numero 0
agosto/settembre 2014
Alessandro Paesano
Direttore editoriale
[email protected]
Due parole su Gaiaitalia Mese, il periodico mensile di Gaiaitalia.com di
approfondimento culturale e politico.
Non una rivista di cultura e politica, ma di approfondimento secondo il punto di vista
culturale e politico, perché qualsiasi sia il fatto che accade nell’universo, così come
il modo in cui questo fatto viene riportato, ha un impatto politico e implica delle
questioni culturali.
Così qui non leggerete mai uomini al posto di donne perché si può dire persone,
bambini al posto di bambine perché si può dire l’infanzia. Anche una scelta lessicale
apparentemente innocua e consolidata come l’uso del genere maschile come genere
neutro (che nella nostra lingua non esiste) esprime attraverso una asimmetria di genere
uno schieramento, una scala di valori, una simpatia implicita ma presente.
Se le parole indicano il mondo vogliamo chiamare il mondo intero per nome e
raggiungere davvero tutte le persone senza escluderne alcuna.
Qui non leggerete mai di cultura gay o cultura femminile perché la cultura, se è, è
bene comune dell’umanità intera. Perché un fatto per fare cultura deve importare
a tutte le persone non solo a quelle secondo cui una strategia di marketing pensa
quell’argomento possa (o debba) riguardare.
La politica non interessa solo agli uomini proprio come le ricette culinarie non interessano
solamente alle donne. Qui siete invitate e invitati a leggere qualunque argomento vi
interessi e vi aggradi anche se per un certo sentire, maschilista e patriarcale, non vi
compete.
Cerchiamo un pubblico che ci legga con spirito critico e che metta mano alla tastiera
quando avrà qualcosa da dire o da ridire. Ci auguriamo che ciò accada sempre.
Perché la vocazione di questa rivista e di chi la dirige e la edita è quella di lasciarvi
sempre con un dubbio, di farvi vedere le cose da un punto di vista inedito al quale non
avevate mai davvero pensato.
Il dubbio critico ci pare l’unica disciplina che può tenere una mente viva, vigile e
attenta.
Buona lettura.
CAMERE SEPARATE
PIER
VITTORIO
TONDELLI
rivivive
grazie alla messa in scena di
ANDREA
ADRIATICO
INTERVISTA, CRITICA, APPROFONDIMENTI
L’interessante spazio Teatroinscatola di Roma ha presentato lo scorso mese di marzo,
lo spettacolo prodotto da Teatri di Vita “Biglietti da Camere Separate”, per la regia
di Andrea Adriatico, con Matteo Prosperi e Davis Tagliaferro, dedicato all’ultimo
romanzo di Pier Vittorio Tondelli, per l’appunto “Camere Separate”.
Nello spazio diviso in due sezioni, due camere per l’appunto, i due attori armati di microfono
con asta, come lottatori della comunicazione, ci intrattengono. Entriamo a spettacolo
iniziato (si entra sempre a spettacolo iniziato, ormai… Non è più una novità dal 1980…)
accompagnati da “Emilia Paranoica” dei CCCP, poi comincia il racconto. Che non è nient’altro
che la recitazione a memoria del romanzo di Tondelli, che chi scrive conosce praticamente a
memoria, mentre poco prima, all’entrata, ci è stato consegnato un foglietto con un biglietto
tondelliano (ricorderete il famoso “Biglietti agli amici”, nato prima come omaggio numerato
per pochissimi poi ristampato da Bompiano subito dopo la morte dell’autore. Il mio per la
cronaca è il biglietto n°4, quello di un frammento di un testo di Joe Jackson). Lo spettacolo
scorre: la storia di Leo e Thomas, del loro amore, della morte di Thomas, della disperazione
di Leo per la morte di Thomas e per la sua stessa permanenza in vita, l’incapacità di vivere
un amore per il gusto di vivere l’amore, una certa omofobia interiorizzata di cui Tondelli
era vittima, ma che nel 1989 nessuno aveva nemmeno il coraggio di nominare, i numerosi
frammenti di parole che si accavallano, troppe, troppo numerose e dette troppo in fretta,
e poi i due attori che si tolgono la camicia proprio quando me l’aspetto e si denudano
esattamente quando sento che si denuderanno (non è colpa mia, conosco il testo a memoria),
alcune trovate di regia interessanti, la separazione in due camere (separate appunto) con
due lenzuola e tre federe (una di Leo, una di Thomas l’altra della ragazza di Thomas) poi
la morte di quest’ultimo e il solitario monologo di Leo, di Pier Vittorio, dell’attore, di tutti
coloro che sono soli.
Poi l’addio finale, pronunciato con una
freddezza devastante di cui il romanzo
nemmeno lontanamente è portatore.
Le osservazioni sul lavoro, che
sarebbero numerose, non le faremo,
perché lo spettacolo ha il merito di
far rivivere Pier Vittorio Tondelli.
Sottolineeremo solo che da parte degli attori sarebbero state necessarie una maggiore cura
nella locuzione e attenzione al ritmo della recitazione, perché trattandosi della “ripetizione”
di un testo letterario le sporcature vanno ad inficiare direttamente il lavoro dell’autore,
prima che il loro.
Il lavoro registico di Andrea Adriatico, che come qualsiasi lavoro può piacere o no, ha il
pregio di essere sempre sorretto da un progetto e di non apparire mai come una meteora
impazzita in un universo desolato come succede invece per molti altri spettacoli che troppo
spesso si vedono nei teatri di questo paese e in questo caso fa opera di recupero del
romanzo di Pier Vittorio Tondelli – romanzo di cristallina scrittura – con un’operazione
culturale notevolissima che dovrebbe essere visitata soprattutto da coloro i quali di Tondelli
non sanno nulla. e per i quali lo spettacolo dovrebbe essere imperibile.
biglietti da
CAMERE SEPARATE
conversazione con il regista
La sua scelta di mettere in scena Camere Separate, da cosa è dipesa?
E’ un libro straordinario che rivela la classicità di un autore troppo spesso considerato come
appannaggio di un’epoca. L’occasione è stata il ventennale della morte nel 2011, anno di
debutto del mio spettacolo. All’inizio lo stimolo arrivò da una compagnia fiorentina, Teatri
d’Imbarco, che mi chiese di presentare qualcosa su Pier Vittorio Tondelli, quindi si legò alla
richiesta di un progetto per la Galleria D’Arte Moderna di Bologna, dove poi debuttò. Subito
mi venne in mente di lavorare sul suo romanzo più complesso e, per me, più bello.
Lo spettacolo ha forti richiami musicali agli anni ‘80, che è il periodo storico in cui il romanzo
di Tondelli si sviluppa, non trova che la cultura dell’Emilia Romagna, mito di quegli anni
(anche troppo, forse) si sia fermata un po’ lì?
Se avessi dovuto rispondere a questa domanda solo un anno fa avrei detto sì. Oggi invece
posso dire che Bologna e l’Emilia Romagna stanno risorgendo. C’è gente straordinaria a
Bologna, c’è finalemente un sindaco, Virginio Merola, che non appartiene alle “sindacostar”,
bensì è un uomo normale con un buon livello di autonomia e di buonsenso. Ha un buon
assessore alla cultura, Alberto Ronchi, che è appassionato e sceglie. Per me scegliere è meglio
che non far nulla. I problemi ci sono, ma c’è un’aria bella che non si respirava da tempo.
Lontani gli anni dei Guazzaloca e dei Cofferati. Ma soprattutto a Bologna c’è un pubblico
bello, accogliente, curioso. No, Bologna non si è fermata. Anche nella musica. E neanche
l’Emilia. Ci sono decine di formazioni interessantissime che gravitano in quel territorio. Penso
tra tutti a Vasco Brondi di Luci della Centrale Elettrica. Eppoi un nuovo Teatro Stabile a guida
Ert, con Pietro Valenti che è un grande direttore. E soprattutto c’è Teatri di Vita, che altrove
semplicemente non esisterebbe.
La recitazione del testo così come lei hai scelto di proporla non rischia di rompere il flusso
emotivo del romanzo?
Se pensassi questo non avrei fatto questo spettacolo. La cosa sicuramente per me più
interessante è il fatto che Tondelli è oggi un autore misconosciuto. E non immagina quante
persone, dopo aver visto lo spettacolo, che fortunatamente ha girato tanto, mi scrivono per
dirmi che vedere Biglietti da Camere separate li ha spinti a scoprire altre cose scritte da
Tondelli. Eppoi proporre un lavoro suggestionato da un romanzo non può mai pretendere
di restituire il flusso di una lettura, silenziosa e personale. Offre un punto di vista. E dunque
cambia la percezione. E’ il bello del teatro.
Cosa le rimase nel cuore la prima volta che lesse il romanzo “Camere Separate”?
La visione di un amore che non si consola, non si crogiola. Si presenta duro, importante,
necessario con tutte le sue complessità e differenze.
Per ciò che il romanzo affronta, mancanza di una regolamentazione giuridica
delle coppie di fatto ad esempio, il Tondelli di “Camere Separate” è forse il più
dirompente. Lei cosa ne pensa?
C’è forse qualcosa di diverso da pensare oltre al fatto che siamo un paese incivile che non
mette ogni suo cittadino sullo stesso piano? Tondelli da questo punto di vista è tristemente
attuale. Passano gli anni e non ci sono avanzamenti nella civiltà italiana, solo parole.
E cosa pensa dei tentativi di “normalizzare” la figura dello scrittore correggese
messi in atto dopo la sua morte?
Tutto il peggio possibile. Ho visto un documentario, realizzato in occasione del ventennale
dalla morte, che semplicemente ne “omette” l’omosessualità, come fosse un dato da nulla.
Meno male che ci sono i suoi amici di allora, penso alle belle pagine di Mario Fortunato nel
suo ultimo libro quando racconta gli ultimi giorni in vacanza con Tondelli. Restituiscono il
sapore di un uomo vicino a quello che ho fugacemente conosciuto. Le famiglie possono essere luoghi dell’orrore a volte, specie se al suo interno appare una diversità difficile da accettare.
Gli attori che lei ha scelto non sono troppo giovani per rendere emotivamente il
dramma profondo di “Camere Separate”?
Pensa che li avrei scelti se condividessi il suo parere :-)?
di E.T [email protected]
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HENRY CARTIER-BRESSON
ROMA
dal 26 settembre
Sarà esposta a Roma, dal 26 settembre 2014 al 6 gennaio 2015, la mostra retrospettiva
Henri Cartier-Bresson a cura di Clément Chéroux, ora in corso al Centre Pompidou di
Parigi.
La grande esposizione, promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività
e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da
Contrasto e Zètema Progetto Cultura, viene presentata a dieci anni esatti dalla morte
di Henri Cartier-Bresson. Clément Chéroux è storico della fotografia e curatore presso
il Centre Pompidou, Musée national d’art moderne.
La mostra propone una nuova lettura dell’immenso corpus di immagini che CartierBresson ci ha lasciato: copre l’intero percorso professionale del grande fotografo ed
è il frutto di un lungo lavoro di ricerca svolto dal curatore nel corso di molti anni di
studio nell’archivio di Cartier-Bresson. Saranno esposte oltre 500 tra fotografie, disegni,
dipinti, film e documenti, riunendo le più importanti icone ma anche le immagini meno
conosciute del grande maestro.
Le mostre retrospettive dedicate a Henri Cartier-Bresson, fin’ora hanno sempre cercato
di dimostrare il senso di unità del suo lavoro sottolineando la sua abilità nel cogliere
i “momenti decisivi”. Questa esposizione vuole mostrare invece come ci sia stato non
uno ma diversi Cartier-Bresson: il fotografo, vicino al movimento Surrealista intorno agli
anni Trenta, il militante documentarista della Guerra civile spagnola e della Seconda
guerra mondiale, il reporter degli anni Cinquanta e Sessanta e infine, cominciando negli
anni Settanta, l’artista più intimista.
Museo dell’Ara Pacis
Roma
dal 26 settembre 2014
martedì-domenica 9.00-19.00
gaiaitalia mese 11
TADDRARITE
“geniale!”
Dopo la vittoria al Roma Fringe Festival, vogliamo
conoscere meglio la compagnia Accura Teatro che con
il loro spettacolo Taddrarite (Pipistrelli) ha regalato un
momento magnifico di teatro. Brave le attrici (Claudia
Gusmano premio come Miglior Attrice e Anna Clara
Giampino), bello il testo, curata e misurata la regia,
intelligenti i riferimenti alla cultura siciliana. Parliamo di
“Taddrarite” e della genesi di spettacolo e compagnia con
l’autrice e regista Luana Rondinelli in questa intervista a
rilasciata a Max Calvo.
Taddrarite è il lavoro con il quale Accura Teatro sta
riscuotendo più successi. Ce ne racconta la genesi?
Taddrarite, l’ ho raccontato piu volte, era un’ idea che
girava nella testa, era un’ emozione che sentivo viva, forte
al punto di diventare esigenza, e se si ha un’esigenza,
un impulso cosi forte, ho imparato che tutte le forze
si concentrano su quell idea fino a renderla concreta,
questo è il fuoco che ha mosso tutto. Il come è facile
raccontarlo, volevo parlare di violenza domestica, volevo
parlare di queste tre sorelle, di questi tre caratteri, ma
non sapevo ancora in che modo poterlo fare, mi viene
cosi l’idea di frequentare un corso di scrittura, che
forse farne un racconto/romanzo avrebbe in qualche
modo “addomesticato” questa esigenza impellente di
raccontare, casuale e profetico l’incontro con Marzia
Pacella (la mia insegnante di scrittura) che da subito,
sorridendomi, mi dice “ma quale romanzo o racconto,
in te c’è un respiro teatrale, fanne un testo da portare
in scena”. Un testo teatrale? Nove mesi di scrittura. Un
testo teatrale! Come una gestazione, come una trama da
dipanare, come qualcosa che mi era sempre appartenuto
e che prendeva forma. Era pronto. Sembrava piu che
altro che il testo stesse aspettando me, dalla scelta delle
musiche alle parole è stata una continua intuizione. Nasce
cosi il 21 giugno del 2011 al Teatro Argot di Roma, voluto
prepotentemente da me con tutte le difficoltà del caso,
autoprodotto, con l’aiuto di Silvia Bello (l’aiuto regia)
e di Claudia Gusmano (e all’epoca dell’attrice Adriana
Parrinello) questo debutto mi esplode davanti come una
delle piu forti emozioni provate. Da quel giorno non si è
fermato piu, da Padova (vittoriosi al Teatro de Linutile) a
Scicli in Sicilia, dal Teatro Due al Quirino di Roma, fino ad
oggi, fino al Fringe, fino a rendermi conto che Franca Rosa
e Maria non sono sole i personaggi di questo spettacolo ma
sono le mie eroine, capaci di toccare l’animo di qualsiasi
pubblico.
gaiaitalia
Come nasce Accura Teatro?
Accura nasce da un’esigenza tecnica prima
di tutto, dovevamo tutelare in qualche
modo il cammino di questo progetto, volevo
dare un identità a ciò che stava nascendo,
cosi con la collaborazione di Silvia Bello e
di Claudia Gusmano ho fondato nello stesso
anno del debutto di Taddrarite l’associazione
che adesso abbraccia gli spettacoli che
continuiamo ad autoprodurre. Una compagnia
prevaletemente al femminile. Il nostro lavoro
parte tutto dal testo, dalla parola, lavoriamo
sulle emozioni e sul ritmo, sulla sonorità e
sulla musicalità del linguaggio, il siciliano ne
facilita l’intento. Ho scelto il nome Accura per
un omaggio al mio maestro Michele Perriera,
è una parola che il personaggio dell’astrologa
nel testo Anticamera, scritto da lui, ripete più
volte. E poi in siciliano significa “attenzione”,
come un richiamo, come a voler puntare un
occhio di bue sulla scena per farci ascoltare,
come quella particolare attenzione di cui oggi
il teatro ha tanto bisogno.
E Luana Rondinelli autrice e regista?
La passione mi ha spinto a scrivere, l’ho
sempre fatto, ma non avrei mai pensato
che con le mie parole avrebbero parlato
dei personaggi sulla scena, il linguaggio è
importante, la parola è importante, arriva
dritta al cuore senza velleità, senza quegli
artefici di cui oggi le scene si riempiono, da
qui l’idea di reinventarmi “regista” per non
snaturare il testo, perché quello che scrivo
lo vedo dinnanzi a me come una visione e
quella visione l’ho voluta mettere in scena io,
scommettendo su me stessa. Dirigire è molto
difficilie, le difficoltà sono state tante, ho
ancora tanto da imparare.
Taddrarite significa pipistrello, chi sono i
pipistrelli?
I pipistrelli sono tutte quelle persone che vivono
al buio, che si nascondono, che hanno paura
del giudizio degli altri, “U scuro cummogghia
tutti i cosi” (il buio nasconde tutto) dice con
fermezza Franca in scena, da quel buio però
la mie “pipistrelle” trovano il coraggio di
riiniziare, di cercare uno spiraglio, perche non
si puo essere succubi di quella paura che ci
spinge a vivere nascosti. Sempre Franca alla
fine dello spettacolo dice “a nasciri n’avutra
vota c’è sempi tempo” (a nascere un’altra
volta c’è ancora tempo) bisogna solo trovare
il coraggio.
mese 12
gagagaga
Le donne si stanno facendo largo a suon di qualità in un
mondo come quello teatrale assolutamente maschile.
Era ora?
Credo che le donne si siano sempre fatte sentire, la poca
attenzione data non prescinde dal fatto che queste donne
non abbiano dato tanto al teatro, qualitativamente e
forti nell affrontare con sensibilità e coraggio tematiche
delicate e particolari le donne ci sono state, ci sono e ci
saranno sempre, io in cuor mio mi auguro di continuare su
questa strada, abbiamo grossi esempi oggi di donne che al
loro nome affiancano realtà teatrali importanti, dipende
da noi, bisogna rischiare soprattutto in un periodo come
questo.
Avete vinto il Roma Fringe Festival...
Ecco. Riprendendo la domanda di prima, sono strafelice
che sul podio del Roma Fringe Festival ci siano tre donne,
con uno spettacolo tutto al femminile. Eravamo le uniche
donne in finale, ci tenevo particolarmente, che sia stato
inaspettato è poco, nel senso che non avrei mai pensato
di poter vincere, soprattutto dopo la vittoria dell’anno
prima dei ragazzi di Vucciria Teatro, compagnia siciliana,
anch’ essi con uno spettacolo in dialetto, questo sta a
dimostrare la veridicità e la freschezza di questo festival e
di una giuria pronta a riscomettere. Il premio come miglior
drammaturgia mi onora, ogni parola di Taddrarite è scritta
col cuore e sentita sulla pelle, il tema della violenza
domestica e della violenza sulle donne in generale ha
bisogno di spettacoli che arrivino diritti per lanciare un
messaggio, il teatro può farlo! Spero che il Fringe dia la
giusta luce al percorso di questo spettacolo. La vittoria
di Claudia Gusmano come miglior attrice è un premio che
merita e che incorona il suo talento, ne sono orgogliosa,
anche perchè il suo personaggio è quello che sento più
mio; drammaturgicamente tutto è partito da un monologo
di Maria.
Ora andrete negli USA, dove precisamente?
Stiamo ponderando un po’ le varie mete, ma il nostro
obbiettivo è quello di arrivare a New York, di portare
l’Italia e la nostra realtà oltre oceano, un sogno, una meta
cosi lontana, un modo per “urlare” ancora di più e farci
sentire.
Con il suo testo lei solleva il velo di ipocrisia
che vuole le famiglie perfette, oasi di pace
e inattaccabili...
Le famiglie. Spesso cassaforti di ipocrisie.
“Circoli viziosi”. Hanno costruito negli anni
un’ idea di famiglia inattaccabile, al suo
interno però puo accadere di tutto, un vaso
di pandora che aprendosi fa crollare ideologie
e moralità, la prassi è sempre la stessa! Ciò
a cui bisognerebbe guardare adesso è ad un
sentimento, la famiglia è amore, se mirassimo
al concepimento di questo, avremmo modo
di pensare meno alla “facciata” e di più a
cosa lega veramente un nucleo chiamato
“Famiglia”.
... E Ha scelto il dialetto...
Il dialetto era la via più facile, mi appartiene,
è musica, passione. Alcune parole le ho
volutamente scritte in dialetto “stretto”
quasi incomprensibili ma di una musicalità
che trascina, è stata una scelta azzardata
ma azzeccata, in italiano il testo perderebbe
quel fuoco di cui vive e che noi dalla scena
“lanciamo” direttamente alla platea.
Qualcuno ha definito “Taddrarite” uno
spettacolo “geniale”... Lei che dice?
Geniale? È un complimento, grazie, mi viene da
sorridere però, io in realtà ho scritto e diretto
nel modo piu semplice possibile, credo forse
che la genialità stia in questo. Secondo me la
verità, la passione, il talento delle attrici, la
forza delle persone che hanno collaborato,
hanno reso questo spettacolo geniale, io ho
guardato un po’ piu in là… Ed ho fatto bene
(risorrido).
Progetti futuri?
Si, imminente è il nostro debutto al Piccolo
di Milano il 29 settembre all interno della
rassegna Trame d’Autore, una tappa che ci
onora e gratifica, poi portare avanti i due
figli più piccoli “Giacominazza” e “A testa
sutta” che andranno in scena il prossimo anno
con date da definire ma che grazie anche a
Gaiaitalia.com vi faremo sapere, e poi la
strada per Taddrarite si apre sempre di più,
ma per scaramanzia preferisco ancora non
dire niente. Seguiteci.
Non ne dubiti. Vi seguiremo.
gaiaitalia mese 13
©gaiaitalia.com 2014
riproduzione vietata
Il suo nome
era
MARYLIN
gaiaitalia mese 15
MONROE
gaiaitalia mese 16
Un sogno che si spegne. Il 5 agosto 1962
Marylin Monroe viene trovato morta nella
sua stanza d’albergo. Una ridda di voci
cominceranno immediatamente a susseguirsi,
voci che a tutt’oggi non si sono placate. Era o
no l’amante dei Kennedy? Era o no l’amante
del solo presidente John Fitzgerald Kennedy?
Non si sa nulla. Su di lei sono state scritte
molte cose. Realizzati spettacoli visti anche
a Roma, dei quali si sarebbe potuto fare a
meno, scritto articoli su articoli tesi più ad
indagare con pruderie nella sua vita privata
fingendo di volere scoprire l’essere umano,
che ad occuparsi veramente di ciò che la
Diva, la più bella del mondo, l’irripetibile
Marylin, era: una donna come tutte le altre,
con le sue debolezze e virtù ed il peso della
gloria e di un amore impossibile.
Marylin Monroe soffriva di depressioni acuite
dal suo uso di psicofarmaci dalla dubbia
efficacia (uno dei quali avrebbe ucciso anche
Michael Jackson) e dalla sua passione per la
combinazione dei farmaci con lo champagne
che, si dice, bevesse a qualsiasi ora del giorno
e della notte. Avrebbe oggi 88 anni.
Bellissima, ma non solo. Marylin Monroe era
bravissima. Non era solo una diva. Aveva
un grandissimo talento. Dopo il suo primo
contratto, che firma nel 1946, ed alcune
parti minori, arrivano i grandi successi: film
come Giungla d’asfalto o Eva contro Eva.
Quindi Niagara e Gli uomini preferiscono
le bionde, quindi la definitiva consacrazione
internazionale con Come sposare un
milionario, Quando la moglie è in vacanza,
Fermata d’autobus e A qualcuno piace
caldo, film per il quale vinse il Golden Globe
nel 1959.
Canta. E canta benissimo: ha successo con
My Heart Belongs to Daddy di Cole Porter,
con Bye Bye Baby e Diamonds Are a Girl’s
Best Friend, inserite nella colonna sonora di
Gli uomini preferiscono le bionde, e con la
canzone I Wanna Be Loved by You, cantata
nel film A qualcuno piace caldo. L’America
va in visibilio quando Marylin Monroe canta
Happy Birthday, Mr. President in occasione
del compleanno del presidente Kennedy.
Poche righe per non dimenticarla. Come se
dimenticarla fosse possibile.
SHEILA McKINNON
BORNINVISIBLE
MUSEO DI ROMA
IN TRASTEVERE
gaiaitalia mese 17
Utilizzando una tecnica unica nel linguaggio
artistico, McKinnon ha sviluppato il suo lavoro
elaborando un processo creativo per cui
ogni immagine può essere trasformata per
diventare rappresentazione significativa di
migliaia di vite. L’artista scopre “nuovi modi
di vedere” le immagini senza abbandonare la
potenzialità del contenuto compositivo.
McKinnon usa il colore in un modo
figurativamente seducente, come un’esca
per attirare la nostra attenzione verso il
soggetto centrale: la vita della figura nel
fotogramma.
Il colore, spesso discusso e apprezzato
nell’opera dell’artista per la sua intensità
e per la bellezza che conferisce alle sue
composizioni, è l’elemento fondamentale
che ci rapisce emotivamente e ci riporta
al dibattito in corso in tutte le società del
mondo moderno sui diritti delle ragazze e
sul ruolo delle donne, sulla sessualità e sulla
parità di genere.
Sheila McKinnon è nata in Canada e vive
da molti anni in Italia. Ha lavorato come
fotografa e giornalista in Africa, Asia,
Europa e in Medio Oriente per varie testate
europee e nord americane: The New York
Times, Newsweek, The International
Herald Tribune, The Los Angeles Times,
Geo&Geo, Die Welt, Beaux Arts Magazine,
Saveur Magazine, The Toronto Globe and
Mail, Elle Spain, Elle Hungary oltre che
per il Corriere della Sera, La Repubblica,
Panorama, Espresso, Il Messaggero, Amica,
Oggi, Gente, Sette, Io Donna, D e Grazia.
Ha collaborato con varie organizzazioni
umanitarie, come l’UNICEF, la FAO, UNFPA,
IDLO, La Comunità di Sant’Egidio, Africare,
Aidos ed altri.
Museo di Roma in Trastevere
Orario
da martedì a domenica ore 10.00-20.00
chiuso lunedì
Tlf +39 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00)
gaiaitalia mese 18
altri stermini
PORRAJMOS
Il 2 agosto scorso è stato l’anniversario del “Porrajmos”, lo sterminio
del popolo Rom durante il regime nazifascista. In un solo giorno 2.897
Rom, Sinti e Camminanti furono sterminati in un solo giorno. Nel
corso del conflitto voluto dal delirante sogno ariano dei Nazifascisti,
si stima furono sterminati 500 mila Rom. Una delle tante pagine buie
della nostra storia.
Ma la discriminazione dei ROM, nomadi per cultura e tradizioni,
comincia da molto lontano. Furono accusati di stregoneria, e durante
il Sacro Romano Impero di essere spie al servizio dei turchi.
Il pregiudizio che vuole il Rom criminale incallito ed irrecuperabile,
che non vuole riconoscere la lingua e la cultura Roma, trincerandosi
dietro l’odio per i ladri e gli accattoni, ha impedito una reale
conoscenza della cultura Rom, favorendo quello che è oggi conosciuto
come
antigitanismo, questo nonostante i Rom manifestino anche talenti
piuttosto spiccati per la musica ed ogni forma d’arte in generale.
Ma la loro struttura sociale rappresenta ancora una barriera alla
conoscenza delle loro tradizioni.
A partire dalla presa del potere da parte di Hitler si acutizzo il
sentimento anti-zingaro tedesco, che ai tempi era anti-tutto ciò che
non rappresentava l’ideale di razza ariana, di perfezione, che la
“religione nazista” era riuscita a trasmettere alla Germania intera,
all’Austria e anche, con l’aiuto di Mussolini, all’Italia. A Monaco di
Baviera venne dato il vial al “Servizio informazioni sugli zingari” già
nel 1899, prontamente trasformato dal Reich nel 1929 in “Ufficio
centrale per la lotta alla piaga zingara” e utilizzato dai nazisti per
attingere informazioni su Rom e Sinti per poter trovare motivazioni
scientifiche [sic] utili ad avvalorare le tesi che volevano gli zingari
non appartenenti alla razza ariana e quindi appartenenti alle “razze
impure” e come tali, indegni.Da quel momento gli zingari dovettero
chiedere il permesso della polizia per passare da un accampamento
all’altro.
Fu il libro di Tobias Portschy: La questione zingara (Die Zigeunerfrage)
del 1938, lo scritto che diede il via alla persecuzione razziale dei Rom,
unitamente ad un articolo apparso sulla rivista medica Fortschitte der
Erbathologie, a firma di Robert Ritter, in cui si affermava che “non
c’erano più zingari puri poiché avevano assimilato le caratteristiche
peggiori delle popolazioni dei numerosi Paesi in cui avevano soggiornato
nella loro secolare migrazione dall’India. Pertanto, non si potevano
considerare “ariani puri” ma “ariani decaduti”, appartenenti a
una “razza degenerata”[Wikipedia]. Per Ritter poi i nomadi erano
portatori di un pericolosissimo gene: quello del nomadismo. Fu grazie
a lui che nel 1937 venne varata una legge che affermava si affermava
che gli zingari erano geneticamente criminali, e per questo dovevano
essere messi agli arresti. Nel 1940, grazie ancora allo stesso Ritter,
che per bloccare la diffusione di una minoranza “degenerata, asociale
e criminale”, il Reich propose la sterilizzazione forzata di tutti i Rom.
Da lì alla decisione di passare alla soluzione finale, lo sterminio
dei Rom, già decisa per gli ebrei e per altre minoranze, il passo
fu breve. Furono almeno 500mila i Rom, Sinti e Camminanti che il
Nazismo uccise nei campi di sterminio in quello che si ricorda come
“Porrajmos”.
gaiaitalia mese 20
COMINCIANO
A QUADRARE
I CONTI
La cura Cairo comincia a fare bene a La7, dopo il taglio dei costi imposto
dall’editore che ha comprato la rete da Telecom nel 2013 e che in poco più
di un anno ha riportato i conti in positivo. Nei primi sei mesi del 2014 La7
ha generato un margine operativo lordo positivo di 4,9 milioni di euro,
contro i 28,7 milioni di perdita operativa dello stesso periodo del 2013 e i
62,9 dell’intero 2012.
Lo ha reso noto il consiglio di amministrazione di Cairo Communications del gruppo fanne parte oltre a La7 anche Cairo Editore, Editoriale Giorgio
Mondadori e Cairo Pubblicità - dopo la riunione dei giorni scorsi. Nel
comunicato si legge che “il gruppo ha continuato a conseguire risultati
fortemente positivi nei suoi settori tradizionali (editoria periodici e
concessionaria di pubblicità) e perseguito il consolidamento dei risultati
degli interventi di razionalizzazione dei costi del settore editoriale
televisivo (La7) implementato negli otto mesi di attività del 2013”.
Cari è proprietario - a titolo personale - anche del 3,6% di RCS, editore del
Corriere della Sera.
Interessanti anche i dati dell’audience: nel semestre preso in esame lo
share per La7% è stato del 3,6% nel giorno medio e del 4,24% in prima
serata. Nel mese di gennaio la rete ha raggiunto in prima serata uno
share medio del 4,14%, sceso al 3,97% in giugno. Si immaginano possibilità
di crescita ulteriori considerato il recente acquisto da parte de La7 di
Giovanni Floris, che la RAI ha lasciato in mano alla concorrenza come se
non avesse bisogno di cavalli di razza.
Il comunicato stampa del gruppo comunica che si “considera realizzabile
l’obiettivo di continuare a conseguire risultati gestionali positivi” e rende
noto infine che la controllata Cairo Network - scrive Il Fatto Quotidiano
- ha partecipato alla gara per le frequenze televisive digitali indetta dal
ministero dello Sviluppo economico e si è aggiudicato i diritti d’uso di un
lotto per vent’anni alleandosi subito dopo con Ei Towers, azienda delle
torri televisive che fa capo alla famiglia Berlusconi, per realizzare e gestire
la nuova rete destinata a nascere sulle frequenze acquistate.
gaiaitalia mese 22
ISIS
O DELLA
ISLAMIZZAZIONE
L’islamismo radicale
dei Jihadisti guidati
dall’autoproclamatosi
califfo Al-Baghdadi
sta
riuscendo con brutalità, assassinii, attentati, violenze sugli sciiti, sui
cristiani e sulle donne ad instaurare ilr egime islamista radicale vaticinato dalla follia di Osama Bin-Laden e dai suoi seguaci qaedisti e
mercenari. Dopo avere conquistato i territori segnati in nero (il colore
della loro rivoluzione e della loro bandiera) sulla cartina che vedete a
destra, i jihadisti sono riusciti a conquistare anche i territori nel nord
dell’Iraq, zona prevalentemente occupata dai Curdi che erano riusciti sinora a respingere gli attacchi degli islamisti. Pochi giorni prima
anche i terroristi che stanno combattendo in Libia hanno annunciato
la conquista di Bengasi e l’instaurazione di un califfato islamico nella
città libica. La notizia è stata prontamente smentita dalle autorità
libiche. Subito dopo dal nord dell’Iraq la notizia che le feroci milizie
sunnite hanno conquistato la città di Wana, dopo avere preso le città
di Zummar e Sinjar, tutte nella provincia di Ninive a nord di Mosul,
conquistando anche il campo petrolifero di Ain Zalah e la raffineria
adiacente.
Qualche settimana prima - il 19 luglio - i qaedisti aveva obbligato
la popolazione cristiana di Mosul, presente in territorio iracheno da
circa due millenni, ad andarsene dalla città, con un ultimatum che
imponeva loro la conversione all’Islam, pagare la jizya, la pesante
tassa che grava sugli infedeli [sic], o passare per la spada.
Nei giorni immediatamente successivi i capi dei jihadisti aveva emanato un decreto negli ex territori siriani che obbliga le donne nubili a
darsi in sposa spontaneamente ai combattenti dell’Isis pena la frusta
o la lapidazione. Sempre negli ex territori siriani il 20 luglio scorso
due donne erano state lapidate in 24 ore nella regione di Raqqa, in
una piazza centrale del capoluogo. Le donne erano state accusate
arbitrariamente di adulterio e giudicate con un processo sommario.
Gli stessi jihadisti hanno quindi proceduto alla lapidazione delle due
donne dopo che i cittadini si erano rifiutati di farlo.
gaiaitalia mese 24
EBOLA
tragedia
British Airways ha deciso la
sospensione fino al 31 agosto
di tutti i voli per Liberia
e Sierra Leone, mentre lo
scalo tedesco di Francoforte
ha rafforzato i controlli.
Rainews 24 annunciava il 5 agosto attorno alle 19.00 che un secondo caso di ebola
era stato annunciato dalle autorità nigeriane e che l’esercito si era asserragliato alle
frontiere per impedire l’entrata di eventuali ammalati, come se un virus potesse
essere fermato dall’esercito. La stessa testata parlava anche di 889 morti per ebola
sui 1323 casi diagnosticati e della più feroce epidemia della storia causata da una
variante del virus estremamente aggressiva che uccide il 90% delle persone infettate.
L’infettivologo dell’Istituto San Gallicano di Roma intervistato dalla testata,
rassicurava sui possibili casi di ebola futuri in Italia ed in Europa per le caratteristiche
della malattia che si presenta a pochissime ore dal contagio e per il fatto che per
contrarre il virus, che non si propaga per via aerea, bisogna entrare in contatto con
i fluidi corporei de malati, anche da cadaveri, sottolinenando i grandi mezzi in
possesso dei nostri operatori sanitari.
Una interessante analisi del Washington Post sulle ragioni dell’estendersi
dell’epidemia in Africa, sottolinea le diverse condizioni di modernizzazione delle
zone colpite, ora molto più avanzate rispetto alla priam epidemia verificatas 40
anni fa, che facilitano lo spostamento delle persone e quindi il contagio. Moderne
condizioni che si scontrano con le credenze tribali-religiose della popolazione –
radicatissime – che vogliono che siano gli stessi operatori sanitari a propagare
ebola, fatto dovuto al calo di fiducia nella medicina tradizionale e nelle pratiche di
salute pubblica verificatosi negli ultimi anni. Molte famiglie poi tengono nascosti i
casi di contagio per non far morire i loro cari in solitudine in una stanza d’ospedale,
infettandosi a loro volta. Contagi che sono difficilissimi da controllare e verificare,
con il risultato che ebola si propaga senza controllo.
Il presidente della Sierra Leone Ernest Bai Karoma, ha intanto dichiarato lo stato di
emergenza sanitaria a causa del virus ebola.
Scorrendo i quotidiani on-line, apprendiamo dall’ANSA che casi sospetti sono stati
segnalati negli USA (poi rientrati) e in Arabia Saudita dove un uomo è stato ricoverato
con sintomi sospetti dopo essere rientrato dalla Liberia. Dal momento che questo
numero di Gaiaitalia Mese esce il 7 agosto, le notizie qui riportate sono suscettibili di
cambiamenti che non riusciremo a seguire. Vi invitiamo pertanto a seguire il nostro
quotidiano Gaiaitalia.com per essere al corrente della situazione.
gaiaitalia mese 25
AFRICA
UGANDA
ANTIGAY
Uganda, la Corte Costituzionale
annulla la Legge Antigay
1 agosto 2014
a Corte Costituzionale ugandese ha annullato
la Legge Antigay approvata nei mesi scorsi che
prevedeva il bando alla “propaganda omosessuale”
ed il carcere a vita per gli omosessuali che
continuano a praticare l’omosessualità, che
sarebbe come punire gli etero per il fatto di
essere etero.
La legge è stata annullata perché la Corte ha
verificato che al momento della sua approvazione
non era stato raggiunto il quorum richiesto per
l’approvazione delle leggi.
L’omosessualità in Uganda rimane illegale con
pene che possono arrivare a 14 anni di carcere,
ma perlomeno l’indurimento delle pene è ora –
ma non certo l’odio instillato nella popolazione
verso gli omosessuali in questi ultimi mesi – ed
il fatto dell’illegalità dell’approvazione porrà
qualche problema in più alla credibilità del
presidente Museveni e del governo.
L’inviata della BBC Catherine Byaruhanga, ha
affermato che al momento della lettura della
sentenza i supporters dell’antigay bill si sono
infuriati.
La vicenda non si chiuderà sicuramente qui.
Uganda, il governo furioso contro
la Corte Costituzionale che ha
abolito l’antigay bill
4 agosto 2014
Il governo dell’Uganda farà ricorso contro la propria
Corte Costituzionale dopo che quest’ultima ha
dichiarato illegittima la legge antigay perché
approvata senza il raggiungimento del quorum in
parlamento al momento della votazione.
David Bahati, l’uomo che ha voluto la legge
portandola all’attenzione del parlamento, ha
dichiarato al quotidiano The Monitor: “Sono sicuro
che vinceremo la nostra battaglia” aggiungendo
che la sentenza della “Corte non rappresenta
assolutamente una vittoria. La morale della
popolazione ugandese prevarrà”.
Bahati ha poi dichiarato che il Governo
ricorrerà contro la decisione della propria
Corte Costituzionale. tupisce che non abbia
sottolineato come l’approvazione di una legge
senza il raggiungimento del quorum rappresenti
una frode e come un governo che non rispetta la
legge sia punibile come tutti gli altri cittadini.
Sempre secondo Bahati, da parte sua l’avvocato
che rappresentava il governo ha affermato che
non le era stata data la possibilità di dimostrare
la presenza del quorum in parlamento.
Uganda, restaurare la legge antigay entro “tre giorni”
La distruzione della vita delle persone omosessuali in Uganda è evidentemente una priorità così assoluta
per le forze politiche del Parlamento da far gridare agli stessi che la legge “va restaurata entro tre
giorni!” dopo che la Corte Costituzionale l’ha abrogata perché approvata senza il numero legale.
Lungi dallo scusarsi con i cittadini per avere agito in modo fraudolento, gli onnipotenti e castissimi
membri del parlamento ugandese si sono precipitati a riorganizzarsi per restaurare la Legge. David
Bahati, colui che ha sottoposto la legge al Parlamento dando il via alla persecuzione di gay e lesbiche
nel paese, ha detto che si tratta di una “emergenza legislativa” e che la restaurazione potrebbe essere
votata con provvedimento d’urgenza.
Durante una intervista a Radio24 del 5 agosto scorso un attivista ugandese ha sottolineato l’enorme
influenza della Chiesa nello sviluppo delle politiche antigay in Uganda ed i continui attacchi alle persone
omosessuali che arrivano dai pulpiti delle chiese del paese durante le cerimonie religiose. Attacchi così
forti – ha sottolineato – che rendono praticamente imposibile sradicare il pregiudizio antigay dalla
popolazione.
6 agosto 2014
gaiaitalia mese 27
VUCCIRÌA
TEATRO
E’ sempre un piacere seguire gli spettacoli di Vuccirìa Teatro,
innanzitutto perché sono degli eccellenti professionisti,
perché sono bravissimi attori, che calcano il palco con la
professionalità che dovrebbe essere propria
della gente di teatro e che si è purtroppo persa
per la strada negli ultimi anni a favore di vanità
insopportabili, di un livello recitativo indecente, di una
prosopopea insopportabile, di un livello culturale che
fa vergogna alla categoria, di una superficialità nelle
scelte artistiche e registiche raccapriccianti, tutto questo unito
all’arroganza di permettersi di insultare i critici che
giustamente dicono ciò che quel tipo di teatro è: nulla
A Vuccirìa Teatro oltre al merito della bravura, hanno quello
dell’umiltà che permette loro di abbracciarti alla fine
dello spettacolo e dirti “Come ti è sembrato?”, e quindi di
accogliere le tue osservazioni, quando ce ne sono,
e parlare con te amabilmente, perché in fondo il
tuo lavoro è anche il loro, perché lo spettacolo
una volta messo in scena non appartiene più alla compagnia
o all’attore, ma appartiene al pubblico. Che paga ed applaude.
A Vuccirìa Teatro lo sanno.
Dopo avere vinto il Roma Fringe Festival nel 2013 con “Io
mai niente con nessuno avevo fatto”, si sono rimessi in gioco
all’International Fringe Festival di San Diego (California) ed
hanno vinto anche lì, in un tripudio di giubilo e gaudio che
anche qui in Italia abbiamo vissuto, e che il nostro quotidiano
Gaiaitalia.com ha manifestato in più occasioni con
articoli, tweets e lanci Facebook. Il teatro off italiano
che vince anche all’estero è una grandissima cosa.
Li abbiamo rivisti con Battuage, il loro nuovo spettacolo, pochi
giorni fa al Gay Village di Roma (applausi, applausi),
in una situazione all’aperto in cui
la maleducazione del pubblico,
rumoroso e cialtrone,
ci ha impedito di godere al meglio del testo
dello spettacolo, che per fortuna avevamo già visto
la sera del debutto, diversi mesi fa, nella sala romana
del Teatro dell’Orologio e di cui il direttore editoriale
di questa rivista Alessandro Paesano
ha scritto qui. Battuage è uno spettacolo
molto forte in cui la regia di Joele Anastasi dirige
con pugno di ferro i quattro attori in scena
alle prese con una drammaturgia che li
mette a dura prova.
I romani potranno seguire Vuccirìa Teatro
l’8 settembre al Teatro Argentina
dove presenteranno “Io mai niente
con nessuno avevo fatto”, che li ha visti
vincitori al Fringe di Roma 2013
e San Diego 2014.
gaiaitalia mese 29
VUCCIRÍA TEATRO
Joele Anastasi
Enrico Sortino
Federica Carruba Toscano
Simone Leonardi
RACCONTI D’ESTATE
Gianfranco Maccaferri
e
Bo Summer’s
sono i protagonisti con le
loro
storie delle ultime pagine
del
nostro mensile.
Buona lettura
gaiaitalia mese 31
MEMLI... IL KOSOVARO
di Gianfranco Maccaferri
Quindici anni fa il Kosovo era la frontiera dell’odio, della carneficina, dell’incomprensione.
Sulla frontiera e in Albania c’erano i campi profughi per ospitare i kosovari che scappavano dalle
loro case.
Dentro l’Europa si ripeteva la guerra corpo a corpo, inattuale, fuori dalla storia; poi arrivarono dal
cielo le bombe e i missili tecnologici dei “caccia” amici (o nemici) e la distruzione fu tale che le
armi vennero deposte. Ma le carneficine si erano già attuate con il delirio delle fosse comuni, degli
stupri razzisti, dei massacri senza nomi, io non so i nomi di chi vinse come non so i nomi di chi perse
la vita, la dignità, la propria storia.
La pietà e la vergogna furono tali che un pesante silenzio avvolge tutt’ora le vite di una intera regione.
Quanti sanno come si vive oggi in Kosovo, quali sono i sogni di quella popolazione, chi comanda…
E adesso, quella gente, è serena? Gli odi sono terminati? La pulizia etnica di vendetta è stata perpetrata o la convivenza è possibile?
Passati quindici anni, invece di cercare su internet delle risposte, ho cercato Memli.
La storia:
Lo vidi arrivare, era l’unico ragazzo sui vent’anni in un gruppo di centinaia di donne, vecchi bambini
che lentamente stavano giungendo al campo.
I volti di tutti erano seri, anche i bambini avevano le stesse espressioni degli anziani.
La loro fame non riusciva ad avere il sopravvento sulla stanchezza.
Si sedettero a gruppi, suddivisi per famiglie e attesero, inermi; non sapevano neppure loro cosa li
attendeva, cosa aspettarsi, in silenzio fecero riposare i loro corpi.
Fu quel ventenne ad alzarsi per primo, venirmi incontro e chiedere all’interprete che era accanto a
me, quali modalità adottare perché anche loro potessero avere un pasto.
Al traduttore spiegai di dire semplicemente che avrebbero dovuto mettersi in fila e attendere il proprio turno per prendere il cibo. Per il resto delle operazioni ne avremmo parlato in seguito.
Con calma il ragazzo passò da tutti i gruppi famigliari e vidi che in silenzio, lentamente si alzarono
quasi tutti e si avvicinarono alla mensa. Solo alcune donne con i bambini in braccio e alcuni vecchi
rimasero seduti.
I primi a prendere i vassoi con il mangiare furono dei bambini che, invece di consumare il pasto, si
diressero verso le proprie mamme, i propri nonni e gli posarono acconto i vassoi.
Poi tornarono a mettersi in fondo alla lunga coda per aspettare il proprio turno.
Notai che il ventenne ad ognuno di questi bambini regalava un carezza sulla testa, spesso un sorriso
e li faceva passare avanti, rimanendo sempre lui l’ultimo della fila. Divenne immediatamente il mio
riferimento per ogni successiva “operazione” dedicata a quel gruppo di profughi.
gaiaitalia mese 32
La dignità e il decoro dei kosovari anche in quel gruppo si dimostrò assolutamente utile per procedere alle diverse fasi di identificazione, disinfestazione preventiva, visite mediche, ecc.
Ma la mia curiosità nei giorni successivi crebbe: perché Memli non era con tutti gli altri ragazzi e
uomini a combattere? Perché solo lui era rimasto assieme alle donne, ai bambini, agli anziani?
Tutte quelle famiglie provenivano dallo stesso paese un po’ sperduto tra le montagne interne del
Kosovo. Un piccolo paese di neppure 500 abitanti, di cui tutti gli uomini dai 16 anni in su si erano
arruolati nell’UCK per combattere i nemici serbi.
E Memli? Quando trovai l’occasione giusta per chiederglielo mi rispose un po’ infastidito che la
guerra non era cosa sua, ma che era felice di essere rimasto a casa perché adesso tutti gli volevano bene e lo rispettavano.
Non avendo capito nulla sulle motivazioni reali del suo non arruolarsi, chiesi all’interprete se,
chiacchierando con gli anziani, riusciva a scoprire qualcosa.
Ricordo l’imbarazzo dell’interprete quando mi disse, con poche parole, che Memli non era un ragazzo adatto per combattere.
Una sera, vedendo l’interprete chiacchierare tranquillamente con alcuni anziani, decisi di sedermi
con loro e chiesi di spiegarmi perché tutti volevano così bene a Memli.
Il racconto degli anziani fu esaustivo: quando in paese si sparse la notizia dell’imminente arrivo
di una truppa di mercenari filoserbi il terrore divenne tale che nessuno era in grado di decidere
il da farsi, anche perché non era rimasto nessun uomo a difendere il paese; allora Memli prese
l’iniziativa e chiese di farsi affidare tutti i ragazzini e i bambini in grado di camminare autonomamente per almeno 2 ore, li voleva portare con lui nelle baite in montagna; tutte le mamme prepararono velocemente per ogni bambino una sacca con dentro qualcosa da mangiare; in pochissimo
tempo il numeroso gruppo iniziò la marcia per i sentieri che solo chi era sempre vissuto in quel
paese poteva conoscere; per tre giorni i bambini rimasero lontani da casa, solo Memli due volte al
giorno scendeva verso il paese per spiare cosa avveniva e capire quando i mercenari se ne fossero
andati; quando non vide più i mercenari serbi e tutti i loro mezzi, Memli tornò con il gruppo dei
ragazzini e dei bambini, tutti in paese lo baciarono e lo ringraziarono tra le lacrime, anche i vecchi dissero che era un eroe del paese.
Il racconto però non contemplò cosa successe alle donne e agli anziani in quei tre giorni con i mercenari serbi padroni del paese …e io non lo chiesi.
La storia che udii mi fece capire che Memli poteva essere la persona giusta, meglio
dell’interprete, per leggere le informative che giungevano dai comandi militari che contenevano i
nomi degli uomini morti o feriti in battaglia.
Inizialmente mi disse che non se la sentiva di affrontare una situazione che prevedeva il sostenere un certo distacco dalle scene di strazio che la lettura di ogni nome provocava. Gli regalai
un paio di occhiali scuri per far trapelare meno il suo coinvolgimento e gli promisi che sarei stato
comunque al suo fianco. E così ogni volta che arrivava un nuovo elenco di nomi che comprendeva
famigliari delle famiglie del campo profughi, dicevo a Memli di radunare gli adulti e lui procedeva
alla lettura.
Un pomeriggio capitò l’imprevedibile: lesse il primo nome e cognome con l’età e il paese di residenza, poi il secondo, al terzo disse “Arber…” lo ripeté una, due, tre volte poi tacque; un silenzio
per me incomprensibile durò sino a quando Memli urlò con tutto il fiato “Arber” poi cadde in ginocchio, si coprì il volto e iniziò a piangere continuando a ripetere “Arber”, il pianto si trasformò
in singhiozzi e quel nome ripetuto divenne una cantilena soffocata.
gaiaitalia mese 33
Cercai con forza di alzarlo da terra, lui prima mi guardò da inginocchiato con il volto lacerato da
una smorfia selvaggia, poi si alzò e si allontanò dondolando come ubriaco e riprese ad urlare “Arber”. Nessuno lo seguì, tutti rimasero in silenzio, composti, ad occhi bassi rispettosi del dolore.
Non so dove andò, neppure a cena si presentò in mensa; prima di dormire decisi di andare sino
alla tenda che lo ospitava e poi fare un giro lungo il perimetro del campo sperando di trovarlo,
ma non lo vidi.
Alle prime luci del mattino mi svegliai sentendo un rantolo accanto a me, era Memli rannicchiato
su se stesso che si era appiccicato al mio corpo. Mi stupii di non averlo sentito entrare in tenda
nella notte, ma la stanchezza di quei giorni provocava sempre un sonno breve ma pesantissimo.
Lo guardai e capii che non aveva dormito, poi gli chiesi se Arber era suo fratello, suo padre…
Mi guardò con occhi stanchi, lucidi, gonfi e sussurrò con un inaspettato e dolcissimo sorriso: “Io lo
amavo”.
Lo presi tra le braccia e con dolcezza gli dissi che poteva raccontarmi quello che voleva, che
poteva rivelarmi il suo segreto, che io mai avrei detto nulla.
Arber era il suo amore, il ragazzo con il quale, di nascosto da tutti, da tre anni andava in montagna e lì vivevano la loro intimità; Arber era un ragazzo forte, un protagonista rispettato e temuto
dagli altri giovani del paese, mai avrebbe voluto che si sapesse della loro relazione, il loro rapporto rimase esclusivo e segreto. Sincero. Memli non era geloso nel vedere il suo amore fare lo
scemo con le ragazze del paese, forse anche baciarle, Arber era Arber!
Ma Arber fu anche il primo degli uomini giovani a partire per arruolarsi nell’UCK lasciando così
Memli da solo, in attesa del suo ritorno.
Memli per descriversi mi disse che, al contrario di Arber, non fu mai un ragazzo irruento, leader,
spaccone; per carattere evitava gli agonismi, per sincerità evitava di corteggiare le ragazze, così
in paese tutti sospettarono apertamente del suo essere omosessuale da quando aveva solo 15
anni ed in quanto gay iniziò a non esistere, ad essere escluso da tutto e da tutti, semplicemente
veniva ignorato: in Kosovo l’omosessualità non esiste!
Solo con l’iniziativa di portare i bambini lontano dal paese all’arrivo dei miliziani serbi e di riportarli in paese dopo tre giorni sani e salvi, Memli ottenne lo status di uomo, di persona, solo al suo
ritorno sigillò il suo esistere, il suo comunque far parte di quella piccola società.
Compresa appieno la tragedia che colpì Memli, ma anche la sua difficile vita al paese, lo tenni tra
le braccia sino al mattino inoltrato, in silenzio, ogni tanto gli accarezzavo i capelli. Quando si addormentò, delicatamente lo sdraiai, mi alzai senza far rumore e incominciai la mia solita giornata
al campo.
Da quel giorno Memli tacque e tutti rispettarono il suo silenzio.
Neppure ai bambini regalò più un sorriso.
Arrivarono i giorni del cessate il fuoco e del ritorno dei soldati sopravvissuti che, giunti al campo
profughi si unirono alla famiglia per qualche giorno, il tempo necessario per organizzare il rientro
al paese.
Notai che tutti gli uomini, dopo aver salutato le donne, gli anziani, i bambini, andavano subito da
Memli e lo abbracciavano, lo ringraziavano e lui, ogni volta, in silenzio piangeva. Allora gli uomini
iniziavano a parlargli a bassa voce, quasi gli sussurravano.
gaiaitalia mese 34
Chiesi all’interprete cosa raccontavano ogni volta gli uomini a Memli e lui rispose: “Gli raccontano
di come Arber si è fatto onore, delle battaglie in cui è stato l’eroe, di come è morto senza paura,
gli raccontano quelle cose che si dicono alle donne quando parli del marito morto in guerra”.
Rimasi stupito che gli uomini sapessero di quell’amore e quando mi ritrovai da solo con Memli gli
chiesi “Ma quindi in paese sapevano della vostra storia d’amore?” Lui mi guardò dritto negli occhi,
anche lui stupito e interruppe il silenzio che lo avvolgeva oramai da settimane: “Ho scoperto che
tutto il paese sapeva da sempre del nostro amore, delle nostre fughe in montagna, ma mai nessuno si è permesso di umiliare Arber come hanno fatto con me. Io non posso tornare con loro al
paese, credo che andrò a Pristina dove non conosco nessuno e nessuno conosce la mia storia”.
Quando decise di partire dal campo con destinazione Pristina i suoi occhi non erano pieni di vita
per la nuova avventura, ma mi ringraziò infinite volte e volle avere il mio recapito in Italia, voleva
un riferimento che non fossero gli abitanti del suo paese.
Passati quindici anni, invece di cercare su internet delle risposte, ho cercato Memli: avendo i suoi
dati l’ho trovato facilmente, Facebook è un grande database!
Memli vive a Pristina e di lavoro fa il metalmeccanico in una fabbrica. E’ parte attiva
dell’organizzazione per il riconoscimento dei diritti omosessuali “Elysium” e ha ritrovato il grande
amore solo cinque anni fa: un ragazzo che fisicamente gli ricorda tantissimo Arber, ma di carattere
è quasi all’opposto.
Memli mi ha confidato che, per la ricorrenza del giorno della morte di Arber, per dieci anni è tornato al paese d’origine per ricongiungersi a lui, per salutarlo, per piangere sulla terra che ricopriva il suo amore.
Ma oggi è, se non felice, almeno sereno e forse viene in Italia a trovarmi con il suo fidanzato,
tanto il mio recapito lo ha conservato.
PILLOLA
di Bo Summer’s
(storia di AIDS semivera e romanzata)
E così Wilhelm Reich è stato, per quel che ne so io, cioè ben poco, il primo ricercatore ad applicare
il metodo scientifico ai fenomeni sessuali, a misurare precisamente la carica elettrica di un orgasmo,
e ad unire queste misurazioni all’esperienza soggettiva del piacere e dispiacere.
“Vorrei fare sesso selvaggio con te”, è la risposta.
Mi va di raccontarvi questa storia perché la Pillola, proprio per gli effetti collaterali che produce,
dovrà essere data sotto stretto controllo medico al fine di controllare e prevenire, il più possibile,
gli effetti collaterali, non è come prendere l’aspirina o la tachipirina.
Però una cura è funzionale quando il virus è tenuto a bada anche senza continuare il trattamento. Il
virus è ancora rilevabile nel corpo.
Un team di esperti ha raccomandato la messa in commercio della Pillola come trattamento preventivo per l’HIV. Il tutto non è vincolato al parere dei medici. E intanto, si sta per avviare un progetto
di prevenzione dell’HIV basato sulla somministrazione della Pillola che abbatte le probabilità di infezione dal virus. La Pillola, che in realtà è già utilizzato per trattare pazienti già affetti da HIV, sarà
testato su soggetti non infetti ma ritenuti a rischio, come gay, bisessuali e trans.
Questa nuova Pillola preventiva costituisce un’altra arma nella lotta a questa terribile epidemia,
spiega il direttore dell’HIV/AIDS Research Program. È d’accordo anche l’AIDS Project, secondo cui la
Pillola rappresenta un’opportunità enorme per le persone ad alto rischio di infezione, facilitando il
loro approccio alla prevenzione: è irrealistico pensare che una persona sana vada a farsi controllare
da un medico ogni mese, dicono. Non mancano, tuttavia, le critiche al progetto, come quella del
presidente dell’AIDS Healthcare Foundation che sostiene che gli uomini – eterosessuali, gay o bisessuali – non vogliono usare il profilattico, è cosa ormai nota. Se gli diamo un’altra ragione per non
farlo, non lo faranno.
La Pillola è un medicinale prodotto della miscela di due principi attivi, entrambi già usati nel trattamento delle infezioni da HIV. Nei test effettuati su un campione di popolazione maschile a rischio, la
sua assunzione quotidiana si è dimostrata in grado di far crollare del 44% i casi di malattia e del 70%
le probabilità di infezione.
E così l’annuncio della scoperta è stato dato sulle pagine delle riviste specializzate. Bene bravi, ma
che velocità.
Un team internazionale di scienziati ha condotto un test su un campione di persone, in varie parti
del mondo. I soggetti erano gay, transgender o maschi bisessuali, quindi con un alto rischio di contrarre il virus?, ed hanno preso la Pillola regolarmente per un periodo di due anni. Secondo gli autori
del lavoro, è la prima volta che si riesce a dimostrare che il rischio di contagio del virus può essere
ridotto attraverso un Pillola preventivo. Le persone coinvolte provenivano da diversi paesi.
“I risultati finora ottenuti fanno ben sperare, soprattutto perché sembra che la Pillola non dia effetti collaterali a lungo termine, e l’unico inconveniente riferito sembra essere il mal di testa”. Sì,
vabbé, questo dicono.
gaiaitalia mese 36
Gli uomini coinvolti nella sperimentazione, continueranno ad assumere la Pillola e ad essere monitorati. Sarà così possibile controllare la resistenza alla Pillola e verificare la presenza di eventuali
effetti collaterali nel lungo termine. Aveva già mostrato di funzionare nel prevenire i contagi e,
infatti, gli esperti ne avevano sottolineato l’efficacia. Grazie alla combinazione con un gel, la
Pillola antiretrovirale dava una copertura al virus nel 39% dei casi, una percentuale che salirebbe
al 54% con la massima aderenza alla terapia.
“La Pillola ha una marcia in più rispetto al gel microbicida: è già disponibile e prescrivibile in
molti paesi, mentre il gel c’è, ma in piccole quantità ed è utilizzabile solo per le sperimentazioni
cliniche”, è stato detto.
Il dato incoraggiante dello studio è inoltre che la terapia con la Pillola in questione sembra rendere gli uomini più propensi ad avere rapporti protetti, contraddicendo così i timori di molti
esperti. Da tener presente, tuttavia, che il livello di protezione varia notevolmente a seconda
dell’aderenza alla terapia. E poi bisogna naturalmente attenersi alle dosi prescritte per rendere
efficace la molecola.
Nel campione di uomini che usa correttamente la Pillola, con un’aderenza alla terapia del 90%, si
è registrata una diminuzione del rischio di HIV del 73%; in quelli che hanno un’aderenza inferiore
al 90%, il rischio è diminuito solo del 21%.
Così i ricercatori pensano che questo tipo di protezione, chiamata Pre-Exposure Prophylaxis,
potrebbe essere utilizzata da quelle categorie di uomini che sono maggiormente a rischio di contrazione del virus dell’HIV, come chi si prostituisce o i detenuti nelle carceri. Bella idea, non vi
pare? Geniali proprio.
“Un giorno, mi installai dentro il mio grande accumulatore di sperma tenendo quello piccolo davanti al cavallo dei pantaloni: venni immediatamente urlando: Uuhh. Mi fai sembrare così vecchioooooo”.
“Ma insomma, tuttavia, ho delle forti perplessità su questa Pillola. Cioè io ho un mio amico
d’infanzia , quasi come un fratello per me, che abbiamo fatto tutte quante le scuole insieme
asilo, elementari, medie e superiori, che dopo una relazione etero sessuale, è bene dirlo e che cazzo!, si è scoperto sieropositivo e da sei anni come terapia gli viene consigliato proprio la Pillola,
purtroppo non ho potuto non vedere gli effetti collaterali della Pillola sulla sua salute, li trovate
on line o sul bugiardino stesso di ‘sta pilloletta merdosa, dal fegato ai reni all’apparato osseo,
magari non a tutti produci gli stessi effetti collaterali, e così per la prima volta in vita mia mi sono
trovato a raccontargli delle balle per rassicurarlo che adesso non ho nemmeno più il coraggio di
guardarlo negli occhi. Certo meglio averlo vivo con più di un problema di salute piuttosto che non
averlo più ma posso assicuravi che non è facile”.
Trattare le persone con l’HIV rapidamente dopo che sono stati infettati con il virus che causa
l’AIDS può essere sufficiente per ottenere una “cura funzionale” in una piccola percentuale di
pazienti con diagnosi precoce, così mi ha detto il mio amico virologo del Policlinico. E poi tra i
soggetti che devono obbligatoriamente stare alla larga dal Pillola, ci sono le donne in gravidanza,
o in fase di allattamento.
gaiaitalia mese 37
“Cioè dicevo che gli effetti collaterali della Pillola indicati sul sito dell’azienda produttrice, cioè
ci sono un quantitativo eccessivo di acido lattico nel sangue che induce a debolezza, dolori muscolari, difficoltà respiratorie, nausea, vomito, aritmie cardiache, brividi di freddo, febbre, problemi
epatici, sovrappeso, nervosismo a 1000 che intacca pure il sistema nervoso, se non lo sapete e
in alcuni casi anche la morte. Cazzo è una roba da bestie, cioè una cura che ti spappola anche il
cervello e un po’ la memoria che va a farsi fottere anche lei, e i vomiti e le nausee diobò”.
Ah, poi su questi studi non mancano le critiche che ritengono la Pillola sulla prevenzione poco
affidabile, diverse associazioni di volontari costituite da medici, infermieri e malati hanno manifestato il loro dissenso. Il costo, ragazzi, si parla che per un anno di terapia ammonta dai 12.000
ai 14.000 soldoni sonanti ma secondo uno studio pubblicato, prescrivere farmaci anti-retrovirali,
come misura preventiva negli uomini ad alto rischio di contrarre il virus dell’AIDS, con più di
cinque partner all’anno (cioè, per loro è una questione numerica, ovviamente), sarebbe economicamente conveniente, riducendo la diffusione dell’infezione. Boh, non lo so, non ne sono convinto: altri risultati non dicono questo. E allora? Sarà business certo. Cazzo! sulla pelle far soldi a
palate! Per le case farmaceutiche e la sperimentazione.
“Sono positivo del virus HIV da molto tempo, ormai, come passa velocemente il tempo, e tutto
sommato vivo abbastanza bene la situazione e così ho ancora un qualche problema a fidarmi del
prossimo visto che, chi mi ha reso HIV positivo, era una persona di cui ero innamorato e mi ha nascosto, tra le altre cose, di essere sieropositivo, addirittura presentandomi analisi false e poi sono
anche empatico e sensibile, dicono simpatico, gaudente e goloso, semplice e sofisticato allo stesso
tempo, mi dedico, a tutto ciò che mi comunica benessere e piacere, sono attento ai dettagli, fin
troppo”.
“Sono d’accordo la situazione è scioccante, c’è da dire, ma non è senza speranza. L’infezione
da HIV è ancora evitabile. E c’è un modo un unico modo ma non lo si pubblicizza abbastanza, è
normale che sia così, ora, dopo anni, si è tornati al punto di partenza. Lo vedo, cazzo!, lo vedo
nei locali come si fa ed è come non ci fosse mai stata la paura e il ragionamento è che tanto c’è la
terapia mica si muore più. Questa è la realtà. Porcaputtana”.
Sicuramente alle lavoratrici e ai lavoratori del sex on the road – anche se parliamoci chiaro,
spesso sono persone ricattate e sfruttate – non danno i preservativi perché costano, figuratevi se
gli danno la Pillola, uomini che vanno con altri uomini per sesso promiscuo oppure quelle coppie
dove uno dei due è sieropositivo e l’altro no, ma l’elenco non finisce qui, 1 sieropositivo su 4 non
sa di esserlo, in base alla mia esperienza mi sa che è anche più alta la media, e il test salivare
non serve a molto, troppo in superficie ma via coi camioncini di ’sto cazzo di test salvare!, fatevi
bucare il braccio, quello fate, stupidi!, non perché sia una scemata da incosciente ma perché non
si può sapere di essere a rischio con un test del genere, con la saliva, intendo, e poi magari perché si pensa di avere una relazione monogama e i casi di persone che si scoprono sieropositive per
caso sono sempre di più.
“Sei molto gentile ma stai diventando drammatico. Non è tanto un atto di coraggio perché si
tratta di un atto di temporizzazione. Cioè come aspettare il tempo giusto per morire, come ad
aspettare fino a che non si ha finita la libertà vigilata per fare sesso”.
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E se le piramidi possono preservare la carne dalla putrefazione, la Pillola può allo stesso modo
farlo per voi.
Promuovendo anche solo la possibilità di questa terapia, le autorità si sono caricate di una davvero
pesante responsabilità. Ma riduce, non elimina, la possibilità di prendere il virus.
Questo non è facile da gestire e come cazzo si fa, vai da medico e cosa gli dici? Sa ho il sospetto
– come un coglione, stupido che non sei altro!, quando si ha il sospetto è decisamente già tardi
caro mio – che mia moglie o il mio uomo scopi di qua e di là, non so con chi ma soprattutto non so
proprio come, non sarebbe il caso che faccia un ciclo con la Pillola?
Imbarazzante, forte e poi perché la Pillola con tutti gli effetti collaterali la deve prendere l’uno e
non l’altro? Quanti uomini rifiutano di adoperare il preservativo e costringono lei ad adoperare la
spirale? Anche se qui non è esattamente la stessa cosa, mi pare.
L’inizio precoce del trattamento può contenere e rilevare indizi importanti per lo sviluppo di una
strategia per curare l’HIV o almeno indurre un controllo a lungo termine senza la necessità di
terapia antiretrovirale. Ma ti dico che questa terapia fu rifiutata senza prove dall’estabilshment
della medicina.
“Quando venne realmente a trovarmi, io abitavo già da un’atra parte, di là dal fiume, in una piccola casa sulla ferrovia in un appartamento appoggiato su dei pilastri di cemento su un terreno
paludoso e quando affittai, qualche anno fa, quel piccolo appartamento il mio amico fabbricò
qualche mobile per me, dato che possedevo pochi soldi. Scopammo come dèi, infinitamente e venimmo all’unisono, urlando come bestie in calore. Barebacking”.
Questa può sembrare una rivoluzione ma non è una novità. Non si tratta del primo strumento di
prevenzione. Infatti può essere somministrata durante il periodo che intercorre tra la biopsia e
l’operazione chirurgica e può essere usata in situazioni senza speranza è ancor più in situazioni
pre-cancerose. Può interrompere questa condizione e ridare tono alle cellule.
In quanto alla guaina, guaina o non guaina, questo è il problema: se sia meglio spiegare un preservativo o rischiare di soffrire i colpi e i dardi di scandalosa sfortuna medica.
Oramai, da tempo, i maggiori quotidiani hanno pubblicato la notizia dell’approvazione in America
del Pillola nella prevenzione dell’HIV e di conseguenza dell’AIDS.
Ora: io capisco che se uno sta tutto il giorno in un laboratorio, oppure tutto il giorno in una biblioteca a studiare, il solo pensare che c’è qualcun’altro che, nello stesso tempo, si diverte facendo
sesso fa saltare i nervi ma, Signori!, il sesso è anche una cosa bella che completa il rapporto tra
persone.
O prender l’armi contro un mare di problemi medici, e opponendosi alla fine loro: a morire, a
dormire non più. Non è possibile. Non siamo abbastanza vecchi ancora per essere nonni. Vogliamo
vivere.
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“Io non cerco qualcuno che mi consideri come GOOGLE e mi chieda 1000e1000 informazioni sul
cosa e sul come e sul perché, dato che ci sono tanti siti in cui trovare informazioni sulle malattie
sessualmente trasmissibili e, nonostante il mio stato, ci tengo ancora molto alla mia salute e cerco
di preservarla il più possibile. Attualmente non sono in cura farmacologica, ho una carica virale attiva, anche se non esagerata, meno di 2500, ed ho i cd4, gli anticorpi che il virus dell’HIV cerca di
distruggere, che, per il momento, sono alti: 1097, tenendo conto che una persona sana, ne possiede tra i 700 e 1400. Quindi mi piacerebbe sapere che esistono ragazzi/uomini che hanno cura di
se stessi e non facciano, possibilmente, bareback, che concepisco, come già accadeva in passato,
eventualmente, nell’ambito di una relazione”.
Ma dove cazzo sta l’errore in tutto questo pensamento, questo considerare il partner come persona di fiducia, non possibilità di contagio. Come si fa a dire “guarda che stai sbagliando, l’amore
è non fidarsi per proteggersi!? A vicenda”.
“Nella parte più calda del salotto della casa, avevo stese una mezza dozzina di vecchie pellicce di
lapin per rendere ancora più calda la carica erotica dell’atmosfera. Mi venne a trovare in quel piccolo antro amabile ma non usò mai il preservativo per incularmi”.
È a livello mondiale ormai, il numero di nuovi infettati con HIV, che può essere trasmessa attraverso il sangue e il latte materno e durante il sesso. Si cade e si muore. Accade. E la morte per AIDS è
sceso a 1,7 milioni nel 2011, in calo rispetto al picco di 2,3 milioni nel 2005. Cioè non si muore per
AIDS, ci si cura. E quindi, niente, fottete e moltiplicatevi. Che c’è la cura.
“Mi stai prendendo in giro?”, ha detto con uno sguardo di sorpresa e incredulità.
“Mi piace baciare, fare le coccole, farmi accarezzare, fare l’amore, dare e ricevere piacere.
Cerco persone con le quali interagire, possibilmente nella realtà, e non solo in chat, persone positive, non necessariamente in tutti i sensi, e con le quali relazionarmi in modo costruttivo, il sesso
non sempre è necessario”.
Mi ha ricordato di come l’ho consigliato una volta sul suo modo di parlare con i suoi ragazzi, su
come usare il preservativo per prevenire l’HIV. “Ho ancora il libretto che mi hai dato”, ha detto.
Mi guardo intorno, gli uomini, per lo più giovani e donne nel bar affollato. Ho ricordato i mille
pianti di troppi funerali e cerimonie commemorative, e tutti gli amici che ho perso per l’HIV senza
citarne alcuno, per rispetto e ricordo solo personale. Il mio desiderio più forte è quello di onorare
la memoria di coloro che sono morti. La mia più grande speranza è che i giovani non debbano mai
sperimentare il dolore e gli orrori dell’AIDS.
Qualcuno mi ha raggiunto e attraverso il tavolo mi ha preso la mano. Sorride e dice che è bello
sapere che ho ancora lo stesso spirito di passione che ho avuto un quarto di secolo fa.
“Le pellicce di lapin davano alla stanza un aspetto surrealista, più organico, come una vasca da
bagno in pelliccia… Passavo dai quindici ai trenta minuti al giorno in meditazione, con la confortevole e rasserenante sensazione che, in fondo, stavo facendo diminuire la possibilità di contrarre l’AIDS. Nonostante il sesso estremo, mi convincevo sempre più che questo era il metodo”.
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Gli ho detto di come era indispensabile fare il test per l’HIV / MST, almeno una volta l’anno. Come
era imperativo limitare il numero di partner sessuali, oppure dire di no al sesso senza preservativo. Come sarebbe stato indispensabile per tutti evitare comportamenti a rischio o fare sesso
sotto l’effetto di droghe o alcol. Come sarebbe stato indispensabile utilizzare sempre il preservativo. Ogni partner. Ogni volta.
Gli ho detto di come milioni di persone ora vivono con l’HIV e la maggior parte delle nuove infezioni da HIV sono tra le persone sotto i 30 anni. Come gli uomini gay e bisessuali di tutte le razze
rappresentano solo una bassa percentuale della popolazione infetta, ma rappresentano più della
metà di tutte le nuove infezioni. Come le persone nere, in Africa, sono sproporzionatamente colpite dal virus. Come il tasso di nuove infezioni da HIV per gli uomini neri è circa sei volte superiore a quella degli uomini bianchi, e circa tre volte superiore a quello degli uomini ispanici. Come
il tasso di incidenza dell’HIV per le donne nere è quasi 15 volte superiore a quello delle donne
bianche, e quasi quattro volte quello delle donne ispaniche.
Le ho detto come uomini gay ora rappresentano circa i tre quarti di tutti i casi di sifilide primaria
e secondaria. Come la sifilide, se non trattata, possa portare alla cecità, ictus e morte. Come in
alcune città, il 40 per cento degli uomini gay con HIV sono stati infettati con sifilide. Come la sifilide può aumentare il carico virale in persone sieropositive. Questo è quanto, con percentuali approssimative, a volte, per dargli una idea di cosa significa infezione e che bella compagnia amicale
porta con sé.
La terapia della Pillola è inoffensiva e non si pone in conflitto con nessun altra terapia. La sua approvazione ha trovato molti oppositori anche in Europa, dicono che l’approvazione del Pillola darà
via libera a comportamenti devianti nella società, all’omosessualità, al sesso promiscuo, al sesso
facile, al sex on the road. La riduzione del tasso di infezione da HIV non solo è possibile, ma indispensabile. Dobbiamo continuare a parlare di sesso sicuro. Non di pillole che riducano con portento
e magia il contagio.
Pubblicata nella rivista PLoS la notizia di una bambina effettivamente guarita da HIV dopo aver
ricevuto un trattamento precoce. Tenera, mi viene da piangere. Trattengo lacrime.
La Pillola prodotta viene già attualmente impiegata insieme ai farmaci anti-retrovirali per la prevenzione dell’infezione da HIV-1 in adulti non infetti (cosiddetta profilassi pre-esposizione). Possono usarlo dunque solo i soggetti più esposti a contrarre il virus non quelli malati.
Nella nostra società i cambiamenti di partner sono molto frequenti, ci sia lascia e ci si mette insieme con maggiore frequenza di una volta, ma anche all’interno delle coppie, c’è magari uno dei
due come dire più farfallina o mandrillo che, diciamo, si può distrarre più spesso, i rapporti sono
fatti sulla fiducia reciproca. Ma calarsi le mutande è un attimo.
Per la mia bontà è accaduto. È stato quasi venti anni fa, una memoria alla deriva e fuoco. Come
cosa appena accaduta, come fosse ieri e bellezza svanita dal tempo. Ricordando la nostra conversazione silenziosa e l’urgente necessità di condividere le informazioni su l’uso del preservativo,
nel tentativo di sopravvivere all’AIDS.
La maggior parte delle persone affette da HIV in tutto il Mondo dovrà prendere farmaci anti-AIDS,
una terapia antiretrovirale per tutta la loro vita. Un obbligo per sempre. Questi farmaci di solito
tengono la malattia sotto controllo, ma anche producono effetti collaterali e sono costosi.
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Chi vi parla si è domandato se non si potrà concentrare l’energia della ricerca e dirigerla per tentare di dissuadere i miasmi del danaro e dell’ansietà idiota che blocca ogni ricerca scientifica dei
fenomeni sessuali.
Lo sperma usciva dal beccuccio del bidone con la forza di un rubinetto.
Un altro studio ha dimostrato la riduzione di rischi di infezione del 75 % in coppie eterosessuali in
cui uno dei due partner era infettato.
“Ho pensato di migliorare il suo orgasmo usando il balsamo di tigre; così ha raccolto delle foglie e
dei rami da cespugli di bosso, che già è pianta medicinale, per fissarli sulla sua cappella mistica”.
“Ironia della sorte perché io sono sempre stato maniacalmente attento con la mia salute: ero
molto informato su tutti i rischi ed ho cercato di prendere le necessarie precauzioni. Pensavo che
una relazione mi avrebbe potuto proteggere, una relazione non un preservativo, che mi avrebbe
permesso di fare sesso libero senza usare necessariamente precauzioni, che, sinceramente, non ho
mai particolarmente amato, preferendo, come la maggior parte, fare senza, ma purtroppo non è
andata così. La relazione fissa non mi ha affatto e per nulla protetto. Fisicamente sono sul morbido-paffuto, niente di esagerato, sovrappeso regalatomi dalla terapia, non molto peloso, occhiali,
pizzetto, carino secondo i gusti”.
“Nel mio appartamento ho fabbricato un altro divano, più piccolo, con un bidone della benzina
dell’esercito rivestito di tela da imballaggio e ovatta, il tutto avvolto in tela di iuta. Morbido e
caldo”.
Io ho una soluzione di quelle semplici per la tranquillità di tutti. Dato che le aziende fanno tanti
prodotti funzionali che non servono a nessuno ma la gente li compra, tipo lo yogurt con la vitamina B, con omega 3, con Calcio o arricchito con la Vaccamiseria, mettiamo in un alimento quotidiano la Pillola così passa inosservata, così, la mattina per fare una bella prima colazione, mettiamola nel latte e così possiamo chiamarlo, che ne so, PilloLatte come mi suggerisce un mio amico
ridendo a crepapelle, oppure diamogli un altro nome, per convenzione, tipo il latte con vitamina
SS, Stronzo lui Stronza lei, no meglio il latte con la vitamina PP, Puttano lui Puttana lei.
“In qualche giorno, in quello che dovrebbe essere il salotto, ho assemblato una scatola di legno di
una altezza approssimativa di due metri e mezzo e l’ho foderata di metallo galvanizzato. Ci faccio
tipo un armadio, anzi una cabina-armadio con scala interna… mi sa che devo alzarla ancora un po’
questa scatola in legno per poterci stare comodamente in piedi dentro.
La Pillola è una combinazione di due anti-retrovirali ed è già prescritti a soggetti infettati da virus
HIV . Studi clinici avrebbero dimostrato la sua efficacia preventiva, come i risultati di una sperimentazione clinica svolta da luglio 2007 a dicembre 2009 in Brasile, Sudafrica e Stati Uniti. La
sperimentazione è stata principalmente finanziata. Grazie ai testi clinici si è potuto constatare
che la Pillola ha ridotto del 44% il rischio di infezione negli uomini ma che utilizzavano anche il
preservativo (!). Un secondo studio ha dimostrato come la Pillola diminuisce il rischio d’ infezione
fino al 75% nelle coppie eterosessuali in cui uno dei due partner era già sieropositivo.
Il problema non indifferente si pone a chi prescriverlo.
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Il percorso della Pillola non sarà facile, già il primo strumento di prevenzione dell’AIDS, approvato
dall’OMS nel 1998, non ha trovato applicazione nella maggior parte dei servizi nazionali di sanità,
parlo del trattamento post exposure dove qualsiasi cittadino può recarsi in ospedale e richiedere il
trattamento del pericolo d’esposizione, da praticare entro le 48 ore dal possibile contatto, garantendo così l’80% della non siero conversione. Cioè 48 ore prima io già so che avrò un rapporto a
rischio… cioè già sono sicuro, due giorni prima!, che scoperò come una scimmia… cioè prevedo la
scopata… ma dai!… e pensare che a volte vado nei cruising bar per tutta la notte col culo fuori e
non mi si fila di pezza nessuno, ma io ho preso la Pillola due dì addietro, magari ho pure vomitato
e son stato male e nessuno che mi si scopa… bella sfiga.. però ho fatto prevenzione, quello sì… cazzo che figo che sono. Invece il preservativo al momento giusto, quello no. La Pillola dei dementi,
voglio.
Perché aspettare sei mesi per il test per vedere se si è sieropositivi quando si può intervenire
subito per dare una possibilità di non diventare sieropositivi (dal caso del preservativo rotto di una
coppia uno sieropositivo e l’altro no ai casi di violenza sessuale, cioè capisci situazioni estreme,
che ti capitano tutti i giorni, allora io, furbo, ho già preso la mia merda di Pillola e sono a posto).
Il caldo sole in streaming attraverso la piastra di finestre di vetro lungo il corso. Stavo battendo
attraverso negozi di antiquariato a caccia di due piccole zampe per consolle in marmo, possibilmente anni Trenta, due mezze tavole rotonde per il corridoio. Il mio safari è stato interrotto da un
incontro casuale con Marilyn, un ex collega di lavoro, uno che mi è sempre piaciuto, ma ne avevo
perso il contatto con il passare del tempo. Ha accettato una tazza di caffè o qualcosa del genere,
e ci siamo chiesti dello stato di salute di alcuni che si conosceva. Durante la nostra conversazione
piacevole, ho saputo che era vicina la sua età pensionamento e che ora avrebbe voluto essere una
donna.
Per alcuni dei diretti interessati, i pazienti che hanno fatto uso della Pillola, si tratta di un business. Sul blog americano JoeMyGod nessuno dice di aver registrato effetti collaterali, che poi è
una palla enorme manon importa, e comunque quasi tutti sono concordi sul fatto che la Pillola
non risolve i problemi. «Sono stata sotto cura della Pillola», scrive Ospite, «a lungo, senza avere
nessun effetto collaterale. Sono scettica sul fatto che possa funzionare nella popolazione a basso
rischio di contrarre il virus. Sono certa che non è una Pillola magica in grado di prevenire l’AIDS».
Deedrdo scrive: «ma perché dobbiamo pagare 14.000 euro all’anno per la Pillola quando possiamo
semplicemente fare sesso protetto? E poi ho paura che questa cosa possa essere una sorta di carta
bianca che incoraggia al sesso senza protezioni. Con il rischio di avere più malati. Lo dico perché
sono uno di quelli che ha l’AIDS nel sangue. Uno di quelli per cui la Pillola è fresh water». Perché
c’è un basso e un alto rischio di contrarre il virus, ovviamente: ma cosa significhi alto e basso non
è dato sapere.
I libri di Reich vennero bruciati , le sue macchine distrutte e lui morì in prigione.
“I braccianti della zona guardavano da lontano, dubbiosi, la mia abitazione tutta fatta di imbottiture e insonorizzazioni mormorando – Stregoneria. È un bel trucchetto da parte loro perché non
hanno mai messo piede in questo mio nido ovattato! La realtà è che non mi sono mai drogato, e
da qui vedo i Nuovi Mondi, e se anche fosse stato, non sarei certo andato a costruirmi una Stanza
Insonorizzata come questa”. “Ho un’idea” ha detto “dopo che abbiamo finito le nostre bevande, ti
piacerebbe andare allo zoo e vedere il nuovo cucciolo di panda? Ho sempre ammirato il tuo coraggio, coming out sul posto di lavoro come sieropositivo gay, è stato un atto di coraggio”.
Ho molti interessi, primi fra tutti il cinema, seguito da storia, musica, arte, letture, antiquariato.
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“Ho costruito la mia prima Stanza Insonorizzata per i Nuovi Mondi all’inizio del 1961. Tipo che era
Febbraio, se non ricordo doppio. Mi pare che fosse il 28. Quel giorno, per festeggiare, ho bevuto
thè freddo di bacche di ginepro. Potreste essere sorpresi di sapere quanto il messaggio del sesso
sicuro sia altrettanto rilevante oggi”.
“Francamente, sono sbalordito”, ha detto.
Forse sarà che io son troppo cresciuto leggendo Reich, ed ho avuto già anche troppo a che fare
con la mia intossicazione da sesso. Era la metà degli anni Ottanta e mi ero da poco trasferito
nella Grande Città. Avevo accettato un lavoro e una nuova carriera, ma non ero in fondo un attivista AIDS. Sono uno dei tanti che vivono con l’HIV e la nostra lotta è stata la lotta per la nostra
vita. AZT era un nuovo trattamento, in quegli anni, ma non poteva fermare il flagello. Funerali e
cerimonie commemorative e le “celebrazioni della vita” erano tutti troppo frequenti. Per noi era
come se niente fosse. Parevano tutte invenzioni. America, ingigantiscono sempre, loro. È stato il
peggiore dei tempi. Se non hai mai salito con cautela un letto d’ospedale per tenere la mano di
un amico morente o se non sei mai stato ad un funerale a dire addio, beh, cazzo, non puoi capire. Solo per sentito dire. Tutti i discorsi non li puoi capire. Che ne sai di cosa vuole dire fare un
prelievo evitando accuratamente di bucare vene ormai atrofizzate e aghi conficcati nelle scheletriche, sottili braccia, allora, probabilmente non capirai mai e poi mai.
Ma il sesso, in quegli anni Ottanta, era uno strumento di socializzazione potente. Lo si faceva
senza risparmiarsi.
Uno dei numeri preferiti di Cocteau, non lo scrittore, era un mio amico che tanto ai tempi lo leggeva, il punto più alto della serata in quel locale, vera e propria apoteosi: si toglieva i vestiti, si
sdraiava e veniva, senza mani.
La nuova Pillola autorizzata dall’organismo di vigilanza sui prodotti di carattere medico e alimentare, in grado di ridurre i rischi di contrarre l’HIV.
Buona prassi, quindi, accertarsi prima che si goda di ottima salute attraverso test o controlli.
E può essere addirittura inutile se utilizzata come unico mezzo di profilassi, senza cioè ricorrere
anche a rapporti sessuali protetti. E non è solo l’HIV. Il sesso più sicuro riduce il rischio di contrarre altre malattie a trasmissione sessuale, anche.
Con un sonno tranquillo vorrei riuscire a dire fine al mal di cuore e ai mille mali naturali. “Incredibile” ha detto.
“Decisi di costruire questa stanza insonorizzata per i Nuovi Mondi ed assemblarla nel loft. Improvvisai questa scatola di legno grande abbastanza per metterci dentro pure una comoda vecchia
poltrona imbottita in cotone e rivestii l’interno con uno strato di sughero e una fodera di metallo
galvanizzato. Questo m avrebbe prevenuto da ogni contagio presente e futuro”.
La malattia nasce quando la carica elettrica sulla superficie delle cellule cade in un punto di soffocamento.
gaiaitalia mese 44
Conclusioni: Mi sono permesso la licenza d’ironizzare un po’ su un argomento serio, questo per
fare comprendere che oggi non è cosi facile e che tutti in qualche modo possiamo essere soggetti
a rischio volontariamente o involontariamente. Questo Pillola a scopo preventivo è più difficile
di quello che sembra da usare correttamente e non priva di rischi, questo dovrebbe spingerci ad
un maggiore senso di responsabilità e rispetto verso noi stessi e verso il prossimo, la Pillola potrà
essere anche utile forse ma da sola non basta a fare della prevenzione. È un eccellente passaggio
dire che è un fatto di pura finzione.
Ci siamo seduti in silenzio per un momento. Le conversazioni di altri avventori e il rumore di piattini riunioni tazze di caffè riempiva l’aria.
Un professore e membro del team che ha identificato l’HIV, ha detto che i risultati hanno mostrato
che il numero di cellule infette che circolano nel sangue dei pazienti, conosciuti come “post-trattamento” , continuava a cadere anche senza trattamento per molti anni.
Che senso ha dunque consumare una Pillola dai gravi effetti collaterali (come specifica la stessa
azienda farmaceutica produttrice) quando comunque si deve ricorrere all’uso del profilattico? Si
chiedono in tanti.
Che la Pillola possa liberalizzare o spingere a comportamenti libertini mi pare un stronzata. Forse
non avete visto in che società viviamo. L’AIDS c’è dal 1980, non faccio tutti i giorni l’appello ma
vi posso assicurare che ho come l’impressione che il numero dei gay sia aumentato piuttosto che
essere diminuito, se uno è gay non che cambia stile di vita perché c’è l’AIDS. E il comportamento
dei gay non lo vedo cambiato. Men che meno nel nuovo millennio. Come se tutte le paure si fossero cancellate. Come non fosse rimasto niente nella nostra memoria collettiva.
La storia sta prendendo una piega inaspettatamente triste e un cambio di ragionamento potrebbe
essere bello. In generale, io non sono una persona spontanea, sono un orso, direi, ma oggi è stata
una bella giornata di sole e mi sentivo vivo. Non so come ho fatto a sopravvivere, ma l’ho fatto.
Sorrido a Marilyn. Che già non c’è più.
Per un gay c’è il piacere dell’orgasmo che sale come una cifra di vendita in pieno rialzo, e
l’orgasmo spiacevole che precipita gravemente come l’indice Dow Jones. Ma c’è ancora una parte
della comunità umana che ritiene che l’AIDS sia una giusta punizione divina proprio per questo
stesso motivo?!
Non è casuale che molti progetti, sia di nuovi farmaci che di vaccino, siano fermi da anni, questo
perché all’interno della discussione dell’approvazione del Pillola avrebbero dovuto, invece che
evidenziare il pericolo del sesso libero – essendo membri di una comunità scientifica – evidenziare
gli effetti collaterali di questa Pillola, che sono molto pesanti e già noti in quanto la Pillola viene
utilizzata nella terapia di persone già sieropositive. A cosa serve dare false speranze?!
Anche se ora abbiamo efficaci trattamenti contro l’HIV, molti sono morti di AIDS e sono turbato dal
solo pensiero di tutta una nuova generazione che non capisce la minaccia per la salute che l’HIV
pone e non ha visto le conseguenze devastanti.
Alcuni studi effettuati su un campione di soggetti omosessuali esposti al virus in un lasso di tempo
di tre anni hanno dimostrato che la somministrazione della Pillola rigorosamente accompagnata
da rapporti sessuali protetti ha ridotto del 42 % il rischio di infezione. Pillola e rapporti sessuali
protetti. Quando basterebbe solo la seconda opzione.
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La tradizionale tolleranza medica non è riuscita ad assimilare le esperienze suddette… Forse
tutti i tentativi fondamentali di studiare la condizione umana, costituiscono un pericolo per il
falso orgoglio ed il pregiudizio medico . L’animale umano – seppure laureato – nasconde compulsivamente la sua nudità?!
“La riduzione dei serbatoi virali… corrisponde esattamente alla definizione di cura funzionale”, ha
detto.
“Il trattamento precoce in questi pazienti può aver limitato la creazione di serbatoi virali, la
misura di mutazioni virali, e conservate le risposte immunitarie. Una combinazione di questi possono contribuire a controllare l’infezione nella fase di post-trattamento di controllo”, ha detto.
Mai dimenticare che se sei sieropositivo non vuol dire che sei diventato Superman!
breve nota: questa storia, tra il vero e il fantascientifico, è vera e fantascientifica. Ho lavorato
sull’allusione poiché troppe e tali sono le aspettative che non me la sentivo di far comprendere
appieno la realtà. Molti fatti narrati son veri (sulla sperimentazione, ad esempio, ma anche altro) altri inventati per stupido piacere narrativo. Non volevo che alcuni si potessero riconoscere
tanto è il dolore di questa verità. Direi che il risultato non cambia, pur avendo, a volte, esaltato,
inventato o riportato falsate statistiche ed eliminato o artefatto nomi di Paesi o ricercatori, Società Farmaceutiche o altri fatti e persone cui faccio riferimento. Chi potrà capire a fondo, capirà,
ad altri rimarrà un terrorifico racconto che instillerà loro il dubbio. Almeno, spero.
Grazie per l’attenzione...
gaiaitalia mese 46
il prossimo numero di
GAIAITALIA MESE
sarà online dal prossimo
5 ottobre 2014
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