numero 0 agosto/settembre 2014 Alessandro Paesano Direttore editoriale [email protected] Due parole su Gaiaitalia Mese, il periodico mensile di Gaiaitalia.com di approfondimento culturale e politico. Non una rivista di cultura e politica, ma di approfondimento secondo il punto di vista culturale e politico, perché qualsiasi sia il fatto che accade nell’universo, così come il modo in cui questo fatto viene riportato, ha un impatto politico e implica delle questioni culturali. Così qui non leggerete mai uomini al posto di donne perché si può dire persone, bambini al posto di bambine perché si può dire l’infanzia. Anche una scelta lessicale apparentemente innocua e consolidata come l’uso del genere maschile come genere neutro (che nella nostra lingua non esiste) esprime attraverso una asimmetria di genere uno schieramento, una scala di valori, una simpatia implicita ma presente. Se le parole indicano il mondo vogliamo chiamare il mondo intero per nome e raggiungere davvero tutte le persone senza escluderne alcuna. Qui non leggerete mai di cultura gay o cultura femminile perché la cultura, se è, è bene comune dell’umanità intera. Perché un fatto per fare cultura deve importare a tutte le persone non solo a quelle secondo cui una strategia di marketing pensa quell’argomento possa (o debba) riguardare. La politica non interessa solo agli uomini proprio come le ricette culinarie non interessano solamente alle donne. Qui siete invitate e invitati a leggere qualunque argomento vi interessi e vi aggradi anche se per un certo sentire, maschilista e patriarcale, non vi compete. Cerchiamo un pubblico che ci legga con spirito critico e che metta mano alla tastiera quando avrà qualcosa da dire o da ridire. Ci auguriamo che ciò accada sempre. Perché la vocazione di questa rivista e di chi la dirige e la edita è quella di lasciarvi sempre con un dubbio, di farvi vedere le cose da un punto di vista inedito al quale non avevate mai davvero pensato. Il dubbio critico ci pare l’unica disciplina che può tenere una mente viva, vigile e attenta. Buona lettura. CAMERE SEPARATE PIER VITTORIO TONDELLI rivivive grazie alla messa in scena di ANDREA ADRIATICO INTERVISTA, CRITICA, APPROFONDIMENTI L’interessante spazio Teatroinscatola di Roma ha presentato lo scorso mese di marzo, lo spettacolo prodotto da Teatri di Vita “Biglietti da Camere Separate”, per la regia di Andrea Adriatico, con Matteo Prosperi e Davis Tagliaferro, dedicato all’ultimo romanzo di Pier Vittorio Tondelli, per l’appunto “Camere Separate”. Nello spazio diviso in due sezioni, due camere per l’appunto, i due attori armati di microfono con asta, come lottatori della comunicazione, ci intrattengono. Entriamo a spettacolo iniziato (si entra sempre a spettacolo iniziato, ormai… Non è più una novità dal 1980…) accompagnati da “Emilia Paranoica” dei CCCP, poi comincia il racconto. Che non è nient’altro che la recitazione a memoria del romanzo di Tondelli, che chi scrive conosce praticamente a memoria, mentre poco prima, all’entrata, ci è stato consegnato un foglietto con un biglietto tondelliano (ricorderete il famoso “Biglietti agli amici”, nato prima come omaggio numerato per pochissimi poi ristampato da Bompiano subito dopo la morte dell’autore. Il mio per la cronaca è il biglietto n°4, quello di un frammento di un testo di Joe Jackson). Lo spettacolo scorre: la storia di Leo e Thomas, del loro amore, della morte di Thomas, della disperazione di Leo per la morte di Thomas e per la sua stessa permanenza in vita, l’incapacità di vivere un amore per il gusto di vivere l’amore, una certa omofobia interiorizzata di cui Tondelli era vittima, ma che nel 1989 nessuno aveva nemmeno il coraggio di nominare, i numerosi frammenti di parole che si accavallano, troppe, troppo numerose e dette troppo in fretta, e poi i due attori che si tolgono la camicia proprio quando me l’aspetto e si denudano esattamente quando sento che si denuderanno (non è colpa mia, conosco il testo a memoria), alcune trovate di regia interessanti, la separazione in due camere (separate appunto) con due lenzuola e tre federe (una di Leo, una di Thomas l’altra della ragazza di Thomas) poi la morte di quest’ultimo e il solitario monologo di Leo, di Pier Vittorio, dell’attore, di tutti coloro che sono soli. Poi l’addio finale, pronunciato con una freddezza devastante di cui il romanzo nemmeno lontanamente è portatore. Le osservazioni sul lavoro, che sarebbero numerose, non le faremo, perché lo spettacolo ha il merito di far rivivere Pier Vittorio Tondelli. Sottolineeremo solo che da parte degli attori sarebbero state necessarie una maggiore cura nella locuzione e attenzione al ritmo della recitazione, perché trattandosi della “ripetizione” di un testo letterario le sporcature vanno ad inficiare direttamente il lavoro dell’autore, prima che il loro. Il lavoro registico di Andrea Adriatico, che come qualsiasi lavoro può piacere o no, ha il pregio di essere sempre sorretto da un progetto e di non apparire mai come una meteora impazzita in un universo desolato come succede invece per molti altri spettacoli che troppo spesso si vedono nei teatri di questo paese e in questo caso fa opera di recupero del romanzo di Pier Vittorio Tondelli – romanzo di cristallina scrittura – con un’operazione culturale notevolissima che dovrebbe essere visitata soprattutto da coloro i quali di Tondelli non sanno nulla. e per i quali lo spettacolo dovrebbe essere imperibile. biglietti da CAMERE SEPARATE conversazione con il regista La sua scelta di mettere in scena Camere Separate, da cosa è dipesa? E’ un libro straordinario che rivela la classicità di un autore troppo spesso considerato come appannaggio di un’epoca. L’occasione è stata il ventennale della morte nel 2011, anno di debutto del mio spettacolo. All’inizio lo stimolo arrivò da una compagnia fiorentina, Teatri d’Imbarco, che mi chiese di presentare qualcosa su Pier Vittorio Tondelli, quindi si legò alla richiesta di un progetto per la Galleria D’Arte Moderna di Bologna, dove poi debuttò. Subito mi venne in mente di lavorare sul suo romanzo più complesso e, per me, più bello. Lo spettacolo ha forti richiami musicali agli anni ‘80, che è il periodo storico in cui il romanzo di Tondelli si sviluppa, non trova che la cultura dell’Emilia Romagna, mito di quegli anni (anche troppo, forse) si sia fermata un po’ lì? Se avessi dovuto rispondere a questa domanda solo un anno fa avrei detto sì. Oggi invece posso dire che Bologna e l’Emilia Romagna stanno risorgendo. C’è gente straordinaria a Bologna, c’è finalemente un sindaco, Virginio Merola, che non appartiene alle “sindacostar”, bensì è un uomo normale con un buon livello di autonomia e di buonsenso. Ha un buon assessore alla cultura, Alberto Ronchi, che è appassionato e sceglie. Per me scegliere è meglio che non far nulla. I problemi ci sono, ma c’è un’aria bella che non si respirava da tempo. Lontani gli anni dei Guazzaloca e dei Cofferati. Ma soprattutto a Bologna c’è un pubblico bello, accogliente, curioso. No, Bologna non si è fermata. Anche nella musica. E neanche l’Emilia. Ci sono decine di formazioni interessantissime che gravitano in quel territorio. Penso tra tutti a Vasco Brondi di Luci della Centrale Elettrica. Eppoi un nuovo Teatro Stabile a guida Ert, con Pietro Valenti che è un grande direttore. E soprattutto c’è Teatri di Vita, che altrove semplicemente non esisterebbe. La recitazione del testo così come lei hai scelto di proporla non rischia di rompere il flusso emotivo del romanzo? Se pensassi questo non avrei fatto questo spettacolo. La cosa sicuramente per me più interessante è il fatto che Tondelli è oggi un autore misconosciuto. E non immagina quante persone, dopo aver visto lo spettacolo, che fortunatamente ha girato tanto, mi scrivono per dirmi che vedere Biglietti da Camere separate li ha spinti a scoprire altre cose scritte da Tondelli. Eppoi proporre un lavoro suggestionato da un romanzo non può mai pretendere di restituire il flusso di una lettura, silenziosa e personale. Offre un punto di vista. E dunque cambia la percezione. E’ il bello del teatro. Cosa le rimase nel cuore la prima volta che lesse il romanzo “Camere Separate”? La visione di un amore che non si consola, non si crogiola. Si presenta duro, importante, necessario con tutte le sue complessità e differenze. Per ciò che il romanzo affronta, mancanza di una regolamentazione giuridica delle coppie di fatto ad esempio, il Tondelli di “Camere Separate” è forse il più dirompente. Lei cosa ne pensa? C’è forse qualcosa di diverso da pensare oltre al fatto che siamo un paese incivile che non mette ogni suo cittadino sullo stesso piano? Tondelli da questo punto di vista è tristemente attuale. Passano gli anni e non ci sono avanzamenti nella civiltà italiana, solo parole. E cosa pensa dei tentativi di “normalizzare” la figura dello scrittore correggese messi in atto dopo la sua morte? Tutto il peggio possibile. Ho visto un documentario, realizzato in occasione del ventennale dalla morte, che semplicemente ne “omette” l’omosessualità, come fosse un dato da nulla. Meno male che ci sono i suoi amici di allora, penso alle belle pagine di Mario Fortunato nel suo ultimo libro quando racconta gli ultimi giorni in vacanza con Tondelli. Restituiscono il sapore di un uomo vicino a quello che ho fugacemente conosciuto. Le famiglie possono essere luoghi dell’orrore a volte, specie se al suo interno appare una diversità difficile da accettare. Gli attori che lei ha scelto non sono troppo giovani per rendere emotivamente il dramma profondo di “Camere Separate”? Pensa che li avrei scelti se condividessi il suo parere :-)? di E.T [email protected] FORMA FLUENS scuola di arti performative RECITAZIONE DANZA COMMEDIA DELL’ARTE MACHERA NEUTRA TEORIA DEL TEATRO SCRITTURA TEATRALE TEATRO FISICO e molto altro a Roma dal 29 settembre 20h di lezioni settimanali due spettacoli annuali partecipazione a Festival e Produzioni solo 20 posti disponibili informati! [email protected] www.formafluens.gaiaitalia.com HENRY CARTIER-BRESSON ROMA dal 26 settembre Sarà esposta a Roma, dal 26 settembre 2014 al 6 gennaio 2015, la mostra retrospettiva Henri Cartier-Bresson a cura di Clément Chéroux, ora in corso al Centre Pompidou di Parigi. La grande esposizione, promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da Contrasto e Zètema Progetto Cultura, viene presentata a dieci anni esatti dalla morte di Henri Cartier-Bresson. Clément Chéroux è storico della fotografia e curatore presso il Centre Pompidou, Musée national d’art moderne. La mostra propone una nuova lettura dell’immenso corpus di immagini che CartierBresson ci ha lasciato: copre l’intero percorso professionale del grande fotografo ed è il frutto di un lungo lavoro di ricerca svolto dal curatore nel corso di molti anni di studio nell’archivio di Cartier-Bresson. Saranno esposte oltre 500 tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, riunendo le più importanti icone ma anche le immagini meno conosciute del grande maestro. Le mostre retrospettive dedicate a Henri Cartier-Bresson, fin’ora hanno sempre cercato di dimostrare il senso di unità del suo lavoro sottolineando la sua abilità nel cogliere i “momenti decisivi”. Questa esposizione vuole mostrare invece come ci sia stato non uno ma diversi Cartier-Bresson: il fotografo, vicino al movimento Surrealista intorno agli anni Trenta, il militante documentarista della Guerra civile spagnola e della Seconda guerra mondiale, il reporter degli anni Cinquanta e Sessanta e infine, cominciando negli anni Settanta, l’artista più intimista. Museo dell’Ara Pacis Roma dal 26 settembre 2014 martedì-domenica 9.00-19.00 gaiaitalia mese 11 TADDRARITE “geniale!” Dopo la vittoria al Roma Fringe Festival, vogliamo conoscere meglio la compagnia Accura Teatro che con il loro spettacolo Taddrarite (Pipistrelli) ha regalato un momento magnifico di teatro. Brave le attrici (Claudia Gusmano premio come Miglior Attrice e Anna Clara Giampino), bello il testo, curata e misurata la regia, intelligenti i riferimenti alla cultura siciliana. Parliamo di “Taddrarite” e della genesi di spettacolo e compagnia con l’autrice e regista Luana Rondinelli in questa intervista a rilasciata a Max Calvo. Taddrarite è il lavoro con il quale Accura Teatro sta riscuotendo più successi. Ce ne racconta la genesi? Taddrarite, l’ ho raccontato piu volte, era un’ idea che girava nella testa, era un’ emozione che sentivo viva, forte al punto di diventare esigenza, e se si ha un’esigenza, un impulso cosi forte, ho imparato che tutte le forze si concentrano su quell idea fino a renderla concreta, questo è il fuoco che ha mosso tutto. Il come è facile raccontarlo, volevo parlare di violenza domestica, volevo parlare di queste tre sorelle, di questi tre caratteri, ma non sapevo ancora in che modo poterlo fare, mi viene cosi l’idea di frequentare un corso di scrittura, che forse farne un racconto/romanzo avrebbe in qualche modo “addomesticato” questa esigenza impellente di raccontare, casuale e profetico l’incontro con Marzia Pacella (la mia insegnante di scrittura) che da subito, sorridendomi, mi dice “ma quale romanzo o racconto, in te c’è un respiro teatrale, fanne un testo da portare in scena”. Un testo teatrale? Nove mesi di scrittura. Un testo teatrale! Come una gestazione, come una trama da dipanare, come qualcosa che mi era sempre appartenuto e che prendeva forma. Era pronto. Sembrava piu che altro che il testo stesse aspettando me, dalla scelta delle musiche alle parole è stata una continua intuizione. Nasce cosi il 21 giugno del 2011 al Teatro Argot di Roma, voluto prepotentemente da me con tutte le difficoltà del caso, autoprodotto, con l’aiuto di Silvia Bello (l’aiuto regia) e di Claudia Gusmano (e all’epoca dell’attrice Adriana Parrinello) questo debutto mi esplode davanti come una delle piu forti emozioni provate. Da quel giorno non si è fermato piu, da Padova (vittoriosi al Teatro de Linutile) a Scicli in Sicilia, dal Teatro Due al Quirino di Roma, fino ad oggi, fino al Fringe, fino a rendermi conto che Franca Rosa e Maria non sono sole i personaggi di questo spettacolo ma sono le mie eroine, capaci di toccare l’animo di qualsiasi pubblico. gaiaitalia Come nasce Accura Teatro? Accura nasce da un’esigenza tecnica prima di tutto, dovevamo tutelare in qualche modo il cammino di questo progetto, volevo dare un identità a ciò che stava nascendo, cosi con la collaborazione di Silvia Bello e di Claudia Gusmano ho fondato nello stesso anno del debutto di Taddrarite l’associazione che adesso abbraccia gli spettacoli che continuiamo ad autoprodurre. Una compagnia prevaletemente al femminile. Il nostro lavoro parte tutto dal testo, dalla parola, lavoriamo sulle emozioni e sul ritmo, sulla sonorità e sulla musicalità del linguaggio, il siciliano ne facilita l’intento. Ho scelto il nome Accura per un omaggio al mio maestro Michele Perriera, è una parola che il personaggio dell’astrologa nel testo Anticamera, scritto da lui, ripete più volte. E poi in siciliano significa “attenzione”, come un richiamo, come a voler puntare un occhio di bue sulla scena per farci ascoltare, come quella particolare attenzione di cui oggi il teatro ha tanto bisogno. E Luana Rondinelli autrice e regista? La passione mi ha spinto a scrivere, l’ho sempre fatto, ma non avrei mai pensato che con le mie parole avrebbero parlato dei personaggi sulla scena, il linguaggio è importante, la parola è importante, arriva dritta al cuore senza velleità, senza quegli artefici di cui oggi le scene si riempiono, da qui l’idea di reinventarmi “regista” per non snaturare il testo, perché quello che scrivo lo vedo dinnanzi a me come una visione e quella visione l’ho voluta mettere in scena io, scommettendo su me stessa. Dirigire è molto difficilie, le difficoltà sono state tante, ho ancora tanto da imparare. Taddrarite significa pipistrello, chi sono i pipistrelli? I pipistrelli sono tutte quelle persone che vivono al buio, che si nascondono, che hanno paura del giudizio degli altri, “U scuro cummogghia tutti i cosi” (il buio nasconde tutto) dice con fermezza Franca in scena, da quel buio però la mie “pipistrelle” trovano il coraggio di riiniziare, di cercare uno spiraglio, perche non si puo essere succubi di quella paura che ci spinge a vivere nascosti. Sempre Franca alla fine dello spettacolo dice “a nasciri n’avutra vota c’è sempi tempo” (a nascere un’altra volta c’è ancora tempo) bisogna solo trovare il coraggio. mese 12 gagagaga Le donne si stanno facendo largo a suon di qualità in un mondo come quello teatrale assolutamente maschile. Era ora? Credo che le donne si siano sempre fatte sentire, la poca attenzione data non prescinde dal fatto che queste donne non abbiano dato tanto al teatro, qualitativamente e forti nell affrontare con sensibilità e coraggio tematiche delicate e particolari le donne ci sono state, ci sono e ci saranno sempre, io in cuor mio mi auguro di continuare su questa strada, abbiamo grossi esempi oggi di donne che al loro nome affiancano realtà teatrali importanti, dipende da noi, bisogna rischiare soprattutto in un periodo come questo. Avete vinto il Roma Fringe Festival... Ecco. Riprendendo la domanda di prima, sono strafelice che sul podio del Roma Fringe Festival ci siano tre donne, con uno spettacolo tutto al femminile. Eravamo le uniche donne in finale, ci tenevo particolarmente, che sia stato inaspettato è poco, nel senso che non avrei mai pensato di poter vincere, soprattutto dopo la vittoria dell’anno prima dei ragazzi di Vucciria Teatro, compagnia siciliana, anch’ essi con uno spettacolo in dialetto, questo sta a dimostrare la veridicità e la freschezza di questo festival e di una giuria pronta a riscomettere. Il premio come miglior drammaturgia mi onora, ogni parola di Taddrarite è scritta col cuore e sentita sulla pelle, il tema della violenza domestica e della violenza sulle donne in generale ha bisogno di spettacoli che arrivino diritti per lanciare un messaggio, il teatro può farlo! Spero che il Fringe dia la giusta luce al percorso di questo spettacolo. La vittoria di Claudia Gusmano come miglior attrice è un premio che merita e che incorona il suo talento, ne sono orgogliosa, anche perchè il suo personaggio è quello che sento più mio; drammaturgicamente tutto è partito da un monologo di Maria. Ora andrete negli USA, dove precisamente? Stiamo ponderando un po’ le varie mete, ma il nostro obbiettivo è quello di arrivare a New York, di portare l’Italia e la nostra realtà oltre oceano, un sogno, una meta cosi lontana, un modo per “urlare” ancora di più e farci sentire. Con il suo testo lei solleva il velo di ipocrisia che vuole le famiglie perfette, oasi di pace e inattaccabili... Le famiglie. Spesso cassaforti di ipocrisie. “Circoli viziosi”. Hanno costruito negli anni un’ idea di famiglia inattaccabile, al suo interno però puo accadere di tutto, un vaso di pandora che aprendosi fa crollare ideologie e moralità, la prassi è sempre la stessa! Ciò a cui bisognerebbe guardare adesso è ad un sentimento, la famiglia è amore, se mirassimo al concepimento di questo, avremmo modo di pensare meno alla “facciata” e di più a cosa lega veramente un nucleo chiamato “Famiglia”. ... E Ha scelto il dialetto... Il dialetto era la via più facile, mi appartiene, è musica, passione. Alcune parole le ho volutamente scritte in dialetto “stretto” quasi incomprensibili ma di una musicalità che trascina, è stata una scelta azzardata ma azzeccata, in italiano il testo perderebbe quel fuoco di cui vive e che noi dalla scena “lanciamo” direttamente alla platea. Qualcuno ha definito “Taddrarite” uno spettacolo “geniale”... Lei che dice? Geniale? È un complimento, grazie, mi viene da sorridere però, io in realtà ho scritto e diretto nel modo piu semplice possibile, credo forse che la genialità stia in questo. Secondo me la verità, la passione, il talento delle attrici, la forza delle persone che hanno collaborato, hanno reso questo spettacolo geniale, io ho guardato un po’ piu in là… Ed ho fatto bene (risorrido). Progetti futuri? Si, imminente è il nostro debutto al Piccolo di Milano il 29 settembre all interno della rassegna Trame d’Autore, una tappa che ci onora e gratifica, poi portare avanti i due figli più piccoli “Giacominazza” e “A testa sutta” che andranno in scena il prossimo anno con date da definire ma che grazie anche a Gaiaitalia.com vi faremo sapere, e poi la strada per Taddrarite si apre sempre di più, ma per scaramanzia preferisco ancora non dire niente. Seguiteci. Non ne dubiti. Vi seguiremo. gaiaitalia mese 13 ©gaiaitalia.com 2014 riproduzione vietata Il suo nome era MARYLIN gaiaitalia mese 15 MONROE gaiaitalia mese 16 Un sogno che si spegne. Il 5 agosto 1962 Marylin Monroe viene trovato morta nella sua stanza d’albergo. Una ridda di voci cominceranno immediatamente a susseguirsi, voci che a tutt’oggi non si sono placate. Era o no l’amante dei Kennedy? Era o no l’amante del solo presidente John Fitzgerald Kennedy? Non si sa nulla. Su di lei sono state scritte molte cose. Realizzati spettacoli visti anche a Roma, dei quali si sarebbe potuto fare a meno, scritto articoli su articoli tesi più ad indagare con pruderie nella sua vita privata fingendo di volere scoprire l’essere umano, che ad occuparsi veramente di ciò che la Diva, la più bella del mondo, l’irripetibile Marylin, era: una donna come tutte le altre, con le sue debolezze e virtù ed il peso della gloria e di un amore impossibile. Marylin Monroe soffriva di depressioni acuite dal suo uso di psicofarmaci dalla dubbia efficacia (uno dei quali avrebbe ucciso anche Michael Jackson) e dalla sua passione per la combinazione dei farmaci con lo champagne che, si dice, bevesse a qualsiasi ora del giorno e della notte. Avrebbe oggi 88 anni. Bellissima, ma non solo. Marylin Monroe era bravissima. Non era solo una diva. Aveva un grandissimo talento. Dopo il suo primo contratto, che firma nel 1946, ed alcune parti minori, arrivano i grandi successi: film come Giungla d’asfalto o Eva contro Eva. Quindi Niagara e Gli uomini preferiscono le bionde, quindi la definitiva consacrazione internazionale con Come sposare un milionario, Quando la moglie è in vacanza, Fermata d’autobus e A qualcuno piace caldo, film per il quale vinse il Golden Globe nel 1959. Canta. E canta benissimo: ha successo con My Heart Belongs to Daddy di Cole Porter, con Bye Bye Baby e Diamonds Are a Girl’s Best Friend, inserite nella colonna sonora di Gli uomini preferiscono le bionde, e con la canzone I Wanna Be Loved by You, cantata nel film A qualcuno piace caldo. L’America va in visibilio quando Marylin Monroe canta Happy Birthday, Mr. President in occasione del compleanno del presidente Kennedy. Poche righe per non dimenticarla. Come se dimenticarla fosse possibile. SHEILA McKINNON BORNINVISIBLE MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE gaiaitalia mese 17 Utilizzando una tecnica unica nel linguaggio artistico, McKinnon ha sviluppato il suo lavoro elaborando un processo creativo per cui ogni immagine può essere trasformata per diventare rappresentazione significativa di migliaia di vite. L’artista scopre “nuovi modi di vedere” le immagini senza abbandonare la potenzialità del contenuto compositivo. McKinnon usa il colore in un modo figurativamente seducente, come un’esca per attirare la nostra attenzione verso il soggetto centrale: la vita della figura nel fotogramma. Il colore, spesso discusso e apprezzato nell’opera dell’artista per la sua intensità e per la bellezza che conferisce alle sue composizioni, è l’elemento fondamentale che ci rapisce emotivamente e ci riporta al dibattito in corso in tutte le società del mondo moderno sui diritti delle ragazze e sul ruolo delle donne, sulla sessualità e sulla parità di genere. Sheila McKinnon è nata in Canada e vive da molti anni in Italia. Ha lavorato come fotografa e giornalista in Africa, Asia, Europa e in Medio Oriente per varie testate europee e nord americane: The New York Times, Newsweek, The International Herald Tribune, The Los Angeles Times, Geo&Geo, Die Welt, Beaux Arts Magazine, Saveur Magazine, The Toronto Globe and Mail, Elle Spain, Elle Hungary oltre che per il Corriere della Sera, La Repubblica, Panorama, Espresso, Il Messaggero, Amica, Oggi, Gente, Sette, Io Donna, D e Grazia. Ha collaborato con varie organizzazioni umanitarie, come l’UNICEF, la FAO, UNFPA, IDLO, La Comunità di Sant’Egidio, Africare, Aidos ed altri. Museo di Roma in Trastevere Orario da martedì a domenica ore 10.00-20.00 chiuso lunedì Tlf +39 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00) gaiaitalia mese 18 altri stermini PORRAJMOS Il 2 agosto scorso è stato l’anniversario del “Porrajmos”, lo sterminio del popolo Rom durante il regime nazifascista. In un solo giorno 2.897 Rom, Sinti e Camminanti furono sterminati in un solo giorno. Nel corso del conflitto voluto dal delirante sogno ariano dei Nazifascisti, si stima furono sterminati 500 mila Rom. Una delle tante pagine buie della nostra storia. Ma la discriminazione dei ROM, nomadi per cultura e tradizioni, comincia da molto lontano. Furono accusati di stregoneria, e durante il Sacro Romano Impero di essere spie al servizio dei turchi. Il pregiudizio che vuole il Rom criminale incallito ed irrecuperabile, che non vuole riconoscere la lingua e la cultura Roma, trincerandosi dietro l’odio per i ladri e gli accattoni, ha impedito una reale conoscenza della cultura Rom, favorendo quello che è oggi conosciuto come antigitanismo, questo nonostante i Rom manifestino anche talenti piuttosto spiccati per la musica ed ogni forma d’arte in generale. Ma la loro struttura sociale rappresenta ancora una barriera alla conoscenza delle loro tradizioni. A partire dalla presa del potere da parte di Hitler si acutizzo il sentimento anti-zingaro tedesco, che ai tempi era anti-tutto ciò che non rappresentava l’ideale di razza ariana, di perfezione, che la “religione nazista” era riuscita a trasmettere alla Germania intera, all’Austria e anche, con l’aiuto di Mussolini, all’Italia. A Monaco di Baviera venne dato il vial al “Servizio informazioni sugli zingari” già nel 1899, prontamente trasformato dal Reich nel 1929 in “Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara” e utilizzato dai nazisti per attingere informazioni su Rom e Sinti per poter trovare motivazioni scientifiche [sic] utili ad avvalorare le tesi che volevano gli zingari non appartenenti alla razza ariana e quindi appartenenti alle “razze impure” e come tali, indegni.Da quel momento gli zingari dovettero chiedere il permesso della polizia per passare da un accampamento all’altro. Fu il libro di Tobias Portschy: La questione zingara (Die Zigeunerfrage) del 1938, lo scritto che diede il via alla persecuzione razziale dei Rom, unitamente ad un articolo apparso sulla rivista medica Fortschitte der Erbathologie, a firma di Robert Ritter, in cui si affermava che “non c’erano più zingari puri poiché avevano assimilato le caratteristiche peggiori delle popolazioni dei numerosi Paesi in cui avevano soggiornato nella loro secolare migrazione dall’India. Pertanto, non si potevano considerare “ariani puri” ma “ariani decaduti”, appartenenti a una “razza degenerata”[Wikipedia]. Per Ritter poi i nomadi erano portatori di un pericolosissimo gene: quello del nomadismo. Fu grazie a lui che nel 1937 venne varata una legge che affermava si affermava che gli zingari erano geneticamente criminali, e per questo dovevano essere messi agli arresti. Nel 1940, grazie ancora allo stesso Ritter, che per bloccare la diffusione di una minoranza “degenerata, asociale e criminale”, il Reich propose la sterilizzazione forzata di tutti i Rom. Da lì alla decisione di passare alla soluzione finale, lo sterminio dei Rom, già decisa per gli ebrei e per altre minoranze, il passo fu breve. Furono almeno 500mila i Rom, Sinti e Camminanti che il Nazismo uccise nei campi di sterminio in quello che si ricorda come “Porrajmos”. gaiaitalia mese 20 COMINCIANO A QUADRARE I CONTI La cura Cairo comincia a fare bene a La7, dopo il taglio dei costi imposto dall’editore che ha comprato la rete da Telecom nel 2013 e che in poco più di un anno ha riportato i conti in positivo. Nei primi sei mesi del 2014 La7 ha generato un margine operativo lordo positivo di 4,9 milioni di euro, contro i 28,7 milioni di perdita operativa dello stesso periodo del 2013 e i 62,9 dell’intero 2012. Lo ha reso noto il consiglio di amministrazione di Cairo Communications del gruppo fanne parte oltre a La7 anche Cairo Editore, Editoriale Giorgio Mondadori e Cairo Pubblicità - dopo la riunione dei giorni scorsi. Nel comunicato si legge che “il gruppo ha continuato a conseguire risultati fortemente positivi nei suoi settori tradizionali (editoria periodici e concessionaria di pubblicità) e perseguito il consolidamento dei risultati degli interventi di razionalizzazione dei costi del settore editoriale televisivo (La7) implementato negli otto mesi di attività del 2013”. Cari è proprietario - a titolo personale - anche del 3,6% di RCS, editore del Corriere della Sera. Interessanti anche i dati dell’audience: nel semestre preso in esame lo share per La7% è stato del 3,6% nel giorno medio e del 4,24% in prima serata. Nel mese di gennaio la rete ha raggiunto in prima serata uno share medio del 4,14%, sceso al 3,97% in giugno. Si immaginano possibilità di crescita ulteriori considerato il recente acquisto da parte de La7 di Giovanni Floris, che la RAI ha lasciato in mano alla concorrenza come se non avesse bisogno di cavalli di razza. Il comunicato stampa del gruppo comunica che si “considera realizzabile l’obiettivo di continuare a conseguire risultati gestionali positivi” e rende noto infine che la controllata Cairo Network - scrive Il Fatto Quotidiano - ha partecipato alla gara per le frequenze televisive digitali indetta dal ministero dello Sviluppo economico e si è aggiudicato i diritti d’uso di un lotto per vent’anni alleandosi subito dopo con Ei Towers, azienda delle torri televisive che fa capo alla famiglia Berlusconi, per realizzare e gestire la nuova rete destinata a nascere sulle frequenze acquistate. gaiaitalia mese 22 ISIS O DELLA ISLAMIZZAZIONE L’islamismo radicale dei Jihadisti guidati dall’autoproclamatosi califfo Al-Baghdadi sta riuscendo con brutalità, assassinii, attentati, violenze sugli sciiti, sui cristiani e sulle donne ad instaurare ilr egime islamista radicale vaticinato dalla follia di Osama Bin-Laden e dai suoi seguaci qaedisti e mercenari. Dopo avere conquistato i territori segnati in nero (il colore della loro rivoluzione e della loro bandiera) sulla cartina che vedete a destra, i jihadisti sono riusciti a conquistare anche i territori nel nord dell’Iraq, zona prevalentemente occupata dai Curdi che erano riusciti sinora a respingere gli attacchi degli islamisti. Pochi giorni prima anche i terroristi che stanno combattendo in Libia hanno annunciato la conquista di Bengasi e l’instaurazione di un califfato islamico nella città libica. La notizia è stata prontamente smentita dalle autorità libiche. Subito dopo dal nord dell’Iraq la notizia che le feroci milizie sunnite hanno conquistato la città di Wana, dopo avere preso le città di Zummar e Sinjar, tutte nella provincia di Ninive a nord di Mosul, conquistando anche il campo petrolifero di Ain Zalah e la raffineria adiacente. Qualche settimana prima - il 19 luglio - i qaedisti aveva obbligato la popolazione cristiana di Mosul, presente in territorio iracheno da circa due millenni, ad andarsene dalla città, con un ultimatum che imponeva loro la conversione all’Islam, pagare la jizya, la pesante tassa che grava sugli infedeli [sic], o passare per la spada. Nei giorni immediatamente successivi i capi dei jihadisti aveva emanato un decreto negli ex territori siriani che obbliga le donne nubili a darsi in sposa spontaneamente ai combattenti dell’Isis pena la frusta o la lapidazione. Sempre negli ex territori siriani il 20 luglio scorso due donne erano state lapidate in 24 ore nella regione di Raqqa, in una piazza centrale del capoluogo. Le donne erano state accusate arbitrariamente di adulterio e giudicate con un processo sommario. Gli stessi jihadisti hanno quindi proceduto alla lapidazione delle due donne dopo che i cittadini si erano rifiutati di farlo. gaiaitalia mese 24 EBOLA tragedia British Airways ha deciso la sospensione fino al 31 agosto di tutti i voli per Liberia e Sierra Leone, mentre lo scalo tedesco di Francoforte ha rafforzato i controlli. Rainews 24 annunciava il 5 agosto attorno alle 19.00 che un secondo caso di ebola era stato annunciato dalle autorità nigeriane e che l’esercito si era asserragliato alle frontiere per impedire l’entrata di eventuali ammalati, come se un virus potesse essere fermato dall’esercito. La stessa testata parlava anche di 889 morti per ebola sui 1323 casi diagnosticati e della più feroce epidemia della storia causata da una variante del virus estremamente aggressiva che uccide il 90% delle persone infettate. L’infettivologo dell’Istituto San Gallicano di Roma intervistato dalla testata, rassicurava sui possibili casi di ebola futuri in Italia ed in Europa per le caratteristiche della malattia che si presenta a pochissime ore dal contagio e per il fatto che per contrarre il virus, che non si propaga per via aerea, bisogna entrare in contatto con i fluidi corporei de malati, anche da cadaveri, sottolinenando i grandi mezzi in possesso dei nostri operatori sanitari. Una interessante analisi del Washington Post sulle ragioni dell’estendersi dell’epidemia in Africa, sottolinea le diverse condizioni di modernizzazione delle zone colpite, ora molto più avanzate rispetto alla priam epidemia verificatas 40 anni fa, che facilitano lo spostamento delle persone e quindi il contagio. Moderne condizioni che si scontrano con le credenze tribali-religiose della popolazione – radicatissime – che vogliono che siano gli stessi operatori sanitari a propagare ebola, fatto dovuto al calo di fiducia nella medicina tradizionale e nelle pratiche di salute pubblica verificatosi negli ultimi anni. Molte famiglie poi tengono nascosti i casi di contagio per non far morire i loro cari in solitudine in una stanza d’ospedale, infettandosi a loro volta. Contagi che sono difficilissimi da controllare e verificare, con il risultato che ebola si propaga senza controllo. Il presidente della Sierra Leone Ernest Bai Karoma, ha intanto dichiarato lo stato di emergenza sanitaria a causa del virus ebola. Scorrendo i quotidiani on-line, apprendiamo dall’ANSA che casi sospetti sono stati segnalati negli USA (poi rientrati) e in Arabia Saudita dove un uomo è stato ricoverato con sintomi sospetti dopo essere rientrato dalla Liberia. Dal momento che questo numero di Gaiaitalia Mese esce il 7 agosto, le notizie qui riportate sono suscettibili di cambiamenti che non riusciremo a seguire. Vi invitiamo pertanto a seguire il nostro quotidiano Gaiaitalia.com per essere al corrente della situazione. gaiaitalia mese 25 AFRICA UGANDA ANTIGAY Uganda, la Corte Costituzionale annulla la Legge Antigay 1 agosto 2014 a Corte Costituzionale ugandese ha annullato la Legge Antigay approvata nei mesi scorsi che prevedeva il bando alla “propaganda omosessuale” ed il carcere a vita per gli omosessuali che continuano a praticare l’omosessualità, che sarebbe come punire gli etero per il fatto di essere etero. La legge è stata annullata perché la Corte ha verificato che al momento della sua approvazione non era stato raggiunto il quorum richiesto per l’approvazione delle leggi. L’omosessualità in Uganda rimane illegale con pene che possono arrivare a 14 anni di carcere, ma perlomeno l’indurimento delle pene è ora – ma non certo l’odio instillato nella popolazione verso gli omosessuali in questi ultimi mesi – ed il fatto dell’illegalità dell’approvazione porrà qualche problema in più alla credibilità del presidente Museveni e del governo. L’inviata della BBC Catherine Byaruhanga, ha affermato che al momento della lettura della sentenza i supporters dell’antigay bill si sono infuriati. La vicenda non si chiuderà sicuramente qui. Uganda, il governo furioso contro la Corte Costituzionale che ha abolito l’antigay bill 4 agosto 2014 Il governo dell’Uganda farà ricorso contro la propria Corte Costituzionale dopo che quest’ultima ha dichiarato illegittima la legge antigay perché approvata senza il raggiungimento del quorum in parlamento al momento della votazione. David Bahati, l’uomo che ha voluto la legge portandola all’attenzione del parlamento, ha dichiarato al quotidiano The Monitor: “Sono sicuro che vinceremo la nostra battaglia” aggiungendo che la sentenza della “Corte non rappresenta assolutamente una vittoria. La morale della popolazione ugandese prevarrà”. Bahati ha poi dichiarato che il Governo ricorrerà contro la decisione della propria Corte Costituzionale. tupisce che non abbia sottolineato come l’approvazione di una legge senza il raggiungimento del quorum rappresenti una frode e come un governo che non rispetta la legge sia punibile come tutti gli altri cittadini. Sempre secondo Bahati, da parte sua l’avvocato che rappresentava il governo ha affermato che non le era stata data la possibilità di dimostrare la presenza del quorum in parlamento. Uganda, restaurare la legge antigay entro “tre giorni” La distruzione della vita delle persone omosessuali in Uganda è evidentemente una priorità così assoluta per le forze politiche del Parlamento da far gridare agli stessi che la legge “va restaurata entro tre giorni!” dopo che la Corte Costituzionale l’ha abrogata perché approvata senza il numero legale. Lungi dallo scusarsi con i cittadini per avere agito in modo fraudolento, gli onnipotenti e castissimi membri del parlamento ugandese si sono precipitati a riorganizzarsi per restaurare la Legge. David Bahati, colui che ha sottoposto la legge al Parlamento dando il via alla persecuzione di gay e lesbiche nel paese, ha detto che si tratta di una “emergenza legislativa” e che la restaurazione potrebbe essere votata con provvedimento d’urgenza. Durante una intervista a Radio24 del 5 agosto scorso un attivista ugandese ha sottolineato l’enorme influenza della Chiesa nello sviluppo delle politiche antigay in Uganda ed i continui attacchi alle persone omosessuali che arrivano dai pulpiti delle chiese del paese durante le cerimonie religiose. Attacchi così forti – ha sottolineato – che rendono praticamente imposibile sradicare il pregiudizio antigay dalla popolazione. 6 agosto 2014 gaiaitalia mese 27 VUCCIRÌA TEATRO E’ sempre un piacere seguire gli spettacoli di Vuccirìa Teatro, innanzitutto perché sono degli eccellenti professionisti, perché sono bravissimi attori, che calcano il palco con la professionalità che dovrebbe essere propria della gente di teatro e che si è purtroppo persa per la strada negli ultimi anni a favore di vanità insopportabili, di un livello recitativo indecente, di una prosopopea insopportabile, di un livello culturale che fa vergogna alla categoria, di una superficialità nelle scelte artistiche e registiche raccapriccianti, tutto questo unito all’arroganza di permettersi di insultare i critici che giustamente dicono ciò che quel tipo di teatro è: nulla A Vuccirìa Teatro oltre al merito della bravura, hanno quello dell’umiltà che permette loro di abbracciarti alla fine dello spettacolo e dirti “Come ti è sembrato?”, e quindi di accogliere le tue osservazioni, quando ce ne sono, e parlare con te amabilmente, perché in fondo il tuo lavoro è anche il loro, perché lo spettacolo una volta messo in scena non appartiene più alla compagnia o all’attore, ma appartiene al pubblico. Che paga ed applaude. A Vuccirìa Teatro lo sanno. Dopo avere vinto il Roma Fringe Festival nel 2013 con “Io mai niente con nessuno avevo fatto”, si sono rimessi in gioco all’International Fringe Festival di San Diego (California) ed hanno vinto anche lì, in un tripudio di giubilo e gaudio che anche qui in Italia abbiamo vissuto, e che il nostro quotidiano Gaiaitalia.com ha manifestato in più occasioni con articoli, tweets e lanci Facebook. Il teatro off italiano che vince anche all’estero è una grandissima cosa. Li abbiamo rivisti con Battuage, il loro nuovo spettacolo, pochi giorni fa al Gay Village di Roma (applausi, applausi), in una situazione all’aperto in cui la maleducazione del pubblico, rumoroso e cialtrone, ci ha impedito di godere al meglio del testo dello spettacolo, che per fortuna avevamo già visto la sera del debutto, diversi mesi fa, nella sala romana del Teatro dell’Orologio e di cui il direttore editoriale di questa rivista Alessandro Paesano ha scritto qui. Battuage è uno spettacolo molto forte in cui la regia di Joele Anastasi dirige con pugno di ferro i quattro attori in scena alle prese con una drammaturgia che li mette a dura prova. I romani potranno seguire Vuccirìa Teatro l’8 settembre al Teatro Argentina dove presenteranno “Io mai niente con nessuno avevo fatto”, che li ha visti vincitori al Fringe di Roma 2013 e San Diego 2014. gaiaitalia mese 29 VUCCIRÍA TEATRO Joele Anastasi Enrico Sortino Federica Carruba Toscano Simone Leonardi RACCONTI D’ESTATE Gianfranco Maccaferri e Bo Summer’s sono i protagonisti con le loro storie delle ultime pagine del nostro mensile. Buona lettura gaiaitalia mese 31 MEMLI... IL KOSOVARO di Gianfranco Maccaferri Quindici anni fa il Kosovo era la frontiera dell’odio, della carneficina, dell’incomprensione. Sulla frontiera e in Albania c’erano i campi profughi per ospitare i kosovari che scappavano dalle loro case. Dentro l’Europa si ripeteva la guerra corpo a corpo, inattuale, fuori dalla storia; poi arrivarono dal cielo le bombe e i missili tecnologici dei “caccia” amici (o nemici) e la distruzione fu tale che le armi vennero deposte. Ma le carneficine si erano già attuate con il delirio delle fosse comuni, degli stupri razzisti, dei massacri senza nomi, io non so i nomi di chi vinse come non so i nomi di chi perse la vita, la dignità, la propria storia. La pietà e la vergogna furono tali che un pesante silenzio avvolge tutt’ora le vite di una intera regione. Quanti sanno come si vive oggi in Kosovo, quali sono i sogni di quella popolazione, chi comanda… E adesso, quella gente, è serena? Gli odi sono terminati? La pulizia etnica di vendetta è stata perpetrata o la convivenza è possibile? Passati quindici anni, invece di cercare su internet delle risposte, ho cercato Memli. La storia: Lo vidi arrivare, era l’unico ragazzo sui vent’anni in un gruppo di centinaia di donne, vecchi bambini che lentamente stavano giungendo al campo. I volti di tutti erano seri, anche i bambini avevano le stesse espressioni degli anziani. La loro fame non riusciva ad avere il sopravvento sulla stanchezza. Si sedettero a gruppi, suddivisi per famiglie e attesero, inermi; non sapevano neppure loro cosa li attendeva, cosa aspettarsi, in silenzio fecero riposare i loro corpi. Fu quel ventenne ad alzarsi per primo, venirmi incontro e chiedere all’interprete che era accanto a me, quali modalità adottare perché anche loro potessero avere un pasto. Al traduttore spiegai di dire semplicemente che avrebbero dovuto mettersi in fila e attendere il proprio turno per prendere il cibo. Per il resto delle operazioni ne avremmo parlato in seguito. Con calma il ragazzo passò da tutti i gruppi famigliari e vidi che in silenzio, lentamente si alzarono quasi tutti e si avvicinarono alla mensa. Solo alcune donne con i bambini in braccio e alcuni vecchi rimasero seduti. I primi a prendere i vassoi con il mangiare furono dei bambini che, invece di consumare il pasto, si diressero verso le proprie mamme, i propri nonni e gli posarono acconto i vassoi. Poi tornarono a mettersi in fondo alla lunga coda per aspettare il proprio turno. Notai che il ventenne ad ognuno di questi bambini regalava un carezza sulla testa, spesso un sorriso e li faceva passare avanti, rimanendo sempre lui l’ultimo della fila. Divenne immediatamente il mio riferimento per ogni successiva “operazione” dedicata a quel gruppo di profughi. gaiaitalia mese 32 La dignità e il decoro dei kosovari anche in quel gruppo si dimostrò assolutamente utile per procedere alle diverse fasi di identificazione, disinfestazione preventiva, visite mediche, ecc. Ma la mia curiosità nei giorni successivi crebbe: perché Memli non era con tutti gli altri ragazzi e uomini a combattere? Perché solo lui era rimasto assieme alle donne, ai bambini, agli anziani? Tutte quelle famiglie provenivano dallo stesso paese un po’ sperduto tra le montagne interne del Kosovo. Un piccolo paese di neppure 500 abitanti, di cui tutti gli uomini dai 16 anni in su si erano arruolati nell’UCK per combattere i nemici serbi. E Memli? Quando trovai l’occasione giusta per chiederglielo mi rispose un po’ infastidito che la guerra non era cosa sua, ma che era felice di essere rimasto a casa perché adesso tutti gli volevano bene e lo rispettavano. Non avendo capito nulla sulle motivazioni reali del suo non arruolarsi, chiesi all’interprete se, chiacchierando con gli anziani, riusciva a scoprire qualcosa. Ricordo l’imbarazzo dell’interprete quando mi disse, con poche parole, che Memli non era un ragazzo adatto per combattere. Una sera, vedendo l’interprete chiacchierare tranquillamente con alcuni anziani, decisi di sedermi con loro e chiesi di spiegarmi perché tutti volevano così bene a Memli. Il racconto degli anziani fu esaustivo: quando in paese si sparse la notizia dell’imminente arrivo di una truppa di mercenari filoserbi il terrore divenne tale che nessuno era in grado di decidere il da farsi, anche perché non era rimasto nessun uomo a difendere il paese; allora Memli prese l’iniziativa e chiese di farsi affidare tutti i ragazzini e i bambini in grado di camminare autonomamente per almeno 2 ore, li voleva portare con lui nelle baite in montagna; tutte le mamme prepararono velocemente per ogni bambino una sacca con dentro qualcosa da mangiare; in pochissimo tempo il numeroso gruppo iniziò la marcia per i sentieri che solo chi era sempre vissuto in quel paese poteva conoscere; per tre giorni i bambini rimasero lontani da casa, solo Memli due volte al giorno scendeva verso il paese per spiare cosa avveniva e capire quando i mercenari se ne fossero andati; quando non vide più i mercenari serbi e tutti i loro mezzi, Memli tornò con il gruppo dei ragazzini e dei bambini, tutti in paese lo baciarono e lo ringraziarono tra le lacrime, anche i vecchi dissero che era un eroe del paese. Il racconto però non contemplò cosa successe alle donne e agli anziani in quei tre giorni con i mercenari serbi padroni del paese …e io non lo chiesi. La storia che udii mi fece capire che Memli poteva essere la persona giusta, meglio dell’interprete, per leggere le informative che giungevano dai comandi militari che contenevano i nomi degli uomini morti o feriti in battaglia. Inizialmente mi disse che non se la sentiva di affrontare una situazione che prevedeva il sostenere un certo distacco dalle scene di strazio che la lettura di ogni nome provocava. Gli regalai un paio di occhiali scuri per far trapelare meno il suo coinvolgimento e gli promisi che sarei stato comunque al suo fianco. E così ogni volta che arrivava un nuovo elenco di nomi che comprendeva famigliari delle famiglie del campo profughi, dicevo a Memli di radunare gli adulti e lui procedeva alla lettura. Un pomeriggio capitò l’imprevedibile: lesse il primo nome e cognome con l’età e il paese di residenza, poi il secondo, al terzo disse “Arber…” lo ripeté una, due, tre volte poi tacque; un silenzio per me incomprensibile durò sino a quando Memli urlò con tutto il fiato “Arber” poi cadde in ginocchio, si coprì il volto e iniziò a piangere continuando a ripetere “Arber”, il pianto si trasformò in singhiozzi e quel nome ripetuto divenne una cantilena soffocata. gaiaitalia mese 33 Cercai con forza di alzarlo da terra, lui prima mi guardò da inginocchiato con il volto lacerato da una smorfia selvaggia, poi si alzò e si allontanò dondolando come ubriaco e riprese ad urlare “Arber”. Nessuno lo seguì, tutti rimasero in silenzio, composti, ad occhi bassi rispettosi del dolore. Non so dove andò, neppure a cena si presentò in mensa; prima di dormire decisi di andare sino alla tenda che lo ospitava e poi fare un giro lungo il perimetro del campo sperando di trovarlo, ma non lo vidi. Alle prime luci del mattino mi svegliai sentendo un rantolo accanto a me, era Memli rannicchiato su se stesso che si era appiccicato al mio corpo. Mi stupii di non averlo sentito entrare in tenda nella notte, ma la stanchezza di quei giorni provocava sempre un sonno breve ma pesantissimo. Lo guardai e capii che non aveva dormito, poi gli chiesi se Arber era suo fratello, suo padre… Mi guardò con occhi stanchi, lucidi, gonfi e sussurrò con un inaspettato e dolcissimo sorriso: “Io lo amavo”. Lo presi tra le braccia e con dolcezza gli dissi che poteva raccontarmi quello che voleva, che poteva rivelarmi il suo segreto, che io mai avrei detto nulla. Arber era il suo amore, il ragazzo con il quale, di nascosto da tutti, da tre anni andava in montagna e lì vivevano la loro intimità; Arber era un ragazzo forte, un protagonista rispettato e temuto dagli altri giovani del paese, mai avrebbe voluto che si sapesse della loro relazione, il loro rapporto rimase esclusivo e segreto. Sincero. Memli non era geloso nel vedere il suo amore fare lo scemo con le ragazze del paese, forse anche baciarle, Arber era Arber! Ma Arber fu anche il primo degli uomini giovani a partire per arruolarsi nell’UCK lasciando così Memli da solo, in attesa del suo ritorno. Memli per descriversi mi disse che, al contrario di Arber, non fu mai un ragazzo irruento, leader, spaccone; per carattere evitava gli agonismi, per sincerità evitava di corteggiare le ragazze, così in paese tutti sospettarono apertamente del suo essere omosessuale da quando aveva solo 15 anni ed in quanto gay iniziò a non esistere, ad essere escluso da tutto e da tutti, semplicemente veniva ignorato: in Kosovo l’omosessualità non esiste! Solo con l’iniziativa di portare i bambini lontano dal paese all’arrivo dei miliziani serbi e di riportarli in paese dopo tre giorni sani e salvi, Memli ottenne lo status di uomo, di persona, solo al suo ritorno sigillò il suo esistere, il suo comunque far parte di quella piccola società. Compresa appieno la tragedia che colpì Memli, ma anche la sua difficile vita al paese, lo tenni tra le braccia sino al mattino inoltrato, in silenzio, ogni tanto gli accarezzavo i capelli. Quando si addormentò, delicatamente lo sdraiai, mi alzai senza far rumore e incominciai la mia solita giornata al campo. Da quel giorno Memli tacque e tutti rispettarono il suo silenzio. Neppure ai bambini regalò più un sorriso. Arrivarono i giorni del cessate il fuoco e del ritorno dei soldati sopravvissuti che, giunti al campo profughi si unirono alla famiglia per qualche giorno, il tempo necessario per organizzare il rientro al paese. Notai che tutti gli uomini, dopo aver salutato le donne, gli anziani, i bambini, andavano subito da Memli e lo abbracciavano, lo ringraziavano e lui, ogni volta, in silenzio piangeva. Allora gli uomini iniziavano a parlargli a bassa voce, quasi gli sussurravano. gaiaitalia mese 34 Chiesi all’interprete cosa raccontavano ogni volta gli uomini a Memli e lui rispose: “Gli raccontano di come Arber si è fatto onore, delle battaglie in cui è stato l’eroe, di come è morto senza paura, gli raccontano quelle cose che si dicono alle donne quando parli del marito morto in guerra”. Rimasi stupito che gli uomini sapessero di quell’amore e quando mi ritrovai da solo con Memli gli chiesi “Ma quindi in paese sapevano della vostra storia d’amore?” Lui mi guardò dritto negli occhi, anche lui stupito e interruppe il silenzio che lo avvolgeva oramai da settimane: “Ho scoperto che tutto il paese sapeva da sempre del nostro amore, delle nostre fughe in montagna, ma mai nessuno si è permesso di umiliare Arber come hanno fatto con me. Io non posso tornare con loro al paese, credo che andrò a Pristina dove non conosco nessuno e nessuno conosce la mia storia”. Quando decise di partire dal campo con destinazione Pristina i suoi occhi non erano pieni di vita per la nuova avventura, ma mi ringraziò infinite volte e volle avere il mio recapito in Italia, voleva un riferimento che non fossero gli abitanti del suo paese. Passati quindici anni, invece di cercare su internet delle risposte, ho cercato Memli: avendo i suoi dati l’ho trovato facilmente, Facebook è un grande database! Memli vive a Pristina e di lavoro fa il metalmeccanico in una fabbrica. E’ parte attiva dell’organizzazione per il riconoscimento dei diritti omosessuali “Elysium” e ha ritrovato il grande amore solo cinque anni fa: un ragazzo che fisicamente gli ricorda tantissimo Arber, ma di carattere è quasi all’opposto. Memli mi ha confidato che, per la ricorrenza del giorno della morte di Arber, per dieci anni è tornato al paese d’origine per ricongiungersi a lui, per salutarlo, per piangere sulla terra che ricopriva il suo amore. Ma oggi è, se non felice, almeno sereno e forse viene in Italia a trovarmi con il suo fidanzato, tanto il mio recapito lo ha conservato. PILLOLA di Bo Summer’s (storia di AIDS semivera e romanzata) E così Wilhelm Reich è stato, per quel che ne so io, cioè ben poco, il primo ricercatore ad applicare il metodo scientifico ai fenomeni sessuali, a misurare precisamente la carica elettrica di un orgasmo, e ad unire queste misurazioni all’esperienza soggettiva del piacere e dispiacere. “Vorrei fare sesso selvaggio con te”, è la risposta. Mi va di raccontarvi questa storia perché la Pillola, proprio per gli effetti collaterali che produce, dovrà essere data sotto stretto controllo medico al fine di controllare e prevenire, il più possibile, gli effetti collaterali, non è come prendere l’aspirina o la tachipirina. Però una cura è funzionale quando il virus è tenuto a bada anche senza continuare il trattamento. Il virus è ancora rilevabile nel corpo. Un team di esperti ha raccomandato la messa in commercio della Pillola come trattamento preventivo per l’HIV. Il tutto non è vincolato al parere dei medici. E intanto, si sta per avviare un progetto di prevenzione dell’HIV basato sulla somministrazione della Pillola che abbatte le probabilità di infezione dal virus. La Pillola, che in realtà è già utilizzato per trattare pazienti già affetti da HIV, sarà testato su soggetti non infetti ma ritenuti a rischio, come gay, bisessuali e trans. Questa nuova Pillola preventiva costituisce un’altra arma nella lotta a questa terribile epidemia, spiega il direttore dell’HIV/AIDS Research Program. È d’accordo anche l’AIDS Project, secondo cui la Pillola rappresenta un’opportunità enorme per le persone ad alto rischio di infezione, facilitando il loro approccio alla prevenzione: è irrealistico pensare che una persona sana vada a farsi controllare da un medico ogni mese, dicono. Non mancano, tuttavia, le critiche al progetto, come quella del presidente dell’AIDS Healthcare Foundation che sostiene che gli uomini – eterosessuali, gay o bisessuali – non vogliono usare il profilattico, è cosa ormai nota. Se gli diamo un’altra ragione per non farlo, non lo faranno. La Pillola è un medicinale prodotto della miscela di due principi attivi, entrambi già usati nel trattamento delle infezioni da HIV. Nei test effettuati su un campione di popolazione maschile a rischio, la sua assunzione quotidiana si è dimostrata in grado di far crollare del 44% i casi di malattia e del 70% le probabilità di infezione. E così l’annuncio della scoperta è stato dato sulle pagine delle riviste specializzate. Bene bravi, ma che velocità. Un team internazionale di scienziati ha condotto un test su un campione di persone, in varie parti del mondo. I soggetti erano gay, transgender o maschi bisessuali, quindi con un alto rischio di contrarre il virus?, ed hanno preso la Pillola regolarmente per un periodo di due anni. Secondo gli autori del lavoro, è la prima volta che si riesce a dimostrare che il rischio di contagio del virus può essere ridotto attraverso un Pillola preventivo. Le persone coinvolte provenivano da diversi paesi. “I risultati finora ottenuti fanno ben sperare, soprattutto perché sembra che la Pillola non dia effetti collaterali a lungo termine, e l’unico inconveniente riferito sembra essere il mal di testa”. Sì, vabbé, questo dicono. gaiaitalia mese 36 Gli uomini coinvolti nella sperimentazione, continueranno ad assumere la Pillola e ad essere monitorati. Sarà così possibile controllare la resistenza alla Pillola e verificare la presenza di eventuali effetti collaterali nel lungo termine. Aveva già mostrato di funzionare nel prevenire i contagi e, infatti, gli esperti ne avevano sottolineato l’efficacia. Grazie alla combinazione con un gel, la Pillola antiretrovirale dava una copertura al virus nel 39% dei casi, una percentuale che salirebbe al 54% con la massima aderenza alla terapia. “La Pillola ha una marcia in più rispetto al gel microbicida: è già disponibile e prescrivibile in molti paesi, mentre il gel c’è, ma in piccole quantità ed è utilizzabile solo per le sperimentazioni cliniche”, è stato detto. Il dato incoraggiante dello studio è inoltre che la terapia con la Pillola in questione sembra rendere gli uomini più propensi ad avere rapporti protetti, contraddicendo così i timori di molti esperti. Da tener presente, tuttavia, che il livello di protezione varia notevolmente a seconda dell’aderenza alla terapia. E poi bisogna naturalmente attenersi alle dosi prescritte per rendere efficace la molecola. Nel campione di uomini che usa correttamente la Pillola, con un’aderenza alla terapia del 90%, si è registrata una diminuzione del rischio di HIV del 73%; in quelli che hanno un’aderenza inferiore al 90%, il rischio è diminuito solo del 21%. Così i ricercatori pensano che questo tipo di protezione, chiamata Pre-Exposure Prophylaxis, potrebbe essere utilizzata da quelle categorie di uomini che sono maggiormente a rischio di contrazione del virus dell’HIV, come chi si prostituisce o i detenuti nelle carceri. Bella idea, non vi pare? Geniali proprio. “Un giorno, mi installai dentro il mio grande accumulatore di sperma tenendo quello piccolo davanti al cavallo dei pantaloni: venni immediatamente urlando: Uuhh. Mi fai sembrare così vecchioooooo”. “Ma insomma, tuttavia, ho delle forti perplessità su questa Pillola. Cioè io ho un mio amico d’infanzia , quasi come un fratello per me, che abbiamo fatto tutte quante le scuole insieme asilo, elementari, medie e superiori, che dopo una relazione etero sessuale, è bene dirlo e che cazzo!, si è scoperto sieropositivo e da sei anni come terapia gli viene consigliato proprio la Pillola, purtroppo non ho potuto non vedere gli effetti collaterali della Pillola sulla sua salute, li trovate on line o sul bugiardino stesso di ‘sta pilloletta merdosa, dal fegato ai reni all’apparato osseo, magari non a tutti produci gli stessi effetti collaterali, e così per la prima volta in vita mia mi sono trovato a raccontargli delle balle per rassicurarlo che adesso non ho nemmeno più il coraggio di guardarlo negli occhi. Certo meglio averlo vivo con più di un problema di salute piuttosto che non averlo più ma posso assicuravi che non è facile”. Trattare le persone con l’HIV rapidamente dopo che sono stati infettati con il virus che causa l’AIDS può essere sufficiente per ottenere una “cura funzionale” in una piccola percentuale di pazienti con diagnosi precoce, così mi ha detto il mio amico virologo del Policlinico. E poi tra i soggetti che devono obbligatoriamente stare alla larga dal Pillola, ci sono le donne in gravidanza, o in fase di allattamento. gaiaitalia mese 37 “Cioè dicevo che gli effetti collaterali della Pillola indicati sul sito dell’azienda produttrice, cioè ci sono un quantitativo eccessivo di acido lattico nel sangue che induce a debolezza, dolori muscolari, difficoltà respiratorie, nausea, vomito, aritmie cardiache, brividi di freddo, febbre, problemi epatici, sovrappeso, nervosismo a 1000 che intacca pure il sistema nervoso, se non lo sapete e in alcuni casi anche la morte. Cazzo è una roba da bestie, cioè una cura che ti spappola anche il cervello e un po’ la memoria che va a farsi fottere anche lei, e i vomiti e le nausee diobò”. Ah, poi su questi studi non mancano le critiche che ritengono la Pillola sulla prevenzione poco affidabile, diverse associazioni di volontari costituite da medici, infermieri e malati hanno manifestato il loro dissenso. Il costo, ragazzi, si parla che per un anno di terapia ammonta dai 12.000 ai 14.000 soldoni sonanti ma secondo uno studio pubblicato, prescrivere farmaci anti-retrovirali, come misura preventiva negli uomini ad alto rischio di contrarre il virus dell’AIDS, con più di cinque partner all’anno (cioè, per loro è una questione numerica, ovviamente), sarebbe economicamente conveniente, riducendo la diffusione dell’infezione. Boh, non lo so, non ne sono convinto: altri risultati non dicono questo. E allora? Sarà business certo. Cazzo! sulla pelle far soldi a palate! Per le case farmaceutiche e la sperimentazione. “Sono positivo del virus HIV da molto tempo, ormai, come passa velocemente il tempo, e tutto sommato vivo abbastanza bene la situazione e così ho ancora un qualche problema a fidarmi del prossimo visto che, chi mi ha reso HIV positivo, era una persona di cui ero innamorato e mi ha nascosto, tra le altre cose, di essere sieropositivo, addirittura presentandomi analisi false e poi sono anche empatico e sensibile, dicono simpatico, gaudente e goloso, semplice e sofisticato allo stesso tempo, mi dedico, a tutto ciò che mi comunica benessere e piacere, sono attento ai dettagli, fin troppo”. “Sono d’accordo la situazione è scioccante, c’è da dire, ma non è senza speranza. L’infezione da HIV è ancora evitabile. E c’è un modo un unico modo ma non lo si pubblicizza abbastanza, è normale che sia così, ora, dopo anni, si è tornati al punto di partenza. Lo vedo, cazzo!, lo vedo nei locali come si fa ed è come non ci fosse mai stata la paura e il ragionamento è che tanto c’è la terapia mica si muore più. Questa è la realtà. Porcaputtana”. Sicuramente alle lavoratrici e ai lavoratori del sex on the road – anche se parliamoci chiaro, spesso sono persone ricattate e sfruttate – non danno i preservativi perché costano, figuratevi se gli danno la Pillola, uomini che vanno con altri uomini per sesso promiscuo oppure quelle coppie dove uno dei due è sieropositivo e l’altro no, ma l’elenco non finisce qui, 1 sieropositivo su 4 non sa di esserlo, in base alla mia esperienza mi sa che è anche più alta la media, e il test salivare non serve a molto, troppo in superficie ma via coi camioncini di ’sto cazzo di test salvare!, fatevi bucare il braccio, quello fate, stupidi!, non perché sia una scemata da incosciente ma perché non si può sapere di essere a rischio con un test del genere, con la saliva, intendo, e poi magari perché si pensa di avere una relazione monogama e i casi di persone che si scoprono sieropositive per caso sono sempre di più. “Sei molto gentile ma stai diventando drammatico. Non è tanto un atto di coraggio perché si tratta di un atto di temporizzazione. Cioè come aspettare il tempo giusto per morire, come ad aspettare fino a che non si ha finita la libertà vigilata per fare sesso”. gaiaitalia mese 38 E se le piramidi possono preservare la carne dalla putrefazione, la Pillola può allo stesso modo farlo per voi. Promuovendo anche solo la possibilità di questa terapia, le autorità si sono caricate di una davvero pesante responsabilità. Ma riduce, non elimina, la possibilità di prendere il virus. Questo non è facile da gestire e come cazzo si fa, vai da medico e cosa gli dici? Sa ho il sospetto – come un coglione, stupido che non sei altro!, quando si ha il sospetto è decisamente già tardi caro mio – che mia moglie o il mio uomo scopi di qua e di là, non so con chi ma soprattutto non so proprio come, non sarebbe il caso che faccia un ciclo con la Pillola? Imbarazzante, forte e poi perché la Pillola con tutti gli effetti collaterali la deve prendere l’uno e non l’altro? Quanti uomini rifiutano di adoperare il preservativo e costringono lei ad adoperare la spirale? Anche se qui non è esattamente la stessa cosa, mi pare. L’inizio precoce del trattamento può contenere e rilevare indizi importanti per lo sviluppo di una strategia per curare l’HIV o almeno indurre un controllo a lungo termine senza la necessità di terapia antiretrovirale. Ma ti dico che questa terapia fu rifiutata senza prove dall’estabilshment della medicina. “Quando venne realmente a trovarmi, io abitavo già da un’atra parte, di là dal fiume, in una piccola casa sulla ferrovia in un appartamento appoggiato su dei pilastri di cemento su un terreno paludoso e quando affittai, qualche anno fa, quel piccolo appartamento il mio amico fabbricò qualche mobile per me, dato che possedevo pochi soldi. Scopammo come dèi, infinitamente e venimmo all’unisono, urlando come bestie in calore. Barebacking”. Questa può sembrare una rivoluzione ma non è una novità. Non si tratta del primo strumento di prevenzione. Infatti può essere somministrata durante il periodo che intercorre tra la biopsia e l’operazione chirurgica e può essere usata in situazioni senza speranza è ancor più in situazioni pre-cancerose. Può interrompere questa condizione e ridare tono alle cellule. In quanto alla guaina, guaina o non guaina, questo è il problema: se sia meglio spiegare un preservativo o rischiare di soffrire i colpi e i dardi di scandalosa sfortuna medica. Oramai, da tempo, i maggiori quotidiani hanno pubblicato la notizia dell’approvazione in America del Pillola nella prevenzione dell’HIV e di conseguenza dell’AIDS. Ora: io capisco che se uno sta tutto il giorno in un laboratorio, oppure tutto il giorno in una biblioteca a studiare, il solo pensare che c’è qualcun’altro che, nello stesso tempo, si diverte facendo sesso fa saltare i nervi ma, Signori!, il sesso è anche una cosa bella che completa il rapporto tra persone. O prender l’armi contro un mare di problemi medici, e opponendosi alla fine loro: a morire, a dormire non più. Non è possibile. Non siamo abbastanza vecchi ancora per essere nonni. Vogliamo vivere. gaiaitalia mese 39 “Io non cerco qualcuno che mi consideri come GOOGLE e mi chieda 1000e1000 informazioni sul cosa e sul come e sul perché, dato che ci sono tanti siti in cui trovare informazioni sulle malattie sessualmente trasmissibili e, nonostante il mio stato, ci tengo ancora molto alla mia salute e cerco di preservarla il più possibile. Attualmente non sono in cura farmacologica, ho una carica virale attiva, anche se non esagerata, meno di 2500, ed ho i cd4, gli anticorpi che il virus dell’HIV cerca di distruggere, che, per il momento, sono alti: 1097, tenendo conto che una persona sana, ne possiede tra i 700 e 1400. Quindi mi piacerebbe sapere che esistono ragazzi/uomini che hanno cura di se stessi e non facciano, possibilmente, bareback, che concepisco, come già accadeva in passato, eventualmente, nell’ambito di una relazione”. Ma dove cazzo sta l’errore in tutto questo pensamento, questo considerare il partner come persona di fiducia, non possibilità di contagio. Come si fa a dire “guarda che stai sbagliando, l’amore è non fidarsi per proteggersi!? A vicenda”. “Nella parte più calda del salotto della casa, avevo stese una mezza dozzina di vecchie pellicce di lapin per rendere ancora più calda la carica erotica dell’atmosfera. Mi venne a trovare in quel piccolo antro amabile ma non usò mai il preservativo per incularmi”. È a livello mondiale ormai, il numero di nuovi infettati con HIV, che può essere trasmessa attraverso il sangue e il latte materno e durante il sesso. Si cade e si muore. Accade. E la morte per AIDS è sceso a 1,7 milioni nel 2011, in calo rispetto al picco di 2,3 milioni nel 2005. Cioè non si muore per AIDS, ci si cura. E quindi, niente, fottete e moltiplicatevi. Che c’è la cura. “Mi stai prendendo in giro?”, ha detto con uno sguardo di sorpresa e incredulità. “Mi piace baciare, fare le coccole, farmi accarezzare, fare l’amore, dare e ricevere piacere. Cerco persone con le quali interagire, possibilmente nella realtà, e non solo in chat, persone positive, non necessariamente in tutti i sensi, e con le quali relazionarmi in modo costruttivo, il sesso non sempre è necessario”. Mi ha ricordato di come l’ho consigliato una volta sul suo modo di parlare con i suoi ragazzi, su come usare il preservativo per prevenire l’HIV. “Ho ancora il libretto che mi hai dato”, ha detto. Mi guardo intorno, gli uomini, per lo più giovani e donne nel bar affollato. Ho ricordato i mille pianti di troppi funerali e cerimonie commemorative, e tutti gli amici che ho perso per l’HIV senza citarne alcuno, per rispetto e ricordo solo personale. Il mio desiderio più forte è quello di onorare la memoria di coloro che sono morti. La mia più grande speranza è che i giovani non debbano mai sperimentare il dolore e gli orrori dell’AIDS. Qualcuno mi ha raggiunto e attraverso il tavolo mi ha preso la mano. Sorride e dice che è bello sapere che ho ancora lo stesso spirito di passione che ho avuto un quarto di secolo fa. “Le pellicce di lapin davano alla stanza un aspetto surrealista, più organico, come una vasca da bagno in pelliccia… Passavo dai quindici ai trenta minuti al giorno in meditazione, con la confortevole e rasserenante sensazione che, in fondo, stavo facendo diminuire la possibilità di contrarre l’AIDS. Nonostante il sesso estremo, mi convincevo sempre più che questo era il metodo”. gaiaitalia mese 40 Gli ho detto di come era indispensabile fare il test per l’HIV / MST, almeno una volta l’anno. Come era imperativo limitare il numero di partner sessuali, oppure dire di no al sesso senza preservativo. Come sarebbe stato indispensabile per tutti evitare comportamenti a rischio o fare sesso sotto l’effetto di droghe o alcol. Come sarebbe stato indispensabile utilizzare sempre il preservativo. Ogni partner. Ogni volta. Gli ho detto di come milioni di persone ora vivono con l’HIV e la maggior parte delle nuove infezioni da HIV sono tra le persone sotto i 30 anni. Come gli uomini gay e bisessuali di tutte le razze rappresentano solo una bassa percentuale della popolazione infetta, ma rappresentano più della metà di tutte le nuove infezioni. Come le persone nere, in Africa, sono sproporzionatamente colpite dal virus. Come il tasso di nuove infezioni da HIV per gli uomini neri è circa sei volte superiore a quella degli uomini bianchi, e circa tre volte superiore a quello degli uomini ispanici. Come il tasso di incidenza dell’HIV per le donne nere è quasi 15 volte superiore a quello delle donne bianche, e quasi quattro volte quello delle donne ispaniche. Le ho detto come uomini gay ora rappresentano circa i tre quarti di tutti i casi di sifilide primaria e secondaria. Come la sifilide, se non trattata, possa portare alla cecità, ictus e morte. Come in alcune città, il 40 per cento degli uomini gay con HIV sono stati infettati con sifilide. Come la sifilide può aumentare il carico virale in persone sieropositive. Questo è quanto, con percentuali approssimative, a volte, per dargli una idea di cosa significa infezione e che bella compagnia amicale porta con sé. La terapia della Pillola è inoffensiva e non si pone in conflitto con nessun altra terapia. La sua approvazione ha trovato molti oppositori anche in Europa, dicono che l’approvazione del Pillola darà via libera a comportamenti devianti nella società, all’omosessualità, al sesso promiscuo, al sesso facile, al sex on the road. La riduzione del tasso di infezione da HIV non solo è possibile, ma indispensabile. Dobbiamo continuare a parlare di sesso sicuro. Non di pillole che riducano con portento e magia il contagio. Pubblicata nella rivista PLoS la notizia di una bambina effettivamente guarita da HIV dopo aver ricevuto un trattamento precoce. Tenera, mi viene da piangere. Trattengo lacrime. La Pillola prodotta viene già attualmente impiegata insieme ai farmaci anti-retrovirali per la prevenzione dell’infezione da HIV-1 in adulti non infetti (cosiddetta profilassi pre-esposizione). Possono usarlo dunque solo i soggetti più esposti a contrarre il virus non quelli malati. Nella nostra società i cambiamenti di partner sono molto frequenti, ci sia lascia e ci si mette insieme con maggiore frequenza di una volta, ma anche all’interno delle coppie, c’è magari uno dei due come dire più farfallina o mandrillo che, diciamo, si può distrarre più spesso, i rapporti sono fatti sulla fiducia reciproca. Ma calarsi le mutande è un attimo. Per la mia bontà è accaduto. È stato quasi venti anni fa, una memoria alla deriva e fuoco. Come cosa appena accaduta, come fosse ieri e bellezza svanita dal tempo. Ricordando la nostra conversazione silenziosa e l’urgente necessità di condividere le informazioni su l’uso del preservativo, nel tentativo di sopravvivere all’AIDS. La maggior parte delle persone affette da HIV in tutto il Mondo dovrà prendere farmaci anti-AIDS, una terapia antiretrovirale per tutta la loro vita. Un obbligo per sempre. Questi farmaci di solito tengono la malattia sotto controllo, ma anche producono effetti collaterali e sono costosi. gaiaitalia mese 41 Chi vi parla si è domandato se non si potrà concentrare l’energia della ricerca e dirigerla per tentare di dissuadere i miasmi del danaro e dell’ansietà idiota che blocca ogni ricerca scientifica dei fenomeni sessuali. Lo sperma usciva dal beccuccio del bidone con la forza di un rubinetto. Un altro studio ha dimostrato la riduzione di rischi di infezione del 75 % in coppie eterosessuali in cui uno dei due partner era infettato. “Ho pensato di migliorare il suo orgasmo usando il balsamo di tigre; così ha raccolto delle foglie e dei rami da cespugli di bosso, che già è pianta medicinale, per fissarli sulla sua cappella mistica”. “Ironia della sorte perché io sono sempre stato maniacalmente attento con la mia salute: ero molto informato su tutti i rischi ed ho cercato di prendere le necessarie precauzioni. Pensavo che una relazione mi avrebbe potuto proteggere, una relazione non un preservativo, che mi avrebbe permesso di fare sesso libero senza usare necessariamente precauzioni, che, sinceramente, non ho mai particolarmente amato, preferendo, come la maggior parte, fare senza, ma purtroppo non è andata così. La relazione fissa non mi ha affatto e per nulla protetto. Fisicamente sono sul morbido-paffuto, niente di esagerato, sovrappeso regalatomi dalla terapia, non molto peloso, occhiali, pizzetto, carino secondo i gusti”. “Nel mio appartamento ho fabbricato un altro divano, più piccolo, con un bidone della benzina dell’esercito rivestito di tela da imballaggio e ovatta, il tutto avvolto in tela di iuta. Morbido e caldo”. Io ho una soluzione di quelle semplici per la tranquillità di tutti. Dato che le aziende fanno tanti prodotti funzionali che non servono a nessuno ma la gente li compra, tipo lo yogurt con la vitamina B, con omega 3, con Calcio o arricchito con la Vaccamiseria, mettiamo in un alimento quotidiano la Pillola così passa inosservata, così, la mattina per fare una bella prima colazione, mettiamola nel latte e così possiamo chiamarlo, che ne so, PilloLatte come mi suggerisce un mio amico ridendo a crepapelle, oppure diamogli un altro nome, per convenzione, tipo il latte con vitamina SS, Stronzo lui Stronza lei, no meglio il latte con la vitamina PP, Puttano lui Puttana lei. “In qualche giorno, in quello che dovrebbe essere il salotto, ho assemblato una scatola di legno di una altezza approssimativa di due metri e mezzo e l’ho foderata di metallo galvanizzato. Ci faccio tipo un armadio, anzi una cabina-armadio con scala interna… mi sa che devo alzarla ancora un po’ questa scatola in legno per poterci stare comodamente in piedi dentro. La Pillola è una combinazione di due anti-retrovirali ed è già prescritti a soggetti infettati da virus HIV . Studi clinici avrebbero dimostrato la sua efficacia preventiva, come i risultati di una sperimentazione clinica svolta da luglio 2007 a dicembre 2009 in Brasile, Sudafrica e Stati Uniti. La sperimentazione è stata principalmente finanziata. Grazie ai testi clinici si è potuto constatare che la Pillola ha ridotto del 44% il rischio di infezione negli uomini ma che utilizzavano anche il preservativo (!). Un secondo studio ha dimostrato come la Pillola diminuisce il rischio d’ infezione fino al 75% nelle coppie eterosessuali in cui uno dei due partner era già sieropositivo. Il problema non indifferente si pone a chi prescriverlo. gaiaitalia mese 42 Il percorso della Pillola non sarà facile, già il primo strumento di prevenzione dell’AIDS, approvato dall’OMS nel 1998, non ha trovato applicazione nella maggior parte dei servizi nazionali di sanità, parlo del trattamento post exposure dove qualsiasi cittadino può recarsi in ospedale e richiedere il trattamento del pericolo d’esposizione, da praticare entro le 48 ore dal possibile contatto, garantendo così l’80% della non siero conversione. Cioè 48 ore prima io già so che avrò un rapporto a rischio… cioè già sono sicuro, due giorni prima!, che scoperò come una scimmia… cioè prevedo la scopata… ma dai!… e pensare che a volte vado nei cruising bar per tutta la notte col culo fuori e non mi si fila di pezza nessuno, ma io ho preso la Pillola due dì addietro, magari ho pure vomitato e son stato male e nessuno che mi si scopa… bella sfiga.. però ho fatto prevenzione, quello sì… cazzo che figo che sono. Invece il preservativo al momento giusto, quello no. La Pillola dei dementi, voglio. Perché aspettare sei mesi per il test per vedere se si è sieropositivi quando si può intervenire subito per dare una possibilità di non diventare sieropositivi (dal caso del preservativo rotto di una coppia uno sieropositivo e l’altro no ai casi di violenza sessuale, cioè capisci situazioni estreme, che ti capitano tutti i giorni, allora io, furbo, ho già preso la mia merda di Pillola e sono a posto). Il caldo sole in streaming attraverso la piastra di finestre di vetro lungo il corso. Stavo battendo attraverso negozi di antiquariato a caccia di due piccole zampe per consolle in marmo, possibilmente anni Trenta, due mezze tavole rotonde per il corridoio. Il mio safari è stato interrotto da un incontro casuale con Marilyn, un ex collega di lavoro, uno che mi è sempre piaciuto, ma ne avevo perso il contatto con il passare del tempo. Ha accettato una tazza di caffè o qualcosa del genere, e ci siamo chiesti dello stato di salute di alcuni che si conosceva. Durante la nostra conversazione piacevole, ho saputo che era vicina la sua età pensionamento e che ora avrebbe voluto essere una donna. Per alcuni dei diretti interessati, i pazienti che hanno fatto uso della Pillola, si tratta di un business. Sul blog americano JoeMyGod nessuno dice di aver registrato effetti collaterali, che poi è una palla enorme manon importa, e comunque quasi tutti sono concordi sul fatto che la Pillola non risolve i problemi. «Sono stata sotto cura della Pillola», scrive Ospite, «a lungo, senza avere nessun effetto collaterale. Sono scettica sul fatto che possa funzionare nella popolazione a basso rischio di contrarre il virus. Sono certa che non è una Pillola magica in grado di prevenire l’AIDS». Deedrdo scrive: «ma perché dobbiamo pagare 14.000 euro all’anno per la Pillola quando possiamo semplicemente fare sesso protetto? E poi ho paura che questa cosa possa essere una sorta di carta bianca che incoraggia al sesso senza protezioni. Con il rischio di avere più malati. Lo dico perché sono uno di quelli che ha l’AIDS nel sangue. Uno di quelli per cui la Pillola è fresh water». Perché c’è un basso e un alto rischio di contrarre il virus, ovviamente: ma cosa significhi alto e basso non è dato sapere. I libri di Reich vennero bruciati , le sue macchine distrutte e lui morì in prigione. “I braccianti della zona guardavano da lontano, dubbiosi, la mia abitazione tutta fatta di imbottiture e insonorizzazioni mormorando – Stregoneria. È un bel trucchetto da parte loro perché non hanno mai messo piede in questo mio nido ovattato! La realtà è che non mi sono mai drogato, e da qui vedo i Nuovi Mondi, e se anche fosse stato, non sarei certo andato a costruirmi una Stanza Insonorizzata come questa”. “Ho un’idea” ha detto “dopo che abbiamo finito le nostre bevande, ti piacerebbe andare allo zoo e vedere il nuovo cucciolo di panda? Ho sempre ammirato il tuo coraggio, coming out sul posto di lavoro come sieropositivo gay, è stato un atto di coraggio”. Ho molti interessi, primi fra tutti il cinema, seguito da storia, musica, arte, letture, antiquariato. gaiaitalia mese 43 “Ho costruito la mia prima Stanza Insonorizzata per i Nuovi Mondi all’inizio del 1961. Tipo che era Febbraio, se non ricordo doppio. Mi pare che fosse il 28. Quel giorno, per festeggiare, ho bevuto thè freddo di bacche di ginepro. Potreste essere sorpresi di sapere quanto il messaggio del sesso sicuro sia altrettanto rilevante oggi”. “Francamente, sono sbalordito”, ha detto. Forse sarà che io son troppo cresciuto leggendo Reich, ed ho avuto già anche troppo a che fare con la mia intossicazione da sesso. Era la metà degli anni Ottanta e mi ero da poco trasferito nella Grande Città. Avevo accettato un lavoro e una nuova carriera, ma non ero in fondo un attivista AIDS. Sono uno dei tanti che vivono con l’HIV e la nostra lotta è stata la lotta per la nostra vita. AZT era un nuovo trattamento, in quegli anni, ma non poteva fermare il flagello. Funerali e cerimonie commemorative e le “celebrazioni della vita” erano tutti troppo frequenti. Per noi era come se niente fosse. Parevano tutte invenzioni. America, ingigantiscono sempre, loro. È stato il peggiore dei tempi. Se non hai mai salito con cautela un letto d’ospedale per tenere la mano di un amico morente o se non sei mai stato ad un funerale a dire addio, beh, cazzo, non puoi capire. Solo per sentito dire. Tutti i discorsi non li puoi capire. Che ne sai di cosa vuole dire fare un prelievo evitando accuratamente di bucare vene ormai atrofizzate e aghi conficcati nelle scheletriche, sottili braccia, allora, probabilmente non capirai mai e poi mai. Ma il sesso, in quegli anni Ottanta, era uno strumento di socializzazione potente. Lo si faceva senza risparmiarsi. Uno dei numeri preferiti di Cocteau, non lo scrittore, era un mio amico che tanto ai tempi lo leggeva, il punto più alto della serata in quel locale, vera e propria apoteosi: si toglieva i vestiti, si sdraiava e veniva, senza mani. La nuova Pillola autorizzata dall’organismo di vigilanza sui prodotti di carattere medico e alimentare, in grado di ridurre i rischi di contrarre l’HIV. Buona prassi, quindi, accertarsi prima che si goda di ottima salute attraverso test o controlli. E può essere addirittura inutile se utilizzata come unico mezzo di profilassi, senza cioè ricorrere anche a rapporti sessuali protetti. E non è solo l’HIV. Il sesso più sicuro riduce il rischio di contrarre altre malattie a trasmissione sessuale, anche. Con un sonno tranquillo vorrei riuscire a dire fine al mal di cuore e ai mille mali naturali. “Incredibile” ha detto. “Decisi di costruire questa stanza insonorizzata per i Nuovi Mondi ed assemblarla nel loft. Improvvisai questa scatola di legno grande abbastanza per metterci dentro pure una comoda vecchia poltrona imbottita in cotone e rivestii l’interno con uno strato di sughero e una fodera di metallo galvanizzato. Questo m avrebbe prevenuto da ogni contagio presente e futuro”. La malattia nasce quando la carica elettrica sulla superficie delle cellule cade in un punto di soffocamento. gaiaitalia mese 44 Conclusioni: Mi sono permesso la licenza d’ironizzare un po’ su un argomento serio, questo per fare comprendere che oggi non è cosi facile e che tutti in qualche modo possiamo essere soggetti a rischio volontariamente o involontariamente. Questo Pillola a scopo preventivo è più difficile di quello che sembra da usare correttamente e non priva di rischi, questo dovrebbe spingerci ad un maggiore senso di responsabilità e rispetto verso noi stessi e verso il prossimo, la Pillola potrà essere anche utile forse ma da sola non basta a fare della prevenzione. È un eccellente passaggio dire che è un fatto di pura finzione. Ci siamo seduti in silenzio per un momento. Le conversazioni di altri avventori e il rumore di piattini riunioni tazze di caffè riempiva l’aria. Un professore e membro del team che ha identificato l’HIV, ha detto che i risultati hanno mostrato che il numero di cellule infette che circolano nel sangue dei pazienti, conosciuti come “post-trattamento” , continuava a cadere anche senza trattamento per molti anni. Che senso ha dunque consumare una Pillola dai gravi effetti collaterali (come specifica la stessa azienda farmaceutica produttrice) quando comunque si deve ricorrere all’uso del profilattico? Si chiedono in tanti. Che la Pillola possa liberalizzare o spingere a comportamenti libertini mi pare un stronzata. Forse non avete visto in che società viviamo. L’AIDS c’è dal 1980, non faccio tutti i giorni l’appello ma vi posso assicurare che ho come l’impressione che il numero dei gay sia aumentato piuttosto che essere diminuito, se uno è gay non che cambia stile di vita perché c’è l’AIDS. E il comportamento dei gay non lo vedo cambiato. Men che meno nel nuovo millennio. Come se tutte le paure si fossero cancellate. Come non fosse rimasto niente nella nostra memoria collettiva. La storia sta prendendo una piega inaspettatamente triste e un cambio di ragionamento potrebbe essere bello. In generale, io non sono una persona spontanea, sono un orso, direi, ma oggi è stata una bella giornata di sole e mi sentivo vivo. Non so come ho fatto a sopravvivere, ma l’ho fatto. Sorrido a Marilyn. Che già non c’è più. Per un gay c’è il piacere dell’orgasmo che sale come una cifra di vendita in pieno rialzo, e l’orgasmo spiacevole che precipita gravemente come l’indice Dow Jones. Ma c’è ancora una parte della comunità umana che ritiene che l’AIDS sia una giusta punizione divina proprio per questo stesso motivo?! Non è casuale che molti progetti, sia di nuovi farmaci che di vaccino, siano fermi da anni, questo perché all’interno della discussione dell’approvazione del Pillola avrebbero dovuto, invece che evidenziare il pericolo del sesso libero – essendo membri di una comunità scientifica – evidenziare gli effetti collaterali di questa Pillola, che sono molto pesanti e già noti in quanto la Pillola viene utilizzata nella terapia di persone già sieropositive. A cosa serve dare false speranze?! Anche se ora abbiamo efficaci trattamenti contro l’HIV, molti sono morti di AIDS e sono turbato dal solo pensiero di tutta una nuova generazione che non capisce la minaccia per la salute che l’HIV pone e non ha visto le conseguenze devastanti. Alcuni studi effettuati su un campione di soggetti omosessuali esposti al virus in un lasso di tempo di tre anni hanno dimostrato che la somministrazione della Pillola rigorosamente accompagnata da rapporti sessuali protetti ha ridotto del 42 % il rischio di infezione. Pillola e rapporti sessuali protetti. Quando basterebbe solo la seconda opzione. gaiaitalia mese 45 La tradizionale tolleranza medica non è riuscita ad assimilare le esperienze suddette… Forse tutti i tentativi fondamentali di studiare la condizione umana, costituiscono un pericolo per il falso orgoglio ed il pregiudizio medico . L’animale umano – seppure laureato – nasconde compulsivamente la sua nudità?! “La riduzione dei serbatoi virali… corrisponde esattamente alla definizione di cura funzionale”, ha detto. “Il trattamento precoce in questi pazienti può aver limitato la creazione di serbatoi virali, la misura di mutazioni virali, e conservate le risposte immunitarie. Una combinazione di questi possono contribuire a controllare l’infezione nella fase di post-trattamento di controllo”, ha detto. Mai dimenticare che se sei sieropositivo non vuol dire che sei diventato Superman! breve nota: questa storia, tra il vero e il fantascientifico, è vera e fantascientifica. Ho lavorato sull’allusione poiché troppe e tali sono le aspettative che non me la sentivo di far comprendere appieno la realtà. Molti fatti narrati son veri (sulla sperimentazione, ad esempio, ma anche altro) altri inventati per stupido piacere narrativo. Non volevo che alcuni si potessero riconoscere tanto è il dolore di questa verità. Direi che il risultato non cambia, pur avendo, a volte, esaltato, inventato o riportato falsate statistiche ed eliminato o artefatto nomi di Paesi o ricercatori, Società Farmaceutiche o altri fatti e persone cui faccio riferimento. Chi potrà capire a fondo, capirà, ad altri rimarrà un terrorifico racconto che instillerà loro il dubbio. Almeno, spero. Grazie per l’attenzione... gaiaitalia mese 46 il prossimo numero di GAIAITALIA MESE sarà online dal prossimo 5 ottobre 2014