La persona digitale
Authority per la persona digitale
ed influenze trasversali
Manuale d’uso per un futuro sostenibile
L’Osservatorio TuttiMedia e Media Duemila hanno aperto, ai Lincei, il dibattito sulla
persona digitale perché la nuova identità rivoluziona non solo il modo di comunicare
dell’uomo, ma la sua vita stessa.
I
l percorso per uscire dalla crisi economica è
dettato dalle capacità della nostra piccola e
media impresa di utilizzare tutti gli strumenti
che il digitale offre. Il nostro Paese è vivo e forte
e l’innovazione deve diventare un obiettivo collettivo per superare il deficit culturale che ci impedisce di modernizzarci. Paolo Peluffo,
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con
delega per l’editoria, ha sottolineato quanto sia
importante parlare oggi del mondo della Rete e
delle predizioni di McLuhan, che nella loro estrema attualità investono la nuova persona digitale
che si sta profilando e che dovrà trovare spazio
in una società che fino a questo momento aveva
previsto solo due aspetti dell’individuo: quello
pubblico e quello privato. Nella splendida cornice
dell’Accademia dei Lincei, prima di lasciare la
parola a Derrick de Kerckhove, Peluffo ha aggiunto che “non sappiamo se questa trasmigrazione al digitale, che allarga a dismisura le
possibilità di conoscenza e il consumo di contenuti gratuiti, porterà a creare una filiera del valore
economicamente sostenibile per i produttori di
conoscenza. È nostro dovere, come cittadini,
promuovere, attraverso la Rete, non solo contenuti di qualità, ma anche la nostra cultura e la
nostra lingua proprio perché nel sistema globale
i differenti idiomi sono in competizione”. Dall’Italia alla culla della cultura digitale con Joi Ito
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(che da questo mese è nel Comitato Editoriale
di Media Duemila), del Media Lab del Mit, che
parla all’inconscio digitale: un processo vasto e
caotico non definito che può essere influenzato
ma non controllato. La persona digitale non è
una cosa che si possiede ma, piuttosto, più identità contemporaneamente.
“McLuhan ha inventato uno strumento cognitivo per comprendere i media sfruttando il
linguaggio”, così il Presidente OTM, Francesco
Passerini, collega la discussione sulla persona digitale all’evento organizzato alla Sapienza nel
maggio del 2011: “McLuhan,The future of the
future is the present”.
L’Ambasciatore canadese, James Fox, ha ancora
una volta ricordato l’orgoglio del suo Paese per
McLuhan definendolo, con un gioco di parole,
“un grande navigatore che ha insegnato a percorrere un processo indefinito di ricerca, ponendosi
le giuste domande non in funzione delle risposte
aspettate”. De Kerckhove ha aperto la serie di interventi con Roger Clarke (al telefono dall’Australia) ed ha introdotto il metodo dei segnali deboli.
Ciascun relatore ha indicato per il suo settore un
possibile scenario ed il convegno è stato il momento utile per avviare un nuovo modo di immaginare il mondo. A questo proposito è emersa
anche la necessità di costituire un’Autorità utile
alla persona digitale che ne difenda i diritti, ne
MCLUHAN: 100 ANNI DOPO. INFLUENZE TRASVERSALI SULLA “PERSONA DIGITALE”
Da sinistra verso destra: il Sottosegretario Paolo Peluffo con l’Ambasciatore James Fox e il Presidente OTM Francesco Passerini;
il Rettore UNISU, Giovanni Puoti, con il Vicedirettore de Il Messaggero, Alessandro Barbano; Roberto Saracco, direttore EIT ICT Lab;
Sebastiano Trigila, di HD Forum, con, a destra, Sesto Viticoli, del CNR.
segua l’evoluzione e ne agevoli il cammino.
“Tra i segnali deboli possiamo ravvisare che la
carta non verrà sostituita dai media digitali, ma
si integrerà e combinerà con essi. Se la velocità
della Rete produrrà sempre più informazioni sarà
la carta ha dare la possibilità al lettore di crearsi
una vista critica e selettiva che risponderà all’infinità di news prodotte on line”, questo il punto
di vista di Alessandro Barbano, Vicedirettore de
Il Messaggero, moderatore della tavola rotonda.
Giovanni Puoti, Rettore Unisu, lancia il suo
segnale: “Le Università telematiche da anni vivono all’ombra delle Istituzioni private e pubbliche, ma sempre più ricevono nuovi iscritti
perfezionando la propria offerta formativa. Gli
sviluppi dell’Ict fanno sì che nuovi linguaggi si
creino tra professori e studenti, riducendo i contatti fisici faccia a faccia, sviluppando in entrambi i soggetti nuove competenze”.
Dall’Eit Ict Lab, il direttore, Roberto Saracco,
ha evidenziato come le tecnologie ci permettano
di ridurre i costi e i tempi di produzione: “Se
nell’antichità erano necessarie 50 ore per la produzione di abbastanza energia per poter illuminare una stanza, oggi sono sufficienti millesimi
di secondo. Nel 2011 sono stati prodotti 5 Exabyte di dati ogni dieci minuti. Nel tempo questi
numeri cresceranno creando una persona digitale
che sopravvive a se stessa”.
Sesto Viticoli, del Cnr, nel suo contributo alla
tavola rotonda, ha suggerito di avere una visione
del digitale come un tool che rafforza il proprio
Io: “Tramite la costruzione di un sito personale,
creato autonomamente, l’individuo può rielaborare se stesso senza l’intervento degli altri”.
Fondamentale, per Viticoli, anche un approccio
green alle nuove Ict, un compito che devono assumersi sia i ricercatori che i singoli navigatori
della Rete.
Per Sebastiano Trigila, di HD Forum, il segnale debole da non perdere di vista riguarda
gli schermi: “I terminali sono finestre sul mondo
che si adattano alle esigenze dell’utente. Non è
tanto la tecnologia del 3D a fare la differenza,
oggi bisogna dare maggior rilievo a quei dispositivi che riescono a contenere più dimensioni
contemporaneamente”.
Mario Morcellini, Direttore del Dipartimento
di Comunicazione e Ricerca Sociale, della “Sapienza” di Roma, ha parlato di McLuhan come
di un “maestro che lascia segni dove vengono
raccolti”, per questo i suoi seguaci sono sparsi
per il mondo. Sui segnali che si intravedono grazie alle nuove tecnologie, Morcellini ha esposto
la sua idea di “tecnologie senza libretto delle
istruzioni”, alle quali vanno aggiunte indicazioni
sulle loro, soprattutto nella modifica della postura della persona digitale - in quanto essere e della sua mentalizzazione.
Robert Castrucci, per la Fub, ha proposto un
nuovo approccio alla privacy nella costruzione
dei nuovi software: “I programmatori e i ricercatori dovranno impegnarsi nella realizzazione di sistemi capaci di impostare la privacy
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La persona digitale
MCLUHAN: 100 ANNI DOPO. INFLUENZE TRASVERSALI SULLA “PERSONA DIGITALE”
Da sinistra verso destra: Gianni Di Giovanni (ENI); Fabio Di Pasquale (ReasonThat) accanto ad Alessandro Barbano; Robert Castrucci (FUB) con,
a destra, Carlo Del Serrone (Ass.ne Banche Popolari); Derrick de Kerckhove tra Alessandro Barbano e Mario Morcellini (Sapienza).
per default, automaticamente, rendendo le informazioni sugli utenti opache, non del tutto
accessibili”.
Gianni di Giovanni (Eni), ha messo in risalto
il problema dell’identificazione della persona
digitale, che, nonostante le sue molteplici figure,
è sempre più “suddita” delle Ict, attraverso le
quali gestisce le diverse identità: “L’individuo è
suddito dei maggiordomi elettronici, l’uomo,
seppure digitale, è fortemente dipendente da
questi dispositivi di garanzia dell’identità”.
“La persona digitale - per Fabio Di Pasquale, di
Reason That - genera un’opportunità per le imprese che prima non era possibile, l’alto livello di
profilazione dell’utente on line permette alle aziende di raccogliere dati dettagliati sulle abitudini di
consumo e le esigenze degli utenti, essendo parte
di un ambiente collaborativo e partecipativo”.
Carlo del Serrone, dell’Associazione Banche
Popolari, ha messo in rilievo la potenzialità della
Rete per l’economia mondiale: “Tramite le Ict
ogni individuo può interagire con gli altri nonostante i limiti spaziotemporali, effettuando
anche scambi economici. La Rete, diversamente
da quanto si pensa, non fa diminuire i posti di
lavoro ma produce nuove figure professionali
che creano profitto”.
Le conclusioni sono affidate a Derrick de Kerckhove: “Siamo al ritorno della doxa platonica,
una caratteristica ereditata dalla Tv analogica e
di cui, nell’epoca del sempre più globale, si sentirà il bisogno perché funzionale alla fruizione
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usa e getta. Molto interessante è anche il “cambio del sistema nervoso mente-macchina”, contrassegnato dal “passaggio da una fruizione visiva
rinascimentale” ad una ormai del tutto digitale”.
Una mutazione, derivante dall’utilizzo frequente
di “schermi sempre più tattili” e da una “modificazione della sensorialità”, che ha portato ad
un maggiore “impigrirsi della mente”.
Dopo aver ricordato l’ineluttabilità “dell’unico
terminale”, de Kerckhove si è soffermato sul fatto che il nostro “corpo elettronico” è soggetto a
“pericoli sempre più grandi: questi derivano
dalla difficoltà di tenere separate le informazioni
su di noi da password facilmente identificabili”.
Per rendersene conto basta vedere il “progresso
lento sul modo di gestire le nostre impronte digitali”. A tal proposito lo studioso canadese cita
il suo maestro, McLuhan, ricordando l’importanza di salvaguardare “tutte le modalità che garantiscano il mantenimento dell’identità”.
Infine, ha sottolineato l’importanza crescente
“dell’impatto dell’interconnettività sull’economia
digitale”: ciò determinerà, indubbiamente, “maggiori posti di lavoro”. L’ultimo riferimento è alla
“persona digitale nell’ambiente collaborativo”,
caratteristica che contraddistinguerà anche “il
futuro social network”. Un segnale debole da non
sottovalutare. Infatti con il seminario ai Lincei,
Media Duemila invita a costruire la visione del
futuro seguendo la tecnica dei segnali deboli.
A cura di S. Alesi, M. Caliendo,
A. Giuliani, F. Pinto, L. Serlupi Crescenzi
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