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FIORÌ
UNA ROSA
BIANCA
LA VITA DELLA VENERABILE BENEDETTA BIANCHI PORRO
tutti i testi si trovano sul sito http: //www.benedetta.it
adattamento scenografico a cura di Velise Bonfante Marzi
musiche di Stefano Gustinelli
Personaggi:
1) Narratore
2) Ascoltatore (solo all’inizio nell’introduzione)
3) Benedetta
4) la madre Elsa
5) il padre Guido
6) Leonida fratello maggiore
7) Gabriele fratello minore
8) Manuela sorella minore
9) Corrado fratello minore
10) Carmen sorella minore
11) Professore universitario
12) l’infermiera
gli amici:
13) Maria Grazia Bolzoni
14) Anna Laura Conti
15) Nicoletta Padovani
16) Francis, Francesca Romolotti
17) Natalino Diolaiti
18) Roberto Corso
19) Paola Vitali
altri amici: Giuseppe Zola - Giovanni Giorni Gabriele Casolari - Giuliana - Angela Liliana - Raimondo - Paola Z.
N.B. Solo a scopo dimostrativo sono state inserite provvisoriamente delle immagini per le diapositive ma, in fase di
allestimento, il recital si arricchirà di una ricerca più approfondita e accurata e sarà suscettibile di migliorie.
Inoltre, in fase di realizzazione si valuteranno eventuali modifiche. Al momento il copione è un atto unico della
durata di 60 (massimo 75) minuti.
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suggerimenti per la scenografia
suscettibili di migliorie in fase di allestimento
5 - diapositive e filmati
3
4
ingresso
amici
1
ingresso
familiari
2 Benedetta
2
porta
ingresso
familiari
6 - angolo
coro e
musica
tappeto
Per la scena utilizzare 6 cornici di varie misure poste asimmetriche.
Non semplici rettangoli ma cornici vere e proprie, lavorate o intagliate utilizzate per incorniciare foto o
quadri. Il quadro fa pensare a una porta, a un passaggio da una vita all’altra, i familiari e gli amici
escono dalla loro vita per entrare nella vita santa di benedetta.
cornice 1 - I familiari, mamma, papà e fratelli useranno questa porta.
cornice 2 dorata - angolo Benedetta, per impreziosire il personaggio il suo spazio sarà delimitato da
questa cornice dorata illuminata da luce gialla, che sarà posta in orizzontale, dove Lei scriverà, si
muoverà, sarà in poltrona ammalata. La cornice simboleggia anche la reclusione in cui è vissuta per
anni. Oppure cornice argentea/bianca e luce bianca e tutto il resto luci dorate e gialle
cornice 3 - Foto di Benedetta che lega le tre cornici: il suo angolo, i familiari a lato, gli amici in
centro.
cornice 4 - ingresso gli amici - situato nel centro per l’importanza che hanno avuto nella vita di
Benedetta
cornice 5 - Cornice utilizzata per proiettare filmati e diapositive. Lo schermo sarà bianco, sotto in
basso e dove non arrivano le immagini sarà decorato con disegni stilizzati di rose. La cornice potrebbe
essere composta solo dallo schermo ma, facendola arrivare fino a terra sarà possibile muoversi sul
retro senza essere visti dal pubblico. Se possibile proiettare da dietro così davanti allo schermo ci si
può muovere liberamente.
cornice 6 - Angolo per il coro e la musica, potrà essere una cornice con porta. Cornice in tinta unita,
all’inizio quadro vuoto, senza nulla. Col primo balletto appare una grande rosa variopinta / al
secondo una rosa di colore rosa / terzo rosa rossa / quarto balletto rosa bianca.
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Scena 1 - chi è Benedetta
Negro Spiritual: Sometimes I Feel like a Motherless Child - Louis Armstrong
Inizio con questa musica per “due suonate di trombe”. Sfumare mentre entra l’ascoltatore e
lasciare in sottofondo(terminare prima che inizi a cantare Armstrong)
diapositive con le parole in inglese
Sometimes I feel like a motherless child
Sometimes I wish I could fly Like a bird up in the sky
Sometimes I feel like a motherless child - Long way from my home
Sometimes I wish I could fly - Like a bird up in the sky
Closer to my home
Sometimes I feel like freedom is here - Sometimes I feel like freedom is so near
But we're so far from home
Ascoltatore) (Entra il giovane ascoltatore leggendo)
A volte mi sento come un bimbo senza mamma
a volte mi sento come un’aquila nell'aria
Una mattina luminosa e bella
deporrò il mio fardello,
distenderò le ali e fenderò l’aria,
potrete seppellirmi all’est
potrete seppellirmi all’ovest
ma quella mattina - gli angeli apriranno le grandi ali
e io udrò le sante trombe suonare.
Narratore) Benedetta ripeteva spesso questo canto negro.
Ascoltatore) Chi è Benedetta?
Narratore) È una straordinaria figura di giovane santa del nostro tempo, intelligente e sensibile,
innamorata della vita e umanamente tanto ricca da legare a sé schiere di amici. Lottò
caparbiamente cercando di realizzare il suo sogno: diventare medico.
Ascoltatore) Vi riuscì?
Narratore) No, si ammalò. E il suo fu un calvario indicibile, in cui, con il progredire della malattia,
si alternarono momenti di sconforto e straordinari slanci di entusiasmo di fronte ai doni
dell'amicizia, alle bellezze del creato.
Ascoltatore) Dove trovò la forza per superare tutte le sue angosce?
Narratore) Nella percezione sempre più intensa della vicinanza di Dio. Nel mistero della croce,
mistero di amore e di dolore, Benedetta trovò una ragione alle proprie sofferenze e attinse la
forza per viverle e accettarle con serenità.
Scena 2 - nascita e battesimo - mentre il narratore racconta
MUSICA DOLCE poi sfumare - DIAPOSITIVE DEL PAESE DI
NASCITA
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Narratore) Benedetta nasce a Dovadola, piccolo paese in provincia di Forlì, l’8 agosto 1936
dall'ingegner Guido Bianchi Porro e da Elsa Giammarchi. (I genitori saranno o entreranno
in scena e, affinché il pubblico poi li riconosca, verranno illuminati a turno da un faro) Il 13
agosto riceve il battesimo "sotto condizione", nella chiesa della SS. ma Annunziata. Le
vengono imposti i nomi di Benedetta Bianca Maria.
(L’ascoltatore si defila)
Mamma Elsa) (Racconta avanzando) Avevamo scelto per lei un altro nome, Bianca
Maria Grazia, se non che, il giorno successivo alla nascita, la bimba ebbe
una forte emorragia intestinale e mi fu detto dal medico e dall'ostetrica che
sarebbe morta. Una vicina di casa mi portò dell'acqua di Lourdes e io la
battezzai con il nome di Benedetta; la benedissi col nome stesso, poi me la
tenni a lungo fra le braccia. L'emorragia cessò e Benedetta visse. Il medico fu molto
sorpreso della cosa (esce).
Narratore) (D’ora in poi racconta al
pubblico) Benedetta è la seconda
di sei figli.
(Entra in scena Benedetta. Come sopra
per i genitori, i 5 fratelli verranno
illuminati a turno da un faro)
1. Leonida fratello maggiore
2. Gabriele fratello minore
3. Manuela sorella minore
4. Corrado fratello minore
5. Carmen sorella minore
(restano sul palcoscenico e dalla scena
n. 4 si alterneranno nella voce narrante.)
filmato (fratelli e sorelle con altri bambini saltellano e giocano.)
Narratore) Colpita a pochi mesi da poliomielite, resta con una gambina
menomata. I ragazzetti del paese la chiamano "la zoppetta", ma lei non
se ne offende.
Ragazzi) (Canzonandola) La zoppetta! La zoppetta!
Narratore) Allo scoppio della II guerra mondiale la sua famiglia sfolla a
Casticciano, presso Bertinoro. Ma della guerra vi è solo un bagliore
riflesso nei diari della bimba.
(ultima diapositiva del primo gruppo : Casticciano)
Benedetta) C'è l'universo incantevole. Che bello vivere!
Narratore) Benedetta è una bimba sensibile e delicata, intelligente
e volitiva. Gioca festosamente coi fratellini e con gli altri
bimbi, ma talora si ritrae in pensosi silenzi: sono i
momenti in cui guarda stupita il miracolo della vita che
trionfa in tutte le cose, nei fiori, nei prati pieni di sole,
nell'aurora meravigliosa. Allora confida al suo diario la gioia delle sue scoperte.
Benedetta) Oggi ho guardato tanto il cielo, ho pensato tanto, ma qui, nel mio diario, non dirò nulla,
perché ripetere i miei pensieri sarebbe sciuparli tutti.
Narratore) Corre a vedere la mietitura del grano, si ferma incantata ad ascoltare il canto degli
agricoltori, si confonde nelle aie dei contadini con gli altri bimbi, poi sale sul cipresso
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Benedetta) Lassù fra i suoi rami ho formato la mia casina.
Narratore) Il ritorno alla pace rappresenta per la bimba di nove anni solo un'allegra avventura in più.
Sono anni sereni quelli trascorsi in Romagna; vita di provincia: le festicciole di compleanno,
un po' di catechismo, le lezioni di pianoforte, il vestito bello la domenica.
Benedetta) (Alla sorella Manuela) Ti ricordi, Manuela, come eravamo felici quando alla domenica
la mamma ci portava a San Mercuriale e tutti volevamo stare attaccati a lei, come eravamo
felici allora! E non sapevamo di esserlo.
Narratore) Quanta ingenua freschezza nelle notazioni brevi dei diari: i tramonti luminosi, la nebbia
che vela i paesi sul colle, la luna, il cielo sereno... Quanta attenzione amorosa a tutto quello
che la circonda: gli uomini, le oche, il cane, le rondini, il vitellino, il ciliegio, le rose... È una
bambina intelligente e vivace, ma non lascia presagire davvero la sua vocazione spirituale.
Scena 3 - a Sirmione (Diapositive o filmato di Sirmione)
Narratore) Nel '51 la famiglia Bianchi Porro si trasferisce a Sirmione.
Sostituendosi al narratore, ora saranno i 5 fratelli a raccontare
Leonida) Si manifestarono in questo periodo i primi sintomi di un grave morbo.
Manuela) Benedetta scrive con entusiasmo della sua villa affacciata sul lago
Benedetta) (Scrive sul diario) Bianca, dalle persiane verdi, un terrazzo di legno sul davanti, cancello
piccolo a lato le camere ampie e spaziose danno un senso di libertà.
Gabriele) Sirmione è bella, e a lei piace vivere nella sua villa tra gli ulivi.
Manuela) Così come le piacciono le discussioni coi fratelli, la politica, lo sport, le lunghe nuotate
nel lago, le voci, le risa, le barche, la gente, le cose.
Carmen) Benedetta si appassiona a tutto; le piace molto studiare e trascorre ore al piano.
Gabriele) Ma la sua ardente gioia di vivere ha un'ombra di tristezza, un presagio ineffabile, un
nascosto tremore.
Benedetta) (Scrive) Guardando questo spettacolo il mio animo è preso da ricordi, e da un terribile
bisogno di indefinito, di lontano, di silenzio. Un bisogno di essere fuori dal mondo, lontana
da tutti, e un bisogno di qualcuno cui confidare i dolori della mia vita; di uno, insomma, che
mi consoli. Basta, per confortarmi, alzare il pensiero a Dio.
Scena 4 - corre l’anno 1952 filmato Bagatta (In scena studenti con libri)
Gabriele) Anno 1952 - Comincia ad accusare una perdita dell’udito.
Carmen) È in seconda liceo, al "Bagatta" di Desenzano quando annota nel diario
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Benedetta) (Scrive) Sono stata interrogata in latino; ogni tanto non capivo
quello che il professore mi chiedeva. Che figura devo fare ogni tanto,
ma cosa importa? Un giorno forse non capirò niente di quello che gli
altri dicono, ma sentirò sempre la voce dell’anima mia: e questa è la
vera via che devo seguire.
Corrado) Per evitare la malformazione alla schiena deve portare un busto che
l’opprime e la condiziona.
Manuela) Di giorno in giorno cresce l’inquietudine del suo spirito. Assetata
d’amore, comunica ad Anna, la più cara amica dell’adolescenza, i suoi
più profondi e delicati sentimenti.
CANTO n. 1 : DIO È VERITA’
Gioia vera è lo Spirito Santo in noi.
Dio è verità
"chi è per la verità ascolta la sua voce".
Ci ha dato l'abitudine
per facilitare la perseveranza.
Vuole che tutti gli uomini
giungano alla conoscenza
della verità e si salvino.
La mano di Dio è il nostro scudo.
Nelle sue mani
anche le cose più indifferenti
possono diventare
la nostra cometa.
Noi abbiamo bisogno
della sua parola
come le piante della luce.
Lui è pioggia per l'anima arsa
ci manda il dolore
come una pioggia
dopo la siccità.
(mentre Benedetta scrive) diapositive del lago - barche
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Benedetta) (Sempre scrivendo) Sono assetata di pace e desidero abbandonare le onde del mare e
rifugiarmi nella quiete di un porto. Ma la mia barca è fragile, le mie vele sono squarciate dal
fulmine, i remi spezzati e la corrente mi trascina lontano.
Manuela) Dove troverà Benedetta il porto per la fragile barca della sua vita? La prova si fa sempre
più dura. Benedetta trema.
Benedetta) ... temo che tutto sia illusione e l’illusione mi fa tremare più della disperazione.
Corrado) Benedetta conosce il gelo dello scetticismo, l’allucinante paura del vuoto e invoca aiuto.
Benedetta) Sapessi, Anna, come ho bisogno del tuo aiuto. Desidero la verità, non desidero che
questo, ma nessuno ne sa nulla.
Carmen) Ma quella Verità che lei cercava comincia a farsi sentire nella voce della sua anima. La
tempesta a poco a poco si placa.
Leonida) In questa drammatica esperienza umana si prepara la sua risurrezione. Ad un certo punto
accade qualcosa nella vita di Benedetta: e tutto cambia e tutto si illumina.
Gabriele) Benedetta scopre dentro di sé la ricchezza della vita interiore.
Benedetta) Mi pare di essere, anche in mezzo alle mie sofferenze, piena di gioia che non è terrena.
primo balletto - rose colorate, variopinte
Ogni ragazze del balletto avrà una rosa in mano e una
fra i capelli con dei nastri dello stesso colore. Altri
nastri dello stesso colore alla cintura. Se i balletti
saranno 4:
nel primo rose colorate, variopinte,ad indicare la
giovinezza, la primavera.
nel secondo rose rosa
nel terzo rosse: la maturità, l’amore di Dio
nell’ultimo nastri e rose bianche.
Scena 5 - gli orecchini filmato Università Milano
Da questo punto in poi,
sostituendosi ai fratelli,
diverranno narratori gli amici
Maria Grazia) È una fredda mattina di febbraio, a Milano, il cielo
color del piombo. All’università, nel corso di laurea in Medicina
sta per iniziare un’importante lezione di biochimica.
Nicoletta) L’anfiteatro della grande aula, che si stringe in gradinate concentriche intorno alla
cattedra, è gremito di studenti del secondo anno.
Maria Grazia) Nell’attesa che entri il professore tutti chiacchierano animatamente e scherzano con i
propri vicini. C’è confusione e allegria.
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Studente) (Alla compagna) Vedi quella ragazza laggiù, quattro file più sotto di noi? La conosci? Ieri
è arrivata un po’ tardi e non c’era più posto. Allora, per agganciare, l’ho fatta sedere accanto
a me, al posto che avevo occupato per un mio amico. Mi ha sorriso sai? Ma poi s’è messa a
guardare dritto il professore, senza perdersi una parola, zitta per tutta l’ora. Sarebbe carina,
ma mette su una superbia …! Non parla con nessuno. Chi si crede di essere.
Maria Grazia) Vuoi vedere che la faccio parlare io? (Si sporge verso il basso e la fa chiamare dai
compagni. A Benedetta) Ehi, tu, come ti chiami? Mi presti i tuoi orecchini da provare?
Nicoletta) Benedetta guarda in su senza capire, sorride confusa, lo sguardo smarrito e imbarazzato.
(Maria Grazia ripete il tutto gesticolando.)
Nicoletta) Benedetta si illumina. Ha compreso. E subito , con premura, si toglie gli orecchini e li fa
passare. (Scambio degli orecchini)
Maria Grazia) Benedetta è una ragazza graziosa, fine. A guardarla sembra più giovane delle
compagne di corso. Veste con cura e si concede alcune civetterie come tutte le ragazze: le
piacciono molto gli orecchini, ne ha di tutte le fogge e li cambia sovente. Ha un bel viso
ovale incorniciato da capelli scuri, occhi grandi e attenti.
Nicoletta) Ma ogni tanto, specie quando gli altri le rivolgono la parola, li abbassa con imbarazzo,
accenna un sorriso, tace. Si sente terribilmente ridicola a far così. Ma vuole a tutti i costi
nascondere il suo penoso segreto: è quasi completamente sorda.
Scena 6 - l’esame all’università - filmato dell’Università cattolica di Milano
Francis) Estate 1955. Dopo mesi di studio Benedetta affronta l’esame
fondamentale del primo biennio. È uno dei più difficili.
Roberto) Quella mattina la grande aula è gremita di studenti. Benedetta si
sente tremare ma si avvia, scendendo a fatica le gradinate verso uno
dei microscopi per la prima parte della prova. Mette a fuoco e subito
riesce a riconoscere il preparato del vetrino.
Paola) L’assistente si ricorda di lei. la guarda con simpatia e le passa i
foglietti con su scritte le domande. Benedetta risponde a tutte con
sicurezza. Poi qualcuno le fa un cenno, il professore l’ha chiamata
per la seconda parte dell’esame, quella teorica, più difficile. Lei
non lo sente, indugia un attimo.
Nicoletta) Il professore, già un po’ maldisposto le rivolge la parola ma
Benedetta con capisce. diventa rossa per la vergogna, si scusa,
tenta di spiegarsi:
Benedetta) Soffro di una forma nervosa … sono in cura da uno
psicanalista … non sento più niente.
Maria Grazia) A questo punto il coro si risate dei compagni la interrompe.
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Benedetta) La prego di aver pazienza, spero di guarire … se potesse farmi le domande per iscritto
Nicoletta) Il professore, ormai fuori dai gangheri le urla in faccia:
Professore) Che pazienza e pazienza! Figuriamoci! Chi ha mai visto un medico sordo!
Maria grazia) Il libretto universitario vola contro la porta scagliato con violenza.
Benedetta) Le chiedo scusa, non volevo offenderla.
Nicoletta) Il professore rimane muto. Anche i compagni ora fanno silenzio. Benedetta se ne va. Alla
mamma che le chiede l'esito dell'esame, Benedetta risponde
Benedetta) Il professore è stato buono perché non mi ha rovinato il libretto con un brutto voto.
Francis) Per intervento del Rettore l'esame viene ridato; l'esito è positivo e provvisoriamente le è
concesso di proseguire gli studi. Ma ebbe inizio allora il suo più duro calvario. Lunghe
degenze in cliniche, consulti, interventi chirurgici, sofferenze, menomazioni, umiliazioni
non valsero a farla desistere dal suo sogno di diventare medico.
Roberto) Inesorabilmente assediata dalla grave malattia, tralasciò l’università all’ultimo esame.
Paola) Sorda, totalmente paralizzata, priva d’ogni facoltà sensitiva, divenne, in seguito all’ultimo
intervento, anche cieca.
CANTO n. 2 : UMILTÀ E PAZIENZA
L'umiltà è farsi piccoli
come bambini è guardare a Dio
riconoscere la nullità
è riconoscere Dio
L'umiltà è la più nascosta delle virtù
è la porta per entrare
è la chiave del cielo
è pudore delle nostre doti.
La semplicità è annullarsi in Dio
è attendere tutto,
è servire Dio.
La semplicità è umiltà di spirito.
La pazienza vince gli ostacoli
è aspettare Dio.
è l'arma con cui Cristo
ha vinto le tenebre.
La pazienza è pace anticipata,
è saper aspettare,
è sopportare …
occorre aver pazienza
dalla pazienza si riconoscono
i figli di Dio.
Scena 7 - corre l’anno 1957 - l’operazione alla testa
(In scena d’ora in poi Benedetta sarà seduta in una poltrona e attorniata dai familiari e/o amici)
Francis) Gli unici mezzi di comunicazione con il mondo erano un fil di voce e la sensibilità in una
mano, attraverso la quale le venivano fatti percepire sul corpo e sul volto segni
convenzionali.
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Roberto) Benedetta ha spezzato con l’amore la sua solitudine: crocefissa ha cantato le meraviglie
della vita. Ha dimenticato se stessa per gli altri, ha vissuto il dolore come mistero d’amore e
fonte di grazia. A tutti ha donato la speranza. La sua fede ha operato prodigi.
Mamma Elsa) Il 27 giugno 1957 viene operata, per la prima volta, alla testa. Le radono il capo.
Anna Laura) Forse Benedetta, in quel momento, rivide uno scorcio della sua infanzia: il contadino,
chiamato Natale, che in un piovoso giorno di settembre tagliava la lana ad una pecora
mentre la nebbia saliva fino a ricoprire il piccolo paese di Bertinoro
Benedetta) Mentre mi tagliavano i capelli, mi sentivo come un agnello cui tagliano la lana e
pregavo il Signore che mi facesse forte e piccola. Il Signore vuole da noi grandi cose. Ho
sofferto tanto e ho domandato al Signore di essere una pecorella nelle sue mani.
Paola) Dopo breve, infatti, la neurofibromatosi si sarebbe manifestata in tutta la tragicità del suo
rarissimo quadro. Il 7 agosto: viene operata al midollo spinale.
Natalino) Da questo momento rimarrà totalmente paralizzata agli arti inferiori, costretta dapprima
su di una poltrona, poi a letto per oltre quattro anni. A poco a poco perde il gusto, il tatto,
l’odorato.
Anna Laura) Gli amici le sono accanto nella sua grande spirituale avventura. Benedetta li ama tutti
teneramente, profondamente, e insieme formano una cosa sola.
Narratore) Gli amici si rivelarono lo strumento attraverso il quale Dio “parla” a Benedetta e la aiuta
a cogliere i segni della sua presenza, grazie ai quali lei scopre il volto del signore nella vita.
Francis) La sua pace, la sua gioia sempre più manifestavano la loro origine soprannaturale.
Benedetta) C'è un sole meraviglioso e una tale pace: io mi sento incredibilmente euforica, felice,
libera, mi sembra di essere in un cantuccio di paradiso terrestre.
Nicoletta) Sempre più coloro che le erano vicini divenivano consapevoli di
quello che operava Dio in lei, sempre più si sentivano testimoni di
un mistero di grazia. Ella si distacca pian piano da tutto senza
rimpianti: si lascia portare da Dio.
scena 8 - primo viaggio a Lourdes col miracolo di una ammalata
mamma Elsa) Maggio 1962, primo viaggio a Lourdes.Quando Benedetta
ricevette la cartolina in cui si confermava la sua iscrizione al
pellegrinaggio a Lourdes, mi pregò di lasciarla un poco sola, e
s'immerse in preghiera. Ma, ad un tratto, suonò due volte il
campanello, per richiamarmi.
(Suono del campanello)
mamma Elsa) Ero in giardino e non
sentii. Mezz'ora dopo, quando
rientrai nella stanza di Benedetta,
lei mi rimproverò dolcemente.
Benedetta) Mamma, perché non sei
venuta quando ti ho chiamata? È
avvenuta una grande cosa: la
notizia che potrò andare a Lourdes
mi ha fatto lacrimare … Ho
potuto di nuovo piangere,
mamma. Volevo che tu toccassi le
mie lacrime”.
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mamma Elsa) Da tempo Benedetta non poteva più piangere.
Maria Grazia) In questo primo viaggio a Lourdes c’è un particolare, che rivela l’umiltà e la carità
eroica di Benedetta.
Mamma Elsa) A Lourdes, Benedetta e Maria - un’umile ragazza di 22 anni, che da due non
camminava- si ritrovarono accanto, davanti alla Grotta dove erano state trasportate in
barella, per un ultimo saluto alla Madonna.
Anna Laura) Maria era disperata, singhiozzava forte. Era venuta a Lourdes con una cieca fiducia nel
miracolo. La sua situazione è disperata perché ha la mamma molto ammalata, incapace di
assisterla. Benedetta la consola, poi le prende una mano e la stringe fra le sue, congiunte
come in un’unica preghiera.
Benedetta) La Madonnina è lì, la Madonna ti guarda. Maria! Diglielo alla Madonnina che ti aiuti.
Anna Laura) E si raccoglie in un profondo silenzio. Di lì a poco si vede Maria scendere dalla barella
e camminare. Anche Benedetta desiderava la guarigione ma si abbandona al Signore e fa sua
la gioia dell’amica miracolata. Al ritorno scrive a Nicoletta:
Benedetta) Nel nostro pellegrinaggio abbiamo avuto una miracolata. Che bellezza! Ne sono ancora
scossa. che emozione e che gioia! La misericordia di Dio è senza limiti. Sono andata a
chiedere la guarigione, ma il criterio di Dio supera il nostro ed Egli agisce sempre per il
nostro bene.
Anna Laura) Benedetta riprende il suo faticoso salire, nella spoliazione sempre più grande di sé
Benedetta) ... a Lourdes avevo una forte aridità, ma ne sono tornata con tanta fede e umiltà. Ci
vuole umiltà, cioè riconoscersi poveri, per chiedere e per riconoscere la verità...
CANTO n. 3 : FEDE E SPERANZA
La fede fa fare prodigi
è il nostro ultimo porto
dove Dio ci attende,
è la più grande medicina
è un pinnacolo che tutto domina
è l'armonia fra Dio e la sua creatura
è lotta e perseveranza.
Bisogna aver fede , Bisogna aver fede,
Bisogna aver fede, Bisogna aver fede!
Speranza è rimedio divino
è aspettare l'aiuto di Dio,
è la luce di Dio fra le tenebre
è intravedere il bene
La carità è abitare gli uni negli altri
è chinarsi sui dolori di tutti
è il luogo divino che tempra ogni animo
è pazienza con gli altri.
Carità è sopportare e amare
Il dolore è la carità, l'ordine è carità
senza carità, niente conta …
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scena 9 - l’uccellino in gabbia
Roberto) Più volte la madre racconta della misteriosa libertà di Benedetta che cresceva con
l'aggravarsi della malattia e trovava la sua sorgente in Dio
mamma Elsa) (Al pubblico) Per un suo compleanno, le regalai un
uccellino in gabbia e le dissi: (A Benedetta) Vedi, Benedetta,
ora quel passerotto è in gabbia come te.
Benedetta) No, no. Io, mamma non sono mai stata tanto libera come
da quando sono immobile.
scena 10 - Benedetta viene operata alla testa per la 2a volta
Mamma Elsa) 27 febbraio 1963 - giorno delle ceneri Clinica Città di Milano. Benedetta viene operata
alla testa. Dopo l’intervento Benedetta trascorse
una notte di terrore, di angoscia, ripeteva:
Benedetta) Che fatica mio Dio, che fatica. Quanto ho
sofferto: la mia croce è più pesante di quello
che posso sopportare, ma voglio donare con
gioia, non per forza. Il Signore è il mio pastore.
Mi ritrovo nell’orto degli ulivi.
Mamma Elsa) Il giorno dopo (28 febbraio 1963) Alla
mattina assiste per l'ultima volta alla
celebrazione della Messa nella sua camera.
Maria Grazia) All’elevazione Suor Domenica notò che gli occhi di Benedetta erano iniettati di
sangue: era diventata cieca. È il giorno più tragico e forse il più grande nella sua vita. Il
viaggio nel mistero di Dio è ormai compiuto. Seguono ore disperate.
Benedetta) Sono brutte le tenebre, eppure io so di non essere sola: nel mio silenzio, nel mio deserto,
mentre cammino. Lui è qui: mi sorride, mi precede; mi incoraggia a portare a Lui qualche
piccola briciola di amore . Mi accade di trovarmi a volte a terra, sulla via, sotto il peso di
una croce pesante. Allora Lo chiamo con amore e Lui dolcemente mi fa posare la testa sul
Suo grembo.
Natalino) Sorda, totalmente paralizzata, cieca, Benedetta comunica con gli altri attraverso quel fil di
voce che le è rimasto e gli altri le "parlano" piegando le dita della sua mano destra e
premendogliele sul corpo e sul volto secondo un alfabeto muto convenzionale.
Paola) In questo modo le vengono trasmesse le lettere degli amici, le pagine dei libri, le notizie del
mondo, i pensieri di tutti.
Roberto) Benedetta cammina, stringendo con la mano il lembo di una incrollabile serenità.
Benedetta) Ho capito che mi è stato ripagato quello che mi era stato tolto, perché possiedo la
ricchezza dello Spirito. Se si ama l’Amore, si finisce per vivere di Amore.
Giuseppe) In queste parole c’è l’itinerario semplice e immenso della santità di Benedetta: entrando
in comunione con Dio, comincia a vivere la misericordia di Dio, comincia a vivere il
desiderio di salvezza che prova Dio, comincia a vivere la passione della redenzione dei
fratelli. E così il suo desiderio sarà uno solo: abitare negli altri.
scena 11 - unzione degli infermi
Mamma Elsa) Venerdì 1 marzo 1963 - ricevette l’estrema unzione. Seguì quel sacramento con
mente lucida, recitando dal Cantico delle Creature queste parole:
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Benedetta) Laudato sii mi Signore per sora nostra morte corporale.
Giuseppe) La mattina del 2 marzo riacquistò per brevi istanti la vista e riconobbe Maria Grazia.
Come in delirio pronunciava frasi spezzate:
Benedetta) Tu mi sarai accanto e mi fortificherai nell’ultima agonia e nello spavento della morte. Se
qualcuno ti farà del male, ricordati, non è perché vogliono farti del male, ma perché non
sanno quello che fanno. Pregate perché domani si aprano le porte del Regno per me.
Giuseppe) E rivolgendosi a Maria Grazia diceva:
Benedetta) Grazie per essermi stata accanto mentre le ferita mi faceva sudare sangue. Il tuo nome è
dolce, la tua vista è l’ultima della sera: anch’essa è dolce come la sera che scende.
mamma Elsa) Poi su di lei scese una grande pace, la pace che l’avrebbe accompagnata fino
all’ultimo giorno, fino all’incontro con Dio. Fu come se, togliendole per sempre la luce degli
occhi, il Signore avesse fatto risplendere più viva
la luce del suo spirito.
secondo balletto - rose rosa
Scena 12 - le nozze di Manuela - filmato
mamma Elsa) Lunedì di Pasqua 1963. Manuela si sposa.
La casa è festosamente animata, c’è via vai di
gente; ogni angolo trabocca di fiori. Manuela è
già vestita con l’abito da sposa. È molto bella.
Maria Grazia) Manuela si china a baciare Benedetta
prima di andare in chiesa. Benedetta può solo alzare un poco la mano, le sfiora il viso con
una timida carezza, come se avesse paura di sciuparle il viso
Benedetta) Non piangere Manuela, tanti auguri. Sii felice.
Maria Grazia) La sposa si avvia verso la chiesa al braccio del padre. Tutti gli occhi sono per lei.
Nella confusione Benedetta è rimasta sola. Nella sua mente si rincorrono pensieri, ricordi,
sogni a lungo accarezzati, svaniti. In quel momento la sorella è per lei il simbolo stesso della
vita che a lei viene negata.
Scena 13 - 2° viaggio a Lourdes
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CANTO n 4 : LA MADONNA È CANDORE CRISTALLINO
La Madonna è candore cristallino
è pura come il cristallo
è la più dolce delle madri
è la madre di tutti
è la fonte prima di ogni virtù
è la sorgente del candore
è madre del puro amore,
è avvocata celeste
lenisce il dolore di tutti
si china misericordiosa
su ogni pena dell'uomo.
è luce che fuga ogni tenebra,
che dissolve ogni tenebra,
è bene e unità
è bontà immensa
nella misura in cui si crede
è ordine, ma nella libertà.
è amore per tutti gli uomini
è verità, è misericordia!
Quelli che confidano in te
non saranno confusi con l'aiuto di Maria
è possibile superare una tentazione,
che dono eterno! Mi hai afferrata!
Mamma Elsa) Intanto, sopraggiunta l'estate,
Benedetta viene trasportata a Lourdes, per il
suo secondo ed estremo pellegrinaggio. Il 10
giugno 1963, in attesa di partire, scrive
all’amica Francis:
Benedetta) Vado ad attingere forza dalla Mamma
celeste, poiché non so abituarmi, come vorrei,
a vivere felicemente nel buio, nell’attesa di
una luce più viva e più calda del sole! Ma Dio
mi aiuterà, perché sa che io esisto.
Giuliana) Il miracolo di Lourdes fu sopra ogni altro, proprio quello di una sua comunione con la
Madonna. Da lei ottiene “dolcezza, pazienza e serenità”.
Benedetta) ...ed io mi sono accorta più che mai della ricchezza del mio stato e non desidero altro
che conservarlo. È stato questo per me il miracolo di Lourdes,
quest’anno.
Angela) Il miracolo di Lourdes, è la scoperta della sua autentica
vocazione alla croce.
Raimondo) Chiusa in un deserto sconfinato, Benedetta canta la gioia di
vivere e ringrazia senza fine il Signore per il meraviglioso dono
della vita.
scena 14 - Dio Esiste ed è amore
Benedetta) Ho trovato - ed era nel dolore - ho trovato che Dio esiste
ed è amore.
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Paola) Benedetta ci assicura che Dio abita anche nel dolore. Dio è presente anche nelle bufere della
vita e le trasforma in case di pace. Benedetta, nel momento più tragico della sua vita,
consegna a tutti noi questo straordinario messaggio:
Benedetta) Fino a tre mesi fa godevo ancora della vista; ora è notte. Però nel mio calvario non sono
disperata. Io so che in fondo alla via Gesù mi aspetta. Prima nella poltrona, ora nel letto, che
è la mia dimora, ho trovato una sapienza più grande di quella degli uomini. Ho trovato che
Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza, fino alla consumazione dei secoli ...
Roberto) E Benedetta visse seminando amore, e cioè visse non abitando nella preoccupazione di sé,
come quasi tutti facciamo, ma visse abitando negli altri, e vivendo negli altri sentì Dio, e
sentendo Dio avvertì una grande pace e la diffuse dovunque.
Scena 15 - stillate cielo dall’alto filmato
Francis) Qualche giorno dopo Benedetta domandò a Maria Grazia
Benedetta) Conosci la preghiera dell’Avvento “Stillate cielo dall’alto”? Mi
piacerebbe riascoltarla.
Giuseppe) Maria Grazia cominciò a recitare, ma ad un tratto si interruppe, non
ricordava più i versetti successivi. Benedetta completò lei stessa quella
preghiera bellissima
Benedetta) Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia, si apra la terra, produca la
salvezza e germogli insieme la giustizia, Io, il Signore, ho creato tutto questo.
Maria Grazia) (Sbalordita) Ma allora la ricordavi, perché mi hai chiesto di recitala?
Benedetta) Perché era dolce sentir ripetere le parole del Signore.
CANTO n. 5 : DIO È DIO DELLA PACE
Dio è Dio della pace
La pace è amore di Dio
è frutto della volontà di Dio
è Dio nel cuore, è dono del Paradiso
è la mano di Dio che ci cura
è libertà di spirito
è il premio che Dio dà alla serenità dell'animo
è quiete dell’anima e del corpo
è un bene infinito
è il premio di Dio
per la lotta col male
La pace di Dio è infinita
Dopo la tempesta,
Dio concede la pace.
La pace è abbandono a Dio,
è riposo in Dio
è come luce che accompagna
il sorgere del sole.
La serenità
è pace dell'anima
con Dio e con l’uomo.
Pace la letizia son doni di Dio.
La pace divina
è arcobaleno del cuore.
16
terzo balletto - rose rosse
Scena 16 - di Beethoven MUSICHE «Pastorale»
(La scena si apre con la Pastorale di Beethoven che
andrà sfumando.)
filmato
Narratore) Maria Grazia scrive a Benedetta
Maria Grazia) Domenica ero colma di vuoto e di
solitudine: in casa non c’era nessuno: così ho acceso la radio, distrattamente. E di colpo è scoppiata
«la tempesta» dalla «Pastorale» di Beethoven. Mi sono accorta di colpo che il sole entrava a fiotti
dalla finestra Ero libera! Così libera! La rivelazione penso che sarà così: improvvisa e folgorante,
come mugghio di acque dietro una diga E conosceremo la Verità, e saremo liberi E ho pensato una
cosa ancora più bella: Beethoven era già sordo quando scrisse tutte le sue opere più alte: quindi le
scrisse esclusivamente per gli altri. E alla fine della lunga sofferenza compone la «gioia» della 9a
sinfonia. La sua sordità non gli aveva impedito di esprimere se stesso, anzi, di «comunicare» se
stesso agli altri. Veramente io credo che non esista ostacolo all’onnipotenza di Dio; se siamo docili
ai Suoi disegni Egli abiterà in noi e sarà il Suo Spirito a «intercedere per noi con gemiti ineffabili» e
allora veramente giungeremo alla pienezza e riusciremo ad esprimerci senza voce e senza parole,
perché Lui agirà e parlerà in te. (La musica della sinfonia si riaccende e poi sfuma.)
Scena 17 - le amiche e gli amici
Narratore) Il rapporto epistolare fra Benedetta e i suoi amici ha in Cristo il suo baricentro. Lui è il
senso e il significato di tutto, compreso l’esistere quotidiano
Liliana) Nel suo rapporto con Cristo, la sua vita divenne sempre più una festa di amore. Quello che
caratterizzò la sua vita negli ultimi mesi, fu certamente la ricchezza meravigliosa
dell'amicizia. Era così piena che aveva bisogno di donare a tutti qualcosa, traboccava di
amore.
Paola Z.) Lei che non vede e non sente, prova il gusto delle cose, cioè a sentirle e a vederle dal di
dentro e a captare la bellezza chi c’è in tutte le cose: diceva che il sole c’era anche se lei non
lo vedeva, ed il sole era tutta la vita. Noi, che lo vediamo tutti i giorni nel suo splendore, non
accorgiamo mai del sole e forse mai l’abbiamo sentito come lo sente lei, la certezza di una
luce che c’è anche se lei non la vede.
Roberto) Col suo sforzo di portarsi a Dio malgrado il male, Benedetta ha costruito anche le nostre
amicizie, creando delle esperienze spirituali senza età né limiti.
Angela) Per lei l'amicizia era fare la strada insieme.
Paola) Si andava in compagnia a trovarla. Il suo non era più un letto; al di là di ogni evidenza
Benedetta ci faceva dimenticare di essere presso una persona ammalata. Tutto il giorno, a
turno, comunicavamo con lei; c'erano momenti in cui si rideva, sì, si cantava insieme, si
recitava nona e vespro.
scena 18 - Natale - filmato di un presepio
Mamma Elsa) Per la ricorrenza del S. Natale voleva che
Corrado e Carmen preparassero, nell'angolo più
umile della casa, il presepio. E lei lì, ogni mattina,
ogni sera, si fermava, raccolta, immobile in
preghiera; sembrava una statua, eloquente, discesa
dal cielo. Una volta le disse:
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mamma Elsa) Mi sembri soltanto figlia di Dio ma non
più mia figlia.
Benedetta) Sì mamma, prima di tutto figlia di Dio.
quarto balletto - rose bianche
Scena 19 - i due genitori
mamma Elsa) (Racconta al pubblico) Una volta io ebbi un bisticcio con mio marito e mi arrabbiai
molto. Quella mattina quando andai a portare la colazione a Benedetta lei mi prese la mano e
l’accarezzò. Faceva quale gesto affettuoso tutte le mattine. E nell’accarezzarmi la mano mi
disse:
Benedetta) Mamma sento che non sei tranquilla. Cos’è successo?
mamma Elsa) (A Benedetta) Ho bisticciato con il babbo. (Al pubblico) E il mattino dopo mi chiese:
Benedetta) Ma sei ancora arrabbiata ?
mamma Elsa) (Al pubblico) risposi di sì, il nostro dialogo avveniva per mezzo dell’alfabeto muto.
Passarono circa otto o dieci giorni: lei non mi faceva più domande per timore di essere
indiscreta. Ma una mattina mi disse:
Benedetta) Mamma, deve essere molto grave ciò che ti è successo, perché ancora non sei tranquilla,
non ti sento tranquilla.
mamma Elsa) (Al pubblico) Dapprima io dissi: (A Benedetta) Ma no, Benedetta. (Al pubblico), poi
però non seppi resistere e aggiunsi: (A Benedetta) Mi voglio dividere dal babbo.
Benedetta) E di quanti metri ti vuoi dividere?
mamma Elsa) No, non scherzare, parlo sul serio.
Benedetta) Mamma, ricordati che l’uomo non può dividere ciò che Dio ha unito.
mamma Elsa) Ma io sono stanca di questa situazione. (Al pubblico) E allora Benedetta mi disse:
Benedetta) Mandami il babbo.
mamma Elsa) (Al pubblico) Mio marito ogni mattina appena alzato passava sempre dalla camera di
Benedetta, stava sulla porta, accendeva una sigaretta e rimaneva là fermo a guardarla. Non
aveva voluto imparare il linguaggio tattile, il linguaggio della mano, si ribellava all’idea di
sua figlia immobilizzata e ridotta a quel modo. Lei però sapeva che il babbo ogni mattina la
guardava ed era contenta, contenta di questo. Quella mattina, quando dissi a Guido che
Benedetta gli voleva parlare, lui rispose:
il padre Guido) No, no, no, tu sai che non ho imparato l’alfabeto muto, perché non posso pensare a
mia figlia così: noi speravamo che avesse tutto e invece le è stato tolto tutto. Mi dà fastidio,
non ho il coraggio, non entro. E poi perché sei andata a raccontargli i nostri litigi: vuoi farla
soffrire di più?
mamma Elsa) (Al pubblico) Lo lasciai parlare . Poi gli dissi con calma: (Al marito) Non le ho
raccontato niente, le ho detto soltanto che sono arrabbiata. (Al pubblico) Lui ripeté:
il padre Guido) (Alla moglie) Io non vado. Dille che mi hanno chiamato mentre stavo per entrare:
andrò domani.
mamma Elsa) (Al pubblico) La mattina dopo trovò un’altra scusa:
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il padre Guido) Dille che sono andato a Brescia.
mamma Elsa) (Al pubblico) E il giorno dopo:
il padre Guido) Dille che in stabilimento occorreva la mia presenza.
mamma Elsa) (Al pubblico) Andammo avanti così per circa un mese. Allora non ne potei più: (Al
marito) Se non vuoi andare da Benedetta le dico la verità.
il padre Guido) No, non dirle che non voglio andare, dille che mi hanno cercato.
mamma Elsa) (Al marito) Però se Benedetta morisse tu rimarresti con il rimorso di non essere
andato ad ascoltarla, non sapresti mai cosa ti voleva dire. (Al pubblico) Guido rifletté.
Vedevo che era tormentato. Alla fine di decise:
il padre Guido) Va bene, vado questa mattina. Vieni anche tu con me?
mamma Elsa) (Al pubblico) Entrammo. Io presi la mano destra di Benedetta e le comunicai: (A
Benedetta) Il babbo è qui: da tanti giorni lo aspettavi ma lui non poteva. Adesso è venuto.
(Al pubblico) Lei gli disse, cercandolo:
Benedetta) Babbo, dammi le mani.
mamma Elsa) (Al pubblico) Quando il babbo le diede la mani, lei le baciò e disse:
Benedetta) Queste mani, queste manone grosse quanto hanno lavorato per i tuoi figli: come ti sono
grata , scusami babbo se qualche volta ti ho dato dei dispiaceri. Adesso vai al tuo lavoro,
non voglio rubarti del tempo, volevo solo dirti che da tanto non sentivo le tue mani.
mamma Elsa) (Al pubblico) Mio marito, che si aspettava un rimprovero, a sentirsi dire quelle
parole, a vedersi baciare le mani, si mise a piangere e uscì dalla camera. Io rimasi. Benedetta
si immerse in preghiera. Dopo un poco stese la mano e sentì che io ero là vicino a lei.
Benedetta) Mamma sei ancora qui? Perché non mi parli?
mamma Elsa) Perché sono molto arrabbiata con te, Benedetta.
Benedetta) Davvero mamma e perché?
mamma Elsa) (Al pubblico) Ero proprio in collera e dissi tutto di un fiato: (alla figlia) Perché è
quasi un mese che volevi parlare con il babbo io mi aspettavo che tu gli dicessi chissà che
cosa, e invece l’hai ringraziato per il suo lavoro, gli hai baciato le mani.
Benedetta) Allora mamma sono anch’io arrabbiata con te.
mamma Elsa) Ah va bene, invertiamo le cose.
Benedetta) Non invertiamo niente mamma, soltanto ricordati: se qualcuno sbaglia nei tuoi confronti
o verso altre persone, fargli sentire che lo ami di più. Solo così proverà l’umiliazione di aver
sbagliato. L’amore corregge, i rimproveri suscitano ribellione. Amalo come prima e più di
prima: lui comprenderà così il proprio errore.
Nicoletta) Quest’episodio è un autentico fiore che porta il profumo del cenacolo, ed in particolare
porta il profumo del comandamento dell’amore, che tutti ripetiamo ma tanto poco viviamo.
Per questo non si sente nel mondo il profumo del Vangelo, il profumo dei cristiani.
Scena 20 - l’elemosina filmato
mamma Elsa) (Al pubblico) A volte, quando eravamo per la strada ed incontravamo qualche
mendicante, io mi rifiutavo di fare la carità: ci sono dei mendicanti che danno l’impressione
di non aver realmente bisogno di aiuto o di non far buon uso del denaro che ricevono in
elemosina. È una riflessione che, a torto o ragione, facciamo in molti. Così dopo molti di
questi incontri io dicevo: “Basta!” e la mia borsa rimaneva chiusa. Ma lei non si dava per
vinta:
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Benedetta) Va bene, mamma, chiederò i soldi al babbo.
mamma Elsa) (Al pubblico) Io ero esasperata : (Alla figlia) Ma
Benedetta, oggi ho già fatto la carità tre volte! (Al
pubblico) E lei osservava con calma
Benedetta) Mamma, non c’era mica il punto dopo la terza volta.
Non c’è limite alla carità.
mamma Elsa) Così da mia figlia ho imparato tante cose,
infinite sfumature di delicatezza. La sua bontà era
evangelica. Non le interessava sapere se la propria
carità giungeva a buon fine, non voleva mai sapere
perché una persona chiedeva aiuto, sentiva che doveva
aiutare, senza fare domande. Mi diceva:
Benedetta) Se qualcuno ti chiede aiuto, bisogna solo aiutarlo e
basta. Non c’è fine in quello che si deve fare e si deve
dare agli altri.
CANTO n. 6 : CANTO SULLA CARITÀ
La carità è abitare negli altri
è chinarsi sui dolori di tutti
è il luogo divino che tempra l’animo
è pazienza con gli altri.
Carità è sopportare
Carità è amare
Il dolore è carità, l'ordine è carità
senza carità, niente conta …
Possiamo dare, possiamo amare
possiam servire, possiam soffrire,
possiam amare senz’essere amati,
possiam ringraziare per essere creati.
Una spalla a chi sta per cadere,
i nostri occhi a chi non può vedere.
La forza a un anziano.
auguri sinceri per chi vive lontano.
Possiamo donare anche il denaro,
pur se ci sembra che abbiamo poco da dare
e sempre tanto per chi non ha nulla,
possiamo sfamare un bimbo in culla.
Doniamo sempre, doniamo con gioia,
vivendo per gli altri cambiamo la storia.
State tranquilli, state sereni
i vostri debiti saranno saldati.
Tutti coloro ci potran benedire
se noi avremo sempre da offrire!
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Scena 21 - verso la santità
Narratore) Per Benedetta gli amici di Gioventù studentesca si dimostreranno preziosi per la sua
crescita spirituale: i consigli che la raggiungono attraverso lettere e visite a casa le
permetteranno di condividere gioie e fatiche del cammino, di trovare le conferme a quanto
sta scoprendo: di formulare per iscritto la dottrina che lei stessa stava vivendo, affinché altri
potessero impararla.
Benedetta) Sono in certi istanti sbalestrata, senza sostegno, come in una scala traballante senza
appoggio, vagando e non riuscendo più a salire. Eppure lo voglio... Brancolo nel buio e ho la
luce dentro, non posso balbettare ed ho infinite cose, dolcissime, da comunicare con Lui.
Angela) Da questa certezza nasce la serenità. Evidentemente Benedetta conosce la lotta, conosce la
prova, conosce il deserto; sa che le nuvole possono oscurare il sole, ma non possono
spegnerlo.
Benedetta) Mi domando spaventata com’è terribile avere solo paura di perdere Dio. E questo mi è
accaduto, solo la paura!
Francis) Di che cosa ha paura Benedetta? Forse sono nubi di dubbio, momenti di stanchezza; sono
istanti nei quali Benedetta non vede più limpidamente il sole dell’amore di Dio: e soffre!
Benedetta) (a Francis) Dentro di me ho sentito ancora la voce del Padre. Assetata sono corsa a
farmi confortare. Era lui. L’ho risentito! L’ho ritrovato, Francis, che sollievo! Con Lui mi
sento di poter camminare lontano, in capo al mondo, se Lui vorrà.
Raimondo) E qual è l’orizzonte del dolore di Benedetta? L’orizzonte sono gli altri, sempre gli altri.
Scrive a Francis:
Benedetta) Il mio compito non è solo quello di scrutarmi dentro, ma di amare la sofferenza di tutti
quelli che vivono o vengono attorno al mio letto, e mi danno e mi domandano l’aiuto di una
preghiera.
Angela) Così la sofferenza di Benedetta, attraversata dalla carità, diventa un vero apostolato. Ella
può dire:
Benedetta) Dal mio letto vi seguo tutti, io così inoperosa, e vi tengo vicino al cuore, sotto le coltri,
mentre voi camminate col tempo...
Liliana) La sua anima è popolata di gente, gente che lei
amava e seguiva teneramente Il cuore di
Benedetta cammina per le vie del mondo,
cammina dove camminano i suoi amici.
Chiudi pure i miei occhi: Ti posso vedere;
serra le mie orecchie: Ti posso ascoltare
e senza piedi posso a Te arrivare
e senza bocca ancora posso Te invocare.
Spezza le mie braccia, e a Te mi afferro
col mio cuore come con una delle mani,
arresta il cuore e pulserà la mente;
accendi pure nella mente un fuoco immenso,
e nel mio sangue Ti potrò portare.
Rainer Maria Rilke
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scena 22 - testimonianze di amici
un amico) Nel corso del tempo in cui la frequentai, gli ultimi due anni, la sua vita diventava sempre
più difficile, i dolori si moltiplicavano, e io avvertivo sempre più grande in lei questa
accettazione consapevole, questo farsi condurre da Dio senza porre mai riserve, rifiuti,
rimpianti. Ultimamente era diventata di una sincerità sconcertante, che non aveva niente di
terreno: ricordava la sincerità dei bambini.
un’amica) Sento profondamente, nel mettermi di fronte a lei, la necessità di una sincerità totale,
assoluta, spoglia di atteggiamenti e di finzione. E allora mi scopro improvvisamente così
povera, così arida, così priva di fede e colma di menzogna da non avere da offrire alla
Benedetta niente altro che il mio silenzio
Benedetta) Dentro di me, ho sentito ancora la voce del Padre. Assetata sono corsa a farmi
confortare. Era Lui. L'ho risentito! L'ho ritrovato! Con Lui mi sento di poter camminare
lontano, in capo al mondo, se Lui vorrà. Io non voglio pause; non desidero soste; ho
ritrovato il Signore, ho risentito la Sua voce, ed è stato dolcissimo il colloquio, così soave.
Roberto) Quanto più il tempo le manca, tanto più la incalza una volontà inesausta di amore. Può
dire all'amica:
Benedetta) Se ci fermiamo, allora noi siamo solo dei curiosi e non degli assetati di Dio» (16-10-63).
Natalino) Immobile nel suo letto, sorda e cieca, ella vive un'avventura sempre più straordinaria e
nuova via che, nel suo abbandono, si lascia possedere dal Cristo.
Angela) Tutte le avventure umane sono nulla al confronto di questa avventura. Cammina, corre, poi
sale, s'innalza sempre più leggera incontro a Dio che la chiama.
Liliana) All'ansietà, alla fatica subentra pian piano la pace, anzi la gioia. Benedetta affonda in una
solitudine, in un silenzio che sono pieni di una misteriosa ma reale presenza.
Benedetta) Come amo il Signore! Lui, che veramente mi ha sempre custodita, ed è accorso ad
aiutarmi tutte le volte che L'ho invocato. Sia benedetto il nome santo, alleluia! Com'è bello
avere un Padre nel cielo che ci aiuta, e ci ama più di noi stessi, e conosce anche il numero
dei capelli del nostro capo.
Raimondo) Il suo cammino era stato verso la vita, non verso la morte. E conosce ora la gioia. Non
aveva conosciuto la gioia, quando le sorrideva la vita, la conosce ora che muore.
Francis) È lei che conforta, lei che sostiene chi va a visitarla li incoraggia, apre e dilata la loro
anima alla confidenza, e tutti ricevono da lei, mentre essa non sembra aver più nulla da dare.
scena 23 - Poi venne l’ultima estate - sogno della rosa
Narratore) Poi venne l’ultima estate. Le voci del lago, lo splendore e il profumo dei fiori sono ormai
l'eco d'un sogno. Nel paesaggio di tenebra,
Benedetta ricerca il suo Dio.
Benedetta) ...i giorni passano nell'attesa di Lui che io amo
nell'aria, nel sole che non vedo più, ma che sento
ugualmente nel suo calore quando entra attraverso la
finestra a scaldarmi le mani, nella pioggia che
scende dal cielo a lavare la terra...
Narratore) il 1 Novembre ‘63"Sogna" una rosa bianca che
splende nella tomba di famiglia. L’amica Giuliana,
di ritorno dalla processione al cimitero, sente di dover passare da Benedetta che, appena sa
della sua presenza, si mostra ansiosa di comunicare:
22
Benedetta) Ti devo dire una cosa importante: ... sono entrata in un cimitero di Romagna, c'era una
sola tomba aperta, illuminata da una luce tanto forte che la mia vista non riusciva a
sostenerla e in mezzo a questa luce ho visto una rosa bianca. Tu cosa ne dici?"
Narratore) A Giuliana che esitava a rispondere, Benedetta soggiunse:
Benedetta) Non parlarne con nessuno.
Narratore) Il racconto è seguito anche dalla sorellina Carmen, presente a
insaputa di Benedetta.
Narratore) Si avvicina l'ultimo suo Natale, "e Benedetta diceva di pregare
perché in quella notte la pace scendesse sul mondo e diceva che lei
aveva chiesto una grande grazia al Signore, di farla rinascere in quella
notte con Lui. Io le portai un crocifisso. Benedetta volle toccarlo, poi
disse - Anch'io così, ma sempre in letizia". Già da tempo Benedetta si
preparava al suo mistico Natale.
Benedetta) Adesso io cammino per la strada che conduce a Betlemme: alla
stalla dove il Bimbo nasce, mistero di amore e di dolore.
Narratore) Benedetta si avvia al suo Getsemani di solitudine
Benedetta) Sai, mamma, per molti Benedetta è già morta. Eppure molti mi
ricorderanno; rimpiangeranno di non essermi stati accanto in
quest’ora. La fine è vicina, ma non dovrai mai sentirti sola, mamma;
ti lascio tanti figli, tanti figli da guardare.
Narratore) Benedetta sente avvicinarsi il momento dell'Incontro.
Scena 24 - la croce - filmato
Narratore) Sconvolgente è la testimonianza della mamma.
mamma Elsa) Fu in una mattinata per me molto laboriosa che, stanca ed
esasperata, la presi di peso e la gettai sul suo letto; cadde così, con le
braccia aperte e con la testa dolcemente inclinata su una spalla: mi fece ancor più stizza il
vederla così dolce e disponibile e, dovendola lavare, le tolsi con poca delicatezza la
vestaglia, poi la camicia. Improvvisamente vidi, attraverso lei, la figura del Cristo crocifisso.
Piansi e le domandai perdono.
(Sfumare l’immagine di Benedetta e sovrapporvi l’immagine di Cristo in Croce)
Benedetta) No, no. Sono io mamma, che devo domandare perdono a te, perché si vede che queste
cose non te le so domandare
abbastanza bene.
mamma Elsa) Sì, Benedetta era
ormai trasformata nel Cristo.
Tutti più o meno confusamente lo
sentivano.
23
Scena 25 - morte di Benedetta
mamma Elsa) Era il 23 gennaio 1964: al mattino l'infermiera mi disse
infermiera) Benedetta oggi muore.
mamma Elsa) (Al pubblico) Io non le credetti, ma l'infermiera, ripeté:
infermiera) (A Elsa) Muore, me l'ha detto lei stessa questa notte; (A Carmen) e tu Carmen, prima di
andare a scuola vai a salutare tua sorella, perché sarà l'ultima volta.
Narratore) Carmen s'avvicinò a Benedetta
Benedetta) Carmen sii più buona che brava.
mamma Elsa) (Al pubblico) Vedendo che il respiro di Benedetta si faceva affannato, per distrarla,
notando un uccellino sulla finestra, le dissi: (A Benedetta) Benedetta, che cosa vedo, c'è un
uccellino. (Al pubblico) Mi chiese:
Benedetta) Da quale parte?
mamma Elsa) Alla tua destra.
Narratore) (Al pubblico) E lei, priva da vari mesi anche della voce ridotta a penoso balbettio, intona
una vecchia canzone: "Rondinella pellegrina".
balletto breve con ballerina vestita da RONDINELLA che, attraversando la scena, vola via
breve canto Rondinella Pellegrina
Rondinella pellegrina,
che ti posi in sul verone
ricantando ogni mattina
quella flebile canzone,
che vuoi dirmi in tua favella,
pellegrina rondinella?
Solitaria nell'oblio,
dal tuo sposo abbandonata,
piangi forse al pianto mio,
vedovetta sconsolata?
Piangi, piangi in tua favella,
pellegrina rondinella. (Autori: T. Grossi - S. Palladini - 1834)
Narratore) La sua voce limpida e nuova stupisce i presenti.
infermiera) (A mamma Elsa) Non sente, signora, è una voce di cielo, un angelo è sceso in questa
stanza, Benedetta muore!
Entra la signora morte vestita di bianco - si aggira sul palcoscenico
(il bianco significa purificazione ed è un colore che si usa per i santi e i purificati)
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Narratore) Sono gli ultimi istanti della sua vita terrena.
mamma Elsa) (Al pubblico) Io, Benedetta la vedevo normale, ma rimasi agitata. Andai in cucina a
prendere del tè. Vidi uno sciame di uccelli e c'era nebbia. In giardino scorsi una macchia
bianca e pensai: Carmen andando a scuola ha gettato della carta. Scesi per toglierla, ma vidi
che era una rosa bianca sbocciata. Tornai subito a dirlo a Benedetta. Lei mi disse come
trasalendo:
Benedetta) Mamma, questo è un dolce segno.
Narratore) Aveva tante volte ripetuto: "Per coloro che credono, tutto è segno". E incrociò le braccia
sul petto.
mamma Elsa) Te la vado a prendere.
Benedetta) No, aspetta ancora un po' … non è ancora il momento … Prima dovrei pregare, e non ho
più tempo
Narratore) Poi aggiunse
Benedetta) Grazie
Narratore) E morì. Ore 10.40 del mattino di Giovedì, 23 gennaio 1964, giorno dello sposalizio della
Vergine. A ventisette anni, consumata da una terribile malattia Benedetta Morì.
Scena 26 - Invocazione per la Beatificazione di Benedetta
Padre nostro, noi ti ringraziamo per averci donato in Benedetta una cara sorella. Attraverso la gioia
e il dolore di cui hai riempito la sua breve giornata terrena, Tu l'hai plasmata quale immagine viva
del tuo Figlio. Con Benedetta al nostro fianco ti chiediamo, Padre, di poterci sentire più vicini a Te
e ai fratelli nell'amore, nel dolore e nella speranza. In un'accettazione piena e incondizionata del tuo
disegno. Fa che la sua testimonianza così radicale della potenza salvifica della croce c'insegni che il
dolore è grazia e che la Tua volontà è gioia. Concedi, o Padre, la luce del tuo Spirito alla Chiesa
affinché possa riconoscere Benedetta fra i testimoni esemplari del tuo amore.
Narratore) Benedetta ci ha lasciato alcune riflessioni. Sono brevissime meditazioni, scritte con
mano affaticata, si ha l'impressione di trovarsi davanti a uno scroscio di pensieri e di luce
spirituale.
25
Scena 27 - Finale
(A uno a uno entreranno tutti i personaggi e, a turno, alternandosi, pronunceranno una frase, ci
sarà una girandola di voci fino ad affievolirsi sul finale con l’abbassarsi delle luci. Oppure, al
contrario, le voci e le luci partiranno in sordina aumentando piano piano fino ad avere un vortice
di voci e di suoni.)
Il perdono è il dono più sublime di Dio: per amore suo dobbiamo perdonare anche chi ci fa del male
Mi pare di essere, anche in mezzo alle mie sofferenze, piena di gioia che
non è terrena.
Nelle mani di Dio anche le cose più insignificanti possono diventare la
nostra cometa.
Le meraviglie del Paradiso sono così splendide da meritare ogni sforzo.
Come il sole dissipa le nebbie, così fa Dio con le tenebre dell'animo.
Noi abbiamo bisogno della parola di Dio come le piante della luce.
Tutte le cose riflettono chi le ha create: come pozzanghere il cielo.
Dio ci manda il dolore come una pioggia dopo la siccità.
Quelli che confidano nel Signore non saranno confusi
Provvidenza Divina è l'aiuto in tutti i momenti.
A ognuno il Cristo dà una parte dei suoi dolori.
La Madonna è la più dolce delle madri.
L'umiltà è farsi piccoli come bambini
Il dolore ci butta tra le braccia di Dio.
Riconoscere i propri errori è umiltà.
La carità è abitare gli uni negli altri.
L'amore vince tutti gli ostacoli.
Canto finale
Tu sei stata uno strumento di Dio
per seminare speranza nella strada del dolore
Tu, senza camminare
c’insegni la strada della vita
Tu, senza sentire
ci fai scoprire la voce di Dio
Tu, senza vedere
guidi noi ciechi
nella veloce vita
verso l’Incontro, verso la Luce
Benedetta, aspettaci!
Parla di noi al Signore,
con la tua dolcezza umile serena, luminosa.
Benedetta, grazie Per il bene che hai fatto
Benedetta, grazie per il bene fai!
Benedetta, grazie Per il bene che hai fatto
Benedetta, grazie per il bene fai!
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Narratore) Giunti al termine di questo viaggio dentro il viaggio di Benedetta, sentiamo che la
speranza è entrata dolcemente anche in noi: avvertiamo che una luce si è accesa nella nostra
povera vita. Sì, pieni di emozione e di stupore possiamo ripetere con lei:
diapositiva - una rosa bianca con musica dolce in
sottofondo
voce di Benedetta fuori campo:
Io penso che tutto sia come la primavera che sboccia,
rifiorisce, profuma, dopo il freddo e il gelo dell’inverno …
Se sapremo vivere tutti gli attimi con Dio, tutto sarà
incantevolmente stupendo.
alzare il volume della musica precedente poi sfumare
Fine
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copione recital Fiorì una rosa bianca – Benedetta