10 anni per la Fondazione Visconti di San Vito a pagina 6 Storie di emigrazione, da Somma Lombardo Gli Alpini di Somma e la memoria dei Caduti a pagina 18 e 19 a pagina 12 spazio aperto A N N O X I I N. 3 L U G L I O 2 0 0 8 Rivista civica a cura dell’Amministrazione comunale di Somma Lombardo Sped. in abb. post. 45%, art. 2, comma 20/b, legge 662/96 Filiale di Varese Ascolto silenzioso dell’opera d’arte “La scultura...” leggiamo nel Vasari “...è un’arte che levando il superfluo dalla materia soggetta, la riduce a quella forma di corpo che nell’idea dello artefice è disegnata...”. Di quest’arte, antica quanto la cultura, il lascito è vastissimo e sua caratteristica è mettere in campo una forma che è un volume, che è un solido: volume materiale, tangibile, soppesabile, che occupa uno spazio reale con la sua effettiva tridimensionalità. Transitando sulla strada che da Sesto Calende porta a Oneda, molte volte ho accostato e ho lasciato trascorrere il mio tempo nell’ammirazione delle opere del Maestro Giancarlo Sangregorio. Nell’osservare quelle forme di grandi dimensioni che danno fattezze antropomorfiche alla pietra e al legno, ricordo un concetto scritto da Luciano Caramel: “Aveva ragione Baudelaire. La scultura è un’arte da primitivi. Richiede una dimensione che non è quella del dinamismo metropolitano, un tempo che è inconciliabile con l’effimero della civiltà dei consumi, uno spessore significante che non può applicarsi sull’hic et nunc”. Qualche tempo fa abbiamo conosciuto il Maestro Giancarlo Sangregorio, persona minuta, intellettualmente raffinata, di grande cultura e umanità e, come capita spesso per le vie del destino sconosciuto a tutti noi; sic erat in fatis, il tutto si è ricondotto alla nostra città. Al ricordo delle famiglie Piantanida e Aliverti, a quel lonta- no 1916 quando la mamma di Giancarlo Sangregorio serviva ai tavoli dell’Albergo Sempione i pionieri del volo che con il loro entusiasmo fecero alzare le prime macchine destinate alla conquista del cielo, al grande fortunale che abbattè il millenario cipresso. Lo scultore Giancarlo Sangregorio ha donato una parte delle sue opere alla nostra Città e alla Fondazione Visconti di San Vito: opere imponenti come “Il cavallo di Troia” realizzato in legno di sequoia, marmo e vetro; la “Cassandra” in marmo; “Vino al vino” in legno di thuja e di sequoia; i “Naviganti” in marmo scintillante del Brasile e legno, e altre opere minori per dimensione che hanno trovato collocazione in Palazzo Viani Visconti e in Fondazione Visconti di San Vito. Opere che potrete ammirare nell’importante catalogo d’arte in preparazione incentrato su uno dei materiali usati dal Maestro: la pietra ollare. È nostro compito preservarle e renderle visibili, entrare nel circuito dell’arte, nella consapevolezza che tutto ciò non può che far bene alla nostra Città, poiché sono gli uomini che con le loro idee e non le case, a fare la città. Davanti a un’opera d’arte, affermava Schopenhauer, bisogna comportarsi come di fronte a un principe e mai prendere la parola per primi; altrimenti si rischia di sentire soltanto la propria voce. Per noi tutti sarà una nuova sfida. Il Sindaco Guido Colombo L’artista con la scultura “giocolieri” donata al Comune e esposta nella Sala Sangregorio, accanto alla Sala Consiliare Le sculture di Giancarlo Sangregorio a Somma Lombardo Incontro con la materia Somma Lombardo è una immensa galleria d’arte. E non solo per le numerose e apprezzate mostre che vengono periodicamente allestite nelle sale comunali. Ma anche e - oggi posso affermare con orgoglio soprattutto per merito di un grande artista quale è Giancarlo Sangregorio. La donazione delle sue sculture al Comune di Somma Lombardo e il loro allestimento al Palazzo Municipale, al Castello Visconti di San Vito e a Villa Dolci hanno creato un vero e proprio “museo” cittadino, un’esposizione eccezionale e unica che segna un valore aggiunto molto significativo dal punto di vista culturale nella nostra Città. All’interno del progetto “Letture 2008” fortemente voluto e sostenuto da questo Assessorato alla Cultura, il grande pubblico ha potuto conoscere da vicino Giancarlo Sangregorio, nel giorno in cui gli è stata conferita dall’Amministrazione Comunale la cittadinanza onoraria, il primo giugno scorso. L’artista, in quell’occasione, è stato anche protagonista di un incontro introdotto da un grande critico d’arte, Marco Rosci: due presenze che ci hanno onorato e che sottolineano il virtuoso percorso culturale che Somma Lombardo ha intrapreso in questi anni e che vuole sostenere e rafforzare. L’incontro “con la materia”, come abbiamo voluto intitolare l’appuntamento con l’artista, diventa dunque un “incontro con l’arte”, un incontro con la cultura in senso ampio, un momento di condivisione di un cammino che ci avvicina a un panorama artistico di alto livello e di notevole interesse. Credo che l’arte - e la cultura in senso lato - siano priorità fondamentali sulle quali investire per la crescita umana e sociale di una comunità: per questo ritengo importante il primo grande passo intrapreso in questa direzione, un passo reso possibile anche dal grande spessore umano ed artistico di Giancarlo Sangregorio. L’Assessore alla Cultura Gerardo Locurcio spazio aperto Crescente partecipazione alle iniziative amministrazione comunale anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 2 Voglia di cultura in Città La voglia di Cultura della nostra Città si è resa evidente in questi mesi, attraverso l’ampia e crescente partecipazione di pubblico agli appuntamenti culturali organizzati dall’Assessorato. Si è trattato di momenti di grande interesse e respiro, che hanno posto all’attenzione della popolazione anche tematiche impegnate e non solo momenti di svago, che pur non sono mancati. L’esperienza rinnovata di “Letture” e del “Maggio Musicale” (cui hanno fatto eco i due aperitivi in blues al Castello Visconti di San Vito) ha confermato l’interesse della nostra Città a partecipare a momenti di discussione, confronto, ascolto che contribuiscono alla crescita sociale e culturale. Un pubblico costantemente in aumento, quello che ha preso parte agli appuntamenti, che non ha esitato a uscire di casa nonostante l’inclemenza del tempo. E un pubblico che si è mostrato interessato, coinvolto, che ha partecipato anche con il contraddittorio, e che per questo ha reso ancor più riuscite le due iniziative culturali organizzate dall’Assessorato. Ci sono stati momenti di puro svago e divertimento, ma ci sono state anche serate che hanno aperto uno spaccato reale e vero U.R.P.: un servizio dovuto non un’invenzione A Ottobre 2008 il prossimo numero di Spazio Aperto Il termine per la consegna degli articoli da pubblicare sul prossimo numero di Spazio Aperto è stato fissato per il 4 settembre. L’ufficio comunale preposto al ritiro è l’Ufficio Cultura e Biblioteca. Invito a cittadini e associazioni: articoli più corti La Redazione invita tutti coloro che desiderano pubblicare un articolo sulla rivista civica “Spazio Aperto” a limitare la lunghezza dei testi come segue: max 2 cartelle (formato A4, carattere T.N.R. non inferiore a 12). spazio aperto Registrazione Tribunale di Busto A. n. 8/97 Direttore responsabile: Gerardo Locurcio Comitato di Redazione: Gianluca Sari, Paolo Tatti, Alberto Visco Gilardi, Mauro Picchetti, Andrea Vaccariello, A pagina 9 del periodico “Spazio Aperto” dello scorso maggio leggo l’opinione espressa dai segretari dei quartieri di San Rocco e di San Bernardino. E mi colpisce la disinformazione nella comunicazione che viene fatta relativamente alla costituzione dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico che, secondo quanto affermato dagli estensori del lungo e dettagliato articolo, sarebbe stato “inventato” dagli amministratori di Somma Lombardo che “perseverano nelle spese pazze”. Come Assessore alla Comunicazione, referente per l’Ufficio suddetto, tengo a precisare ai segretari di San Rocco e San Bernardino che questo ufficio non è inventato, ma previsto dall’articolo 8 di una specifica legge del 7 giugno 2000, la legge 150, che disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni. Non solo: la stessa legge, che è datata 8 anni or sono, stabiliva anche che le pubbliche amministrazioni provvedessero alla riorganizzazione degli Uffici Relazioni con il Pubblico entro sei mesi dalla sua entrata in vigore. Direi che Somma Lombardo si è messa in regola con la legge: un’attesa durata otto anni! Lo scopo dell’Ufficio Relazio- Cristiana Marzolo, Saverio Fantacuzzi, Luciano Lombardi Consulenza editoriale, impaginazione, stampa e pubblicità: Il Guado Via P. Picasso, 21/23 Corbetta (MI) tel. 02.972111 [email protected] Questa pubblicazione viene stampata in 7.200 copie su carta riciclata ed inviata gratuitamente a tutti i nuclei familiari residenti nel Comune ni con il Pubblico è quello di garantire i diritti d’accesso e di informazione ai cittadini tutti, di ascoltare suggerimenti, lamentele, magari anche complimenti per qualcosa. Vorrei invitare i segretari di San Rocco e San Bernardino a venire a conoscere personalmente l’Ufficio Relazioni con il Pubblico in piazza Vittorio Veneto: solo conoscendo si può sapere di che cosa si sta parlando e poi trarre conclusioni. Conclusioni che saranno tratte anche dagli Amministratori stessi, non per parere personale o per strenua difesa di scelte di legge, ma proprio ascoltando i cittadini: sono loro infatti, con le loro segnalazioni, a farci capire come sta lavorando l’Ufficio e quali benefici ne sta traendo la Città. Per ora posso assicurare di aver sentito pareri molto positivi, di persone che hanno trovato risposte o comunque avuto ascolto: tutto è perfezionabile, ma, “invenzioni” o “spese” non meglio identificate a parte, sapere di essere partiti con il piede giusto ci aiuta a camminare con maggior sicurezza. Vi aspettiamo! Mario Bistoletti Assessore alla Comunicazione su situazioni sociali difficili, su argomenti spinosi. Ci sono state serate di musica conosciuta e famosa, così come serate di musica più impegnata, meno “facile”, eppure gradita. La gente di Somma ha dimostrato di voler vivere la Città dal punto di vista culturale e questo è un ottimo segnale per un Assessorato alla Cultura che vuole confrontarsi con i cittadini e con le loro richieste. L’estate vedrà la proposta del cinema all’aperto, grazie anche alla collaborazione con l’Associazione Somma Giovani che ha fattivamente contribuito all’organizzazione. Ma lo sguardo va ancora oltre e già è in fase di programmazione il grande contenitore che festeggerà, il prossimo anno, i cin- quant’anni di Somma Città. C’è un particolare, in questa prima grande fase culturale nella quale ci siamo lanciati: la gratuità, per il pubblico, nella partecipazione agli appuntamenti. Si tratta di una scelta precisa, che l’Amministrazione ha voluto compiere come primo grande invito a tutta la popolazione per far parte di questa crescita e di questo confronto. E con orgoglio si può affermare che si è riusciti a offrire grande qualità, capace di avvicinare le più diverse fasce di pubblico e un progetto forse ambizioso, ma in grado, se compreso, di immettere in un virtuoso circuito a favore della nostra Città e di tutti i sommesi. Gerardo Locurcio Assessore alla Cultura Riaperti i termini per il concorso di idee sul dolce tipico di Somma Lombardo Grande interesse dei cittadini: la scheda tecnica va consegnata entro le 12.00 di sabato 6 settembre A fronte delle tante richieste pervenute e del grande interesse che sta suscitando tra i cittadini il concorso di idee per la creazione di un dolce tipico cittadino, è stata prorogata la scadenza relativamente alla consegna della scheda tecnica di partecipazione. Tale scheda dovrà essere consegnata entro le 12.00 del 6 settembre, mentre la Commissione per la valutazione si riunirà il 13 settembre alle 10.00 (data di consegna del dolce) e la premiazione avverrà il 21, nell’ambito della tradizionale Fiera del Castello. Il concorso è aperto a tutti i cittadini residenti nel Comune di Somma Lombardo: il dolce da inventare dovrà privilegiare tradizioni locali e ingredienti del territorio. Il dolce deve essere di pasticceria secca, conservabile a temperatura ambiente e facilmente trasportabile, può essere sotto forma di torta unica o di biscotti o pasticcini. Informazioni e copia del regolamento per il concorso di idee possono essere richieste all’Ufficio Relazioni con il Pubblico e all’Ufficio Accoglienza Turistica del Comune di Somma Lombardo, in piazza Vittorio Veneto 2, via fax al numero 0331 989075, via mail all’indirizzo urp@comune. sommalombardo.va.it, oppure all’Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica di Somma. “Esprimo grande soddisfazione ed entusiasmo per il riscontro positivo avuto da questa prima grande proposta in ambito dello sviluppo del marketing territoriale - commenta l’Assessore al Turismo e Marketing Territoriale del Comune di Somma Lombardo Marta Birigozzi - e mi auguro che sia il primo passo di una sempre maggiore partecipazione dei cittadini a queste iniziative”. L’Amministrazione Comunale Bando Fondo Sostegno Affitti anno 2008 Dal 15 luglio al 31 ottobre 2008 Requisiti essenziali per la domanda • Residenza Anagrafica nel Comune di Somma Lombardo nell’alloggio oggetto della richiesta di contributo FSA. • Contratto di locazione vigente nel 2008 e regolarmente registrato. • Assenza di diritti di proprietà su alloggio adeguato al nucleo familiare. • Per extracomunitari: carta o permesso di soggiorno almeno biennale (ivi compresi i soggetti già in possesso di permesso di soggiorno scaduto che hanno attivato la procedura di rinnovo), e che esercitano una regolare attività, anche in modo non continuativo, di lavoro subordinato o lavoro autonomo. • Situazione economica riferita all’anno 2007 con valore ISEE-fsa non superiore ad euro 12.911,42. L’erogazione del contributo sarà proporzionale all’ISEEfsa del richiedente. Assistenza per la presentazione della domanda presso i centri autorizzati assistenza fiscale - CAAF. Maggiori informazioni presso: - Sportello Servizi Sociali; - Sito: www.comune.sommalombardo.va.it Il Sindaco Guido Colombo spazio aperto servizi sociali anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 3 Una nuova Banca del Tempo Corso di primo Soccorso Un istituto di credito dove l’unità di valore per lo scambio non sono i soldi, ma il tempo. I “conti correnti” non parlano di euro, ma di ore di lavoro prestate agli altri “soci”. Servizio gratuito di prelievo del sangue a domicilio dal 25 Agosto 2008 Una convenzione sottoscritta con il Comune offre a tutti i cittadini di Somma Lombardo, attraverso personale qualificato del laboratorio di analisi Biomedical di Gallarate, di usufruire del servizio di prelievo del sangue a domicilio. Il costo è legato al pagamento del ticket. Per informazioni e prenotazioni, contattare l’Ufficio Servizi Sociali del Comune al numero 0331 989016. Prenotazioni Presso lo sportello comunale Servizi Sociali (tel. 0331.989016) martedì e venerdì dalle ore 10 alle ore 13 (muniti di impegnativa medica).I prelievi verranno effettuati nei giorni di lunedì e venerdì. Ritiro esami Previo pagamento del ticket se dovuto, lunedì e mercoledì dalle ore 15 alle ore 17 presso Ufficio comunale Relazioni con il Pubblico. E le transazioni non parlano di denaro, ma di disponibilità temporale. Si chiama “banca del tempo”, realtà già consolidata in tanti Comuni, che si vorrebbe far partire anche a Somma Lombardo e per la quale si cercano “soci”. Entro il 1° ottobre tutte le persone interessate ad aderire a questo progetto possono rivolgersi all’InformaLavoro del Comune, in piazza Vittorio Veneto 2 il lunedì e il mercoledì dalle 16.30 alle 18.00, martedì, giovedì e venerdì dalle 10.00 alle 13.00 (telefono 0331989017, e-mail: inform alavoro@sommalombardo. info) dove si potranno anche avere le informazioni dettagliate. Lo scopo della banca del tempo è quello di valorizzare l’importanza delle capacità individuali e delle relazioni tra le persone: chiunque sa fare una cosa può mettere a disposizione le sue capacità così da offrire un servizio a chi ne ha bisogno. Viceversa, potrà chiedere aiuto a un altro “socio” quando avrà bisogno di un servizio particolare che non è in grado di svolgere. Unità di misura per queste prestazioni è proprio il tempo: non sono previsti pagamenti in denaro, ne si parla di rapporti di lavoro: gli scambi alla “banca del tempo” non hanno un valore di mercato, bensì uno, sotto certi aspetti, più “alto”, cioè la trasformazione di una prestazione in possibilità di relazionarsi con gli altri, di conoscersi, di creare una rete di contatti umani e sociali importanti. Per Somma Lombardo si tratta di un’opportunità molto interessante a livello sociale e culturale: lasciarsela sfuggire sarebbe davvero un peccato. Mi auguro che i cittadini di Somma colgano questa bella e positiva occasione di aiuto e di collaborazione, riscoprendo al contempo l’importanza dei rapporti interpersonali, principio fondamentale nella crescita di una società civile. Antonella Rossi Assessore ai Servizi Sociali In collaborazione con l’Assessorato ai Servizi Sociali, Sanità e Lavoro del Comune, la Croce Rossa Italiana - Comitato Locale di Gallarate organizza per il prossimo mese di ottobre un corso di primo soccorso. Gli incontri si svolgeranno nella sala polivalente “Giovanni Paolo II” in via Marconi 2 e toccheranno diversi argomenti, dalla storia della Croce Rossa alle funzioni dell’apparato respiratorio e circolatorio, dalle ferite e i congelamenti all’apparato osteoarticolare, dal sistema nervoso all’apparato digerente, fino a nozioni sulle punture di insetti, i morsi di animali, ma anche le tossicodipendenze, l’alcolismo e il parto. Il ciclo prevede anche una lezione di ripasso teorico e pratico. Gli incontri si svolgeranno in orario serale e avranno ciascuno una durata di circa due ore e per informazioni e iscrizioni è possibile contattare il Comitato Locale della Croce Rossa di Gallarate al numero 0331 798777. Questo il programma: - lunedì 6 ottobre: il Primo Soccorso; - mercoledì 8 ottobre: apparato respiratorio; - lunedì 13 ottobre: apparato circolatorio; - mercoledì 15 ottobre: la cute - lo shock; - lunedì 20 ottobre: l’apparato osteoarticolare; - mercoledì 22 ottobre: il sistema nervoso; - lunedì 27 ottobre: l’apparato digerente; - mercoledì 29 ottobre: tossicodipendenze, morsi di animali, il parto - lunedì 3 novembre: ripasso teorico e pratico. Antonella Rossi Assessore ai Servizi Sociali Assessorato all’Ambiente - Agenda 21 C.U.V. Istruzioni per l’uso Rispettare l’ambiente anche da turista attraverso le vacanze sostenibili. Un tema che rientra nel progetto di sostenibilità ambientale dell’Agenda 21 C.U.V. e che risponde al nome di Turismo Sostenibile. Secondo l’O.M.T. (Organizzazione Mondiale del Turismo), “Lo sviluppo turistico sostenibile soddisfa le esigenze attuali dei turisti e dei luoghi d’accoglienza, tutelando e migliorando nel coltempo le prospettive per il futuro. Esso deve integrare la gestione di tutte le risorse in modo che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possano essere soddisfatte, mantenendo allo stesso tempo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica e i sistemi viventi”. A fronte del fatto che oggi il turismo rappresenta l’industria in maggior espansione al mondo, ognuno di noi può adottare comportamenti responsabili per ridurre. Gli impatti negativi che i Turismo sostenibile, turismo responsabile nostri viaggi possono avere sull’ambiente. Le vacanze sostenibili iniziano nel momento della scelta del luogo: è possibile combinare nuove scoperte, rilassamento, piacere, arricchimento culturale e conservazione delle risorse del pianeta. Qui di seguito elenchiamo alcuni consigli che ognuno di noi può adottare per vivere una vacanza sostenibile: Prima... - valutare la meta e le motivazioni del viaggio: riposo, interessi culturali, avventura, volontariato etc. - se possibile, cercare di organizzare le vacanze in periodi meno affollati: i costi sono inferiori, si godono maggiormente i luoghi e i momenti vissuti e non si “aggredisce” in massa il luogo che ci ospita. - al momento della scelta e dell’acquisto del viaggio favorire agenzie, tour operators, compagnie aeree, hotel che dimostrano di avere un reale impegno nei confronti dell’ambiente e delle comunità ospitanti: il consumatore attento può “orientare” e condizionare il mercato del turismo; - prediligere strutture ricettive tipiche del luogo: accettare la logica del villaggio turistico “standardizzato” distrugge il contatto con le “diversità”. - documentarsi sul Paese, la cultura e la società che si incontrerà attraverso testi, guide turistiche o internet; - utilizzare il treno o altri mezzi di trasporto collettivi per raggiungere la località turistica prescelta. Durante... - Avere rispetto della vita quotidiana locale, della cultura e della religione rappresenta un segno di grande civiltà! - Se si sceglie una struttura alberghiera, ricordarsi di adottare comportamenti che si tengono anche a casa: non sprecare energia elettrica lasciando accese inutilmente più luci contemporanea- mente; non abusare della risorsa acqua facendone un uso improprio; cercare di evitare i prodotti da toiletta usa e getta che vengono messi a disposizione gratuitamente in quanto producono ulteriore inquinamento, a partire dalla loro produzione: (utilizzare i prodotti portati da casa); non cambiare quotidianamente gli asciugamani: le lavanderie consumano il 40% ca. dell’acqua calda usata in media in un albergo! Segnalare queste buone pratiche alle strutture ricettive: si contribuire alla divulgazione di comportamenti virtuosi. - visitare manifestazioni / eventi locali autentici; - Utilizzare, come mezzo di spostamento, la bicicletta o andare a piedi: un luogo visitato con calma regala momenti e sensazioni indimenticabili; - acquistare prodotti locali, accertandosi che i souvenir che si comprano non comportino impatto ambien- tale e sfruttamento locale. Questo contribuisce, inoltre, a supportare l’economia locale indipendente. - evitare di utilizzare le macchine fotografiche usa e getta: parte dei componenti sono composti da sostanze chimiche tossiche; - nelle aree protette o in qualsiasi ambiente naturale seguire sempre le regole imposte dalle autorità competenti: seguire i sentieri, non disturbare gli animali del luogo... Dopo... - Parlare della tua vacanza sostenibile: la condivisione del “buon esempio” si estende spesso proprio grazie al passaparola! - Reciclare le guide una volta finito il viaggio: prestale a chi ne ha bisogno o darle a un negozio di libri usati; - Se possibile, rimanere in contatto con le persone del posto. E per chi resta in città? Quale occasione migliore per conoscere la nostra real- tà territoriale che spesso, a causa della vita frenetica che conduciamo, non conosciamo nemmeno. Il Comune di Somma Lombardo è attivo l’Ufficio del Turismo (P.zza V. Veneto 2 - Orari Sportello: dal lunedì al venerdì 08,30-14,00; sabato e domenica 10,00-18,00), dove è possibile trovare numerose guide e tutte le informazioni necessarie per conoscere le bellezze del nostro territorio: - brochure della Provincia di Varese: laghi, castelli, Sacro Monte; - itinerari cicloturistici; - sport praticabili con indirizzi strutture; - elenco ristoranti, agriturismi, alberghi della Provincia di Varese; I cittadini saranno inoltre informati su tutte le iniziative culturali, sportive ed enogastronomiche della città. Presto sarà attivo l’info-point Parco del Ticino. Rossana Vergani Sportello Agenda 21C.U.V. spazio aperto cultura anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 4 Tutti Scrittori 2ª Edizione A Coarezza, presso le scuole “Tredici” si è tenuta la seconda edizione del concorso “Tutti Scrittori” promosso dalla Pro Loco Coarezza e patrocinato dall’Amministrazione Comunale. L’attrice Milena Neri ha letto i sei brani con drammatica interpretazione. La giuria popolare ha votato i sei racconti finalisti con il seguente ordine: 1. L’ora d’itagliano di Arturo Bernava (Chieti). 2. Tutta colpa dell’indulto di Antonino D’Accorso Lidestri (Varese). 3. Io non mangio pesce di Rossella Castellano (Piano di Sorrento - Napoli). 4. La figlia di Piero di Bruno Bianco (Montegrosso d’Asti). 5. W gli sposi di Giovanna Fumareschi (Casalpusterlengo - Lodi). 6. Menticchia e Vipassana di Verdiana Maggiorelli (Vigevano). La serata è stata allietata dal buffet e dalla musica della pianista Sara Tamburini che ha accompagnato il basso Oliviero Pari e la soprano Laura Scotti nell’esibizione canora del loro repertorio operistico. Il sindaco Guido Colombo, il vicesindaco Antonella Rossi, l’architetto Selvini, il presidente della Proloco di Somma Lombardo Renato Leoni hanno premiato gli scrittori in un’atmosfera fantastica creata dall’allestimento dei grandi aquiloni costruiti dal nostro architetto Teresio De Micheli. ✒ Io non mangio pesce ✒ L’ora d’Itagliano Ho mal di testa. Quelli della “Quinta A” hanno preteso un incontrodibattito dal titolo: “Da D’Annunzio a Tinto Brass: l’evoluzione del piacere”; a volte fare l’insegnante di lettere in un Istituto superiore italiano può essere molto faticoso, a prescindere dalle ore da cinquanta minuti. Adesso ho un’ora in “Quarta B”. Devo riportare i compiti svolti la settimana scorsa: sommando i voti che i venti componenti della classe hanno ottenuto non si arriva a cento, ma loro sono stoicamente convinti che riusciranno ad essere promossi. Il mio mal di testa aumenta. Entro in aula e la maggior parte degli alunni mi attende sulla porta, come se l’aria nella stanza si fosse rarefatta e concentrata davanti all’uscio. Vanno al loro posto con una lentezza esasperante, formando una processione che mi ricorda una carovana tuareg nel deserto, solo che loro non sono i tuareg, bensì i cammelli: stessa andatura dinoccolata, stesso ruminare, stessi versi gutturali dei simpatici animali, perché indubbiamente lo sono. Simpatici intendo dire. “Prssò, cià rpurtat i compt”. La essemmesseite ha colpito non solo la lingua scritta, ma anche quella parlata, per cui sono diventato da “professore” un misero “prssò”. L’autore della domanda è Luciani ed è interessato al voto del compito perché la madre lo nutre sulla base dei risultati scolastici: voti superiori a cinque si mangia, inferiori si digiuna. Mi si stringe il cuore nel pensare che Luciani (un metro e novanta per centoventi chili) nemmeno oggi mangerà. Il mio mal di testa aumenta ulteriormente. Inutile fare tanti preamboli, li informo subito che il compito è andato male. Eppure il titolo del tema sembrava interessante: “Signora musica come si sente? Dica MP3”. Gli alunni, appena dettato il titolo, in effetti mi avevano guardato come se avessi parlato in russo (avendo parlato in italiano e non in dialetto per loro il risultato poteva sembrare simile), ma poi si erano messi a lavorare con impegno, facendomi pensare di aver centrato (una volta tanto) un argomento che potesse interessarli. Ma era andata male, così come era andata male quella volta che avevo dato loro un compito sui nuovi linguaggi mediatici. La già citata essemmesseite l’aveva fatta da padrona e quando avevo segnato in blu un “che” scritto “ke” ed un “non” scritto “nn”, si era quasi sfiorata la rivoluzione francese. Un alunno alza la mano per fare una domanda: “Prssò, senta, scusa”. Faccio finta di inorridire: “Mulani, ma da quando mi dai del tu?”. “No prssò, che ne so io... io volevo fare l’astinenza”. Faccio fatica a capire cosa intenda Mulani con astinenza, ma poi anni e anni di insegnamento mi aiutano nella traduzione: “Mulani, a parte il fatto che si dice assonanza, in questo caso non serve l’astinenza, come dici tu, bastava parlare in italiano usando la i”. Mulani mi guarda come se avessi spiegato la formula della bomba H, poi improvvisamente si illumina e ricomincia a parlare: “Prssò. Scusi”, tiro un sospiro di sollievo, “Senti”. Il mio mal di testa arriva a livelli di guardia. La domanda di Mulani viene giudicata inammissibile e rimandata a data da destinarsi. Riconsegno i compiti cercando di non guardare l’espressione dei loro volti mentre rimirano il voto. Luciani tiene il foglio sul petto senza avere il coraggio di guardarlo, come un giocatore di poker che legge le proprie carte davanti ad un piatto milionario. Finisco il giro e sento un tonfo in fondo all’aula: è la testa del povero Luciani “caduta” sul banco: il pokerista ha scoperto le sue carte... il piatto piange. “Sentite ragazzi”, cerco di volgere la cosa il più positivamente possibile, “vorrei che Calmieri leggesse il proprio tema per farvi capire che forse anche per voi c’è ancora speranza”. Mauro Calmieri non è il più bravo della classe, anzi, ha sempre galleggiato sul quattro tendente al cinque; eppure stavolta ha preso nove e voglio enfatizzare la cosa per tentare di infondere un po’ di fiducia in chi vuole migliorarsi. Calmieri si alza timidamente e viene alla cattedra; con un filo di voce mi informa che non se la sente di leggere il tema e lo capisco, così lo faccio io per lui. Il tema comincia quasi in sordina, descrivendo gli effetti benefici della musica sul morale delle persone, poi prende una piega triste, ma non tragica, nonostante la tragicità del- l’argomento; è incredibile quanto poco noi insegnanti conosciamo i nostri ragazzi: Mauro ha perso la madre l’estate scorsa, ma noi non l’abbiamo saputo. “Cara musica, io lo so che lei non si sente tanto bene, malgrado le nuove tecnologie riescano a riprodurre un suono quasi perfetto. Eppure alla mia mamma piaceva ascoltarLa con un vecchio giradischi, con il vinile che frusciava come in un film in bianco e nero. Quel fruscio che riproduceva le canzoni di Baglioni e dei Dire Straits le ha fatto compagnia sino alla fine, entrando a far parte dei miei ricordi più cari. Alle volte la notte, quando non riesco a dormire, lo sento grattare dolcemente dentro la mia testa e non riesco a capire se è il fruscio del disco o la voce della mia piccola mamma che non ce la faceva più a parlare, eppure volle dirmi sino all’ultimo quanto mi amava. Cara musica, io lo so che Lei è molto impegnata e non si sente tanto bene, ma se ha un attimo, per favore, faccia un salto in Paradiso e mi saluti la mia mamma”. In quel momento suona la campanella, ma nessuno si muove. Alzo lo sguardo sulla classe: più di un volto è rigato e tutti guardano Mauro Calmieri che a sua volta ha lo sguardo perso nei propri ricordi, nei propri fruscii. Passano ancora alcuni secondi in un silenzio irreale, poi, all’unisono, esplode un applauso dal profondo dei loro cuori ed io mi unisco a loro. Il mio mal di testa è passato. Arturo Bernava (Chieti) ✒ Tutta colpa dell’indulto (Storiella semiseria) Quando le sbarre della cella si aprirono, il detenuto 3456 stava ancora dormendo placidamente. La voce del secondino risuonò nell’aria come un fulmine a ciel sereno. Il suo volto scuro e severo non faceva presagire niente di buono. “ Gatto Leonardo, è arrivata la tua ora “, disse con tono grave e solenne. “Ma non è possibile, ci deve essere un errore”, replicò, in preda alla disperazione, il recluso. “ Mi dispiace, ma non c’è nessun errore”, rispose perentoriamente la guardia carceraria. Per Gatto Leonardo, Leo per gli amici, era la fine di un sogno. Iniziava un incubo. I compagni di cella cercarono di fargli coraggio. “ Tieni duro, non mollare”, gli dissero, in coro, con le lacrime agli occhi. Gatto Leo, da tutti conosciuto ormai col nome di Galeotto, fece un cenno con il capo ma sapeva che non li avrebbe più rivisti. Erano come fratelli e gli dispiaceva separarsi da loro. Prima di accomiatarsi definitivamente fu ricevuto dal direttore, Giorgio Manette che, con grande rammarico, gli notificò l’inoppugnabile ordinanza del tribunale. “ Signor Gatto, purtroppo le devo comunicare che il soggiorno a spese dello stato è terminato. Da oggi dovrà lasciare libero il posto”. “Signor direttore, la prego, la supplico, faccia qualcosa. Metta una buona parola, ma non mi butti in mezzo alla strada. In prigione mi trovo bene, ho un sacco di amici, svolgo un lavoro dignitoso, mi diverto, mangio e non pago la pigione! Fuori non saprei cosa fare. La mia casa poi, con quella strega di mia moglie, è peggio di una galera!”. “ La capisco perfettamente, signor Gatto, ma deve credermi non posso aiutarla. Ho le mani legate; anzi... slegate! Proprio in questi giorni hanno approvato la legge sull’indulto”. “Macché indulto. Piuttosto insulto! Un oltraggio a tanti poveri carcerati che si ritrovano senza vitto e senza alloggio”. “Effettivamente il parlamento si è dimostrato un po’ intransigente in questa circostanza. Anzi direi troppo... clemente!” “Ma io mi appellerò alla corte di giustizia europea, scriverò al Presidente della Repubblica e ad Amnesty International per denunciare questi soprusi!” “La legge è legge. Le consiglio di rivolgersi al suo avvocato. Lui saprà cosa è meglio fare”. “La ringrazio, ma nel frattempo le chiedo una piccola raccomandazione: mi faccia restare qualche altro giorno in questo carcere. Ormai sono affezionato a questo ambiente, preferisco stare qui che andare a casa”. “Ma vuole scherzare? Questo è un carcere serio, non è mica un albergo che uno entra ed esce quando vuole. Anzi, con le norme vigenti è più facile uscire che entrare! I controlli sono rigorosi. I giudici sono molto pignoli e severi a riguardo. Potrei perdere il posto. Se lo immagina, se si venisse a sapere, i giornali titolerebbero: ex detenuto occupa abusivamente una cella del carcere Scoppierebbe uno scandalo senza precedenti! Per questo sono costretto, mio malgrado, a congedarla ”. Era diventato ormai un ospite indesiderato e così, a malincuore, si avviò verso l’uscita. Il portone si spalancò implacabile e un raggio di sole illuminò il suo viso solcato dal pianto. Dopo un ultimo, struggente saluto le porte del carcere si richiusero, inesorabilmente, dietro le sue spalle. I giorni trascorsi in quella casa di pena, erano ormai lontani ricordi. Con gran pena dovette arrendersi, nonostante avesse chiesto la grazia persino a ...San Vittore! Di fronte alla burocrazia, però, non ci sono santi che tengono. Non gli rimaneva che seguire il consiglio del direttore e così si recò dal suo avvocato Massimo Della Pena. Un nome, una garanzia, come recitava la targhetta posta all’ingresso dell’ufficio. “Caro signor Gatto, purtroppo lei ha commesso una grave imprudenza a fare la rapina in quel negozio armato di coltello a serramanico. Ormai sono sistemi superati. Oggi si usano le automatiche, i kalasnikov, le bombe a mano... “. ”È la prima cosa che ho trovato a portata di mano”. “E poi diciamo la verità, lei si è dichiarato colpevole, ha chiesto perdono e ha sorriso persino alla cassiera”. “Era tanto simpatica e gentile”. “Consideri inoltre che ha sottratto pochi spiccioli e i clienti, impietositi, hanno dovuto fare una colletta per non mandarlo a mani vuote! Tanto che il P.M. Innocenti aveva chiesto l’archiviazione”. “Al processo quel giudice pelato mi voleva ad ogni costo assolvere!”. “Ah si, il giudice Ponzio. Voleva lavarsene le mani. Ho dovuto insistere per ottenere una condanna esemplare “. “Si, ma adesso mi trovo al punto di partenza e io a casa da quella Santippe di mia moglie non voglio tornarci”. “Capisco ma ci vorrebbe un reato molto più grave”. “Come ad esempio spaccio di droga... ” “Ma no, hanno aumentato le dosi minime, se la caverebbe con poco”. “Allora potrei insultare un poliziotto”. “Non conviene. Oltraggio a pubblico ufficiale: al massimo due mesi con la condizionale...”. “E se derubassi le cassette dell’elemosine?”. “Furto con scasso: cinque mesi di arresti domiciliari”. “Ma allora sono senza speranza...”. “Per adesso vada a casa che poi troveremo una soluzione”. Il ritorno ad Alcatraz, cioè a casa, non fu dei migliori. Ad accoglierlo.. con il matterello c’era la moglie brontolona che lo tempestò di domande. “Ti sembra questa l’ora di rientrare? Dove sei stato tutto questo tempo? Scommetto che sei stato in villeggiatura, a divertirti e a sbafare, mentre io sono rimasta qui a sgobbare come una negra. Ma adesso mi sentirai...”. La donna continuava ad inveire quando il marito, in preda ad un raptus omicida, strinse le mani attorno al collo della moglie che stramazzò in terra. “Sono libero! E soprattutto vedovo”, gridò pieno di gioia. Poi chiamò i carabinieri per costituirsi e il suo legale per dargli la bella notizia: ”Avvocato, avvocato! questa volta l’ergastolo non me lo toglie nessuno!” L’euforia, però, durò poco perché la donna, nel frattempo, si era ripresa. Era solo svenuta e continuava a lanciare anatemi nei confronti del marito. L’uomo pallido in volto accostò nuovamente la cornetta all’orecchio e, dopo aver ritrovato il sorriso, gridò contento: ”Avvocato! avvocato! ho trovato la soluzione: per il suicidio, quanti anni mi danno?” Antonino D’Accorso Lidestri (Varese) Non ho mai mangiato pesce. Fin da quando ero in fasce. Hanno provato a farmelo mangiare nella pasta, nel pane con le patate, passato, omogeneizzato, triturato, liofilizzato... ma niente, il mio stomaco lo rifiutava, la bocca si barrava a doppia mandata, gli occhi mi si serravano. I parenti, gli zii, i nonni, hanno provato addirittura ad imbrogliarmi, mi spacciavano il pesce per carne o addirittura: Gli ufo fritti... Carne aliena... Non mangiavo pesce e mi volevano far assaggiare carne di esseri di cui non si sapeva nemmeno la provenienza, potevano essere geneticamente modificati... gli ufo fritti! Ho scoperto in seguito che gli ufo fritti erano... Totani. Ma non solo non volevo mangiarlo, l’odore mi inorridiva, alla sua vista mi agghiacciavo. Quando a casa si mangiava pesce io mi alzavo prima che il resto della famiglia iniziasse a spinare quelle carni, a sbudellare quelle teste... e poi quegli occhi bianchi.... quelle membra mollicce... Tanto meno potevo andare in pescheria, l’odore che emanava e l’idea di potermi sporcare i vestiti con quell’acqua puzzolente mi faceva accapponare la pelle... mi limitavo ad aspettare in macchina a debita distanza. Il 24 dicembre dell’anno scorso verso le 5 del pomeriggio, mia madre, nel bel mezzo della preparazione del cenone-battaglia, mi guarda, e con tono perentorio, come solo lei sa fare, mi ordina di andare in pescheria, subito, per ritirare le vongole che lei aveva precedentemente ordinato al GIOVANE... A Natale si sa siamo tutti più buoni... tranne mia madre avrebbe cucinato me per il cenone se non avessi subito eseguito gli ordini. Indosso i vestiti peggiori, quelli che non mi sarebbe dispiaciuto gettare dopo la contaminazione. Entro in pescheria mantenendomi il pantalone con le mani e saltando tra le parti bagnate del pavimento come se stessi guadando il rio delle Amazzoni, ovviamente non volevo sentire l’odore di quell’aria, quindi respiravo con la bocca, mi sentivo un pesce fuor d’acqua: Mi guardo intorno in cerca del “giovane”... lo vedo, aveva il cappellino di lana blu in testa ed un’incerata gialla, sembrava l’etichetta di una scatola di tonno. Mi avvicino, sfortunatamente ci sono degli altri clienti e sono costretta ad aspettare: allora me lo studio, ha dei bei occhi... risaltano su quella pelle abbronzata, la barba incolta lo rende interessante, le spalle sono proprio di chi fa un lavoro pesante... belle grosse, con braccia possenti... oddio ora che fa? Sorride... ma è fantastico.. la stanza è piena di stelline e nell’aria si sente una voce cantare ... You are my destiny... e noi siamo su di un prato e lui spinge la mia altalena e petali di fiori cadono dal cielo e c’è luce ovunque... “Signorina... Signorina? Signorina ma la vuole passare qui la notte di Natale?” Trasalgo: una donna-uomo mi distoglie dal mio sguardo abbacinato “Ehmm... sono la figlia della signora Vongola devo ritirare delle Castellano... cioè... Vongole” e lei-lui “ah si? Michele a’ figlia da signora Castellano pè ‘e vongole” lui mi guarda... e mi sorride, la testa mi gira, per non perdere l’equilibrio mi appoggio con la mano alla prima cosa che trovo, solo dopo mi rendo conto di averla infilato nella vasca dei polipi. Aahhh vai via brutto animale! “Voi siete la figlia della signora Rita? Non ci sono dubbi, bella la mamma bella la figlia” io farfuglio solo “si... io... per... vongole” “Si allora dite a vostra madre che io le ho fatte già spurgare le ho sciacquate ad una ad una e poi.....” ha detto tante tante cose, ma io ormai vedevo solo la sua bocca muoversi e suoi occhi penetrarmi... sono arrivata alla macchina fluttuando. Da allora il venerdì era la mia giornata, prima dal parrucchiere e poi a prendere il pesce con mia madre, e lui era gentile affascinante, anche quando infilava la mano nuda nella vasca dei pesci vivi lui lo faceva con savoir faire, tornavo dalla pescheria e mettevo i miei panni a lavare e pensavo a lui. Tanto che, il venerdì non mi bastò più, e per poter parlargli di più cominciai a farmi consigliare. La prima volta che mi sono trovata da sola con un orata non è stato un bel momento, la poggiai sul lavello ancora nella bustina... sapevo che lei già mi guardava, presi dei guanti di stoffa li ricoprii con dei guanti monouso e sopra ancora i guanti per lavare i piatti, la presi per la coda... tirandola fuori lentissimamente... in un sol gesto la buttai nel lavello, aprii l’acqua fredda e scappai... a fumare una sigaretta. Rischiavo un colpo al cuore, mentre fumavo pensavo a lui e mi feci forza, mi avvicinai al lavello... lei l’orata, era ancora li che mi guardava... allora spensi la sigaretta misi un cd e cominciai a cantare a squarciagola “I never folling in love again” e mentre cantavo pulii la mia prima orata. Non mi ricordo come feci, ne come la cucinai, ricordo solo che piangevo, piangevo da morire. Le mie uscite di “vado a prendere il pesce” diventarono molto più lunghe e sempre meglio vestite. I miei amici erano felici perché io continuavo a cucinare pesce per loro, diventai bravissima, ovviamente con l’aiuto di Michele che diventava sempre più prezioso e più bello: Branzino decorato, Nasello alla diplomatica, Luccio in salsa di caviale, Salmone hawaiano, Trota in salsa. Insomma di tutto di più. E mentre sceglieva il pesce per me mi parlava di mare, della voce del vento, della sua passione per la musica ed io... io mi perdevo nei suoi occhi... e non capivo assolutamente cosa dicesse. Ma non ero ancora riuscita a mangiare pesce, tolleravo l’odore le squame e le interiora... ma il sapore no. Una mattina entrai in pescheria e lo vidi che sbatteva un polipo, lo faceva con un tale vigore ma con un tale vigore che desiderai incredibilmente essere quel polipo... mi si avvicinò con quel solito sorriso, alla sonoluomodeituoisogni fadimequelochevuoi, e mi disse “questa notte mentre pescavo, ho tirato su un Dentice così lucente che mi ha fatto pensare alla luce del tuo volto, “Ah! grazie” “...te l’ho messo da parte perché volevo fosse il tuo. Ho pensato che se mentre assapori la sua carne pensi a me, faresti come io ho fatto ieri notte”.... Oh mio Dio ....non sapevo cosa fare... ho detto grazie sono corsa a casa e le sue parole risuonavano nelle mie orecchie “mentre Assapori... assapori? assapori????”, Non voglio, non posso, ...ma devo devo... ok ce la posso fare... ce la farò... preparai quel pesce come si fa per il vitello santo da immolare a gli Dei, non volli nessuno in stanza con me, dovevo essere sola, sola con me stessa e il mio dono d’amore da Assapo... non ce la faccio... ce la devo fare... Mangiai quel Dentice con un chilo e mezzo di pane vicino... mi sembrò meno difficile... I suoi doni d’amore però si moltiplicarono di settimana in settimana... e piano piano il mio gusto ed il mio stomaco si dovettero abituare a quello che il cuore aveva deciso per loro. Tutti questi sforzi portarono grandi frutti, non solo quelli di mare, infatti il 23 giugno finalmente Michele mi chiese di uscire. Prenotammo un tavolo in un locale di gran lusso, al quale lui stesso forniva il pesce, era un fantastico locale sul mare; la luna risplendeva magica su quella distesa d’acqua; lui senza il berretto blu e l’incerata gialla era ancora più bello. Io ero davvero emozionata, non mi era mai successo di dover stare così, sulle spine per un uomo, ed ora che tutte le mie fatiche stavano per essere gratificate non ci credevo, mi rivedevo pulire i pesci con le loro budella molli, affogare polipi vivi e friggere montagne di pesce... e poi lo guardavo e vedevo il perché dei miei sforzi. Mentre mi teneva la mano arrivò il cameriere, io ordinai una Cernia ai ferri, il cameriere si girò e chiese “Signore per lei una spigola al sale?” e lui rispose “No, io non magio pesce”. Rossella Castellano (Piano di Sorrento - Napoli) spazio aperto cultura anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 5 ✒ La figlia di Piero Era la sera della commissione edilizia. La commissione edilizia si riuniva puntualmente alle nove di sera ogni qualvolta c’era qualche pratica da sbrigare, vale a dire tre o quattro volte all’anno, nel bar trattoria “Da Oscar”, mescolandosi placidamente ai giocatori di carte e biliardo che tutte le sere frequentavano il locale. -Giovanni vuole ampliare il capannone. Non sa più dove mettere tutti i trattori che gli portano Il tecnico comunale iniziava i riti della procedura di esame concessioni edilizie, sistematicamente così costituita: descrizione della richiesta, elogi all’iniziativa presentata, approvazione del progetto. - Giovanni è davvero bravo. Non trovi da nessuna parte meccanici come lui per le macchine agricole.Mario il falegname, aveva dato il suo contributo professionale e il sindaco Edoardo chiudeva l’iter. - È giusto che si sistemi meglio. Oscar, cosa ne dici di portare una bottiglia ed un po’ di bicchieri? Oscar era il padrone del bar e già da tempo aveva pronti bicchieri e bottiglia. Con il suo simpatico sorriso immerso nei baffi scuri, raggiunse i tavolini di riunione per compiere il suo dovere di barista. - Enzo vuole fare il muretto di cinta con recinzione in ferro zincato e cancello automatico - Questo è veramente un gran lavoro. Pensa come starà bene quando sarà finito. - Bravo Enzo, fai il tuo muretto così tutto il borgo diventa più bello. Oscar, ma se portassi anche una pagnotta e qualche fetta di salame? Nemmeno questa volta Oscar si fece attendere più di tanto ed in rapida successione giunsero quel pane e quel salame che teneva pronti da un pezzo. - Piero ha deciso di alzare la casa di un piano per ricavare un alloggio da dare alla figlia che si sposerà l’anno prossimo. - Certo che sono soddisfazioni avere una figlia così brava. Io conosco anche il futuro genero e devo dire che è proprio un ragazzo a posto. - Eh... veramente... forse... dovrei vedere meglio... Il tecnico comunale non staccava gli occhi dagli ampi disegni aperti sui tavolini quadrati del bar, emettendo continui e sofferenti borbottii. Muoveva nervosamente il capo passando dalle sezioni in scala alle planimetrie, dalle planimetrie alla domanda in carta bollata, dalla domanda in carta bollata nuovamente alle sezioni e via di questo passo. - Non c’è mica qualcosa che non va, Aldo? - A prima vista ...bisogna poi verificare... forse la cubatura è eccessiva. L’impedimento reale è che di fronte abbiamo la Casa di Riposo, un edificio pubblico, e se Piero alza la sua casa i vecchietti si trovano il muro ad un tiro di sputo dalle finestre. “Amministratori” e “tecnici” iniziavano anch’essi ad agitarsi ed a guardare preoccupati sia i disegni sia il volto dei colleghi, in vana attesa di scorgere ✒ W gli sposi “Carletto si sposa a luglio e ci ha invitati al matrimonio”. Disse la zia a tavola, lapidaria come il solito. Carletto, il mio cugino preferito: grande, grosso e giocherellone che mi faceva spesso salire sul carro e tenere le redini dei buoi si sposava! Come il Principe che nelle illustrazioni del mio libro preferito arrivava a cavallo con un mantello rosso o azzurro, a seconda della fiaba e si portava via la Principessa. Bollicine di gioia mi frizzavano nella testa al pensiero di quell’evento che per giorni immaginai nei minimi particolari rendendolo sempre più sontuoso e fantasmagorico. Le nozze si celebravano in paese che distava circa cinque chilometri dalla casa della zia.Partimmo quasi all’alba, in bicicletta. Io ancora non arrivavo alla sella e dovetti salire sul manubrio della bici di mio fratello, altissima e massiccia come tutte quelle di allora. Aveva i freni comandati da asticciole di ferro che si saldavano in micidiali morsetti giusto sul manubrio e che, per quanto ne capivo, avevano l’unica funzione di pizzicare le cosce di chi era costretto a sedersi là sopra. Dopo le prime pedalate cominciarono strilli e lagnanze da parte mia. “Ahia, freni apposta per pizzicarmi!”. “Taci oca, non è vero”. “Si, invece, prendi le buche apposta per frenare! Ahia ahi! Ziaaa, lui frena apposta!”. La zia dietro gridava a squarciagola minacciando punizioni efferate nella nostra totale indifferenza, poiché non ci aveva mai allungato neanche uno scappellotto. Dopo un viaggio in cui mio fratello potè sfogare tutto il suo sadismo centrando deliberatamente i sassi più sporgenti della strada sterrata e accelerando sui dossi per atterrare violentemente subito dopo, arrivammo davanti alla chiesa. La zia verificò che le mie gambe erano effettivamente butterate di segni violacei, ma parve più turbata dallo stato del vestitino quasi nuovo che appariva stazzonato e picchiettato da decine di strizzature scure di grasso lubrificante. Il piazzale della chiesa era affollato d’uomini infagottati in giacche scure e donne dai vestiti sgargianti. Tutti sudavano scrutando ansiosi la curva in fondo alla strada. Preceduto dal rombo della sua Vespa nuova di zecca finalmente arrivò lo sposo.Anche lui indossava un vestito scuro con una giacca pesante da cui spuntavano i polsini della camicia. Era congestionato in faccia come se la cravatta che non aveva mai indossato prima di allora, lo stesse lentamente strangolando. “Carlèto - lo chiamai - Càva la giàca, séntat no che cald!” Mi fece un sorriso distratto ed entrò in chiesa. La zia mi guardò costernata. Mio negli sguardi altrui un barlume di speranza. Il vero problema risiedeva nel fatto che in tanti anni di onorata carriera mai la commissione edilizia aveva espresso un parere negativo. Eppure quella volta, anche se nessuno osava ammetterlo, non si poteva nella maniera più assoluta approvare il progetto presentato. Per cercare di trovare un rimedio emersero le proposte più disparate: sistemare soltanto anziani non vedenti nelle stanze della Casa di Riposo che guardavano sull’abitazione di Piero, trovare in paese una casa per la figlia di Piero e relativo marito, alzare di un piano la Casa di Riposo ed altre soluzioni fantasiose su cui conviene elegantemente soprassedere. Nel pieno scoramento generale, uno dei due muratori propose al vicesindaco un’idea rivoluzionaria. - Gino, perché non fai venire tuo figlio? Studia da avvocato e potrebbe consigliarci la strada giusta. Il figlio del vicesindaco era un ragazzo totalmente privo di voglia di studiare, iscritto al primo anno di Giurisprudenza, dotato di un’intelligenza assolutamente non superiore alla media nazionale, ma ricco di presunzione ed ignoranza tali da non rendersi minimamente conto di possedere le caratteristiche precedentemente enunciate. Appena avvertito dal padre che era stato fatto il suo nome per una consulenza legale, indossò un elegante completo grigio con vistosa cravatta multicolore e si precipitò quindi nel bar, non senza aver prima prelevato il Codice Civile che riposava da mesi sulla scrivania. Terminato di ascoltare con aria seria i termini del problema e lasciata scorrere una teatrale pausa di riflessione, decise che era giunto il momento di mostrare ai presenti le indiscusse doti di cui andava fiero. Si alzò dalla sedia, fece un lungo respiro, si portò i pollici delle mani dove le maniche della camicia si congiungono al busto ed iniziò la sua requisitoria passeggiando per il locale. - Il nostro ordinamento giuridico non penalizza la libera iniziativa anzi, come sancito dall’articolo 1 della Costituzione, individua nel lavoro il fondamento della Repubblica Italiana ed incentiva le attività che lo generano e lo alimentano. D’altra parte è scopo principale del legislatore il garantire la tutela di tutti i cittadini, in particolare di coloro i quali, de iure e de facto, non sono in grado di difendere in prima persona i propri diritti. Va però precisato che soltanto la parte lesa può invocare il rispetto dei diritti sanciti in primis dalla Costituzione ed in secundis dalle leggi vigenti ed allo stato attuale non mi sembra di ravvedere la presenza di parti lese così aprioristicamente dette. Ciò nonostante è riconosciuto per legge un lasso di tempo entro il quale i diretti interessati, ed in subordine eventuali terzi, possano richiedere una procedura sospensiva relativa alla delibera oggetto di contenzioso. Tale procedura, assai frequente in un’ordinamento garantista qual è il nostro, può risultare però di difficile attuazione nel caso in questione; infatti la riforma degli Enti locali concede ad essi ampio potere decisionale e facoltà di eliminare autonomamente i vincoli e gli impedimenti che possono ostacolare lo sviluppo urbanistico. Fatto salvo naturalmente che il funzionario pubblico risponde civilmente e penalmente di ogni decisione presa, ai sensi delle leggi in vigore in materia di responsabilità degli amministratori nei confronti dei propri amministrati, di terzi e di altri Enti Pubblici. La commissione edilizia al completo era rimasta in religioso silenzio, gli occhi sbarrati, lo sgomento perplesso di chi è combattuto tra la coscienza dei propri limiti intellettivi e la convinzione di aver ascoltato una marea di stupidaggini. Nessuno osava fermare il giovane, se non altro per rispetto nei confronti del vicesindaco. Fu il padre stesso che pose fine all’arringa del novello Perry Mason. - Grazie Marco. Adesso che ne sappiamo di più vedremo di prendere la decisione migliore. Tutti ringraziarono Marco e dando prova di elegante raffinatezza si astennero da ogni commento. Adesso però rimanevano soli con il progetto della casa di Piero, la sua regolare domanda in bollo e soprattutto il problema di come comunicare la decisione negativa all’interessato. Era quasi mezzanotte. Dalla porta di ingresso entrò Ugo, il postino del paese, una notorietà per le sue doti di provetto conoscitore e divulgatore dei fatti altrui. - Avrei voluto esserci anch’io ad ascoltare! Una scenata, dev’esserci stata una scenata! I pochi rimasti nel bar ascoltavano interessati la novità dell’ultima ora. - La figlia di Piero, quella che doveva sposarsi, ha lasciato il fidanzato; sembra che abbia già qualcun altro. Piero ha un diavolo per capello, dice che un ragazzo così bravo non lo troverà più, dice che la figlia si comporta da bambina, ... che scenata... che scenata! I componenti la commissione edilizia si guardarono l’un l’altro; un sorriso abbozzato sul volto del sindaco innescò a cascata quelli di tutti gli altri. Il primo cittadino si schiarì la voce e con tono serio e professionale chiuse formalmente l’iter amministrativo. - Alla luce di quanto emerso nel dibattito e dei possibili ulteriori sviluppi, propongo a codesta commissione di congelare provvisoriamente la pratica del signor Gallo Piero relativa al fabbricato di sua proprietà. Seguirà mio personale contatto con l’interessato per maggiore definizione dei particolari. Oscar, perché non ci porti un pezzo di quel buon formaggio che ti porta sempre tuo cognato dalla montagna? Oscar fece un sospiro di sollievo. Era da un po’ che l’aveva preparato e non avrebbe gradito molto rimetterlo in frigo: chissà quando ci sarebbe stata la prossima commissione edilizia. Bruno Bianco (Montegrosso d’Asti) fratello sibilò: “Taci, oca!”. Che era il suo intercalare preferito nei miei confronti e si affrettò a raggiungere un gruppo di ragazzetti. Tra le facce di parenti circa stretti, scorsi i musetti lentigginosi di due bambini che non conoscevo e per i quali maturai un immediato sentimento di profonda antipatia. Erano pressoché identici, uno, però era lievemente più alto e da come dava continuamente di gomito al fratello, dedussi che doveva essere anche il più malnato. Appena scesa dalla bici mi avevano accolto con una serie impressionante di gestacci e linguacce che avevano fatto affacciare dentro le loro bocche ghignanti, incisivi leporini. Ricambiai i gemelli Palettoni, come li ribattezzai mentalmente, della peggior boccaccia del mio repertorio. Per niente impressionati mi guardarono con commiserazione e corsero a far danni altrove. “Rìva la spùsa, rìva la spùsa!” Sentii gridare. Accompagnata da una piccola processione di parenti, madre lacrimosa in testa, fratelli piccoli e medi schiamazzanti alle spalle, arrivò la sposa biancovestita, al braccio di suo padre che zoppicava vistosamente. In chiesa il caldo asfissiante e l’odore d’incenso e garofani m’immersero in un lieve torpore. Appoggiata al fianco della zia e cullata dalle litanie incom- prensibili della messa, mi assopii. Mi svegliò il trambusto dell’uscita. Poi avvertii un dolore acuto come se qualcuno avesse cercato di strapparmi la pelle della testa. Con un urlo che fece girare i vicini di panca, mi girai di scatto in tempo per vedere il più alto dei Palettoni che lanciava il fiocco rosa della mia treccia, nell’acquasantiera. In corteo raggiungemmo la casa della sposa. Già sulla soglia ci accolsero i fumi caldi dei brodi e gli odori grassi d’arrosti e bolliti. Seduta su seggiole, sgabelli panche o casse, in una stanza affollata come un rifugio antiaereo durante un bombardamento, un’umanità sudata e affamata, stava aggrappata a piatti stracolmi di ravioli, lasagne, bolliti, lacerti di coniglio, brandelli di cappone. Trovammo un posto sull’angolo di una panca. Io, in braccio alla zia vedevo passare sopra la mia testa minacciosi bottiglioni di vino che attraverso rotte aeree tortuose raggiungevano mete prossime o remote. Il padre della sposa rimessi i consueti zoccoli non mostrava più alcun segno di zoppìa ed essendo tra i più assidui intercettatori di fiaschi e boccali aveva assunto un uniforme colore paonazzo. Alzava ad intervalli fastidiosamente ravvicinati, il bicchiere verso gli sposi che lo fissavano stravolti dal caldo e dal cibo, per brindisi e discorsi di cui non capivo una parola ma che suscitavano robuste sghignazzate fra gli uomini e risolini d’imbarazzo tra le donne. La zia ad ogni alzata di boccale arrossiva e si chinava su di me per distrarmi con domande sempre uguali: hai sete hai fame hai sonno. Il che mi pareva più stupido che fastidioso. Così incastrata in quel puzzle umano, avevo perso di vista i Palettoni. Li individuai ben presto seguendo la traiettoria delle palline di mollica pressata che mi vidi piovere nel brodo dei ravioli: dovevano essere alle mie spalle! Mi alzai e li guardai con odio. Vidi un lampo di maligna soddisfazione nei loro occhi, poi si abbassarono sparendo sotto un tavolo. Quando gli sposi ebbero finalmente tagliato la grossa torta ricoperta di una crema che il caldo aveva già fatto colare in rivoli appiccicosi sulla tovaglia, vidi i ragazzini arraffare le loro fette e sparire di nuovo nella calca. La zia chiacchierava a bassa voce con i vicini di panca, mio fratello era sparito, i gemelli erano in agguato ed io mi annoiavo. Il caldo e le puzze creavano un magma odorifero che lentamente ci sommergeva. Gli uomini cantavano in modo sempre più sguaiato, le donne cominciavano a sparecchiare. Davanti a me un vecchietto mangiava la sua fetta di torta biascicando con gusto. Ad un tratto ebbe uno strano sussulto e cominciò a frugarsi in bocca e dopo una serie d’irripetibili imprecazioni guardò sconsolato sul palmo della mano un confettino argentato e, di lato, una specie di sassolino giallastro che, a quanto mi parve di capire era uno dei suoi ultimi denti. Finalmente Carletto e la sposa si alzarono e uscirono in strada seguiti da tutti i commensali. “Viva gli sposi viva, gli sposi!”. Tutti cominciarono a gridare e a battere le mani. Lo sposo mise in moto la sua Vespa, la sposa si accomodò sul sellino di dietro sollevando lo strascico che quasi toccava per terra e sparirono sollevando una nuvola di polvere. Sentii qualcosa piovermi in testa. “Una cacca di piccione” pensai. Poi un’altra ed un’altra ancora. Guardai in alto perplessa: nessun uccello nel raggio di un chilometro. Titubante mi toccai i capelli. Ritirai la mano schifata: sul palmo si era appiccicata una serie di confettini sapientemente succhiati e sparati con mira prodigiosa dai nemici. Disfatta ed affranta chiesi ed ottenni di fare il viaggio di ritorno sul manubrio della zia. “Ti prego, non sposarti mai!”. Le sussurrai all’orecchio, paventando il reiterarsi dell’esperienza appena vissuta. Effettivamente la zia seguì il mio consiglio e rimase felicemente nubile. Giovanna Fumareschi (Casalpusterlengo - Lodi) andavano ispezionate, aveva omesso organi genitali e glutei! Ma come, non stava forse riproducendo l’ipocrisia della vituperata religione cattolica? Ma come, non era forse nostro dovere fare una bella piazzata e guadagnare la porta? Spiacente Menticchia, ma questi furori fanno parte del mio passato... Lasceremo che le cose sgradevoli piovano su di noi come sulle piume di un cigno e andremo avanti a lavorare, perché sono sicuro che prima o poi avremo delle grosse sorprese. Ma al sesto giorno di sorprese non si vedeva neppure l’ombra... Il mio corpo era completamente anchilosato e il collo e le ginocchia urlavano di dolore. “Lo vedi? - insinuava Menticchia - Non ha senso star qui a farci massacrare. E poi guarda il maestro, ti sembra un Buddha? Questo è un crukko dell’Alto Adige e non sa neppure che esistono le emozioni. E vogliamo parlare del sermone serale? di termini abominevoli come triplice gemma e ottuplice sentiero? Dài retta a me: siamo capitati in un covo di pazzi.” Stavo quasi per dare ragione a Menticchia, ma... Il settimo giorno arrivò l’esplosione: il corpo intero, dalla punta dei capelli alla punta dei piedi prese a vibrare di particelle “subatomiche” in movimento: milioni di piccole scintille che nascevano e morivano ininterrottamente. Era dunque questa la famosa “impermanenza”? Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma? Qualcuno, se non sbaglio, ci ha pure preso un Nobel, 2500 anni dopo Buddha. Immaginai lo stesso flusso elettrico animare il cuscino sul quale ero seduto, il pavimento, le pareti e via via l’intero universo. Tutto in connessione, tutto in continuo incessante cambiamento. Menticchia mi suggerì un documentario per bambini dove l’omino fatto di particelle rosse beveva un bicchier d’acqua di particelle blu che si mescolavano alle rosse e poi pisciava un getto di particelle gialle che si univano alle particelle verdi di un prato e così via... A proseguire il compitino della vivisezione non ci pensava nemmeno: ottenuto il risultato dell’impermanenza non potevamo tornarcene a casa soddisfatti? Ma il bello doveva ancora venire. Il flusso elettrico divenne sempre più sottile ed ora si trattava di esercitare l’”equanimità”, passando di nuovo in rassegna le sensazioni dalla testa ai piedi e dai piedi alla testa: osservare il dolore, osservare il prurito, il caldo, il freddo, il disagio senza fare una piega. In sostanza, prendere distanza dalle avversità come dai desideri, per eliminare dalla vita ogni sofferenza. A dire il vero non è così facile, ma Menticchia trovò una scappatoia e incominciò a divertirsi come una pazza ed io con lei. Il collo urlava? Menticchia correva a concentrarsi sul malleolo e il dolore spariva. Si faceva sentire il ginocchio? Menticchia volava sul gomito. Una mosca zampettava sul naso? Concentrazione sul braccio e niente solletico. Ma certo: è così che i fachiri stanno seduti sui chiodi o camminano sulle braci! L’apoteosi arrivò con la disintegrazione del corpo. Invitata dal maestro, Menticchia prese a perforarne idealmente le parti, finché l’ultimo giorno, scendendo e perforando dalla testa ai piedi, si accorse che lasciava alle sue spalle il vuoto assoluto, un vuoto così vuoto di sensazioni che ne ebbe paura. Se ne era andata tutta la testa, e il tronco, e le spalle... Atterrita, Menticchia si concentrò con tutte le forze sull’alluce del piede sinistro e restò attonita a contemplare l’assenza. Finché non la cacciai anche di lì e raggiunsi la mia estasi, scientificamente conquistata. Piano piano Menticchia fece di nuovo capolino. Timida questa volta, quasi commovente. Mi disse: “Dove vuoi arrivare su questa strada? All’ascetismo? Al ritiro dal mondo? Pensa ai tuoi amici...” E poi, subdola: “Voi prendere distanza anche dal tortino di patate e gorgonzola che ti piace tanto?”. “Cerca di darti una calmata - risposi - ho solo imparato una tecnica! In quanto al tortino di patate... è un’ottima idea per la prima cena fuori di qui. Ed ora sparisci e fai posto al cuore. Federica mi ha mandato un sms: kiamami ti devo parlare. Verdiana Maggiorelli (Vigevano) ✒ Menticchia e Vipassana La chiamo affettuosamente Menticchia da quando ho fatto pace con lei, dopo un periodo burrascoso in cui la ritenevo responsabile di tutte le mie sofferenze e la cacciavo in modo brusco dalle mie meditazioni. Prima era semplicemente Mente, la mia mente. Non so se qualcuno di voi è pratico di meditazione... Io ho incominciato a frequentarla su consiglio dell’amica Giò, quando Federica mi ha mollato per un rapper e davanti a me si è aperto un baratro. Devo dire che è meglio degli psicofarmaci e in più non ti rovina lo stomaco e non ti gonfia come un pallone. Ad occhi chiusi e gambe incrociate ho scoperto l’imperversare della mente, il suo saltare come una scimmia di ramo in ramo, appendendosi al passato, balzando nel futuro, emettendo giudizi, sospetti, paure e desideri. Ma credetemi, se non le prestate più attenzione di quanta ne riservate ad un talk show di Bruno Vespa lei si stufa e se ne va, lasciandovi a godere il vuoto in uno stato di pura estasi. Un giorno del mese scorso annunciai a Menticchia che saremmo andati insieme ad un corso di Vipassana, una tecnica inventata da Buddha in persona. Accettò riluttante, perché sentiva puzza di bruciato. Ma accettò. Ed eccoci a Groppovisdomo di Sopra, incastonati in un gruppo di 60 corpi e menti investite, per prima cosa, di regole, orari e disciplina. Rigorosa separazione uomini-donne. Silenzio assoluto e nessun contatto, nemmeno con gli occhi. Sveglia alle 4 di notte, niente pasto serale. Durante il discorso di benvenuto, Menticchia non stava zitta un secondo, criticava tutto e tutti e mi chiedeva se ero proprio sicuro che quello fosse il posto per noi, che fondamentalmente eravamo degli epicurei. 12 ore di meditazione al giorno, per dieci giorni! Oh, questo forse poteva sopportarlo, si era portata dietro un baule intero di pensieri e immagini da sparare a raffica nel silenzio della meditation room... Quello che non si aspettava erano i duri compiti a cui la sottoposi dal primo momento. Anapana, si chiamavano gli esercizi preparatori... Per tre lunghi giorni la tenni legata tra il mio naso e il mio labbro superiore. Scalpitava e urlava peggio di un animale portato al macello e ogni tanto riusciva a rompere la corda per mandarmi qualche flash fuori programma. Ma io ero seriamente intenzionato ad addomesticarla e fui inflessibile. Sì, ogni tanto la fatica prendeva entrambi e mi concedevo un po’ di estasi (rigorosamente vietata dal maestro), permettendole di uscire a prendere una boccata d’aria. Quando iniziò la Vipassana vera e propria Mentina era esausta, ma acuta come un laser e abbastanza disposta a proseguire il lavoro, scandito dalla voce cavernosa di un monaco in CD, che apriva e chiudeva le meditazioni con canti in lingua Pali. Bene, ora si trattava di vivisezionare il corpo, registrando accuratamente le sensazioni. Sommità della testa, emisfero sinistro, emisfero destro, nuca... “Dove sono queste cazzo di sensazioni? Sento solo una specie di papalina calata sulla zucca. Possiamo definirla... leggera pressione a forma di cappello?” mi chiedeva ironica. “Non importa che tu la definisca - le rispondevo - Vai avanti e sii seria, per una volta”. Okay: orecchio sinistro, orecchio destro, fronte, occhi, naso... Arrivata alla bocca, Menticchia mi proponeva regolarmente una sparata di bocche in tecnicolor, che si alternavano a ritmo vertiginoso sullo schermo: sensuali, ghignanti, di uomini, donne, gorilla, gatti, cavalli, cartoon... Io lasciavo pazientemente che finisse il suo show e poi la accompagnavo decisamente sul mento e giù giù fino alla punta dei piedi. Ogni tanto lei si fermava per fare una telefonata: “Pronto, Giò? Tu non hai idea... È un ritiro per masochisti, un supplizio di Tantalo. Al confronto, imparare a memoria la guida telefonica è un gioco da ragazzi!”. Negli intervalli contava giorni, ore, minuti che la separavano dal ritorno a casa e la notte si sfogava in una sarabanda di danze intellettuali che mi impedivano di chiudere occhio. Il quarto giorno mi fornì un buon motivo per lasciare il lavoro: la voce del maestro, sempre così puntigliosa nel nominare le parti del corpo che spazio aperto cultura anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 6 Come una Biblioteca Per Mario Rigoni Stern la guerra non c’entra; la guerra è solo un accidente Il 16 giugno è venuto a mancare Mario Rigoni Stern, ad Asiago, dov’era nato, all’età di 86 anni. I funerali, svoltisi il 17 giugno, sono stati strettamente privati; era presente solamente la famiglia dello scrittore. Il suo mondo poetico non è la guerra ma il bosco della sua infanzia; una natura non goduta come idillio, ma come un mondo a sé, in cui dominano nettamente il bene il male, l’amore e la morte, guidato da leggi ed eventi, dai quali l’uomo può ricavare norme valide per la sua coscienza. In un’intervista confesserà: mi commuovo anche durante una semplice passeggiata, anzi soprattutto quando passeggio. Sarà misticismo, non lo so, però non ne possono fare a meno, non posso allontanarmi dal bosco. Questo rapporto esclusivo e carnale con il bosco, che è poi la storia sociale ed economica, culturale ed etnica della gente dell’Altipiano, spiega il suo fastidio per la letteratura colta; la sua natura di scrittore clandestino, sempre alla ricerca di un’altra storia che completi la sua identità; sempre dentro i suoi libri, ma sempre fuori la letteratura ufficiale... Andiamo anche noi in un’alba d’estate per i sentieri del bosco; sia discreto il nostro abbigliamento e silenzioso il passo, cercando di evitare sassi mobili e rami secchi. Fermiamoci ad ascoltare e ci sarà molto da scoprire: un fruscio, un battere di ali, il sottile richiamo del piccolo capriolo, un aereo di linea che passa alto nel cielo, il rumore di una motosega nell’altro versante, il respiro affannoso di uno che sale con la bicicletta da montagna. Non si è mai soli nei nostri boschi che Ca’ del hanno mille occhi e mille orecchie e, quando meno te l’aspetti, ti trovi davanti un guardacaccia o un cercatore di funghi. ... A sera, ritornati alle vostre case o nella vostra città dopo aver camminato per ore lungo i sentieri o attraversato pascoli o radure, riposato all’ombra di alberi maestosi, ammirato una pianticella appena uscita dal seme, o i tanti fiori colorati e profumati, ascoltato in silenzio le voci della foresta, incontrato una mandria di vacche al pascolo, o il gregge dei pastori lassù dove il bosco finisce, allora vi sarà caro il ricordo di questa giornata e piacevole all’animo il riposo. Rigoni è uno dei pochi scrittori che in trent’anni non è mai riuscito ad essere solo scrittore; non è mai rientrato nei ranghi della istituzione letteraria. La sua cultura è rimasta contadina, materiale, proletaria, come il suo mondo paesano. Una cultura abbarbicata nell’anima che gli ha evitato il clichè letterario del paese folclore, eden, mito; e ha permesso alla sua letteratura di restare una letteratura di conoscenza e di resistenza, timbrata da un forte impegno umano. Tratti da: “Rigoni Stern” di A. Motta e “Stagioni” di Rigoni Stern Ciòd Tel.: 0331/254215 - Fax.: 0331/250661 e-mail: [email protected] • Scarpe • Sostituzione e antinfortunistiche montaggio serrature “Superga” e normali o blindate. • Montaggio “Kynox”. • Targhe incise in zanzariere su ottone, alluminio e misura. plexglas. • Tapparelle in PVC• Fornitura e posa alluminio e acciaio scaffalature con montaggio o metalliche a bullone riparazione. • Motorizzazione o incastro. tapparelle. • Bulloneria 8.8 e inox. • Duplicazione chiavi • Nuove chiusure e radiocomandi. di sicurezza per • Arrotino. persiane. • Cilindri di sicurezza • Veneziane su con chiavi protette. misura. • Vendita e posa • Casseforti Juwel con assistenza. dissuasori per • Assistenza per volatili. sfratti. • Preventivi gratuiti. via Milano n° 70 21019 Somma Lombardo (VA) Celebrati i dieci anni di costituzione della Fondazione Visconti di San Vito Bassorilievo e Piramidina del Duomo Sabato 24 Maggio, nel Salone d’Onore del Castello di Somma ha avuto luogo l’inaugurazione annuale dell’attività culturale della Fondazione Visconti di San Vito nel decimo anno di sua costituzione. Per sottolinearne la significativa data il presidente avvocato Gaetano Galeone ha voluto offrire alle autorità civili, tra cui il nostro sindaco Arch. Guido Colombo, militari e religiose presenti all’evento, unitamente ai numerosissimi invitati, una magistrale relazione sul tema: “I Visconti e il Duomo di Milano” dettata dalla illustre partecipazione della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano ed espressa con le introduzioni del Presidente Emerito Dott. Marco Orombelli e dell’Arch. Ernesto Brivio già direttore del Museo del Duomo. A ricordo del decennale, alcuni gesti che, come ha evidenziato l’Avv. Galeone, hanno confermato che la Fondazione è ricca di “capitale umano”, ove amicizia e generosità sono azioni sempre in rialzo. Infatti durante la manifestazione sono stati donati da Roberto Mona e Erminio Praderio gli artistici simulacri di S. Carlo e di S. Ambrogio, collocati nella Cappella del Castello, Natale Casagrande, l’amico di sempre ha sovvenzionato il restauro di una Grande tela sita in Castello, raffigurante un antenato della famiglia Visconti, che fu Arciprete del Duomo nel 1703. Tra i momenti più solenni della giornata il saluto nella Sala dedicata a Gregorio XIV all’antica, artistica piramidina (una guglia) marmorea del Duomo, vecchia di 600 anni, avvenuto alla presenza di Mons. Luigi Manganini Arciprete della Cattedrale milanese. Un anniversario ricco di gesti di alto valore e di grande partecipazione, avvalorato dalla disponibilità di alcuni amici sommesi dall’estro artistico. Lorenzo Schievenin Boff che ha realizzato un magnifico bassorilievo in terracotta riproducente una storica immagine di Gian Galeazzo Visconti che nel 1386 volle la costruzione del Duomo. Opera donata alla Veneranda Fabbrica del Duomo che conserva nella sua sede infiniti reperti della nostra Cattedrale. Otello Patrizio che con il suo lodatissimo dipinto, libera interpretazione di un quadro Visconteo del 1300, ha creato il logo dell’evento. Roberto Caccin, che ha voluto dedicare al compianto don Gabrio un artistico candelabro in ferro battuto da collocare nella Cappella Visconti del nostro cimitero. Una tappa raggiunta con la soddisfazione di tutti, iniziata con la solenne celebrazione della Messa presieduta da S. E. Mons. Oscar Rizzato, giunto dalla Città del Vaticano, con celebrazione dal prevosto don Franco, da Mons. Donnini, Mons. Paganini e dal concittadino don Ezio Piazza. Assistente il diacono Claudio Soave. Anche Benedetto XVI ha voluto assicurare la sua spirituale presenza inviandoci la Benedizione Apostolica. Un evento vissuto per festeggiare dieci anni di attività e di lavoro compiuti e a favore della cultura e dei giovani studenti. Impegno riconosciuto da numerose Istituzioni ed attestato con augurali messaggi dal Cardinale Dionigi Tettamanzi e dal Prefetto di Varese dott. Roberto Aragno. Una pagina di storia proposta per narrare gli antichi legami tra i Visconti e il nostro Duomo, nati con Gian Galeazzo Signore di Milano e continuati fino al marchese Carlo Ermes di San Vito che nel 1886 fu Presidente della giuria per il concorso internazionale per la facciata del Duomo e nel 1894 Vice Presidente per il concorso delle formelle bronzee del portale centrale della Cattedrale di Milano. Con il consenso del presidente Galeone, desidero ringraziare personalmente coloro che si sono prodigati per la splendida riuscita del nostro decennale. Un grazie speciale alla dottoressa Giulia Benati direttrice del museo del Duomo, che in questi mesi mi ha donato preziose e premurose attenzioni. Maurizio Maria Rossi Il Sindaco e l’Avv. Galeone L’angolo di Rodari La testa del chiodo La palma della mano i datteri non fa, sulla pianta del piede chi si arrampicherà? Non porta scarpe il tavolo, su quattro piedi sta: il treno non scodinzola ma la coda ce l’ha. Anche il chiodo ha una testa, però non ci ragiona: la stessa cosa càpita a più d’una persona. CENTRO ODONTOIATRICO Direttore Sanitario BIANCA DOTT.SSA EMANUELA Medico Chirurgo ODONTOIATRA CASTELLETTO TICINO (NO) Via XXV Aprile, 38 Tel. 0331.962405 - 0331.971413 www.dente.it • e-mail: [email protected] Aut. San. Com.le n. 13303/4/5 di Visentin Zuillo & C. snc Possibilità di auto sostitutiva Via Giusti n. 68 - Somma Lombardo tel. 0331.253.348 - fax 0331.250.850 e-mail: [email protected] www.carrvisentin.it In tutte le case tutti lo leggono Scegli questo giornale per la tua pubblicità Telefona a Il Guado Corbetta (MI) Tel. 02.972111 - Fax 02.97211280 spazio aperto cultura anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 7 ANFFAS Ticino Onlus di Somma Lombardo - Associazione di Famiglie di Disabili Intellettivi e Relazionali “Pitturatori della memoria: percorsi tra arte e inclusione sociale” In collaborazione con la Fondazione Castello Visconti di San Vito di Somma Lombardo L’evento, che avrà luogo dal 20 settembre al 5 ottobre 2008, è inserito nel programma celebrativo di alcune date particolarmente significate: il decennio di costituzione della Fondazione Visconti di San Vito, il 50° anno di fondazione dell’Anffas e i 15 anni di vita dell’Atelier espressivo dell’Anffas Ticino. La Fondazione del Castello Visconti di San Vito di Somma Lombardo - sempre attenta alla nostra realtà - ha offerto la gradita opportunità di allestire nelle storiche sale del Castello, una mostra delle opere pittoriche eseguite da persone con disabilità e di ospitare una tavola rotonda che vedrà presenti alcuni esperti tra cui le responsabili delle Gallerie d’Arte Moderna di Torino e di Gallarate con le quali da anni stiamo sviluppando delle esperienze legate all’utilizzo del linguaggio artistico nell’intervento Il castello Visconti La chiesa di S. Vito I portoni di Somma Avito maniero dalle cinquecento stanze, gelide d’inverno, dall’alta finestra della torre scorgevo le Alpi innevate e il Rosa, massiccio armonioso. E poi giù a perdifiato, al galoppo, nella campagna aperta, immensa, del feudatario; giù fino al Monte Sordo dietro un immaginario cervo. Diana, dolce statua, dea boschiva della boschiva Somma, ci guardava, benedicente. Chiesina di S. Vito, misteriosa, appartata, circondata da una boscosa collina, cimitero di avi celti, l’amore dei tuoi fedeli ti abbraccia e ti regala preci e musica e parole di poesia. Rabbrividiscono ancora le ossa degli insubri antenati, ormai sepolte da torri di cemento immense. Antichi portoni di legni schiodati, sgangherati, sotto l’armonia di mattoni pietra cemento dei vostri archi nobilmente armoniosi, un tempo difesa a profondi cortili, raccontateci ancora la vita com’era allora di uomini, donne e bambini ruzzanti sciamanti ovunque. I fienili, i portici, le stalle ospitavano carri e miti animali. Risuonavano le corti del dolce longobardico dialetto dalle u scure, guerriere, sonore. Silvana Ferrario Racconto Poesie Silvana Ferrario Silvana Ferrario educativo e riabilitativo con le persone disabili e sulla fruibilità dell’arte da parte di queste persone. L’iniziativa, oltre alla mostra e alla tavola rotonda, prevede la realizzazione di una brochure che raccoglierà immagini e testi sulle opere esposte, la pubblicazione di un libretto di circa 100 pagine sull’esperienza maturata dall’Atelier espressivo in questi anni e la distribuzione di un CD-Rom interattivo che La chiesa di S. Rocco a Coarezza Sorgi solitaria nella campagna, circondata dal canto di grilli e cicale, avvolta dall’alito profumato delle tue robinie, rustica chiesina dal nobile rinascimentale disegno perfetto. Hai custodito per secoli sacre ossa di antenati. Conservi ancora nel tuo cuore il tesoro di una gentile Madonna fanciulla e del suo Bambino e Santi a noi eternamente cari. Silvana Ferrario presenta l’esperienza realizzata in collaborazione con la GAM di Torino. La disponibilità della Fondazione Visconti di San Vito, già conosciuta nel 2004 in occasione di un’altra mostra che ha ricevuto grandissimi apprezzamenti, si manifesterà sostenendo la realizzazione dell’iniziativa attraverso la concessione gratuita delle sale storiche. Il Presidente Bruno Cinesi Il viale Lungo il viale ombreggiato di alberi in fiore respiro profondamente il profumo della avanzata primavera. Adagio mi incamminai osservando attorno a me bimbi sorridenti con le mamme gioiosi con il gelato, bimbi in carrozzina che dormivano col viso sorridente forse sognavano. Poco più in là panchine con anziani che si raccontavano storie della loro trascorsa � gioventù. Vidi da lontano una figura che lentamente e con prudenza raccoglieva una foglia mentre attorno a sé ce n’erano mille e pezzi di carta gettati con noncuranza da gente incivile che tristezza. Avrei voluto gridare pulisci meglio questo viale! Ma stetti zitta pensando alla mia via che non è mai stata pulita. Franca Naldi La fabbrica dei calendari L’unica cosa sicura è un futuro incerto, quindi meglio prepararsi, con la testa soprattutto, perché anche affrontare attese decrescenti è una bella sfida. Era quello il pensiero che, da quando aveva ricevuto la lettera di licenziamento, spesso ripeteva a se stesso; una forma di autodifesa, utile per non farsi fagocitare dalle preoccupazioni, dall’ansia, da quel malessere della mente che impedisce di guardare oltre. Certo l’età (cinquant’anni compiuti) non aiutava e il mondo del lavoro nell’ultimo decennio aveva cambiato pelle e anima. Duecentoottantanove: quello era il numero di dipendenti che la fabbrica in cui aveva lavorato per due terzi della sua vita raggiunse nel momento di massima espansione. Alla fine, dopo prolungati periodi di crisi, ristrutturazioni e cessazione di alcune produzioni, erano rimasti in venti, e da lì a poco la manifattura avrebbe chiuso definitivamente. Le lettere di licenziamento erano già arrivate e nel giro di alcune settimane si sarebbero ritrovati tutti disoccupati. “A causa delle crescenti difficoltà, siamo costretti, nostro malgrado, a cessare l’attività; pertanto...“ iniziava così il comunicato che l’azienda aveva esposto in bacheca per annunciare la fine; era la stessa bacheca che, negli anni di uno sviluppo che sembrava un treno in corsa, aveva ospitato i volantini che comunicavano ai lavoratori i risultati conseguiti con le lotte sindacali. Nell’ultimo decennio quel pezzo di legno era diventato un incubo: periodicamente vi compariva una lettera che comunicava la chiusura di un reparto e l’apertura della procedura di riduzione del personale. Chi restava, chi non veniva espulso si considerava un sopravvissuto, almeno per quella volta. Guido quella mattina di gennaio entrò in fabbrica più presto del solito, attraversò il corridoio dove c’era la macchinetta per timbrare il cartellino e arrivato nel cortile interno, anziché entrare in ufficio si diresse verso il reparto di produzione. Quando aprì la porta, un brivido lo sorprese, e non solo perché Il riscaldamento era spento da diverse settimane; una debole luce entrava dai vetri sporchi e, a chiazze, illuminava le grigie pareti e il pavimento unto di grasso impastato con la polvere. Lì, a distanza regolare, restavano i segni dei pesanti telai in ghisa recentemente rimossi. Ricordava bene ciò che accadeva nel momento in cui quelle macchine entravano in funzione tutte insieme: il cemento vibrava e nel giro di pochi secondi un rumore fatto di schianti cadenzati, riempiva l’aria ed entrava nel cervello. Chi ci lavorava con il tempo s’era abituato al ritmo infernale che regnava nel reparto, ma non era in ogni caso un bel vivere. Eppure quel mestiere, ripetitivo, maledetto, ai limiti della sopportazione, aveva permesso a buona parte degli operai di costruirsi una vita, a volte piatta, ma comunque dignitosa. Un posto di lavoro fisso, un salario che con qualche ora di straordinario, magari in nero, perdeva un po’ della sua miseria, non erano cose da sputarci addosso; e poi con qualche battaglia sindacale si riusciva sempre a portare a casa dei miglioramenti. Tra quei telai la precarietà quasi non esisteva, anzi quella sicura fatica quotidiana spesso era l’unica certezza, e poteva aiutare a superare le altre precarietà della vita. Lavoro, lotte e sacrifici erano la porta d’ingresso verso un benessere che, dicevano, presto avrebbe arricchito tutti. Ecco che fine hanno fatto quelle aspettative crescenti! disse tra sé mentre guardava l’unico telaio rimasto. Presto, una squadra d’operai l’avrebbe sezionato e caricato in un container in partenza per l’oriente. È lì che erano già andati tutti gli altri. Il proprietario aveva fretta di vendere, perché anche quei paesi stavano diventando esigenti, e presto i suoi telai, vecchi e obsoleti, sarebbero diventati invendibili. Aveva inoltre fretta di cessare l’attività perché il terreno su cui sorgevano i capannoni, grazie ad un’amministrazione comunale disponibile e all’interessamento interessato di alcuni professionisti prestati alla politica (o meglio: che avevano preso in prestito la politica) presto sarebbe diventato area residenziale e commerciale; e non c’era tempo da perdere perché anche il settore edile cominciava a scricchiolare, e vendere quello che si costruiva diventava ogni giorno più difficile. In paese le fabbriche più importanti avevano chiuso da tempo e le opportunità di lavoro si erano spostate nei servizi e soprattutto in quel grosso aeroporto intercontinentale che ogni giorno inventava qualche nuova località verso cui far partire o da dove fare arrivare migliaia e migliaia di persone. L’aeroporto assorbiva manodopera d’ogni tipo: da quella altamente qualificata che in genere veniva da fuori, a quella senza professionalità, quasi tutta del circondario. Lì però non era come in fabbrica; i lavori erano quasi tutti a termine, stagionali e inoltre richiedevano tempi e disponibilità assoluta: un vero scombussolamento della vita, senza certezze, sicurezze, prospettive per il domani. Tanti lavoratori, dopo la moria di manifatture che aveva colpito il paese, erano riusciti a farsi assumere con la qualifica di precari a tempo indeterminato in quella stazione del cielo; e ora saltavano da un contratto all’altro come stambecchi. Probabilmente, a marzo, quando la sua fabbrica avrebbe chiuso definitivamente i cancelli anche lui si sarebbe ritrovato nella stessa situazione. Uscì dal reparto di produzione ed entrò in ufficio; non c’era ancora nessuno. Accese il computer e scaricò la posta: tutte stronzate. Spostò l’intero contenuto nel cestino; adesso la cartella di posta in arrivo era vuota: come il reparto di produzione. Quella non era proprio giornata. Mancavano ancora pochi minuti alle otto e c’era il tempo per un caffè; di regola non si dovevano consumare bevande prima delle nove, ma che cosa gli poteva succedere? Ormai aveva già in mano la lettera di licenziamento. Tornò nel vuoto reparto di produzione e si diresse verso il distributore: l’unica cosa calda rimasta; inserì alcune monetine e intanto spostò lo sguardo sulla colonna che stava alla sua sinistra. Si ritrovò a ridere: neanche il calendario con le donne nude era rimasto. In un momento di rabbia, gli operai addetti allo smontaggio dei macchinari dopo aver raccolto tutti i calendari (genere come mamma ti ha fatto) li chiusero in una busta che poi buttarono nel container; prima però su quella busta vergarono alcune frasi del tipo: “Tutto ci avete preso! Allora pigliatevi anche queste quattro zoccole!” In quel frangente si ricordò di quello che successe diversi anni prima, quando una scolaresca visitò la fabbrica. Alla fine del tour, il padrone, o meglio il datore di lavoro (come lo chiamano oggi) offrì a tutti quei ragazzi, storditi dal rumore e per niente entusiasti, una bevanda calda; poi quando si spostarono nel cortile, con un tono che trasudava orgoglio da tutti i pori della pelle, chiese loro qual era stata la cosa che più li aveva colpiti. Nel silenzio generale si sentì la voce di un ragazzo che, deciso, rispose: “Il calendario appeso di fianco alla macchina del caffè”. Tutta la scolaresca scoppiò a ridere. “Chi è quello?“ chiese alquanto arrabbiato il padrone rivolgendosi alla persona che aveva di fianco. “Non ci faccia caso“, rispose il professore d’italiano, cercando per quanto possibile di mantenersi serio, “so’ ragazzi!“. Ermanno Bresciani Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale. spazio aperto opinioni e cittadini anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 8 Wonderschool Musical: una p Il 23 Maggio la classe II B della Scuola secondaria di primo grado della nostra città ha presentato presso la Sala Giovanni Paolo II il suo spettacolo di fine anno, “WonderSchool Musical”, inserito nel progetto “Il paesaggio come teatro”. La giornata era grigia, la pioggia incombente, tanto che si era dovuto rinunciare al luogo scelto prioritariamente per la rappresentazione, cioè il cortile del Municipio; d’altra parte l’inclemenza del tempo ha costretto molte altre manifestazioni (ben più prestigiose) ad utilizzare la bella sala inserita nell’edificio della Biblioteca Comunale. Lo spettacolo ha avuto luogo alle 21 circa, ma per i ragazzi la giornata è stata veramente lunga e pesante: lezioni fino alle 16, subito dopo le prove conclusive, poi una cena frugale, infine (dalle ore 20) gli ultimi ritocchi. Palpabile era la tensione dei giovani attori, che temevano di dimenticare le parti, di non eseguire correttamente i movimenti di scena, in una parola di non essere all’altezza del compito e di deludere chi aveva creduto in loro. Mentre gli spettatori affluivano numerosi, i ragazzi trovavano la concentrazione e la carica necessarie grazie alla brava e simpatica Francesca Nicoli, l’operatrice della Cooperativa LaFucina che li ha guidati con competenza e sollecitudine in tutte le fasi dell’attività. Quando le luci in sala si sono spente, sul palcoscenico, sotto i riflettori, hanno fatto il loro ingresso dei ragazzi pienamente calati nel ruolo, i quali hanno messo in scena con parole, musica e balli le emozioni, i sentimenti, anche gli scontri insiti nelle relazioni tra preadolescenti, rappresentando prima di tutto se stessi. L’iniziale frattura tra maschi e femmine (che è stata anche parte della loro reale esperienza scolastica) si componeva nella scena finale, quando, superando le barriere dell’incomprensione e della diffidenza reciproca, giocavano tutti insieme con palloni colorati. I calorosi applausi degli spettatori hanno evidenziato l’apprezzamento non solo per la bravura dei ragazzi, ma anche per il messaggio che essi hanno voluto portare: potessero tutti i dissidi trovare una simile conclusione rasserenatrice! C’erano però ancora in serbo sorprese ed emozioni, sono stati infatti presentati al pubblico gli spunti teatrali che, abbozzati durante il percorso laboratoriale, non erano stati poi inseriti in modo organico nella pièce. Sorrisi, risate, applausi, ma anche riflessioni e commozione quando sul palco, a fine serata, una AVIS Associazione Volontari Italiani del Sangue di Barbara Pezzoli, II B SOMMA LOMBARDO. “L’uomo non è solo, ma vive insieme ad altre persone di cui ha bisogno e alle quali può essere d’aiuto”. Alessandro Perfetti, presidente dell’AVIS di Somma, ha iniziato così il suo discorso ai ragazzi di II B e II E della scuola media “Leonardo da Vinci”. Era il 3 marzo, quando i ragazzi sono scesi nell’aula video. Per iniziare hanno visto un breve filmato, che mostrava dei “bulli” in azione; dopo aver fatto dei dispetti ai passanti, andavano a giocare a basket. Ad un certo punto arrivavano due ragazzi “normali”: uno si è messo a giocare a basket con i coetanei, l’altro è andato a sedersi sotto un albero vicino. I bulli lo prendevano in giro dicendo che era un “mollaccione” e usando altre espressioni simili. Allora il ragazzo si è alzato ed ha confessato, aiutato dall’amico, che non poteva giocare perché, se si fosse fatto male, avrebbe dovuto fare trasfusioni di sangue; i ragazzi sono rimasti colpiti da questa rivelazione, sono andati da lui e gli hanno chiesto tante cose che non sapevano. Finito il filmato, il sig. Per- fetti ha continuato il suo intervento. “Il volontariato è molto importante, ma non è un obbligo, è appunto una cosa volontaria, che è bello fare, se ce la sentiamo, per aiutare persone che hanno davvero bisogno di noi”. Una forma di volontariato è la donazione del sangue, ma non è l’unica. Il volontariato può anche essere un dono di tempo, non solo di organi o di sangue. Se ho in programma di giocare a calcio o comunque di divertirmi e non lo faccio, ma vado a trovare un mio amico, conoscente, parente, che sta male ed è in ospedale, compio un’azione di volontariato, gli regalo il mio tempo e la mia attenzione. In seguito ha ricordato con molta emozione una sua esperienza: un giorno, un 25 dicembre, Natale, ha fatto una donazione di sangue ad una persona che stava per morire. Era stata la donazione più bella che avesse mai fatto. L’AVIS è nata a Milano nel 1927, grazie ad un medico (un ematologo), Vittorio Formentano, nato a Firenze. Una paziente in gravi condizioni, aveva bisogno urgentemente di sangue, ma non era possibile farglielo avere, quindi è morta. Da quel momento si è formato il primo gruppo di donatori di sangue (erano solo 17); così si decise di formare questa associazione, che si sparse in tutta Italia, ed oggi conta oltre un milione di iscritti. Altre associazioni di volontariato sono: ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo), AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi), AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie), ANT (Associazione Nazionale Tumori), ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS), LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e tante altre. Se si vuole aiutare il prossimo come volontari non c’è che l’imbarazzo della scelta; a patto che si sia maggiorenni. (Per informazioni www. avis.it oppure 800 26 15 80). alunna di colore bianco pallidissimo ed un compagno nero come la pece, mano nella mano, guardandosi teneramente e incoraggiandosi a vicenda, hanno cantato “Ti scatterò una foto”, la nota canzone di Tiziano Ferro, l’idolo delle teen agers. Il pensiero di tutti i presenti è stato certamente questo: un mondo di pace, accettazione e comprensione forse non è un’utopia. Benché non tutto sia filato liscio durante i mesi di lavoro e si sia verificato anzi qualche momento burrascoso, il risultato è stato pregevole, anche al di là delle aspettative, ed ha lasciato tutti soddisfatti: certamente in primo luogo i protagonisti della serata, ma anche il pubblico: genitori, insegnanti, dirigente scolastico. Quest’ultimo, il Professor Dionisio Morinelli, con poche ma sentite parole ha voluto ringraziare dal palco i ragazzi per il loro lavoro e per le emozioni che sono stati in grado di suscitare. Alla fine di questa esperienza un pensiero riconoscente va rivolto a coloro che hanno reso possibile tale risultato: la Fondazione Cariplo, l’Amministrazione Comunale, la Cooperativa LaFucina e, naturalmente, gli alunni della classe II B. Valeria Casolo docente Istituto Comprensivo “Leonardo da Vinci” Un punto di riferimento per le donne Inaugurazione dello sportello donna presso la sede A.C.L.I. di Carmen Consoli, II B Sabato 8 Marzo, festa della donna, è stata celebrata a Somma Lombardo con l’inaugurazione presso la sede dell’A.C.L.I. dello sportello donna. Erano circa le 10:30 quando in via Mameli n° 66 sono arrivate l’una dopo l’altra molte persone, soprattutto donne. Erano presenti il presidente dell’associazione, Angelo Maggi, le due responsabili dello sportello donna, cioè Barbara Leanza e Stefania Bruccoliero, la segretaria Rosanna D’avello e il vice presidente della Lega Consumatori, Giovanni Bruccoliero. Giuseppe, marito di Barbara, ha preparato degli aperitivi che gli ospiti hanno trovato davvero eccezionali, e Barbara ha recitato poesie molto belle. L’altra responsabile, cioè Stefania, ha letto un discorso e tutti l’hanno applaudita calorosamente. Sono stati poi offerti dolci di vario tipo. Più tardi il sindaco Colombo ha tenuto un breve discorso ed ha voluto conoscere i componenti dell’A.C.L.I; nel frattempo è arrivato anche don Franco, che non ha voluto mancare all’inaugurazione ed ha brindato assieme a tutti i presenti, cittadini e autorità. Lo sportello donna è stato creato per dare la possibilità a tutte le donne di esporre i loro problemi e le loro difficoltà, al fine di trovare delle soluzioni. Al termine dell’inaugurazione tutte le donne hanno ricevuto in omaggio un ramo di mimosa. In “moto” verso la solidarietà L’A.N.F.F.A.S. in sidecar di Matteo Pastore, II B Nella giornata di domenica 30 Marzo si è svolto un motoraduno di solidarietà per i ragazzi e gli adulti che risiedono all’A.N.F.F.A.S. di Maddalena. Organizzato dal proprietario della Concessionaria Moto Guzzi di Somma Lombardo, il raduno aveva per obiettivo quello di far trascorrere una bella giornata ai residenti della comunità e ai motocicli- sti che hanno partecipato all’iniziativa. A metà mattina, alle ore 10 circa, molti centauri con grosse moto e sidecar, provenienti dalla Lombardia e dal Piemonte, si sono dati appuntamento nel piazzale del Cimitero di Somma Lombardo; da qui si sono diretti a Maddalena, dove li attendevano i residenti dell’A.N. F. F.A.S., ansiosi di prendere posto sui vari veicoli. Il programma prevedeva per i partecipanti qualche giro nel centro cittadino, scortati dalla Polizia e dalla Croce Rossa. Concluso il percorso le moto e i sidecar sono ritornati, lungo i canali, all’A. N. F. F. A. S., dove si è svolto un pranzo in compagnia. I motociclisti e le persone “meno fortunate” hanno trascorso una giornata memorabile; qualche rallentamento, nel complesso sopportabile, per gli automobilisti che si sono trovati lungo il percorso. vendita e assistenza VETTURE E VEICOLI COMMERCIALI CASORATE SEMPIONE (VA) • C.so Sempione, 45 • Tel. 0331.768.555 • Fax 0331.768.584 sito: www.autogea.it e-mail: [email protected] spazio aperto opinioni e cittadini anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 9 piacevole serata Più spazio per noi! di Ilaria Piccione, II B Uscite giovanili... limitate. La città di Somma Lombardo si ingrandisce sempre di più: sono stati costruiti nuovi centri commerciali ed è stato ingrandito il “Gigante”, ma... gli spazi dove i ragazzi possano incontrarsi dove sono? I luoghi di ritrovo dei ragazzi sommesi sono la Biblioteca Comunale, l’Oratorio e proprio il “Gigante”, pochi rispetto ai loro desideri. I giovani hanno bisogno di spazio, di posti nuovi dove possano rilassarsi e incontrarsi. Tutti i giovedì mattina a Somma c’è il mercato, ma i ragazzi sono a scuola; la sera, di solito il sabato, molti di loro vanno a divertirsi al bowling, ma i genitori di altri non li lasciano andare lì. I motivi di questo di- vieto sono vari: il posto ritenuto inadatto ai ragazzi molto giovani, la gente che lo frequenta, la distanza dal centro... Non c’è quindi alternativa alla serata in casa. Forse finalmente l’Amministrazione Comunale sta cercando di organizzare attività e spazi per i giovani, il problema è: dove? Sarebbe auspicabile uno spazio chiuso, dove poter ascoltar musica, chiacchierare, scambiarsi esperienze in piena sicurezza: in questo modo anche i genitori sarebbero contenti. Oggi i ragazzi sommesi vanno in altre città vicine, come Casorate Sempione, Sesto Calende o addirittura Gallarate, pur di trovare un po’ di divertimento; Somma è diventata una città noiosa per i giovani, le uniche cose che possono fare sono andare al cinema e mangiare un gelato! Pochi centri commerciali e più posti per i giovani! “Alafaci” su tutti di Carmelo Foti, II B Il giorno 16 Marzo grande festa a Somma Lombardo, “10° trofeo Città di Somma”, corsa ciclistica riservata alla categoria Juniores. Una delle classiche del panorama ciclistico varesino, prova di apertura della categoria. Da tutto il Nord Italia i migliori team si sono presentati agguerriti e con ambizioni di vittoria Il percorso, molto selettivo, si sviluppava intorno alla città del Castello Visconteo e comprendeva due salite molto impegnative. Nella prima parte del percorso, da ripetere tre volte, doveva essere affrontata la salita dei Mulini, a Casale Litta, strappo di circa un kilometro con curve molto strette e tornanti. Altra difficoltà del circuito, pochi kilometri prima del passaggio sulla linea d’arrivo, era la salita di Golasecca, lunga circa due kilometri e con pendenze vicine al 10%. Il tutto con una distanza da percorrere di 110 kilometri per i 185 concorrenti presenti alla partenza della corsa. La gara è stata combattuta fin dalla partenza, molti i tentativi di fuga da parte degli atleti di casa. Su tutti grande agonismo di Franco Felline, che nel corso dei primi passaggi provava più volte ad anticipare il gruppo. Con lui nel corso del secondo passaggio sulla salita di Golasecca si andavano avvantaggiando altri quattro atleti: Ertassi, Albè, Brunato e Usan. Procedendo di comune accordo i quat- tro fuggitivi passavano alla campanella dell’ultimo giro con 30 secondi di vantaggio sul gruppo degli inseguitori, condotto in blocco dagli uomini del team della Castellettese. Questo team nel corso dell’ultimo giro riusciva a ricucire lo strappo sugli uomini al comando, si prospettava così un arrivo a ranghi compatti. Il gruppo, forte di 80 unità, transitava sotto le mura del Castello per l’ultimo kilometro, ancora condotto dagli uomini della Castellettese, lanciati a pilotare allo sprint il loro uomo veloce, ALAFACI. Quest’ultimo, prendendo il centro della strada a 200 m dall’arrivo, non aveva rivali e tra due ali di folla vinceva agevolmente su Bragion e Novo, giunti nell’ordine. ABBIGLIAMENTO FEMMINILE Lettera aperta di un Mezzanese al Consiglio Comunale Assisto, ai margini, alla polemica in atto circa la futura piazza di Mezzana e, come Mezzanese, mi permetto di elencare delle considerazioni che, naturalmente, sono opinabili nonché delle visioni a lunga scadenza. Comprendo le difficoltà che ogni amministrazione si trova nel dover decidere interventi urbanistici perché accontentare tutte le richieste è problema insuperabile. Comprendo però che tante volte le decisioni in atto sono stabilite per fare in modo che chi ne dovrebbe avere utilità, i quartieri, non si sentano trascurati. Ma il decidere questi atti per fare in modo che si ritenga di evidenziare la considerazione verso un certo ambito non sempre è un atto utile e tante volte i soldi vengono spesi male e troppo frazionati così che il risultato è precario. Io ritengo che la prima considerazione da fare è quella di riuscire, un giorno, a collegare pedestramente la piazza di Santo Stefano con il Santuario della Ghianda ed in tale modo di creare un centro utile sia ai pellegrini che a coloro che operano economicamente. Infatti non esiste solo il problema della Parrocchia, del Santuario ma anche quello della Donazione Fiorello e le Vie De Amicis e Garzonio. Queste entità creano un movimento tale che solo uno studio generale ed un programma a lunga scadenza eviterebbe di spendere soldi inutilmente. La prima cosa che il Consiglio Comunale dovrebbe votare all’unanimità è la previsione di un intervento generale che parte dalla Piazza S. Stefano e che sia racchiuso tra la Via De Amicis e la Via Garzonio. Diventa quindi necessario affidare l’incarico a chi sa il fatto suo in materia perché disegni una soluzione nella quale dovranno, per forza, essere inseriti i circa ventimila metri che partono dalle vie precitate e raggiungono il viale ed il posteriore del Santuario con sbocco al cimitero come surrogante. Naturalmente la spesa non è indifferente e proprio per questo quelli della mia età sarebbero contenti che non spendiate soldi attualmente per la Piazza di Mezzana ma rimandiate il tutto al programma generale. La Piazza di Mezzana può continuare ad esistere nelle condizioni attuali per alcuni anni ancora e noi saremmo lieti che coloro i quali verranno dopo di noi avessero una soluzione definitiva e godibile. Qualcuno dirà: “Ma voi volete una piazza!” Noi diciamo che una soluzione che si può chiamare anche piazza non si ferma a questa espressione ma dia utilità ad un sacco di soluzioni; ritrovi multipli di qualsiasi genere, sfilate di club, sistemazioni di gazebo per referendum o per raccolta di sottoscrizioni varie, parcheggi momentanei per pellegrini, movimentazioni future per il lascito Fiorello... insomma chi più ne ha più ne metta. Naturalmente questa idea deve essere attuata all’unanimità in modo che i subentranti alle successive amministrazioni politiche proseguano con fermezza su quanto stabilito in questo consesso comunale. Il tutto deve essere realizzato in non meno di tre legislature perché l’impegno è rilevante ma non impossibile. Quindi i passi da compiere, se la mia esposizione è ritenuta valida, sarebbero i seguenti. Prima legislatura: - Votazione all’unanimità del programma totale. - Assegnazione a chi di competenza per lo studio del progetto con relativo plastico e previsione di costi con l’elenco dei materiali impiegati. - Contatto con i proprietari terreni e con la Curia perché il progetto abbia il relativo gradimento investendo diverse logiche problematiche. - Nomina di un coordinatore il quale deve operare gratuitamente il cui compito è quello di assemblare tutti i passi e sottoporli periodicamente ai capigruppo consiliari. La seconda legislatura: procedere alla realizzazione acquistando i terreni e facendo i contratti per le opere iniziando, se possibile, le movimentazioni edilizie. La terza legislatura: cercare di concludere il tutto con la relativa inaugurazione. Il tutto deve avvenire senza con- PELLICCERIA trasti e senza cambiamenti in modo che il progetto approvato all’unanimità non venga travisato e soprattutto non venga portato alle calende greche a seguito di litigi o desideri di mettersi in mostra. È un impegno morale che i partiti e le liste civiche devono sottoscrivere in loro sintonia e deve essere anche un impegno da uomini coerenti! Nasce poi l’aspetto dei rapporti con Arsago perché tutti sanno che dopo il Santuario esiste una stretta via che conduce addirittura quasi alla Piazza del Monumento di Arsago, in pieno centro. Quindi perché non cercare di renderla utile? L’altro problema che, però, si potrebbe risolvere subito è quello di Via Garzonio. Sapete quanto movimento passa giornalmente e quanti problemi causa quando si incrociano mezzi di volume fuori dal normale ed anche solo due SUV! Tutto si blocca ed occorrono decine di minuti, quando va bene, per liberare la strada. Ora, essendo impossibile, avere i capitali per comprare tutte le case ed abbatterle, basterebbe lo studio di un sistema semaforico a due andate per arginare il problema e ciò anche se ci sono due o tre strade che si immettono nella via. Chi studia la viabilità semaforica è il suo mestiere e credo che non abbia difficoltà a risolvere il problema! Anche il signor Sindaco quando raggiunge la sua casa è obbligato a passare per questa viabilità perciò credo che lui possa essere il portabandiera per questa soluzione e ciò non tanto per facilitare il suo passaggio ma perché il problema è improcrastinabile e mi meraviglio che non sia mai stato affrontato. Adesso ci spero!!! Ringrazio per l’attenzione di coloro che vorranno leggere questo scritto senza avere la pretesa di saperla più lunga di tutti ma con la convinzione che, a volte, una lettera può essere motivo di riflessione sia per confermare le decisioni già prese ma anche per riflettere. Con ossequio al Consiglio Comunale. Albino Vaglietti ABBIGLIAMENTO MASCHILE Via Zancarini, 7 - Tel. 0331 252193 - Somma Lombardo (VA), vicino alla Parrocchia S. Agnese SOMMA LOMBARDO Bella villa a schiera: cucina abitabile, soggiorno, 3 camere, due bagni, oltre taverna, cantina, ampio giardino privato. Da vedere!!! Nuova Area Immobiliare Tel. 0331.251.718 Via Maspero, 8 21019 Somma Lombardo (VARESE) SOMMA LOMBARDO Vi c i n a n z e . D e l i z i o s a cascinetta semindipendente ristrutturata, travi a vista, balcone in legno, box e giardino privato. Ottimo prezzo!!! SOMMA LOMBARDO In piccola corte, grazioso trilocale più servizi e balcone al primo piano, abitabile subito. Ottime condizioni. Euro 114.000 SOMMA LOMBARDO Zona verde tranquilla, casa indipendente unico piano oltre box e rustico. Terreno recintato di 1500 mq. Rif. 138 SOMMA LOMBARDO Bella villa singola di mq 130 abitativi oltre ampi porticati. Piano cantinato di 140 mq e terreno di 800 mq. Libera subito. 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Rif. 104 Ottimo prezzo. spazio aperto opinioni e cittadini anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 10 Ma siamo ancora un paese civile? Pensavamo che il massimo degli orrori fosse concentrato in un film su Frankestain o in un film di Dario Argento, ma oggi dobbiamo ammettere che ci eravamo sbagliati. Un orrore ben peggiore si annidava in una clinica di Milano per di più intitolata a una santa, Santa Rita. A testimonianza che i film trasmessi dalla realtà sono molto più macabri di quelli partoriti dalla fantasia di qualche regista. Dell’inquietante (a dir poco) scenario siete, credo al corrente tutti: pazienti operati senza necessità, pazienti deceduti pare a forza di accanimento terapeutico ingiustificato, individui entrati vedenti e usciti non vedenti, donne private di un seno laddove sarebbe stato sufficiente un piccolo intervento per rimuovere problema. Il quadro tracciato dalla Magistratura se fosse confermato dalle sentenze sarebbe sconvolgente. Ma già ora è sconvolgente. Tutto nel più assoluto silenzio: dell’ASL, della Regione impegnata soltanto a erogare indiscriminatamente rimborsi per prestazioni sanitarie del tutto inutili e dannose, anche da parte del personale di quella clinica, quello stesso personale che vedeva tutto e di cui qualche esponente, oggi, rivendica il rispetto perché lui non ha fatto niente. Ma, dal nostro punto di vista, chi ha visto e non ha Miscellanea - ABBIAMO TOCCATO IL FONDO (MA NON È DETTO). Che la commemorazione del 25 aprile sia per molti indigesta, questo lo abbiamo capito da tempo. A fascisti nuovi e vecchi, destroidi, revisionisti, qualunquisti e quaquaraquà vari non piace ricordare che la libertà di cui godono ( e abusano) è costata il sacrificio di migliaia di giovani vite, piene di altruismo, di ideali e di speranze. Gretti come sono, preferiscono guardare il pelo nell’uovo, revisionare, (provino col loro atrofizzato cervello, prima), cavillare e criticheggiare. Il colmo, qui a Somma, è stata l’annuale celebrazione. Arrivato il corteo in centro con 25’ di ritardo, la delegazione era composta dal solo presidente del Consiglio comunale. Sindaco assente, nessun assessore, nessun consigliere (anche di opposizione, ahimè!), nessun vigile, e il gonfalone cittadino portato da un cireneo preso a caso (a cui va, comunque, il nostro grazie). Tutti al mare: sarà l’esempio del Berlusca e della Moratti (eccoli qui, i cattivi maestri!). Il sangue dei vinti, per dirla con lo stancamente ripetitivo Pansa, paga. Il sangue dei vincitori, no. Ebbene, ricada questo sangue su coloro che lo odiano, che lo disprezzano o che lo hanno dimenticato. Persino Fini ha rimarcato che 25 aprile e 1° maggio sono patrimonio comune degli italiani! Primo Levi diceva che quel che si dimentica, può ritornare. Forse ci siamo: l’impudicizia e gli svergognati abbondano. E gli italiani, resi afasici dal consumismo e sempre più amorfi, sono pronti a ricadere nella trappola, in nome di un concetto di sicurezza che odora di razzismo e di xenofobia. Intanto di sicurezza del lavoro, di sicurezza sul lavoro, di sicurezza di arrivare a fine mese con salari e pensioni, nessuno parla più. Mala tempora currunt! P. S.- A chi di dovere: la prossima volta la celebrazione ufficiale fatela in riva al Ticino, il più lontano possibile, magari sul luogo dove vennero fucilati alcuni fascisti. Così il cerchio si chiude. Vorrei dire: Vergogna!, ma in tempi di spudoratezza, a che serve? - MA IN CHE PAESE VIVIAMO? Roma, aprile. Un portiere si schianta al suolo da 30 metri, giace sul marciapiedi, e viene scavalcato da gente che, evidentemente, aveva fretta. Non un moto di compassione. Sempre aprile. La neocandidata, poi eletta, presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, detta le linee guida per la sua presidenza. Meno tasse e più aiuti dallo Stato, come sempre, ridimensionamento della contrattazione collettiva (e conseguente perdita di ruolo dei sindacati) e meno vincoli e meno costi per la sicurezza. Il giorno prima, sei operai, dico sei, erano morti per incidenti sul lavoro: tempismo e finezza eccezionali! Sarà anche vero che le donne hanno una sensibilità diversa, ma quando arrivano a certi livelli sono ne più ne meno come gli uomini. Ancora aprile. Sul Riformista, giornale di cui, se sparisse dalle edicole, pochi sentirebbero la mancanza, tra le cause della sconfitta della sinistra si cita l’avversione di questa ai SUV (mio vecchio pallino; evidentemente riformista non sono, ma non mi pento) oggetto del desiderio della “middle class” e, quindi, un suo diritto. Premesso che desiderare un SUV non è reato, (mentre lo sono, al contrario, i due esempi che faccio di seguito, anche se anch’essi attengono denunciato è egualmente responsabile rispetto a chi ha materialmente eseguito quello sciacallaggio chirurgico. E allora qualche piccola considerazione si impone. Possibile che la Regione, in tutto questo tempo, si sia limitata a erogare rimborsi spese sostanziosi senza un minimo di controlli? E chi era preposto a effettuare questi controlli? Indubbiamente sul banco degli imputati debbono finire due persone: il presidente della Regione on. Roberto Formigoni e il suo assessore alla sanità, il primo in particolare reo di avere fortemente voluto un modello di sanità che troppo spesso riduce il paziente a un mero strumento per fare cassa. La prima cosa da fare, per i familiari dei pazienti morti o gravemente danneggiati sarebbe evidentemente di citare il presidente della Regione e il suo assessore alle autorità competenti per gravissime inadempienze e omessi controlli alla struttura oggi sotto inchiesta. Dopodiché se ha un minimo di dignità, Formigoni dovrebbe rassegnare le dimissioni per inadeguatezza a ricoprire un ruolo tanto delicato come quello di presidente della Regione Lombardia. Non è questione di appartenenze politiche, è questione di mancanza totale di rispetto verso quei cittadini che si do- vrebbero rappresentare. Si dovrebbe inoltre, e senza alcun tentennamento aprire un procedimento disciplinare nei confronti di coloro che videro ma non dissero. Per i medici è ovvio dovrebbe scattare non soltanto la radiazione ma anche il controllo perché non esercitino abusivamente la professione. E la clinica? Non ci accodiamo a coloro che affermano debba essere chiusa; semplicemente si azzerino i vertici e li si sostituisca con persone di provata dignità e deontologia professionale (ci sono ci sono) A Formigoni possiamo solo dire di vergognarci di avere come presidente della regione uno che ha dato il via libera a un sistema sanitario fondato su un puro criterio economicistico e non sul rispetto della dignità del paziente. E ci domandiamo tristemente: viviamo tutt’ora in un paese civile? Potremo rispondere affermativamente solo all’orquando su questa vicenda sarà fatta piena luce, e la giustizia, se gli ne sarà data ancora facoltà avrà fatto il suo corso. Il buon Ippocrate, ovunque egli si trova, qualche lacrima la piangerà a vedere il testo del suo giuramento così ignobilmente calpestato e coperto di fanghiglia. “Chi non punisce il male comanda che si faccia” L.di V. Angelo Ruggeri alla sfera del desiderio, ancorché deviato e patologico), ma è solo una questione di buon gusto e di buon senso, fatemi estremizzare un pochino. L’oggetto del desiderio di un pedofilo sono i bambini: dobbiamo per questo permettergli di violare fanciulli a destra e a manca? Il massimo desiderio di un alcolista, o di un ubriacone, è bere a sazietà: dobbiamo per questo permettergli di andare in giro in auto (magari un SUV, come capita spesso) a compiere stragi di giovani, anziani e famigliole? A questo proposito, che si aspetta a classificare questi reati non come colposi, ma dolosi? Negli USA i SUV costituiscono il 40% del parco auto circolante consumando, come già ebbi occasione di dire, il 60% in più di carburante e inquinando in proporzione. Pensate se in Cina ( un miliardo e trecentomila persone, quanti milioni di SUV potenziali?) già malridotta dal punto di vista ambientale e con una economia che vola, facessero lo stesso i borghesucci “in fieri”? E in India ( un miliardo)? E in Brasile? Dopo le elezioni, ho avuto anch’io un grande desiderio, ma non lo dico, tanto è irrealizzabile. Non è un SUV, per coerenza. - Una breve notazione, e non per riattizzare la solita polemica. L’articolo sulla commemorazione di P. Cerri è da apprezzare per il suo spirito conciliatore. Ma la storia ha le sue leggi. Si è guardato attorno, l’estensore dell’articolo? Se sì, avrà visto le foto di decine e decine di giovani nel fiore degli anni. Chi li aveva mandati in Russia a morire di stenti, di fame e di freddo? Chi li aveva mandati ad aggredire un popolo pacifico che non ci aveva fatto nulla, in nome solo dell’ideologia e per compiacere l’alleato nazista? È quello stesso Mussolini che aveva dato vita, dopo il disastro della guerra, all’effimera, per fortuna, RSI. - Ahiahiahiahiahiahi. Lo sape- vo, maledizione, lo sapevo. Ci avrei giurato. Assieme all’Unto del Signore, è risuscitato anche ”l’untino” locale, quintessenza della seriosità e della monotonia, quello che si sveglia solo quando vince e che, quando perde, si inabissa come un fiume carsico, e che vede offese e insulti dappertutto (mentre lui è l’eterna pecorella: sembra di vedere l’Agnus Dei di Zurbaran!). Ma sì, lo avete capito, è l’aedo berlusconiano, il citaredo locale del popolo della libertà (condizionata). Visto l’uso di strumenti musicali, rispettivamente lira e cetra, lo vorrei chiamare l’ Apicella nostrano ma, conoscendo il soggetto e la sua suscettibilità, non vorrei che, ancora una volta, si offendesse. Brutta cosa la mancanza di “sense of humor”. La vita è già così triste e amara! Come dar torto ad Oscar Wilde quando affermava che la seriosità e la deriva senile della serietà! Ora, scambiare critiche e considerazioni per offese non depone certo a favore del suddetto cantore, ma, si sa, ogni botte dà il vino che ha, tanto le sue sono sempre le solite accuse, trite e ritrite, da agitprop dell’anticomunismo neanche troppo raffinato (solitamente questa è una facciata che nasconde una natura conservatrice), col solito elenco di nefandezze e di orrori, come piace al suo capo (sveglia! Non si è accorto che è diventato buono; lupo travestito da agnello?). Il solito pistolotto, insomma. Guai a denunciare i guasti del liberismo, del capitalismo, dell’imperialismo, del mercato, dei bilanci delle multinazionali superiori a quelli dei paesi dove operano. Guai a parlare di fame nel mondo e delle sue cause, di rapporti di scambio ineguale, di corruzione, di criminalità economico-finanziaria, di poteri economici che eludono la stessa autorità degli Stati, di umiliazione dei poveri e dei lavoratori. L’epiteto è sempre quello: “comunista”, credendo con ciò di seppellire i problemi. Per questa gente, per le prefiche del neo-liberismo, chi lotta contro queste storture, siano essi politici, preti, sindacalisti, campesinos ecc, è solo l’erede di Stalin, di Mao, di Poi Pot. Che originalità! Personalmente non ho mai fatto accenno a queste figure, e comunque il comunismo non comincia con loro e non finisce con loro. Mentre invece gli sfruttatori e gli affamatori del popolo (non quello della libertà che, in genere, i quattrini li ha) una lunga storia ce l’hanno; si perde nei secoli passati e dura tuttora. Allora, chi fa dell’ideologia? Vengo accusato di essere un erudito (io? Ci vuole un bel fegato!), di fare citazioni per supportare idee deboli. Detto da uno con mentalità tecno-burocratica, mentalità a cui si devono molti dei guasti che lamentiamo, passa come acqua sulle pietre. La citazione, buon uomo, per come la vedo io, serve a rafforzare e rendere più preciso un concetto, e a stimolare chi legge, chissà, ad approfondire ulteriormente le opere dell’autore della stessa. Un ultimo commento: vincere non vuoI dire avere ragione. Di solito, ahimè, sia in passato, sia in questa società per la quale costui sbava, vincono i furbi, i disonesti e i prepotenti, subornando, in molti casi, le menti deboli ( leggere, di Karl Popper, “Cattiva maestra TV”. Era un filosofo liberale. Bel colpo, così dimostro, a quelli che si fingono liberali, che noi non ci nutriamo solo del verbo marxista, mentre loro, temo, si nutrono solo di Emilio Fede) . E questo mi fa paura. Finisco con una citazione non colta, per non irritare” l’untino” locale ( eppure dovrebbe essere un uomo di cultura). Appariva su una barricata di Chiaiano: “non ci avrete mai come volete voi”. P.S.- Incapace di tenersi alla larga da affermazioni esilaranti (capita a chi cita comici, come la Littizzetto, cabarettisti e barzellettieri, e ignora Sofode, Shakespeare, Euripide ecc.) il nostro, sempre più incazzoso e patetico, riporta un vecchio luogo comune. A parte la citazione errata, che non parla di comunisti, ma di rivoluzionari (e non solo i comunisti lo sono), è vero: non è un obbligo restare comunisti, anche prima dei cinquant’anni, se è per questo. Molti se ne vanno per “maturazione ideologica”, la maggior parte per interessi personali (leggi: carriera, soldi e potere). Fatti loro e della loro coscienza, e buon viaggio, ma non è il caso di offendere chi resta (ahi, non avrò preso anch’io “l’offendite?”). Quel che è certo è che chi è moderato a vent’anni, a cinquanta, e fino al trapasso, rischia di diventare reazionario. E questa è la fine di molti piccoloborghesi. intrisi di filisteismo fino al midollo, di questi “froufrou del tabarin” che si crogiolano nei loro piccoli privilegi (spesso ottenuti con raccomandazioni e a danno degli altri) come le bufale campane nel fango. N.B.- Il Comitato di redazione di Spazio Aperto, di cui, forse immeritatamente, faccio parte, aveva deciso di rimandare di una settimana la pubblicazione del n° scorso per consentire, su richiesta del PdL, alle forze politiche di esprimere valutazioni sulle recenti elezioni. Tutte le altre forze politiche si sono correttamente adeguate, ma qualcuno di Forza Italia, quello stesso qualcuno che si atteggia a mammoletta e strilla come una verginella se solo lo sfiori con una critica, ne ha approfittato per esprimere considerazioni non pertinenti, per innescare polemiche gratuite e per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Considero tutto ciò poco elegante, poco corretto, poco onesto e molto, molto meschino. Una vera furbata, in linea col personaggio e col suo principale, artefice sommo di comportamenti, diciamo così, disinvolti ( dico e ritratto, ma intanto ho detto). Chiedo scusa ai miei cinque lettori se ho dovuto, obtorto collo, ancora una volta, prendere la penna e replicare. Non la si prenda come un fatto personale, ma due cose non mi vanno giù: passare per fesso, e lasciare campo libero ai furbetti e ai disonesti, che tradiscono la buona fede altrui. Furbetti che non stanno solo da una parte, ma da “quella” parte abbondano. Quod erat demonstrandum. Me ne ricorderò, per il futuro. Coraggio, compagni ed amici. Abbiamo superato, purtroppo non indenni, i “favolosi” anni ‘80 del “craxismo-leninismo”, arraffone, clientelista e tangentaro, che ha spacciato per modernizzazione il decisionismo autoritario e l’arroganza del potere, divorando l’Italia e corrompendo gli spiriti. Sapremo far fronte a questi ex- socialisti, geneticamente modificati dal berlusconismo? D’accordo, il comunismo (meglio sarebbe usare la dizione corretta, accettata dagli storici, di socialismo reale o burocratico) era il “male assoluto”, ma da vent’anni è crollato (tranne in Cina e in Vietnam, dove sopravvive grazie all’ircocervo capitalismo-comunismo). Qualcuno mi sa dire perché, in questi venti anni, il divario tra ricchi e poveri è aumentato su scala planetaria? Perché, anche nei paesi sviluppati, questo divario si accentua? Perché è aumentata l’instabilità e sono cresciute a dismisura guerre e aggressioni? Non è possibile allontanare da noi questo amaro calice? Dovremo berlo fino alla feccia? Bah, ormai solo feccia ci viene servita. Ahimè, non ci sono più i socialisti di una voltar Sono restati solo gli opportunisti, i furbetti, e gli eterni trasformisti, antico vizio italico: sì, quelli del ”Franza o Spagna, purché se magna”. - Se n’è andato anche Mario Rigoni Stern, l’autore, tra l’altro, de “Il sergente nelle neve” e del “Bosco degli urogalli”. Alpino, aveva fatto le campagne d’Albania, di Grecia, di Russia e aveva conosciuto il lager nazista. Aveva fatto la guerra, non amando la di certo, e da allora cercava rifugio tra i suoi boschi dell’Altopiano di Asiago, senza per questo rifuggire dall’impegno culturale, politico e civile. Ho appreso molto da lui, dal suo scrivere e parlare secco, asciutto, senza fronzoli, da persona schietta. Il suo rispetto per l’uomo, che vedeva anche dietro il ”nemico”. Di lui ho un ricordo di un intervento, nel 2006 credo, al festival della letteratura di Mantova ”I nemici non li avevo davanti; li avevo alle spalle, ed erano Mussolini, Vittorio Emanuele III e Badoglio”. Ha voluto essere sepolto nella nuda terra. Ti sia lieve, e risuoni anche per te il canto degli urogalli. Mauro Picchetti • Aperitivi Stuzzichini • Primi e secondi piatti • Pranzi a menu fisso... • Sala per feste su prenotazione • Calcetto - Biliardo SPECIALITÀ: CARNE ALLA GRIGLIA VENERDì E SABATO SERA, DOMENICA PRANZO E CENA VENITE A TROVARCI!!! Via Fiume, 14 - COAREZZA DI SOMMA LOMBARDO (VA) - tel. 0331.290884 www.myspace.com/lachiavedelsol • [email protected] spazio aperto opinioni e cittadini anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 11 L’orsa non ha partorito un orsetto, ma una “ Jena Ridens” Premessa Nella mattinata del 25 aprile, ho partecipato alla bella manifestazione di Maddalena in ricordo della “Liberazione”, e per la quale mi permetto di ringraziare la Vice Sindaco per le attente e belle parole pronunciate, ed i bambini delle scuole per il loro intervento con poesie appropriate. Nel pomeriggio, essendo una bella giornata di sole, decido ripercorrere lo stesso itinerario percorso il 4 marzo 2007, dopo il quale scrissi un articolo dal titolo “L’orsa ha partorito un orso o forse un orsetto” pubblicato sul numero del marzo 2007 di questo giornale. Il riferimento è lo stesso ma con opposto risultato, perché l’alzaia è stata riaperta? Ma di chi è la competenza di questa strada? La cronaca è stata vissuta da molti come un fatto marginale, da altri come un fatto sostanziale, per motivazioni diverse. Due sono gli argomenti a cui mi accingo a parlare: com’è la situazione e alcuni riferimenti sull’utilizzo e la manutenzione dell’alzaia. La Via Orsa e l’alzaia Parto da casa mia, a piedi, armato di macchina fotografica per immortalare quanto avrei visto sul percorso. Arrivando al bivio fra la Via Orsa e l’alzaia, la prima cosa che mi appare, o che non mi appare, è la mancanza degli orsi, citati nell’art. precedente, ossia i cartelli che vietavano il passaggio ai mezzi motorizzati verso l’alzaia. E certo, l’hanno riaperta!! Mi avvio lungo la Via Orsa e subito mi si evidenzia la prima differenza, o per lo meno l’accentuazione di quanto si diceva un anno e più fa: le buche si sono accentuate e si sono moltiplicate (vedi foto 1). Sembra quasi che un virus abbia attaccato il fondo stradale e lo abbia buggerato formando numerosissime buche di diverse dimensioni; ne ho contate un centinaio circa, profonde in alcuni casi anche più di 8 cm al centro della stessa, con superfici anche di oltre mezzo metro quadrato. Percorro a piedi tutta la via fino a Coarezza, borgo sempre molto attivo con le attività ambientalistiche, e infatti trovo dei cartelli che indicano la “Festa degli alberi” presso la cascina Massara, in onore dei bambini. Curiosando voglio andare a vedere, e lì incontro gli amici dell’organizzazione di tante manifestazioni che hanno preparato, sotto un piccolo VENDITA ED ASSISTENZA foto 1 tendone, articoli da merenda per bambini e adulti. Bravi ragazzi! Mi fermo un poco a scambiare qualche saluto; mi veniva in mente, guardando da quel luogo il fiume Azzurro sottostante, la visione del Borgo immerso nel verde, fotografato qualche giorno prima dalla vecchia stazione di Porto Varallo Pombia, una visione magnifica. Riprendendo il percorso, scendo a fiume e ritorno percorrendo l’alzaia verso la diga. Noto quanto fatto dalla proprietà di Villa Pio per sistemare ed abbellire il parcheggio, con piantumazione di piccoli alberi. Lungo la strada scatto foto per raccontare in un prossimo articolo, il progetto previsto per la costruzione dei due canali e la proposta già accennata della navigazione trasversale. Lungo la strada alzaia, rilevo fotograficamente la presenza degli indicatori, (vedi foto 2) dell’esistenza di cavi sotto la strada, a circa mezzo metro dal muro di contenimento. Sono i cavi della linea telefonica che collegano la Diga di Porto della Torre con la Miorina. Linea una volta aerea, che è stata interrata alla fine degli anni ’80 per evitare le continue interruzioni per caduta di alberi. Linea obbligatoriamente prevista nel disciplinare della centrale. Nel percorso dell’alzaia, noto però che, rispetto l’anno prima la presenza di persone a passeggio è molto diminuita e non si vedono carrozzine. Sarà la giornata, ma non era male, sarà il periodo di vacanza con la gente altrove, o sarà, come io penso, che non è più chiusa ma passano le macchine. Si quelle ci sono e non sempre sono tranquille. Chissà se lo risolveremo. Il problema Ecco il problema, alzaia chiusa sì? chiusa no? Ma di chi è sta benedetta alzaia? Nel momento in cui sorge un problema, nessuno rivendica o assume la sua responsabilità; si cerca sempre di deresponsabilizzarsi, e così poi, qualcuno più forte si impone su altri. Risultato che quello che avevo ipotizzato, la nascita di un orsetto cieco, è in realtà una Jena Ridens. Un pastrocchio che fa sì che qualcuno ride come una Jena per aver ottenuto un risultato a sua misura fregandosene degli altri o dei più. Come detto, non mi addentro nel dibattito e la cronaca del periodo precedente la riapertura. Anche se si potrebbe dire, come avevo ipotizzato al momento della proposta con la precedente Giunta, che la necessità più generale è quella di creare un percorso ciclopedonabile, fra nord e sud dal Lago a Pavia e oltre. Questa via è un progetto europeo che, associato alla via navigabile Locarno-Venezia, eleva turisticamente tutte le località toccate dal Fiume azzurro ed in particolare il nostro territorio. Forse la chiusu- foto 2 MACCHINARI PER GIARDINAGGIO ra è stata affrettata, senza informazione appropriata, come già ho avuto modo di scrivere; ma la riapertura è senz’altro un frutto di forti pressioni, vedi pescatori. Il dubbio però e sapere di chi è quella strada alzaia? Io vi racconterò quello che so e quello che risulta in alcuni documenti ufficiali. L’alzaia, dal vocabolario Zingarelli: “Fune che serve a condurre i battelli per fiumi o canali, contr’acqua”. Poi si chiamò alzaia la strada che permetteva di effettuare questo traino. Anche quella fra Sesto e Porto della Torre è sorta per quello scopo. Ma quando è stata realizzata e da chi? La risposta è molto semplice. Nella documentazione di concessione della Diga e della centrale risultano alcune clausole precise che vedremo. Nel fiume la navigazione funzionava da sempre; si è particolarmente intensificata con la costruzione del Duomo di Milano nel XIV secolo. Le barche venivano trainate con buoi o cavalli, prima sul Naviglio Grande e poi sul Ticino Utilizzando appunto “L’Alzaia - la fune” legata alla barca e agli animali che percorrevano le sponde del fiume, sui camminamenti appositamente predisposti per poter ridurre le difficoltà di movimento degli animali. Ora con la costruzione della diga e con il conseguente invaso, questo sentiero veniva a essere posto sott’acqua, perciò fu imposto che si doveva sostituire il vecchio camminamento con una strada che permettesse la continuità del traino fino al Lago Maggiore. E così è stato fatto. Ora di chi era la proprietà della strada messa sott’acqua? Del demanio pubblico, dello stato o un suo ente. Lo stesso deve valere per quella costruita in sostituzione. Negli immediati anni dopo la costruzione si vedeva scritto sotto i cartello di divieto di transito: “Escluso mezzi della Vizzola e Genio Civile”, fino al 1963, poi con l’Enel la scritta diven- tava “Escluso mezzi Enel e Genio Civile”. Quindi solo il personale di questi due enti poteva transitare sulla strada per servizio. Tale è stato fino al 1977 quando una necessità, ha fatto sì che il Sindaco di Somma emettesse un’ordinanza per permettere il transito alla gente di Coarezza, per poter raggiungere il Capoluogo. Ora nella discussione per la viabilità si discute su di chi sia la competenza della strada; anzi pare che dopo 50 anni la strada non risulta neanche censita. Mah! Per cui nessuno ne reclama la competenza. Non è proprio così. Primo perché la strada esiste da più di 50 anni in sostituzione di un’altra, e non è un fantasma. Secondo, perché il gestore dell’impianto ha degli obblighi su di essa, previsti nel disciplinare di concessione. Terzo che dal 1977 il Comune, con la delibera accennata sopra, ne ha richiesto l’utilizzo pubblico e quindi esisteva e ne potrebbe essere il proprietario per usocapione. Prendendo il Disciplinare vediamo cosa contiene in proposito. Anzitutto il Disciplinare è un documento pubblico di concessione, nel proposito sul documento di repertorio N° 16978 del 22 settembre 1951 sta scritto in titolo: ”MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI - PROVVEDITORATO REGIONALE ALLE OPERE PUBBLICHE PER LA LOMBARDIA - Ufficio del Genio Civile di Milano. Quindi, chi concede è un Ente di Stato “Il Genio Civile” ora Ente con altro nome. Riguardo all’alzaia troviamo all’art. 8 comma 7 secondo capoverso questo: “La Società stessa (allora Vizzola ora Enel) dovrà inoltre provvedere alla sistemazione dell’alzaia a monte della traversa che si rendesse necessaria a giudizio della Amministrazione concedente in seguito al rigurgito provocato dall’impianto di Porto Torre”. Quindi sta scritto che la strada c’è e dice di chi è foto 3 A G. ALIMENTI DI QUALITÀ PER CANI E GATTI garden sas WIPER Robot Rasaerba ROTTAMAZIONE E PERMUTA DEL VOSTRO USATO VIA MILANO 82 - SOMMA LOMBARDO - TEL. 0331.250.497 la manutenzione. Alla fine degli anni ’80, come detto si è interrato la linea telefonica. Questa è prevista al comma 6 primo capoverso sempre dell’art. 8 che recita: ”Nell’interesse del regime idraulico, la Società concessionaria dovrà collegarsi telefonicamente con la diga di regolazione della Miorina e le opere di presa del Pamperduto ed eseguire tutte le manovre necessarie sia per il buon regime delle piene del fiume che per quelle delle derivazioni a valle”. Ora siccome questa è interrata, deve esistere, ed esiste, un diritto di servitù; se questo non c’è, è perché chi è proprietario, o gestore, non ne ha necessità. Preciso che la concessione ha una durata di 60 anni dal 3 novembre 1951, in pratica fino al 3 novembre 2011. Conclusioni Con queste informazioni ci si rende conto che la discussione sulla proprietà o la responsabilità dell’alzaia è un problema posto male o come si dice di lana caprina in altre parole falso. La realtà è che il porsi male nell’informazione per la chiusura, e il cedere a pressioni di ogni tipo, per la riapertura, ha fatto sì che si è perso un’opportunità per una miglior fruibilità e vivibilità del territorio da parte della popolazione tutta. La capacità di scelta degli Enti interessati, Comune, Provincia, Parco Ticino, deve essere rispondente ad una sintesi di interessi generali senza cadere nelle tentazione di farsi sopraffare da chi più grida, come è avvenuto. L’alzaia c’era, c’è e ci sarà ancora; aspettiamo che gli Enti citati si decidano a utilizzarla al meglio per il bene di tutti, tenendo in considerazione che assieme alla via stradale è prevista quella sull’acqua, con la navigazione Locarno-Venezia. Chissà se mio nipote, che già ama questo fiume, potrà gioire di questo. La responsabilità è dell’adulto, aspetta a lui non far ridere le Jene. PS. Non avevo mai notato la scritta sul cartello all’inizio dell’alzaia alla Melissa (vedi foto 3 del 2 giugno) e al confine con il territorio di Somma, installati dal comune di Golasecca, sta scritto “ STRADA ALZAIA DEL TICINO - ATTENZIONE STRADA DI PERTINENZA DEMANIALE PRIVA DI SEGNALETICA E BARRIERE DI SICUREZZA NON SI RISPONDE DI EVENTUALI DANNII,. Ma allora quello che dico è vero? E perché Somma non ha messo i cartelli? Aurelio Gorlini In tutte le case tutti lo leggono Scegli questo giornale per la tua pubblicità Telefona a Il Guado - Corbetta (MI) Tel. 02.972111 - Fax 02.97211280 spazio aperto Due giornate in Memoria dei Caduti e i ricordi dell’Alpino Giovanni Brun opinioni e cittadini anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 12 Il Gruppo Alpini di Somma “A. De March” e 10 febbraio: è la data della nostra giornata sociale, che celebriamo con la S. Messa e la deposizione di una corona su uno dei monumenti ai Caduti della nostra città, ogni anno uno diverso per onorare il ricordo in ogni frazione della nostra comunità. Quest’anno abbiamo scelto la frazione di Maddalena. Ma abbiamo notato con amarezza lo stato di incuria e di degrado in cui versava il monumento ai Caduti. Soprattutto il cannone, un 47/32 come quelli che i nostri padri e i nostri nonni usarono in Africa e in Russia, era in preda alla ruggine. Così, abbiamo deciso di riportare a uno stato degno e decoroso il complesso del monumento, stele, giardinetto, pezzo, proiettili. Una settimana prima della celebrazione, una decina di volenterosi, Alpini ed Amici, per due giorni si sono impegnati nei lavori di ripristino, consistiti nel rifacimento del cordolo in cemento distrutto da tempo da un autocarro, nella pulitura e pittura del cannone e dei proiettili di artiglieria, nella pulitura del selciato e della stele, nella sistemazione delle fioriere, nella .... “pulitura” del prato. Manca l’aquila che un tempo era posta in cima alla stele, ma i ladri hanno colpito anche qui ed è ormai inutile pensare di sostituirla, sparirebbe entro qualche giorno. Il lavoro di pochi volenterosi ha ridato dignità a un luogo simbolo di Coloro che hanno dato la vita per la Patria e la libertà. Ora preghiamo gli amici di Maddalena di aver cura e rispetto per il loro monumento e ci auguriamo che il nostro piccolo gesto indichi al Comune la via da seguire anche per gli altri monumenti ai Caduti. Un ringraziamento al coro di Mezzana che ha sottolineato i momenti più suggestivi della Messa e ha chiuso con il dolce Signore delle Cime, a ricordo ci coloro che, in pace e in guerra, alpini e alpinisti, sono “andati avanti “. 20 aprile: a legame ideale nella pietà per i Morti, abbiamo accettato l’invito del presidente del Comitato Onoranze dei Caduti della RSI e abbiamo partecipato alla Messa in S. Bernardino e agli onori resi alla lapide in ricordo dei Caduti della RSI. Ci ha fatto piacere che gli oratori non abbiano avuto una sola parola di odio, ma abbiano solo parlato di pietà e rispetto per i morti, dell’una e dell’altra parte, cercando anche di far comprendere le motivazioni della scelta fatta dagli aderenti alla RSI. Pensiamo che proprio questo sia importante, comprendere e rispettare le motivazioni delle scelte, non importa quali siano state, purché non per odio, ma per amore di Patria, scelte sempre difficili e pericolose, fatte a rischio della vita. Per questo abbiamo partecipato, per onorare chi - e solo loro, non i fanatici - scelse la parte perdente non per odio, ma per amore verso l’Italia e per questo cadde in battaglia o fu assassinato, lui sì, per odio, insieme ad altri, uomini e donne, che non fecero alcuna scelta ma furono ugualmente assassinati. Mentre pensavamo e pregavamo abbiamo nel cuore accomunato tutte le vittime di quella guerra, civili e militari, sperando che le loro anime abbiano trovato la pace che spesso non ebbero i loro corpi. Ricordiamo e condividiamo le parole di don Michele che nell’omelia ha chiesto pace per i caduti senza tomba e di don Franco, che ha ricordato il grande esempio di civiltà della Spagna, che ha accolto tutti i Caduti della guerra civile nell’abbraccio del Croce della Valle de los Caidos. Il Presidente del Gruppo A. De March Massimo Portatadino 1943 - 1945: la mia esperienza “dall’altra parte” come Alpino della Di I ricordi del nostro decano Alpino Giovanni Brun Giovanni Brun è il nostro alpino più anziano, classe 1925, arzillo e fresco di memoria, giustamente amante della buona tavola e del buon vino: ha messo per scritto i suoi ricordi del periodo trascorso sotto le armi come alpino .... di una divisione di granatieri, mandato su, in Val Veny, di cui mantiene una memoria quasi fotografica. La testimonianza di una storia minima è importante, perché è una delle ultime voci che ci riportano impressioni, sentimenti, pensieri del singolo combattente. Nota storica: il governo della neonata Repubblica Sociale italiana aveva, tra i tanti problemi, anche quello di dimostrare che l’RSI era un vero Stato, anche se con sovranità limitata, problema uguale a quello che aveva il Regno del Sud. Una delle priorità dell’RSI fu la ricostituzione di Forze Armate che riprendessero a combattere sia come riscatto morale, sia per difendere i confini premuti dai Titini e dai degaullisti e le città minacciate dai bombardamenti aerei. L’Esercito Nazionale Repubblicano sarebbe stato costituito da: la 1a Divisione Bersaglieri Italia, la 2a Divisione Granatieri Littorio, la 3a Divisione Fanteria di Marina San Marco, e la 4a Divisione Alpina Monterosa. Le divisioni dopo la loro costituzione furono variamente impiegate, combattendo fino alla dissoluzione della RSI. Ai confini francesi, i Francesi, venuti a conoscenza della ritirata tedesca e sapendo di essere in vantaggio rispetto agli americani che arrivavano da Bologna, puntarono all’occupazione del territorio così da poter avanzare diritti sul tavolo dei negoziati. Ma i loro propositi furono mandati in fumo dalla resistenza degli alpini italiani, come il 4° Reggimento Alpini della Divisione Littorio e il Gruppo Mantova della Divisione Monterosa, che finirono di arrendersi agli americani solo il 7 Maggio. Ai confini montani ci furono violenti scontri con i Francesi, specie nella zona del Monginevro, mentre in Valle d’Aosta gli scontri furono più limitati. Il colle della Seigne, 2600 m, ove fu mandato il Nostro, era difesa da una serie di piccoli bunker, che ancora oggi sono visibili in zona. Durante l’inverno il percorso da Courmayeur era lungo, difficile, insidiato dalle valanghe. Ancora più duro e pericoloso era arrivare al rifugio Torino, 3.300 m, che serviva da ricovero al presidio del Colle del Gigante. Nel giugno del 1943, appena compiuti 18 anni, fui chiamato per la visita di leva e dopo quattro mesi mi arrivò la cartolina di presentarmi al distretto di Varese. Ma era sopravvenuto l’armistizio, con lo sbandamento e il marasma che ne seguirono, l’occupazione tedesca, i rischi e la totale incertezza per i giovani. Come molti, mi nascosi inattesa che la situazione si chiarisse. Ma ero soggetto alla leva e i carabinieri mi vennero a cercare più volte a casa, senza trovarmi, finchè minacciarono di portare via mio padre al mio posto, se non mi fossi presentato all’arruolamento. Con otto figli a carico, mio padre non poteva certo partire, così a novembre mi presentai al Distretto. A Somma, dopo la dissoluzione di Savoia Cavalleria che era di stanza in città, era stata costituita una nuova unità, il I° Deposito della Cavalleria o Cavalieri di Lombardia, a cui ottenni di essere destinato. Eravamo acquartierati in circa 200 nell’ex dormitorio della ditta Bellora, ed ero... a casa. Ma a gennaio fummo trasferiti a Novellara, vicino a Reggio Emilia, con l’apparente scopo di ritirare dei cavalli, vi rimanemmo solo una quindicina di giorni, infatti fummo mandati a Novara per lo stesso apparente motivo, dove restammo tre giorni in una sporca caserma, sorvegliati da Tedeschi e Camicie Nere. Finalmente apprendemmo la nostra vera destinazione: la Germania, per un periodo di addestramento, terminato Pattuglia del 4° Alpini al Col della Seigne - inverno ’44 - ’45; i fucili non sono i ’91 ma i Maser ‘98, forse mod. Karabine il quale saremmo stati inquadrati nelle costituende nuove Grandi Unità che avrebbero l’esercito regolare della RSI (divisione alpina Monte Rosa, divisione di fanteria di marina San Marco, divisione bersaglieri Italia, divisione granatieri Littorio) e rimandati in Italia. Inquadrati da Tedeschi e Camicie Nere ci recammo in stazione e di lì partimmo per la Germania in “carri bestiame”, quaranta per vagone (ma non chiusi dentro come i civili rastrellati- n.d.r.) Lo stato d’animo prevalente, pochi fra noi erano volontari, era sia di rassegnazione, sia di attesa fiduciosa: eravamo troppo giovani per essere pessimisti sulla nostra sorte e, in fondo, vedevamo ancora i tedeschi come nostri alleati. Ultima tappa prima del confine, e ahimè ultimo rifornimento di vino, fu Tarvisio, poi attraversammo l’Austria, entrammo in Germania e alla fine nel campo di addestramento di Senne, in Turingia. Durante il viaggio ci eravamo riempiti di pidocchi, così all’arrivo passarono i nostri vestiti in un forno e noi al disinfestante (i crucchi avevano i panzer ma non il nostro mitico Mum - n.d.r.) Eravamo in migliaia in un grande campo formato da grandi baracche in legno. Tutto intorno c’era una recinzione, ma guardie e fili spinato erano dalla parte del campo occupato da prigionieri russi e polacchi. La nostra sistemazione era dignitosa: c’erano brande a castello con materasso, lenzuola e coperte. Quello che mancava era il mangiare: a colazione un po’ di caffè, per il rancio, una brodaglia dolce fatta con miele e margarina (che i tedeschi ricavavano dal carbone, ci veniva dato anche del pane di segale lungo circa 25 cm, che doveva bastare anche per la sera diviso fra tre persone; a volte ci davano patate bollite. Spesso cercavamo qualcosa da mangiare dalle cucine tedesche o barattavamo con i civili sigarette contro pezzi di pane. Quando tornai in Italia pesavo 47 kg! (il peso medio dei soldati tedeschi nel ’45 e dei soldati austriaci nel ’18 era inferiore ai 50 kg, come potessero combattere .....- ndr). Rari e cauti i rapporti con la popolazione civile: i tedeschi ci disprezzavano e non perdevano occasione per dimostrarcelo; se qualcuno si azzardava a lanciare un apprezzamento a qualche giovane donna durante le marce di trasferimento dal campo al luogo di addestramento, erano nella maggior parte di casi insulti e sputi. Durante il giornaliero percorso verso il campo di addestramento, i due tedeschi che ci comandavano, ci obbligavano a cantare Lily Marlene o altre simili. Ma noi preferivamo cantare con ritmo ben scandito “sul pajon de la caserma requiem eternam e va a ramengo ti tuo pare tua mare e tua sia e la naja in compagnia“ (titolo della canzone: “Sul pajon de la caserma“ ... su cui stava o il Susa o l’Aosta a seconda se a cantarla era il 3° o il 4° - ndr) o “il battaglione Bergamo ha fatto un’avanzata, ha ucciso i topi della camerata“. Se ci rifiutavamo di cantare, sul campo di addestramento dovevamo buttarci a terra e strisciare; il percorso di addestramento era attrezzato (solito percorso di guerra) e sparavamo a salve alle sagome. All’inizio della addestramento con le armi, ci fu data in dotazione anche la maschera antigas; quasi tutti i pomeriggi “collaudavamo” l’efficienza della maschera - che periodicamente era sostituita apposta - in camere in cui veniva introdotto del gas. A Senne rimasi tre mesi (e il 17 giugno 1944 compii 19 anni ...). Poi la Divisione Littorio fu radunata al completo della forza, con ufficiali e sottufficiali già del Regio Esercito, che, dopo essere stati internati, avevano scelto di aderire alla RSI con la prospettiva di tornare in Italia (dove molti poi disertarono - ndr) Trovai anche un sommese mio coetaneo, Piero Bossi, che era caporale. Il 16 luglio, a Muzingen, Mussolini passò in rassegna la Monterosa e consegnò le Bandiere di Guerra ai Reggimenti che stavano per rientrare in Italia, ma non venne da noi. Pochi giorni dopo ci fu un attentato, che ci dissero a Mussolini, ma in realtà fu a Hitler (il “complotto dei generali”) e noi fummo disarmati e mandati a scaricare sacchi di cemento. Dopo un mese andammo a Munzingen e lì ci riconsegnarono le armi, con cui riprendemmo l’addestramento, e potemmo mangiare qualcosa in più perché i contadini ci portavano delle patate. A fine ottobre ci radunarono e ci dettero divisa e cappello da alpino, mentre fino ad allora avevamo la bustina: capimmo che saremmo tornati in Italia, verso cui fummo avviati ai primi di novembre, nuovamente disarmati, su un treno vigilato dai tedeschi pronti a sparare su chi fosse scappato. Passato il Brennero il treno fu attaccato, senza danni, da aerei alleati. Ci fermammo a Ora, ma non ne approfittammo per scappare perché la popolazione di lingua tedesca ci avrebbe denunciati. Di lì proseguimmo verso la Valle d’Aosta e passando per Novara provai nostalgia per la mia casa così vicina. Ad Ivrea ebbi la possibilità di scrivere a casa e dopo qualche giorno fui raggiunto dalla mia sorella maggiore e dalla sorella di Piero Bossi, che ci portarono indumenti adatti all’imminente inverno in montagna. Ad Ivrea fummo divisi e la mia compagnia, la 52°, fu destinata a Courmayeur, mentre altre furono inviate a Cuneo o al Gran S. Bernardo. Da Courmayeur, fummo inviati in Val Veny, al Col della Seigne (2600 m), che segnava il confine con la Francia. Partimmo in due gruppi e in due giorni successivi. Quelli spazio aperto opinioni e cittadini anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 13 e la Memoria dei Caduti Divisione Littorio della RSI del gruppo prima del mio si erano fermati alla chiesetta di Notre Dame de la Guerison, per prendere delle candele per illuminare la casermetta del Colle, ma due furono travolti da una slavina dopo duecento metri e i loro corpi ritrovati solo dopo molto tempo. Ai piedi della chiesetta è stata murata una croce in loro ricordo (destino della chiesetta: un tempo in inverno, in attesa dello sgelo del terreno, vi venivano conservati i corpi dei morti e in epoca più recente vi ricordavamo gli amici caduti sul Monte - ndr). Una volta arrivati a destinazione, trovammo una casermetta per dormire e una postazione per vigilare sul confine, dall’altra parte c’erano i francesi pronti ad attaccare (degaullisti che premevano per impossessarsi delle valli alpine italiane - ndr). D’inverno e a quella quota faceva un freddo tremendo e le brande avevano solo materassi vecchi e coperte, i turni di guardia duravano due ore (con quattro - sei di riposo) perché di più non si poteva resistere, per fortuna i tedeschi ci avevano fornito un’attrezzatura adeguata, altrimenti saremmo morti assiderati. Il 14 febbraio del ’45 ci fu ordinato di rifornire il presidio tedesco del rifugio Torino, dove salimmo parte in teleferica e parte a piedi (da 2600 m a 1400 e di lì fino a 3200 m, in inverno - ndr). C’era il pericolo che i francesi, che ci osservavano anche con piccoli aerei - e a volte ci mitragliavano - tagliassero il cavo della teleferica, non successe, ma il giorno successivo - avevamo dormito in rifugio - una loro pattuglia aveva bloccato il sentiero di discesa (si trattava di un nucleo di Chasseurs des Alpes, che per alcuni mesi compì incursioni nella zona del Colle del Gigante - ndr). Ci calammo con delle corde e tornammo a Courmayeur, dove ci godemmo alcuni giorni di riposo e di .... “spidocchiamento”; per liberare i vestiti dai loro ospiti, li mettemmo a bollire. Un giorno, tornati alla postazione, si verificò un dramma umano: uno dei tedeschi, un tipo aperto e simpatico, ricevuta posta da casa si sparò in testa: nella lettera la sua fidanzata gli aveva comunicato che, stanca di aspettarlo, aveva sposato un altro. Vennero a prenderlo con una barca presa dal sottostante lago Combal, che nella neve scivolava come una slitta, ma il poveretto morì durante la discesa. Rimanemmo in zona fino alla fine di aprile, poi vedemmo scappare i tedeschi e un paio di giorni dopo venimmo a sapere che la guerra era finita. Così scendemmo ad Aosta e di lì ci incamminammo verso casa. Eravamo stati isolati per mesi ed ignoravamo cosa era successo a valle; eravamo disarmati, ma in divisa e con il cappello da alpino. I partigiani ci fermarono più volte ma ci lasciavano andare dopo un breve interrogatorio senza farci del male.Solo uno pretese i miei scarponi da montagna, che gli lasciai volentieri perché pesanti e un po’ stretti, in cambio dei suoi, malridotti ma comodi. Sempre a piedi, tranne qualche breve passaggio in camion, arrivammo ad Oleggio, dove un amico ci imprestò delle biciclette con cui tornammo a casa. Il servizio militare non mi fu riconosciuto, nemmeno in seguito per la pensione, così nel 1947 dovetti presentarmi a Verona per un nuovo periodo di servizio militare, 18 mesi a Dobbiaco e Brunico. Il provvedimento fu giustificato come necessità di una “rieducazione”, che ancora oggi mi suona come una punizione tanto più amara in quanto inflitta senza motivo e senza appello. Giovanni Brun, classe 1925. Agricola GIA.MA. Cav. Mario Gianello servizi carrozza • matrimoni cerimonie • manifestazioni Via Lazzaretto, 23 - SOMMA LOMBARDO (VA) tel. 0331.254181 - fax 0331.254035 e-mail: [email protected] I Caduti delle Forze Armate della RSI Domenica 20 Aprile 2008 una giornata in ricordo ai Caduti delle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana all’insegna della pacificazione nazionale Domenica 20 Aprile 2008 a Somma Lombardo, nel 36° anniversario della sua fondazione e nel segno della pacificazione nazionale, l’apartitico Comitato Nazionale Ricerche ed Onoranze ai Caduti della Repubblica Sociale Italiana Medaglia d’Oro - Cieco di Guerra - Carlo Borsani ha voluto ricordare con una Cerimonia le migliaia di giovani e meno giovani, che dopo 1’8 Settembre 1943, certi di fare il proprio dovere per la Patria, si sono schierati e sono caduti sotto il tricolore delle Forze Armate della R.S.I. All’invito del COMITATO oltre alle numerose personalità politiche e istituzionali, hanno aderito con le loro bandiere le più importanti Associazioni Combattentistiche e d’Arma, come: l’Ass. Naz. Combattenti e Reduci - l’Ass. Naz. Alpini d’Italia di Somma Lombardo e Vergiate - l’Ass. Naz. Bersaglieri d’Italia, Sez. di Somma Lombardo - l’Ass. Nazionale Carabinieri, Sez. di Somma Lombardo - con la loro presenza hanno voluto dimostrare, che la guerra-civile tra italiani è finita 63 anni fa, e oggi non è più tempo di odi e rancori, ma come veri uomini nel rispetto delle proprie idee politiche, è giunta l’ora di stringersi la mano. Un gesto significativo in questa direzione si è anche verificato Domenica 24 Febbraio 2008 a Vergiate, quando durante la S. Messa officiata dal Vescovo di Varese Monsignor Luigi Stucchi, in ricordo di Padre Oreste Cerri*, all’offertorio i portabandiera, dell’A. N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e del Comitato Nazionale Ricerche ed Onoranze ai Caduti della R.S.I. sono saliti assieme sull’altare. Un gesto molto apprezzato dai numerosi presenti. Proseguendo nella descrizione della cerimonia ai Caduti della R.S.I., alla S. Messa celebrata nella chiesa di S. Bernardino è seguita la visita al Monumento dedicato ai Caduti dell’Onore nel cimitero maggiore cittadino. Dopo la deposizione di una corona d’alloro sul cippo marmoreo che ricorda il loro sacrificio, il Presidente nazionale del COMITATO Giampiero Ingignoli aprendo gli interventi commemorativi, parlando della pacificazione nazionale ha affermato: “Questa volontà di pacificazione non è solo mia, che sono figlio di un sottoufficiale caduto della R.S.I. e pertanto doppiamente credibile, ma di tutto il COMITATO che ho l’onore di presiedere. Una pacificazione che va comunque ottenuta senza inginocchiamenti vari, richieste di pubbliche scuse, o di perdono da parte di nessuno. Come i “veri partigiani” sono morti per la Patria, anche i Soldati delle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana sono morti per il Tricolore. Hanno creduto negli ideali di Patria, hanno duramente lottato, hanno perduto, hanno pagato, ma non hanno tradito. Da parte di tutti ricordarli è un Chiesa di S. Bernardino: le Associazioni Combattentistiche e d’arma sull’altare dovere”. Il Presidente ha poi ringraziato i numerosi presenti alla “Giornata del Ricordo”. Un ringraziamento particolare lo ha riservato a Don Carlo Colombo, coadiutore per 13 anni a Somma Lombardo ed attualmente parroco di Bodio Lomnago. A Suo riguardo il Presidente a conclusione del suo intervento ha detto: “Don Carlo è stato il primo sacerdote che nel dopoguerra, (1973) su mia richiesta, non ha minimamente esitato a celebrare una Santa Messa per i Caduti della R.S.I., e lo ha fatto doppiamente convinto quando ha anche accertato che quei morti ammazzati erano dei galantuomini. La S. Messa e stata celebrata nella Prepositurale di S. Agnese (ora basilica) con la presenza sull’altare della bandiera del COMITATO, del direttivo e dell‘indimenticato Comandante Vincenzo Costa, fondatore della nostra Associazione. Don Carlo non è mai stato e non è un prete di parte, è stato ed è certamente un prete in cui il coraggio non ha mai fatto difetto“. - Il Sindaco di Somma Lombardo Guido Colombo, che ha preso la parola subito dopo il Presidente ha citato i tanti giovani Caduti della R.S.I., non mancando di commuoversi al ricordo di suo nonno Guido (di cui porta il nome) fucilato il 10 Maggio 1945 dai partigiani sul greto del Ticino, con il Brigadiere della Guardia Nazionale Repubblicana Celeste Ingignoli e il Capitano dei Pionieri del Genio Dino Borsani. - La parola è poi passata all’oratore ufficiale della cerimonia, l’On. Avvocato Benito Bollati. Bollati ha fatto una cronistoria dei combattenti della R.S.I., affermando tra l’altro che in loro non c’era alcun desiderio di futura gloria, la guerra era ormai perduta, esisteva solo la volontà di combattere per l’Onore della Patria. Sono poi seguiti altri due validi interventi prima della benedizione ai Caduti impartita dal Prevosto Don Franco Gallivanone, quella del Senatore Luigi Peruzzotti e dell’Onorevole Nino Pellegatta. - Il Sen. Peruzzotti ha voluto ricordare un giovanissimo volontario sedicenne della R.S.I.: Gino Parrini, assassinato dai partigiani solo perché portava la divisa dell’esercito repubblicano. Va precisato che Gino Parrini sarà poi chiamato “Gino soldatino d’Italia”, termine con cui lo apostrofò, un allora fraticello che ne accertò la morte, e che poi salirà sugli altari: San Pio da Petrelcina. Oggi venerato in tutto il mondo. - L’On. Pellegatta, infine, nel suo intervento ha fatto un pubblico elogio ai cappellani militari della R.S.I., servi di Dio e della Patria. - Il Pranzo sociale al ristorante “Il Vecchio Porto” con un simpatico intervento di Don Carlo Colombo ha concluso una significativa giornata in ricordo ai Caduti della R.S.I. - Una giornata tranquilla, priva di odi e rancori, come è giusto che sia stata. Ps.: Un ringraziamento per la loro partecipazione ai presidenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma - all’On. Avv. Benito Bollati - al Senatore Luigi Peruzzotti - all’Onorevole Nino Pellegatta - ai Sindaci Guido Colombo e Alessandro Maffioli - al V. Sindaco Franco De Tomasial consigliere provo Massimiliano Carioni - all’assessore Marta Birigozzi - ai consiglieri comunali Paolo Bassetti e Mauro Tappellini - ai dirigenti dei partiti politici, agli iscritti al COMITATO ai simpatizzanti e a tutti coloro che hanno presenziato alla cerimonia. * Padre Oreste Cerri, è stato Cappellano Militare dell‘A. R.MIR. in Russia nella 2ª guerra mondiale. Scampato, tornato in Italia, a Vergiate, con tanto amore si occupa di dare un pezzo di pane e un alloggio ai tanti orfanelli che anche la guerra aveva prodotto. Nei primi anni della “sua missione” incontra notevoli difficoltà organizzative e finanziarie, anche perché l’opera intrapresa da questo “figlio di Dio” non è da tutti compresa, ma Don Oreste Cerri (molto conosciuto anche a Somma Lombardo) con volontà fèrrea supera gli ostacoli. Poi col passare degli anni, grazie anche al/ ‘apporto finanziario ricevuto da più parti, crea un centro sempre più funzionale “Il Villaggio del Fanciullo “. Puntualmente ogni anno questo grande sacerdote viene ricordato a Vergiate, proprio nel Centro da Lui creato, con una grande cerimonia, che vede la partecipazione di centinaia di Persone, decine e decine di associazioni, autorità politiche, militari e religiose. Silvia Ferrario Per il Comitato Naz. Ricerche e Onoranze Caduti R.S.I. Somma Lombardo spazio aperto opinioni e forze politiche anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 14 OTTICA LOS di Prealta & C. s.n.c. COS’E’ AVIVA. ASSICURAZIONI UN MARCHIO NUOVO CON PIU’ DI 300 ANNI DI STORIA •INFORTUNI: Individuale-Cumulativa aziendale - Guidatori e Trasportati - Malattie - Rischio volo. Potrete avere la migliore assistenza e consulenza anche per le vostre necessità assicurative relative ai rami: • INCENDIO - FURTO: Appartamenti - Ville - Uffici - Rischi Commerciali - Artigiani - Agricoli Laboratori - Magazzini - Industrie - Globale Fabbricati. • Ritiro patente Cristalli - Trasporti Elettronica. • V I TA : P e n s i o n i integrative - Prodotti finanziari - Fondi Comuni d’investimento Assicurativi. • RESPONSABILITÀ CIVILE: Circolazione di veicoli e natanti (Maxi Kasko) - R.C. famiglia - Fabbricati - Attività o rischi vari - Industrie (anche verso gli operai) - R.C. Prodotti. 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Ci trovi a Somma Lombardo (VA) in Via Soragana n°4 - Tel/Fax 0331.250037 spazio aperto opinioni e forze politiche anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 15 Impegno dell’Amministrazione Comunale nel campo della sicurezza Nel maggio 2008 in Consiglio Comunale si è svolta la discussione sul tema della sicurezza con la partecipazione della cittadinanza e di rappresentanti delle forze dell’ordine. Ogni componente dell’assemblea del consiglio aperto ha avuto modo di affermare il proprio punto di vista, esprimere le proprie preoccupazioni, dare suggerimenti, chiedere interventi, dissentire o concordare. Il problema della sicurezza è un tema serio che tiene banco ormai da diverso tempo in tutti i luoghi deputati al governo della pubblica amministrazione in cui si dibattono le proposte di intervento e si confrontano posizioni e soluzioni, con uno spirito che non è ne di destra ne di sinistra ma spesso, purtroppo, con una gara a scavalcare e strumentalizzare. Nel contesto nazionale si assiste ad una levata di scudi delle Amministrazioni Comunali con proposte di ronde vigilanti, videosorveglianza, tolleranza zero nei riguardi di immigrazione clandestina e non, in cui si distinguono amministrazioni di sinistra oltre alle amministrazioni del nordest da tempo predisposte a politiche di contenimento e opposizione a fenomeni di insediamento illegale. Scrive il Corriere della Sera nell’edizione del 7 maggio: “Dopo la sconfitta elettorale, molti sindaci di centro sinistra hanno annunciato e messo a punto ordinanze sul fronte della sicurezza: dalle ronde ai divieti di sosta ai rom”. Ora noi riteniamo che l’emotività più o meno calcolata, l’affanno a dimostrarsi i primi della classe, la fretta di scavalcare le posizioni di chi storicamente, come la Lega, ha cavalcato il risentimento popolare, siano strategie di corto respiro. Riteniamo invece sia utile promuovere una politica di rinnovamento e richiamo della responsabilità collettiva e individuale al fine di costruire una società tollerante ma inflessibile nel rispetto dei valori fondanti di una comunità civile. Tornando all’evento del Consiglio Comunale aperto sul tema della sicurezza a Somma Lombardo e zone circonvicine, considerando valida la relazione del Sindaco quale approfondita rassegna dei dati nazionali e internazionali relativi ai diversi aspetti della sicurezza, riteniamo opportuno individuare quali siano i possibili interventi sul territorio intesi a realizzare un sistema duraturo di salvaguardie. Riteniamo anzitutto che sia necessario attendere i risultati dell’azione del governo nazionale per operare in sintonia con le normative aggiornate, con le disposizioni trasmesse alle forze dell’ordine e, per quanto ci riguarda, con le iniziative che intenderanno avviare gli organi governativi di Regione e Provincia. La realtà locale presenta alcune differenze rispetto a quella dei grandi centri urbani: se da un lato evidenziano una diffusa conoscenza interpersonale, un ambito più limitato in cui è più difficile mimetizzarsi, una più pronta ed estesa solidarietà, d’altro canto rivelano più accentuati disagi da importazione di stili di vita difformi, maggiore diluizione residenziale, maggiore confidenza con abitudini di vita aperte e fiduciose. La tutela della sicurezza dei cittadini a carico dell’Amministrazione Comunale si incardina quindi su tre elementi fondamentali: prevenzione, controllo e segnalazione; alla repressione penseranno le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria. Vogliamo premettere che l’opera di dissuasione dall’illegalità non è indirizzata solo all’immigrazione, comprendendo invece anche la delinquenza nostrana che per i suoi traffici illegali si avvale di manodopera estera più disponibile. Riteniamo che la preven- non serve a nulla se non è seguita dal controllo. Quest’ultimo deve essere condotto capillarmente, controllando le condizioni abitative, chiamando a risponderne i proprietari degli immobili, stimolando e, se del caso, imponendo rimedi al degrado, controllando gli esercizi in cui vengano tollerate situazioni e frequentazioni pericolose o al limite dell’illegalità, attuando una pressione costante delle forze dell’ordine negli ambienti preoccupanti, sviluppando la video sorveglianza. Per il controllo l’Amministrazione Comunale ha i mezzi adatti: possono essere incrociati i dati in possesso dei diversi Uffici preposti e la Polizia Locale può intervenire con una azione costante di controllo e verifica in stretta collaborazione con Carabinieri e Guardia di Finanza. La segnalazione riguarda il corpo intero della cittadinanza. Non si tratta di sviluppare istinti non richiesti di delazione, ma al contrario di richiamare lo spirito di società civile che consideri i beni della collettività e dei singoli un patrimonio comune da preservare. In un rapporto biunivoco tra Amministrazione e cittadinanza la tempestiva conoscenza di situazioni degradate e compromettenti la sicurezza contribuisce in modo determinante a porvi rimedio. La comunicazione recentemente assurta al rango di mezzo essenziale per i rapporti tra istituzioni e popolazione può assolvere il compito con buoni risultati. A conclusione delle ipotesi operative, si evidenzia la necessità di istituire un tavolo permanente di concertazione tra le forze dell’ordine, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Locale, il Sindaco e gli organismi eventualmente delegati alla sicurezza, ognuno operante nel proprio ambito di competenza, ma comunemente intesi a garantire la tutela richiesta dalla cittadinanza. Renato Trucco Direttivo di Forza Italia La politica è confronto sui fatti Nella riunione consiliare del 21/12/07 è stata formalizzata la nascita del nuovo Partito Democratico cittadino. Aldilà dei convenevoli e dovuti saluti ed auguri da parte di tutte le forze politiche consiliari, la presenza sui banchi dell’opposizione di una forza politica di così forte peso in consiglio comunale (quattro consilieri), impone l’apertura di un dialogo diretto sia ideologico che pratico con questo movimento, nelle scelte della città. Francamente sino ad oggi, l’opposizione consiliare nella sua eterogeneità, ha svolto un lavoro più di critica diffusa che di promozione e sviluppo dei problemi mantenendosi nei limiti dei compiti strettamente attinenti alla minoranza politica anche se per principio, nel consesso assembleare politico, tutti hanno il compito di partecipare attivamente alle scelte della amministrazione (rectius: maggioranza), il che per quanto riguarda l’opposizione si attua proponendo il perfezionamento di singoli atti nel quadro delle decisioni di volta in volta sottoposte per l’approvazione. Questo non è quasi mai avvenuto rassegnandosi i consiglieri di minoranza alla legge dei numeri: alla fine la maggioranza ce li ha, la minoranza no! Il mutato quadro, sia pure sotto il solo profilo politico quindi, produrrà, si spera, un incentivo comune ed un supporto qualitativo alla analisi e concretizzazione dei problemi. Certamente, da liberale convinto (e non stò a ricordare quale sia stata Ospedale Bellini Luigi Peruzzotti, noto esponente della Lega Nord, nel Consiglio Comunale di venerdì 20 giugno 2008, ha dichiarato l’intenzione di guidare la rivolta contro le promesse disattese sulla sorte dell’Ospedale Bellini. Peruzzotti ha minacciato di portare in piazza migliaia di persone, contrarie alla chiu- zione sia determinante per ridurre i pericoli di diffusione di azioni illegali, che i criteri di lassismo e relativismo vadano combattuti ed eliminati per ripristinare la dignità degli individui, anche, e forse soprattutto di quegli immigrati che operano onestamente e che sarebbero i primi a soffrire di una intolleranza diffusa. La prevenzione si attua verificando gli arrivi, i loro obiettivi, i rapporti con i già residenti, valutando l’opportunità della concessione di licenze e permessi, verificando la consistenza dei mezzi di sostentamento almeno per quanto riguarda le prospettive di lavoro sul territorio, illuminando adeguatamente zone urbanizzate, impedendo che si formino ampie zone a parcheggio di carovane più o meno nomadi (attenzione al fenomeno attuale di allontanamento di rom dal territorio metropolitano milanese che potrà scaricare questi gruppi nelle zone finora non toccate da insediamenti semipermanenti). La prevenzione sura dell’Ospedale, e la Lega ha già dimostrato più volte di essere in grado di mobilitare le masse, perché la Lega combatte le battaglie ispirate dalla volontà della gente, perché è proprio su questo principio che si fondano tutte le iniziative della Lega. Nell’ambito dello stesso Consiglio Comunale, non solo i consiglieri appartenenti allo stesso schieramento politico della Lega, hanno condiviso il punto di vista di Peruzzotti, ma anche alcuni consiglieri appartenenti a schieramenti politici contrapposti alla Lega, hanno pienamente condiviso la linea proposta da Peruzzotti, ed è così che a questo punto la Lega si accinge ad intraprendere tutte le iniziative possibili finalizzate a salvaguardare al meglio il nostro Ospedale. Il Sindaco Guido Colombo ha espresso piena solidarietà verso coloro che intendono mantenere e valorizzare il Bellini e nel contempo si è dichiarato fiducioso. Per l’Ospedale Bellini, la Lega rimane vigile e pronta a svolgere la propria azione politica, con lealtà, nell’interesse dei cittadini, insieme ai cittadini. Francesco Casella Segretario Lega Nord Somma Lombardo l’influenza della cultura cattolica sulla scelta) sono sicuro che il gruppo politico di Forza Italia, al quale appartengo, non potrà che rimanere in attesa dell’atteggiamento di questo gruppo consiliare verso la città, soprattutto in relazione alla decantata e fatta propria, ispirazione riformista del partito democratico, storicamente posta alla base dell’ideologia statalista, a sua volta fondamento della cultura comunista: (sotto tale aspetto sono proprio curioso di vedere la posizione che assumeranno i cattolici, ex democristiani di sinistra). Comunque e per non abbandonarci in sterili parole, alla luce delle aspettative sopra richiamate incalzo i consiglieri del partito democratico nel valutare se un percorso di dialogo si possa instaurare almeno su alcuni punti fondamentali e cominciare a discutere senza preclusioni e/o preconcetti: 1) Nell’incentivare una politica cittadina (già in atto) tesa ad investire di più sui giovani e la cultura nella loro città. 2) Nel considerare lo sviluppo urbanistico della città, viabilità compresa, imprescindibile dall’aeroporto della Malpensa anche in funzione del redigendo PGT. 3) Nel dare sviluppo al centro storico della città secondo criteri di modernità e funzionalità. 4) Nell’attribuire sicurezza ai cittadini ed alla città, non tramite la forza del sindaco-sceriffo, ma con la cultura della partecipazione, aggregazione, interscambio relazionale tra di noi per garantirci l’un l’altro, tramite l’autorità preposta, la sicurezza nostra e dei nostri figli. 5) Discutere e sviluppare la nascita di società patrimoniale. 6) Nel prodigarsi di identificare nel consiglio comunale, il centro politico preferenziale per la discussione costruttiva delle scelte che riguardano la città. Quanto sopra, ed altro, potrà essere discusso nella seconda parte del mandato amministrativo, a dimostrazione che gli “eletti”, sotto qualunque cappello partitico, non hanno pensato solo alla “loro politica” ma alla politica per la città. Il dibattito, mi auguro, è aperto. Piero Cesare Iametti Consigliere Forza Italia Chiaravalle Maurizio AGEN* CHECK ESTATE WOLKSWur i Con noi viaggiate più sic TIGUAN Certificazione di Qualità SKODA AUDI A4 CASORATE SEMPIONE - VIA SEMPIONE, 53 [email protected] - TEL. 0331.296322 *PROMOZIONE VALIDA SINO AL 31.08.2008 spazio aperto opinioni e forze politiche anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 16 Dalla viabilità alla sicurezza, la sceneggiata continua In Consiglio comunale va in scena la commedia delle beffe Una cosa è certa, i Somme si non sanno quello che perdono non partecipando alle riunioni del Consiglio comunale. È pur vero però che bisogna mettere in conto qualche disagio, perché, a quel che ci risulta, siamo l’unico comune in cui le sedute molto spesso iniziano alle ore 18.30 e si protraggono ininterrottamente ben oltre la mezzanotte. Comunque, una volta che ci si è attrezzati per una colazione, anzi, una cena al sacco, il divertimento è assicurato. Durante il Consiglio dello scorso maggio, ad esempio, abbiamo assistito, da parte dell’attuale maggioranza, ad una delle più stravaganti esibizioni che la storia ricordi. Gli attori, ovviamente, sono gli stessi che, in tema di viabilità, stanno attuando una vera e propria persecuzione nei confronti degli automobilisti, a cominciare dal famigerato senso unico di via Giusti fino al divieto di svolta a destra a salire da via Roma. Proprio su quest’ultima assurdità viabilistica, il nostro gruppo aveva presentato una mozione per chiedere il ripristino della situazione precedente, richiesta avanzata anche da alcuni consiglieri di sinistra. Ebbene, dopo un aspro contraddittorio, durato un paio d’ore, il sindaco, resosi conto che almeno una parte della sua maggioranza avrebbe appoggiato la nostra proposta, ingrana la retromarcia e si dichiara favorevole a rimuovere il demenziale divieto. A questo punto, come da regolamento, (chi presenta una mozione ha diritto che il Consiglio si esprima. con una votazione palese) abbiamo chiesto che si votasse sull’impegno, anche perché sull’argomento eravamo stati più volte ingannati da false promesse, tutte puntualmente disattese. Risultato della votazione? Con un colpo di scena teatrale, l’allegra brigata che ci governa, all’unanimità, compreso il sindaco, vota NO. Evviva il paradosso: la svolta a destra viene comunque ripristinata, ma ancora una volta, in fatto di incoerenza e mancanza di senso del ridicolo, i nostri amministratori non finiscono di stupire. Ma le sorprese non sono mancate nemmeno nella seconda parte della serata, quando si è parlato di sicurezza, argomento che è stato inserito all’ordine del giorno in seguito alle proposte che il nostro gruppo aveva presentato in sede di discussione del Bilancio di previsione per il 2008. Avevamo chiesto incentivi per l’istituzione di un servizio di vigilanza notturna per contrastare l’emergenza furti, la presenza del vigile di quartiere, la repressione dell’accattonaggio molesto e dell’abusivismo nel commercio ambulante e maggiori controlli serali e notturni, da parte della Polizia locale, del tasso alcolemico degli automobilisti. Ebbene, anche in questo caso, a parte il fatto che i Sommesi sono stati volutamente tenuti all’oscuro che il pubblico avrebbe avuto il diritto di parola, abbiamo sentito di tutto e il contrario di tutto. E questo a cominciare dal sindaco che ha pubblicamente ringraziato quei cittadini che si impegnano, girando la sera per ore a titolo gratuito, nel controllo della città, mentre, subito dopo, un esponente della sua maggioranza ha bocciato; con i soliti cavilli giuridici, queste lodevoli iniziative. Curioso, anzi sbalorditivo, anche il dato statistico relativo ai furti, da cui risulterebbe, secondo la relazione del sindaco, che nella nostra città se ne verificano meno di una ventina all’anno, una realtà totalmente paradisiaca da fare invidia al più virtuoso dei cantoni svizzeri. Ma, sorvoliamo benevolmente sull’ingenuità di chi ha fatto un po’ di confusione nel presentare i dati. Per la cronaca, qualche anno fa, secondo la Prefettura, i soli reati contro il patrimonio denunciati nel nostro Comune erano stati 347. Va da se che i furti che non vengono nemmeno denunciati sono ancora più numerosi e non sembra che la situazione attuale sia sostanzialmente diversa. (Basta chiedere al segretario di quartiere, sig. Marzolo). Non intendiamo invece sorvolare sulle critiche che il sindaco, nella sua chilometrica relazione ha ritenuto di rivolgere ad un nostro articolo apparso sullo scorso numero di ”Spazio Aperto” dal titolo “Evviva, siamo in 17.000 con tanti, tanti extracomunitari”. Per avere espresso il concetto che concedere la residenza ad un nucleo famigliare composto da due persone e che dispone di poco più di 5.000 euro all’anno (per la precisione euro 5.061,68), equivalente a circa 200 euro mensili pro-capite, non consente stili di vita particolarmente virtuosi, ma incentiva la ricerca di “espedienti” vari per sbarcare il lunario, ci siamo dovuti sorbire, da parte del sindaco, una lezione di economia famigliare che riportiamo fedelmente, rimettendo ci al giudizio dei nostri lettori: “Sui 200 euro mensili pro-capite una riflessione. Un nostro dipendente percepisce in busta paga 1.094,00 euro netti mensili. Ha una famiglia, una moglie e due figli ed il suo reddito è l’unico del nucleo famigliare. Qual è la disponibilità pro-capite? Euro 273,50.... non aggiungo altro!” Invece qualcos’altro dovrebbe aggiungere per farci meglio capire come vive questo parsimonioso dipendente dallo stile di vita francescano, per esempio quanto paga d’affitto e se d’inverno si riscalda col fiato del bue e dell’asinello. Ringraziamo comunque il sindaco per la prima puntata del suo manuale di sopravvivenza che potremmo intitolare “Come vivere in quattro felici e contenti con 1.000 euro al mese”, che giriamo volentieri ai milioni di italiani che vivono in piena emergenza carovita. Nel corso della serata abbiamo pure appreso che i nuclei famigliari singoli (parliamo sempre di extracomunitari) sono costituiti da assistenti di volo, carpentieri, muratori, manovali, badanti, camionisti, operatori delle pulizie e che tutte queste persone hanno un reddito che varia dai 950 ai 1.200 euro netti mensili e che ci sono lavoratori altamente specializzati come rumeni, indiani, brasiliani, argentini che hanno redditi netti anche di 5.000 (cinquemila) euro mensili”. Indubbiamente dei gran lavoratori, con stipendi da far invidia ai manager della finanza, ma anche dei gran furbacchioni, visto che, per quanto riguarda l’erogazione di sussidi ed aiuti economici in genere, per l’area “minori e famiglia” le richieste all’ufficio Servizi sociali da parte di extracomunitari sono state oltre il 50%. In ogni caso non abbiamo mai affermato che tutti questi immigrati sono “brutti, sporchi e cattivi”, ma il quadretto idilliaco che il sindaco ci ha presentato non ci convince affatto, anche perché, guarda caso, si è dimenticato di spiegarci come e dove vivono i tre o quattrocento clandestini che soggiornano abusivamente nel nostro territorio (il dato è ricavato da una stima provinciale secondo cui gli irregolari sono almeno il 2% della popolazione). Per concludere dove sarebbero le “molte imprecisioni” che il sindaco ci rinfaccia? Non ce ne voglia il nostro primo cittadino se gliene rispediamo una di carattere ortografico grammaticale che spicca a pag. 7 della sua dotta relazione: “qualch’uno” con l’apostrofo (!) e, questa volta, anche noi non aggiungiamo altro. Luigi Bollazzi Insieme per Difendere Somma Sanità lombarda: più privato, più bello? Le mostruosità che stanno emergendo alla clinica privata Santa Rita di Milano, sono solo il frutto dell’ingordigia e della predisposizione criminale di alcuni individui? Non sono forse la conseguenza di avere trasformato le persone in una merce? Di avere messo si “la persona al centro”, ma non del sistema sanitario regionale come vuole farci credere Formigoni, bensì al centro dei loschi e persino criminali affari di pochi. Può essere che la Santa Rita rappresenti, assieme agli altri casi simili, scoperti negli anni passati ed anche di recente (ancora alla Santa Rita, al San Raffaele, al San Giuseppe, all’Humanitas) la punta di un iceberg? Riteniamo proprio di sì. E le indagini della Magistratura e della Guardia di Finanza con- fermano la nostra convinzione. Ma come! Non ci è sempre stato detto che la Regione Lombardia, il centrodestra e il Presidente che la governano, sono campioni dell’eccellenza in ogni campo? E come mai proprio in campo sanitario hanno costruito un sistema di controlli che non controlla? È dolo, è inefficienza, è incapacità o tutto assieme? Ma come! Funziona solo il controllo relativo alle dichiarazioni dei poveri cristi in merito ai redditi posseduti per evitare la gabella vessatoria del ticket sanitario, grande vanto di Formigoni? Sarebbe a questo punto opportuno che la Magistratura indagasse anche le regole che stabiliscono il sistema dell’accreditamento e del convenzionamento (perché ad esempio si convenzionano strutture private che utilizzano personale medico a prestazione?). “Di fronte ai fatti della clinica Santa Rita, Formigoni e i suoi amici si lavano le mani come Ponzio Pilato. Cercano di accreditare l’idea che si tratti di un episodio di cronaca nera addossando tutte le responsabilità a un gruppo di criminali. “In realtà, non abbiamo a che fare con una semplice stortura, ma con le logiche conseguenze dell’organizzazione mercantile della sanità lombarda. È la punta di un iceberg di malasanità di cui Formigoni è politicamente responsabile al cento per cento. “Criminogeno è il famoso modello sanitario lombardo basato sulla privatizzazione e la concorrenza delle strutture sanitarie per accaparrarsi il denaro pubblico. Un meccanismo che ha fatto di ospedali e cliniche altrettante aziende in lotta per il mercato e la profittabilità delle prestazioni, con riferimento sempre minore ai bisogni veri della salute legati al territorio. Il tutto si traduce in una moltiplicazione delle prestazioni inutili e persino nocive, con sperpero del denaro pubblico a vantaggio degli affaristi della sanità privata. “Fino a quando Formigoni e i suoi uffici stampa riusciranno a nascondere la realtà con la solita propaganda elusiva e trionfalistica? “Inutile girarci intorno: prima che sia troppo tardi, il sistema sanitario lombardo va rivisto alla radice rimettendo al centro il malato, fuori da ogni logica di profitto. E questo è possibile solo ristabilendo un APPARTAMENTO TIPO B APPARTAMENTO TIPO A PIANO TERRA CON GIARDINO PRIVATO PIANO PRIMO CON BALCONI PIANO INTERRATO CON BOX AUTO VENDE villette e appartamenti con giardino modello che si affidi alla programmazione, alla gestione, alla responsabilità pubblica in materia di diritti indisponibili come quelli alla vita e alla salute di tutti”. Sarebbe utile che questo Governo Regionale, questo Presidente, prendessero atto non solo del fallimento del loro operato, ma soprattutto delle nefaste conseguenze per i cittadini lombardi e levassero quanto prima il disturbo. È ora di dire basta soldi pubblici ai privati! I cittadini Lombardi pagano e vogliono una sanità pubblica sicura ed efficiente. C. Foti Partito della Rifondazione Comunista Circolo di Somma Lombardo PER INFORMAZIONI PIANO MANSARDA 0331/23.40.49 spazio aperto opinioni e forze politiche anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 17 Cava Frutteto: una vicenda che svantaggia Somma Cronistoria Nel 1999, il Consiglio Regionale, nel modificare il precedente Piano Cave del 1992, inserisce l’Ambito Estrattivo Territoriale (ATE) sito in località Frutteto in Comune di Somma Lombardo (vedi planimetria allegata). La Cava in oggetto confina ad ovest con la Cascina Mazzafame, a sud con la Cascina Frutteti e la SS 336 di Malpensa, mentre gli altri 2 lati confinano con aree boscate. Tale area, essendo posta all’interno del perimetro “D2” del Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco del Ticino, è sottoposta a vincolo archeologico. La superficie complessiva dell’ambito è di 297.500 mq di cui una parte (19.500 mq) è boscata. La riserva stimata di quantità estraibile è di 2.600.000 mc in 10 anni, la produzione consentita alla scadenza del Piano Cave è di 600.000 mc e la profondità massima di scavo è di 10 m. Nel dicembre 2001, Cave Riunite S.r.L. proprietaria dell’area, chiede di poter avviare l’attività di escavazione ai sensi della Legge Regionale n. 14 del 1998. Nel febbraio 2002, il Consorzio del Parco del Ticino e il Comune di Somma Lombardo (Sindaco Brovelli) si oppongono alla richiesta. Il Parco del Ticino evidenzia problematiche legate all’apertura di un nuovo polo estrattivo in quanto le 2 cave di Lonate P. soddisfano abbondantemente le richieste di materiale estrattivo a livello provinciale; inoltre, evidenzia la necessità di procedere alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) in quanto la superficie della cava è di oltre i 20 Ha e il materiale estrattivo oltre i 500.000 mc/anno (parametri limite imposti dal D.p.r. del 1204-1996). A fronte di questi dinieghi, dopo una serie di rimpalli con la Regione, la Provincia di Varese (con Atto Dirigenziale n. 5715) provvede ad autorizzare l’avvio dell’attività estrattiva. Il Sindaco Brovelli non firma la Convenzione con la Società Cave Riunite S.r.L. in quanto restano sospese molte problematiche circa l’apertura del polo estrattivo (mancanza della VIA, contrasto con il PTC del Parco del Ticino, contrasto con il Piano del Verde di Malpensa 2000 che prevede la Cava Frutteti come Area di Rimboschimento). Appena eletto (sic!), il Sindaco Colombo sottoscrive, con delibera consiliare, la Convenzione con la Società Cave Riunite. L’1-08-2007, con delibera n. 144, la Giunta Municipale di Somma modifica la Convenzione, ampliando l’area di escavazione di 24.200 mq (circa 230.000 mc in più). Le ultime vicende Nel giugno 2008, la Commissione Ambiente Regionale, con il solo voto del PDL (la Lega si astiene mentre il Centrosinistra e la Sinistra Radicale escono dall’Aula dopo grandi proteste), porta a 4.000.000 di mc il volume estraibile della Cava in oggetto. In precedenza, la Giunta Regionale della Lombardia aveva già aumentato, con un colpo di mano, il volume estraibile da 1.200.000 a 3.000.000 di mc. Il Sindaco di Somma Lombardo si dice “sorpreso” di questa decisione. Il Consigliere Regionale Luca Ferrazzi del PDL risponde duramente al Sindaco dicendo che il Comune di Somma non ha mai inviato in Regione osservazioni al Piano Cave della Provincia di Varese. Come si può vedere, sono solo giochetti allo scaricabarile che si svolgono tutti all’interno dell’area di potere del Centrodestra! Altri comuni della zona, fra cui Travedona-Monate (sindaco PDL in testa), si sono ribellati alla proposta di ampliamento delle loro cave, ed hanno ottenuto modifiche significative atte a difendere il loro territorio. Dal Comune di Somma Lombardo niente! C’è forse la remota speranza di avere qualche contropartita (piazza, piscina, o altro) dal buon cavatore? In un territorio già martoriato dalla presenza significativa dell’Aeroporto e da una vecchia discarica, c’è il reale rischio di avere in loco un bel “cratere”, magari profondo anche 30 o 40 m, visto che la profondità della falda va- ria, in quella zona, dai 56 ai 62 m. Non vorremmo che, una volta terminata l’escavazione, questo “buco” non diventi una nuova discarica. Conclusione La conseguenza sarà che i cittadini di Somma vedranno aumentare la devastazione del territorio, sia dal punto viabilistico attorno all’area di cava (a proposito, ma che fine ha fatto la Tangenziale esterna tanto sbandierata in campagna elettorale?) che dell’inquinamento in generale (polveri), senza ottenere alcuna controparte. Appare facile dire che negli anni passati avevamo ragione noi nell’opporci all’apertura di questa cava, ma la realtà è che, purtroppo, dobbiamo nuovamente ribadirlo. È sotto gli occhi di tutti i cittadini costatare come i volumi escavabili aumentano a ritmi vertiginosi man mano che gli atti riguardanti questa vicenda passano e si rimpallano da una Amministrazione all’altra (Regione, Provincia e Comune), tutte ben saldamente in mano al Centrodestra. Per il Circolo PD Somma Lombardo E. Bresciani, G. Varalli, A. Bosio Quando la Democrazia è solo sulla carta Il progetto di riqualificazione della piazza di Mezzana Come molti residenti a Mezzana già sanno, la Giunta Comunale di Somma Lombardo ha predisposto un progetto per la riqualificazione della piazza di Mezzana e delle aree ad essa limitrofe. Il progetto prevede un importante cambiamento, sia per l’aspetto viabilistico sia per quanto riguarda le innovazioni architettoniche nella zona. La Giunta Colombo ha deciso di convocare un’assemblea pubblica a Mezzana per illustrarlo alla cittadinanza. Il Sindaco, coadiuvato dall’Assessore ai lavori pubblici Consonni, ha preparato per la serata parecchio materiale informativo per i cittadini intervenuti, con l’intenzione di voler far apprezzare al meglio il progetto. La convocazione di questa assemblea è stata ancora una volta, però, l’occasione per evidenziare alcuni gravi errori di metodo da parte della Giunta che sentiamo il dovere di ricordare. Come Partito Democratico al momento ci riserviamo dall’entrare nel merito del progetto, sul quale nutriamo qualche riserva e ci associamo allo sdegno e alla frustrazione di una parte della comunità mezzanese che ha notato la mancanza di un aspetto a loro caro, ossia la completa pedonalizzazione del Viale della Madonna della Ghianda; inoltre sono sorte più voci di disappunto per la decisione di cestinare le proposte di alcuni mezzanesi. Il fattore che ha generato, in ogni caso, più frustrazione e delusione è stato il metodo utilizza- 0331 259854 to dall’Amministrazione Comunale nel presentare il progetto già approvato in seno alla Giunta senza che i residenti a Mezzana potessero comunicare suggerimenti, miglioramenti o critiche ad esso; in parole povere, la comunità mezzanese è stata riunita solo per essere informata delle decisioni sulla riqualificazione della piazza già approvate. Questo grave errore di comunicazione e di mancata partecipazione nello sviluppo del progetto da parte dell’assemblea di quartiere di Mezzana è ulteriormente aggravato dal fatto stesso che lo Statuto Comunale obbliga l’Amministrazione Comunale a discutere e a presentare il progetto di opere pubbliche ai co- mitati di quartiere prima che questo venga approvato dalla stessa. Questo è, comunque, l’ultimo episodio di scarso senso democratico dimostrato dalla Giunta Municipale. Altri esempi sono accaduti durante i lavori per la costruzione della nuova ala dell’asilo di Mezzana, per la Piazza del Pozzo e per la Piazza del Comune. Tutto ciò sta a testimoniare la mancanza di una volontà specifica della Giunta di voler coinvolgere, nella realizzazione di importanti opere, le varie comunità locali, che sono le più dirette fruitrici degli interventi. L’errore che, a nostro avviso, la Giunta sta commettendo, è quello di ritenersi un “Governo dei Migliori”, che arroccato nella propria torre d’avorio non ritiene né utile né necessario confrontarsi con la comunità locale. Tale comportamento scaturisce forse nel confidare troppo sulle proprie capacità e competenze, ritenute appunto le migliori: su questo punto preferiamo lasciare ai cittadini sommesi il giudizio. Anche la legittima consapevolezza di essere stati democraticamente delegati dalla cittadinanza a prendere delle decisioni, non giustifica l’assenza di uno dei cardini dell’agire in modo democratico, ossia che le decisioni prese da una maggioranza devono essere attuate nel pieno rispetto delle regole e della tutela delle minoranze: questi aspetti, occorre rimarcarlo, sono stati sicuramente deficitari in molti precedenti interventi della Giunta Colombo. In conclusione spingeremo con forza affinché l’Amministrazione Comunale e in particolare l’Assessore alla Partecipazione in futuro possano seguire con più fedeltà i dettami dello Statuto Comunale nell’interesse della comunità sommese e che si attivino per coinvolgere opportunamente e maggiormente i cittadini sommesi, ascoltando le loro richieste e istanze; interpellando anche degli ottimi strumenti di democrazia diretta, quali sono i comitati di quartiere (alcuni dei quali scaduti da parecchio tempo), le cui esistenza e attività sono già descritte e regolate nello Statuto Comunale. Per il Circolo del PD di Somma Lombardo Gianluca Sari spazio aperto Quanti pensieri tristi, e raramente lieti fa sorgere alla mente questa semplice parola “Emigrazione”. Se poi la trasformiamo in “Immigrazione” sono dolori poiché, ai pensieri, si accomunano parole e gesti che, a ragionarci bene, poco si addicono a persone sagge ed intelligenti. Infatti, proviamo ad unire ad “Immigrazione” queste poche parole: clandestinità, delinquenza, paura di essere sopraffatti dal numero degli immigrati e quindi la perdita di identità nazionale o regionale da parte di chi accoglie gli immigrati, ed ecco che la mente entra in un girone dantesco di pensieri negativi e di paura i quali, per il momento, non sono seguiti da atti di violenza sulle persone. È la parola “paura” che, storia loocale anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 18 Emigrazione Vorrei iniziare questo mio breve colloquio con Voi lettori utilizzando le parole di un nostro concittadino giornalista che, parecchi anni fa titolava una sua rubrica su di un quotidiano serale milanese. Egli, titolando la sua rubrica con le parole: “Pensaci Giacomino” intendeva sollecitare i suoi lettori a riflettere su quello che la sua penna metteva nero su bianco, quasi obbligandoli a pensare, intuendo che, solamente pensando e ripensando su quanto si legge o si vede, si può alla fine dire cose sensate o meglio ancora piuttosto che dire cose a vanvera fare un “bel tacere”. Pensare... pensare... ed in questo caso c’è una parola che può far nascere una serie di ragionamenti più o meno lieti, più o meno tristi, ma sempre validi, e la parola è “Emigrazione”. qualche anno fa entrò sporadicamente tra la gente “nostrana”. Man mano che l’immigrazione assumeva un andamento sempre più notevole, ed incontrollato, più frequentemente tale parola entrò sia nel dialogare giornaliero, sia in programmi radiotelevisivi. Così con il passare degli anni, a motivo dell’enorme numero di immigrati, siano essi legalizzati oppure clandestini, nella mente della maggior parte degli italiani si venne a formare un modo di pensare che, cancellando ogni forma di solidarietà per gli altrui bisogni (come: ricerca di una migliore condizione di vita) oppure, peggio ancora, per sottrarsi ad una guerra nel loro paese d’origine, determinò la nascita di un pensiero oltremodo egoistico sotto forma di “salvezza della no- combatterono delle guerre con le popolazioni che le abitavano. Con queste motivazioni furono mandati migliaia e migliaia di concittadini a combattere in Africa, illudendoli che, dopo tali guerre essi avrebbero avuto in proprietà campi da coltivare per le loro famiglie come se fossero terre ove scorre latte e miele, mentre invece furono fonte di inutili sacrifici, fatiche, sudore e sangue. Inoltre furono sempre malvisti dalle popolazioni sottomesse, ed alla fine furono rimandati da dove erano venuti a furor di popolo. Ultimamente, dopo la Seconda Guerra Mondiale molti italiani decisero che, per la propria sopravvivenza, era meglio emigrare, lasciare il proprio paese, ed avviarsi verso altri più o meno stra identità etnica”. Purtroppo questo modo di pensare che, qualcuno giudicò oltremodo egoistico, fece dimenticare alla maggior parte di noi italiani il nostro passato sia remoto sia prossimo. Infatti, se andiamo indietro nel tempo e leggiamo i vari registri comunali che trattano questo grave problema, possiamo leggervi molti nomi di nostri compaesani che, per non morir di fame, presero la via dell’emigrazione verso paesi lontani o lontanissimi dai quali ben pochi, in seguito, poterono ritornare. A volte l’emigrazione fu mascherata dai nostri governanti come “Portatori di Civiltà ” in terre sconosciute ai più, oppure come diritto ad avere un “Posto al Sole” e per questi motivi si Par ricurda’a i emigrant Per ricordare gli emigranti Oh gent vignì a sintì ka cunti su Da gent che cunt i rood o cunt barchèt L’è nacia in gir pà ’l mund a catà-su Cui sò sudour danè par i michèt Oh gente venite a sentire quello che dico Su gente che con le ruote o con barchette È andata in giro per il mondo a raccogliere Con sudore soldi per il pane. Daj temp di Duca-vicc, ormaj luntan La gent di nost paes s’è daj da fà; L’è nacia in Franza, Prusia par ul pan, In ‘Merica, Austraja...e.. pusè in là. Dai tempi degli antichi Duchi, ormai lontani La gente dei nostri paesi si è data da fare; È andata in Francia, Prussia, per il pane, In America, Australia... e... più in là. La gent cunt su la neff suj sò cavèj A la ricorda anmò mè fuss ... duman... Quand gh’è finì la ghèra, par fa i ghèj Quanti parent e amis in nacc luntan. La gente con la neve sui loro capelli Ricorda ancora come fosse... domani Quando finita la guerra, per guadagnare soldi Quanti parenti ed amici sono andati lontano. Sì, ricurdemm ‘nsema, sangh dal nos sangh, Finì luntan da chì in tera negra, Par lasam fià e minga mett i stangh, Par lasam chì a pacià ul pann da segra. Si, ricordiamo assieme, sangue del nostro sangue Finito lontano da qui in terra cattiva Per lasciarci respirare e non metterci intralci Per lasciarci qui a mangiare pane di segale. I mamm quanti suspir hann mandà giò Insema aj pà, par dì, par mees, par ann: Fin quand j-hann vist (quaj v’un) turnà chì-mò Fin quand ul Temp la quatà-giò i afann. Le mamme quanti sospiri hanno inghiottito Assieme ai papà, per giorni, mesi ed anni: Fin quando li hanno rivisti (qualcuno) tornare Fin quando la Morte ha coperto gli affanni. Inscì l’è staj par tanci Sancarlitt, Par Bergamasch cul goss e Ludigian, L’è staj par Piamuntees e Mandaritt, Parchè tutt l’è Paes, tucc sèmm ‘talian. Così è stato per tanti Veneti, Per Bergamaschi e Lodigiani, È stato così per Piemontesi e Siciliani, Purché tutto è Paese, tutti siamo Italiani. Mò setà-giò sèmm chi par ricurdà La gent che mò gh’è pù, ka gh’è partì: Ma insema a nunn gh’è gent ka gh’è rivà... Ma anca lour ricord ga n’hann... eeeh... sì. Ora seduti siamo qui per ricordare La gente che adesso non c’è più, che è partita: Ma assieme a noi c’è gente che è arrivata... Ma anche loro ne hanno di ricordi... eeh...sì. PS. Seguono alcune illustrazioni d’epoca per meglio sottolineare quanto scritto. Sopra la copertina della Domenica del Corriere datata 30 Ottobre - 5 Novembre 1938 - XVII che mostra la partenza di “ventimila” nostri connazionali per la Libia “dove moderne case e vasti poderi attendono i nuovi colonizzatori”. Al centro: quella del 13-19 Novembre 1938 - XVII, per far conoscere “il festoso arrivo di un gruppo di coltivatori italiani in uno dei nuovissimi paesi sorti in Libia; una casa con tutte le comodità e un vasto campo attendono le laboriose famiglie”. Ora si pone una domanda: quanto durò la felicità dei nostri colonizzatori? La risposta: dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale sia i colonizzatori della Libia sia quelli che, in seguito, partirono per l’Africa Orientale in cerca di un posto al sole nelle terre dell’Impero appena conquistate, si videro rimpatriare con la forza, poveri più di prima, dagli “Alleati Liberatori” con un trattamento che, in modo molto eloquente, è sottolineato dal settimanale satirico Don Basilio. (Vedi illustrazione). lontani, lasciando agli altri famigliari meno coraggiosi quel poco che avevano. Ma questi tragici anni noi italiani non vogliamo più ricordarli, vogliamo dimenticare che, fino a pochi anni fa siamo stati noi ad essere giudicati dei clandestini, dei ladri di lavoro. Oggigiorno accade spesso di sentire accomunata alla parola immigrato quella di delinquente come se tutti gli extracomunitari, siano essi regolari sia clandestini, fossero dediti allo spaccio della droga, al furto oppure alla rapina, ma non è così. Come un tempo i nostri emigranti NON TUTTI furono dei malfattori tipo: Al Capone, Lucky Luciano ecc., così dobbiamo pensare che, anche coloro che in questi anni sono arrivati tra di noi provenendo dai molti paesi del globo, NON TUTTI sono dei delinquenti ma persone bisognose di trovare, e giustamente, un modo migliore di sopravvivenza per se e per i loro figli. Questa poesia scritta parecchi anni fa in occasione di una giornata dedicata agli emigranti indetta dal Comune di Taino, un comune della nostra provincia a pochi chilometri da Somma, spera di esprimere al meglio le problematiche che stanno all’interno della parola “Emigrazione”. Nello stesso tempo cerca di farne rivivere il loro ricordo alla maggior parte dei sommesi i quali, oggigiorno, invece di emigrare alla ricerca di un “pezzo di pane” si “accontentano” di andare in paesi lontani per “rilassarsi” dalle tensioni che, la vita moderna, li affatica. spazio aperto storia locale anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 19 Tre copertine della Domenica del Corriere la prima datata 28.2.1932, la seconda 7.12.1947 e la terza 29.12.1946 che mostrano, se ce ne fosse bisogno, quali tremende situazioni dovettero affrontare i nostri connazionali nel tentativo di emigrare verso un futuro più roseo per loro e per i loro figli. In alcuni casi la morte li attendeva sulla via dolorosa dell’espatrio. Ma per chi raggiungeva il luogo sospirato, come se fosse il nuovo Paradiso, cosa l’attendeva? Una vita facile? Gente comprensiva per la loro disastrata condizione? Se penso a Mancinelle ed a tutti i minatori morti in Belgio ed in altri paesi direi proprio di no. Orbene se invece dei nostri connazionali vi fossero raffigurati i clandestini che, oggigiorno rischiando la propria vita attraversano il Mediterraneo su barconi fatiscenti od in T.I.R. stivati come porci ci commuoveremmo ugualmente? Riflettete gente, riflettete. Qui un paio di fotografie, sempre tratte dalla Domenica del Corriere datata 22.6.1947, dedicate a coloro che stanno per avviarsi verso terre lontane nella convinzione di trovare luoghi ove “far fortuna” cioè uscire una buona volta dalla misera condizione nella quale stanno. Era il dopoguerra. L’Italia, uscita dalla II G. M. si trovava in miserande condizioni, paesi devastati dai bombardamenti, fabbriche sinistrate e quindi con pochissima offerta di lavoro per i reduci che tornavano dai vari campi di concentramento. In conseguenza di questo molti cercarono nell’emigrazione una vita migliore per loro e per la famiglia che intendevano costruirsi. Anche se avevano la morte nel cuore nel lasciare i loro genitori e i loro paesi natii, molti mostrano volti sorridenti, in quanto fiduciosi su quello che li aspetta ma, e la domanda s’impone, come furono accolti dalle popolazioni straniere? Da ruba lavoro oppure da “Vu Cumprà”? Avranno raggiunto il benessere al quale aspiravano? Sorge un’altra domanda molto importante: ammesso e non concesso che l’abbiano raggiunto quel benessere, quanti sacrifici hanno dovuto sostenere, e quanto pianto di nostalgia hanno fatto? Forse è meglio non dare una risposta. Alla fine di questa piccola chiacchierata sull’emigrazione desidero parlare d’alcuni compaesani che, tra la fine dello XIX secolo e l’inizio dello XX emigrarono in terre lontane. Il primo è Monsignor Albino Gorla il quale non si potrebbe chiamare propriamente “emigrante” in quanto scelse di andare in Terrasanta come sacerdote all’età di diciotto anni e colà rimanendo fino alla morte avvenuta alla non tenera età di cento e un anno compiuti. Un secondo fu Carlo Pedroni partito anch’esso giovanissimo per gli Stati Uniti e colà rimase fino alla sua morte avvenuta all’età di novantadue anni. Egli mi raccontò che un suo parente Pedroni Felice fu lo scopritore dell’oro dell’Alaska e che tale scoperta diede inizio alla “corsa dell’oro” in quella regione. Purtroppo questo lo venne a sapere oramai avanti negli anni e non potè svolgere accurate indagini sul fatto. Pochi anni fa ebbi modo di andarlo trovare e, ricercando nella biblioteca di Cottage Grove, Oregon; trovai questa foto nella sto- STUFE A PELLET, LEGNA, TERMOSTUFE NUOVA ESPOSIZIONE Via Milano, 94 - 21019 Somma Lombardo (VA) tel. 0331.256107 APERTI TUTTO AGOSTO CON PROMOZIONI ESTIVE ria dell’Alaska. Di Peruzzotti Carlo ho avuto notizia qualche tempo fa da suo pronipote Giuseppe il quale mi ha raccontato che Carlo era emigrato in giovanissima età in Patagonia (cioè nella lontanissima Terra del Fuoco) e, purtroppo, non fece più ritorno a Mezzana. Da: AMARCORD DI UN TEMPO CHE FU di Carlo Ferrario Carlo ed Annetta Pedroni nella foto per il passaporto nel 1970. Sotto a sinistra: Monsignor Albino Gorla nel giorno del suo centesimo compleanno. Sotto a destra: foto del monumento eretto nella piazza principale di Fairbanks, capitale dell’Alaska, in onore allo scopritore dell’oro in quella remota regione. Come si sa l’Alaska fu un territorio della Russia degli zar e fu acquistato dagli U.S.A. per pochissimi dollari. spazio aperto associazioni anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 20 Rock Inn Somma 2008 Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento con il Rock Inn Somma: un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti della musica rock a 360 gradi e non solo. L’invito è rivolto, infatti, anche a chi vuole passare una serata piacevole all’insegna della buona musica, a chi vuole placare la calura estiva e la propria golosità sorseggiando della buona birra e provando i prodotti dell’ottimo stand gastronomico. Senza dimenticare che ci sarà lo stand de “Il Cirroso” con tutti i suoi spassosi giochi: anche quest’anno l’evento sarà l’occasione per delle simpatiche sorprese. La festa si svolgerà come è solito in tre serate. Venerdì dalle 19,30 inizierà la prima serata di concerti: i Wildsnake (Whitesnake tribute band, hard rock) come headliner, supportati dagli energici Exalt Cycle da Milano (nu-metal) ed i Down Cure da Somma Lombardo (nu-metal). In serata si esibiranno anche i vercellesi Alltheniko (trash metal) e come apertura, i Marshall Point da Cardano al Campo che propongono alternative metal. Sabato la serata inizierà alle 19 e ad aprire le danze saranno i giovani gallaratesi Rush Anger (trash metal), seguiti dal rock dei sommesi Etra (rock). A loro farà subito seguito l’horror punk dei milanesi Greedy Mistress e Easygirls per concludere con l’heavy metal di Storm Bringer e Main Pain, rispettivamente targati Varese e Novara. Anche domenica i cancelli apriranno alle 18,30, mentre i concerti inizieranno alle 19. L’inizio serata avrà un impronta decisamente più folk/gothic metal e si avvicenderanno sul palco gli Eternal Silence (gothic metal da Luino), i bravissimi Furor Gallico (folk metal da Monza), i Sidhe (gothic/folk metal) e una band che riproporrà brani classici del folklore irlandese in chiave più rock Uncle Bard & The Dirty Bastards! La serata si chiuderà con le esibizioni dei Bejelit (epic/power metal) da Arona e dei novaro-varesini Fury’N’Grace (proressive/ doom metal). Ci vediamo dal 18 al 20 Luglio al campo sportivo di Somma Lombardo in via Novara per il Rock Inn Somma 2008!!! Rock Inn Somma regala birra a chi arriva mezz’ora prima dell’inizio dei concerti. Siate puntuali! Anzi... in anticipo! Il Comitato organizzatore Rock Inn Somma 2008 Gabriele Peloso I Quartieri di San Bernardino e San Rocco e la loro Festa di Primavera Finalmente è stata festa anche per i bambini e i ragazzi oltre che per i grandi! Lasciatecelo dire: ci siamo riusciti! In un mese l’abbiamo pensata ed organizzata e tutti, tutti, sono rimasti soddisfatti. Domenica 30 marzo nella zona mercato, la gente è stata tantissima, molta più delle nostre più rosee previsioni. Quello però che ci ha fatto più piacere è stata la partecipazione di tantissimi giovani e bambini che, a seconda dell’età hanno trovato ad aspettarli giochi e gare a premio, ma soprattutto un clima di sana e festosa allegria. Ed è stata subito festa!!! Ci siamo ricordati di quei vecchi cari giochi tradizionali che caratterizzavano le sagre paesane, li abbiamo proposti e il risultato ci ha ampiamente premiato. Le gare più divertenti sono state: per i grandi quella degli spaghetti mangiati in una terrina con le mani dietro la schiena, per i più piccoli, invece, quella del budino posto in un vaso da notte mangiato allo stesso modo, ma con l’aiuto alla fine dei genitori. Per le coppie mangiare una mela appesa ad un filo è stato veramente arduo ma altrettanto divertente. Di seguito le gare di resistenza: salto della corda, hula-hop, campana, e cucchiaino in bocca per reggere una pallina da ping-pong. I giochi delle freccette, ma soprattutto quello dei barattoli, sono stati i preferiti dai ragazzi. Un successone è stato anche il mini-corso con relativo diploma di “Maestro Gelataio” tenutosi presso la “Gelateria Peccato di Gola” che ha coinvolto moltissimi bambini. Dotati per l’occasione di calzari usa e getta, di magliette e cappellini, hanno potuto vedere come viene fatto il gelato artigianale e alla fine, entusiasti, gustarlo. Peccato che nessuno abbia pensato di fotografarli! Sarebbe stata la cornice più adatta a questo articolo. Faremo meglio la prossima volta. I vincitori delle gare sono stati premiati con patatine, gelati e bottiglie offerte dai vari espositori. In quanto a noi per recuperare qualche soldino che coprisse in parte le spese, siamo ricorsi al gioco del “peso” di una pancetta (kg. 4,034) offerta dalla “Bottega della Carne” e vinta da Fortunato (di nome e di fatto) fiorista del Cimitero oltre che di una torta gelato offerta dalla Gelateria già menzionata e vinta dalla signora Piera. Bellissima è stata l’esibizione di break-dance dei ragazzi di Antonio Pitrelli (sempre disponibile) e che ha confermato ancora una volta l’alto livello e la versatilità della sua palestra. Lo ringraziamo caramente. Un altro grazie agli espositori che, rappresentando le attività dei nostri due quartieri, riqualificano Somma bassa. Bravissimi gli hobbisti!!! Abbiamo degli artisti in casa e non lo sapevamo. Infine, grazie al Ristorante San Rocco, alla Spuntinoteca e alla Gelateria Peccato di Gola, è stato assicurato un ristoro superlativo!!! Questa manifestazione ideata con l’unico scopo di portare un po’ di vita e diver- timento anche in periferia, è riuscita grazie al lavoro e alla partecipazione di tante brave persone che hanno risposto al nostro appello (come avevano già fatto per il carnevale) felici di lavorare tutti insieme per i loro quartieri e la loro città. Siamo convinti che questo “lavorare insieme” ci migliori in ogni senso, come persone e come cittadini. Il nostro augurio è quello di annoverare presto tra di noi altri amici che ci aiutino a rendere più vivibile la nostra città. Alla prossima dunque!!! Questo articolo doveva comparire insieme ad altri due presentati dai Quartieri sul precedente numero di Spazio Aperto, ma ci è stato rifiutato poiché lo spazio a disposizione era limitato. Le nostre proteste sono state raccolte dalla Prealpina ed il giorno 31 maggio 2008 è uscito un articolo che titolava appunto. “Più spazio ai quartieri!”. Il signor Locurcio direttore della nostra rivista civica, intervistato dalla giornalista, si è difeso dicendo che non riesce a far stare in pagina sempre tutto aggiun- gendo che, per non tagliare nulla dal pezzo del Sig. Mauro Picchetti aveva dovuto ridurre l’altezza dei caratteri tipografici. Ma grazie Signor Locurcio, era proprio questo che volevamo dire! Due pesi... due misure, poiché l’insieme dei nostri tre articoli non ne eguagliava neanche metà. Infine, vorremmo puntualizzare che i Comitati di Quartiere rappresentano qualche migliaio di cittadini, mentre il Sig. Picchetti (senza rancore) rappresenta solo se stesso. Questa piccola diatriba con il direttore del nostro giornale ci è servita se non altro ad ottenere dal Sindaco Colombo l’impegno a farci avere (come prevede lo Statuto Comunale per i Quartieri che organizzano manifestazioni) un contributo per rimborso spese. Noi vogliamo crederle Signor Sindaco, diversamente significherebbe che la sua Giunta non si attiene “nemmeno” alle regole che si è data. Per i Segretari dei Quartieri di San Bernardino e San Rocco Luciana Barchi V7 CLASSIC Orari: 8,30-12,15 / 15-19,15 Oppure su appuntamento CHIUSO SABATO POMERIGGIO SX 125 I NOSTRI SERVIZI: VENDITA, RIPARAZIONE, RICAMBI SOSTITUZIONE GOMME - RITIRO E CONSEGNA COL NOSTRO MEZZO VIA G. MAZZINI, 83 - S.S. SEMPIONE - 21019 SOMMA LOMBARDO (VA) - TEL. 0331.25.61.67 - FAX 0331.25.71.69 - e-mail: [email protected] spazio aperto associazioni anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 21 L’Ospedale Bellini tra promesse e speranze: quale futuro? Si era espresso così l’assessore regionale Raffaele Cattaneo in una intervista sull’ospedale Bellini di Somma Lombardo: “Oggi un ospedale deve puntare sulle sue specialità, perfezionarsi in aree di intervento in grado di richiamare utenti”. È in questo senso che qualche anno prima tra Azienda Sanitaria e Amministrazione Comunale è stata concordata e redatta la riqualificazione moderna Medico-Chirurgico-Riabilitativo, inserita nel Piano Strategico 1999/2001 che, ribadito e votato all’unanimità nella seduta del 21/12/2007 -una copia è stata fatta pervenire al nuovo Direttore Generale dott. Armando Gozzini - portava il Bellini ad essere una struttura ancora per acuti in una prospettiva più funzionante in grado di rispecchiare la vera esigenza del territorio nelle direttive programmatiche regionali. I punti centrali del Piano erano: riattivare il “primo intervento” in una apertura di 12 ore, mantenere il primariato di Medicina Interna, sviluppare la Cardiologia e un centro per l’Ipertensione, attivare una Unità Organizzativa Polichirurgica Aziendale con 12 p. l. di Day Surgery e 12 p. l. di Five Surgery (chirurgia di 5 gg) che avrebbe permesso di garantire la presenza dell’Anestesista anche in supporto al primo intervento, ristrutturare le due sale operatorie al secondo piano. Il 02/01/08, giorno dell’insediamento ufficiale, il nuovo Direttore Generale esordì sulla stampa dicendo: “...il principio della territorialità sarà irrinunciabile... per il Bellini non andremo certo indietro, ma tenderemo al miglioramento... considerando l’importanza del rapporto con Malpensa e la qualità delle prestazioni”. Otto giorni dopo lo stesso definì il Bellini irrinunciabile risorsa, un ospedale vivo da valorizzare secondo principi di efficienza ed efficacia, nel dialogo col territorio e nel confronto con la realtà locale, senza precludere altri potenziamenti: “Sto studiando -continuava- una brochure che mi ha fatto pervenire il Sindaco di Somma: è ricca di spunti interessanti che meritano di essere approfonditi”. Il 7/03/08 il dottor Gozzini ribadì la necessità di far funzionare al meglio l’esistente per le sue tipicità, per il fatto che serve una certa area di territorio ed ha un’impronta Riabilitativa oltre a valenze Chirurgiche e di Medicina Interna da mantenere. Il Comitato pro Ospedale “A. Bellini”, fondato nel 1984, unico comitato istituzionalmente riconosciuto, nello scorso mese di febbraio, chiese al Sig Sindaco che fungesse da tramite per un incontro ufficiale con il nuovo Direttore Generale; poiché a maggio l’incontro non c’è stato, si è cercata una nuova strada con l’intervento di un esponente di maggioranza, sperando di avere più fortuna, ma a tutt’oggi niente! Se il nuovo D.G. ritiene l’incontro con il Comitato solo una perdita di tempo, presumendo che siamo venditori di aria fritta, dei rompiscatole che di sanità e ospedale non capiscono niente, mi dispiace, non è affatto così! Io credo che, dopo trent’anni di lavoro al Bellini qualcosa ho imparato. Faccio parte del Comitato dal 1985 e credo di aver dato un buon contributo nella salvaguardia dell’ospedale: quando il dott. Rania fece la sua prima visita ufficiale in ospedale mi volle conoscere (forse qualcuno gli aveva riferito che facevo parte di quel Comitato che aveva mandato a casa il suo predecessore con manifestazioni e articoli sui giornali), parlammo e fu una chiacchierata costruttiva. Vorrei venisse definitivamente sfatato quell’atteggiamento insipiente che induce ad identificare il nostro impegno con una anacronistica iniziativa campanilistica, perché in tutti questi anni abbiamo sempre considerato l’ospedale un bene e un patrimonio di tutti i cittadini nel suo naturale bacino di utenza attribuitogli sulla carta, senza trascurare che attualmente c’è affluenza anche dal bacino del S. Antonio Abate e dal vicino Piemonte. Nella delibera del 21/12/07, si chiedeva che, prima di ogni decisione in merito al futuro dell’ospedale, si potesse visionare il Pofa (Piano Stra- HOU L I ED S.R.L. SE • • • • • • • • Ric. disagi Angera e Gallarate! Nei locali ristrutturati degli ambulatori di Cardiologia del Bellini, terminati sei mesi fa e costati 300000 euro, mancano solo gli arredi: si spera che vengano inaugurati a breve, dato che a Gallarate è già stato fatto. Sempre nell’articolo del 15/06/08, si parlava dello spostamento dell’auto medica del 118 da Gallarate a Somma per un consolidamento: ben venga questa nuova strategia logistica, a dimostrazione del fatto che il Bellini si trova in un punto molto strategico di un territorio assai vasto. Considerato che l’obiettivo Aziendale è di far funzionare al meglio l’intero dipartimento di emergenza, così da ottenere prestazioni tempestive ed efficaci, evitando dispersioni di qualunque tipo, si auspica che, per garantire un miglior servizio del primo intervento nelle dodici ore di apertura, venga assicurata in questo lasso di tempo anche la presenza attiva in ospedale sia del radiologo, sia del medico di laboratorio, valutando inoltre il prolungamento delle ore di apertura. Per quanto riguarda la presenza del Rianimatore, che potrà essere disponibile nelle ore di attesa, il dott. Banfi sa benissimo che, se costui sta aiutando e viene chiamato in urgenza, deve smettere immediatamente e partire: si può dire pertanto che sarà solo di supporto, comunque molto gradito. La Day Surgery nel 2007 ha avuto un attivo di 600000 euro, quindi è un’unità che va potenziata con gli altri 6 p.l. di Five Surgery: questa è la chirurgia del domani e darebbe al Bellini un’impronta moderna, veloce e redditizia nelle direttive programmatiche regionali, senza creare nessun doppione con gli altri due ospedali. Con la recente revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) varata pochi giorni prima del cambio di Governo, sono stati aumentati gli interventi in Day Surgery, dai 18 attuali se ne aggiungono 25: a maggior ragione è opportuno potenziare questo servizio a Somma. Per quanto riguarda le sale operatorie, è indispensabile la loro ristrutturazione, così si avrebbe sullo stesso piano la degenza e il comparto operatorio, ripristinando la privacy degli operati: il dott. Gozzini ha promesso che ciò sarà realizzato con soldi dell’Azienda. La Riabilitazione Funzionale subacuta va mantenuta con la specialistica, fiore all’occhiello dell’Azienda, ma ci risulta che dovrà essere spostata altrove, per far posto alla più redditizia Riabilitazione Estensiva. Dopo questa sintetica cronistoria, si può affermare che il Bellini non ha paura di presentarsi e pretendere più rispetto, perché ha sempre dato, lavorato e prodotto utili, chiare cifre statistiche lo dimostrano, grazie alla professionalità di tutto il personale medico, paramedico e tecnico, nonostante l’accanimento e la mortificazione di questi anni, con la consapevolezza che si può dare e fare di più per il bene dei cittadini che pagano le tasse e pretendono un buon servizio. Il Comitato pro Ospedale è arcistufo di sopportare questo ennesimo depauperamento nei confronti dell’ospedale: se finora siamo stati solo tranquilli spettatori, da questo momento diventeremo combattivi come una volta, convinti che porteremo in piazza, e non solo lì, 5000 cittadini e promuoveremo qualsiasi forma di protesta: il sud d’Italia ce lo insegna! Riteniamo si tratti di Malasanità Organizzativa: basterebbe applicare il buon senso per dare una buona e moderna assistenza sanitaria senza destare incresciosi malcontenti nella popolazione di tutto il territorio di competenza dell’Azienda ospedaliera S. Antonio Abate. Il Bellini, struttura ospedaliera per acuti nata 104 anni fa, ha sempre avuto buoni utili e garantito un buon servizio a che gli si è rivolto, è situato in una zona ad alto rischio (Malpensa), alta viabilità ed elevato incremento demografico, eppure viene trattato da TERZO MONDO, grazie ad alcuni personaggi che, abusando del loro potere, vogliono a tutti i costi riconvertirlo in CRONICARIO. Per il Comitato pro Ospedale Mauro Tapellini n° 440 Tabaccheria • Valori Bollati Via Milano, 87 - 21019 Somma Lombardo (VA) Telefono 0331.256.298 - Fax 0331.252.613 Articoli da Regalo PER APPUNTAMENTI RIVOLGERSI: Ufficio: Corso Europa, 6 - Somma Lombardo (VA) cell. 349.3092604 - 333.4227109 tel/fax 0331.250122 Chiedi informazioni riguardanti detrazioni fiscali e finanziamenti BANDA & SANFELICE S.N.C. www.bandaesanfelice.com TEL. 0331 220.081 - FAX 0331 720654 viene confermato dall’articolo di stampa del 15/06/08: ci sarà un solo Primario che dirigerà il dipartimento d’emergenza dei tre Presidi Ospedalieri, una piccola rivoluzione, destinata a ripetersi per altre unità mediche dell’Azienda. Per questo riteniamo fondamentale che, così come avverrà per la Dermatologia e la Gastroenterologia di Gallarate, venga nominato il nuovo Primario di Medicina Interna a Somma. Riguardo alla fantomatica piccola rivoluzione del Primario unico, ahimè, il Bellini ne è già vittima (siamo convinti che questa pensata non verrà attuata in futuro nei reparti di degenza di Angera... si sa, lì ci sono i Santi Protettori!) e sappiamo, purtroppo, come funziona questo tipo di gestione: 1) Radiologia: un solo medico fino alle ore 16; da metà 2007 è stata soppressa la reperibilità medica dalle 16 alle 08, sabato e domenica compresi, creando una situazione scandalosa in quanto, se necessita un’ecografia urgente, si deve attendere l’arrivo dell’ambulanza da Gallarate, sperando in una disponibilità immediata, che preleva il paziente dal reparto o dal primo intervento, lo trasporta a Gallarate, dove non sempre si riesce subito ad eseguire l’esame, quindi lo riporta all’ospedale di Somma. 2) Laboratorio: dalle 13.30 alle 08 manca il servizio in ospedale, compreso il sabato e la domenica; la procedura è analoga a quella sopraccitata, il referto arriva tramite fax, spesso non prima di un’ora. 3) Endoscopia: dal 15/4/08 è stato sospeso il servizio, fino a quando non si sa! Ciò ha portato ad una forte lievitazione della lista d’attesa, costringendo chi ne fa richiesta a dover sopportare il disagio di recarsi ad Angera (due mesi di attesa), a Gallarate (tre mesi), o presso strutture private. Un vero peccato, perché il servizio funzionava benissimo. Questa è la gestione razionalizzata del Primario unico, ma chi se ne frega se i cittadini che gravitano sul Bellini sono trattati a pesci in faccia, l’importante è che funzionino senza SMOKE TENCONI Coperture civili ed industriali Rimozione amianto Idraulica e lattoneria Pavimentazione e isolamenti Pensiline e pannelli di copertura Ristrutturazione muraria Manutenzione stabili Preventivi e pratiche comunali VIA VERDI 162 - SAMARATE (VA) tegico) al fine di discuterlo democraticamente, come già era stato fatto in precedenza con l’ex D.G., dott. Rania. Il nuovo D.G., riguardo tale richiesta, così si espresse: “Su questo possono stare tranquilli gli Amministratori e i cittadini, sarà mia cura coinvolgerli ogniqualvolta verranno prese decisioni che riguardano l’ospedale”. A parer nostro questo non è accaduto: a fine mese la terza commissione sanità visionerà tutti i Pofa delle Aziende Ospedaliere; può quindi scattare un certo sospetto sul futuro dell’ospedale, perché ancora oggi non capiamo l’odioso, inspiegabile accanimento di alcuni personaggi che, abusando del loro potere, prima volevano a tutti i costi riconvertire il Bellini in una struttura per Riabilitazione Geriatria di Mantenimento e adesso in Riabilitazione Estensiva, ignorando la realtà e chiudendo ottusamente gli occhi davanti all’evidenza che denuncia le molte assurdità burocratiche e l’ottusità politica quando si sottovaluta che, se un buon 40% di cittadini di questa Azienda si rivolge a strutture sia pubbliche che private del vicino territorio per farsi curare o operare, ci sarà un motivo ben valido. Da diversi mesi a Somma il malcontento serpeggia, a qualsiasi livello si parla del modo in cui è stato mandato in pensione (a parer nostro d’ufficio) il Primario di Medicina di Somma, capo dipartimentale aziendale di medicina, mentre altri due suoi colleghi di Gallarate, nella stessa situazione di età, qualifica, e capi dipartimento di Urologia e Cardiologia sono stati riconfermati, come è previsto dalla legge. Allibiti dal metodo adottato per questa decisione, siamo portati a pensare (alludendo alla volontà di alcuni) che questa figura non verrà più rimpiazzata, bensì soppressa e trasformata, insieme al reparto di Medicina Interna, in Riabilitazione Estensiva, pallino di un certo Primario. Ci auguriamo di sbagliarci, che la Medicina rimanga, ma crediamo che, in quel caso, chi la gestirà sarà il Primario di Gallarate; questo sospetto ci PUNTA SULL’EMOZIONE via Milano, 60 - Somma Lombardo (VA) tel. 0331.252546 di Guido Catania • Servizi rapidi per auto. • Sostituzione e riparazione parabrezza. • Oscuramento vetri con omologazione per auto, negozi, uffici, abitazioni. • Riparazione alzavetri elettrici e manuali. • Ricarica clima. SERVIZIO ANCHE A DOMICILIO via Milano, 106 - SOMMA LOMBARDO tel. e fax 0331.25.38.60 - cell. 340.352.41.01 www.dymmy.it/multimodo • [email protected] spazio aperto Prendendo il “la” dagli incontri con i ragazzi delle scuole elementari vogliamo cominciare una sorta di giro turistico all’interno dell’organico del corpo musicale presentando gli strumenti musicali tipici della Banda. L’organico bandistico è costituito da strumenti a fiato e percussione, anche se occasionalmente, specie nei concerti, può essere introdotto ad esempio il pianoforte o la tastiera, che possono ulteriormente essere classificati in tre grandi famiglie: • “legni” in cui troviamo gli strumenti che, almeno in origine, erano costruiti in legno: il clarinetto, il flauto, l’oboe, l’ottavino e la famiglia dei sassofoni. • “ottoni” che comprendono gli strumenti costruiti, almeno originariamente, in ottone: il corno, la famiglia dei flicorni (tra cui il baritono, meglio conosciuto come bombardino), il sassofono, la tromba, la tuba e il trombone. • “percussioni” che sono quelli in cui il suono viene prodotto percuotendo con vari mezzi membrane, tubi metallici, legni. Possono dividersi in quelli a suono determinato (xilofono, timpani) e a suono indeterminato (batteria, grancassa, piatti, tamburello, triangolo). Cominciamo il nostro “viaggio” dal flauto traverso, lo strumento che sempre troviamo in prima fila quando la banda sfila per le vie della città. In banda attualmente abbiamo tre flautisti: Stefania associazioni anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 22 La Banda c’è ed Elisa e Stefano. Stefania ed Elisa insegnano anche presso la nostra scuola di musica. Il Flauto traverso Il flauto è uno dei più antichi e diffusi: la prima testimonianza dell’esistenza del flauto traverso la troviamo in un libro di poesia dell’antica Cina: il She King che risale al IX secolo A. C, anche se in alcune caverne europee (Slovenia, Svizzera, Spagna, Francia) sono stati ritrovati frammenti di ossa di animali (renne, orsi, pecore) che presentano dei fori prodotti artificialmente dall’uomo e che risalirebbero addirittura a 50.000 anni fa! La più antica rappresentazione indiscutibile del flauto traverso è un bassorilievo etrusco, di una necropoli nei dintorni di Perugia, datato dal II al I secolo avanti Cristo. Probabile quindi che anche gli antichi romani conoscessero ed usassero un tipo di flauto traverso. Fino al XIX secolo, la quasi totalità dei flauti erano in legno mentre oggi è quasi sempre costruito in metallo: alpacca argentata, argento, oro, platino. Il suo nome (anticamente: traversiere) deriva dal fatto che viene suonato in posizione trasversale asimmetrica, con il corpo dello strumento alla destra dell’esecutore, appunto “di traverso”. La forma moderna del flauto (cilindrico, a dodici o più chiavi) è dovuta alle modifiche applicate ai flauti barocchi (a loro volta derivanti da più antichi flauti a sei fori) dal tedesco Theobald Boehm (1794-1881) e ai successivi perfezionamenti ideati dai fabbricanti di scuola francese. Il più usato dei flauti (flauto traverso in Do) possiede un’estensione di 3 ottave. La brillantezza del suo timbro è stata utilizzata, in particolare, per imitare nella musica classica il canto degli uccelli in molti brani di diversa provenienza: ad esempio nel concerto “Il cardellino” di Antonio Vivaldi, nella “Sinfonia Pastorale” di Beethoven e come non citare la parte dell’uccellino Sasha in “Pierino e il lupo” di Sergei Prokofiev. Che dite... vi è venuta voglia di conoscere un po’ più da vicino questo bellissimo strumento? Allora vi aspettiamo al corso allievi! Il Corpo Musicale “La Cittadina” Simona Callegari Il Corpo musicale “La Cittadina” non avrebbe resistito fino ad oggi e non avrebbe raggiunto il livello artistico attuale senza l’apporto costante di forze nuove. Dal 1979 è stato attivato un corso di orientamento musicale rivolto sia a ragazzi che adulti con il desiderio di apprendere o approfondire lo studio di uno strumento musicale scegliendo tra: - Flauto; - Clarinetto; Madonna della Ghianda: il 25 maggio la camminata non competitiva svolgono interamente nel Parco del Ticino, toccando nel loro svolgersi alcuni luoghi caratteristici del nostro territorio, come il Santuario Madonna della Ghianda, dove ha luogo alle ore 9,30 la partenza, e il Santuario della Madonna del Lazzaretto, immerso nel silenzio dei boschi. La suggestività dei luoghi sacri, il passaggio in particolari zone, tipo la palude di Arsago, oasi del WWF, e la massa di parte- Avevamo nove e tredici anni quando, per la prima volta, abbiamo tenuto tra le mani un flauto traverso. C’erano altri ragazzi che con noi frequentavano il corso che aveva istituito la banda: chi per imparare a suonare il clarinetto, chi la tromba, chi il saxofono e mia sorella ed io il flauto. Facendo il gradasso, qualcuno diceva: “Fra tre mesi suonerò in banda”. Beh, le cose non funzionano proprio così. Suonare uno strumento musicale è bellissimo e come tutte le cose belle richiede studio, impegno e dedizione. Non si pensi però che l’impegno sia gravoso e lo studio noioso. Forse è stato d’aiuto il fatto che eravamo insieme, ma con mia sorella mi sono divertita moltissimo; solfeggiare, fare le scale in fondo era un gioco e i primi duetti, quando siamo diventate sufficientemente padrone dello strumento, una vera festa. Abbiamo così fatta nostra la magia che tutti i musicisti conoscono e per la quale vale la pena fare sacrifici: quando la lettura delle note è immediata e le mani hanno imparato a muoversi da sole sulle chiavi, si diventa parte della musica che si suona. Sembra retorica ma è proprio così. Provare per credere. Ricordo la prima prova con la banda. Eravamo emozionate, certo, ma ci sentivamo anche importanti: facevamo qualcosa da adulte anche se eravamo ancora delle bambine. Chi può dimenticare la tenerezza con cui siamo state accolte dagli anziani e la pazienza del maestro protratta anche alle prove successive quando non riuscivamo ad attaccare al momento giusto e finiva che stavamo in silenzio per tutto il pezzo. E soprattutto chi dimentica la fiducia che il maestro ci ha dato, tanto che nel primo concerto ci ha affidato una parte da soliste. Suonare in banda ci ha aiutato ad affrontare le difficoltà con coraggio e a metterci alla prova. Ad esempio, per carattere, non ci metteremmo mai in mostra, eppure, quando è richiesto un assolo, lo affrontiamo con determinazione. Così, dopo tanti anni, siamo sempre qui, divertendoci e sperando di far divertire chi viene ad ascoltare la banda. Stefania e Elisa • un livello avanzato per i più esperti che possono accedere a corsi di approfondimento. Per chi intende affrontare un percorso professionale è possibile creare un piano di studi finalizzato alle ammissioni ai corsi di laurea di primo e secondo livello previsti dalle accademie di alta formazione musicale dei conservatori. L’ottimo livello di prepara- zione è testimoniato dai brillanti risultati raggiunti dagli allievi che hanno proseguito gli studi in conservatorio dove, in diversi casi, sono stati subito ammessi al secondo anno. Per informazioni vi aspettiamo tutti i mercoledì dalle 21,00 alle 22,30 presso la sede di via Fuser 5. Il Corso Allievi Gruppo Amici del Santuario Domenica 25 maggio 2008 ha avuto luogo la 23ª edizione della camminata non competitiva intitolata al nostro Santuario sito in Mezzana di Somma Lombardo. Questa manifestazione sportiva, lo scorso anno, ha contato più di mille iscritti, provenienti da varie province. Tra questi, diversi gruppi sportivi che concorrono alla speciale classifica del “piede d’oro”. I due percorsi ecologici di 5,5 km e 11,5 km si La testimonianza di due flautiste cipanti, rendono la nostra manifestazione interessante sia per l’aspetto sportivo che per quello culturale. La nostra è una manifestazione di beneficienza i cui proventi sono interamente devoluti al mantenimento e al restauro del nostro Santuario mariano, splendido esempio di architettura rinascimentale. Per il Gruppo organizzatore camminata Don Ambrogio Parrocchia di Mezzana - Sassofono; - Tromba; - Trombone; - Flicorno; - Bombardino; - Basso; - Batteria. Il percorso di studio, che prevede lezioni individuali e collettive “affidate a maestri diplomati”, è costruito sulle esigenze dei partecipanti e prevede: • un livello di base per principianti; Il Corpo Musicale “La Cittadina” Simona Callegari Giugno Mezzanese 2008 Anche quest’anno, come da tradizione, la comunità parrocchiale di Mezzana ha vissuto tre settimane di festa con il popolare “Giugno Mezzanese”. Dal 30 maggio al 15 giugno “l’Antico Portico” è stato un brulicare di persone desiderose di passare qualche ora in allegria e spensieratezza gustando le varie specialità culinarie (chi non conosce i nostri gnocchetti???) tra musica, balli, giochi e spettacoli pirotecnici. Non sono mancati, nell’ambito della manifestazione, momenti sportivi (quali le camminate) che hanno attirato centinaia di persone e una commovente celebrazione religiosa per anziani e ammalati presso il Santuario “Madonna della Ghianda” presieduta da Don Luigi Brambillasca che proprio in questi giorni celebra il suo 55° anniversario di ordinazione sacerdotale. Nonostante l’inclemenza del tempo i risultati ottenuti hanno ampiamente ricompensato gli sforzi di decine di volontari che per settimane hanno lavorato alacremente per organizzare al meglio questo evento, avendo a cuore non il proprio tornaconto personale bensì il bene della comunità (e non solo). Non possiamo infatti dimenticare che i proventi di questa festa contribuiscono non solo a sostenere le spese di ristrutturazione del nostro oratorio ma anche a far fronte (seppur in minor misura) ai bisogni e alle necessità di istituzioni lontane quali l’ospedale dei bambini di Betlemme (che un gruppo di mezzanesi ha avuto modo di visitare durante il pellegrinaggio in Terra Santa dell’aprile scorso) e l’oratorio di Giakarta. Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno contribuito sia economicamente che con il proprio lavoro alla buona riuscita del Giugno Mezzanese 2008. Arrivederci alla prossima edizione 2009!!! Per il Comitato Organizzatore Don Ambrogio Parrocchia di Mezzana GALLIDABINO DORINO snc OFFICINA AUTORIZZATA FIAT CENTRO REVISIONI Controlli gas di scarico benzina e diesel - Bollino blu 2008 Per vetture e autocarri fino a 35 q.li, ciclomotori, motocicli REVISIONI ANNO 2008: Vetture, autocarri: 1ª immatricolazione 2004, già revisionati 2006 Motocicli e ciclomotori: 1ª immatricolazione fino al 2004 già revisionati 2006 ALTRI SERVIZI DELL’OFFICINA Riparazioni meccaniche, controlli iniezioni diesel e benzina, ricarica, manutenzione e sanificazione impianti AC Sostituzione gomme, bilanciatura e convergenza, sostituzione ammortizzatori, garanzie FIAT Centro Savarent, Ald, Arval, Leasys, Locat Rent, Car Server, Drive Service, Alphabet, Rete Points Per qualsiasi informazione telefonare dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12 e dalle 13.30 alle 19, sabato dalle 8 alle 12 VIA SAN MARTINO, 8 - 21019 SOMMA LOMBARDO (VA) - TEL. 0331.254.326 - E-mail: [email protected] spazio aperto sport anno XII n. 3 luglio 2008 • pagina 23 2° Corso di difesa femminile: al Ken Kyu Kai si replica il successo Anche questo 2° corso di autodifesa femminile, voluto dall’Amministrazione Comunale, ed in particolare dall’Assessore allo Sport Marta Birigozzi, e organizzato dall’Associazione Sportiva Ken Kyu Kai Sporting Libertas, si è concluso con piena soddisfazione da parte di tutte le partecipanti e degli organizzatori. Il successo è dovuto innanzitutto alla sua formula: si è voluto dare alle donne l’opportunità di approcciarsi alle più svariate tecniche di difesa (Judo, Krav-maga, Jeetkune-do, Kung-fu shaolin). In questo modo ogni ragazza ha avuto la possibilità di sperimentare le singole discipline, potendo poi scegliere quella più consona alla propria persona e approfondirla meglio. I vari insegnanti hanno puntato, in questi primi incontri, più che sulle tecniche, sull’atteggiamento psicologico da assumere nelle situazioni di pericolo per conservare lucidità mentale e calma interiore, condizioni essenziali che permettono di mettere a punto un’adeguata strategia di difesa. Questo aspetto è stato colto in particolare da Maristella, una delle allieve: “Ho apprezzato molto l’idea di tirar fuori autostima e fermezza nell’affrontare un pericolo, pur essendo consa- pevoli dei propri limiti fisici e caratteriali”. Al corso hanno partecipato donne molto diverse tra loro, anche per età: studentesse e insegnanti di scuola hanno insieme riso, scherzato, combattuto, sotto la supervisione dei loro maestri, in un’atmosfera amichevole. Il problema della mancanza di sicurezza è condiviso da tutte, ma in modo particolare dalle studentesse, come osserva Valentina: “Ho deciso di frequentare questo corso per imparare a difendermi, visto che studio a Milano e mi capita spesso d’incontrare persone che incutono timore. Questo corso mi è piaciuto tantissimo: mi ha aiutata anche a scaricare le mie tensioni”. Jasmine, giovane studentessa, asserisce: “Questo corso è stato molto educativo e utile per la nostra difesa personale. Apprezzerei molto poter continuare il corso di Jeet kune do e Krav maga perché si concentrano specialmente sulla difesa da strada. Con questo corso mi sono resa conto di quanto sia importante oramai imparare a difendersi da sole”. A conclusione di questo articolo, vorrei riportare un bel pensiero di Carla, allieva del corso, che suona come un’esortazione rivolta a tutte le donne: “ Forza donne! Sappiate difendervi dai soprusi e dalle bassezze della vita con ostinata determinazione, ma conservate sempre la vostra innata sensibilità e dolcezza!” Raffaella Re Nel 1990 la società “biancoazzurra” ritorna con gli juniores allestendo due formazioni, una affiliata in Lombardia e una in Piemonte, e le vittorie tornano ad essere numerose, tanto da riuscire ad eguagliare nella categoria i 19 successi ottenuti nel 1983. Risaltano, in particolare, la vittoria di Gabriele Colombo nella classifica finale della corsa internazionale “Dusika Jugendtour” (Austria) con la maglia della nazionale italiana, successo impreziosito dalla conquista anche dell’ultima tappa del giro stesso, e la vittoria di Simone Zoppis a Tortona (Al) con cui si aggiudica la maglia di Campione Regionale Piemontese. Da nota01.04. 01.04. 08.04. 25.04. 01.05. 1990 1990 1990 1990 1990 re come fra gli atleti della plurivittoriosa formazione juniores spiccano tre corridori poi passati nella massima categoria dei professionisti, ovvero Gabriele Colombo (che da “prof” è riuscito a conquistare addirittura la classica di inizio stagione Milano-Sanremo), Dario Andriotto (da “prof” Cam- COLOMBO Gabriele BIDOGLIO Alessandro DELLA VEDOVA Marco ANDRIOTTO Dario COLOMBO Gabriele 01.05. 1990 COLOMBO Gabriele A volte ritornano Lo “Studio Delphi Fulgor Somma” ritorna in eccellenza Il calcio non appartiene solo alle squadre che popolano i quotidiani, i nostri televisori, gli sponsor e i superstadi. Esistono altre realtà, fatte di calciatori che non guadagnano milioni di euro l’anno, che non fanno servizi fotografici con le veline e non hanno sponsor milionari, ma che la sera dopo il lavoro si ritrovano per il puro piacere di giocare insieme. Somma Lombardo rappresenta una di queste realtà. In città vi sono infatti diverse squadre ormai storiche che partecipano al campionato organizzato dal C.S.I., che ogni Domenica si affrontano con impegno e talento. Sono squadre che spesso si vedono costrette ad autofinanziarsi per la scarsità di sponsor, ma che con tenacia si dedicano a questa loro passione che le accompagna da anni. Nonostante l’impegno di questi Il Velo Club Sommese... ...e le sue vittorie continua... ragazzi li porti a giocare partite di alto livello, il loro gioco si svolge spesso nell’ombra, in attesa di un pubblico che capisca cosa significhi giocare un buon calcio. Ed è per questo che quando gli sforzi vengono ripagati bisogna fermarsi a guardare. Lo “Studio Delphi Fulgor Somma” ha concluso un duro campionato che gli ha permesso di tornare vittoriosamente in eccellenza. La costanza e la dedizione che da sempre hanno caratterizzato questa squadra l’hanno portata a raggiungere un obiettivo tanto sospirato. Una squadra unita, vincente le cui trasformazioni che l’hanno accompagnata nel corso di un ventennio l’hanno resa più solida, stabile e più aggressiva che mai. E allora forza ragazzi, che la tenacia sia sempre vostra fedele compagna perché la strada non finisce qui. Formazione “Studio Delphi Fulgor Somma”: Mister: Paolo Olivato - Assistant Coach: Marco Isotta. PORTIERI: Andrea Calò - Andrea Dall’ara. DIFENSORI: Andrea Fonsato, Gianluca Vanolo, Andrea Michelin, Alan Fioraldi, Lorenzo Carullo, Daniele Ghiraldini. CENTROCAMPISTI: Alberto Besana, Pasquale Falcone, Andrè Terry John, Paolo Vanolo, Gabriele Palmitessa. ATTACCANTI: Paolo Ballabio, Simone Fornarelli, Riccardo Guatta Cescone. Presidente: Andrea Vaccariello. Andrea Vaccariello Juniores Esordiente Juniores Juniores Juniores Juniores 06.05. 13.05. 13.05. 03.06. 17.06. 29.06. 08.07. 15.07. 22.07. 12.08. 15.08. 19.08. 19.08. 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 1990 BIDOGLIO Alessandro ZOPPIS Simone BIDOGLIO Alessandro DELLA VEDOVA Marco COLOMBO Gabriele COLOMBO Gabriele COLOMBO Gabriele ANDRIOTTO Dario DELLA VEDOVA Marco ZOPPIS Simone ZOPPIS Simone ANDRIOTTO Dario ZOPPIS Simone Esordiente Juniores Esordiente Juniores Juniores Juniores Juniores Juniores Juniores Juniores Juniores Juniores Juniores 23.09. 30.09. 07.10. 31.03. 07.04. 01.05. 05.05. 26.05. 26.05. 16.06. 30.06. 07.07. 1990 1990 1990 1991 1991 1991 1991 1991 1991 1991 1991 1991 DELLA VEDOVA Marco COLOMBO Gabriele ANDRIOTTO Dario PIANEZZA Paolo ROVEDA Davide BARONE Germano MARANGONI Dino AURIEMMA Cristian BARONE Gilberto GIACOMAZZI Mauro BARONE Gilberto ZANINI Massimo Juniores Juniores Juniores Juniores Allievo Allievo Esordiente Juniores Esordiente Allievo Esordiente Juniores pione Italiano a cronometro) e Marco Della Vedova. Nel 1990, poi, si segnalano le 3 vittorie nella categoria esordienti ottenute dal sommese Alessandro Bidoglio. Nell’anno 1991 le vittorie complessive sono 9, di cui 3 ottenute dalla formazione juniores, 3 dagli allievi e 3 dagli esordienti. (...siamo così arrivati a 269 vittorie... e la serie continua...) Roberto Fontana Barge (Cn) Malnate Cavaria Busto Arsizio ultima tappa -”DUSIKA” Austria Classifica finale “DUSIKA” - Austria Villa Cortese (Mi) Malnate - Ghirla Cardano al Campo Pettenasco (No) Montonate 2ª semitappa “BASILICATA” Borgomanero (No) Caravate Cheggio (Vb) Villadossola (Vb) Mezzana - Cossato (Vc) Somma - Agra Tortona (Al) CAMPIONE REGIONALE Castellanza Marnate Locarno - CH Barge (Cn) Cislago Trezzano (Mi) Oleggio (No) S. Raffaele (To) Lonate Pozzolo Besnate Biella (Vc) Ternate Via Ronchi, 16 - Tel. 0331.255.390 - Somma Lombardo ROTTAMAZIONE MOTOSEGHE OCCASIONI DA NON PERDERE!!! Quanto vale la tua casa? 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Ed è una storia vincente: il judoka albanese per la quarta volta consecutiva è il campione assoluto nazionale nella categoria 81 chilogrammi.Ylli è arrivato in Italia undici anni fa.Fu uno dei primi ad attraversare l’Adriatico per scappare dalla fame che stava dilagando nel suo paese.”Erano periodi difficili”, racconta oggi con il sorriso. “C’era poca conoscenza, pochi soldi e non avevo ancora un lavoro. Era davvero difficile inserirsi”. Nello sport ha trovato il suo appiglio, il migliore a cui potesse aggrapparsi. Prima il karate in una palestra di Gallarate, poi il judo al Ken Kyu Kai di Somma. Dove non solo ha trovato molti amici, ma in poco tempo è diventato anche cintura nera e il numero uno albanese. Ora vive a Cardano con la sua famiglia, è titolare di una impresa edile e si gode la vittoria conseguita la scorsa settimana. Tornato a casa con la medaglia al collo, l’atleta ventisettenne ringrazia il suo maestro Antonio Pitrelli per averlo accolto e per avergli insegnato i segreti dell’antica arte marziale giapponese. “Il judo mi ha aiutato a livello di testa: mi ha insegnato lo spirito di sacrificio e ad avere rispetto per l’avversario”. Ma non solo. Siccome il livello agonistico italiano è di gran lunga superiore a quello al- banese, gli ha permesso di affermarsi in pochi anni e di partecipare ai campionati europei: in Finlandia prima, a Belgrado lo scorso anno. In entrambe le occasioni non ne è uscito medagliato, ma si è tolto le sue soddisfazioni e ha avuto l’onore di difendere la bandiera del suo paese. Spesso malvisto da chi non ha accettato di buon grado l’arrivo in Italia di migliaia di albanesi. “Purtroppo le mele marce ci sono, ma sono anche quelle che fanno più notizia”, dice. “Danneggiando i tanti altri che invece lavorano e si integrano”. Pubblicato sulla Prealpina il 1.6.2008. Gabriele Ceresa Un sommese a New York Sfrecciano veloci i colori di New York. I suoi grattacieli, le sue avenues, i suoi ponti e le sue Cadillac Eldorado degli Anni Cinquanta come ne trovi solo nella Grande Mela. Sfrecciano veloci i colori, mentre corri e ti passano davanti agli occhi le stravaganze di una città e di un popolo che ha molto di italiano nel sangue, perché dall’Italia arrivavano i nonni, i bisnonni, i trisavoli. Davanti agli occhi. Perché nel cuore i colori sono i tuoi, quelli della tua città. Tanto più se sulla maglietta hai il suo nome e il suo stemma. Sono a New York. E sembra ancora di essere al Natale del 2006, al pranzo sociale in cui il Sindaco di Somma Lombardo aveva proposto di sponsorizzare “quel” viaggio a New York, “questo” viaggio a New York. Un sommese a New York. Un sommese alla maratona di New York. Di più. Un operaio sommese della società Mezzanese alla maratona di New York. “Non è la prima, Santino”. Me lo sono ripetuto tante volte, a New York. Non è la prima maratona a cui partecipavo. Era solo la prima volta a New York. Con altri quarantamila. Tanti gli italiani, circa 4900, il gruppo più numeroso, dopo quello degli Stati Uniti, che correva su quei 42 chilometri e 195 metri. E tanti gli italiani che assistevano all’evento. Eppure mi sentivo unico. Dirlo adesso, che sono tornato a casa, suona quasi retorico. Ma là, a seimila chilometri di distanza, è diverso. Ho corso la maratona di New York. L’ho corsa e sono arrivato al traguardo con tremila persone davanti a me. Ci sono state gare che sono andate meglio, che mi sono andate meglio. Ma la maratona di New York l’ho corsa con una maglia fatta da noi, fatta per me, con cucito sopra il nome della nostra città: Somma Lombardo. Si è parlato, al mio ritorno, del “sommese alla maratona di New York”. Mi piace pensare che qualcuno, a New York, abbia potuto almeno leggere e ripetere il nome “Somma Lombardo”. Grazie al Sin- daco e all’Amministrazione Comunale di Somma Lombardo per averci creduto e per averlo permesso. Con un sogno. Quello di associare il piacere di correre con l’impegno sociale. Quello di unire la gioia della corsa a un simbolo di pace. Quello di far scorrere davanti agli occhi in corsa, dopo i bizzarri colori di New York, quelli più cupi di terre di guerra, di terre di povertà, di terre martoriate. Per portare un segno di attenzione sociale. Esiste una maratona che si corre tra Israele e la Palestina e che ha lo scopo di raccogliere fondi per acquistare materiale ospedaliero per queste popolazioni: qui vorrei correre con i colori e il nome di Somma Lombardo cuciti sul cuore. Santino Giuffrida Santino Giuffrida con il Sindaco e l’Assessore Birigozzi