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LaVita
G I O R N A L E
C A T T O L I C O
Il paese della
illegalità
U
n titolo giornalistico
per richiamare l’attenzione dei lettori,
che ha bisogno però
di due precisazioni.
Da una parte, infatti, esso pecca per
difetto, perché, più che di un paese,
si tratta di una cultura, di un mondo
dalle dimensioni imprecisate, comprendente almeno gran parte del
mondo occidentale. Dall’altra, esso
pecca per eccesso, perché il nostro
paese contiene certamente persone,
famiglie, comunità che vivono, o almeno si sforzano di vivere, in un clima di rispetto e di osservanza delle
leggi, fra le quali vogliamo comprendere anche e soprattutto la legge
morale, che sta alla base di tutto il
resto. Già, perché il confine fra legalità e moralità è molto sottile, fino al
punto che le due parole potrebbero
anche esprimere la stessa cosa. Così,
paese illegale è sostanzialmente
anche sinonimo di paese immorale
e viceversa. L’attenzione a questo
punto dovrebbe ancora aumentare.
Il nostro è un vero colpo di frusta.
Se uno dovesse descrivere dettagliatamente gli episodi di illegalità,
da quale parte dovrebbe cominciare?
Dall’alto o dal basso, dal centro o
dalla periferia, da sinistra o da destra? Meglio rinunciare a un’impresa
del genere e riferirsi globalmente
alla mentalità diffusa, al modo comune di pensare e di agire, a una
cultura che ha invaso l’intera nostra
società. Arrangiarsi sempre e comunque sembra diventato lo sport nazionale, nella convinzione, almeno implicita, che in questo arraffa-arraffa
generale è sempre lecito trarre il
miglior beneficio possibile, ricavare
il maggiore interesse personale o di
gruppo. Dalla cultura della legalità,
che dovrebbe essere normale per
un paese civile quale ci gloriamo di
essere, si è passati assai celermente,
pur con le riserve prima ricordate,
a una vera e propria cultura della
illegalità.
Il male è tanto diffuso e capillare che anche coloro che vorrebbero
cambiare la situazione rimettono la
spada nel fodero, considerando l’impresa di molto superiore alle proprie possibilità, forse ormai al di là
delle semplici capacità umane. Non
vorremmo esagerare nelle nostre valutazioni, ma da quanto vediamo e
sentiamo è difficile sfuggire a questa
impressione certamente pessimista,
ma, insieme, purtroppo, anche sostanzialmente realista. Ed è inutile
che noi ci fingiamo un nemico diverso da quello vero, che è la società nel
suo complesso e, in particolare, le
persone oneste che vogliono vivere
nel rispetto dei dettati della propria
coscienza. Un esempio a portata di
mano, che interessa tutti. Perché le
nostre assicurazioni dell’auto sono
così alte, tanto alte da raggiungere
il doppio di quanto si paga anche in
nazioni vicine, come la Francia? Qual
è la ragione di questo esorbitante
aumento e chi ne sono le vittime? E’
solo un esempio. Purtroppo ci sono
forme ben più gravi di inganno e di
illegalità. Si pensi soltanto al pagamento delle tasse, alle tangenti che
corrono veloci da un settore all’altro
della vita economica, al lavoro nero,
alle carissime visite mediche senza
riscontro e senza ricevuta, ai concorsi truccati. E si vada dicendo.
Siamo in piena discesa e non è
dato vedere quando questa potrà
toccare il fondo. Ci sarebbe poi da
risalire. Fin dove? Fino, si potrebbe
dire, a raggiungere i livelli della nostra società pre-industriale e precapitalistica, quella dei nostri avi e
dei nostri nonni. Non è detto che il
progresso tecnico e sociale debba essere pagato con un regresso morale
di così ampie proporzioni. E’ necessario, è urgente ritornare sui propri
passi. E’ in questione la nostra stessa
sussistenza. Se finiremo nel baratro,
la colpa sarà poi di tutti.
Il cosiddetto teologo ribelle, Hans
Küng ha scritto nel suo ultimo libro:
“Non si può ignorare che la morale che un tempo s’imparava fin da
bambini – ciò che è bene e ciò che
è male, ciò che è umano e ciò che
non lo è – è divenuta sotto molti
aspetti un fatto discrezionale e che,
per esempio, i Dieci comandamenti sono finiti nel dimenticatoio… A
dare il cattivo esempio siamo noi
adulti con il nostro atteggiamento
improntato all’anything goes – tutto
è permesso. In politica, la mera volontà di potere viene troppo spesso
lodata come una qualità positiva.
Nel mondo della finanza e in quello
dell’economia reale la brama del
profitto, il delirio di onnipotenza e
la corruzione si diffondono in una
misura finora sconosciuta. Alcuni
mezzi di comunicazione propagandano un esibizionismo decadente
e la perversione viene presentata
come ‘normale merce d’intrattenimento’ nell’ambito della sessualità”.
E la lista continua.
Educare alla legalità è il titolo
di un documento della CEI del 1991.
Nel decennio dedicato all’educazione, sarebbe proprio il caso che lo
riprendessimo in mano.
Giordano Frosini
T O S C A N O
24
Anno 113
DOMENICA
20 GIUGNO 2010
e1,10
1,10
e
All’interno
LA NOSTRA SITUAZIONE CARCERARIA
Una denuncia forte da parte del gruppo pistoiese di
riflessione politica “J. Maritain” su quanto sta succedendo
negli istituti di pena, nell’indifferenza generale sia della gente che delle autorità
DOCUMENTO A PAGINA L’anno sacerdotale
è finito
Le iniziative che si sono
moltiplicate in tutto il mondo
lasceranno certamente una
benefica scia dietro di sé.
Benedetto XVI ha definito l’anno
sacerdotale appena concluso
“un nuovo brillare del sacerdozio”
DOLDI A PAGINA
GIORNALI IN DIFFICOLTA’
2
4
La soppressione delle
agevolazioni postali da
parte del governo sta
creando gravi disagi a
molti giornali, mettendo
anche a rischio il loro
futuro. Fra questi anche i
settimanali cattolici.
La denuncia dei
settimanali del Triveneto
CAMPOLEONE A PAGINA 14
CARACAS ALLA RICERCA
DELLA TERZA VIA
Libertà economiche e politiche sociali
i due pilastri su cui si gioca
il futuro del Venezuela
CARUSONE A PAGINA 15
2
primo piano
Le Carceri
L
a drammatica situazione delle carceri italiane non
sembra scuotere
l’opinione pubblica del nostro
paese, assorbita
da tanti altri problemi e, soprattutto, sempre più
allineata sugli schemi di una mentalità
individualistica e, alla resa dei conti,
perfino egoistica. Anche i responsabili della cosa pubblica brillano
normalmente per la loro assenza e
il loro disinteresse. Qualche sussulto
in occasione di certi avvenimenti
straordinari, come, per esempio, il
suicidio di qualche carcerato (siamo
già a 31 nell’anno in corso), ma poi
ritorna tutto come prima.
La situazione interessa naturalmente anche le carceri della nostra
città. Abbiamo riflettuto a fondo su
quanto sta succedendo intorno a noi,
vicino a noi, ascoltando attentamente
il racconto dei pochi interessati,
anch’essi demoralizzati per la generale mancanza di attenzione e, dopo
matura riflessione, siamo venuti
nella determinazione di denunciare
apertamente uno stato di cose del
tutto indegno di un paese civile, il
quale, fra l’altro, ha ancora l’ardire
di professarsi cristiano. I carcerati,
nonostante le loro colpe, rimangono
uomini e, come tali devono essere
trattati. Per coloro che si riconoscono nell’ispirazione cristiana, non ci
dovrebbe essere bisogno di richiami,
tanto chiaro è l’insegnamento evangelico e tanto limpida è la tradizione
plurisecolare della comunità cristiana. La categoria degli ultimi non si
esaurisce certamente nei carcerati,
ma certamente li comprende e non
soltanto agli ultimi posti.
C’è poi anche il dettato costituzionale che, nell’art. 27, ripete a
chiare lettere:“Le pene non possono
consistere in trattamenti contrari al
senso di umanità e devono tendere
alla rieducazione del condannato”.
Parole che fanno onore ai nostri
costituenti, ma che suonano severa
condanna per l’intera nostra società,
vertici e base. Se la persona condannata viene privata della libertà,
questo non significa affatto che deve
essere anche spogliata della propria
inalienabile dignità; in più non si deve
mai dimenticare che il periodo da
trascorrere in carcere deve essere
finalizzato alla rieducazione e a un
opportuno e dignitoso reinserimento nella società. Nelle attuali
condizioni, non sembra proprio che
ci si interessi dell’una e dell’altra
cosa. Una inadempienza che merita
la nostra più severa condana.
Disumano
affollamento
Sullo scandalo nazionale del sovraffollamento delle nostre carceri
si possono fare alcune interessanti
considerazioni. Anzitutto va detto
che esso non dipende sempre dalla
mancanza di spazi carcerari, quanto
piuttosto dalla carenza di personale
e dalla sua discutibile utilizzazione.
Anche la comoda attribuzione
al diffuso reato di immigrazione
clandestina non regge del tutto.
Se si confrontano infatti i dati
Istat dal 1990 al 2005, i permessi
di soggiorno sono passati da 436
mila a 2.286 mila, mentre i tassi di
criminalità sono rimasti pressoché
invariati (www.lavoce.info/articoli/
n. 24
20 GIUGNO 2010
Vita
La
Le carceri, un dramma
che ci tocca da vicino
Conclusioni del gruppo pistoiese di
riflessione politica “J. Maritain”
pagina1001534-351.html).
A questo proposito si deve affermare che l’attuale nostra normativa
è gravemente lacunosa e non tiene
conto della differenza tra un lavoratore stabilizzato e regolarizzato che
perde il posto di lavoro e lo straniero
appena arrivato che non ha mai avuto
un regolare permesso di soggiorno.
Dell’aumento dei carcerati non
può nemmeno essere incolpato l’indulto, misura straordinaria nell’estate
del 2006, finalizzato a ridurre il sovraffollamento delle carceri: i detenuti usciti sono stati 27.965 e a tre anni
di distanza i recidivi sono stati 8.477.
Un successo se si considera che in
media normalmente torna dietro le
sbarre il 68%. (www.web.vita.it/news/
view/94148).
Si deve anche ricordare l’esistenza di alcuni fattori che hanno prodotto l’aumento ingiustificato della
popolazione carceraria: inasprimenti
delle pene anche per reati minori
e detenzione per quantità minime
di hashish e marijuana (un reato
che in molti paesi non richiede la
carcerazione, ma solo un periodo di
volontariato).
I ripetuti suicidi
La drammatica situazione delle
nostre carceri è gravemente documentata dai suicidi e dai tentativi di
suicidio, che si susseguono a ritmo
frequente. Nel 2009 i carcerati suicidi
sono stati 72, specie tra persone in
attesa di giudizio ritenute coinvolte
in fatti delittuosi. Il suicidio coinvolge sia giovani incensurati in attesa
di giudizio, sia detenuti anziani che
si vedono preclusa la possibilità di
riscattarsi. (www.ristretti.it_Dossier:
“Morire in carcere”).
Le carceri
di Pistoia
Nella nostra città la condizione
carceraria non si presenta migliore
rispetto alla situazione generale.
Come in molti istituti circondariali,
vi è anche a Pistoia una realtà di sovraffollamento e nelle celle i detenuti
sono stipati in pochi metri quadrati.
Gli enti pubblici a livello comunale
adottano interventi frammentari e
talvolta duplicati nel tentativo di rispondere ai bisogni della popolazione
carceraria e delle famiglie. Dal 1985
un’assistenza costante viene svolta
dall’associazione “Il Delfino”, formata
da volontari in appoggio all’attività
del cappellano del carcere. Questi
descrivono la vita dei detenuti nel
carcere pistoiese con toni preoccupati e preoccupanti. In causa è
anzitutto la carenza degli spazi.
All’interno del carcere vi sono
due tipologie di celle: le piccole di
circa sette metri quadrati, che potrebbero ospitare solo una persona
ed invece ne contengono tre; le più
grandi di circa ventiquattro metri
quadrati, che potrebbero ospitare
fino a sei persone, ed invece ne
contengono nove. All’interno, l’aria
è irrespirabile. Il carcere pistoiese,
che ha una capienza di 74 posti letto,
ospita attualmente oltre 150 detenuti. Alcuni dormono nel sottoscala,
altri su materassi stesi nel parlatorio.
Le attività di formazione, seppure imposte dalla legge, vengono svolte solo
parzialmente. La legge Gozzini del
1975 prevedeva uno stanziamento
per finanziare le attività di reinserimento a favore dei carcerati che al
termine del periodo di detenzione si
apprestano ad essere reinseriti nel
mondo sociale e lavorativo. Questi
fondi, mai utilizzati negli anni, si sono
accumulati. L’attuale ministro della
giustizia Alfano ha arbitrariamente
deciso di utilizzare questa somma
per costruire nuove carceri.
Le misure alternative alla detenzione sono le più efficaci per recuperare gli individui alla convivenza civile:
occorrono per questo interventi di
assistenza e reinserimento. A Pistoia
non esiste una struttura idonea ad
accompagnare e assistere le persone che potrebbero usufruire delle
misure alternative alla detenzione. Il
carcerato, quando esce in permesso
e i familiari in visita, sono alloggiati
presso la foresteria approntata
dall’associazione “Il Delfino”.Tuttavia,
ciò non consente di far fronte alle
esigenze di chi potrebbe accedere
alle misure alternative ed è quindi
costretto a prolungare il soggiorno
dietro le sbarre.
Molti detenuti, abbandonati dalle
famiglie, non hanno alcun mezzo di
sostentamento e vengono assistiti
nelle loro piccole necessità, come
l’uso di schede telefoniche, la fornitura della biancheria e di qualche altro
bene di prima necessità. Si sostiene
per questo sarebbe auspicabile un
alleggerimento della detenzione per i
reati minori e un maggior ricorso alle
pene alternative, nella convinzione
che le pene alternative danno migliori
garanzie di reinserimento.
La difficoltà di convivenza nelle
celle ristrette è aggravata dalla
promiscuità tra condannati in attesa
di giudizio, persone con patologie
mentali, tossicodipendenti, alcolisti
ed extracomunitari di varie culture.
Questa promiscuità produce enormi
difficoltà di dialogo e comprensione.
A questo si aggiunge la cronica carenza di personale di sorveglianza che
causa ulteriore blocco delle attività
previste, comprese quelle ricreative
minime. Degna di essere segnalata è
anche la pessima situazione finanziaria dell’ente carcerario e degli altri
enti preposti. In passato vi sono stati
periodi nei quali è stato possibile assistere i detenuti con attività formative,
anche molto qualificate, ma l’attuale
affollamento rende tutto impossibile.
I volontari non si peritano a definire
“disumana” la situazione carceraria
cittadina. Una situazione che ci ripresenta immagini più simili alle galere
dei secoli passati, piuttosto che a
moderni istituti di rieducazione, quali
dovrebbero essere quelli di un paese
che si dichiara civile.Al termine delle
nostre riflessioni, ci permettiamo di
formulare alcune proposte, sulle quali
intendiamo richiamare l’attenzione
delle autorità, dei volontari e tutte
le persone di buona volontà.
Le nostre
conclusioni
Secondo noi, non sembrano necessari nuovi edifici carcerari. Occor-
re piuttosto reclutare giovani capacità che seguano i detenuti in progetti
di assistenza e reinserimento.
Per questo occorre:
- Adeguare gli edifici esistenti, per
renderli umanamente vivibili. La
ASL dovrebbe verificare se le
normative riguardanti gli spazi
minimi di vivibilità siano rispettati.
- Monitorare l’efficienza della situazione sanitaria.
- Finanziare le attività di professionalizzazione come quelle svolte
dalla cooperativa no-profit “In
cammino” (cooperazione di tipo
B), ripristinando le “Borse lavoro” della Provincia di Pistoia e
concedendo vantaggi economici
alle aziende che assumeranno
ex- carcerati in prova.
- Investire nel recupero e nella
riabilitazione attraverso le nuove
misure della “Giustizia riparativa
e la mediazione penale”.
(La giustizia riparativa è una
possibile risposta al reato che
coinvolge il reo e -direttamente o
indirettamente- la comunità e/o la
vittima, nella ricerca di possibili modi
di riparare attivamente agli effetti
dell’illecito e delle sue conseguenze.
La mediazione penale è definita dal
Consiglio d’Europa come il “procedimento che permette alla vittima
e al reo di partecipare attivamente,
se vi consentono liberamente, alla
soluzione delle difficoltà derivanti
dal reato con l’aiuto di un terzo indipendente (mediatore)”. Si ricorda
che il 26 febbraio 2002 è stata istituita una commissione per definire le
linee guida di questo provvedimento
per l’adozione in Italia).
- Realizzare una regia complessiva
tra gli enti locali per evitare l’attuale frastagliamento di iniziative
e progetti, adottando una “vera”
integrazione delle risorse umane e
finanziarie presenti sul territorio.
Costruire una programmazione
unitaria degli interventi e una
ottimizzazione delle risorse producendo iniziative efficaci. Nel
2005 la Conferenza plenaria dei
Sindaci delegò il coordinamento
delle azioni all’Amministrazione
Provinciale, ma tale i iniziativa
positiva è ancora oggi disattesa.
- In ultimo l’associazione Il Delfino
propone il progetto “Una Casa
per Amico”, che sia un centro
di tutoraggio e contenga alcune
unità abitative per consentire di
utilizzare i regimi di semilibertà
finalizzandoli all’effettivo reinserimento. Si tratta di una soluzione
abitativa temporanea, un tentativo
di risposta al bisogno di coloro
che usufruiscono degli arresti
domiciliari. L’alloggio dovrebbe
essere abbinato alla presenza di
tutori che accompagnano la persona in un percorso di effettivo
reingresso nella società. Questo
gruppo di riflessione politica è
in grado di annunciare che, col
contributo di persone attente e
generose, questo progetto potrà
essere presto realizzato.
Vita
La
“
20 GIUGNO 2010
Le beat i t udini”
sono pagine che
allargano
l’animo e
aprono lo
spirito ad una serenità difficile
da sperimentare nelle vicende
della quotidianità costruita
dagli uomini: esci da questa
lettura con la consapevolezza
che i tuoi giorni hanno sempre un valore, nella realtà di
una progetto provvidenziale
che è presente nel tessuto
dei giorni, anche se, a volte,
si decide di ignorarlo, quasi di
misconoscerlo... L’introduzione del libro ‑edito da Rizzoli‑
è precisa e convincente nei
suoi riferimenti: “Radicata nel
presente e aperta sull’avvenire
del regno di Dio, la felicità di
cui parlano le beatitudini ha
anche il suo aggancio in un
passato preciso: quel momento nel tempo che sta alle nostre spalle in cui le beatitudini
sono state pronunciate per la
prima volta; anzi, importante
non è il tempo, ma la persona
di colui che, proclamandole,
si presenta come loro garante. L’avvenire felice che
le beatitudini promettono è
cultura
n. 24
Pagine di Enzo Bianchi, uomo di fede e cultura
“Le vie della felicità”
diventato realtà presente nella
persona di Gesù” (Jacques
Dupont, “Il messaggio delle
beatitudini”).
Oggi, diciamolo con sincerità, si fa fatica a parlare
delle beatitudini, che in due
forme diverse, ma con uno
stesso messaggio, Matteo
e Luca ci propongono; così
come è ignorato il discorso
sulla felicità, quasi persuasi
che può essere scontato,
sognando una “felicità” episodica, di qualche momento,
che non incide sullo spirito,
perché fatta solo di cose; però,
segretamente, il fascino, anche
solo delle parole semplici ed
efficaci, continua a colpirci,
soprattutto nei momenti di
maggiore intensità spirituale,
quando il chiasso è lontano
e le pretese degli uomini
non ci toccano. Quel grido
che si congiunge alle grandi
intuizioni, direi profetiche,
“Beati”, con direzioni, umane
e sociali, che ci appartengo-
Scritti di don Vincenzo Arnone
Una intensa stagione
teatrale estiva
d
opo avere pubblicato Romanzo
Toscano (che
s’inserisce nella
letteratura della
città nei suoi
connotati più
profondi e poetici) in questi due
mesi di giugno e luglio don Vincenzo
Arnone mette in scena tre suoi testi
teatrali drammatici, dove la ricerca
storica e l’interrogazione religiosa
intendono superare momenti accademici o di mero intrattenimento.
Il 4 giugno nel Seminario arcivescovile di Firenze, è andato in scena
Maria Maddalena de’ Pazzi, celebre
santa mistica fiorentina. In un periodo storico (la seconda metà del
cinquecento) di grande splendore
rinascimentale e religioso, dopo il
Concilio di Trento e con forti spinte
in avanti a volere superare il profilo
culturale medievale, si erge questa
donna, di nobile famiglia fiorentina, la
quale unisce in sé il trasporto per la
mistica, l’’amore per la Croce e la ricerca di equilibrio tra amore di Dio
e amore per il prossimo; nelle sue
estasi manifesta i segni di un Cristo
umanato con i suoi dolori e le sue
piaghe e l’urgenza morale di un rinnovamento della chiesa e della vita
religiosa. Il testo di Arnone si inserisce nei voli di questa mistica e nei
drammi dei rapporti con familiari e
consorelle che fanno fatica a entrare
nelle pieghe della vita spirituale della
santa. Il testo è stato rappresentato
nel seminario arcivescovile perché
nel cinquecento, tale edificio costituiva il Convento delle carmelitane
3
dove visse e morì la Santa
mistica fiorentina.
Il 7 luglio, ore 21, andrà in
scena La notte di Aezamas
(recitazione tolstoiana), nella
chiesa di Montebonello,
nell’ambito di una Rassegna
teatrale del sacro, (che
prevede anche assassinio in
cattedrale e Eliot e dialoghi
delle carmelitane di Bernanos.) Il testo, scritto
nel 1994, è preceduto
da una introduzione di
Mario Luzi, il quale tra
l’altro scrive: “Questa
di Vincenzo Arnone mi
pare un’eccellente idea
drammaturgica… E’ un
bel progetto appassionatamente eseguito.
Lo spirito che lo
anima è lo stesso che
turba e dilania il discorso del
protagonista (Tolstoi) tra rievocazione che rimorde e profezia che
prorompe”. Il tentativo della spogliazione assoluta di Tolstoi in contrasto
con la logica della moglie e dei figli
è al centro del dramma di Arnone
che ripercorre i gesti e le scelte di
radicalità evangelica dello scrittore
russo.
Il 17 luglio, ore 21, nella celebre abbazia di Vallombrosa, andrà in scena
Giovanni del Perdono, un testo su S.
Giovanni Gualberto, fondatore della
suddetta abbazia e grande protagonista della vita religiosa dell’XI
secolo. Appartenente alla nobile
famiglia dei Visdomini, Giovanni,
una volta perdonato l’uccisore del
La Comunità monastica di Bose
sempre più punto di “riferimento
per riflettere”
di Angelo Rescaglio
no, dai poveri a chi piange, ai
miti, agli affamati e assetati di
giustizia, ai misericordiosi, ai
puri di cuore, agli operatori
di pace, ai perseguitati per
la giustizia... Una società, la
nostra, che si scopre in queste
scelte, non occasionali, nel
parlare di Cristo, mettendo in
luce i suoi paurosi limiti come
pure il suo possibile futuro
di felicità, in una immagine di
giustizia che renda più vivibile
il nostro mondo.
Il priore di Bose è straordinario nell’individuare percorsi di vita, per l’uomo di
oggi, interrogandosi su questi
percorsi evangelici:“Pochi anni
dopo la morte e resurrezione
di Gesù, il filosofo Seneca
scriveva:‘Tutti vogliono vivere
felici (beate vivere) ma quando
si tratta di veder chiaro cos’è
che rende felice la vita (quod
beatam vitam efficiat), sono
avvolti dall’oscurità’. Ebbene,
le beatitudini sono una lampada in questo cammino verso
la felicità. Leggendole, scopriremo qual è lo spirito sotteso
alla loro lettera e dunque conosceremo meglio Gesù, colui
che le ha pronunciate; nello
stesso tempo saremo più capaci dì provare senso e gioia
in ciò che viviamo, e così di
‘salvare’ il nostro vivere quotidiano”. Le otto beatitudini,
nelle analisi preziose e ricche
di messaggi di Enzo Bianchi,
sono interpretate con precisi
riferimenti culturali e proiettate nella storia del nostro
oggi, sempre più minacciato
da un egoismo esasperato e da
una indifferenza evidente; così,
il linguaggio dell’autore può
suonare duro e fortemente
provocatorio, come nell’interpretazione della condizione
del “povero”: La ricchezza nella sua forma variopinta ‑beni,
denaro, mezzi, tempo‑ ci può
rendere momentaneamente
ciechi, come avviene a questa
chiesa. Ma prima o poi viene
l’ora in cui ci accorgiamo della
condizione in cui siamo. Ed è
allora che, nel nostro ritornare a Dio, rientriamo anche in
noi stessi e ci rendiamo conto
che nella prima beatitudine
Gesù ci pone una domanda:
che cosa sappiamo condividere con gli altri? Sì, questa
beatitudine è offerta di una
via umanamente salvifica per
ciascuno di noi, è l’antidoto...
a quell’egoismo mortifero che
spinge gli uomini a chiudersi in
se stessi. Essa ci sprona a trovare senso nell’essere liberi
dalla schiavitù del possedere
e del trattenere per sé, cioè a
essere più disponibili alla meravigliosa arte del dare e del
ricevere, arte in cui gli affetti
si temprano, la comunicazione
si instaura e la vita assume
senso”.
Altrettanto convincente quell’idea del “perdono”,
accomunata a quella della
“pace”, che si apre a questa
riflessione: “Una prassi del
perdono comporta a breve
termine un’apparente perdita,
forse anche una sconfitta, ma
in realtà assicura un guadagno
a lungo termine”.
Forse, può costruirsi anche un domani più degno di
essere vissuto.
Poeti Contemporanei
Le ali della libertà
fratello, entrò prima nel monastero
di S.Miniato a Monte, poi a Camaldoli e infine a Valle Ombrosa, dove
rimase fino alla fine, anche se morì
a Passignano. Del santo si mette in
evidenza la grande coscienza di dovere riformare la chiesa del tempo
e di lottare quindi contro la simonia
e la corruzione del clero. Una lotta
morale non contro la chiesa, ma
all’interno della chiesa, nella vita monastica e in quella attiva.
Tutti e tre i testi verranno messi in
scena dalla Accademia teatrale di
Firenze che ha in Pietro Bartolini e
Ludovica Sanalitro i fondatori e gli
interpreti più carismatici.
Nascere liberi
Poi.... Invisibili catene
Correre,
vivere,
desiderio di volare
aquiloni liberi nel vento
ali di carta
e cieli puliti
contro ali di acciaio
e fumi di guerra,
la sete di potere,
odio.
Egoismo.
Razzismo
La distruzione dell’uomo
Il pianto del Signore.
Lalla Calderone
4
attualità ecclesiale
“
Un nuovo brillare
del sacerdozio”.
Così ha definito
Benedetto XVI
l’Anno sacerdotale appena concluso. Effettivamente,
ovunque nel mondo si sono svolte
iniziative per mettere in luce il significato di un dono che, comunque, resta
sempre “mistero”. Così lo intendeva
san Giovanni Maria Vianney, protagonista di quest’anno, quando insegnava
ai suoi fedeli che il sacerdozio lo si
comprenderà davvero in Cielo; così
pensava al suo sacerdozio il grande
papa Giovanni Paolo II, che aveva
racchiuso la sua vita di sacerdote in
due parole: dono e mistero.
Si è posti davanti a un dono di
grazia. A questo deve essere lasciato
il primato. Certo, ogni sacerdote
deve impegnarsi per corrispondere
con la vita alle esigenze più radicali
del vangelo, deve costantemente
tendere alla santità. Eppure, prima
c’è la grazia. Questo è tipico del cristianesimo, il quale non si pone mai
come un’etica, come una pura ascesi,
ma come l’annuncio di un evento di
grazia da parte di Dio.
La grazia ha il primato non solo
storico, perché il sacerdote è stato
trasformato, ma perché ogni giorno
egli è immerso nella dimensione
soprannaturale. “Il sacerdote -ha
detto Benedetto XVI- non è semplicemente il detentore di un ufficio,
come quelli di cui ogni società ha
bisogno affinché in essa possano
essere adempiute certe funzioni.
Egli invece fa qualcosa che nessun
essere umano può fare da sé: pronuncia in nome di Cristo la parola
dell’assoluzione dai nostri peccati
e cambia così, a partire da Dio, la
l
a comunità cristiana è
capace oggi di discernere l’opera d’arte coerente con la liturgia?
È l’interrogativo che ha
animato l’ottavo convegno liturgico internazionale “Liturgia e arte. Le sfide
della contemporaneità” tenutosi
nei giorni scorsi presso il monastero di Bose. L’iniziativa, rivolta
ad architetti, artisti e teologi, è
stata promossa in collaborazione
con l’Ufficio per i beni culturali
ecclesiastici della Cei.
“L’arte contemporanea -ha affermato Enzo Bianchi, priore di
Bose- appare una sfida per la liturgia” che “fa fatica ad accoglierla
e ancor di più a risultare per essa
ispiratrice”. Di qui la consapevolezza di “un fossato creatosi tra
arte e fede cristiana, nonostante
tentativi e dichiarazioni da parte
della Chiesa - da Pio XII a Benedetto XVI passando attraverso la
Costituzione conciliare ‘Sacrosanctum Concilium’ - per riprendere
il dialogo e giungere a una riconciliazione”.
“La bellezza -ha proseguito
Bianchi- è veramente tale se è a
servizio della liturgia per rivelare
anch’essa, con ciò che essa è, il
mistero di Dio”. Se si mette in
evidenza la necessità di questo
ministero di rivelazione, s’intuisce
la “distinzione tra arte religiosa
e arte liturgica cristiana, perché
l’arte religiosa non sempre appare
idonea a essere collocata nel sito
liturgico”. Se la missione dell’arte
contemporanea, infatti, è “contestare ogni ordine stabilito, segnare
n. 24 20 GIUGNO 2010
Anno sacerdotale
Resta un dono
Il prete nella vita
della Chiesa
e della società
diMarco Doldi
situazione della nostra vita”. Inoltre
“pronuncia sulle offerte del pane e
del vino le parole di ringraziamento
di Cristo… che rendono presente
Lui stesso, il Risorto, il suo Corpo e
il suo Sangue, e trasformano così gli
elementi del modo”. Il sacerdozio
-ha aggiunto- “non è semplicemente
‘ufficio’, ma sacramento”. In questo
senso, si può certamente dire che è
più quello che il sacerdote riceve, che
non quello che compie.
Ogni giorno egli vive nella grazia,
la respira, se ne alimenta, ne è fortificato. Invisibilmente, ma realmente
egli è rinnovato dal dono di Dio,
che come manna lo sostiene e lo
riempie della presenza di Dio. Che
cosa è chiesto al sacerdote? Di non
porre ostacoli alla grazia, di lasciarsi
plasmare sempre più ad immagine
di Cristo, di lasciarsi trasformare la
mente e il cuore secondo la misura
di Cristo. La santità comincia da qui e
si sviluppa in questa prospettiva; altro
non è che vivere in pienezza il dono
ricevuto e rinnovato ogni giorno. La
scelta di diventare sacerdote è “un sì
definitivo, un farsi prendere da Dio.
Quello del sacerdote è un “sì” a Dio
che, come il matrimonio, esige fedeltà
nel momento in cui “l’arroganza della
ragione oscura la presenza di Dio nel
mondo”. Se Dio scompare,“scompare la radice della nostra cultura”. Ora,
il celibato è proprio il “grande scandalo” e, allo stesso tempo, il miglior
antidoto allo “scandalo secondario
causato dalle nostre insufficienze
mortali”. Il Papa ha invitato ad avere
il coraggio di resistere alla apparente
scientificità e non pensare che la
ragione positivistica che esclude il
trascendente è la vera ragione: è una
ragione debole quella che presenta
solo le cose sperimentabili.
Il santo Curato d’Ars, come altri
sacerdoti, stanno davanti non per
schiacciarci, ma per incoraggiarci.
Nessuno potrà mai imitare la loro
vita, semplicemente, perché hanno
ricevuto doni di grazia straordinari,
che li hanno condotti a gesti grandi.
Piuttosto, va assimilata la logica che
Arte e liturgia
Un cammino
di liberazione
La bellezza come esperienza educativa
di Chiara Santomiero
la messa in crisi dello sguardo
convenzionale, fino a un’iconoclastia che distrugge le immagini”
essa può creare “opere religiose o
opere di arte cristiana, ma senza
per questo essere coerente con
la liturgia o trovare collocazione
in essa”.
L’arte liturgica dev’essere “a servizio dei fedeli nel partecipare
alla santa liturgia”. Accade che
“in nome di un andare empatico
verso gli artisti e di un’obbedienza
a una loro eventuale pretesa di
autonomia e di libertà”, si finisca
“per accogliere opere non coerenti con la liturgia cristiana”.
L’esito è “un’impossibilità alla
concelebrazione da parte delle
opere d’arte espresse nell’edificio,
nell’iconografia, nei libri liturgici,
nella musica”. Si pone qui, ha concluso Bianchi, “la necessità di un
discernimento che oggi appare
poco esercitato, debole o addirittura inesistente”.
“Per la sua capacità di dilatare gli
orizzonti della vita umana - ha
sottolineato mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei,
nel messaggio di saluto inviato ai
convegnisti - l’arte può diventare
luogo di esperienza estetica del
mistero e ambito di un’educazione rivolta alla formazione delle
coscienze”. Per questo la Cei “è
convinta dell’importanza di dover
incrementare un dialogo profondo
con l’arte e gli artisti contemporanei”. L’arte può, secondo mons.
Crociata, “farsi cammino di liberazione dell’uomo”. Diversamente
“corre il forte rischio di diventare
autoreferenziale, parlando solo di
se stessa, limitandosi all’analisi dei
suoi processi metalinguistici”.
“È necessario - ha affermato
mons. Stefano Russo, direttore
dell’Ufficio per i beni culturali
ecclesiastici della Cei - recuperare
l’arte a un contesto che non è
solo spaziale o architettonico”
ma prima di tutto riferito a “una
esperienza di Chiesa particolare
che ne rappresenta la cifra identitaria”. In mancanza di questo “anche l’arte del passato che tanto
ammiriamo rischia di essere strumentalizzata e compresa in modo
parziale”. Numerose le azioni
promosse dalla Chiesa italiana
in questa direzione, “dagli eventi
li ha guidati: quella di corrispondere
al dono ricevuto e di diventare
sempre più immagine vivente di
Cristo Signore nella preghiera, nella
carità pastorale, nell’insegnamento
della parola che salva, nel dono dei
sacramenti.
“Dio vuole che noi come sacerdoti -ha detto ancora il Papa- in un
piccolo punto della storia, condividiamo le sue preoccupazioni per gli
uomini.Vogliamo essere persone che,
in comunione con la sua premura per
gli uomini, ci prendiamo cura di loro,
rendiamo a loro sperimentabile nel
concreto questa premura di Dio”.
E, riguardo all’ambito a lui affidato, il
sacerdote, insieme col Signore, dovrebbe poter dire:“Io conosco le mie
pecore e le mie pecore conoscono
me”. Conoscere, nel significato della
Sacra Scrittura, non è mai soltanto
un sapere esteriore, così come si
conosce il numero telefonico di
una persona. Conoscere significa
essere interiormente vicino all’altro.
Il compito del prete -nelle parole di
Benedetto XVI- è quello di “essere
accanto alle persone a noi affidate”,
anche e soprattutto nelle “notti
oscure” della “tentazione, nelle ore
dell’oscuramento in cui tutte le luci
sembrano spegnersi”.
d’arte promossi dal convegno
ecclesiale di Verona all’esperienza
dei progetti-pilota della Cei per
la realizzazione di nuovi edifici di
culto”. “I convegni di arte e architettura e liturgia inseriti nel contesto della Biennale di Venezia ha ricordato mons. Russo - hanno
permesso, inoltre, in questi anni
di allargare lo sguardo su quanto
accade nelle Chiese del mondo”.
L’incontro dello scorso novembre di 300 artisti con Benedetto
XVI nella Cappella Sistina è solo
la prima tappa di un itinerario:
lo ha spiegato mons. Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura. “Il
divorzio attuale tra arte e fede
- ha affermato mons. Ravasi impedisce il loro incontro”, con
“un’arte che si chiude nel cerchio
dell’autoreferenzialità così come
la teologia”. Il progetto prevede di
“far incontrare architettura e arte
per cominciare ad interrogarsi su
grandi temi e simboli”. L’itinerario
prevede, altresì “la realizzazione di
un padiglione della Santa Sede alla
Biennale di Venezia, chiamando
10 artisti di tutti i continenti e
offrendo alla loro libertà espressiva un’indicazione tematica non
strettamente codificata”. Questa
potrebbe riguardare “i primi 11
capitoli del Libro della Genesi
dove c’è una grande varietà di
aspetti: l’essere e il nulla, il bene
e il male, l’uomo e la donna, con
un’ampia possibilità d’interrogarsi”. In questa luce, ha concluso
mons. Ravasi, “far sì che arte e
fede ritornino alla bellezza e nella
bellezza si esprimano”.
Vita
La
Chiesa ed
educazione
L’impegno per il prossimo decennio
I
l testo degli Orientamenti pastorali
per il prossimo decennio sarà pronto
in autunno. All’assemblea della Cei,
che ha approvato il documento,
demandandone il perfezionamento
al gruppo di redazione, il Papa ha
rivolto un impegnativo discorso, che
di fatto rappresenta la migliore presentazione degli stessi Orientamenti.
Prima di tutto nel loro respiro decennale. È un tempo lungo, ma “proporzionato alla radicalità e all’ampiezza
della domanda educativa”, proprio
perché deve essere il tempo del
ripensamento e dell’investimento.
Bisogna infatti “andare fino alle radici
profonde” di quella che Benedetto
XVI ha ribadito è una vera e propria
emergenza. llora bisogna anche andare controcorrente, cogliere la radice
antropologica della questione, messa
in evidenza anche nel Rapportoproposta recentemente pubblicato
dal Comitato per il progetto culturale.
Il rapporto educativo infatti richiama
quello della generazione e, dunque,
ha ricordato il Papa, bisogna “superare questa falsa idea dell’autonomia
dell’uomo, come un io completo in
se stesso, mentre diventa io anche
nell’incontro collettivo con il tu e il
noi”. L’io insomma deve essere pensato in relazione. E qui s’innesta per
il Papa la seconda sfida, cioè l’apertura al “Tu” di Dio. Si tratta di superare
la cappa del relativismo, dello scetticismo, ritrovando un armonico circuito
tra natura, rivelazione e storia, un
“concerto” tra “creazione decifrata
nella Rivelazione, concretizzata nella
storia culturale che sempre va avanti
e nella quale noi ritroviamo sempre
più il linguaggio di Dio”.
Questa è la posta dell’educare e,
nonostante le difficoltà, “non possiamo cedere alla sfiducia e alla rassegnazione”. Educare non è mai stato
facile, ribadisce il Papa, “ma non
dobbiamo arrenderci”.
Anzi, è il momento di costruire
“un’ampia convergenza di intenti”,
in cui risalti la “perenne novità” del
Vangelo, convergendo con tutti coloro
che ci stanno, che hanno a cuore “lo
sviluppo armonico delle persone”.
Insomma il traguardo è alto, ma ci
sono energie e risorse che si possono ulteriormente accrescere. Ecco,
allora, l’impegno del decennio che si
sta aprendo, a proposito del quale
fondamentale diventa il riferimento
ai giovani.
Anche il recentissimo Rapporto Istat
sull’Italia segnala una situazione di
profondo disagio. Andiamo verso una
situazione demografica in cui ci saranno sempre meno giovani, investiti
di sempre maggiori responsabilità, di
ordine economico, morale e sociale.
Non possono essere lasciati soli,
non ci si può limitare alla sciagurata
discussione sul “bamboccioni”, che
puntualmente riaffiora e rischia di
diventare un alibi collettivo.
“Torniamo dunque a proporre ai
giovani la misura alta e trascendente
della vita”, ripete il Papa. E così potremo parlare con fiducia di futuro,
oltre la crisi, al di là dei tanti problemi di oggi, che reclamano nuova
creatività.
Francesco Bonini
Vita
La
I
20 GIUGNO 2010
Scattare una fotografia
dell’uso attuale che i
sacerdoti fanno delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella propria
esperienza religiosa”.
Questo l’obiettivo principale della
ricerca “Picture”, condotta durante
l’Anno sacerdotale dall’Università
della Svizzera Italiana in collaborazione con la Facoltà di comunicazione
sociale istituzionale della Pontificia
Università della Santa Croce, e il
sostegno della Congregazione per
il clero. A spiegarlo ai giornalisti - è
stato il cardinal Claudio Hummes,
prefetto della Congregazione per il
clero, specificando che l’iniziativa ha
voluto raccogliere la “sfida” lanciata
dal Papa, nel suo ultimo messaggio
per la Giornata mondiale delle
comunicazioni sociali, ai sacerdoti,
esortati ad “essere presenti nel mondo digitale”, partendo dalla consapevolezza che “i media sono entrati
da tempo a far parte degli strumenti
ordinari” per instaurare “forme di
dialogo a più ampio raggio”.
Il 94.7% dei sacerdoti nel mondo
ritiene che internet e le nuove tecnologie permettano di “migliorare
la formazione”. È questa la risposta
della ricerca che ha ottenuto la
percentuale più elevata. “Picture” ha
raccolto - attraverso un questionario - la testimonianza dell’1.2% dei
preti nel mondo: 4.992 sacerdoti,
proporzionalmente divisi per Paese
di attività. La raccolta dei questionari - ha reso noto mons. Lucio Ruiz,
della Pontificia Università Santa
Croce - è iniziata il 15 novembre
2009 e si è conclusa il 28 febbraio
2010. Il questionario è stato tradotto
in sette lingue: francese, inglese, italiano, polacco, portoghese, spagnolo
e tedesco. Sono state contattate
tutte le Conferenze episcopali del
mondo e tutte le diocesi dei 50 Paesi
che ospitano il maggior numero di
cattolici nel mondo (il 94.37%). La
ricerca, ha puntualizzato Daniel Ara-
“
attualità ecclesiale
n. 24
Preti e media
Il Vangelo
nel digitale
sa, della Pontificia Università Santa
Croce, “non risponde alla domanda
su quanti sacerdoti usano Internet e
le nuove tecnologie, e quanti no, ma
alle domande: che cosa i sacerdoti
fanno nella Rete e quali sono le loro
attitudini verso le tecnologie digitali”.
Tra i rispondenti, il 22.8% sono sacerdoti regolari, mentre il 72.6% sono
sacerdoti secolari. 117 le nazioni
di provenienza: 54.6% dall’Europa,
Guarderanno a me, colui
che hanno trafitto”
Un profeta anonimo,
chiamato Secondo Zaccaria dagli studiosi, ci regala immagini che sono
diventate famose nella rilettura cristiana.
Basta pensare ai tre sicli d’argento ricevuti
come paga dal pastore (Zc. 11,12 cfr. Mt.
27,3-10), o al re messia giusto e vittorioso
che entra umile in Gerusalemme cavalcando
un asino, un puledro figlio d’asina (Zc. 9,9
cfr. Mt 21,5), oppure all’acqua che sgorga
zampillante per lavare il peccato e l’impurità
(Zc. 13,1 cfr. Gv 7,38; 19,34).
La liturgia odierna ci propone, nel contesto
della fine di un assedio di Gerusalemme e
conseguentemente di un tempo di grazia
e consolazione, un uomo trafitto per cui
gli abitanti di Gerusalemme fanno lutto e
piangono come avviene per un figlio unico
o un primogenito. Ma chi è questo trafitto?
Alcuni lo interpretano come lo stesso popolo di Israele che si addolora per il passato idolatrico e, pentito, ritorna al suo Dio.
Altri vi vedono il giusto re Giosia simbolo
del popolo sconfitto e esiliato. Altri ancora
sostengono che è lo stesso Dio che si sente
trafitto in comunione con tutte le vittime
innocenti.
L’evangelista Giovanni riferisce questa
oscura profezia a Gesù crocifisso quando,
colpito al fianco con una lancia, gli fuoriescono sangue e acqua. Ciò avviene, annota
l’evangelista, perché si compia il passo della
Scrittura che dice: “Volgeranno lo sguardo
Una ricerca su come i sacerdoti
“utilizzano” internet
diM. Michela Nicolais
37.3% dalle Americhe, 3.9% dall’Asia,
2.6% dall’Africa e 1.6% dall’Oceania.
Il 61.5% dei preti nel mondo - ha
riferito Lorenzo Cantoni, dell’Università della Svizzera Italiana - cerca
materiali on line per le omelie (di cui
il 46.7% una volta alla settimana e il
14.7% quasi ogni giorno): solo il 9%
del campione della ricerca dichiara di
non averlo mai fatto. Per quanto ri-
La Parola e le parole
XII Domenica Tempo ordinario - Anno C
Zc. 12,10-11; 31,1; Luca 9,18-24
a colui che hanno trafitto” (Gv. 19,37). In
questa domenica il passo di Zaccaria è stato
scelto per disporci all’ascolto del Vangelo di
Luca che descrive il primo solenne annuncio della passione di Cristo.
“Il figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere
rifiutato dagli anziani dai capi dei sacerdoti
e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo
giorno”
Gesù sta terminando il suo ministero pubblico in Galilea e sta per intraprendere il
lungo viaggio verso Gerusalemme. Fino
a questo momento sono stati in molti a
chiedersi chi sia questo Gesù: gli abitanti
di Nazaret: “Non è costui il figlio di Giuseppe?” (Lc. 4,22), gli apostoli stupiti per
la pesca miracolosa (Lc. 5,4 ss.), il Battista:
“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo
aspettare un altro?” (Lc. 7,19) i commensali
dopo il perdono concesso alla peccatrice:
“Chi è costui che perdona anche i peccati?”
(Lc. 7,49). Lo stesso Erode: “Giovanni l’ho
fatto decapitare io; chi è dunque costui del
quale sento dire queste cose?” (Lc. 9,9).
A questo punto è Gesù che chiede: “Chi
dicono le folle che io sia?” I discepoli riferiscono che le folle hanno di Lui una grande
stima, lo paragonano al Battista, ad Elia e
ai grandi profeti del passato. Ma Gesù non
accetta di essere relegato al passato anche
se è un passato grandioso in cui i profeti
hanno parlato, lottato e sofferto a fianco
del popolo ingiustiziato contro re tirannici
e oppressori. Per questo indaga ancora:
“Ma voi chi dice che io sia?” La risposta di
Pietro lo definisce correttamente: “Cristo
di Dio”, consacrato dallo Spirito per realizzare quanto annunciato nella sinagoga di
Nazaret all’inizio della vita pubblica. Gesù
accetta la professione di Pietro ma deve illuminarla, deve spiegare “come” sarà Messia
di Dio. Conosce bene infatti cosa Pietro, gli
apostoli e le folle si aspettano dal messia:
ricchezza, successo, dominio, potere. Gesù,
proprio perché ha accettato di essere il
messia di Dio e non il messia figlio di Davide, deve rivelare qual è su di lui il progetto
del Padre: servire, donare la vita, perdere se
stesso per salvare gli altri. Per compiere la
volontà del Padre, che è di amore concreto
e illimitato per gli uomini, è necessario che
si scontri con chi domina e opprime il popolo. Annuncia perciò che la sua sofferenza
e il suo rifiuto saranno causati dagli anziani,
latifondisti e commercianti detentori del
potere economico, dai capi dei sacerdoti
che accumulano potere religioso. Sarà questo conflitto con i componenti del Sinedrio
5
guarda il gradimento, il 50.6% ritiene
il ricorso ad Internet per la preparazione delle omelie “utile” o “molto
utile”, contro il 6.8% che esprime
parere negativo. Quanto all’uso del
digitale per la direzione spirituale, c’è
una forte polarizzazione: quasi il 39%
dei preti non lo ritiene utile, preferendo la relazione interpersonale,
ma il 26.7% lo considera “utile” o
“molto utile”. Discorso analogo per
la preghiera: il 35.9% del campione
utilizza questa modalità, contro il
35.7% che non la utilizza mai. Del
tutto diverso il capitolo sul rapporto
tra Internet e inculturazione della
fede: quasi il 73% dei preti ritiene il
web uno strumento formidabile a
questo scopo, e 3 sacerdoti su 4 lo
giudicano molto utile soprattutto
nell’evangelizzazione dei giovani.
Pareri fortemente divergenti anche
sull’uso dei social network: il 43.9%
dei sacerdoti vi accede almeno settimanalmente, contro il 35.3% che
non ne fa alcun uso.
In sintesi, il 41.6% dei preti nel
mondo considera “molto positivamente” il fatto che “l’uso delle
tecnologie digitali ha migliorato il
modo in cui svolgono la propria missione sacerdotale”.“L’approccio che
risulta dalla ricerca è positivo, anche
se non ingenuo”, ha commentato
Cantoni: solo il 12.2% dei sacerdoti
ha una “percezione negativa” del
mondo digitale. “In realtà si tratta di
una percentuale molto piccola”, ha
affermato mons. Ruiz,“forse legata a
fattori di età: i preti più anziani non
hanno molta familiarità con le nuove
tecnologie, e questo li spinge ad essere prudenti”. L’età media dei preti
che hanno risposto al questionario
che ha fatto “da base” alla ricerca
è di 48 anni. Anche se non esiste
ufficialmente un dato complessivo
sull’età media dei sacerdoti nel mondo, tale cifra appare “in linea” con i
dati scorporati per continente: l’età
media del clero è infatti di 40 anni in
Africa, 45 in Asia, 49 in America Latina, da 65 a 75 nei Paesi Occidentali.
che porterà il Figlio dell’uomo alla cattura,
alla condanna e alla morte.
Gesù, dopo aver rivelato il proprio cammino, indica le condizioni che dovranno accettare tutti coloro che vorranno porsi alla sua
sequela. Per seguire Gesù è necessario:
1) Rinnegare se stesso. Come ha fatto il
Cristo. Dire di no all’accumulo di ricchezza,
dire di no alla ricerca ossessiva del prestigio e del successo, dire di no soprattutto
al potere di ogni genere per vivere il sì alla
condivisione dei beni, il sì alla ricerca dell’ultimo posto, il sì alla donazione di sé e al
servizio illimitato e incessante.
2) Prendere la propria croce ogni giorno.
È il martirio quotidiano per chi sceglie di
essere fedele ogni istante ai valori del vangelo. È la lotta contro i comportamenti dei
“Sinedri” di ogni tempo per costruire un
mondo altro, una società fraterna, giusta, accogliente, samaritana. Martirio e croce che
sono allo stesso tempo beatitudine, come
annunciato e promesso da Gesù “Beati voi
quando gli uomini vi odieranno e disprezzeranno il vostro nome come infame a causa
del figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel
giorno e esultate…” (Lc. 6,22-23).
3) Perdere la propria vita per il Cristo e insieme al Cristo. Ma per salvarla e risorgere
con Lui.
È obbligo quindi chiedersi: - mi va di accettare questo “messia di Dio”? e conseguentemente: - sono disposto a seguirlo nel
cammino che porta a Gerusalemme?
Enzo Benesperi
6
N
on si può far
finta di niente. Non si può
tacere. Da due
mesi e mezzo,
ormai, è stato
emanato il decreto che, da
un giorno all’altro, senza preavviso, ha
eliminato le agevolazioni postali per i
giornali, i periodici e i libri, comportando per La Vita costi di spedizione
più che raddoppiati.
Da quel 1° aprile in cui è entrato
in vigore il decreto si sono svolti
alcuni incontri a Roma tra Poste
Italiane, Editori e Governo. Incontri
che però non hanno prodotto il
frutto sperato e nessun accordo è
stato raggiunto.
Per la verità, il 27 aprile i rappresentanti delle Poste e di alcuni
gruppi di periodici (tra cui i settimanali diocesani) avevano delineato
i tratti di una possibile intesa che,
rispetto alla situazione precedente,
prevedeva un aumento delle tariffe
di circa il 60 per cento in tre anni, a
partire dal 2011. Accordo che però
non si è perfezionato perché le Poste
hanno fatto presente di voler prima
concludere la trattativa con la Fieg
(la Federazione italiana editori e
giornali) che rappresenta le testate
alle quali va l’80 per cento di tutte le
agevolazioni postali. Inoltre è mancata anche la disponibilità del Governo
a garantire almeno una parte dei
fondi che finora hanno consentito
di attivare le agevolazioni (rispetto ai
quasi 300 milioni garantiti nel 2009,
l’ipotesi di accordo prevedeva che lo
Stato mettesse sul piatto 50 milioni
per il 2011, 38 nel 2012 e 28 nel
n. 24
20 GIUGNO 2010
Giornali in difficoltà senza agevolazioni postali
La trattativa
va ripresa
2013). Ma il Governo ha fatto sapere
di non voler stanziare neppure un
euro e la trattativa è saltata.
Da allora il tavolo non è più stato
convocato e, salvo il recupero di 30
milioni per le agevolazioni destinate
a sostenere la spedizione di pubblicazioni degli enti non profit, nulla
si è più mosso. Anzi, l’apertura del
dibattito sulla manovra correttiva dei
conti pubblici ha portato l’attenzione generale a concentrarsi su altre
questioni.
Di qui la necessità di riproporre
con forza e chiarezza il problema, che
certamente non può essere lenito o
“digerito” col semplice trascorrere
del tempo. Anzi!
Le tariffe che sono ora in vigore
stanno creando gravi difficoltà a molti
giornali, mettendo anche a rischio il
loro futuro. La lievitazione dei costi
è di grande rilievo e il suo peso si è
rivelato ancora più schiacciante perché giunto improvviso e inaspettato,
quando le campagne abbonamenti
erano già concluse, quando i bilanci
di previsione erano già approntati,
senza che ci fosse modo per le
aziende editoriali di mettere in atto
alcuna strategia per assorbire il colpo. Un colpo che, se non interverrà
un accordo, farà sentire la sua forza
d’urto anche sulle tasche degli abbonati che così vedranno penalizzato il
loro desiderio di essere informati e
di accedere a un prezzo contenuto
a un mezzo di comunicazione di cui
hanno fiducia.
E’ necessario che la trattativa
riparta subito, prima che l’aumento
dei costi produca le sue gravi conseguenze, non solo sull’operatività
dei giornali e sulla loro possibilità di
giungere a destinazione, ma anche su
tutto il mondo produttivo che a loro
fa riferimento, dai giornalisti alle tipografie. Bisogna fare attenzione, infatti,
che il risparmio sulle agevolazioni
postali non si traduca poi in un costo
sociale ed economico ben maggiore,
oltre che nell’impoverimento di un
servizio fondamentale come è quello
dell’informazione.
Ciò non significa che non ci si
renda conto della necessità di collaborare al risanamento del bilancio
pubblico anche tramite una razionalizzazione del sostegno garantito
al settore dell’editoria. Ma razionalizzazione, non un colpo di spugna
indifferenziato, che grava su tutti allo
stesso modo, senza riconoscere la
diversità esistente tra tante aziende
editrici e tra tanti giornali.
Non è lo stesso, infatti, che un
giornale sia principalmente un veicolo pubblicitario o che invece sia
voce di un territorio, specchio della
Vita
La
sua realtà, occasione di dialogo e
confronto.
Non è lo stesso che un giornale
venga spedito in modo anonimo e
indifferenziato nelle case, magari
occasionalmente per sostenere qualche campagna promozionale, o che
invece raggiunga fedelmente i suoi
abbonati, persone che lo apprezzano,
che lo aspettano, che si fanno anche
sentire in redazione se non arriva
puntuale.
Tagli indifferenziati che non
tengono conto delle diversità delle
varie realtà editoriali non hanno
senso. Tanto meno se questi tagli
sono totali, come è ora.
La trattativa deve riprendere e
se ci sarà qualcuno che commenterà:
“anche i settimanali diocesani, come
tutti, non cercano altro che difendere
i loro interessi”, non sarà difficile
rispondere che i settimanali diocesani non sono aziende a fini di lucro
e che la loro vera natura, la ragione
più autentica che li ha fatti nascere e
continua ad animarli, è di sostenere
il loro territorio e i suoi abitanti e,
perciò, penalizzare i settimanali è
penalizzare tutti i loro lettori.
Anche per questo e soprattutto
per questo la trattativa va ripresa
subito e va portata avanti con la
disponibilità di tutte le parti a fare
qualche passo per raggiungere un
punto d’equilibrio che possa essere
davvero sostenibile. E’ anche una
questione di rispetto della libertà di
informazione e del suo pluralismo,
valori irrinunciabili e fondamentali
per la società.
Carlo Arrigoni
e i direttori dei
settimanali del Triveneto
Pistoia
Sette
N.
24
20 GIUGNO 2010
Associazione San Martino de’m Porres
“...qui nessuno è straniero...”
N
el 1994 iniziò il servizio
dell’Associazione “San
Martino de
Porres”. Incaricata dalla
Caritas diocesana del servizio agli
immigrati, l’Associazione fu ospitata
negli ampi locali, generosamente
messi a disposizione della diocesi dai
Padri del convento San Domenico, in
Via dei Magi, 9.
Per molti anni, l’attività si sviluppo
e diversificò i suoi servizi, sulla base
delle problematiche e delle caratteristiche dell’immigrazione pistoiese
e delle sue evidenti trasformazioni.
Furono gli anni dei numerosi arrivi
e dell’esplosione dei bisogni primari.
Dall’ascolto dei tanti uomini,
giovani e adulti, fuggiti da guerre e
tensioni politiche, furono attivate risposte ad esigenze impellenti e ineludibili: mensa e docce per circa trenta
persone al giorno; accompagnamento
e assistenza legale; ambulatorio di
prima emergenza gestito da medici
volontari; lavanderia e stireria per
tutti coloro che, non avendo casa, si
trovavano in grave disagio.Tali bisogni,
inoltre, convivevano con l’impossibilità per quelle persone di uscire dalla
totale clandestinità.
Con le regolarizzazioni, attuatesi
negli anni 1996, 1998 e 2002, tanti
immigrati, che non avevano ancora
conseguito il permesso di soggiorno,
hanno potuto restituire dignità alla
loro vita, con un lavoro regolare e
una propria abitazione (spesso individuata tra tante difficoltà, derivanti
dai pregiudizi radicati nei pistoiesi...).
Finalmente, gli immigrati arrivati con
le prime ondate migratorie hanno
potuto ricongiungersi alla famiglia
rimasta in patria e progettare un
nuovo futuro.
Di conseguenza, i servizi offerti
dall’Associazione si sono modificati:
risoltesi quasi totalmente le richieste
inerenti i bisogni primari, era urgente
cercare di rispondere alle nuove
esigenze, finalizzate soprattutto ad
accompagnare gli immigrati nei complessi percorsi di inclusione sociale e
di cittadinanza.
Accanto alle frequenti richieste
di sostegno economico per affrontare il peso delle spese vive (soprattutto utenze, difficili da gestire con un
solo reddito e non sempre sicuro) si
è imposta la necessità di accrescere
la loro padronanza della lingua italiana, con i corsi di alfabetizzazione degli
adulti e con il sostegno scolastico
offerto ai tanti bambini, giunti qui
piccolissimi o nati a Pistoia ed inseriti
nelle nostre scuole.
Nel frattempo, i due grandi spazi
della sede, indispensabili per un buon
svolgimento delle varie attività, sono
stati dichiarati inagibili per complessi
motivi strutturali...
Pertanto, negli ultimi anni, è stato molto duro svolgere i numerosi
servizi confinati soltanto in pochi
ambienti molto angusti...
Ma la protezione di San Domenico... e del suo santo Martino de Porres non si è certo fatta attendere....
Le Suore Domenicane, con particolare sensibilità ecclesiale, hanno
offerto all’Associazione l’uso dei
locali, ampi e ariosi, in cui per tanti
anni avevano svolto il loro servizio
educativo, con quella scuola materna
che moltissimi pistoiesi ricordano
con grande affetto...e che ormai era
definitivamente chiusa....
L’associazione“San Martino de
Porres” si è, dunque, potuta trasferire
nella stessa Via dei Magi, al numero 5.
Dopo ben 16 anni dal suo inizio,il
nostro impegno si rinnova nella sede
e nelle modalità di servizio. L’Associazione desidera, infatti, mantenere
le profonde motivazioni che la
ispirarono, pur consapevole che le
mutate condizioni storico sociali ci
Convegno su Dossetti
e il suo messaggio
S
abato 19 e domenica 20 giugno prossimi si terrà presso presso la Casa
eremo di Cerpiano, uno dei posti più tragici della strage di Montesole, nei
pressi del Monastero della Piccola Famiglia dell’Annunziata, un convegno
su don Giuseppe Dossetti e il messaggio da lui lasciato all’intera comunità
cristiana. Saranno presenti diversi relatori tra cui ricordiamo Massimo
Toschi, Giovanni Bianchi, Luigi Pedrazzi e alcuni responsabili delle comunità
fondate da don Dossetti.
L’orario è dal mattino di sabato 19 ore 9,30 a domenica pomeriggio alle
13 con la grigliata.
INFO: Paolo Baravino [email protected].
chiamano ad essere sempre più efficaci, cercando di offrire accoglienza
e concretezza per i bisogni dei tanti
fratelli in difficoltà.
L’incontro conviviale del 22
giugno, con inizio alle ore 18, oltre
al saluto inaugurale di monsignor
Mansueto Bianchi, sarà una felice
occasione per valorizzare tutti coloro che, anche in questo anno, hanno
seguito i corsi di alfabetizzazione,
ricevendo la certificazione ufficiale,
rilasciata dall’Università per stranieri
di Siena; per festeggiare l’impegno
dei bambini del doposcuola; per
apprezzare tutti i volontari che con
tanta generosità e costanza rendono
possibile la vita quotidiana dell’associazione “San Martino de Porres”;
per ringraziare i tanti che, in vario
modo, sostengono i nostri servizi
con generose offerte.
Un ringraziamento speciale
vogliamo rivolgere, questo anno,
alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia che, con
un contributo dal bando 2009, ha
reso possibile la realizzazione di
un corso di orientamento sociale
rivolto a dieci donne, immigrate e
italiane, in particolare difficoltà. Il
corso, che si è avvalso del personale
volontario dell’associazione e della
Caritas diocesana, ha goduto inoltre
della generosa collaborazione della
Confcommercio e della Cna di Pistoia, che hanno seguito le varie fasi
del percorso. A tutti il più sincero
ringraziamento dell’Associazione.
Nella festa conviviale del 22 giugno, altro motivo di particolare gioia
sarà proposto all’intera comunità dal
direttore della Caritas diocesana, che
annuncerà l’apertura, con il mese di
luglio prossimo, del Centro d’ascolto
unico della diocesi di Pistoia, un grande segno di comunità e disponibilità
alla collaborazione tra le varie realtà
caritative del centro diocesano. Il
nuovo Centro d’ascolto, situato
anch’esso nei locali di Via dei Magi n.
5, renderà più coordinato ed efficace
il servizio alle persone, italiane e
immigrate, che, cariche delle vecchie
e delle nuove povertà, sempre più
numerose si rivolgono alla Caritas.
Paola Bellandi
Cattedrale 29 giugno 2010
Anniversari sacerdotali
e di professione religiosa
S
olenne celebrazione presieduta dal vescovo per la festa di San Pietro e Paolo.
Saranno festeggiati i 25esimi, 50esimi,
60esimi e i 70esimi di ordinazione sacerdotale
Sacerdoti
25esimi
Don Carlo Bonaiuti, don Alessandro Marini, don Luciano
Tempestini
50esimi
Padre Albino Trameri
60esimi
monsignor Giordano Frosini, don Leonardo Giacomelli,
don Fernando Grazzini, don Amerigo Meriggi
70esimi
monsignor Aldemiro Cinotti
50esimo suor Maria Olimpia (Lorenza di Mario) trasferita
a Roma Istituto Veritas
50esimo suor Maria Ignazia (Maria Grazie Vinciprova)
Sacro cuore Bonelle
50esimo suor Maria Marta (Di Camillo Grazia) San
Cipriano Nespolo
Figlie di S. Anna
Casa Famiglia “S. Anna”
50esimo suor Lucia Ursi
Francescane minime del sacro cuore Poggio
a Caiano
25esimo suor M. Fayeda Aayad di San Francesco (missionaria in Egitto)
50esimo suor M. Clotilde Muroni del Sacro Cuore
50esimo suor M. Arduina Meoni del Santissimo sacramento
Religiose
Istituto Suore Mantellate
50esimo suor Clemens Colombo
60esimo suor Anselma Cattani
Domenicane
(Ancelle del Signore Istituto Santa Cecilia)
50esimo suor Maria Giacinta (Angela San Filippo) Istituto
Santa Cecilia
Sorelle Clarisse di Bethania
60esimo madre della comunità suor Chiarangela Sergiantepetri.
Benedettine (Monastero Santa Maria degli Angeli)
50esimo Madre Rosalia Cardone
8
comunità ecclesiale
n. 24
7° Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato
L’umanità in cammino nel creato
S
i terrà dal 25 al 27 giugno il 7°
Forum dell’informazione cattolica
per la salvaguardia del creato. Questo il programma di Greenaccord.
Venerdì 25 giugno
Sala dei Vescovi
Prima sessione: L’homo viator, Pistoia
e Santiago di Compostela, presiede:
Franco Pasquali, coordinatore di
Retinopera
ore 15: Saluti: Gian Paolo Marchetti,
Presidente Greenaccord, autorità
ore 15.50: 1 Relazione: “Pellegrini
come i nostri padri”: la dimensione
biblica del pellegrinaggio, relatore:
mons. Mansueto Bianchi, vescovo
di Pistoia
ore16.30: dibattito
ore16.50: II Relazione: San Jacopo
ed il legame tra Pistoia e Santiago di
Compostela, relatore: Franco Cardini,
storico
ore17.30: dibattito
ore 17.50: III relazione: Il cammino, la
natura ed il silenzio, relatore: Susanna
Tamaro, scrittrice
ore18.30: dibattito
a
ppello degli gli
Fpr della parrocchia di Montale
a quanti desiderano aggregarsi a loro per
esprimere a Dio
sentimenti d’amore e gratitudine
attraverso la musica. Il gruppo musicale Fpr cerca nuovi strumentisti per
concerti e per un prossimo progetto
discografico che sarà realizzato con
la collaborazione della Pastorale
giovanile.Agostino Sammarco, porta-
«
I ricami dedicati
all’arte floreale».
Si intitola così la
mostra che aprirà al pubblico
il prossimo 24
giugno e potrà
essere visitata fino al 24 luglio,
all’interno del Museo del ricamo di
Ripa del sale. La mostra, che rientra
nelle iniziative collaterali al meeting
internazionale «Vestire il paesaggio»,
Sala dei Vescovi
Pistoia, 25-27 giugno 2010
Sabato 26 giugno
Sala dei Vescovi
SESSIONE MATTUTINA
In cammino nel creato
presiede: Witti Mitterer, giornalista
ore 9.30: IV relazione: L’umanità in
cammino verso il futuro: la sfida ecologica, relatore: Flaminia Giovanelli,
sottosegretario del Pontificio consiglio giustizia e pace
ore10.15: dibattito
ore11.35: Il cammino della fame e della
speranza fra intolleranza e accoglienza
mons. Giancarlo Perego, direttore
generale Fondazione «Migrantes»
ore11.20: dibattito
ore11.40: Sesta relazione: Riscoprire il
piacere del camminare in una città che
corre, relatore Lucien Kroll, architetto
ore12.25: dibattito
SESSIONE POMERIDIANA
presiede:Andrea Melodia, presidente
SESSIONE MATTUTINA
Esperienze di cammino nel creato
presiede: Francesco Zanotti, vicepresidente vicario Fisc
ore 9: Il “Cammino di Maria” da Monaco a Venezia, relatore: Claudia Tolpeit,
pres. associazione “Agape” onlus
ore 9.20: Camminare nel buio, relatore Wolfgang Fasser
ore 9.40: Il significato del cammino
nell’esperienza scout, relatore Maria
Teresa Spagnoletti, capo guida Agesci
In cerca di nuovi musicisti
voce degli Fpr, spiega l’importanza di
essere uniti tramite la musica a servizio dell’opera di evangelizzazione
dei fratelli e contemporaneamente
la voglia operare in beneficenza per
i fratelli lontani poveri e malati.
“Abbiamo avuto -dice- un primo
incontro con don Simone Amidei
della pastorale giovanile, abbiamo
avuto l’idea di scrivere un musical
che sarà ispirato alla perfetta letizia, tratto da un passo delle fonti
francescane. I doni dello spirito ci
aiutano ad evangelizzare, accrescono
la nostra sensibilità, il desiderio di
esaltare l’amore di Dio in noi. Frate
Francesco è passato dalla vita al Vangelo e dal vangelo alla vita leggendo e
attualizzando i testi. Così anche noi in
semplicità e umiltà, portiamo avanti
il suo messaggio”. Il gruppo musicale
Fpr collabora da alcuni anni con il
Magis movimento e azione dei gesuiti
italiani per lo sviluppo, che si occupa
della realizzazione di infrastrutture in
Africa,America latina,Asia ed Europa:
i proventi della vendita dei progetti
Museo del ricamo
L’arte floreale nei
paramenti liturgici
promosso da Provincia e Fondazione
Caript, è stata presentata in anteprima alla stampa l’altra settimana
don Claudio Ciurli il nuovo parroco di Carmignano,Verghereto e
Montalbiolo. 44 anni, sacerdote da 9 e da 6 parroco a Chiesina Montalese,
don Ciurli è stato trasferito a Carmignano dal vescovo monsignor Mansueto Bianchi che ha scritto una lettera di presentazione ai parrocchiani.
“Don Claudio -scrive il vescovo- viene a voi con gioia e speranza ma
anche con grande trepidazione perché bene conosce l’importanza e le risorse, umane e di fede, della vostra comunità, ma anche le problematiche,
gli impegni, le sfide che lo attendono. Ho chiesto a lui di essere il prete di
tutti, uomo di comunione, dialogo e ascolto ma anche di indirizzo e di decisione in modo che la comunità cristiana sia accogliente verso tutti, non
schierata, non escludente, non elitaria ma neppure sciatta o generica”.
La lettera prosegue con un invito (“stategli vicino, aiutatelo in questa fatica di servire la comunione e l’unità ecclesiale”) e con una considerazione
(“un prete ha bisogno di sentire attorno a sé la partecipazione, la collaborazione, la sintonia e l’affetto della propria comunità”).
Una lettera è stata scritta dal vescovo ai parrocchiani di Chiesina Montalese presso cui, don Ciurli continuerà a prestare servizio pastorale fino al
definitivo trasferimento (“La diocesi provvederà alle necessità della vostra
parrocchia in attesa di una nuova e definitiva sistemazione pastorale. La
comunità cristiana ha bisogno della partecipazione e della leale e disinteressata collaborazione di tutti: vi chiedo di essere vicini a don Claudio in
questo momento così importante per la sua vita”).
In mostra fino al 24 luglio il «Paliotto»
della chiesa di Santa Maria delle Grazie e
il parato per la «Domenica in Albis»
di Santa Maria degli Angeli
dalla presidente della Provincia, Federica Fratoni e dalla responsabile
del museo, Anna Maria Michelon
Palchetti, presenti le volontarie del
Moica (Movimento casalinghe) che
gestiscono il museo. I visitatori si
troveranno di fronte ad un tripudio
di fiori ricamati con arte e pazienza
da monache e suore di vari conventi
pistoiesi, a partire dal 1600. Tra tutti
i manufatti esposti spicca il «Paliotto» della chiesa della Madonna delle
Grazie, risalente al 1601, che, come
ha spiegato la professoressa Palchetti,
è un vero e proprio compendio di
botanica, con tutte le varietà di fiori,
ma anche uccelli, farfalle, serpenti,
insetti ed altri animaletti ricamati con
grande professionalità, che stupirà
senza dubbio i visitatori.
Analoghi motivi floreali si trovano anche nel parato per la «Domenica in Albis» del secolo XVIII, unico
per tipologia e raffinatezza decora-
ore 10: dibattito
ore 10.45: Soccorrere il prossimo in
montagna, relatore: Josef Hurton,
parroco di Solda e soccorritore
alpino
ore 11.15: L’accoglienza ai viandanti
sulla via di Sigerico in Val d’Aosta,
relatore: P. Klaus Sarbach, Canonico
Regolare del Gran San Bernardo
ore11.40: Architettura e liturgia: la
nuova chiesa a Maristella di Cremona,
relatore: Pietro Alquati, Biplano
Living Concept
ore12: dibattito
ore12.30 Greenaccord Network
ore13: Sintesi del Forum e prospettive,
relatore:Andrea Masullo, presidente
comitato scientifico Greenaccord
Ai danni delle “maree nere” non si può e non ci si deve abituare
Francesco povero ricco e Pastorale giovanile diocesana
Don Ciurli nuovo parroco
di Carmignano
E’
Unione cattolica stampa italiana
ore1: Tavola Rotonda: Nel cammino
si ritrova se stessi
Partecipano: Oscar Farinetti, ideatore di Eataly; Maurizio Zanolla,
alpinista; - Roberto Weber, direttore
dell’Istituto SWG; Gigi Borgiani,
segretario nazionale Azione cattolica;
Franco Torresani, “prete volante”.
ore17.45: tavola rotonda
ore18.30: Il documento della CeiI per la
Giornata della Salvaguardia del Creato,
relatore mons. Arrigo Miglio, presidente della commissione episcopale
Psl Cei
ore19: San Giovanni Fuorcivitas: Messa presieduta da mons. Arrigo Miglio
ore 21: Teatro Bolognini: cerimonia
conferimento Premio “Sentinella
del Creato”
Domenica 27 giugno
Sala dei Vescovi
Vita
La
20 GIUGNO 2010
tiva. Non si tratta, infatti, del classico
parato, composto da pianeta, piviale,
tonacelle e relativi accessori, bensì
di un insieme più complesso pensato
per la solennità principale del monastero benedettino di S. Maria degli
Angeli a cui partecipavano i canonici
della Cattedrale. Era quindi prevista
la compresenza di più sacerdoti per
i quali le monache benedettine predisposero questo parato composito in
seta ricamata. Rose, peonie, garofani
e altri fiori, dalle forme più varie,
con tralci vegetali, uniti in sinuose
volute ad elementi di fantasia, disposti in modo speculare, danno vita a
composizioni ricche ed elaborate.
Ad accogliere e guidare i visitatori
saranno le volontarie del Moica, che
spiegheranno loro le particolarità di
un’arte, quella del ricamo appunto,
che nei secoli è diventata una delle
caratteristiche di Pistoia.
Patrizio Ceccarelli
discografici di Fpr o eventuali offerte
per gli eventi musicali del gruppo
sono interamente devoluti a questa
associazione. “Ci sembrava un controsenso -spiega Agostino- andare a
cantar di Dio ed avere una parcella
per eventuali concerti. Con questo
tipo di mentalità abbiamo stretto
un forte legame affettivo negli anni
con diverse realtà diocesane italiane
come Prato, Alessandria, Bologna,
Teramo, Forli, Ferrara”.
Intanto si ricorda che sabato 19
giugno si terrà il Christian festival,
l’evento musicale che si svolgerà a
Narnali di Prato. L’incontro, a livello
regionale, di tutti i gruppi musicali di
ispirazione cristiana sarà replicato i1
26 a Ferrara.
INFO: sammarco-agostino@
libero.it, tel. 347.351.73.04 - www.
fpr.it.
Daniela Raspollini
Gli anziani
fanno festa
in memoria
di Luana
Caroli
I
n questi giorni gli ospiti del Villone Puccini vivranno una serata
di festa e di allegria in memoria di
Luana Caroli volontaria che, per
tanti anni, ha portato sollievo alle
loro sofferenze e che, con la sua
dolcezza e la sua amabilità, ha ridato loro la gioia di vivere.
A quattordici anni dalla sua
scomparsa, Luana infonde ancora
riconoscenza e serenità in chi,
come gli anziani del Villone, l’ha
conosciuta.
Anche quest’anno nell’anniversario della morte di Luana, i suoi
familiari, con i loro bimbi e tanti
amici, andranno a portare, oltre
a varie golosità, tanta spensierata
e allegria, proprio come faceva
Luana nelle tante giornate passate
con gli anziani del Villone, ridando
loro momenti di felicità.
Vita
La
S
ono Nadia Vettori,
nata a Ponte alla
Stella ma cresciuta a
Masiano. Non sono
suora né laica consacrata. Sono semplicemente donna
laica consacrata dal
mio battesimo.
Un canto brasiliano dice: “dal
Battesimo ho ricevuto una missione:
lavorare per il regno di Dio, annunciare il Vangelo alla gente, essere
profeta, sacerdote, re, pastore”.
Tutti noi riceviamo questo seme
di missionarietà nel Battesimo
Sono in missione da 36 anni.
Sono partita con l’invio, ricevuto
in Cattedrale dal vescovo di allora,
monsignor Mario Longo Dorni e
della diocesi di Pistoia
Dal 1974 al 2003 ho lavorato a
Manaus, nello stato dell’Amazonia,
come infermiera. Dal 2004 sono
a Balsas nello Stato del Maranhão.
(Balsas è la diocesi dove monsignor
Rino Carlesi, anche lui originario di
Masiano, ha lavorato e dato la vita
prima come missionario comboniano e poi, per 30 anni, come vescovo).
A Manaus ho lavorato per 12 anni
con i malati di hanseniasi (lebbra) e
poi con la pastorale dei bambini.
Una pastorale votata prevalentente
alla medicina preventiva, che lavora
con le mamme e famiglie insegnando
metodi semplici, attenzioni particolari, per fare in modo che siano loro
stesse a crescere meglio i loro bimbi,
iniziando dalla gestazione.
La Pastorale dei bambini è un’organizzazione comunitaria, di attuazione nazionale con un lavoro basato
sulla solidarietà e nel condividere il
“sapere” per la vita piena dei bambini.
Tutto questo fatto da “lideres” che
visitano mensilmente le famiglie e le
gestanti, orientandole sullo sviluppo
dei bimbi, sul valore nutrizionale
degli alimenti e in maniera particolare del latte materno, sul controllo
della denutrizione, la prevenzione di
incidenti domestici, il controllo delle
politiche sociali....
Nella diocesi di Balsas mi sto
occupando di un progetto di formazione pastorale e socio culturale
che ha come riferimento le idee, i
valori e la missione della propria
diocesi: missione evangelizzatrice,
trasformatrice e liberatrice.
Ma prima di parlare del progetto
in sé, vorrei contestualizzarlo con alcuni dati. La diocesi di Balsas è situata
a sud dello stato del Maranhão, ha
un’estensione di 65.000 Km2, popolazione di 200 mila abitanti con l’80%
cattolici, 18 comuni, 17 parrocchie,
26 preti e 30 religiosi.
20 GIUGNO 2010
comunità ecclesiale
n. 24
Nadia Vettori racconta se stessa
L’avventura
missionaria continua
Da Manaus a Balsas, un cambio di luogo
e di mentalità.
Un appello alla comunità diocesana
Lo Stato del Maranhão è lo
stato con gli indici di sviluppo più
bassi di tutto il Brasile. Il 75% della
popolazione minorile vive in condizioni di estrema povertà. 16% non
frequenta la scuola e il 10% non è
alfabetizzata (Unicef 2003). La città di
Balsas (chiamata oggi, Capitale della
Soja) ha circa 80 mila abitanti con
un aumento di 10% all’anno, dovuto
alle famiglie che vengono espulse
dalla campagna a causa dell’“agronegozio”, (monocultura della soja,
canna da zucchero e allevamento di
bestiame) e che cercano nella città
tutto ciò che hanno perso o che
hanno venduto a prezzi irrisori. La
maggioranza cerca ciò che non ha
mai avuto (casa, lavoro, educazione
per i figli, sistema sanitario efficiente)
ma finisce per aumentare le “favelas”
e tutto il resto: povertà, violenza,
malattie, prostituzione. Il Bairro Tresidela è uno dei più antichi della città
di Balsas. Per la sua configurazione
geografica e per lo spazio che ancora
offre, molte famiglie, vittime di questo
contesto, si sono lì insediate creando
la “Nuova Tresidela”. Nelle strade
più lontane di questo nuovo Bairro
risiedono 143 famiglie escluse dal
processo convenzionale di sviluppo
e impossibilitate a provvedere al proprio sostegno. Vivono in abitazioni
precarie, senza le minime condizioni
igieniche sanitarie e uno stipendio
fisso. Molte si sostengono attraverso
piccoli servizi o attività occasionali,
mentre altre, senza il minimo indispensabile per vivere, ritirano dalla
discarica il sostentamento e a volte
anche gli “alimenti” per la propria
sopravvivenza. A capo della famiglia
ci sono donne sole, responsabili della
casa e dei figli. La maggioranza degli
uomini, quelli che ancora vivono con
la famiglia, lavorano a tempo integrale
nelle fazendas de soja e tornano a
casa solo a fine mese per due, tre
giorni al massimo. L’analfabetismo
nega la possibilità di lavoro o di un
lavoro qualificato. La disoccupazione
e la mancanza di prospettive inducono i giovani alla droga, all’alcool o alla
prostituzione. La maternità precoce
è comune tra le adolescenti, mentre
i bambini vagano nelle vie alla ricerca
di ciò che è loro negato.
E’ in questo contesto che si inserisce
il nostro progetto “Diamoci le mani - Mutirão per una Tresidela Nuova”.
Un progetto che negando l’assistenzialismo e attraverso una metodologia partecipativa vuole offrire, dare gli
strumenti necessari per promuovere,
creare una comunità educante nella
fede e nella vita.
Vogliamo rendere possibile che le
persone siano libere per riconoscere
le loro potenzialita, le loro doti, la
loro intelligenza, la loro creatività,
senza che sia necessario pagare con
la propria dignità gli pseudo-favori
che ricevono.Vogliamo, percorrendo
i cammini della bellezza, arrivare fino
al loro cuore e aiutarli a far nascere
la bellezza che sta addormentata
dentro di loro.
Progetto è nato con l’aiuto
dell’ambasciata italiana in Brasile e
con l’offerta, da parte di questa, di
una biblioteca comunitaria. Questo ci
ha dato l’opportunita per costruire,
oltre la biblioteca, anche:
- la “Casa della comunità”. Si
tratta di una casa multifunzionale
che è diventata anche la Casa della
fede per tutta la formazione e l’attivita pastorale: messa, (1 domenica
al mese) celebrazioni della parola,
catechismo, studi biblici
- la “Casa della formazione” umana, sociale, artistica e professionale.
Qui si organizzano corsi richiesti
dalle stesse famiglie, per imparare
a ricamare, fare tappeti, sapone e
saponette, pane, biscotti, marmellate
e frutte sciroppate approfittando la
tanta frutta che abbiamo. Ai giovani
volontari della casa abbiamo offerto
un corso base di informatica.
- la “Casa dell’arte e della cultura”. Danza, capoeira, teatro, percussione, chitarra vogliono essere strumenti per arrivare agli adolescenti
e giovani e rendere loro la capacita
di sognare e credere in loro stessi
e nella vita. Vogliamo offrire loro
opportunità di crescita e di sviluppo
intellettuale e artistico preparandoli
alla vita e facendoli desiderosi del
bello, del buono e del vero attraverso
il piacevole mondo dell’arte Il mondo
della propria educazione.
- la “Casa dell’accoglienza” per
bambini, adolescenti e giovani. E’
una casa dove cerchiamo di curare
le ferite della mente, del cuore,
dell’anima. Molte volte dobbiamo
tentare di ri-costruire questi bambini
distrutti da tante violenze. Cosa che
non è facile...
- la “Casa dei sogni – dell’utopia”
dove si cerca di dare a chi vi entra, la
forza, il desiderio, il diritto di sognare
e sognare alto.
Questo progetto è iniziato con
l’aiuto dell’ambasciata italiana in Brasile ma la casa è stata costruita con
l’aiuto del Lions Castello di Prato,
della diocesi di Pistoia, della parrocchia di Masiano e di tanti amici di
tutta la diocesi. Ma non solo la Casa:
questo nostro progetto direi che è
un progetto di Pistoia perché continua a andare avanti, esclusivamente,
con gli aiuti degli amici di Masiano e
Pistoia. Salvo piccoli aiuti sporadici
di amici di Balsas.
Cosa è cambiato
per me
Ho dovuto, di nuovo, morire e
rinascere... un poco... Manaus - maggioranza di discendenza indigena,
Balsas – discendenza Africana.
Questo comporta differenza in
tutto. Nel parlare, nel nutrirsi, nel
comportarsi, nel relazionarsi con gli
altri e anche nella fede, nella religiosità popolare.
Per capire e vivere tutto questo è
necessario morire al vecchio sapere,
alle vecchie pratiche per rinascere,
imparare e viverne nuove e, come
Gesu, inculturarsi senza criticare,
senza giudicare. Cosa che non è facile
ma che dobbiamo tentare a ogni
momento, fino ad arrivarci.
E’ cambiato anche il lavoro. Lavoro tutto nuovo e di formazione
a tutti livelli. Lavoro che dobbiamo
verificare e rinnovare ogni giorno.
9
Cosa è cambiato
sul posto
Dove c’era una capanna... ora c’è
la casa della comunità; dove c’era
strada intransitabile, acqua scarsa
e luce precaria, oggi c’è una strada
lastricata, acqua quasi regolare e
luce normale; dove c’erano tutte
case di paglia ce ne sono alcune in
muratura; gli adulti dispersi stanno
partecipando e, alcuni, assumendo
responsabilità nella gestione della
Casa e del progetto e nella pastorale.
Gli adolescenti che ho trovato
al mio arrivo, spersi e senza orizzonti, sono ora un gruppo di giovani
volontari. Volontari nel lavoro della
biblioteca, che ora conta gia con
circa 2mila volumi ed è diventata
“punto di lettura” del Ministero
della cultura e in rete con tutte le
altre biblioteche del Brasile; volontari
nel doposcuola e nelle attivita con i
bambini; giovani che dopo vari anni
di catechesi hanno ricevuto il sacramento dell’eucarestia e della cresima
e ora sono catechisti e animatori del
gruppo di canto e liturgia; giovani che
hanno studiato e si sono preparati
per entrare nell’Università.
Molto è stato fatto... molto
rimane ancora da fare, e sempre
ci sarà da fare altro, a tutti i livelli.
Anche e soprattutto perché la vita
è dinamica, è una continua crescita,
un continuo cambiare, un continuo
ricominciare. Una novità sempre
nuova, con esigenze nuove che chiedono risposta, e... la formazione deve
essere continua.
Dopo un periodo in famiglia e
in diocesi, ripartirò i primi di luglio.
Pregate per me perché il Dio dei
poveri mi dia sempre la capacita di
rinovarmi, di rinascere per vivere
con i poveri di Dio.
Messaggio finale
prima di ripartire
Un passo del Vangelo di Giovanni
dice: ”Dio ha tanto amato il mondo
da consegnargli il Figlio, l’Unigenito
perché chiunque crede in lui non
muoia ma abbia la vita. Dio ha
mandato il figlio nel mondo, non
a giudicare il mondo ma perché il
mondo si salvi...”.
Dall’amore di Dio per il mondo
è scaturita la missione.
Il padre ha amato il mondo. Cioè
la totalità dell’essere e degli esseri,
e con un’amore speciale per ogni
singola creatura.
Qui sta il cuore della missionarietà: nell’assunzione consapevole di
questo amore di Dio per il mondo,
anzi nella partecipazione a questo
amore, donata dallo spirito Santo a
ogni cristiano, fin dal Battesimo.
C’è missione “là” e “qua”. Tutte
sono importanti ma più importante
è educarsi per assumere l’altro, il diverso lo straniero, il migrante. Il mondo dei poveri, delle culture “altre”. E
da qui nasce, l’importanza, l’urgenza
del “rilanciare” la parrocchia come
laboratorio di missionarietà.
Para-oikia = stare vicino alle case,
alla gente.
Parrocchia non come presidio
della fede ma come “itineranza”,
“missione”.
Che il ritorno alla missionarietà
vera, autentica nella nostra diocesi e
nelle nostre parrocchie, sia il primo
e promettente germoglio di una
Chiesa per il Regno. E’ questo che
auguro a tutti noi.
N.V.
10 comunità e territorio
S
embra impossibile,
ma gli imprenditori
pistoiesi, per la prima
volta dopo anni, guardano al futuro con
moderato ottimismo.
La crisi non è finita,
ma almeno pare abbia
toccato il fondo. L’euro debole favorisce le esportazioni e per questo gli
indicatori che riguardano gli ordini
dall’estero sono positivi (+5%). A
preoccupare in questo momento è
invece la disoccupazione, che avendo
raggiunto livelli molto alti, mette a
rischio la ripresa dei consumi. È quadro evidenziato dell’analisi congiunturale nell’industria pistoiese, relativa
ai primi 4 mesi del 2010, realizzata
dall’ufficio studi di Assindustria Pistoia e illustrata in conferenza stampa
dal direttore di Assindustria, Carlo
Stilli e dal responsabile dell’ufficio
studi, Renzo Vettori.
«C’è un miglioramento, ma
questo non vuol dire che la situazione stia andando bene – precisa
Stilli -, purtroppo la questione della
disoccupazione ci preoccupa molto,
perché questa poi si porta dietro una
crisi dei consumi e quindi il rischio
di uno sviluppo negativo. D’altro
canto, ci sono dei segnali di ripresa,
soprattutto dalle esportazioni».
E sono proprio gli ordini
dall’estero, risultati in crescita, a far
d
al 1° al 3 luglio
torna a Pistoia
la seconda edizione di «Vestire il paesaggio»,
la manifestazione che rinnova il
confronto tra i produttori del verde
ornamentale e i progettisti ed esperti
di paesaggistica a livello internazionale sul tema «Come si pensa e come
si produce il paesaggio di qualità».
La manifestazione internazionale,
organizzata dalla Provincia di Pistoia e dalla Fondazione della Cassa
di Risparmio di Pistoia e Pescia
con la collaborazione dei comuni
di Pistoia, Quarrata e Pescia, del
Distretto Vivaistico-Ornamentale
Pistoiese e di molti altri partner, ha
la finalità di proporre da Pistoia idee
innovative per la progettazione del
paesaggio, utilizzando pienamente
le opportunità offerte dall’ampia
gamma di piante coltivate nel distret-
s
ono circa 200 volontari che hanno
partecipato al corso per l’utilizzo del
defibrillatore semiautomatico e che
disporranno in totale di ben 47
apparecchi, capillarmente distribuiti
sul territorio, 14 dei quali, che vanno
ad aggiungersi ai 33 già collocati negli
impianti sportivi comunali, sono stati
consegnati l’altra settimana ai vari
soggetti che hanno aderito al progetto Pad (Pubblic access defibrillation).
La consegna degli apparecchi è avvenuta nel corso di una cerimonia che
si è svolta nella Sala del Gonfalone
del Palazzo comunale di Pistoia, presenti, tra gli altri, il vicesindaco Mario
Tuci e il direttore della Fondazione
Caript, Umberto Guiducci.
L’iniziativa fa parte di un percorso intrapreso già da diversi anni
dall’amministrazione comunale di
Pistoia, in collaborazione con l’Asl e
grazie al contributo della Fondazione
n. 24
Congiuntura
L’euro debole favorisce
l’export pistoiese
Dall’analisi di Assindustria i primi
spiragli di ripresa. Bene il metalmeccanico,
mentre stenta ancora il mobile
intravedere i primi segnali di ripresa,
soprattutto in alcuni settori.Tra questi, il metalmeccanico, le calzature e
il tessile-abbigliamento, che in questo
momento mostrano una maggiore vitalità. Per il metalmeccanico,
che a Pistoia vuol dire soprattutto
AnsaldoBreda e indotto, l’aumento
dell’attività è legato essenzialmente al
miglioramento degli ordini dall’estero, che sono stati valutati in crescita
da parte di una quota ampiamente
prevalente di aziende. Non positiva,
al contrario l’evoluzione degli ordini dall’Italia, per i quali è rimasto
negativo il saldo fra le valutazioni di
incremento e di diminuzione. Per il
calzaturiero da registrare in positivo
l’evoluzione dei livelli produttivi, che
anche nell’ultimo anno di crisi hanno
registrato una flessione inferiore
rispetto alla media nazionale. Le
previsioni sull’evoluzione probabile
del portafoglio ordini mostrano
una prevalenza netta degli ottimisti,
soprattutto, anche qui, per quanto
riguarda gli ordini dall’estero.
Stentano ancora, invece, l’edilizia e il mobile, settori per i quali la
ripresa sembra ancora lontana. Per
il mobile l’andamento negativo dei
livelli produttivi nasce soprattutto
dalla flessione della preponderante
componente estera, che già durante
l’anno precedente aveva mostrato
una evoluzione piuttosto deludente
(-21,4% tendenziale nel primo trimestre 2009).
Patrizio Ceccarelli
Vivaismo
Torna “Vestire il paesaggio”
Si rinnova il confronto tra i produttori
del verde ornamentale e gli architetti
del paesaggio a livello internazionale
to pistoiese e far emergere nuovi
indirizzi di ricerca per la produzione
di alberi ed arbusti, sempre più rispondenti alle nuove tendenze della
paesaggistica ed alle diverse istanze
della attuale realtà internazionale.
La principale tematica affrontata in
questa edizione sarà quella relativa
all’uso del verde per migliorare la
qualità della vita, affrontata in tutti i
suoi più diversi e molteplici aspetti,
incrociando quindi, come principali
tematiche quelle collegate all’uso del
verde, dell’ambiente, della salute, della pianificazione territoriale, del benessere, del turismo e della cultura.
L’edizione 2010 vedrà il più ampio
coinvolgimento degli operatori del
settore vivaistico e dell’indotto e
si svolgerà su tre giorni, in un’unica
sede convegnistica, a villa La Magia
di Quarrata. La manifestazione vedrà
coinvolto l’intero territorio della
provincia di Pistoia. Infatti saranno
organizzate diverse mostre sul verde
ed il paesaggio, esposte dal 25 giugno
al 25 luglio, in un percorso all’interno
di diversi siti artistici e significativi
della città di Pistoia; visite guidate
alla «Fattoria di Celle – Collezione
Gori» di Santomato, sito conosciuto
in tutto il mondo per l’unicità e la
particolarità della collezione di arte
ambientale; un evento che vedrà
protagonista la bellezza delle Terme
Tettuccio di Montecatini; e infine il
Premio Porcinai, all’interno del Parco di Pinocchio a Collodi. In questa
edizione, per rendere più diretto il
confronto con la realtà vivaistica del
territorio pistoiese, l’intera seconda
giornata del convegno sarà dedicata
alla visita delle aziende vivaistiche del
territorio pistoiese e alla particolarità e eccellenza delle loro produzioni.
P.C.
Progetto Pad
Arrivano 14 nuovi
defibrillatori
Saranno collocati nei luoghi più
frequentati della città. Sono oltre 200
i volontari abilitati ad utilizzarli
Caript, per rendere più sicuri non
solo i luoghi dove si pratica l’attività
sportiva, ma anche gli spazi pubblici
più frequentati.
I nuovi 14 defibrillatori verranno
infatti collocati sulle auto della polizia
municipale (tre), al tribunale (due),
all’Apt, nella sede della Società sportiva bocciofila del Villaggio Belvedere, al
Mèlos, al teatro Manzoni, al Bolognini,
alla biblioteca San Giorgio, nel Palazzo comunale, all’ufficio tecnico di via
dei Macelli e nelle sale espositive di
Palazzo Fabroni. Ovunque ci sarà personale adeguatamente formato che
all’occorrenza saprà come utilizzarli.
Sono circa 300 le persone, in tutta
la provincia di Pistoia, che ogni anno
vengono colpite da arresto cardiaco.
Di queste meno di 200 sono sottoposte a manovre di rianimazione
(non sempre è possibile intervenire
in tempo). Si calcola che nell’era
pre-defibrillatori il 22% delle persone
colpite da arresto cardiaco arrivavano vive al pronto soccorso, mentre
Vita
La
20 GIUGNO 2010
dopo la diffusione dei macchinari
sul territorio questa percentuale
è addirittura raddoppiata (44%).
Nel 2008 sono state 62 le persone
salvate grazie al defibrillatore, nel
2007 furono 53, nel 2006 36 e nel
2003 19. «Si tratta di un ulteriore
passo – spiega il vicesindaco Mario
Tuci – nella direzione importante di
garantire sempre maggiore sicurezza
non solo agli sportivi, ma ai cittadini
in genere». P.C.
Uno sportello
per le energie
rinnovabili
A
Pistoia uno sportello per
le energie rinnovabili. E’ questo,
in pratica il frutto di una convenzione firmata lo scorso 8 giugno
fra la Provincia di Pistoia e Legambiente Centro nazionale Fonti
Energetiche Rinnovabili. Nascerà
dunque il primo sportello che
opererà in tutto il territorio provinciale.
“Si tratta di una iniziativa particolarmente importante -ha detto
il Presidente di Legambiente
Toscana Piero Baronti- dato che
per circoscrivere i cambiamenti
climatici è necessario sviluppare
impianti di produzione di energia
da fonti rinnovabili quali quella
solare, quella fotovoltaica, la eolica, la geotermia e quella costituita
da piccoli impianti a biomasse
della filiera corta. Lo sportello
informativo avrà dunque una
utilità per tutti quei cittadini che
vogliono contribuire a preservare
la terra dai pericoli e il suo futuro
da possibili inquietanti scenari.”
Per l’assessorato all’ambiente
la nascita di questo sportello è
ritenuta come una risposta alla
mancanza di informazione e di
promozione sul territorio delle
novità sul risparmio energetico.
“La sua funzione va oltre quella
del rispetto dell’ambiente -ha
detto l’assessore Fragai- ma
cercherà anche di assumere una
certa importanza anche dal punto
di vista economico e quindi oltre
che sul risparmio e la sostenibilità
anche su altre situazioni che con
il tempo non potranno che avere
effetti positivi.”
Lo sportello rientra in una serie
di impegni presi fra Legambiente
e la Provincia nell’ambito di un
accordo quadro energia e rifiuti
in cui la Provincia si era impegnata a suo tempo a rispondere
a delle sollecitazioni provenienti
dal territorio a predisporre un
certo tipo di servizio capace di
informare orientare e supportare
sia i cittadini che le imprese oltre
alle varie associazioni di categoria.
Sarà aperto 12 ore a settimana,
sarà gratuito per l’utenza e gli addetti saranno presenti a rotazione
anche un giorno a settimana nei
vari Comuni della provincia per
semplificare la vita a cittadini e
imprese. Fra i suoi compiti c’è
quello di iniziare una campagna di
sensibilizzazione verso il pubblico,
di attivare uno sportello on line
sul sito della provincia, di divulgare informazioni per favorire
l’utilizzo di dispositivi a risparmio
energetico, di dare indicazioni sui
finanziamenti agevolati offerti dagli Istituti bancari del territorio e
di fornire notizie su quelle realtà
locali che si occupano dell’energia
per diffondere la conoscenza di
attività e tecnologie di risparmio.
Edoardo Baroncelli
Vita
v
La
erde, musica
e solidarietà.
Sono stati gli
ingredienti
del successo
della serata
promossa dalla Fondazione
Giorgio Tesi onlus e dalla Circoscrizione 2, che si è svolta
sabato negli spazi esterni della
Fondazione Tesi, in via Badia a
Bottegone.
Nel corso della serata, organizzata per raccogliere fondi per il «Progetto Martina»,
che prevede la costruzione di
una scuola in un quartiere degradato della città argentina di
Salta, si sono esibiti, di fronte
ad un folto pubblico, il Coro
Giovanile Pistoiese, il Coro
parrocchiale San Pietro e il
Coro Genzianella.
La realizzazione della
scuola nella città argentina
di Salta è ormai in fase di
completamento e nel corso
della serata è stato illustrato
l’intero progetto e lo stato dei
lavori. La scuola sorge all’interno di una missione dove
operano le suore Ancelle del
Signore, che gestiscono una
“
Officinae”
sta per
diventare
maggiorenne. Con la
prossima
edizione
2010-2011 il laboratorio comunale aglianese di ceramica
e di disegno, curato dal 1993
da Vanni Melani, compirà il
suo 18esimo anno di età.
La vita di “Officinae” è
stata davvero movimentata:
in questi anni i corsisti che
hanno preso parte all’apprezzato laboratorio hanno
partecipate alle più disparate
attività culturali dai viaggi per
l’Italia, al ricevimento di ospiti
prestigiosi passando per l’allestimento di mostre ed esposizioni e per l’assidua presenza
alla Mostra mercato allestita,
fino al 2009, in occasione dei
festeggiamenti del “Giugno
aglianese”. “Purtroppo negli
ultimi 4 anni – ci riferisce
v
enerdì 18
giugno alle
16, presso
la Fondazione Conservatorio
San Giovanni si è tenuto un
incontro dedicato al progetto
“Casa della musica”.
L’idea di realizzare una
“Casa della Musica” nasce
dalla necessità di valorizzare la
vocazione musicale di Pistoia
ed il suo prezioso patrimonio
legato alla tradizione locale,
e dalla volontà di dotare la
città di un luogo aperto di
sperimentazione e di divulgazione musicale, recuperando
allo scopo uno dei maggiori
complessi architettonici del
centro storico, ad oggi sottoutilizzato.
L’obiettivo è coniugare
le prerogative di tutela del
progetto di restauro con la
realizzazione di un nuovo
polo culturale in grado di ri-
20 GIUGNO 2010
comunità e territorio
n. 24
Progetto Martina
Pistoia
Raccolti fondi per una
scuola in Argentina
Verde, musica e solidarietà per un
progetto che vede protagonista
la congregazione delle Ancelle
del Signore con la loro missione
nell’America Latina
di Patrizio Ceccarelli
scuola anche qui a Pistoia, al
Nespolo. Il progetto è partito
circa due anni fa e già è stato
ultimato il primo piano, che
al momento accoglie circa
80 bambini. Adesso c’è da
completare l’opera e naturalmente per farlo occorrono fondi. Quelli raccolti nel
corso dell’iniziativa di sabato
ammontano a 1.370 euro.
Alla manifestazione, oltre alle
suore del Nespolo, erano
presenti anche i genitori di
Martina, una bimba prematuramente scomparsa, nel
cui ricordo si è sviluppato il
progetto omonimo.
Nel corso dell’incontro
musicale, cui è seguito un
buffet, sono stati ricordati gli
obiettivi della Fondazione Tesi,
ufficialmente presentata alla
comunità pistoiese lo scorso
20 dicembre, che ha finalità
Agliana
18 anni di “Officinae”
il curatore del laboratorio,
Vanni Melani – con i tagli al
settore della cultura abbiamo
dovuto ridimensionare le nostre iniziative”. Ciò che non
è cambiata è, però, la qualità
delle splendide realizzazioni di
ceramica da parte dei corsisti
di Officinae. Recentemente si
è svolto un incontro per fare
il punto su quanto portato
avanti in questi anni dal laboratorio aglianese che ha dato
lustro e rilevanza al Comune
di Agliana anche fuori dalla
Provincia di Pistoia. Officianae
è, innanzitutto, l’unico laboratorio che in 17 edizioni ha
sempre mantenuto lo stesso
operatore e che può basarsi,
quindi, su personale preparato
e qualificato. La particolarità
della stagione 2009-2010 è
stata la realizzazione delle
compostiere artistiche, idea
nata da due corsisti molto
attenti alle problematiche
ambientali. “La concreta costruzione delle compostiere
artistiche –evidenzia ancora
Melani– è stata curata dalla
ditta Masini di Impruneta
che le esporrà nel centro
della cittadina fiorentina in
occasione di un’importante
manifestazione locale. L’idea
della compostiera come opera d’arte è apprezzata da molti
anni in paesi europei come
Germania, Belgio e Francia e
da qualche tempo lo è anche
in Italia”.
Trattando di Officinae è
inevitabile ricordare il con-
tributo apportato da Vanni
Melani che, impegnato da
decenni nel campo dell’arte
e dell’insegnamento (anche
scolastico) della stessa, vede
le sue opere diffuse in tutto il
mondo: sculture e bassorilievi
dell’artista pistoiese sono
giunte addirittura in Perù e
in Nuova Zelanda. I “maestri”
di Vanni Melani sono stati
personaggi di grande rilievo
umano e culturale come il
padre Vasco, Jorio Vivarelli e
Umberto Mariotti. Con Melani il laboratorio comunale
aglianese e con esso la nostra
cittadina, è diventato, quindi,
un punto di riferimento in tutta la Provincia sia da un punto
di vista artistico che storico.
Marco Benesperi
Conservatorio San Giovanni
Il progetto
“Casa della Musica”
generare il luogo, creando uno
spazio multiforme dedicato
alla musica: non solo una degna
e attrezzata cornice espositiva,
ma anche un luogo aperto
di promozione della cultura
musicale, di grande interesse
per il territorio, in una dimensione non solo locale. Si tratta
del recupero della parte più
antica dell’ex Conservatorio
di San Giovanni Battista, oggi
in parziale disuso, che occupa
un vasto comparto del centro
storico. L’intervento prevede il
recupero di oltre 2500 mq di
superficie coperta che interessano spazi di grande pregio:
l’ex chiesa di San Giovanni, i
due chiostri di Santa Chiara
e Santa Lucia, la cucina con
il monumentale camino, la
canova, il refettorio, l’archivio
storico e la pinacoteca. E’ inoltre prevista la riqualificazione
del giardino retrostante, di
oltre un ettaro, per restituirlo
alla piena fruibilità della città
e dei visitatori esterni, collegandolo con nuovi percorsi
alla rete pedonale urbana e
connotandolo come “giardino
dei suoni”, con la realizzazione
di un “teatro di verzura” per
esibizioni all’aperto.
La cinquecentesca chiesa
di San Giovanni viene reinterpretata come auditorium
per la musica, con una serie
di servizi connessi. E’ prevista
anche la piena valorizzazione
del Centro di documentazione
musicale e della Collezione
Tronci di strumenti a percussione, già oggi ospitati nei
locali del Conservatorio, e
la realizzazione di spazi per
mostre temporanee e per la
divulgazione e sperimentazione musicale.
L’incontro di venerdì, oltre a presentare lo stato di
avanzamento del progetto,
inserito nel Piuss del Comune
di Pistoia, è l’occasione per far
scoprire gli spazi interessati
dal recupero che sono ai più
sconosciuti, in quanto per gran
parte inaccessibili ai fruitori
esterni.
11
U
In comune
si parla
di stalking
n ordine del giorno che considera il fenomeno dello
stalking (dall’inglese ‘inseguire ossessivamente’) come un
problema psico-sociale diffuso nella società odierna, che
comporta lo stravolgimento dell’esistenza per coloro che ne
sono vittime.
Rivolto a Parlamento e Governo nazionali, l’ordine del giorno
è stato presentato nel Consiglio comunale di Pistoia, per richiedere di includere nel testo delle legge sulle intercettazioni
e quindi nella legge sullo stalking approvata negli ultimi anni,
la possibilità dell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche ai
fini dell’indagine. Fino ad oggi, infatti, la pena prevista per tale
reato, dai sei mesi ai quattro anni, non è rientrata nel tetto
dei cinque necessari per poter ascoltare una telefonata. L’intercettazione telefonica costituisce prova certa a disposizione
del magistrato, soprattutto nei casi nei quali l’identità del
molestatore è sconosciuta alla vittima. L’ordine del giorno
è stato approvato dalla maggioranza e dal gruppo consiliare
dei Verdi – Arcobaleno, astenuti i gruppi di AN e Lega Nord
Toscana in quanto in commissione Giustizia del Senato è già
stato presentato un emendamento in tale direzione, da parte
del senatore Luigi Li Gotti (IdV), approvato all’unanimità, e
la ministra delle Pari Opportunità Mara Carfagna si è detta
disponibile alla modifica. Il nuovo testo però deve esser ancora
approvato dalle due Camere.
Secondo un recente rapporto dell’Osservatorio nazionale
sullo stalking, la Toscana è la prima regione in Italia per numero
di casi, anche se questo dato dimostra anche la disponibilità
dei cittadini toscani a denunciare il reato, vista la presenza nel
territorio di vari Centri Antiviolenza che da 20 anni operano
in sinergia con le istituzioni locali. Si è detto vittima dello
stalking il 39% degli intervistati, sulla base di 9.600 questionari
distribuiti, dal 2002 al 2007, in 16 regioni italiane.
Leonardo Soldati
Quarrata
Novant’anni
per Brunello
Carradori
B
runello Carradori compie novant’anni e i suoi amici
della Cisl di Quarrata e Pistoia hanno organizzato un incontro conviviale per festeggiarlo tutti insieme a “La Civetta di
Quarrata” mercoledì 30 giugno alle 9,30.
Nato a Canapale nel 1020 Brunello Carradori è sposato
con Loretta Pacelli, dalla quale ha avuto due figli (Gianluca e
Giorgetta) che gli hanno regalato 3 nipoti, due maschi e una
femmina.
Brunello da giovane ha fatto il sarto, ma è anche stato ciclista dilettante ai tempi di Bartali negli anni 40/45.
Nel dopoguerra è entrato in Comune a Quarrata, all’ufficio
anagrafe, dove stato impiegato per lungo tempo, fino ad
arrivare alla pensione servendo il sindaco di allora,Vittorio
Amadori per 25 anni e meritandosi l’appellativo di “Informatutto” in virtù della sua memoria eccezionale.
Ha militato nell’Azione cattolica, poi nella Dc, nelle Acli e
infine nella Cisl di Pistoia. Nella funzione pubblica, insieme
al compianto maestro Giovanni Maraviglia, ha militato anche
come rappresentatte degli invalidi civili e di guerra di Pistoia. Come rappresentante della Cisl quarratina ha provveduto a rilanciarla negli anni ‘80. Infine è stato co-fondatore
della arciconfraternita “La Misericordia di Quarrata” dal
1986 al 90, ricoprendo la carica di cassiere, tesoriere e
provveditore.
Senza voler fare un panagirico esagerato, si può dire che
è stato un cittadino esemplare, dinamico, verace, che si è
speso e si spende ancora per la sua famiglia e per la società
civile nel suo insieme.
Si dice che chi sta in grazia di Dio vive a lungo; infatti Brunello è stato a lungo nella Chiesa di Quarrata ai tempi di
don Aldo Ciottoli come tesoriere‑contabile.
Mauro Manetti
12
a
n. 24
tleti a ogni
e t à , s o rridenti e
vincenti.
Addirittura iridati.
Rosaria David e Romano
Lomis (nella foto), tesserati
per la squadra master della
Silvano Fedi, sono stati recentemente protagonisti, ad
Albignasego in provincia di
Padova, di due corse valevoli
rispettivamente quali Settima
Prova mondiale di corsa alternata mista e Campionato
italiano Aics di retro running
(corsa all’indietro). Nella gara
di retro running, sulla distanza
di 3 chilometri, la David, 55
anni, ha ottenuto, al termine
di una prestazione scintillante,
il secondo posto nella pro-
Sport: podismo
contropiede
Rosaria e Romano,
l’iride a Pistoia
ning, mentre Lomis correva
in avanti, poi a metà percorso
c’è stato il cambio tra i due,
senza alcuna sbavatura. “Rosaria è stata bravissima _ ha
commentato Romano Lomis
_ perché ha messo una grinta
eccezionale, specie nei primi
500 metri. Aveva intuito che
tenevo moltissimo alla corsa
ed è andata alla grande. Quanto a me, ho corso in scioltezza,
ero sicuro di fare una grande
prestazione, carico com’ero,
mentalmente e fisicamente.
Abbiamo superato due coppie
sulla carta più forti di noi e
appena tagliato il traguardo ci
siamo resi conto subito di aver
vinto. È stata una grossa soddisfazione quando il presidente
del CONI ci ha consegnato le
maglie di campioni mondiali.
Non ho parole per descrivere
la nostra gioia. L’alternata mista è una nuova specialità, che
pian piano si sta affermando.
Siamo contenti di aver dato
lustro alla Silvano Fedi e alla
città di Pistoia”. La piccola Pistoia, dunque, diventa, di tanto
in tanto, grande con giovani e
meno giovani: merito, spesso,
degli sport a torto ritenuti minori e di sportivi più persone
che personaggi. Così come
dovrebbe sempre essere.
Gianluca Barni
Comincia bene scegli la qualità !
di Enzo Cabella
f
pria categoria, conquistando
quindi una splendida medaglia
d’argento. Il 70enne Lomis,
vigile del fuoco in pensione,
si è classificato sesto anche
se, per sua stessa ammissione, non ha dato il tutto per
tutto perché aveva puntato
tutte le proprie chance sulla
competizione alternata mista.
In quest’ultima sfida, dinnanzi
a una settantina di avversari e
lunga un chilometro, la coppia
David-Lomis ha letteralmente
stupito: dapprima è stata la
David a correre in retro run-
PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE
Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633
- [email protected] - [email protected]
SEDE PISTOIA
Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected]
FILIALI
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Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]
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Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]
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BOTTEGONE
Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]
Vita
La
20 GIUGNO 2010
allito l’obiettivo della promozione in serie D, la
Holding Arancione ha deciso di cambiare, uomini
e strategie, e imboccare strade nuove. Al posto
di Fabio Fondatori, persona piena di entusiasmo
e voglia di fare ma troppo legato al carro del
sindaco, di cui è portavoce, i soci della finanziaria
hanno scelto Orazio Ferrari, architetto, affari
nel settore immobiliare. Il neo presidente era già stato ai
vertici della Pistoiese 14 anni fa, quando insieme all’amico
Andrea Baldi fu chiamato dal presidente Roberto Maltinti
a gestire la società. Ferrari, sportivamente parlando, è un
vincente. Tre anni fa ha creato il Pistoia Club e in tre anni ha
vinto tre campionati di fila, passando dalla Terza categoria
alla Promozione. Per non far morire il Pistoia Club, che lui
ha sempre considerato un gioiello di famiglia, Ferrari ha trasbordato nella Pistoiese l’allenatore Riccardo Agostiniani, il
direttore generale Roberto Agostiniani (che non è parente
dell’allenatore) e il direttore sportivo Daniele Piemontesi.
Quest’ultimo collaborerà con Federico Bargagna, prelevato
dal Rosignano con la masione di consulente di mercato,
nell’allestimento del nuovo organico, che sarà notevolmente
rinnovato e ringiovanito. Infatti, sono parecchi i giocatori
in partenza: di sicuro Innocenti, Olivieri, Chimenti, Bencistà, Rojas, Pifferi, Di Stefano, Petrilli, Lavorini e Bartoli, che
saranno seguiti da qualcuno tra Flauto, Benedetti, Breschi,
Carfora, Semboloni, Righini, Fedi e Paolicchi. In conclusione,
a oggi sono soltanto tre quelli che vestiranno ancora la maglia arancione: Gemignani, Calanchi e Marrani. Ma le novità
non saranno limitate solo alla Pistoiese. E’ molto probabile
che cambi anche il presidente della holding, Andrea Bonechi.
Dipenderà dall’ammontare delle quote che Ferrari, Bozzi e
qualche altro sottoscriveranno quando sarà deciso l’aumento di capitale sociale. C’è, quindi, tutta l’intenzione di cambiare rotta, programmare il futuro e scegliere gli uomini
che intendono gestirlo.
Il Pistoia Basket, dopo l’uscita di scena dei fratelli Carrara
e del loro marchio Carmatic come primo sponsor, sta pensando al futuro con non poca apprensione. Le disponibilità
finanziarie sono piuttosto limitate, si è alla ricerca di un nuovo importante sponsor, i giocatori migliori se ne sono andati.
Dirigenti e tifosi vivono giorni inquieti, dunque, in quanto
davanti non c’è una solida prospettiva, il futuro è nebuloso. Il
budget sarà giocoforza ridotto. Sono solo tre i giocatori che
hanno il contratto anche per il prossimo anno: Toppo, Infanti
e Berti. Tuttavia, si farà il possibile per far restare Fucka, che
nonostante i suoi 39 anni è ancora in grado di dire la sua in
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Vita
La
Nel mondo 215
milioni di bambini
sfruttati
20 GIUGNO 2010
dall’Italia
n. 24
Lavoro minorile
Il sorriso rubato
R
espirare il
piombo mentre si cerca
un grammo
d’oro da rivendere sul
mercato illegale per portare a casa qualcosa da
mangiare. E restare così intossicati
per avvelenamento da piombo. Una
vera e propria strage di bambini in
Nigeria: 111 ne sono morti nel Nord,
intorno alle miniere dello Stato di
Zamfara. In totale il bilancio ufficiale
da gennaio è di 163 vittime, ma i
morti potrebbero essere di più. Le
ultime cifre fornite dall’Ilo, l’agenzia
dell’Onu che si occupa di lavoro,
parlano di 215 milioni di minori
impiegati in attività lavorative, senza
alcuna retribuzione o con salari irrisori. Ben 115 milioni sono impiegati
in attività pericolose. Sul fenomeno
dei bambini lavoratori sfruttati abbiamo chiesto un parere a Marco
Griffini, presidente dell’associazione
“Amici dei bambini” (Aibi).
Una grande piaga
Purtroppo la piaga del lavoro
minorile è molto estesa nel mondo:
“Quando ci sono episodi clamorosi
come quello successo in Nigeria -
l’
ospedale “San
Camillo Forlanini” di Roma
e la cooperativa sociale “Be
Free” hanno
organizzato l’8
giugno nella capitale un convegno dal titolo “Codice violenza:
Sportello donna h24 al Pronto
soccorso del San Camillo”, per
promuovere un progetto pilota
contro la violenza alle donne e
ai minori da estendere alle altre
aziende sanitarie della Regione
Lazio. Nel corso dell’incontro
è stato presentato il “Dossier
Sportello donna h24 (novembre
2009-maggio 2010)”, curato dalla
cooperativa “Be Free”.
La violenza contro le donne.
“La violenza - ha detto Maura
Cossutta, referente del progetto
del San Camillo - si consuma nel
silenzio e dal silenzio continua
ad essere avvolta”. “La violenza
sessuale e domestica - ha sottolineato Cossutta - è un fenomeno
esteso e sempre più rilevante”.
Per il consigliere regionale Isabella Rauti, “il progetto pilota potrebbe creare una rete di servizi
che ancora non ci sono. È un’iniziativa di frontiera che va incoraggiata e sostenuta”. Francesca Monaldi, vicequestore aggiunto della
Questura di Roma, ha affermato
che “il lavoro delle forze dell’ordine è in rete con le altre istituzioni” per far “uscire le donne dalla
spirale della violenza”. Il pubblico
ministero Roberto Staffa ha ricordato il “cambiamento culturale” degli ultimi anni: in passato, ha
precisato, “la violenza domestica
13
risce - non vuol dire un padre e una
madre che ti hanno generato, ma una
famiglia che ti accoglie e ti accudisce”.
È necessaria, a giudizio del presidente di Aibi, “una presa di coscienza
sociale e culturale del fenomeno
e poi intervenire, collocando ogni
bambino in una famiglia, attraverso
gli istituti dell’affido, dell’adozione e
le case famiglia”.
Anche in Italia
afferma Griffini - salgono agli onori
delle cronache, se ne parla sui media,
ma non vengono fuori gli episodi di
tutti i giorni che riguardano persone singole. Noi, che gestiamo le
tematiche dell’emergenza abbandono dei bambini, sappiamo che lo
sfruttamento è la piaga maggiore”.
Recentemente, ricorda il presidente
di Aibi,“sono state ritoccate le stime
dei minori abbandonati, passando da
143 a 163 milioni, negli ultimi cinque
anni. Il problema grosso si presenta
quando un bambino abbandonato
lascia la struttura di assistenza, al
compimento del diciottesimo anno
di età. I ragazzi sono letteralmente
buttati in mezzo alla strada e in quel
momento si crea il grande problema
degli sfruttamenti”.
Prendere coscienza
Di fronte al dramma dello sfruttamento lavorativo dei minori, secondo
Griffini, il primo passo da compiere
è “il prendere coscienza che i minori
devono stare in famiglia. Noi stiamo
lanciando da qualche anno presso le
istituzioni dell’Onu e il Parlamento
europeo l’idea di riconoscere la
categoria degli ‘Out of family children’, cioè coloro che sono fuori
dalla famiglia, come vittime sociali. Il
minore che è collocato fuori da una
famiglia è un minore a rischio e come
tale deve essere trattato. Anche nello sfruttamento lavorativo si deve
capire se alle spalle c’è una famiglia”.
E “avere una famiglia alle spalle - chia-
Quanto siamo lontani da una
cultura di vero rispetto dell’infanzia?
“Tanto - risponde Griffini -. Persino
in Italia esiste il problema, come dimostra il fatto di non sapere quanti
sono esattamente i minori fuori famiglia nel nostro Paese: ci sono stime
di 32-34-36 mila bambini”. Rispetto
al problema dello sfruttamento nel
mondo del lavoro, spiega il presidente
di Aibi,“i minori fuori famiglia in Italia
sono, comunque, tutelati e curati.
Lo sfruttamento può capitare per i
minori che hanno una famiglia e non
sono, perciò, inseriti nel sistema di
protezione dell’infanzia; minori che
vivono, quindi, in una famiglia che
li sfrutta”. In questi casi “è difficile
intervenire anche da parte delle autorità nei confronti della famiglia.Anche in caso di sfruttamento del figlio
per lavoro minorile o per mendicare
nelle strade non c’è un’interruzione
automatica della patria potestà, ma
si cerca di recuperare la relazione
anche quando è clamorosamente
finita”.
Responsabilità
Violenza alle donne
Rompere il silenzio
Uno “sportello” contro un fenomeno esteso e nascosto
di Patrizio Ciotti
non era considerata”, ma oggi
si è preso finalmente “coscienza
del problema”. In Italia, secondo
un’indagine Istat del 2006, risulta
che “6.743.000 donne tra i 16 e i
70 anni hanno denunciato di essere state vittime di violenza fisica
o sessuale nel corso della vita” e,
in particolare, “circa un milione di
donne hanno subito stupri o tentati stupri”. “Il 14,3% delle donne
- ha proseguito Cossutta - ha
subito almeno una violenza fisica
o sessuale dal partner”, e solo
il 7% di loro “lo ha denunciato”.
“Il sommerso continua”, quindi,
“a essere la norma”. Inoltre, ha
aggiunto la curatrice del progetto,
“appare ben più grave un altro
dato: il 33,9% delle donne che
subiscono violenza dal partner
e il 24% di quelle che l’hanno
subita” da altri, non ne parla “con
nessuno”. I dati evidenziano infine
che “il 30% di coloro che hanno
assistito a violenze nella propria
famiglia d’origine, il 34,8% di coloro che l’hanno subita dal padre”
e “il 42,4% di chi l’ha subita dalla
madre, divengono violenti con la
propria partner”.
Lo “Sportello donna h24” è attivo dal novembre 2009 presso il
Pronto soccorso del “San Camillo
Forlanini” di Roma; gestito dalla
cooperativa sociale “Be Free”, è
finanziato dall’azienda ospedaliera. È un punto d’ascolto e di
accoglienza permanente, aperto
24 ore al giorno, tutto l’anno,
cui possono accedere donne e
minori vittime di maltrattamenti
all’interno delle famiglie, di violenze e stupri, con consulenza
e assistenza anche legale. Tra gli
obiettivi immediati: una maggiore
collaborazione tra forze dell’ordine, magistratura, servizio sanitario
nazionale e privato sociale, l’adeguamento tra legislazione regionale e procedure, e l’attivazione del
centro antiviolenza dell’ospedale
San Camillo come luogo di riferimento per tutta la Regione Lazio.
Il compito del futuro centro, ha
spiegato Oria Gargano, presidente di “Be Free”, “sarà di assistere
le vittime di violenza sessuale
e domestica e di coordinare la
formazione insieme agli esperti di
queste tematiche, in accordo con
i Comuni, le aziende ospedaliere e
sanitarie locali”. Inoltre, ha aggiunto Gargano, verrà creata una banca dati “con le realtà istituzionali e
non istituzionali”, per definire meglio il problema e “attuare misure
di prevenzione”.
“Ai consultori, ai centri dell’associazionismo femminile e del volontariato sociale - ha continuato
Cossutta - arrivano donne che
hanno già deciso di chiedere aiuto
per uscire da un legame violento”,
mentre “al pronto soccorso di un
ospedale arrivano donne diverse,
non meno sofferenti, ma ancora
incapaci di dare un nome a ciò
che è avvenuto”. Sono donne
che “si nascondono dietro storie
d’improbabili cadute accidentali
o incidenti domestici contro spigoli di porte, o eventi altrettanto
inverosimili”. Donne che “non riuscirebbero a pronunciare la parola
violenza sessuale per descrivere
i rapporti subiti dopo minacce o
percosse”. Gli ambulatori medici
e gli ospedali, ha osservato Cossutta, “sono luoghi dove non è
facile trovare il tempo per curare
con attenzione ferite nascoste” o
“comprendere il contesto sociale
e familiare delle persone che vi si
rivolgono”. Di qui la necessità di
“attuare un’azione di prevenzione”, fornendo agli operatori sanitari “una preparazione adeguata
ad ascoltare in un modo diverso,
a prestare attenzione anche alle
parole non dette, perché troppo
difficili da pronunciare”. Tuttavia
“l’ascolto, la comprensione, l’empatia” non sono sufficienti “a determinare nella donna la scelta di
uscire dalla violenza”, che richiede
“un percorso ben più lungo e
tortuoso”. Chiunque si “occupi di
questo problema - ha concluso
Cossutta - conosce il rischio di
tramutare l’iniziale comprensione
in giudizio negativo, in sofferenza,
in esplicita intolleranza”.
etica
Lo sfruttamento del lavoro minorile, comunque, è più diffuso in Paesi
in via di sviluppo. “Anche in questo
caso - sostiene Griffini - si tratta, di
solito, di minori inseriti nelle loro
famiglie. In realtà, il fenomeno dello
sfruttamento riguarda o le famiglie
che abusano della loro autorità o
il minore che esce dal sistema di
protezione; e questo può avvenire
quando vuole, perché le fughe sono
all’ordine del giorno”. Anche il fenomeno dei “meninos de rua” (bambini
di strada), in Brasile, ormai notissimo,
si potrebbe contrastare “se passasse
la cultura che il minore non può stare
fuori dalla famiglia. Purtroppo, però,
non c’è decisionismo su situazioni
familiari precarie. E questo perché c’è
la cultura del rispetto della famiglia
di origine, che da un lato può essere
anche giusta perché si tratta di una
relazione importante, dall’altro preclude la possibilità di dare a questi
minori un’altra famiglia e un futuro
migliore”. Quando c’è un conflitto
tra diritto di adulto e minore, rileva
il presidente di Aibi, “prevale sempre
il diritto o l’interesse dell’adulto,
anche purtroppo nelle situazioni di
abbandono o di sfruttamento del
minore. Siamo ancora una cultura
adulto-centrica. Si deve fare un cammino culturale e prendere coscienza
che il minore, sia abbandonato sia
sfruttato, anche se non è mio figlio,
interroga la mia responsabilità etica.
Anche se non sono colpevole dell’avvelenamento in Nigeria, comunque
mi devo sentire responsabile perché
sono coinvolti dei minori, che devo
considerare come miei figli. Se ogni
padre, ogni madre avesse questa
coscienza della responsabilità etica
verso un minore in difficoltà, le cose
cambierebbero in meglio”.
14 dall’Italia
“
Di fronte alla gravità della situazione l’imperativo è
quello di tornare a
pensare e operare
per lo sviluppo”. È
questa, secondo il
segretario generale della Cei, mons.
Mariano Crociata, la priorità dinanzi
alla crisi finanziaria ed economica in
corso. Il vescovo è intervenuto l’8
giugno a Roma alla presentazione
del volume “Chiesa e capitalismo”
(Morcelliana, Brescia 2010) del filosofo del diritto e presidente emerito
del Tribunale costituzionale tedesco,
Ernst-Wolfgang Böckenförde, e
di Giovanni Bazoli, presidente del
Consiglio di sorveglianza di Intesa
Sanpaolo.Ai partecipanti all’incontro,
ospitato dall’Università Cattolica,
mons. Crociata ha ricordato che
la crisi è il risultato della “pretesa
di creare valore senza passare dal
lavoro e dalla produzione di beni
e servizi”; pertanto le sue “cause
ultime” sono di natura etica e “la risposta alle questioni” che essa pone
“supera i confini della competenza
economica e finanziaria”.
Accompagnare
verso il bene
comune
“I costi di questa tempesta -ha
fatto notare mons. Crociata- sono
evidenti sulle fasce più deboli: nella
fatica dei giovani ad entrare nel
mondo del lavoro, in chi ha perso
-con il lavoro- la stabilità affettiva
ed abitativa, in quanti hanno genitori
anziani da assistere o familiari inabili”.
Ma ne sono colpite anche le famiglie
“normali” che “si indebitano per far
fronte al mutuo della prima casa o
per affrontare la crescita dei prezzi
di prodotti di prima necessità”, impoverite “dal mancato aumento del
reddito reale di stipendi e pensioni”.
“Alla luce di queste considerazioni ha ammonito il segretario generale
“
I media si
astengano
dal diffondere riprese e
fotografie di
persone in
manette». Il
richiamo dell’Autorità garante per
la privacy ai mezzi di informazione
giunge a proposito, dopo la pubblicazione delle immagini in cui viene
mostrato in manette Fabio De
Santis, ex provveditore alle opere
pubbliche della Toscana, coinvolto
nelle inchieste sugli appalti per il
G8. Il Garante non fa altro che ribadire una regola già in essere da
tempo, sancita anche dalla Carta
dei doveri del giornalista, il codice
deontologico che i professionisti
dell’informazione sono tenuti a
rispettare. A tutela dell’immagine
e della dignità personale, il documento proibisce di mostrare
le immagini video o le foto di
persone con ferri o manette ai
polsi, secondo il principio della
presunzione di innocenza per cui
un imputato non è colpevole fino
al terzo grado di giudizio, né va
presentato come tale dai media
prima che l’iter giudiziario abbia
completato il suo corso.
Gli agenti di polizia e coloro che
accompagnano le persone nelle
questure o nelle aule processuali
n. 24
Etica ed economia
I limiti
del mercato
Per rifondare il
sistema occorre una
svolta antropologica
SCUOLA
e il costume nell’esercizio dell’attività
economica”. Per il banchiere bisogna
pervenire a un sistema guidato da
regole improntate al “principio fondamentale di una riduzione effettiva
delle disuguaglianze”, superando la
“diffusa e radicata convinzione” che
“all’economia guidata dal mercato
spetti il compito di produrre ricchezza” e alla politica quello di “riequilibrarne la distribuzione”. L’obiettivo, è
contemperare “la tutela della libertà
con quella dell’equità e dell’uguaglianza, condizione imprescindibile”
per l’instaurarsi di un’autentica
“democrazia economica”.
S
Umanesimo e libertà
Cei - l’esigenza è quella di trovare
risposte alla crisi che, per quanto
appropriate, non sono di per sé
obbligate, ma esito di una scelta fra
possibilità diverse”. Rammentando
che “l’autonomia delle realtà terrene
non può essere contrabbandata per
assenza di Dio o, peggio, per conquista di spazi sottratti a lui, poiché è
invece il luogo in cui la fede svolge
la sua funzione costitutiva di leggere
e animare in forma mediata la realtà
tutta”, il vescovo ha precisato: “La
Chiesa non ha una sua proposta di
organizzazione sociale da avanzare e
meno ancora di modello economico
da far valere, né fa parte della sua
missione elaborarla o cercare di
realizzarla”. Il suo impegno consiste
piuttosto “nell’accompagnare i credenti nel verificare costantemente la
maggiore o minore approssimazione
di una forma di organizzazione sociale ai criteri che permettono di giudicare l’attuazione del bene comune e
dei principi che ne seguono”.
Svolta culturale
e antropologica
Sulla necessità di un “riorientamento antropologico” si è soffermato Lorenzo Ornaghi, rettore
dell’Ateneo, che ha rammentato
come la questione antropologica
abbia costituito “il cuore del progetto culturale della Chiesa italiana”
e come “l’ultima enciclica del papa”
non si ponga “l’illusione di una terza
via”, bensì esorti a “correggere le
distorsioni dell’attuale modello capitalistico di sviluppo”. Sulla stessa linea
Giovanni Bazoli, convinto che per
rifondare il sistema economico-finanziario non bastino “nuove regole”, ma
sia indispensabile accompagnare “la
svolta normativo-istituzionale” con
“una svolta culturale-antropologica a
partire dalla formazione di operatori
e manager”. La crisi “ha evidenziato
sia lacune nelle regole, sia vizi di comportamento”; occorre pertanto “una
profonda revisione dei valori e dei
canoni etici” che informano “la prassi
Le manette
e il codice
Etica, non solo giornalistica,
e immagini di arresti
di Marco Deriu
dovrebbero avere per primi la sensibilità di non far sfilare gli imputati
davanti a telecamere e macchine
fotografiche, ma talvolta l’assedio
degli operatori dell’informazione
è talmente stringente che è impossibile evitarli. La responsabilità,
allora, ricade proprio sugli operatori e sulle redazioni delle testate
giornalistiche, che non dovrebbero
pubblicare né mandare in onda le
immagini, oppure che potrebbero
renderle pubbliche mascherando
le mani e le manette.
Se una fotografia si può ritoccare
mascherandone alcune parti con
opportuni accorgimenti tecnici,
non è altrettanto facile compiere
l’oscuramento quando si tratta di
riprese filmate. Infatti, è rarissimo
assistere alla messa in onda di
immagini parzialmente schermate
da parte dei telegiornali nostrani,
nonostante gli obblighi deontolo-
gici citati.
Oltre che dalle regole codificate e
dalla responsabilità dei giornalisti,
molto dipende dalla sensibilità popolare. Se il personaggio arrestato
è ritenuto un pericolo pubblico o
un pericolosissimo criminale, ci si
fa meno problemi nel mostrarlo
ammanettato. È quanto accaduto,
per esempio, quando sono stati
arrestati i mafiosi Giovanni Brusca
e Totò Riina. Anche allora erano già
in vigore le norme deontologiche,
eppure i carabinieri non ebbero
alcuna esitazione nel mostrare
i catturati con soddisfazione e
orgoglio, quasi come trofei di una
caccia che in effetti c’era stata ed
era durata molto a lungo. I giornali
ripresero le fotografie scattate e le
pubblicarono senza censura alcuna,
nemmeno parziale.
Giocò la sua parte, certamente, il
sentimento di indignazione popo-
Vita
La
20 GIUGNO 2010
Anche secondo Luigi Campiglio,
docente di politica economica alla
Cattolica, “l’economia deve farsi
carico delle ragioni dell’uguaglianza” perché “i guasti e le storture è
meglio prevenirli che tentare poi di
porvi rimedio”.“Siamo cresciuti - ha
osservato - nella convinzione che il
mercato faccia tutto: oggi occorre
maturare la consapevolezza che
esso è uno strumento” al quale “non
possiamo chiedere ciò che non può
dare”. “Oggi - ha evidenziato il germanista Claudio Magris - si guarda al
capitalismo come se esso fosse non
un sistema economico, bensì una
componente della natura umana, e
questo perché vi è la tendenza ad
assolutizzare il presente come se
fosse eterno”. Per lo studioso, con la
sua “opzione per l’essere piuttosto
che per il fare”, e con il suo insegnamento “a non trasformare le nostre
realtà umane in assolute”, la Chiesa
“difende i valori dell’umanesimo” e
“propone un grande potenziale di
libertà”.
lare, insieme alla necessità di mandare un messaggio rassicurante
rispetto alla capacità dello Stato di
combattere la mafia decapitandone i vertici con arresti eccellenti.
Quando si tratta di personaggi
meno pubblicamente noti, sembra
valere un’altra misura, dettata da
regole più restrittive. In realtà,
il dettato della Carta dei doveri
non cambia e non fa distinzione
fra (presunti) criminali incalliti e
malfattori non professionisti. La
persona è persona sempre.
Manette ai polsi o no, il caso offre
il destro a una considerazione
collaterale, ma di estrema attualità. Se in questo momento fosse
già in vigore il disegno di legge
sulle intercettazioni in discussione
questi giorni in Parlamento, che
tante polemiche ha già provocato,
probabilmente su De Santis e sugli
altri protagonisti delle irregolarità
nell’assegnazione degli appalti per
il G8 non si sarebbero concentrate le attenzioni degli organi inquirenti. Soprattutto, le testate giornalistiche non avrebbero potuto
riferirne in alcun modo, privando
così i destinatari di informazioni
comunque utili a sapere come in
certi ambienti funzionano certi
affarucci e quanto il malaffare sia
diffuso tra le istituzioni. Altro che
indignazione popolare…
Deficit di
entusiasmo?
Domande aperte mentre si chiude
un anno
ono cominciati gli esami di terza
media che quest’anno coinvolgono
quasi 600 mila studenti e devono
misurarsi con una serie di novità.
Anzitutto, come per le superiori
e l’ammissione alla maturità, per
essere ammessi all’esame di terza
media quest’anno è necessario avere la sufficienza in tutte le materie,
compreso il voto in condotta. Naturalmente, viste le polemiche delle
settimane scorse, in chiave maturità,
vale ricordare che anche alle medie
il “meccanismo” che decide è quello
del voto collegiale, in Consiglio di
classe.
Un’altra novità importante riguarda
la prova nazionale, il test dell’Invalsi
(Istituto nazionale per la valutazione
del sistema di istruzione e formazione) che si svolgerà in tutte le scuole
d’Italia il 17 giugno (le date delle
altre prove sono fissate dai dirigenti
scolastici, sentiti i collegi docenti).
Il test in sé non è nuovo, visto che
ha già debuttato negli anni scorsi. Il
fatto nuovo sta nel suo “peso”: per
la prima volta, infatti, anche questa
prova farà media e concorrerà alla
determinazione del punteggio finale
insieme ai voti delle altre prove.
Il test proposto dall’Invalsi riguarda
Italiano e Matematica. Si tratta di
una prova oggettiva che comprende
domande a risposta multipla e aperta.Viene elaborata tenendo conto di
parametri standard per valutare il
livello di apprendimento raggiunto
dagli studenti, rispondendo all’esigenza di monitorare in modo omogeneo
alcuni risultati scolastici in tutto il
Paese.
Qualche giorno dopo la prova Invalsi
nelle medie, scatterà la prima prova
della “maturità”, il 22 di giugno,
un appuntamento con lo scritto di
Italiano, comune a tutti gli istituti. Poi
ci saranno seconda e terza prova e
infine gli orali.
Il rituale degli esami è in fondo quello di sempre, come si può immaginare che quella di sempre sia l’emozione degli studenti, delle medie e delle
superiori, che arrivano ad una tappa
importante del loro cammino scolastico e non solo. Una tappa che vale,
fatte le debite distinzioni per le età
e il tipo di scuola, ben al di là della
misurazione degli apprendimenti. E’
anche – e forse soprattutto – misura
di un cammino complesso di crescita
che insegna – e permette e, anche,
abitua – ad affrontare le tante tappe successive che contraddistinguono non solo l’esperienza scolastica,
ma la vita di ogni persona. Anche in
questo si gioca il valore e il ruolo della scuola. Non bisogna dimenticarlo.
Una scuola che va verso l’archiviazione di quest’anno scolastico,
schiacciata tra i tagli della manovra
e la prospettiva di una “fuga di massa” – come suggeriva in questi giorni
“Tuttoscuola” – anche in virtù delle
nuove regole pensionistiche. Una
scuola, forse, in deficit di entusiasmo,
che invece servirebbe davvero anche
in vista delle sfide dei prossimi mesi:
una su tutte l’avvio della riforma
nelle superiori.
Alberto Campoleoni
Vita
La
U
n
a
strategia
di sviluppo
propria,
diversa
dai modelli liberisti o comunisti, ma attenta
alle libertà economiche e
alla politica sociale. È quella
che auspicano molti studiosi
dell’America latina per il futuro del Venezuela, quest’anno all’appuntamento con le
elezioni legislative, dove i
successi del regime di Hugo
Chavez si scontrano con un
dirigismo che lascia poco alla
libertà.
“Speriamo in una nuova
partenza del governo venezuelano per restaurare la
proprietà privata e ritornare
all’economia di mercato”, ha
detto di recente il segretario
di Stato statunitense, Hillary
Clinton. “Speriamo che Caracas continui nella direzione
degli investimenti sociali”, gli ha fatto eco
Mark Weisbrot,
condirettore del
Centro di Ricerca Politica
ed Econo-
b
ibite, marmellate,
insalate,
succhi di
frutta e
dolci, dopo
tre anni, potranno entrare a
Gaza. Sembrerebbe allentarsi
la morsa israeliana sull’enclave palestinese che dura
ormai dal 2006 e resa ancora
più rigida nell’anno successivo, quando Hamas prese il
controllo della Striscia, dopo
aver espulso le forze di Fatah
fedeli al presidente dell’Anp,
Abu Mazen. Da allora a Gaza
fu vietata l’importazione,
per motivi di sicurezza, di
apparecchi elettrici, materiale
da costruzione ma anche di
diversi alimenti e oggetti d’uso
quotidiano. La possibile concessione di Israele, frutto anche delle pressioni internazionali, ha suggerito un certo ottimismo per le sorti della pace
in Medio Oriente, nell’incontro
del 9 giugno a Washington,
tra il presidente Usa, Barack
Obama, e il leader palestinese
Abu Mazen, al quale, peraltro,
è stato garantito un pacchetto
di aiuti per 400 milioni di dollari. La situazione a Gaza, ha
detto Obama, “è insostenibile”.
20 GIUGNO 2010
dall’estero
n. 24
Caracas alla ricerca
della terza via
Libertà economiche e politiche
sociali i due pilastri su cui si gioca
il futuro del Venezuela
ne più alta che nel resto del
continente, ma va ricordato
che le previsioni degli esperti
internazionali indicano un
rialzo regolare dei corsi del
petrolio fino a 98 dollari al
barile nel 2020, e che quelli
dell’istituto geologico Usa
hanno annunciato che la faglia
dell’Orinoco racchiuderebbe
513 miliardi di barili di petrolio, il doppio della stima fatta
fino a oggi.
Poiché la legge venezuelana sugli idrocarburi prevede
che la compagnia statale sia
maggioritaria almeno al 60
per cento in tutti i progetti
congiunti con società straniere e in ognuna delle fasi di
sfruttamento, a rigor di logica,
mantenendo il controllo sulle
risorse petrolifere e adottando le opportune misure
macroeconomiche, “Caracas
ha ancora campo libero per
cimentarsi in tutta una serie
di esperienze economiche,
politiche e sociali, e di trarne
tutti gli insegnamenti utili”,
spiega Weisbrot. E questo, aggiunge, vorrebbe dire “darsi i
mezzi per una vera strategia di
sviluppo, un concetto piuttosto esotico su un continente
americano abbonato al neo
liberismo da molti decenni”.
Con i paradossi che ne conseguono.
Proprio il Venezuela, infatti, Paese che si è scoperto
essere il maggiore quanto a
ricchezza petrolifera, si trova
a dover affrontare l’austerità
energetica, e il presidente
Chavez ha decretato lo “stato
di emergenza elettrica”, con
l’obbligo per la popolazione e le imprese di ridurre i
propri consumi. La crescita
economica, la diminuzione
della povertà, e lo sviluppo
delle infrastrutture pubbliche
degli anni guidati dall’attuale
dirigenza hanno considerevolmente aumentato la domanda
di energia. Nei tre quarti del
Paese la fornitura di corrente
dipende dalle dighe idroelettriche, eredità dei governi precedenti d’intesa con il Fondo
monetario internazionale e la
Banca Mondiale. In presenza
della più intensa siccità dal
1947, ora il Venezuela si trova
a vivere un deficit idrico del
25 per cento, che ha drammaticamente fatto abbassare
il livello delle dighe, limitando di fatto la produzione di
elettricità.
Per questo, sottolinea
il ministro dell’Energia Ali
Rodriguez, al posto delle
previste quattro nuove dighe,
progettate a fine anni ’90 e
che avrebbero accentuato la
dipendenza del paese dalla
situazione climatica, “è stato realizzato il più grosso
investimento di produzione
elettrica, per raddoppiare la
capacità di produzione da qui
al 2015, con risorse verso il
termoelettrico, l’eolico e altre
fonti alternative”.
Una grande prigione
in prima linea nel fronteggiare
l’emergenza umanitaria in
atto nella Striscia soprattutto
nel campo sanitario. Abbiamo
molti progetti in corso, tra
questi una clinica mobile e sei
punti di pronto soccorso medico. Oltre a ciò abbiamo allestito un consultorio psicologico
per lavorare soprattutto con
le persone più traumatizzate
come bambini e anziani. Sosteniamo migliaia di famiglie
in tutta la Striscia anche sul
piano alimentare e igienico.
La scorsa settimana abbiamo
concluso un progetto di educazione igienica e sanitaria,
con la consegna di prodotti ad
hoc, a 4.500 famiglie. Ci sono
molte cose che mancano a
Gaza e, per questo, inviamo
camion con derrate alimentari
necessarie alla popolazione.Va
detto, comunque, che a Gaza
si trovano diversi prodotti, sapone, cioccolata, che arrivano
attraverso i tunnel. Purtroppo i
prezzi sono molto alti e quindi
inaccessibili per molta parte
della popolazione, segnata
dalla disoccupazione. I prodotti disponibili nella Striscia
hanno un prezzo molto più
alto degli stessi che si vendono
di Angela Carusone
mica di Washington.
Negli ultimi cinque anni,
infatti, mentre il prodotto
interno lordo reale del Paese
cresceva del 95 per cento, la
povertà è stata ridotta della
metà, e la povertà estrema di
oltre il 70 per cento; inoltre,
la spesa sociale per abitante
è più che triplicata, mentre
l’accesso alle cure mediche
e a un’istruzione più solida è
considerevolmente migliorato. Tuttavia, con l’entrata in
recessione degli Stati Uniti, a
metà 2008, anche l’economia
venezuelana ha cominciato a
segnare il passo. In questi casi
(lo hanno fatto, ultimamente,
quasi tutti i Paesi occidentali),
per fronteggiare la crisi si fa
leva sulla spesa
pubblica così da
compensare il
calo degli investimenti privati;
ma per il Fondo
monetario internazionale
e per un
certo
numer o
di altre istituzioni finanziarie,
vi sono da tempo due pesi e
due misure: Paesi ricchi come
gli Stati Uniti e la Gran Bretagna possono tranquillamente
permettersi pesanti deficit di
bilancio per contrastare gli effetti di una recessione, mentre
i Paesi in via di sviluppo sono
chiamati a fere il contrario,
cioè a ridurre la spesa pubblica
e il deficit. l Venezuela, però,
può tranquillamente permettersi di tirarsi fuori da questo
meccanismo, attingendo alle
sue riserve finanziarie per
rilanciare l’economia: Il Paese
ha infatti un debito estero
assai basso (l’11 per cento
del pil) e un debito pubblico
totale che arriva solo al 20
per cento del pil (per fare un
raffronto, quello italiano è del
116 per cento, quello statunitense è il 100 per cento). La
crescita, quindi, non dipende
così tanto dal petrolio, come si
è portati a credere: il governo
di Caracas ha infatti i mezzi
per intervenire in funzione
delle fluttuazioni del mercato
petrolifero proprio perché il
suo indebitamento è modesto
e le sue riserva il valuta sono
elevate. Certo, ha un’inflazio-
Gaza
Intervista alla segreteria di Caritas Gerusalemme
di Daniele Rocchi
Chi sin dall’inizio del blocco
si sta impegnando a Gaza
per lenire le sofferenze della
popolazione, in particolare con
progetti nel campo sanitario,
è la Caritas Gerusalemme.
Abbiamo intervistato la segretaria generale, Claudette
Habesch.
L’assalto israeliano
alla flottiglia delle Ong
ha riproposto Gaza
all’attenzione del
mondo. Ma di questi
giorni è anche la notizia di un allentamento
del blocco da parte
d’Israele. Che ne pensa?
“Il blocco di Gaza non si addice ad un mondo civilizzato.
Come si può accettare, a
livello internazionale, questo
blocco che dura da più di tre
anni? È possibile accettare
che un milione e mezzo di palestinesi soffrano per questo,
costretti in una prigione, la più
grande del mondo, lasciando
che Israele operi al di sopra
della legge? Bisogna immediatamente rimuovere il blocco,
liberare il popolo di Gaza e
dargli la possibilità di vivere,
lavorare, guadagnarsi la vita
con dignità. È una questione
di rispetto dei diritti umani
come sancisce la Convenzione
di Ginevra, ratificata anche da
Israele. Il popolo palestinese
soffre l’occupazione già da 43
anni, la più lunga del mondo
moderno”.
Ma come conciliare le
esigenze di sicurezza
di Israele con quelle
umanitarie di Gaza?
“Chi ha creato Hamas e
perché Hamas è arrivato a
queste posizioni? La sicurezza
di Israele non si raggiunge
con il blocco di Gaza, chiudendo le frontiere o mettendo
check point. La sicurezza si
raggiunge con la giustizia e la
riconciliazione. Bisogna accettare, pertanto, che il popolo
palestinese veda riconosciuti i
propri diritti sanciti dalle leggi
internazionali e dalle risoluzioni Onu. Quando si parla di
sicurezza bisogna riferirsi a
quella dei due popoli. Serve
mettere in pratica quanto a
livello internazionale è stato
deciso per dirimere i problemi
sul tappeto. Non possono
esserci due pesi e due misure.
La comunità internazionale si
mobiliti per un cambiamento
concreto, positivo per i due
popoli. Non può esserci la vittoria di un solo popolo. Palestinesi e israeliani o vinceranno
insieme la pace o la perderanno insieme”.
Qual è l’impegno di
Caritas Gerusalemme
per la Striscia di Gaza?
“La Caritas di Gerusalemme è
15
Dal mondo
Nato,
nuove sfide
Per fare fronte a nuove
minacce come il terrorìsrno, la pirateria, gli attentati
ìnformatici e le armi di distruzione di massa, la Nato
deve dotarsi di strumenti
come quello dei sistema di
difesa antimissile; ossia, occorre debba essere aggiornata la strategia generale
che risale al 1999. Il rapporto presentato al segretario generale della Nato, e
preparato da esperti, sarà
esaminato a novembre nel
vertice di Lisbona dove
sarà evidenziata la necessità della cooperazione, interna alla Nato e fra alleati
e partner come la Russia.
L’alleanza militare atlantica
è nata nel 1949.
Dissalatori
in Israele
Israele ha accelerato l’esecuzione dei lavori per la
costruzione del nuovo
impianto di dissalazione,
in località Hadera. Per
fronteggiare con successo
la cronica mancanza di risorse idriche nel territorio
medio‑orientale, sono in
fase di realizzazione cinque giganteschi dissalatori
che saranno in grado di
fornire, quando saranno
completati e funzioneranno
a pieno regime, ben due
terzi dell’acqua potabile
dell’intero stato ebraico.
Il trattamento delle acque
del mare è processo che
le nuove teconologie forniscono e che in Israele
trova piena applicazione.
fuori di Gaza”.
Lei chiede di dare ai
palestinesi di Gaza la
possibilità di guadagnarsi la vita dignitosamente. Ma come
favorire la ripresa del
lavoro?
“In questo campo c’è molto
da fare. Il nostro lavoro qui
è quello di dare speranza a
tutti, specie ai più giovani e a
coloro che devono provvedere
alla loro famiglia. È urgente
provvedere alla ricostruzione
delle infrastrutture, delle abitazioni, ma è difficile ottenere
finanziamenti per rispondere
a questi bisogni. Cerchiamo
quindi di aiutare a trovare
soldi per ricostruire la propria
casa. L’economia è bloccata,
basti pensare alla pesca,
praticata dagli abitanti della
Striscia. Le navi dei pescatori
palestinesi vengono molto
spesso bloccate o perquisite
dalla flotta israeliana che staziona al largo della costa con
grave danno all’economia locale. Mancano, poi, i materiali
utili alla ricostruzione: Israele
non permette l’ingresso di
vetro, legno ed altro per motivi
di sicurezza”.
16 musica e spettacolo
U
n set naturale, così
era stata
definita
Pistoia già
da Vittorio
Sindoni,
regista della fiction Tv “Le
ragazze di San Frediano” girata
nel 2006 prevalentemente a
Pistoia. Per il suo centro storico rimasto pressoché intatto
dal secondo dopoguerra ad
oggi, per la sua periferia così
estesa, per l’essere talmente
contornata dal verde grazie
al fatto che il florovivaismo è
la sua principale risorsa.
Quest’anno Pistoia ha
confermato questa sua innata vocazione, ospitando
le riprese del film “Amici
Miei”: commedia all’italiana
del regista di lungo corso
Neri Parenti, ambientata in
un contesto medievale seppur
sul filone ideale degli “Amici
Miei” di Giancarlo Tognazzi &
co. Girato in città su 4 giorni,
coinvolgendo circa 400 comparse. La produzione aveva
già effettuato altre riprese a
Roma, nella provincia senese,
a Firenze ed in altre parti
della Toscana. I protagonisti
“Amici miei”
a Pistoia
di Leonardo Soldati
sono nomi noti della comicità
nostrana: Christian De Sica,
Paolo Hendel, Giorgio Panariello, Massimo Ghini, Massimo Ceccherini. Spassose per
l’appunto le scene delle prodezze sportive di Ceccherini,
durante le partite del calcio
storico fiorentino. Un plauso
al regista Neri Parenti, per la
cortesia e l’attenzione verso
tutti che ha mostrato durante
le riprese, sia verso il primo
degli attori che verso l’ultimo
degli assistenti di scena, così
come verso tutti i cittadini
pistoiesi, e non solo, che si
sono prestati a fare le comparse. Determinato e preciso il
suo assistente di regia Filippo.
La produzione è a firma della
Filmauro dei De Laurentiis.
Rimarrà per un po’ nelle menti
degli spettatori quell’auto
nera, di grossa cilindrata e con
i finestrini oscurati, che nel bel
mezzo della mattinata, durante
le riprese, arrivava sul set con
il motore rombante: chi diceva
che dentro c’era il più giovane
della famiglia De Laurentiis,
chi diceva invece che c’era
proprio il capostipite Dino,
che ha da poco compiuto 90
anni d’età!...
Molto interessante è stato
di per sé veder girare un film
in tempo reale, osservare la
moltitudine di persone che
stanno dietro alla macchina
da presa, vedere all’opera
i potenti macchinari ultratecnologici utilizzati. Molto
suggestivo è stato per le
persone impegnate come
comparse estraniarsi per 4
giorni dalla propria vita quotidiana, per ritrovarsi all’alba
n. 24
presso il Centro Fiere, sede
temporanea della produzione,
e indossare i costumi di scena,
per poi farsi trasportare sul
set medievale dagli autobus
del Copit, come catapultati
a spasso nel tempo; oppure
girare fino a notte fonda in
Piazza del Duomo, a fianco
di De Sica & co. Tra le comparse, il consigliere comunale
Leonardo Soldati, il brillante
consigliere circoscrizionale
Nicola Guarino Lo Bianco,
deus ex machina del paese di
Sammommé,Tommaso Battaglia, il larcianese Paolo Pucci,
il discografico Aurelio. Addetto alle scenografie anche
l’energico pistoiese Riccardo
Giorgi. La Filmauro si è trovata bene a Pistoia, tanto è vero
che prossimamente girerà in
città anche “Manuale d’Amore
3”. Non c’è dubbio che una
produzione cinematografica
fa da stimolo anche all’indotto
Quel grido di libertà
“
Si udrà sopra i suoni
e le voci degli stadi?
di Riccardo Moro
la nuova Costituzione e far
diventare “Nkosi, sikelel’ iAfrika” titolo e prima strofa
del nuovo inno nazionale
che integra strofe dell’inno
precedente, in afrikaans, con
strofe in Zulu, in Sesotho e in
inglese. Risolvere l’ingiustizia
non significa rivalersi sugli oppressori, significa camminare
insieme condividendo canti
e lingue di ognuno, vivendo
una nuova condizione di
fratellanza.
Arrivando all’aeroporto internazionale di Johannesburg,
viaggiatori di tutto il mondo
leggono un’enorme scritta
in inglese: “Sudafrica: più di
40 lingue locali e nemmeno
una parola per dire straniero. Benvenuti nella nazione
dell’arcobaleno”. Non sono
slogan forzati. Il percorso
vissuto dal Sudafrica è straordinario e autentico. Il grado
di umiliazione e violenza che
le “Security Force” imponevano ai neri raggiungeva la
perversità dei crimini nazisti.
Ma in quel clima due uomini,
Nelson Mandela, la vittima
simbolo della segregazione,
incarcerato per oltre vent’anni, e un vescovo anglicano,
Desmond Tutu, indicano una
via di pace. Spiegano con pazienza e determinazione che
occorre cambiare per camminare insieme, spiegano che il
regolamento di conti più sano
è quello della verità e del
perdono. Come ebbe a scrivere Paul Ricoeur, il diritto
è contenuto nel “dire”. Solo
“dire la verità” permette riconciliazione e crea “diritto”
e, quindi, giustizia. Tutu ebbe
il merito di “insegnare” queste cose sul piano spirituale
guidando la Commissione per
la verità e la riconciliazione,
che ha reso pubblico quanto
era avvenuto, con confessioni
sofferte e terribili che hanno
riconciliato il Paese, anziché
alimentarne il rancore. Mandela percorse quel cammino
con le scelte politiche, includendo e mai escludendo.
Con loro un terzo uomo, a
volte dimenticato, Willem de
Klerk, ultimo presidente del
Sudafrica razzista, che scelse
il negoziato con l’Anc ed
evitò il bagno di sangue che
molti ancora, tra le “Security
Force”, cercavano. Con loro
il Paese costruì la pace.
Oggi il Sudafrica esercita un
ruolo di guida economica e
politica in Africa. Le tensioni
razziali a volte riaffiorano,
ma il loro rumore è più forte della loro consistenza. E
un nuovo presidente, Jacob
Zuma, guida con autorevolezza il Paese. Certo la sua figura
all’estero suscita perplessità
e qualche sorriso. Secondo
la cultura zulu, alla quale orgogliosamente appartiene, è
poligamo. È stato indagato più
volte per corruzione e persi-
pistoiese delle attività, dagli
esercizi commerciali ai servizi
turistici, oltre a mostrare a
tutto il Belpaese, e forse non
solo, quanto è magnifica la
sua Piazza del Duomo. Spetta
quindi all’amministrazione
comunale e provinciale perorare al riguardo la disponibilità
della provincia pistoiese verso
Cinecittà ed il mondo del
cinema in generale.
Sede centrale
Via IV Novembre, 108 Vignole di Quarrata (Pistoia)
Tel. 0573 70701 - Fax 0573 717591
Mondiali di calcio
Nkosi, sikelel’ iAfrika.
Maluphakamis’upondo
lwayo.
Yiva imithandazo
yetu. Nkosi sikelela, Thina lusapholwayo”. “Signore, benedici
l’Africa e innalza la sua gloria.
Ascolta le nostre preghiere e
benedici noi, suoi figli”. Con
queste parole inizia l’inno
che per oltre un secolo ha
dato voce al grido di libertà
dei diseredati e degli oppressi in terra d’Africa. Oggi
è inno nazionale, cantato dai
Bafana Bafana, la nazionale di
calcio, e da tutti i tifosi che
stipavano lo stadio di Johannesburg all’inaugurazione dei
Mondiali. La storia di questo
inno rappresenta bene il percorso recente del Sudafrica.
Nato come canto religioso
nel 1897 in lingua xhosa,
venne adottato negli anni
Venti dall’“African National
Congress” (Anc), il partitomovimento protagonista
della lotta per l’indipendenza
e contro il razzismo nella
regione. Zambia e Tanzania
indipendenti lo scelsero, con
nuove parole, come inno
nazionale e Nelson Mandela,
divenuto presidente, lo indicò come inno sudafricano
nel 1995. Proprio in questo
passaggio Mandela stabilì uno
degli elementi più importanti
del suo “magistero”. L’inno
precedente non venne abolito, il Sudafrica mantenne
due inni ufficiali per un anno,
il tempo di scrivere insieme
Vita
La
20 GIUGNO 2010
no per stupro, ma le accuse si
sono rivelate sostanzialmente
infondate. Ha confessato
candidamente di non temere
l’Aids perché si fa la doccia
con frequenza, suscitando le
ire di chi è impegnato nella
prevenzione. Molti all’estero
prevedevano un tracollo della
sua presidenza, ma in patria
è amato e guida il Paese con
un abile stile consensuale
che coinvolge davvero tutte
le componenti. In realtà l’uomo è ridicolo solo agli occhi
europei.Agli ex colonizzatori,
che ridono quando vedono
Zuma in costume leopardato durante le cerimonie
zulu, bisognerebbe chiedere
che effetto credono faccia la
loro regina quando festeggia
solennemente il compleanno
in una data che non è la sua
o, bardata in ermellino, legge
senza vergogna discorsi al
Parlamento nei quali non
può nemmeno introdurre
una virgola.
Il Sudafrica vive i Mondiali
come una consacrazione
internazionale definitiva. Ma
non ne ha bisogno. Molte
commissioni per la verità
e la riconciliazione sono
state create nel mondo, soprattutto in America Latina,
sull’esempio di quella sudafricana. Il Sudafrica ha dato
alla storia etica e politica del
mondo un contributo epocale. Ricordiamocene quando
vedremo in questi giorni i
tifosi soffiare nelle loro “vuvuzela” e cantare ancora una
volta “Nkosi sikelela, Thina
lusapholwayo”.
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Spedalino (Agliana), San Giusto (Prato) San Paolo (Prato),
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n. 24 20 GIUGNO