Giornale della scuola ligari • Sondrio MAGGIO 2009 Direttore responsabile: Luisa Benzoni M entre scrivo queste righe, è ancora viva l’emozione per la rappresentazione del teatro itinerante “Quando l’olifante risuonò dal Castello Masegra”, che si è svolta sabato 9 maggio e che ha costituito uno dei momenti conclusivi dell’attività progettuale del corrente anno scolastico. Uno dei tanti, non l’unico, ma certamente quello in cui si concentra maggiore ricchezza per la varietà dei linguaggi espressivi e degli apporti di collaborazione, per l’impegno richiesto dalla complessità dell’evento, per i luoghi valorizzati e soprattutto per le persone che la manifestazione ha unito e fatto incontrare: alunni e insegnanti del presente e del passato, altro personale della scuola, autorità, genitori, abitanti del quartiere e altri cittadini, turisti di passaggio. Mi ha colpito, come già altre volte, il senso di appartenenza alla Scuola che l’evento teatrale ha contribuito a suscitare e a mantenere vivo, già nei giorni precedenti la manifestazione. Ho colto, ad esempio, tra gli ex insegnanti, il piacere di ritrovarsi, di ricordare e di confrontare, di collaborare. Ho potuto cogliere tra i commenti della gente, inoltre, la percezione dell’entità del lavoro che ha reso possibile l’evento. Credo che ciò possa costituire per tutti una gratificazione per l’impegno profuso e, insieme, uno stimolo a credere in ciò che si fa e a continuare. Il ricordo vivo della manifestazione teatrale si unisce a quello delle molteplici attività svolte in corso d’anno. Pur senza richiamarle tutte, cosa impossibile, desidero segnalare una realtà sempre viva e operosa, di cui anche questo giornale reca una testimonianza significativa, e ringraziare tutti coloro che, in modo diverso e nella specificità dei ruoli, hanno contribuito a far apprezzare l’opera della Scuola. teatro storico itinerante da piazza Quadrivio al Castello Masegra Il dirigente scolastico Luisa Benzoni Il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha colpito anche noi ragazzi della scuola Ligari. Siamo vicini a tutti coloro che hanno sofferto e soffrono per questa calamità. Tra le note 2 Matti da Ligari La stanza del pianoforte L unedì 2 feb b raio, all’auditorium Torelli, si è esibito in un concerto il pianista Michele Montemurro, invitato dal C.I.D. di Sondrio in occasione della 48a stagione concertistica. Al concerto erano presenti importanti autorità, quali il Prefetto Chiara Marolla, ma anche numerosi ragazzi della nostra scuola grazie all’iniziativa “Provincia Musica Ragazzi” e, al circolo, che offre il biglietto a prezzo ridotto. Montemurro si è esibito in un vario repertorio di opere e sonate con cui è riuscito a conquistare il pubblico e a dimostrargli quanto i suoi studi, effettuati un po’ in tutto il mondo, l’abbiano reso uno dei pianisti più valenti e conosciuti. Montemurro ha eseguito con grande precisione i brani da lui selezionati per la serata, tra cui ricordiamo la famosissima sonata “Chiaro di luna” di Ludwig van Beethoven e brani tratti dalle opere dell’impressionista Claude Debussy e dal virtuoso Franz Liszt. Michele Montemurro ha inoltre modificato alcuni dei brani facendoli diventare più complicati e strabilianti di quanto lo erano in precedenza. Un esempio eclatante di ciò è stata la “Marcia alla Turca” di Wolfgang Amadeus Mozart che Montemurro ha rielaborato rendendola ancora più complessa. Il pubblico presente quella sera, giudicando dagli applausi scroscianti, è rimasto impressionato dalle capacità tecniche ed artistiche del pianista. Le iniziative proposte dal C.I.D. si rivelano molto apprezzate dai ragazzi sia delle scuole medie, che delle superiori, che anche quest’anno, sono accorsi ai concerti proposti in gran numero. David Raniero Spaterna, Renato Fanoni 3F Concorso a Cene Ancora una volta il gruppo Suoniamo insieme ha avuto l’occasione di partecipare a un concorso musicale. Dopo Matelica e Roma quest’anno è stata la volta di Cene, nei pressi di Bergamo. Il 14 maggio, accompagnati dai nostri maestri d’orchestra, nonché insegnanti, Cristina Grazioli ed Edoardo Fusi, siamo partiti per la nostra trasferta. Quest’anno c’è stata una novità per il nostro gruppo, ci accompagnavano, infatti, le ballerine del corpo di danza della scuola, guidato dalle professoresse Daniela Zecca e Luisa Angelici. Abbiamo così potuto partecipare a due sezioni del concorso, quella musicale e quella di musica e danza. Ben 58 scuole, per un totale di più di mille ragazzi, si sono date appuntamento per il prestigioso concorso. L’esibizione è avvenuta nel palazzo del comune della città di Cene alla presenza dei soli giudici di gara. Abbiamo affrontato per prima la prova solo strumentale: suonare davanti a dei giudici professionisti, attenti e soprattutto molto esperti e competenti è stato ancora più emozionante che suonare davanti al pubblico numerosissimo, ma sicuramente benevolo e affezionato dei nostri genitori, amici e compagni! Più che di emozione si trattava di vera e propria paura! Comunque, montati i flauti e preso un bel respiro abbiamo cominciato a suonare; mentre suonavo ero agitato, perché sapevo che ogni errore avrebbe fatto scendere la valutazione. Non pensavo andasse così bene, al termine ci hanno fatto anche i complimenti! La seconda parte della nostra esibizione è stata più complessa: la storia che volevamo narrare con l’aiuto della musica e della danza era quella di un viaggio nel tempo, più precisamente nel 1436. Le ballerine indossavano, infatti, abiti rinascimentali e danzavano, accompagnate dai nostri flauti, sulle note di autori dell’epoca: sono state bravissime! Una delle parti più emozionanti della nostra esibizione è stata quando suonava il corno, il suo suono ci riportava a tempi lontani. Mentre scrivo è arrivata la notizia dei risultati della nostra prova: secondi per la sezione danza e musica, quarti per la sezione strumentale; è un bel risultato! La cosa importante, comunque è che abbiamo fatto del nostro meglio, ci siamo divertiti e abbiamo potuto fare, con i nostri compagni, un’esperienza che ci ha chiesto impegno responsabilità e passione per la musica. Se leggendo questo mio breve articolo vi fosse venuta voglia di sentirci suonare, venite alla manifestazione Sondrio città in musica sabato 30 maggio alle ore 17.00 presso il palazzo del comune: ci saremo anche noi! Michele Boscacci 2F Il Signore degli Anelli Il giorno 20 marzo 2009 all’auditorium Sant’Antonio di Morbegno si è tenuto il concerto “Il Signore degli Anelli”, ispirato alla famosa trilogia di Tolkien, un’opera di Johan de Meij, suonato dall’orchestra di fiati della Valtellina e diretto dal maestro Lorenzo della Fonte. Erano presenti due lettori, Valerio Maffioletti e Giusi Vassena, che si alternavano nella lettura e narravano la storia dei personaggi. Si notava la loro bravura nel recitare perché riuscivano ad immedesimarsi nella storia e mi ha colpito particolarmrnte il contrasto tra i due toni di voce. I brani suonati erano vari, alcuni più veloci e “feroci”, altri più lenti e maestosi. Il pubblico era numeroso, molti quelli che provenivano dalle scuole (anche dalla Ligari), e questa è stata la testimonianza che molti spettatori speravano in un concerto unico e irripetibile e, secondo me, sono stati accontentati. Adalberto Valsecchi 2C La Bayadère Il 18 dicembre è stata una bellissima giornata per alcuni alunni di terza. Grazie alle professoresse di musica Moltoni e Grazioli, hanno infatti avuto l’occasione di recarsi alla Scala di Milano, per assistere a un noto balletto, La Bayadère di Ludwig Minkus compositore della seconda metà dell’Ottocento. Dopo circa due ore e mezza di pullman, il pranzo tra i piccioni e la breve visita alla Piazza del Duomo, sono finalmente entrati nel famoso teatro. La rappresentazione, divisa in tre atti, parla della tormentata storia d’amore tra Nikiya e Solor. Durante il primo atto i due protagonisti si giurano amore eterno, ma Solor è costretto dal re a sposare sua figlia, Gamzatti. Il re, venuto a sapere della relazione segreta tra Solor e Nikiya, vuole uccidere quest’ultima in modo tale da lasciare “campo libero” alla figlia. Durante il fidanzamento di Solor e Gamzatti, Nikiya riceve una cesta di fiori dove è nascosta un’aspide velenosa. Morsa dal serpente, in punto di morte, Nikiya riceve dal Gran Bramino l’antidoto: può ancora vivere! Vedendo però i due fidanzati in compagnia, molto innamorati, decide di non accettarlo e quindi di morire. Nel secondo atto Solor, scosso dai rimorsi, fumando oppio ha delle visioni di Nikiya che lo confondono e vede tutte le Bayadère, le sacerdotesse del tempio, riunite in una bellissima danza. Durante il terzo atto si celebra il matrimonio. Solor decide però di non accettare la mano della principessa e gli Dei, infuriati, con un terremoto fanno crollare il tempio. Il balletto termina con la riunificazione nell’amore eterno di Solor e Nikiya. Finito lo spettacolo, i ragazzi hanno vissuto la parte più divertente della giornata: shopping alla Rinascente! E, tra provette di profumo e qualche spuntino, sono dovuti salire malvolentieri in pullman per tornare a Sondrio. Questa giornata è stata molto piacevole e anche istruttiva, perché ha permesso ai ragazzi di divertirsi apprezzando un importante balletto conosciuto in tutto il mondo. Simona Brenz Verca, Sara Pozzi, Vittoria Quadrio 3A Matti da Ligari Albosaggia 3 La Chiesa di Santa Caterina ad Albosaggia GLI STUCCHI: ARTE D’EFFETTO La tecnica dello stucco è molto antica, infatti era già praticata in Egitto e a Creta. Generalmente la decorazione a stucco era utilizzata per gli esterni, ma nel Rinascimento si usa anche per la decorazione di altari e cappelle spesso cercando di imitare il marmo. Lo stucco è costituito da calce, sabbia di fiume, polvere di marmo e sostanze leganti come la caseina. Il colore naturale è bianco per cui, a volte, veniva colorato o dorato ottenendo effetti diversi e preziosi. Questo materiale si presta non solo a ricoprire volte e pareti con decorazione floreali o stemmi nobiliari, ma anche ad eseguire vere e proprie sculture. In questo caso è presente un’armatura metallica all’interno. Gli stucchi delle cappelle della chiesa sono stati realizzati in periodo Barocco da artisti professionisti: ALESSANDRO CASELLA e BERNARDO BIANCHI, entrambi provenienti dal Canton Ticino (Lago di Lugano); Casella è di Carona e Bianchi di Campione d’Italia. Nel 1656/57 lavorano nella 2a cappella di sinistra: la cappella di San Carlo di patronato Lorenzo Paribelli. Due bellissimi angeli reggicolonna affiancano la pala d’altare con San Carlo in orazione davanti al Cristo morto (olio su tela), opera del pittore Battista Recchi, 1633. I due artisti, Casella e Bianchi, firmano la loro opera inserendo sulle lesene i simboli dei rispettivi paesi di origine: il serpente per la comunità di Carona e la lumaca per la comunità di Campione. Sul fastigio si sporgono leggeri angioletti ridenti e sbarazzini, dalle fattezze morbide a tuttotondo. Una delicata energia passa da uno all’altro creando movimento continuo, accentuato dalla luce che si irradia dalla finestra e colpisce ora una guancia paffutella, ora una mano, ora un piedino a mezz’aria. I due artisti lavorano anche nella chiesa di San Vittore a Caiolo, a Castione Andevenno e a Fusine; il loro stile fu un riferimento per altri stuccatori che lavorarono nella nostra valle. Nella chiesa di Albosaggia, nella 3a cappella di destra, si può ammirare anche l’opera dello stuccatore luganese GALEAZZO RIVA, datata 1639. Riva realizzò gli stucchi a contorno di una grande tela, posta sull’altare della cappella, raffigurante il martirio di San Sebastiano. Lungo le lesene sono rappresentati gli strumenti musicali, simbolo della musica sacra, arte ritenuta superiore a tutte le altre. La stile di Riva è semplice e lineare, senza aggetti profondi, la luce scivola sulle figure creando morbidi riflessi di luce e ombra. Invitiamo tutti i lettori di Matti da Ligari a visitare la nostra chiesa parrocchiale: resteranno piacevolmente stupiti dalle opere d’arte che vedranno e dal bel paesaggio che la circonda. Manuela Bava 2 Albosaggia San Ciriaco: l’uomo del Signore Studiando la nostra chiesa di S. Caterina e i palazzi che la circondano, abbiamo trovato davvero interessante l’Oratorio di S. Ciriaco perciò, per il giornalino della scuola, Matti da Ligari, crediamo sia bello raccontare a tutti i nostri lettori la vera storia di Ciriaco e del nostro Oratorio. Ciriaco era un ebreo convertitosi al cristianesimo; da ebreo si chiamava Giuda ed era un rabbino. Pare che fosse presente alla scoperta della croce di Gesù. La vicenda è questa: siamo a Gerusalemme, 313 d.C., la regina Elena, madre di Costantino (che nel 313 si fece cristiano dopo aver vinto la battaglia contro Massenzio, sul ponte Milvio, a Roma, grazie all’aiuto soprannaturale di Cristo che gli apparve sottoforma di croce splendente in cielo), obbligò il rabbino Giuda a rivelarle dove fosse stata nascosta la croce di Gesù e volle che Giuda assistesse ai lavori di scavo. Quando sul Calvario furono rinvenute le tre croci (di Cristo e dei ladroni), per dimostrare la loro autenticità, la regina comandò che fosse portato a contatto con esse un giovane appena morto. Il cadavere restò senza movimento a contatto con due di esse, ma resuscitò quando venne a contatto con quella di Gesù. Il rabbino Giuda, stupefatto anch’egli dell’avvenimento, si convertì al cristianesimo e assunse il nome greco di Ciriaco: uomo del Signore. Divenne fervido credente e per alcuni anni fu vescovo di Gerusalemme; subì, tuttavia, la persecuzione nei confronti dei cristiani e venne martirizzato. Calato in una fossa piena di serpenti non venne morsicato, allora fu costretto a ingoiare piombo fuso ma nemmeno questo lo fece morire; gli aguzzini decisero quindi di trucidarlo a colpi di spada. Parallelo al lato sud della chiesa di S. Caterina di Albosaggia, venne costruito nel XVI secolo l’Oratorio di San Ciriaco. Oggi è sede di un piccolo ma prezioso museo sacro di cui gli abitanti di Albosaggia vanno fieri. La facciata è divisa in tre fasce parallele: la prima, la più grande, contiene il portale di legno intagliato, chiuso da una bordura in pietra verde di serpentino e sormontato da un piccolo fastigio spezzato di gusto barocco. La seconda fascia è caratterizzata da una bella finestra quadrilobata; l’ultima fascia è il classico frontone triangolare. Una delle opere più importanti conservate all’ interno dell’Oratorio è la grande tela di Pietro Ligari raffigurante il titolare dell’Oratorio, S. Ciriaco, in adorazione del Santissimo Sacramento datata 1723. È una grande tela ad olio di 220x130 cm. Sulla sinistra si staglia ai nostri occhi un personaggio vestito con una dalmatica di broccato rosso con ricami dorati. È San Ciriaco. Guarda adorante il Santissimo Sacramento che un angelo tiene in mano appoggiato su una spumosa nuvola. Ai piedi del Santo, seduto su uno scalino, c’è un angioletto che ammira concentrato una spada dalla lama luccicante; ci vuole forse ricordare che S. Ciriaco è stato martirizzato proprio con una spada. Guardando tutta la composizione notiamo che un lenzuolo azzurro fa da filo conduttore perché copre l’angioletto con la spada poi avvolge San Ciriaco e, infine, raggiunge l’angelo con il S. Sacramento e… le sue ali diventano azzurre. L’effetto è commovente. Michelle Fortini 2 Albosaggia Una lunga storia di rintocchi Dietro l’oratorio di S. Ciriaco si alza la torre campanaria. Oggi si vede la struttura del 1840, anno in cui venne ricostruito perché quello originario del 1610 era pericolante. Molti restauri si sono fatti in tempi diversi; gli ultimi sono del 1995. Documenti d’archivio riportano che vennero collocate tre campane: una piccola, una mediana e una grande (del 1617), la chiamarono Bajona o Campanùu. Essa suscitò ammirazione e anche un po’ d’invidia allo stesso arciprete di Sondrio che aveva, nella sua Collegiata di S. Gervasio e Protasio, una campana più piccola. La Bajona, purtroppo, per motivi di sicurezza, venne rifusa nel 1643 e questo fu motivo di grande dispiacere; nel 1706 fu di nuovo necessario rifonderla perché aveva messo in evidenza delle crepe. Ovviamente i Busacc erano gelosissimi della loro Bajona, la campana più grossa della Valtellina, tanto che rifiutarono l’offerta degli abitanti di Sondrio quando questi offrirono, in cambio della Bajona, le loro campanone piene di marenghi d’oro. Il nome Bajona le era stato dato per le sue dimensioni (per suonarla erano necessari almeno quattro uomini robusti!), ma soprattutto perché aveva il potere, secondo alcuni, di allontanare i temporali grazie ai suoi rintocchi tonanti che tagliavano l’aria. Addirittura, per scampare meglio il pericolo, attaccavano al batacchio la “scigosta”, cioè una catena con un sacchetto di sale, con lo scopo di purificare l’aria. Inoltre credevano che fosse sacra, per cui la suonavano in occasione di feste religiose ma non ai matrimoni e ai funerali! Nel 1840 si rifece tutto, il nuovo campanile venne costruito nei pressi della strada che porta al cimitero. Le due campane minori vennero rifuse dalla ditta Prùneri di Grosio (una nel 1844, l’altra nel 1854) mentre la Bajona del 1706 fu ricollocata; essa resistette fino al 1979. Oggi abbiamo queste tre campane: la Bajona di circa 21 quintali (sul finestrone che guarda il centro), la mediana di circa 10 quintali (sul finestrone che guarda la Moia), la piccola di circa 6 quintali (sul finestrone verso Sondrio). In occasione dei restauri del 1977 venne installato un impianto tutto elettrificato per fare suonare le campane. Mirco Paindelli 2 Albosaggia 4 Matti da Ligari Variamente Una persona Un aiuto per i più poveri: la solidarietà anziana La mia bisnonna ha novanta anni. Ora è molto cambiata rispetto a pochi anni fa: prima era una di quelle signore anziane, sempre con il grembiule, sempre intenta a fare qualcosa, a lavorare. Abitava in un appartamento sotto il mio ed era indipendente, faceva tutto da sola ed era sempre felice, non si lamentava mai. Io passavo molto tempo con lei perché mi divertivo a sentirla parlare della sua vita, di quando era giovane e dei suoi genitori; mi sembrava ridicolo e strano perché si ricordava tutto, sembrava un diario scritto da tantissime persone. Io, in particolare, la ascoltavo incantata quando mi raccontava di mio papà, che era il suo nipote preferito. Sempre la stessa storia che ricorreva, la stessa storia che mi ripete anche adesso quando mi dice che andava a lavorare nella vigna con mio padre sulle spalle e, mentre lei passava in ogni filare, lui stava all’ombra, seduto sull’erba a guardarla. Apprezzavo molto anche quando mi parlava delle usanze che c’erano in quel tempo, ad esempio come regalo di Natale riceveva sempre dei mandarini in un cesto di vimini. Al giorno d’oggi non sarebbe un regalo molto gradito, ma prima era un regalo speciale che ricevevano solo i bambini che erano stati buoni per tutto l’anno. Non mi piaceva, invece, quando mi parlava di suo marito morto in guerra: mi suscitava un senso di sofferenza. Tutto questo continuò fino a quattro anni fa, quando lei prese un ictus e rimase nel letto muta: era in grado di pronunciare solo parole incomprensibili. Non riconosceva più le persone, neanche quelle che le erano state vicine, e io stavo malissimo nel vederla così. Durante questo periodo la casa sembrava stesa sotto un velo di tristezza: al mattino non c’era più la signora con il grembiule che apriva le persiane lasciando entrare la luce del giorno; non c’era la sorridente donna anziana che mi aspettava sulla porta di casa quando tornavo da scuola; insomma, mancava qualcosa, e quel qualcosa era proprio lei: mia nonna. Dopo alcune settimane ha cominciato molto lentamente a migliorare. Adesso però, dopo quattro anni, non è più indipendente, abita con sua figlia nella casa di fronte alla mia e non riesce a fare niente, neanche vestirsi o preparare il pranzo, niente. A volte, a prima vista, non ricorda chi sono, ma poi le torna la memoria e prende le mie mani fra le sue rugose e piange, con quegli occhi azzurri che non sono cambiati e che la fanno sembrare la nonna di prima. La mia bisnonna è speciale perché mi fa sentire bene e mi emoziona. Il mio rapporto con lei è diverso da quello che ho con le altre persone; è la sola che passa il suo tempo a parlarmi della sua vita. Gli altri, invece, non danno importanza a questo perché pensano che non mi interessi, e ignorano che, al contrario, è una di quelle cose che mi rendono felice. Adesso è molto avanti con l’età e io capisco che non ci sarà ancora per molto tempo, ma credo che la ricorderò per sempre! Tatiana Speziali 3 Albosaggia In classe abbiamo letto diversi testi sull’importante tema della solidarietà, ma quello che ci ha maggiormente colpito s’intitolava “La mensa dei poveri”. Era la storia di un ragazzino della nostra età che, su insistenza della madre, era andato a lavorare, proprio la vigilia di Natale, alla mensa della Caritas della sua città, per vivere, come gli aveva assicurato la mamma, “un Natale autentico”. Nel racconto venivano espressi i pensieri e gli stati d’animo che il ragazzo provava, mentre si dava da fare, insieme agli altri volontari, aiutando, ascoltando, parlando con persone che mai avrebbe conosciuto perché così distanti dalla realtà in cui normalmente viveva. Se all’inizio questo ragazzo era addirittura contrariato per dover perdere una giornata di giochi con i suoi amici, mano a mano che passavano le ore con i poveri della sua città si sentiva sempre più intenerito. Tornando a casa, la sera, stanco, il suo stato d’animo era del tutto diverso da quello della mattina, sentiva di essere contento d’aver fatto qualcosa di utile e bello. Era felice. Io con la mia famiglia raccolgo indumenti da consegnare all’Associazione Mato Grosso e Caritas, ma devo ammettere che, attraverso la vicenda del protagonista del brano letto in classe, ho potuto capire meglio questo mondo parallelo di cui non si parla molto. Per me la solidarietà è utile a tutte le società mondiali che stanno diventando sempre più utilitaristiche. La solidarietà, in particolare il volontariato, non è un’attività a scopo di lucro, non bisogna, quindi, pensare di guadagnare, perché si basa solamente sul piacere di collaborare. Essere solidale significa rispettare la vita e la dignità altrui. In una società come la nostra, basata solo sul servizio e sul prodotto che può offrire il singolo individuo, bisogna cercare di cambiare “direzione” cioè bisogna far rinascere l’altruismo e il sentimento di fratellanza altrimenti le persone che non possono aiutare la società verranno lasciate da parte e destinate a soccombere. I gruppi più deboli sono gli anziani, gli immigrati, i disabili, i tossicodipendenti e i sieropositivi, ma anche tanti altri che, per cause diverse, non hanno la fortuna di poter lavorare e di contribuire al benessere della società. Esistono già molte associazioni e organizzazioni non governative che aiutano il prossimo, una di queste è, appunto, la Caritas, nata in seno alla Chiesa Cattolica e presente in tutto il mondo, essa sostiene chiunque sia in difficoltà; altre associazioni più L’amicizia L’amicizia è un valore molto importante nella mia vita, infatti non riesco ad immaginare quale immenso, piatto deserto possa essere l’esistenza di un ragazzo della mia età senza amici. L’amicizia è un legame profondo e confidenziale, che unisce due o più persone. Questo sentimento, infatti, ha un valore fondamentale. Le cose più importanti in un’amicizia, secondo me, sono il rispetto, la sincerità e comprensione. Molto spesso definiamo “amici” tutte quelle persone con le quali abbiamo dei rapporti, con cui scambiamo quattro chiacchiere o usciamo e non ci rendiamo conto che in realtà la maggior parte di loro sono dei semplici conoscenti; l’amico è ben altro: è colui con cui possiamo sempre e comunque essere noi stessi, conosce tutti i nostri pregi, ma anche i nostri difetti, e non ci chiede di cambiare; una persona alla quale sentiamo di poter confidare i nostri pensieri, senza essere giudicati. Per mia fortuna e grazie al mio carattere aperto ed estroverso riesco ad avere dei buoni rapporti di conoscenza con tutti e di vera amicizia con alcuni. Per la maggior parte sono ragazzi che conosco dall’infanzia, con cui ho condiviso esperienze belle e brutte, noi siamo molto uniti, scherziamo spesso e ci divertiamo molto, questi amici mi aiutano a crescere, crescono con me e credo di essere sempre in perfetta sintonia con loro. Gregorio Gallettti 2D La ragazza che vorrei essere Ciao! Mi chiamo Anna e voglio raccontarvi della persona che desidererei essere, del periodo storico in cui mi piacerebbe vivere e delle tradizioni che vorrei avere. Vorrei tanto essere una ragazza pellerossa, ma del periodo precedente all’arrivo di Cristoforo Colombo, in modo da non avere la preoccupazione del pericolo dell’Uomo Bianco e dei suoi Bastoni Tonanti che sputano fuoco e seminano morte. Amo la Natura e i suoi abitanti, perciò adoro le tradizioni pellerossa che la rispettano, la nutrono, la proteggono e la amano. Sarei felice di apprendere i segreti delle erbe medicinali e i riti per il Grande Spirito. Per il mio aspetto, mi piacerebbe avere lunghi capelli neri, occhi scuri e profondi e corporatura snella, ma forte. Desidererei un carattere più forte di quello che possiedo realmente. Se potessi scegliere anche la tribù dove nascere e il nome con cui chiamarmi, vorrei essere una squaw di una tribù di Navajos e chiamarmi Chenoa o Karana. Ugh, amici! Anna Combi 2F specifiche sono Telefono Azzurro che difende i diritti dei bambini, Telefono Rosa che aiuta le donne vittime di violenze e maltrattamenti. Amnesty Internetional si occupa dei diritti umani in generale; AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) ha come scopo alleviare la solitudine e la tristezza dei ricoverati negli ospedali. Tra le associazioni non governative c’è la Croce Rossa per trasportare i feriti sulle ambulanze e pensare al primo soccorso, Medici senza Frontiere ed Emergency invece inviano medici o altro personale volontario in tutto il mondo, specialmente nei Paesi in guerra. Accanto a queste importanti Associazioni impegnate soprattutto per l’Uomo ci sono anche quelle che si dedicano alla tutela del nostro pianeta e degli animali a rischio di estinzione; il WWF e Greenpeace ne sono un esempio. Tutte le associazioni sono formate da gruppi di persone, i volontari, che danno beneficio agli altri, ma provano essi stessi beneficio facendo queste buone azioni. So che nel mondo ci sono moltissimi bisognosi e se tutti ci impegnassimo, si riuscirebbe a combattere, almeno in parte, questo grave problema che accomuna tutte le società. Nicole Speziali 2 Albosaggia Pelliccia… che bella?! Cari lettori, avrete sicuramente già sentito di questo problema mondiale che coinvolge tutti noi, anche se molti ne sono inconsapevoli, e perciò sento il dovere di dirvi che gli animali dai quali derivano le vostre bellissime pellicce, vengono purtroppo uccisi in modo brutale, a volte anche illegale. Dovete sapere che questo ha un impatto enorme sugli animali di tutto il mondo, ammazzati a centinaia ogni giorno, con brutalità e sofferenze. Tutte le pellicce che voi indossate (non necessariamente grandi cappotti, ma anche solo pon-pon o colletti) sono prese dai graziosi animali che vi piacciono tanto, addirittura cani e gatti, fatti passare per animali esotici. Di conseguenza molti animali si stanno estinguendo, ammazzati senza pietà da chi fa questo “lavoro”. Gli animali vengono catturati con trappole varie che li privano della loro libertà provocando molto dolore. Poi vengono trasferiti e dopo essere stati messi in gabbie molto piccole che impediscono loro il movimento, vengono lasciati al freddo per fare infoltire la pelliccia. Infine spesso vengono brutalmente privati della loro pelliccia ancora vivi. Esistono anche altri modi per ottenere le pellicce: ma uno più brutale dell’altro. Gli animali, anche se non potranno ringraziarvi direttamente, vi saranno molto grati se voi non comprerete le loro pellicce, perché ogni pelliccia è sempre un cadavere! Riccardo Mancin 1E Variamente La riforma scolastica Yes, we can Matti da Ligari Dopo la caduta del governo Prodi è diventato presidente del consiglio Silvio Berlusconi. A capo del ministero della pubblica istruzione è stata nominata Maria Stella Gelmini che ha introdotto una riforma scolastica per le scuole primarie, secondarie di primo e di secondo grado e per l’università. Quest’anno è entrata in vigore solo la parte riguardante le scuole primarie e secondarie di primo grado: la restante entrerà in vigore nell’anno scolastico 2009/2010. Questa riforma ha suscitato numerose proteste che sono culminate in diversi scioperi da parte dei sindacati dei lavoratori che hanno mostrato il loro disappunto circa le modifiche introdotte. Per quanto riguarda le scuole elementari e medie sono stati effettuati i seguenti cambiamenti. • Introduzione del maestro unico: gli alunni passeranno 24 ore serttimanali con il maestro unico e le restanti con docenti specializzati in inglese, informatica ed educazione civica (solo elementari). • Riforma sui libri di testo: le case editrici manterranno per almeno 6 anni lo stesso prezzo dei libri e presenteranno alle scuole eventuali modifiche dei testi (anche on-line). • Cambiamento della valutazione del rendimento degli studenti: la valutazione sarà in decimi per rendere più omogeneo il percorso scolastico dello studente. • Cambiamento della valutazione del comportamento: torna il voto in condotta in decimi. Con il 5 non si passa all'anno successivo. Per punire gli atti di bullismo verranno attuate sanzioni che prevedono attività sociali ed extra scolastiche. • Verranno tagliati tutti i costi ritenuti inutili. • Si avrà una riduzione graduale del personale. • Per quanto riguarda il monte ore verranno tolte 3 ore di lezione (da 32 a 29): verranno rivisti i programmi e i curricula (solo per scuole medie). • Si prevede un potenziamento nello studio dell’italiano e della matematica, lo stesso discorso vale anche per inglese che verrà potenziato a discapito della seconda lingua comunitaria introdotta da Letizia Moratti. Vi sono stati anche alcuni cambiamenti per l’università: i principali sono l’introduzione di alcuni finanziamenti per borse di studio e per residenze universitarie; verranno fatti anche dei tagli sul personale scolastico. Si ridurranno anche i corsi scolastici del 20% rispetto ad oggi. Ecco cosa ne pensano alcuni dei nostri professori: Professoressa Vido: “Sono d’accordo con il voto in condotta e con il voto in decimi perchè inequivocabile e chiaro. Penso che sia negativo togliere le 33 ore dato che molti studenti le frequentano” Professoressa Pellacci: “Ne penso tutto il male possibile: non è una riforma, ma una manovra economica destinata a raccogliere soldi”. Professoressa Della Bosca: “Nata dall’esigenza di correggere sprechi di alcune scuole, soprattutto università, ha mantenuto questo come unico obiettivo: il risparmio, travestendolo in mille modi e dicendo, a parole, di voler migliorare la scuola. Credo che fondamentalmente sia una grande ipocrisia: si dice di voler porre il ragazzo in primo piano, ma in realtà vengono tolte risorse in questa dire- zione: viene diminuito il monte ore di alcune materie come lettere e vengono aumentati gli alunni di ogni classe, togliendo risorse per aiutare gli alunni più deboli. Ne risentirà la qualità dell’insegnamento”. Professoresse Angelici e Moltoni: “Questa riforma ha come scopo solo risparmiare; prima dell’attuazione non sono stati consultati gli insegnanti e non vi è stata nessuna discussione in proposito. Si tolgono dalla scuola le materie “pseudo-artistiche”. È sicuramente un grande passo indietro: non si studia più, per esempio, musica alla primaria. Le mamme con l’abolizione del tempo pieno saranno costrette, se non ci sarà il padre a disposizione, a lasciare il lavoro”. Professoressa Fazio: “La mia opinione è fortemente critica. Sono convinta che il ministro Gelmini non abbia formulato una riforma, bensì un cospicuo taglio. Il cambiamento dei giudizi in voti non modifica nulla. Il vero cambiamento operato è la riduzione del numero degli insegnanti e la riduzione del numero di ore d’insegnamento per gli alunni. Se il presidente di una squadra di calcio volesse potenziare la sua squadra, cosa farebbe? Acquisterebbe giocatori o li venderebbe? La verità è che il Governo ha voluto solo risparmiare, tagliando fondi e risorse, in un settore importantissimo, quale è l’istruzione. La riforma non è a favore della scuola ma è contro la scuola, contro gli studenti, contro le famiglie, contro gli insegnanti e costringerà il nostro Paese a retrocedere rispetto agli altri Paesi europei che, al contrario, investono sull'istruzione”. Alcuni insegnanti sono favorevoli ad alcuni aspetti della riforma, altri no, come del resto tutta la popolazione italiana. Comunque ognuno di noi si augura che questa iniziativa ministeriale porti vantaggi in uno dei settori più importanti che non va assolutamente trascurato. Piersilvio Gusmeroli, Andrea Marsala, Erminio Carlo Moroni 3A 5 In questo articolo abbiamo deciso di parlare dell’uomo che nel suo cammino è riuscito a conquistare l’opinione pubblica non solo statunitense, ma mondiale: Barack Obama. Barack Obama è il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti. Se il 10 febbraio di due anni fa, quando ha annunciato che si sarebbe candidato per le elezioni presidenziali, ci sembrava impossibile e quasi assurdo che un nero potesse conquistare la fiducia degli statunitensi e governare al meglio una nazione così grande e importante, oggi dobbiamo ricrederci. Obama nella sua campagna è riuscito a ideare un programma che ha letteralmente conquistato tutti, anche le persone che lo giudicavano per il colore della sua pelle. Guardando le immagini sui giornali e alla televisione della sua elezione e del suo insediamento ci è sembrato di tornare al passato, anche se per noi è un passato appreso dai libri e dal racconto dei nostri insegnanti. Le folle oceaniche dei giorni di Obama ci ricordano quelle che, più di quarant’anni fa, accompagnavano Martin Luther King nella sua lotta per l’uguaglianza tra bianchi e neri. Il famoso sogno di King sembra essersi realizzato in Obama, un nero che ricopre la più alta carica dello Stato. Obama è riuscito ad abbattere le barriere del razzismo e del pregiudizio, convincendo tutti che pur non essendo bianco avrebbe potuto lottare per salvare gli USA da un momento di vera crisi. Barack nasce da padre nero e madre bianca e fin da piccolo lotta per far capire alle persone, che lo giudicavano, che lui non era diverso per il colore della pelle dei suoi genitori, bensì uguale a tutti gli altri e forse con qualche ricchezza in più. Obama è un uomo di soli quarantotto anni, pieno di carisma, e non ci deve sorprendere se, invitato ad una trasmissione televisiva, si mette a ballare, dimostrando di essere bravo anche in questo; è molto sportivo, difatti anche dopo la sua entrata alla Casa Bianca, non gli è venuta meno la voglia di tenersi in forma e di fare tanto sport. Nonostante il suo incarico da presidente, Barack è anche un papà molto affettuoso, presente ed esigente. Noi pensiamo fermamente che quando, il 20 gennaio, abbiamo visto Obama insediarsi alla Casa Bianca, abbiamo assistito ad un momento che è entrato nella storia del mondo. Pensiamo che sia una persona che possa veramente lavorare per il bene comune del suo Paese e del mondo, è una persona nuova che ci ispira fiducia. Sei il nostro mito, abbiamo molta fiducia in te, crediamo che tu ce la possa fare e quindi… good luck presidente! Elisa Paganoni, Martina Sciolini, Nicholas Caprari, Federico Marveggio 3B Caro amico, ti scrivo… Caro Marco, è da tanto tempo che non ci vediamo, spero che tu stia bene, come va a scuola? Sono ultra-mega sicura che vada bene visto che sei uno che studia molto. Oggi, però, voglio parlarti di vacanze; ogni anno, finita la scuola, vado con la mia famiglia, in montagna a Mantegone, dove sai che ho la baita. Caro amico mio, ti scrivo per chiederti se, nei prossimi tre mesi di vacanza, vorresti venire a monte con me, spero che tu accetterai la proposta visto che due anni fa io, pur avendo molta paura dell’aereo, sono venuta in Brasile sopportandomi ben dodici ore di volo. Non mi deludere, mi raccomando! Non ti ho voluto invitare solo per giocare o fare i compiti, ma anche per farti ammirare lo splendido paesaggio della nostra Valle; potrai passeggiare nel fitto bosco pieno di vita che circonda la mia baita, potrai vedere tanti tipi di piante tra cui la mia preferita, la quercia, perché d’estate amo ripararmi sotto la sua chioma, con una coperta, per guardare le nuvole. Questo lo potrai fare anche tu! Qui da noi la varietà della vegetazione dipende dalla quota. In alta quota ci sono pini e abeti, in media quota olmi, larici e pini e, infine, in bassa quota castagni, querce e poi verdissimi muschi soffici e felci rugiadose. Naturalmente ci sono anche molti animali, la fauna è composta da uccelli come aquile, passeri, pettirossi e picchi, poi ci sono i grandi ungulati come camosci, caprioli, cerbiatti, cervi e, se saliamo in alto, possiamo trovare anche degli orsi. Non ti spaventare, mi raccomando! Ora ti spiego il programma del primo giorno: alle 6.30 ci alzeremo, faremo colazione con cibi naturali e alle 7.00 partiremo per la passeggiata fino a San Bernardo; lungo la strada sosteremo per raccogliere mirtilli, lamponi e more, dei fiori come le margherite e fotograferemo la stella alpina che forse conosci meglio come edelweiss. Giunti alla meta pranzeremo con panini e verso le 14.00 torneremo in baita. Qui aiuteremo la mamma a fare la marmellata con i frutti raccolti; ceneremo e andremo a letto. Caro Marco, spero che il programma ti piaccia e, se non ti piace, rispondimi e cambierò tutto seguendo i tuoi gusti. Come sai, per me, la montagna è tut- ta la mia vita, e provo una bellissima emozione quando sento l’aria pulita e fresca, lo scricchiolio delle foglie secche, lo sciabordio dell’acqua che scende come ruscello tagliando la Valle, il fruscio dei rami degli abeti, l’odore dell’erba appena falciata e il cinguettio degli uccellini in cerca di un nido. Credo che nella città in cui abiti queste cose non ci siano, c’è solo smog, auto, pullman che vanno avanti e indietro per le vie della città. Non c’è tranquillità! Ecco perché ti ho invitato! Perché tu non hai mai “sentito” la montagna, sono sicura che ti piacerà e non vorrai più andartene. Marco, ora ti devo lasciare se no mia mamma viene a chiamarmi per la ventesima volta. Aspetto con ansia tue notizie. Ciao, baci, baci, baci e a presto La tua Gloglo P.S. Ah! Dimenticavo, salutami tutta la tua famiglia compreso il tuo bellissimo cane. Come si chiama? Ah! Si chiama Suego, ciao!. Gloria Rossatti 2 Albosaggia 6 Leggere s s i K Titolo: KISS Autore: JAQUELINE WILSON Casa editrice: SALANI Anno di pubblicazione: 2007 Genere: ROMANZO Carl e Sylvie sono amici da una vita, vicini di casa e unitissimi. Insieme creano un mondo fantastico nel giardino della casa di Carl, dove c’è un capanno con una splendida collezione di vetri. In questo mondo, che chiamano Vitria, loro sono re e regina di un regno magico e incantato che devono proteggere. Rimangono molto amici fino alle superiori, quando prendono due strade diverse: lui va in una ricca scuola maschile, lei in una normale scuola pubblica. Frequentando la nuova scuola Carl comincia a cambiare, sta molto tempo con un suo nuovo amico, Paul, il tipico sportivo amato da tutti e da tutte. Carl si chiude in se stesso, non frequenta più Sylvie e, le poche volte che lo fa, appare misterioso, ma non spiega mai a Sylvie il perché. Nonostante Sylvie, da parte sua, soffra di questa incomprensione, trova però un’amica nuova che si chiama Miranda. Questa è una ragazza bella, che piace a tutti e molto sofisticata, proprio il contrario di Sylvie, che invece è un po’ brutta e con i ragazzi è una vera frana. Per attirare l’attenzione di Miranda su di lei e risultare interessante, Sylvie racconta di stare con Carl. Miranda allora comincia poco a poco a frequentare Sylvie e conoscendosi le due diventano amiche e insieme si divertono e ne combinano delle belle! Una sera Miranda dà una festa a casa sua e invita sia Carl che Sylvie. Sylvie tenta in ogni maniera di farsi baciare da Carl durante il gioco della bottiglia, soltanto che Carl finisce per baciare Miranda. Sylvie rimane molto delusa e nella sua mente c’è questa inspiegabile domanda: perché Carl ha scelto di dare il suo primo bacio alla bella Miranda invece che a lei? Dopo questo fatto succedono tanti altri interessanti e intriganti episodi, e, solo alla fine di questo avvincente romanzo, quasi tutte le domande di Sylvie trovano una risposta tranne questa: è possibile crescere senza avere il cuore spezzato da amori irraggiungibili? Questo romanzo ci è piaciuto molto perché Jaqueline Wilson è riuscita ancora una volta a trattare i delicati temi dei turbamenti adolescenziali in modo appropriato e sensibile. Inoltre vuole far capire che il primo amore non è solo lacrime e sospiri, ma anche speranza e sorrisi del cuore. Elena Scherini e Irene Zanni 2B Matti da Ligari Novelle fatte a macchina di Gianni Rodari Gianni Rodari, noto autore di libri per ragazzi, con questa raccolta di novelle, dalle storie a volte paradossali, diverte il lettore con il suo inconfondibile stile ironico. Tra tutti i racconti emblematica è la storia del signor Carletto Palladino che una mattina, mentre si trova ai piedi della torre di Pisa a vendere ricordini ai turisti, avvista una grande astronave d’oro e d’argento che si ferma in cielo e dalla cui pancia esce un coso strano. Sembra un elicottero, che scende sul prato conosciuto come “prato dei miracoli”. Il signor Carletto grida: “Gli invasori spaziali!” e tutti i turisti scappano urlando in tutte le lingue. Ma il signor Carletto è l’unico che non scappa, per non abbandonare la cassetta, posata su uno sgabello, nella quale sono custoditi i tanti modellini in gesso, marmo ed alabastro che riproducono la torre pendente. “Souvenir! Souvenir!” comincia a gridare il signor Carletto, indicando la sua merce agli spaziali, che sbarcano in tre, ma salutano con dodici mani, perché ne hanno quattro a testa. Questa è una delle tante storie raccontate da Rodari in questo libro per sognatori. Le storie sono bizzarre, i finali sono sempre a sorpresa e capaci di stupire il lettore e, soprattutto, capaci di stimolare la fantasia di chi lo legge. Roberto Bottinelli 1F Fermate il mondo voglio scendere! Se fossi un libro vorrei essere un libro di storia, perché conoscerei tutti gli avvenimenti avvenuti molto tempo fa e saprei con esattezza tutte le date importanti, senza sbagliarne una. Se fossi un libro vorrei essere un libro di musica, perché così saprei suonare qualsiasi strumento e saprei anche tutte le regole e la grammatica della musica. Se fossi un libro vorrei essere un libro di italiano, perché così conterrei tantissimi brani: horror, gialli, fantasy, avventurosi, ecc… e anche perché imparerei molte cose dai testi letti, come chi trova un amico trova un tesoro e chi di spada ferisce di spada perisce. Se fossi un libro vorrei essere un libro di storia dell’arte, perché così conoscerei i grandi pittori antichi e saprei tutto sui diversi stili di pittura e scultura di molti secoli fa. E infine se fossi un libro vorrei essere un libro di matematica, perché saprei risolvere i problemi più difficili e anche le espressioni molto lunghe, inoltre saprei tutto quello che c’è da sapere sui grandi matematici. “Fermate il mondo…voglio scendere!” è un libro scritto da Caroline Plaisted. Questo libro parla di una ragazzina di tredici anni, che ha una famiglia considerata da lei davvero strana. Sua madre lavora in casa come psicanalista, suo padre ha un negozio in cui vende solamente prodotti biologici; Ben, il fratello maggiore, ha dato vita a un gruppo musicale chiamato “Blea!”, mentre suo fratello minore, soprannominato Ugo Vermugo, viene considerato un lurido leccapiedi. La protagonista è Amaryllis Flower, una ragazza di tredici anni che spera al più presto di compierne quattordici, per cambiare un po’ di cose considerate un po’ imbarazzanti per una ragazza della sua età. Secondo Amaryllis ci sono solamente due cose che nella sua vita vanno per il verso giusto: la sua amica inseparabile e la sua nonna preferita, chiamata affettuosamente da lei Sissi. Tutti questi personaggi li conoscerete solo leggendo questo entusiasmante libro, che vi fornirà tutte le risposte ai quesiti che vi sarete posti leggendo questa breve recensione. Denis Dell’Andrino 2D Elisa Pedrotti 2B Se fossi un libro Leggere IDI DI MARZO TWILIGHT Matti da Ligari di Valerio Massimo Manfredi Nell’antica Roma agli inizi di marzo del 44 A.c. Caio Giulio Cesare, l’invincibile capo militare che aveva assoggettato il mondo alla legge romana, ha cinquantasei anni: è stanco, malato, soffre di crisi epilettiche e ha passato gli ultimi vent’anni della sua vita a reprimere le continue guerre civili che hanno devastato Roma. Lui ha sempre odiato i tiranni e considerava tali chiunque avesse una scorta e sarà questa la causa della sua morte. Il suo medico Antistio, il suo luogotenente Silio Salvidieno e il suo più fedele legionario Publio Sestio cercano in tutti i modi di impedire che le “idi di marzo” si compiano cercando informatori per tutta la Repubblica, seguendo ogni indizio. Publio Sestio cerca informatori per tutta la Romagna e quando apprende la notizia che la morte del dittatore è vicina si precipita a Roma con un messaggio per la Repubblica: l’aquila è in pericolo. Antistio legge su una statua di un vecchio governatore “Ritorna e salvaci” e costui era un rivale di Cesare. Antistio riesce lentamente a sapere chi sono i giustizieri di Cesare: Tillio Cimbro Lucio, Ponzio Aquila Lucio, Cassio Parmense, Petronio, Rubrio Ruga, Publio Casca Servilio, Cassio Longino Gaio e infine l’erede di Cesare, Bruto Giunio. Decidono di colpire il 15 di marzo alla curia di Pompeo e Cesare, dopo trentuno coltellate, muore per il colpo di suo figlio, Bruto. Quando Antistio e Publio Sestio arrivano per riferire il messaggio che l’aquila è in pericolo viene loro detto che l’aquila è morta. Mattia Folini 1B Io… un libro Se fossi un libro sicuramente vorrei essere un libro di avventura; questo è assolutamente certo!!! Vorrei trasmettere al lettore delle forti emozioni, coinvolgendolo al punto di farlo sentire vivo e protagonista di una storia affascinante. Se fossi un libro non vorrei, però, restare in una libreria, dove qualcuno mi legge per due righe e poi mi lascia sul banco, accanto magari ad una mielosa storia d’amore. Tanto meno vorrei finire in qualche cartone riposto tra la polvere di un solaio o al freddo e al buio di un’umida cantina. No, se fossi un libro vorrei vivere in una grande e bella biblioteca pubblica, in un palazzo prestigioso come la nostra “Villa Quadrio”, sede di una bellissima biblioteca comunale. È lì che vorrei stare, anzi “vivere”, affinché tutti possano leggermi e apprezzarmi. Così sogno di essere preso tra le mani di qualche bella e giovane lettrice, magari amante di viaggi e di avventure, che mi legga in biblioteca con grande intensità, oppure che mi chiede in prestito e mi porti a casa sua e mi legga con calma in un posticino caldo, davanti a un caminetto, mentre fuori piove e fa un gran freddo e qualche volta si addormenta tenendomi tra le mani. Un libro mozzafiato, però, non si presta tanto a colpi di sonno! Si dovrebbe leggere, infatti, proprio d’un fiato, rigorosamente con il cuore in gola! A parte gli scherzi, mi piacerebbe essere letto da centinaia di persone, da gente che addirittura attende giorni per potermi sfogliare. Vorrei insomma tanto, ma al tempo stesso vorrei anche dare tanto. In particolare ai ragazzi giovani come me, attraverso l’avventura vorrei insegnare a non avere paura di niente e al tempo stesso a saper rispettare il prossimo. Andrea Perego 2A Bella è una diciassettenne proveniente dall’Arizona e si è trasferita dal padre a Forks, la città più piovosa degli Stati Uniti. Ambientarsi non è facile, ma la cittadina è piccola e l’arrivo della figlia dello sceriffo locale è una grande notizia per tutti, compresi i compagni di liceo che mettono Bella al centro dell’attenzione. Lei però è distratta dai fratelli Cullen, molto affascinanti, ed è proprio di Edward, che sembra non apprezzare la sua vicinanza, che Bella è più attratta. I due pian piano si avvicineranno sempre di più, diventando inseparabili, come una sorta di innaturale, quasi morboso bisogno di stare insieme, sempre. Bella ha bisogno di sicurezza, ma soprattutto di sapere la verità e i segreti della famiglia Cullen. La verità che verrà a galla sarà sconvolgente. Questo libro fa capire che cosa si può ottenere con la forza di volontà, ma soprattutto ci fa notare che anche nella diversità, tra due persone può nascere un grande e splendido amore. È un libro che ci ha travolto e ci ha fatto sognare. È un romanzo pieno di azione, amore e fascino. È una storia piena di termini, frasi e contesti meravigliosi, fantastici. Ecco perché, fin dall’inizio, viene voglia di leggere una pagina e poi una ancora finché non si arriva alla fine. Al termine del libro abbiamo sentito la mancanza di quell’adrenalina e quella passione che ci ha travolto per tutta la lettura. Martina Antonucci, Caterina Schena e Vittoria Rossi 2B La trilogia del burqa Quest’anno, nelle ore di Storia, abbiamo parlato della nascita della civiltà islamica e sul nostro libro abbiamo trovato un paragrafo che illustra la condizione della donna descritta nel Corano. Da quando i Talebani (Talebano, nella lingua Pashtun, significa “studente del Corano”) in Afghanistan si sono impadroniti del potere, nel 1978, la donna non ha più diritti: deve uscire con il burqa, un abito che la copre dalla testa ai piedi, accompagnata da un familiare maschio, non può guidare, non può andare a scuola né lavorare. Non si possono fare feste, ascoltare musica occidentale o guardare la televisione. Per approfondire quest’argomento, ho deciso di leggere il libro di Deborah Ellis, ”La trilogia del burqa”, diviso in tre parti, “Sotto il burqa”, “il viaggio di Pavana” e “La città di fango”, che ha vinto il premio Andersen 2002 come miglior libro per i lettori di 10 e 12 anni. Vi è narrata la vicenda di Parvana, una ragazzina che vive a Kabul con i suoi genitori, le sorelle Nooria e Maryam e il piccolo Ali. Dopo che i Talebani hanno rapito il padre, professore di storia afghana, essa è obbligata a travestirsi da maschio per continuare il lavoro del padre: leggere e scrivere lettere per gli analfabeti e poter quindi sfamare la sua famiglia. È una ragazza molto coraggiosa, perchè si trova, dopo i bombardamenti della città, a viaggiare da sola per tanti mesi nel deserto alla ricerca della sua famiglia, portando con sé un ragazzino scampato alle bombe, Asif, che ha una gamba rotta e vive da solo in una grotta ed una ragazzina molto coraggiosa. Nonostante le sue peripezie, Parvana non si dimentica della sua miglior amica, rimasta a Kabul, Shauzia, che ha un sogno: lasciare l’Afghanistan e andare in Francia, dove nessuno le darà più fastidio e dove vedrà distese infinite di lavanda. Per non spezzare il filo della sua amicizia, le scrive, ogni volta che può, delle lettere immaginarie, in cui trova consolazione e coraggio per andare avanti. Questo libro mi è piaciuto molto, perché mi ha coinvolto parecchio, mi sono immedesimata nella protagonista e quindi ho potuto capire meglio come vivono le donne laggiù: senza diritti e nella povertà. Alessandra Bondanese 1C 7 8 Matti da Ligari Cinema Il bambino con il pigiama a righe Il bambino con il pigiama a righe è un film appena uscito. L’argomento principale è la situazione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. I protagonisti sono i membri di una famiglia di Berlino, il cui padre è un nazista. Un giorno lui riceve una promozione e passa da semplice soldato a capo, ma l’accettazione dell’incarico comporta il trasferimento in campagna, dove si deve costruire un campo di concentramento. Il giorno della partenza sono tutti felici tranne Bruno, lui avrebbe preferito restarsene a Berlino con i suoi amici. La casa nuova in cui alloggiano è brutta, piccola, isolata e circondata da molti luoghi in cui è vietato andare. Dalla finestra della sua camera il bambino vede una costruzione che a lui sembra una fattoria, dove abitano delle persone e dei bambini strani perché indossano tutti un pigiama a righe. È, in realtà, il campo di concentramento. Nonostante i genitori cerchino di tenerlo distante, il protagonista incuriosito si reca al campo e là, dietro una recinzione di filo spinato, incontra un bambino che indossa un pigiama a righe. Per Bruno è tutto un gioco. Ogni giorno, all’insaputa dei genitori e della sorella, va a trovare l’amico portandogli qualcosa da mangiare e da giocare. Comincia così a capire la vita degli ebrei che stanno lì, perdendo fiducia nel padre. In seguito alla separazione dei genitori Bruno deve ritornarsene a Berlino, prima di partire si reca a salutare l’amico che gli chiede di aiutarlo a trovare il padre. Bruno entra nel campo e si accorge degli orrori che ivi si verificano, ma nonostante sia spaventato, continua ad aiutare l’amico. Malgrado il tragico finale, il messaggio del regista è positivo: l’amicizia e la I passi dell’amore Nel laboratorio di Cineforum il film che mi è piaciuto di più è stato: “I passi dell’amore”. “Il nostro amore è come il vento: non lo vedo, ma lo percepisco..” Questa frase colpisce, il protagonista di questa storia colpisce, perché ha avuto la forza di non dimenticarla mai. È la storia di un grande amore, di un amore nato dal nulla, ma divampato con una potenza inarrestabile, un amore che non si è fermato nemmeno davanti alla morte. Landon, studente nel liceo di una piccola cittadina della provincia americana, non frequenta proprio la migliore delle compagnie; passa infatti il tempo con quelli che reputa “i suoi migliori amici”, solo perché senza di loro non sarebbe nessuno e forse è questo che lo spaventa tanto. Il Preside, saputo che lui ha bevuto della birra durante il normale orario scolastico, decide, dato che questa non era la prima delle bravate, di punirlo, obbligandolo ad aiutare i bambini della scuola a studiare ed a fare le pulizie in orario extrascolastico. Lo costringe, inoltre, a partecipare alla recita scolastica come attore protagonista. Per non fare butta figura, il ragazzo si trova così a dover chiedere aiuto a Jami, figlia del reverendo, ragazza carina e studiosa che ha una vera passione per le stelle e i pianeti, e lei accetta, a patto, però, che lui non si innamori di lei, cosa che Landon promette senza problemi, perché lei non è davvero il suo tipo. Lei è malata di leucemia e le resta poco da vivere. Come da copione, in poco tempo i due si innamorano perdutamente l’uno dell’altra. Jami ha una lista delle cose che deve fare nella sua breve vita e Landon l’aiuta a realizzarle; tra queste, la prima e più importante è sposarsi nella chiesa dove si sono sposati i suoi genitori. Quando la malattia avanza e non è più possibile nasconderla, Jami ne informa l’amato e i due si sposano proprio in quel luogo, ma, dopo l’estate, lei muore. Lui, però, sa che lei vivrà sempre nel suo cuore, perché: “Il nostro amore è come il vento, non lo vedo, ma lo percepisco..”. È una storia triste dopotutto, ma mi ha fatto capire che bisogna avere sempre fede, battersi per le cose in cui si crede e non cambiare per piacere agli altri. È determinante vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Claudia De Bernardi 2D vicinanza tra gli uomini, al di là delle ideologie e delle diversità di razza e religione, sono fondamentali nella vita umana. All’ingenuità e alle bontà dei bambini si contrappone la crudeltà degli adulti che maltrattano, ammazzano e calpestano gli ebrei e la loro dignità. Gli adulti possono sbagliare, come in questo caso il padre che tiene nascosta la realtà di orrore del campo, realtà che egli ritiene giusta per salvare la patria. Per me questo film è stato molto istruttivo perché tratta un argomento difficile senza essere troppo drammatico e non mostrando tutte le atrocità, ma lasciandole all’immaginazione dello spettatore. Marika Carnazzola 1F Il cacciatore di aquiloni TITOLO: Il cacciatore di aquiloni REGIA: Marc Forster DAL ROMANZO di Khaled Hosseini DURATA: 131 minuti TITOLO ORIGINALE: The kite runner NAZIONE: Usa ANNO: 2007 GENERE: drammatico TRAMA. Il film si sviluppa come un lungo flashback in cui il protagonista, Amir, rivive la sua vita che da Kabul lo ha portato in America. Figlio di un facoltoso uomo d’affari, Amir è amico di Hassan, un hazara suo devoto servitore, a cui legge i suoi racconti e cerca di istruirlo mentre Hassan ha un vero talento nel lancio con la fionda con cui difende il padroncino. Condividono la passione per le battaglie di aquiloni, gare diffusissime nell’Afghanistan prima del regime dei talebani. Amir prova però nei confronti dell’amico della gelosia derivante dal gran- de affetto che suo padre riserva ad Hassan. Proprio dopo un’appassionante gara che vede Amir vincitore, Hassan, che si è allontanato per recuperare l’aquilone, viene sodomizzato da tre ragazzi pasthun e Amir, che assiste di nascosto alla violenza, non ha il coraggio di intervenire. Il senso di colpa che ne deriva lo porta ad allontanare l’amico inscenando il furto di un orologio. Da questo momento le loro vite si dividono. Il paese viene invaso dalle truppe sovietiche e Amir con il padre fugge in America. Dopo molti anni un’inaspettata telefonata di un vecchio amico del padre sconvolge la sua vita e lo riporta in Patria dove lo aspettano notizie scioccanti… Al di là della storia di amicizia tra Amir e Hassan, il film è senza dubbio molto interessante e coinvolgente perché descrive la storia travagliata di un popolo, quello afgano, e della profonda trasformazione sociale e politica verificatasi in seguito alla dittatura dei talebani. Alcune scene mi hanno veramente colpito: la sfarzosità del matrimonio di Amir, la crudeltà della lapidazione di una donna colpevole di adulterio, la devastazione di Kabul, la tristezza per l’accettazione delle regole disumane dell’orfanotrofio. Ma particolarmente spettacolare ed intrisa di significato è la scena della gara di aquiloni in cui emerge vivo il desiderio di libertà di un popolo che, a seguito della dittatura, non può più nemmeno sognarla: infatti le gare di aquiloni sono state abolite! Francesco Spini 3F Water Horse È un film ambientato in Scozia durante la Seconda Guerra Mondiale. Un giorno Angus, un vivace ragazzino, porta a casa un grosso uovo. Durante la notte ne esce una strana creatura che assomiglia ad un dinosauro. Angus, per nulla impaurito dall’aspetto, chiama l’animale Crusoe, stringendo con lui una forte amicizia. Egli condivide il suo segreto con la sorella Charlie e il domestico Lewis. Inizialmente lo nasconde nel capanno degli attrezzi, ma dopo lo sistema nella vasca da bagno ed infine, quando Crusoe diventa troppo grande, nel meraviglioso lago. Ma lì un pericolo l’aspetta: i militari irlandesi con i cannoni sono pronti per sparare contro i sottomarini tedeschi e Crusoe viene attaccato dall’artiglieria. Angus durante la notte va di nascosto dalla madre a trovare Crusoe, che però non è più in sé: è diventato feroce per colpa dei cannoni, ma si calma grazie al suo amico Angus. La sorella dice tutto alla madre che si fa accompagnare dal Capitano Hamilton a riprendere il figlio. Angus spiega alla madre che è lì per stare un po’ con Crusoe, ella però non crede che esistano mostri marini, ma appena l’animale viene fuori dall’acqua, non può che crederci. Angus cavalca Crusoe e così riesce a sfuggire ai cannoni e ad andare verso il mare. Il ragazzo si ricorderà per sempre del suo strano amico, tanto che quando sarà anziano racconterà questa storia a due giovani turisti. Francesca D’Alpaos e Costanza Quadrio1B Matti da Ligari AUTORE: Stephane Mayer CASA EDITRICE: Fazi editore GENERE: Storia d’amore/fantastico ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2006 Bella Swan è sempre stata diversa dai suoi compagni, non le è mai importato di fare amicizia con le ragazze più alla moda del suo liceo di Phoenix. Quando la mamma di Bella si risposa e manda a vivere la figlia con il padre, nella piovosa cittadina di Forks, a Washington, la ragazza non prevede affatto che la sua vita possa subire grandi cambiamenti. Almeno fino a quando non incontra il misterioso e bellissimo Edward Cullen, un ragazzo diverso da chiunque altro abbia mai conosciuto. Tra i due nasce un’amicizia dapprima sospettosa, poi più intima, che presto si trasforma in una attrazione travolgente; ma mentre nella vicina riserva riprendono a circolare leggende sui vampiri, un dubbio si fa strada nella mente di Bella, decisa a scoprire il segreto celato da Edward. Questo libro, ma soprattutto il film tratto da esso, ha riscosso un grandissimo successo, soprattutto nel pubblico femminile e ha suscitato non poche polemiche. Riportiamo in questa intervista doppia i commenti sul libro e sul film sotto due punti di vista diversi. DICE LUI: Andrea Mafessoni DICE LEI: Michela Arrighi Come hai trovato la storia? A. Con tutto il rispetto per l’autrice, mi sembra un po’ banale. È la classica storia d’amore eterno ed immutabile tra adolescenti (se escludiamo il fatto che Edward, il vampiro protagonista, è un novantenne nel corpo di un diciassettenne). I fatti sono abbastanza scontati e l’amore è fin troppo perfetto, così come il protagonista, Edward, che non ha Cinema TWILIGHT un difetto nemmeno a cercarlo con la lente d’ingrandimento. M. Twilight è una storia d’amore diversa da tutte le altre, non è più la classica storia tra un ragazzo e una ragazza che si innamorano, ma di due creature diverse: una umana ed un vampiro. Sono contraria alle opinioni delle persone che credono che sia la solita storia d’amore, avete per caso già letto di amore tra un vampiro e una ragazza? Cosa ne pensi dei personaggi? A. Penso che non sono quel che si dice “il top dell’originalità”. Principalmente sono classici adolescenti moderni, mentre i due protagonisti, Edward, il bellissimo ragazzo dai capelli di bronzo, alto, magro, colto, bellissimo (non esageriamo eh?) e Bella, la bella (scusate il gioco di parole..) ragazza introversa e un po’ impacciata, sanno anch’essi di “già visto”… Per fortuna la famiglia di Edward e i vampiri del secondo clan danno un tocco d’originalità. M. I personaggi sono un misto di persone e creature mitologiche; ognuno di essi dà un tocco in più a questo libro, forse perché sono tutte figure mai viste e misteriose. Da non trascurare Bella, la timida ragazza che s’innamora del più affascinante ragazzo della scuola. Qual è il tuo personaggio preferito? A. Senza dubbio James, il cacciatore vampiro che dà la caccia a Bella. Purtroppo alla fine del libro viene fatto a pezzi e bruciato. Peccato… M. Sicuramente è Edward Cullen, il bellissimo vampiro. Beh non potete mica biasimarmi! È il principe azzurro di Bella ed è talmente bello da sembrare irreale (fortunata lei!). Qual è la tua parte preferita? A. Direi dal momento in cui i protagonisti conoscono James a quando lui viene ucciso. È la parte più emo- Il falsario - operazione Bernhard Regista: Stefan Ruzowitzky Anno: 2007 Trama. Salomon Sorowitsch è il falsario ebreo più abile di tutti i tempi. La polizia è sulle sue tracce e Salomon sta scappando. I bagagli sono già pronti ma improvvisamente si presenta una donna che ha bisogno del suo aiuto, Salomon si lascia prendere dalla passione, accontenta la donna e viene arrestato. Come tutti quelli della sua razza viene deportato nei campi di concentramento. Grazie alle sue abilità di falsario Salomon viene trasferito in un campo privilegiato dove egli mette a disposizione la sua “arte” per i nazisti insieme ad altri ebrei suoi compagni. È un delinquente, ma di fronte agli orrori del regime nazista, la sua delinquenza diventa ininfluente. Il suo compito, con l’aiuto di altri ebrei specializzati in stampa e grafica, è quello di falsificare la sterlina in modo da sconvolgere l’economia inglese. Il gruppo si mette al lavoro e, in poco tempo, realizza banconote così perfette da trarre in inganno persino la Banca d’Inghilterra. Il comandante, non soddisfatto, gli affida un compito estremo: falsificare il dollaro. Il protagonista si trova davanti a un nuovo problema: continuare a produrre denaro e salvare se stesso e i propri compagni oppure boicottare l’operazione lasciando i tedeschi a tasche vuote? Salomon vorrebbe procedere speditamente ma un suo compagno, Hamburg, lo convince a rallentare i tempi in modo da sfavorire il nazismo. Nel frattempo cominciano a comparire i primi segni di cedimento della Germania. Nonostante il successo della sterlina falsificata, i fondi sono di nuovo agli sgoccioli. Il comandante del campo minaccia i falsari di ucciderli se non rispettano i tempi prestabiliti per il dollaro. Salomon allora decide di falsificarlo da solo portando a termine il lavoro e risparmiando i colleghi. Ma ecco che le sorti delle guerra mutano velocemente. Gli alleati sconfiggono l’esercito tedesco vincendo la seconda guerra mondiale e ponendo fine al regime nazista. Salomon, come tutti, è profondamente segnato ma la sua grande forza interiore gli permette di non arrendersi e di guardare, seppur cinicamente, al futuro. Il film è vincitore di un recente premio Oscar come miglior film straniero in quanto è stato capace di presentare in modo diretto, con una vicenda particolare, la drammatica, allucinata realtà dei campi di concentramento nazisti e dello sterminio sistematico degli ebrei. Arianna Bertini, Ilaria Quadrio e Elena Quadrio 3E zionante del libro, anche se putroppo è un po’ corta. M. È il finale (ovviamente a lieto fine!). È sempre bello sapere che una storia d’amore finirà bene! (Ops, vi ho anticipato il finale, ma non preoccupatevi, è una storia piena di eventi!) Cosa ti ha colpito di più del libro? A. Quando mi è caduto in testa.. Scherzi a parte, non c’è stata una cosa particolare che mi ha colpito; la storia è abbastanza lineare e priva di grandi colpi di scena, e i messaggi che si possono ricavare dal libro sono gli stessi di qualsiasi storia d’amore. M. Mi ha colpito molto il fatto che Edward sia disposto a sacrificare la propria vita per salvare quella di Bella. È talmente innamorato di lei che è diventata la sua vita, il suo unico interesse. Da cosa pensi che dipenda il successo del libro? A. Ovviamente se 5 milioni e mezzo di persone l’hanno acquistato, sarà perché è un bel libro. Mi lascia perplesso, però, il fatto che Twilight sia stato pubblicato nel 2006, mentre ha avuto il suo grande successo alla fine del 2008, più o meno nel periodo di uscita del film. Per cui penso che parte del successo dipenda anche dal film, in particolare da uno dei protagonisti… (vi lascio intuire chi…). M. Credo che il successo del libro è dato sì dal film, ma soprattutto dalla particolare storia d’amore. Il libro è scritto bene, la vicenda è appassionante, e non ha avuto successo perché è uscito il film, ma per la sua storia. Infatti io, dopo aver letto il primo libro, ho letto tutta la collana perché mi aveva appassionata. Andrea Mafessoni Michela Arrighi 3B 9 Thirteen Durante il primo quadrimestre, nel Laboratorio pomeridiano di Cineforum, ho potuto vedere numerosi ed interessanti film, guidata, nella comprensione, dalla professoressa Filippini . Quello che mi è piaciuto maggiormente, che è rimasto particolarmente impresso nella memoria, in quanto testimonianza forte delle varie sfaccettature dell’amicizia e dei non sempre semplici rapporti tra genitori ed adolescenti, è “Thirteen” (“Tredici anni”). Narra la storia di una ragazzina di tredici anni, Tracy, che vive con la madre e passa il suo tempo a studiare con profitto, finché conosce Evie, una sua compagna, diventano amiche inseparabili, ma questa condurrà Tracy in cattive compagnie: per guadagnarsi la stima del gruppo, ed esservi così ammessa, inizierà a rubare, ad assumere droghe, alcool, a farsi piercing e tatuaggi. La madre, nonostante si accorga del cambiamento della figlia e se ne preoccupi, continuerà ad accontentarla in ogni cosa credendo di avvicinarla più a lei, di farle del bene e renderla felice, ma la ragazza arriverà persino ad autoinfliggersi numerose ferite, sintomo di ormai gravi problemi psicologici. Alla fine Evie rivelerà alla madre i problemi di Tracy, dimostrandosi, da un lato, altruista per aver cercato di aiutarla, ma allo stesso tempo ipocrita, poiché le attribuirà tutta la colpa delle bravate, dimenticando il suo concorso sostanziale. La donna si accorgerà così del grave malessere della figlia, capirà di aver sbagliato ad assecondarla e, mettendoci tutto il suo impegno, riuscirà a farle riprendere una vita normale: le due amiche, però, si separeranno definitivamente. Laura Giudice 2A L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza Mauro è un bambino che viene lasciato dai genitori, in Brasile, presso il nonno, con la promessa di un loro ritorno prima dell’inizio dei mondiali di calcio. I suoi genitori avevano dovuto abbandonare il paese per motivi politici. Il film infatti è ambientato negli anni della Guerra fredda. Mauro, però, scopre che il nonno è morto da poco e quindi viene accolto da un vicino di casa. La convivenza tra i due non è sempre facile e durante le loro liti Mauro si rifugia spesso a meditare a casa del nonno. Dopo varie vicissitudini Mauro fa amicizia con un gruppo di ragazzi e il tempo trascorre lentamente. I mondiali di calcio sono iniziati e Mauro in ricordo della promessa fatta dai genitori prima di fuggire dal Brasile vive in attesa del loro ritorno ma purtroppo la promessa non viene mantenuta. I genitori infatti non tornano ed il piccolo Mauro sempre più rattristato non riesce neanche a festeggiare le numerose vittorie del Brasile. Durante una festa religiosa arrivano in paese le forze armate governative che dopo un violento scontro arrestano molti avversari politici di sinistra. Uno di questi riesce a sfuggire alla cattura nascondendosi in casa del vicino. Quest’uomo viene però scoperto e il vicino di casa viene arrestato. Appena quest’ultimo viene scarcerato, decide di accompagnare il ragazzo dalla madre ed è qui che Mauro conosce la verità: suo padre è stato ucciso. Mi è sembrato un film molto emozionante e toccante perché ha mostrato la tragedia delle persecuzione politica attraverso gli occhi di un bambino. Cristian Imperial 1B Matti da Ligari Racconti L’ORIGINE DELLA NEVE Sfere in caduta libera 10 Milioni di anni fa, non c’era la neve, e nessuno si sarebbe mai aspettato un fenomeno atmosferico così bello. In quel tempo esistevano la pioggia e il freddo che, però, pur essendo fratelli non riuscivano a convivere in pace e sintonia. Il padre era stufo della solita “storia”, quindi, proibì loro di farsi vedere sulla terra per una settimana. I due fenomeni, dopo una settimana, mostrarono i loro potenti poteri alla Terra, che fece in principio un sospiro di sollievo vedendo i fratellini non litigare. Ma dopo qualche ora scoppiò il pandemonio fra i due e subito intervenne il padre che li riportò a casa. Il padre, arrabbiatissimo con i figli, disse loro che quella volta non si sarebbero più potuti avvicinare alla Terra per un intero mese. I due fratelli non ce la fecero ad aspettare così tanto tempo e, il giorno seguente, presero in prestito una delle nuvole del padre e andarono ancora a manifestarsi presso la Terra, disobbedendo al padre. Prima di iniziare decisero di rendere fiero il loro padre, quindi si misero d’accordo, mescolando i loro poteri per così creare qualcosa di magnifico, qualcosa di speciale, qualcosa che nessuno aveva mai visto prima: la neve. La neve prese all’istante le sembianze: la pioggia le diede una forma tonda e il freddo la consistenza del ghiaccio. Una nuova sorellina. Appena tornarono a casa la pioggia e il freddo mostrarono al padre la loro nuova “sorellina”; il padre era talmente fiero di loro che per prima cosa li tolse dalla punizione e per secondo donò a ognuno una stagione in cui avrebbero avuto la precedenza nel manifestarsi: alla neve l’inverno, alla pioggia la primavera e al freddo l’autunno. Da quel giorno la neve si manifestò tutti gli inverni, candida come il cotone. Enrico Maspero 1B IL TOPO DA BIBLIOTECA In una polis greca un ricco mercante aveva dieci figli e uno di questi non aveva proprio nessuna voglia di lavorare. Passava tutto il tempo in biblioteca a leggere libri di filosofia e quando la gente si lamentava, lui rispondeva di essere troppo sapiente per dover faticare. Disprezzava il contadino che metteva le mani nella terra, il fabbro che batteva tutto il giorno il ferro e l’artigiano che secondo lui non serviva a nulla. Non amava certo nessun tipo di lavoro, amava solo leggere i libri di Omero e di Socrate. La gente spettegolando sosteneva che non serviva a niente per la società ma intanto lui gironzolava per le strade a decantare quanto fosse troppo intelligente e per questo non dovesse lavorare, ignorando coloro che dicevano che la Dea della Sapienza, Sofia, lo avrebbe punito. Il padre, deluso del comportamento del figlio, cercava in qualsiasi modo di giustificarlo ma il popolo non gli credeva più. Intanto il figlio del ricco, nobile mercante leggeva e andava dicendo, vantandosi, che la Dea della Sapienza non poteva di certo punire una persona sapiente come lui e così la sua superbia cresceva. Gli Dei dall’alto lo guardavano male ma soprattutto la dea della Sapienza, Sofia, era sempre più irritata. Il figlio del mercante, un giorno parlando con un amico, disse di essere più sapiente di Sofia. L’ira della dea a quel punto divenne tale che chiese aiuto agli altri dei per fare un incantesimo a quello stolto. Gli dei acconsentirono. Sofia, per far vedere la sua supremazia, aspettò che il figlio del mercante entrasse in biblioteca e quando finalmente vi giunse lo trasformò in un topo, così che rimase sempre in quel luogo a rosicchiare i suoi vecchi libri ormai ingialliti dal tempo. Ancora oggi pensando a questo mito si utilizza il termine “topo da biblioteca”. Cristian Imperial 1B Siamo nel XVII secolo. È un giovedì, quando di buon mattino ci troviamo di fronte il nostro maestro che ci dice: “Oggi è un gran giorno perché effettuerò un esperimento sulla torre di Pisa. Compratemi due bocce uguali; una di legno e l’altra di ferro”. Andiamo al mercato, ma Galileo non ci ha dato neanche i soldi, così dopo tanti tentativi troviamo le palle più economiche che costano una dieci soldi e l’altra undici. Chiediamo lo sconto e il mercante ce lo fà, per fortuna! Ci avviamo, così di corsa fra le stradine rurali di Pisa per arrivare puntuali dal nostro maestro. Lo scienziato ha ipotizzato che gli oggetti con un peso più leggero cadono alla stessa velocità di quelli più pesanti. Noi, sinceramente, non ci crediamo molto, ma fra pochi istanti sapremo la verità. Se Galileo avesse ragione sarebbe una delle sue più grandi scoperte. Siamo ormai ai piedi della torre pendente; Galileo sta salendo verso la cima, io insieme ad un mio collega, rimango sotto per osservare l’arrivo delle due sfere, una di legno e una di metallo, che Galilei lascerà cadere dalla torre. Lui ci fa un cenno, segno che sta per lasciare le due sfere. Noi sotto siamo abbastanza nervosi: stiamo per assistere alla scoperta che negherà l’ipotesi di Aristotele, forse. Le palline precipitano, uno di noi intanto perde l’equilibrio e cade per terra a pancia in su e proprio sopra atterrano le due sfere: sono arrivate nello stesso momento, anche se ha procurato più dolore quella di ferro. Il giorno dopo gli urlatori hanno già sparso la notizia della nuova scoperta. Emil Telemaco Sandrini Federico Crapella 1B Piccolo grande capocordata Il tempo era discreto, il cielo grigio ma una buona temperatura. Siamo andati subito a scalare alcune vie del Monte Cucco tra le quali una vecchia via aperta da mio papà in tempi passati. In Liguria si arrampica su calcare, una roccia spigolosa e piena di buchi dovuti all’erosione dell’acqua. Questa roccia a me piace molto. Le vie del Monte Cucco portano tutte in vetta, e da lassù si vede tutto, anche il mare. Con un ripido sentiero siamo tornati alla base della parete dove, affamati, abbiamo mangiato una buonissima focaccia ligure. Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto l’agriturismo gestito da amici di mio papà dove avremmo dormito e dove io, mentre i miei genitori andavano a vedere il paese di Borgo Finale, mi sono fermato a riposare. Dopo cena siamo andati subito a dormire, perchè il giorno dopo avevamo in programma altre scalate alla Rocca di Perti, un’altra montagna della zona famosa per le sue vie. la mattina, dopo aver percorso una lunga strada sterrata, siamo arrivati all’inizio di un sentiero. Raggiunto l’attacco della parete e preparato il materiale abbiamo cominciato subito a scalare. La via era molto strana, comprendeva piccoli strapiombi e corti sentierini. Dopo sette tiri di corda eravamo finalmente in vetta. Lassù, dopo esserci goduti il paesaggio, abbiamo deciso di lanciarci in una discesa in corda doppia da un burrone; prima avevo paura, ma poi era bellissimo stare appesi in aria con la vista del mare… Nel pomeriggio siamo tornati a Monte Cucco e abbiamo fatto una via che ho aperto io da capocordata e alla fine dell’ultimo tiro, arrivato in vetta, dovevo assicurare i miei genitori. Ma della sosta non c’era traccia… Questo voleva dire che la sosta dovevo attrezzarla io! Ho preso allora i friend (aggeggi da infilare nelle fessure per assicurarsi) che mi aveva fornito mio papà e in una minuscola fessura con un po’ di paura ho attrezzato una sosta per recuperare i miei genitori! Quando mio papà, che è una famosa guida alpina, ha visto il mio lavoro, mi ha fatto i complimenti e mi ha detto che non potevo fare meglio! Due giorni veramente fantastici e indimenticabili! Merizzi Fabio 1B Racconti La respirazione umana 11 Matti da Ligari Nell’ambito dello studio riguardante la respirazione umana noi, ragazzi della 2B, insieme alla professoressa di scienze, abbiamo avuto l’occasione di vedere un cartone animato che trattava in modo esaustivo l’argomento. Ma seguiamo ora il racconto dalla viva voce di due protagoniste: “Ciao, siamo due amiche, due particelle di ossigeno, e vogliamo raccontare un’esperienza mitica, assolutamente strabiliante, che ci è capitata proprio ieri in una macchina perfetta e dai mille ingranaggi: il corpo umano. Stavamo volteggiando felici in campagna insieme agli altri gas che, come noi, costituiscono l’aria, quando, all’improvviso, sbucarono dalla città inquinata e di gran fretta cinque ragazzi, affaticati e bramosi di aria, di ossigeno, soprattutto. Insieme a loro comparvero anche gli instancabili virus e batteri nocivi che, come al solito, stavano già preparando un attacco contro gli uomini. Noi, incuriosite, ci siamo nascoste ed abbiamo origliato il discorso del capo dei batteri, che pensava di entrare nel corpo umano passando per la bocca, la quale, essendo sprovvista delle barriere protettive presenti nel naso, è più vulnerabile agli attacchi esterni. Abbiamo ragionato sul fatto che, per la prima volta, il capo dei batteri aveva trovato una rapida soluzione per raggiungere il suo malvagio obiettivo, ossia quello di creare pericolose malattie nel corpo umano. Infatti, passando per il naso, i batteri avrebbero trovato morte certa, perché avrebbero dovuto fare i conti con le ciglia presenti nelle cavità nasali che hanno il compito di trattenere le impurità, e con il muco, una pasta biancastra, che ha il dovere di trattenere la polvere e di umidificare e riscaldare l’aria. Con uno starnuto, infine, il naso riesce quasi sempre a liberarsi dalle impurità che ha fermato al suo interno. Questo serio e utilissimo sistema protettivo contro polveri e batteri vari, non può essere sfruttato dai fumatori che, a causa del fumo denso e malsano che inspirano dalle sigarette, bruciano e inaridiscono le ciglia oltre a ridurre la produzione di muco nelle cavità nasali. Per questo è naturale che i fumatori accaniti siano i più soggetti ad ammalarsi di gravi patologie. Ma torniamo a noi. I batteri, dopo alcuni tentativi, riuscirono ad entrare nella cavità orale. Entrati nelle narici vennero legati e intrappolati dalle ciglia, investiti dal muco ed uccisi in gran quantità. Questa scena l’abbiamo vista molto da vicino perché, pensate un po’, siamo entrate proprio nel naso del malcapitato preso di mira dai batteri. Che avventura ci attendeva! Abbiamo attraversato tutta la cavità nasale senza problemi perché i peli ci hanno riconosciute come amiche e lasciate passare. Ad un tratto abbiamo scorto i batteri che erano passati per la bocca lottare contro i globuli bianchi e gli anticorpi giunti direttamente dalle tonsille. Quando i batteri vengono decimati in battaglia, quelli superstiti si duplicano da sé, mentre i virus, che non sanno autoriprodursi, usano le cellule per moltiplicarsi, portando la cellula utilizzata alla morte. Compiuto un lungo percorso che ci ha trasportate dalla faringe alla laringe, attraverso la trachea e i bronchi, siamo finalmente giunte ai polmoni e all’interno degli alveoli. Qui, attraverso la respirazione esterna, siamo finite nei vasi capillari e unite al sangue per poi venire scortate dai globuli rossi nelle cellule dove, attraverso la respirazione interna, nei mitocondri abbiamo creato energia sfruttando i principi nutritivi. Attraverso questo processo si è formata dell’anidride carbonica che i globuli rossi hanno trasportato negli alveoli dove, attraverso un’espirazione, è uscita dal corpo umano, pronta ad essere assorbita dalle foglie delle piante.” Questo filmato mi è piaciuto soprattutto nella seconda parte dove parlava del fumo. Sono più che sicura che se un adulto fumatore l’avesse visto, a quest’ora avrebbe già smesso di fumare. Non sarei mai riuscita a pensare che il fumo fosse così dannoso; per fortuna sono riuscita a vederlo prima che fosse troppo tardi… E’stato istruttivo anche vedere come si può tenere accuratamente il nostro apparato respiratorio e quali malattie possono colpirlo (Gaia Baldini). Ritengo che questo filmato sia molto interessante ed istruttivo perché in modo semplice, essenziale e divertente, riesce a far capire bene l’attività dell’apparato respiratorio, evidenziando ogni piccolo particolare (Bianca Maria Bondiolotti). Io fin da piccola guardavo questi cartoni animati con interesse perché spiegavano con semplicità e immediatezza studi scientifici e la natura umana. Ho trovato questo filmato molto chiaro e ricco di curiosità che mi fanno capire meglio il funzionamento del nostro corpo e la sue forme di difesa (Monia Bordoni). Inizialmente da questo filmato non mi aspettavo molto, perché credevo che i cartoni fossero solo per bambini, quindi che fosse noioso e inutile. Però mi sbagliavo. Infatti gli argomenti sono stati trattati in modo chiaro e semplice ma completo, così ho avuto modo di ripassare e chiarire gli argomenti che in parte già conoscevo (Vittoria Rossi). Camilla Della Penna, Bianca Bondiolotti, Gaia Baldini, Vittoria Rossi, Monia Bordoni 2B Lunedì, 9 febbraio 2009 Caro diario, oggi, facendo una passeggiata per le vie del mio paese, ho conosciuto una ragazzina di nome Anna. Anna ha i capelli corvini e piuttosto lunghi; è una studentessa tredicenne che ama molto la sua famiglia. Ah, dimenticavo, è ebrea, ma non importa perché, secondo me, le persone si valutano per i propri comportamenti; credo che non si debba escludere una ragazza soltanto perché ha una religione diversa dalla mia. Anche lei ha la mia stessa passione, entrambe scriviamo un diario sfogandoci liberamente. A lei piace il ping-pong e allora le ho proposto di andare all’oratorio a fare una partita. Io ho perso, beh non avendo mai giocato penso che sia ovvio. Dopo aver giocato le ho chiesto se le andava di andare al bar a prendere una cioccolata; lei dispiaciuta mi ha detto che non poteva perché agli ebrei non era permesso entrare nei luoghi pubblici. Così sono corsa via, sono entrata nel bar ho preso due gelati e gliene ho dato uno alla fragola. Mentre gustavamo i nostri gelati, abbiamo parlato del più e del meno, commentando i film e le trasmissioni televisive e valutando i pro e i contro della scuola. Alla fine ci siamo rese conto che erano più gli argomenti contro la scuola rispetto a Amicizia senza confini quelli a favore. Quando mi ha visto salutare una mia amica che abita vicino a me si è rattristata. Anna mi ha spiegato che lei ha dei cari genitori, una sorella che le vuole bene, un gran numero di adoratori, ma non ha amici. Quelle parole mi hanno trafitto, perché non mi riesco a spiegare come una ragazza gentile e spensierata come Anna non abbia amici. L’unica conclusione che è riuscita a emergere è che oggigiorno si valuta di più la razza di una persona, la religione piuttosto che i valori che la persona stessa esprime e l’amore che ha verso il prossimo. Inoltre lei mi ha confidato che le piacerebbe avere un’amica e allora le ho proposto di rivederci ogni giorno, allo stesso posto, alla stessa ora e di scriverci lettere. Come tu sai io odio scrivere e leggere lettere, ma per lei farò un’eccezione. Io credo che Anna, pur essendo di nazionalità e religione diverse dalle mie, abbia le mie stesse speranze. Anch’io come lei desidero essere sempre circondata da amici sinceri, pronti a sostenermi e considero, come lei, l’amicizia un sentimento fondamentale della vita e senza frontiere. Sto crollando dal sonno, baci baci, a domani. Daniela Cama 2 Albosaggia Sogno o realta’? Pioveva. Era notte fonda. All’improvviso un urlo disumano risuonò nella palude. Mi svegliai di colpo non capendo bene se avessi sentito davvero l’urlo o se l’avessi solo sognato. Mi alzai, andai in cucina, presi un bicchiere e bevvi dell’acqua fresca, poi andai in bagno e mi sciacquai la faccia. Tornai in camera e aprii le imposte, guardai verso la palude, intimorito, ma non vidi niente di strano, le richiusi e tornai a letto. Non riuscii a prendere sonno e dopo qualche minuto sentii un secondo urlo: questa volta ero proprio sicuro! Mi alzai, indossai impermeabile e stivali, presi la torcia e mi avventurai nella palude. Dopo aver camminato per circa mezz’ora mi trovai sulla riva di uno stagno e davanti a me, su quella opposta c’erano dei lupi che divoravano un corpo umano. Preso dal panico afferrai un pezzo di tronco marcio e lo lanciai contro di loro, ma quel gesto fu la mia rovina! Essi si girarono e nel vedermi iniziarono ad avanzare verso di me. Fuggii più veloce della luce verso casa e, quando finalmente ci arrivai, mi barricai in camera mia, chiusi a chiave porte e finestre e cercai di tranquillizzarmi... inutilmente! Allora accesi la luce e mi misi a pensare a ciò che mi era successo, mi assopii, chiusi gli occhi e sentii un ululato ... Presi il coltello e mi misi in guardia. Ero ormai convinto di essermelo immaginato, quando mi sentii azzannare una caviglia, mi voltai di scatto e vidi un lupo: il pelo candido come la neve, gli occhi di fuoco, gli artigli affilati come lame e i denti aguzzi come aghi. Sbattei le palpebre e il lupo non c’era più, di esso neanche l’ombra, ma avevo i buchi dei suoi denti sulla caviglia. Terrorizzato corsi in bagno, mi risciacquai la faccia e mi guardai allo specchio quando un’ombra nera mi azzannò un braccio e me lo staccò: caddi a terra svenuto dall’atroce dolore. Mi sono appena svegliato in un lago di sangue, senza il braccio sinistro, il dolore diventa insopportabile, non so se vivrò… mi sento morire! Francesca Sgualdino 2C Racconti LETTERA ALLA TERRA 12 Sondrio, 31 marzo 2009 Carissima Terra, mi chiamo Monia, sono una tua abitante e sono felice di esserlo. Ultimamente sento molto parlare di te sui giornali e alla televisione: devi stare proprio male.... Tante persone dicono che possono curarti, ma il loro aiuto è ancora insufficiente per potere farti star meglio. Noi ti roviniamo con piccoli e grandi gesti che facciamo quotidianamente: scarichiamo rifiuti in mare, inquiniamo la tua aria, usiamo la macchina anche solo per fare pochi metri, strappiamo dal tuo cuore le risorse che ci rendono ricchi... ma i veri ricchi non siamo noi, sei sempre tu, ricca di tutto quello che riesci a darci. Fossi in te avrei già sfrattato questi abitanti arroganti che si credono onnipotenti e non riescono ad amarti per come sei e non per quello che puoi dare loro. A volte sei pacifica, ma devo dire che altre volte ti fai sentire, ti ribelli, e ci fai capire che non siamo noi i padroni... I terremoti, le eruzioni, i maremoti sono il tuo modo di dirci che noi siamo solo ospiti di passaggio. Per qualche tempo riesci a farci paura, ma poi dimentichiamo tutto e ricominciamo da dove ci eravamo fermati. Anch’io ti temo, per la tua immensità, per i misteri che ancora conservi, per la tua imprevedibilità e per la tua libertà: puoi fare tutto quello che vuoi, quando vuoi, nel modo che vuoi e nessuno può chiederti perché... Un po’ ti invidio. Ti confido che mi sento un po’ colpevole “dei tuoi mali” perché a volte non ti rispetto, forse per pigrizia o perché così fanno tutti, ma ti assicuro che non sono poche le persone che da tempo studiano le possibili soluzioni per migliorare la tua salute. Ma noi siamo in tanti, con pensieri assai diversi e metterci d’accordo è difficile. Io spero tanto di poterti vedere, un giorno, in forma come non ti ho mai visto e che tu possa rimanere sana e meravigliosa non solo per tutti gli anni che io ti potrò godere, ma anche per tutto il tempo delle generazioni future. Ma tu promettimi di non fare scherzi… Accetta le nostre cure per guarire nel migliore dei modi. Per ora ti porgo le mie scuse anche a nome di tutto il genere umano. Tanti enormi abbracci! Monia Bordoni 2B La paura… Era un bel giorno d’estate e abbiamo deciso, la mia famiglia e un gruppo di amici, di andare a fare canyoning. Si tratta di uno sport che si pratica in una gola, scendendo il torrente che la solca. Ci sono tratti in cui serve l’attrezzatura da roccia (corde, moschettoni imbracature…) per il resto del torrente si scende con salti, nuotando e scivolando su piste scavate dall’acqua, fino a valle. La nostra meta era la val Bodengo nota in tutta Europa per il suo limpido torrente. Siamo saliti in auto fino all’apice della Valle, e lì abbiamo affittato delle mute per resistere alle fredde temperature del torrente, quindi siamo scesi da un ripido sentiero che ci ha portato subito dentro l’acqua. Abbiamo cominciato a scendere per il torrente che è formato da tante pozze profonde, cascate e scivoli d’acqua con salti bellissimi che finiscono in vasche verde smeraldo…. Tra salti e scivoli siamo arrivati a un salto di ben 14 metri. Potevamo saltare nel vuoto oppure scendere appesi ad una corda tesa tra le due sponde. Io ho preferito la carrucola e, come al solito, sono stato scelto come cavia…… Qualcosa mi diceva di non farlo, ma per non fare la figura del fifone mi sono buttato nel vuoto e subito dopo ho sentito un forte cedimento, e ho visto un nodo della corda sciogliersi, e in quel secondo ho pensato: se la corda si è allungata, e io peso già poco, al posto di planare dolcemente sull’acqua finirò spiaccicato sulla roccia! Sarò su tutti i giornali. Speriamo mi paghino almeno una buona liquidazione, e ….. Ma tutto questo sarebbe accaduto solo se fossi …MORTO! Allora mi sono ripreso subito e mi sono preparato all’impatto. E’ stato abbastanza doloroso. Mi sono spiaccicato sulla parete con due capriole e sono finito con la faccia contro la roccia… ma alla fine, ero ancora intero!. Ho fatto finta di essere morto, e quando mio papa è arrivato, ho cercato di affogarlo, ma purtroppo visto che aveva la muta non ci sono riuscito. Riappacificati, abbiamo continuato a scendere fino a che non siamo arrivati a un altro salto molto grande. Senza che nessuno mi dicesse niente, ho preso la rincorsa e mi sono buttato nel vuoto e per fortuna sono atterrato in una pozza blu scuro e non su una pietra grigio cemento….. Il torrente era già finito, e con un po’ di fatica sono riuscito a uscire dall’acqua e tornare alla macchina. È stata una giornata tutto sommato meravigliosa! Fabio Merizzi 1B Matti da Ligari Pinky Ponky 2 aprile 2009 Caro diario, mi chiamo Pinky Ponky e sono un maiale di grosse dimensioni con la pelle rosea e pulita. I miei padroni mi hanno sempre trattato bene, mi davano un abbondante pasto e mi lavavano regolarmente. Infatti mi distinguo dagli altri maiali, soprattutto da quelli selvatici. Loro sono sporchi e brutti, mentre io mi sento profumato e bello. Una cosa che mi piace del mio corpo è la piccola coda arricciata. Stranamente mi piacciono acqua e sapone, mentre la cosa che odio di più è lo sporco e il fango. Ecco perchè mi distinguo dagli altri maiali, anche perché loro, non avendo un padrone, spesso non hanno il mangime, cosa che io non sopporterei. Infatti non sono mai stato addestrato a procurarmi cibo da solo. Ho sempre vissuto dentro il mio grande recinto, anche se a volte il mio padrone, il fattore Peppo, mi portava a spasso presso le contrade del mio piccolo paese. Insomma, ero trattato quasi come un principe. Gli abitanti del paese mi ammiravano quando passavano vicino alla casa del fattore e una volta un nostro vicino aveva tentato di rubarmi. Il furto era subito stato sventato da Peppo, che era molto affezionato a me e io lo ricambiavo ugualmente. Sono passati molti mesi, durante i quali io ho confermato la mia piena fiducia nel fattore. È stato il mio primo errore. Il fattore nelle ultime settimane mi dava il doppio della razione di mangime giornaliera. In un primo momento ho pensato che il padrone volesse che io crescessi sano e forte. Fu il mio secondo errore. Capii solo dopo che quell’aumento improvviso di cibo non era un buon segno. Infatti verso metà dicembre la situazione si è fatta più movimentata. Le feste di Natale? No. Ormai era un anno e mezzo che “alloggiavo” nel recinto del fattore, ma non avevo mai visto così tanta agitazione. “Sarà lo spirito natalizio” pensai. Una sera, mentre il fattore mi nutriva, ho sentito che diceva alla moglie: “Non è abbastanza grasso, deve essere pronto per la cena di Natale!”. Allora sono cominciati i miei sospetti che, con l’arrivo del 20 dicembre si sono concretizzati: volevano cucinarmi formato arrosto per il cenone della vigilia. La mattina del 23 dicembre il padrone e un gruppo di macellai mi hanno trascinato fuori dal recinto per fare del mio prezioso corpo delle salsicce. Mi hanno condotto nel cortile della casetta del fattore. Alcuni passanti si sono fermati per assistere “all’esecuzione”. Il fattore stava in piedi davanti a me e affilava un grosso machete. L’ho fissato dritto negli occhi e se avessi potuto parlare gliene avrei dette di tutti i colori. I macellai si sono voltati verso il fattore per dirgli qualcosa, lasciandomi incustodito. Ho approfittato di quell’attimo preziosissimo di distrazione per correre via dal cortile. Il fattore e i macellai mi hanno rincorso urlando e imprecando, ma io avevo una decina di metri di vantaggio rispetto a loro. Facevo una fatica tremenda, ma ho notato che gli spettatori di quella buffa scena mi incoraggiavano a scappare, ridendo per le cadute che procuravo ai macellai dietro di me. Questo mi ha dato la carica e ho corso ancora più veloce. Te lo immagini? Un maiale seguito da una decina di macellai in stile Paperissima! Davvero buffo! Ormai avevo un netto vantaggio rispetto ai miei inseguitori, che avevano rinunciato alla corsa perchè sfiancati. Ora ero solo e libero! Ho provato una gioia incontrollabile per essere sfuggito alla morte, ma anche un po’ di nostalgia per i vizi che mi concedevano. Sono entrato in un bosco e mi sono seduto a terra stremato. Da quel giorno ho dovuto abbandonare il pregio di essere sempre pulito e profumato e ho dovuto adattarmi al bosco. Ho cominciato a socializzare con gli altri animali che erano stupiti per le mie dimensioni. Ho raccontato a tutti la mia pazzesca storia come sto facendo con te, e indovina adesso cosa sono? Eh, sì! Mi hanno nominato re della foresta! Sono senza i lussi che avevo prima, ma in compenso ho acquistato un tesoro inestimabile: l’amicizia di molti altri animali. Ora mi rendo conto che questo è il vero tesoro e adesso vivo felice e circondato da amici. Alessandro Natella 2D 13 Racconti Il favoloso spettacolo La belina di Spriana Matti da Ligari Sondrio, 26 febbraio 2009 Carissimo Giovanni, come stai? Spero tu sia in forma e che la scuola vada un po’ meglio. Mi auguro con tutto il cuore che tu abbia recuperato l’insufficienza in matematica, e ti ripeto per l’ennesima volta che ti devi impegnare un po’ di più. A parte questo piccolo rimprovero, oggi ti scrivo soprattutto per raccontarti la mia serata speciale. Come ben sai, sono partito per una piccola crociera con i miei genitori su una nave splendida, meravigliosa! Appena inaugurata! Ha ben 15 piani, trasporta 5.000 persone tra passeggeri ed equipaggio, 12 bar, 6 ristoranti ed un grandissimo e fantastico teatro su tre piani, ricavato nella prua della nave…bellissimo, con tutte le poltrone viola e milioni di lucine che sembrano tantissime stelle. Mi ha veramente entusiasmato, soprattutto per gli spettacoli a cui ho assistito, veramente, ti assicuro, uno migliore dell’altro. Ogni sera uno diverso, dal musical a quello di magia… però l’ultimo mi sa che me lo ricorderò per parecchio tempo…semplicemente superlativo! Sull’enorme palco erano stati ricostruiti tutti i giocattoli della nostra infanzia in formato enorme, dalla scatolina per i segreti, a quella di stoffa con i numeri…al soldatino di stagno…alla vecchia bambola abbandonata…la palla… le biglie…un’enorme altalena…ecc… sembrava di essere in una fiaba!!! Ed aprendo la scatola dei segreti uscivano gli artisti, vestiti chi da ballerina, chi da clown, da soldato, da personaggi dei cartoni…sul palco è arrivata una grande palla di plastica trasparente con all’interno un artista che compiva dei fantastici esercizi di contorsionismo…mentre anche tutti gli altri artisti cominciavano a muoversi ed uno usava l’altalena come un trapezio, per creare delle fantastiche evoluzioni (molto meglio che al circo) al suono di una musica di carillon… Ti confesso che tutto questo mi ha emozionato e mi ha fatto tornare indietro nel tempo, a quando avevo più o meno gli stessi giochi, anche se di dimensioni normali. Un artista sui trampoli riusciva a compiere delle evoluzioni incredibili e senza mai cadere! Tutti eravamo increduli! Poi è arrivata la ballerina con l’hula-hop che in un primo momento ha usato per delle evoluzioni più o meno normali, poi, invece, questo hula-hop si è trasformato in un anello sospeso sull’alto del teatro, su cui l’artista ha iniziato a volteggiare ed a fare dei numeri che contrastavano con la gravità terrestre, non riesco proprio a capire come sia possibile! Poi con della semplice stoffa colorata, legata alle braccia ed al collo, ha cominciato a sollevare altre persone, prima facendole avvinghiare, poi compiendo dei balzi…mai visto nulla di simile, ti giuro, caro amico mio. Per un’ora e mezza su quel palco si è visto di tutto… Ed al termine gli artisti... Chi giocava con le palle, chi faceva le bolle di sapone, ecc. salutandoci con la manina, sono entrati tutti in una enorme scatola variopinta! Le oltre 2.000 persone presenti, tra cui io, erano in visibilio, in un tripudio di applausi scroscianti. Ti garantisco che tornerei a fare la crociera anche solo per rivedere quel meraviglioso spettacolo. Chissà che la prossima volta non ci si possa andare insieme! Un caloroso abbraccio dal tuo amico. Denis Denis Dell’Andrino 2D A mio nonno Sondrio, 2 aprile 2009 Caro nonno, sono quasi tre anni che ti sei trasferito da qui per andare a vivere lontano, in un posto che neppure tu conoscevi. Sì, sono quasi tre anni, ma mi sembra solo ieri quando ti vedevo all’uscita di scuola, con il tuo inseparabile bastone e con il tuo cappello scuro tra le mani ad aspettarmi. A cosa ti dedichi ora che sei lontano da casa? Giardinaggio, floricoltura? Sono le cose che hai sempre amato di più. Forse i tuoi gusti sono cambiati, come quelli degli adolescenti, che non sono mai uguali un giorno con l’altro. Ma tu, sono convinta, hai ancora la stessa voce dolce, ma decisa, di tre anni fa e anche le stesse idee geniali per aggiustare, inventare e creare qualsiasi cosa tu voglia. Ora voglio informarti degli ultimi aspetti della mia vita che forse, a causa della nostra lontananza, non sei riuscito a cogliere molto bene. Non fare quell’ espressione contrita, non intendevo dire che non sei attento a me, ma volevo solo ragguagliarti sugli ultimi avvenimenti della nostra famiglia! Comincio col dirti che, nonostante tra me e la nonna ci sia sempre aria di bufera, stiamo trovando a poco a poco una soluzione per convivere meglio (e non far impazzire la mamma con i nostri bisticci). La cagnolina è guarita e si è ripresa brillantemente dall’intervento. Ora è la più viziata di tutti (ti basti pensare che dorme ai piedi del mio letto sotto il copriletto). Infine volevo ricordarti che mi manchi da morire (anche se questo è un po’ scontato). Adesso è sera, e scommetto che stai guardando un orizzonte infuocato dal sole, oppure un panorama mozzafiato in cima ai monti. Non so dove sei e forse non lo saprò mai, ma è come se tu fossi sempre accanto a me, con quei tuoi occhi verdi come un mare in tempesta, che sin all’ultimo giorno mi hanno guardata con tanta dolcezza e comprensione. Un abbraccio, Camilla Camilla Della Penna 2B Si dice che nelle notti tra ottobre e novembre nei pressi di Spriana si sentano spiriti che vagano, in particolare quello di Gianni, il cavaliere che ora vaga per il dolore sul suo cavallo. Si dice che Gianni fosse promesso alla Belina, ma siccome era un cavaliere andò in terra straniera e dimenticandosi dell’antica promessa sposò un’altra donna. Quando la Belina lo venne a sapere, non riuscì a trattenersi e si gettò nel Mallero straziata. Il cavallo su cui montava Gianni, quasi avesse percepito il dolore della Belina nello stesso istante del suicidio, si mise sulle zampe posteriori scaraventando il cavaliere da una rupe. Da quel giorno, per strana legge, in questi mesi autunnali, di notte, si sentono gli zoccoli di cavallo che corrono sulle rive del fiume e gettano Gianni nel Mallero per fargli sentire cosa ha provato la Belina tradita. Il drago ferrato del Masegra Si racconta che un nobile, che abitava il Masegra, fosse così avido che voleva sconfiggere i proprietari degli altri castelli valtellinesi (suoi parenti) in modo da diventare il padrone indiscusso della valle. Così fece costruire un enorme drago di ferro sputafuoco che mise alla guardia del castello ordinandogli di ammazzare chiunque volesse entrare nel castello. Bisogna sapere che questo signore voleva bene a una sola persona, sua moglie, ma, appena lei provò ad entrare nel maniero, il drago la uccise. Così il nobile si suicidò per il grande dolore. Michele Castoldi - Marco Meneghini Rosy Butticè - Maria Cecilia Belis 1E Un appuntamento importante Penso che l’estate sia la mia stagione preferita, perché ovviamente si è in vacanza e questo vuol dire mare, sole, spiaggia e tanto divertimento. Mi piace, invece, l’inverno perché arriva il Natale, i doni, la neve e quindi tante domeniche a sciare. Da qualche tempo mi sono, però, reso conto di quanto ci sia da apprezzare in una stagione come l’autunno; ho scoperto tutto quello che mi dà ed ho capito che mi piace molto anche questo periodo. L’autunno per me è un meraviglioso mondo di colori, un clima assolutamente fantastico e non dimentico certamente il più importante degli appuntamenti che mi aspetta ogni anno in questa stagione: la vendemmia in famiglia. Nella mia famiglia c’è il rito di trovarsi tutti gli anni insieme visto che mio nonno produce il vino. La domenica mattina ci si trova in vigna molto presto, tutti muniti di forbici e cesto per staccare l’uva dalle viti. Trovo che i grappoli siano meravigliosi; uno vicino all’altro sembrano addirittura dipinti, veramente spettacolari. Il nonno spiega la differenza tra le uve più chiare e più scure, quelle più grosse o meno e mentre lo ascolto, vedo nei suoi occhi l’amore e la passione che ha per le sue uve e capisco che c’è un gran lavoro da fare prima di arrivare a togliere il grappolo. Mi trovo molto affascinato da questo mondo, anche perché mio papà è un sommelier e mi parla spesso del vino, dove viene prodotto, dei suoi profumi, dell’abbinamento esatto con il cibo e perfino dell’importanza di gustarlo nel bicchiere adatto. Naturalmente noi facciamo la vendemmia ancora come si faceva una volta, portando l’uva con la “brenta” fino alla cantina dove poi viene macinata. Vedo e aiuto a macinare l’uva girando una ruota con forza, quindi mi fa sentire protagonista del risultato finale, il vino del nonno. La sera si è parecchio stanchi dopo una giornata così, che però è stata molto divertente perché ho immagazzinato un’altra fantastica esperienza in mezzo alla natura e con la mia famiglia. Sono sicuro che anche quest’anno il nostro vino sarà eccellente. Luca Lanzetti 1B 2A 2B 2C 2D 1A 1B 1C 1D 3D 3C 3B 3A Scuola Media Ligari - 1 Albosaggia Alda Gianatti 2 Albosaggia Angela Giampà 2F 1F Nello Colombo 2E 1E Luisa Angelici 3 Albosaggia i r u g Aur la e pe ension p 3F 3E Danila Vido - Sondrio 2008-2009 Sport 16 p s o r o t L embo Demetrio L Anche quest’anno le manifestazioni sportive, gli eventi, i progetti sono stati numerosi e hanno visto la partecipazione coinvolgente e impegnata di noi alunni, almeno in una disciplina. Siamo partiti con la corsa campestre di ottobre che quest’anno ha avuto un particolare significato perché è stata intitolata a un caro compagno, Demetrio Lembo, che ha perso la vita nel luglio 2008, dopo aver concluso il ciclo scolastico nella nostra scuola. Demetrio era uno sportivo, aveva ottenuto successi nella corsa campestre e nella corsa su pista (1000 m), e noi lo abbiamo ricordato così in quelle bellissime giornate di sole al campo, nella gioia delle sue vittorie, con il “Primo Trofeo Demetrio Lembo”. Ancora ad ottobre tre classi di seconda la 2A, la 2D e la 2E hanno gareggiato in varie discipline dell’atletica leggera, nella manifestazione Vivatleticascuola, una bellissima occasione in cui tutte le classi coinvolte hanno potuto cimentarsi in una o più specialità, sapendo che il punteggio della propria prova era strettamente collegato a quello del gruppo classe, e ciò per dar risalto al valore di tutti, alla collaborazione, all’unione del gruppo. A novembre ha avuto inizio l’entusiasmante torneo di pallacambio per le classi prime, un gioco coinvolgente di avviamento alla pallavolo. Molti anche i nostri genitori presenti che hanno vissuto con emozione le prime sfide di classe dei loro figli. Il 16 febbraio si è disputata la fase provinciale di pallavolo femminile in cui le nostre pallavoliste si sono messe in campo contro le ragazze della SassiTorelli e del Berbenno. A marzo è stato il momento della fase provinciale di badminton, durante la quale la nostra squadra, formata da 16 alunni, selezionati con varie gare di classe e di Istituto, ha affrontato le squadre del Tirano, della Sassi-Torelli, dell’Albosaggia e del Convitto. La giornata dedicata allo sci, con la partecipazione di 21 alunni al trofeo A2A, che quest’anno si è svolto sulle nevi dell’Aprica, è stata come al solito un successo per la gioia dei ragazzi che hanno potuto “volare” sugli sci in una bella giornata di sole, insieme ad altri 500 alunni, provenienti da tutta la Valtellina, in gara per lo slalom gigante e per la prova dei “cervelloni”. Ad Aprile è stata la volta del torneo di pallacanestro che si è svolto a Morbegno. I nostri 12 compagni si sono incontrati con le squadre del Morbegno, del Grosio e del Chiavenna in una bella giorna- Gli eventi sportivi ta, invitati a pranzo dall’organizzazione che ha permesso così di vivere anche un momento di incontro e conoscenza di ragazzi di altre scuole. Ora gli ultimi eventi sportivi corrono veloci in queste ultime settimane di scuola. Il 24 aprile la seconda fase del Vivatleticascuola, con le classi 2B, 2C e 2F ci ha permesso di salire sul terzo gradino del podio. Maggio concluderà la stagione sportiva con l’atletica leggera delle classi terze a Chiuro (i migliori 12 atleti), e con una classe prima che parteciperà alla manifestazione atletica del CONI. A Sondrio, il 23 maggio tutti al campo di rugby per l’attesissimo colorato torneo delle classi seconde e terze con 500 alunni in meta! Ed ora veniamo ai progetti: tutte le classi seconde e terze anche quest’anno, nonostante la diminuzione dei finanziamenti comunali, hanno potuto sperimentare nei campi e con le attrezzature adeguate, nuovi sport condotti dalle insegnanti e da esperti delle varie discipline. Questi progetti, che non possono essere svolti in palestra proprio per la richiesta di particolari condizioni, servono ad orientarci verso la scelta di uno sport da praticare nel tempo libero, come occasione di crescita globale della nostra personalità, oltre che per incrementare lo stato di salute e benessere che il movimento costante e allenante produce. Lo sport è impegno costante, fatica, sacrificio, sopportazione di sforzi e ritmi che mettono a dura prova noi ragazzi, ma in cambio dà molto perché fa conoscere sé stessi, i propri limiti e capacità, abitua a relazionarsi con il gruppo, a rispettare regole precise, a gestire le proprie emozioni, ad accettare vittorie e sconfitte, a stare bene nel proprio corpo, ad attivare energie vitali che sono sopite, a potenziare la funzionalità dei nostri apparati e sistemi ( nervoso, cardiocircolatorio, respiratorio). Con gioia abbiamo praticato con successo sport quali il badminton, il rugby, l’atletica leggera, il tennis, il golf, l’arrampicata sportiva, la ginnastica artistica, tutti sport proposti nei progetti scolastici. Da quest’anno è stato introdotto anche il rafting, la discesa del fiume Adda con il gommone, per farci ammirare le bellezze della nostra Valle pagaiando all’unisono con i compagni di classe! Bilancio dunque positivo, all’insegna del benessere, della socialità, del fair play e dell’amicizia! Gli alunni della Ligari Matti da Ligari Che gara! Anche quest’anno la scuola ha organizzato la Corsa Campestre che, come le scorse edizioni, si è svolta al Campo Coni di Sondrio. Noi ragazzi di terza, prima di poter partecipare alla fase d’Istituto, abbiamo dovuto affrontare una dura selezione all’interno di ogni classe. Il giorno della gara ero molto emozionato, speravo, come già l’anno prima, di classificarmi entro le prime quattro posizioni, così da poter partecipare alla fase provinciale. Ma al via c’erano quasi venti ragazzi che avrebbero sicuramente corso con tutte le loro forze per raggiungere il mio stesso obbiettivo. Al segnale di partenza sono scattato il più velocemente possibile per cercare di portarmi in buona posizione e sono riuscito a tagliare il traguardo per quarto, proprio come avevo sperato. Mi attendeva ora la sfida provinciale. A distanza di quasi un mese, io e gli altri atleti che si erano qualificati siamo partiti alla volta di Chiuro, dove si sarebbe svolta la competizione. La mia categoria sarebbe stata l’ultima a partire, quindi avrei avuto un po’ di tempo per studiare il tracciato. Durante il riscaldamento ho riconosciuto alcuni amici che frequentavano un’altra scuola e mi sono fermato a chiacchierare con loro. Intorno alle ore 11 lo starter ci ha invitati a disporci lungo la linea di partenza e, dopo alcuni attimi interminabili, in cui sentivo il cuore esplodere, ha sparato. Tutti sono scattati in avanti facendosi strada tra gli altri atleti, alcuni dei quali sono caduti sulla pista scivolosa. Le mie gambe si muovevano da sole e sentivo di non riuscire a fermarmi. Correvo, correvo verso il mio obiettivo: il traguardo. Nonostante fossi consapevole delle mie potenzialità sportive speravo in un buon piazzamento. Alla fine ero stremato, ma i miei sforzi non erano stati del tutto vani: mi trovavo a metà classifica, un piazzamento per me eccellente. Soddisfatto della mia prestazione, forse perché avevo dato tutto ciò che potevo, sono andato a congratularmi con il vincitore, un mio vecchio amico. Questo è l’insegnamento principale dello sport: provare con tutte le forze e non gettare subito la spugna, anche quando le imprese ci sembrano impossibili o irraggiungibili. Francesco Spini 3F E R T S E P M A C A S R LA NOSTRA CO il vincitore Intervista con una rsa campestre, nco la al o at p mo parteci nizio dell’a bre 2008 abbia e ci siamo preparati dall’i alla nostra m ve o n 14 ì d al qu rno Vener olastica per la lunga corsa. Correndo into mente giunti sc e n io iz et p ella com final di resistenza n metri, siamo no, con prove endo chilometri su chilo rr Giupalestra, perco . o il vincitore, lici at tr n co in o o m alcune semp all’atteso giorn del nostro giornale, abbia biamo posto ri ab o e tt a al le u i, q vo al Per 1, i della classe seppe Scherin za? domande. vi alla parten mo Come ti senti pieno di energia. gliato per pri ta er av i d a o m rt ti sei acco Emozionato, ntito quando se i se ti e m Co il traguardo? licità. fe ente Ho riso per la esto risultato? parato fisicam re p o er i m u é q ch ettavo per Ti aspettavi n po’ me l’asp u tà ri ve la e ir Ad mentalmente. ntrazione. ma soprattutto tua preparazione? tale, di conce per le gare en la m a o at tt st u tt è ra al p Qu a so arato peto, fisica m e ti sei prep Certamente, ri to la gara d’Istituto com in Dopo aver v to ti successive? ndi di te, ques . ra ra g ga iù a p m zi ri p az g o altri ra Come per la i gareggiavan al ci in v ro p e All ? tti 1E ha intimorito tito ancora più carico. n ederico Pigre se F o e n i tt so o i ll m ri , o G N Giovanni Sport Matti da Ligari 17 alla Ligari Il gioco del badminton Il badminton è il più antico dei giochi di racchetta conosciuto anche come Gioco del Volano (dal nome dell’oggetto che viene usato per il gioco). Il gioco del volano è praticato e molto conosciuto sin dal 1600. Era molto amato dai nobili che frequentavano la corte di Luigi XVI di Francia. Era praticato generalmente all’aperto e, nelle giornate piovose e ventose, i nobili si ritiravano in qualche sala nella quale facevano stendere una corda per giocare. Badminton deriva dal nome del castello conosciuto come Badminton House, dimora del Duca di Beaufort, in Inghilterra. Il badminton è un gioco per due (singolo), o quattro (doppio) giocatori dotati di racchetta e volano; il volano può essere di plastica con fondo di caucciù o di piuma con fondo di caucciù. Il gioco si svolge su un campo diviso da una rete. Il campo può essere utilizzato sia per gli incontri di singolo sia per quelli di doppio; esso è contrassegnato da diverse linee di gioco. Un campo di badminton standard è lungo 13,4112 m e largo 6,096 m; la rete viene tesa attraverso il centro del campo e ad una altezza di 152,4 cm da terra. Lo scopo del gioco è quello di segnare punti colpendo il volano in modo che atterri nella metà campo avversaria. Il gioco si svolge senza interruzioni, dalla battuta del primo servizio alla conclusione dell’incontro. Le tecniche di gioco prevedono tipi di servizio e traiettorie diverse. Si gioca su qualsiasi superficie, durante tutto l’arco dell’anno ed a qualsiasi età. Attraverso la pratica di questo sport si ottiene un grande beneficio fisico; allena anche la mente sviluppando prontezza di riflessi e la capacità di concentrazione. A causa della lunghezza del campo il requisito principale è l’agilità. Dal 1992 il gioco del badminton è diventato sport olimpionico. Claudia Uberti 1E Sotto a chi vince Dopo aver disputato dei tornei all’interno della classe, due ragazzi (Marco e Federico) e due ragazze (Ylenia e Maria Chiara), accompagnati dal professore Rosolino Cir- rito, hanno avuto l’occasione di partecipare lunedì 16 marzo ai tornei studenteschi di badminton che si sono tenuti presso la palestra dell’Istituto Besta. Il badminton è uno sport poco praticato che si gioca con una racchetta dal manico lungo e con una palla piumata detta “volano”. I giocatori, usando delle racchette, colpiscono un volano facendolo passare sopra la rete e cercando di fare in modo che atterri all’interno del campo avversario prima che gli avversari riescano a colpirlo. Nel badminton possono sfidarsi, oltre a due giocatori (singolare), anche due coppie dello stesso sesso (doppio maschile o doppio femminile), o due coppie formate da giocatori di entrambi i sessi (doppio misto). Appena arrivati ci siamo allenati in preparazione alle gare imminenti e abbiamo aspettato l’arrivo degli altri atleti. Ylenia e Federico hanno disputato le gare in singolo, mentre Maria Chia- ra e Marco hanno disputato le gare di doppio. All’inizio eravamo molto carichi di energia che abbiamo speso in modo molto proficuo a vantaggio della nostra squadra. Con molto impegno siamo riusciti ad ottenere buoni risultati, soprattutto nelle gare di singolo femminile, ma l’impegno è stato grande anche da parte della squadra di doppio misto. Al termine di questi primi incontri siamo riusciti a qualificarci per le finali superando le squadre del nostro girone. Al momento di disputare la finale la stanchezza e l’emozione ci hanno sopraffatto impedendoci di raggiungere l’agognato primo posto. In compenso siamo riusciti a piazzarci al terzo posto e abbiamo provato un’intensa felicità nell’aver superato le altre scuole, grazie alla nostra preparazione atletica, coltivata con dedizione e pazienza. Maria Chiara Piani Ylenia Arrigoni 3 Albosaggia 18 Progettando PER STRADE E SENTIERI Nel corso del primo quadrimestre, durante il Laboratorio pomeridiano Per strade e sentieri, io ed altri ragazzi di prima media abbiamo avuto modo di conoscere le frazioni di Sondrio percorrendo vecchi sentieri oggi poco utilizzati. Abbiamo visitato l’abitato di Colda, passando per Scarpatetti dove abbiamo visto la cappelletta dedicata alla Madonna dell’Uva, e quello di Ponchiera, percorrendo un tratto della strada vegia, la strada che percorse nel 1618 l’arciprete di Sondrio Niccolò Rusca quando, prigioniero, venne portato a Thusis, in Svizzera. Durante un’altra uscita siamo andati a Mossini passando per Gombaro e percorrendo un sentiero che, in breve tempo, conduce a Maioni, una contrada del paese. A Mossini si conserva una vecchia mola un tempo utilizzata per affilare attrezzi agricoli o altri oggetti domestici. Nelle vicinanze di Mossini si trova la Chiesa di San Bartolomeo, risalente al XV secolo, che abbiamo visitato durante un’altra uscita. In occasione della nostra visita, a novembre, la chiesa si trovava in uno stato di abbandono desolante; abbiamo però saputo che nel mese di marzo l’area esterna è stata ripulita dalla vegetazione in eccesso e che i vecchi tavoli da pic-nic presenti sul sagrato sono stati sostituiti. In seguito abbiamo visitato i castelli che si affacciano sulla città di Sondrio: il Castel Grumello, straordinario esempio di castello gemino; il Castel Masegra, di cui abbiamo potuto visitare anche l’interno guidati dalla dott.ssa Gargiulo; il castello di San Giorgio (ora Convento di San Lorenzo), in seguito diventato un monastero di clausura e occupato, dal 1888, dalle suore svizzere di Metzingen. La visita del monastero è avvenuta sotto la guida di suor Anna, la Madre Superiora, che ci ha raccontato la storia del monastero e ci ha fatto visitare la chiesa, il chiostro, il refettorio e le cantine; qui, in una delle pareti, si vedono ancora i segni di un’apertura (oggi murata) di un passaggio segreto che si dice conducesse al Castel Masegra. Durante l’ultima uscita abbiamo raggiunto la località Sassella dove abbiamo visitato il Santuario della Madonna della Sassella. Ci ha fatto da guida Alberto, un collaboratore della parrocchia della Beata Vergine del Rosario, che ci ha raccontato la storia della chiesa, la cui costruzione risale all’anno 932, e ci ha illustrato le particolarità artistiche dell’edificio. Il laboratorio mi ha molto appassionato sia perché sono un gran camminatore (e di chilometri ne abbiamo fatti parecchi!) sia perché mi ha permesso di conoscere meglio le frazioni e i dintorni di Sondrio, in modo “diverso” e divertente. Giuseppe Scherini 1A Un laboratorio per conoscersi Vi siete mai chiesti quante qualità nascoste avete dentro di voi? Attraverso il laboratorio pomeridiano “Conoscere per conoscermi” siamo riuscite a risponderci. Ogni venerdì, con l’aiuto della professoressa Catellani, abbiamo imparato a guardare dentro noi stesse e a scoprire le nostre qualità. Durante la prima lezione tutto il gruppo si è presentato, elencando le proprie caratteristiche sia fisiche che comportamentali. Tramite l’uso dell’immaginazione e del pensiero ci siamo lasciate guidare dalle indicazioni della professoressa che ci accompagnava con le sue visualizzazioni e abbiamo così scoperto la nostra “immagine del respiro tranquillo” e il “nostro alleato interiore”. Queste sono delle figure che potremmo sempre utilizzare soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo sole, tristi… Abbiamo capito che questi pensieri hanno un significato simbolico e inoltre hanno un’influenza su noi stesse e sul nostro comportamento o il nostro modo di agire. La professoressa ci ha detto che prestando attenzione e ripetendo più volte le parole corrispondenti ad uno stato d’animo si rafforza il significato di esse. Queste sono le parole evocative, che servono a potenziare una qualità in noi carente, esempi di questi termini sono: amore, amicizia, calma, pazienza, ordine... Se si scrive su un foglietto una di queste espressioni e la si appende in camera la parola lavorerà dentro di noi e ci farà diventare più calmi, ordinati… anche senza la nostra consapevolezza. Tutto questo lavoro ci ha portati ad una piena conoscenza di noi stessi e abbiamo raggiunto un livello di autostima molto alto. Ringraziamo la prof. Catellani per averci sopportato e per aver organizzato tutte le nostre lezioni con molta cura. Noi speriamo però che questo laboratorio non sia un privilegio solo per chi frequenta i corsi pomeridiani: insegnare queste cose in ogni classe sarebbe infatti un’opportunità in più per tutti, per conoscersi fino in fondo e per essere più ottimisti. Annalaura Mandelli Francesca Scherini 3A Matti da Ligari E dopo... In terza media bisogna prendere un’importante decisione per il proprio futuro: la scelta della scuola superiore. E non è sempre semplice: i corsi di studio che offrono un buon percorso scolastico sono tanti ed uno studente può sentirsi attratto da varie proposte. Per questo le scuole offrono agli studenti la possibilità di avere più strumenti per decidere attraverso diverse iniziative di orientamento. Io faccio parte della classe 3A e tutti noi abbiamo seguito un percorso che ci è stato molto utile nella decisione finale. Come prima cosa abbiamo fatto qualche lettura in proposito sul nostro libro di testo “Il quadrato magico 3” e abbiamo svolto alcuni test ed esercizi per vedere le nostre attitudini rispetto ad alcune materie e per conoscere meglio ciò che ci interessa maggiormente in ambito scolastico. Successivamente, su proposta della nostra insegnante di lettere, Lara Della Bosca, siamo andati a Palazzo Martinengo, all’“Informagiovani” dove due incaricati ci hanno illustrato brevemente le offerte di lavoro che potevamo avere in Valtellina frequentando i diversi tipi di scuola. Successivamente, su nostra richiesta, ci hanno fornito del materiale sugli istituti in provincia di Sondrio. Un’altra iniziativa che ha riscontrato molto successo è stata quella di sottoporci ad alcuni test, ideati da psicologi dell’università Cattolica di Milano e facenti parte di una iniziativa chiamata “Progetto Cometa”, riguardanti le nostre competenze in campo scolastico e gli interessi che abbiamo in determinati campi disciplinari. I risultati di queste prove sono stati un aiuto in più per gli alunni che, in questo modo, hanno potuto verificare le loro competenze. L’iniziativa era stata illustrata anche ai genitori in un incontro serale, in cui si è anche fatta presente la possibilità di un colloquio individuale a pagamento con alcuni psicologi dell’Università Cattolica di Milano. In classe abbiamo poi parlato nello specifico dei vari Istituti e di cosa avremmo potuto fare come lavoro una volta terminati gli studi. Nei primi giorni del mese di dicembre gli alunni delle classi terze hanno avuto l’opportunità di visitare in prima persona l’istituto che preferivano, in modo tale da farsi un’idea di quello che poi avrebbero studiato nei cinque anni seguenti. In questa occasione gli insegnanti delle scuole ospitanti hanno illustrato le offerte che le varie scuole propongono, esempi di lezione e hanno fatto fare un giro per le aule a tutti i partecipanti. Altre occasioni di visitare le scuole si sono avute nelle giornate di “Open day”: i ragazzi interessati potevano visitare con i loro genitori gli istituti superiori. Sempre durante il mese di dicembre è stato organizzato un colloquio tra insegnanti e genitori degli alunni: in quell’occasione, oltre che dell’andamento scolastico dello studente, si è discusso della scelta che si sarebbe dovuta effettuare entro il 28 febbraio. In sede i docenti designati, in rappresentanza del consiglio di classe, hanno espresso un giudizio consigliando una scuola appropriata per ogni singolo ragazzo. Secondo me tutte queste iniziative sono state di grande aiuto per tutti noi della classe e per tutti gli studenti che ne hanno usufruito. Infatti è molto importante che anche le persone che non hanno la possibilità di documentarsi autonomamente sulle scuole cui sono interessate possano ricevere informazioni concrete e cartacee sugli istituti attraverso la scuola media. Inoltre è molto importante che vengano indicati agli alunni date e orari degli “Open day”, in modo tale che insieme ai genitori possano vedere in che ambiente scolastico andranno a studiare una volta terminata la scuola secondaria di primo grado. Un sentito ringraziamento va quindi riservato ai Professori che hanno organizzato con cura queste iniziative, sicuramente molto utili per noi ragazzi. Piersilvio Gusmeroli 3A Progettando Matti da Ligari 19 Kangourou UN PREMIO INASPETTATO Tutto iniziò un lontano martedì di novembre, quando la professoressa De Giovanni ci incaricò di svolgere il “solito” disegno annuale avente come tema la pace. Io, che certo non sono un artista, già mi vedevo costretto a sprecare tutto il sabato sera per realizzare una delle mie misere opere! Cosa mai potevo inventarmi? Quali immagini avrebbero potuto sintetizzare un tema così importante? Dopo tanto arrovellarmi, mi venne in mente di realizzare un disegno molto semplice, tipo stencil, anche perché quello che per tutti è semplice in campo artistico per me è molto impegnativo! Il risultato mi piaceva, orgoglioso lo presentai alla professoressa e per lungo tempo me ne dimenticai. Giovedì diciannove marzo, anche alla scuola media Ligari, come in molte scuole d’Italia, si sono svolti i giochi matematici, con inizio alle ore 11.45. Una parte della mia classe ha partecipato a queste gare. Anch’io ho voluto partecipare ad esse per mettere alla prova le mie capacità logico-matematiche. Su di una scheda abbiamo dovuto scrivere le risposte e segnare i nostri dati personali, il nome della scuola, la classe frequentata e il tempo impiegato per rispondere. La scheda andava completata con l’annerimento di alcuni quadratini molto piccoli, usando rigorosamente la penna nera. Su di un libretto c’erano le domande suddivise in varie categorie a seconda della classe di appartenenza. Le domande erano di logica, calcolo, ragionamento e conoscenza. Le prime sembravano molto facili. Con calma e sicurezza abbiamo incominciato a rispondere, ma arrivati alla decima domanda la calma, la sicurezza e l’euforia si sono trasformate in preoccupazione e ansia. Altro che facili! Le cose diventavano davvero complicate. Così, in seguito, la concentrazione, la fatica e l’angoscia di non finire in tempo, cioè entro i settantacinque minuti disponibili, sono diventate le uniche sensazioni dominanti. Comunque questa esperienza è stata fondamentale per conoscere le proprie capacità e i propri limiti. Giacomo Scherini 1F Mai e poi mai mi sarei aspettato che proprio a me, lo stesso Francesco Spini che aveva sempre dovuto faticare nel disegno, fosse annunciata la notizia di aver vinto il concorso “Un poster per la pace” organizzato dal Lions International. Ma le sorprese non erano finite. Infatti il 21 marzo si è tenuta, nella palestra della scuola, addirittura la premiazione ufficiale. Alla presenza della Dirigente Scolastica, delle insegnanti, dei membri del Lions Club Masegra di Sondrio, di mio padre e sopratutto sostenuto dal caloroso affetto dei miei compagni ho ricevuto una targa e un graditissimo premio in denaro! È bello, ogni tanto, veder i propri sforzi ripagati… anche concretamente! Francesco Spini 3F Visita al comando dei vigili Venerdì 27 febbraio siamo andati al comando della Polizia Locale per approfondire le nostre conoscenze sui cartelli stradali e sul lavoro svolto dai vigili. Già dalla prima elementare abbiamo svolto attività di educazione stradale. In quinta abbiamo conseguito il “Patentino del Ciclista”, un cartoncino color oro con alcuni dati personali e la nostra foto. Anche quest’anno abbiamo fatto attività di educazione stradale con l’insegnante di tecnologia, la quale ci ha insegnato la classificazione dei cartelli stradali e il significato dei principali. Durante la visita avevamo appresso un taccuino e una penna per annotare tutte le informazioni che ritenevamo importanti. Un agente della polizia locale ci ha accolto nel corridoio del comando che portava all’aula conferenze. Dopo le presentazioni, l’agente, ci ha spiegato delle cose in generale sulla Polizia Locale di Sondrio, ad esempio che è l’unione tra i Vigili Urbani e la Guardia Forestale. Nella Polizia Locale sono presenti due agenti a quattro zampe, addestrati per la difesa dei colleghi umani. Dopo questa introduzione ci ha iniziato a parlare di com’è fatta una strada, cosa vuol dire essere pedone o ciclista. Ci ha raccontato cose che potrebbero sembrare strane, ad esempio che a quattordici anni si può andare liberamente in giro a cavallo a patto che si rispetti il codice della strada. Il vigile ci ha parlato molto del significato dei cartelli stradali e ha risposto ad alcune domande che gli ponevamo. Quando mancavano pochi minuti alla fine della visita, l’agente ci ha mostrato alcune parti della caserma, ad esempio la stanza in cui sono contenute le armi da fuoco e gli uffici del comandante e del vicecomandante. Ma il luogo più stupefacente per me è stato la centrale operativa in cui sono presenti molte multe e dove abbiamo scoperto che ci sono telecamere disseminate per la città che ci filmano 24 ore su 24. È stato bello vedere dal vivo la caserma e scoprire alcune particolarità del codice stradale italiano ed internazionale, ma soprattutto imparare a svolgere il ruolo di cittadino rispettoso. Alberto Maspero 1B Incontri 20 Matti da Ligari o i g n i i e r r i P Diario di viaggio e prigionia Questa mostra è nata da un grande vuoto. Quello che un giovane uomo della nostra città, Mauro Baggini, ha provato alla morte di suo nonno. Per lui era come un padre. Con lui parlava, giocava ed esplorava il mondo attorno. Ora i racconti di questo nonno sono diventati un libro: “Da Cannes a Tarnopol”. Un giorno rileggendo questo libro, a Mauro venne in mente di fare qualcosa di significativo per il nonno e decise di ristampare il libro pubblicato nel 1975 da Michelangelo Perghem Gelmi e, appunto, da suo nonno Francesco Piero Baggini. In questo libro viene raccontata con disegni di Perghem e frasi, certe volte brevi ma significative, di Baggini, la storia di un viaggio e di una prigionia durante la seconda guerra mondiale. Così Mauro decise di telefonare al figlio di Perghem, Mario, per proporgli l’idea di una mostra sul libro scritto dai loro cari. Questa mostra – al momento itinerante per l’Italia – possiede un forte carattere storico-culturale che dà la possibilità di comprendere il dramma vissuto dai militari italiani catturati dai tedeschi e deportati nel campo di prigionia del Terzo Reich. Essa espone per la prima volta alcune delle tavole originali con cui fu composto il libro “Da Cannes a Tarnopol”. Durante la nostra visita alla mostra, allestita presso Palazzo Pretorio a Sondrio lo scorso dicembre, Mauro Baggini ha condiviso con noi i suoi sentimenti nei riguardi del nonno, il quale, pur parlando poco della sua esperienza di prigionia, riuscì a far capire a suo nipote cosa voglia dire soffrire la fame, un’esperienza che l’aveva segnato profondamente al punto di raccogliere e mangiare le minuscole briciole di pane rimaste sul tavolo a fine pasto. Mauro ci ha spiegato molto bene il tragitto che suo nonno e Perghem fecero fino a Tarnopol in Ucraina. Questa odissea cominciò quando cadde il fascismo in Italia e si ruppe l’alleanza con la Germania. Questo causò molta confusione nell’esercito italiano che non sapeva più contro chi combattere. L’esercito tedesco uccise e imprigionò molti ex alleati italiani. A questo proposito tutti ricordano la tragedia di Cefalonia. Perghem e nonno Baggini furono arrestati e condotti a Cannes, all’hotel Martinez in Costa Azzurra. Sarebbe stata una splendida vacanza in uno degli hotel più rinomati al mondo, se non fosse che i protagonisti non potevano muoversi, ed è per questo che essi la chiamavano “gabbia dorata”. Un giorno di inizio autunno ci fu, da parte dei tedeschi, l’ordine di partire: nessuno sapeva quale fosse la destinazione finale. A fine ottobre il treno arrivò a Tarnopol dove i due amici si separarono. Perghem, che fino ad allora aveva immortalato i paesaggi con la macchina fotografica, accettò di aderire alla repubblica di Salò in Italia, guidata da Mussolini. Giunto in Italia si diede alla macchia, nascondendosi in campagna. Baggini, invece, rifiutò questa proposta e rimase internato nel campo di lavoro di Tarnopol fino alla fine del conflitto mondiale. Questa mostra colpisce perché tutti quei disegni rappresentano in maniera molto viva e realista gli stati d’animo e la dura esperienza di viaggio e prigionia di due persone normali, due come noi. È una mostra che colpisce anche perché è davvero un gesto d’amore bellissimo di un nipote per il proprio nonno! Luigi Paracchini 3C I pipistrelli Il 12 gennaio 2009 alle ore 10.30 ci siamo recati al teatro S. Rocco per andare a vedere lo spettacolo sulla vita di Anna Frank. In preparazione a questa uscita abbiamo letto in classe alcuni brani del libro “Il diario di Anna Frank” insieme alla professoressa di italiano. Ad assistere allo spettacolo non eravamo solo noi, ma c’erano molti ragazzi di diverse scuole, anche delle superiori. Il teatro era pieno e tutti noi abbiamo seguito con interesse. Io in particolare ero curioso perché avevo già visto una versione cinematografica dell’opera e volevo vedere se le scene corrispondevano effettivamente alla storia narrata dall’autrice ed in che modo un diario potesse dar vita ad un testo teatrale, come le riflessioni, i sentimenti e le emozioni di Anna potessero essere rappresentate. Inoltre, la mia curiosità era sollecitata anche dal fatto che proprio lo scorso anno sono andato ad Amsterdam con la mia famiglia e ho visitato la casa, ora museo, di Anna Frank. La rappresentazione teatrale, fedele al testo, raccontava di tutto il periodo in cui la famiglia Frank si era dovuta nascondere, delle paure di ciascuno di loro e delle difficoltà legate alla convivenza. Per ben due anni erano rimasti nascosti aspettando con ansia gli amici che portavano loro i viveri e le ultime notizie, spesso brutte. Una cosa molto difficile per loro, soprattutto per i ragazzi, era lo stare immobili e non fare alcun rumore durante il giorno., infatti tutti potevano muoversi normalmente solo durante le ore notturne, dopo che gli operai, che lavoravano al piano inferiore, se n’erano andati. D’altronde, tutti i personaggi all’inizio dello spettacolo si erano definiti dei “pipistrelli”, cioè animali notturni, proprio perché vivevano di notte quando la fabbrica era chiusa e i lavoratori non potevano scoprirli. La scenografia riprendeva l’arredamento di una delle tante baracche dei campi di concentramento proprio per ricordare l’Olocausto ed ogni tanto venivano letti dei paragrafi del diario e brani tratti da altri autori ebri sopravvissuti allo sterminio, tra cui Primo Levi. In quel rifugio, oltre alla famiglia Frank, si nascondevano anche altri personaggi: il dottor Dassel, la famiglia Van Dan, composta da un ragazzo quindicenne e dal padre. Durante il periodo di convivenza, Anna, piano piano, si innamora di Peter . Lo spettacolo finisce quando arrivano i nazisti e tutti vengono deportati nei campi di concentramento, da cui uscirà vivo solo Otto Frank, il padre, che, ritrovato il diario di Anna, lo farà pubblicare. Lo spettacolo mi è piaciuto perché è tratto da una storia vera e soprattutto perché questa storia è raccontata da una ragazzina della mia età. Sono rimasto impressionato dall’idea che questi fatti siano successi realmente e mi ritengo fortunato a non aver mai conosciuto la guerra. Non so se io sarei riuscito a restare per così tanto tempo in un rifugio senza potermi muovere o uscire all’aria aperta con sempre il timore che ti vengano ad arrestare. Edoardo Bertini 1F Incontri Matti da Ligari 21 Croce Rossa Nel mese di novembre, io e la mia classe abbiamo incontrato l’ispettrice della Croce Rossa Maria Grazia Nobili che ha tenuto una conversazione presso la nostra scuola. La signora Nobili è una crocerossina volontaria che nel corso della sua vita è diventata una ispettrice, cioè dirigente delle uscite delle crocerossine. Attualmente lavora presso l’ospedale di Sondrio. È una persona non molto alta, che indossa sempre il suo camice bianco a cui è affezionata e che ha un atteggiamento grintoso e deciso. Durante la visita, ci ha parlato dei suoi studi, durati ben due anni, e dell’importanza della sua professione e dell’indossare il camice come chiaro segno distintivo. Infatti anche durante il nostro incontro lo indossava. L’ispettrice, nel seguito del suo discorso, ci ha parlato di uno dei suoi ultimi viaggi di soccorso, in Iraq nel 2003. Successivamente ci ha raccontato tutte le difficoltà che ha incontrato per raggiungere il campo base. Infatti, visto la guerra, bisognava volare a bassa quota per non essere intercettati dai radar nemici e per evitare l’abbattimento. Il campo si trovava nel deserto dove erano installate varie tende, che fungevano da ospedali, (cosiddetti ospedali da campo), nelle quali erano ospitati medici e infermieri volontari. A teatro con Boccaccio Venerdì 13 febbraio gli alunni della scuola si sono recati in palestra per assistere alla rappresentazione teatrale di due novelle tratte dal Decamerone: “Calandrino e l’elitropia” e “Calandrino e il porco”, portata in scena da una compagnia partenopea. È la storia di Calandrino, un pittore sempliciotto, a cui viene rubato, per burla, il suo prezioso maialino. Il ladro è l’amico Bruno, che nasconde il porcellino deciso a venderlo. La mattina dopo, Calandrino, non trovando l’animale, si rivolge al compagno che, facendo finta di non sapere nulla, gli propone di radunare i vicini per trovare il colpevole per mezzo di un vecchio rito popolare: ad ogni persona verrà dato un pezzo di pane speziato e colui che non riuscirà a mangiarlo sarà ritenuto il colpevole: ovviamente il pane di Calandrino sarà immangiabile e verrà accusato del furto. Le beffe, però, non finiscono qui e al povero, ingenuo ragazzo viene tirata un’altra burla: gli viene raccontata una storia riguardante una magica pietra, l’elitropia, in grado di rendere invisibile coloro che la possiedono. Potete immaginare la curiosità del credulone, che non esita ad andare fino in Cina per trovarla. Noi in classe avevamo letto le novelle e siamo stati particolarmente sorpresi dal fatto che i due racconti sono stati intrecciati fra loro, con grande bravura da parte degli artisti, fino a formare un’unica storia, ricca di fantasia e particolarmente comica. L’ambientazione e i luoghi in cui si svolge la vicenda, poi, sono stati modificati rispetto l’originale: Calandrino va alla ricerca dell’elitropia in Cina, invece che sulle montagne toscane. Laura Pizzatti Sertorelli 2C La loro missione, oltre che soccorrere i feriti, era anche quella di aiutare le persone sfollate. Per esempio, l’ispettrice ci ha raccontato che aiutava i bambini che venivano riuniti in piccole sale che fungevano da aule, nelle quali non vi erano né banchi né sedie ma solo del materiale scolastico (come pennarelli e fogli) che avevano portato i soccorritori. I bambini, nonostante i disagi, erano contenti di frequentare la scuola, grazie alla quale hanno imparato un ottimo inglese! L’ispettrice ha continuato il suo discorso raccontandoci di come l’arrivo di una piccola pioggia, che a suo parere sembrava un evento positivo vista la mancanza d’acqua, scatenò la disperazione degli abitanti dei villaggi; poiché le strade non erano asfaltate ma fatte di sabbia battuta, il terreno impermeabile non assorbì l’acqua ma allagò l’accampamento e le vie percorribili. Fortunatamente in quell’occasione arrivarono subito i soccorsi dei militari che costruirono una rete di ponti. L’ispettrice ha concluso il suo racconto di testimonianza dicendoci in modo commosso che le condizioni di vita di quelle popolazioni erano veramente drammatiche. Io, personalmente, rimasi sorpreso del suo racconto molto forte e da come lei aveva preso molto a cuore quella situazione critica. Nicola Muffatti 3C Una giornata alla Scala Lunedì 23 marzo 2009, alcuni alunni delle classi terze della Scuola G.P Ligari sono andati ad assistere ad un concerto del Coro di voci bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio G.Verdi presso il Teatro alla Scala. Dopo alcune ore di lezione, i o e altre sei mie compagne siamo partite da scuola con il pullman insieme ai ragazzi della sede. Alle ore 13.30 circa siamo giunti a Milano dopo un lungo viaggio. Noi di Albosaggia ci siamo divisi dal gruppo e siamo andati a pranzare in un self service vicino al Duomo con la professoressa Libera. Aspettando le 16.00 abbiamo guardato le vetrine dei negozi più lussuosi di Milano e in uno di Louis Vitton siamo anche entrati, ma non abbiamo acquistato nulla perché gli articoli esposti erano tutti costosissimi. Siccome una di noi era interessata ad un libro siamo andate nell’enor- me Libreria Rizzoli in Corso Vittorio Emanuele vicino alla Galleria. In seguito abbiamo raggiunto il resto del gruppo e ci sono stati consegnati i biglietti per entrare alla Scala. Lì fuori c’erano moltissime scolaresche che aspettavano, anche ragazzi molto giovani. Eravamo tutti molto emozionati. Finalmente dopo circa mezz’ora di attesa, hanno aperto le porte del teatro. Noi eravamo all’ultimo piano e abbiamo dovuto salire molte scale per raggiungere la nostra postazione. Da lì si ammirava il palco reale e l’enorme lampadario posto al centro del soffitto. L’interno era favoloso e il rosso e l’oro erano i colori che primeggiavano e rendevano tutto più maestoso e ricco. Non ero mai stata all’interno della Scala e continuavo a guardarmi attorno per non perdermi nessun particolare e lasciare tutto impresso nella mente. Lo spet- tacolo è iniziato con l’entrata del coro, del direttore, dell’organista e del pianista. I ragazzi erano vestiti elegantemente con camicia azzurra e pantaloni o gonna. Questo concerto era un omaggio a Felix Mendelssohn-Bartholdy, noto compositore vissuto nell’Ottocento. “Tre mottetti Opera 39” è stato il primo brano cantato con l’accompagnamento dell’organo suonato da Lorenzo Bonoldi. Successivamente è stato cantato un altro brano di Sergei Rachmaninov dal titolo “Sei cori Opera 15” accompagnato dal pianoforte suonato da Marco De Gasperi. L’ultimo brano è stato “Friday afternoon Opera 7” di Benjamin Britten. È stato molto interessante ed emozionante vedere questi piccoli ragazzi cantare così bene davanti a molte persone in un posto così importante come il Teatro alla Scala. Sara Rovedatti e Valentina Gianoli 3 Albosaggia 22 Profumi indiani Samosa Ingredienti per il ripieno 4 patate bollite 1/2 tazza di piselli lessati 1/2 cucchiaino di semi di cumino 1 cucchiaino di polvere di peperoncino 1/2 cucchiaino di fieno greco in polvere 1/2 cucchiaino di cannella in polvere 2 cucchiai di burro (ghee) sale Ingredienti per la pasta dei samosa 3 tazze di farina 1/2 tazza di olio di semi sale 250 gr - olio per friggere Preparazione Preparate il ripieno facendo scaldare il ghee e facendovi tostare il cumino. Quando i semi cominceranno a scoppiettare, aggiungete le polveri di spezie e fate soffriggere per 10 secondi. Aggiungete le patate, schiacciatele leggermente con una forchetta e fatele insaporire insieme ai piselli con tutte le spezie per una decina di minuti. Salate. Tenete l’impasto da parte e lasciatelo raffreddare. Preparate adesso la pasta dell’involucro. In una ciotola mettete la farina, l’olio e un pizzico di sale e lavorate gli ingredienti fino a quando la farina avrà assunto una consistenza simile al pane grattugiato. Aggiungete, poco alla volta, 1/2 tazza di acqua tiepida lavorando l’impasto fino ad ottenere una pasta vellutata abbastanza dura. Dividete la pasta e fatene tante palle tenendo come dimensione di esempio un limone. Tirate ciascuna porzione con il mattarello mantenendo la forma di un disco. Tagliate ciascun disco a metà; bagnate leggermente il lato dritto del semicerchio risultante per poterlo sigillare. Avrete così un piccolo triangolo di pasta a tasca. Farcitelo con il ripieno di patate e piselli e sigillate il bordo esterno nello stesso modo indicato in precedenza. Friggete i samosa in abbondante olio bollente, lasciandoli dorare. Si possono preparare anche con carne macinata insaporita da spezie. Pakora Ingredienti: 1 cucchiaino olio di mais 100 gr farina di ceci 2 cucchiaini coriandolo macinato 2 cucchiaini di cumino macinato 1 cucchiaino di curcuma 1/2 cucchiaino di peperoncino in polvere 1 uovo - 10 cucchiai di farina 250 ml di latte 2 piccole cipolle Preparazione Oliare leggermente una padella antiaderente. Setacciare farina e spezie in una terrina, aggiungere l’uovo, metà del latte e mescolare fino a ottenere un composto morbido. Versare il resto del latte, le cipolle e mescolare. Scaldare la padella e versarvi il composto a cucchiaiate. Far cuocere finchè non si formano bolle d’aria in superficie, poi girare la frittella (deve cuocere 2-3 min. per lato). Mantenerle in caldo e guarnire con rametti di coriandolo e anelli di cipolla. Kaur Gurpreet 3B Vicini di casa DAI BALCANI L’Albania e la Bulgaria sono due Paesi abbastanza vicini che si trovano nella penisola Balcanica. Una delle ricorrenze più sentite dal popolo bulgaro e albanese è la festa tradizionale della primavera, in cui avviene il rituale intreccio di fili bianchi e rossi. ALBANIA, POPOLI E CULTURE Ciao, io mi chiamo Barie e ho tredici anni. Vorrei parlarvi del mio Paese d’origine: l’Albania. La popolazione albanese si suddivide in due gruppi linguistici: i “gheghi” a nord, e i “toschi”a sud. Con il passare del tempo il tosco è diventato la lingua nazionale. La religione è prevalentemente musulmana e festeggia diverse feste religiose, come il “Ramadan”, un mese in cui avviene una cerimonia costituita da preghiere e giorni di digiuno, dalle ore 4.30 alle ore 20.00. Tirana, capitale dell’Albania, è anche l’unica grande città che si sviluppò a partire dal riconoscimento dell’indipendenza albanese. Essa conserva alcune moschee e abitazioni tipiche. A Tirana troviamo la moschea di Etehem Bey, nella piazza di “Gjergj Kastriot Skenderbeu”. Nelle regioni interne, durante le feste e in alcune cerimonie tradizionali, si svolgono due danze: guerresca e acrobatica. COME SI MANGIA L’alimentazione albanese è costituita da alimenti basati su ingredienti semplici. Tra i piatti troviamo le minestre di riso, patate lesse e fritte. Tra i dolci i llokum, cubetti di zucchero e miele, dolcissimi. Le paste sono dei semplici dolci a forma di cerchio coperti di zucchero e cubetti di fragole. Anche se l’Albania è un Paese piccolo, ha comunque tante tradizioni e culture che vale la pena scoprire. Io trascorro le mie vacanze estive a Tirana, capitale dell’Albania, divertendomi con le mie amiche. BULGARIA, POPOLI E CULTURE Ciao, io sono Sara e vorrei parlarvi del Paese d’origine di mia mamma, dove d’estate trascorro le mie vacanze. La popolazione bulgara è costituita in larga maggioranza da bulgari, ma è presente anche una consistente minoranza turca. Nel tempo si sono aggiunti anche gruppi di slavi, gruppi di pomichi, cioè bulgari convertiti all’islam, e zingari. Una delle ricorrenze più sentite dal popolo bulgaro è la festa di Cirillo e Metodio, due santi che hanno inventato l’alfabeto cirillico e hanno avuto grande importanza nella storia dei popoli slavi. Un’altra festa tradizionale è la festa di primavera che si festeg- URUGUAY Gli aborigeni che popolarono i territori di quello che oggi è l’Uruguay si stabilirono in quelle zone attorno al 10.000 a.C.; erano gruppi di cacciatoriraccoglitori. La produzione di ceramica apparve verso il 2.400 a.C. e l’agricoltura nel 700 a.C. Il territorio che oggi fa parte dell’Uruguay fu scoperto nel 1516 dall’esploratore spagnolo Juan Díaz di Solís, primo europeo che navigò per il Rio de la Plata; lo stesso anno, i membri della sua spedizione morirono per mano degli indigeni, i Charrúas, tribù che si oppose ai tentativi di colonizzazione del territorio durante il secolo XVI. Il primo insediamento permanente fu quello realizzato dagli spagnoli nel 1624, sulle rive del fiume Nero. Tale insediamento da parte degli spagnoli costò la vita di tanti indigeni che furono sterminati e/o costretti ad adottare usi e costumi degli spagnoli. Tra il 1680 e il 1683, per sfidare la sovranità spagnola della regione, i colonizzatori portoghesi del Brasile stabilirono diversi insediamenti di fronte a Buenos Aires, come la Nova Colonia do Sacramento. Tuttavia, gli spagnoli non effettuarono nessun tentativo per scacciare i portoghesi fino al 1723, quando questi cominciarono a fortificare i rilievi che circondano la baia di Montevideo. Nel 1830 si proclamò la Repubblica Orientale dell’Uruguay. Il 1836 vide la nascita dei due partiti tradizionali uruguaiani, i bianchi e i colorati che in forma intermittente e con l’aiuto dei paesi confinanti lottarono per il potere. Tra il 1865 e il 1870 l’Uruguay si alleò con Brasile nella guerra della Tripla Alleanza contro il Paraguay. Agli inizi del secolo XX, i due gruppi politici si trasformarono, il primo in partito conservatore, attraendo fondamentalmente la popolazione rurale ed il clero, mentre i colorati adottavano posizioni progressiste e proponevano una avanzata legislazione sociale. Durante la presidenza del colorato José Batlle Ordóñez l’Uruguay si trasformò nel paese più progressista di America. Frattanto, la caduta dei prezzi della lana e la riduzione delle esportazioni di carne provocarono l’aumento della disoccupazione e l’inflazione. Per migliorare la sua situazione, nel 1956 l’Uruguay firmò vari accordi commerciali con la Repubblica Popolare della Cina ed altri paesi comunisti. Tuttavia, queste misure non ostacolarono il deterioramento economico. Nel 1958, dopo 93 anni ininterrotti di governo colorato, i bianchi vinsero le elezioni. Il nuovo governo mise in atto varie riforme economiche, ma dovette affrontare la mobilitazione della sinistra e dei sindacati. Il malcontento sfociò in grandi scioperi e in un movimento di guerriglia urbana, i Tupamaros, giovani per lo più appartenenti alla media borghesia di Montevideo. Da giugno di 1968 fino a marzo di 1969, l’Uruguay si mantenne sotto una forma modificata di legge marziale. I Tupamaros, movimento di sinistra con impostazione anarchica, si resero responsabili, tra l’altro, del rapimento di uomini politici e di industriali a scopo di riscatto. L’incapacità del Governo di fermare i Tupamaros aprì la via al golpe militare del 1973 e alle sue violente campagne di arresti politici e torture. Così l’Uruguay conquistò una nuova e triste notorietà, come il Paese con il maggior numero di prigionieri politici per abitante. Nel 1976 c’erano 4600 detenuti politici. Il Governo militare non riuscì peraltro a fermare il declino economico, aggravato poi dalla recessione a livello mondiale. Nelle elezioni celebrate alla fine del 1994 fu rieletto il colorato Julio María Sanguinetti che venne sostituito da Jorge Battle cinque anni dopo. Pochi anni fa la sinistra per la prima volta in Uruguay ha vinto le elezioni e Tabare Vásquez è stato eletto presidente il 31 Ottobre del 2004. David Enrique Bordagaray 1E Matti da Ligari gia anche in Albania. Questi intrecci di fili bianchi e rossi (marteniza), in Bulgaria, si portano sul braccio quasi tutto il mese di marzo e si legano su un albero da frutto quando vedi la prima cicogna. COME SI MANGIA La cucina bulgara è una cucina semplice basata sulla verdura, carne, cereali, yogurt e formaggio, ed è influenzata dalla cucina turca. Tra i piatti tipici troviamo: la moussakà, un piatto a base di carne, patate, yogurt e uova; il gyuvetch; la Pita (focaccia) e la fasul chorba (minestra di fagioli). Tra i dolci troviamo il gyurash, una buonissima torta al cioccolato; la baclavà, un dolce fatto con la pasta sfoglia, noci e sciroppo zuccherato, che si mangia durante le feste natalizie. Io le vacanze estive, le trascorro a Batak, un piccolo paesino situato in montagna nel sud della Bulgaria, famoso per i fatti storici accaduti ne 1867 quando i turchi sterminarono tutti i suoi abitanti. C’è anche una grotta chiamata “la grotta di Biancaneve”, perché le stalactiti e le stalagmiti presenti in questo luogo assomigliano a Biancaneve e ai sette nani. Barie Vladi 2D e Sara Canovi 2F Dalla Macedonia… IL MIO VESTITO TRADIZIONALE In Macedonia i giorni di festa sono quelli in cui si festeggia la nascita di un bambino, il matrimonio o il giorno dei maschi chiamato “Sinet”. In quelle occasioni indosso il mio vestito tradizionale, che è anche il mio vestito preferito. Si chiama Shallvare ed è costituito da tre pezzi: camicia, pantaloni e mantello. La camicia, trasparente e con strisce bianche di raso, ha delle maniche lunghe che arrotolo fino al gomito e lego con dei nastri blu. I pantaloni sono larghi e lunghi con una striscia dorata al centro. Anche il mantello, di colore blu, ha delle strisce ricamate in oro. IL GIORNO DELLE VECCHIE Secondo un’antica leggenda macedone il 24 marzo é chiamato “il giorno delle vecchie” ovvero il giorno che segna l’arrivo della primavera. Tanti anni fa infatti, una vecchia, dopo un lungo e freddo inverno, uscì a fare una passeggiata in montagna e vide un meraviglioso sole e disse tra sé: “Finalmente è finito quel maledetto inverno”. Non aveva ancora finito di parlare quando all’improvviso si scatenò un forte temporale: il sole scomparve, il cielo diventò scuro e una grande tempesta di pioggia, vento forte, neve e grandine travolsero la vecchia e tutto ciò che le apparteneva. L’inverno, offeso dalle parole della vecchia, aveva voluto punirla. Malzime Islami 1E Matti da Ligari Viaggiare Alla scoperta di Firenze Caro diario, domenica 22 febbraio, grazie ad una combinazione tra la pausa scolastica di carnevale e una vacanza organizzata dai miei genitori, sono potuta andare a visitare una città in cui non ero mai stata: Firenze. Il pomeriggio prima siamo andati da amici in provincia di Livorno per stare un po’con loro. Dopo una buona cena in una trattoria tipica toscana e una serata allegra in gradevole compagnia, abbiamo pernottato da loro e la domenica mattina siamo partiti per Firenze. Dopo circa un’ora e mezza abbiamo raggiunto, nella parte alta di Firenze, dove avevamo prenotato un appartamentino per la notte. Lì abbiamo lasciato la nostra automobile e abbiamo preso un autobus che ci ha portato, in pochi minuti, alla stazione di Santa Maria Novella. Di fronte alla stazione si trova la chiesa di Santa Maria Novella, in stile romanico. Dopo averla visitata, ci siamo diretti verso la chiesa di San Lorenzo, con la seconda cupola più grande di Firenze dopo quella del Duomo. Arrivati a questo punto, era quasi mezzogiorno e mezzo e, avendo tutti una discreta fame, abbiamo pensato bene di concederci una meritata pausa pranzo! Dopo aver mangiato, abbiamo visitato il celebre battistero di San Giovanni a forma ottagonale dove, fin dall’antichità, si trovava un edificio romano di grande importanza, forse un tempio di Marte, che attraverso i secoli e le generazioni rimase un punto di riferimento per i fiorentini. La cosa che mi ha affascinato di più è la volta coperta di mosaici dorati dove è raffigurata la storia di Gesù e di Maria, di Giuseppe, del Battista, il giudizio universale e le gerarchie angeliche, nonché vari episodi del Nuovo Testa- mento. Ci siamo quindi diretti verso il duomo, o cattedrale di Santa Maria del Fiore dove già si formava una piccola coda di turisti interessati a visitarlo. Lo stile esterno del duomo è gotico romanico ed è estremamente bello e affascinante. L’interno, benché enorme, ha delle pesanti zone di penombra che lo rendono un po’cupo. Molto belle alcune opere, quali “Dante sullo sfondo di Firenze”di Domenico di Michelino e il “Grande Orologio” opera di Paolo Uccello. Io e la mia famiglia volevamo visitare la cupola del Brunelleschi (463 gradini per arrivare in cima), ma non è stato possibile: un vero peccato! Abbiamo però visto, in una specie di cripta, le vecchie fondamenta della chiesa di Santa Reparata, sulla quale hanno costruito successivamente il duomo. Inutile dire che sorprendentemente bello è anche il campanile di Giotto adiacente alla cattedrale. Abbiamo poi fatto una breve tappa nella Piazza della Repubblica per spostarci fino alla Piazza della Signoria, con l’omonimo palazzo ora sede del municipio. Nell’ultima piazza era presente la statua del “David” di Michelangelo, situata al centro di una fontana. Sul fianco del Palazzo della Signoria si apre la Galleria degli Uffizi che abbiamo percorso tra le tante statue di personaggi illustri fiorentini. Percorrendo l’Arno, siamo poi arrivati al Ponte Vecchio. Su entrambi i lati numerosissimi orafi esponevano ogni tipo di gioiello e monile. Dopo il ponte siamo arrivati al Palazzo Pitti, era gigante e mi sono impressionata a quella grandezza. Non abbiamo visitato il parco di Boboli perché cominciava a fare piuttosto freddo. All’andata abbiamo fatto turismo, al ritorno… shopping! Dopo aver fatto tutti questi giri siamo tornati alla stazione, dove abbiamo preso l’autobus e siamo tornati alla villa. Eravamo stanchi morti… ci siamo riposati un po’. Per cena siamo andati a mangiare la tipica fiorentina nella nota località di Fiesole, in mezzo ai vigneti del Chianti. Sinceramente non abbiamo mai assaggiato una bistecca così buona! Dopo questa cena gustosa siamo andati a vedere Firenze di notte dall’alto, precisamente da Piazzale Michelangelo: era stupendo, ma c’era anche l’aria fredda e umida che ti penetrava nelle ossa… nonostante le mimose fiorite, si gelava! Siamo tornati alla villa infreddoliti e stanchi, ma con una bella dormita è passato tutto. L’indomani, dopo un’inevitabile ricca colazione, preparata in una sala con un’enorme vetrata che dava su un parco stupendo, siamo partiti alla volta di Lucca. Anche lì il clima non era dei migliori, ma ciò nonostante, abbiamo cercato di non perderci le cose più belle della città di Puccini. In serata siamo rientrati… nostro malgrado, a casa. Avremmo continuato volentieri a fare turismo, ma potevamo comunque considerarci soddisfatti della nostra mini vacanza. Caro diario, finalmente, dopo lunga attesa e numerose peripezie, siamo riusciti anche noi quattro a ricavarci un prezioso e magnifico fine settimana libero e spensierato! Ciao Eleonora Borzi 2D Tra i castelli tedeschi Nei giorni di carnevale insieme alla mia famiglia sono andato in Germania. Abbiamo visitato questo luogo soprattutto per i suoi castelli appartenuti alla famiglia di Ludwig II. Siamo partiti da Sondrio e abbiamo attraversato parte della Svizzera, tutta l’Austria per arrivare fino a Ettal, proprio in Germania. Giunti a Ettal grazie al navigatore satellitare, ci recammo verso lo stupendo albergo che ci avrebbe ospitato per due notti. Poco dopo aver deposto i bagagli, andammo a fare un giro per ambientarci. La sera andammo a mangiare in un tipico ristorante in centro. La mattina seguente, dopo aver fatto colazione, ci recammo al castello di Linderhof, vicino al paese di Garmisch. Il giardino del castello era molto vasto, ricco di aiuole, ma la zona più spettacolare, era quella nelle vicinanze del castello stesso. Infatti qui si fa notare la fontana di ceramica di colore oro posta davanti a questo. Essa conduce all’entrata dell’edificio da dove saremmo entrati. Per le spiegazioni c’era un turno in tedesco, uno in francese, in inglese, in spagnolo e in italiano. Noi aspettammo quest’ultimo per condurci nel castello. I muri interni erano decorati da linee curve colore oro, mentre nelle stanze erano presenti diversi tipi di statue di bronzo. La stanza da letto era costituita da mobili e antichi comodini e da un letto matrimoniale coperto da un velo. C’erano molte altre stanze, ma non avevamo molto tempo a disposizione, quindi ci spostammo in un altro castello. Prendemmo una strada provinciale e ci avviammo verso Fussen. Là erano presenti due castelli, noi avevamo intenzione di andarli a esplorare tutti e due; il primo era quello di Hohenschwangau: era un imponente edificio giallo circondato da alcune torri e si elevava su un dosso. Era ricco di finestrelle e aveva forme molto geometriche. Mi ricordo che aveva un tetto verde selva, perché si mimetizzava con le piante che si presentavano attorno. Sulle facciate erano dipinti degli stemmi tedeschi. L’interno era ricco di quadri e mobili antichi, le porte in legno erano decorate da frammenti di cristallo e c’erano molti strumenti a tasti come il pianoforte o l’organo. Conclusa anche questa visita tornammo in albergo per riposare, poi ci avviammo verso un ristorante per cenare, visto che il motel era solo a mezza-pensione. Il giorno dopo andammo nel più bel castello del mondo, quello di Neuschwanstein. Questo era molto raffinato e spettacolare, visto che si trovava tra le stupende montagne e una cascata. Anche Walt Disney l’ha ammirato, così tanto che vi ha perfino ambientato dei cartoni animati, come “Biancaneve e i sette nani”, “Cenerentola” e “La bella addormentata nel bosco”. Il castello presenta delle torri che lo rendono alto quasi 1000 metri. Una stanza che mi ha colpito è stata la stanza del trono: una camera con un paio di gradini che portano al trono d’oro e d’avorio costellato di diamanti. Nella stanza sono presenti diverse tele dipinte e accanto, c’è un candelabro a forma di corona. Altre stanze sono quella da pranzo, la sala dei cantatori e le camere da letto. Questo è il più importante castello della Baviera, infatti è anche il suo simbolo. Un altro castello che potevamo visitare era quello di Herrenchiemsee, ma purtroppo era già tardi. Così ci avviammo verso Ettal, osservando anche uno stupendo tramonto color rosso fuoco. Il giorno del viaggio di ritorno ci svegliammo verso le 8.00 e imboccammo la strada del ritorno. Il percorso era sempre quello, ma attraversata mezza Austria deviammo in un tunnel che portava nello stato del Liechtenstein, la cui capitale è Vaduz. Noi ci stavamo dirigendo proprio là, ma dopo 5 minuti che eravamo in galleria cominciai a insospettirmi, così chiesi spiegazioni al mio papà sul perché non eravamo ancora usciti dal tunnel. Alla risposta rimasi sbalordito, infatti si trattava della galleria più lunga d’Europa (esclusa la Manica), che percorreva quasi 14 Kilometri. Dopo alcuni minuti arrivammo nella capitale: non era molto grande, circa come Sondrio, visto che si trattava di uno stato piuttosto piccolo. La città però era carina, io fotografavo tutti i minimi particolari, come didascalie delle statue o scritte sui muri, ma una cosa che mi ha meravigliato era una struttura di ceramica fatta a mano esposta su un marciapiede, che somigliava al castello che si innalzava su una bassa montagna vicino alla città. Lì mangiammo un panino e riprendemmo il viaggio verso casa. Federico Crapella 1B 23 Ganda Il Santuario della Sassella e le incisioni rupestri di Ganda. Periodo consigliato: tutto l’anno. Tempo di percorrenza: due ore. Partenza: Sondrio, piazzale del campo sportivo. Dislivello: 200 metri circa. Voglio consigliarvi una gita che in questo mese di marzo io con la mia famiglia ho effettuato già due volte. La gita si può considerare più una passeggiata (io l’ho fatta con i miei nonni), che una vera e propria escursione, non richiede allenamento e neanche attrezzatura speciale. L’uscita si svolge per lo più lungo stradine acciottolate e asfaltate e vi è un solo tratto ripido consistente nel breve sentierino che dal Santuario della Sassella sale alla sovrastante frazione di Triasso, percorrendo i terrazzamenti coltivati a vite. Raggiunto il piazzale che si trova tra i due campi sportivi, si imbocca la via Valeriana, antica via della Valtellina prima della costruzione della statale. Superate le ultime abitazioni la strada inizia a salire lambendo una delle cappelle dedicate ai Misteri del Rosario, che nel passato scandivano la via verso il Santuario della Beata Vergine della Sassella. Giunti al primo tornante si prosegue sulla strada sterrata a sinistra, l’antico tracciato della Valeriana che si restringe a mulattiera. Dopo un centinaio di metri sorge l’ultima delle cappelle dei Misteri del Rosario, quella dei dodici Apostoli. Ripresa la marcia si sbuca sui terrazzamenti con vigneti da dove è possibile vedere il Santuario. La chiesa della Sassella fu costruita nel ‘400, su un edificio preesistente. Tuttavia non ci sono prove dell’edificazione di questo luogo di culto, ma questa, secondo la tradizione, fu voluta dalla Madonna. Dal piazzale della chiesa, si riprende il cammino seguendo il sentiero n° 385, che s’innalza sopra le case della Sassella e porta alla frazione di Triasso. Qui si procede verso sinistra, e dopo una piacevole camminata, si giunge a un bivio, dove si procede a destra, ora un po’ più ripido. Percorrendo questa strada, ci si dirige verso la contrada Moroni si nota una cascina raggiungibile tramite una stradina sterrata. Siamo in località Ganda: qui sono stati da poco rinvenute delle incisioni rupestri, che narrano la storia di Sondrio in età preistorica. Personalmente vi consiglio di incamminarvi da Sondrio dopo pranzo, per raggiungere le incisioni verso le 15.00; a quest’ora il sole ha un’inclinazione che permette di vedere i solchi nella pietra senza difficoltà e di riuscire a distinguerne le figure. Come ho già detto, questo sito è di recente scoperta e probabilmente tutto il terrazzo glaciale sovrastante fu abitato dai nostri antenati, come testimoniano altre rocce incise trovate nei paraggi. Finito di ammirare le incisioni, si può tornare indietro, alla Sassella ma in alternativa, giunti a Triasso, si può proseguire lungo la strada e tornare a Sondrio. Fabio Molinari Classe 1E Poesie 24 Matti da Ligari La recita di Calandrino Un dì sono andata ad una recita Dove c’era Calandrino a far lo sciocco e certo a nessuno venne un abbiocco poiché la battuta era sì gradita. ll’amicizia u Aforismi s i. solo i nemic o n so ri e c n in realtà si sinceri, ma in due corpi. o n o ic d si Gli amici la divisa i nemici. un’anima so non si è mai fatto de e nel ricordare i: ic m a e u D à he ciò che si d ici l’uomo c Non ha am siste nel dimenticare a di essere amici, on ett L’amicizia c riceve. Si decide in fr lentamente. si ra e tu h fianco quello c o che ma re al vostro ia è un frutt ma l’amiciz i che sono pronti a sta ic Ci sono am euro. o im lt . fino all’u , non il loro ro u e dice 2A Il vostro Laura Giu Il bosco Il bosco fitt o è una grand e Le foglie va casa. riopinte sono tanti a rc posati a terr obaleni a. Così ch’ogni tristezza era svanita che Calandrino era proprio un po’ tocco anche se aveva qualche ritocco così la storia era quasi finita. Un fruscio, uno scoiatto lo si è pers o tra i secchi alberi trova la sua tana poi, un immenso silenzio. Con quell’attore ho riso alla follia tanto lontan Calandrino era andato, con tutta la sua sciocca fantasia. Così molte persone ha incontrato, ma infine trovò la filosofia. Or tutta la novella ho raccontato. Oscar De B ernard 2 Albosagg i ia Anna Combi 2F La scuola Ligari Via Scarpatetti Tra tetti e tetti, tra case e cortili, tra muri di sasso io passo e penso al tempo che fu. Sento i carri cigolare, gli zoccoli calpestare i sassi levigati della via, la mucca al passo col contadino e il richiamo dell’arrotino, il mulino macinare in fretta in fretta e una donna pregare alla cappelletta. Le galline razzolano fra i bambini che giocano a sassetti ma scappano quando sentono arrivare il monello che, bel bello, fa scendere il suo cerchio giù per il selciato. Un gatto, sopra un tetto, sta a guardare. Alla fontana, con le mani gelate, le donne si raccontano le giornate. I panni stesi in fila Ora come allora, e i bambini chiassosi… ma quelli siamo noi! Lisa Bettini Martina Menesatti 1E Filastrocca dell’amicizia Per avere un nuovo amico son venuto da lontano perciò sai cosa ti dico? Proprio a te darò la mano. Per avere un nuovo amico voglio fargli un regalino, perciò sai cosa ti dico? Proprio a te darò un bacino. Per avere un nuovo amico da tenere sotto braccio vuoi sapere che ti dico? Io ti stringo in un abbraccio. Per avere un nuovo amico posso fare un girotondo ed insieme io e il mio amico gireremo tutto il mondo. glie Cadono le fo nno avanzato Ormai è autu giallite, in le foglie sono ... te ti appesan intristiti. I tronchi neri, e dal vento Cadono portat uccelli i come stormi d .. a. vi o n la che vo beri Fra poco gli al i, saranno spogl rgo... ta le go n lu in un idità l’uomo il vento e l’um combatte, con ammucchia, ie... brucia le fogl E tutto è triste olazione es malinconia, d ... re lo o d i e quas alabrini Alessandro C saggia 2 Albo Da quando son nella scuola Ligari ho conosciuto Paolo e Cagliani e ho fatto capriole senza mani se i prof. coi voti sono stati avari. Rosy Butticè 1E Calandrino Ma non solo a questo egli ha creduto ha pensato che un bel sasso nero trasparente avrebbe addivenuto. Così rubò le pere di un pero ma forse lui non avrebbe dovuto perché il suo effetto non era vero. Martina Gatti 2F Se quando le prof. facciamo arrabbiare non danno compiti di punizione una bella nota ci voglion dare, alla lezion meglio far attenzione. Smetto di scrivere e vado a studiare per non prendere tre senza ragione. Giacomo Scherini 2F Un libro Quante volt e ti distrae da un libro ti rasserena, cose anche e ti ridona la gioia di p amare e che il mon do è bello, nsare non è un’a na. reLe vicende d’amore a li e il racconto fantasioso d to fine, i una storia che spesso , ti son cose be torna alla memoria, lle, non son o spine. Un libro è un quasi un ali amico entusiasmante an che ti fa vo te lare oltre i confi ni del reale . Laura Giu dice 2A Ed ecco da Firenze Calandrino quel mattacchione era un bravo pittore che trascorreva le sue tante ore a credere a tutti come un bambino. Ha supposto ci fosse un paesino dove le casette sono di more e sono tutte di un bel colore acceso rosso fuoco come il vino. Infatti bei voti son molto rari e sgobbiamo di più dei sette nani a volte mi fanno male le mani ma in fondo siamo bravi scolari. Poesia our hearts that burns in re fi e th as ed R nset l Red as the su ble bond that unites us al si vi in Red as the ur of love Red is the colo r St. Valentine’s day fo Red as the gift ble work of the lovers si vi in Red as the elings Red are our fe s rt ea h Red as our ve lo e u Red as a tr dream ve lo Red is my s in my heart s er tt u fl e th as ed R cheek dness on our Red as the re e colours of the rainbow. th Red is one of g we want . in h Red is anyt ro 3E Martina Fer Poesie Matti da Ligari Messaggi o Fiori di pesc a finestra Guardo da un e vedo…. delicate ali, Farfalle dalle ero sogno come un effim emente olc si muovono d lieve brezza. la al sospiro del i h cc o i gl o d era Chiu ia della primav n e sento l’armo i di rosa: m che riveste i ra . fiori di pesco na e Maria Pira a m a C la ie n Da 2 Albosaggia Il mare Grande, immenso e sconfinato mare sono qui dove ti unisci alla terra sento la tua ridondante voce l’energia che emanano le tue acque mi sento un punto un nulla nel mondo ma ugualmente so di essere importante anche io un mattone dell’universo. Matteo Angioletti 2D Bussò alla mia porta Originale Certo che il m o c’è chi beve e ndo è originale c’ c’è anche chi è chi russa forte fuma fino a st ar male sembra che tu tti Certo che il m giochin con la sorte. ondo è origin ale c’è addirittura chi condanna a morte. Michele Bosca cci 2F L’amicizia e, e davanti a m Non camminar irti; gu potrei non se dietro di me, e non camminar condurti; ve non saprei do fianco io cammina al m re amici. p e saremo sem letti 2D Camilla Angio La notte amo contare le st e La notte amo contare le nel buio della stelle m luminose com ia camera, e bagliori nella notte, come lucori ab baglianti nel cielo illuminano il mio cuore. 25 lle Michela Sam brizzi 2D Acqua Acqua che sei vita, acqua che corri veloce, acqua potente imponente. Sei limpida cristallina, delicata e divina. Acqua sei vita. Anna Carrara 1E Un giorno d’autunno, un vecchio bussò alla mia porta l’alito freddo formava grandi nubi e il mantello bianco copriva ogni cosa. Lo negai. E sulle strade le sue lacrime ghiacciavano. Tre mesi dopo il vecchio sparì pian piano. Una fanciulla bussò alla mia porta. I capelli ondeggiavano coperti di fiori odorosi, fra le mani manciate di farfalle variopinte. La negai. Una bambina bussò alla mia porta l’aria giocosa le girava intorno scompigliandole i capelli. Il sole sorridente la guardava accarezzandole il viso con il suo soffio delicato. Questa volta non la negai. Seguiamo, all’unisono, i messaggi che i mesi in ci offrono. vernali Contemplia m il magico b o iancore della neve. Ascoltiamo il sibilo del gelo che sfiora il nostro vis o. Udiamo l’infuriare d ell che ci vuole a bufera di cose pass parlare a Ammiriamo te. , con coragg io, la nebbia come desid era nascondere sse ogni dolore . Palpitano le gocce de lla che batte su pioggia l preparando suolo, si alla futura p ri Ogni messa mavera. ggio ha un inseg namento disuguale che la natu ra nel profond o della rigida cuore stagione ci vuole do nare. invernali Giacomo C ioccarelli 2D pace Io voglio la ondo di pace, Io voglio un m cielo, il azzurro come rato, p il e m verde co me le farfalle, co re multicolo are profondo, blu come il m un fruscìo di foglie, e silenzioso com ndo di pace o m n u io voglio on soffre. n te n ge dove la drino 2D Denis Dell’An Maria Cecilia Belis Rosy Butticè 1E Fuochi d’artificio , Ad un tratto nella notte tto un forte bo o la festa. avvisa che sta iniziand rdi, blu Scintille rosse, gialle, ve rimbalzano nel cielo, luccicano, pazziti. saltellano come grilli im Fischi di fontane, scoppi di petardi, iono l’aria. boati assordanti riemp polvere di mille colori. Esplodono le stelle in Briciole fatate e si spengono. scendono graziosamente Io resto incantato con lo sguardo in cielo bello a pensare come sarebbe ro di fuochi di artificio se gli unici spari fosse Matilde Anghileri Lisa Bettini Alessandro Bordoni Martina Menesatti 1E Il bambino Un bambino di se ne stava se nome Giacomino duto sul letto ne intanto prepar av il tenerino mio a il borsone Ora è pronto dolce bambino. il è felice in gita piccolo carino co che bella giorn n papone ata col solleo n e corre felice nel suo giardin e Saltellando vi o. cin e giocando fe o al papino lic a mezzogiorn e a pallone o mangia un panino. Dopo di che fa poi ritorna a un bel pisolino ca con il vento ch sa con papone e bacia il visin o. Federico Filip pucci 2F Giochi 26 Matti da Ligari 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 ORIZZONTALI 1.Città del Salento.- 6.In modo casuale.-18.Altopiano in provincia di Vicenza.-20.Associazione Italiana Donatori di Organi.-21. Metallo prezioso.- 22.Casa automobilistica.- 23.Becco adunco e robusto.- 24.Magnificare, onorare.- 28.Acceso.- 30.Pronome personale inglese.- 31. A Carnevale si fa in maschera.32.Prosciugare mediante canaletti.- 34.La lingua dei trovieri.36.Maldestri.- 40.Un’estensione del web.- 41.Fiume russo.42.Arezzo.- 43.Città del Brasile.- 45.Occidente in breve.- 47.Un film di Disney.- 49.Serve a lavare i pavimenti.- 50.Lo stadio di Catania.- 54.Personaggio del libro della giungla.- 55.Como.56.Torino.- 57.La sede dei sentimenti.- 59.Si può bonificare.60.Un pronome- 62. Quella moderna piace ai giovani.- 64.Tutti ne hanno uno.- 65.Nei negozi vi si paga il conto.- 67.Prefisso per sangue.- 68.I buddisti cercano di raggiungerlo.- 69.Si porgono dopo aver fatto un torto.- 70.Preposizione articolata.71.Ogni ai tempi di Dante.- 72.La scontano i carcerati.- 73.La stella delle montagne.- 75.Ente Nazionale Allevatori.- 76.Si fa a volte al semaforo.- 77.Lucca.- 78.Aggettivo per Muse.80.Taranto.- 82.Si dà per fermare.- 85.Il giornale di Bergamo.87.C’è quella retta.- 88.Un caffè normale.- 90.Uno spettacolo di varietà.- 93.Stato asiatico.- 94.Sulla corteccia delle conifera.95.Popolare tipo di verdura. 1 7 2 3 8 10 17 11 32 5 6 orizzontali 1. Capanna 5. Desinenza del genitivo plurale della seconda declinazione 6. Sostiene le foglie ( dat.) verticali 1. Batte finché c’è vita 2. Indispensabile nei sacrifici 3. Cogito, ergo….. 4. Provo un forte sentimento 1 2 3 4 5 6 7 8 9 orizzontali 1. L’ingresso della casa romana 6. Chi si è macchiato di un delitto 7. Congiunzione avversativa 8. Una certa quantità 9. Pura verticali 1. Altare (acc.) 2. Rafforzativo di te 3. Le iniziali di rumor 4. Pronome dimostrativo femminile 5. Non parla (femm.) 12 CURIOSITà 13 IL QUADRATO PALINDROMO 23 31 4 18 22 27 3 6 20 26 2 Una frase bilingue: “I vitelli dei romani sono belli” Significato italiano: “I vitelli dei Romani sono belli” Traduzione dal latino: Vai (I), o Vitellio (vitelli), al suono (sono) del dio romano (dei romani) della guerra (belli) 19 35 5 15 16 21 Marco Spagnolin 2D 4 9 14 VERTICALI 1.Il lago di Como.- 2.Proveniente da paesi stranieri.3.Trasmette Onda Verde.- 4.Gatto in inglese.- 5.Precede “signore” sulle lettere.- 7.Club Alpino Italiano.- 8.Pronome personale.- 9.Ne ha molte un genio.- 10.Contrario di cunetta.- 11.Quantità non precisata.- 12.Equivale a 100 m2.13.Sporco.- 14.Esempio in breve.- 15.Un gas.- 16.Il rifugio di alcuni animali.- 17.In meta e in centro.- 19.Una qualità di farina.- 25.Un tipo di aereo.- 26.Bacino chiuso.- 27.La brucano le vacche.- 29. Può essere endecasillabo.- 31.Un racconto come Cenerentola.- 33.Non comune.- 35.Insetto notturno.- 37.Nella moto e nell’auto.- 38.Frutto con le spine.39.Importante polizia americana.- 44.Ruscello.- 46.Madrid è quella della Spagna.- 47.Ciascuno.- 48.Il Del Piero calciatore.49.Colpito da maledizione.- 51.Capitale del Maryland.- 52.Città francese.- 53.Grandissimo, immenso.- 54.La pelle dei frutti.56.Un pesce…in scatola.- 58.Organizzazione Estera.- 61.La razza a cui apparteniamo.- 63.Sulle autostrade c’è quella di servizio.- 66.Precede alcuni congiuntivi.- 69.La Spezia.- 71.Un telefilm.- 74.Città toscana.- 79.Comune nel Padovano.- 81.Il codice dei cellulari.- 82.Un incitamento da stadio.- 83.La televisione della Svizzera italiana.- 84.I servizi segreti americani.- 86.Organizzazione Apicoltori Valtellinesi.- 87.La sesta nota.- 89.Cuneo.- 91.Bologna.- 92.Alessandria. 1 28 33 36 ORIZZONTALI - 1. mese in inglese - 7. quattro in inglese - 9. cosa da fare a casa dopo scuola - 14. braccio in inglese - 15. stato americano a sud - 16. contrario di yes - 17. indovina in inglese - 18. apposizione in inglese - 19. guadagnare in inglese … senza la A - 20. abbreviazione di … esercizio - 21. dei coreani … in inglese - 23. nome proprio di persona con 2 vocali differenti e 2 consonanti uguali - 26. all’inizio di un’ … … esposizione - 27. preposizione inglese - 28. preposizione inglese - 30. verso del leone - 31. materia scolastica - 32. stanco … in inglese - 34. iniziale di … March/Road/Organization - 35. articolo determinativo - 36. pazzo … in inglese - 37. espressione usata per dire che un combattente ha perso l’incontro - VERTICALI - 1. mamma … in inglese - 2. congiunzione inglese - 3. iniziale di … Three/ 29 24 25 30 34 37 Hours/Organization/Exam - 4. casa … in inglese - 5. test … … senza fine - 6. abbreviazione di … Utah Race National Unit - 7. ventilatore … in inglese - 8. gold … in italiano - 10. signora … in inglese - 11. stagione - 12. A=1;E=2;i=3;O=4;U=5 …. 4. 1. 4 - 13. typical Australian animal - 15. lunatico … in inglese - 17. grande (esclamazione) … in inglese - 19. king … in italiano e al contrario - 21. participio passato del paradigma inglese tenere - 22. iniziale di … Our/School/European/High - 24. Monaco … … la prima, l’ultima, la prima - 25. segno … in inglese - 28. tè … in inglese - 29. iniziale di … Organic/Didactic/Zone - 33. roar … senza il centro. David Spaterna e Beatrice Rodigari 3F S A T O R A R E P O T E N E T O P E R A R O T A S La frase SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, inserita nel quadrato, si può leggere sia a partire dall’estrema sinistra in alto sia dall’estrema destra in basso, in orizzontale oppure in verticale. Si tratta dunque di una frase palindroma, ossia che si può leggere anche al contrario. Si può congetturare che la frase significhi: L’aratore tiene con fatica le ruote (nel solco). Anagrammando il testo si trovano divertenti soluzioni: “Attor Arreso Tenet Soap Opera” “Sottrar oro a Paperone: saette” “Pornostar: parte osée a teatro” “O porta estera, o porta esterna” Davide Benvenuti 3D Matti da Ligari Come ti carico i prof... 27 P... Z... S... L... F... V... T... dC... DB... F... V... M... ?... La Ligari dalla A alla Z Pirana Maria Paganoni Annalisa Piasini Nicola Nikulina Nataliia Piasini Ilaria Nicora Vittoria Piasini Beatrice Negrini Francesco Piani Maria ChIara Negri Beatrice Righi Davide Pelucchi Maria Grazia Pellegrini Luca Muffatti Nicola Simonetta Mottarelli Matteo Pellacci Puglielli Mottarelli Elena Pedrotti Elisa Motta Riccardo Scieghi Davide Rasella Roberto Pedretti Virginia Mossinelli Simone Scieghi Chiara Rasella Francesco Sciaresa Luca Raschetti Katia Pedrazzoli Matteo Morra Maurizio Pedrazzoli Letizia Moroni Erminio Carlo Testini Matteo Scandella Francesca Contrio Alessandro Scali Federico Pradella Davide Camanni Alberto Esposito Veronica Scala Martina Testini Giulio Canepari Michela Contrio Marco Pozzi Sara Parolo Giulia Bertini Simone Paroli Stefano Testini Chiara Testini Andrea Canovi Sara Saremi Gehan Luca Pomoli Maria Grazia Tessarolo Tommaso Sandrini Emil Telemaco Pomoli Maria Grazia Paracchini Luigi Caprari Andrea Corgatelli Camilla Sambrizzi Sara Crapella Federico Polti Monica PalOtti Matteo Palotti Giulia Tassi Caterina Sambrizzi Michela Plozza Chantal Elettra Tasca Marinella Salvagni Simone Pizzinga Vanessa Fanoni Renato Fantasia Rita Crotti Gloria Fantini Francesco Salini Giada Capussela M.Gabriella Díalpaos Francesca Pizzi Martina Paindelli Simone Ruttico Fausto Pizzatti Sertorelli Laura Paindelli Mirco Pizzatti S.Giorgio Pagliarini Valentina Tarchini Mara Bettini Lisa Caprinali Anna Tarabini Viviana Boiani Lucia Carnazzola Luca Díalpaos MartIna Lorez Nicholas Paini Luca Tavelli Marina Besio Manuel Cremonini Alice Locatelli Federico Fanoni Matteo Caprari Martina Caprari Nicholas Libera Sofia Fanoni Letizia Bertolini Valentina Bertolini Veronica Libera Mattia Fanchi Luca Bertolazzi Moreno Bertolini Nicoletta Gianoli Valentina Libanoro Giovanni Esposito Mariacristina Contrio Debora Coothen Brayen Gianatti Noemi Leoni Francesco Parolo Susanna Prandi Cesar Cama Daniela Elmoutaouakil Mohamed Parravicini Camilla Testini Vittoria Sceresini Benedetta Bertini Rebecca Prandi Lorenzo Timese Alessia Sceresini Martina Bertini Michael Contini Alessandro Paruscio Gloria Proh Anna Chiara Calneggia Nicholas El Grioui Aicha Menghi Andrea TImese Marco Bertini Matteo Contessa Serena Gianatti Gabriele Paruscio Sara Schena Caterina Calneggia Matteo DiOtallevi Matilde Menghi Isabella Proh Elena Bertini Edoardo Paruscio Alice Tirone Antonio Comune Paola Leoni Francesco Luca Giuseppe Schena Fabio Pukhova Anna Paruscio Simonetta Tocalli Stefano Calneggia Alessia Gianatti Francesca Merizzi Fabio Scherini Alessia Pusterla Cristina Passerini Chiara Bertini Arianna Diotallevi Jacopo Gianatti Alda Milani Federico Tononi Lucrezia Scherini Christian Quadrio Costanza Patriarca Filippo Combi Anna Dioli Michela Giana Silvia Mitta Luca Torricelli Fabio Scherini Elena Quadrio Elena Patrucco Carlo Caldara Andrea Colombo Aniello Di Toma Paola Giampaí Angela Lucchese Valeria Molinari Fabio Trivella Paola Scherini Francesca Bertalli Elena Calabrini Alessandro Colombo Luca Di Roio Manuel Lucini Michael Moltoni Daniela Quadrio Ilaria Tudori Federico Scherini Giacomo Colombini Stefano Leo Edoardo Mabchour Jihade Patrucco Enrico Turchi Andrea Buzzetti Giulia Giaggia Nicoloí Macrina Laura Scherini Giacomo Quattrini Simone Montobbio Ettore Valli Giovanni Uberti Claudia Pedrazzoli Alice Quadrio Vittoria Valsecchi Adalberto Scherini Giorgio Moroni Umberto Pedranzini Enrico Valsecchi Andrea Beltrama Ilario Cagliani Samuele Moretti Mattia Vanda Lorenzo Valenti Marco Pedrazzoli Giacomo Radiani Alessio Vanni Simone Scherini Giuseppe Moroni Arianna Maria Di Marino Valentina Mafessoni Andrea Ragazzi Samuele Collazuol Matteo Lenatti Marta Magoni Carlotta Vanotti Martina Scimeí Ilaria Pedrini Stefano Varisto Giada Sciolini Martina Ravizza Antonella Gherardi Giulia Magri Sergio Reghenzani Davide Selvetti Marilisa Butticeí Rosy Di Marino Alessandro Lapsus Gloria Mancin Riccardo Riboli F. Marco Belis Maria Cecilia Colarusso M. Immacolata Gatti Martina Lanzetti LUca Mandelli Annalaura Vasconi Gabriella SEmeria Francesca Riganti Francesca Butti Maria Di Lena Andrea Gatti Giovanna Manganelli Alfonso Vedovatti Claudia Sgualdino Francesca Pedrolini Martina Mostacchi Alice Venezia Pellegrino Belcao Matteo Benvenuti Davide Galletti Gregorio Manzatti Imelde Miriam Sharda Sakshi Sciolini Anna Lambertenghi S. Carlo Della Vedova Alessio Manzatti Nicola Rocca Paolo Recupero Chiara Laffranchi Martina Della Vedova Francesco Cola Chiara Marazzi Francesca Venosta Enrico Murada Alessandra Galbusera Elena Laura Coiatelli Edoardo Buratti Margherita Kola Donatela Della Valle Dylan Buratti Beatrice Bazzi Andrea Beltrami Anna Maria Gaggi Andrea Kaur Kirandeep Marconato Alice Vido Camilla Shestani Nicol Codiceí Francesco Motta Lara Silvestri Luca Vido Danila Bumbu Cristian Gadaldi Giorgia Kaur Gurpreet Marelli Alice Sironi Jacopo Vidoni Giulia Rodigari Beatrice Perego Andrea Della Nave Margherita Islami Mallzime Mariani Alessia Smachetti Andrea Viglianisi Enrico Venturini Lucille Naritelli Nicoloí G. Gheshlagh Patrick Islami Lumni Marinca Mihai Cristian Spagnolin Marco Bava Manuela Codazzi Paola Fusi Edoardo Della Nave Aurora Della Penna Camilla Bresesti Francesco Fumasoni Fabio Ipra Elena Marinca Ioan Radu Vitalini Nicholas Spaterna David Raniero Signorelli Giulia Cirrito Rosolino Franzese Antonio Imperial Cristian Marquis Amanda Romeri Giulia Ciocchini Luca Fortini Vanessa Idrizi Nizam Marquis Mattia Perego Simone Natella Alessandro Della Maddalena Luca Fortini Michelle Idrizi Amir Marsala Andrea Romeri RoberTa Romanelli Sara Della Maddalena Gabriele Fortini Camilla Iannotti Lara Marsetti Andrea Romeri Alessio Petorella Chiara Della Maddalena Andrea Citterio Ferruccio Brenz Verca Simona Negri Anna Della Bosca Lara Della Maddalena Michel Brenz Verca Doriana Forni Tiziana Hu Sabrina Martino Francesca Del Giudice Salvatore Gusmeroli Serena Martinoli Joshua Forni Bruna Marveggio Federico De Vito Laura Ciocchini Ivan Bracchi Simone Forni Doriana Marzan Nicholas Romeri Daniele Cincera Liliana Cioccarelli Giacomo Bassi Camilla Bazzano Giacomo Cimaglia Michela Boscacci Sara Bottinelli Roberto Formolli Matteo Mascia Riccardo Romeri Federico Balsarri Davide Piatti Oriana Balsarini Stefano Nikulina Valeriia Vladi Barie Speziali Francesco Balsarini Claudio De Marzi Lorenzo Foppoli Chiara Grulli Federico Maspero Enrico Romeri Luca Baldo Mattia Piavanini Mirko Volonte Giuliano Baldini Simone Gusmeroli Piersilvio De Marzi Alessio Folini Mattia Maspero Alberto Speziali Tatiana Boscacci Michele Ninatti Gaia Rossatti Gloria Pigretti Federico Volonteí Angela Ciapponi Pietro Baldini Gaia Gugiatti Mariaclara De Luca Federico Folini Luca Dellíandrino Denis Borzi Eleonora Boscacci Jacopo Gualteroni Giuliana De Laurentiis Andrea Chiecchi Marco Bajardo Marco Baldini Davide Nussio Stefano Speziali Nicole Bordoni Paolo Cederna Gaia Mattaboni Jessica Rossi Vittoria Bady Doah Pinchetti Martina Zampatti Gabriele Spini Francesco Bordoni Monia Grossi Jacopo Fioroni Giuliano Orlando De Stefani Martina Cederna Giovanni Grillotti Giovanni Fiorina Camilla De Giovanni Amelia Cavazzi Claudia Bordoni Marco Orietti Bryan Cattaneo Maria Teresa De Donati Gioele Mazza Matteo Rovedatti Sara Cattaneo Maria Elena Arrigoni Ylenia Azizi Floriana Pinciroli Elisa Catellani Marina Orsi Michele Zampelli Giorgio Steffanoni Dimitri Bordoni Eleonora Castoldi Michele Grigis Giorgia Fiori Olga Mazza Anna Zanni Irene Arrighi Michela Rozzi Sara Bordoni Danny Pinna Jacopo Bordoni Alessandro Castellini Simone Greco Massimiliano Filippucci Federico De Capitani Matteo Castellini Michele Grazioli M.Cristina Filippini Ida De Bernardi Claudia Cassinelli Luca Gobbo Giacomo Ouadi Nadia Bordagaray Enrique David Casparri Simona De Bernardi Alessandro Ferro Martina Giugni Matteo Mazza Lucia Taddeo Giulia Bongiascia Martina Ruina Isabella Zastinceanu Dionisie Bonfadini Simone Casillo Giulia De Bernardi Stefano Ferrari Alba Meleí Caterina Tagni Francesca Ruiz M. 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