Giornale della scuola ligari • Sondrio
MAGGIO 2009
Direttore responsabile: Luisa Benzoni
M
entre scrivo queste righe,
è ancora viva l’emozione
per la rappresentazione del
teatro itinerante “Quando l’olifante
risuonò dal Castello Masegra”, che
si è svolta sabato 9 maggio e che ha
costituito uno dei momenti conclusivi dell’attività progettuale del corrente anno scolastico. Uno dei tanti, non
l’unico, ma certamente quello in cui
si concentra maggiore ricchezza per
la varietà dei linguaggi espressivi e
degli apporti di collaborazione, per
l’impegno richiesto dalla complessità
dell’evento, per i luoghi valorizzati e soprattutto per le persone che
la manifestazione ha unito e fatto
incontrare: alunni e insegnanti del
presente e del passato, altro personale della scuola, autorità, genitori,
abitanti del quartiere e altri cittadini, turisti di passaggio.
Mi ha colpito, come già altre volte,
il senso di appartenenza alla Scuola
che l’evento teatrale ha contribuito
a suscitare e a mantenere vivo, già
nei giorni precedenti la manifestazione. Ho colto, ad esempio, tra gli
ex insegnanti, il piacere di ritrovarsi, di ricordare e di confrontare, di
collaborare. Ho potuto cogliere tra
i commenti della gente, inoltre, la
percezione dell’entità del lavoro che
ha reso possibile l’evento.
Credo che ciò possa costituire per tutti una gratificazione per l’impegno
profuso e, insieme, uno stimolo a credere in ciò che si fa e a continuare.
Il ricordo vivo della manifestazione teatrale si unisce a quello delle
molteplici attività svolte in corso
d’anno. Pur senza richiamarle tutte,
cosa impossibile, desidero segnalare
una realtà sempre viva e operosa,
di cui anche questo giornale reca
una testimonianza significativa, e
ringraziare tutti coloro che, in modo
diverso e nella specificità dei ruoli,
hanno contribuito a far apprezzare
l’opera della Scuola.
teatro storico
itinerante
da piazza
Quadrivio
al Castello
Masegra
Il dirigente scolastico
Luisa Benzoni
Il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha colpito anche noi ragazzi della scuola Ligari.
Siamo vicini a tutti coloro che hanno sofferto e soffrono per questa calamità.
Tra le note
2
Matti da Ligari
La stanza
del pianoforte
L
unedì 2
feb ­b raio,
all’auditorium
Torelli, si è esibito in
un concerto il pianista
Michele Montemurro, invitato dal C.I.D. di Sondrio in occasione
della 48a stagione concertistica.
Al concerto erano presenti importanti autorità,
quali il Prefetto Chiara Marolla, ma anche numerosi ragazzi della nostra scuola grazie all’iniziativa
“Provincia Musica Ragazzi” e, al circolo, che offre il
biglietto a prezzo ridotto.
Montemurro si è esibito in un vario repertorio di opere e sonate con cui è riuscito a conquistare il pubblico e a dimostrargli
quanto i suoi studi, effettuati un po’ in tutto il mondo, l’abbiano
reso uno dei pianisti più valenti e conosciuti.
Montemurro ha eseguito con grande precisione i brani da lui selezionati per
la serata, tra cui ricordiamo la famosissima sonata “Chiaro di luna” di Ludwig
van Beethoven e brani tratti dalle opere dell’impressionista Claude Debussy e dal virtuoso
Franz Liszt.
Michele Montemurro ha inoltre modificato alcuni dei brani facendoli diventare più complicati e strabilianti
di quanto lo erano in precedenza.
Un esempio eclatante di ciò è stata la “Marcia alla Turca” di Wolfgang Amadeus Mozart che Montemurro ha rielaborato
rendendola ancora più complessa.
Il pubblico presente quella sera, giudicando dagli applausi scroscianti, è rimasto impressionato dalle capacità tecniche ed artistiche del pianista.
Le iniziative proposte dal C.I.D. si rivelano molto apprezzate dai ragazzi sia delle scuole medie, che delle superiori, che anche quest’anno, sono accorsi ai
concerti proposti in gran numero.
David Raniero Spaterna, Renato Fanoni 3F
Concorso a Cene
Ancora una volta il gruppo Suoniamo insieme ha avuto l’occasione
di partecipare a un concorso musicale.
Dopo Matelica e Roma quest’anno è stata la volta di Cene, nei pressi
di Bergamo.
Il 14 maggio, accompagnati dai nostri maestri d’orchestra, nonché
insegnanti, Cristina Grazioli ed Edoardo Fusi, siamo partiti per la
nostra trasferta. Quest’anno c’è stata una novità per il nostro gruppo,
ci accompagnavano, infatti, le ballerine del corpo di danza della
scuola, guidato dalle professoresse Daniela Zecca e Luisa Angelici.
Abbiamo così potuto partecipare a due sezioni del concorso, quella
musicale e quella di musica e danza.
Ben 58 scuole, per un totale di più di mille ragazzi, si sono date
appuntamento per il prestigioso concorso. L’esibizione è avvenuta
nel palazzo del comune della città di Cene alla presenza dei soli
giudici di gara.
Abbiamo affrontato per prima la prova solo strumentale: suonare
davanti a dei giudici professionisti, attenti e soprattutto molto esperti
e competenti è stato ancora più emozionante che suonare davanti
al pubblico numerosissimo, ma sicuramente benevolo e affezionato
dei nostri genitori, amici e compagni!
Più che di emozione si trattava di vera e propria paura!
Comunque, montati i flauti e preso un bel respiro abbiamo cominciato a suonare; mentre suonavo ero agitato, perché sapevo che
ogni errore avrebbe fatto scendere la valutazione.
Non pensavo andasse così bene, al termine ci hanno fatto anche i
complimenti!
La seconda parte della nostra esibizione è stata più complessa: la
storia che volevamo narrare con l’aiuto della musica e della danza
era quella di un viaggio nel tempo, più precisamente nel 1436.
Le ballerine indossavano, infatti, abiti rinascimentali e danzavano,
accompagnate dai nostri flauti, sulle note di autori dell’epoca: sono
state bravissime!
Una delle parti più emozionanti della nostra esibizione è stata quando suonava il corno, il suo suono ci riportava a tempi lontani.
Mentre scrivo è arrivata la notizia dei risultati della nostra prova:
secondi per la sezione danza e musica, quarti per la sezione strumentale; è un bel risultato! La cosa importante, comunque è che abbiamo fatto del nostro meglio, ci
siamo divertiti e abbiamo potuto fare, con i nostri compagni,
un’esperienza che ci ha chiesto
impegno responsabilità e passione per la musica.
Se leggendo questo mio breve
articolo vi fosse venuta voglia
di sentirci suonare, venite alla
manifestazione Sondrio città in
musica sabato 30 maggio alle
ore 17.00 presso il palazzo del
comune: ci saremo anche noi!
Michele Boscacci 2F
Il Signore degli Anelli
Il giorno 20 marzo 2009
all’auditorium Sant’Antonio
di Morbegno si è tenuto il
concerto “Il Signore degli
Anelli”, ispirato alla famosa
trilogia di Tolkien, un’opera
di Johan de Meij, suonato
dall’orchestra di fiati della
Valtellina e diretto dal maestro Lorenzo della Fonte.
Erano presenti due lettori,
Valerio Maffioletti e Giusi
Vassena, che si alternavano
nella lettura e narravano la
storia dei personaggi.
Si notava la loro bravura
nel recitare perché riuscivano ad immedesimarsi nella
storia e mi ha colpito particolarmrnte il contrasto tra i
due toni di voce.
I brani suonati erano vari,
alcuni più veloci e “feroci”,
altri più lenti e maestosi.
Il pubblico era numeroso,
molti quelli che provenivano dalle scuole (anche dalla Ligari), e questa è stata
la testimonianza che molti
spettatori speravano in un
concerto unico e irripetibile
e, secondo me, sono stati
accontentati.
Adalberto Valsecchi 2C
La Bayadère
Il 18 dicembre è stata una bellissima giornata per alcuni alunni di terza. Grazie alle
professoresse di musica Moltoni e Grazioli, hanno infatti avuto l’occasione di recarsi
alla Scala di Milano, per assistere a un noto balletto, La Bayadère di Ludwig Minkus
compositore della seconda metà dell’Ottocento.
Dopo circa due ore e mezza di pullman, il pranzo tra i piccioni e la breve visita alla
Piazza del Duomo, sono finalmente entrati nel famoso teatro.
La rappresentazione, divisa in tre atti, parla della tormentata storia d’amore tra Nikiya
e Solor. Durante il primo atto i due protagonisti si giurano amore eterno, ma Solor è
costretto dal re a sposare sua figlia, Gamzatti. Il re, venuto a sapere della relazione
segreta tra Solor e Nikiya, vuole uccidere quest’ultima in modo tale da lasciare “campo
libero” alla figlia. Durante il fidanzamento di Solor e Gamzatti, Nikiya riceve una cesta di
fiori dove è nascosta un’aspide velenosa. Morsa dal serpente, in punto di morte, Nikiya
riceve dal Gran Bramino l’antidoto: può ancora vivere! Vedendo però i due fidanzati
in compagnia, molto innamorati, decide di non accettarlo e quindi di morire.
Nel secondo atto Solor, scosso dai rimorsi, fumando oppio ha delle visioni di Nikiya
che lo confondono e vede tutte le Bayadère, le sacerdotesse del tempio, riunite in
una bellissima danza.
Durante il terzo atto si celebra il matrimonio. Solor decide però di non
accettare la mano della principessa e gli Dei, infuriati, con un terremoto
fanno crollare il tempio. Il balletto termina con la riunificazione nell’amore
eterno di Solor e Nikiya.
Finito lo spettacolo, i ragazzi hanno vissuto la parte più divertente della
giornata: shopping alla Rinascente! E, tra provette di profumo e qualche
spuntino, sono dovuti salire malvolentieri in pullman per tornare a Sondrio.
Questa giornata è stata molto piacevole e anche istruttiva, perché ha permesso ai ragazzi di divertirsi apprezzando un importante balletto conosciuto
in tutto il mondo.
Simona Brenz Verca, Sara Pozzi, Vittoria Quadrio 3A
Matti da Ligari
Albosaggia
3
La Chiesa di Santa Caterina ad Albosaggia
GLI STUCCHI: ARTE D’EFFETTO
La tecnica dello stucco è molto antica, infatti era già
praticata in Egitto e a Creta. Generalmente la decorazione a stucco era utilizzata per gli esterni, ma nel
Rinascimento si usa anche per la decorazione di altari
e cappelle spesso cercando di imitare il marmo. Lo
stucco è costituito da calce, sabbia di fiume, polvere
di marmo e sostanze leganti come la caseina. Il colore naturale è bianco per cui, a volte, veniva colorato
o dorato ottenendo effetti diversi e preziosi. Questo
materiale si presta non solo a ricoprire volte e pareti
con decorazione floreali o stemmi nobiliari, ma anche
ad eseguire vere e proprie sculture. In questo caso è
presente un’armatura metallica all’interno. Gli stucchi delle cappelle della chiesa sono stati realizzati in
periodo Barocco da artisti professionisti: ALESSANDRO
CASELLA e BERNARDO BIANCHI, entrambi provenienti dal Canton Ticino (Lago di Lugano); Casella è
di Carona e Bianchi di Campione d’Italia. Nel 1656/57
lavorano nella 2a cappella di sinistra: la cappella di San
Carlo di patronato Lorenzo Paribelli. Due bellissimi
angeli reggicolonna affiancano la pala d’altare con San
Carlo in orazione davanti al Cristo morto (olio su tela),
opera del pittore Battista Recchi, 1633. I due artisti,
Casella e Bianchi, firmano la loro opera inserendo
sulle lesene i simboli dei rispettivi paesi di origine: il
serpente per la comunità di Carona e la lumaca per la
comunità di Campione. Sul fastigio si sporgono leggeri
angioletti ridenti e sbarazzini, dalle fattezze morbide a
tuttotondo. Una delicata energia passa da uno all’altro
creando movimento continuo, accentuato dalla luce
che si irradia dalla finestra e colpisce ora una guancia
paffutella, ora una mano, ora un piedino a mezz’aria.
I due artisti lavorano anche nella chiesa di San Vittore
a Caiolo, a Castione Andevenno e a Fusine; il loro stile
fu un riferimento per altri stuccatori che lavorarono
nella nostra valle. Nella chiesa di Albosaggia, nella
3a cappella di destra, si può ammirare anche l’opera
dello stuccatore luganese GALEAZZO RIVA, datata
1639. Riva realizzò gli stucchi a contorno di una grande tela, posta sull’altare della cappella, raffigurante il
martirio di San Sebastiano. Lungo le lesene sono rappresentati gli strumenti musicali, simbolo della musica
sacra, arte ritenuta superiore a tutte le altre. La stile
di Riva è semplice e lineare, senza aggetti profondi,
la luce scivola sulle figure creando morbidi riflessi di
luce e ombra. Invitiamo tutti i lettori di Matti da Ligari a visitare la nostra chiesa parrocchiale: resteranno
piacevolmente stupiti dalle opere d’arte che vedranno
e dal bel paesaggio che la circonda.
Manuela Bava 2 Albosaggia
San Ciriaco: l’uomo del Signore
Studiando la nostra chiesa di S. Caterina e i palazzi che
la circondano, abbiamo trovato davvero interessante
l’Oratorio di S. Ciriaco perciò, per il giornalino della
scuola, Matti da Ligari, crediamo sia bello
raccontare a tutti i nostri lettori la vera storia di Ciriaco e del nostro Oratorio. Ciriaco
era un ebreo convertitosi al cristianesimo;
da ebreo si chiamava Giuda ed era un rabbino. Pare che fosse presente alla scoperta
della croce di Gesù. La vicenda è questa:
siamo a Gerusalemme, 313 d.C., la regina
Elena, madre di Costantino (che nel 313
si fece cristiano dopo aver vinto la battaglia contro Massenzio, sul ponte Milvio,
a Roma, grazie all’aiuto soprannaturale di
Cristo che gli apparve sottoforma di croce
splendente in cielo), obbligò il rabbino
Giuda a rivelarle dove fosse stata nascosta
la croce di Gesù e volle che Giuda assistesse ai lavori di scavo. Quando sul Calvario
furono rinvenute le tre croci (di Cristo e
dei ladroni), per dimostrare la loro autenticità, la regina
comandò che fosse portato a contatto con esse un giovane appena morto. Il cadavere restò senza movimento
a contatto con due di esse, ma resuscitò quando venne a
contatto con quella di Gesù. Il rabbino Giuda, stupefatto
anch’egli dell’avvenimento, si convertì al cristianesimo
e assunse il nome greco di Ciriaco: uomo del Signore.
Divenne fervido credente e per alcuni anni fu vescovo
di Gerusalemme; subì, tuttavia, la persecuzione nei confronti dei cristiani e venne martirizzato. Calato in una
fossa piena di serpenti non venne morsicato, allora fu
costretto a ingoiare piombo fuso ma nemmeno questo
lo fece morire; gli aguzzini decisero quindi di trucidarlo
a colpi di spada.
Parallelo al lato sud della chiesa di S. Caterina di Albosaggia, venne costruito nel XVI secolo l’Oratorio di San
Ciriaco. Oggi è sede di un piccolo ma prezioso museo
sacro di cui gli abitanti di Albosaggia vanno fieri. La facciata è divisa in tre fasce
parallele: la prima, la più grande, contiene
il portale di legno intagliato, chiuso da
una bordura in pietra verde di serpentino e sormontato da un piccolo fastigio
spezzato di gusto barocco. La seconda
fascia è caratterizzata da una bella finestra
quadrilobata; l’ultima fascia è il classico
frontone triangolare. Una delle opere più
importanti conservate all’ interno dell’Oratorio è la grande tela di Pietro Ligari raffigurante il titolare dell’Oratorio, S. Ciriaco,
in adorazione del Santissimo Sacramento
datata 1723. È una grande tela ad olio
di 220x130 cm. Sulla sinistra si staglia ai
nostri occhi un personaggio vestito con
una dalmatica di broccato rosso con ricami dorati. È San Ciriaco. Guarda adorante il Santissimo
Sacramento che un angelo tiene in mano appoggiato
su una spumosa nuvola. Ai piedi del Santo, seduto su
uno scalino, c’è un angioletto che ammira concentrato una spada dalla lama
luccicante; ci vuole forse ricordare
che S. Ciriaco è stato martirizzato
proprio con una spada. Guardando tutta la composizione notiamo
che un lenzuolo azzurro fa da filo
conduttore perché copre l’angioletto con la spada poi avvolge San
Ciriaco e, infine, raggiunge l’angelo
con il S. Sacramento e… le sue
ali diventano azzurre. L’effetto
è commovente.
Michelle Fortini
2 Albosaggia
Una lunga storia
di rintocchi
Dietro l’oratorio di S. Ciriaco si alza la torre
campanaria. Oggi si vede la struttura del
1840, anno in cui venne ricostruito perché
quello originario del 1610 era pericolante.
Molti restauri si sono fatti in tempi diversi;
gli ultimi sono del 1995. Documenti d’archivio riportano che vennero collocate tre
campane: una piccola, una mediana e una
grande (del 1617), la chiamarono Bajona
o Campanùu. Essa suscitò ammirazione e
anche un po’ d’invidia allo stesso arciprete
di Sondrio che aveva, nella sua Collegiata
di S. Gervasio e Protasio, una campana più
piccola. La Bajona, purtroppo, per motivi
di sicurezza, venne rifusa nel 1643 e questo
fu motivo di grande dispiacere; nel 1706 fu
di nuovo necessario rifonderla perché aveva
messo in evidenza delle crepe. Ovviamente
i Busacc erano gelosissimi della loro Bajona, la campana più grossa della Valtellina,
tanto che rifiutarono l’offerta degli abitanti di Sondrio quando questi offrirono, in
cambio della Bajona, le loro campanone
piene di marenghi d’oro. Il nome Bajona
le era stato dato per le sue dimensioni (per
suonarla erano necessari almeno quattro
uomini robusti!), ma soprattutto perché aveva il potere, secondo alcuni, di allontanare i
temporali grazie ai suoi rintocchi tonanti che
tagliavano l’aria. Addirittura, per scampare
meglio il pericolo, attaccavano al batacchio
la “scigosta”, cioè una catena con un sacchetto di sale, con lo scopo di purificare
l’aria. Inoltre credevano che fosse sacra,
per cui la suonavano in occasione di feste
religiose ma non ai matrimoni e ai funerali!
Nel 1840 si rifece tutto, il nuovo campanile
venne costruito nei pressi della strada che
porta al cimitero. Le due campane minori
vennero rifuse dalla ditta Prùneri di Grosio
(una nel 1844, l’altra nel 1854) mentre la
Bajona del 1706 fu ricollocata; essa resistette fino al 1979. Oggi abbiamo queste tre
campane: la Bajona di circa 21 quintali (sul
finestrone che guarda il centro), la mediana di circa 10 quintali (sul finestrone che
guarda la Moia), la piccola di circa 6 quintali
(sul finestrone verso Sondrio). In occasione
dei restauri del 1977 venne installato un
impianto tutto elettrificato per fare suonare
le campane.
Mirco Paindelli 2 Albosaggia
4
Matti da Ligari
Variamente
Una persona Un aiuto per i più poveri: la solidarietà
anziana
La mia bisnonna ha novanta anni.
Ora è molto cambiata rispetto a pochi
anni fa: prima era una di quelle signore anziane, sempre con il grembiule,
sempre intenta a fare qualcosa, a lavorare.
Abitava in un appartamento sotto il
mio ed era indipendente, faceva tutto
da sola ed era sempre felice, non si
lamentava mai.
Io passavo molto tempo con lei perché
mi divertivo a sentirla parlare della sua
vita, di quando era giovane e dei suoi
genitori; mi sembrava ridicolo e strano
perché si ricordava tutto, sembrava un
diario scritto da tantissime persone.
Io, in particolare, la ascoltavo incantata
quando mi raccontava di mio papà, che
era il suo nipote preferito.
Sempre la stessa storia che ricorreva, la
stessa storia che mi ripete anche adesso
quando mi dice che andava a lavorare
nella vigna con mio padre sulle spalle
e, mentre lei passava in ogni filare, lui
stava all’ombra, seduto sull’erba a guardarla. Apprezzavo molto anche quando
mi parlava delle usanze che c’erano in
quel tempo, ad esempio come regalo di
Natale riceveva sempre dei mandarini
in un cesto di vimini.
Al giorno d’oggi non sarebbe un regalo
molto gradito, ma prima era un regalo
speciale che ricevevano solo i bambini
che erano stati buoni per tutto l’anno.
Non mi piaceva, invece, quando mi
parlava di suo marito morto in guerra:
mi suscitava un senso di sofferenza.
Tutto questo continuò fino a quattro
anni fa, quando lei prese un ictus e
rimase nel letto muta: era in grado di
pronunciare solo parole incomprensibili.
Non riconosceva più le persone, neanche quelle che le erano state vicine, e io
stavo malissimo nel vederla così.
Durante questo periodo la casa sembrava stesa sotto un velo di tristezza:
al mattino non c’era più la signora
con il grembiule che apriva le persiane
lasciando entrare la luce del giorno;
non c’era la sorridente donna anziana
che mi aspettava sulla porta di casa
quando tornavo da scuola; insomma,
mancava qualcosa, e quel qualcosa era
proprio lei: mia nonna.
Dopo alcune settimane ha cominciato
molto lentamente a migliorare. Adesso però, dopo quattro anni, non è più
indipendente, abita con sua figlia nella
casa di fronte alla mia e non riesce a
fare niente, neanche vestirsi o preparare
il pranzo, niente.
A volte, a prima vista, non ricorda chi
sono, ma poi le torna la memoria e
prende le mie mani fra le sue rugose
e piange, con quegli occhi azzurri che
non sono cambiati e che la fanno sembrare la nonna di prima.
La mia bisnonna è speciale perché mi
fa sentire bene e mi emoziona.
Il mio rapporto con lei è diverso da quello che ho con le altre persone; è la sola
che passa il suo tempo a parlarmi della
sua vita. Gli altri, invece, non danno
importanza a questo perché pensano
che non mi interessi, e ignorano che,
al contrario, è una di quelle cose che
mi rendono felice.
Adesso è molto avanti con l’età e io
capisco che non ci sarà ancora per
molto tempo, ma credo che la ricorderò
per sempre!
Tatiana Speziali 3 Albosaggia
In classe abbiamo letto diversi testi
sull’importante tema della solidarietà,
ma quello che ci ha maggiormente colpito s’intitolava “La mensa dei
poveri”. Era la storia di un ragazzino
della nostra età che, su insistenza
della madre, era andato a lavorare,
proprio la vigilia di Natale, alla mensa
della Caritas della sua città, per vivere,
come gli aveva assicurato la mamma,
“un Natale autentico”.
Nel racconto venivano espressi i pensieri e gli stati d’animo che il ragazzo provava, mentre si dava da fare,
insieme agli altri volontari, aiutando,
ascoltando, parlando con persone che
mai avrebbe conosciuto perché così
distanti dalla realtà in cui normalmente viveva.
Se all’inizio questo ragazzo era addirittura contrariato per dover perdere una giornata di giochi con i suoi
amici, mano a mano che passavano
le ore con i poveri della sua città si
sentiva sempre più intenerito. Tornando a casa, la sera, stanco, il suo
stato d’animo era del tutto diverso da
quello della mattina, sentiva di essere
contento d’aver fatto qualcosa di utile
e bello. Era felice.
Io con la mia famiglia raccolgo indumenti da consegnare all’Associazione Mato Grosso e Caritas, ma devo
ammettere che, attraverso la vicenda
del protagonista del brano letto in
classe, ho potuto capire meglio questo mondo parallelo di cui non si
parla molto.
Per me la solidarietà è utile a tutte le
società mondiali che stanno diventando sempre più utilitaristiche. La
solidarietà, in particolare il volontariato, non è un’attività a scopo di
lucro, non bisogna, quindi, pensare di
guadagnare, perché si basa solamente sul piacere di collaborare. Essere
solidale significa rispettare la vita e
la dignità altrui. In una società come
la nostra, basata solo sul servizio e
sul prodotto che può offrire il singolo individuo, bisogna cercare di
cambiare “direzione” cioè bisogna far
rinascere l’altruismo e il sentimento di
fratellanza altrimenti le persone che
non possono aiutare la società verranno lasciate da parte e destinate a
soccombere. I gruppi più deboli sono
gli anziani, gli immigrati, i disabili,
i tossicodipendenti e i sieropositivi,
ma anche tanti altri che, per cause
diverse, non hanno la fortuna di poter
lavorare e di contribuire al benessere
della società.
Esistono già molte associazioni e
organizzazioni non governative che
aiutano il prossimo, una di queste è,
appunto, la Caritas, nata in seno alla
Chiesa Cattolica e presente in tutto il
mondo, essa sostiene chiunque sia
in difficoltà; altre associazioni più
L’amicizia
L’amicizia è un valore molto importante nella mia vita, infatti non riesco
ad immaginare quale immenso, piatto deserto possa essere l’esistenza di
un ragazzo della mia età senza amici. L’amicizia è un legame profondo e
confidenziale, che unisce due o più persone. Questo sentimento, infatti,
ha un valore fondamentale. Le cose più importanti in un’amicizia, secondo
me, sono il rispetto, la sincerità e comprensione. Molto spesso definiamo
“amici” tutte quelle persone con le quali abbiamo dei rapporti, con cui scambiamo quattro
chiacchiere o usciamo e non ci rendiamo conto
che in realtà la maggior parte di loro sono dei
semplici conoscenti; l’amico è ben altro: è colui
con cui possiamo sempre e comunque essere
noi stessi, conosce tutti i nostri pregi, ma anche
i nostri difetti, e non ci chiede di cambiare; una
persona alla quale sentiamo di poter confidare i
nostri pensieri, senza essere giudicati.
Per mia fortuna e grazie al mio carattere aperto
ed estroverso riesco ad avere dei buoni rapporti
di conoscenza con tutti e di vera amicizia con
alcuni. Per la maggior parte sono ragazzi che
conosco dall’infanzia, con cui ho condiviso esperienze belle e brutte, noi siamo molto uniti, scherziamo spesso e ci divertiamo molto, questi amici
mi aiutano a crescere, crescono con me e credo
di essere sempre in perfetta sintonia con loro.
Gregorio Gallettti 2D
La ragazza che vorrei essere
Ciao!
Mi chiamo Anna e voglio raccontarvi della persona che desidererei
essere, del periodo storico in cui mi
piacerebbe vivere e delle tradizioni
che vorrei avere.
Vorrei tanto essere una ragazza pellerossa, ma del periodo precedente
all’arrivo di Cristoforo Colombo, in
modo da non avere la preoccupazione del pericolo dell’Uomo Bianco e
dei suoi Bastoni Tonanti che sputano
fuoco e seminano morte.
Amo la Natura e i suoi abitanti, perciò adoro le tradizioni pellerossa che
la rispettano, la nutrono, la proteggono e la amano.
Sarei felice di apprendere i segreti
delle erbe medicinali e i riti per il
Grande Spirito.
Per il mio aspetto, mi piacerebbe avere lunghi capelli neri, occhi scuri e
profondi e corporatura snella, ma
forte.
Desidererei un carattere più forte di
quello che possiedo realmente.
Se potessi scegliere anche la tribù
dove nascere e il nome con cui chiamarmi, vorrei essere una squaw di
una tribù di Navajos e chiamarmi
Chenoa o Karana.
Ugh, amici!
Anna Combi 2F
specifiche sono Telefono Azzurro che
difende i diritti dei bambini, Telefono Rosa che aiuta le donne vittime
di violenze e maltrattamenti. Amnesty Internetional si occupa dei diritti
umani in generale; AVO (Associazione
Volontari Ospedalieri) ha come scopo
alleviare la solitudine e la tristezza dei
ricoverati negli ospedali.
Tra le associazioni non governative
c’è la Croce Rossa per trasportare i
feriti sulle ambulanze e pensare al
primo soccorso, Medici senza Frontiere ed Emergency invece inviano
medici o altro personale volontario
in tutto il mondo, specialmente nei
Paesi in guerra.
Accanto a queste importanti Associazioni impegnate soprattutto per
l’Uomo ci sono anche quelle che si
dedicano alla tutela del nostro pianeta
e degli animali a rischio di estinzione;
il WWF e Greenpeace ne sono un
esempio.
Tutte le associazioni sono formate da
gruppi di persone, i volontari, che
danno beneficio agli altri, ma provano
essi stessi beneficio facendo queste
buone azioni. So che nel mondo ci
sono moltissimi bisognosi e se tutti ci impegnassimo, si riuscirebbe a
combattere, almeno in parte, questo
grave problema che accomuna tutte
le società.
Nicole Speziali 2 Albosaggia
Pelliccia…
che bella?!
Cari lettori, avrete sicuramente già
sentito di questo problema mondiale
che coinvolge tutti noi, anche se molti
ne sono inconsapevoli, e perciò
sento il dovere di dirvi che gli animali dai quali derivano le vostre
bellissime pellicce, vengono purtroppo uccisi in modo brutale, a
volte anche illegale.
Dovete sapere che questo ha un
impatto enorme sugli animali di
tutto il mondo, ammazzati a centinaia ogni giorno, con brutalità
e sofferenze.
Tutte le pellicce che voi indossate (non necessariamente
grandi cappotti, ma anche
solo pon-pon o colletti) sono
prese dai graziosi animali che
vi piacciono tanto, addirittura
cani e gatti, fatti passare per
animali esotici.
Di conseguenza molti animali si stanno estinguendo,
ammazzati senza pietà da chi
fa questo “lavoro”.
Gli animali vengono catturati con trappole varie che li privano della loro
libertà provocando molto dolore.
Poi vengono trasferiti e dopo essere
stati messi in gabbie molto piccole
che impediscono loro il movimento,
vengono lasciati al freddo per fare
infoltire la pelliccia.
Infine spesso vengono brutalmente privati della loro pelliccia ancora
vivi.
Esistono anche altri modi per ottenere le pellicce: ma uno più brutale
dell’altro.
Gli animali, anche se non potranno
ringraziarvi direttamente, vi saranno
molto grati se voi non comprerete le
loro pellicce, perché ogni pelliccia è
sempre un cadavere!
Riccardo Mancin 1E
Variamente
La riforma scolastica
Yes, we can
Matti da Ligari
Dopo la caduta del governo Prodi
è diventato presidente del consiglio
Silvio Berlusconi. A capo del ministero della pubblica istruzione è stata
nominata Maria Stella Gelmini che ha
introdotto una riforma scolastica per le
scuole primarie, secondarie di primo
e di secondo grado e per l’università.
Quest’anno è entrata in vigore solo la
parte riguardante le scuole primarie e
secondarie di primo grado: la restante
entrerà in vigore nell’anno scolastico
2009/2010. Questa riforma ha suscitato
numerose proteste che sono culminate
in diversi scioperi da parte dei sindacati dei lavoratori che hanno mostrato
il loro disappunto circa le modifiche
introdotte. Per quanto riguarda le
scuole elementari e medie sono stati
effettuati i seguenti cambiamenti.
• Introduzione del maestro unico: gli
alunni passeranno 24 ore serttimanali con il maestro unico e le restanti
con docenti specializzati in inglese,
informatica ed educazione civica
(solo elementari).
• Riforma sui libri di testo: le case
editrici manterranno per almeno
6 anni lo stesso prezzo dei libri e
presenteranno alle scuole eventuali
modifiche dei testi (anche on-line).
• Cambiamento della valutazione del
rendimento degli studenti: la valutazione sarà in decimi per rendere
più omogeneo il percorso scolastico
dello studente.
• Cambiamento della valutazione del
comportamento: torna il voto in
condotta in decimi. Con il 5 non si
passa all'anno successivo. Per punire gli atti di bullismo verranno attuate sanzioni che prevedono attività
sociali ed extra scolastiche.
• Verranno tagliati tutti i costi ritenuti
inutili.
• Si avrà una riduzione graduale del
personale.
• Per quanto riguarda il monte ore
verranno tolte 3 ore di lezione (da
32 a 29): verranno rivisti i programmi e i curricula (solo per scuole
medie).
• Si prevede un potenziamento nello
studio dell’italiano e della matematica, lo stesso discorso vale anche
per inglese che verrà potenziato
a discapito della seconda lingua
comunitaria introdotta da Letizia
Moratti.
Vi sono stati anche alcuni cambiamenti per l’università: i principali sono
l’introduzione di alcuni finanziamenti
per borse di studio e per residenze
universitarie; verranno fatti anche dei
tagli sul personale scolastico. Si ridurranno anche i corsi scolastici del 20%
rispetto ad oggi.
Ecco cosa ne pensano alcuni dei nostri
professori:
Professoressa Vido: “Sono d’accordo
con il voto in condotta e con il voto in
decimi perchè inequivocabile e chiaro. Penso che sia negativo togliere
le 33 ore dato che molti studenti le
frequentano”
Professoressa Pellacci: “Ne penso tutto il male possibile: non è una
riforma, ma una manovra economica
destinata a raccogliere soldi”.
Professoressa Della Bosca: “Nata
dall’esigenza di correggere sprechi di
alcune scuole, soprattutto università, ha mantenuto questo come unico
obiettivo: il risparmio, travestendolo
in mille modi e dicendo, a parole,
di voler migliorare la scuola. Credo
che fondamentalmente sia una grande ipocrisia: si dice di voler porre il
ragazzo in primo piano, ma in realtà
vengono tolte risorse in questa dire-
zione: viene diminuito il monte ore di
alcune materie come lettere e vengono
aumentati gli alunni di ogni classe,
togliendo risorse per aiutare gli alunni più deboli. Ne risentirà la qualità
dell’insegnamento”.
Professoresse Angelici e Moltoni:
“Questa riforma ha come scopo solo
risparmiare; prima dell’attuazione non
sono stati consultati gli insegnanti e
non vi è stata nessuna discussione in
proposito. Si tolgono dalla scuola le
materie “pseudo-artistiche”. È sicuramente un grande passo indietro: non
si studia più, per esempio, musica alla
primaria. Le mamme con l’abolizione
del tempo pieno saranno costrette, se
non ci sarà il padre a disposizione, a
lasciare il lavoro”.
Professoressa Fazio: “La mia opinione è fortemente critica. Sono convinta
che il ministro Gelmini non abbia formulato una riforma, bensì un cospicuo
taglio. Il cambiamento dei giudizi in
voti non modifica nulla. Il vero cambiamento operato è la riduzione del
numero degli insegnanti e la riduzione
del numero di ore d’insegnamento
per gli alunni. Se il presidente di una
squadra di calcio volesse potenziare
la sua squadra, cosa farebbe? Acquisterebbe giocatori o li venderebbe? La
verità è che il Governo ha voluto solo
risparmiare, tagliando fondi e risorse,
in un settore importantissimo, quale è
l’istruzione. La riforma non è a favore
della scuola ma è contro la scuola,
contro gli studenti, contro le famiglie,
contro gli insegnanti e costringerà il
nostro Paese a retrocedere rispetto agli
altri Paesi europei che, al contrario,
investono sull'istruzione”.
Alcuni insegnanti sono favorevoli ad
alcuni aspetti della riforma, altri no,
come del resto tutta la popolazione
italiana. Comunque ognuno di noi si
augura che questa iniziativa ministeriale porti vantaggi in uno dei settori più
importanti che non va assolutamente
trascurato.
Piersilvio Gusmeroli,
Andrea Marsala,
Erminio Carlo Moroni 3A
5
In questo articolo abbiamo deciso di parlare dell’uomo che nel suo cammino
è riuscito a conquistare l’opinione pubblica non solo statunitense, ma mondiale: Barack Obama.
Barack Obama è il primo presidente afroamericano della storia degli Stati
Uniti.
Se il 10 febbraio di due anni fa, quando ha annunciato che si sarebbe candidato per le elezioni presidenziali, ci sembrava impossibile e quasi assurdo
che un nero potesse conquistare la fiducia degli statunitensi e governare al
meglio una nazione così grande e importante, oggi dobbiamo ricrederci.
Obama nella sua campagna è riuscito a ideare un programma che ha letteralmente conquistato tutti, anche le persone che lo giudicavano per il colore
della sua pelle.
Guardando le immagini sui giornali e alla televisione della sua elezione e
del suo insediamento ci è sembrato di tornare al passato, anche se per noi
è un passato appreso dai libri e dal racconto dei nostri insegnanti. Le folle
oceaniche dei giorni di Obama ci ricordano quelle che, più di quarant’anni
fa, accompagnavano Martin Luther King nella sua lotta per l’uguaglianza tra
bianchi e neri. Il famoso sogno di King sembra essersi realizzato in Obama,
un nero che ricopre la più alta carica dello Stato.
Obama è riuscito ad abbattere le barriere del razzismo e del pregiudizio,
convincendo tutti che pur non essendo bianco avrebbe potuto lottare per
salvare gli USA da un momento di vera crisi.
Barack nasce da padre nero
e madre bianca e fin da piccolo lotta per far capire alle
persone, che lo giudicavano, che lui non era diverso
per il colore della pelle dei
suoi genitori, bensì uguale
a tutti gli altri e forse con
qualche ricchezza in più.
Obama è un uomo di soli
quarantotto anni, pieno
di carisma, e non ci deve
sorprendere se, invitato ad
una trasmissione televisiva,
si mette a ballare, dimostrando di essere bravo
anche in questo; è molto
sportivo, difatti anche dopo
la sua entrata alla Casa Bianca, non gli è venuta meno la voglia di tenersi in
forma e di fare tanto sport. Nonostante il suo incarico da presidente, Barack
è anche un papà molto affettuoso, presente ed esigente.
Noi pensiamo fermamente che quando, il 20 gennaio, abbiamo visto Obama
insediarsi alla Casa Bianca, abbiamo assistito ad un momento che è entrato
nella storia del mondo.
Pensiamo che sia una persona che possa veramente lavorare per il bene comune del suo Paese e del mondo, è una persona nuova che ci ispira fiducia.
Sei il nostro mito, abbiamo molta fiducia in te, crediamo che tu ce la possa
fare e quindi… good luck presidente!
Elisa Paganoni, Martina Sciolini,
Nicholas Caprari, Federico Marveggio 3B
Caro amico, ti scrivo…
Caro Marco,
è da tanto tempo che non ci vediamo, spero che tu stia bene, come va
a scuola? Sono ultra-mega sicura che
vada bene visto che sei uno che studia
molto.
Oggi, però, voglio parlarti di vacanze;
ogni anno, finita la scuola, vado con
la mia famiglia, in montagna a Mantegone, dove sai che ho la baita.
Caro amico mio, ti scrivo per chiederti
se, nei prossimi tre mesi di vacanza,
vorresti venire a monte con me, spero
che tu accetterai la proposta visto che
due anni fa io, pur avendo molta paura dell’aereo, sono venuta in Brasile
sopportandomi ben dodici ore di volo.
Non mi deludere, mi raccomando!
Non ti ho voluto invitare solo per giocare o fare i compiti, ma anche per
farti ammirare lo splendido paesaggio
della nostra Valle; potrai passeggiare nel fitto bosco pieno di vita che
circonda la mia baita, potrai vedere
tanti tipi di piante tra cui la mia preferita, la quercia, perché d’estate amo
ripararmi sotto la sua chioma, con
una coperta, per guardare le nuvole.
Questo lo potrai fare anche tu!
Qui da noi la varietà della vegetazione
dipende dalla quota. In alta quota
ci sono pini e abeti, in media quota
olmi, larici e pini e, infine, in bassa
quota castagni, querce e poi verdissimi
muschi soffici e felci rugiadose.
Naturalmente ci sono anche molti animali, la fauna è composta da
uccelli come aquile, passeri, pettirossi
e picchi, poi ci sono i grandi ungulati
come camosci, caprioli, cerbiatti, cervi
e, se
saliamo in alto, possiamo trovare
anche degli orsi. Non ti spaventare,
mi raccomando!
Ora ti spiego il programma del primo
giorno: alle 6.30 ci alzeremo, faremo
colazione con cibi naturali e alle 7.00
partiremo per la passeggiata fino a
San Bernardo; lungo la strada sosteremo per raccogliere mirtilli, lamponi
e more, dei fiori come le margherite e
fotograferemo la stella alpina che forse
conosci meglio come edelweiss. Giunti
alla meta pranzeremo con panini e
verso le 14.00 torneremo in baita. Qui
aiuteremo la mamma a fare la marmellata con i frutti raccolti; ceneremo
e andremo a letto.
Caro Marco, spero che il programma ti
piaccia e, se non ti piace, rispondimi e
cambierò tutto seguendo i tuoi gusti.
Come sai, per me, la montagna è tut-
ta la mia vita, e provo una bellissima emozione quando sento l’aria
pulita e fresca, lo scricchiolio delle
foglie secche, lo sciabordio dell’acqua
che scende come ruscello tagliando la
Valle, il fruscio dei rami degli abeti,
l’odore dell’erba appena falciata e il
cinguettio degli uccellini in cerca di
un nido.
Credo che nella città in cui abiti queste cose non ci siano, c’è solo smog,
auto, pullman che vanno avanti e
indietro per le vie della città. Non c’è
tranquillità!
Ecco perché ti ho invitato! Perché tu
non hai mai “sentito” la montagna,
sono sicura che ti piacerà e non vorrai
più andartene.
Marco, ora ti devo lasciare se no mia
mamma viene a chiamarmi per la
ventesima volta.
Aspetto con ansia tue notizie.
Ciao, baci, baci, baci e a presto
La tua Gloglo
P.S. Ah! Dimenticavo, salutami tutta la
tua famiglia compreso il tuo bellissimo
cane. Come si chiama? Ah! Si chiama
Suego, ciao!.
Gloria Rossatti 2 Albosaggia
6
Leggere
s
s
i
K
Titolo: KISS
Autore: JAQUELINE WILSON
Casa editrice: SALANI
Anno di pubblicazione: 2007
Genere: ROMANZO
Carl e Sylvie sono amici da una vita, vicini di casa e unitissimi. Insieme creano un mondo fantastico nel giardino
della casa di Carl, dove c’è un capanno con una splendida
collezione di vetri. In questo mondo, che chiamano Vitria,
loro sono re e regina di un regno magico e incantato che
devono proteggere. Rimangono molto amici fino alle superiori, quando prendono due strade diverse: lui va in una
ricca scuola maschile, lei in una normale scuola pubblica.
Frequentando la nuova scuola Carl comincia a cambiare,
sta molto tempo con un suo nuovo amico, Paul, il tipico
sportivo amato da tutti e da tutte. Carl si chiude in se stesso,
non frequenta più Sylvie e, le poche volte che lo fa, appare
misterioso, ma non spiega mai a Sylvie il perché.
Nonostante Sylvie, da parte sua, soffra di questa incomprensione, trova però un’amica nuova che si chiama Miranda.
Questa è una ragazza bella, che piace a tutti e molto sofisticata, proprio il contrario di Sylvie, che invece è un po’ brutta
e con i ragazzi è una vera frana. Per attirare l’attenzione di
Miranda su di lei e risultare interessante, Sylvie racconta di
stare con Carl. Miranda allora comincia poco a poco a frequentare Sylvie e conoscendosi le due diventano amiche e
insieme si divertono e ne combinano delle belle! Una sera
Miranda dà una festa a casa sua e invita sia Carl che Sylvie.
Sylvie tenta in ogni maniera di farsi baciare da Carl durante
il gioco della bottiglia, soltanto che Carl finisce per baciare
Miranda. Sylvie rimane molto delusa e nella sua mente c’è
questa inspiegabile domanda: perché Carl ha scelto di dare
il suo primo bacio alla bella Miranda invece che a lei? Dopo
questo fatto succedono tanti altri interessanti e intriganti episodi, e, solo alla fine di questo avvincente romanzo, quasi
tutte le domande di Sylvie
trovano una risposta
tranne questa: è possibile crescere senza avere il cuore spezzato da
amori irraggiungibili?
Questo romanzo ci è
piaciuto molto perché Jaqueline Wilson
è riuscita ancora una
volta a trattare i delicati temi dei turbamenti adolescenziali
in modo appropriato e sensibile. Inoltre vuole far capire
che il primo amore
non è solo lacrime
e sospiri, ma anche
speranza e sorrisi
del cuore.
Elena Scherini e
Irene Zanni 2B
Matti da Ligari
Novelle fatte a macchina
di Gianni Rodari
Gianni Rodari, noto autore
di libri per ragazzi,
con questa raccolta
di novelle, dalle storie a volte paradossali, diverte il lettore con
il suo inconfondibile
stile ironico. Tra tutti
i racconti emblematica è la storia del signor
Carletto Palladino che
una mattina, mentre si
trova ai piedi della torre
di Pisa a vendere ricordini ai turisti, avvista una
grande astronave d’oro
e d’argento che si ferma
in cielo e dalla cui pancia esce un coso strano.
Sembra un elicottero, che
scende sul prato conosciuto
come “prato dei miracoli”.
Il signor Carletto grida: “Gli
invasori spaziali!” e tutti i
turisti scappano urlando in
tutte le lingue.
Ma il signor Carletto è l’unico che non scappa, per non abbandonare la cassetta, posata su
uno sgabello, nella quale sono custoditi i tanti modellini in gesso,
marmo ed alabastro che riproducono la torre pendente. “Souvenir! Souvenir!” comincia a gridare il signor Carletto, indicando
la sua merce agli spaziali, che sbarcano in tre, ma salutano con
dodici mani, perché ne hanno quattro a testa.
Questa è una delle tante storie raccontate da Rodari in questo
libro per sognatori. Le storie sono bizzarre, i finali sono sempre
a sorpresa e capaci di stupire il lettore e, soprattutto, capaci di
stimolare la fantasia di chi lo legge.
Roberto Bottinelli 1F
Fermate il mondo
voglio scendere!
Se fossi un libro vorrei essere un libro di storia, perché
conoscerei tutti gli avvenimenti avvenuti molto tempo
fa e saprei con esattezza tutte le date importanti, senza
sbagliarne una.
Se fossi un libro vorrei essere un libro di musica, perché
così saprei suonare qualsiasi strumento e saprei anche
tutte le regole e la grammatica della musica.
Se fossi un libro vorrei essere un libro di italiano, perché
così conterrei tantissimi brani: horror, gialli, fantasy,
avventurosi, ecc… e anche perché imparerei molte cose
dai testi letti, come chi trova un amico trova un tesoro e
chi di spada ferisce di spada perisce.
Se fossi un libro vorrei essere un libro di storia dell’arte,
perché così conoscerei i grandi pittori antichi e saprei
tutto sui diversi stili di pittura e scultura di molti secoli
fa.
E infine se fossi un libro vorrei essere un libro di matematica, perché saprei risolvere i problemi più difficili e
anche le espressioni molto lunghe, inoltre saprei tutto
quello che c’è da sapere sui grandi matematici.
“Fermate il mondo…voglio scendere!” è un libro scritto da
Caroline Plaisted.
Questo libro parla di una ragazzina di tredici anni, che ha
una famiglia considerata da lei davvero strana.
Sua madre lavora in casa come psicanalista, suo padre ha
un negozio in cui vende solamente prodotti biologici; Ben,
il fratello maggiore, ha dato vita a un gruppo musicale chiamato “Blea!”, mentre suo fratello minore, soprannominato
Ugo Vermugo, viene considerato un lurido leccapiedi.
La protagonista è Amaryllis Flower, una ragazza di tredici anni
che spera al più presto di compierne quattordici, per cambiare
un po’
di cose considerate un
po’ imbarazzanti per una
ragazza della sua età.
Secondo Amaryllis ci
sono solamente due
cose che nella sua vita
vanno per il verso giusto: la sua amica inseparabile e la sua nonna preferita, chiamata
affettuosamente da lei
Sissi.
Tutti questi personaggi li conoscerete
solo leggendo questo
entusiasmante libro,
che vi fornirà tutte
le risposte ai quesiti
che vi sarete posti
leggendo questa
breve recensione.
Denis Dell’Andrino 2D
Elisa Pedrotti 2B
Se fossi un libro
Leggere
IDI DI MARZO TWILIGHT
Matti da Ligari
di Valerio
Massimo
Manfredi
Nell’antica Roma agli inizi di marzo del 44 A.c. Caio Giulio Cesare, l’invincibile capo militare che aveva assoggettato il mondo alla legge romana, ha
cinquantasei anni: è stanco, malato, soffre di crisi epilettiche e ha passato
gli ultimi vent’anni della sua vita a reprimere le continue guerre civili che
hanno devastato Roma. Lui ha sempre odiato i tiranni e considerava tali
chiunque avesse una scorta e sarà questa la causa della sua morte. Il suo
medico Antistio, il suo luogotenente Silio Salvidieno e il suo più fedele
legionario Publio Sestio cercano in tutti i modi di impedire che le “idi di
marzo” si compiano cercando informatori per tutta la Repubblica, seguendo ogni indizio. Publio Sestio cerca informatori per tutta la Romagna e
quando apprende la notizia che la morte del dittatore è vicina si precipita
a Roma con un messaggio per la Repubblica: l’aquila è in pericolo. Antistio legge su una statua di un vecchio governatore “Ritorna e salvaci” e
costui era un rivale di Cesare. Antistio riesce lentamente a sapere chi sono
i giustizieri di Cesare: Tillio Cimbro Lucio, Ponzio Aquila Lucio, Cassio
Parmense, Petronio, Rubrio Ruga, Publio Casca Servilio, Cassio Longino
Gaio e infine l’erede di Cesare, Bruto Giunio. Decidono di colpire il 15
di marzo alla curia di Pompeo e Cesare, dopo trentuno coltellate, muore
per il colpo di suo figlio, Bruto. Quando Antistio e Publio Sestio arrivano
per riferire il messaggio che l’aquila è in pericolo viene loro detto che
l’aquila è morta.
Mattia Folini 1B
Io… un libro
Se fossi un libro sicuramente vorrei essere un libro di avventura; questo
è assolutamente certo!!!
Vorrei trasmettere al lettore delle forti emozioni, coinvolgendolo al punto
di farlo sentire vivo e protagonista di una storia affascinante.
Se fossi un libro non vorrei, però, restare in una libreria, dove qualcuno
mi legge per due righe e poi mi lascia sul banco, accanto magari ad una
mielosa storia d’amore.
Tanto meno vorrei finire in qualche cartone riposto tra la polvere di un
solaio o al freddo e al buio di un’umida cantina.
No, se fossi un libro vorrei vivere in una grande e bella biblioteca pubblica, in un palazzo prestigioso come la nostra “Villa Quadrio”, sede di
una bellissima biblioteca comunale. È lì che vorrei stare, anzi “vivere”,
affinché tutti possano leggermi e apprezzarmi.
Così sogno di essere preso tra le mani di qualche bella e giovane lettrice,
magari amante di viaggi e di avventure, che mi legga in biblioteca con
grande intensità, oppure che mi chiede in prestito e mi porti a casa sua e
mi legga con calma in un posticino caldo, davanti a un caminetto, mentre
fuori piove e fa un gran freddo e qualche volta si addormenta tenendomi
tra le mani.
Un libro mozzafiato, però, non si presta tanto a colpi di sonno! Si dovrebbe
leggere, infatti, proprio d’un fiato, rigorosamente con il cuore in gola!
A parte gli scherzi, mi piacerebbe essere letto da centinaia di persone, da
gente che addirittura attende giorni per potermi sfogliare.
Vorrei insomma tanto, ma al tempo stesso vorrei anche dare tanto.
In particolare ai ragazzi giovani come me, attraverso l’avventura vorrei
insegnare a non avere paura di niente e al tempo stesso a saper rispettare
il prossimo.
Andrea Perego 2A
Bella è una diciassettenne proveniente dall’Arizona e
si è trasferita dal padre a Forks, la città più piovosa
degli Stati Uniti.
Ambientarsi non è facile, ma la cittadina è piccola e
l’arrivo della figlia dello sceriffo locale è una grande
notizia per tutti, compresi i compagni di liceo che
mettono Bella al centro dell’attenzione.
Lei però è distratta dai fratelli Cullen, molto affascinanti, ed è proprio di Edward, che sembra non
apprezzare la sua vicinanza, che Bella è più attratta.
I due pian piano si avvicineranno sempre di più,
diventando inseparabili, come una sorta di innaturale,
quasi morboso bisogno di stare insieme, sempre.
Bella ha bisogno di sicurezza, ma soprattutto di sapere la verità e i segreti della famiglia Cullen.
La verità che verrà a galla sarà sconvolgente.
Questo libro fa capire che cosa si può ottenere con
la forza di volontà, ma soprattutto ci fa notare che
anche nella diversità, tra due persone può nascere
un grande e splendido amore.
È un libro che ci ha travolto e ci ha fatto sognare. È
un romanzo pieno di azione, amore e fascino. È una
storia piena di termini, frasi e contesti meravigliosi,
fantastici. Ecco perché, fin dall’inizio, viene voglia
di leggere una pagina e poi una ancora finché non
si arriva alla fine.
Al termine del libro abbiamo sentito la mancanza di
quell’adrenalina e quella passione che ci ha travolto
per tutta la lettura.
Martina Antonucci, Caterina Schena
e Vittoria Rossi 2B
La trilogia
del burqa
Quest’anno, nelle ore di Storia, abbiamo parlato
della nascita della civiltà islamica e sul nostro
libro abbiamo trovato un paragrafo che illustra
la condizione della donna descritta nel Corano. Da quando i Talebani (Talebano, nella lingua Pashtun, significa “studente del Corano”) in
Afghanistan si sono impadroniti del potere, nel
1978, la donna non ha più diritti: deve uscire
con il burqa, un abito che la copre dalla testa
ai piedi, accompagnata da un familiare maschio,
non può guidare, non può andare a scuola né
lavorare. Non si possono fare feste, ascoltare
musica occidentale o guardare la televisione.
Per approfondire quest’argomento, ho deciso di
leggere il libro di Deborah Ellis, ”La trilogia del
burqa”, diviso in tre parti, “Sotto il burqa”, “il
viaggio di Pavana” e “La città di fango”, che ha
vinto il premio Andersen 2002 come miglior libro
per i lettori di 10 e 12 anni. Vi è narrata la vicenda
di Parvana, una ragazzina che vive a Kabul con
i suoi genitori, le sorelle Nooria e Maryam e il
piccolo Ali. Dopo che i Talebani hanno rapito il
padre, professore di storia afghana, essa è obbligata a travestirsi da maschio per continuare il
lavoro del padre: leggere e scrivere lettere per gli
analfabeti e poter quindi sfamare la sua famiglia.
È una ragazza molto coraggiosa, perchè si trova,
dopo i bombardamenti della città, a viaggiare da
sola per tanti mesi nel deserto alla ricerca della
sua famiglia, portando con sé un ragazzino scampato alle bombe, Asif, che ha una gamba rotta
e vive da solo in una grotta ed una ragazzina
molto coraggiosa. Nonostante le sue peripezie,
Parvana non si dimentica della sua miglior amica, rimasta a Kabul, Shauzia, che ha un sogno:
lasciare l’Afghanistan e andare in Francia, dove
nessuno le darà più fastidio e dove vedrà distese
infinite di lavanda. Per non spezzare il filo della
sua amicizia, le scrive, ogni volta che può, delle
lettere immaginarie, in cui trova consolazione e
coraggio per andare avanti. Questo libro mi è piaciuto molto, perché mi ha coinvolto parecchio, mi
sono immedesimata nella protagonista e quindi
ho potuto capire meglio come vivono le donne
laggiù: senza diritti e nella povertà.
Alessandra Bondanese 1C
7
8
Matti da Ligari
Cinema
Il bambino con il pigiama a righe
Il bambino con il pigiama a righe è
un film appena uscito.
L’argomento principale è la situazione
degli ebrei durante la seconda guerra
mondiale. I protagonisti sono i membri
di una famiglia di Berlino, il cui padre
è un nazista.
Un giorno lui riceve una promozione
e passa da semplice soldato a capo,
ma l’accettazione dell’incarico comporta il trasferimento in campagna,
dove si deve costruire un campo di
concentramento.
Il giorno della partenza sono tutti felici
tranne Bruno, lui avrebbe preferito
restarsene a Berlino con i suoi amici.
La casa nuova in cui alloggiano è
brutta, piccola, isolata e circondata
da molti luoghi in cui è vietato andare. Dalla finestra della sua camera il
bambino vede una costruzione che a
lui sembra una fattoria, dove abitano
delle persone e dei bambini strani
perché indossano tutti un pigiama a
righe. È, in realtà, il campo di concentramento.
Nonostante i genitori cerchino di
tenerlo distante, il protagonista incuriosito si reca al campo e là, dietro
una recinzione di filo spinato, incontra
un bambino che indossa un pigiama
a righe. Per Bruno è tutto un gioco.
Ogni giorno, all’insaputa dei genitori
e della sorella, va a trovare l’amico
portandogli qualcosa da mangiare e
da giocare. Comincia così a capire la
vita degli ebrei che stanno lì, perdendo
fiducia nel padre.
In seguito alla separazione dei genitori
Bruno deve ritornarsene a Berlino, prima di partire si reca a salutare l’amico
che gli chiede di aiutarlo a trovare il
padre. Bruno entra nel campo e si
accorge degli orrori che ivi si verificano, ma nonostante sia spaventato,
continua ad aiutare l’amico.
Malgrado il tragico finale, il messaggio
del regista è positivo: l’amicizia e la
I passi dell’amore
Nel laboratorio di Cineforum il film che mi è piaciuto di
più è stato: “I passi dell’amore”.
“Il nostro amore è come il vento: non lo vedo, ma lo
percepisco..”
Questa frase colpisce, il protagonista di questa storia
colpisce, perché ha avuto la forza di non dimenticarla
mai. È la storia di un grande amore, di un amore nato
dal nulla, ma divampato con una potenza inarrestabile,
un amore che non si è fermato nemmeno davanti alla
morte.
Landon, studente nel liceo di una piccola cittadina della
provincia americana, non frequenta proprio la migliore
delle compagnie; passa infatti il tempo con quelli che
reputa “i suoi migliori amici”, solo perché senza di loro
non sarebbe nessuno e forse è questo che lo spaventa
tanto.
Il Preside, saputo che lui ha bevuto della birra durante il
normale orario scolastico, decide, dato che questa non era
la prima delle bravate, di punirlo, obbligandolo ad aiutare
i bambini della scuola a studiare ed a fare le pulizie in
orario extrascolastico. Lo costringe, inoltre, a partecipare
alla recita scolastica come attore protagonista.
Per non fare butta figura, il ragazzo si trova così a dover
chiedere aiuto a Jami, figlia del reverendo, ragazza carina
e studiosa che ha una vera passione per le stelle e i pianeti,
e lei accetta, a patto, però, che lui non si innamori di lei,
cosa che Landon promette senza problemi, perché lei non
è davvero il suo tipo. Lei è malata di leucemia e le resta
poco da vivere. Come da copione, in poco tempo i due
si innamorano perdutamente l’uno dell’altra.
Jami ha una lista delle cose che deve fare nella sua breve
vita e Landon l’aiuta a realizzarle; tra queste, la prima
e più importante è sposarsi nella chiesa dove si sono
sposati i suoi genitori. Quando la malattia avanza e non
è più possibile nasconderla, Jami ne informa l’amato e i
due si sposano proprio in quel luogo, ma, dopo l’estate,
lei muore. Lui, però, sa che lei vivrà sempre nel suo
cuore, perché: “Il nostro amore è come il vento, non lo
vedo, ma lo percepisco..”.
È una storia triste dopotutto, ma mi ha fatto capire che
bisogna avere sempre fede, battersi per le cose in cui si
crede e non cambiare per piacere agli altri. È determinante
vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo.
Claudia De Bernardi 2D
vicinanza tra gli uomini, al di là
delle ideologie e delle diversità
di razza e religione, sono fondamentali nella vita umana. All’ingenuità e alle bontà dei bambini
si contrappone la crudeltà degli
adulti che maltrattano, ammazzano e calpestano gli ebrei e la
loro dignità.
Gli adulti possono sbagliare,
come in questo caso il padre
che tiene nascosta la realtà di
orrore del campo, realtà che
egli ritiene giusta per salvare
la patria.
Per me questo film è stato
molto istruttivo perché tratta
un argomento difficile senza essere troppo drammatico e non mostrando tutte
le atrocità, ma lasciandole all’immaginazione dello
spettatore.
Marika Carnazzola 1F
Il cacciatore di aquiloni
TITOLO: Il cacciatore di aquiloni
REGIA: Marc Forster
DAL ROMANZO di Khaled Hosseini
DURATA: 131 minuti
TITOLO ORIGINALE: The kite runner
NAZIONE: Usa
ANNO: 2007
GENERE: drammatico
TRAMA.
Il film si sviluppa come un lungo flashback in
cui il protagonista, Amir, rivive la sua vita che
da Kabul lo ha portato in America. Figlio di un
facoltoso uomo d’affari, Amir è amico di Hassan,
un hazara suo devoto servitore, a cui legge i suoi
racconti e cerca
di istruirlo mentre
Hassan ha un vero
talento nel lancio con la fionda
con cui difende il
padroncino. Condividono la passione per le battaglie di aquiloni,
gare diffusissime
nell’Afghanistan
prima del regime dei talebani.
Amir prova però
nei confronti
dell’amico della gelosia derivante dal gran-
de affetto che suo padre riserva ad Hassan.
Proprio dopo un’appassionante gara che vede
Amir vincitore, Hassan, che si è allontanato per
recuperare l’aquilone, viene sodomizzato da tre
ragazzi pasthun e Amir, che assiste di nascosto
alla violenza, non ha il coraggio di intervenire. Il
senso di colpa che ne deriva lo porta ad allontanare l’amico inscenando il furto di un orologio.
Da questo momento le loro vite si dividono.
Il paese viene invaso dalle truppe sovietiche e Amir
con il padre fugge in America.
Dopo molti anni un’inaspettata telefonata di un
vecchio amico del padre sconvolge la sua vita
e lo riporta in Patria dove lo aspettano notizie
scioccanti…
Al di là della storia di amicizia tra Amir e Hassan, il film è senza dubbio molto interessante e
coinvolgente perché descrive la storia travagliata
di un popolo, quello afgano, e della profonda
trasformazione sociale e politica verificatasi in
seguito alla dittatura dei talebani.
Alcune scene mi hanno veramente colpito: la sfarzosità del matrimonio di Amir, la crudeltà della
lapidazione di una donna colpevole di adulterio,
la devastazione di Kabul, la tristezza per l’accettazione delle regole disumane dell’orfanotrofio.
Ma particolarmente spettacolare ed intrisa di
significato è la scena della gara di aquiloni in
cui emerge vivo il desiderio di libertà di un popolo
che, a seguito della dittatura, non può più nemmeno sognarla: infatti le gare di aquiloni sono
state abolite!
Francesco Spini 3F
Water Horse
È un film ambientato in Scozia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un giorno Angus, un vivace ragazzino, porta a casa un grosso uovo. Durante la notte ne esce
una strana creatura che assomiglia ad un dinosauro.
Angus, per nulla impaurito dall’aspetto, chiama l’animale Crusoe, stringendo con lui una forte
amicizia. Egli condivide il suo segreto con la sorella Charlie e il domestico Lewis. Inizialmente
lo nasconde nel capanno degli attrezzi, ma dopo lo sistema nella vasca da bagno ed infine,
quando Crusoe diventa troppo grande, nel meraviglioso lago.
Ma lì un pericolo l’aspetta: i militari irlandesi con i cannoni sono pronti per sparare contro i
sottomarini tedeschi e Crusoe viene attaccato dall’artiglieria.
Angus durante la notte va di nascosto dalla madre a trovare Crusoe, che però non è più in sé:
è diventato feroce per colpa dei cannoni, ma si calma grazie al suo amico Angus. La sorella
dice tutto alla madre che si fa accompagnare dal Capitano Hamilton a riprendere il figlio.
Angus spiega alla madre che è lì per stare un po’ con Crusoe, ella però non crede che esistano mostri marini, ma appena l’animale viene fuori dall’acqua, non può che crederci. Angus
cavalca Crusoe e così riesce a sfuggire ai cannoni e ad andare verso il mare.
Il ragazzo si ricorderà per sempre del suo strano amico, tanto che quando sarà anziano racconterà questa storia a due giovani turisti.
Francesca D’Alpaos e Costanza Quadrio1B
Matti da Ligari
AUTORE: Stephane Mayer
CASA EDITRICE: Fazi editore
GENERE: Storia d’amore/fantastico
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2006
Bella Swan è sempre stata diversa dai
suoi compagni, non le è mai importato di fare amicizia con le ragazze
più alla moda del suo liceo di Phoenix. Quando la mamma di Bella si
risposa e manda a vivere la figlia
con il padre, nella piovosa cittadina
di Forks, a Washington, la ragazza
non prevede affatto che la sua vita
possa subire grandi cambiamenti.
Almeno fino a quando non incontra
il misterioso e bellissimo Edward
Cullen, un ragazzo diverso da chiunque altro abbia mai conosciuto. Tra
i due nasce un’amicizia dapprima
sospettosa, poi più intima, che presto
si trasforma in una attrazione travolgente; ma mentre nella vicina riserva
riprendono a circolare leggende sui
vampiri, un dubbio si fa strada nella
mente di Bella, decisa a scoprire il
segreto celato da Edward.  
Questo libro, ma soprattutto il film
tratto da esso, ha riscosso un grandissimo successo, soprattutto nel
pubblico femminile e ha suscitato
non poche polemiche. Riportiamo in
questa intervista doppia i commenti
sul libro e sul film sotto due punti di
vista diversi.
DICE LUI: Andrea Mafessoni
DICE LEI: Michela Arrighi
Come hai trovato la storia? 
A. Con tutto il rispetto per l’autrice, mi sembra un po’ banale. È la
classica storia d’amore eterno ed
immutabile tra adolescenti (se escludiamo il fatto che Edward, il vampiro
protagonista, è un novantenne nel
corpo di un diciassettenne). I fatti
sono abbastanza  scontati e l’amore
è fin troppo perfetto, così come il
protagonista, Edward, che non ha
Cinema
TWILIGHT
un difetto nemmeno a cercarlo con
la lente d’ingrandimento.
M. Twilight è una storia d’amore
diversa da tutte le altre, non è più
la classica storia tra un ragazzo e
una ragazza che si innamorano, ma
di due creature diverse: una umana
ed un vampiro. Sono contraria alle
opinioni delle persone che credono
che sia la solita storia d’amore, avete
per caso già letto di amore tra un
vampiro e una ragazza?
Cosa ne pensi dei personaggi? 
A. Penso che non sono quel che si
dice “il top dell’originalità”. Principalmente sono classici adolescenti
moderni, mentre i due protagonisti, Edward, il bellissimo ragazzo dai
capelli di bronzo, alto, magro, colto,
bellissimo (non esageriamo eh?) e
Bella, la bella (scusate il gioco di
parole..) ragazza introversa e un po’
impacciata, sanno anch’essi di “già
visto”… Per fortuna la famiglia di
Edward e i vampiri del secondo clan
danno un tocco d’originalità.
M. I personaggi sono un misto di
persone e creature mitologiche;
ognuno di essi dà un tocco in più a
questo libro, forse perché sono tutte
figure mai viste e misteriose. Da non
trascurare Bella, la timida ragazza
che s’innamora del più affascinante
ragazzo della scuola.
Qual è il tuo personaggio preferito? 
A. Senza dubbio James, il cacciatore
vampiro che dà la caccia a Bella.
Purtroppo alla fine del  libro viene
fatto a pezzi e bruciato. Peccato…     
M. Sicuramente è Edward Cullen, il
bellissimo vampiro. Beh non potete
mica biasimarmi! È il principe azzurro di Bella ed è talmente bello da
sembrare irreale (fortunata lei!).
Qual è la tua parte preferita? 
A. Direi dal momento in cui i protagonisti conoscono James a quando
lui viene ucciso. È la parte più emo-
Il falsario - operazione Bernhard
Regista: Stefan Ruzowitzky Anno: 2007
Trama.
Salomon Sorowitsch è il falsario ebreo più abile di tutti i tempi. La polizia è
sulle sue tracce e Salomon sta scappando. I bagagli sono già pronti ma improvvisamente si presenta una donna che ha bisogno del suo aiuto, Salomon si
lascia prendere dalla passione, accontenta la donna e viene arrestato. Come
tutti quelli della sua razza viene deportato nei campi di concentramento. Grazie
alle sue abilità di falsario Salomon viene trasferito in un campo privilegiato
dove egli mette a disposizione la sua “arte” per i nazisti insieme ad altri ebrei
suoi compagni. È un delinquente, ma di fronte agli orrori del regime nazista,
la sua delinquenza diventa ininfluente. Il suo compito, con l’aiuto di altri ebrei
specializzati in stampa e grafica, è quello di falsificare la sterlina in modo
da sconvolgere l’economia inglese. Il gruppo si mette al lavoro e, in poco
tempo, realizza banconote così perfette da trarre in inganno persino la Banca
d’Inghilterra. Il comandante, non soddisfatto, gli affida un compito estremo:
falsificare il dollaro. Il protagonista si trova davanti a un nuovo problema:
continuare a produrre denaro e salvare se stesso e i propri compagni oppure
boicottare l’operazione lasciando i tedeschi a tasche vuote? Salomon vorrebbe
procedere speditamente ma un suo compagno, Hamburg, lo convince a rallentare i tempi in modo da sfavorire il nazismo. Nel frattempo cominciano a
comparire i primi segni di cedimento della Germania. Nonostante il successo
della sterlina falsificata, i fondi sono di nuovo agli sgoccioli. Il comandante
del campo minaccia i falsari di ucciderli se non rispettano i tempi prestabiliti
per il dollaro. Salomon allora decide di falsificarlo da solo portando a termine
il lavoro e risparmiando i colleghi. Ma ecco che le sorti delle guerra mutano
velocemente. Gli alleati sconfiggono l’esercito tedesco vincendo la seconda
guerra mondiale e ponendo fine al regime nazista. Salomon, come tutti, è
profondamente segnato ma la sua grande forza interiore gli permette di non
arrendersi e di guardare, seppur cinicamente, al futuro.
Il film è vincitore di un recente premio Oscar come miglior film straniero in
quanto è stato capace di presentare in modo diretto, con una vicenda particolare, la drammatica, allucinata realtà dei campi di concentramento nazisti
e dello sterminio sistematico degli ebrei.
Arianna Bertini, Ilaria Quadrio e Elena Quadrio 3E
zionante del libro, anche se putroppo è un po’ corta.        
M. È il finale (ovviamente a lieto
fine!). È sempre bello sapere che
una storia d’amore finirà bene! (Ops,
vi ho anticipato il finale, ma non
preoccupatevi, è una storia piena
di eventi!)      
Cosa ti ha colpito di più del
libro? 
A. Quando mi è caduto in testa..
Scherzi a parte,   non c’è stata una
cosa particolare che mi ha colpito; la storia è abbastanza lineare e
priva di grandi colpi di scena, e i
messaggi che si  possono ricavare
dal libro sono gli stessi di qualsiasi
storia d’amore. 
M. Mi ha colpito molto il fatto che
Edward sia disposto a sacrificare la
propria vita per salvare quella di
Bella. È talmente innamorato di lei
che è diventata la sua vita, il suo
unico interesse.
Da cosa pensi che dipenda il successo del libro? 
A. Ovviamente se 5 milioni e mezzo
di persone l’hanno acquistato, sarà
perché è un bel libro.  Mi lascia perplesso, però, il fatto che Twilight  sia
stato pubblicato nel 2006, mentre
ha avuto il suo grande successo alla
fine del 2008, più o meno nel periodo di uscita del film. Per cui  penso che parte del successo dipenda
anche dal  film, in particolare da uno
dei protagonisti… (vi lascio intuire
chi…).
M. Credo che il successo del libro è
dato sì dal film, ma soprattutto dalla
particolare storia d’amore. Il libro
è scritto bene, la vicenda è appassionante, e non ha avuto successo
perché è uscito il film, ma per la sua
storia. Infatti io, dopo aver letto il
primo libro, ho letto tutta la collana
perché mi aveva appassionata.
Andrea Mafessoni                                      
Michela Arrighi 3B 
9
Thirteen
Durante il primo quadrimestre, nel Laboratorio pomeridiano di Cineforum, ho
potuto vedere numerosi ed interessanti
film, guidata, nella comprensione, dalla
professoressa Filippini .
Quello che mi è piaciuto maggiormente,
che è rimasto particolarmente impresso
nella memoria, in quanto testimonianza
forte delle varie sfaccettature dell’amicizia e dei non sempre semplici rapporti
tra genitori ed adolescenti, è “Thirteen”
(“Tredici anni”).
Narra la storia di una ragazzina di tredici anni, Tracy, che vive con la madre e
passa il suo tempo a studiare con profitto,
finché conosce Evie, una sua compagna,
diventano amiche inseparabili, ma questa
condurrà Tracy in cattive compagnie:
per guadagnarsi la stima del gruppo, ed
esservi così ammessa, inizierà a rubare, ad
assumere droghe, alcool, a farsi piercing
e tatuaggi.
La madre, nonostante si accorga del cambiamento della figlia e se ne preoccupi,
continuerà ad accontentarla in ogni cosa
credendo di avvicinarla più a lei, di farle
del bene e renderla felice, ma la ragazza
arriverà persino ad autoinfliggersi numerose ferite, sintomo di ormai gravi problemi psicologici.
Alla fine Evie rivelerà alla madre i problemi di Tracy, dimostrandosi, da un lato,
altruista per aver cercato di aiutarla, ma
allo stesso tempo ipocrita, poiché le attribuirà tutta la colpa delle bravate, dimenticando il suo concorso sostanziale.
La donna si accorgerà così del grave
malessere della figlia, capirà di aver sbagliato ad assecondarla e, mettendoci tutto
il suo impegno, riuscirà a farle riprendere
una vita normale: le due amiche, però, si
separeranno definitivamente.
Laura Giudice 2A
L’anno in cui i miei genitori
andarono in vacanza
Mauro è un bambino che viene lasciato dai genitori, in Brasile, presso il nonno, con la promessa
di un loro ritorno prima dell’inizio dei mondiali
di calcio.
I suoi genitori avevano dovuto abbandonare il
paese per motivi politici. Il film infatti è ambientato negli anni della Guerra fredda. Mauro, però,
scopre che il nonno è morto da poco e quindi
viene accolto da un vicino di casa. La convivenza
tra i due non è sempre facile e durante le loro
liti Mauro si rifugia spesso a meditare a casa
del nonno. Dopo varie vicissitudini Mauro fa
amicizia con un gruppo di ragazzi e il tempo
trascorre lentamente.
I mondiali di calcio sono iniziati e Mauro in
ricordo della promessa fatta dai genitori prima
di fuggire dal Brasile vive in attesa del loro
ritorno ma purtroppo la promessa non viene
mantenuta.
I genitori infatti non tornano ed il piccolo Mauro sempre più rattristato non riesce
neanche a festeggiare le numerose vittorie del Brasile.
Durante una festa religiosa arrivano in paese le forze armate governative che dopo
un violento scontro arrestano molti avversari politici di sinistra. Uno di questi riesce
a sfuggire alla cattura nascondendosi in casa del vicino.
Quest’uomo viene però scoperto e il vicino di casa viene arrestato. Appena quest’ultimo viene scarcerato, decide di accompagnare il ragazzo dalla madre ed è qui che
Mauro conosce la verità: suo padre è stato ucciso.
Mi è sembrato un film molto emozionante e toccante perché ha mostrato la tragedia
delle persecuzione politica attraverso gli occhi di un bambino.
Cristian Imperial 1B
Matti da Ligari
Racconti
L’ORIGINE DELLA NEVE Sfere in caduta libera
10
Milioni di anni fa, non c’era la neve, e nessuno si sarebbe mai aspettato un fenomeno
atmosferico così bello.
In quel tempo esistevano la pioggia e il
freddo che, però, pur essendo fratelli
non riuscivano a convivere in pace e
sintonia.
Il padre era stufo della solita “storia”,
quindi, proibì loro di farsi vedere sulla
terra per una settimana. I due fenomeni, dopo una settimana, mostrarono i
loro potenti poteri alla Terra, che fece in
principio un sospiro di sollievo vedendo
i fratellini non litigare. Ma dopo qualche
ora scoppiò il pandemonio fra i due e subito
intervenne il padre che li riportò a casa.
Il padre, arrabbiatissimo con i figli, disse loro che
quella volta non si sarebbero più potuti avvicinare alla Terra
per un intero mese.
I due fratelli non ce la fecero ad aspettare così tanto tempo e, il giorno seguente,
presero in prestito una delle nuvole del padre e andarono ancora a manifestarsi
presso la Terra, disobbedendo al padre.
Prima di iniziare decisero di rendere fiero il loro padre, quindi si misero d’accordo, mescolando i loro poteri per così creare qualcosa di magnifico, qualcosa di speciale, qualcosa che nessuno aveva
mai visto prima: la neve. La neve prese
all’istante le sembianze: la pioggia le
diede una forma tonda e il freddo la
consistenza del ghiaccio. Una nuova
sorellina. Appena tornarono a casa
la pioggia e il freddo mostrarono
al padre la loro nuova “sorellina”;
il padre era talmente fiero di loro
che per prima cosa li tolse dalla
punizione e per secondo donò
a ognuno una stagione in cui
avrebbero avuto la precedenza
nel manifestarsi: alla neve l’inverno, alla pioggia la primavera e al
freddo l’autunno. Da quel giorno
la neve si manifestò tutti gli inverni,
candida come il cotone.
Enrico Maspero 1B
IL TOPO DA BIBLIOTECA
In una polis greca un ricco mercante aveva dieci figli e uno di questi non aveva
proprio nessuna voglia di lavorare. Passava tutto il tempo in biblioteca a leggere
libri di filosofia e quando la gente si lamentava, lui rispondeva di essere troppo
sapiente per dover faticare.
Disprezzava il contadino che metteva le mani nella terra, il fabbro che batteva
tutto il giorno il ferro e l’artigiano che secondo lui non serviva a nulla.
Non amava certo nessun tipo di lavoro, amava solo leggere i libri di Omero e
di Socrate.
La gente spettegolando sosteneva che non serviva a niente per la società ma
intanto lui gironzolava per le strade a decantare quanto fosse troppo intelligente
e per questo non dovesse lavorare, ignorando coloro che dicevano che la Dea
della Sapienza, Sofia, lo avrebbe punito.
Il padre, deluso del comportamento del figlio, cercava in qualsiasi modo di
giustificarlo ma il popolo non gli credeva più.
Intanto il figlio del ricco, nobile mercante leggeva e andava dicendo, vantandosi, che la Dea della Sapienza non poteva di certo punire una persona sapiente
come lui e così la sua superbia cresceva.
Gli Dei dall’alto lo guardavano male ma soprattutto la dea della Sapienza, Sofia,
era sempre più irritata.
Il figlio del mercante, un giorno parlando con un
amico, disse di essere più sapiente di Sofia. L’ira
della dea a quel punto divenne tale che chiese
aiuto agli altri dei per fare un incantesimo a
quello stolto.
Gli dei acconsentirono.
Sofia, per far vedere la sua supremazia, aspettò che il figlio del
mercante entrasse in biblioteca e quando finalmente vi
giunse lo trasformò in un topo,
così che rimase sempre in quel
luogo a rosicchiare i suoi vecchi libri ormai ingialliti dal
tempo.
Ancora oggi pensando a questo
mito si utilizza il termine “topo
da biblioteca”.
Cristian Imperial 1B
Siamo nel XVII secolo. È un giovedì, quando di buon mattino ci troviamo di fronte il nostro maestro che ci dice: “Oggi è un gran giorno
perché effettuerò un esperimento sulla torre di Pisa. Compratemi due
bocce uguali; una di legno e l’altra di ferro”.
Andiamo al mercato, ma Galileo non ci ha dato neanche i soldi, così
dopo tanti tentativi troviamo le palle più economiche che costano una
dieci soldi e l’altra undici.
Chiediamo lo sconto e il mercante ce lo fà, per fortuna!
Ci avviamo, così di corsa fra le stradine rurali di Pisa per arrivare puntuali dal nostro maestro.
Lo scienziato ha ipotizzato che gli oggetti con un peso più leggero
cadono alla stessa velocità di quelli più pesanti.
Noi, sinceramente, non ci crediamo molto, ma fra pochi istanti sapremo
la verità. Se Galileo avesse ragione sarebbe una delle sue più grandi
scoperte. Siamo ormai ai piedi della torre pendente; Galileo sta salendo
verso la cima, io insieme ad un mio collega, rimango sotto per osservare l’arrivo delle due sfere, una di legno e una di metallo, che Galilei
lascerà cadere dalla torre.
Lui ci fa un cenno, segno che sta per lasciare le due sfere.
Noi sotto siamo abbastanza nervosi: stiamo per assistere alla scoperta
che negherà l’ipotesi di Aristotele, forse.
Le palline precipitano, uno di noi intanto perde l’equilibrio e cade per
terra a pancia in su e proprio sopra atterrano le due sfere: sono arrivate nello stesso momento, anche se ha procurato più dolore quella
di ferro.
Il giorno dopo gli urlatori hanno già sparso la notizia della nuova scoperta.
Emil Telemaco Sandrini
Federico Crapella 1B
Piccolo grande capocordata
Il tempo era discreto, il cielo grigio ma una buona temperatura. Siamo
andati subito a scalare alcune vie del Monte Cucco tra le quali una vecchia
via aperta da mio papà in tempi passati.
In Liguria si arrampica su calcare, una roccia spigolosa e piena di buchi
dovuti all’erosione dell’acqua. Questa roccia a me piace molto.
Le vie del Monte Cucco portano tutte in vetta, e da lassù si vede tutto,
anche il mare.
Con un ripido sentiero siamo tornati alla base della parete dove, affamati, abbiamo mangiato
una buonissima focaccia ligure. Nel tardo
pomeriggio abbiamo
raggiunto l’agriturismo
gestito da amici di mio
papà dove avremmo
dormito e dove io,
mentre i miei genitori
andavano a vedere il
paese di Borgo Finale, mi sono fermato a
riposare.
Dopo cena siamo
andati subito a dormire, perchè il giorno dopo avevamo in
programma altre scalate alla Rocca di Perti, un’altra montagna
della zona famosa per
le sue vie.
la mattina, dopo aver percorso una lunga strada sterrata, siamo arrivati
all’inizio di un sentiero. Raggiunto l’attacco della parete e preparato il
materiale abbiamo cominciato subito a scalare. La via era molto strana,
comprendeva piccoli strapiombi e corti sentierini. Dopo sette tiri di corda eravamo finalmente in vetta. Lassù, dopo esserci goduti il paesaggio,
abbiamo deciso di lanciarci in una discesa in corda doppia da un burrone; prima avevo paura, ma poi era bellissimo stare appesi in aria con la
vista del mare…
Nel pomeriggio siamo tornati a Monte Cucco e abbiamo fatto una via che
ho aperto io da capocordata e alla fine dell’ultimo tiro, arrivato in vetta,
dovevo assicurare i miei genitori. Ma della sosta non c’era traccia…
Questo voleva dire che la sosta dovevo attrezzarla io!
Ho preso allora i friend (aggeggi da infilare nelle fessure per assicurarsi)
che mi aveva fornito mio papà e in una minuscola fessura con un po’ di
paura ho attrezzato una sosta per recuperare i miei genitori! Quando mio
papà, che è una famosa guida alpina, ha visto il mio lavoro, mi ha fatto
i complimenti e mi ha detto che non potevo fare meglio!
Due giorni veramente fantastici e indimenticabili!
Merizzi Fabio 1B
Racconti
La respirazione umana
11
Matti da Ligari
Nell’ambito dello studio riguardante
la respirazione umana noi, ragazzi
della 2B, insieme alla professoressa di
scienze, abbiamo avuto l’occasione di
vedere un cartone animato che trattava in modo esaustivo l’argomento.
Ma seguiamo ora il racconto dalla
viva voce di due protagoniste:
“Ciao, siamo due amiche, due particelle di ossigeno, e vogliamo raccontare
un’esperienza mitica, assolutamente
strabiliante, che ci è capitata proprio
ieri in una macchina perfetta e dai
mille ingranaggi: il corpo umano.
Stavamo volteggiando felici in campagna insieme agli altri gas che,
come noi, costituiscono l’aria, quando, all’improvviso, sbucarono dalla
città inquinata e di gran fretta cinque
ragazzi, affaticati e bramosi di aria, di
ossigeno, soprattutto.
Insieme a loro comparvero anche gli
instancabili virus e batteri nocivi che,
come al solito, stavano già preparando un attacco contro gli uomini.
Noi, incuriosite, ci siamo nascoste ed
abbiamo origliato il discorso del capo
dei batteri, che pensava di entrare
nel corpo umano passando per la
bocca, la quale, essendo sprovvista
delle barriere protettive presenti nel
naso, è più vulnerabile agli attacchi
esterni.
Abbiamo ragionato sul fatto che, per
la prima volta, il capo dei batteri aveva trovato una rapida soluzione per
raggiungere il suo malvagio obiettivo, ossia quello di creare pericolose
malattie nel corpo umano.
Infatti, passando per il naso, i batteri
avrebbero trovato morte certa, perché
avrebbero dovuto fare i conti con
le ciglia presenti nelle cavità nasali
che hanno il compito di trattenere
le impurità, e con il muco, una pasta
biancastra, che ha il dovere di trattenere la polvere e di umidificare e
riscaldare l’aria.
Con uno starnuto, infine, il naso
riesce quasi sempre a liberarsi dalle impurità che ha fermato al suo
interno.
Questo serio e utilissimo sistema protettivo contro polveri e batteri vari,
non può essere sfruttato dai fumatori
che, a causa del fumo denso e malsano che inspirano dalle sigarette,
bruciano e inaridiscono le ciglia oltre
a ridurre la produzione di muco nelle
cavità nasali.
Per questo è naturale che i fumatori
accaniti siano i più soggetti ad ammalarsi di gravi patologie.
Ma torniamo a noi.
I batteri, dopo alcuni tentativi, riuscirono ad entrare nella cavità orale.
Entrati nelle narici vennero legati e
intrappolati dalle ciglia, investiti dal
muco ed uccisi in gran quantità.
Questa scena l’abbiamo vista molto
da vicino perché, pensate un po’, siamo entrate proprio nel naso del malcapitato preso di mira dai batteri.
Che avventura ci attendeva!
Abbiamo attraversato tutta la cavità
nasale senza problemi perché i
peli ci hanno riconosciute come
amiche e lasciate passare.
Ad un tratto abbiamo scorto i batteri che erano passati per la bocca
lottare contro i globuli bianchi e gli
anticorpi giunti direttamente dalle
tonsille.
Quando i batteri vengono decimati
in battaglia, quelli superstiti si duplicano da sé, mentre i virus, che non
sanno autoriprodursi, usano le cellule
per moltiplicarsi, portando la cellula
utilizzata alla morte.
Compiuto un lungo percorso che ci
ha trasportate dalla faringe alla laringe, attraverso la trachea e i bronchi,
siamo finalmente giunte ai polmoni
e all’interno degli alveoli.
Qui, attraverso la respirazione esterna, siamo finite nei vasi capillari e
unite al sangue per poi venire scortate dai globuli rossi nelle cellule dove,
attraverso la respirazione interna, nei
mitocondri abbiamo creato energia
sfruttando i principi nutritivi.
Attraverso questo processo si è formata dell’anidride carbonica che i
globuli rossi hanno trasportato negli
alveoli dove, attraverso un’espirazione, è uscita dal corpo umano, pronta
ad essere assorbita dalle foglie delle
piante.”
Questo filmato mi è piaciuto soprattutto nella seconda parte dove parlava del fumo. Sono più che sicura che
se un adulto fumatore l’avesse visto,
a quest’ora avrebbe già smesso di
fumare. Non sarei mai riuscita a pensare che il fumo fosse così dannoso;
per fortuna sono riuscita a vederlo
prima che fosse troppo tardi… E’stato istruttivo anche vedere come si
può tenere accuratamente il nostro
apparato respiratorio e quali malattie
possono colpirlo (Gaia Baldini).
Ritengo che questo filmato sia molto
interessante ed istruttivo perché in
modo semplice, essenziale e divertente, riesce a far capire bene l’attività dell’apparato respiratorio, evidenziando ogni piccolo particolare
(Bianca Maria Bondiolotti).
Io fin da piccola guardavo questi
cartoni animati con interesse perché
spiegavano con semplicità e immediatezza studi scientifici e la natura
umana. Ho trovato questo filmato
molto chiaro e ricco di curiosità che
mi fanno capire meglio il funzionamento del nostro corpo e la sue
forme di difesa (Monia Bordoni).
Inizialmente da questo filmato non
mi aspettavo molto, perché credevo che i cartoni fossero solo per
bambini, quindi che fosse noioso e
inutile. Però mi sbagliavo. Infatti gli
argomenti sono stati trattati in modo
chiaro e semplice ma completo, così
ho avuto modo di ripassare e chiarire
gli argomenti che in parte già conoscevo (Vittoria Rossi).
Camilla Della Penna,
Bianca Bondiolotti, Gaia Baldini,
Vittoria Rossi, Monia Bordoni 2B
Lunedì, 9 febbraio 2009
Caro diario,
oggi, facendo una passeggiata per le
vie del mio paese, ho conosciuto una
ragazzina di nome Anna. Anna ha i
capelli corvini e piuttosto lunghi; è
una studentessa tredicenne che ama
molto la sua famiglia. Ah, dimenticavo, è ebrea, ma non importa perché,
secondo me, le persone si valutano
per i propri comportamenti; credo
che non si debba escludere una ragazza soltanto perché ha una religione
diversa dalla mia. Anche lei ha la mia
stessa passione, entrambe scriviamo
un diario sfogandoci liberamente. A lei
piace il ping-pong e allora le ho proposto di andare all’oratorio a fare una
partita. Io ho perso, beh non avendo
mai giocato penso che sia ovvio. Dopo
aver giocato le ho chiesto se le andava
di andare al bar a prendere una cioccolata; lei dispiaciuta mi ha detto che
non poteva perché agli ebrei non era
permesso entrare nei luoghi pubblici.
Così sono corsa via, sono entrata nel
bar ho preso due gelati e gliene ho
dato uno alla fragola. Mentre gustavamo i nostri gelati, abbiamo parlato del
più e del meno, commentando i film
e le trasmissioni televisive e valutando
i pro e i contro della scuola. Alla fine
ci siamo rese conto che erano più gli
argomenti contro la scuola rispetto a
Amicizia
senza
confini
quelli a favore. Quando mi ha visto
salutare una mia amica che abita vicino a me si è rattristata. Anna mi ha
spiegato che lei ha dei cari genitori,
una sorella che le vuole bene, un
gran numero di adoratori, ma non ha
amici. Quelle parole mi hanno trafitto,
perché non mi riesco a spiegare come
una ragazza gentile e spensierata come
Anna non abbia amici. L’unica conclusione che è riuscita a emergere è che
oggigiorno si valuta di più la razza di
una persona, la religione piuttosto che
i valori che la persona stessa esprime
e l’amore che ha verso il prossimo.
Inoltre lei mi ha confidato che le piacerebbe avere un’amica e allora le
ho proposto di rivederci ogni giorno,
allo stesso posto, alla stessa ora e di
scriverci lettere. Come tu sai io odio
scrivere e leggere lettere, ma per lei
farò un’eccezione.
Io credo che Anna, pur essendo di
nazionalità e religione diverse dalle
mie, abbia le mie stesse speranze.
Anch’io come lei desidero essere sempre circondata da amici sinceri, pronti
a sostenermi e considero, come lei,
l’amicizia un sentimento fondamentale della vita e senza frontiere.
Sto crollando dal sonno, baci baci, a
domani.
Daniela Cama 2 Albosaggia
Sogno o realta’?
Pioveva. Era notte fonda. All’improvviso un urlo disumano risuonò nella
palude. Mi svegliai di colpo non capendo bene se avessi sentito davvero l’urlo
o se l’avessi solo sognato. Mi alzai, andai in cucina, presi un bicchiere e bevvi
dell’acqua fresca, poi andai in bagno e mi sciacquai la faccia.
Tornai in camera e aprii le imposte, guardai verso la palude, intimorito, ma
non vidi niente di strano, le richiusi e tornai a letto. Non riuscii a prendere
sonno e dopo qualche minuto sentii un secondo urlo: questa volta ero proprio
sicuro!
Mi alzai, indossai impermeabile e stivali, presi la torcia e mi avventurai nella
palude. Dopo aver camminato per circa mezz’ora mi trovai sulla riva di uno
stagno e davanti a me, su quella opposta c’erano dei lupi che divoravano un
corpo umano. Preso dal panico afferrai un pezzo di tronco marcio e lo lanciai
contro di loro, ma quel gesto fu la mia rovina!
Essi si girarono e nel vedermi iniziarono ad avanzare verso di me. Fuggii più
veloce della luce verso casa e, quando finalmente ci arrivai, mi barricai
in camera mia, chiusi a chiave porte e finestre e cercai di tranquillizzarmi... inutilmente!
Allora accesi la luce e mi misi a pensare a ciò che mi era successo,
mi assopii, chiusi gli occhi e sentii un ululato ... Presi il coltello
e mi misi in guardia. Ero ormai convinto di essermelo immaginato, quando mi sentii azzannare una caviglia, mi voltai
di scatto e vidi un lupo: il pelo candido come la neve, gli
occhi di fuoco, gli artigli affilati come lame e i denti aguzzi
come aghi.
Sbattei le palpebre e il lupo non c’era più, di esso neanche
l’ombra, ma avevo i buchi dei suoi denti sulla caviglia.
Terrorizzato corsi in bagno, mi risciacquai la faccia e mi
guardai allo specchio quando un’ombra nera mi azzannò
un braccio e me lo staccò: caddi a terra svenuto dall’atroce
dolore.
Mi sono appena svegliato in un lago di sangue, senza il braccio
sinistro, il dolore diventa insopportabile, non so se vivrò… mi sento
morire!
Francesca Sgualdino 2C
Racconti
LETTERA ALLA TERRA
12
Sondrio, 31 marzo 2009
Carissima Terra,
mi chiamo Monia, sono una tua abitante e sono
felice di esserlo.
Ultimamente sento molto parlare di te sui giornali
e alla televisione: devi stare proprio male....
Tante persone dicono che possono curarti, ma il
loro aiuto è ancora insufficiente per potere farti
star meglio.
Noi ti roviniamo con piccoli e grandi gesti che
facciamo quotidianamente: scarichiamo rifiuti in
mare, inquiniamo la tua aria, usiamo la macchina
anche solo per fare pochi metri, strappiamo dal
tuo cuore le risorse che ci rendono ricchi... ma
i veri ricchi non siamo noi, sei sempre tu, ricca
di tutto quello che riesci a darci.
Fossi in te avrei già sfrattato questi abitanti arroganti che si credono onnipotenti e non riescono
ad amarti per come sei e non per quello che
puoi dare loro.
A volte sei pacifica, ma devo dire che altre volte ti fai sentire, ti ribelli, e ci fai capire che non
siamo noi i padroni... I terremoti, le eruzioni, i
maremoti sono il tuo modo di dirci che noi siamo
solo ospiti di passaggio.
Per qualche tempo riesci a farci paura, ma poi
dimentichiamo tutto e ricominciamo da dove ci
eravamo fermati.
Anch’io ti temo, per la tua immensità, per i misteri
che ancora conservi, per la tua imprevedibilità e
per la tua libertà: puoi fare tutto quello che vuoi,
quando vuoi, nel modo che vuoi e nessuno può
chiederti perché... Un po’ ti invidio.
Ti confido che mi sento un po’ colpevole “dei
tuoi mali” perché a volte non ti rispetto, forse per
pigrizia o perché così fanno tutti, ma ti assicuro
che non sono poche le persone che da tempo
studiano le possibili soluzioni per migliorare la
tua salute.
Ma noi siamo in tanti, con pensieri assai diversi
e metterci d’accordo è difficile.
Io spero tanto di poterti vedere, un giorno, in
forma come non ti ho mai visto e che tu possa
rimanere sana e meravigliosa non solo per tutti
gli anni che io ti potrò godere, ma anche per
tutto il tempo delle generazioni future.
Ma tu promettimi di non fare scherzi… Accetta
le nostre cure per guarire nel migliore dei modi.
Per ora ti porgo le mie scuse anche a nome di
tutto il genere umano.
Tanti enormi abbracci!
Monia Bordoni 2B
La paura…
Era un bel giorno d’estate e abbiamo deciso, la
mia famiglia e un gruppo di amici, di andare
a fare canyoning. Si tratta di uno sport che si
pratica in una gola, scendendo il torrente che la
solca. Ci sono tratti in cui serve l’attrezzatura da
roccia (corde, moschettoni imbracature…) per il
resto del torrente si scende con salti, nuotando
e scivolando su piste scavate dall’acqua, fino a
valle. La nostra meta era la val Bodengo nota in
tutta Europa per il suo limpido torrente. Siamo
saliti in auto fino all’apice della Valle, e lì abbiamo affittato delle mute per resistere alle fredde
temperature del torrente, quindi siamo scesi da
un ripido sentiero che ci ha portato subito dentro
l’acqua.
Abbiamo cominciato a scendere per il torrente
che è formato da tante pozze profonde, cascate
e scivoli d’acqua con salti bellissimi che finiscono
in vasche verde smeraldo….
Tra salti e scivoli siamo arrivati a un salto di ben
14 metri. Potevamo saltare nel vuoto oppure
scendere appesi ad una corda tesa tra le due
sponde.
Io ho preferito la carrucola e, come al solito,
sono stato scelto come cavia……
Qualcosa mi diceva di non farlo, ma per non fare
la figura del fifone mi sono buttato nel vuoto e
subito dopo ho sentito un forte cedimento, e ho
visto un nodo della corda sciogliersi, e in quel
secondo ho pensato: se la corda si è allungata, e
io peso già poco, al posto di planare dolcemente
sull’acqua finirò spiaccicato sulla roccia! Sarò su
tutti i giornali. Speriamo mi paghino almeno una
buona liquidazione, e …..
Ma tutto questo sarebbe accaduto solo se fossi
…MORTO!
Allora mi sono ripreso subito e mi sono preparato all’impatto.
E’ stato abbastanza doloroso. Mi sono spiaccicato sulla parete con due capriole e sono finito
con la faccia contro la roccia… ma alla fine, ero
ancora intero!.
Ho fatto finta di essere morto, e quando mio papa
è arrivato, ho cercato di affogarlo, ma purtroppo
visto che aveva la muta non ci sono riuscito. Riappacificati, abbiamo continuato a scendere fino
a che non siamo arrivati a un altro salto molto
grande. Senza che nessuno mi dicesse niente, ho
preso la rincorsa e mi sono buttato nel vuoto e
per fortuna sono atterrato in una pozza blu scuro
e non su una pietra grigio cemento…..
Il torrente era già finito, e con un po’ di fatica
sono riuscito a uscire dall’acqua e tornare alla
macchina.
È stata una giornata tutto sommato meravigliosa!
Fabio Merizzi 1B
Matti da Ligari
Pinky Ponky
2 aprile 2009
Caro diario,
mi chiamo Pinky Ponky e sono un maiale di grosse
dimensioni con la pelle rosea e pulita. I miei padroni mi
hanno sempre trattato bene, mi davano un abbondante
pasto e mi lavavano regolarmente. Infatti mi distinguo
dagli altri maiali, soprattutto da quelli selvatici. Loro sono
sporchi e brutti, mentre io mi sento profumato e bello.
Una cosa che mi piace del mio corpo è la piccola coda
arricciata. Stranamente mi piacciono acqua e sapone,
mentre la cosa che odio di più è lo sporco e il fango.
Ecco perchè mi distinguo dagli altri maiali, anche perché
loro, non avendo un padrone, spesso non hanno il mangime, cosa che io non sopporterei. Infatti non sono mai
stato addestrato a procurarmi cibo da solo. Ho sempre
vissuto dentro il mio grande recinto, anche se a volte
il mio padrone, il fattore Peppo, mi portava a spasso
presso le contrade del mio piccolo paese. Insomma, ero
trattato quasi come un principe.
Gli abitanti del paese mi ammiravano quando passavano
vicino alla casa del fattore e una volta un nostro vicino
aveva tentato di rubarmi. Il furto era subito stato sventato da Peppo, che era molto affezionato a me e io lo
ricambiavo ugualmente.
Sono passati molti mesi, durante i quali io ho confermato la mia piena fiducia nel fattore. È stato il mio
primo errore. Il fattore nelle ultime settimane mi dava
il doppio della razione di mangime giornaliera. In un
primo momento ho pensato che il padrone volesse che
io crescessi sano e forte. Fu il mio secondo errore.
Capii solo dopo che quell’aumento improvviso di cibo
non era un buon segno. Infatti verso metà dicembre
la situazione si è fatta più movimentata. Le
feste di Natale? No. Ormai era
un anno e mezzo che “alloggiavo” nel recinto del fattore,
ma non avevo mai visto così
tanta agitazione. “Sarà lo spirito natalizio” pensai. Una
sera, mentre il fattore mi
nutriva, ho sentito che diceva
alla moglie: “Non è abbastanza
grasso, deve essere pronto per la
cena di Natale!”. Allora sono cominciati
i miei sospetti che, con l’arrivo del 20
dicembre si sono concretizzati: volevano cucinarmi formato arrosto per il cenone
della vigilia.
La mattina del 23 dicembre il padrone e un gruppo di
macellai mi hanno trascinato fuori dal recinto per fare
del mio prezioso corpo delle salsicce. Mi hanno condotto nel cortile della casetta del fattore. Alcuni passanti si
sono fermati per assistere “all’esecuzione”.
Il fattore stava in piedi davanti a me e affilava un grosso
machete. L’ho fissato dritto negli occhi e se avessi potuto
parlare gliene avrei dette di tutti i colori. I macellai si
sono voltati verso il fattore per dirgli qualcosa, lasciandomi incustodito. Ho approfittato di quell’attimo preziosissimo di distrazione per correre via dal cortile. Il fattore
e i macellai mi hanno rincorso urlando e imprecando,
ma io avevo una decina di metri di vantaggio rispetto
a loro. Facevo una fatica tremenda, ma ho notato che
gli spettatori di quella buffa scena mi incoraggiavano
a scappare, ridendo per le cadute che procuravo ai
macellai dietro di me.
Questo mi ha dato la carica e ho corso ancora più veloce. Te lo immagini? Un maiale seguito da una decina di
macellai in stile Paperissima! Davvero buffo!
Ormai avevo un netto vantaggio rispetto ai miei inseguitori, che avevano rinunciato alla corsa perchè sfiancati.
Ora ero solo e libero! Ho provato una gioia incontrollabile per essere sfuggito alla morte, ma anche un po’ di
nostalgia per i vizi che mi concedevano. Sono entrato
in un bosco e mi sono seduto a terra stremato. Da quel
giorno ho dovuto abbandonare il pregio di essere sempre
pulito e profumato e ho dovuto adattarmi al bosco. Ho
cominciato a socializzare con gli altri animali che erano
stupiti per le mie dimensioni.
Ho raccontato a tutti la mia pazzesca storia come sto
facendo con te, e indovina adesso cosa sono? Eh, sì! Mi
hanno nominato re della foresta! Sono senza i lussi che
avevo prima, ma in compenso ho acquistato un tesoro
inestimabile: l’amicizia di molti altri animali. Ora mi
rendo conto che questo è il vero tesoro e adesso vivo
felice e circondato da amici.
Alessandro Natella 2D
13
Racconti
Il favoloso spettacolo La belina di Spriana
Matti da Ligari
Sondrio, 26 febbraio 2009
Carissimo Giovanni,
come stai? Spero tu sia in forma e che
la scuola vada un po’ meglio.
Mi auguro con tutto il cuore che tu
abbia recuperato l’insufficienza in
matematica, e ti ripeto per l’ennesima volta che ti devi impegnare un
po’ di più.
A parte questo piccolo rimprovero,
oggi ti scrivo soprattutto per raccontarti la mia serata speciale.
Come ben sai, sono partito per una
piccola crociera con i miei genitori
su una nave splendida, meravigliosa!
Appena inaugurata! Ha ben 15 piani,
trasporta 5.000 persone tra passeggeri ed equipaggio, 12 bar, 6 ristoranti
ed un grandissimo e fantastico teatro
su tre piani, ricavato nella prua della
nave…bellissimo, con tutte le poltrone
viola e milioni di lucine che sembrano
tantissime stelle.
Mi ha veramente entusiasmato, soprattutto per gli spettacoli a cui ho assistito, veramente, ti assicuro, uno migliore dell’altro. Ogni sera uno diverso,
dal musical a quello di magia… però
l’ultimo mi sa che me lo ricorderò
per parecchio tempo…semplicemente
superlativo!
Sull’enorme palco erano stati ricostruiti
tutti i giocattoli della nostra infanzia in
formato enorme, dalla scatolina per i
segreti, a quella di stoffa con i numeri…al soldatino di stagno…alla vecchia bambola abbandonata…la palla…
le biglie…un’enorme altalena…ecc…
sembrava di essere in una fiaba!!! Ed
aprendo la scatola dei segreti uscivano
gli artisti, vestiti chi da ballerina, chi
da clown, da soldato, da personaggi
dei cartoni…sul palco è arrivata una
grande palla di plastica trasparente
con all’interno un artista che compiva
dei fantastici esercizi di contorsionismo…mentre anche tutti gli altri
artisti cominciavano a muoversi ed
uno usava l’altalena come un trapezio,
per creare delle fantastiche evoluzioni
(molto meglio che al circo) al suono di
una musica di carillon… Ti confesso
che tutto questo mi ha emozionato e
mi ha fatto tornare indietro nel tempo, a quando avevo più o meno gli
stessi giochi, anche se di dimensioni
normali.
Un artista sui trampoli riusciva a compiere delle evoluzioni incredibili e
senza mai cadere! Tutti eravamo increduli! Poi è arrivata la ballerina con
l’hula-hop che in un primo momento
ha usato per delle evoluzioni più o
meno normali, poi, invece, questo
hula-hop si è trasformato in un anello sospeso sull’alto del teatro, su cui
l’artista ha iniziato a volteggiare ed a
fare dei numeri che contrastavano con
la gravità terrestre, non riesco proprio
a capire come sia possibile! Poi con
della semplice stoffa colorata, legata
alle braccia ed al collo, ha cominciato a sollevare altre persone, prima
facendole avvinghiare, poi compiendo
dei balzi…mai visto nulla di simile,
ti giuro, caro amico mio. Per un’ora
e mezza su quel palco si è visto di
tutto…
Ed al termine gli artisti... Chi giocava
con le palle, chi faceva le bolle di
sapone, ecc. salutandoci con la manina, sono entrati tutti in una enorme
scatola variopinta!
Le oltre 2.000 persone presenti, tra
cui io, erano in visibilio, in un tripudio
di applausi scroscianti.
Ti garantisco
che tornerei a
fare la crociera
anche solo per
rivedere quel
meraviglioso
spettacolo.
Chissà che la prossima volta non ci si
possa andare insieme!
Un caloroso abbraccio dal tuo amico.
Denis
Denis
Dell’Andrino 2D
A mio nonno
Sondrio, 2 aprile 2009
Caro nonno,
sono quasi tre anni che ti sei trasferito da qui per andare a vivere lontano, in
un posto che neppure tu conoscevi.
Sì, sono quasi tre anni, ma mi sembra solo ieri quando ti vedevo all’uscita di
scuola, con il tuo inseparabile bastone e con il tuo cappello scuro tra le mani
ad aspettarmi. A cosa ti dedichi ora che sei lontano da casa?
Giardinaggio, floricoltura?
Sono le cose che hai sempre amato di più.
Forse i tuoi gusti sono cambiati, come quelli degli adolescenti, che non sono mai
uguali un giorno con l’altro.
Ma tu, sono convinta, hai ancora la stessa voce dolce, ma decisa, di tre anni fa
e anche le stesse idee geniali per aggiustare, inventare e creare qualsiasi cosa
tu voglia.
Ora voglio informarti degli ultimi aspetti della mia vita che forse, a causa della
nostra lontananza, non sei riuscito a cogliere molto bene.
Non fare quell’ espressione contrita, non intendevo dire che non sei attento a me,
ma volevo solo ragguagliarti sugli ultimi avvenimenti della nostra famiglia!
Comincio col dirti che, nonostante tra me e la nonna ci sia sempre aria di bufera,
stiamo trovando a poco a poco una soluzione per convivere meglio (e non far
impazzire la mamma con i nostri bisticci).
La cagnolina è guarita e si è ripresa brillantemente dall’intervento. Ora è la più
viziata di tutti (ti basti pensare che dorme ai piedi del mio letto sotto il copriletto). Infine volevo ricordarti che mi manchi da morire (anche se questo è un
po’ scontato).
Adesso è sera, e scommetto che stai guardando un orizzonte infuocato dal sole,
oppure un panorama mozzafiato in cima ai monti.
Non so dove sei e forse non lo saprò mai, ma è come se tu fossi sempre accanto
a me, con quei tuoi occhi verdi come un mare in tempesta, che sin all’ultimo
giorno mi hanno guardata con tanta dolcezza e comprensione.
Un abbraccio,
Camilla
Camilla Della Penna 2B
Si dice che nelle notti tra ottobre e novembre nei pressi di Spriana si sentano
spiriti che vagano, in particolare quello di Gianni, il cavaliere che ora vaga
per il dolore sul suo cavallo.
Si dice che Gianni fosse promesso alla Belina, ma siccome era un cavaliere
andò in terra straniera e dimenticandosi dell’antica promessa sposò un’altra
donna.
Quando la Belina lo venne a sapere, non riuscì a trattenersi e si gettò nel
Mallero straziata.
Il cavallo su cui montava Gianni, quasi avesse percepito il dolore della Belina
nello stesso istante del suicidio, si mise sulle zampe posteriori scaraventando
il cavaliere da una rupe.
Da quel giorno, per strana legge, in questi mesi autunnali, di notte, si sentono gli zoccoli di cavallo che corrono sulle rive del fiume e gettano Gianni
nel Mallero per fargli sentire cosa ha provato la Belina tradita.
Il drago ferrato del Masegra
Si racconta che un nobile, che abitava il Masegra, fosse così avido che
voleva sconfiggere i proprietari degli altri castelli valtellinesi (suoi parenti)
in modo da diventare il padrone indiscusso della valle.
Così fece costruire un enorme drago di ferro sputafuoco che mise alla guardia
del castello ordinandogli di ammazzare chiunque volesse entrare nel castello.
Bisogna sapere che questo signore voleva bene a una sola persona, sua
moglie, ma, appena lei provò ad entrare nel maniero, il drago la uccise.
Così il nobile si suicidò per il grande dolore.
Michele Castoldi - Marco Meneghini Rosy Butticè - Maria Cecilia Belis 1E
Un appuntamento
importante
Penso che l’estate sia la mia stagione preferita, perché ovviamente si è in
vacanza e questo vuol dire mare, sole, spiaggia e tanto divertimento.
Mi piace, invece, l’inverno perché arriva il Natale, i doni, la neve e quindi
tante domeniche a sciare.
Da qualche tempo mi sono, però, reso conto di quanto ci sia da apprezzare
in una stagione come l’autunno; ho scoperto tutto quello che mi dà ed ho
capito che mi piace molto anche questo periodo.
L’autunno per me è un meraviglioso mondo di colori, un clima assolutamente
fantastico e non dimentico certamente il più importante degli appuntamenti
che mi aspetta ogni anno in questa stagione: la vendemmia in famiglia.
Nella mia famiglia c’è il rito di trovarsi tutti gli anni insieme visto che mio
nonno produce il vino.
La domenica mattina ci si trova in vigna molto presto, tutti muniti di forbici
e cesto per staccare l’uva dalle viti.
Trovo che i grappoli siano meravigliosi; uno vicino all’altro sembrano addirittura dipinti, veramente spettacolari.
Il nonno spiega la differenza tra le uve più chiare e più scure, quelle più
grosse o meno e mentre lo ascolto, vedo nei suoi occhi l’amore e la passione che ha per le sue uve e capisco che c’è un gran lavoro da fare prima di
arrivare a togliere il grappolo.
Mi trovo molto affascinato da questo mondo, anche perché mio papà è un
sommelier e mi parla spesso del vino, dove viene prodotto, dei suoi profumi,
dell’abbinamento esatto con il cibo e perfino dell’importanza di gustarlo nel
bicchiere adatto.
Naturalmente noi facciamo la vendemmia ancora come si faceva una volta,
portando l’uva con la “brenta” fino alla cantina dove poi viene macinata.
Vedo e aiuto a macinare l’uva girando una ruota con forza, quindi mi fa
sentire protagonista del risultato finale, il vino del nonno.
La sera si è parecchio stanchi dopo una giornata così, che però è stata molto
divertente perché ho immagazzinato un’altra fantastica esperienza in mezzo
alla natura e con la mia famiglia.
Sono sicuro che anche quest’anno il nostro vino sarà eccellente.
Luca Lanzetti 1B
2A
2B
2C
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1C
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Scuola Media Ligari -
1 Albosaggia
Alda Gianatti
2 Albosaggia
Angela Giampà
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Nello Colombo
2E
1E
Luisa Angelici
3 Albosaggia
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Danila Vido
- Sondrio 2008-2009
Sport
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Demetrio L
Anche quest’anno le manifestazioni
sportive, gli eventi, i progetti sono stati
numerosi e hanno visto la partecipazione coinvolgente e impegnata di noi
alunni, almeno in una disciplina.
Siamo partiti con la corsa campestre
di ottobre che quest’anno ha avuto un
particolare significato perché è stata
intitolata a un caro compagno, Demetrio
Lembo, che ha perso la vita nel luglio
2008, dopo aver concluso il ciclo scolastico nella nostra scuola. Demetrio era
uno sportivo, aveva ottenuto successi
nella corsa campestre e nella corsa su
pista (1000 m), e noi lo abbiamo ricordato così in quelle bellissime giornate
di sole al campo, nella gioia delle sue
vittorie, con il “Primo Trofeo Demetrio
Lembo”.
Ancora ad ottobre tre classi di seconda
la 2A, la 2D e la 2E hanno gareggiato
in varie discipline dell’atletica leggera,
nella manifestazione Vivatleticascuola,
una bellissima occasione in cui tutte le
classi coinvolte hanno potuto cimentarsi
in una o più specialità, sapendo che il
punteggio della propria prova era strettamente collegato a quello del gruppo
classe, e ciò per dar risalto al valore di
tutti, alla collaborazione, all’unione del
gruppo.
A novembre ha avuto inizio l’entusiasmante torneo di pallacambio per le
classi prime, un gioco coinvolgente di
avviamento alla pallavolo. Molti anche i
nostri genitori presenti che hanno vissuto con emozione le prime sfide di classe
dei loro figli.
Il 16 febbraio si è disputata la fase provinciale di pallavolo femminile in cui
le nostre pallavoliste si sono messe in
campo contro le ragazze della SassiTorelli e del Berbenno.
A marzo è stato il momento della fase
provinciale di badminton, durante la
quale la nostra squadra, formata da 16
alunni, selezionati con varie gare di classe e di Istituto, ha affrontato le squadre
del Tirano, della Sassi-Torelli, dell’Albosaggia e del Convitto.
La giornata dedicata allo sci, con la
partecipazione di 21 alunni al trofeo
A2A, che quest’anno si è svolto sulle
nevi dell’Aprica, è stata come al solito
un successo per la gioia dei ragazzi
che hanno potuto “volare” sugli sci in
una bella giornata di sole, insieme ad
altri 500 alunni, provenienti da tutta la
Valtellina, in gara per lo slalom gigante
e per la prova dei “cervelloni”.
Ad Aprile è stata la volta del torneo di
pallacanestro che si è svolto a Morbegno.
I nostri 12 compagni si sono incontrati
con le squadre del Morbegno, del Grosio e del Chiavenna in una bella giorna-
Gli eventi
sportivi
ta, invitati a pranzo dall’organizzazione
che ha permesso così di vivere anche
un momento di incontro e conoscenza
di ragazzi di altre scuole.
Ora gli ultimi eventi sportivi corrono
veloci in queste ultime settimane di
scuola.
Il 24 aprile la seconda fase del Vivatleticascuola, con le classi 2B, 2C e 2F ci
ha permesso di salire sul terzo gradino
del podio.
Maggio concluderà la stagione sportiva
con l’atletica leggera delle classi terze a
Chiuro (i migliori 12 atleti), e con una
classe prima che parteciperà alla manifestazione atletica del CONI.
A Sondrio, il 23 maggio tutti al campo di
rugby per l’attesissimo colorato torneo
delle classi seconde e terze con 500
alunni in meta!
Ed ora veniamo ai progetti: tutte le classi
seconde e terze anche quest’anno, nonostante la diminuzione dei finanziamenti
comunali, hanno potuto sperimentare
nei campi e con le attrezzature adeguate,
nuovi sport condotti dalle insegnanti e
da esperti delle varie discipline. Questi
progetti, che non possono essere svolti in palestra proprio per la richiesta
di particolari condizioni, servono ad
orientarci verso la scelta di uno sport
da praticare nel tempo libero, come
occasione di crescita globale della nostra
personalità, oltre che per incrementare
lo stato di salute e benessere che
il movimento costante e allenante
produce.
Lo sport è impegno costante, fatica,
sacrificio, sopportazione di sforzi e
ritmi che mettono a dura prova noi
ragazzi, ma in cambio dà molto perché fa conoscere sé stessi, i propri
limiti e capacità, abitua a relazionarsi
con il gruppo, a rispettare regole
precise, a gestire le proprie emozioni, ad accettare vittorie e sconfitte,
a stare bene nel proprio corpo, ad
attivare energie vitali che sono sopite,
a potenziare la funzionalità dei nostri
apparati e sistemi ( nervoso, cardiocircolatorio, respiratorio).
Con gioia abbiamo praticato con successo sport quali il badminton, il rugby,
l’atletica leggera, il tennis, il golf, l’arrampicata sportiva, la ginnastica artistica, tutti sport proposti nei progetti
scolastici.
Da quest’anno è stato introdotto anche
il rafting, la discesa del fiume Adda
con il gommone, per farci ammirare le
bellezze della nostra Valle pagaiando
all’unisono con i compagni di classe!
Bilancio dunque positivo, all’insegna del
benessere, della socialità, del fair play
e dell’amicizia!
Gli alunni della Ligari
Matti da Ligari
Che gara!
Anche quest’anno la scuola ha organizzato la Corsa Campestre che, come
le scorse edizioni, si è svolta al Campo Coni di Sondrio.
Noi ragazzi di terza, prima di poter partecipare alla fase d’Istituto, abbiamo
dovuto affrontare una dura selezione all’interno di ogni classe.
Il giorno della gara ero molto emozionato, speravo, come già l’anno prima,
di classificarmi entro le prime quattro posizioni, così da poter partecipare
alla fase provinciale.
Ma al via c’erano quasi venti ragazzi che avrebbero sicuramente corso
con tutte le loro forze per raggiungere il mio stesso obbiettivo. Al segnale di partenza sono scattato il più velocemente possibile per cercare di
portarmi in buona posizione e sono riuscito a tagliare il traguardo per
quarto, proprio come avevo sperato.
Mi attendeva ora la sfida provinciale. A distanza di quasi un mese, io e gli
altri atleti che si erano qualificati siamo partiti alla volta di Chiuro, dove
si sarebbe svolta la competizione. La mia categoria sarebbe stata l’ultima
a partire, quindi avrei avuto un po’ di tempo per studiare il tracciato.
Durante il riscaldamento ho riconosciuto alcuni amici che frequentavano
un’altra scuola e mi sono fermato a chiacchierare con loro.
Intorno alle ore 11 lo starter ci ha invitati a disporci lungo la linea di partenza e, dopo alcuni attimi interminabili, in cui sentivo il cuore esplodere,
ha sparato. Tutti sono scattati in avanti facendosi strada tra gli altri atleti,
alcuni dei quali sono caduti sulla pista scivolosa.
Le mie gambe si muovevano da sole e sentivo di non riuscire a fermarmi.
Correvo, correvo verso il mio obiettivo: il traguardo. Nonostante fossi
consapevole delle mie potenzialità sportive speravo in un buon piazzamento.
Alla fine ero stremato, ma i miei sforzi non erano stati del tutto vani: mi
trovavo a metà classifica, un piazzamento per me eccellente.
Soddisfatto della mia prestazione, forse perché avevo dato tutto ciò che
potevo, sono andato a congratularmi con il vincitore, un mio vecchio
amico.
Questo è l’insegnamento principale dello sport: provare con tutte le forze
e non gettare subito la spugna, anche quando le imprese ci sembrano
impossibili o irraggiungibili.
Francesco Spini 3F
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Matti da Ligari
17
alla Ligari
Il gioco
del badminton
Il badminton è il più antico
dei giochi di racchetta conosciuto anche come Gioco del
Volano (dal nome dell’oggetto che viene usato per il
gioco).
Il gioco del volano è praticato e molto conosciuto sin
dal 1600.
Era molto amato dai nobili
che frequentavano la corte
di Luigi XVI di Francia.
Era praticato generalmente
all’aperto e, nelle giornate
piovose e ventose, i nobili
si ritiravano in qualche sala
nella quale facevano stendere una corda per giocare.
Badminton deriva dal nome
del castello conosciuto come
Badminton House, dimora
del Duca di Beaufort, in
Inghilterra.
Il badminton è un gioco
per due (singolo), o quattro
(doppio) giocatori dotati di
racchetta e volano; il volano
può essere di plastica con
fondo di caucciù o di piuma
con fondo di caucciù.
Il gioco si svolge su un campo diviso da una rete.
Il campo può essere utilizzato sia per gli incontri di
singolo sia per quelli di doppio; esso è contrassegnato da
diverse linee di gioco.
Un campo di badminton
standard è lungo 13,4112 m
e largo 6,096 m; la rete viene
tesa attraverso il centro del
campo e ad una altezza di
152,4 cm da terra.
Lo scopo del gioco è quello
di segnare punti colpendo il
volano in modo che atterri
nella metà campo avversaria. Il gioco si svolge senza
interruzioni, dalla battuta del
primo servizio alla conclusione dell’incontro.
Le tecniche di gioco prevedono tipi di servizio e traiettorie diverse.
Si gioca su qualsiasi superficie, durante tutto l’arco
dell’anno ed a qualsiasi età.
Attraverso la pratica di questo sport si ottiene un grande
beneficio fisico; allena anche
la mente sviluppando prontezza di riflessi e la capacità
di concentrazione. A causa
della lunghezza del campo
il requisito principale è l’agilità.
Dal 1992 il gioco del badminton è diventato sport olimpionico.
Claudia Uberti 1E
Sotto a chi vince
Dopo aver disputato dei tornei all’interno della classe,
due ragazzi (Marco e Federico) e due ragazze (Ylenia e
Maria Chiara), accompagnati
dal professore Rosolino Cir-
rito, hanno avuto l’occasione di partecipare lunedì 16
marzo ai tornei studenteschi
di badminton che si sono
tenuti presso la palestra
dell’Istituto Besta.
Il badminton è uno sport
poco praticato che si gioca
con una racchetta dal manico lungo e con una palla
piumata detta “volano”. I
giocatori, usando delle racchette, colpiscono un volano facendolo passare sopra
la rete e cercando di fare in
modo che atterri all’interno
del campo avversario prima
che gli avversari riescano
a colpirlo. Nel badminton
possono sfidarsi, oltre a due
giocatori (singolare), anche
due coppie dello stesso
sesso (doppio maschile o
doppio femminile), o due
coppie formate da giocatori
di entrambi i sessi (doppio
misto).
Appena arrivati ci siamo
allenati in preparazione alle
gare imminenti e abbiamo
aspettato l’arrivo degli altri
atleti. Ylenia e Federico
hanno disputato le gare in
singolo, mentre Maria Chia-
ra e Marco hanno disputato
le gare di doppio. All’inizio
eravamo molto carichi di
energia che abbiamo speso
in modo molto proficuo a
vantaggio della nostra squadra. Con molto impegno siamo riusciti ad ottenere buoni risultati, soprattutto nelle
gare di singolo femminile,
ma l’impegno è stato grande
anche da parte della squadra di doppio misto. Al termine di questi primi incontri
siamo riusciti a qualificarci
per le finali superando le
squadre del nostro girone.
Al momento di disputare la
finale la stanchezza e l’emozione ci hanno sopraffatto
impedendoci di raggiungere
l’agognato primo posto.
In compenso siamo riusciti
a piazzarci al terzo posto e
abbiamo provato un’intensa felicità nell’aver superato
le altre scuole, grazie alla
nostra preparazione atletica,
coltivata con dedizione e
pazienza.
Maria Chiara Piani
Ylenia Arrigoni
3 Albosaggia
18
Progettando
PER STRADE E SENTIERI
Nel corso del primo quadrimestre, durante il
Laboratorio pomeridiano Per strade e sentieri, io
ed altri ragazzi di prima media abbiamo avuto
modo di conoscere le frazioni di Sondrio percorrendo vecchi sentieri oggi poco utilizzati.
Abbiamo visitato l’abitato di Colda, passando
per Scarpatetti dove abbiamo visto la cappelletta dedicata alla Madonna dell’Uva, e quello
di Ponchiera, percorrendo un tratto della strada
vegia, la strada che percorse nel 1618 l’arciprete
di Sondrio Niccolò Rusca quando, prigioniero,
venne portato a Thusis, in Svizzera.
Durante un’altra uscita siamo andati a Mossini
passando per Gombaro e percorrendo un sentiero che, in breve tempo, conduce a Maioni,
una contrada del paese. A Mossini si conserva
una vecchia mola un tempo utilizzata per affilare
attrezzi agricoli o altri oggetti domestici.
Nelle vicinanze di Mossini si trova la Chiesa
di San Bartolomeo, risalente al XV secolo, che
abbiamo visitato durante un’altra uscita. In occasione della nostra visita, a novembre, la chiesa
si trovava in uno stato di abbandono desolante;
abbiamo però saputo che nel mese di marzo
l’area esterna è stata ripulita dalla vegetazione in
eccesso e che i vecchi tavoli da pic-nic presenti
sul sagrato sono stati sostituiti.
In seguito abbiamo visitato i castelli che si affacciano sulla città di Sondrio: il Castel Grumello,
straordinario esempio di castello gemino; il
Castel Masegra, di cui abbiamo potuto visitare
anche l’interno guidati dalla dott.ssa Gargiulo;
il castello di San Giorgio (ora Convento di San
Lorenzo), in seguito diventato un monastero
di clausura e occupato, dal 1888, dalle suore
svizzere di Metzingen. La visita del monastero è
avvenuta sotto la guida di suor Anna, la Madre
Superiora, che ci ha raccontato la storia del
monastero e ci ha fatto visitare la chiesa, il chiostro, il refettorio e le cantine; qui, in una delle
pareti, si vedono ancora i segni di un’apertura
(oggi murata) di un passaggio segreto che si
dice conducesse al Castel Masegra.
Durante l’ultima uscita abbiamo raggiunto la
località Sassella dove abbiamo visitato il Santuario della Madonna della Sassella. Ci ha fatto da
guida Alberto, un collaboratore della parrocchia
della Beata Vergine del Rosario, che ci ha raccontato la storia della chiesa, la cui costruzione
risale all’anno 932, e ci ha illustrato le particolarità artistiche dell’edificio.
Il laboratorio mi ha molto appassionato sia
perché sono un gran camminatore (e di chilometri ne abbiamo fatti parecchi!) sia perché mi
ha permesso di conoscere meglio le frazioni
e i dintorni di Sondrio, in modo “diverso” e
divertente.
Giuseppe Scherini 1A
Un laboratorio per conoscersi
Vi siete mai chiesti quante qualità nascoste avete
dentro di voi?
Attraverso il laboratorio pomeridiano “Conoscere
per conoscermi” siamo riuscite a risponderci.
Ogni venerdì, con l’aiuto della professoressa Catellani, abbiamo imparato a guardare dentro noi
stesse e a scoprire le nostre qualità.
Durante la prima lezione tutto il gruppo si è presentato, elencando le proprie caratteristiche sia fisiche
che comportamentali.
Tramite l’uso dell’immaginazione e del pensiero
ci siamo lasciate guidare dalle indicazioni della
professoressa che ci accompagnava con le sue
visualizzazioni e abbiamo così scoperto la nostra
“immagine del respiro tranquillo” e il “nostro alleato interiore”.
Queste sono delle figure che potremmo sempre utilizzare soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo
sole, tristi…
Abbiamo capito che questi pensieri hanno un significato simbolico e inoltre hanno un’influenza su
noi stesse e sul nostro comportamento o il nostro
modo di agire. La professoressa ci ha detto che
prestando attenzione e ripetendo più volte le parole
corrispondenti ad uno stato d’animo si rafforza il
significato di esse.
Queste sono le parole evocative, che servono a potenziare una qualità in noi carente, esempi di questi
termini sono: amore, amicizia, calma, pazienza,
ordine...
Se si scrive su un foglietto una di queste espressioni
e la si appende in camera la parola lavorerà dentro di noi e ci farà diventare più calmi, ordinati…
anche senza la nostra consapevolezza.
Tutto questo lavoro ci ha portati ad una piena
conoscenza di noi stessi e abbiamo raggiunto un
livello di autostima molto alto.
Ringraziamo la prof. Catellani per averci sopportato
e per aver organizzato tutte le nostre lezioni con
molta cura.
Noi speriamo però che questo laboratorio non sia un
privilegio solo per chi frequenta i corsi pomeridiani:
insegnare queste cose in ogni classe sarebbe infatti
un’opportunità in più per tutti, per conoscersi fino
in fondo e per essere più ottimisti.
Annalaura Mandelli Francesca Scherini 3A
Matti da Ligari
E dopo...
In terza media bisogna prendere un’importante
decisione per il proprio futuro: la scelta della
scuola superiore. E non è sempre semplice: i
corsi di studio che offrono un buon percorso
scolastico sono tanti ed uno studente può sentirsi attratto da varie proposte. Per questo le
scuole offrono agli studenti la possibilità di avere
più strumenti per decidere attraverso diverse
iniziative di orientamento. Io faccio parte della
classe 3A e tutti noi abbiamo seguito un percorso che ci è stato molto utile nella decisione
finale. Come prima cosa abbiamo fatto qualche
lettura in proposito sul nostro libro di testo “Il
quadrato magico 3” e abbiamo svolto alcuni test
ed esercizi per vedere le nostre attitudini rispetto ad alcune materie e per conoscere meglio
ciò che ci interessa maggiormente in ambito
scolastico. Successivamente, su proposta della
nostra insegnante di lettere, Lara Della Bosca,
siamo andati a Palazzo Martinengo, all’“Informagiovani” dove due incaricati ci hanno illustrato
brevemente le offerte di lavoro che potevamo
avere in Valtellina frequentando i diversi tipi
di scuola. Successivamente, su nostra richiesta,
ci hanno fornito del materiale sugli istituti in
provincia di Sondrio. Un’altra iniziativa che
ha riscontrato molto successo è stata quella
di sottoporci ad alcuni test, ideati da psicologi
dell’università Cattolica di Milano e facenti parte
di una iniziativa chiamata “Progetto Cometa”,
riguardanti le nostre competenze in campo
scolastico e gli interessi che abbiamo in determinati campi disciplinari. I risultati di queste
prove sono stati un aiuto in più per gli alunni
che, in questo modo, hanno potuto verificare le
loro competenze. L’iniziativa era stata illustrata
anche ai genitori in un incontro serale, in cui
si è anche fatta presente la possibilità di un
colloquio individuale a pagamento con alcuni
psicologi dell’Università Cattolica di Milano. In
classe abbiamo poi parlato nello specifico dei
vari Istituti e di cosa avremmo potuto fare come
lavoro una volta terminati gli studi. Nei primi
giorni del mese di dicembre gli alunni delle
classi terze hanno avuto l’opportunità di visitare
in prima persona l’istituto che preferivano, in
modo tale da farsi un’idea di quello che poi
avrebbero studiato nei cinque anni seguenti.
In questa occasione gli insegnanti delle scuole
ospitanti hanno illustrato le offerte che le varie
scuole propongono, esempi di lezione e hanno
fatto fare un giro per le aule a tutti i partecipanti.
Altre occasioni di visitare le scuole si sono avute
nelle giornate di “Open day”: i ragazzi interessati
potevano visitare con i loro genitori gli istituti
superiori. Sempre durante il mese di dicembre
è stato organizzato un colloquio tra insegnanti
e genitori degli alunni: in quell’occasione, oltre
che dell’andamento scolastico dello studente,
si è discusso della scelta che si sarebbe dovuta
effettuare entro il 28 febbraio. In sede i docenti
designati, in rappresentanza del consiglio di classe, hanno espresso un giudizio consigliando una
scuola appropriata per ogni singolo ragazzo.
Secondo me tutte queste iniziative sono state
di grande aiuto per tutti noi della classe e per
tutti gli studenti che ne hanno usufruito. Infatti è
molto importante che anche le persone che non
hanno la possibilità di documentarsi autonomamente sulle scuole cui sono interessate possano
ricevere informazioni concrete e cartacee sugli
istituti attraverso la scuola media. Inoltre è molto
importante che vengano indicati agli alunni date
e orari degli “Open day”, in modo tale che insieme ai genitori possano vedere in che ambiente
scolastico andranno a studiare una volta terminata la scuola secondaria di primo grado.
Un sentito ringraziamento va quindi riservato
ai Professori che hanno organizzato con cura
queste iniziative, sicuramente molto utili per
noi ragazzi.
Piersilvio Gusmeroli 3A
Progettando
Matti da Ligari
19
Kangourou
UN PREMIO INASPETTATO
Tutto iniziò un lontano martedì di novembre,
quando la professoressa De Giovanni ci incaricò di svolgere il “solito” disegno annuale avente
come tema la pace.
Io, che certo non sono un artista, già mi vedevo costretto a sprecare tutto il sabato sera per
realizzare una delle mie misere opere! Cosa mai
potevo inventarmi? Quali immagini avrebbero potuto sintetizzare un tema così importante? Dopo tanto
arrovellarmi, mi venne in mente di realizzare un disegno molto semplice, tipo stencil, anche perché quello
che per tutti è semplice in campo artistico per me è
molto impegnativo!
Il risultato mi piaceva, orgoglioso lo presentai alla
professoressa e per lungo tempo me ne dimenticai.
Giovedì diciannove marzo, anche alla scuola
media Ligari, come in
molte scuole d’Italia, si
sono svolti i giochi matematici, con inizio alle
ore 11.45. Una parte della
mia classe ha partecipato a
queste gare. Anch’io ho voluto
partecipare ad esse per mettere alla prova le mie capacità
logico-matematiche. Su di
una scheda abbiamo dovuto
scrivere le risposte e segnare i
nostri dati personali, il nome della
scuola, la classe frequentata e il tempo
impiegato per rispondere. La scheda andava completata con l’annerimento di alcuni quadratini molto
piccoli, usando rigorosamente la penna nera. Su di un
libretto c’erano le domande suddivise in varie categorie
a seconda della classe di appartenenza. Le domande
erano di logica, calcolo, ragionamento e conoscenza. Le
prime sembravano molto facili. Con calma e sicurezza
abbiamo incominciato a rispondere, ma arrivati alla
decima domanda la calma, la sicurezza e l’euforia si sono
trasformate in preoccupazione e ansia. Altro che facili!
Le cose diventavano davvero complicate. Così, in seguito,
la concentrazione, la fatica e l’angoscia di non finire
in tempo, cioè entro i settantacinque minuti disponibili,
sono diventate le uniche sensazioni dominanti.
Comunque questa esperienza è stata fondamentale per conoscere
le proprie capacità e i propri
limiti.
Giacomo Scherini 1F
Mai e poi mai mi sarei aspettato che proprio a me,
lo stesso Francesco Spini che aveva sempre dovuto
faticare nel disegno, fosse annunciata la notizia di aver
vinto il concorso “Un poster per la pace” organizzato
dal Lions International.
Ma le sorprese non erano finite. Infatti il 21 marzo si è
tenuta, nella palestra della scuola, addirittura la premiazione ufficiale. Alla presenza della Dirigente Scolastica,
delle insegnanti, dei membri del Lions Club Masegra
di Sondrio, di mio padre e sopratutto sostenuto dal
caloroso affetto dei miei compagni ho ricevuto una
targa e un graditissimo premio in denaro!
È bello, ogni tanto, veder i propri sforzi ripagati…
anche concretamente!
Francesco Spini 3F
Visita al comando dei vigili
Venerdì 27 febbraio siamo andati al comando della Polizia Locale per approfondire le nostre conoscenze sui cartelli stradali e sul lavoro svolto dai
vigili. Già dalla prima elementare abbiamo svolto attività di educazione stradale. In quinta abbiamo conseguito il “Patentino del
Ciclista”, un cartoncino color oro con alcuni dati personali e la
nostra foto. Anche quest’anno abbiamo fatto attività di educazione stradale con l’insegnante di tecnologia, la quale
ci ha insegnato la classificazione dei cartelli stradali e
il significato dei principali. Durante la visita avevamo
appresso un taccuino e una penna per annotare
tutte le informazioni che ritenevamo importanti.
Un agente della polizia locale ci ha accolto nel
corridoio del comando che portava all’aula
conferenze. Dopo le presentazioni, l’agente,
ci ha spiegato delle cose in generale sulla
Polizia Locale di Sondrio, ad esempio che
è l’unione tra i Vigili Urbani e la Guardia Forestale. Nella Polizia Locale sono
presenti due agenti a quattro zampe,
addestrati per la difesa dei colleghi
umani. Dopo questa introduzione ci
ha iniziato a parlare di com’è fatta
una strada, cosa vuol dire essere
pedone o ciclista. Ci ha raccontato
cose che potrebbero sembrare strane, ad esempio che a quattordici
anni si può andare liberamente in
giro a cavallo a patto che si rispetti
il codice della strada. Il vigile ci ha
parlato molto del significato dei cartelli stradali e ha risposto ad alcune
domande che gli ponevamo. Quando
mancavano pochi minuti alla fine della
visita, l’agente ci ha mostrato alcune parti
della caserma, ad esempio la stanza in cui
sono contenute le armi da fuoco e gli uffici
del comandante e del vicecomandante. Ma il
luogo più stupefacente per me è stato la centrale operativa in cui sono presenti molte multe
e dove abbiamo scoperto che ci sono telecamere
disseminate per la città che ci filmano 24 ore
su 24.
È stato bello vedere dal vivo la caserma e scoprire alcune particolarità del codice stradale
italiano ed internazionale, ma soprattutto
imparare a svolgere il ruolo di cittadino rispettoso.
Alberto Maspero
1B
Incontri
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Matti da Ligari
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Diario di viaggio e prigionia
Questa mostra è nata da un grande
vuoto. Quello che un giovane uomo
della nostra città, Mauro Baggini, ha
provato alla morte di suo nonno. Per
lui era come un padre. Con lui parlava, giocava ed esplorava il mondo
attorno. Ora i racconti di questo nonno
sono diventati un libro: “Da Cannes a
Tarnopol”.
Un giorno rileggendo questo libro, a
Mauro venne in mente di fare qualcosa
di significativo per il nonno e decise
di ristampare il libro pubblicato nel
1975 da Michelangelo Perghem Gelmi
e, appunto, da suo nonno Francesco
Piero Baggini.
In questo libro viene raccontata con
disegni di Perghem e frasi, certe volte
brevi ma significative, di Baggini, la
storia di un viaggio e di una prigionia
durante la seconda guerra mondiale.
Così Mauro decise di telefonare al
figlio di Perghem, Mario, per proporgli
l’idea di una mostra sul libro scritto
dai loro cari.
Questa mostra – al momento itinerante
per l’Italia – possiede un forte carattere
storico-culturale che dà la possibilità
di comprendere il dramma vissuto dai
militari italiani catturati dai tedeschi e
deportati nel campo di prigionia del
Terzo Reich.
Essa espone per la prima volta alcune delle tavole originali con cui fu
composto il libro “Da Cannes a Tarnopol”.
Durante la nostra visita alla mostra,
allestita presso Palazzo Pretorio a Sondrio lo scorso dicembre, Mauro Baggini
ha condiviso con noi i suoi sentimenti
nei riguardi del nonno, il quale, pur
parlando poco della sua esperienza
di prigionia, riuscì a far capire a suo
nipote cosa voglia dire soffrire la fame,
un’esperienza che l’aveva segnato profondamente al punto di raccogliere e
mangiare le minuscole briciole di pane
rimaste sul tavolo a fine pasto.
Mauro ci ha spiegato molto bene il tragitto che suo nonno e Perghem fecero
fino a Tarnopol in Ucraina. Questa
odissea cominciò quando cadde il
fascismo in Italia e si ruppe l’alleanza
con la Germania. Questo causò molta
confusione nell’esercito italiano che
non sapeva più contro chi combattere.
L’esercito tedesco uccise e imprigionò
molti ex alleati italiani. A questo proposito tutti ricordano la tragedia di
Cefalonia. Perghem e nonno Baggini
furono arrestati e condotti a Cannes,
all’hotel Martinez in Costa Azzurra.
Sarebbe stata una splendida vacanza in uno degli hotel più rinomati al
mondo, se non fosse che i protagonisti non potevano muoversi, ed è per
questo che essi la chiamavano “gabbia
dorata”. Un giorno di inizio autunno
ci fu, da parte dei tedeschi, l’ordine
di partire: nessuno sapeva quale fosse
la destinazione finale. A fine ottobre
il treno arrivò a Tarnopol dove i due
amici si separarono. Perghem, che fino
ad allora aveva immortalato i paesaggi
con la macchina fotografica, accettò di
aderire alla repubblica di Salò in Italia,
guidata da Mussolini. Giunto in Italia
si diede alla macchia, nascondendosi
in campagna. Baggini, invece, rifiutò
questa proposta e rimase internato nel
campo di lavoro di Tarnopol fino alla
fine del conflitto mondiale.
Questa mostra colpisce perché tutti
quei disegni rappresentano in maniera
molto viva e realista gli stati d’animo
e la dura esperienza di viaggio e prigionia di due persone normali, due
come noi. È una mostra che colpisce
anche perché è davvero un gesto
d’amore bellissimo di un nipote
per il proprio nonno!
Luigi Paracchini 3C
I pipistrelli
Il 12 gennaio 2009 alle ore 10.30 ci
siamo recati al teatro S. Rocco per
andare a vedere lo spettacolo sulla
vita di Anna Frank.
In preparazione a questa uscita
abbiamo letto in classe alcuni brani
del libro “Il diario di Anna Frank”
insieme alla professoressa di italiano.
Ad assistere allo spettacolo non eravamo solo noi, ma c’erano molti
ragazzi di diverse scuole, anche delle
superiori.
Il teatro era pieno e tutti noi abbiamo
seguito con interesse. Io in particolare ero curioso perché avevo già
visto una versione cinematografica
dell’opera e volevo vedere se le scene
corrispondevano effettivamente alla
storia narrata dall’autrice ed in che
modo un diario potesse dar vita ad
un testo teatrale, come le riflessioni,
i sentimenti e le emozioni di Anna
potessero essere rappresentate. Inoltre, la mia curiosità era sollecitata
anche dal fatto che proprio lo scorso
anno sono andato ad Amsterdam
con la mia famiglia e ho visitato la
casa, ora museo, di Anna Frank.
La rappresentazione teatrale, fedele
al testo, raccontava di tutto il periodo
in cui la famiglia Frank si era dovuta
nascondere, delle paure di ciascuno
di loro e delle difficoltà legate alla
convivenza. Per ben due anni erano rimasti nascosti aspettando con
ansia gli amici che portavano loro
i viveri e le ultime notizie, spesso
brutte. Una cosa molto difficile per
loro, soprattutto per i ragazzi, era lo
stare immobili e non fare
alcun rumore durante il
giorno., infatti tutti potevano muoversi normalmente
solo durante le ore notturne, dopo
che gli operai, che lavoravano al
piano inferiore, se n’erano andati.
D’altronde, tutti i personaggi all’inizio dello spettacolo si erano definiti
dei “pipistrelli”, cioè animali notturni, proprio perché vivevano di notte
quando la fabbrica era chiusa e i
lavoratori non potevano scoprirli. La
scenografia riprendeva l’arredamento di una delle tante baracche dei
campi di concentramento proprio per
ricordare l’Olocausto ed ogni tanto
venivano letti dei paragrafi del diario e brani tratti da altri autori ebri
sopravvissuti allo sterminio, tra cui
Primo Levi.
In quel rifugio, oltre alla famiglia
Frank, si nascondevano anche
altri personaggi: il dottor Dassel, la
famiglia Van Dan, composta da un
ragazzo quindicenne e dal padre.
Durante il periodo di convivenza,
Anna, piano piano, si innamora di
Peter .
Lo spettacolo finisce quando arrivano
i nazisti e tutti vengono deportati nei
campi di concentramento, da cui
uscirà vivo solo Otto Frank, il padre,
che, ritrovato il diario di Anna, lo
farà pubblicare.
Lo spettacolo mi è piaciuto perché è
tratto da una storia vera e soprattutto
perché questa storia è raccontata da
una ragazzina della mia età. Sono
rimasto impressionato dall’idea che
questi fatti siano successi realmente e
mi ritengo fortunato a non aver mai
conosciuto la guerra. Non so se io
sarei riuscito a restare per così tanto
tempo in un rifugio senza potermi
muovere o uscire all’aria aperta con
sempre il timore che ti vengano ad
arrestare.
Edoardo Bertini 1F
Incontri
Matti da Ligari
21
Croce Rossa
Nel mese di novembre, io
e la mia classe abbiamo
incontrato l’ispettrice della
Croce Rossa Maria Grazia Nobili che ha tenuto una conversazione presso la
nostra scuola.
La signora Nobili è una crocerossina volontaria
che nel corso della sua vita è diventata una
ispettrice, cioè dirigente delle uscite delle crocerossine.
Attualmente lavora presso l’ospedale di Sondrio.
È una persona non molto alta, che indossa sempre il suo camice bianco a cui è affezionata e
che ha un atteggiamento grintoso e deciso.
Durante la visita, ci ha parlato dei suoi studi,
durati ben due anni, e dell’importanza della
sua professione e dell’indossare il camice come
chiaro segno distintivo. Infatti anche durante il
nostro incontro lo indossava.
L’ispettrice, nel seguito del suo discorso, ci ha
parlato di uno dei suoi ultimi viaggi di soccorso,
in Iraq nel 2003.
Successivamente ci ha raccontato tutte le difficoltà che ha incontrato per raggiungere il campo
base. Infatti, visto la guerra, bisognava volare a
bassa quota per non essere intercettati dai radar
nemici e per evitare l’abbattimento.
Il campo si trovava nel deserto dove erano
installate varie tende, che fungevano da ospedali,
(cosiddetti ospedali da campo), nelle quali erano
ospitati medici e infermieri volontari.
A teatro
con
Boccaccio
Venerdì 13 febbraio gli alunni
della scuola si sono recati in
palestra per assistere alla rappresentazione teatrale di due novelle tratte
dal Decamerone: “Calandrino e l’elitropia”
e “Calandrino e il porco”, portata in scena
da una compagnia partenopea.
È la storia di Calandrino, un pittore sempliciotto, a cui viene rubato, per burla, il suo
prezioso maialino. Il ladro è l’amico Bruno,
che nasconde il porcellino deciso a venderlo.
La mattina dopo, Calandrino, non trovando
l’animale, si rivolge al compagno che, facendo finta di non sapere nulla, gli propone
di radunare i vicini per trovare il colpevole
per mezzo di un vecchio rito popolare: ad
ogni persona verrà dato un pezzo di pane
speziato e colui che non riuscirà a mangiarlo
sarà ritenuto il colpevole: ovviamente il pane
di Calandrino sarà immangiabile e verrà
accusato del furto. Le beffe, però, non finiscono qui e al povero, ingenuo ragazzo viene
tirata un’altra burla: gli viene raccontata
una storia riguardante una magica pietra,
l’elitropia, in grado di rendere invisibile
coloro che la possiedono. Potete immaginare
la curiosità del credulone, che non esita ad
andare fino in Cina per trovarla.
Noi in classe avevamo letto le novelle e siamo
stati particolarmente sorpresi dal fatto che i
due racconti sono stati intrecciati fra loro,
con grande bravura da parte degli artisti,
fino a formare un’unica storia, ricca di fantasia e particolarmente comica. L’ambientazione e i luoghi in cui si svolge la vicenda,
poi, sono stati modificati rispetto l’originale:
Calandrino va alla ricerca dell’elitropia in
Cina, invece che sulle montagne toscane.
Laura Pizzatti Sertorelli 2C
La loro missione, oltre che soccorrere i feriti, era
anche quella di aiutare le persone sfollate.
Per esempio, l’ispettrice ci ha raccontato che
aiutava i bambini che venivano riuniti in piccole
sale che fungevano da aule, nelle quali non vi
erano né banchi né sedie ma solo del materiale
scolastico (come pennarelli e fogli) che avevano
portato i soccorritori.
I bambini, nonostante i disagi, erano contenti di
frequentare la scuola, grazie alla quale hanno
imparato un ottimo inglese!
L’ispettrice ha continuato il suo discorso raccontandoci di come l’arrivo di una piccola pioggia,
che a suo parere sembrava un evento positivo
vista la mancanza d’acqua, scatenò la disperazione degli abitanti dei villaggi; poiché le strade
non erano asfaltate ma fatte di sabbia battuta,
il terreno impermeabile non assorbì l’acqua ma
allagò l’accampamento e le vie percorribili.
Fortunatamente in quell’occasione arrivarono
subito i soccorsi dei militari che costruirono una
rete di ponti.
L’ispettrice ha concluso il suo racconto di testimonianza dicendoci in modo commosso che le
condizioni di vita di quelle popolazioni erano
veramente drammatiche.
Io, personalmente, rimasi sorpreso del suo racconto molto forte e da come lei aveva preso
molto a cuore quella situazione critica.
Nicola Muffatti 3C
Una giornata alla Scala
Lunedì 23 marzo 2009,
alcuni alunni delle classi terze della Scuola G.P
Ligari sono andati ad assistere ad un concerto del
Coro di voci bianche del
Teatro alla Scala e del Conservatorio G.Verdi presso il
Teatro alla Scala.
Dopo alcune ore di lezione,
i o e altre sei mie compagne siamo partite da scuola con il pullman
insieme ai ragazzi della sede.
Alle ore 13.30 circa siamo giunti a
Milano dopo un lungo viaggio. Noi
di Albosaggia ci siamo divisi dal
gruppo e siamo andati a pranzare
in un self service vicino al Duomo
con la professoressa Libera.
Aspettando le 16.00 abbiamo guardato le vetrine dei negozi più lussuosi di Milano e in uno di Louis
Vitton siamo anche entrati, ma non
abbiamo acquistato nulla perché
gli articoli esposti erano tutti costosissimi.
Siccome una di noi era interessata
ad un libro siamo andate nell’enor-
me Libreria Rizzoli in Corso Vittorio
Emanuele vicino alla Galleria.
In seguito abbiamo raggiunto il
resto del gruppo e ci sono stati
consegnati i biglietti per entrare
alla Scala.
Lì fuori c’erano moltissime scolaresche che aspettavano, anche
ragazzi molto giovani.
Eravamo tutti molto emozionati.
Finalmente dopo circa mezz’ora
di attesa, hanno aperto le porte
del teatro.
Noi eravamo all’ultimo piano e
abbiamo dovuto salire molte scale
per raggiungere la nostra postazione.
Da lì si ammirava il palco reale e
l’enorme lampadario posto al centro del soffitto.
L’interno era favoloso e il rosso e
l’oro erano i colori che primeggiavano e rendevano tutto più maestoso e ricco. Non ero mai stata
all’interno della Scala e continuavo
a guardarmi attorno per non perdermi nessun particolare e lasciare
tutto impresso nella mente. Lo spet-
tacolo è iniziato con l’entrata del
coro, del direttore, dell’organista e
del pianista. I ragazzi erano vestiti
elegantemente con camicia azzurra
e pantaloni o gonna.
Questo concerto era un omaggio
a Felix Mendelssohn-Bartholdy,
noto compositore vissuto nell’Ottocento.
“Tre mottetti Opera 39” è stato il
primo brano cantato con l’accompagnamento dell’organo suonato
da Lorenzo Bonoldi.
Successivamente è stato cantato
un altro brano di Sergei Rachmaninov dal titolo “Sei cori Opera 15”
accompagnato dal pianoforte suonato da Marco De Gasperi. L’ultimo
brano è stato “Friday afternoon
Opera 7” di Benjamin Britten.
È stato molto interessante ed
emozionante vedere questi piccoli
ragazzi cantare così bene davanti
a molte persone in un posto così
importante come il Teatro alla Scala.
Sara Rovedatti
e Valentina Gianoli 3 Albosaggia
22
Profumi
indiani
Samosa
Ingredienti per il ripieno
4 patate bollite
1/2 tazza di piselli lessati
1/2 cucchiaino di semi di cumino
1 cucchiaino di polvere di peperoncino
1/2 cucchiaino di fieno greco in polvere
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
2 cucchiai di burro (ghee)
sale
Ingredienti
per la pasta dei samosa
3 tazze di farina
1/2 tazza di olio di semi
sale 250 gr - olio per friggere
Preparazione
Preparate il ripieno facendo scaldare il ghee e facendovi tostare il
cumino. Quando i semi cominceranno a scoppiettare, aggiungete
le polveri di spezie e fate soffriggere per 10 secondi. Aggiungete le
patate, schiacciatele leggermente
con una forchetta e fatele insaporire insieme ai piselli con tutte le
spezie per una decina di minuti.
Salate. Tenete l’impasto da parte e
lasciatelo raffreddare.
Preparate adesso la pasta dell’involucro.
In una ciotola mettete la farina,
l’olio e un pizzico di sale e lavorate gli ingredienti fino a quando la
farina avrà assunto una consistenza
simile al pane grattugiato. Aggiungete, poco alla volta, 1/2 tazza di
acqua tiepida lavorando l’impasto
fino ad ottenere una pasta vellutata abbastanza dura. Dividete la
pasta e fatene tante palle tenendo
come dimensione di esempio un
limone. Tirate ciascuna porzione
con il mattarello mantenendo la
forma di un disco. Tagliate ciascun
disco a metà; bagnate leggermente
il lato dritto del semicerchio risultante per poterlo sigillare. Avrete
così un piccolo triangolo di pasta
a tasca. Farcitelo con il ripieno di
patate e piselli e sigillate il bordo
esterno nello stesso modo indicato
in precedenza.
Friggete i samosa in abbondante
olio bollente, lasciandoli dorare. Si
possono preparare anche con carne macinata insaporita da spezie.
Pakora
Ingredienti:
1 cucchiaino olio di mais
100 gr farina di ceci
2 cucchiaini coriandolo macinato
2 cucchiaini di cumino macinato
1 cucchiaino di curcuma
1/2 cucchiaino di peperoncino in polvere
1 uovo - 10 cucchiai di farina
250 ml di latte
2 piccole cipolle
Preparazione
Oliare leggermente una padella
antiaderente. Setacciare farina e
spezie in una terrina, aggiungere
l’uovo, metà del latte e mescolare fino a ottenere un composto
morbido. Versare il resto del latte,
le cipolle e mescolare. Scaldare
la padella e versarvi il composto
a cucchiaiate. Far cuocere finchè
non si formano bolle d’aria in
superficie, poi girare la frittella
(deve cuocere 2-3 min. per lato).
Mantenerle in caldo e guarnire
con rametti di coriandolo e anelli
di cipolla.
Kaur Gurpreet 3B
Vicini di casa
DAI BALCANI
L’Albania e la Bulgaria sono due Paesi
abbastanza vicini che si trovano nella
penisola Balcanica.
Una delle ricorrenze più sentite dal
popolo bulgaro e albanese è la festa
tradizionale della primavera, in cui
avviene il rituale intreccio di fili bianchi e rossi.
ALBANIA, POPOLI E CULTURE
Ciao, io mi chiamo Barie e ho tredici
anni. Vorrei parlarvi del mio Paese
d’origine: l’Albania.
La popolazione albanese si suddivide
in due gruppi linguistici: i “gheghi” a
nord, e i “toschi”a sud. Con il passare
del tempo il tosco è diventato la lingua
nazionale.
La religione è prevalentemente musulmana e festeggia diverse feste religiose, come il “Ramadan”, un mese in
cui avviene una cerimonia costituita
da preghiere e giorni di digiuno, dalle
ore 4.30 alle ore 20.00.
Tirana, capitale dell’Albania, è anche
l’unica grande città che si sviluppò
a partire dal riconoscimento dell’indipendenza albanese. Essa conserva
alcune moschee e abitazioni tipiche. A
Tirana troviamo la moschea di Etehem
Bey, nella piazza di “Gjergj Kastriot
Skenderbeu”. Nelle regioni interne,
durante le feste e in alcune cerimonie
tradizionali, si svolgono due danze:
guerresca e acrobatica.
COME SI MANGIA
L’alimentazione albanese è costituita
da alimenti basati su ingredienti semplici. Tra i piatti troviamo le minestre
di riso, patate lesse e fritte. Tra i dolci
i llokum, cubetti di zucchero e miele,
dolcissimi. Le paste sono dei semplici
dolci a forma di cerchio coperti di
zucchero e cubetti di fragole.
Anche se l’Albania è un Paese piccolo,
ha comunque tante tradizioni e culture
che vale la pena scoprire.
Io trascorro le mie vacanze estive a
Tirana, capitale dell’Albania, divertendomi con le mie amiche.
BULGARIA, POPOLI E CULTURE
Ciao, io sono Sara e vorrei parlarvi del
Paese d’origine di mia mamma, dove
d’estate trascorro le mie vacanze.
La popolazione bulgara è costituita in
larga maggioranza da bulgari, ma è
presente anche una consistente minoranza turca. Nel tempo si sono aggiunti
anche gruppi di slavi, gruppi di pomichi, cioè bulgari convertiti all’islam, e
zingari.
Una delle ricorrenze più sentite dal
popolo bulgaro è la festa di Cirillo e
Metodio, due santi che hanno inventato l’alfabeto cirillico e hanno avuto
grande importanza nella storia dei
popoli slavi. Un’altra festa tradizionale
è la festa di primavera che si festeg-
URUGUAY
Gli aborigeni che popolarono i territori di quello che oggi è l’Uruguay si
stabilirono in quelle zone attorno al
10.000 a.C.; erano gruppi di cacciatoriraccoglitori. La produzione di ceramica
apparve verso il 2.400 a.C. e l’agricoltura nel 700 a.C.
Il territorio che oggi fa parte dell’Uruguay fu scoperto nel 1516 dall’esploratore spagnolo Juan Díaz di Solís, primo
europeo che navigò per il Rio de la Plata; lo stesso anno, i membri della sua
spedizione morirono per mano degli
indigeni, i Charrúas, tribù che si oppose ai tentativi di colonizzazione del
territorio durante il secolo XVI. Il primo insediamento permanente fu quello
realizzato dagli spagnoli nel 1624, sulle
rive del fiume Nero. Tale insediamento
da parte degli spagnoli costò la vita di
tanti indigeni che furono sterminati
e/o costretti ad adottare usi e costumi
degli spagnoli.
Tra il 1680 e il 1683, per sfidare la
sovranità spagnola della regione, i colonizzatori portoghesi del Brasile stabilirono diversi insediamenti di fronte a
Buenos Aires, come la Nova Colonia
do Sacramento. Tuttavia, gli spagnoli non effettuarono nessun tentativo
per scacciare i portoghesi fino al 1723,
quando questi cominciarono a fortificare i rilievi che circondano la baia di
Montevideo.
Nel 1830 si proclamò la Repubblica
Orientale dell’Uruguay. Il 1836 vide
la nascita dei due partiti tradizionali
uruguaiani, i bianchi e i colorati che
in forma intermittente e con l’aiuto dei
paesi confinanti lottarono per il potere.
Tra il 1865 e il 1870 l’Uruguay si alleò
con Brasile nella guerra della Tripla
Alleanza contro il Paraguay.
Agli inizi del secolo XX, i due gruppi
politici si trasformarono, il primo in
partito conservatore, attraendo fondamentalmente la popolazione rurale ed il
clero, mentre i colorati adottavano posizioni progressiste e proponevano una
avanzata legislazione sociale. Durante
la presidenza del colorato José Batlle
Ordóñez l’Uruguay si trasformò nel paese più progressista di America.
Frattanto, la caduta dei prezzi della
lana e la riduzione delle esportazioni
di carne provocarono l’aumento della disoccupazione e l’inflazione. Per
migliorare la sua situazione, nel 1956
l’Uruguay firmò vari accordi commerciali con la Repubblica Popolare della
Cina ed altri paesi comunisti. Tuttavia,
queste misure non ostacolarono il deterioramento economico.
Nel 1958, dopo 93 anni ininterrotti di
governo colorato, i bianchi vinsero le
elezioni. Il nuovo governo mise in atto
varie riforme economiche, ma dovette
affrontare la mobilitazione della sinistra e dei sindacati.
Il malcontento sfociò in grandi scioperi e
in un movimento di guerriglia urbana,
i Tupamaros, giovani per lo più appartenenti alla media borghesia di Montevideo. Da giugno di 1968 fino a marzo
di 1969, l’Uruguay si mantenne sotto
una forma modificata di legge marziale. I Tupamaros, movimento di sinistra
con impostazione anarchica, si resero
responsabili, tra l’altro, del rapimento di
uomini politici e di industriali a scopo
di riscatto. L’incapacità del Governo di
fermare i Tupamaros aprì la via al golpe
militare del 1973 e alle sue violente campagne di arresti politici e torture. Così
l’Uruguay conquistò una nuova e triste
notorietà, come il Paese con il maggior
numero di prigionieri politici per abitante. Nel 1976 c’erano 4600 detenuti
politici. Il Governo militare non riuscì
peraltro a fermare il declino economico,
aggravato poi dalla recessione a livello
mondiale.
Nelle elezioni celebrate alla fine del 1994
fu rieletto il colorato Julio María Sanguinetti che venne sostituito da Jorge Battle
cinque anni dopo. Pochi anni fa la sinistra per la prima volta in Uruguay ha
vinto le elezioni e Tabare Vásquez è stato
eletto presidente il 31 Ottobre del 2004.
David Enrique Bordagaray 1E
Matti da Ligari
gia anche in Albania. Questi intrecci
di fili bianchi e rossi (marteniza), in
Bulgaria, si portano sul braccio quasi
tutto il mese di marzo e si legano su
un albero da frutto quando vedi la
prima cicogna.
COME SI MANGIA
La cucina bulgara è una cucina semplice basata sulla verdura, carne, cereali,
yogurt e formaggio, ed è influenzata
dalla cucina turca. Tra i piatti tipici
troviamo: la moussakà, un piatto a
base di carne, patate, yogurt e uova;
il gyuvetch; la Pita (focaccia) e la fasul
chorba (minestra di fagioli). Tra i dolci
troviamo il gyurash, una buonissima
torta al cioccolato; la baclavà, un dolce fatto con la pasta sfoglia, noci e
sciroppo zuccherato, che si mangia
durante le feste natalizie.
Io le vacanze estive, le trascorro a
Batak, un piccolo paesino situato
in montagna nel sud della Bulgaria,
famoso per i fatti storici accaduti ne
1867 quando i turchi sterminarono tutti
i suoi abitanti. C’è anche una grotta
chiamata “la grotta di Biancaneve”,
perché le stalactiti e le stalagmiti presenti in questo luogo assomigliano a
Biancaneve e ai sette nani.
Barie Vladi 2D
e Sara Canovi 2F
Dalla
Macedonia…
IL MIO VESTITO TRADIZIONALE
In Macedonia i giorni di festa sono
quelli in cui si festeggia la nascita di un bambino, il matrimonio
o il giorno dei maschi chiamato
“Sinet”.
In quelle occasioni indosso il mio
vestito tradizionale, che è anche
il mio vestito preferito. Si chiama
Shallvare ed è costituito da tre
pezzi: camicia, pantaloni e mantello.
La camicia, trasparente e con strisce bianche di raso, ha delle maniche lunghe che arrotolo fino al
gomito e lego con dei nastri blu.
I pantaloni sono larghi e lunghi
con una striscia dorata al centro.
Anche il mantello, di colore blu,
ha delle strisce ricamate in oro.
IL GIORNO DELLE VECCHIE
Secondo un’antica leggenda macedone il 24 marzo é chiamato “il
giorno delle vecchie” ovvero il
giorno che segna l’arrivo della
primavera.
Tanti anni fa infatti, una vecchia,
dopo un lungo e freddo inverno, uscì a fare una passeggiata in
montagna e vide un meraviglioso
sole e disse tra sé: “Finalmente è
finito quel maledetto inverno”.
Non aveva ancora finito di parlare
quando all’improvviso si scatenò
un forte temporale: il sole scomparve, il cielo diventò scuro e una
grande tempesta di pioggia, vento
forte, neve e grandine travolsero
la vecchia e tutto ciò che le apparteneva.
L’inverno, offeso dalle parole della
vecchia, aveva voluto punirla.
Malzime Islami 1E
Matti da Ligari
Viaggiare
Alla scoperta di Firenze
Caro diario,
domenica 22 febbraio, grazie ad una
combinazione tra la pausa scolastica di
carnevale e una vacanza organizzata
dai miei genitori, sono potuta andare
a visitare una città in cui non ero mai
stata: Firenze.
Il pomeriggio prima siamo andati da
amici in provincia di Livorno per stare
un po’con loro. Dopo una buona cena in
una trattoria tipica toscana e una serata
allegra in gradevole compagnia, abbiamo
pernottato da loro e la domenica mattina
siamo partiti per Firenze.
Dopo circa un’ora e mezza abbiamo raggiunto, nella parte alta di Firenze, dove
avevamo prenotato un appartamentino
per la notte. Lì abbiamo lasciato la nostra
automobile e abbiamo preso un autobus
che ci ha portato, in pochi minuti, alla
stazione di Santa Maria Novella. Di fronte
alla stazione si trova la chiesa di Santa
Maria Novella, in stile romanico. Dopo
averla visitata, ci siamo diretti verso la
chiesa di San Lorenzo, con la seconda
cupola più grande di Firenze dopo quella
del Duomo. Arrivati a questo punto, era
quasi mezzogiorno e mezzo e, avendo
tutti una discreta fame, abbiamo pensato
bene di concederci una meritata pausa
pranzo!
Dopo aver mangiato, abbiamo visitato
il celebre battistero di San Giovanni a
forma ottagonale dove, fin dall’antichità,
si trovava un edificio romano di grande
importanza, forse un tempio di Marte,
che attraverso i secoli e le generazioni
rimase un punto di riferimento per i fiorentini. La cosa che mi ha affascinato di
più è la volta coperta di mosaici dorati
dove è raffigurata la storia di Gesù e di
Maria, di Giuseppe, del Battista, il giudizio universale e le gerarchie angeliche,
nonché vari episodi del Nuovo Testa-
mento. Ci siamo quindi diretti verso il
duomo, o cattedrale di Santa Maria del
Fiore dove già si formava una piccola
coda di turisti interessati a visitarlo. Lo
stile esterno del duomo è gotico romanico ed è estremamente bello e affascinante. L’interno, benché enorme, ha
delle pesanti zone di penombra che lo
rendono un po’cupo. Molto belle alcune opere, quali “Dante sullo sfondo di
Firenze”di Domenico di Michelino e il
“Grande Orologio” opera di Paolo Uccello. Io e la mia famiglia volevamo visitare
la cupola del Brunelleschi (463 gradini
per arrivare in cima), ma non è stato
possibile: un vero peccato!
Abbiamo però visto, in una specie di
cripta, le vecchie fondamenta della chiesa di Santa Reparata, sulla quale hanno
costruito successivamente il duomo.
Inutile dire che sorprendentemente bello
è anche il campanile di Giotto adiacente
alla cattedrale.
Abbiamo poi fatto una breve tappa nella
Piazza della Repubblica per spostarci fino
alla Piazza della Signoria, con l’omonimo
palazzo ora sede del municipio. Nell’ultima piazza era presente la statua del
“David” di Michelangelo, situata al centro
di una fontana. Sul fianco del Palazzo
della Signoria si apre la Galleria degli
Uffizi che abbiamo percorso tra le tante
statue di personaggi illustri fiorentini.
Percorrendo l’Arno, siamo poi arrivati al
Ponte Vecchio. Su entrambi i lati numerosissimi orafi esponevano ogni tipo di
gioiello e monile. Dopo il ponte siamo
arrivati al Palazzo Pitti, era gigante e mi
sono impressionata a quella grandezza.
Non abbiamo visitato il parco di Boboli perché cominciava a fare piuttosto
freddo.
All’andata abbiamo fatto turismo, al ritorno… shopping! Dopo aver fatto tutti
questi giri siamo tornati alla stazione,
dove abbiamo preso l’autobus e siamo
tornati alla villa. Eravamo stanchi morti…
ci siamo riposati un po’.
Per cena siamo andati a mangiare la
tipica fiorentina nella nota località di
Fiesole, in mezzo ai vigneti del Chianti.
Sinceramente non abbiamo mai assaggiato una bistecca così buona!
Dopo questa cena gustosa siamo andati
a vedere Firenze di notte dall’alto, precisamente da Piazzale Michelangelo: era
stupendo, ma c’era anche l’aria fredda
e umida che ti penetrava nelle ossa…
nonostante le mimose fiorite, si gelava!
Siamo tornati alla villa infreddoliti e stanchi, ma con una bella dormita è passato
tutto.
L’indomani, dopo un’inevitabile ricca
colazione, preparata in una sala con
un’enorme vetrata che dava su un parco
stupendo, siamo partiti alla volta di Lucca. Anche lì il clima non era dei migliori,
ma ciò nonostante, abbiamo cercato di
non perderci le cose più belle della città
di Puccini.
In serata siamo rientrati… nostro malgrado, a casa.
Avremmo continuato volentieri a fare
turismo, ma potevamo comunque considerarci soddisfatti della nostra mini
vacanza.
Caro diario, finalmente, dopo lunga attesa e numerose peripezie, siamo riusciti
anche noi quattro a ricavarci un prezioso e magnifico fine settimana libero e
spensierato!
Ciao
Eleonora Borzi 2D
Tra i castelli tedeschi
Nei giorni di carnevale insieme alla mia
famiglia sono andato in Germania.
Abbiamo visitato questo luogo soprattutto per i suoi castelli appartenuti alla
famiglia di Ludwig II. Siamo partiti da
Sondrio e abbiamo attraversato parte
della Svizzera, tutta l’Austria per arrivare
fino a Ettal, proprio in Germania. Giunti
a Ettal grazie al navigatore satellitare, ci
recammo verso lo stupendo albergo che
ci avrebbe ospitato per due notti.
Poco dopo aver deposto i bagagli,
andammo a fare un giro per ambientarci. La sera andammo a mangiare in un
tipico ristorante in centro.
La mattina seguente, dopo aver fatto
colazione, ci recammo al castello di Linderhof, vicino al paese di Garmisch. Il
giardino del castello era molto vasto, ricco di aiuole, ma la zona più spettacolare,
era quella nelle vicinanze del castello
stesso. Infatti qui si fa notare la fontana
di ceramica di colore oro posta davanti a
questo. Essa conduce all’entrata dell’edificio da dove saremmo entrati. Per le
spiegazioni c’era un turno in tedesco,
uno in francese, in inglese, in spagnolo e
in italiano. Noi aspettammo quest’ultimo
per condurci nel castello. I muri interni
erano decorati da linee curve colore
oro, mentre nelle stanze erano presenti
diversi tipi di statue di bronzo. La stanza
da letto era costituita da mobili e antichi
comodini e da un letto matrimoniale
coperto da un velo. C’erano molte altre
stanze, ma non avevamo molto tempo
a disposizione, quindi ci spostammo in
un altro castello.
Prendemmo una strada provinciale e
ci avviammo verso Fussen. Là erano
presenti due castelli, noi avevamo intenzione di andarli a esplorare tutti e due;
il primo era quello di Hohenschwangau:
era un imponente edificio giallo circondato da alcune torri e si elevava su un
dosso. Era ricco di finestrelle e aveva
forme molto geometriche. Mi ricordo
che aveva un tetto verde selva, perché
si mimetizzava con le piante che si presentavano attorno. Sulle facciate erano
dipinti degli stemmi tedeschi. L’interno
era ricco di quadri e mobili antichi,
le porte in legno erano decorate da
frammenti di cristallo e c’erano molti
strumenti a tasti come il pianoforte o
l’organo. Conclusa anche questa visita
tornammo in albergo per riposare, poi
ci avviammo verso un ristorante per
cenare, visto che il motel era solo a
mezza-pensione.
Il giorno dopo andammo nel più bel
castello del mondo, quello di Neuschwanstein.
Questo era molto raffinato e spettacolare, visto che si trovava tra le stupende
montagne e una cascata. Anche Walt
Disney l’ha ammirato, così tanto che vi
ha perfino ambientato dei cartoni animati, come “Biancaneve e i sette nani”,
“Cenerentola” e “La bella addormentata
nel bosco”. Il castello presenta delle torri
che lo rendono alto quasi 1000 metri.
Una stanza che mi ha colpito è stata la
stanza del trono: una camera con un
paio di gradini che portano al trono
d’oro e d’avorio costellato di diamanti.
Nella stanza sono presenti diverse tele
dipinte e accanto, c’è un candelabro a
forma di corona. Altre stanze sono quella da pranzo, la sala dei cantatori e le
camere da letto. Questo è il
più importante
castello della Baviera, infatti è anche
il suo simbolo. Un altro castello che
potevamo visitare era quello di Herrenchiemsee, ma purtroppo era già tardi.
Così ci avviammo verso Ettal, osservando anche uno stupendo tramonto color
rosso fuoco.
Il giorno del viaggio di ritorno ci svegliammo verso le 8.00 e imboccammo la
strada del ritorno. Il percorso era sempre
quello, ma attraversata mezza Austria
deviammo in un tunnel che portava nello stato del Liechtenstein, la cui capitale
è Vaduz. Noi ci stavamo dirigendo proprio là, ma dopo 5 minuti che eravamo
in galleria cominciai a insospettirmi, così
chiesi spiegazioni al mio papà sul perché
non eravamo ancora usciti dal tunnel.
Alla risposta rimasi sbalordito, infatti si
trattava della galleria più lunga d’Europa (esclusa la Manica), che percorreva
quasi 14 Kilometri. Dopo alcuni minuti
arrivammo nella capitale: non era molto
grande, circa come Sondrio, visto che si
trattava di uno stato piuttosto piccolo. La
città però era carina, io fotografavo tutti i
minimi particolari, come didascalie delle
statue o scritte sui muri, ma una cosa
che mi ha meravigliato era una struttura
di ceramica fatta a mano esposta su un
marciapiede, che somigliava al castello
che si innalzava su una bassa montagna
vicino alla città.
Lì mangiammo un panino e riprendemmo il viaggio verso casa.
Federico Crapella 1B
23
Ganda
Il Santuario della Sassella
e le incisioni rupestri di Ganda.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Tempo di percorrenza: due ore.
Partenza: Sondrio, piazzale del campo
sportivo.
Dislivello: 200 metri circa.
Voglio consigliarvi una gita che
in questo mese di marzo io con
la mia famiglia ho effettuato già
due volte.
La gita si può considerare più una
passeggiata (io l’ho fatta con i miei
nonni), che una vera e propria
escursione, non richiede allenamento e neanche attrezzatura speciale. L’uscita si svolge per lo più
lungo stradine acciottolate e asfaltate e vi è un solo tratto ripido
consistente nel breve sentierino
che dal Santuario della Sassella sale
alla sovrastante frazione di Triasso,
percorrendo i terrazzamenti coltivati a vite.
Raggiunto il piazzale che si trova
tra i due campi sportivi, si imbocca
la via Valeriana, antica via della
Valtellina prima della costruzione
della statale. Superate le ultime
abitazioni la strada inizia a salire
lambendo una delle cappelle dedicate ai Misteri del Rosario, che nel
passato scandivano la via verso il
Santuario della Beata Vergine della
Sassella.
Giunti al primo tornante si prosegue sulla strada sterrata a sinistra,
l’antico tracciato della Valeriana
che si restringe a mulattiera. Dopo
un centinaio di metri sorge l’ultima delle cappelle dei Misteri del
Rosario, quella dei dodici Apostoli. Ripresa la marcia si sbuca sui
terrazzamenti con vigneti da dove
è possibile vedere il Santuario. La
chiesa della Sassella fu costruita nel
‘400, su un edificio preesistente.
Tuttavia non ci sono prove dell’edificazione di questo luogo di culto,
ma questa, secondo la tradizione, fu voluta dalla Madonna. Dal
piazzale della chiesa, si riprende
il cammino seguendo il sentiero
n° 385, che s’innalza sopra le case
della Sassella e porta alla frazione
di Triasso. Qui si procede verso
sinistra, e dopo una piacevole camminata, si giunge a un bivio, dove
si procede a destra, ora un po’ più
ripido. Percorrendo questa strada,
ci si dirige verso la contrada Moroni
si nota una cascina raggiungibile
tramite una stradina sterrata. Siamo
in località Ganda: qui sono stati da
poco rinvenute delle incisioni rupestri, che narrano la storia di Sondrio
in età preistorica. Personalmente
vi consiglio di incamminarvi da
Sondrio dopo pranzo, per raggiungere le incisioni verso le 15.00; a
quest’ora il sole ha un’inclinazione
che permette di vedere i solchi
nella pietra senza difficoltà e di
riuscire a distinguerne le figure.
Come ho già detto, questo sito è di
recente scoperta e probabilmente
tutto il terrazzo glaciale sovrastante
fu abitato dai nostri antenati, come
testimoniano altre rocce incise trovate nei paraggi. Finito di ammirare
le incisioni, si può tornare indietro,
alla Sassella ma in alternativa, giunti a Triasso, si può proseguire lungo
la strada e tornare a Sondrio.
Fabio Molinari Classe 1E
Poesie
24
Matti da Ligari
La recita di Calandrino
Un dì sono andata ad una recita
Dove c’era Calandrino a far lo sciocco
e certo a nessuno venne un abbiocco
poiché la battuta era sì gradita.
ll’amicizia
u
Aforismi s
i.
solo i nemic
o
n
so
ri
e
c
n
in realtà si
sinceri, ma in due corpi.
o
n
o
ic
d
si
Gli amici
la divisa
i nemici.
un’anima so non si è mai fatto de e nel ricordare
i:
ic
m
a
e
u
D
à
he
ciò che si d
ici l’uomo c
Non ha am siste nel dimenticare a di essere amici,
on
ett
L’amicizia c riceve. Si decide in fr lentamente.
si
ra
e
tu
h
fianco
quello c
o che ma
re al vostro
ia è un frutt
ma l’amiciz i che sono pronti a sta
ic
Ci sono am euro.
o
im
lt
.
fino all’u
, non il loro
ro
u
e
dice 2A
Il vostro
Laura Giu
Il bosco
Il bosco fitt
o
è una grand
e
Le foglie va casa.
riopinte
sono tanti a
rc
posati a terr obaleni
a.
Così ch’ogni tristezza era svanita
che Calandrino era proprio un po’ tocco
anche se aveva qualche ritocco
così la storia era quasi finita.
Un fruscio,
uno scoiatto
lo si è pers
o
tra i secchi
alberi
trova la sua
tana
poi,
un immenso
silenzio.
Con quell’attore ho riso alla follia
tanto lontan Calandrino era andato,
con tutta la sua sciocca fantasia.
Così molte persone ha incontrato,
ma infine trovò la filosofia.
Or tutta la novella ho raccontato.
Oscar De B
ernard
2 Albosagg i
ia
Anna Combi 2F
La scuola Ligari
Via Scarpatetti
Tra tetti e tetti,
tra case e cortili,
tra muri di sasso
io passo
e penso
al tempo che fu.
Sento
i carri cigolare,
gli zoccoli calpestare
i sassi levigati della via,
la mucca al passo col contadino
e il richiamo dell’arrotino,
il mulino macinare in fretta in fretta
e una donna pregare alla cappelletta.
Le galline razzolano
fra i bambini che giocano a sassetti
ma scappano quando sentono arrivare
il monello che, bel bello,
fa scendere il suo cerchio giù per il selciato.
Un gatto, sopra un tetto,
sta a guardare.
Alla fontana, con le mani gelate,
le donne si raccontano le giornate.
I panni stesi in fila
Ora come allora,
e i bambini chiassosi…
ma quelli siamo noi!
Lisa Bettini
Martina Menesatti 1E
Filastrocca
dell’amicizia
Per avere un nuovo amico
son venuto da lontano
perciò sai cosa ti dico?
Proprio a te darò la mano.
Per avere un nuovo amico
voglio fargli un regalino,
perciò sai cosa ti dico?
Proprio a te darò un bacino.
Per avere un nuovo amico
da tenere sotto braccio
vuoi sapere che ti dico?
Io ti stringo in un abbraccio.
Per avere un nuovo amico
posso fare un girotondo
ed insieme io e il mio amico
gireremo tutto il mondo.
glie
Cadono le fo
nno avanzato
Ormai è autu giallite,
in
le foglie sono
...
te
ti
appesan
intristiti.
I tronchi neri,
e dal vento
Cadono portat uccelli
i
come stormi d
..
a.
vi
o
n
la
che vo
beri
Fra poco gli al
i,
saranno spogl rgo...
ta
le
go
n
lu
in un
idità
l’uomo
il vento e l’um
combatte, con
ammucchia,
ie...
brucia le fogl
E tutto è triste olazione
es
malinconia, d
...
re
lo
o
d
i
e quas
alabrini
Alessandro C saggia
2 Albo
Da quando son nella scuola Ligari
ho conosciuto Paolo e Cagliani
e ho fatto capriole senza mani
se i prof. coi voti sono stati avari.
Rosy Butticè 1E
Calandrino
Ma non solo a questo egli ha creduto
ha pensato che un bel sasso nero
trasparente avrebbe addivenuto.
Così rubò le pere di un pero
ma forse lui non avrebbe dovuto
perché il suo effetto non era vero.
Martina Gatti 2F
Se quando le prof. facciamo arrabbiare
non danno compiti di punizione
una bella nota ci voglion dare,
alla lezion meglio far attenzione.
Smetto di scrivere e vado a studiare
per non prendere tre senza ragione.
Giacomo Scherini 2F
Un libro
Quante volt
e
ti distrae da un libro ti rasserena,
cose anche
e ti ridona
la gioia di p amare
e
che il mon
do è bello, nsare
non è un’a
na.
reLe vicende
d’amore a li
e
il racconto
fantasioso d to fine,
i una storia
che spesso
,
ti
son cose be torna alla memoria,
lle, non son
o spine.
Un libro è
un
quasi un ali amico entusiasmante
an
che ti fa vo te
lare
oltre i confi
ni del reale
.
Laura Giu
dice 2A
Ed ecco da Firenze Calandrino
quel mattacchione era un bravo pittore
che trascorreva le sue tante ore
a credere a tutti come un bambino.
Ha supposto ci fosse un paesino
dove le casette sono di more
e sono tutte di un bel colore
acceso rosso fuoco come il vino.
Infatti bei voti son molto rari
e sgobbiamo di più dei sette nani
a volte mi fanno male le mani
ma in fondo siamo bravi scolari.
Poesia
our hearts
that burns in
re
fi
e
th
as
ed
R
nset
l
Red as the su ble bond that unites us al
si
vi
in
Red as the
ur of love
Red is the colo r St. Valentine’s day
fo
Red as the gift ble work of the lovers
si
vi
in
Red as the
elings
Red are our fe s
rt
ea
h
Red as our
ve
lo
e
u
Red as a tr
dream
ve
lo
Red is my
s in my heart s
er
tt
u
fl
e
th
as
ed
R
cheek
dness on our
Red as the re e colours of the rainbow.
th
Red is one of
g we want .
in
h
Red is anyt
ro 3E
Martina Fer
Poesie
Matti da Ligari
Messaggi
o
Fiori di pesc
a finestra
Guardo da un
e vedo….
delicate ali,
Farfalle dalle
ero sogno
come un effim emente
olc
si muovono d lieve brezza.
la
al sospiro del i
h
cc
o
i
gl
o
d
era
Chiu
ia della primav
n
e sento l’armo i di rosa:
m
che riveste i ra
.
fiori di pesco
na
e Maria Pira
a
m
a
C
la
ie
n
Da
2 Albosaggia
Il mare
Grande, immenso e sconfinato mare
sono qui dove ti unisci alla terra
sento la tua ridondante voce
l’energia che emanano le tue acque
mi sento un punto un nulla nel mondo
ma ugualmente so di essere importante
anche io un mattone dell’universo.
Matteo Angioletti 2D
Bussò alla mia porta
Originale
Certo che il m
o
c’è chi beve e ndo è originale
c’
c’è anche chi è chi russa forte
fuma fino a st
ar male
sembra che tu
tti
Certo che il m giochin con la sorte.
ondo è origin
ale
c’è addirittura
chi condanna
a morte.
Michele Bosca
cci 2F
L’amicizia
e,
e davanti a m
Non camminar irti;
gu
potrei non se dietro di me,
e
non camminar condurti;
ve
non saprei do fianco
io
cammina al m
re amici.
p
e saremo sem
letti 2D
Camilla Angio
La notte amo
contare le st
e
La notte
amo contare
le
nel buio della stelle
m
luminose com ia camera,
e bagliori
nella notte,
come lucori ab
baglianti
nel cielo
illuminano il
mio cuore.
25
lle
Michela Sam
brizzi 2D
Acqua
Acqua che sei vita,
acqua che corri veloce,
acqua potente imponente.
Sei limpida cristallina,
delicata e divina.
Acqua sei vita.
Anna Carrara 1E
Un giorno d’autunno,
un vecchio bussò alla mia porta
l’alito freddo
formava grandi nubi
e il mantello bianco
copriva ogni cosa.
Lo negai.
E sulle strade
le sue lacrime ghiacciavano.
Tre mesi dopo
il vecchio sparì pian piano.
Una fanciulla
bussò alla mia porta.
I capelli ondeggiavano
coperti di fiori odorosi,
fra le mani
manciate di farfalle variopinte.
La negai.
Una bambina
bussò alla mia porta
l’aria giocosa
le girava intorno
scompigliandole i capelli.
Il sole sorridente
la guardava
accarezzandole il viso
con il suo soffio delicato.
Questa volta non la negai.
Seguiamo,
all’unisono,
i messaggi
che i mesi
in
ci offrono. vernali
Contemplia
m
il magico b o
iancore
della neve.
Ascoltiamo
il sibilo del
gelo
che sfiora
il nostro vis
o.
Udiamo
l’infuriare d
ell
che ci vuole a bufera 
di cose pass parlare
a
Ammiriamo te.
,
con coragg
io,
la nebbia
come desid
era
nascondere sse
ogni dolore
.
Palpitano
le gocce de
lla
che batte su pioggia
l
preparando suolo,
si
alla futura p
ri
Ogni messa mavera.
ggio
ha un inseg
namento
disuguale
che la natu
ra
nel profond
o
della rigida cuore
stagione
ci vuole do
nare.
invernali
Giacomo C
ioccarelli
2D
pace
Io voglio la
ondo di pace,
Io voglio un m cielo,
il
azzurro come rato,
p
il
e
m
verde co
me le farfalle,
co
re
multicolo
are profondo,
blu come il m un fruscìo di foglie,
e
silenzioso com ndo di pace
o
m
n
u
io voglio
on soffre.
n
te
n
ge
dove la
drino 2D
Denis Dell’An
Maria Cecilia Belis
Rosy Butticè 1E
Fuochi d’artificio
,
Ad un tratto nella notte
tto
un forte bo
o la festa.
avvisa che sta iniziand
rdi, blu
Scintille rosse, gialle, ve
rimbalzano nel cielo,
luccicano,
pazziti.
saltellano come grilli im
Fischi di fontane,
scoppi di petardi,
iono l’aria.
boati assordanti riemp
polvere di mille colori.
Esplodono le stelle in
Briciole fatate
e si spengono.
scendono graziosamente
Io resto incantato
con lo sguardo in cielo
bello
a pensare come sarebbe
ro di fuochi di artificio
se gli unici spari fosse
Matilde Anghileri
Lisa Bettini
Alessandro Bordoni
Martina Menesatti
1E
Il bambino
Un bambino
di
se ne stava se nome Giacomino
duto sul letto
ne
intanto prepar
av
il tenerino mio a il borsone
Ora è pronto dolce bambino.
il
è felice in gita piccolo carino
co
che bella giorn n papone
ata col solleo
n
e corre felice
nel suo giardin e
Saltellando vi
o.
cin
e giocando fe o al papino
lic
a mezzogiorn e a pallone
o mangia un
panino.
Dopo di che
fa
poi ritorna a un bel pisolino
ca
con il vento ch sa con papone
e bacia il visin
o.
Federico Filip
pucci 2F
Giochi
26
Matti da Ligari
 1
2 
3 
4 
5 
 
6 
7 
8 
9 
10 
 
 
11 
12 
13 
 
14 
15 
16 
17 
 
18 
 
 
 
 
19 
 
20 
 
 
 
 
 
21 
 
 
 
22 
 
 
 
 
23 
 
 
 
 
 
 
 
 
24 
 
25 
26 
 
 
 
27 
 
28 
 
 
29 
30 
 
 
 
 
 
 
 
31 
 
 
 
 
 
 
32 
 
 
 
 
33 
 
34 
 
 35
 
36 
37 
38 
39 
 
 
40
 
 
 
 
41 
 
 
 
 
42 
 
 
43 
 
44 
 
 
 
 
 
 
 
 
45 
 
46 
 
 
 
47 
48 
 
 
49 
 
 
 
 
 
50 
 
 
51 
52 
53 
 
 
 
 
 
54 
 
 
 
 
 
 
55 
 
 
56 
 
 
57 
 
 
 
58 
 
59 
 
 
 
 
 
 
 
60
61 
 
 
62
 
 
63 
 
64 
 
 
 
 
 
 
 
65 
 
 
66 
 
67 
 
 
 
 
68 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
69 
 
 
 
 
 
70 
 
 
 
71 
 
 
 
 
72 
 
 
 
 
73 
74 
 
 
 
 
 
 
75 
 
 
 
76 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
77 
 
 
78 
 
 
 
79 
80 
 
 
81 
 
 
 
 
82 
 
83 
 
84 
 
 85
 
86 
 
 
 
 
 
 
 
87 
 
 
 
 
 
88 
 
 
89 
 
 
 
90 
 
91 
92 
 
 
 
93 
 
 
 
 
 
 
94 
 
 
 
 
 
 
95 
 
 
 
 
 
 
 
ORIZZONTALI
1.Città del Salento.- 6.In modo casuale.-18.Altopiano in provincia
di Vicenza.-20.Associazione Italiana Donatori di Organi.-21.
Metallo prezioso.- 22.Casa automobilistica.- 23.Becco adunco
e robusto.- 24.Magnificare, onorare.- 28.Acceso.- 30.Pronome
personale inglese.- 31. A Carnevale si fa in maschera.32.Prosciugare mediante canaletti.- 34.La lingua dei trovieri.36.Maldestri.- 40.Un’estensione del web.- 41.Fiume russo.42.Arezzo.- 43.Città del Brasile.- 45.Occidente in breve.- 47.Un
film di Disney.- 49.Serve a lavare i pavimenti.- 50.Lo stadio di
Catania.- 54.Personaggio del libro della giungla.- 55.Como.56.Torino.- 57.La sede dei sentimenti.- 59.Si può bonificare.60.Un pronome- 62. Quella moderna piace ai giovani.- 64.Tutti
ne hanno uno.- 65.Nei negozi vi si paga il conto.- 67.Prefisso
per sangue.- 68.I buddisti cercano di raggiungerlo.- 69.Si
porgono dopo aver fatto un torto.- 70.Preposizione articolata.71.Ogni ai tempi di Dante.- 72.La scontano i carcerati.- 73.La
stella delle montagne.- 75.Ente Nazionale Allevatori.- 76.Si
fa a volte al semaforo.- 77.Lucca.- 78.Aggettivo per Muse.80.Taranto.- 82.Si dà per fermare.- 85.Il giornale di Bergamo.87.C’è quella retta.- 88.Un caffè normale.- 90.Uno spettacolo
di varietà.- 93.Stato asiatico.- 94.Sulla corteccia delle conifera.95.Popolare tipo di verdura.
1
7
2
3
8
10
17
11
32
5
6
orizzontali
1. Capanna
5. Desinenza del genitivo plurale della seconda declinazione
6. Sostiene le foglie ( dat.)
verticali
1. Batte finché c’è vita
2. Indispensabile nei sacrifici
3. Cogito, ergo…..
4. Provo un forte sentimento
1
2
3
4
 
5
6
 
 
 
 
 
7
 
 
8
 
 
9
 
 
 
 
 
orizzontali
1. L’ingresso della casa romana
6. Chi si è macchiato di un delitto
7. Congiunzione avversativa
8. Una certa quantità
9. Pura
verticali
1. Altare (acc.)
2. Rafforzativo di te
3. Le iniziali di rumor
4. Pronome dimostrativo femminile
5. Non parla (femm.)
12
CURIOSITà
13
IL QUADRATO PALINDROMO
23
31
4
18
22
27
3
6
20
26
2
Una frase bilingue: “I vitelli dei romani sono belli”
Significato italiano: “I vitelli dei Romani sono belli”
Traduzione dal latino: Vai (I), o Vitellio (vitelli), al suono
(sono) del dio romano (dei romani) della guerra (belli)
19
35
5
15
16
21
Marco Spagnolin 2D
4
9
14
VERTICALI
1.Il lago di Como.- 2.Proveniente da paesi stranieri.3.Trasmette Onda Verde.- 4.Gatto in inglese.- 5.Precede
“signore” sulle lettere.- 7.Club Alpino Italiano.- 8.Pronome
personale.- 9.Ne ha molte un genio.- 10.Contrario di
cunetta.- 11.Quantità non precisata.- 12.Equivale a 100 m2.13.Sporco.- 14.Esempio in breve.- 15.Un gas.- 16.Il rifugio
di alcuni animali.- 17.In meta e in centro.- 19.Una qualità
di farina.- 25.Un tipo di aereo.- 26.Bacino chiuso.- 27.La
brucano le vacche.- 29. Può essere endecasillabo.- 31.Un
racconto come Cenerentola.- 33.Non comune.- 35.Insetto
notturno.- 37.Nella moto e nell’auto.- 38.Frutto con le spine.39.Importante polizia americana.- 44.Ruscello.- 46.Madrid è
quella della Spagna.- 47.Ciascuno.- 48.Il Del Piero calciatore.49.Colpito da maledizione.- 51.Capitale del Maryland.- 52.Città
francese.- 53.Grandissimo, immenso.- 54.La pelle dei frutti.56.Un pesce…in scatola.- 58.Organizzazione Estera.- 61.La
razza a cui apparteniamo.- 63.Sulle autostrade c’è quella di
servizio.- 66.Precede alcuni congiuntivi.- 69.La Spezia.- 71.Un
telefilm.- 74.Città toscana.- 79.Comune nel Padovano.- 81.Il
codice dei cellulari.- 82.Un incitamento da stadio.- 83.La
televisione della Svizzera italiana.- 84.I servizi segreti
americani.- 86.Organizzazione Apicoltori Valtellinesi.- 87.La
sesta nota.- 89.Cuneo.- 91.Bologna.- 92.Alessandria.
1
28
33
36
ORIZZONTALI - 1. mese in inglese - 7. quattro in inglese - 9.
cosa da fare a casa dopo scuola - 14. braccio in inglese - 15.
stato americano a sud - 16. contrario di yes - 17. indovina in
inglese - 18. apposizione in inglese - 19. guadagnare in inglese
… senza la A - 20. abbreviazione di … esercizio - 21. dei coreani
… in inglese - 23. nome proprio di persona con 2 vocali differenti
e 2 consonanti uguali - 26. all’inizio di un’ … … esposizione - 27.
preposizione inglese - 28. preposizione inglese - 30. verso del
leone - 31. materia scolastica - 32. stanco … in inglese - 34.
iniziale di … March/Road/Organization - 35. articolo determinativo
- 36. pazzo … in inglese - 37. espressione usata per dire che
un combattente ha perso l’incontro - VERTICALI - 1. mamma
… in inglese - 2. congiunzione inglese - 3. iniziale di … Three/
29
24
25
30
34
37
Hours/Organization/Exam - 4. casa … in inglese - 5. test … …
senza fine - 6. abbreviazione di … Utah Race National Unit - 7.
ventilatore … in inglese - 8. gold … in italiano - 10. signora …
in inglese - 11. stagione - 12. A=1;E=2;i=3;O=4;U=5 …. 4. 1.
4 - 13. typical Australian animal - 15. lunatico … in inglese - 17.
grande (esclamazione) … in inglese - 19. king … in italiano e al
contrario - 21. participio passato del paradigma inglese tenere
- 22. iniziale di … Our/School/European/High - 24. Monaco …
… la prima, l’ultima, la prima - 25. segno … in inglese - 28. tè
… in inglese - 29. iniziale di … Organic/Didactic/Zone - 33. roar
… senza il centro.
David Spaterna e Beatrice Rodigari 3F
S
A
T
O
R
A
R
E
P
O
T
E
N
E
T
O
P
E
R
A
R
O
T
A
S
La frase SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, inserita
nel quadrato, si può leggere sia a partire dall’estrema
sinistra in alto sia dall’estrema destra in basso, in
orizzontale oppure in verticale. Si tratta dunque di una frase
palindroma, ossia che si può leggere anche al contrario.
Si può congetturare che la frase significhi: L’aratore tiene con
fatica le ruote (nel solco).
Anagrammando il testo si trovano divertenti soluzioni:
“Attor Arreso Tenet Soap Opera”
“Sottrar oro a Paperone: saette”
“Pornostar: parte osée a teatro”
“O porta estera, o porta esterna”
Davide Benvenuti 3D 
Matti da Ligari
Come ti carico i prof...
27
P...
Z...
S...
L...
F...
V...
T...
dC...
DB...
F...
V...
M...
?...
La Ligari dalla A alla Z
Pirana Maria
Paganoni Annalisa
Piasini Nicola
Nikulina Nataliia
Piasini Ilaria
Nicora Vittoria
Piasini Beatrice
Negrini Francesco
Piani Maria ChIara
Negri Beatrice
Righi Davide
Pelucchi Maria Grazia
Pellegrini Luca
Muffatti Nicola
Simonetta
Mottarelli Matteo
Pellacci Puglielli
Mottarelli Elena
Pedrotti Elisa
Motta Riccardo
Scieghi Davide
Rasella Roberto
Pedretti Virginia
Mossinelli Simone
Scieghi Chiara
Rasella Francesco
Sciaresa Luca
Raschetti Katia
Pedrazzoli Matteo
Morra Maurizio
Pedrazzoli Letizia
Moroni Erminio Carlo
Testini Matteo
Scandella Francesca
Contrio Alessandro
Scali Federico
Pradella Davide
Camanni Alberto
Esposito Veronica
Scala Martina
Testini Giulio
Canepari Michela
Contrio Marco
Pozzi Sara
Parolo Giulia
Bertini Simone
Paroli Stefano
Testini Chiara
Testini Andrea
Canovi Sara
Saremi Gehan Luca
Pomoli Maria Grazia
Tessarolo Tommaso
Sandrini Emil Telemaco
Pomoli Maria Grazia
Paracchini Luigi
Caprari Andrea
Corgatelli Camilla
Sambrizzi Sara
Crapella Federico
Polti Monica
PalOtti Matteo
Palotti Giulia
Tassi Caterina
Sambrizzi Michela
Plozza Chantal Elettra
Tasca Marinella
Salvagni Simone
Pizzinga Vanessa
Fanoni Renato
Fantasia Rita
Crotti Gloria
Fantini Francesco
Salini Giada
Capussela M.Gabriella
Díalpaos Francesca
Pizzi Martina
Paindelli Simone
Ruttico Fausto
Pizzatti Sertorelli Laura
Paindelli Mirco
Pizzatti S.Giorgio
Pagliarini Valentina
Tarchini Mara
Bettini Lisa
Caprinali Anna
Tarabini Viviana
Boiani Lucia
Carnazzola Luca
Díalpaos MartIna
Lorez Nicholas
Paini Luca
Tavelli Marina
Besio Manuel
Cremonini Alice
Locatelli Federico
Fanoni Matteo
Caprari Martina
Caprari Nicholas
Libera Sofia
Fanoni Letizia
Bertolini Valentina
Bertolini Veronica
Libera Mattia
Fanchi Luca
Bertolazzi Moreno
Bertolini Nicoletta
Gianoli Valentina
Libanoro Giovanni
Esposito Mariacristina
Contrio Debora
Coothen Brayen
Gianatti Noemi
Leoni Francesco
Parolo Susanna
Prandi Cesar
Cama Daniela
Elmoutaouakil Mohamed
Parravicini Camilla
Testini Vittoria
Sceresini Benedetta
Bertini Rebecca
Prandi Lorenzo
Timese Alessia
Sceresini Martina
Bertini Michael
Contini Alessandro
Paruscio Gloria
Proh Anna Chiara
Calneggia Nicholas
El Grioui Aicha
Menghi Andrea
TImese Marco
Bertini Matteo
Contessa Serena
Gianatti Gabriele
Paruscio Sara
Schena Caterina
Calneggia Matteo
DiOtallevi Matilde
Menghi Isabella
Proh Elena
Bertini Edoardo
Paruscio Alice
Tirone Antonio
Comune Paola
Leoni Francesco
Luca Giuseppe
Schena Fabio
Pukhova Anna
Paruscio Simonetta
Tocalli Stefano
Calneggia Alessia
Gianatti Francesca
Merizzi Fabio
Scherini Alessia
Pusterla Cristina
Passerini Chiara
Bertini Arianna
Diotallevi Jacopo
Gianatti Alda
Milani Federico
Tononi Lucrezia
Scherini Christian
Quadrio Costanza
Patriarca Filippo
Combi Anna
Dioli Michela
Giana Silvia
Mitta Luca
Torricelli Fabio
Scherini Elena
Quadrio Elena
Patrucco Carlo
Caldara Andrea
Colombo Aniello
Di Toma Paola
Giampaí Angela
Lucchese Valeria
Molinari Fabio
Trivella Paola
Scherini Francesca
Bertalli Elena
Calabrini Alessandro
Colombo Luca
Di Roio Manuel
Lucini Michael
Moltoni Daniela
Quadrio Ilaria
Tudori Federico
Scherini Giacomo
Colombini Stefano
Leo Edoardo
Mabchour Jihade
Patrucco Enrico
Turchi Andrea
Buzzetti Giulia
Giaggia Nicoloí
Macrina Laura
Scherini Giacomo
Quattrini Simone
Montobbio Ettore
Valli Giovanni
Uberti Claudia
Pedrazzoli Alice
Quadrio Vittoria
Valsecchi Adalberto
Scherini Giorgio
Moroni Umberto
Pedranzini Enrico
Valsecchi Andrea
Beltrama Ilario
Cagliani Samuele
Moretti Mattia
Vanda Lorenzo
Valenti Marco
Pedrazzoli Giacomo
Radiani Alessio
Vanni Simone
Scherini Giuseppe
Moroni Arianna Maria
Di Marino Valentina
Mafessoni Andrea
Ragazzi Samuele
Collazuol Matteo
Lenatti Marta
Magoni Carlotta
Vanotti Martina
Scimeí Ilaria
Pedrini Stefano
Varisto Giada
Sciolini Martina
Ravizza Antonella
Gherardi Giulia
Magri Sergio
Reghenzani Davide
Selvetti Marilisa
Butticeí Rosy
Di Marino Alessandro
Lapsus Gloria
Mancin Riccardo
Riboli F. Marco
Belis Maria Cecilia
Colarusso M. Immacolata
Gatti Martina
Lanzetti LUca
Mandelli Annalaura
Vasconi Gabriella
SEmeria Francesca
Riganti Francesca
Butti Maria
Di Lena Andrea
Gatti Giovanna
Manganelli Alfonso
Vedovatti Claudia
Sgualdino Francesca
Pedrolini Martina
Mostacchi Alice
Venezia Pellegrino
Belcao Matteo
Benvenuti Davide
Galletti Gregorio
Manzatti Imelde Miriam
Sharda Sakshi
Sciolini Anna
Lambertenghi S. Carlo
Della Vedova Alessio
Manzatti Nicola
Rocca Paolo
Recupero Chiara
Laffranchi Martina
Della Vedova Francesco
Cola Chiara
Marazzi Francesca
Venosta Enrico
Murada Alessandra
Galbusera Elena Laura
Coiatelli Edoardo
Buratti Margherita
Kola Donatela
Della Valle Dylan
Buratti Beatrice
Bazzi Andrea
Beltrami Anna Maria
Gaggi Andrea
Kaur Kirandeep
Marconato Alice
Vido Camilla
Shestani Nicol
Codiceí Francesco
Motta Lara
Silvestri Luca
Vido Danila
Bumbu Cristian
Gadaldi Giorgia
Kaur Gurpreet
Marelli Alice
Sironi Jacopo
Vidoni Giulia
Rodigari Beatrice
Perego Andrea
Della Nave Margherita
Islami Mallzime
Mariani Alessia
Smachetti Andrea
Viglianisi Enrico
Venturini Lucille
Naritelli Nicoloí
G. Gheshlagh Patrick
Islami Lumni
Marinca Mihai Cristian
Spagnolin Marco
Bava Manuela
Codazzi Paola
Fusi Edoardo
Della Nave Aurora
Della Penna Camilla
Bresesti Francesco
Fumasoni Fabio
Ipra Elena
Marinca Ioan Radu
Vitalini Nicholas
Spaterna David Raniero
Signorelli Giulia
Cirrito Rosolino
Franzese Antonio
Imperial Cristian
Marquis Amanda
Romeri Giulia
Ciocchini Luca
Fortini Vanessa
Idrizi Nizam
Marquis Mattia
Perego Simone
Natella Alessandro
Della Maddalena Luca
Fortini Michelle
Idrizi Amir
Marsala Andrea
Romeri RoberTa
Romanelli Sara
Della Maddalena Gabriele
Fortini Camilla
Iannotti Lara
Marsetti Andrea
Romeri Alessio
Petorella Chiara
Della Maddalena Andrea
Citterio Ferruccio
Brenz Verca Simona
Negri Anna
Della Bosca Lara
Della Maddalena Michel
Brenz Verca Doriana
Forni Tiziana
Hu Sabrina
Martino Francesca
Del Giudice Salvatore
Gusmeroli Serena
Martinoli Joshua
Forni Bruna
Marveggio Federico
De Vito Laura
Ciocchini Ivan
Bracchi Simone
Forni Doriana
Marzan Nicholas
Romeri Daniele
Cincera Liliana
Cioccarelli Giacomo
Bassi Camilla
Bazzano Giacomo
Cimaglia Michela
Boscacci Sara
Bottinelli Roberto
Formolli Matteo
Mascia Riccardo
Romeri Federico
Balsarri Davide
Piatti Oriana
Balsarini Stefano
Nikulina Valeriia
Vladi Barie
Speziali Francesco
Balsarini Claudio
De Marzi Lorenzo
Foppoli Chiara
Grulli Federico
Maspero Enrico
Romeri Luca
Baldo Mattia
Piavanini Mirko
Volonte Giuliano
Baldini Simone
Gusmeroli Piersilvio
De Marzi Alessio
Folini Mattia
Maspero Alberto
Speziali Tatiana
Boscacci Michele
Ninatti Gaia
Rossatti Gloria
Pigretti Federico
Volonteí Angela
Ciapponi Pietro
Baldini Gaia
Gugiatti Mariaclara
De Luca Federico
Folini Luca
Dellíandrino Denis
Borzi Eleonora
Boscacci Jacopo
Gualteroni Giuliana
De Laurentiis Andrea
Chiecchi Marco
Bajardo Marco
Baldini Davide
Nussio Stefano
Speziali Nicole
Bordoni Paolo
Cederna Gaia
Mattaboni Jessica
Rossi Vittoria
Bady Doah
Pinchetti Martina
Zampatti Gabriele
Spini Francesco
Bordoni Monia
Grossi Jacopo
Fioroni Giuliano Orlando
De Stefani Martina
Cederna Giovanni
Grillotti Giovanni
Fiorina Camilla
De Giovanni Amelia
Cavazzi Claudia
Bordoni Marco
Orietti Bryan
Cattaneo Maria Teresa
De Donati Gioele
Mazza Matteo
Rovedatti Sara
Cattaneo Maria Elena
Arrigoni Ylenia
Azizi Floriana
Pinciroli Elisa
Catellani Marina
Orsi Michele
Zampelli Giorgio
Steffanoni Dimitri
Bordoni Eleonora
Castoldi Michele
Grigis Giorgia
Fiori Olga
Mazza Anna
Zanni Irene
Arrighi Michela
Rozzi Sara
Bordoni Danny
Pinna Jacopo
Bordoni Alessandro
Castellini Simone
Greco Massimiliano
Filippucci Federico
De Capitani Matteo
Castellini Michele
Grazioli M.Cristina
Filippini Ida
De Bernardi Claudia
Cassinelli Luca
Gobbo Giacomo
Ouadi Nadia
Bordagaray Enrique David
Casparri Simona
De Bernardi Alessandro
Ferro Martina
Giugni Matteo
Mazza Lucia
Taddeo Giulia
Bongiascia Martina
Ruina Isabella
Zastinceanu Dionisie
Bonfadini Simone
Casillo Giulia
De Bernardi Stefano
Ferrari Alba
Meleí Caterina
Tagni Francesca
Ruiz M. Cindy Vanessa
Pischedda Andreina
Paganoni Alessandra
Zecca DANIELA
Angioletti Matteo
Casartelli Francesco
De Bernardi Oscar
Giudice Laura
Menaglio Davide
Tagni Paolo
Zecca Patrizia
Bonfadini Gabriele
Arrighi Matteo
Rumi Camilla
Pishchalin Dmitry
Paganoni Elisa
Bondiolotti Bianca Maria
Carugo Umberto
Ferrari Vasco
Gianoncelli Cristina
Meneghini Marco
Tammaro Giovanni
Bondio Paola
Angioletti Camilla
Arminio Cecilia
Russo Carlo
Bondanese Alessandra
Bondio Lucrezia
Antonucci Camilla Maria
Ferrari Alba
De Bernardi Marco
Angelici Luisa
Antonucci Martina
Dal Molin Gregorio
Carrara Monica
Bondio Caterina
Anghileri Matilde
Carrara Anna
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Angelini Maddalena
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