Il ANNO IX° 30 settemnre 2011 CIAVARRO Numero 39 Cronaca di vita associativa 1861 - 2011 Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI” dal 1950 Iscritta all’Albo della Regione Marche relativo alle Associazioni dei Marchigiani operanti fuori Regione Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001 SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it www. marchigianieumbrienricomattei.eu REGIONE MARCHE E ASSOCIAZIONI MARCHIGIANE : UN NUOVO PERCORSO E’ INIZIATO R icominciamo con entusiasmo la vita dell’Associazione, al rientro dalla pausa estiva, informandovi degli importanti avvenimenti che hanno caratterizzato il mese di giugno scorso. Ci ripromettevamo di avvisarvi del consueto appuntamento estivo nelle Marche con le altre associazioni in Italia e nel Mondo. Viceversa abbiamo ricevuto il gradito invito dell’Assessore marchigiano on.le Luca Marconi (foto a fianco) con incarico per le politiche sociali, la famiglia e l’emigrazione, al duplice appuntamento del 18 e 19 giugno. In tali date si sono svolti tre avvenimenti importanti per l’associazionismo marchigiano : il Congresso di tutte le associazioni marchigiane nel mondo, che ha eletto i suoi organi direttivi; il convegno nella Sala degli Stemmi del Comune di Castelfidardo di tutte le associazioni estere e di quelle italiane per ricordare il 150° anniversario dell’unità d’Italia, con il successivo omaggio al monumento nazionale patriottico più importante delle Marche : “l’Ossario-Sacrario della Battaglia”; la riunione delle associazioni marchigiane in Italia con l’assessore Marconi all’Hotel Monte Conero, che ha sancito l’applicazione delle legge regionale dell’agosto 2009, con la quale la Regione Marche dava ufficiale riconoscimento al nostro “movimento associazionistico”. Il Sindaco di Castelfidardo Mirco Soprani, che abbiamo avuto l’onore di ospitare diversi anni fa nella nostra sede in rappresentanza del suo Comune e della Fisarmonica quando era ancora vicesindaco, ci ha ospitato molto amabilmente e ci ha fatto scoprire le meraviglie del celebre “Museo della Fisarmonica”. L’assessore Marconi ha sviluppato insieme a noi rappresentanti delle associazioni marchigiane in Italia una serie di importanti discorsi che daranno concretezza al rapporto tra le associazioni e la Regione Marche, con l’istituzionalizzazione del rapporto e con una progettualità attraverso la quale le associazioni collaboreranno operativamente per la realizzazione di tante iniziative volte a salvaguardare le tradizioni e le culture della regione e a migliorare la loro percezione in Italia e nel mondo. L’appuntamento è stato fissato per questo autunno onde eleggere gli organi della Consulta dei Marchigiani in Italia e preparare degnamente i primi progetti e la Festa delle Marche, che ogni anno si festeggia il 10 dicembre (Giornata dedicata alla Madonna di Loreto). Siamo lieti di potervi dare queste novità che, come associazione di Milano, abbiamo per molto tempo auspicato e che ci incamminano verso nuovi e più significativi traguardi associativi. Pierfrancesco Fodde 1 Caro Ciavarro, secondo IL FOGLIO (03.08.2011), il Rossini Opera Festival (“Rof”) è ormai un evento “imperdibile” e rappresenta “la rassegna più celebre e più chic dell’agosto italiano”. Chic o meno che sia, certo è che, quest’anno, la rassegna è stata a dir poco animata e prodiga di emozioni, tra accuse di antisemitismo, polemiche e parapiglia aventi ad oggetto l’opera “clou” della rassegna, il “Mosé in Egitto”, su cui riferirò più avanti. Le opere in cartellone. Al pari del 2010, quest’anno le opere sono state tre: “Mosé in Egitto”, “La Scala di Seta” e ”Adelaide di Borgogna”. Come è avvenuto in occasione delle precedenti rassegne, è stato rappresentato, fuori cartellone, anche “Il viaggio a Reims” ed è stata inoltre presentata, in forma di concerto, una versione “filologica” del “Barbiere di Siviglia”. Cenni storici (superflui per chi già li conosce). Adelaide di Borgogna. Dramma per musica in due atti. Libretto di G. Schmidt. Composta all’età di 25 anni. Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 27.12.1817. Maestro al cembalo: Gioachino Rossini. Primo violino e “capo d’orchestra”: Giovanni Landoni. Personaggi: Ottone I (contralto) imperatore di Germania. Adelaide (contralto), vedova di Lotario. Berengario (basso), re d’Italia, usurpatore. Adelberto (tenore) suo figlio. Eurice (soprano), moglie di Berengario. Iroldo (soprano), governatore di Canosso. Il re d’Italia, Lotario, è stato avvelenato da Berengario. La vedova, Adelaide figlia di Rodolfo di Borgogna, si rifugia nella fortezza di Canosso (Canossa). Accorso in suo aiuto, l’imperatore Ottone la libera dell’usurpatore e la sposa. La Scala di Seta. Farsa comica in un atto. Libretto di G. Foppa. Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Moisé, 09.05.1812. Composta da Rossini a 20 anni. Maestro al cembalo: Gioachino Rossini. Primo violino e direttore d’orchestra: Antonio Cammera. Personaggi: Dormont (tenore), tutore. Giulia (soprano), sua pupilla. Lucilla (soprano) cugina di Giulia. Dorvil (tenore). Blansac (basso). Germano (baritono), servitore di Dormont. Giulia si è segretamente sposata con Dorvil che accoglie nottetempo calandogli dal balcone una scala di seta. Il tutore, all’oscuro di tutto, vorrebbe darle per marito Blansac. Dopo una serie di divertenti peripezie, propiziate dal servitore Germano, Lucilla sposa Blansac e il tutore benedice le nozze tra Giulia e Dorvil. Mosé in Egitto. Azione tragico-sacra in tre atti. Libretto di A. L. Tottola. Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Carlo 05.03.1818. Età di Rossini all’epoca: 26 anni. Maestro al cembalo: Gioachino Rossini. Primo violino e “capo d’orchestra”: Giuseppe Festa. Personaggi: Mosé (basso), Faraone, re d’Egitto (basso), Amaltea, sua moglie (soprano), Osiride, erede al trono (tenore), Elcia, sua segreta consorte ebrea (soprano), Mambre (tenore), Aronne (tenore), Amenofi (soprano). L’argomento è così sintetizzato nel libretto di sala della prima rappresentazione del San Carlo: ”Volendo Iddio, che il suo diletto popolo Ebreo fosse sciolto dalla penosa schiavitù, in cui da più anni languiva in Egitto, impose a Mosè, che all’Egizio Re Faraone facesse questo suo Divino Volere. Ma essendosi costui pertinacemente ostinato a disubidirlo, Iddio lo flagellò con dieci piaghe, e punì con lui il popolo di Egitto, fino a che Faraone fu costretto a liberare gli Ebrei; ma poi di ciò tosto pentito, gl’inseguì. riducendoli alle acque del mar rosso, le cui acque per Divino prodigio furon divise, aprendosi così uno campoo agl’inseguiti Ebrei: e mentre Faraone col suo esercito credea di raggiungerli pe’l sentiero medesimo, le acque si riunirono, e gli Egiziani tutti vi perirono sommersi”. Le rappresentazioni di quest’anno. L’Adelaide ha inaugurato di Festival con la splendida (non solo musicalmente) Jessica Pratt nel ruolo del titolo. La nota Daniela Barcellona, mezzosoprano, ha interpretato il ruolo di Ottone. Segnalo la regia, firmata da Pier’Alli, giocata sulla proiezione di una serie di affascinanti immagini sullo sfondo del palcoscenico, con un effetto evocativo e accattivante. La sera della “prima”, al termine del duetto Adelberto (Bogdan Mihai) e Ottone (Daniela Barcellona) si sono sentiti dai palchi alcuni “bu”, che il Resto del Carlino (11.08.2011) ha definito “un po’ impietosi” interpretandoli come diretti sia al tenore che al regista. Personalmente ho trovato sia l’uno che l’altro perfettamente adeguati ed anzi, originale e innovativo il secondo di essi. Nessun cenno di disapprovazione si è fatto invece sentire nelle successive repliche (13, 16, 19 e 23 agosto). Anzi, come ha poi scritto il Resto del Carlino (11.08.2011), l’Adelaide ha incoronato Jessica Pratt e Daniele Barcellona “regine del Belcanto”. Oltre alla Pratt e alla Barcellona desidero però ricordare, perché lo meritano ampiamente, anche Nicola Ulivieri (Berengario), Bodgan Mihai (Adelberto, già citato), Francesca Pierpaoli (Iroldo), nonché il direttore Dmitri Jurowski. Tutti eccellenti e ben sorretti dall’Orchesta e Coro del Comunale di Bologna. 2 Il Mosé. Il perché delle contestazioni è presto detto. Il regista Graham Vick ha trasferito le scene in un ambiente che ricorda da vicino il Medio Oriente, identificando in qualche modo il popolo ebraico dell’epoca ai palestinesi di oggi, con un Mosè al quale ha dato le sembianze di un terrorista, uomini armati che brandiscono mitra ed esibiscono cinture esplosive. Richiesto di una interpretazione, il regista ha dichiarato (Resto del Carlino 11.08.2011) che la sua intenzione è stata semplicemente quella di fare discutere: “non ho preso le parti di nessuno”. Semmai, come ha successivamente chiosato il Sovrintendente del Rof (Carlino 26.08.2011) “lo spettacolo di Vick denuncia le guerre fatte in nome di Dio”, cioè la violenza ispirata da ragioni religiose e ideologiche. La polemica, quindi, in questi termini non aveva e non ha ragion d’essere. Per curiosità ricordo che il Messaggero (12.08.2011) ne rende in parte corresponsabile il Corriere della Sera, per avere questo (11.08.2011) integralmente anticipato l’ambientazione, le trovate sceniche, le immagini e perfino i filmati, guastando in tal modo l’effetto sorpresa per il pubblico e violando “anche l’ultima regola di correttezza che il mondo della lirica aveva fin qui rigorosamente rispettato”. Sicché, la sera della prima, la contestazione di un unico spettatore, “probabilmente già pensata dopo le anticipazioni dello spettacolo” (Messaggero 12.08.2011) ha provocato addirittura l’intervento della Polizia e l’interruzione dello spettacolo. Detto questo, il successo dell’opera è stato enorme e si è ingigantito ad ogni successiva rappresentazione. Giustamente è stato assai apprezzato M° Roberto Abbado e applauditissimi sono stati i cantanti Riccardo Zanellato (Mosé), Alex Esposito (Faraone), Dmitry Korchak (Osiride), Yijie Shi (Aronne: una scoperta!) Sonia Ganassi (Elcia) ed Enea Scala (Mambre). Ottimi e meritatamente applauditi l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna. Vorrei anche ricordare, non potendo commentare tutta l’opera, almeno L’Invocazione “Eterno! immenso! incomprensibil Dio” (Atto Primo, N. 2), l’Aria Faraone “Cade dal ciglio il velo” (N. 4), l’Aria Amaltea “La pace mia smarrita” (Atto Secondo, N. 7) e l’indimenticabile, stupenda, favolosa Preghiera “Dal tuo stellato soglio” (Atto Terzo, N. 12). Vorrei anche ricordare che questo Mosé rappresenta un vetta vertiginosa nella produzione rossiniana e costituisce, forse, il punto più alto raggiunto dallo “stile sublime” di tutto l’Ottocento. (A sinistra in alto casa Rossini a Pesaro) ) Segnalo l’esecuzione di Juan Francisco Gatell, magnifico tenore e ottimo attore, perché ne dovrò riparlare a proposito del Barbiere. E, naturalmente, il baritono Paolo Borgogna, perfetto nel ruolo di Germano, e John Zuckermann (una scoperta anche lui), del quale sia il pubblico che la critica hanno G,Rossini meritatamente applaudito il talento musicale, la bellezza della voce e l’interpretazione scenica. Ed ora due parole, ma due parole sentite, a proposito del Barbiere. Quest’anno il Rof ha fatto al suo pubblico un eccezionale regalo. L’opera è stata diretta dal M° Zedda, autore anche della revisione “definitiva” della partitura. La rappresentazione ha avuto luogo in forma di concerto lunedì 22.08.2011 nella sede del Rossini ed è stata contemporaneamente trasmessa su schermo (non senza qualche fastidioso incidente tecnico) anche nella locale Piazza del Popolo. Il risultato è stato un trionfo a tutti i livelli. Desidero ricordare il fantastico cast: Marianna Pizzolato (Rosina); Juan Francisco Gatell (Almaviva); Mario Cassi (Figaro); Nicola Alaimo (Bartolo); Nicola Ulivieri (Basilio). Il Carlino (24.08.2011) ha parlato di “Travolgente esibizione in forma di concerto”, di “Fantastico Barbiere senza le parrucche”. Ed effettivamente è stato così. E’ difficile ricordare a memoria d’uomo, un Barbiere più centrato e più entusiasmante di questo. Simpatico e spiritoso Cassi/Figaro, brillante e bravissimo Gatell/Almaviva, che ha saputo trasformarsi da Dorvil a Conte di Almaviva con incredibile bravura, magistrale e bravissima Pizzolato/Rosina. A lungo, e meritatissimamente, applaudite la Cavatina Figaro “Largo al factotum della città” (N. 2), la Cavatina Rosina “Una voce poco fa” (N. 5) e l’Aria Basilio “La calunnia è un venticello” (N. 6).Atmosfera esaltante e pubblico felice. Magnifici l’Orchestra del Comunale di Bologna e il direttore, M° Zedda. E l’anno prossimo? Posso fin d’ora anticipare che la stagione 2012 vedrà in cartellone la “Matilde di Shabran, o sia Bellezza, e Cuor di ferro” (Roma, Teatro Apollo, 24.02.1821), il “Ciro in Babilonia, o sia La caduta di Baldassarre” (Ferrara, Teatro Comunale 14.03.1812) e “Il signor Bruschino, ossia il figlio per azzardo” (Venezia, Teatro San Moisé, 27.01.1813). Quasi certamente, come tutti gli anni, il Rof offrirà anche una rappresentazione de “Il viaggio a Reims”. Sarà quindi un piacere poterti riferire su queste future realizzazione. Nel frattempo ti saluto molto cordialmente. Pierserafino Marsico Milano, 29 agosto 2011 La Scala di Seta. Il pubblico si è nuovamente entusiasmato per quest’opera, che costituisce una ripresa del 2009 (stesso regista, Damiano Michieletto). La novità è stata rappresentata dagli interpreti, il soprano Hila Baggio nel ruolo di Giulia e il mezzosoprano José Maria Lo Monaco in quello di Lucilla. 3 Storia di Milano di Antonio Gargiulo Parte II° R iprendiamo il nostro racconto della storia di Milano, che avevamo lasciato a inizio Cinquecento, quando il Ducato degli Sforza possedeva tutti i requisiti per ambire a un ruolo di supremazia su tutti gli Stati della penisola italiana. Purtroppo i sogni di gloria del Ducato Milanese furono infranti dagli appetiti delle potenze Ducato di Milano straniere, che avendo già costituito a Stemma degli Sforza casa loro degli stati unitari più forti, ambivano ad estendere la loro sfera d’influenza sulla penisola italiana. La divisione degli Stati italiani dell’epoca, e la loro ostilità nei confronti di Milano fecero il resto. Attaccati dai francesi con il pretesto di rivendicazioni dinastiche, gli Sforza con Ludovico il Moro furono battuti nell’epica battaglia di Marignano ( oggi Melegnano ), detta la battaglia dei Giganti (1515 ), in cui perirono 20.000 persone. Da allora le fortune milanesi declinarono drasticamente. Salvo una breve parentesi con Ludovico il Moro l’ultimo degli Sforza dal 1521 al 1535, Milano passò in mani straniere. Dapprima ci fu il dominio spagnolo. L’imperatore Carlo V d’Asburgo, che era anche re di Spagna, sconfisse e fece prigioniero il re di Francia Francesco I nella battaglia di Pavia ( 1525 ). Dal 1535, alla morte dell’ultimo Sforza, il Ducato di Milano fu annesso alla corona di Spagna, che nominava un governatore in rappresentanza del re. Fu questo un periodo relativamente oscuro della storia milanese. La popolazione era gravata di tasse e la cattiva amministrazione era diffusa. Furono mantenuti i privilegi di nobiltà e clero, e le varie porzioni di territorio vendute dal governo come feudi a nobili signori, che a loro volta gravavano con vari balzelli sulle spalle della popolazione. In questo periodo però s’inserisce la figura di San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano nella seconda metà del Cinquecento. Fu una grande figura di riferimento San Carlo Borromeo per i cittadini, e si adoperò instancabilmente per riformare la Chiesa secondo i dettami del Concilio di Trento. In seguito alla guerra di successione spagnola, nel 1714 Milano passò agli Asburgo d’Austria, che ne fecero la residenza di un Vicerè. Con gli austriaci la cose andarono molto meglio. Sotto la guida illuminata di sovrani come Maria Teresa e Giuseppe II la città e il suo territorio poterono usufruire di una buona amministrazione. Molti privilegi, compresi quelli ecclesiastici, vennero eliminati o Maria Teresa d’Austria limitati. Fra le altre cose, fu abolita l’Inquisizione. L’agricoltura rifiorì e sorsero nuove iniziative e commerci. Dopo la parentesi napoleonica, dal 1796 al 1815, gli austriaci restarono fino al 1859. Dopo la grande parentesi della Seconda Giuseppe II° Guerra d’Indipendenza, Milano si trovò a far parte del Regno d’Italia, e seguì le varie vicissitudini nazionali fino al giorno d’oggi. Di rilievo la forte ascesa di Milano, per oltre un secolo dall’annessione al Regno d’Italia, in campo economico, industriale e commerciale. La seconda metà dell’Ottocento fu caratterizzata dall’avvento dell’elettricità, che in Lombardia poté vantare molte delle sue prime applicazioni. Grande fu lo sviluppo delle ferrovie, che favorirono il sorgere di molte industrie tessili, metallurgiche e meccaniche. Milano fu anche teatro di movimenti artistici importanti come la Scapigliatura e il Futurismo, e in architettura il Liberty e l’Art Déco. Dopo il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, che causò gravi danni a Milano, soprattutto a causa dei bombardamenti alleati, Milano fu nuovamente alla ribalta italiana per il suo ruolo di locomotiva del Miracolo Economico, che ci ha portato alla situazione attuale. E’ stata tutto sommato una bella storia, con i suoi alti ed i suoi bassi. Se però c’è sempre stato un filo conduttore, dai fasti romani al Miracolo Economico, questo è costituito dalla tenacia, dall’operosità e dall’ingegno dei Milanesi, che più volte si sono ritrovati all’avanguardia o in posizione di preminenza rispetto agli altri. E’giusto che un sentimento di orgoglio per tutto questo alberghi nei cuori dei milanesi, e un pochino anche nei nostri, che di Milano ci consideriamo figli adottivi. Antonio Gargiulo 4 L’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi e il di Achille Imposimato VITTORIANO Giuseppe Sacconi L’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi (1854-1905 ) ha progettato l’Altare della Patria ( il Vittoriano ) come monumento dedicato a Vittorio Emanuele II. L’inaugurazione,però,non lo vide presente:il bianco e imponente memoriale fu inaugurato dal Re Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911. Nel 2011 , pertanto , ricorre il centenario dell’inaugurazione del Vittoriano ed è cosa giusta e doverosa rivolgere un grato pensiero all’architetto Sacconi e, soprattutto , ricordare il Milite Ignoto,specialmente in concomitanza con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e i 140 anni di Roma Capitale. Le ricorrenze di questo tipo servono a rivedere alcuni punti.Persone ed eventi Vittorio Emanuele II della storia,della nostra storia,che non possono e non devono essere dimenticati.Infatti,dalla valutazione degli eventi passati,con giusto e imparziale criterio di osservazione,si trovano gli spunti per migliorare la nostra vita al presente ed assicurarci un futuro migliore. Il Vittoriano nacque con un bando di concorso del 1882,il cui svolgimento ebbe non chiari eventi collaterali,per ragioni varie,legate alla incerta interpretazione professionale,procedurale e alle manipolazioni. Non era facile,per un’Italia unita da appena vent’anni,fare correttamente un tale monumento,con bando di concorso aperto a tutti. E’ un bel monumento,che ebbe difficoltà Il Vittoriano in costruzione iniziali,organizzative e costruttive e critiche dopo,da parte di settori vari della pubblica opinione. E’ certo, però,che il lavoro di Giuseppe Sacconi era concettualmente difficile: si trattava di inserire, accanto ad un contesto di mura della antica Roma,al centro della Capitale, una struttura imponente ad alto valore storico ed architettonico:bianco come la chiarezza d’intenti dei promotori voleva. Nel 1918, al termine della 1° guerra mondiale,il monumento a Vittorio Emanuele II divenne l’Altare della Patria: già questo è un riconoscimento alle capacità dell’architetto marchigiano di Montalto. Quell’ampiezza,quella solenne gradinata,quella chiarezza fanno ricordare,a chi ama il volo, o ne apprezza il valore umano oltre che tecnico, il quasi centenario del primo volo in USA dei fratelli Wright ( 1903 ). Giuseppe Sacconi era stato diversi anni in politica,deputato.Conservatore di diverse strutture monumentali nelle Marche e in Umbria,aveva effettuato restauri alla Basilica di Loreto. La costruzione del Vittoriano iniziò il 18 marzo 1885 e le varianti apportate furono non poche, sia per i materiali sia per la reiterata sostituzione dei simboli. Una cosa , però, per noi italiani d’oggi non è sostituibile: il rispetto e l’onorabilità del Vittoriano,con la sufficienza e la trascuratezza dei valori,di tutti i valori. Il Soldato Ignoto è caduto per tutti i veri italiani. Achille Imposimato 5 Un marchigiano fondatore, Rettore e Presidente dell’’Università BOCCONI” di Milano LEOPOLDO SABBATINI “Costruttore di Istituzioni” di Marco Micarelli Penso di non essere lontano dal vero nel ritenere che tra gli amici lettori del Ciavarro non ce ne sia uno che non conosca la Bocconi, la prestigiosa istituzione universitaria milanese di Economia e Commercio. Ritengo anche, peraltro, che non molti siano al corrente che ne fu eccellente promotore un marchigiano: Leopoldo Sabbatini (foto sopra). Ricorrendo quest’anno il centocinquantesimo anniversario della nascita penso sia doveroso, da parte mia, ricordarne la figura. Non ritengo di esagerare se lo considero un nostro tipico corregionale che, emigrato al Nord, dà tutto se stesso al lavoro. Così egli, trasferitosi a Milano, divenne, tra il XIX° e il XX° secolo, uno dei più attivi e infaticabili artefici dello sviluppo economico e culturale non solo della città che lo aveva adottato, ma dell’intero paese. Nacque a Camerino il 14 Luglio 1861. Ricevette da suo padre, patriota risorgimentale che aveva subito carcere ed esilio per le sue idee, un’educazione laica e radicale. Terminati gli studi liceali, si trasferì a Pisa dove si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza. Innamoratosi di una ragazza più anziana di lui che gli diede l’unico figlio, la sposò nel 1880. Si laureò brillantemente in Legge nel 1883 discutendo una tesi in Diritto Commerciale. Trovò subito impiego presso un importante studio legale di Pisa, ma non tralasciò i suoi studi in campo economicocommerciale. Venuto a conoscenza che la Camera di Commercio di Milano era alla ricerca di un Vice Segretario, partecipò al concorso data la sua scarsa passio ne per la carriera forense. Le ottime referenze del suo datore di lavoro e i lusinghieri risultati di un’indagine nell’ambiente universitario pisano ne determinarono l’assunzione Logo dell’Università nel marzo dell’85. Nonostante BOCCONI la giovane età si inserì con facilità nel nuovo ambiente di lavoro venendo in contatto con i maggiori imprenditori dell’epoca quali Bocconi, De Angeli, Pirelli, Pisa, Riva, Salmoiraghi, Vanzetti. Milano stava attraversando un periodo di forte sviluppo economico e civile con una larga partecipazione dei gruppi sociali e un diffuso interesse alla valorizzazione delle capacità dei singoli. Si mise soprattutto in luce nello svolgimento di compiti particolari quali, ad esempio, l’indagine sulla situazione imprenditoriale del milanese che la Camera di Commercio aveva invano tentato di realizzare. La fiducia che si era guadagnato per l’ efficacia nel lavoro e la sua riservatezza condussero ad un’opera che, pubblicata all’inizio degli anni 90, divenne la base fondamentale per chi voleva conoscere ed operare nella Provincia di Milano. Gli impegni camerali, per quanto gravosi, non impedirono al Sabbatini di dedicarsi ad altre attività quali quelle di carattere educativo. Diede Ferdinando Bocconi infatti grande impulso alle scuole popolari per adulti, a cui si era dedicato già nel periodo universitario, divenendone Presidente nazionale all’inizio del 90. Allorquando fu contattato da Ferdinando Bocconi che gli espose il suo progetto di realizzare un ciclo di studi per la formazione dei futuri imprenditori, egli sposò con entusiasmo l’idea e suggerì di abbandonare l’ipotesi iniziale di appoggiarsi al Politecnico proponendo una soluzione autonoma. Nel giro di un paio d’anni nacque così l’Università Commerciale intitolata al figlio Luigi Bocconi morto in Africa nella battaglia di Adua nel 1896. Il ciclo formativo, imperniato sullo studio della scienza economica, fu elaborato dal Sabbatini stesso che ne divenne Presidente e Rettore. Nel primo decennio del 900 fu sovraccarico di lavoro: basta pensare che nel contempo operò per la creazione dell’unione delle Camere di Commercio a livello nazionale e che tentò, senza successo, anche di entrare in politica presentandosi nel Collegio di Camerino. Si spense, ancora giovane, in un viaggio da Roma a Milano nel Giugno del 1914. Ad un uomo di tale levatura il paese natale non ha saputo dedicare nemmeno un vicolo.. . Marco Micarelli 6 UMBRI che si sono fatti onore I fratelli Ferri Non avrei mai immaginato che un articolo sul nostro periodico avesse la capacità di scatenare un diluvio di ricordi lieti e meno lieti, lontanissimi o più vicini nel tempo, come mi è accaduto con la breve nota biografica del Generale Imposimato, apparsa sull’ultimo numero, circa la figura del nostro Antonio Ferri . Cercherò di spiegarne brevemente le ragioni. Fratelli e sorelle Ferri trascorrevano le loro vacanze estive presso i nonni a Fiastra, piccolo comune di montagna ai piedi dei Sibillini, dove mia madre insegnò dal 1923 al 1934 alle Scuole Elementari ed io venni alla luce. Ho molti ricordi di quel lontano periodo, la maggior parte Il lago artificiale di Fiastra sbiaditi e solo qualcuno vivissimo. Rammento le loro passeggiate, di poche centinaia di metri, quando dalla casa del nonno a Radeccia, venivano al Trebbio capoluogo del Comune di Fiastra. Per me, bambino quasi sempre attaccato alla mano di mia sorella maggiore, essi apparivano grandi, lontani dall’infanzia, e mi incuriosivano non poco, soprattutto perché venivano da fuori. Spinto dal desiderio di chiarire molti aspetti di quel tempo lontano, approfittando delle mie usuali vacanze a Camerino, la vigilia di Ferragosto, feci una scappata a Fiastra (sono solo una ventina di chilometri) nella speranza di imbattermi in qualche vecchia conoscenza con cui parlare della famiglia Ferri dei miei tempi. Fui fortunato, ne incontrai più d’una. I tanti anni trascorsi e la mia fantasia non avevano deformata la realtà. I giovani che arrivavano all’inizio dell’estate erano figli di un magistrato: tre maschi Giuseppe, Antonio, Licinio e due femmine Vanda? e Maria. Quest’ultima, l’ho saputo solo ora, era colei che andò recuperare la palla che, sfuggitami di mano, rotolò in fondo al ripido viottolo a poca distanza della casa dei Ferri. Un anno, Licinio, il più piccolo della covata, al termine delle vacanze, fu lasciato presso i nonni e così mia madre se lo ritrovò tra i suo scolari. Non lo dimenticò mai, anche dopo il suo trasferimento a Camerino nel ’35. Era sua abitudine ricordare con affetto i suoi alunni più vivaci ad intelligenti e parlarne con nostalgia. Ma Licinio ritornò prepotentemente nei nostri discorsi allorquando dovemmo affrontare, nel ’61, un serio problema di salute di mia madre. di Marco Micarelli Un’apparente banale bronchite aveva condotto ad una radiografia che sembrava evidenziare problemi ben più gravi. Nella ricerca di un autorevole lettura della lastra, qualcuno ci segnalò Licinio Ferri che a Roma si stava affermando come esperto radiologo. Lo contattai, ci incontrammo nel suo studio insieme a mia sorella minore accogliendoci con grande cordialità, non nascose anche lui la serietà della situazione, si adoperò con slancio sul da farsi, organizzò un rapido ricovero al Policlinico per le analisi e i controlli ritenuti necessari per giungere ad una diagnosi. Non nascondeva l’affetto che ancora lo legava alla sua anziana maestra. Il Cielo volle che dopo qualche settimana mia madre tornasse a casa. Non c’era nulla di veramente grave, la radiografia aveva ingannato tutti. Visse ancora altri diciassette anni. Tra il ’43 e il ’44, anni tragici per il camerinese per rappresaglie, rastrellamenti, assassini, circolò la voce che Antonio guidasse una formazione partigiana sulle montagne dell’Appennino umbro- Operazione Paperclip –Scienziati in posa a Fort Bliss marchigiano. Si disse, poi, che fosse andato negli Stati Uniti. Oggi sappiamo che già nel ’44 fu rintracciato a Roma dal celebre agente segreto USA Morris Berg che lo trasferì in America presso l’OSS (Office of Strategic Service), quasi un’anteprima della cosiddetta Operazione Paperclip che avrebbe reclutato in Germania, al termine della guerra, centinaia di scienziati e tecnici Tedeschi tra cui il ben noto Von Braun.Il terzo fratello, Guseppe, è stato un giurista di valore che ha insegnato alla Sapienza di Roma. Desidero ringraziare vivamente il Generale Imposimato per il suo scritto che mi ha dato lo spunto per una scorribanda fra i miei ricordi che, mi auguro, non abbiano annoiato i lettori. Spero, inoltre, che gli faccia piacere venire a conoscenza, posto che non ne sia informato, che Fiastra ha voluto intitolate ai tre fratelli Ferri la propria Scuola Elementare. Non so se oltre a Licinio anche qualche altro fratello o sorella Ferri ha frequentato quella Scuola Elementare prima dell’arrivo di mia madre, ma sono sicuro che tale dedica l’avrebbe resa felice senza nascondere un pizzico d’orgoglio. Marco Micarelli 7 Intervista al Sindaco del Comune di Ripatransone di G.B . Ortenzi Come prima cosa vogliamo ringraziare il Sindaco Paolo D’Erasmo per il tempo che ci ha voluto dedicare per questa intervista che ci dà modo di farvi conoscere questo bellissimo paese (che divenne comune nel medio evo) che merita davvero di essere visitato. Ringraziamo inoltre la Dott.ssa N. Verdecchia per averci aiutato a realizzare questa intervista Signor Sindaco: dove è ubicata Ripatransone? Ripatransone è una ridente località di soggiorno estivo a 494 m di altitudine e a 12 Km dal mare Adriatico; gode di un panorama tale (dal Gran Sasso d’Italia alle coste dalmate) da essere chiamata, meritatamente, “Belvedere del Piceno”. Il vasto territorio (terzo della provincia), tutto antropizzato, comprende tre frazioni: Trivio, San Savino, Valtesino. E’ uno centri più antichi ed importanti della provincia di Ascoli Piceno. A quando risale la cittadina di Ripatransone? La località era abitata nella preistoria (periodi: paleolitico, neolitico, eneolitico); la civiltà picena ( secoli IX – III a.C.) vi raggiunse il massimo dello splendore intorno al VI secolo a. C.; ad essa all’inizio del III secolo a. C. subentrò la civiltà romana. Nel 1086 il Vescovo di Fermo unì i 4 castelli di Agello, Roflano, Monte Antico, Capodimonte, ma non si può parlare ancora di Comune, che giuridicamente ebbe origine nel dicembre del 1205, con un atto pubblico tra il vescovo di Fermo Adenulfo e i rappresentanti locali. Ripatransone: vista parziale dal parco del Belvedere ( Foto Ortenzi ) Ci sono costruzioni e opere d’arte degne di essere portate all’attenzione dei visitatori? Tra i monumenti più importanti segnaliamo: il Palazzo del Podestà (restaurato negli anni 1979- 1991) è uno degli edifici più interessanti della regione marchigiana. Fu compiuto in forme di transizione romanico- gotiche nel 1304, come si legge nell’epigrafe della prima bifora di sinistra. Il primo piano fu trasformato in Teatro Comunale con il progetto di Pietro Maggi a partire dal 1790; pur incompleto fu aperto al pubblico nel 1824 con il nome di “Teatro del Leone”. Fu completato nel 1843; vi furono apportate modifiche sostanziali sia all’interno che all’esterno negli anni 1867 -76. Nel 1894 al teatro fu cambiato il nome e fu intitolato a Luigi Mercantini. La Dimora di Ascanio Condivi: è questa un grazioso palazzetto ( secoli XV – XVI) abitato, dopo il matrimonio con Porzia Caro ( nipote di Annibal Caro), da Ascanio Condivi ( Ripatransone, 1525- 1574), primo biografo ufficiale di Michelangelo; da notare l’elegante loggetta verso la piazza, le finestre a croce guelfa, il portale sul cui architrave si legge: DEO ET PATRIAE. Il Palazzo Comunale costruito nel secolo XIII, è andato soggetto a varie vicissitudini; completamente restaurato nel secolo XVII, fu nuovamente rimaneggiato nel secolo XIX, ed oggi non conserva quasi nulla dell’architettura originaria. All’interno, oltre agli uffici comunali e a quelli del giudice di pace sono conservati due ricchi archivi: quello notarile e quello comunale; inoltre al piano terra è ospitato il ricco Museo Civico Archeologico, fondato nel 1877 da Don Cesare Cellini, di cui porta il nome. Il Palazzo Bonomi – Gera fu progettato per la propria famiglia alla fine del secolo XVII da Luzio Bonomi ( Ripatransone, 1669-1739). Negli anni 1963- 66, fu acquistato da Uno Gera, che lo fece restaurare e riportare in gran parte all’architettura originaria, nonostante le trasformazioni e le mutilazioni subite dal Palazzo. Altri interventi sono stati fatti nel 1994 e nel 2001 dal Comune con finanziamenti della Regione Marche. Lo stile dell’edificio è sobrio e castigato; la parte posteriore richiama il prospetto della Villa Falconieri di Frascati; il portale in arenaria, sormontato da un balconcino, è il principale elemento decorativo della facciata in laterizi; la porta ha una bella lunetta in legno. Donato al Comune nel 1971 da Gera, dal 1976 ospita la Gipsoteca e la collezione d’arte Gera, e dal 1977 la Pinacoteca Civica, la raccolta di maioliche e porcellane, il Museo storico – risorgimentale ed etnografico. Delle numerose chiese esistenti nel centro storico si ricordano: Duomo - Basilica è costituito da tre chiese. Il Duomo propriamente detto, su disegno del 1597 del modenese Gaspare Guerra, fu edificato dal 1601 al 1623; il Tiburio ottagonale vi fu innalzato nel 1786; la facciata fu compiuta nel 1842; il nuovo campanile fu innalzato negli anni 1884- 1902. All’interno sono custodite pregevoli opere pittoriche e scultoree lignee. 8 La Chiesa dell’Immacolata detta di San Filippo: fu fatta edificare dai Padri della Congregazione dell’Oratorio ( detti Filippini) negli anni 1680- 1722, su progetto dell’architetto romano Francesco Massari, allievo e collaboratore del Borromini; alla morte del progettista nel 1705, i lavori furono affidati a Luzio Bonomi, di Ripatransone. All’interno, molto elegante, sono custodite pregevoli opere pittoriche ed alcune sculture di Uno Gera. Nell’annessa sacrestia gli armadi in noce impiallicciata furono realizzati negli anni 1735- 38 da Domenico Pettinelli di Ponzano di Fermo. Curiosità: la principale è il vicolo più stretto d’Italia e forse del mondo largo appena 43 cm, che unisce via Tanursi a via Fedeli; inserito in un contesto di case medievali a schiera di edilizia popolare rende particolarmente suggestivo tale angolo del centro storico. Signor Sindaco ci parli delle feste e delle tradizioni popolari di Ripatransone La festa più antica e popolare è quella dell’Ottava di Pasqua ( domenica in Albis) in onore della Madonna di Loreto, venerata sotto il titolo di Madonna di San Giovanni; inserito nelle manifestazioni di tale festa è lo spettacolo folcloristico- pirotecnico “ Il Cavallo di Fuoco”, risalente probabilmente al 1682. Altre feste: grandioso ed artistico presepe in piazza ( dal 1970) e concerti di Natale; processione del Cristo Morto e della Madonna Addolorata ( venerdì santo), rassegna concertistica picena ( dal 1995 nei mesi di luglio ed agosto), stagione lirica al teatro all’aperto delle fonti ( mese di luglio dal 2002), festa del vino ( ultima domenica di luglio e sabato precedente dal 1997), festa del grano e della trebbiatura ( seconda domenica di agosto e sabato precedente), il puzzle gastronomico ( dal 1997 – 14 e 15 agosto), rassegna corale internazionale ( dal 1983 seconda domenica di ottobre e sabato precedente), supercastagnata ( dal 1990 ultima domenica di ottobre), Le vie di Bacco ( dal 1995 percorso enogastronomico nei ristoranti della città). Quali sono i personaggi locali che hanno dato lustro in passato a Ripatransone? Giovanni da Ripatransone, secolo XIV, teologo e filosofo francescano, detto “doctor supersubtilis” Vincenzo Boccabianca ( 1810- 1878) musicista e violinista ricercato, direttore d’orchestra. Luigi Mercantini ( Ripatransone 1821- Palermo 1872), letterato, patriota, professore universitario; tra le tante sue poesie le più conosciute sono: la “ Spigolatrice di Sapri” e l’Inno di Garibaldi “ si scopron le tombe, si levano i morti”. Emidio Consorti ( Ripatransone 1841- Roma 1913), rinnovatore della pedagogia italiana; nel 1889 a sue spese a Ripatransone, fondò la “ Scuola di lavoro manuale educativo”, la prima in Italia. Maria Teresa Boccabianca ( 1852 – 1921), cantante lirica. Emidio Cellini ( 1857- 1920), musicista e compositore. Ivo Illuminati ( 1882- Roma 1963), uno dei più importanti registi del cinema muto. Aldo Gabrielli ( 1898- Arma di Taggia 1978), letterato, glottologo e lessicografo. Luciano Neroni ( 1909- 1951), cantante lirico, uno dei più importanti di quegl’anni. Lapide commemorativa di Emidio Consorti Casa natale di Luigi Mercantini Sindaco ci dica in sintesi perché venire a visitare Ripatransone? Ripatransone offre un panorama a 360 gradi, una genuina enogastronomia, con varie specialità tra cui: il ciavarro, zuppa di cereali e legumi con condimento piccante; lo stoccafisso in salsa; “lu frestinghe”, squisito dolce natalizio; la crostata con la ricotta. Numerosi produttori di vini ( 12 cantine sul territorio); produttori di olio; ricco patrimonio storico- artistico, (secondo della provincia dopo Ascoli Piceno); iniziative di vario genere distribuite nell’arco dell’intero anno. Ringraziamo il signor Sindaco Paolo D’Erasmo per la sua gentile disponibilità che deriva anche dall’amore che lui , come tutti i suoi concittadini, nutre per questo paese bellissimo. 9 Lo stemma della regione Marche Ce lo raccontano due ragazzi in gamba di Corridonia Carlo e Matteo, undicenni, inseparabili amici da sempre ed entrambi in prima media , questa estate al mare a Porto San Giorgio hanno conosciuto il nostro Vice Presidente Vincenzo Tappatà che, sentite le loro esperienze scolastiche, per metterli alla prova li ha invitati a fare una ricerca sullo stemma della nostra Regione Marche per Il ciavarro. Sia Carlo che Matteo, accettando con entusiasmo la sfida , ci hanno fatto pervenire la ricerca che con molto piacere, qui di seguito riportiamo. (Gianni) Matteo e Carlo - LO STEMMA DELLA REGIONE MARCHE Sullo stemma della Regione Marche, adottato ufficialmente nel 1980, compare il disegno stilizzato di un picchio, sovrapposto alla lettera maiuscola M, scritta in nero su fondo bianco. Il picchio è stato scelto in onore dell’antico popolo dei Piceni, che lo consideravano un uccello sacro. Secondo un’antica leggenda, infatti, il passato della regione Marche è legato ad un uccello, il picchio, che, in occasione di una delle tante ricorrenze rituali praticate dagli antichi popoli italici, fece scoprire ad un gruppo di Sabini questa terra. Il rito in questione era la Primavera Sacra (Ver Sacrum in latino), celebrata in occasione di calamità o momenti difficili. Consisteva nell'offerta agli Dei dei primogeniti nati dal 1º marzo al 1º giugno (o nel caso dei Sabini quelli nati dal 1º marzo al 30 aprile) della seguente primavera. Gli animali venivano effettivamente sacrificati, mentre i bambini, giunti all'età dell’adolescenza, venivano fatti migrare per formare una nuova comunità, godendo di una "protezione divina"; in questa maniera nasceva un nuovo popolo. La migrazione era guidata da un totem, o animale-guida, del quale si interpretavano i movimenti ed il comportamento per trarne auspici e direzione del viaggio. Fu così che un gruppo di giovani Sabini, aventi come totem un picchio verde, sacro al dio Marte, partirono dalla Sabina e popolarono tutto il territorio compreso tra il fiume Foglia e il fiume Salino, giungendo quindi a dare unità etnica a tutte le attuali Marche. Per questo motivo lo stemma della regione è il picchio verde. Essa fu chiamata “Picenum” proprio dal nome del picchio, che in latino è detto “Picus” ed il popolo che vi abitò prese il nome di Piceni. Il nome “Picenum” della regione rimase fino alla caduta dell’Impero Romano e fu sostituito in epoca Medievale dal termine tedesco “Mark” che significa “segno di confine”. Le Marche erano infatti nel Medioevo territori di confine del Sacro Romano Impero, a capo dei quali Carlo Magno vi nominava un marchese. Carlo Concetti e Matteo Vipera 10 Curiosità dall’ UMBRIA a cura di G.B. Ortenzi La Divina Commedia A Foligno (PG) nel 1472 veniva realizzata ,su carta pregiata prodotta dalle vicine cartiere di Belfiore, la prima edizione della Divina Commedia. Questa era composta da 250 fogli e ne furono stampate 350 copie. La Cascata delle Marmore Le incrostazioni di sali di calcio, che alla vista fanno pensare al marmo, furono la causa del nome di questa cascata. Eccezionale e unico è lo spettacolo che offre ai visitatori. E’ la più alta d’Europa e si articola in tre spettacolosi salti per complessivi 165 mt. La potenza dell’acqua dà vita a due affascinanti visioni: Il Belvedere superiore che permette di ammirare la completa e spettacolare caduta dell’acqua. Il Belvedere Inferiore situato presso la galleria lungo la statale della Valnerina. La cinematografia in Umbria Importanti registi hanno scelto spesso l’Umbria per ambientare alcuni famosi loro capolavori. Alcuni esempi: Roberto Benigni ha ambientato i set di famosi films quali “La vita è bella” e “Pinocchio”, presso gli stabilimenti di Cinecittà a Papigno (Terni) ; Mario Monicelli,presso gli antichi borghi Arone e Ferentillo, girò nel 1966 “L’Armata Brancaleone” con Vittorio Gassman ; Dario Argento nel trhiller “ La sindrome di Stendhal “ riprese anche le Cascate delle Marmore. L ‘autoritratto del Perugino e del Pinturicchio Non tutti sono a conoscenza che Piero Vannucci detto il Perugino, maestro di Raffaello, e Bernardino di Betto ,detto il Pinturicchio o Pintoricchio, hanno lasciato il loro autoritratto affrescato presso le sale del Collegio del Cambio, mimetizzandosi fra i banchieri dipinti. FESTIVOL il 29 e 30 ottobre 2011 c’è Festivol a Trevi ! Dimore storiche visitabili solo per questa occasione. Degustazione dei Presidi Slow Food. Musica per le strade e concerti. Mercatino del contadino e dell’antiquariato. Trekking con muli tra gli ulivi e visite ai frantoi con degustazioni di olio nuovo. TREVI Trevi tra olio, arte musica e papille. 11 Notizie dalle Marche a cura di G.B. Ortenzi Premio Verdicchio d’oro 2011 Staffolo ha ospitato quest’anno la XLVI° edizione del Premio Nazionale Verdicchio d’Oro che si è svolta domenica 18 settembre 2011. Da più di quarant’anni il Premio organizzato dal comune di Staffolo e dall’Accademia Italiana della Cucina premia i migliori relatori del settore che si sono distinti attraverso il proprio lavoro nelle rispettive realtà. Il premio patrocinato dall’Assemblea Legislativa delle Marche è stato conferito in questa edizione al noto attore marchigiano Neri Marcorè, a Luigi Bertolaso industriale ed al giornalista enogastronomico dell’Espresso Alfredo Pella. Tutti personaggi che sono diventati , in Italia e all’estero ambasciatori dei prodotti della terra marchigiana. Settembre in Musica 2011 . Festival di musica classica internazionale. 15a edizione del Festival che si svolge ad Ascoli Piceno dal 15 sett. al 5 ottobre 2011. I concerti sono tenuti in buona parte nell’Auditorium Fondazione di Ascoli Piceno di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno Il 15 settembre il concerto inaugurale del Festival si è tenuto presso il Teatro Ventidio Basso e si è esibita la Korean Chamber Orchestra celebre complesso di Seul che nell’edizione del 2009 ottenne un lusinghiero successo Il volume “Storia dell’alimentazione, della cultura gastronomica e dell’arte conviviale nelle Marche” di Ugo Bellesi, Ettore Franca, e Tommaso Lucchetti, foto a fianco da sinistra a destra con l’Assessore Paolo Petrini con cravatta e camicia bianca, edito da il Lavoro Editoriale di Ancona con il contributo dell’Assessorato Agricoltura della Regione Marche , si è classificato, entro la rosa dei quattro titoli finali per la categoria Storia della cucina , come secondo miglior libro del mondo al Gourmand Cookbook Award 2010 (sedicesima edizione). La premiazione è avvenuta la sera del 3 marzo u.s. al Teatro Folies Bergeres di Parigi, alla presenza di olre mille invitati. Il premio è stato ritirato dagli autori alla presenza del Vice Presidente e assessore dell’Agricoltura della Regione Marche,Paolo Petrini, e Giorgio Mangano direttore della Casa Editrice. A questo premio hanno partecipato libri di 144 paesi del mondo. Il Ciavarro Direttore responsabile Pierfrancesco Fodde REDAZIONE Direttore responsabile G.B. Ortenzi Diego Della Valle (Tod’s) nuovo socio sostenitore della Scala. L’imprenditore marchigiano dal gennaio del prossimo anno, sarà l’undicesimo privato della Fondazione avendo disposto per una erogazione di cinque milioni di euro alla Scala. Un anno fa il titolare della Tod’s si era impegnato a finanziare un piano di interventi di restauro del Colosseo per 25 milioni di euro. I fondatori permanenti della Scala attualmente sono: Cariplo, Pirelli, Eni, Fininvest, Assicurazioni Generali, Enel , Banca del Monte di Lombardia, Mapei, Banca Popolare di Milano, Telefonica e dal 2012 Tod’s. Segretaria : Luisella Dameno Consulente Redazione : Enzo Capocasa Redattori Antonio Gargiulo Marco Micarelli Impaginazione, grafica e foto G.B. Ortenzi Hanno collaborato a questo numero: A. Imposimato P. Marsico Carlo Concetti Matteo Vipera 12