N.3 • ottobre 2012 Notiziario d’informazione religiosa. In corso di registrazione presso il Tribunale di Milano. 1 Vit a di comunit à ALLA SCOPERTA DEL DIO VICINO La lettera pastorale del card. Scola Tre grandi eventi sono avvenuti nel tempo delle vacanze appena terminate: • il VII incontro Mondiale delle famiglie culminato con la visita del Papa, • la morte del card. Carlo Maria Martini • la pubblicazione e la consegna alla Diocesi della prima lettera pastorale del Cardinale Angelo Scola. L’incontro con il successore di Pietro, ha coinvolto anche molti di noi e, come ha rilevato l’Arcivescovo, è stato una preziosa occasione per essere riuniti e confermati nella fede. La morte del card. Martini per tutti è stato un commosso e grato riandare al suo magistero episcopale, un lasciar scorrere nella memoria e nel cuore molte immagini e ricordi, un religioso sostare sui carismi umani e spirituali che hanno contraddistinto il suo essere stato tra noi “padre, pastore, maestro, servo, intercessore, testimone della verità di Dio e dell’uomo” come ha affermato l’emerito card. Tettamanzi. “Alla scoperta del Dio vicino” è il titolo della prima lettera pastorale che il card. Angelo Scola ha consegnato alla Diocesi, in occasione della tradizionale festa della Natività di Maria per orientare il quotidiano cammino di fede di ogni credente. Di seguito è riportato uno stralcio d’intervista, rilasciata da monsignor Mario Delpini, Vicario generale della Diocesi di Milano. Le spiegazioni del Vicario possono aiutare sia a cogliere il messaggio fondamentale che l’Arcivescovo ci invia sia a utilizzare il testo della lettera come utile strumento di riflessione sulla vita di fede. Monsignor Delpini, qual è il messaggio fondamentale proposto dall’Arcivescovo? Una lettera pastorale è un atto di magistero che deve favorire una “grammatica comune” tra i battezzati della nostra Chiesa. Queste parole un po’ astratte intendono attirare l’attenzione e l’impegno di tutta la comunità cristiana sul suo compito: proporre e rendere praticabile per tutti l’incontro con il Signore che salva. Il Cardinale Arcivescovo invita ogni battezzato e ogni comunità a fare propria l’invocazione del padre del figlio malato, che prega: «Credo. Aiuta la mia incredulità!». Dalla fede, dalla grazia della fede, si parte per un cammino di fede. Non si comincia sempre da capo, eppure si deve sempre riprendere il cammino. E tutti sono chiamati a fare dell’invocazione il proprio sospiro, il proprio desiderio, la grazia sperata. Tutti: le famiglie, i giovani, i consacrati, i cri-stiani presenti nella società plurale. Come andrà utilizzata questa lettera? L’intenzione dell’Arcivescovo è che la lettera pastorale si presenti con la caratteristica della levità. Una presenza discreta: per chi ne ha desiderio, c’è una parola buona, una provocazione a pensare e a mettersi in gioco. Un argomentare pacato: per chi ne raccoglie lo svolgimento, è offerta una pista per un convergere sull’essenziale e trovarlo ragionevole. Una indicazione leggera: non un cumulo d’iniziative che si aggiunge alla pratica pastorale ordinaria, ma l’invito a ricondurre alla semplicità la vita delle comunità cristiane, alla semplicità e alla letizia. Perciò la lettera pastorale può essere utilizzata come strumento per una riflessione personale sulla propria fede e sul proprio desiderio di essere aiutato a credere. Può essere usata nelle comunità cristiane come un punto di riferimento per convergere su interrogativi e per qualificare iniziative già programmate allo scopo di rileggere il Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa cattolica. Che quest’anno pastorale dedicato alla fede, alla rilettura del Concilio Vaticano II, alla riscoperta del Catechismo della Chiesa cattolica sia per tutti un dono e un tempo di grazia. Don Roberto CENTENARIO CHIESA PARROCCHIALE 1913-2013 Chiesa di S. Maria Nascente Il prossimo 17 ottobre 2012, alla presenza del card. Dionigi Tettamanzi, si apre il cammino in preparazione al centenario della chiesa parrocchiale di Senago, benedetta il 17 ottobre 1913 dal beato card. Carlo Andrea Ferrari e dallo stesso intitolata alla Natività di Maria. Celebrare il centenario dell’apertura al culto della nostra chiesa significa ricordare persone, situazioni, luoghi… e riflettere sul nostro essere chiesa. Tra i protagonisti da ricordare c’è anzitutto il parroco don Ambrogio Rocca, la cui lungimiranza ha colto il bisogno della sua Comunità di avere una chiesa più capiente e adeguata a una popolazione in aumento demografico. Vi sono altri protagonisti e collaboratori nella realizzazione del progetto: il sig. Bertarelli – Degli Occhi, che regala alla Parrocchia il terreno, il conte Febo Borromeo che approva l’erezione della nuova chiesa e che affida al barone Giuseppe Bagatti Valsecchi la preparazione del disegno. Inoltre è doveroso ricordare la molta gente di Senago che, con grande fede e tenacia, ha voluto e collaborato a edificare la propria chiesa, consapevole che tra tutte le loro case, quella del Signore era la più necessaria per riconoscersi popolo di credenti, comunità unita, chiesa vivente, stretta al suo Signore. In questo edificio, “casa” tra le case, è condensata tanta storia del nostro territorio e della nostra Comunità. Questa chiesa ha raccolto e udito le nostre preghiere, lodi, adorazioni; in questo luogo abbiamo fatto esperienza della misericordia di Dio e incontrato Cristo nei sacramenti. Essa è lì, ben visibile, come dono e come segno della presenza di Dio tra noi, come risposta di fede della nostra gente, come luogo particolare dove Dio incontra noi, suo popolo radunato. La Comunità cristiana di Senago continua l’esperienza di sentirsi ‘una’ pur nella diversità di carismi e di vocazioni in essa esistenti, professa la propria adesione di fede nel mistero della Chiesa, corpo mistico di Cristo di cui noi siamo le membra e lui il capo. La chiesa, in un centro abitato, è come il cuore in una persona. Con ritmi alterni, esso compie movimenti tra loro opposti: si concentra e si dilata, raccoglie e disperde consentendo la vita. La nostra chiesa rappresenta il grande amore di Dio che coinvolge nel suo ritmo divino le nostre vite. Convocata dallo Spirito, la Comunità si concentra nell’amore per dilatarsi ai fratelli; si raccoglie in intimità per disperdersi tra la gente. La vitalità cristiana che scaturisce dall’amore testimonia la fede e la speranza in Dio. Celebrare il nostro centenario significa accogliere, come dono speciale, la proposta di vivere in comunione con il Papa e con tutta la Chiesa l’anno della Fede, rimettersi alla scuola di Gesù, riprendere le intuizioni e gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, riappropriarci dei contenuti della nostra fede così come sono presentati nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Celebrare il centenario della nostra chiesa, in concomitanza con l’anno della Fede, non è soltanto una casualità. Il Signore semini abbondanti grazie in tutte le famiglie della Comunità! Don Roberto 3 Vit a di comunit à SCUOLE CASTELLETTO Le ragioni di una scelta Festeggiare i 30 e i 40 anni di attività di una scuola cattolica significa avere presente alcuni concetti ben precisi che caratterizzano e differenziano scuole come le nostre: “la G.V. Argenti e la S. M. di Loreto”. Credo anzitutto che la progettazione curricolare elaborata dalle scuole dell’infanzia e primaria – che prepara una persona ad affacciarsi all’età adolescenziale – debba inevitabilmente dare all’individuo delle certezze e delle sicurezze. Certezze, per aver appreso significativamente delle nozioni, delle conoscenze teoriche e di aver esplorato consapevolmente il mondo del sapere; sicurezze per aver acquisito adeguate competenze che consentono di muovere i primi passi all’interno della vita sociale con idee chiare e di effettuare autonomamente scelte responsabili. Per raggiungere questi obiettivi, bambini e ragazzi devono essere soggetti attivi e protagonisti del loro apprendimento: devono esplorare, sperimentare, imparare ad ascoltare, osservare, rielaborare, applicare, riflettere, studiare… D’altra parte gli insegnanti hanno il compito di essere i registi dell’apprendimento significativo degli allievi predisponendo ambienti idonei all’accoglienza, individuando strategie didattiche atte a mantenere viva la motivazione, valorizzando le risorse, le esperienze, le capacità e i talenti che ogni persona porta con sé all’interno del patrimonio genetico ereditato dai genitori. Il tempo scolastico, per ogni nostro alunno, si conclude al termine della scuola primaria; il percorso formativo però, certamente non ancora concluso, ha guidato i ragazzi attraverso esperienze che hanno favorito la maturazione dell’identità personale e avviato alla responsabilità nello svolgere il proprio lavoro, nell’avere cura di sé, degli altri e dell’ambiente. L’altro punto fondamentale è l’indirizzo delle nostre scuole. Diverse e contrastanti sono le ideologie educative che troviamo sparse nelle varie scuole di ogni ordine e grado. La nostra Costituzione sancisce il “diritto gratuito allo studio e la 4 libera scelta educativa da parte della famiglia” (sul ‘gratuito’ sappiamo purtroppo che non è così); chi si affaccia alla nostra realtà scolastica, pur con un certo sacrificio in termini economici, è consapevole che le scelte educative delle nostre scuole hanno inevitabilmente un indirizzo cattolico (vedi il Piano dell’Offerta Formativa – POF – che all’inizio di ogni anno scolastico viene distribuito a ogni famiglia). A garantire questa impostazione progettuale è soprattutto la presenza della figura religiosa, impegnata quotidianamente nel coordinamento didattico delle scuole, affiancata da insegnanti che ne condividono le scelte. I primi alunni che hanno frequentato le nostre scuole agli inizi degli anni 70 e 80 sono ormai adulti, inseriti nella società e nel mondo del lavoro; molti tornano e ci raccontano; parecchi sono genitori che iscrivono i loro figli; qualcuno nella veste di insegnante, prosegue il progetto educativo all’interno della scuola stessa. Quanto quotidianamente viene seminato con impegno, volontà e fatica è destinato a dare nel tempo i frutti desiderati se l’obiettivo comune tra scuola e famiglia è quello di far crescere un individuo nella pienezza delle sue capacità e nella consapevolezza dei suoi ideali. Ringrazio tutti gli insegnanti laici e religiosi che hanno dato il loro contributo alle nostre scuole in questi 30 e 40 anni di attività, le famiglie che, con scelta responsabile, hanno creduto al progetto educativo dell’istituto, consapevoli che il periodo della scuola dell’ infanzia e della scuola primaria è, per ogni ragazzo, fondamentale e determinante per diventare l’uomo di domani. Il Presidente Alderino Dalla Pria VALERIO ZEFFIN IL RICORDO DEL SUO SORRISO La comunità senaghese si stringe attorno alla famiglia per l’ultimo saluto Valerio Zeffin, 18 anni, è morto in un fatale incidente avvenuto il 12 luglio a Lomazzo mentre stava pedalando verso Cantù dopo un allenamento. era una giovane promessa del ciclismo, un ragazzo molto amato da tutti per il suo carattere buono e disponibile e per il suo sorriso spontaneo. Fui investito e sconvolto dalla tua scomparsa mentre ero in ufficio. Mi chiamò mia madre, con voce spezzata: “Ale... è successa una terribile disgrazia... Valerio Zeffin...”. Ora, non ricordo riuscì a finire la frase. E comunque, se lo fece, la mia mente era già paralizzata dal peso delle parole che avevo appena udito.. Il ricordo delle ore successive mi scuote ancora. Incredulità. Vuoto. Come poter accettare una notizia del genere? Rimasi per un tempo indeterminato a fissare il monitor del PC davanti a me, gli occhi gonfi... “no.. Valerio no... non è possibile... non voglio crederci!”. Pensai a Francesco, Anna e Giorgia, la tua famiglia, senza riuscire nemmeno ad immaginare quale potesse essere il loro dolore in quel momento. In certi casi la realtà è davvero difficile da sopportare; provai a cercare conforto aprendo la rubrica e chiamando il primo nome amico che incontrai nella lista: “Giò ma come può essere vero tutto ciò...”. “Ale che succede??”. Gli riferii quanto avevo udito mezz’ora prima. “Ale ma come ti viene in mente di dire una cosa del genere!! Ti pare uno scherzo da fare?!?”. ”Vorrei tanto che lo fosse Giò...lo vorrei tanto...”. La sola idea della tua scomparsa pareva in effetti la cosa più lontana dalla realtà, assolutamente non accettabile... Quel pomeriggio passai davanti casa tua, già piena delle persone a te più care, amici, parenti, vicini; attraversai il cancello, esattamente come facevo in quelle occasioni in cui ci vedavamo per un’ultimo ripasso di matematica prima della verifica, sempre preceduta dal nostro “rito della Golia”: “Maestro prego! prenda pure una Golia! Non vorremo iniziare senza prima aver preso una Golia!” mi dicevi, sempre pronto a scherzare.. Furono le parole di tuo padre che più di tutte mi colpirono in quell’occasione: “Sono sempre i migliori che se ne vanno”. Parole spesso gettate lì quasi come un intercalare, ma che con te, più che mai, assumevano il loro significato letterale. E proprio nel tuo cortile ci salutammo per l’ultima volta.. Allora le lacrime erano per le barzellette che ci raccontavamo! Non sai quanto manca a tutti noi il tuo viso sorridente.. Sei arrivato al passo prima di noi Vale, proteggirci da lassù e fà che nei nostri cuori torni sempre vivo e forte il ricordo del tuo sorriso. Alessandro 5 Vit a di comunit à BUEN CAMINO Diario di un pellegrino sul cammino di Santiago Erano anni che sognavo di percorrere, se non tutto, almeno una parte significativa del CAMMINO di SANTIAGO ma serie ragioni familiari me l’avevano impedito. Ora, venute meno queste ultime, volevo assolutamente partire ma, considerata la mia non più tenera età, mi necessitava un compagno d’avventura. L’ho trovato in Donato, ugualmente motivato e determinato ma, con nostra grande sorpresa, a un mese dalla partenza si è aggiunto padre Bruno che covava questo desiderio in attesa di un’occasione propizia. Scelta la città di Leon come punto di partenza ci arriviamo la sera del 28 maggio e la prima notte la passiamo al rifugio nel monastero delle suore benedettine, dopo avere partecipato con gli altri pellegrini alla recita della compieta. Di buon mattino affrontiamo la prima delle dodici tappe che, seguendo il cammino francese, ci porteranno a Santiago dopo aver percorso circa 320 chilometri a piedi. Tante le vicissitudini, gli episodi, alcuni spassosi altri meno, che ci sono capitati lungo il Cammino, ma non è questa la sede per parlarne. Quasi certamente, con Donato, organizzeremo una serata all’Università del Tempo Libero in via Neruda per tutti coloro che fossero interessati a Santiago. Qui invece mi preme fare alcune considerazioni che, sia ben chiaro, sono soprattutto personali, ma che spesso sono state condivise con i miei compagni di viaggio. Ci sono motivazioni diverse alla base della decisione di partire, dalle più serie ( un voto, una tensione religiosa, la ricerca di se stessi ,ecc.) alle più banali ( l’impresa sportiva, la conquista della “Compostela” da mettere in cornice e mostrare agli amici, semplice turismo, ecc.) e spesso si parte con una certa intenzione e poi le cose cambiano, anche significativamente, come nel mio 6 caso personale. State certi comunque che nessuno vi verrà spontaneamente a confidare il perché della sua decisione, a meno che non si tratti di un vero amico, perché ciascuno è in un certo senso “geloso” di questo suo personale sentire. Prima di partire ho parlato con diverse persone che questa esperienza l’avevano già fatta e mi hanno allertato sulle difficoltà che inevitabilmente s’incontrano. In primo luogo la fatica fisica, che prima o poi si manifesta; poi i disagi o peggio le sofferenze agli arti inferiori, sempre in agguato, che in alcuni casi possono anche costringere a lunghe soste o addirittura a dover interrompere il cammino. Infine mi hanno avvisato che mi potevano succedere cose impensate, in un certo senso imprevedibili, che per tanti costituiscono la più valida giustificazione, a posteriori, del Cammino; cosa che è successa fortunatamente al sottoscritto che, all’improvviso, senza un’apparente motivazione, si è trovato, in momenti diversi, a ripercorrere criticamente una parte della sua esistenza. Non vi dico la “preoccupazione” iniziale di fronte a questo evento, ma poi tutto è proseguito con la massima serenità in un clima di completa tranquillità e, alla fine, sono giunto a considerazioni ( e conseguenti decisioni ) che, ne sono certo, avranno un’influenza positiva sulla mia vita futura. In una parola il Cammino di Santiago mi ha in parte cambiato ( mi auguro in meglio ). Ma ora bando a tanta serietà e veniamo ad un recitare alcune preghiere nelle varie lingue dei presenti sottolineando di fatto il carattere universale del Cammino. Fino alla insperata fortuna di poter partecipare alla Messa celebrata da Bruno nella cripta della Cattedrale di Santiago dove sono custodite le reliquie del Santo. Cripta che conteneva a stento noi tre ed altri due amici pellegrini, tutti commossi fino alle lacrime. Potenza della “tessera del Vaticano” di padre Bruno, come sottolineato dal canonico della Cattedrale, che non smetteva di dire: “grande privilegio, il vostro!”. altro aspetto molto significativo: l’incontro con gli altri pellegrini. La stragrande maggioranza di loro saluta augurando “buen camino” e ben presto s’impara a capire dallo sguardo o dall’atteggiamento se uno è disposto a parlare o a fare un percorso, più o meno lungo, in vostra compagnia. Nascono così, nella maniera più spontanea e naturale, contatti che possono portare in alcuni casi ad aprirsi con gli altri; non è infrequente trovarsi dopo alcuni minuti a parlare della propria vita e delle proprie vicissitudini come se si fosse legati da un vincolo di parentela o da una lunga frequentazione. Quante persone conosciute in quei giorni e quale arricchimento dallo scambio di impressioni ed esperienze! È proprio vero quanto si sente spesso dire: la meta non è tanto la Cattedrale di Santiago, quanto il cammino stesso. Donato ed io abbiamo avuto poi la fortuna di avere come compagno di viaggio padre Bruno, cosa che ha dato particolare rilievo all’aspetto spirituale del viaggio. Quante Messe celebrate in cappelle o chiese, le più disparate, da soli o in compagnia di qualche pellegrino, con sacerdoti che facevano Il giorno prima, domenica 10 giugno, abbiamo assistito alla Messa celebrata da tutti i sacerdoti pellegrini ( una dozzina ) e alle evoluzioni del “botafumeiro”, un enorme incensiere che oscilla per 180 gradi alzandosi per decine di metri nel transetto della cattedrale, rinnovando così il rito millenario che ha accompagnato l’arrivo dei pellegrini fin dalle origini del Cammino. È una cerimonia nel corso della quale si dà libero sfogo alla commozione e alla felicità e si ringrazia Iddio per la positiva conclusione della fatica. E per finire seguiamo la fila ordinata di quanti vanno ad abbracciare, da dietro, la statua di San Tiago per affidargli, in quei pochi secondi di sosta, tutti i messaggi e le richieste che ti sei portato da casa anche a nome di amici o conoscenti. Manca solo l’ultimo atto, il ritiro della “Compostela” dopo avere mostrato la “Credencial” zeppa di timbri ed aver subito le domande di chi vuole essere sicuro che sei stato un autentico pellegrino. A mente fredda, a tre mesi dalla fine del Cammino, non posso che confermare il mio primo giudizio: è stata per me un’esperienza unica, molto più appagante di quanto mi sarei aspettato. Grazie di cuore a Donato e Bruno per avermi permesso di realizzarla e a Roberto che non ha mai smesso di incoraggiarmi. Adesso comincia ad affiorare la nostalgia e un fortissimo desiderio di compiere l’intero tragitto del Cammino francese. Chissà…. se Dio vorrà…. Lino 7 Vit a di comunit à FRANCIA 2012 Narrare con la fede l’arte e la grandezza di Dio Il viaggio in Francia, che si è tenuto dal 17 al 24 Agosto, è stata un’occasione unica di arricchimento culturale e spirituale, un autentico nutrimento della mente e dello spirito. Il principale filo conduttore è stato quello di ammirare i segni della grandezza di Dio, testimoniata dalla spiritualità dei grandi santi francesi (ricordiamo, solo per citare i più importanti, Santa Teresa di Lisieux, il Santo Curato d’Ars, Santa Giovanna d’Arco, Santa Margherita Maria Alacoque, Santa Bernadette), dei quali abbiamo appreso l’intensa vita di fede, e manifestata visivamente attraverso le splendide opere, nella pluralità di forme d’arte (pittura, scultura, architettura, letteratura) e di materiali (la pietra, il legno, il vetro, il ferro) che l’ingegno umano sa modellare. Non sono però mancati momenti più prettamente culturali (in fondo questo viaggio era una vacanza e non solo un pellegrinaggio!) come le passeggiate serali a Dinan, grazioso centro della Bretagna a circa 100 chilometri da Mont Saint Michael, a Digione, capoluogo della Borgogna, ed il soggiorno a Parigi, che ha rappresentato, almeno dal punto di vista temporale, il cuore del nostro viaggio in Francia. Della due giorni parigina ricordiamo senz’altro il viaggio in battello sulla Senna, il giro panoramico per la città lungo le sue grandi vie alberate, l’Arco di Trionfo, Place de la Concorde, la Tour Eiffel, monumento di ingegneria e del sapere tecnico dell’uomo che arriva fino al cielo, Notre Dame, infine la visita al palazzo e agli splendidi giardini di Versailles, le sontuose stanze di Fontainbleau: in questo caso il centro era il sovrano, il suo prestigio, la maestà dei re di Francia e di Napoleone. Ripercorriamo in breve le tappe di questo viaggio. Primo momento importante è stato la visita alla grande Chartreuse, in Savoia. Il monastero della Grande Chartreuse è la casa madre dell’ordine dei Certosini. Come primo insediamento dell’ordine, esso è il prototipo dello spazio monastico certosino. In conformità alla regola dell’ordine, il monastero non è visitabile; tuttavia è stato allestito un museo più a valle che comprende anche una ricostruzione delle celle dei monaci: la visita al museo ci ha aiutato a comprendere la vita di santità e preghiera dei monaci che lo abitano. Altro luogo carico di significato che abbiamo avuto la fortuna di visitare è stato l’abbazia di Cluny, che fece parte dell’Ordine benedettino. L’Ordine di San Benedetto fu una delle istituzioni della società europea di maggior rilievo nell’Alto Medioevo, tanto che, grazie anche alla fedele aderenza ad una rinnovata Regola benedettina, Cluny divenne la guida illuminata del monachesimo occidentale già a partire dal tardo X secolo. L’abbazia conobbe periodi di grande importanza fino al XVIII secolo, quando subì un declino, anche a seguito dei disastri compiuti dalla rivoluzione francese, che fu infatti fatale a Cluny: i fabbricati vennero distrutti, previa vendita di quanto in essi contenuto (dalle tappezzerie ai mobili, per arrivare fino agli oggetti di culto). Nel 1793 vennero bruciati gli archivi e saccheggiata la grande biblioteca. Le terre abbaziali furono vendute. I fabbricati dell’abbazia vennero utilizzati come cave di pietra per gli edifici della zona. Ad oggi, delle strutture originali, non rimane che l’8%. Altro capolavoro che abbiamo avuto occasione di visitare, la mattina del quarto giorno del nostro viaggio, è stato senz’altro Mont Saint-Michel, sulla 8 costa settentrionale della Francia. Sull’isolotto venne costruito (nel X secolo) un santuario in onore di San Michele Arcangelo (uno dei tre maggiori luoghi di culto europei intitolati a san Michele Arcangelo, insieme alla Sacra di San Michele in val di Susa – che abbiamo osservato durante il viaggio d’andata mentre percorrevamo l’autostrada, e al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano). Tale culto, ampiamente diffuso in tutta Europa fin dall’antichità, ha fatto di Mont Saint-Michel una delle principali mete di pellegrinaggio della cristianità. La notevole architettura del santuario e la baia nel quale l’isolotto sorge con le sue maree ne fanno uno dei siti turistici più frequentati dell’intera Francia, dichiarato dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità. Come abbiamo ricordato prima, è stato bello per noi ammirare le opere dell’uomo, ma anche rimanere affascinati dalle figure dei grandi santi francesi, che abbiamo potuto conoscere in questo viaggio. Ad Ars, nella regione del Rodano Alpi, abbiamo visitato la casa di Giovanni Maria Battista Vianney, sacerdote francese, reso famoso col titolo appunto di “Curato d’Ars” per la sua intensa attività di parroco in questo piccolo villaggio. Beatificato nel 1905 da papa Pio X, è stato proclamato santo da papa Pio XI nel 1925 e dichiarato patrono dei parroci. Additato come modello per i sacerdoti da Giovanni XXIII, è stato ricordato con uno speciale anno sacerdotale, per il centocinquantenario della sua morte, nel 2009 da papa Benedetto XVI. Particolarmente carica di significato è stato inoltre la visita a Nevers, dove ci siamo raccolti in preghiera e abbiamo partecipato alla Messa nella cripta dove riposano le spoglie di Bernadette. Dopo le apparizioni di Lourdes, Bernadette si ritirò infatti presso il convento delle Suore della Carità di Nevers all’età di 22 anni. Spese lì gli ultimi anni della sua breve esistenza, lavorando come assistente nell’infermeria e poi come sacrestana, creando ricami per abiti d’altare e vesti. Dopo la sepoltura il corpo venne esumato nel 1909 e apparve inesplicabilmente incorrotto. Altre esumazioni avvennero il 3 aprile 1919 e nel 1925, e il corpo non mostrava ancora segni di corruzione. I medici presenti nelle tre esumazioni giudicarono il fenomeno “non naturale”. Dal 1925 il corpo di S. Bernadette è esposto alla devozione dei fedeli. Le è stato posto solo un leggero strato di cera sul volto. Ci piacerebbe concludere questo breve articolo dando spazio ad una figura piccola e umile, ma quasi un gigante della fede: Santa Teresa del Bambin Gesù, a Lisieux, dove abbiamo ammirato la basilica, innalzata in suo onore nel 1937 e sfuggita ai bombardamenti anglo americani del 1944. Il messaggio di Teresa, una piccola via universale, quasi un cammino di speranza e di santità, consiste nell’essere semplici con Dio e con se stessi: Teresa ha fatto l’esperienza di Dio che è Padre ed Amore misericordioso, di Dio che ama tutti gli uomini, che conosce ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo. Grazie ai suoi scritti pubblicati un anno dopo la sua morte, con il titolo Storia di un’anima, Teresa è presto conosciuta e amata nel mondo intero. Il processo per la sua glorificazione è aperto nel 1910, la beatificazione è del 23, la canonizzazione del 25 da parte di Pio XI. Papa Pio X la definì la più grande santa dei tempi moderni, mentre Giovanni Paolo II nel 77 la proclamò Dottore della Chiesa. “Voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una via ben diritta, molto breve, una piccola via tutta nuova. Siamo in un secolo d’invenzioni, non vale più la pena di salire gli scalini, nelle case dei ricchi un ascensore li sostituisce vantaggiosamente. Vorrei anch’io trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione”. Gabriele 9 Co muni tà ecc lesiale INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE il racconto del Responsabile Organizzativo Locale (rol) Nel corso dell’anno 2011 l’annuncio del VII incontro Mondiale delle Famiglie a Milano mi aveva subito affascinato e fatto nascere il desiderio di aderirvi in qualche modo: per la sua importanza, per la necessità e la curiosità di ospitare qualche famiglia e per la presenza del Santo Padre. Il nuovo Consiglio Pastorale in gennaio creò una commissione per guidare la comunità a vivere l’evento; io fui nominato Responsabile Organizzativo Locale, (ROL) un ruolo previsto dal comitato organizzativo dell’evento per coordinare l’Incontro delle Famiglie in ogni parrocchia. La squadra funzionò subito a pieno ritmo: Marilena, Giovanna, Stefano, Cristina, Alice, Lorenzo, Elisa, Sara ed io, Edoardo. Il punto di forza è stato il lavoro di squadra e la reciproca fiducia che mi hanno aiutato ad allontanare ogni dubbio e cominciare con entusiasmo questo percorso. Si parte: si informa la comunità dell’evento, si programmano le tappe di avvicinamento, l’ospitalità, la festa cittadina delle famiglie, l’adesione alla Messa del Papa; volantini, e-mail, telefonate, avvisi. Buona la risposta; infatti: 22 famiglie disposte all’ ospitalità, 17 i volontari per l’organizzazione, numerosissime le famiglie presenti a Castelletto per la festa del 15 aprile, 78 persone per la Messa a Bresso, un rappresentante al Congresso teologico. Ma ciò che più desideravamo non si concretizza: l’ ospitalità di Milano città e dei comuni limitrofi è molto generosa e da sola soddisfa 10 il fabbisogno. Comprensibile un po’ di delusione per non aver incontrato altre famiglie venute da lontano e con storie diverse da condividere! Quasi al termine dell’evento però grande e piacevole colpo di scena: pomeriggio di sabato 2 giugno, vigilia della Messa con Benedetto XVI, suonano alla casa di don Roberto. Sette persone, due genitori e cinque dei loro sette figli, chiedono dove poter piazzare la loro tenda per la notte per poter partecipare all’Incontro con le Famiglie. Don Roberto concede il prato di fianco alla Chiesa (qualcuno l ‘ha vista sabato sera). Si accampano e poi via a Bresso per la serata delle testimonianze. Poi il ritorno, la notte in tenda e al mattino di domenica 3 giugno via con le bici (dei senaghesi) alla messa del Papa: li hanno visti solo i ciclisti di Senago e Castelletto che con loro hanno pedalato per raggiungere il luogo della messa a Bresso. Poi nel pomeriggio il ritorno verso la Francia. Lo smacco iniziale è stato così mitigato da questa supersorpresa: non siamo rimasti del tutto senza ospiti. In circa cinque mesi ho sentito risuonare tante volte la parola “famiglia” in avvisi, volantini, email, cuore, colloqui, sogni; sui giornali, al telefono, in TV, nelle veglie notturne, nelle omelie. I pensieri più belli sono quelli legati all‘essenza della famiglia, a ciò che in essa si vive e si desidera: amore, condivisione, pazienza, passione, solidarietà, costanza, gioia, apertura, sacrificio, fedeltà, affetto, sincerità, compassione; ma spesso la famiglia fa anche esperienza di difficoltà di rapporti, separazione, incomprensione, malattia, cattiveria, disgrazie, dolore, divorzio, problemi di lavoro, ingiustizia, solitudine, emergenza economica, violenza, disattenzione. E’ stato un periodo ricco di sollecitazioni tese alla valorizzazione della vita famigliare e a riconsiderare il modo di vivere il lavoro e la festa, attraverso le catechesi preparatorie all’incontro, le relazioni degli oratori al Congresso, le testimonianze di tante persone, l’incontro di S. Siro e le parole del Papa. Ma è stato anche un invito a concretizzare. Mi sembra significativo l’esempio della famiglia francese: partire (da Grenoble, più di 400 chilometri da Senago) senza paure o incertezze, per incontrare come famiglia unita nella semplicità (una tenda) la moltitudine accorsa a Milano e unirsi ad essa per pregare con il Santo Padre, per sentire le sue parole e fare propri i valori che contano e che segnano la strada da percorrere. Si potrebbe osservare: tutto qui? Niente di straordinario, certo. Ciò che è straordinario e la parabola evangelica dell’amore di cui ognuno di noi ha bisogno per vivere e che trova nella famiglia il suo primo luogo di realizzazione. IL PAPA A SAN SIRO Incontro con i cresimandi Sulle orme di Pietro un’esplosione di gioia e di colori Sabato 2 giugno siamo andati a San Siro per l’incontro dei Cresimandi con il Papa. È stata un’esperienza fantastica. Non avevo mai visto questo stadio e vederlo in questa situazione è stato emozionante. Tutta quella gente, quei colori, quelle coreografie, non le avevo mai viste tutte assieme. È stato bello anche perché non avevo mai visto il Papa così da vicino. È stata una bella occasione anche per pregare tutti sulla figura di Pietro. Alice M. Sabato 2 giugno ho partecipato all’incontro dei cresimandi col Papa a S. Siro: è stata un’esperienza molto bella, ho vissuto insieme a tantissimi altri Se qualcuno è stato stimolato da qualche situazione vissuta nel corso di questo evento, parli, condivida le sue idee e dia il suo contributo per concretizzarle; provare a partire forse può valere la pena. Edoardo ragazzi che come me avevano appena ricevuta la S. Cresima momenti di preghiera alternati a canti e balli. La presenza del Papa poi ha creato un clima davvero di comunione fra ragazzi di varie comunità pastorali della nostra diocesi che insieme hanno pregato. Giulia T. L’incontro con il Papa a San Siro è stata un’ esperienza molto importante per ognuno di noi. La parte della giornata passata in compagnia che mi è piaciuta di più è stata quando è entrato il Papa nel campo di San Siro e ha fatto un giro dello stadio con la sua papa-mobile per poter salutare più da vicino tutti quanti noi. Tutti sventolavano quei foulard colorati per dimostrare la gioia che ognuno provava in quel momento. Per noi ragazzi la presenza del Papa è stata molto significativa, ci ha fatto sentire importanti perché ci ha donato un po’ del suo tempo durante la visita a Milano. Federica C. 11 Co muni tà ecc lesiale LA TUA FAMIGLIA TI RENDE GRAZIE La Messa con il Santo Padre a Bresso E’ trascorso già qualche mese dal VII Incontro Mondiale delle Famiglie ma vivo rimane il ricordo di quanto vissuto; le strade milanesi si sono popolate di famiglie intere che hanno chiesto accoglienza nelle nostre città, si sono riempite di colori e suoni provenienti da più parti del mondo. Chi si è lasciato coinvolgere da questa esperienza, ha potuto sperimentare in prima persona qualcosa che non accade tutti i giorni nella nostra diocesi, come anche nella nostra comunità pastorale. Le occasioni create sono state numerose e per tutti i gusti – cineforum, festa cittadina, adorazione eucaristica “speciale” – ed è proprio da quest’ultima che è partito l’intenso fine settimana di incontri con Benedetto XVI. Abbiamo voluto condividere un appuntamento a distanza – l’adorazione eucaristica appunto – nello stesso momento in cui anche il Papa pregava nel duomo di Milano. In tanti, quella sera, eravamo ciascuno a tu per tu con Gesù, e nello stesso tempo eravamo tutti assieme con Gesù, quasi a rivolgerGli un invito 12 davvero speciale: “Che ne dici Signore se questa sera ti fermi da noi? Ti accoglieremo in casa come a Nazareth e vivremo la quotidianità con le sue meraviglie. Che ne dici Signore se ci insegnerai a costruire la nostra vita? Inseguiremo lo Spirito dovunque egli ci porti e sarai con noi nel nostro agire. Che ne dici Signore se alla domenica sarà sempre festa con te? Ci radunerai insieme e saremo la tua famiglia, e con le altre famiglie saremo la tua comunità.” Così ci preparavamo a vivere una domenica davvero speciale; noi eravamo lì, in quel grande tempio a cielo aperto, a poche centinaia di metri dal grande altare, eravamo lì con la nostra emozione percepibile e condivisa l’un con l’altro, eravamo lì anche per tutte quelle persone che non erano potute venire (ma assistevano da casa all’appuntamento) e alle quali ci sentivamo legate; eravamo lì dopo giorni vissuti nell’attesa di un dono prezioso che ha preparato il cuore ad accogliere tutto ciò che si dispiegava in quelle ore: stava per iniziare quello che per i cristiani è un incontro dalla I maiuscola, l’incontro con Gesù nell’Eucarestia, momento di gioia e di comunione nell’assemblea. Un canto comune si levava, l’inno dell’evento intitolato “La tua famiglia ti rende grazie” che così recita: “Noi ti preghiamo Padre dell’uomo per ogni famiglia che tu doni a noi; noi ti preghiamo Cristo Signore sei fonte di gioia per l’umanità; noi ti invochiamo Spirito Santo guida sempre la tua chiesa. La tua famiglia ti rende grazie per tutti i doni che Tu le dai: festa e lavoro, gioia e fatica, sei nostra vita, Signore Gesù.” E’ con l’entusiasmo riscoperto in quei giorni dunque che si vuole ripartire nel nuovo anno pastorale, con anche un sogno realizzabile: che le nostre famiglie – le famiglie che abbiamo formato con la personale scelta di vita compiuta – non siano famiglie isolate o chiuse in loro stesse, ma sempre più coinvolte nella comunità pastorale, ne diventino parte attiva e siano di sostegno l’una all’altra. Elisa Cattaneo UNA VITA DONATA PER LA CHIESA Il Card. Martini ha guidato la nostra diocesi con coraggio e lungimiranza C’è una cosa che non posso togliere dai miei pensieri: il fatto che dal 1980, quando cioè p. Carlo Maria Martini è venuto come vescovo in mezzo a noi, una grazia si è estesa per la nostra comunità diocesana, e non solo. Ci è stato fatto il dono di poter percorrere un cammino unico nella sua preziosità e lungimiranza, “unico” perché squisitamente evangelico. In un panorama ecclesiastico piuttosto faticoso, controverso e alquanto depresso, in Italia come altrove, per oltre 22 anni a noi è stato fatto il dono di essere aiutati a tenere lo sguardo su quanto maggiormente conta. Fuori da ogni tentazione di potere, siamo stati aiutati ad essere Chiesa di Gesù, comunità credente chiamata a cogliere i doni seminati da Dio nella storia e nel mondo, anche al di fuori dei sacri recinti in cui “noi” ci contiamo e ci auto confermiamo. Senza di lui, senza il card. Martini, siamo un po’ “come tutti”, siamo senza la presenza viva di un uomo che ha ispirato il cammino pastorale di questa nostra grande diocesi, e anche il cammino di molti altri. Per 22 anni siamo stati un poco “speciali”, e di questa vivacità evangelica la Chiesa dovrebbe riconoscerne sempre il bisogno. Il suo insegnamento rimane, e soprattutto resta il dono dello Spirito che continuerà ad esprimersi nella sua libertà e nella sua fantasia. Saremo forse un poco più soli, un poco più esposti alla confusione, alla tentazione saccente del potere, a quella di contarci continuamente, a quella di prendere noi il timone della storia assumendo tutti i ruoli e tutte le responsabilità. Non c’è però, affatto! da sentirsi abbandonati o improvvisamente impoveriti. Forse la cosa più importante è riconoscerci e dirci riconoscenti, perché questo dono ci è stato fatto. E riconoscerci chiamati a raccogliere un’eredità che forse non abbiamo ancora ben capito e che ci fa responsabili e ci chiama alla gioia e alla libertà della Buona Notizia. don Orazio Nato a Torino il 15 febbraio 1927, entra in seminario dai Gesuiti nel 1944 dove compie il curriculum di filosofia e teologia. Il 13 luglio 1952 viene ordinato sacerdote a Chieri (To). Nel 1958, consegue la laurea in teologia fondamentale alla Gregoriana di Roma, proseguendo poi gli studi in Sacra Scrittura, perfezionandoli anche all’estero. Il 2 febbraio 1962 pronuncia la solenne professione di fede e nello stesso anno gli viene assegnata la cattedra di critica testuale al Pontificio istituto biblico di Roma. Di lì a poco, nel 1978, Martini passò a reggere la Pontificia Università Gregoriana. Lo stesso anno, viene invitato dal Papa a predicare il ritiro quaresimale in Vaticano: sarà l’ultimo di Paolo VI. Il 29 dicembre del 1979 Giovanni Paolo II lo elegge alla cattedra episcopale di Milano e subito dopo, il 6 gennaio del 1980, viene consacrato vescovo, in San Pietro. Il 2 febbraio 1983 il Papa lo crea cardinale con il titolo di Santa Cecilia. Da arcivescovo di Milano introdusse in diocesi la “Scuola della parola”,che consiste nell’aiutare il popolo di Dio ad accostare la Scrittura secondo il metodo della “lectio divina”, oltre alle migliaia di iniziative, incontri, gesti che hanno lasciato un’impronta indelebile nella città e nella diocesi. Lasciata Milano come arcivescovo emerito nel 2002, visse per alcuni anni a Gerusalemme riprendendo gli studi biblici, finchè l’avanzare del morbo di Parkinson lo costrinse a tornare in Italia, dove si è spento all’Aloisianum di Gallarate. 13 P as toral e giovan ile CAMPEGGIO VALGRISENCHE 1° TURNO Ma come si scrive “Valgrisenche” o “Valgrisanche”?! Forse più della metà di noi, 63 partecipanti al primo turno di campeggio, ancora ora non saprebbe rispondere. Questo per dire quanto sperduta e sconosciuta, ai più, sia questa meravigliosa località della val d’Aosta, che ha visto la nostra vivace presenza dal 7 al 15 luglio, durante il primo turno del campeggio della nostra comunità pastorale. C’è anche da dire che le nostre tende sono davvero ben costruite se pensiamo a quali folate di vento hanno sopportato! Ma a parte il vento tutto è stato davvero bellissimo. Le pazze gite el don... siamo arrivati (tutti!!!) fino a 3000 metri per poi ridiscendere ai 2900 del rifugio degli Angeli, le partite a baseball (di cui siamo diventati giocatori accaniti), le sfide a calcio e a pallavolo, al campo sportivo, i giochi notturni e anche le riflessioni sul libro del Piccolo Principe e sul Vangelo. Bellina davvero anche la cappella che era costituita da una tenda, come una delle nostre, ma posizionata nel punto più alto del campo. Ci siamo divertiti moltissimo anche con i mitici balli di gruppo: bastava metterne uno e la pagoda e a volte anche il prato circostante si riempivano di ballerini più o meno esperti ma sempre pronti a “spriz- 14 zare di gioia”. Le molte foto scattate e alcuni video, tra cui eccelle quello del mitico regista Masato e dell’invidiabile cast dei maschi, davvero da non perdere, saranno per noi un lungo e fantastico ricordo che ci condurrà certamente all’anno prossimo. A proposito sono già aperte le iscrizioni? Rebecca e Silvia 2° TURNO Cosa puó aggiungere a quello che giá hanno detto Rebecca e Silvia sul primo turno in campeggio la nostra incerta penna? Crediamo solo due piccolissime annotazioni, vogliate scusare la la nostra brevitá... Magari qualcuno ci ringrazierà pure....!!! Siamo giunti in Valgrisenche al termine del feriale... i giorni intensi e affollati hanno lasciato lo spazio a un numero più ristretto di amici... eravamo in 43. Ci si era detti che eravamo un po’ meno dell’anno scorso e ci dispiaceva un po’. Poi peró é stato bellissimo, abbiamo stretto amicizie forse piú intense, insomma ci siamo sentiti forse un po’ più grandi e ci ha fatto piacere. Essere un po’ di meno alla fine é stato un aiuto per approfondire le nostre amicizie. Anche il don è riuscito a fare un colloquio con tutti noi ed é stato bello, anche se difficile per noi, provare a dialogare con qualcuno di adulto di noi stessi... Ultima osservazione: non abbiamo fatto grandissime gite se non due di noi accompagnati da Giovanni, il seminarista e dal don... Fino a 3200, di fianco ai ghiacciai, al col Bassac. Questo lo abbiamo scritto sotto minaccia di due anonimi scalatori... Ora peró vorremmo dire che la vera “gitona” sará vivere un bell’anno in oratorio coi i gruppi a preado e ado... È lí ci saremo tutti. Ciao!!!! Giulia e Lele BORGIO VEREZZI Un’esperienza da rifare! Anche quest’anno il silenzioso e verde parco di Villa Zaveria, a pochi passi dal mare, è stato riempito dalle risate dei ventidue bambini che hanno scelto di partecipare a questa vacanza, diventata ormai una tradizione a Senago, ma che sorprende nell’essere ogni volta un’esperienza sempre nuova. Mare, giochi e canti: questi sono i semplici ingredienti che fanno di questi dieci giorni una straordinaria ed emozionante convivenza. Le giornate sono scandite da piccoli gesti di condivisione, quasi rituali: un dolce “Buongiorno” accompagnato dalla colazione preparata dalle nostre splendide cuoche e poi, via…. Verso la spiaggia! Il pranzo in villa ed un primo pomeriggio di riposo e tempo libero sono seguiti dal ritorno in spiaggia fino all’ora di cena. La serata si svolge tra canti, balli e tantissimi giochi a squadre organizzati dagli animatori. La preghiera si alterna sempre ai momenti di svago e, accompagnando la vacanza, fa del tempo passato insieme una tappa importante della nostra crescita. La collaborazione tra adulti, animatori e bambini è la componente su cui si fonda la perfetta riuscita della vacanza. L’impegno e gli sforzi nell’organizzare i giochi e i momenti di vita insieme sono stati tra adulti animatori e bambini la chiave, che ha reso così perfetta la vacanza. La grande serietà e disponibilità dei bambini nell’accogliere le proposte degli educatori ha scaturito una grande soddisfazione per il lavoro preparato e ha reso così ancora più divertente giocare insieme. I sorrisi e gli abbracci di questi bambini creano ogni anno un’atmosfera particolare a Villa Zaveria, si viene a creare una vera e propria famiglia, composta di reciproco rispetto e complicità che fanno ancora una volta una vacanza meravigliosa da condividere con i nostri bambini. Ed i Grazie non sono mai abbastanza per cui… Un grazie va dato alle nostre meravigliose cuoche che hanno saputo viziarci ogni giorno con piatti sempre nuovi, un grazie alle suore che ogni anno ci danno la possibilità di far parte, anche se solo per nove giorni, della loro quotidianità, al Don Roberto che sa sempre condurci alla riflessione con la preghiera,un grazie agli animatori che hanno saputo mettersi a completa disposizione per i nostri bambini, ed infine ma non per minore importanza, un grazie grandissimo al Gigi che ci accompagna ogni anno e che fortemente crede in noi e nella vacanza! Che altro dire?! Alice ARRIVEDERCI ALL’ANNO PROSSIMO! 15 P as toral e giovan ile ORATORIO IN SICILIA Con Libera per conoscere, condividere, capire ...ne’ l’Uomo ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne’ affini farebbero ciò che faccio per i miei bambini, io sono un eroe... (Storia Di Luigi Delle Bicocche, Caparezza) Questa frase di una canzone del sagace cantautore pugliese traduce in modo incisivo quello che l’esperienza vissuta ci ha lasciato, meglio sarebbe dire, ci ha testimoniato. Sono stati molti, infatti, gli incontri e le testimonianze che ci hanno arricchiti. Siamo andati per conoscere, condividere, capire. Di questo avevamo bisogno, questo abbiamo trovato. Avevamo bisogno di sentirci raccontare, anzitutto, la storia. Quando si parte per un campo di volontariato solitamente ci si sente un po’ “supereroi”, con poteri speciali. Nulla di più banale, inutile e sbagliato... Bisogna invece pensare che facciamo qualcosa che aiuta in primo luogo noi stessi, che cambia anzitutto qualcosa in noi. Vedere la bellezza naturalistica e culturale della Sicilia fa pensare. Quasi, quasi, non si comprende se tale bellezza abbia attratto nel corso della storia così tante civiltà o se siano state esse a rendere così bella questa parte del mondo... fascino misterioso di una terra dalle infinite risorse... Monreale, Palazzo dei Normanni, la Martorana, il Duomo di Palermo. Se questi luoghi vi dicono poco, 16 beh, non ve ne raccontiamo nulla, rischieremmo di tradirne la bellezza. Andateci. Terra bellissima e terra di grandi tragedie: Portella della Ginestra (alloggiavamo a 10 minuti dal luogo dell’eccidio del 1 Maggio 1947), Capaci, Via D’Amelio, Via Notarbartolo con l’albero di Falcone e Borsellino, sono state mete del nostro itinerare. Mete della speranza, insieme: se lasciano segno nella coscienza. Abbiamo ascoltato le sincere, intelligenti, fresche e profonde parole di chi alla mafia ha detto il suo no, ascoltate dal vivo e lette sul libretto preparato per accompagnare la riflessione e la preghiera nei giorni trascorsi insieme. Su tutte ricordiamo, con particolare riconoscenza, alcune delle affermazioni di un simpaticissimo ottantenne, superstite della strage di Portella della Ginestra: “non prendete soldi senza esserveli sudati; abbracciate con il vostro impegno chi non studia, chi è povero, anche colpevolmente, di valori, chi la pensa diversamente da voi (quanti punti di contatto con il motto episcopale del Cardinal Martini “Pro veritate adversa diligere”!) ...”Indimenticabile, approfondita e coraggiosa, poi, la lunga testimonianza e ricostruzione storica della vicende di mafia dalla liberazione del 1945 ad oggi, di Placido Rizzotto, nipote e omonimo del sindacalista ucciso nel 1947. A maggio di quest’anno, si sono celebrati i funerali di Stato dopo che sono state ritrovate, a distanza di più di mezzo secolo, le sue spoglie mortali. Abbiamo, poi, lavorato davvero (sveglia alle 5.15 del mattino per il lavoro di spietratura nei campi), condividendo la concretezza di chi fatica con onestà per il proprio lavoro, attività che Libera, nel suo piccolo, ha letteralmente “rimesso in piedi”, in terre, prima, di dominio mafioso. Queste persone ci hanno insegnato che la lotta per la giustizia e la legalità non sono qualcosa di straordinario: non siamo andati a compiere una missione speciale, ma ad amare e servire nella quotidianità il prossimo. In Sicilia siamo stati bene con gli altri e con noi stessi. Abbiamo fatto quanto mai nostra questa frase di uno dei martiri della lotta alla mafia, Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Ci sono cose che non si fanno per coraggio, si fanno per poter continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli”. L’esempio dello “Eroe borghese” Giorgio Ambrosoli, conosciuto durante le attività di riflessione e preghiera, ci ha idealmente riportati a Milano e al semplice e “bastante” senso del dovere. Quella Milano nella quale è necessario, più che mai oggi, perseguire comportamenti virtuosi in tutti gli ambiti del vivere. Basta questo per eliminare la corruzione ad ogni livello e, quindi, per dire no alle mafie. Compito non facile, ma indispensabile. Così abbiamo vissuto fantastici e indimenticabili giorni tra il 25 Luglio e il 4 Agosto in Sicilia... e ci siamo anche divertiti un sacco!!! Vogliamo concludere questo affresco con una duplice pennellata. La prima è un semplice elenco. Ecco le località che, nel tempo libero dalle attività sopra descritte, abbiamo toccato nel nostro viaggio: Mondello, Selinunte, Cefalù, Segesta, Riserva dello Zingaro, Scopello, San Vito Lo Capo, l’entroterra corleonese. Nomi che sono metafore di quanto sia bella e radiosa questa terra e di come potrebbe esserlo il suo futuro. Metafora è l’intera Sicilia: di come potrebbe essere straordinaria, permetteteci, l’Italia intera...La seconda si concreta in un manifesto affisso fuori dalla porta del duomo di Palermo, nel quale si dice che nel corso dell’istituito “anno della fede”, indetto nel cinquantesimo anniversario della apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (e ventesimo del Catechismo della Chiesa Cattolica) e che si aprirà l’11 ottobre 2012, verrà proclamato beato don Pino Puglisi (la cui vicenda è forse nota ai più dal film “Alla luce del sole”). Il riconoscimento è avvenuto, precisamente come “riconoscimento del martirio”: la sua uccisione ad opera dei boss avvenne quindi “in odio alla fede”. Il Papa lo ha decretato nell’udienza al prefetto per le Cause dei santi card. Angelo Amato, il 28 Giugno 2012. Un bel segno che ci introduce nella celebrazione dell’anno della fede e una chiara indicazione, per la vita di ogni cristiano, che come credente, non può tollerare il fenomeno mafioso, in tutte le sue complesse implicazioni. Martina e don Leo 17 Sp ort SPORT CASTELLETTO O.d.B. Si riparte... nuovi sogni e progetti, nuove occasioni di sport ed esperienze di vita! Chi ama lo sport sa sperare e chi spera non smette di operare, lottare e credere in uno sport diverso e migliore. La speranza è una scelta di pensiero che richiede impegno e coerenza. Sperare significa cercare nei momenti bui una piccola...seppur flebile fonte di luce. Chi gioca e sta perdendo conta sul tempo ancora restante; chi è stato sconfitto sa che potrà avere un’altra chance; chi teme o soffre cerca il senso e le motivazioni profonde di quel che vive per andare sempre avanti. Vorremmo contagiarci reciprocamente di quelle piccole, costruttive, educative, positive, buone notizie che ognuno di noi, ogni squadra, atleta o dirigente vive, osserva, verifica o addirittura realizza. Quante volte mi sono stupito davanti a piccoli gesti SPORT SENAGO A.S.D POLIS Anche quest’anno, per il quinto anno, ricomincia l’attività della nostra società sportiva, l’ASD Polis Senago. Come per tutti gli anni precedenti perseguirà lo scopo, a nostro avviso importantissimo, di sviluppare lo sport in Oratorio, dando la possibilità a ragazzi e giovani di praticare basket, pallavolo e calcio e sviluppare un momento di crescita legato ai valori cristiani della fede e dello spirito comunitario. Nonostante le piccole problematiche strutturali, legate al cantiere del nuovo oratorio, quest’anno avremo, oltre all’aumento degli atleti in quelle già esistenti, anche la nascita di alcune nuove squadre. Inoltre, nonostante le numerose iscrizioni già avute per incentivare ulteriormente lo sviluppo dello sport 18 gratuiti ed eroici al tempo stesso, dicendomi che tutti avrebbero dovuto sapere di cosa sono capaci certi giovani con il loro entusiasmo, i risultati umani e di amicizia che ottengono in un evento sportivo ben organizzato. Credo che se facessimo circolare buone notizie, potremmo anche indurre altri a scovarle. Concludo ringraziando coloro che sapranno vedere le cose belle dello sport... perché se è vero che affrontare i problemi e risolverli è importante, credo che anche trovare tesori e condividerli renda più bello il nostro agire. Auguro all’O.d.B. un anno … di buone notizie. il presidente Daniele Pozzi PER INFORMAZIONI SEDE C/O ORATORIO Via Pacinotti, 8 Daniele Pozzi: Cel. 339.3989589 dalle 17.00 alle 19.00 [email protected] in oratorio, i nostri allenatori (alcuni dei quali hanno appena sostenuto corsi di preparazione per l’allenamento di bambini e ragazzi) sono a completa disposizione per far provare le varie discipline sportive a tutti coloro che lo desiderassero. Ci accingiamo quindi ad intraprendere molto fiduciosi la nuova stagione agonistica, sperando che i risultati che si otterranno possano essere ancora migliori di quelli, già positivi, ottenuti la scorsa stagione. A.S.D. POLIS SENAGO PER INFORMAZIONI SEDE C/O ORATORIO Via Repubblica, 7 Stefano Brenna (presidente) Cel. 339.1455929 Claudia Viale (Resp Settore Basket) Cel. 347 4225432 Roberta Zerbetto (Resp Settore Volley) Cel. 335 8019911 Giovanni Barbera (Resp Settore Calcio) Cel.338 1641556 gi g a t o Car NUOVO SINDACO DI SENAGO Lucio Fois Lucio Fois, 50 anni. Nato a Orvieto, risiede a Senago dal 1968. Sposato, padre di un figlio. Professione commerciante. Con il 61,1% dei voti Lucio Fois è stato eletto Sindaco del nostro comune, lo scorso mese di maggio. Gli abbiamo rivolto alcune domande per conoscere meglio il suo impegno. 1) Che cosa l’ha spinto a candidarsi? Per chi come me si è sempre impegnato nella politica locale, l’essere chiamato a candidarsi al ricoprire delle cariche pubbliche penso sia la logica e diretta conseguenza dell’impegno stesso. Ognuno di noi è “importante” in qualche modo e forse, in questo momento, ritenendo di avere quel bagaglio di esperienza amministrativa e politica necessario per far sintesi ed aiutare il centrosinistra a ritrovarsi, per prospettare un buon programma amministrativo, ho accettato l’invito a candidarmi giuntomi da molti concittadini. 2) Il suo programma E’ quello dell’intera coalizione, con molta attenzione all’ambito sociale, declinato in molte forme e con un denominatore comune: quello del far “rete”, del ricercare la massima partecipazione di tutti nella gestione della cosa pubblica. Questo lungo periodo di crisi sta minando alle fondamenta le nostre radici ed è necessario che tutti ne siamo consapevoli. Dobbiamo ritrovarci tralasciando l’individualismo e ragionando più come comunità, altrimenti non potremo assolutamente far fronte alle crescenti richieste ed alle minori capacità di spesa. 3) In questi 100 giorni: difficoltà e aspettative Quelle che mi attendevo. una gravissima crisi sociale, con persone che non trovano risposta a problemi importanti come quello della casa e del lavoro. Ricevo quotidianamente persone che vengono sfrattate o che perdono il proprio lavoro, non riuscendo a ricollocarsi. E mi ritrovo impotente, accompagnato però per fortuna da un’ottima squadra di giunta. A tutto questo si aggiunga la questione delle vasche di laminazione, con la Regione fortemente intenzionata alla realizzazione e la nostra opera per contrastare tale ipotesi. Questi primi mesi sono stati molto intensi; Senago usciva da tre anni di immobilismo amministrativo ed abbiamo dovuto impegnarci su più fronti contemporaneamente , incontrando tante persone, dal disoccupato all’imprenditore, che attendono proposte e risposte. Nel contempo abbiamo iniziato a lavorare su un importante atto amministrativo che dobbiamo assolutamente adottare entro il 31 dicembre, il Piano di Governo del Territorio, abbiamo rivisto la macchina amministrativa proponendo una nuova struttura organizzativa ed infine abbiamo deciso di abbandonare la vecchia fiera, che riteniamo abbia ormai perso la sua funzione, per ridefinirla negli spazi e nei contenuti. Abbiamo così proposto una vera e propria Festa di Senago, improntata sulle Associazioni e sui commercianti. Vogliamo che i cittadini si riapproprino della città, riscoprendo il piacere di passeggiare per le vie del paese, dandogli possibilità di ascoltare musica, assistere a spettacoli teatrali e di cabaret, oppure molto più semplicemente ritrovarsi per degustare del buon vino o mangiar qualcosa in compagnia. Tutto qua, cercheremo di favorire quel bisogno di socialità che ognuno di noi ha. Lucio Fois 19 RUBRICA LettiVisti&Ascoltati per voi Il Vangelo secondo Pilato di Eric-Emmanuel Schmitt esordisce con un’“apertura di sipario” folgorante. In un prologo scandito come una confessione, il narratore in prima persona è lo stesso Jeshua (Gesù di Nazareth). Nel culmine tenebroso del Getsemani, il Nazareno ripercorre il suo cammino esistenziale, dall’infanzia e dalla giovinezza “normali” fino alla progressiva presa di coscienza della propria missione. Questo singolarissimo taglio autobiografico genera una rilettura e, a tratti, una reinvenzione della vita di Cristo sospesa tra il polo dello stupore, del dubbio, della turbata rivelazione di sé a se stesso, e il polo della coraggiosa assunzione di responsabilità nell’economia della salvezza: un atto di fede proteso verso il traguardo della croce con angoscia mista a incrollabile determinazione d’amore. uscito di scena Jeshua che si avvia verso la Passione e il Calvario, inizia il vero e proprio Vangelo secondo Pilato. un vangelo, un romanzo in qualche misura “poliziesco”, intessuto di indagini, interrogatorii, sopralluoghi, esperimenti, capovolgimenti di prospettiva. un’inchiesta innescata dalla scoperta che il corpo di Jeshua è scomparso dal sepolcro. una ricerca inesauribile che si dipana nei meandri di Gerusalemme e, in pari tempo, nel labirinto della coscienza di Pilato. Il prefetto della Giudea – un giovane funzionario inquieto, intelligente, dinamico – ne stende il resoconto in una ventina di lettere indirizzate al fratello Tito, che da Roma segue le sue vicende. Il “testimone” dell’io-narrante passa così, in un’ideale staffetta, dalla mano della vittima alla mano del carnefice. Vagliate e scartate tutte le possibili spiegazioni razionali del mistero insito nella scomparsa e riapparizione del Nazareno, all’investigatore non resta che confrontarsi con una “impossibile” interpretazione soprannaturale. A spingerlo in questa direzione sono un’onesta sete di conoscenza («Che cos’è la verità?») e l’appassionato sentimento d’amore per la moglie Claudia Procura, che crede nella realtà della Resurrezione. Ma quale atteggiamento assumerà Pilato, alla fine del romanzo, nei confronti di Jeshua? «Nel caso Jeshua – dice Pilato nel romanzo – ho cercato di salvare la ragione, di salvarla ad ogni costo contro il mistero. Ho fallito e ho capito che c’era qualcosa d’incomprensibile. Mi lamento spesso con Claudia: prima ero un romano che sapeva; ora sono un romano che dubita». “Dubitare e credere sono la stessa cosa… Solo l’indifferenza è atea”. La Strada di Cormac McCarthy Che cosa resta quando non c’è più un dopo perché il dopo è già qui? Generazioni di scienziati, mistici e scrittori hanno offerto in risposta le loro visioni di luce e tenebra. Ci hanno prospettato inferni d’acqua e di fuoco e aldilà celesti , fini irrevocabili e nuove nascite, ci hanno variamente affascinato o repulso, rassicurato o atterrito. Nell’insuperabile creazione mccarthiana de La strada, la post-apocalisse ha il volto realistico di un padre e un figlio in viaggio su un groviglio di strade senza origine e senza meta, dentro una natura ridotta a involucro asciutto, fra le vestigia paurosamente riconoscibili di un mondo svuotato e inutile. Restano dunque, su questa strada, esseri umani condannati alla sopravvivenza, la loro quotidiana ordalia per soddisfare i bisogni insopprimibili e cancellare gli altri, la furia dell’umanità tradita e i residui, impagabili scampoli di piacere dell’essere vivi; restano i cristalli purissimi del sentimento che lega padre e figlio e delle relazioni che i due intessono fra loro e con gli altri, ridotte all’estrema essenza nella ferocia come nella tenerezza. E restano le parole, splendide, precise, molto più numerose ormai delle cose che servono a designare; la prodigiosa lingua di McCarthy elevata a canto funebre per «il sacro idioma, privato dei suoi referenti e quindi della sua realtà». Resta dell’altro, un residuo via via più cospicuo in mezzo al niente circostante: resta un bambino che porta il fuoco e un uomo che lo protegge dalle intemperie del mondo semimorto con implacabile amore, uomo e bambino tradotti in ogni uomo e ogni Bambino, con responsabilità e ruoli che inglobano e trascendono quelli dei singoli individui. E resta, perciò, uno sguardo discreto in avanti e forse in alto, oltre a quello nostalgico voltato a rimirare il regno dell’uomo così come lo conosciamo. In questa risposta di McCarthy – epica, elegiaca, mitica, profetica, straziante, universale – resta perfino l’imprevedibile: un’affettuosa quotidianità che consola e scalda il cuore. 20 L’AMPLIAMENTO DELL’ORATORIO IL RESOCONTO ECONOMICO RENDICONTO PRINCIPALI OPERE PARROCCHIALI SPESE PER OPERE, RISTRUTTURAZIONI E MANUTENZIONI STRAORDINARIE EFFETTUATE NEL PERIODO 2010 - 2012 RISTRUTTURAZIONE CASA CANONICA 557.000,00 RISTRUTTURAZIONE SACRESTIA E SALONE SUPERIORE 81.000,00 IMPIANTI MICROFONICI 18.120,00 RIP. OROLOGIO E CAMPANE 9.100,00 PIAZZALE CHIESA PARROCCHIALE 61.600,00 SENAGHINO: Tetto Chiesa 28.940,00 Borgo e varie 32.000,00 SITUAZIONE ECONOMICA AL 30/09/2012 SAN BERNARDO: Campanile Revisione tetto e sost. Lattonerie Riparazione Recinzione ORATORIO: Impianto fotovoltaico Automazione cancello di ingresso 2.500,00 32.560,00 4.000,00 84.700,00 2.500,00 Da recuperare nel 2012/2013 RESTAURO ARCHIVIO STORICI 8.292,00 TOTALE OPERE IN PROGETTO Ripristino organo Chiesa Parrocchiale Ripristino pavimento int. Chiesa Parr. 922.312,00 55.000,00 30.000,00 Oltre le spese di manutenzione ordinaria degli edifici ed impianti e i lavori svolti dai volontari dal Gruppo Amici di Don Bosco. Pagato 797.314,24 36% Disponibile 503.301,60 23% Vendita Immobili 200.000,00 9% 1.500.615,84 68% 699.384,16 32% 2.200.000,00 100% OFFERTE FINALIZZATE AD OPERE STRAORDINARIE 1° Domenica del mese da gen a sett. una tantum sett. 2011 – sett. 2012 “un caffè al giorno” dic. 2011 –2012 Da associazioni: Confraternita della Pentola Moto Guzzi Dorvan Polis Basket Unitalsi Da attività e iniziative varie in Oratorio Posa prima pietra oratorio (gen 2012) Pranzo festa patronale Totale entrate 22.219,00 9.500,00 11.000,00 1.500,00 100,00 500,00 500,00 1.000,00 5.872,50 3.777,10 2.598,00 58.566,60 MODALITÀ PER CONTRIBUIRE: • impegno mensile/annuale “un caffè al giorno” • contributi Una Tantum • prestito di 5.000/10.000,00 senza interessi, rimborsabile in 5 anni An agra fe parr occhiale Li abbiamo accolti nella comunità con il Battesimo MAGGIO •Stoppa Claudia •Bugatti Alessandro •Cerati Gioele•Mandaradoni Thomas E Martina •Lippolis Samuel•Mangialavori Francesco •Corradini Beatrice•Deponti LudovICA •Solinari Giulia •Lazzari Leonardo •Bellettato Matteo•Coletta Aurora • Fodda Alex •Gentile Noemi • Romeo Maurizio• Trimboli Edoardo •Cristofori Gabriele •Bosisio Tessa •Elena Calza•Nicolò Landini •Buxha Roberta•SAava Andrea •Silvia Rossetti•Nicholas Verdun •Minervino Gioele•Sirchia Giovanni Battista •Elia Borrelli•Enrico CambiaghI •Di Giacomo Riccardo•Rossi Gemma •Andrea Moro•Alessandro Sudati •Trizio Thomas•Cerioli Alice Luglio Giugno •Pisolo Beatrice •Rizzo Sara •Dominelli Emanuele •Di Paola Vittoria • Martinelli Matteo•Romano Vittoria •Eridano Gaia •Falcone Manuel •Camnasio Andrea •Zoffino Antonino •Zanon Tommaso •Bordone Isacco •Baldassare Federico •Chiappetti Daniele •Clerici Piervalerio Abbiamo accolto il loro amore nel Signore MAGGIO Giaccone Calogero con Fredella Carolina Falanga Victor con Roimondo Veronica Abbaco Francesco CON De Feo Desirèe Gaetano Pittala’ con Binda Paola Barion Roberto con Galetti Erica LUGLIO Carrera Christian con Pegorarotto Elisa Raniti Gabriele con Chiriatti Melanie Antonella Mirco Alicata con Piazza Laura Picchione Corrado con Gerolimetto Sonia Bruno Francesco con Sposari Fabiana GIUGNO Turrin Christian con Turriciano Claudia Sanfilippo Luigi con Boschetti Michela Marcin Moris con Chinetti Elisabetta Ambrosio Luigi Massimiliano con Piredda Cinzia Bornati Carlo Francesco con De Biasi Enrica Sioli Francesco con Meneghin Federica Pagani Massimo con Calabrese Francesca Bergami Davide Giuseppe con Civenni Tatiana Marialuisa Vadalà Massimiliano con Giangrande Rossana Bombaci Fabrizio con Guadagno Debora Ghirardello Andrea con Quistini Laura AGOSTO Baio Francesco con Cassata Concetta Sono tornati alla casa del Padre MAGGIO •auriemma maria neve•niCaStro luigi •Beretta gianni•Fontana maria Carlotta •SChiavo zaira•lodoli marCo •mattioli armido•naggi virgilio •zeFFin valerio•d’aleSSio maria •pellegrino di girolamo armando •terliSio giovanni•gugliotta FranCeSCo •pellini pierina•roSSetti giovanni •Colzani antonio AGOSTO •Santoro pietro•StrangeS luigina •valenti Carmelo angelo•veSpo Benedetto GIUGNO •BarBera maria•Beretta dante •Cairoli liliana•Codarin mario •Bodini attilio•pelizzoni dino •Colzani giulio•Ferrarini Carla •Borghi Carla•volpi giannina •guerra paSQuale•iannaCone iSaBella •girotto margherita•porteSan vilma dorotea •leone maria•mariani CeSarina •BroCCo giorgio •mazzuCCo giannino•Sarno paSQuale LUGLIO •SChiavolin CoStantina•travagliati amelia •CaStellini Corrado•garBagnati angela •utzari Caterina•zigliani alBa•Borghi gina A •teSSandri pierino•Brenna elvezia oreSta v i e comunicazi s i v o ni CENTENARIO CHIESA PARROCCHIALE 1913-2013 Chiediamo aiuto a tutti perché questo evento diventi anche una festa corale con proposte e suggerimenti da parte di ognuno organizzando ad esempio: Una raccolta di testimonianze della vita comunitaria in questi cento anni. Raccolta di foto di eventi personali avvenuti in questa chiesa come matrimoni, battesimi, cresime, comunioni, visite pastorali, celebrazioni varie, processioni, pellegrinaggi, gite, rosari, feste di gruppi parrocchiali, oratorio, campeggi, vecchie cartoline, ecc. Briciole di storia degli anziani, delle scuole elementari ed asilo, delle associazioni In questo anno centenario, ottobre 2012 ottobre 2013, i sacerdoti che hanno trascorso tra noi un periodo del loro ministero, si susseguiranno a celebrare l’Eucarestia, ogni secondo mercoledì del mese. Mercoledì 17 ottobre 2012 ore 21.00 Sua Em.za Rev. Card. Dionigi Tettamanzi apre il centenario della chiesa parrocchiale 19 - 20 E 21 OTTOBRE GIORNATE EUCARISTICHE Direttore Don Roberto Gatti Comitato di redazione: Don Roberto Gatti, Don Leo Porro, Sr. Carla Maria, Marilena Tamburini, Tiziana Veneroni, Alessandro Sioli, Fabio Amighetti, Gianmario Franchin. Realizzazione Grafica Ilaria Leo Redazione Via S. Maria Nova 1 - Senago Stampa Jollgraf Via Berlinguer 16 - Senago (Mi) 23 24