la Repubblica LA CRISI FINANZIARIA ECONOMIA LUNEDÌ 20 FEBBRAIO 2012 ■2 Metà degli 11 miliardi tolti agli evasori andranno ad alleviare il carico dei contribuenti onesti Per superare la legge delega si pensa a dividere le misure tra un ddl e un provvedimento urgente IL DOSSIER. Le misure del governo Il fisco Taglio tasse, Monti accelera aliquota Irpef minima al 20% con 5,5 miliardi dall’evasione Domani pre-consiglio: spunta l’ipotesi decreto LUISA GRION IL PREMIER Il presidente del Consiglio, Mario Monti, è pronto a varare la riforma fiscale Il governo Monti dà una secca accelerata sulla riforma fiscale. Il nuovo testo sulle misure da introdurre sarà discusso in pre-Consiglio dei ministri già domani, mentre il varo definitivo è previsto per venerdì. Per gli interventi da mettere in campo dovrebbe essere previsto un doppio binario: da una parte un decreto legge contenente le decisioni urgenti da emanare entro la settima, dall’altra un disegno di legge per i provvedimenti a più largo respiro. Sarebbe così superato il percorso tracciato dalla legge delega avviata dall’ex-ministro Tremonti (“La useremo, ma intendiamo andare oltre” aveva d’altra parte annunciato il premier Monti). Gli obiettivi che il governo intende raggiungere attraverso i due canali sono ambiziosi, a partire da un riduzione di tre punti della prima aliquota Irpef (dal 23 al 20 per cento) da finanziare attraverso i proventi della lotta all’evasione fiscale (stimati in 11 miliardi di maggiori entrate, metà dei quali utilizzata per coprire il taglio delle tasse). Ma nella riforma fiscale dovranno trovare posto anche gli interventi destinati a scongiurare il nuovo aumento dell’Iva e il taglio indiscriminato alle 720 agevolazioni fiscali previste per famiglie e imprese. Il governo è al lavoro per dividere quelle “intoccabili”, destinate a famiglie e pensionati, da quelle sulle quali si può intervenire. Nuove entrate sono attese da una revisione degli estimi catastali (in particolare nelle grandi città) e dai tagli alla spesa pubblica sui quali sta lavorando il ministro Piero Giarda. Il decreto potrebbe contenere anche l’applicazione dell’Ici sui beni della Chiesa (saranno esentati solo quelli in cui si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale) e l’abolizione dell’Agenzia per il Terzo settore. L’imposta sul reddito Il nodo Iva Le agevolazioni Con i soldi recuperati agli evasori finanziato l’alleggerimento Irpef Esecutivo a caccia di 4 miliardi per evitare l’aumento da ottobre Nel mirino 720 “sconti” fiscali no ai tagli per famiglie e pensionati Un taglio alle tasse grazie ai proventi della lotta all’evasione. Il testo sulla riforma fiscale che il governo si prepara a varare metterà nero su bianco questo principio già annunciato più volte dall’esecutivo. Ora ci sono anche le cifre: dalla lotta all’evasione, Palazzo Chigi stima di recuperare circa 11 miliardi , metà dei quali destinati appunto ad alleviare il carico fiscale delle famiglie. Si parla quindi di una copertura di 5 miliardi e mezzo che, nelle intenzioni del governo, dovrebbero permettere di abbassare di tre punti la prima aliquota (che passerebbe dal 23 al 20 per cento), quella applicata ai redditi compresi fra i 7 e i 15 mila euro. Oltre al taglio delle aliquote un’altra ipotesi di intervento prevede una possibile modifica delle detrazioni. In questo caso i proventi ottenuti grazie alla lotta all’evasione sarebbero in un primo tempo destinati ad un Fondo cui attingere successivamente per finanziare le maggiori detrazioni applicate. Il taglio delle tasse finanziato attraverso una lotta all’ evasione ed elusione fiscale è, d’altra parte, un cavallo di battaglia dell’esecutivo in carica e una delle misure a più alto tasso di popolarità. Ciò spiega la risonanza data ai blitz contro gli evasori messi in atto in questi giorni dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza. Le nuove norme di controllo introdotte, dalla tracciabilità dei pagamenti al monitoraggio dei movimenti bancari hanno già prodotto un effetto deterrenza, anche se - per avere un primo bilancio dell’andamento del gettito - bisognerà aspettare i risultati dell’autotassazione di maggio e giugno. Disinnescare la mina di un possibile aumento dell’Iva. Alla fine dello scorso anno, sotto l’emergenza di un bilancio da risanare, il governo ha messo in campo la possibilità di varare un secondo aumento dell’Iva dopo quello già applicato con la precedente manovra estiva. Si tratterebbe di un aumento di due punti percentuali che scatterebbe a partire dal prossimo mese di ottobre e che porterebbe l’aliquota intermedia dal 10 al 12 per cento e quella più alta dal 21 al 23%. Un aumento che dovrebbe restare immutato per tutto il 2013 e registrare un ulteriore ritocco di mezzo punto nell’anno successivo. L’operazione fu annunciata dal governo in carica per evitare che scattassero i pericolosi tagli lineari del cinque per cento su tutte le agevolazioni fiscali previste dall’ex ministro Tremonti in caso di emergenza-bilancio. Ma l’ ipotesi di un intervento sull’Iva , considerato il clima di recessione, è visto come fumo negli occhi sia dai commercianti che dai consumatori che temono l’effetto inflattivo della misura sui bilanci delle famiglie. Lo stesso premier Monti, d’altra parte, sembra perplesso sulla possibilità di utilizzare questa leva e ha più volte detto di voler valutare una revisione della norma. Per poterlo fare però il governo - tramite la riforma fiscale e gli interventi di taglio alla spesa - deve recuperare 4 miliardi per quest’anno e 16 per il prossimo. La strada per recuperare i fondi necessari dovrebbe passare attraverso il taglio agli sgravi tributari e all’ operazione di «spending review» affidata al ministro Giarda che dovrebbe essere pronta nel giro di tre mesi. La marea di agevolazioni fiscali di cui famiglie e imprese possono oggi usufruire va ridotta. Sul fatto che siano troppe e non tutte giustificabili sono ormai tutti d’accordo: si tratta di 720 diverse tipologie di sgravi per un valore totale di 161 miliardi. Non possiamo più permettercele. Il lavoro sui tagli da applicare era in realtà già stato avviato da Tremonti, ma il precedente governo, aveva definito - in caso di fallimento della manovra di riduzione - una cura da cavallo destinata a stroncare i redditi delle famiglie (quelle dei lavoratori dipendenti in particolare): si parlava infatti di un taglio orizzontale per tutte le agevolazioni del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento nel 2014. Niente sconti per nessuno: lo stesso trattamento sarebbe stato riservato alle agevolazioni per carico familiare come a quelle riservate per il mantenimento dei palazzi storici. Il governo Monti ha stoppato questa possibilità di taglio incondizionato riservandosi l’eventualità di un pur pesante intervento sull’Iva (che vista la recessione cerca di scongiurare). Il necessario taglio agli sgravi ci sarà, ma non incondizionato. Una Commissione ad hoc sta elaborando l’elenco di quelli sui quali si potrà intervenire prevedendo però una riserva «intoccabile». Ci sarà una rosa di detrazioni destinata a famiglie e pensionati che non subiranno tagli. Fatte salve le agevolazioni «basic», comunque, il bacino d’intervento resta ampio. La riforma del fisco dovrà provvedere allo sfoltimento: si guarda anche al riordino dei 10 miliardi di agevolazioni oggi destinate alle imprese © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA @ la Repubblica LUNEDÌ 20 FEBBRAIO 2012 PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it www.tesoro.it ■3 Venerdì a Palazzo Chigi il varo definitivo della riforma. Attesi forti tagli a sgravi e sprechi Le Onlus Gli estimi catastali I beni ecclesiastici L’Agenzia per il terzo settore verso l’abolizione dopo 10 anni In arrivo la rivalutazione grandi Comuni in prima fila Stretta per gli immobili della Chiesa scatta l’Ici per le attività commerciali E’ diventata operativa dieci anni fa, un anno fa ha cambiato nome, ora sembra destinata a sparire per sempre. La riforma fiscale targata Monti dovrebbe abolire l’Agenzia per il Terzo settore (ex Agenzia per le Onlus), ente di emanazione governativa - con sede a Milano - che ha poteri di indirizzo, promozione, vigilanza sulle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, i soggetti del terzo settore e gli enti non commerciali. L’Agenzia opera a sua volta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Economia, quindi è attualmente sottoposta alle dirette competenze del premier Monti. Fra i compiti ad essa attribuiti quella di promuove campagne per la conoscenza delle organizzazioni, la raccolta dati sugli organismi esistenti e - nei casi di scioglimento di un ente - l’obbligo a dare parere vincolante sulla devoluzione del patrimonio. L’Agenzia vigila anche sulle attività di sostegno a distanza e individua le categorie delle organizzazioni cui destinare i contributi pubblici: è quindi l’ente che ha delineato l’elenco di organizzazioni ammesse a beneficiare della destinazione del 5 per mille. Le amministrazioni pubbliche sono chiamate a chiedere il parere dell’Agenzia per l’organizzazione dell’anagrafe unica delle Onlus e nel caso prevedano di far decadere in modo totale o parziale le agevolazioni loro destinate. L’organismo è costituitodal Presidente e da dieci consiglieri nominati dalla Presidenza del consiglio. L’incarico dell’attuale direttore generale scade a fine mese. Una riforma del catasto vera e propria richiede tempi molto lunghi per essere definitivamente attuata (più o meno cinque anni) e per quanto incisivo - l’intervento già varato dal governo sul settore immobiliare attraverso l’aumento dell’Imu (la vecchia Ici) reintrodotta sulla prima casa, non è bastato a creare un equilibrio fra il valore fiscale e quello reale delle abitazioni. L’intervento sull’Imu ha infatti rincarato le rendite catastali del 60 per cento e porterà nelle casse dello Stato circa dieci miliardi, ma soprattutto nelle grandi città la divergenza fra valori di mercato e valore catastale delle zone periferiche da quelle centrali resta elevato. La rivalutazione delle rendite catastali esistenti ha elevato la base imponibile a 4 mila miliardi, ma il valore di mercato stimato è valutato in 8.200 miliardi. Più del doppio. Ecco perché nel disegno di legge sul fisco potrebbe trovare spazio una riforma del catasto a livello locale. L’obiettivo è quello di avviare una revisione degli estimi urbani medi agendo comune per comune o su zone omogenee o per quartieri all’interno dello stesso centro abitato. Le prime a chiedere un intervento di questo genere sono state proprio le amministrazioni dei Comuni più grandi, interessate ad aumentare le entrate. Non a caso i Comuni si stanno mettendo in rete per individuare strategie comuni per combattere l’evasione fiscale e immobiliare Nel decreto dovrebbe invece trovare spazio la definizione delle aliquote Imu da applicare con il primo acconto di giugno. L’ipotesi più accreditata prevede che si parta con le aliquote più basse, 4 per mille per la prima casa e 7,6 per mille per gli altri immobili. Sempre nel testo che entra in pre-Consiglio domani dovrebbe trovare spazio l’introduzione dell’Ici - annunciata nei giorni scorsi dallo stesso premier Monti - per gli immobili della Chiesa oggi esentati dall’imposta. Secondo quanto previsto dal governo le nuove norme consentiranno l’esenzione solo per le proprietà nelle quali si svolge in modo esclusivo una attività non commerciale. Palazzo Chigi ha comunque annunciato un emendamento che definirà in modo preciso la tipologia degli immobili interessati al versamento dell’imposta. L’introduzione dell’Ici sui beni ecclesiastici potrebbe entrare nella parte di riforma veicolata attraverso il decreto. Quanto vale l’Ici sulla Chiesa? Su quello che dovrebbe essere l’incasso garantito sono circolate nei giorni scorsi le più svariate cifre. L’Anci, associazione dei comuni, ha parlato di versamenti per 600 milioni l’anno, uno studio dell’Ifel stima invece che il risultato finale potrebbe raggiungere il miliardo di introiti. Un balletto di valutazioni dovuto al fatto che un censimento vero e proprio degli immobili non è ancora disponibile. Sull’introduzione dell’Ici per i beni ecclesiastici si è sviluppato un acceso dibattito, tuttora in corso. Ieri infatti il senatore del Pdl Mantovano si è detto certo che «nonostante le note difficoltà economiche nelle quali versano i comuni, nessun sindaco del Popolo delle Libertà applicherà mai l'Ici di Monti agli asili parrocchiali e a quei beni della Chiesa ove si svolgano attività sociali, formative e religiose così utili per le nostre comunità». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LUNEDÌ 20 FEBBRAIO 2012 @ LA CRISI FINANZIARIA ECONOMIA ■4 Saranno confrontati denuncia dei redditi e reale tenore di vita per evidenziare le incongruenze PER SAPERNE DI PIÙ www.agenziaentrate.it www.gdf.it Ieri controlli della Guardia di Finanza a Oristano: il 40% degli esercizi non era in regola su registri e scontrini IL DOSSIER. Le misure del governo L’evasione Gli 007 del Fisco passano alla fase 2 dopo i blitz, la guerra informatica Nel nuovo redditometro disponibili i dati su 50 milioni di contribuenti ROBERTO PETRINI Non solo blitz. Dopo la campagna d’inverno dell’Agenzia delle Entrate con il controllo minuzioso e sorpresa del territorio, si preannuncia la “fase due” della lotta all’evasione. La guerra elettronica agli evasori. I blitz, naturalmente non saranno accantonati, ma dalla primavera la battaglia contro coloro che non pagano le tasse punterà tutte le sue carte sull’informatica. Tra poco più di un mese scatterà infatti l’operatività della nuova super banca dati, varata con il decreto Salva Italia, in grado di fornire indicazioni sui movimenti bancari, in entrata e in uscita, di tutti i contribuenti italiani. Al taglio del nastro del supercervellone mancano pochi passaggi: la firma della convenzione con l’Abi (le banche infatti saranno chiamate a riversare circa 400 milioni di dati all’anagrafe tributaria) e il semaforo verde da parte del garante della privacy. A quel punto scatteranno le indagini finanziarie © RIPRODUZIONE RISERVATA NON si fermano i controlli nelle località turistiche, l’ultimo ieri a Oristano durante la Sartiglia, la tradizionale giostra di Carnevale. Ma il Fisco si prepara a gettare sul campo anche il nuovo modello di redditometro. Un nome familiare, ma che può essere micidiale per chi è tentato dall’evasione. Il tenore di vita di ogni contribuente sarà passato ai raggi x e ogni consumo di lusso (dalla supercar, alla viaggio, alla barca, al centro benessere) contribuirà a disegnare un profilo reddituale. BANCA DATI Dopo una analisi, che ha raggiunto 22 milioni di famiglie e 50 milioni di soggetti, divisi in undici tipologie, è stato messo a punto un meccani- smo che si impernia su 100 voci di spesa. Le voci sono state suddivise in 7 macrocategorie: casa, mezzi di trasporto, assicurazioni, istruzione, attività ricreative, investimenti ed altre spese. Se la denuncia dei redditi non sarà adeguata all’ipotesi uscita dal redditometro scatterà il controllo: nel 2012 se ne prevedono almeno quanti ne sono stati fatti lo scorso anno, ovvero 35 mila. Ma il Fisco non vuole mostrare solo il volto feroce dei controlli: sul sito dell’Agenzia delle Entrate si potrà fare un test-redditometro. In pratica si potrà costruire, fai-da-te, un proprio profilo reddituale inserendo gli indicatori del proprio tenore di vita e dei propri consumi. Chi si accorge di essere fuori linea non dovrà far altro che adeguarsi. GRANDI CONTRIBUENTI Ma gli strumenti non saranno solo questi. Il decreto cui sta lavorando con grande esperienza e capacità il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, prevede nuovi interventi contro l’evasione. Fino ad oggi i blitz hanno scosso il comportamento del contribuente italiano? Pare di sì. E’ ancora è presto per fare cifre precise ma la determinata azione del governo sul fronte fiscale fa prevedere, dai primi segnali, un incremento del gettito Iva e un aumento del numero degli scontrini a livello esponenziale. Senza contare che nel mirino finiranno non solo i baristi ma anche i grandi contribuenti. Per i grandi contribuenti sta scattando il tutoraggio. Per tutti coloro che hanno un volume di affari superiore a 100 milioni, l’Agenzia delle entrate diventerà una sorta di “angelo custode”. L’obiettivo è di intensificare il numero dei “grandi contribuenti” sotto stretto controllo incrociato: passeranno dai 2.000 del 2011 ai 3.100 del 2012. Si lavora dunque per instaurare con un segmento strategico nell’economia nazionale, un rapporto di mutua collaborazione per favorirne l’adempimento spontaneo. Il controllo — si spiega — assume la natura di “servizio” a beneficio della collettività e, soprattutto, della platea di quei “grandi contribuenti” che si attengono alle norme e per i quali l’evasione o l’elusione perpetrata dai propri concorrenti rappresenta, in ultima analisi, una forma di concorrenza sleale. A ORISTANO CONTROLLI DURANTE IL CARNEVALE Nel capoluogo sardo effettuati controlli in occasione della Sartiglia, giostra equestre di Carnevale © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso I racconti degli ispettori dell’Agenzia delle entrate fotografano un’Italia che non conosce la crisi: ma i commercianti hanno collaborato “A Courmayeur pausa sci anche da 200 euro” DIEGO LONGHIN TORINO — Altro che vin brulè per riscaldarsi. Nei bar e nelle baite di Courmayeur si sorseggia anche champagne. Già. Una bottiglia di bollicine francesi, accompagnata da qualche piatto. Alla fine per lo spuntino, tra una pista e l’altra, si pagano 200 euro. È l’altra Italia, quella dei nababbi che non conoscono la crisi e per il weekend di Carnevale si possono permettere stravizi. Il tutto con regolare scontrino. Un pezzo di Paese che emerge dal racconto degli 007 dell’Agenzia delle Entrate che hanno partecipato al blitz di sabato a Courmayeur, inforcan- do gli sci per andare a scovare gli evasori in alta quota ai piedi del Monte Bianco. Le operazioni degli ispettori, arrivati in bus per non intasare di auto il paese, sono terminate all’alba di domenica per dare un’occhiata alla movida. Ieri gli occhi del fisco erano spariti, ma i commercianti erano alle prese con i commercialisti per recuperare i documenti richiesti entro domani. Problemi? «Nessuno, la nostra preoccupazione era che i commercianti non collaborassero, invece sono stati gentilissimi», dice uno degli uomini. I controlli erano nell’aria, ma molti titolari di bar, ristoranti e negozi sono stati presi in contropiede. E soprat- Turisti a Courmayeur tutto «i locali sembravano un po’ sguarniti di personale nonostante la ressa dei clienti e il gran pienone del fine settimana», racconta un altro funzionario. Oltre alla verifica scontrini, gli 007 hanno passato ai raggi X anche la situazione dei dipendenti. I 60 funzionari impegnati nel blitz hanno passato la domenica negli uffici di Aosta per tirare le somme. Oggi usciranno i primi dati. «I controlli realizzati a Courmayeur sono stati la prova di una grande professionalità da parte dei nostri uomini», dice Carmelo Rau, direttore delle sede dell’Agenzia in Valle d’Aosta. «Tutto si è svolto nella massima tran- quillità e senza tensioni, non siamo andati alla chetichella, abbiamo raccolto informazioni alla luce del sole, in borghese per non dare fastidio ai turisti», aggiunge. Il metodo? Avere una giornata tipo di incassi come metro di paragone con quella di periodi simili. «Le entrate di ieri sono state le stesse del sabato di Carnevale dello scorso anno — dice Claudio Magenta, proprietario del negozio di abbigliamento Guichardaz — siamo abituati a fare scontrini, un tempo, per timore dei controlli, ora perché se incassi in nero non sapresti come pagare i fornitori, che non sgarrano di un centesimo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Messaggio pubblicitario Tasso valido fino al 31 marzo 2012 sulle somme depositate per un anno. CONTO DEPOSITO INTERESSI IN ANTICIPO. Per i fogli informativi clicca, chiama o vieni in filiale. chebanca.it - 848.44.44.88 la Repubblica LUNEDÌ 20 FEBBRAIO 2012 @ LA CRISI FINANZIARIA ECONOMIA Commercianti, famiglie e imprese: più di cento storie di “credito rifiutato” giunte in poche ore a Repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.abi.it ■9 Per non essere vittima del credit crunch non basta nemmeno avere il posto fisso o essere in regola con i pagamenti DOSSIER. L’Italia in recessione Le banche Mutui, prestiti e finanziamenti negati allo sportello un esercito di respinti VALENTINA CONTE Coppie alla ricerca del mutuo per la prima casa, posto fisso. Piccole ditte ben avviate con il sogno di espandersi, sempre in regola. Medie aziende specializzate, sane, ma a corto di liquidità perché lo Stato paga male e tardi. Anziani a un passo dalla pensione, poi negata per pochi spiccioli da ripianare. Le storie dei lettori, rimbalzate su Repubblica.it e qui selezionate, dopo gli approfondimenti sulla nuova stretta del credito che incombe su imprese e famiglie, ci raccontano di un’Italia che fatica, che ha bisogno di soldi per ripartire, che bussa alle banche. E che ottiene quasi sempre un “no” come risposta. Nonostante garanti e garanzie, specchiata affidabilità finanziaria, bassi insoluti, solide storie di imprenditorialità. Il credit crunch, la contrazione del credito, l’intoppo nel flusso del denaro nei canali dell’economia reale, è tutto qui. In quei 20 miliardi negati agli sportelli a dicembre, un calo record rispetto all’anno precedente. In quei prestiti sempre più cari e misurati con il contagocce. In quel grido d’allarme di imprese e famiglie in apnea. «È cruciale che l’economia non entri in asfissia creditizia, deperendo e trascinando con sé anche le prospettive del sistema bancario», ha auspicato due giorni fa il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, dopo aver certificato che il 2012 sarà, ancora, un anno di recessione. Il dipendente anziano L’artigiano Il dirigente “Lavoro fisso e niente mutuo per noi “Per comprare i locali della ditta “La banca non ci sconta più le fatture ma la Bce presta miliardi alle banche” ho chiesto i soldi a un garante privato” è una stretta che farà male all’azienda” Io e mia moglie siamo due impiegati paracomunali a tempo indeterminato di 30 e 35 anni, senza prestiti attivi o pendenze. Da circa un anno cerchiamo di ottenere un mutuo per la costruzione della nostra prima casa di circa 240mila euro e non riusciamo ad averlo, nonostante garanti e case in garanzia. È veramente uno scandalo che la Bce abbia prestato miliardi di euro alle banche a tassi bassissimi senza accertarsi che queste poi reinvestano i soldi facendo girare l’economia, prestandoli alle aziende in difficoltà o finanziando i cittadini. Andrea Scorza Sono il titolare di una piccola ditta. Da 10 anni in affitto, pagavo regolarmente 700 euro al mese. Ho deciso di fare il grande passo e comprare i locali dove svolgo la mia attività. Mi sono rivolto alla mia banca che mi calcola una rata da 450 euro, ben più bassa dell’affitto. La banca ha fatto di tutto per non darmi il mutuo, nonostante avessi portato un garante con una liquidità sul suo conto corrente di 4 volte il costo dei locali. Alla fine ho dovuto ricorrere al prestito del mio garante. Non si può far ripartire l’economia in questo modo. Danilo Sono un professionista amministratore di una piccola azienda operante nel settore della verniciatura. Nel giro di qualche mese mi sono visto ridurre in maniera significativa da due banche gli affidamenti autoliquidanti (quelli di cui la banca rientra direttamente con l’incasso delle fatture anticipate). E questo nonostante la percentuale degli insoluti nel corso degli ultimi 5 anni fosse molto al di sotto della media di sistema. La stretta del credito avrà ripercussioni sulla vita dell’azienda e di una dozzina di persone che lì dentro ci lavorano. Domenico Ansalone © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA L’imprenditore Il commerciante Il geometra a riposo “Anno nero: lo Stato paga tardi “Negati i soldi per un frigo “Non avrebbero rischiato nulla e nessuno anticipa il dovuto” i capitali servono per Bot e Btp” così ho perso un pezzo di pensione” Sono titolare di una piccola impresa specializzata nel settore impiantistico con 10 dipendenti. Da ormai due anni siamo in gravissima difficoltà finanziaria per i ritardi di pagamento della società pubblica per la quale lavoriamo da oltre un decennio. Il ritardo nei pagamenti ha raggiunto ormai i 18 mesi e non riusciamo più a trovare banche disposte a farci delle anticipazioni. Nonostante un bilancio in utile dal nostro primo anno di attività (1986), vedo un 2012 nerissimo col rischio di chiusura dell’attività per assoluta mancanza di liquidità. Eddy Ho aperto nel 2006 una piccola enoteca con vendita di vini e prodotti tipici della Maremma. Con fasi alterne riesco a sopravvivere. Nel mese di novembre ho avuto la necessità di chiedere un piccolo prestito di 10mila euro (devo cambiare il banco frigo e alcune parti di mobilio per allargare l’attività). Ma la banca me lo ha rifiutato, nonostante io sia proprietario sia del fondo dove svolgo l’attività, sia di una casa dove abito. Il direttore di mi ha detto: «Mi dispiace, ma le banche oggi preferiscono acquistare Bot che dare i prestiti alle piccole aziende». Leonardo © RIPRODUZIONE RISERVATA La Cassa di previdenza dei geometri mi ha comunicato che dal 2 febbraio 2011 potevo andare in pensione (14mila euro lordi annui), ma dovevo prima sanare dei contributi non pagati che, grazie ad Equitalia, sono saliti a circa 38mila euro. Mi sono rivolto a diverse banche, ma non ho ottenuto il prestito. Eppure non avrebbero corso alcun rischio: la Cassa avrebbe versato nel conto corrente le mensilità, la banca avrebbe prelevato la rata. Ora la Cassa mi ha notificato il respingimento della pensione. Sono disperato e non so come vivere. Paolo Brufani © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La piccola impresa L’industriale “Sani e senza fidi, se mi gira chiudo e mi metto in nero su web e mercatini” “Il progetto d’investimento piaceva ma nessun istituto aveva i fondi” Piccola azienda con otto dipendenti, dopo la crisi ridotti a quattro, ben funzionante ma senza fido, senza carta di credito, con un libretto di assegni alla volta. Però le banche continuano a pretendere il saldo immediato del pregresso, rifiutandosi di rateizzarlo in tempi sopportabili. Se lo stress non mi uccide, continuerò ancora un po’, se un giorno mi alzo dalla parte sbagliata del letto chiudo tutto e mi metto a lavorare in nero sul web e nei mercatini. Così ci saranno altri quattro disoccupati e un’azienda che paga tante tasse in meno. Tuttoplease Ho 64 anni e una lunga esperienza di aziende, quelle che ho fatto io e quelle di altri imprenditori. Avevo deciso, con la mia compagna, di crearne una nuova. Il piano prevedeva il nostro lavoro e quello di altre quattro persone, con un investimento di 380mila euro. Avevamo capitale proprio e di terzi per 250mila euro. Il resto l’ho chiesto a banche locali, cooperative e grandi banche, offrendo garanzie ben più alte; risposta: «Bello, ma non abbiamo soldi, non possiamo darti nulla». Dunque, sei persone in meno a lavorare. Fausto Santiccioli © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PROTESTE DEI LETTORI Su Repubblica.it le testimonianze di chi ha subito la stretta sui prestiti e l’aumento dei tassi d’interesse. Fenomeno denunciato anche dalla Banca d’Italia © RIPRODUZIONE RISERVATA