Il
ANNO
IX°
30 settemnre 2011
CIAVARRO
Numero 39
Cronaca di vita associativa
1861 - 2011
Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della
ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI”
dal 1950
Iscritta all’Albo della Regione Marche relativo alle Associazioni dei Marchigiani operanti fuori Regione
Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001
SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano
REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano
Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – – Fax 02 – 44 06 175
Siti Internet : www.ilciavarro.it
www. marchigianieumbrienricomattei.eu
REGIONE MARCHE E ASSOCIAZIONI MARCHIGIANE :
UN NUOVO PERCORSO E’ INIZIATO
R
icominciamo con entusiasmo la
vita dell’Associazione, al rientro
dalla pausa estiva, informandovi
degli importanti avvenimenti che hanno
caratterizzato il mese di giugno scorso.
Ci ripromettevamo di avvisarvi del
consueto appuntamento estivo nelle
Marche con le altre associazioni in
Italia e nel Mondo.
Viceversa abbiamo ricevuto il gradito
invito dell’Assessore marchigiano
on.le Luca Marconi (foto a fianco) con
incarico per le politiche sociali, la
famiglia e l’emigrazione, al duplice
appuntamento del 18 e 19 giugno. In
tali date si sono svolti tre avvenimenti importanti per
l’associazionismo marchigiano : il Congresso di tutte le
associazioni marchigiane nel mondo, che ha eletto i
suoi organi direttivi; il convegno nella Sala degli
Stemmi del Comune di Castelfidardo di tutte le
associazioni estere e di quelle italiane per ricordare il
150° anniversario dell’unità d’Italia, con il successivo
omaggio al monumento nazionale patriottico più
importante delle Marche : “l’Ossario-Sacrario della
Battaglia”; la riunione delle associazioni marchigiane
in Italia con l’assessore Marconi all’Hotel Monte
Conero, che ha sancito l’applicazione delle legge
regionale dell’agosto 2009, con la quale la Regione
Marche dava ufficiale riconoscimento al nostro
“movimento associazionistico”.
Il Sindaco di Castelfidardo Mirco
Soprani, che abbiamo avuto l’onore di
ospitare diversi anni fa nella nostra sede
in rappresentanza del suo Comune e della
Fisarmonica
quando
era
ancora
vicesindaco, ci ha ospitato molto
amabilmente e ci ha fatto scoprire le
meraviglie del celebre “Museo della
Fisarmonica”.
L’assessore Marconi ha sviluppato
insieme a noi rappresentanti delle
associazioni marchigiane in Italia una
serie di importanti discorsi che daranno
concretezza
al
rapporto
tra
le
associazioni e la Regione Marche, con
l’istituzionalizzazione del rapporto e con una
progettualità attraverso la quale le associazioni
collaboreranno operativamente per la realizzazione di
tante iniziative volte a salvaguardare le tradizioni e le
culture della regione e a migliorare la loro percezione
in Italia e nel mondo.
L’appuntamento è stato fissato per questo autunno
onde eleggere gli organi della Consulta dei Marchigiani
in Italia e preparare degnamente i primi progetti e la
Festa delle Marche, che ogni anno si festeggia il 10
dicembre (Giornata dedicata alla Madonna di Loreto).
Siamo lieti di potervi dare queste novità che, come
associazione di Milano, abbiamo per molto tempo
auspicato e che ci incamminano verso nuovi e più
significativi traguardi associativi.
Pierfrancesco Fodde
1
Caro Ciavarro,
secondo IL FOGLIO (03.08.2011), il Rossini Opera Festival (“Rof”) è ormai un
evento “imperdibile” e rappresenta “la rassegna più celebre e più chic dell’agosto
italiano”. Chic o meno che sia, certo è che, quest’anno, la rassegna è stata a dir
poco animata e prodiga di emozioni, tra accuse di antisemitismo, polemiche e
parapiglia aventi ad oggetto l’opera “clou” della rassegna, il “Mosé in Egitto”, su
cui riferirò più avanti.
Le opere in cartellone.
Al pari del 2010, quest’anno le opere sono state tre: “Mosé in Egitto”, “La Scala di
Seta” e ”Adelaide di Borgogna”. Come è avvenuto in occasione delle precedenti
rassegne, è stato rappresentato, fuori cartellone, anche “Il viaggio a Reims” ed è stata
inoltre presentata, in forma di concerto, una versione “filologica” del “Barbiere di
Siviglia”.
Cenni storici (superflui per chi già li conosce).
Adelaide di Borgogna. Dramma per musica in due atti.
Libretto di G. Schmidt. Composta all’età di 25 anni.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina,
27.12.1817.
Maestro al cembalo: Gioachino Rossini.
Primo violino e “capo d’orchestra”: Giovanni Landoni.
Personaggi: Ottone I (contralto) imperatore di Germania.
Adelaide (contralto), vedova di Lotario. Berengario (basso),
re d’Italia, usurpatore. Adelberto (tenore) suo figlio. Eurice
(soprano), moglie di Berengario. Iroldo (soprano),
governatore di Canosso.
Il re d’Italia, Lotario, è stato avvelenato da Berengario. La
vedova, Adelaide figlia di Rodolfo di Borgogna, si rifugia
nella fortezza di Canosso (Canossa). Accorso in suo aiuto,
l’imperatore Ottone la libera dell’usurpatore e la sposa.
La Scala di Seta. Farsa comica in un atto. Libretto di G.
Foppa.
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Moisé,
09.05.1812. Composta da Rossini a 20 anni.
Maestro al cembalo: Gioachino Rossini.
Primo violino e direttore d’orchestra: Antonio Cammera.
Personaggi: Dormont (tenore), tutore. Giulia (soprano), sua
pupilla. Lucilla (soprano) cugina di Giulia. Dorvil (tenore).
Blansac (basso). Germano (baritono), servitore di Dormont.
Giulia si è segretamente sposata con Dorvil che accoglie
nottetempo calandogli dal balcone una scala di seta. Il tutore,
all’oscuro di tutto, vorrebbe darle per marito Blansac. Dopo
una serie di divertenti peripezie, propiziate dal servitore
Germano, Lucilla sposa Blansac e il tutore benedice le nozze
tra Giulia e Dorvil.
Mosé in Egitto. Azione tragico-sacra in tre atti. Libretto di
A. L. Tottola.
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Carlo
05.03.1818. Età di Rossini all’epoca: 26 anni.
Maestro al cembalo: Gioachino Rossini.
Primo violino e “capo d’orchestra”: Giuseppe Festa.
Personaggi: Mosé (basso), Faraone, re d’Egitto (basso),
Amaltea, sua moglie (soprano), Osiride, erede al trono
(tenore), Elcia, sua segreta consorte ebrea (soprano), Mambre
(tenore), Aronne (tenore), Amenofi (soprano).
L’argomento è così sintetizzato nel libretto di sala della prima
rappresentazione del San Carlo: ”Volendo Iddio, che il suo
diletto popolo Ebreo fosse sciolto dalla penosa schiavitù, in
cui da più anni languiva in Egitto, impose a Mosè, che
all’Egizio Re Faraone facesse questo suo Divino Volere. Ma
essendosi costui pertinacemente ostinato a disubidirlo, Iddio
lo flagellò con dieci piaghe, e punì con lui il popolo di Egitto,
fino a che Faraone fu costretto a liberare gli Ebrei; ma poi di
ciò tosto pentito, gl’inseguì. riducendoli alle acque del mar
rosso, le cui acque per Divino prodigio furon divise,
aprendosi così uno campoo agl’inseguiti Ebrei: e mentre
Faraone col suo esercito credea di raggiungerli pe’l sentiero
medesimo, le acque si riunirono, e gli Egiziani tutti vi
perirono sommersi”.
Le rappresentazioni di quest’anno.
L’Adelaide ha inaugurato di Festival con la splendida (non
solo musicalmente) Jessica Pratt nel ruolo del titolo. La nota
Daniela Barcellona, mezzosoprano, ha interpretato il ruolo di
Ottone. Segnalo la regia, firmata da Pier’Alli, giocata sulla
proiezione di una serie di affascinanti immagini sullo sfondo
del palcoscenico, con un effetto evocativo e accattivante. La
sera della “prima”, al termine del duetto Adelberto (Bogdan
Mihai) e Ottone (Daniela Barcellona) si sono sentiti dai
palchi alcuni “bu”, che il Resto del Carlino (11.08.2011) ha
definito “un po’ impietosi” interpretandoli come diretti sia al
tenore che al regista. Personalmente ho trovato sia l’uno che
l’altro perfettamente adeguati ed anzi, originale e innovativo
il secondo di essi. Nessun cenno di disapprovazione si è fatto
invece sentire nelle successive repliche (13, 16, 19 e 23
agosto). Anzi, come ha poi scritto il Resto del Carlino
(11.08.2011), l’Adelaide ha incoronato Jessica Pratt e
Daniele Barcellona “regine del Belcanto”. Oltre alla Pratt e
alla Barcellona desidero però ricordare, perché lo meritano
ampiamente, anche Nicola Ulivieri (Berengario), Bodgan
Mihai (Adelberto, già citato), Francesca Pierpaoli (Iroldo),
nonché il direttore Dmitri Jurowski.
Tutti eccellenti e ben sorretti dall’Orchesta e Coro del
Comunale di Bologna.
2
Il Mosé. Il perché delle contestazioni è presto detto. Il regista
Graham Vick ha trasferito le scene in un ambiente che
ricorda da vicino il Medio Oriente, identificando in qualche
modo il popolo ebraico dell’epoca ai palestinesi di oggi, con
un Mosè al quale ha dato le sembianze di un terrorista,
uomini armati che brandiscono mitra ed esibiscono cinture
esplosive. Richiesto di una interpretazione, il regista ha
dichiarato (Resto del Carlino 11.08.2011) che la sua
intenzione è stata semplicemente quella di fare discutere:
“non ho preso le parti di nessuno”. Semmai, come ha
successivamente chiosato il Sovrintendente del Rof (Carlino
26.08.2011) “lo spettacolo di Vick denuncia le guerre fatte in
nome di Dio”, cioè la violenza
ispirata da ragioni religiose e
ideologiche. La polemica, quindi, in
questi termini non aveva e non ha
ragion d’essere. Per curiosità
ricordo
che
il
Messaggero
(12.08.2011) ne rende in parte
corresponsabile il Corriere della
Sera, per avere questo (11.08.2011)
integralmente
anticipato
l’ambientazione,
le
trovate
sceniche, le immagini e perfino i
filmati, guastando in tal modo
l’effetto sorpresa per il pubblico e
violando “anche l’ultima regola di correttezza che il mondo
della lirica aveva fin qui rigorosamente rispettato”. Sicché,
la sera della prima, la contestazione di un unico spettatore,
“probabilmente già pensata dopo le anticipazioni dello
spettacolo” (Messaggero 12.08.2011) ha provocato
addirittura l’intervento della Polizia e l’interruzione dello
spettacolo.
Detto questo, il successo dell’opera è stato enorme e si è
ingigantito ad ogni successiva rappresentazione. Giustamente
è stato assai apprezzato M° Roberto Abbado e
applauditissimi sono stati i cantanti Riccardo Zanellato
(Mosé), Alex Esposito (Faraone), Dmitry Korchak (Osiride),
Yijie Shi (Aronne: una scoperta!) Sonia Ganassi (Elcia) ed
Enea Scala (Mambre). Ottimi e meritatamente applauditi
l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna. Vorrei
anche ricordare, non potendo commentare tutta l’opera,
almeno L’Invocazione “Eterno! immenso! incomprensibil
Dio” (Atto Primo, N. 2), l’Aria Faraone “Cade dal ciglio il
velo” (N. 4), l’Aria Amaltea “La pace mia smarrita” (Atto
Secondo, N. 7) e l’indimenticabile, stupenda, favolosa
Preghiera “Dal tuo stellato soglio” (Atto Terzo, N. 12).
Vorrei anche ricordare che questo Mosé rappresenta un vetta
vertiginosa nella produzione rossiniana e costituisce, forse, il
punto più alto raggiunto dallo “stile sublime” di tutto
l’Ottocento.
(A sinistra in alto casa Rossini a Pesaro) )
Segnalo l’esecuzione di Juan Francisco
Gatell, magnifico tenore e ottimo attore,
perché ne dovrò riparlare a proposito
del Barbiere. E, naturalmente, il
baritono Paolo Borgogna, perfetto nel
ruolo di Germano, e John Zuckermann
(una scoperta anche lui), del quale sia il
pubblico che la critica hanno
G,Rossini
meritatamente applaudito il talento
musicale, la bellezza della voce e l’interpretazione scenica.
Ed ora due parole, ma due parole sentite, a proposito del
Barbiere. Quest’anno il Rof ha fatto al suo pubblico un
eccezionale regalo. L’opera è stata diretta dal M° Zedda,
autore anche della revisione “definitiva” della partitura. La
rappresentazione ha avuto luogo in forma di concerto lunedì
22.08.2011 nella sede del Rossini ed è stata
contemporaneamente trasmessa su schermo (non senza
qualche fastidioso incidente tecnico) anche nella locale
Piazza del Popolo. Il risultato è stato un trionfo a tutti i livelli.
Desidero ricordare il fantastico cast: Marianna Pizzolato
(Rosina); Juan Francisco Gatell (Almaviva); Mario Cassi
(Figaro); Nicola Alaimo (Bartolo); Nicola Ulivieri (Basilio).
Il Carlino (24.08.2011) ha parlato di “Travolgente esibizione
in forma di concerto”, di “Fantastico Barbiere senza le
parrucche”. Ed effettivamente è stato così. E’ difficile
ricordare a memoria d’uomo, un Barbiere più centrato e più
entusiasmante di questo. Simpatico e spiritoso Cassi/Figaro,
brillante e bravissimo Gatell/Almaviva, che ha saputo
trasformarsi da Dorvil a Conte di Almaviva con incredibile
bravura, magistrale e bravissima Pizzolato/Rosina. A lungo, e
meritatissimamente, applaudite la Cavatina Figaro “Largo al
factotum della città” (N. 2), la Cavatina Rosina “Una voce
poco fa” (N. 5) e l’Aria Basilio “La calunnia è un venticello”
(N. 6).Atmosfera esaltante e pubblico felice. Magnifici
l’Orchestra del Comunale di Bologna e il direttore, M°
Zedda.
E l’anno prossimo? Posso fin d’ora anticipare che la stagione
2012 vedrà in cartellone la “Matilde di Shabran, o sia
Bellezza, e Cuor di ferro” (Roma, Teatro Apollo,
24.02.1821), il “Ciro in Babilonia, o sia La caduta di
Baldassarre” (Ferrara, Teatro Comunale 14.03.1812) e “Il
signor Bruschino, ossia il figlio per azzardo” (Venezia,
Teatro San Moisé, 27.01.1813). Quasi certamente, come tutti
gli anni, il Rof offrirà anche una rappresentazione de “Il
viaggio a Reims”.
Sarà quindi un piacere poterti riferire su queste future
realizzazione. Nel frattempo ti saluto molto cordialmente.
Pierserafino Marsico
Milano, 29 agosto 2011
La Scala di Seta. Il pubblico si è nuovamente entusiasmato
per quest’opera, che costituisce una ripresa del 2009 (stesso
regista, Damiano Michieletto). La novità è stata rappresentata
dagli interpreti, il soprano Hila Baggio nel ruolo di Giulia e il
mezzosoprano José Maria Lo Monaco in quello di Lucilla.
3
Storia di Milano
di Antonio Gargiulo
Parte II°
R
iprendiamo il nostro racconto della storia
di Milano, che avevamo lasciato a inizio
Cinquecento, quando il Ducato degli
Sforza possedeva tutti i requisiti per
ambire a un ruolo di supremazia su
tutti gli Stati della penisola italiana.
Purtroppo i sogni di gloria del
Ducato Milanese furono infranti
dagli appetiti delle potenze
Ducato di Milano
straniere, che avendo già costituito a
Stemma degli
Sforza
casa loro degli stati unitari più forti,
ambivano ad estendere la loro sfera
d’influenza sulla penisola italiana. La divisione
degli Stati italiani dell’epoca, e la loro ostilità nei
confronti di Milano fecero il resto. Attaccati dai
francesi con il pretesto di
rivendicazioni dinastiche, gli
Sforza con Ludovico il Moro
furono battuti nell’epica
battaglia di Marignano ( oggi
Melegnano ), detta la
battaglia dei Giganti
(1515 ), in cui perirono
20.000 persone. Da allora le
fortune milanesi declinarono
drasticamente. Salvo una
breve parentesi con
Ludovico il Moro
l’ultimo degli Sforza dal
1521 al 1535, Milano passò in mani straniere.
Dapprima ci fu il dominio spagnolo. L’imperatore
Carlo V d’Asburgo, che era anche re di Spagna,
sconfisse e fece prigioniero il re di Francia
Francesco I nella battaglia di Pavia ( 1525 ). Dal
1535, alla morte dell’ultimo Sforza, il Ducato di
Milano fu annesso alla corona di Spagna, che
nominava un governatore in rappresentanza del re.
Fu questo un periodo relativamente oscuro della
storia milanese. La popolazione era gravata di
tasse e la cattiva amministrazione era diffusa.
Furono mantenuti i privilegi di nobiltà e clero, e le
varie porzioni di territorio vendute dal governo
come feudi a nobili signori, che a loro volta
gravavano con vari balzelli sulle spalle della
popolazione.
In questo periodo però s’inserisce la
figura di San Carlo Borromeo,
arcivescovo di Milano nella seconda
metà del Cinquecento. Fu una
grande figura di riferimento
San Carlo Borromeo
per i cittadini, e si adoperò
instancabilmente per riformare la Chiesa secondo
i dettami del Concilio di Trento.
In seguito alla guerra di successione spagnola, nel
1714 Milano passò agli Asburgo d’Austria, che ne
fecero la residenza di un Vicerè. Con gli austriaci
la cose andarono molto
meglio. Sotto la guida
illuminata di sovrani
come Maria Teresa e
Giuseppe II la città e il
suo territorio poterono
usufruire di una buona
amministrazione. Molti
privilegi, compresi
quelli ecclesiastici,
vennero eliminati o
Maria Teresa d’Austria
limitati. Fra le altre
cose, fu abolita
l’Inquisizione. L’agricoltura
rifiorì e sorsero nuove
iniziative e commerci.
Dopo la parentesi
napoleonica, dal 1796 al
1815, gli austriaci restarono
fino al 1859. Dopo la grande
parentesi della Seconda
Giuseppe II°
Guerra d’Indipendenza,
Milano si trovò a far parte del Regno d’Italia, e
seguì le varie vicissitudini nazionali fino al giorno
d’oggi. Di rilievo la forte ascesa di Milano, per
oltre un secolo dall’annessione al Regno d’Italia,
in campo economico, industriale e commerciale.
La seconda metà dell’Ottocento fu caratterizzata
dall’avvento dell’elettricità, che in Lombardia
poté vantare molte delle sue prime applicazioni.
Grande fu lo sviluppo delle ferrovie, che
favorirono il sorgere di molte industrie tessili,
metallurgiche e meccaniche. Milano fu anche
teatro di movimenti artistici importanti come la
Scapigliatura e il Futurismo, e in architettura il
Liberty e l’Art Déco. Dopo il Fascismo e la
Seconda Guerra Mondiale, che causò gravi danni
a Milano, soprattutto a causa dei bombardamenti
alleati, Milano fu nuovamente alla ribalta italiana
per il suo ruolo di locomotiva del Miracolo
Economico, che ci ha portato alla situazione
attuale.
E’ stata tutto sommato una bella storia, con i suoi alti
ed i suoi bassi. Se però c’è sempre stato un filo
conduttore, dai fasti romani al Miracolo Economico,
questo è costituito dalla tenacia, dall’operosità e
dall’ingegno dei Milanesi, che più volte si sono
ritrovati all’avanguardia o in posizione di preminenza
rispetto agli altri. E’giusto che un sentimento di
orgoglio per tutto questo alberghi nei cuori dei
milanesi, e un pochino anche nei nostri, che di Milano
ci consideriamo figli adottivi.
Antonio Gargiulo
4
L’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi
e il
di Achille Imposimato
VITTORIANO
Giuseppe Sacconi
L’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi (1854-1905 ) ha progettato l’Altare
della Patria ( il Vittoriano ) come monumento dedicato a Vittorio Emanuele II.
L’inaugurazione,però,non lo vide presente:il bianco e imponente memoriale fu
inaugurato dal Re Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911. Nel 2011 , pertanto ,
ricorre il centenario dell’inaugurazione del Vittoriano ed è cosa giusta e
doverosa rivolgere un grato pensiero all’architetto Sacconi e, soprattutto ,
ricordare il Milite Ignoto,specialmente in concomitanza con il 150°
anniversario dell’Unità d’Italia e i 140 anni di Roma Capitale.
Le ricorrenze di questo tipo servono a rivedere alcuni punti.Persone ed eventi
Vittorio Emanuele II
della storia,della nostra storia,che non possono e non devono essere
dimenticati.Infatti,dalla valutazione degli eventi passati,con giusto e imparziale
criterio di osservazione,si trovano gli spunti per migliorare la nostra vita al presente ed assicurarci
un futuro migliore.
Il Vittoriano nacque con un bando di concorso del
1882,il cui svolgimento ebbe non chiari eventi
collaterali,per ragioni varie,legate alla incerta
interpretazione professionale,procedurale e alle
manipolazioni. Non era facile,per un’Italia unita da
appena vent’anni,fare correttamente un tale
monumento,con bando di concorso aperto a tutti.
E’ un bel monumento,che ebbe difficoltà
Il Vittoriano in costruzione
iniziali,organizzative e costruttive e critiche dopo,da
parte di settori vari della pubblica opinione. E’
certo, però,che il lavoro di Giuseppe Sacconi era concettualmente difficile: si trattava di inserire,
accanto ad un contesto di mura della antica Roma,al centro della Capitale, una struttura imponente
ad alto valore storico ed architettonico:bianco come la chiarezza d’intenti dei promotori voleva.
Nel 1918, al termine della 1° guerra mondiale,il monumento a Vittorio Emanuele II divenne
l’Altare della Patria: già questo è un riconoscimento alle capacità dell’architetto marchigiano di
Montalto.
Quell’ampiezza,quella solenne gradinata,quella chiarezza fanno ricordare,a chi ama il volo, o ne
apprezza il valore umano oltre che tecnico, il quasi centenario del primo volo in USA dei fratelli
Wright ( 1903 ).
Giuseppe Sacconi era stato diversi anni in politica,deputato.Conservatore di diverse strutture
monumentali nelle Marche e in Umbria,aveva
effettuato restauri alla Basilica di Loreto.
La costruzione del Vittoriano iniziò il 18
marzo 1885 e le varianti apportate furono
non poche, sia per i materiali sia per la
reiterata sostituzione dei simboli. Una cosa ,
però, per noi italiani d’oggi non è sostituibile:
il rispetto e l’onorabilità del Vittoriano,con la
sufficienza e la trascuratezza dei valori,di
tutti i valori.
Il Soldato Ignoto è caduto per tutti i veri
italiani.
Achille Imposimato
5
Un marchigiano
fondatore, Rettore e Presidente
dell’’Università
BOCCONI”
di Milano
LEOPOLDO SABBATINI
“Costruttore di Istituzioni”
di Marco Micarelli
Penso di non essere lontano
dal vero nel ritenere che tra
gli amici lettori del
Ciavarro non ce ne sia uno
che non conosca la
Bocconi, la prestigiosa
istituzione
universitaria
milanese di Economia e
Commercio. Ritengo anche,
peraltro, che non molti
siano al corrente che ne fu
eccellente promotore un
marchigiano:
Leopoldo Sabbatini (foto sopra).
Ricorrendo
quest’anno
il
centocinquantesimo
anniversario della nascita penso sia doveroso, da parte
mia, ricordarne la figura. Non ritengo di esagerare se lo
considero un nostro tipico corregionale che, emigrato
al Nord, dà tutto se stesso al lavoro. Così egli,
trasferitosi a Milano, divenne, tra il XIX° e il XX°
secolo, uno dei più attivi e infaticabili artefici dello
sviluppo economico e culturale non solo della città che
lo aveva adottato, ma dell’intero paese.
Nacque a Camerino il 14 Luglio 1861. Ricevette da
suo padre, patriota risorgimentale che aveva subito
carcere ed esilio per le sue idee, un’educazione laica e
radicale. Terminati gli studi liceali, si trasferì a Pisa
dove si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza.
Innamoratosi di una ragazza più anziana di lui che gli
diede l’unico figlio, la sposò nel 1880. Si laureò
brillantemente in Legge nel 1883 discutendo una tesi in
Diritto Commerciale. Trovò subito impiego presso un
importante studio legale di
Pisa, ma non tralasciò i suoi
studi in campo economicocommerciale.
Venuto a conoscenza che la
Camera di Commercio di
Milano era alla ricerca di un
Vice Segretario, partecipò al
concorso data la sua scarsa
passio
ne per
la
carriera forense. Le ottime
referenze del suo datore di
lavoro e i lusinghieri risultati
di un’indagine nell’ambiente
universitario
pisano
ne
determinarono
l’assunzione
Logo dell’Università
nel marzo dell’85. Nonostante
BOCCONI
la giovane età si inserì con
facilità nel nuovo ambiente di
lavoro venendo in contatto con i maggiori imprenditori
dell’epoca quali Bocconi, De Angeli, Pirelli, Pisa,
Riva, Salmoiraghi, Vanzetti.
Milano stava
attraversando un periodo di forte sviluppo economico e
civile con una larga partecipazione dei gruppi sociali e
un diffuso interesse alla valorizzazione delle capacità
dei singoli. Si mise soprattutto in luce nello
svolgimento di compiti particolari quali, ad esempio,
l’indagine sulla situazione imprenditoriale
del
milanese che la Camera di Commercio aveva invano
tentato di realizzare. La fiducia che si era guadagnato
per l’ efficacia nel lavoro e la sua riservatezza
condussero ad un’opera che, pubblicata all’inizio degli
anni 90, divenne la base
fondamentale per chi voleva
conoscere ed operare nella
Provincia di Milano.
Gli impegni camerali, per
quanto gravosi, non impedirono
al Sabbatini di dedicarsi ad
altre attività quali quelle di
carattere educativo. Diede
Ferdinando Bocconi
infatti grande impulso alle
scuole popolari per adulti, a cui si era dedicato già nel
periodo
universitario,
divenendone
Presidente
nazionale all’inizio del 90. Allorquando fu contattato
da Ferdinando Bocconi che gli espose il suo progetto
di realizzare un ciclo di studi per la formazione dei
futuri imprenditori, egli sposò con entusiasmo l’idea e
suggerì di abbandonare l’ipotesi iniziale di appoggiarsi
al Politecnico proponendo una soluzione autonoma.
Nel giro di un paio d’anni nacque così l’Università
Commerciale intitolata al figlio
Luigi Bocconi morto in Africa
nella battaglia di Adua nel 1896. Il
ciclo formativo, imperniato sullo
studio della scienza economica, fu
elaborato dal Sabbatini stesso che
ne divenne Presidente e Rettore.
Nel primo decennio del 900 fu
sovraccarico di lavoro: basta
pensare che nel contempo operò
per la creazione dell’unione delle
Camere di Commercio a livello
nazionale e che tentò, senza successo, anche di entrare
in politica presentandosi nel Collegio di Camerino.
Si spense, ancora giovane, in un viaggio da Roma a
Milano nel Giugno del 1914.
Ad un uomo di tale levatura il paese natale non ha
saputo dedicare nemmeno un vicolo.. .
Marco Micarelli
6
UMBRI
che si sono fatti onore
I fratelli Ferri
Non avrei mai immaginato che un articolo sul
nostro periodico avesse la capacità di scatenare un
diluvio di ricordi lieti e meno lieti, lontanissimi o
più vicini nel tempo, come mi è accaduto con la
breve nota biografica del Generale Imposimato,
apparsa sull’ultimo numero, circa la figura del
nostro Antonio Ferri . Cercherò di spiegarne
brevemente le ragioni.
Fratelli e sorelle Ferri trascorrevano le loro
vacanze estive presso i nonni a Fiastra, piccolo
comune di montagna ai piedi dei Sibillini, dove
mia
madre
insegnò dal 1923
al 1934 alle
Scuole Elementari
ed io venni alla
luce. Ho molti
ricordi di quel
lontano periodo,
la maggior parte
Il lago artificiale di Fiastra
sbiaditi e solo
qualcuno vivissimo. Rammento le loro
passeggiate, di poche centinaia di metri, quando
dalla casa del nonno a Radeccia, venivano al
Trebbio capoluogo del Comune di Fiastra. Per me,
bambino quasi sempre attaccato alla mano di mia
sorella maggiore, essi apparivano grandi, lontani
dall’infanzia, e mi incuriosivano non poco,
soprattutto perché venivano da fuori.
Spinto dal desiderio di chiarire molti aspetti di
quel tempo lontano, approfittando delle mie usuali
vacanze a Camerino, la vigilia di Ferragosto, feci
una scappata a Fiastra (sono solo una ventina di
chilometri) nella speranza di imbattermi in
qualche vecchia conoscenza con cui parlare della
famiglia Ferri dei miei tempi. Fui fortunato, ne
incontrai più d’una. I tanti anni trascorsi e la mia
fantasia non avevano deformata la realtà. I giovani
che arrivavano all’inizio dell’estate erano figli di
un magistrato: tre maschi Giuseppe, Antonio,
Licinio e due femmine Vanda? e Maria.
Quest’ultima, l’ho saputo solo ora, era colei che
andò recuperare la palla che, sfuggitami di mano,
rotolò in fondo al ripido viottolo a poca distanza
della casa dei Ferri. Un anno, Licinio, il più
piccolo della covata, al termine delle vacanze, fu
lasciato presso i nonni e così mia madre se lo
ritrovò tra i suo scolari. Non lo dimenticò mai,
anche dopo il suo trasferimento a Camerino nel
’35. Era sua abitudine ricordare con affetto i suoi
alunni più vivaci ad intelligenti e parlarne con
nostalgia. Ma Licinio ritornò prepotentemente nei
nostri discorsi allorquando dovemmo affrontare,
nel ’61, un serio problema di salute di mia madre.
di Marco Micarelli
Un’apparente banale bronchite aveva condotto ad
una radiografia che sembrava evidenziare
problemi ben più gravi. Nella ricerca di un
autorevole lettura della lastra, qualcuno ci segnalò
Licinio Ferri che a Roma si stava affermando
come esperto radiologo. Lo contattai, ci
incontrammo nel suo studio insieme a mia sorella
minore accogliendoci con grande cordialità, non
nascose anche lui la serietà della situazione, si
adoperò con slancio sul da farsi, organizzò un
rapido ricovero al Policlinico per le analisi e i
controlli ritenuti necessari per giungere ad una
diagnosi. Non nascondeva l’affetto che ancora lo
legava alla sua anziana maestra. Il Cielo volle che
dopo qualche settimana mia madre tornasse a
casa. Non c’era nulla di veramente grave, la
radiografia aveva ingannato tutti. Visse ancora
altri diciassette anni.
Tra il ’43 e il ’44, anni tragici per il camerinese
per rappresaglie, rastrellamenti, assassini, circolò
la voce che Antonio guidasse una formazione
partigiana sulle montagne dell’Appennino umbro-
Operazione Paperclip –Scienziati in posa a Fort Bliss
marchigiano. Si disse, poi, che fosse andato negli
Stati Uniti. Oggi sappiamo che già nel ’44 fu
rintracciato a Roma dal celebre agente segreto
USA Morris Berg che lo trasferì in America
presso l’OSS (Office of Strategic Service), quasi
un’anteprima della cosiddetta Operazione
Paperclip che avrebbe reclutato in Germania, al
termine della guerra, centinaia di scienziati e
tecnici Tedeschi tra cui il ben noto Von Braun.Il
terzo fratello, Guseppe, è stato un giurista di
valore che ha insegnato alla Sapienza di Roma.
Desidero ringraziare vivamente il Generale
Imposimato per il suo scritto che mi ha dato lo spunto
per una scorribanda fra i miei ricordi che, mi auguro,
non abbiano annoiato i lettori. Spero, inoltre, che gli
faccia piacere venire a conoscenza, posto che non ne
sia informato, che Fiastra ha voluto intitolate ai tre
fratelli Ferri la propria Scuola Elementare. Non so se
oltre a Licinio anche qualche altro fratello o sorella
Ferri ha frequentato quella Scuola Elementare prima
dell’arrivo di mia madre, ma sono sicuro che tale
dedica l’avrebbe resa felice senza nascondere un
pizzico d’orgoglio.
Marco Micarelli
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Intervista al Sindaco del Comune
di
Ripatransone
di G.B . Ortenzi
Come prima cosa vogliamo ringraziare il Sindaco Paolo D’Erasmo per il
tempo che ci ha voluto dedicare per questa intervista che ci dà modo di
farvi conoscere questo bellissimo paese (che divenne comune nel medio
evo) che merita davvero di essere visitato.
Ringraziamo inoltre la Dott.ssa N. Verdecchia per averci aiutato a
realizzare questa intervista
Signor Sindaco: dove è ubicata Ripatransone?
Ripatransone è una ridente località di soggiorno estivo a 494 m di
altitudine e a 12 Km dal mare Adriatico; gode di un panorama tale
(dal Gran Sasso d’Italia alle coste dalmate) da essere chiamata,
meritatamente, “Belvedere del Piceno”. Il vasto territorio (terzo
della provincia), tutto antropizzato, comprende tre frazioni: Trivio,
San Savino, Valtesino.
E’ uno centri più antichi ed importanti della provincia di Ascoli
Piceno.
A quando risale la cittadina di Ripatransone?
La località era abitata nella preistoria (periodi: paleolitico,
neolitico, eneolitico); la civiltà picena ( secoli IX – III a.C.) vi
raggiunse il massimo dello splendore intorno al VI secolo a. C.; ad essa all’inizio del III secolo a. C. subentrò la civiltà
romana. Nel 1086 il Vescovo di Fermo unì i 4 castelli di Agello, Roflano, Monte Antico, Capodimonte, ma non si può
parlare ancora di Comune, che giuridicamente ebbe origine nel dicembre del 1205, con un atto pubblico tra il vescovo
di Fermo Adenulfo e i rappresentanti locali.
Ripatransone: vista parziale dal parco del Belvedere ( Foto Ortenzi )
Ci sono costruzioni e opere d’arte degne di essere portate all’attenzione dei visitatori?
Tra i monumenti più importanti segnaliamo: il Palazzo del Podestà (restaurato negli anni 1979- 1991) è uno degli edifici
più interessanti della regione marchigiana. Fu compiuto in forme di transizione romanico- gotiche nel 1304, come si
legge nell’epigrafe della prima bifora di sinistra. Il primo piano fu trasformato in Teatro Comunale con il progetto di
Pietro Maggi a partire dal 1790; pur incompleto fu aperto al pubblico nel 1824 con il nome di “Teatro del Leone”. Fu
completato nel 1843; vi furono apportate modifiche sostanziali sia all’interno che all’esterno negli anni 1867 -76.
Nel 1894 al teatro fu cambiato il nome e fu intitolato a Luigi Mercantini.
La Dimora di Ascanio Condivi: è questa un grazioso palazzetto ( secoli XV – XVI) abitato, dopo il matrimonio con
Porzia Caro ( nipote di Annibal Caro), da Ascanio Condivi ( Ripatransone, 1525- 1574), primo biografo ufficiale di
Michelangelo; da notare l’elegante loggetta verso la piazza, le finestre a croce guelfa, il portale sul cui architrave si
legge: DEO ET PATRIAE.
Il Palazzo Comunale costruito nel secolo XIII, è andato soggetto a varie vicissitudini; completamente restaurato nel
secolo XVII, fu nuovamente rimaneggiato nel secolo XIX, ed oggi non conserva quasi nulla dell’architettura originaria.
All’interno, oltre agli uffici comunali e a quelli del giudice di pace sono conservati due ricchi archivi: quello notarile e
quello comunale; inoltre al piano terra è ospitato il ricco Museo Civico Archeologico, fondato nel 1877 da Don Cesare
Cellini, di cui porta il nome.
Il Palazzo Bonomi – Gera fu progettato per la propria famiglia alla fine del secolo XVII da Luzio Bonomi (
Ripatransone, 1669-1739). Negli anni 1963- 66, fu acquistato da Uno Gera, che lo fece restaurare e riportare in gran
parte all’architettura originaria, nonostante le trasformazioni e le mutilazioni subite dal Palazzo. Altri interventi sono
stati fatti nel 1994 e nel 2001 dal Comune con finanziamenti della Regione Marche. Lo stile dell’edificio è sobrio e
castigato; la parte posteriore richiama il prospetto della Villa Falconieri di Frascati; il portale in arenaria, sormontato da
un balconcino, è il principale elemento decorativo della facciata in laterizi; la porta ha una bella lunetta in legno. Donato
al Comune nel 1971 da Gera, dal 1976 ospita la Gipsoteca e la collezione d’arte Gera, e dal 1977 la Pinacoteca Civica,
la raccolta di maioliche e porcellane, il Museo storico – risorgimentale ed etnografico.
Delle numerose chiese esistenti nel centro storico si ricordano: Duomo - Basilica è costituito da tre chiese. Il Duomo
propriamente detto, su disegno del 1597 del modenese Gaspare Guerra, fu edificato
dal 1601 al 1623; il Tiburio ottagonale vi fu innalzato nel 1786; la facciata fu compiuta nel 1842; il nuovo campanile fu
innalzato negli anni 1884- 1902.
All’interno sono custodite pregevoli opere pittoriche e scultoree lignee.
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La Chiesa dell’Immacolata detta di San Filippo: fu fatta edificare dai Padri della Congregazione dell’Oratorio ( detti
Filippini) negli anni 1680- 1722, su progetto dell’architetto romano Francesco Massari, allievo e collaboratore del
Borromini; alla morte del progettista nel 1705, i lavori furono affidati a Luzio Bonomi, di Ripatransone.
All’interno, molto elegante, sono custodite pregevoli opere pittoriche ed alcune sculture di Uno Gera. Nell’annessa
sacrestia gli armadi in noce impiallicciata furono realizzati negli anni 1735- 38 da Domenico Pettinelli di Ponzano di
Fermo.
Curiosità: la principale è il vicolo più stretto d’Italia e forse del mondo largo appena 43 cm, che unisce via Tanursi a
via Fedeli; inserito in un contesto di case medievali a schiera di edilizia popolare rende particolarmente suggestivo tale
angolo del centro storico.
Signor Sindaco ci parli delle feste e delle tradizioni popolari di Ripatransone
La festa più antica e popolare è quella dell’Ottava di Pasqua ( domenica in Albis) in onore della Madonna di Loreto,
venerata sotto il titolo di Madonna di San Giovanni; inserito nelle manifestazioni di tale festa è lo spettacolo
folcloristico- pirotecnico “ Il Cavallo di Fuoco”, risalente probabilmente al 1682.
Altre feste: grandioso ed artistico presepe in piazza ( dal 1970) e concerti di Natale; processione del Cristo Morto e
della Madonna Addolorata ( venerdì santo), rassegna concertistica picena ( dal 1995 nei mesi di luglio ed agosto),
stagione lirica al teatro all’aperto delle fonti ( mese di luglio dal 2002), festa del vino ( ultima domenica di luglio e
sabato precedente dal 1997), festa del grano e della trebbiatura ( seconda domenica di agosto e sabato precedente), il
puzzle gastronomico ( dal 1997 – 14 e 15 agosto), rassegna corale internazionale ( dal 1983 seconda domenica di
ottobre e sabato precedente), supercastagnata ( dal 1990 ultima domenica di ottobre), Le vie di Bacco ( dal 1995
percorso enogastronomico nei ristoranti della città).
Quali sono i personaggi locali che hanno dato lustro in passato a Ripatransone?
Giovanni da Ripatransone, secolo XIV, teologo e filosofo francescano, detto “doctor
supersubtilis”
Vincenzo Boccabianca ( 1810- 1878) musicista e
violinista ricercato, direttore d’orchestra.
Luigi Mercantini ( Ripatransone 1821- Palermo
1872), letterato, patriota, professore universitario; tra
le tante sue poesie le più conosciute sono: la “
Spigolatrice di Sapri” e l’Inno di Garibaldi “ si
scopron le tombe, si levano i morti”.
Emidio Consorti ( Ripatransone 1841- Roma 1913),
rinnovatore della pedagogia italiana; nel 1889 a sue
spese a Ripatransone, fondò la “ Scuola di lavoro
manuale educativo”, la prima in Italia.
Maria Teresa Boccabianca ( 1852 – 1921), cantante
lirica.
Emidio Cellini ( 1857- 1920), musicista e compositore.
Ivo Illuminati ( 1882- Roma 1963), uno dei più importanti registi del cinema muto.
Aldo Gabrielli ( 1898- Arma di Taggia 1978), letterato, glottologo e lessicografo.
Luciano Neroni ( 1909- 1951), cantante lirico, uno dei più importanti di
quegl’anni.
Lapide commemorativa di
Emidio Consorti
Casa natale di Luigi Mercantini
Sindaco ci dica in sintesi perché venire a visitare Ripatransone?
Ripatransone offre un panorama a 360 gradi, una genuina enogastronomia, con varie specialità tra cui: il ciavarro, zuppa
di cereali e legumi con condimento piccante; lo stoccafisso in salsa; “lu frestinghe”, squisito dolce natalizio; la crostata
con la ricotta.
Numerosi produttori di vini ( 12 cantine sul territorio); produttori di olio; ricco patrimonio storico- artistico, (secondo
della provincia dopo Ascoli Piceno); iniziative di vario genere distribuite nell’arco dell’intero anno.
Ringraziamo il signor Sindaco Paolo D’Erasmo per la sua gentile disponibilità che deriva anche dall’amore
che lui , come tutti i suoi concittadini, nutre per questo paese bellissimo.
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Lo stemma della regione
Marche
Ce lo raccontano due ragazzi in gamba di Corridonia
Carlo e Matteo, undicenni, inseparabili
amici da sempre ed entrambi in prima
media , questa estate al mare a Porto San
Giorgio hanno conosciuto il nostro Vice
Presidente Vincenzo Tappatà che, sentite
le loro esperienze scolastiche, per metterli alla prova li ha invitati a fare una
ricerca sullo stemma della nostra Regione Marche per Il ciavarro. Sia Carlo
che Matteo, accettando con entusiasmo la sfida , ci hanno fatto pervenire la
ricerca che con molto piacere, qui di seguito riportiamo.
(Gianni)
Matteo e Carlo
-
LO STEMMA DELLA REGIONE MARCHE
Sullo stemma della Regione Marche,
adottato ufficialmente nel 1980, compare
il disegno stilizzato di un picchio,
sovrapposto alla lettera maiuscola M,
scritta in nero su fondo bianco. Il picchio
è stato scelto in onore dell’antico popolo
dei Piceni, che lo consideravano un
uccello
sacro.
Secondo
un’antica
leggenda, infatti, il passato della regione
Marche è legato ad un uccello, il picchio,
che, in occasione di una delle tante
ricorrenze rituali praticate dagli antichi
popoli italici, fece scoprire ad un gruppo
di Sabini questa terra. Il rito in questione
era la Primavera Sacra (Ver Sacrum in
latino), celebrata in occasione di calamità
o momenti difficili. Consisteva nell'offerta
agli Dei dei primogeniti nati dal 1º marzo
al 1º giugno (o nel caso dei Sabini quelli
nati dal 1º marzo al 30 aprile) della
seguente primavera. Gli animali venivano
effettivamente
sacrificati,
mentre
i
bambini, giunti all'età dell’adolescenza,
venivano fatti migrare per formare una
nuova comunità, godendo di una
"protezione divina"; in questa maniera
nasceva un nuovo popolo. La migrazione
era guidata da un totem, o animale-guida,
del quale si interpretavano i movimenti ed
il comportamento per trarne auspici e
direzione del viaggio. Fu così che un
gruppo di giovani Sabini, aventi come
totem un picchio verde, sacro al dio
Marte,
partirono
dalla
Sabina
e
popolarono tutto il territorio compreso tra
il fiume Foglia e il fiume Salino,
giungendo quindi a dare unità etnica a
tutte le attuali Marche. Per questo motivo
lo stemma della regione è il picchio
verde.
Essa fu chiamata “Picenum” proprio dal
nome del picchio, che in latino è detto
“Picus” ed il popolo che vi abitò prese il
nome di Piceni.
Il nome “Picenum” della regione rimase
fino alla caduta dell’Impero Romano e fu
sostituito in epoca Medievale dal termine
tedesco “Mark” che significa “segno di
confine”.
Le Marche erano infatti nel Medioevo
territori di confine del Sacro Romano
Impero, a capo dei quali Carlo Magno vi
nominava un marchese.
Carlo Concetti e Matteo Vipera
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Curiosità
dall’
UMBRIA
a cura di G.B. Ortenzi
La Divina Commedia
A Foligno (PG) nel 1472 veniva realizzata ,su carta pregiata prodotta dalle vicine cartiere di
Belfiore, la prima edizione della Divina Commedia. Questa era composta da 250 fogli e ne
furono stampate 350 copie.
La Cascata delle Marmore
Le incrostazioni di sali di calcio, che alla vista fanno pensare al
marmo, furono la causa del nome di questa cascata. Eccezionale e
unico è lo spettacolo che offre ai visitatori.
E’ la più alta d’Europa e si articola in tre spettacolosi salti per
complessivi 165 mt.
La potenza dell’acqua dà vita a due affascinanti visioni:
Il Belvedere superiore che permette di ammirare la completa e
spettacolare caduta dell’acqua.
Il Belvedere Inferiore situato presso la galleria lungo la statale
della Valnerina.
La cinematografia in Umbria
Importanti registi hanno scelto spesso l’Umbria per ambientare alcuni famosi loro capolavori. Alcuni
esempi:
Roberto Benigni ha ambientato i set di famosi films quali “La vita è bella” e “Pinocchio”, presso gli
stabilimenti di Cinecittà a Papigno (Terni) ; Mario Monicelli,presso gli antichi borghi Arone e Ferentillo,
girò nel 1966 “L’Armata Brancaleone” con Vittorio Gassman ; Dario Argento nel trhiller “ La
sindrome di Stendhal “ riprese anche le Cascate delle Marmore.
L ‘autoritratto del Perugino e del Pinturicchio
Non tutti sono a conoscenza che Piero Vannucci detto il Perugino, maestro di Raffaello, e
Bernardino di Betto ,detto il Pinturicchio o Pintoricchio, hanno lasciato il loro autoritratto affrescato
presso le sale del Collegio del Cambio, mimetizzandosi fra i banchieri dipinti.
FESTIVOL
il 29 e 30 ottobre 2011 c’è Festivol a
Trevi !
Dimore storiche visitabili solo per questa occasione.
Degustazione dei Presidi Slow Food.
Musica per le strade e concerti.
Mercatino del contadino e dell’antiquariato.
Trekking con muli tra gli ulivi
e visite ai frantoi con degustazioni di olio nuovo.
TREVI
Trevi tra olio,
arte
musica
e papille.
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Notizie dalle
Marche
a cura di G.B. Ortenzi
Premio Verdicchio d’oro 2011
Staffolo ha ospitato quest’anno la XLVI° edizione del Premio Nazionale Verdicchio d’Oro
che si è svolta domenica 18 settembre 2011. Da più di quarant’anni il Premio organizzato
dal comune di Staffolo e dall’Accademia Italiana della Cucina premia i migliori relatori
del settore che si sono distinti attraverso il proprio lavoro nelle rispettive realtà. Il premio
patrocinato dall’Assemblea Legislativa delle Marche è stato conferito in questa edizione al
noto attore marchigiano Neri Marcorè, a Luigi Bertolaso industriale ed al giornalista
enogastronomico dell’Espresso Alfredo Pella. Tutti personaggi che sono diventati , in Italia
e all’estero ambasciatori dei prodotti della terra marchigiana.
Settembre in Musica 2011 .
Festival di musica classica internazionale.
15a edizione del Festival che si svolge ad Ascoli
Piceno dal 15 sett. al 5 ottobre 2011.
I concerti sono tenuti in buona parte nell’Auditorium Fondazione di
Ascoli Piceno di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di
Ascoli Piceno
Il 15 settembre il concerto inaugurale del Festival si è tenuto
presso il Teatro Ventidio Basso e si è esibita la Korean Chamber
Orchestra celebre complesso di Seul che nell’edizione del 2009
ottenne un lusinghiero successo
Il volume “Storia dell’alimentazione, della cultura gastronomica e dell’arte
conviviale nelle Marche” di Ugo Bellesi, Ettore Franca, e Tommaso Lucchetti, foto a
fianco da sinistra a destra con l’Assessore Paolo Petrini con cravatta e camicia bianca,
edito da il Lavoro Editoriale di Ancona con il contributo dell’Assessorato Agricoltura
della Regione Marche , si è classificato, entro la rosa dei quattro titoli finali per la categoria
Storia della cucina , come secondo miglior libro del mondo al Gourmand Cookbook
Award 2010 (sedicesima edizione).
La premiazione è avvenuta la sera del 3 marzo u.s. al Teatro Folies Bergeres di Parigi, alla
presenza di olre mille invitati. Il premio è stato ritirato dagli autori alla presenza del Vice
Presidente e assessore dell’Agricoltura della Regione Marche,Paolo Petrini, e Giorgio
Mangano direttore della Casa Editrice.
A questo premio hanno partecipato libri di 144 paesi del mondo.
Il Ciavarro
Direttore responsabile
Pierfrancesco Fodde
REDAZIONE
Direttore responsabile
G.B. Ortenzi
Diego Della Valle (Tod’s) nuovo socio
sostenitore della Scala.
L’imprenditore marchigiano dal gennaio del prossimo
anno, sarà l’undicesimo privato della Fondazione
avendo disposto per una erogazione di cinque milioni
di euro alla Scala.
Un anno fa il titolare della Tod’s si era impegnato a
finanziare un piano di interventi di restauro del
Colosseo per 25 milioni di euro.
I fondatori permanenti della Scala attualmente sono:
Cariplo, Pirelli, Eni, Fininvest, Assicurazioni Generali,
Enel , Banca del Monte di Lombardia, Mapei, Banca
Popolare di Milano, Telefonica e dal 2012 Tod’s.
Segretaria : Luisella Dameno
Consulente Redazione : Enzo Capocasa
Redattori
Antonio Gargiulo
Marco Micarelli
Impaginazione, grafica e foto
G.B. Ortenzi
Hanno collaborato a questo numero:
A. Imposimato
P. Marsico
Carlo Concetti
Matteo Vipera
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