stretto,
ridurrà le tasse,
farà condoni di
ogni sorta, salverà
l’Alitalia (vedi a
pagina 12) a costo
di pagarla lui e
tante altre sparate.
In definitiva troverà il modo di fare sprofondare
il Paese e gli italiani ancora più in basso, anche
se pensavamo che il fondo era già raggiunto.
Ma dopo tutto spero proprio di sbagliarmi,
perché amo l’Italia e sono profondamente triste
e offeso di vederla ridotta in questo stato e
dell’immagine che proietta all’estero.
L’esito del voto all’estero è stato ben diverso da
quello in Italia (vedi a pagina 3).
Sostanzialmente la rappresentanza dei
parlamentari è rimasta quella scaturita dalle
elezioni del 2006 anche se il PdL ha accorciato
le distanze rispetto al PD. Una cosa è certa, il
voto degli italiani all’estero del 2008 non è
stato determinate come nel 2006.
Purtroppo il voto all’estero è stato il teatro di
presunti brogli (vedi alle pagine 6 e 7) scoperti
nel corso dello spoglio delle schede e che sono
al vaglio della Magistratura che dovrà
accertarne le responsabilità.
In rivincita una cosa è certa, queste modalità di
voto per gli italiani all’estero, vanno
profondemente riviste per evitare che gli
imbroglioni possano falsare un’importante
strumento democratico.
Giovanni Paggi
MARTINET-POLGA SA
Secrétariat de Genève
5, chemin Surinam
1203 Genève
Il Sindacato.
Tel.: 022 949 12 00
Fax: 022 949 12 20
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il giornale italiano
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 2
L’Ambasciatore d’Italia in Svizzera, Giuseppe
Diodato, in visita a Ginevra
In occasione della sua visita ufficiale al Consiglio di Stato del cantone di Ginevra, questo scorso martedì 15 aprile, l’Ambasciatore d’Italia in Svizzera, Giuseppe Diodato, ha altresì incontrato la comunità italiana di Ginevra, presso la
sala della Missione Cattolica.
I connazionali convenuti hanno rivolto diverse domande all’Ambasciatore: a
proposito dei presunti brogli avvenuti durante lo spoglio delle schede di voto
degli italiani all’estero, sull’inefficenza degli istituti di cultura, sulle difficoltà
di esercitare della scuola italiana all’estero per la scarsità dei mezzi a disposizione e alla crescente domanda di manifestazioni culturali.
L’Ambasciatore Giuseppe Diodato
Il Console Domenico Pedata
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Dichiarazione Irpef – Modello Unico
Dichiarazione Ici - Imposta Comunale sugli Immobili
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residenza in Svizzera. In pochi giorni vi verranno spedite
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Losanna
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Berna
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il giornale italiano
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 3
Voto estero, ecco i 18 eletti
della Circoscrizione Estero, con i quali si completa la formazione del
nuovo Parlamento Italiano, nato da queste elezioni Politiche 2008.
I risultati, specifica il Viminale, sono
ancora "ufficiosi" in quanto il riparto dei
seggi e le preferenze si riferiscono ad uno
scrutinio non definitivo, non essendo
pervenuti i risultati di tutte le sezioni.
Senato
PARTITO DEMOCRATICO
Claudio Micheloni, con 36.645 voti ritorna al
Senato della Repubblica, per la ripartizione
Europa.
Nino Randazzo, con 11.237 voti ritorna al
Senato della Repubblica, per la ripartizione
Africa, Asia, Oceania e Antartide.
POPOLO DELLA LIBERTA’
Nicola Di Girolamo, con 24.500 voti entra per
la prima volta al Senato della Repubblica per la
ripartizione Europa.
Esteban Juan Caselli , con 48.128 voti, entra
per la prima volta al Senato della Repubblica per
la ripartizione America Meridionale.
Basilio Giordano, con 13.083 voti viene eletto
per la prima volta al Senato della Repubblica,
per la ripartizione America Settentrionale.
MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI
ALL’ESTERO
Mirella Giai, con 22.254 voti entra per la prima
volta al Senato della Repubblica, per la
ripartizione America Meridionale.
Camera
ripartizione Europa.
Franco Narducci, con
21.496 voti ritorna alla
Camera dei Deputati, per la
ripartizione Europa
Gianni Farina, con 21.228
voti ritorna alla Camera dei
Deputati, per la ripartizione
Europa.
Gino Bucchino, con 14.762
voti ritorna alla Camera dei
Deputati, per la ripartizione
America Centrale e
Settentrionale.
Marco Fedi, con 12.409
voti ritorna alla Camera dei
Deputati, per la ripartizione
Africa, Asia, Oceania e
Antartide.
Fabio Porta, con 15.932
voti viene eletto alla
Camera dei Deputati nella
Ripartizione America
Meridionale.
POPOLO DELLA
LIBERTA’
Giuseppe Angeli, con
14.166 voti ritorna alla
Camera dei Deputati, per la
ripartizione America
Meridionale
Aldo Di Biagio, con 13.624
voti entra per la prima volta
alla Camera dei Deputati per
la ripartizione Europa.
Guglielmo Picchi, con
13.014 voti ritorna alla
Camera dei Deputati, per la
ripartizione Europa.
Amato L. Berardi, con
11.166 voti è stato eletto per
la prima volta alla Camera
dei Deputati, per la
ripartizione America
settentrionale e Centrale.
MOVIMENTO ASSOCIATIVO
ITALIANI ALL’ESTERO
Ricardo Merlo, con 50.599 voti ritorna alla
Camera dei Deputati, per la ripartizione
America Meridionale.
ITALIA DEI VALORI
Antonio Razzi, con 3.436 voti ritorna alla
Camera dei Deputati, per la ripartizione
Europa, dove la lista correva da sola e non in
tandem con il PD come nelle altre
ripartizioni.
Per riassumere, in termini di voti di
lista e seggi conseguiti, i risultati per
tutta la Circoscrizione Estero:
Senato
PdL 315.720 pari al 33,968% e 3 seggi;
PD 308.157 pari al 33,154% e 2 seggi;
MAIE 69.279 pari al 7,453 % e 1 seggio.
Camera
PD 331.567 pari al 32,728% e 6 seggi;
PdL 314.357 pari al 31,029% e 4 seggi;
MAIE 83.585 pari al 8,250% e 1 seggio;
IdV* 41.589 pari al 4,105% e 1 seggio.
* IdV ha presentato liste solo nella
Circoscrizione Europa.
I candidati “ginevrini” presenti nelle
varie liste hanno ottenuto globalmente
le seguenti preferenze:
Camera
Emanule Filiberto di Savoia* (Valori e
Futuro) 1.811;
Guglielmeo Cascioli (UDC) 1.702;
Brogi Marco (La Destra F. Tricolore) 237;
Giuseppe Novelli (La Destra F. Tricolore)
213.
* La Tribune de Genève del 19-20 aprile ha
annunciato 4.457 voti: si tratta di voti di lista
e non di singole preferenze.
Senato
Mauro Poggia (UDC) 2.954;
Giovanni Paggi (IdV) 2.224;
Mario Viglino (La Destra F. Tricolore) 324.
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PARTITO DEMOCRATICO
Laura Garavini, con 25.070 voti entra per la
prima volta alla Camera dei Deputati per la
Esso riporta le notizie provenienti dall’Italia, dalla Svizzera e altrove, che
interessano particolarmente gli italiani di Ginevra. Ogni mese il giornale
italiano è recapitato per posta al vostro domicilio. Esce 10 volte all’anno.
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anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 4
a cura di Carmen PUGLISI-GNAZZO
Comunicato del Consolato Generale d’Italia
Poste Italiane: libretti di risparmio « dormienti »: rischio di estinzione
Si informa che Poste Italiane S.p.A., a seguito del DPR
116/2007, ha recentemente invitato, anche attraverso il sito
web www.poste.it, i titolari dei libretti di risparmio postale
cosidetti "dormienti", ovvero libretti non movimentati da 10
anni dalla libera disponibilità delle somme e con saldo
superiore a 100 euro, a recarsi entro il 26 agosto 2008 presso
qualsiasi Ufficio postale italiano per dare disposizioni e
consentire il censimento anagrafico del proprio libretto.
Superato il termine senza che siano impartite disposizioni,
Poste Italiane S.p.A. dovrà procedere all'estinzione del
Libretto. Le somme su di esso depositate saranno devolute al
Fondo istituito dalla Legge Finanziaria 2006.
(Fac-simile di dichiarazione)
Spett.le
Poste Italiane Spa
Business Unit BancoPosta
Operazioni - Servizio Risparmi
Via di Tor Pagnotta, 2
I-00143 ROMA
DICHIARAZIONE
Io sottoscritto/a: …………………………………....…...……….
(Cognome)
(Nome)
Il Ministero degli Affari Esteri ha quindi preso contatto con
Poste Italiane S.p.A. allo scopo di concordare una procedura
che consenta anche ai titolari dei libretti in parola residenti o
domiciliati all'estero di fornire alla stessa Società le proprie
disposizioni al riguardo.
nato/a a: ………… Prov.: (…….)
Si trasmette un fac-simile della dichiarazione che gli
interessati dovranno compilare e trasmettere, unitamente alla
fotocopia di un documento d'identità e del codice fiscale del
Dichiarante, direttamente o per il tramite degli Uffici
Consolari o dei locali uffici dei Patronati, entro il 25 agosto
2008, a:
emesso dall’Ufficio postale di: ……….....…………...…………
Poste Italiane Spa
Business Unit BancoPosta
Operazioni - Servizio Risparmi
Via di Tor Pagnotta, 2
00143 ROMA
Dispongo pertanto che le somme giacenti a saldo vengano
mantenute in deposito sullo stesso Libretto, in attesa di mie future
eventuali decisioni al riguardo.
Maggiori informazioni al riguardo possono essere reperite sul
sito web www.poste.it in cui è anche presente l'elenco
completo dei libretti postali in oggetto.
IL REGGENTE
Francesco Cacciatore
Consolato Generale d'Italia - Ginevra
Patronato ITAL-UIL
Rue J.- Necker 15 / Case postale 1941
1201 GINEVRA
Tel. 022 738 69 44 – Fax 022 738 69 52
e-mail: [email protected]
Aperto dal lunedi al venerdì:
08.00 – 12.00 e 15.30 – 17.30
il: .……………...………
Residente a: …………………………………….......……………
Titolare del Libretto di Risparmio postale n.: ……….......………
allo scopo di permettere il censimento anagrafico del Libretto di
cui sopra, dichiaro di volerne mantenere attivo il rapporto con
Poste Italiane S.p.A. ed invio in allegato fotocopia di un valido
documento d’identita’ e codice fiscale.
Luogo e data: …………………………….
Firma per esteso
..........................................
Allegati: Fotocopia documento di identità.
Codice fiscale.
Patronato INCA-CGIL
5, ch. Surinam / Case postale 346
1211 GINEVRA 13
Tel. 022 344 71 72 - Fax 022 340 05 10
e-mail: [email protected]
Aperto dal lunedì al venerdì:
09.00 - 12.00 e 14.30 - 17.30
Il lunedì mattino: solamente su appuntamento
il giornale italiano
aanno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 5
Il commento del neorieletto in Europa per il PD
Franco Narducci (PD): ho preso degli impegni, in campagna
elettorale, e cerchero' di rispettarli
Franco Narducci, con 21.496 voti ritorna alla
Camera dei Deputati, in rappresentanza del
PD, per la ripartizione Europa.
Alle precedenti elezioni del 2006 era stato eletto
con 28.839 voti nella lista L’Unione in quota a
Democratici di Sinistra (DS) - al voto 2008 si è
presentato il simbolo PD. Presidente del
Comitato Italiani all’Estero della Camera e
membro della III Commissione Affari Esteri e
Comunitari, nella precedente Legislatura
Franco Narducci ha privilegiato l'attività
parlamentare e il suo ‘Dossier parlamentare’ lo
dimostra, presente alla Camera 4.485 su 4.875
(92.0%) in occasione delle votazioni.
Com'è andata,
allora,
Onorevole?
"Come
capolista del
PD alla
Camera in
Europa, non
posso che
esprimere
soddisfazione.
In primo luogo
perchè, in
Europa, il Pd è
il primo
partito, e ha
conquistato tre
seggi alla
Camera più uno al Senato. Ha confermato,
andando oltre. Nell'ultima legislatura, i seggi
attribuiti, pur essendo lista Unione, due erano
dell'Ulivo e uno era dei Verdi. Questa volta, pur
andando da soli, come Partito Democratico
abbiamo conquistato tre seggi alla Camera e
uno al Senato".
E il suo risultato personale? "Sul piano
personale, certamente sono molto soddisfatto.
Mi sono impegnato estremamente, in un gioco di
squadra, per promuovere, mobilitando tutta la
rete associazionistica insieme a tutti gli altri
candidati del Partito Democratico. Cercando di
ridare fiducia ai nostri elettori, un po' delusi
dalla crisi di Governo, in una campagna
elettorale molto dura".
Quali saranno le sue priorità, ora, nell'attività
parlamentare? "In campagna elettorale ho
assunto degli impegni, sul piano delle proposte
di legge. Impegni che cercherò di mantenere,
presentando proposte di legge significative, ma
anche riprendendo proposte di legge presentate
in questa legislatura ma che
non avevano avuto il tempo
di percorrere l'iter
parlamentare".
Un altro punto, però, dovrà
sicuramente essere
affrontato, ovvero la riforma
della legge 459 del 2001,
più comunemente
conosciuta come legge
Tremaglia. "Credo che sia
sotto gli occhi di tutti che
questo sistema di voto, così
com'è, non funziona. Non
funziona, perchè siamo il
paese dei furbi. Non
è sbagliata la legge,
assolutamente. E'
sbagliata
l'applicazione che
viene fatta da talune
persone. E questo
scredita le comunità
italiane all'estero e
crea disaffezione. C'è
molta gente scettica
sul voto all'estero: è
innegabile, tra i
connazionali
residenti fuori
dall'Italia. Se n'è
avuta prova con le
lettere a Sergio
Romano, a Beppe
Severgnini, con tante prese
di posizione, con le mail
che abbiamo anche
ricevuto, individualmente,
come candidati. Si
aggiunga, allo scetticismo,
questi scandali - o presunti
tali - o gossip, come
vengono dipinti... Certo
questo non giova
all'immagine complessiva
delle comunità italiane
all'estero".
Modalità di
intervento?
"Occorrono
dei correttivi.
Che, però,
andranno
studiati bene.
Perchè,
durante tutto
Ore 24.00 di lunedì 14 aprile 2008.
Questo è il pacco delle schede contestate al
seggio Ginevra 11. In primo piano le schede
contestate per la Camera, sullo sfondo le
schede contestate per il Senato.
http://www.idv- europa.org/ dauria/
elezioni2 008/SchedeContes tate1.jpg
l'iter di approvazione di modifica della
Costituzione, e poi di approvazione della
459, di cui sono stato parte attiva, ci siamo
mossi valutando tutte le soluzioni. Ma
partendo sempre da un dato di fatto:
l'esercizio del voto all'estero, che doveva
dare effettività a questo diritto
costitiuzionale, doveva essere un momento
di comunità, e quindi di aggregazione.
Quindi: la possibilità di votare per
corrispondenza, e di sostanziare, dunque,
questo diritto con una partecipazione molto
alta e vasta".
C'è chi propone il "doppio binario". "A
questo punto, però, finchè ci sarà il voto per
corrispondenza, ci saranno sempre sospetti
di broglio. E' il voto per corrispondenza che
non funziona, perchè non c'è un uso
responsabile dello stesso da parte di molte
persone. Se ne sono sentite di ogni sorta...
Persone che hanno assoldato chi doveva
raccogliere i plichi e pagarli, come è
successo a Colonia. Poi, è tutto da
dimostrare. Però: 'non c'è fumo dove non c’è
fuoco', dice il proverbio".
News Italia Press agenzia stampa - N° 77 Anno XV, venerdì 18 aprile 2008
SEGRETERIA DEL C.A.I.G.
(Coordinamento Associazioni Italiane Ginevra)
Case postale 1025 / 1227 CAROUGE / Tel. 022 3434927
e-mail: [email protected]
Segretario responsabile : Silvano COCCO
Cassiere : Francesco CELIA
Segreteria : Giovanni PAGGI
Consiglieri : Franco ANTONELLI
Oliviero BISACCHI
il giornale italiano
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 6
Voto degli italiani all’estero
Fatta la legge, trovato l’inganno
Castelnuovo di Porto
Dai presunti brogli, via le diverse dichiarazioni, alle denunce: prima puntata
Ammanettato e portato in carcere uno
scrutatore a Castelnuovo di Porto, «barava»
per l’Udc
Un brutto tentativo di broglio
......
Purtroppo però le operazioni di scrutinio
sono state sporcate da una bruttissima
manovra truffaldina. Ci si è accorti di grosse
pile di schede sia al Senato che alla Camera
di colore e consistenza diversa dalle altre,
insomma di grossolani falsi. Tutte votate
Udc, quelle al Senato con preferenza a
Poggia, quelle della camera con preferenza a
Bulla. Tutte scritte con la medesima
calligrafia. Non siamo riusciti a capire bene
come fossero capitate sui tavoli queste
schede fasulle. Ma ad un certo punto le forze
dell’ordine hanno ammanettato uno
scrutatore e lo hanno portato via. Davvero
qualcosa di orrendo questo attentato alla
democrazia. Vedremo nelle prossime ore
cosa avranno da dire i due candidati dell’Udc
Emidio Bulla e Mauro Poggia, entrambi
residenti in Svizzera.
........
Voto estero, IDV sui Presunti
brogli elettorali nella
Circoscrizione Estero
Il Cordinamento Estero de
l'Italia dei Valori si
congratula, in una nota
ufficiale, con i presidenti di seggio, con gli
scrutatori e i rappresentanti di lista che sono
riusciti a sventare un massiccio tentativo di
broglio elettorale che, a quanto sembra,
avrebbe avvantaggiato il partito UDC.
"In molti dei seggi di Ginevra, Basilea,
Losanna e Lugano sono apparse schede
elettorali nettamente diverse dalle altre, per
colore, grammatura della carta, per i
dettagli di stampa. A quanto ci e' stato
riportato, le schede incriminate avrebbero
quasi tutte contenuto voto di lista per l'UDC
e preferenza per Mauro Poggia al Senato in
tutte le sezioni interessate, per Emiddio
Bulla alla Camera nelle sezioni di Basilea e
per Guglielmo Cascioli alla Camera nelle
sezioni di Ginevra".
Si stima che fino a un massimo di
ventimila schede ritenute false siano
apparse nello spoglio. La maggior parte di
esse sono state annullate o
non assegnate dalla maggior
parte
dei presidenti di seggio.
L'Italia dei Valori ha piena
fiducia nella magistratura,
prosegue il comunicato,
"perché confermi le
decisioni prese dai
presidenti e perché individui
e persegua penalmente gli
autori del tentato broglio
degno della miglior
tradizione della commedia
all'Italiana di serie B".
E conclude: "Quanto
avvenuto dimostra che la
legge elettorale per la
circoscrizione estero si
presta a tentativi di brogli
elettorali, ma anche che i
tentativi grossolani sono
subito scoperti da tutto il
personale dei seggi, che si è
comportato in maniera
esemplare, ricorrendo
subito alla magistratura
presente sul sito dello
spoglio, a Castelnuovo di
Porto. Aspettiamo con ansia
l'esito delle indagini sui
risvolti penali dell'accaduto,
in modo da poter stabilire
con certezza i responsabili
del massiccio tentativo di
frode e i dettagli delle
modalità di tali tentativi,
anche per porvi rimedio
preventivamente in
occasione delle prossime
elezioni".
News Italia Press agenzia
stampa - N° 76 - Anno XV,
giovedì 17 aprile 2008
Voto estero, Franco
Danieli: magistratura
accerti eventuali
anomalie nello
scrutinio
Scrutinio
elettorale
della
Circoscrizione
Estero, luci e
ombre dalla
Cittadella del voto, Castelnuovo di Porto.
Il Viceministro degli Affari Esteri con delega
per gli italiani nel mondo Franco Danieli, ha
dichiarato a 9Colonne: "Mi pare evidente che
la legge Tremaglia sul voto all'estero, dopo
questa ulteriore prova, vada profondamente
rivista per gli elementi di incertezza che
intrinsecamente comporta. Ritengo che sia
opportuno un rapido accertamento da parte
delle autorità giudiziarie che stanno indagando,
quella di Reggio Calabria e quella di Roma, sui
gravi episodi denunciati e in molti casi
verbalizzati dai rappresentanti di lista in molti
seggi in America Meridionale ed in Europa".
"Tale indagine - prosegue Danieli - è
necessaria perchè stando a quanto mi hanno
riferito vi sarebbero migliaia di preferenze
espresse con la stessa grafia, molte schede di
colore e grammatura diverse rispetto a quella
normale, e così via".
E conclude: "Tali episodi devono essere
rapidamente verificati da parte dell'autorità
giudiziaria anche attraverso il sequestro
giudiziario delle schede e dei verbali per evitare
che limitati e gravi episodi possano inficiare la
straordinaria partecipazione democratica dei
tanti nostri connazionali all'estero".
News Italia Press agenzia stampa - N° 75 Anno XV, mercoledì 16 aprile 2008
Voto estero, presunti brogli: la
Procura di Roma apre un fascicolo
Sarà la Procura della Repubblica di Roma ad
occuparsi dei presunti ed eventuali brogli
elettorali nell'ambito del voto degli italiani
all'estero. Il procuratore capo Giovanni
Ferrara ha aperto un fascicolo, attualmente nel
registro "atti relativi": il che significa senza
indagati ne' ipotesi di reato, ma per verificare
eventuali irregolarità.
Il fascicolo segue un susseguirsi di eventi per cui
ci sono stati, in questi giorni, alcuni esposti e
notizie apparse sulla stampa. L'inchiesta
riguarderà soprattutto la mancata consegna
delle schede elettorali nella Ripartizione
Europa e la presunta distribuzione delle stesse
avvenuta a persone diverse dagli aventi diritto.
News Italia Press agenzia stampa - N° 75 Anno XV, mercoledì 16 aprile 2008
il giornale italiano
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 7
"Essere coinvolto in un affare come questo per me e' terribile" commenta il candidato dell'UDC
Voto estero, Mauro Poggia (UDC) e le schede
"diverse": estraneo e vittima, presentero' denuncia
Scoperte a Castelnuovo migliaia di schede di
colore differente, recanti preferenze per Poggia e
Bulla
Mauro Poggia, candidato per l'UDC in
Europa al Senato, è, in questi giorni balzato
agli onori delle cronache in seguito a quanto
accaduto e riportato a Castelnuovo di Porto il 14
aprile, al momento del computo dei voti degli
italiani all'estero presso la Cittadella del voto.
In quella sede, con riferimento ad alcune sezioni
di città svizzere - Lugano, Lucerna, Basilea,
Ginevra - da diversi rappresentanti di varie liste
(Enrico Giuliano per Valori e Futuro,
rappresentanti di lista di Italia dei Valori,
Sinistra Arcobaleno e Popolo della Libertà)
era stata inoltrata segnalazione alla Corte
d'Appello e ai presidenti di seggio su schede che,
durante lo spoglio, erano state indicate come
"presunte" irregolari. Presentavano, le stesse, un
colore leggermente differente dalle altre, e tutte
recavano la preferenza per Mauro Poggia, per
il Senato, ed Emiddio Bulla (sempre
candidato UDC) per la Camera.
Mauro Poggia si è, da subito, dichiarato estraneo
alla vicenda.
"Si vede chiaramente che sono diverse... Non so
chi possa fare una cosa del genere. Quando ho
saputo tutto, il giorno dopo, il martedì, ho visto
un avvocato a Roma, perchè volevo fare una
denuncia anch'io. Mi ha detto che era troppo
presto per farlo. Bisogna prima capire
esattamente cosa è successo, e siamo rimasti lì,
per adesso. Non escludo di fare una denuncia
penale". Mauro Poggia,
Anche perchè, come tentativo di broglio
(chiunque lo abbia messo in atto) è
abbastanza grossolano. "E' quello il problema.
Non smetto di riflettere, sono profondamente
turbato. Quale può essere la motivazione?
Farmi vincere con delle schede così...? E'
impossibile. Si vede chiarmente che sono
diverse. Prima delle elezioni qui avevo scritto ed
erano comparsi sulla stampa diversi miei
articoli, in cui dicevo che le modalità di voto per
gli italiani al'estero non davano sicurezze
sufficienti".
Racconta Poggia: "Ero intervenuto presso
l'Ambasciata di Berna, e presso il MAE. Per
dire che c'erano gravi problemi, e non si dava
sicurezza sufficiente. Che bisognava, almeno,
mandare per raccomandata, per essere sicuri
che i plichi elettorali
arrivassero agli elettori.
Non ho mai avuto risposta
da parte di nessuno. Sono
stato quello che qui in
Svizzera ha combattuto per
avere un voto chiaro, pulito.
Essere coinvolto in un
affare come questo per me è
terribile".
Ma lei che pensiero si è
fatto su quanto accaduto?
"E' sorprendente che si
possa aver voluto ingannare
qualcuno con delle schede
come quelle, poi. Per il
resto, dall'UDC mi hanno
detto che dei rappresentanti
di lista devono prendere un
appuntamento per andare a
vedere le schede. Ho scritto,
dicendo che sono a
disposizione. Sono pronto,
non ho niente da
nascondere. E poi...
Cos'altro posso fare? Per
adesso sopporto, soffro".
"I rappresentanti di lista
dell'UDC, mi hanno
spiegato dal partito, devono
prendere un appuntamento
per vedere le liste che sono
state scartate". Il giorno
dello spoglio, a
Castelnuovo non c'erano
molti rappresentanti di
lista per l'UDC. Nelle
sezioni sotto analisi, il 14,
circolavano molti
rappresentati di lista. Del
Pdl, di Idv, del Pd, di
Valori e Futuro. Ma pochi
dell'UDC. "Quando sono
partito ho chiesto - racconta
Poggia - e mi hanno detto
che sarebbero rimaste 20
persone a controllare.
Dovevano essere lì per
verificare quanto messo a
verbale. Sono un po'
dubbioso
sull'organizzazione".
Sì, ma erano i partiti ad
accreditare i propri
Guglielmo Cascioli e Mauro Poggia
(Image Christian Bonzon, Le Matin - 27 mars 2008)
rappresentanti di lista. "Sì, certo. I miei
contatti col partito sono quelli che ho potuto
avere dall'estero, e sono andato due volte a
Roma. Ma poi non ho avuto contatti più
stretti. Posso vedere che, se si guarda la
pubblicità che è stata fatta ai candidati dei
due grossi partiti, e quella che è stata fatta
dall'UDC, sembrerebbe che l'UDC, in questi
ultimi anni, si sia appoggiata sulla
meccanica di Forza Italia, in termini
organizzativi. Parlo dell'estero, non
dell'interno".
Che garanzie le hanno dato dal partito? E'
nel loro stesso interesse fare luce. "Mi
hanno assicurato che le cose sono seguite
dal partito. Ora io non ne so di più. Bisogna
essere sicuri che, a questo punto, le cose
vengano gestite nel modo più serio
possibile".
"Le constatazioni obiettive che faccio sono
queste - prosegue Poggia - in Svizzera ci
sono state diverse stamperie che hanno avuto
l'incarico di stampare le schede elettorali.
Dunque qual era il colore giusto, ad
esempio".
"L'unica cosa che posso fare è aspettare. Mi
ero battuto per delle elezioni trasparenti.
Ora sono implicato in questa vicenda, e mi fa
molto male" conclude Poggia.
Angela Gennaro/News ITALIA PRESS
News Italia Press agenzia stampa - N° 77 Anno XV, venerdì 18 aprile 2008
Vedere intervista di Mauro Poggia a cura di
Le Matin del 27 marzo 2008:
http://www.lematin.ch/fr/actu/suisse/memauro-poggia-je-crains-les-combines-a-litalienne_9-123638
il giornale italiano
Trisilvio
di Edmondo Berselli
L’euforia della
vittoria. Il tono da
statista. Berlusconi si
gode il trionfo. E
accantona per ora le
contraddizioni della sua maggioranza. Mentre Veltroni si
prepara ad affrontare il cammino in salita del Partito
Nella serata di lunedì, mentre in televisione apparivano i
numeri monumentali conquistati dalla macchina
berlusconiana, e cominciava a diventare chiara una vittoria
politica vistosa, Silvio Berlusconi abbandonava le vesti del
"joker", il fantasista del gesto dell'ombrello e delle
boutade sulla bellezza delle donne di destra, e provava a
interpretare qualcosa di simile al ruolo dello statista. Il
trionfo elettorale consentiva in effetti esercizi di
understatement elegantissimi.
Secondo i suoi sostenitori, dietro una lunghissima cravatta
rosa Gianfranco Fini dissimulava l'euforia, felicissimo
comunque di avere azzeccato per la prima volta una decisione
politica strategica. Eh già, si capisce: ancora poche ore prima,
nei minuti degli exit poll pazzi, si poteva dare ragione ai
malevoli che lo avevano accusato di avere svenduto An per
uno strapuntino alla Camera. Adesso, invece, aria di contenuta
e sobria soddisfazione. Corretta semmai psicologicamente
dall'essere stato confinato nel ruolo del comprimario, o del
servitor cortese, in seguito all'avanzata impetuosa e
"barbarica" della Lega. Tuttavia è vero
che l'aria euforizzante della vittoria e
la sicurezza sull'entità numerica della
rappresentanza al Senato consente di
mettere per il momento nel cassetto il
sospetto che la grande alleanza di
centrodestra sia in realtà un coacervo
difficilmente gestibile. Un grande
conoscitore della realtà italiana
profonda, Giuseppe De Rita, sostiene
che alle forze del Pdl e più in
particolare alla Lega riesce più
agevole contemperare sul piano locale «comunità di interessi»
apparentemente in conflitto: «Il caso Malpensa è esemplare.
Qualcuno deve contemperare le esigenze dei piloti d'aereo con
quelle degli inservienti dell'aeroporto. La Lega ci riesce, il Pd
no».
Eppure l'eclettismo del centrodestra è acrobatico. Se si tratta
di una vittoria «bavarese», come sostiene Stefano Folli, è una
Baviera "de noantri". In altri tempi si sarebbe detto che il
carrozzone berlusconiano non può, nel lungo periodo, reggere
le proprie contraddizioni. Conta poco avere firmato un
programma. Riesce difficile capire come possono convivere,
al momento delle future scelte di governo, i vecchi liberisti e
liberali di Forza Italia e i neoprotezionisti guidati da Giulio
Tremonti. Come si potrà liberalizzare l'economia e le
professioni avendo davanti l'opposizione di Fini, portatore e
rappresentante di un trito pensiero nazionalcorporativo.
E ancora: il secessionismo "bavarese" della Lega deve
fronteggiare le clientele vecchie e nuove pilotate
dall'autonomista Raffaele Lombardo, che da sempre chiede
«fiscalità di vantaggio » per la Sicilia. Ma chi vince, almeno
nell'immediato, ha sempre ragione. Può esibire sorrisi e
coscienza istituzionale. I problemi sono dall'altra parte. Il
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 8
miracolo possibile di Veltroni è avvenuto, ma purtroppo è
avvenuto a rovescio. Verso la mezzanotte del "Black Monday", il
numero due del Pd, Dario Franceschini, commentava con una
desolazione perplessa: «Mah. È difficile capire che cosa
potevamo fare in più per convincere il Paese». In realtà nel Pd, e
si capisce, sono tutti sotto choc. Fino alle ultime ore, e fino agli
exit poll, era circolata la sensazione di un possibile testa a testa,
una conclusione al fotofinish. Non era soltanto un'illusione
mediatica, la fiducia nella profezia che si autoavvera, il rilancio
su sondaggi sempre in crescita che si poteva tramutare in una
rimonta effettiva. Veltroni e gli uomini a lui più vicini ci avevano
creduto davvero e trasmettevano sicurezza. Avevano visto le
piazze piene del Nord, i teatri stracolmi, la gente entusiasta; e
folle immense nel Sud, giovani, mobilitazioni mai viste. E allora?
E allora, dice Ilvo Diamanti, risulta ancora più vera la
registrazione del 2006 che esistono «due piccole Italie», di
formato differente e di ispirazione opposta, ma il cui perimetro
per ora non è scalfibile. Anche negli ultimi sondaggi si poteva
notare che le appartenenze ai blocchi di sinistra e destra erano
«granitiche » (il sondaggista Piepoli dixit).
La sconfitta del Partito democratico, se ne deduce, viene da
lontano. Secondo i funambolismi culturali di Giulio Tremonti,
che affonda il coltello nelle carni del governo uscente, la
responsabilità è tutta di Romano Prodi, colpevole di non avere
capito i rischi fatali della globalizzazione, e anzi, di essere stato
uno dei colpevoli «di una globalizzazione fatta in otto anni
anziché in decenni». Al di là delle grandi visioni geopolitiche e
geoeconomiche, il tentativo di fare dimenticare le asprezze del
governo uscente era difficile. «Veltroni era inseguito dall'ombra
lunga di Prodi», dice Giovanni Sartori. Cioè dall'impopolarità
determinata dalle scelte del risanamento. «Soprattutto la prima
legge finanziaria del governo
dell'Unione», ha commentato il
direttore del "Sole 24 Ore" Ferruccio
de Bortoli, «ha colpito e quindi
inimicato ceti, come certi settori del
lavoro dipendente qualificato, che si
erano schierati per il centrosinistra». Il
risanamento, come aveva ricordato il
governatore Mario Draghi, era
avvenuto tutto dal lato delle entrate. La
Confindustria era convinta che la
bonifica dei conti non fosse strutturale, ma dipendesse largamente
dal ciclo economico. In meno parole: tasse, tasse, tasse. Una
redistribuzione sostanzialmente fallita, almeno nella percezione
popolare, con la convinzione che alla fine il governo di
centrosinistra ha dato i soldi alle imprese, con il taglio del cuneo
fiscale, senza riuscire a farli vedere ai lavoratori: «Quando i
poveri danno i soldi ai ricchi il diavolo balla», aveva commentato
ironicamente un anziano socialista in una lettera ai giornali. E una
sostanziale sottovalutazione del costo della vita in aumento, e
delle tariffe in crescita. Veltroni ha sempre riconosciuto con lealtà
che il lavoro di Prodi, ancorché impopolare, era stato quello di un
«uomo di Stato».
Ma l'uscita stessa di scena, da parte di Prodi era stata una
cerimonia crepuscolare, venata di malinconia. Finiva una fase.
Uno dei protagonisti di quindici anni della vita politica italiana se
ne andava verso la sua condizione di «nonno». Una certificazione
precoce di senilità, mentre il quasi settantaduenne Silvio
Berlusconi sfidava anche nell'abbigliamento le convenzioni della
politica classica, doppiopetto scuro e chissà cosa sotto («Ahò, me
sembra il cantante dei Dik Dik», sarebbe stato il commento
confidenziale di "Walter" ai suoi collaboratori). Era stato la
grande "rupture" di Veltroni, il cambiamento radicale di schema
politico.
(segue a pagina 9)
il giornale italiano
Trisilvio
(segue pa pagina 5)
Per quindici anni, Arturo Parisi in veste di ideologo e Romano
Prodi come braccio operativo avevano fatto tutto il possibile, e
anche qualcosa oltre il possibile, per tenere insieme l'alleanza
"larga" del centrosinistra, estesa fino a Rifondazione comunista e
a tutta l'area della sinistra alternativa. Con un solo gesto, e dopo
avere cercato una muta intesa con l'interlocutore, il non più
demonizzato Berlusconi, Veltroni ha azzerato il "format"
precedente e ha annunciato lo slogan del "correre da soli". Non
era l'inciucio, e nemmeno la premessa del "Veltrusconi": si
trattava semplicemente di una iniziativa lucida, ma che puntava
su una sola carta: far dimenticare Prodi, trasformare il Pd nel
"partito a vocazione maggioritaria" che Veltroni aveva in mente
almeno da un anno, reinventare un partito di centrosinistra con
l'ambizione di sfondare al centro. Legittimato dal voto delle
primarie, il leader del Pd sapeva che si trattava di un azzardo
totale. Ed è stato anche sfortunato: il mancato accordo fra
Berlusconi e Pier Ferdinando Casini ha ricostituito un filtro
interposto al centro del sistema politico, con l'Unione di centro
che ha drenato anche elettori cattolici del centrosinistra,
preoccupati per il reclutamento della pattuglia radicale, e non più
garantiti nemmeno dal «cattolico adulto» Prodi. Ma per tentare in
ogni caso lo sfondamento al centro, Veltroni aveva l'obbligo di
rivolgersi credibilmente ai ceti sequestrati da Berlusconi e dalla
Lega. E qui sono cominciati i guai. Perché il leader del Pd ha
condotto una campagna brillante, ma non è riuscito a rivolgere un
messaggio consistente e convincente alle imprese, al Nord, agli
imprenditori, alle partite Iva, a quella che di solito si definisce la
parte più moderna e produttiva della società italiana. Le
candidature di Colaninno e Calearo hanno avuto l'aspetto di
fioriture effimere, rondini senza primavera. Adesso si capisce che
le piazze piene re mettere a fuoco le ragioni di questa illusione.
Infatti Veltroni è riuscito a trasmettere segnali coerenti sul piano
simbolico e dei valori: la laicità, il rispetto delle coppie di fatto, la
tolleranza, la cultura, l'apertura; e poi i valori vecchi ma
stabilmente al centro della mentalità della sinistra riflessiva, ossia
la convivenza civica, la lealtà repubblicana, la fedeltà
costituzionale. Tutto questo però è servito soprattutto a mobilitare
il consenso dei sostenitori tradizionali, senza scalfire la rocciosità
delle forze avverse. «Veltroni ha fatto una buona campagna sui
simboli », commenta lo storico Giuseppe Berta, che ha appena
pubblicato da Mondadori un libro sul Nord industriale che tutti
gli esponenti politici del Pd farebbero bene a leggere con
attenzione, «ma si dà il caso che in questo momento fossero in
gioco gli interessi». Quindi al Partito democratico è riuscita
almeno parzialmente una mobilitazione politica che ancora una
volta ha capitalizzato la paura antiberlusconiana; ma non c'è stato
un messaggio davvero mobilitante e trasversale sulla
modernizzazione del Paese. È mancata quel senso di
«modernizzazione bruciante» di cui aveva parlato uno dei padri
del Pd, Michele Salvati, e che sarebbe stato necessario per
Patronato A.C.L.I. al Servizio della Gente
Rue de Carouge 53 / CH-1205 GINEVRA
Tel. 022 7810932 - Fax 022 7810933
e-mail: [email protected]
Orari di apertura:
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì
09.30-11.30 / 13.00-16.30
venerdì: 09.00-11.30 / 13.00-16.00
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 9
garantirsi il via libera degli establishment. Berlusconi parlava
del bollo auto, commenta il direttore di "Quattroruote", Mauro
Tedeschini, «mentre Veltroni parlava dei diritti, dei
ricercatori, dell'università, dei sentimenti civili; e non ha mai
detto una parola sul costo della benzina, tanto per dire». Tutto
molto elevato ma sfasato rispetto ai ragionamenti terra terra
dell'avversario («Parliamo dei precari», gli chiede Enrico
Mentana a "Matrix"; «No, parliamo degli anziani», risponde
Berlusconi, mostrando una significativa consapevolezza dei
target elettorali e demografici). Tuttavia a questo punto la
sconfitta del Pd è una sconfitta multipla, e sono da valutare
con attenzione tutte le sue possibili implicazioni.
A cominciare dalla più sanguinosa: vale a dire l'amputazione
della sinistra alternativa dal sistema politico, con il tragico
fallimento della Sinistra Arcobaleno. Un fallimento che ricade
largamente sulle spalle di Fausto Bertinotti, già partecipe a
suo tempo della liquidazione del Psiup (che non fece il
quorum alle elezioni del 1972, e si guadagnò la sigla di
"Partito scomparso in un pomeriggio"). Ma il Psiup era un
partito del 2 per cento. La sparizione traumatica della Sinistra
Arcobaleno significa la mancata rappresentanza di un
abbondante 10 per cento dell'elettorato e di un partito
importante, ancora dotato di strutture sul territorio, di
organizzazione e di militanti impegnati nel lavoro politico e
nelle istituzioni locali come Rifondazione comunista. E
implica conseguenze ancora non prevedibili per il Pd. In
questo momento molti sono propensi a riconoscere a Veltroni
un ruolo decisivo nella semplificazione del sistema politico:
peccato, aggiungono i critici, che la semplificazione si sia
realizzata con l'abrogazione di un pezzo della sinistra.
L'abolizione della sinistra critica non era ovviamente nelle
intenzioni di Veltroni. Anche perché essa ha una conseguenza
immediata.
Comporta infatti una riconsiderazione della strategia
complessiva del Pd. «Hanno fatto un deserto e l'hanno
chiamato un partito», sogghigna a denti stretti qualche
vecchio compagno di Rifondazione. Si pone infatti davanti al
Pd una domanda semplice e imbarazzante: ma il Pd è un
partito competitivo? Oppure è un'Italia geneticamente di
minoranza, a cui è preclusa proprio l'intenzione maggioritaria
che si era autoattribuito? «Veltroni ha aperto il vaso di
Pandora », dice Salvati. Traduzione: ha avuto coraggio, ma ha
scatenato forze che forse a sinistra nessuno è in grado di
controllare. «Ma non vorrei che adesso cominciasse la caccia
al leader sconfitto, perché non possiamo permetterci una
nuova ondata di masochismo». E allora? Nessuno in questo
momento se la sente di passare all'attacco. Ma nelle prossime
settimane, quando apparirà chiaro il deficit strategico del Pd,
privato anche di un raggio di alleanze possibili, occorrerà
mettere a fuoco una risposta. Si parlerà di fare un congresso.
Ma intanto, dice Gianfranco Brunelli, anima del "Regno" e
prezioso tessitore di relazioni politiche nel mondo cattolico,
«prima sarà meglio fare un partito, visto che la struttura del
Pd è provvisoria». E poi: riconsiderare i rapporti con il mondo
cattolico, proiettarsi sulla riforma elettorale,
sull'appuntamento del referendum, sulla tappa delle elezioni
europee. Qualcuno dice che, come nei migliori remake,
adesso Massimo D'Alema presenterà il conto. Qualcun altro
già vede una diarchia "garante", con D'Alema e Marini a
coprire Veltroni. Forse mai una sconfitta è stata carica di
conseguenze potenziali come questa. Probabilmente il Partito
democratico comincia domani.
L’espresso, 15 aprile 2008
il giornale italiano
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 10
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Acqua Amara (5)
Erano venuti da Firenze, da Perugia e da Roma cinque o sei
medici, per la cura dell'acqua, ed egli, col farmacista, aveva
pensato bene di dare una cena ai colleghi, nell'Ospedaletto
della Croce Verde, dietro la Collegiata, lì vicino a Rori.
Allegra, come lei può immaginare, una cenetta all'ospedale!
E altro che cura d'acqua! s'erano ubriacati tutti come tanti...
non diciamo majali, perché i majali, poveracci, non hanno
veramente quest'abitudine.
Che idea gli era balenata, nel vino, di venire a inquietar me,
ch'ero quella sera, come le ho detto, tutto chiaro di luna?
Barcollava, e dovetti sorreggerlo fino al poggiolo. Lì m'abbracciò stretto stretto e mi disse che mi voleva bene, un
bene da fratello, e che tutta la sera aveva parlato di me coi
colleghi, del mio fegato e del mio stomaco rovinati, che gli
stavano a cuore, tanto a cuore che, passando innanzi alla
mia porta, non aveva voluto trascurare di farmi una visitina,
temendo che il giorno appresso non sarebbe potuto andare
alle Terme, perché - non si sarebbe detto, veh! - ma aveva
proprio bevuto un pochino. Io a ringraziarlo, si figuri, e a
esortarlo ad andarsene a casa, ché era già tardi... Niente!
Volle una seggiola per mettersi a sedere sul poggiolo, e
cominciò a parlarmi di mia moglie, che gli piaceva tanto, e
voleva che andassi a destarla, perché con lui ci stava, la
signora Carlottina, oh se ci stava! e come! Bella puledra
ombrosa, che sparava calci per amore, per farsi carezzare...
E via di questo passo, sghignazzando e tentando con gli
occhi, che gli si chiudevano soli, certi furbeschi ammiccamenti.
Mi dica lei che potevo fargli in quello stato. Schiaffeggiare
un ubriaco che non si reggeva in piedi? Mia moglie, che
s'era svegliata, me lo gridò rabbiosamente tre o quattro
volte dal letto. Anche a me la volontà di schiaffeggiarlo era
scesa alle mani: ma chi sa che impressione avrebbe fatto
uno schiaffo a quel povero giovine che, nella beata incoscienza del vino, aveva perduto ogni nozione sociale civile e
gridava in faccia la verità allegramente. Lo afferrai e lo tirai
su dalla seggiola: una certa scrollatina non potei far a meno
di dargliela, ma fu lì lì per cascare e dovetti aver cura del
suo stato fino alla porta; là... sì, gli diedi un piccolo spintone e lo mandai a ruzzolare per la strada.
Quando entrai in camera da letto, trovai mia moglie con un
diavolo per capello: frenetica addirittura. S'era levata da
letto. Mi assaltò di ingiurie sanguinose; mi disse che se fossi stato un altro uomo, avrei dovuto pestarmi sotto i piedi
quel mascalzone e poi buttarlo dal poggiolo; che ero un
uomo di cartapesta, senza sangue nelle vene, senza rossore
in faccia, incapace di difendere la rispettabilità della moglie, e capacissimo invece di far tanto di cappello al primo
venuto che...
Non la lasciai finire; levai una mano; le gridai che badasse
bene: lo schiaffo che avrei dovuto dare a colui, se non fosse
stato ubriaco, l'avrei appioppato a lei, se non taceva. Non tacque, si figuri! Dal furore passò al dileggio. Ma sicuro che m'era
facilissimo fare il gradasso con lei, schiaffeggiare una donna,
dopo aver accolto e accompagnato coi debiti riguardi fino ala
porta uno che era venuto a insultarmi fino a casa. Ma perché,
perché non ero andata a destarla subito? Anzi perché non glielo
avevo introdotto in camera e pregato di mettersi a letto con lei?
- Tu lo sfiderai! - mi gridò in fine, fuori di sé. - Tu lo sfiderai
domani, e guaj a te se non lo fai!
A sentirsi dire certe cose da una donna, qualunque uomo si
ribella. M'ero già spogliato e messo a letto. Le dissi che la
smettesse una buona volta e mi lasciasse dormire in pace: non
avrei sfidato nessuno, anche per non dare a lei questa soddisfazione.
Ma durante la notte, tra me e me, ci pensai molto. Non sapevo
e non so di cavalleria, se un gentiluomo debba raccoglier l'insulto e la provocazione di un ubriaco che non sa quel che si
dica. La mattina dopo, ero sul punto di recarmi a prender
consiglio da un maggiore in ritiro che avevo conosciuto alle
Terme, quando questo stesso maggiore, in compagnia di un
altro signore del paese, venne a chiedermi lui soddisfazione a
nome del dottor Loero. Già! per il modo come lo avevo messo
alla porta la sera precedente. Pare che, al mio spintone, cadendo, si fosse ferito al naso.
- Ma se era ubriaco! - gridai a quei signori.
Tanto peggio per me. Dovevo usargli un certo riguardo. Io,
capisce? E per miracolo mia moglie non mi aveva mangiato,
perché non lo avevo buttato giù dal poggiolo!
Basta. Voglio andar per le leste. Accettai la sfida; ma mia moglie mi sghignò sul muso e, senza por tempo di mezzo, cominciò a preparar le sue robe. Voleva partir subito; andarsene, senza aspettar l'esito del duello, che pure sapeva a condizioni gravissime.
Da che ero in ballo, volevo ballare. Le impose lui, le condizioni: alla pistola. Benissimo! Ma io pretesi allora, che si facesse
a quindici passi. E scrissi una lettera, alla vigilia, che mi fa
crepar dalle risa ogni qual volta la rileggo. Lei non può figurarsi che sorta di scempiaggini vengano in mente a un pover
uomo in siffatti frangenti.
Non avevo mai maneggiato armi. Le giuro che, istintivamente,
chiudevo gli occhi, sparando. Il duello si fece su alla Faggeta. I
due primi colpi andarono a vuoto; al terzo... no, il terzo andò
pure a vuoto; fu il quarto; al quarto colpo - veda un po' che
testa dura, quella del dottore! - la palla ci vide per me e andò a
bollarlo in fronte, ma non gl'intaccò l'osso, gli strisciò sotto la
cute capelluta e gli riuscì di dietro, dalla nuca.
Lì per lì parve morto. Accorremmo tutti; anch'io; ma uno dei
miei padrini mi consigliò d'allontanarmi, di salire in vettura e
scappare per la via di Chiusi.
Scappai.
Il giorno dopo venni a sapere di che si trattava; e un'altra cosa
venni a sapere, che mi riempì di gioja e di rammarico a un tempo: di gioja per me, di rammarico per il mio avversario, il
quale, dopo una palla in fronte, pover uomo, non se la meritava
davvero.
Riaprendo gli occhi, nell'Ospedaletto della Croce Verde, il dottor Loero si vide innanzi un bellissimo spettacolo: mia moglie,
accorsa al suo capezzale per assisterlo!
Della ferita guarì in una quindicina di giorni: di mia moglie,
caro signore, non è più guarito.
Vogliamo andare per il secondo bicchiere?
FINE
il giornale italiano
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 11
La ricetta del mese
a cura di
Fiorella CELIA-FOSSELLA
Penne al ragù vegetariano
Polpettone in camicia
Ingredienti per 4 persone: 320 gr. di penne
rigate, 12 pomodorini ciliegia, 4 cuori di
carciofo surgelati, 1 rametto di basilico,
2 scalogni, 1 peperoncino, 3 cucchiai di olio,
sale.
Ingredienti per 6 a 8 persone: 1 confezione di pasta sfoglia surgelata
(400 gr.), 300 gr. di polpa di manzo tritata, 300 gr. di ricotta fresca, 2 foglie di
salvia, 1 rametto di rosmarino, 1 spicchio d’aglio, sale e pepe, 1 uovo, 100 gr.
di prosciutto cotto, burro, 1 cucchiaio di latte.
Preparazione: fate bollire dell’acqua in una
casseruolina, salatela e buttateci i cuori di
carciofo ancora surgelati. Cuoceteli per 5 min.,
poi scolateli e tagliateli a fettine. Intanto fate
bollire abbondante acqua per la pasta. Sbucciate
e affettate al velo gli scalogni; fatteli rosolare
piano nell’olio, poi aggiungete i carciori e
lasciateli insaporire per pochi minuti.
Unite i pomodorini tagliati a metà, poi unite una
presa di sale, il peperoncino ed il basilico tritati.
Cuocete per altri 10 min., a fuoco medio.
Quando l’acqua della pasta avrà raggiunto il
bollore, unite una manciata di sale e buttate le
penne.
Scolate al dente, lasciandole un pò umide,
trasferitele nella padella del sugo e fate saltare
tutto insieme per alcuni minuti. Servite subito,
ben caldo, nella padella stessa.
Preparazione: mettete la pasta sul piano di lavoro e lasciatela scongelare.
Intanto, a parte, mescolate in una fondina la carne con la ricotta. Mescolate il
tutto con cura, incorporando anche la salvia ed il rosmarino tritati, sale, pepe e
buccia di limone grattugiata finemente. Amalgamate al composto anche l’uovo
battuto ed il prosciutto tritato.
Spianate finalmente la pasta ormai scongelata. Ricavate dall’impasto, diviso in
due razioni, due rettangoli di diverse dimensioni. Poggiate il più grande su di
uno stampo da cake (rettangolare : 20 x 10 cm circa di base) ben unto di burro.
Fate aderire per bene la pasta al fondo ed ai bordi laterali del recipiente; poi
versate nella cavità il composto di carne.
Coprite il tutto con l’altro rettangolo di pasta e fate aderire i lembi di
congiunzione dei due rettangoli, premendoli con la punta delle dita e
rivoltandoli.
Spennellare la superficie del pasticcio con dell’uovo battuto diluito con latte e
fatevi al centro un foro, che possa servire da sfiatatoio, durante la cottura.
Mettete lo stampo in forno preriscaldato a 200° e fate cuocere il “plpettone in
camicia” per 45 min. Copritelo di carta stagnola e fatelo cuocere ancora per
mezz’ora.
Servitelo caldo, tiepido o freddo.
“il TRENO dell’ULTIMA NOTTE” è il nuovo libro di Dacia Maraini
L'amore perduto e il comunismo
Da Auschwitz a Budapest, un viaggio al cuore del Novecento passando tra le
tragedie della storia e i ricordi di dolci momenti privati. Il treno dell'ultima
notte, nuovo romanzo di Dacia Maraini, narra la storia di Amara, una giovane
giornalista che va in treno nei Paesi dell'Est europeo per raccontare come si
vive nei regimi comunisti. Durante il viaggio Amara racconta il suo amore per
Emanuele, un ragazzo ebreo ribelle e pieno di vita, conosciuto durante
l'adolescenza a Firenze. I sogni del giovane, però, sono svaniti nel ghetto di
Lodz. Nel 1956, durante il suo viaggio di lavoro, Amara va alla ricerca
dell'amico perduto tra Auschwitz, Cracovia e Vienna fino a essere coinvolta
nella rivoluzione ungherese contro i sovietici.
Il nuovo libro di Dacia Maraini è in vendita dal 16 aprile. Lo scrittore Raffaele La Capria, che l'ha letto in
anteprima, l'ha definito "romanzo coraggioso".
Dacia Maraini è oggi una tra le più conosciute scrittrici italiane, e probabilmente la più tradotta nel mondo. La
fama della Maraini è dovuta inoltre anche al suo grande talento come critico, poetessa e drammaturgo.
Si è dedicata e continua a dedicarsi al teatro, che vede come il miglior luogo per informare il pubblico riguardo a
specifici problemi sociali e politici. (Libreria Rizzoli, € 19.00)
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il giornale italiano
anno 13, n. 130 - aprile 2008 - pagina 12
Povera Alitalia, che ne sarà di te ?
La compagnia di bandiera perde 1 milione di euro al giorno, le sue
liquidità per assicurarne il funzionamento dureranno poche settimane,
la flotta è obsoleta e i servizi
sempre più scadenti.
In questa situazione, che si è
andata degradando nel filo degli
anni, senza che alcun serio
rimedio sia stato preso, Prodi
conduceva una difficile trattativa
con Air France/KLM per una
eventuale ripresa-salvataggio della compagnia che
naturalmente richiedeva da parte del gruppo francoolandese, una ristrutturazione dolorosa e necessaria ma
che avrebbe salvato l’Alitalia dal fallimento.
L’intransigenza e l’irresponsabilità dei sindacati con
l’aggiunta della sparata di Berlusconi, qualche giorno
prima delle elezioni, che dichiarò che insieme ad alcuni
suoi amici imprenditori e banchieri avrebbero ripreso la
compagnia, hanno fatto capottare la trattativa di ripresa
con Air France/KLM.
Oggi, Berlusconi eletto, non parla più di riprenderla ma,
all’occasione di una party in una delle sue ville in
Sardegna, dove ha ritrovato il suo caro e gradito ospite
Putin, spunta fuori che forse Aeroflot è interessata....
Povera Alitalia, che ne sarà di te?
Giovanni Paggi
La questione
Alitalia, dopo le
comiche cui
siamo stati
costretti ad
assistere in campagna elettorale, ora, nelle mani di Berlusconi, con il
risaltare fuori della russa Aeroflot, e con le ultime affermazioni del
Cavaliere sulla compagnia francese, diventa una vera e propria
barzelletta.
Senza neanche toccare l’argomento dei dati sul tasso di incidenti
registrati dalla compagnia aerea russa, ci limitiamo a constatare
un’anomalo cambiamento di pensiero da parte del capo del futuro
governo, il quale, mentre solo pochi giorni prima delle elezioni
affermava, testuali parole, che le condizioni poste dai francesi erano
‘offensive’ e che una conclusione della trattativa si sarebbe rivelata una
‘catastrofe’ ora, come per incanto, dice di
non avere ‘assolutamente nulla contro Air
France'.
L’impressione è che nel
modo di ragionare di
Berlusconi, poco o niente
contino il mercato e la
reale situazione della
Compagnia di bandiera,
ma prevalgano i
rapporti personali con
gli amici e con gli amici
degli amici. Appare
francamente vergognoso
che un premier pensi di
risolvere una situazione cruciale per
l’economia dell’intero paese in una maniera
spiccatamente somigliante al modo di
condurre gli affari di certe organizzazioni di
cui in questa sede riteniamo opportuno
omettere l’appellativo.
(blog Di Pietro 19 aprile 2008)
il giornale italiano
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