01/2012 © Caffè Moak S.p.A. 01/2012 2 the sign moak Copertina: la foto vincitrice del Concorso Fotografico The Sign Moak 1/2012 è di Pol Mulder, 37 anni, di Alkmaar (Olanda). Info: http://www.caffemoak.com/ news/2012/03/sign-moak. www.caffemoak.com Postatarget Magazine - Tariffa pagata - DCB Centrale/PT Magazine ed./aut. n. 50/2004 - valida dal 7/04/2004 Aut. Trib. Forlì n.18 del 2000 - Notizie n.1/2012 Direttore Responsabile: Marco Pederzoli Direttore Editoriale: Stefano Della Casa Redazione: Annalisa Spadola, Sara Di Pietro, Massimo Giardina, Marco Lentini, Sergio Iacono, Saro Giunta, Corrado Barone, Gian Paolo Galloni, Dino Della Casa, Stefano Della Casa. Coordinamento grafico: RF Comunicazioni (MO) Art work: Chiara Ottolini e for[me] Moak Copertina: foto di Pol Mulder Editore: Edizioni Della casa Srl. 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Le apnee del neonato prematuro: la terapia con caffeina Dolci seduzioni, caffè e pasticcini Design industriale. Il caffè incontra l’arte visiva Sicilia rosa: Terena Mannino Continua la storia del chicco Moak C.I.M.E., le soluzioni migliori per le macchine da caffè Delicatessen Moak, i tartufi al caffè Rosso fuoco: la Ducati 01/2012 Florian, il più antico caffé d’Italia di Marco Pederzoli Nella storia dei caffé d’Italia, il primo posto merita indiscutibilmente al Caffé per antonomasia: il Florian di Venezia. Sono tanti i motivi che gli fanno meritare il primato: è il più antico caffé della penisola, sorge su una delle piazze più celebri in una città unica al mondo, è stato luogo d’incontro nei secoli di politici, uomini d’affari, gente di cultura, che hanno contribuito a fare la storia dell’Italia. Insomma, al Caffé Florian non si entra per caso e non si entra solo per un caffé...Così è narrata brevemente la sua storia sul sito internet ufficiale, www.caffeflorian.com: “In posizione prestigiosa sotto i portici, il Caffé Florian è il più antico caffé italiano e rappresenta un simbolo della città. Inaugurato il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesco con il nome “Venezia Trionfante”, venne rapidamente chiamato Florian, la più famosa “botega da caffè”. E mentre si servivano i migliori rosoli, caffé e vini di Oriente, Malvasia, Cipro e Grecia, la storia passava davanti alle vetrate del locale: l’ascesa e la caduta della magnifica Repubblica Serenissima di Venezia, le cospirazioni segrete di quanti volevano sovvertire il dominio francese e poi austriaco, e ancora, durante i moti del 1848, la cura dei feriti all’interno delle sale del locale. Fin dagli inizi il Caffè Florian vanta una clientela illustre. I nobiluomini veneziani si sedevano accanto ad ambasciatori, mercanti, cacciatori di fortuna, uomini di lettere e artisti, ma anche accanto a semplici cittadini. Tale variegato assortimento inevitabilmente stimolava l’immaginazione 4 the sign moak e la creatività di un osservatore arguto dei costumi sociali come il commediografo Carlo Goldoni, che era un assiduo frequentatore del locale. Trattandosi dell’unico locale del tempo che consentiva l’ingresso alle donne, il Florian era inoltre un luogo di caccia per Casanova, sempre alla ricerca di compagnia femminile. Il Caffé era un crocevia di umori e notizie in costante cambiamento: da affari di stato a pettegolezzi locali e chiacchiere frivole sull’ultima moda. Non fu quindi il caso a far scegliere a Gaspare Gozzi il Caffé Florian come uno dei pochi luoghi in cui si potesse acquistare la sua Gazzetta Veneta, tra i primi quotidiani italiani. Le sale dall’atmosfera riservata hanno ricevuto personalità illustri quali Parini, Silvio Pellico, Nicolò Tommaseo e Daniele Manin, che ai tavoli del Caffé proclamarono le proprie idee di indipendenza e libertà, Lord Byron, Ugo Foscolo, Goethe, Madame de Staël, Chateaubriand, Charles Dickens, Marcel Proust, Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse, Rousseau, Rubinstein, Stravinsky, Modigliani e Campigli, per citarne alcune. Lo scultore Antonio Canova trovò in Floriano Francesconi un vero amico e benefattore. Canova lo ripagò della sua gentilezza aiutandolo ad acquistare nuove scarpe quando soffriva di gotta: lo scultore intagliò un modello del piede dell’amico per permettere al calzolaio di prendere le misure senza infliggergli ulteriori sofferenze. Alla fine dell’Ottocento Riccardo Selvatico e i suoi amici si incontravano nella Sala del Senato del Caffé Florian per discutere dell’idea di organizzare un’esposizione d’arte biennale, la futura Biennale di Venezia, come omaggio al Re Umberto e alla Regina Margherita d’Italia. La prima Esposizione Internazionale d’Arte fu organizzata nel 1895. Il Caffé rimase aperto e attivo anche in tempo di guerra come luogo ideale per bere e incontrarsi tra amici. Con l’inizio del Novecento, il Caffé Florian adottò l’idea tradizionale italiana di “caffé concerto” con un’orchestra permanente: in questo modo rese le estati veneziane ancora più piacevoli. Questo locale, dove si vive ancora una tradizione veneziana così forte, è luogo d’incontro di svariati mondi. Con un po’ di fortuna, oggi ci si può trovare seduti al fianco di stelle del cinema o del teatro, nonché di personalità del mondo dell’arte, della cultura, della politica e degli affari”. Accanto alla lunga storia del locale, che sfiora quindi i 300 anni, si uniscono la sua architettura prestigiosa (che allo stato attuale risale in gran parte alla metà dell’Ottocento) e le numerose opere d’arte. La Sala Cinese, la Sala Orientale, la Sala degli Uomini Illustri meritano senz’altro di essere visitate, così come la Sala delle Stagioni, la Sala degli Specchi e, ultima acquisizione risalente ai primi anni del Novecento, la Sala Liberty. Quindi... buon caffé a tutti! 5 01/2012 I.P.A., le migliori tazzine made in Italy di Marco Pederzoli Da oltre 50 anni esiste una solida realtà chiamata I.P.A. Industria Porcellane S.p.A., la più importante azienda italiana produttrice di tazze destinate al mercato professionale. Guidata dai fratelli Riccardo, Roberto, Laura e Daniela Sala, I.P.A. è associata a Confindustria Ceramica, che promuove in vari ambiti la tutela del prodotto italiano, fino a sponsorizzarlo attraverso i maggiori media, con un logo che contraddistingue tutti i prodotti ceramici fabbricati in Italia, e che solo chi possiede specifici requisiti può utilizzare. Con l’introduzione del nuovo marchio d’origine Ceramics of Italy, entrato in vigore all’inizio del 2009, si è voluto circoscrivere e tutelare tutte le produzioni di ceramiche, prodotte esclusivamente nelle fabbriche localizzate sul territorio italiano. Ora solo sui prodotti effettivamente realizzati in Italia può essere apposto il prestigioso marchio Ceramics of Italy. Creatività, gusto ed eleganza sono tra gli aspetti che l’azienda non perde mai di vista, soprattutto quando le sono commissionati progetti innovativi per ottenere forme ambiziose che sappiano coniugare ergonomia e qualità in un insieme di esperienze tattili e visive di alto profilo. Non a caso, tutte le realizzazioni di I.M.A. sono brevettate a livello europeo. L’impegno verso la qualità totale e le continue sfide nella ricerca di nuove forme spingono l’azienda a profondere grandi energie nello sviluppo delle proprie tecnologie, nello studio di prototipi e nella produzione in serie di tazzine e prodotti rivolti esclusivamente ad utenti professionali. Ogni anno sono concepiti, all’interno dell’ufficio tecnico, progetti ed impianti per la produzione che riescono a garantire, durante tutte le fasi di realizzazione, un grande, indiscusso controllo delle materie prime, della qualità e 6 degli standard necessari a “sfornare” (è proprio il caso di dirlo!) svariate forme e modelli. Da qualche anno, grazie ai continui sviluppi tecnologici e informatici, è nato un nuovo ed innovativo centro di progettazione computerizzata, che quasi in tempo reale riesce ad accompagnare il cliente anche nella creazione di una tazzina studiata ad hoc e personalizzata. Durante la fase progettuale non si perdono mai di vista il design e le caratteristiche tecniche che una tazza destinata ad un uso professionale deve avere. Naturalmente, tutte le forme create e i modelli esclusivi sono registrati e depositati, contribuendo alla salvaguardia di ogni singolo progetto dal pericolo della contraffazione. L’azienda dispone inoltre di un valido studio grafico che riproduce fedelmente qualsiasi immagine, “vestendo” ogni modello in modo unico o proponendo svariate soluzioni grafiche per promuovere in maniera più incisiva il proprio brand, ad esempio attraverso simulazioni digitali tridimensionali. Collaborano con I.P.A. numerosi designer, architetti, artisti, come Oliviero Toscani, Goran Lelas, Matilde Domestico, proponendo forme, studi e progetti sempre creativi ed innovativi. Nel produrre e nel decorare le porcellane, è garantito che ogni articolo rispetti le attuali normative europee e quelle ancor più restrittive degli Stati Uniti per la cessione di piombo e cadmio nei prodotti che vengono a contatto con alimenti. Sempre in materia di sicurezza e tracciabilità delle merci, in linea con il Decreto Ministeriale del 1° Febbraio 2007, viene certificata la provenienza dei prodotti, garantendo in questo modo la produzione completamente italiana degli articoli che escono dalla fabbrica. Tutto ciò fa di I.P.A. l’azienda made in Italy leader nella produzione di prodotti per torrefazione, il punto di riferimento del settore, sempre un passo avanti rispetto agli altri, capace di guardare sempre oltre le mode del momento. L’azienda produce tazze da caffé in porcellana dura feldspatica con tecnologie che non hanno e non temono confronti, perchè realizzate con quella stessa passione che unisce ogni giorno milioni di persone nel gesto più diffuso, legato al gusto, all’amicizia e a se stessi: quello di bere un buon caffé! the sign moak Moak Cultura di Sara Di Pietro Quando parliamo di Caffè Moak non possiamo non pensare al suo legame, quasi viscerale, con il mondo della cultura. Il caffè, considerato la “bevanda degli intellettuali”, si fa spazio nell’arte, nella letteratura e nel cinema. Nel 2000 nasce la prima edizione di “Caffè Letterario Moak”, un concorso nazionale che ha come obiettivo quello di diffondere la cultura del caffè attraverso la scrittura. Giunto alla sua XI edizione, Caffè Letterario Moak oggi è considerato tra i più importanti concorsi nazionali di narrativa e ogni anno coinvolge una media di duecento autori, di età e di esperienze di vita assai diverse. Nel 2011 si arricchisce di una nuova sezione dedicata alle shortshort stories ,“Il Tempo di un caffè”, un concorso letterario che ha come unico vincolo la lunghezza dello scritto: non oltre le seicento battute. Tutti i racconti selezionati delle varie edizioni di Caffè Letterario e Il tempo di un caffè, vengono poi pubblicati nelle antologie “I racconti del caffè”. L’undicesima musa non è la sola ad accostarsi all’universo Moak. Il caffè diventa poliedrico protagonista anche di un contest cinematografico. Nel 2006 il primo “ciak” di “Corto Moak”, il concorso internazionale riservato ai cortometraggi, conquista l’attenzione di numerosi giovani artisti e si annovera tra i più interessanti nel panorama italiano. Nel 2012 il caffè incontra anche l’arte della fotografia, con il concorso fotografico “The Sign Moak”. Anche in questo caso il tema è quello del caffè. Le opere vincitrici saranno utilizzate per la realizzazione delle copertine dei vari numeri di The Sign Moak. Moak Cultura non ha come unico scopo quello di diffondere la cultura del caffè attraverso le diverse forme d’arte. Il progetto di- venta contenitore di iniziative culturali, che negli anni hanno dato visibilità a numerosi artisti emergenti. Un’opportunità per molti di far conoscere il proprio talento e di vedere la propria opera valorizzata e apprezzata. Il caffè, quindi, non solo raccontato, ma anche visto e vissuto o immortalato in uno scatto. Ciò che risulta sempre affascinante è la diversità e l’originalità con cui ogni artista affronta il tema del caffè nella propria opera, sia essa un racconto, una pellicola o una fotografia. Maggiori informazioni su www.caffe-letterario.it , www.caffe-corto.com Andrea Tidona 7 01/2012 Le 5 “M” del caffè. “M” come Miscela di Saro Giunta Il barista è il vero garante di una perfetta preparazione dell’espresso. Ed è a lui che vogliamo dedicare questo articolo, in cui intendiamo approfondire, una ad una, le regole da seguire per servire un ottimo caffè, meglio conosciute come le regole delle “5 M”: miscela, macinadosatore, macchina, manutenzione e mano. In questo numero inizieremo a parlare della Miscela, dalla quale dipende il gusto, l’aroma e la corposità del prodotto finale. La miscela è la combinazione di diversi monorigini, ottenuta dalla torrefazione del caffè crudo. Due sono le specie: arabica e robusta. La prima, molto più diffusa, deriva da una pianta che si presenta come un piccolo albero, che potato raggiunge i tre metri di altezza; i suoi frutti contengono due semi e sono molto simili alle ciliegie, tondeggianti e di forma allungata, che appena maturi assumono un colore rosso o violaceo. La Coffea Arabica è originaria dell’Etiopia, dove iniziarono le prime coltivazioni che poi si diffusero nelle regioni tropicali di tutto il mondo. La caratteristica principale è quella di avere più zuccheri, ma con una percentuale minore di caffeina (0,8-1,5%) rispetto alla specie robusta. Da una 8 the sign moak miscela che contiene più quantità di arabica si ottiene, infatti, un caffè più aromatico, dal sapore più dolce e delicato. La Coffea Robusta (canephora), invece, è un piccolo albero sempreverde, anch’esso potato ad un’altezza massima di tre metri. Anche questa pianta di caffè produce frutti simili a quelle della Coffea Arabica, ma poco più piccoli. La specie robusta è in grado di crescere anche a seicento metri sul livello del mare, in quanto resiste meglio al caldo, alle malattie, alle piogge abbondanti ed ha una più alta produttività. Il contenuto di caffeina è circa doppio che nella specie arabica (1,7 – 3,5 %). Da una miscela che contiene più robusta, si otterrà, infatti, un caffè molto più denso e dal sapore più amaro, con una maggiore cremosità e corposità. La varietà dei monorigini dipende anche dai diversi tipi di piantagione. Forse non tutti sanno che spesso, accanto alle piante di caffè, vengono coltivati altri arbusti, la cui vicinanza spesso influisce sul sapore del chicco. Ad esempio, in una piantagione, denominata “policoltivazione commerciale”, oltre a quelle di caffè, vengono interrati alberi di arancio, chiodi di garofano o piante leguminose, che hanno il ruolo di fissare l’azoto nel terreno. I chicchi raccolti richiameranno di certo altri sapori. Le percentuali di arabica o robusta in una miscela non sono i soli requisiti che determinano la qualità e l’aroma della bevanda. Spesso i 100% arabica vengono catalogati come caffè “speciali”. Un’ottima miscela dipende da numerosi altri fattori: la selezione dei chicchi, le origini delle loro coltivazioni e i metodi di tostatura. A questi bisognerà, ovviamente, aggiungere la cura che il barista dovrà avere nella manutenzione e pulizia della macchina, nella macinatura e nella professionalità nel preparare e servire un ottimo caffè, al di là della scelta della miscela che più corrisponde ai gusti dei suoi clienti. 9 01/2012 Moak, tutta un’altra storia In questo secondo numero, For[me]Moak presenta la nuova campagna di comunicazione 2012 “Moak, another story”. In un inedito paradiso terrestre Eva, con la mela in mano, appare delusa da Adamo, il quale con espressione trasognante si mostra disinteressato a lei e all’oggetto della tentazione, essendo assorto nella contemplazione di una tazzina di caffé. Reazione che suscita sgomento pure nel serpente, che si snoda dall’albero del peccato. L’headline recita:“Moak, another story” [Moak, tutta un’altra storia]. Un’affermazione ironica su come Moak, ancora una volta, ha voluto cambiare una storia nota a tutti. In “Another story” la scelta dei creativi di For[me]Moak traduce, come nelle campagne precedenti, un messaggio di positività e di ottimismo. Un modo di pensare e operare innovativo e libero da condizionamenti, così come innovativa è la tecnica di progettazione grafica, affidata all’illustratrice americana Sally Vitsky, celebre per le sue composizioni tridimensionali, che rendono uniche le sue opere. L’arte di Sally Vitsky, inoltre, si contraddistingue per l’utilizzo di materiali di riciclo, che danno al progetto una valenza educativa sull’ecosostenibilità, a cui Moak da sempre è sensibile. A The Sign Moak, Sally Vitsky ha concesso questa intervista. Nella nuova campagna 2012 “Another Story” emerge l’originalità della tecnica illustrativa. Ci spiega come avviene? Ho voluto costruire il giardino dell’Eden con della carta bianca, aggiungendo i colori negli elementi base, come l’albero di mele, il serpente, i due protagonisti Adamo ed Eva. Questo contrasto sottolinea la loro importanza e quella del racconto. Ho creato i miei pezzi come se fossero piccole scene teatrali. Ma questa è soltanto una scena di “Another story”! 10 the sign moak Da cosa nasce l’idea di utilizzare materiali da riciclo? La qualità strutturale e tattile della carta mi affascina da sempre. Gran parte della carta riciclata ha una superficie interessante che si presta al mio lavoro, anche se oggi non è facile distinguerla da quella dai tratti classici. La mia filosofia è quella di utilizzare le risorse che già abbiamo, anziché sprecarle. Quali sono state le Sue emozioni nell’illustrare una nuova versione della “storia di Adamo ed Eva?” Mi sono divertita molto a interpretare il concetto Moak e a renderlo una mia creazione. Non tutti i miei progetti mi fanno sorridere quando ci lavoro, ma l’idea e la possibilità di poter creare la mia versione di figure iconiche, come Adamo ed Eva, è stata un’elaborazione divertente e molto creativa! Ancora una volta il caffé si sposa con l’arte. In che modo vede questo connubio? Il caffé riempie la mia visione creativa. Penso che esista un’arte elegante per creare una tazza di caffé perfetta. 11 01/2012 Maura Gosio e Marco Stabile, due chef stellati per il caffé Moak di Gian Paolo Galloni Maura Gosio è una cuoca autodidatta, che inizia il suo percorso professionale tra le mura domestiche, dove si divertiva a cucinare il pesce che trovava nei mercati a beneficio dei suoi fortunati amici. Decide poi, con suo marito Andrea, di aprire il Ristorante La Piazzetta a Ferno (VA), suo paese natale, coronando il proprio sogno. Nel 2005 riceve la stella Michelin e nel 2011 si trasferisce a Cremona per tenere a battesimo il Ristorante Al Quarto. Oggi Maura guarda in particolare alla cucina del territorio, per valorizzare i salumi, i formaggi, le mostarde e i torroni, tutte specialità cremonesi, ma senza tralasciare i suoi indimenticabili piatti a base di pesce. 12 Il piatto elaborato da Maura con il caffé Moak è: carbonaro d’Alaska (merluzzo nero) con riduzione di caffé e miele servito insieme con gnocchetti alla polvere di caffé, macis e cedro candito. the sign moak Marco Stabile, originario di Pontedera, inizia il suo percorso di apprendimento per tutta la sua amata Toscana: l’alberghiero a Firenze, il Club Bell’Arturo con Guido Sabatini, esperienze a San Miniato e a Prato, il prestigioso Salotto del Chianti di Mercatale Val di Pesa, l’Osteria di Passignano e il famoso Ristorante Arnolfo dei fratelli Trovato a Colle Val d’Elsa (SI). Nel 2005 apre il suo ristorante Ora d’Aria a Firenze e nel 2011 si guadagna l’ambita stella Michelin. Marco realizza i classici piatti toscani con divagazioni a tutto campo, dando libero sfogo alla sua fantasia, con risultati spesso irresistibili. Il piatto elaborato da Marco con il caffé Moak è: doppio risotto con asparagi selvatici, mortadella di prato, fondo ristretto di maialino al caffé mantecato con parmigiano-reggiano e burro di Normandia. 13 01/2012 Continua la storia di Moak di Massimo Giardina Sul primo numero di The Sign Moak avevamo interrotto la nostra narrazione al 1994. Prima, però, è importante fare un piccolo passo indietro. E’, infatti, il 1992 a segnare una svolta nella storia della Moak, con l’ingresso in azienda di Alessandro Spadola, primogenito del fondatore. Appena diplomato, affianca il padre, che aveva già notato in lui una particolare passione per il mondo del caffè. Il suo non è stato soltanto il “naturale” proseguimento di un impegno imprenditoriale e familiare, ma è anche coinciso con un punto di svolta nella storia dell’azienda Moak. Ma andiamo con ordine. È il 1994, come abbiamo già detto, e lo stato attuale dell’azienda è solido e sano sotto tutti gli aspetti. La situazione è ideale perché si possa godere in tutta serenità dei frutti di quasi trent’anni di impegno e di lavoro. Stanti così le cose, Giovanni Spadola chiama il figlio ad una scelta: lavorare al mantenimento dello status quo o, viceversa, vestiti i panni del copilota, affiancarlo nell’impresa di traghettare l’azienda verso una nuova realtà: internazionalizzare il marchio e i prodotti. Un viaggio che si preannuncia lungo, faticoso, non privo di imprevisti e difficoltà, ma Da sinistra: Alessandro, Giovanni e Annalisa Spadola, titolari di Caffè Moak 14 alla stessa maniera gratificante, entusiasmante ed esaltante. La scelta è nota. Comincia così il viaggio di “Moak verso il mondo”. I risultati sono ben presto evidenti, tanto da rendere necessaria, pochi anni dopo, l’apertura di una sede operativa a Milano, totalmente dedicata all’export. Siamo nel 1996 quando la famiglia Moak si arricchisce dell’ingresso in azienda di Annalisa, secondogenita di Giovanni Spadola, che va a ricoprire il ruolo di Direttore Marketing e Comunicazione. Il primo importante risultato è l’ottenimento della certificazione ISO 9001, la norma che definisce i requisiti di un sistema di gestione per la qualità. L’anno successivo l’azienda otterrà anche la certificazione ISO 14001, che garantisce il pieno rispetto delle norme ambientali durante la produzione delle miscele Moak. Sono anni significativi, durante i quali la Caffè Moak, grazie al carisma e alla creatività di Annalisa, si presenta al mercato con una veste tutta nuova, partendo dal primo restyling del marchio e dal lancio del sito internet, a cui viene affidato il compito di promuovere l’immagine dell’azienda e la cultura del caffè. È del 1997, invece, il primo calendario Moak. Nato come strumento pubblicitario, diventa ben presto oggetto di culto e di collezione, atteso ogni anno con crescente attenzione e curiosità sia dal the sign moak pubblico che dagli addetti ai lavori. Annalisa trsferisce il suo forte interesse per il mondo della cultura all’interno dell’azienda, segnando un momento di evoluzione nel modo di comunicare: accanto agli strumenti tradizionali vengono create iniziative di carattere culturale, in grado di veicolare il marchio fuori dallo stretto ambito di settore. La più importante di queste iniziative è certamente Caffè Letterario Moak, un concorso di narrativa, giunto oggi, con grande successo, alla sua XI edizione. Nel 2006 Caffè Letterario viene affiancato da Corto Moak, un concorso cinematografico internazionale rivolto a tutti, con l’obiettivo primario di promuovere e valorizzare giovani talenti provenienti da tutto il mondo. Nel 2005, intanto, viene rilevata la torrefazione marsalese “Americaff”. L’acquisizione ha la funzione strategica di consolidare la presenza del gruppo Moak all’interno della grande distribuzione siciliana e di creare una testa di ponte commerciale che copra l’intero territorio regionale. Il 2005 sancisce, inoltre, un altro passaggio fondamentale nella storia di Moak. E’ l’anno in cui il volume d’affari, l’organico e la grandezza complessiva dell’azienda rendono inderogabile la rimodulazione di un nuovo assetto anche societario: Caffè Moak diventa una S.p.A. Siamo giunti alla parte più recente della storia di Moak. E’ il 2009, quando Bob Noorda, uno dei più grandi designer industriali, ridisegna il marchio aziendale. Noorda mantiene inalterati i colori storici dell’azienda e dà vita all’elegante marchio che oggi campeggia su tutti i prodotti Moak. Nel gennaio del 2010 viene inaugurato, all’interno dell’agglomerato industriale Modica-Pozzallo, il nuovo centro direzionale e produttivo. Un complesso architettonico che si sviluppa su una superficie di 1600 m2, distribuiti su due piani per l’area direzionale ed amministrativa e 5500 m2 per la zona di produzione e deposito. Un importante investimento che permette di ospitare al suo interno uno spazio dedicato all’area marketing, con laboratorio grafico e produzione di materiale pubblicitario, oltre ad un ufficio stampa. Al primo piano, invece, un’ampia sala viene dedicata al laboratorio chimico, dove il caffè viene studiato e sperimentato per produrre nuove miscele. Le grandi aperture verticali e l’abbondante utilizzo di vetro per delimitare gli ambienti interni, permettono alla luce naturale di “invadere” l’intera struttura. Questi accorgimenti conferiscono all’architettura una grande leggerezza, molto distante dalla tradizionale idea di “luogo di lavoro”. La nuova sede è inoltre dotata di due coffee corner, una palestra, una sauna, una sala “svago” con biliardo, calcio balilla e altri giochi messi a disposizione dei collaboratori, un’area espositiva, un’aula formativa e una sala conferenze capace di ospitare fino a cento persone. Questa è la storia, raccontata per fatti salienti. E’ il “vissuto” di un’azienda che con i suoi 45 anni di vita si ritiene ancora molto giovane e con tanta voglia di crescere. Ecco perché continueremo a raccontarvi la nostra storia. 15 01/2012 Piccolo schermo e caffè quando la TV si innamorò della tazzina di Dino della Casa Una delle più celebri candid camera all’italiana di tutti i tempi è quella, trasmessa a metà degli Anni Sessanta, in cui al bar della stazione dei treni di Bologna, un avventore intinge la propria brioche nel cappuccino di un altro cliente. Alla reazione di quest’ultimo, che molto bonariamente dice di essere disposto ad offrirgli un cappuccino, l’originale avventore risponde che preferisce comunque intingere la propria brioche nei cappuccini degli altri clienti. Tanto che continua imperterrito a ripetere la medesima azione con altri cappuccini. La situazione si chiarisce naturalmente soltanto quando, alla Caffè sconcerto (Sky TV) 16 fine, è rivelata la presenza di una telecamera che sta riprendendo il tutto. Per gli amanti del piccolo schermo, questa è una scena destinata a fare epoca. Nanni Loy, con la sua trasmissione dal titolo “Specchio segreto”, aveva saputo importare magistralmente il fortunatissimo format americano “Candid Camera”, che ancora oggi riscuote un grandissimo successo tra tanti telespettatori. Per di più, Loy ebbe il merito di aggiungere un tocco di cinismo alle situazioni, mettendo in risalto la psicologia della vittima impreparata, superando la comicità fine a se stessa limitata all’irridere il malcapitato. La trasmissione diventò quindi una spietata lente di ingrandimento dell’alienazione sociale, che nella civiltà neo industriale di quegli anni iniziava a diffondersi in Italia. Sullo sfondo di quella scena, come attore co-protagonista, the sign moak Camera Cafè (Italia 1) c’era il caffé, o meglio il caffé contenuto nel cappuccino. Del resto, nel fervore degli Anni Sessanta, anche il ritmo della vita stava cambiando: le colazioni si facevano sempre più in locali pubblici e la fortuna di tanti bar fu proprio rappresentata dal fatto di sapere offrire buoni cappuccini e ottimi caffé. Oggi come ieri, il caffé continua a essere presente sul piccolo schermo, a volte in “carne e ossa”, altre volte soltanto evocato. In ogni caso, il suo nome è diventato, per un processo di antonomasia, un evocativo di relax, pausa, chiacchiere tra amici, piacere. Gli esempi fioccano. Basti citare, ad esempio, “Camera Café”, la popolare trasmissione di Italia Uno con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, dove tutte le scene interpretate dai due presentatori si svolgono davanti alla macchinetta di un caffé. In altre occasioni, come si diceva, il caffé non compare direttamente, ma è presente con la sua forza evocativa all’interno di programmi di grande successo del piccolo schermo. Il caso è quello di Uno Mattina Caffé, una rubrica di approfondimento del popolare programma di Rai Uno, dove la scelta del termine “caffé” non è naturalmente casuale. In questo caso, infatti, si tratta di “sedersi” (come al tavolino di un bar?) per fare luce, ed eventualmente riflettere, su un determinato argomento. Ultimo ma non per importanza, ecco lo spettacolo “Café Sconcerto”, trasmesso anche sul palinsesto dei canali Sky. L’idea nasce da due stimolazioni, quella che deriva da una parte dalla cultura del Caffé Concerto, dall’altra da quella del varietà. Si tratta di uno spettacolo comico - musicale, molto divertente, che intende “scimmiottare” in senso ironico e bonario il mondo del caffé concerto, del varietà e dell’avanspettacolo; un coloratissimo collage di canzoni, duetti comici, sketch, parodie, anacronismi, attualizzazioni ed improvvisazioni ricche di fantasia, buonumore e spigliatezza. Camera Cafè (Italia 1) Uno Mattina Caffè (RAI) Colorado Cafè (Italia 1) Specchio segreto di Nanni Loy (RAI) 17 01/2012 A Mazzarino un bar “super stellato” di Massimo Giardina L’amore per la propria terra e le sue tradizioni unisce da tre generazioni la famiglia Cinardo, che con grande dedizione gestisce da oltre cinquant’anni l’Ariston Caffè, uno dei più importanti e storici locali di Mazzarino, città barocca dell’entroterra siciliano e crocevia tra le province di Enna, Caltanissetta e Agrigento. Era il 6 Giugno del ’56 quando Ludovico Cinardo e Cisarella Petronilla ebbero la brillante idea di aprire un caffè, a cui abbinarono la pasticceria e la gelateria artigianale. Chi faceva una tappa all’Ariston Caffè era certamente attratto dalla loro specialità: i cosiddetti pezzi duri, tronchetti di gelato porzionati a fette. La passione per l’arte pasticcera viene tramandata al figlio Giuseppe, che insieme alla moglie Rita Stuppia, addetta al laboratorio ed esperta di tradizioni, mantengono alto il nome del locale. Da una decina di anni sono entrati nel team i due nipoti, Ludovico e Vincenzo. Ludovico, il maggiore, è un esperto barman e si occupa 18 della caffetteria e insieme al padre della gestione complessiva del locale. Vincenzo, invece, è pasticcere, ed è riuscito, sotto l’occhio supervisore della madre, a conciliare lo studio con la passione per l’arte dolciaria. Le sue produzioni sono conosciute oltre confine, grazie alla partecipazione ad eventi e concorsi in tutta Europa, guadagnandosi per questo l’attenzione di critici di livello internazionale. Ieri come oggi l’Ariston Caffè ha reso più vivace piazza Vittorio Veneto, diventando luogo di incontro e aggregazione. Il locale, interamente rinnovato, offre alla sua clientela anche un’accogliente Sala da the. In quest’era, sempre più votata all’automazione e alla standardizzazione, l’Ariston fa della sapiente lavorazione artigianale e della ricerca della massima qualità, principi fondamentali, applicati ogni giorno nella preparazione della tavola calda, della gelateria e della pasticceria. E proprio ai loro dolci, preparati con questa filosofia, in questi ultimi anni sono stati conferiti diversi premi a livello nazionale. Per saperne di più, abbiamo interpellato i Fratelli Cinardo. Per la prima volta l’Ariston Caffè di Mazzarino è stato inserito nella prestigiosa guida del Gambero Rosso “Bar d’Italia”. A cosa è dovuto questo successo? Aver ricevuto questo prestigioso ed ambito riconoscimento è per noi motivo di grande soddisfazione. Un risultato ottenuto dopo anni di sacrifici e grazie alla cura nella scelta delle materie prime, oltre the sign moak ad una particolare attenzione per l’innovazione. Già dal primissimo inserimento, la guida vi ha attribuito due tazzine e due chicchi. Quali sono i parametri di valutazione? Come in tutte le guide di prestigio, anche quella dei “Bar D’Italia” attribuisce un criterio di valutazione che si identifica con i chicchi di caffè e con le tazzine. I chicchi, si riferiscono alla qualità del caffè e, a seconda del grado di “bontà” ne vengono assegnati uno, due o tre. Le tazzine, invece, esprimono un giudizio complessivo sul locale. Una valutazione eseguita dopo aver esaminato alcuni parametri: l’offerta dei prodotti, il servizio, l’ambiente e l’igiene. Quanto ha contato la qualità della miscela da voi utilizzata nell’attribuzione delle due tazzine ? La scelta della miscela è importantissima. Il caffè è l’elemento fondamentale e trainante di un locale, il pretesto che fa ritornare il cliente. In cinquanta anni di attività si sono susseguite altre due aziende di caffè, ma se oggi abbiamo ottenuto questi lodevoli riconoscimenti è anche grazie all’Azienda “Moak” , che ci ha proposto, sin da quando abbiamo instaurato il nostro rapporto di lavoro, questa ottima miscela, di cui ha mantenuto sempre alta la qualità, dimostrando serietà e professionalità. Nel 2012 avete ottenuto un ulteriore riconoscimento: il vostro nome compare anche sulla Guida del Gambero Rosso “Pasticceri e pasticcerie”, dedicata ai grandi maestri italiani dell’arte dolciaria. Quali sono state, in questo caso, le motivazioni? La presenza all’interno della guida, nella categoria Pasticceri d’Italia, ha rappresentato un ulteriore importante accreditamento che attesta la passione che mettiamo nel nostro lavoro. In questo caso il criterio di valutazione si identifica con una, due o tre tartine. A noi è stata attribuita una tartina per la bontà dei dolci, per il servizio e per l’ambiente in cui accogliamo i nostri clienti. Sempre in tema di Pasticceria, quest’anno siete anche sul podio come migliore pasticceria al Concorso regionale promosso dalla Fondazione Cavalier Condorelli. Lo scorso 23 Marzo si è tenuta la 3° Edizione del Concorso rivolto ai migliori pasticcieri di Sicilia, in cui siamo stati secondi classificati. Una ulteriore attestazione che ci inorgoglisce e che ci da l’opportunità di far conoscere i nostri prodotti oltre i confini regionali. Quale è la filosofia che sta dietro al vostro lavoro? Quanto è importante l’attenzione alle caratteristiche dei clienti? Quella da noi adottata è la politica dei piccoli passi. Il nostro locale ha subito, nel corso degli anni, dei cambiamenti radicali sia in funzione delle mutate abitudini dei clienti, sia per la diversa impronta che si è voluta dare al locale. I clienti quindi hanno sempre avuto un ruolo importante. Sono loro che ci aiutano a crescere, a perfezionare e ad apprezzare il nostro lavoro. Ed è a loro che è rivolta sempre la massima attenzione. Chi è il vostro cliente ideale e cosa gli proporreste per conquistarlo definitivamente? Non esiste un cliente “ideale”. Chiunque scelga il nostro locale va accolto, rispettato e servito secondo le richieste e le esigenze di ciascuno. Per conquistare un cliente è necessario mantenere alta la qualità e la professionalità, proporre sempre innovazioni ed essere gentili ed accoglienti. Il cliente è conquistato quando si sente coccolato e noi crediamo di esserci riusciti. Caffè Royale 15% cioccolato bianco 30% caffè espresso 10% crema whisky 45% panna montata 19 01/2012 “Latte art”, il cappuccino del campione italiano di Sara Di Pietro Nel primo numero di The Sign Moak vi abbiamo raccontato la storia del cappuccino. L’arte di prepararlo è tutta italiana, come made in Italy è la tecnica di versata, meglio conosciuta come Latte Art. Le prime decorazioni sul cappuccino furono realizzate negli Anni ’80. Fu, però, grazie a Luigi Lupi, barman e formatore certificato 20 per baristi, che la Latte Art diventò famosa e venne inserita nel circuito delle competizioni S.C.A.E (Specialty Coffee Association of Europe). Oggi la Latte Art rappresenta un metodo nuovo e giocoso di servire il cappuccino. Una carta in più per il barista per conquistare i suoi clienti. Lo sa bene Andrea Antonelli, che nel 2011 si riconferma, per il quarto anno consecutivo, Campione Italiano di Latte Art S.C.A.E. Nel 2011 hai conquistato per il quarto anno consecutivo il titolo di Campione Italiano di Latte Art SCAE (Specialty Coffee Association of Europe). Le emozioni sono sempre le stesse? E’ sempre molto emozionante. Ogni volta speri che tutto vada bene e di esserti preparato al meglio. Vedere riconfermato negli anni un the sign moak titolo così prestigioso mi inorgoglisce e dimostra quanto la passione per questo lavoro sia ancora molto forte. Ottenere, ma soprattutto mantenere, un titolo così prestigioso, è solo frutto di anni di esperienza o bisogna avere anche capacità artistiche? Vincere è di per sé difficile, riconfermarsi, ancor di più. Come in ogni competizione, gli avversari, seppur sportivamente, cercano di conquistare il titolo in ogni modo. Ecco perché bisogna essere sempre preparati e migliorare, in ogni gara, le proprie prestazioni. Il disegno a mano libera, in tutte le sue forme, mi ha sempre affascinato, ma realizzare una decorazione con la lattiera prevede una manualità e una tecnica diverse. E’ con la Latte Art che riesco meglio ad esprimere la mia creatività. vengono usate solo miscele 100% arabica, con caratteristiche particolari, ovvero caffè “speciality”, che abbiano una tessitura di crema fine e stabile e un’ottima persistenza ed elasticità. Anche il latte deve rispettare le stesse caratteristiche. Come si apprende la Latte Art ? Esistono corsi specifici sia per professionisti che vogliono portare nei propri locali la latte art, sia per chi vuole partecipare alle gare. La durata dei corsi varia da uno a tre giorni, in base ai livelli di formazione. L’obiettivo è quello di insegnare la montatura, la versata e le principali tecniche per creare disegni sempre diversi e originali. La Latte Art richiede certamente manualità e tempo di realizzazione. La fase di decorazione può influire sulla cremosità del cappuccino? La bravura di chi prepara un ottimo cappuccino con la tecnica della Latte Art è quella di mantenerne la giusta cremosità. Per questo esistono dei corsi di alto livello professionale rivolti ai baristi, che insegnano non solo la corretta tecnica, ma anche il tempismo perfetto per la preparazione dell’espresso, la montatura del latte e la decorazione finale. Presentarsi in modo diverso al proprio cliente è certamente una strategia vincente in una caffetteria. Quali consigli daresti ai tuoi colleghi baristi per poter servire un buon cappuccino coreografico? Il consiglio che rivolgo a tutti i colleghi baristi è quello di apprendere la tecnica della Latte Art, non solo per imparare a realizzare le coreografie e migliorare la presentazione del prodotto, ma anche per avere l’opportunità di poterlo fare nel proprio locale, in ogni momento della giornata, a qualsiasi cliente e in assoluta autonomia. Negli ultimi anni il mondo della caffetteria è cambiato: il barista, grazie ai numerosi corsi di formazione rivolti a chi opera nel settore, sta diventando sempre più un professionista, in grado di soddisfare le richieste più esigenti dei clienti. Imparare la Latte Art è per il bar che li propone un modo per distinguersi. Nella Latte Art quanto è importante la scelta degli ingredienti principali, il latte e il caffè? La scelta dell’espresso è fondamentale. Per i Campionati SCAE Per chi fosse interessato, si organizzano corsi sulla Latte Art nella nuova sede della Caffè Moak. Maggiori informazioni sul sito www. caffemoak.com, nella sezione for[me] training. Guarda il video e scopri alcuni esempi di decorazione con “Latte Art” 21 01/2012 Eureka, il leader dei macinacaffé di Marco Pederzoli Eureka è leader nella progettazione e produzione di macinacaffé, caratterizzati dal design elegante e dalla tecnologia innovativa. L’azienda, nata a Sesto Fiorentino nel 1920 come produttrice di motori elettrici, frullatori e tritacarne, si è poi specializzata dall’immediato dopoguerra esclusivamente nel settore del caffé, diventando un riconosciuto ed apprezzato punto di riferimento per l’innovazione in questo settore. Oggi il marchio Eureka, che ha alle spalle quasi cento anni di lavoro, passione e tradizione, continua la sua storia puntando su ricerca e innovazione. Il risultato è la diffusione in 52 Paesi del mondo dei macinacaffé Eureka, un brand di riferimento internazionale per i professionisti del settore Horeca. Del resto, le certificazioni ottenute consentono all’azienda di operare in tutto il mondo, garantendo il rispetto delle normative vigenti assieme alla qualità di un prodotto tutto “made in Florence”: affidabile, bello e facile da mantenere. L’ampia gamma proposta si presenta ideale per ogni tipo di caffé, produttività e budget. Tra i macinadosatori, il non plus ultra è indubbiamente la gamma Olympus, declinata nelle versioni Olympus KR (macine coniche E 13/68 con riduttore epicicloidale dei giri (solo 330 rpm)), Olympus K (macine coniche E 13/68) ed Olympus 75 (macine piane 75 mm), tutti prodotti dotati di regolazione micrometrica senza punti di stop, avviamento automatico con arresto al riempimento del dosatore tramite l’esclusiva bandierina ad altezza variabile con 5 posizioni preselezionabili. La gamma Olympus si distingue, oltre che per l’ottima funzionalità, anche per la ricercatezza nelle finiture cromatiche e nel design. Ecco poi la gamma Zenith, proposta nella versione Zenith_65 (macine piane 65mm, regolazione micrometrica senza punti di stop, automatico con arresto al riempimento del dosatore variabile tramite bandierina con 5 posizioni preselezionabili) e Zenith_Club (macine piane 60mm, regolazione micrometrica senza punti di stop, arresto automatico al riempimento del dosatore), nonché il macinadosatore Fashion, dal gusto glamour Anni Settanta. Ultimo ma non per importanza, Eureka significa anche macinacaffé istantanei, pratici e adeguati a qualsiasi esigenza, che consentono di macinare il caffè solo quando serve, garantendo un espresso fresco e denso di aromi. Due i prodotti “on-demand” ad oggi disponibili: Mignon istantaneo, leader nelle vendite professionali per la macinatura di decaffeinati, monorigini o caffè BIO; Mythos, macinacaffè istantaneo con macine piane 75 mm a lunga durata, pressino dinamometrico e gestione digitale di tutte le fasi di macinatura. Eureka è un marchio di Conti Valerio S.r.l. Per ulteriori informazioni, si può consultare il sito internet ufficiale, all’indirizzo www.eureka.co.it. 22 the sign moak A tu per tu con Enzo Vizzari di Gian Paolo Galloni Un passato da manager e un presente tra gli uomini più ascoltati nel mondo della critica gastronomica, da alcuni anni Enzo Vizzari è direttore delle guide dell’Espresso e, soprattutto, della “Guida ai ristoranti d’Italia”. Quella del 2012 è la 34ª edizione di una Guida (seria, onesta e rigorosa) riscritta integralmente ogni anno e realizzata da oltre cento gastronomi (in gran parte giornalisti ma non solo). Nei dodici mesi precedenti l’uscita, gli ispettori dalla Guida visitano ristoranti, trattorie, osterie e giudicano la cucina, alla quale attribuiscono un voto in ventesimi di punto, e poi raccontano l’ambiente, la cantina, il servizio. Nel nostro incontro con Enzo Vizzari abbiamo voluto parlare del caffé, che in Italia chiude di solito il pasto e che troppo spesso non è all’altezza del cibo che l’ha preceduto, lasciando un ricordo negativo al consumatore. Vizzari attribuisce al caffé molta importanza, ma molti ristoratori non l’hanno capito. L’introduzione delle cialde o delle capsule ha sicuramente migliorato la situazione, ma resta ancora molto da fare. Secondo il direttore, del caffé si apprezza in particolare quel buon sapore che rimane a lungo in bocca, vale a dire la completezza olfattiva e gustativa. Vizzari beve il caffé senza zucchero: “Se è buono – spiega - non c’è bisogno di dolcificarlo” e, per lui che lo ama, nemmeno di correggerlo. Lo zucchero, i dolcificanti e i liquori alterano il sapore e non consentono di cogliere tutte le sfumature di sapori che un buon caffé sa offrire. Si trova d’accordo con noi che i migliori caffé si bevono al Sud, ma è difficile per lui trovarne il motivo. Anche Enzo si è dotato a casa e in ufficio di una macchina espresso. “O bevo un buon caffé, o niente!”, ama ripetere. Oltre alla bontà, per il direttore è indispensabile che il caffé gli sia servito in tazzina calda e si arrabbia molto quando non lo è. Ci troviamo tutti d’accordo nell’affermare che in Italia si beve il miglior caffé del mondo. Speriamo che nel futuro anche altri Paesi, penso in particolare alla Francia, si decidano a copiarci e a lasciare da parte uno sciocco sciovinismo, offrendo al cliente un ottimo espresso all’italiana. IL VADEMECUM DEL “CAFFEISTA” SECONDO ENZO VIZZARI 1) La tazzina che contiene il caffé deve essere calda 2) Nel buon caffé non vanno aggiunti né zucchero, né “correttori”, per mantenerne inalterati l’aroma e il sapore. 3) Il migliore caffé si degusta in Italia, soprattutto nel Meridione. 4) La macchinetta per l’espresso può essere molto utile sia in casa sia in ufficio per bere un buon caffé. 5) Si spera che anche all’estero, in primis nella vicina Francia, si decidano a copiare l’ottimo espresso all’italiana. 23 01/2012 Il caffè nell’arte di Gian Paolo Galloni L’apparizione del caffè nell’arte coincide, all’incirca, con la sua diffusione nelle principali capitali europee iniziatasi nel secolo XVII. A Londra, Amsterdam, Parigi, il caffè si diffonde rapidamente: questa bevanda esotica e calda, alla quale sono attribuite virtù afrodisiache e terapeutiche, conquista ben presto le corti e le classi più elevate della società. La più antica raffigurazione di una tazzina ricolma della calda bevanda che si trova in un quadro è la straordinaria natura morta di Francisco de Zurbaran (Fuente de Cantos 7/XI/1598 – Madrid 27/VIII/1664): “Piatto di cedri, cesto di arance e tazza con rosa” (1633, Los Angeles, Norton Simon Foundation), l’unica firmata dall’artista. Nella celebre “Colazione nello studio” dipinta nel 1868 da Eduard Manet (Parigi 23/I/1832 – 30/IV/1883), che si trova a 24 Monaco, Neue Staatsgalerie, la figura del protagonista, il giovane Leon Leenhof, e il brano di natura morta alle sue spalle, sono trattati dall’artista con lo stesso impegno: ed è proprio su quest’angolo di tavola ancora apparecchiata che, fra bucce di limone, gusci di ostriche e bicchieri di vino, spunta un’elegante tazzina da caffè in porcellana bianca, profilata d’oro, mentre sullo sfondo una domestica si avvicina recando fra le mani una caffettiera bollente. the sign moak Paul Cezanne (Aix en Provence 19/I/1839 – 22/X/1906), nella “Donna con caffettiera”, eseguita fra il 1890 e il 1895, mette a frutto le continue ricerche sulla forma che tanta importanza avranno poi per i cubisti. La figura femminile, mani abbandonate in grembo, è seduta accanto ad un tavolino su cui, sopra una tovaglia rossa che contrasta con l’abito e il grembiule azzurri della donna, sono posate una caffettiera e una tazza di caffè con il cucchiaino. E’ invece la vita americana, efficacemente rappresentata attraverso paesaggi, luoghi e situazioni tipiche di questo paese, quella raffigurata in una sorta di nuovo realismo da Edward Hopper (Nyack 22/VII/1882 – New York 15/V/1967) nei suoi famosissimi dipinti. Nelle sue desolate visioni notturne, dall’atmosfera “sospesa” quasi fossero dei fotogrammi di film, il caffè è spesso presente: in “Automat” (1927, Des Moines (Iowa), Des Moines Art Center) la ragazza ha lo sguardo perso fra i suoi pensieri e una tazza di caffè fumante, mentre nel più tardo dipinto “I nottambuli” (1942, Chicago, The Art Museum) ambientato in un semideserto diner notturno, personaggi malinconici affogano la propria solitudine davanti all’immancabile tazza di caffè lungo americano. 25 01/2012 Brambati S.p.A., la lavorazione del caffé “chiavi in mano” di Marco Pederzoli Dal 1945, Brambati S.p.A. è leader nella produzione di impianti di lavorazione per l’industria alimentare. Nel settore del caffé, in particolare, l’azienda studia, progetta e realizza impianti completi per la lavorazione della materia prima, partendo dal ricevimento del verde sino all’alimentazione delle confezionatrici, attraverso le fasi di pulitura, stoccaggio, pesatura, miscelatura, tostatura, trasporto (con il tradizionale trasporto meccanico o con il trasporto lento di nuova generazione), macinazione e degasaggio. Le tostatrici Brambati hanno diverse dimensioni, dalla 5 - 7,5 Kg/batch (20Kg/h.) alla 360 Kg/batch (1440Kg/h.) e possono essere di tipo tradizionale o di concezione altamente automatizzata, permettendo una completa flessibilità del controllo del processo di tostatura del caffé e adattando le caratteristiche della tostatura alle differenti esigenze del cliente. Per ogni tostatrice, l’azienda è inoltre in grado di fornire anche l’apposito bruciafumi, mod. ECO, per il controllo delle emissioni in atmosfera, nonché il catalizzatore. Anche i mulini Brambati possono essere di diverse dimensioni e tipo, da quello tradizionale con una produzione da 100Kg/h. a 2500Kg/h. per caffé Espresso, Moka e Filtro, fino al tipo speciale con una produzione da 450Kg/h. a 700Kg/h. per il caffé Turco e Greco. L’azienda fornisce anche quadri di comando, hardware e software; tutti i sistemi possono essere infatti completamente computerizzati e automatici. Brambati S.p.A. ha sede a Codevilla, in provincia di Pavia, e oltre che nel settore del caffé è attiva nell’impiantistica per l’industria alimentare in genere, da industrie dolciarie a biscottifici, da panifici a pastifici ad aziende di baby-food. Anche per tali comparti Brambati è in grado di fornire impianti “chiavi in mano”, fino all’alimentazione di eventuali impastatrici o altri punti di utilizzo, attraverso le fasi di stoccaggio, pesatura, pulitura, trasporto, dosaggio di materie prime sia in polvere (farina, zucchero, etc.) sia liquide (acqua, olio etc.). Oggi il Gruppo Brambati è una realtà dinamica e innovativa, con oltre 90 dipendenti, che esporta le sue soluzioni tecnologiche in tutto il mondo. Caffé Moak è attualmente l’unica azienda nel Sud Italia ad avvalersi di un impianto di ultima generazione della Brambati, che contribuisce a garantire l’ottima qualità del risultato finale. 26 the sign moak Caffè e salute. Le apnee del neonato prematuro: la terapia con caffeina di Sara Di Pietro Dott. Francesco Spata Pediatra e Neonatologo Per molti decenni l’uso del caffè, e il suo componente principale, la caffeina, sono stati avvolti da un’aurea di miti ed affermazioni distorte che la letteratura medica più recente ha decisamente sconfessato, grazie a ricerche approfondite. E’ per questo che The Sign Moak vuole far conoscere ai suoi lettori, per voce di medici specialisti, gli effetti benefici del caffè, a cui dedica la nuova rubrica “Caffè e Salute”, In questo secondo numero parleremo della “terapia con caffeina” nei bambini prematuri. Forse non tutti sanno che, tra i 10 farmaci più utilizzati in neonatologia, la caffeina è tra i più sicuri, efficaci e con il miglior rapporto costo/beneficio. La prima dimostrazione di efficacia e sicurezza risale a trent’anni fa e oggi è considerata come terapia di prima scelta nel trattamento delle apnee del neonato prematuro. Abbiamo intervistato il Dott. Francesco Spata, pediatra e neonatologo in servizio presso il reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale “Maria Paternò Arezzo” di Ragusa. A molti bambini nati prematuri, nei primi giorni di vita, viene somministrata la caffeina. In quali casi viene effettuata la terapia? La terapia con caffeina, che appartiene alla categoria delle metilxantine, viene prescritta nei casi di “apnea della prematurità”, una patologia molto comune e ricorrente, che si riscontra nel 25% dei bambini nati prima di 37 settimane e in oltre l’80% di quelli nati con peso inferiore a 1 kg. Si definisce apnea “un’interruzione del respiro che dura almeno 20 secondi”, può essere associata e complicata da un rallentamento del battito cardiaco ed dalla diminuzione della quantità di ossigeno del sangue. Come e per quanto tempo avviene il dosaggio? La caffeina, sotto forma di farmaco, viene somministrata ai neonati per via endovenosa o per via orale, solitamente attraverso un sondino utilizzato anche per l’alimentazione. La prima dose, chiamata di attacco, è di 20 mg per kg di peso, si prosegue poi con un dosaggio di mantenimento di 5 mg per kg. La terapia viene effettuata quotidianamente e in assoluta sicurezza, per periodi molto lunghi, sopratutto nei piccoli di peso molto basso alla nascita (la durata media è di 37 giorni). L’assoluta sicurezza del farmaco è ulteriormente suffragata da lavori scientifici che utilizzano dosaggi 4 volte superiori, senza un significativo riscontro di effetti collaterali. Quali sono i benefici per i neonati? La caffeina ha ormai sostituito la teofillina, perchè meglio tollerata e con un maggiore indice terapeutico. La sua azione avviene a livello cerebrale, direttamente sul centro del respiro, e sul polmone, migliorando il funzionamento dei muscoli respiratori. Inoltre la caffeina viene con successo utilizzata ogni volta che c’è la necessità di interrompere la dipendenza che hanno alcuni neonati prematuri dalla ventilazione meccanica. L’intubazione della trachea e l’azione di un respiratore meccanico, se da una parte consentono la sopravvivenza di questi piccoli pazienti, dall’altra sottopongono ad un trauma continuo il delicato polmone del neonato prematuro, peggiorandone la prognosi e le possibilità di sopravvivenza. Diversi studi hanno dimostrato che la caffeina può influire sulle capacità intellettive dell’individuo. Nei casi di prematurità, il dosaggio può influire sull’attività cerebrale? Un recente studio multicentrico ha dimostrato che la caffeina riduce l’incidenza di broncodisplasia, una pericolosa patologia polmonare che colpisce i prematuri più piccoli, con peso sotto 1,5 kg, migliorando la percentuale di sopravvivenza a 18 – 21 mesi, senza disabilità neuromotoria (paralisi cerebrale e ritardi cognitivi). 27 01/2012 Dolci seduzioni, caffè e pasticcini “The only way to get rid of temptation is to yield to it” (Cedere a una tentazione è l’unico modo per liberarsene) O. Wilde, “The picture of Dorian Gray” di Marco Pederzoli Cosa c’è di meglio di un piacere? Un doppio piacere, naturalmente. Per moltiplicare le eccellenti sensazioni gustative che si provano al momento di una tazzina di caffé Moak, non c’è nulla di meglio che cedere alla tentazione anche di una “dolce seduzione”. In queste pagine si propongono cinque diverse idee, tutte da provare per se stessi e per i propri cari. Amarettini Ingredienti per circa 90 pezzi: 50 grammi di mandorle pelate finemente tritate, 200 grammi di zucchero, mezza fialetta di aroma di mandorle amare, 4 chiare d’uovo. Preparazione: mescolare le mandorle tritate con circa ¾ dello zucchero e unirvi l’aroma di mandorle amare. Montare quindi “a neve” le chiare d’uovo e unirvi poco alla volta lo zucchero rimanente. Unire alle chiare d’uovo montate a neve dapprima 1/3 del composto di mandorle e zucchero, poi un altro terzo e infine tutto il resto. Versare l’impasto in una tasca da pasticcere con la bocchetta liscia e formare dei mucchietti grandi come una noce sulla teglia rivestita di carta da forno. Infornare per 35 – 45 minuti a 140° fino a ottenere la giusta doratura. Cantuccini Ingredienti per circa 40 pezzi: 200 grammi di mandorle, 500 grammi di farina, 1 cucchiaino di lievito, mezzo cucchiaio di sale, 90 grammi di burro, 2 uova, 70 millilitri di caffé espresso Moak, 40 millilitri di liquore al caffé. Per spolverizzare: cannella oppure zucchero e cannella mescolati. Preparazione: tostare le mandorle per circa 10 minuti nel forno pre-riscaldato a 180° e poi tritarle finemente nel mixer. Mescolare le mandorle con la farina, il lievito e il sale, unirvi il burro, lo zucchero e le uova, il liquore al caffé e il caffé espresso Moak leggermente raffreddato. Lavorare l’impasto fino a renderlo liscio. Formare tre rotoli della larghezza di circa 3 centimetri e della lunghezza di circa 25 centimetri. Sistemarli su una teglia e spolverizzarli con la cannella. Impostare la funzione del forno “Thermovent” a 180° e infornare, lasciando in cottura per circa 25 minuti. Estrarre quindi la teglia dal forno e tagliare i rotoli obliquamente a fette con un coltello seghettato. Distribuire le fette su due teglie e infornare nuovamente per altri 15 minuti. 28 the sign moak Talleri croccanti Ingredienti per circa 90 pezzi: 100 millilitri di panna, 10 grammi di burro, 100 grammi di zucchero di canna, mezzo cucchiaio di farina, 80 grammi di semi di sesamo, 80 grammi di semi di zucca tritati grossolanamente, 80 grammi di semi di girasole tritati grossolanamente, una fialetta di aroma alla vaniglia. Preparazione: Arrostire i semi di sesamo in una padella antiaderente senza aggiunta di grassi. Unire panna, zucchero, burro e farina in un recipiente e portare a ebollizione, mescolando ripetutamente. Aggiungervi il sesamo, i semi di zucca e di girasole, l’aroma alla vaniglia e continuare a mescolare. Con l’ausilio di due cucchiaini formare piccoli mucchietti di composto su una teglia rivestita di carta da forno. Infornare a 180° per circa 12 – 15 minuti, fino a ottenere la giusta doratura. Biscotti alla vaniglia Ingredienti per circa 90 pezzi: 220 grammi di burro, 80 grammi di zucchero a velo, 5 bustine di zucchero vanigliato, 70 grammi di nocciole tritate, 280 grammi di farina. Preparazione: lavorare a crema il burro, lo zucchero a velo e lo zucchero vanigliato. Unirvi metà della farina e mescolare; aggiungere poi l’altra metà della farina e le nocciole tritate. Formare dei rotoli di circa 3 centimetri di larghezza, quindi farli raffreddare in freezer e tagliarli a fette di circa 0,5 centimetri. Disporre le fette su due teglie e infornare a 180° gradi per circa 15 minuti, finché i biscotti siano ben dorati. Brezel alla vaniglia Ingredienti per circa 40 pezzi: 300 grammi di farina, 100 grammi di zucchero, una bustina di zucchero vanigliato, 1 presa di sale, 1 cucchiaio di succo di limone, 150 grammi di burro, 1 chiaro d’uovo. Per spolverizzare: zucchero a velo. Preparazione: lavorare la farina con lo zucchero, lo zucchero vanigliato, il sale, il succo di limone, il burro a pezzetti e la chiara d’uovo fino a rendere l’impasto liscio. Far riposare l’impasto per circa 30 minuti in frigorifero. Stendere poi l’impasto dello spessore di circa 1 centimetro su una superficie infarinata; formale i Brezel con l’apposita formina oppure con quadrati, stelle o rombi. Sistemare i biscotti sulle teglie e infornare a 170 – 190° per circa un quarto d’ora, fino a ottenere la giusta doratura. Al termine della cottura, rotolare i biscotti nello zucchero vanigliato. 29 01/2012 Design Industriale Il caffè incontra l’arte visiva di Sara Di Pietro Anche per il 2012 Caffè Moak ha avviato importanti iniziative che vedono il coinvolgimento di artisti emergenti, ma anche di progettisti affermati nel mondo del design industriale. La partnership con Aiap (Associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva), che si rinnova per il secondo anno, dimostra come si possano sviluppare sinergie tra il mondo imprenditoriale e realtà associative, entrambe attente a diffondere valori culturali. Ad inaugurare l’attività del 2012 è il progetto “Insieme per un packaging sostenibile”. Protagonisti trenta studenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, chiamati a disegnare un packaging che potesse vivere oltre la sua primaria funzione di proteggere il contenuto (sei tazzine con piattini e una latta di caffè). Contenitori dalle forme inusuali, con una particolare cura nella scelta dei materiali e una spiccata originalità nel trasformarli in oggetti da riutilizzare. Gli elaborati sono stati presentati lo scorso 23 Marzo, durante il convegno allestito nella sala conferenze di Palazzo Fernan- 30 dez a Palermo, sotto la supervisione di Cinzia Ferrara, docente del corso di Packaging e vicepresidente nazionale Aiap. “Insieme per un packaging sostenibile – spiega Cinzia Ferrara – ha una seconda vita. Caffè Moak, dovrà scegliere, tra tutti, e secondo criteri di innovazione e fattibilità, il progetto migliore. Uno di loro vedrà poi la trasformazione del proprio elaborato, dalla dimensione impalpabile dell’idea a quella materica dell’artefatto”. La prima giornata di “Insieme per un packaging sostenibile” Caffe Moak l’aveva dedicata, lo scorso dicembre, al workshop, aprendo le porte della nuova sede agli studenti del corso di Packaging e consentendo loro di assimilare non solo un grande bagaglio di conoscenze ma anche un complesso sistema di storie, immagini e odori che hanno accompagnato la storia di Moak. Un’esperienza che oltrepassa i confini della didattica e che ha dato loro l’opportunità di confrontarsi con la realtà produttiva e la possibilità, per uno di loro, di vedere realizzato un progetto. Dalla sinergia tra Moak e Aiap nasce anche il progetto “Sugar(not)free”, il concorso di progettazione per una piccola serie composta da sei bustine di zucchero bianco e da una di the sign moak zucchero di canna. L’iniziativa, ancora una volta, farà emergere il confronto tra la qualità del prodotto Moak e la capacità progettuale dei soci Aiap. I designer dovranno progettare un sistema di segni o di un “alfabeto visivo” da riportare sulle bustine da zucchero, che possano evocare il mondo Moak e l’eccellenza dei suoi prodotti. Tre i vincitori selezionati, ma solo uno vedrà il proprio progettorealizzato e distribuito da Caffè Moak, con una tiratura annua di circa diciotto milioni di bustine. Moak, inoltre, prenderà parte alle più importanti iniziative che Aiap ha in programma per il 2012, a partire dal premio biennale “Design Woman Award”, rivolto alle designer della comunicazione visiva. Una mostra, allestita alla Triennale di Milano, sarà, invece, dedicata alla celebrazione dei “grandi maestri” che hanno segnato la storia del design grafico. Aiap sarà, inoltre, presente alla quarta edizione de La Settimana Internazionale della Grafica, dal 25 al 29 settembre, nelle città di Venezia e Treviso. Il tema di quest’anno è “Arte, design, nuove tecnologie”. Nei prossimi numeri di The Sign Moak vi faremo conoscere i vincitori di “Insieme per un packaging sostenibile” e di “Sugar(not)free”. Maggiori informazioni su www.caffemoak.com e su www.aiap.it A pag. 30: "Settimana Internazionale della Grafica” Cagliari, Settembre 2011" In questa pagina in alto: "estratto del Concorso Sugar(not)free" Qui sotto: locandina del Convegno "Insieme per un packaging sostenibile”, Palermo, Marzo 2012" 31 01/2012 Sicilia rosa: Teresa Mannino di Marco Pederzoli Se dovesse raccontare i suoi primi quarant’anni, Teresa Mannino da Palermo avrebbe soltanto l’imbarazzo della scelta per il punto da cui iniziare. Divenuta sempre più popolare e conosciuta al grande pubblico negli ultimi anni, la sua carriera parte infatti da lontano ed è stata costruita con costanza e passione nel tempo. The Sign Moak, con questa pagina, intende rendere un piccolo omaggio a una donna che ha saputo farsi da sé, conquistando il cuore e la simpatia di tanti italiani. Nata nel capoluogo siciliano il 23 novembre 1970, è laureata in filosofia. Da sempre attratta dal mondo della recitazione e dello spettacolo, è oggi comica, cabarettista, attrice e conduttrice televisiva, con alle spalle già diverse esperienze di notevole successo. Solo per ricordare alcune tappe importanti della carriera di Teresa, si possono citare le sue brillanti interpretazioni in diversi film italiani che hanno riempito recentemente le sale cinematografiche: “Amore, bugie e calcetto” (regia di Luca Lucini, 2007), “La fidanzata di papà” (regia di Enrico Oldoini, 2008), “Meno male che ci sei”, (regia di Luis Prieto, 2009), “A Natale mi sposo” (regia di Paolo Costella, 2010), “Ex - Amici come prima!” (regia di Carlo Vanzina, 2011) e il nuovissimo “Buona giornata”, uscito proprio quest’anno sempre per la regia di Carlo Vanzina. Tuttavia, questo è solo un aspetto di una personalità assai eclettica ed intrigante, che spazia dal comico (per tre edizioni ha condotto Zelig Off), alla radio, alla tv, alla pubblicità e, presto, anche all’editoria. Pure la filosofia continua ad avere un ruolo importante nella sua vita, tanto che nel sito internet ufficiale, www.teresamannino.it, si definisce “una ricercatrice del vero e del pensiero comico puro”. Già, il comico. La sua “vis comica” è puro istinto, come ha riconosciuto lei stessa in un’intervista a “Repubblica”, dove dichiara tra l’altro: “La risata è come quando ti innamori: non sai bene che cosa la fa scattare”. Tanti sono già i riconoscimenti che ha ricevuto sulla stampa italiana, ma Teresa comunque ha grandi progetti. Tra il serio e il faceto (la splendida dimensione che solo l’ironia può dare...), sempre sul suo sito ufficiale dichiara di sognare Hollywood. La grinta, la simpatia e le capacità, in effetti, le avrebbe tutte. In bocca al lupo Teresa! 32 the sign moak 33 01/2012 Continua la storia del chicco Moak di Corrado Barone Nel primo numero di The Sign Moak abbiamo lasciato il chicco, dopo un lungo viaggio e una serie di esami, all’interno dei silos di stoccaggio. Qui la nostra materia prima trascorre il tempo, in genere pochissimi giorni, che lo 34 separano dalla tostatura. Ma prima di raggiungere questo traguardo, il chicco deve superare un’ultima prova, quella della tavola densimetrica, uno strumento che separa i chicchi di diverso peso specifico. Si tratta dell’ultima selezione che garantisce l’omogeneità del caffè, prima di essere lavorato. Superata quest’ultima prova il chicco è pronto per ricevere il trattamento che lo renderà adatto a diventare la bevanda che tutti conosciamo: la tostatura. Dalla tavola densimetrica, quindi, il chicco, attraverso un sistema di trasporto pneumatico, viene trasferito all’interno della tostatrice, dove avverrà la torrefazione ad una temperatura e per una durata che rispetti le qualità e le caratteristiche della specie di caffè a cui appartiene il chicco. La torrefazione, come è facile immaginare, è il momento più importante del processo di lavorazione del caffè. Ed è proprio per questo che la nostra azienda presta particolare attenzione ai sistemi di controllo e selezione, affinché la the sign moak materia prima che viene utilizzata sia di alta qualità e che i chicchi utilizzati siano stati trattati e curati nel migliore dei modi. Terminata la tostatura, il caffè è pronto per essere immagazzinato in speciali sili di degassazione, dove un sistema di aerazione e di valvole permette ai gas generati durante la tostatura, di cui i chicchi sono saturi, di evaporare. Il chicco rimane così integro per gusto e aroma. Siamo apparentemente alla fine del viaggio del nostro chicco ma, in effetti, non è dato sapere quanti chilometri dovrà ancora percorrere prima di diventare un magnifico caffè in tazza. Tenuto conto della presenza di Moak in tutti e cinque i continenti, l’ultima parte del suo viaggio, quella cioè che lo porterà fino al consumatore finale, può essere ben più lunga di quanto non sia stata la tratta che dall’origine l’ha condotta fino a noi. E è proprio per consentire alle nostre miscele di giungere in tutto il mondo, conservando integri l’aroma e il gusto che, esaurito il trattamento di degassazione, il caffè viene confezionato in atmosfera protettiva, seguendo i più moderni sistemi. Un’ulteriore attenzione che garantisce ai nostri clienti tutta la migliore qualità Moak. 35 01/2012 C.I.M.E., le soluzioni migliori per le macchine da caffé di Marco Pederzoli C.I.M.E. S.r.l., acronimo di Costruzione Italia Macchine Espresso, nasce a Milano all’inizio degli Anni Duemila e, in breve, diventa azienda leader nella produzione di macchine da caffé per il settore dell’horeca. Presente oggi sia sul mercato italiano sia all’estero, C.I.M.E. si contraddistingue per offrire ai propri clienti un servizio estremamente flessibile e calibrato, con soluzioni ad hoc per ogni tipo di esigenza. Partendo dalla celebre considerazione che per realizzare un buon caffé occorre attenersi alla cosiddetta regola delle “5 M” (Miscela, Macinatura, Macchina da caffé, Mano, Manutenzione), C.I.M.E. mette a disposizione le migliori macchine da caffé che può richiedere un’utenza professionale. Gli elementi distintivi che in poco tempo hanno portato l’azienda a divenire leader di mercato partono già dal telaio di ogni modello, realizzato con materie prime dalla qualità eccellente e progettato con un design semplice e immediato, nell’ottica di facilitare sia l’utilizzo sia gli interventi tecnici di manutenzione. All’interno, i componenti sono calibrati per garantire uno scambio termico equilibrato tra lo scambiatore di calore e il gruppo, nell’ottica di assicurare un risultato eccellente per ogni tazzina di caffé servita. Proprio il mantenimento dell’acqua a una temperatura costante è infatti uno dei segreti per ottenere ottimi risultati quando si prepara un caffé. Altra peculiarità che contraddistingue C.I.M.E., diretta conseguenza della qualità dei materiali impiegati, è l’allungamento dei tempi di manutenzione. E’ noto, infatti, che il calcio e il magnesio naturalmente contenuti nell’acqua, impongono a tutte le macchine da caffé professionali periodici interventi manutentivi. La funzionalità e la qualità con cui sono progettate e realizzate le macchine da caffé espresso C.I.M.E., permettono sia una dilazione nella tempistica di questo tipo di operazioni, sia una maggiore semplicità nell’esecuzione. Nell’ambito dei modelli proposti, il top di gamma “Ellipse” è disponibile nelle versioni a due o tre gruppi e si caratterizza per una grande facilità di utilizzo oltre che per una garanzia assoluta di un risultato eccellente. Se è vero che il caffé migliore si gusta sempre al bar, un merito importante in questa affermazione è di C.I.M.E., un’azienda dove la macchina da caffé viene realizzata e assemblata dal primo all’ultimo pezzo, partendo dalla progettazione e arrivando al risultato finito. Quando si tratta di garantire qualità per il settore dell’horeca, la strada giusta è una soltanto: C.I.M.E. 36 the sign moak Delicatessen Moak i tartufi al caffè di Dino Della Casa Il caffé non è solo una bevanda. E’ piacere e qualità di vivere. Se per ritagliarsi un momento di pace e di serenità l’idea migliore è sempre quella di gustarsi una buona tazzina di caffé Moak, per intensificare quel piacere cosa c’è di meglio di accompagnarlo a “delicatessen”? Piccole variazioni sul “tema caffé” che aumentano la potenzialità e intensificano il piacere di questa magia. Come i “Tartufi al caffé Moak”. Confezionati in piccole bomboniere, sono un delicato pensiero da offrire ed offrirsi. Un finale di pranzo o cena delizioso e irresistibile. La ricetta che segue è un semplice e facile suggerimento per rendere il momento del caffé Moak due volte più gustoso. Come tazzina e come “delicatessen”. Ingredienti per 40 tartufi: 100 g. di caffé espresso Moak 125 ml di panna 150 g. di glassa al cioccolato 150 g. di cioccolato amaro 50 g. di burro 2-3 cucchiaini di rum 40 pirottini di carta per cioccolatini Preparazione: - versare il caffé e la panna in un pentolino per portarli ad ebollizione; - aggiungere la glassa e il cioccolato sminuzzati e il burro, quindi fondere il tutto; - aggiungere il rum; - mettere il composto in frigo per 2 ore, poi lavorarlo a crema per 3 minuti; - versare il composto in una tasca da pasticciere e formare delle rosette nei pirottini; - conservare in frigo sino al momento del consumo. 37 01/2012 Valentino Rossi Rosso fuoco: la Ducati di Marco Pederzoli Quando si parla di moto, c’è un nome che rimane sospeso tra storia e mito, verità e leggenda. Un nome che suscita un brivido lungo la schiena, perché davanti a due ruote come queste, è d’obbligo provare emozioni. Naturalmente, il soggetto in questione è Ducati, un’azienda e un marchio che in MotoGP sono stati associati a immensi campioni come Casey Stoner e Casey Stoner 38 Valentino Rossi, e che fuori dalle piste continuano a fare incetta di premi. L’ultima notizia è che i lettori della prestigiosa rivista tedesca “Motorrad”, la quale con le sue 110.000 copie è la rivista motociclistica più diffusa in Europa, hanno decretato il trionfo di tre modelli della casa bolognese, come i “più belli” delle rispettive categorie. “Ben 39.084 schede – spiegano dalla Ducati - sono pervenute alla redazione per questa 14° edizione della “Motorrad des Jahres 2012” (circa 11.000 in più rispetto allo scorso anno). Ancora una volta, Ducati ha giocato un ruolo da indiscussa protagonista, monopolizzando la scena e raccogliendo premi ed attestati che confermano il successo che i nuovi modelli “made in Borgo Panigale” continuano a riscuotere in Germania così come in tutto il mondo. Ducati ha trionfato in ben tre delle otto categorie in cui sono state divise le moto, risultando in assoluto la casa motociclistica che ha raccolto più primi posti. La nuovissima e rivoluzionaria 1199 Panigale ha vinto la categoria “Moto Sportive” conquistando ben il 41,2 % delle preferenze. Il Diavel Cromo ha ottenuto un’altra importante affermazione, vincendo la categoria “Naked Bikes”. La Multistrada 1200 S Touring ha vinto tra le “allrounder” moto stradali. “La Ducati si merita questo trionfo in tutti sensi”, ha commentato Michael Pfeiffer, direttore della rivista Motorrad. “Questa casa motociclistica italiana sta spingendo forte, mettendo sul mercato moto innovative ed interessanti. Dopo aver ripetuto il successo conquistato già lo scorso anno con la Multistrada 1200, per il 2012 si sono aggiunti due primi posti in altrettante prestigiose categorie: il Diavel Cromo the sign moak e la nuova supersportiva 1199 Panigale, vittorie ottenute con risultati e percentuali veramente importanti. Bravi!”. Quali sono le peculiarità delle tre moto vincitrici? Eccone alcune. La 1199 Panigale appartiene alla categoria delle Superbike. Ingegneri e progettisti che hanno lavorato alla sua realizzazione hanno avuto carta bianca per creare una moto capace di offrire le più elevate prestazioni di sempre. Battezzata “Panigale”, questa nuova moto infrange la tradizione delle Superbike Ducati affiancando alla cilindrata il nome del quartiere bolognese sede storica dell’azienda: Borgo Panigale. Il suo motore, bicilindrico, è stato ribattezzato “Superquadro” e definito dall’azienda “il più potente del pianeta”, con i suoi 195 CV e una coppia di 13.5 kgm. “Il motore – prosegue l’azienda - è stato costruito in maniera tale da consentire una drastica riduzione del peso complessivo del veicolo. Ducati, sempre alla ricerca della perfezione prestazionale, è inoltre riuscita ad allungare gli intervalli di manutenzione portandoli a 24.000 km”. Multistrada 1200, appartenente alla categoria omonima, porta in dote un bagaglio elettronico di tutto rispetto. Di serie su entrambe le versioni 3 diverse mappe motore ed 8 livelli di “sensibilità” del controllo di trazione DTC. Il propulsore è, come da tradizione Ducati, un bicilindrico ad L con distribuzione desmodromica. Deriva dalla famiglia Testastretta 1200, ma presenta una differente geometria delle valvole che regala maggior elasticità nell’utilizzo turistico cui è destinato. Ultima ma non certo per importanza, viene poi “Diavel Cromo”, dove Diavel significa “diavolo” in dialetto romagnolo, ma riman- Ducati Diavel Ducati 1199 Panigale da anche a un’espressione comune per caratterizzare un soggetto che fatica a trovare requie. E in effetti, Diavel Cromo è l’essenza della dinamicità. Così la descrive l’azienda: “La brillantezza specchiata del serbatoio cromato, che contrasta in modo deciso ed elegante con il nero lucido, trasforma il Diavel in un oggetto di culto. La sella realizzata con cannettature orizzontali e i loghi Ducati dal sapore retrò completano questa interpretazione vintage dello stile Diavel. Il cuore del Diavel è il propulsore Ducati Testastretta 11°, sviluppo diretto dei potentissimi motori Ducati Corse campioni sulle piste di tutto il mondo. Il Testastretta 11° sfrutta la straordinaria potenza del motore Superbike rendendola docile e fruibile: un significativo passo avanti in termini di performance, elasticità e piacere di guida”. 39