Crediti ECVET per specifiche qualifiche professionali e competenze nel settore delle costruzioni − come utilizzarli? (Estratto della pubblicazione originale) A cura di Ireneusz Woźniak Maksym Pimenow Gdańsk – Radom 2014 Crediti ECVET per specifiche qualifiche professionali e competenze nel settore delle costruzioni − come uƟlizzarli? A cura di: Ireneusz Woźniak, Maksym Pimenow Autori: Elmo De Angelis, Kylene De Angelis, Giulio Gabbianelli, Furio Bednarz, Filippo Bignami, Gilberto Collinassi, Lorenzo Gant, Francesca Peruch, Lech Kunc, Jakub Kus, Michał Nowakowski, Maksym Pimenow, Krzysztof Symela, Ireneusz Woźniak Traduzione: Elmo De Angelis, Kylene De Angelis, Giulio Gabbianelli, Furio Bednarz, Filippo Bignami, Gilberto Collinassi, Lorenzo Gant Il presente documento è un estratto della pubblicazione risultato del progetto “Mobility in Building Construction Sector through ECVET” No. 2012-1-PL1-LEO05-27451 (ISBN 978-83-61216-10-0), finanziato con il sostegno della Commissione Europea. Gli autori sono i solui responsabili di questa pubblicazione, e né la Commissione Europea né le Agenzie Nazionali possono essere ritenute responsabili per i contenuti riportati o per l’uso che potrà essere fatto delle informazioni contenute. © Copyright by: Towarzystwo Naukowe Organizacji i Kierownictwa Oddział w Gdańsku, Instytut Technologii Eksploatacji – Państwowy Instytut Badawczy w Radomiu, Związek Zawodowy „Budowlani”, Ente Acli Formazione Professionale Friuli-Venezia Giulia (Italy), Training 2000 (Italy), ECAP Research & Development (Switzerland), 2014. Stampa dell’estratto italiano: En.A.I.P. FVG – Ente ACLI Istruzione Formazione Professionale Friuli Venezia Giulia 2 INDICE Introduzione ...............................................................................................................................4 1. Caratteristiche del settore delle costruzioni................................................................................6 1.1. Polonia ..........................................................................................................................................6 1.2. Italia ...............................................................................................................................................8 1.3 Svizzera .........................................................................................................................................11 2. Costruzione e diffusione degli standard per le qualifiche professionali e le competenze nel settore delle costruzioni .............................................................................................................. 14 2.1. Polonia ........................................................................................................................................14 2.2. Italia .............................................................................................................................................20 2.3 Svizzera .........................................................................................................................................29 3. Sviluppo ed implementazione degli strumenti ECVET ................................................................ 32 3.1. Polonia .........................................................................................................................................32 3.2. Italia .............................................................................................................................................39 3.3 Svizzera .........................................................................................................................................44 7. Possibilità di utilizzo di ECVET nel settore delle costruzioni in termini di riconoscimento, accumulo e trasferimento di crediti – raccomandazioni dai paesi partner in termini di difficoltà da superare, vantaggi per gli utenti ed i beneficiari finali ed impatto sull’attuazione complessiva di ECVET in Europa. ......................................................................................................................... 47 7.1. Polonia .........................................................................................................................................47 7.2. Italia .............................................................................................................................................49 7.3 Svizzera .........................................................................................................................................53 7.4. Sommario e conclusioni ..............................................................................................................55 Riferimenti .................................................................................................................................. 63 3 Introduzione L’apertura del mercato del lavoro nell’Unione Europea ha consentito un incremento della mobilità dei lavoratori, ma anche un aumento dei problemi relativi alla comparazione ed al riconoscimento delle qualifiche e competenze professionali. Il settore edile è uno dei settori chiave dell’economia europea poiché fornisce lavoro ad una parte considerevole delle risorse umane presenti in Europa. La dimensione e il rilievo dei problemi derivanti dalla mobilità nel settore edile rendono, questo settore, un campo di sperimentazione perfetto per valutare nuove procedure e strumenti. Un elemento utile per risolvere il problema della mobilità nel settore del lavoro e dell’istruzione è l“European Credit System for Vocational Education and Training” (ECVET)1. Il progetto Leonardo da Vinci No. 2012-1-PL1-LEO05-27451 - Mobility in Building Sector through ECVET (ECVET-BUD) promuove le opportunità di trasferimento, validazione e riconoscimento dei risultati di apprendimento nell’educazione formale, informale e non-formale. Questo, relativamente al settore edile in Polonia, Svizzera e Italia. Il progetto è stato realizzato negli anni 2013-2014 dai seguenti partner: Scientific Society for Organisation and Management (Polonia - coordinatore), Institute for Sustainable Technologies – National Research Institute of Radom (Polonia), “Construction Workers” Trade Union of Warsaw, Stiftung ECAP Schweiz (Svizzera), Ente ACLI Istruzione Formazione Professionale Friuli Venezia Giulia (Italia), Training 2000 (Italia). "Le buone e le grandi cause non avanzano senza resistenza. All’inizio la cosa è impossibile da realizzare, quindi improbabile, poi viene portata a termine negativamente, successivamente viene migliorata in silenzio, finché un giorno diventa reale e incontrovertibile. … quindi dovremmo tenere le armi ad uso militare lontane dalle mani di persone folli. La cosa inizia come impossibile e finisce realizzata.” [Adam Gopnik2 nel discorso di Obama contro l’uso di armi da fuoco]. Questa frase di Gopnik è incoraggiante per lo scopo che si prefigge il progetto ECVET-BUD e per gli innumerevoli progetti promossi negli ultimi anni sul trasferimento dei principi EQF e ECVET nei paesi europei: se i cittadini americani saranno capaci di disarmare sé stessi, gli europei possono sperare che i propri Paesi possano, prima o poi, accordarsi su un insieme comune di descrittori per valutare, validare e certificare le competenze professionali dei cittadini e lavoratori europei. Per pianificare meglio le nostre azioni, dovrebbe essere data una risposta ferma alla domanda: “in quale delle fasi individuate da Gopnik siamo attualmente per quello che riguarda la certificazione delle competenze professionali acquisite in contesti formali e non-formali?”. Oggi più che mai è necessario considerare l’esaurimento delle risorse FSE in una fase economica che, a parte alcuni stati, è drammatica. Flessibilità, mobilità, impiego della forza lavoro in Europa ora non sono più un’opzione 1 Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio Europeo del 18 Giugno 2009 sull’introduzione dell’European Credit System for Vocational Education and Training (ECVET), Official Journal of the European Union, C155/11 2 4 scrittore, membro dello staff del Presindente Obama, autore del The New Yorker come in passato, ma un dovere. Per raggiungere questi obiettivi, il primo ed indispensabile passo è la creazione di un quadro di riferimento comune per descrivere, valutare e formare le capacità dei nostri cittadini in modo che siano valide anche al di là dei confini provinciali, regionali o nazionali. Uno sviluppo appropriato di conoscenze, abilità e competenze nelle aziende dipende dalla crescita della mobilità professionale ed educativa dei lavoratori e di coloro che devono apprendere come fare il proprio lavoro. Crediamo che l’ECVET possa essere un fattore determinante in questo. Lo scopo di questo strumento europeo comune è di facilitare, accumulare e trasferire i risultati espressi sotto forma di crediti, a loro volta corrispondenti ai risultati di apprendimento ottenuti in diversi percorsi formativi (formali, non-formali, informali). Crediamo che l’ECVET possa supportare un’educazione transnazionale ed una mobilità professionale anche da una qualifica ad un’altra. L’elemento necessariamente correlato al raggiungimento del risultato è la trasparenza dei risultati di apprendimento e delle competenze professionali (descritte in termini di processi di lavoro). Questo è stato fornito dal modello MAPCOM. Questo modello aveva lo scopo di stabilire una relazione tra la nozione di risultati di apprendimento (così come definiti dal modello EQF) e i profili professionali del settore edile come risultato dell’analisi dei processi lavorativi in azienda. L’obiettivo del progetto è di creare uno standard che possa esse usato non solo per la certificazione europea dei titoli professionali, ma concretamente nel mercato del lavoro. Diverse sono le ragioni del ritardo nello sviluppo di un quadro comune sull’ECVET. Queste vanno dall’interesse soggettivo locale di una corporazione ad oggettive incompatibilità generali tra i vari sistemi e culture. Uno dei più grandi ostacoli è costituito dal fatto che il punto di vista dei sistemi scolastici/educativi e del mercato del lavoro/aziende, raramente trovano una prospettiva che consenta loro di focalizzarsi sullo stesso obiettivo e di essere capaci di pianificare sistemi i cui benefici non siano strettamente diretti ad essi. Si raggiungono risultati positivi quando si focalizza l’attenzione sul reale gruppo target, i cittadini Europei. Questo è l’approccio adottato dal progetto ECVET-BUD. Il partenariato vuole fondere insieme diversi bisogni, diversi approcci professionali e culturali, diverse tipologie di stakeholder e aziende, tenendo in considerazione che non sta lavorando per il bene di una singola nazione, ma per il bene dei cittadini europei. Vogliamo ringraziare gli autori, che hanno messo a disposizione la loro esperienza e competenza per sviluppare e modernizzare gli strumenti ed i principi VET in un contesto europeo. Questi hanno contribuito non solo a questa pubblicazione, ma anche al raggiungimento dei risultati previsti dal progetto. Gilberto Collinassi Lech Kunc 5 1. Caratteristiche del settore delle costruzioni 1.1. Polonia Il settore delle costruzioni in Polonia Il settore delle costruzioni è uno dei settori economici più importanti in Polonia, contribuendo a produrre circa l'8% del Prodotto Interno Lordo nazionale. Si tratta di circa 260 mila imprese, di cui il 98% microimprese con pochi addetti (gran parte occupano fino 9 addetti) oppure imprese individuali. Queste microimprese hanno una vita media di circa 2 anni. In Polonia operano solo una decina di grandi imprese, gran parte delle quali sono multinazionali. Le imprese con capitale polacco sono per lo più piccole e medie imprese che spesso lavorano in subappalto. Le maggiori criticità di queste imprese risiedono nella loro bassa capitalizzazione e scarsa capacità di fare rete o di consorziarsi. Bisogna inoltre aggiungere un quadro normativo degli appalti pubblici complicato e soggetto a continue modifiche. Infine non esistendo di fatto un limite al ricorso del subappalto, le attività imprenditoriali in questo settore sono soggette a maggiori patologie. La mancanza di manodopera qualificata sta diventando sempre di più un problema, sia per quanto riguarda alti profili (ingegneri) che operai specializzati. Secondo i datori di lavoro che operano nel settore il problema è legato al sistema di istruzione professionale che non risponde alle esigenze reali delle aziende. Un’altra ragione della mancanza di manodopera qualificata risiede nel basso livello di stabilità occupazionale che il settore offre e dalle poche opportunità di sviluppo professionale; per tal motivo la manodopera non è di fatto incentivata a investire sulla formazione per specializzarsi. Infine molti lavoratori di questo settore preferiscono trasferirsi in altri paesi europei dove le condizioni di lavoro e di guadagno sono migliori rispetto alla Polonia. La situazione del settore delle costruzioni di Polonia è soggetto a cambiamenti dovuti al mercato. A tale riguardo le caratteristiche di questo settore non si discostano in modo significativo da quelle esistenti in altri paesi europei. Dal momento in cui è diventata membro dell'UE, la Polonia ha ricevuto fondi considerevoli per lo sviluppo delle infrastrutture, e in particolare nel settore dei trasporti. Tale fatto ha favorito ingenti investimenti anche nel settore delle costruzioni, i quali tuttavia non hanno impedito situazioni di crisi in alcuni segmenti dello stesso comparto. Oggi uno dei problemi più impellenti è quello della scarsità di alloggi (la Polonia è uno dei paesi europei con i tassi più bassi di alloggi per numero di abitanti), tuttavia non sono stati ancora messi a punto strumenti efficaci per migliorare questa situazione. Il ruolo di regolamentazione nelle costruzioni espletato dalle parti sociali, così come dagli imprenditori e professionisti, è ancora molto limitato in questo paese. Tale fatto è anche dovuto dalla mancanza di contratti collettivi aziendali e intersettoriali. Sono assenti organizzazioni bilaterali, né esiste un collegamento diretto tra il sistema formativo che provvede a qualificare il personale e le reali esigenze professionali espresse dal settore. L'occupazione nel settore delle costruzioni Nel 2013 gli occupati nelle costruzioni in Polonia sono stati circa 1.125.00, di cui 860.000 dipendenti, 201.000 datori di lavoro e circa 160.000 lavoratori autonomi. Si devono aggiungere a questo dato un non definito numero di lavoratori non registrati e circa 200.000 addetti che lavorano all’estero. Cresce il numero di lavoratori a cui vengono affidati lavori all'estero. Secondo lo ZUS, l’ente previdenziale polacco, nel 2013 sono stati emessi 147.573 certificati A1 relativi ad operai edili che lavorano 6 all’estero, rendendo la Polonia il paese che “esporta” il maggior numero di operai fra i paesi europei. A causa di questo fenomeno i cantieri polacchi soffrono per la mancanza di lavoratori qualificati. La retribuzione media di un operaio edile qualificato in Germania, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito o Irlanda continua ad essere 3,5/4 volte superiore a quello della Polonia. Contestualmente si registra un numero relativamente alto di operai extracomunitari impiegati nel settore edile. E’ difficile fare una stima di questo tipo di manodopera, costituita anche da lavoratori irregolari. Stagionalmente si pensa che questa categoria di lavoratori possa oscillare tra i 45-75 mila unità. Il sistema dell’istruzione e formazione professionale in Polonia La formazione professionale formale in Polonia si basa su un sistema di scuole professionali e di istituti di istruzione superiore. Al livello EQF 3 operano scuole professionali e al livello EQF 4 istituti professionali con percorsi di studio che durano 4 anni. Esiste un sistema di istruzione tecnica postdiploma (livello EQF 5) e di istruzione superiore (livelli EQF 6-7) che comprendono anche percorsi di ingegneria (equivalenti agli studi universitari con il conseguimento del diploma di laurea) e studi per il conseguimento della laurea. L’istruzione e la formazione professionale livelli EQF 3, 4 e 5 ricadono nella scuola pubblica, e sono gestite e finanziate dallo stato e da amministrazioni locali. Il sistema di istituti superiori di formazione comprendono entità pubbliche e private. All'interno dell’istruzione e formazione professionale esiste un sistema di assicurazione qualità e di controllo interno ed esterno. La certificazione si basa su criteri d'esame esterni. La formazione non formale avviene a tutti i livelli dell’istruzione. Non è ancora regolata da un sistema di certificazione comune con criteri di validazione condivisi. Inoltre non esistono criteri per l’assicurazione qualità comunemente accettati. Gli enti che forniscono istruzione e formazione nell'ambito dei regimi di non-formali possono accreditarsi presso i “kuratoria”, ovvero uffici dei sovrintendenti scolastici, organismi pubblici di vigilanza dell’educazione formale che fanno riferimento al Ministero della Pubblica Istruzione, oppure presso il Registro degli Istituti di Formazione che autorizza la formazione erogata sulla base di fabbisogni formativi espressi dal mercato, collaborando in questo tipo di attività con gli uffici del lavoro e di collocamento. Tuttavia la maggior parte degli enti di formazione opera in un’ottica di mercato al di fuori di questo sistema di accreditamento, registrazione, e vigilanza pubblica. Questa situazione è destinata a cambiare nei prossimi anni con l'attuazione del Quadro Nazionale e Registro Integrato delle Qualifiche. I lavori legislativi nell’ambito dell’istruzione sono già a buon punto. Il primo stadio nella regolamentazione del sistema di istruzione e formazione professionale non formale consiste nell’introduzione di corsi di qualifica che permettono la certificazione di singole qualifiche, risultato questo ottenuto in seguito alla riforma dei curricula scolastici realizzata tra gli anni 2008-2014. La formazione informale non è regolamentata dalla legge e manca di un chiaro meccanismo di certificazione delle competenze acquisite in questo modo. Nell’ambito del lavoro finalizzato alla creazione del Quadro Nazionale delle Qualifiche c’è uno sforzo di includere il riconoscimento della formazione informale nel più generale sistema dell’istruzione e formazione professionale. In teoria sarebbe già possibile farsi certificare delle qualifiche acquisite al di là del sistema formale (quadro di un regime extrascolastico) per mezzo di un esame esterno tenuto da una Commissione d'esame di emanazione delle Associazioni di Categoria. Tuttavia considerando la mancanza di criteri per l'ammissione all'esame, attualmente questo non è un percorso ancora praticabile. 7 Le Qualifiche del settore delle costruzioni In Polonia nel settore delle costruzioni esistono per i livelli EQF 3 e 4 circa 20 diversi profili professionali (e circa 40 qualifiche) sviluppati all’interno del sistema di formazione formale, e un considerevole numero di ulteriori specializzazioni esistenti nel mercato del lavoro, ma non coperte dal sistema formale e, spesso, anche da quello non formale. Tutte le qualifiche coperte dal sistema di istruzione formale hanno nuovi curricula formativi. All’interno dei progetti realizzati dal Ministero del Lavoro negli anni 2003-2007 sono stati sviluppati molti standard delle qualifiche nel settore delle costruzioni per le professioni non insegnate in modo formale. Tali standard non hanno però valore normativo, hanno solo una funzione informativa. Analoga funzione hanno gli standard di competenza sviluppati da parte del Ministero del Lavoro per un gruppo di profili professionali legati sempre all’edilizia. Per quanto riguarda le qualifiche nel settore delle costruzioni, un altro aspetto caratteristico è l’incoerenza che spesso si rileva nella terminologia dei profili professionali e le relative corrispondenze in termini di mansioni, compiti e responsabilità loro assegnati. Si rilevano inoltre differenze fra i termini usati per definire i diversi profili nel mondo della scuola (titoli di studio, curricula ecc.) e quelli usati nel mondo del lavoro (ad. esempio all’interno dei contratti di lavoro). Uno dei principali obiettivi del nuovo Quadro Nazionale delle Qualifiche consiste proprio nell’adozione di una terminologia comune e di portare gli standard di competenza e i programmi scolastici più vicini alle esigenze reali del settore delle costruzioni. Si tratta di implementare un coerente sistema di validazione, valutazione e certificazione per diversi percorsi di apprendimento e la creazione di un sistema di assicurazione qualità per l’istruzione e formazione professionale. 1.2. Italia Istruzione/formazione e certificazioni nel settore edile Il Decreto Legislativo 16 gennaio 2013, n. 13 definisce gli standard generali e il livello di prestazione attesa necessari per la validazione degli apprendimenti non-formali e informali, e stabilisce gli standard minimi del Sistema nazionale di certificazione delle competenze. I punti principali del decreto sono: 1) possono essere certificate solo le competenze acquisite in modo formale, non-formale o informale; il possesso di tali competenze deve essere dimostrato attraverso prove e test strutturati sulla base di Linee Guida; 2) possono essere certificate solo competenze collegate a specifiche Qualificazioni incluse nel Repertorio Nazionale; 3) il Sistema Nazionale di Certificazione è basato sui seguenti punti: - il riconoscimento, la validazione e la certificazione delle competenze devono essere richieste dalla persona interessata; - vengono garantiti i principi di trasparenza, oggettività, tracciabilità e non discriminazione; - i documenti per la validazione e le certificazioni rilasciate sono documenti pubblici; 8 - il Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze si basa su in set condiviso di indictori, strumenti e standard qualitativi comuni a tutto il territorio nazionale; - il funzionamento del Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze è monitorato da un tavolo tecnico composto da rappresentanti del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Istruzione; - Il Sistema Nazionale delle Certificazioni definisce standard minimi di processo e di certificazione. 4) il decreto ha anche istituito il Repertorio Nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali, con l’obiettivo di favorire la mobilità delle persone e facilitare il matching tra domanda e offerta di lavoro, coerentemente con gli obiettivi europei; 5) il Sistema Nazionale di Certificazione è gestito dal Ministero del Lavoro, dal Ministero dell’Istruzione, da ISFOL, INVALSI, INDIRE, ANVUR e da Unioncamere Lo sviluppo delle competenze nell’edilizia italiana: il sistema FORMEDIL In Italia la formazione nel settore edile è realizzata sulla base di un sistema formativo nazionale risultato di da accordi collettivi tra imprese e cooperative di settore. Il nome di tale sistema è FORMEDIL. FORMEDIL opera attraverso propri enti formativi per promuovere, implementare e coordinare la formazione e la (ri)qualificazione professionale nell’edilizia. FORMEDIL promuove inoltre accordi economici con enti pubblici e partecipa a progetti nazionale e internazionali. Attualmente il progetto principale è chiamato Piano di Sviluppo Professionale (PSP): esso promuove lo sviluppo di competenze per persone in cerca di inserimento lavorative persone prive di competenze specifiche, operai, supervisori, tecnici, imprenditori. Attraverso la collaborazione tra imprese, lavoratori e scuole, FORMEDIL offre la possibilità di valutare e registrare le competenze nel Libretto Formativo del lavoratore edile. Altre strumenti implementati dal sitema FORMEDIL sono: - BLEN.it: luogo di incontro tra domande e offerta di lavoro nel settore edile. Attravers questo servizio è possibile incrociare le competenze in possesso del lavoratore e il fabbisogno professionale delle imprese. - REPERTORIO DI COMPETENZE Per mezzo di esso è possibile tenere traccia delle competenze verificabili attraverso criteri condivisi a livello nazionale nel settore delle costruzioni. BLEN.it e il Repertorio sono stati oggetto del Progetto Europeo NFIL (Non Formal and Informal Learning) dell’European Trade Union Confederation (ETUC), che ha coinvolto dieci paesi: Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Italia, Spagna, Inghilterra e Romania Dopo avere mappato le competenze in possesso di un lavoratore, il risultato è condiviso con tutti gli istituti appartenenti al Sistema FORMEDIL in Italia; in questo modo, le competenze certificate posso9 no essere riconosciute sull’intero territorio nazionale. Si tratta di un servizio gratuito, sia per i lavoratori che per le imprese. Il repertorio FORMEDIL può essere uno strumento utile anche per le sperimentazioni ECVET; esso infatti consente: - disseminazione e condivisione di buone prassi sul territorio nazionale; - tracciabilità degli esiti delle azioni formative. Le conoscenze sono valutate attraverso questionari a risposta multipla. Per quanto riguarda le abilità e le competenze, viene utilizzata un’osservazione diretta di attività pratiche, utilizzando una griglia che riporta quello che la persona deve sapere fare (risultato atteso), la performance realizzata (cosa sa e cosa sa fare) e gli indicatori di un livello di performance accettabile. Altri esempi di certificazione La certificazione Qing è una certificazione di competenze per ingegneri libero-professionisti che operano nel settore edile. 1) Obiettivi: - riconoscere e certificare le competenze degli iscritti all’Ordine degli Ingegneri; - stimolare l’aggiornamento continuo degli iscritti all’Ordine, e supportarli nello sviluppo della propria attività professionale; - aumentare la visibilità degli ingegneri qualificati. L’Ordine degli Ingegneri di Milano assicura la corretta implementazione della Certificazione, che è volontaria e a carico del richiedente. 2) Livelli di certificazione: Esistono due livelli di certificazione: - Il primo livello può essere conseguito dopo almeno quattro anni di esperienza professionale postuniversitaria; - il secondo livello può essere conseguito dopo almeno quattro anni di esperienza professionale postuniversitaria. La certificazione Qing è adottata e riconosciuta dall’Ordine degli Ingegneri delle seguenti province: Milano, Lodi, Trento, Napoli, Salerno, Catania, Messina, Ravenna, Modena, Lecco, Como, Cremona, Brescia, Belluno, Udine, Trieste, Bari, Taranto, Potenza, Palermo. La struttura della certificazione è la seguente: 1. Anagrafica. 2. Profilo Professionale: è possibile specificare fino a sei esperienze professionali. 10 3. Competenze certificate: descrizione di competenze e settore produttivo. 4. Profilo educativo: percorso scolastico e formativo, con indicazione dei corsi seguiti negli ultimi tre anni. Conclusioni Lo sviluppo delle competenze nell’edilizia è regolato principalmente dal sistema FORMEDIL. FORMEDIL opera attraverso propri enti formativi per promuovere, implementare e coordinare la formazione e la (ri)qualificazione professionale nell’edilizia, e promuove inoltre accordi economici con enti pubblici e partecipa a progetti nazionale e internazionali. In Italia il Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze è regolato dal Ministero del Lavoro e da Ministero dell’Istruzione sulla base del Decreto Legislativo 16 gennaio 2013, n. 13, che definisce standard e livelli di performance per la validazione degli apprendimenti non-formali e informali; il decreto ha anche istitutito il Repertorio Nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali, che è attualmente in via di completamento. Definire il Repertorio Nazionale è un cammino lungo e complesso, che però è essenziale per potere finalmente avere uno strumento condiviso che consenta il riconoscimento e la certificazione delle qualificazioni professionali acquisite in modo formale, non-formale e informale. 1.3 Svizzera La cultura svizzera dell'apprendimento, così come i percorsi di formazione e le procedure di qualificazione del settore delle costruzioni, attribuiscono tradizionalmente un'importanza rilevante alla formazione scolastica ed all'apprendimento sul posto di lavoro (in una prospettiva strutturata). Tuttavia, nel corso degli ultimi decenni, grazie al VPL (Validazione di apprendimenti precedentemente acquisiti) ed alle pratiche di qualificazione sviluppate secondo un approccio “dal basso o ascendente” (VPETA, art. 32 and 33), anche la vita privata ed altri spazi di apprendimento informale e non organizzato hanno assunto un ruolo rilevante. Un approccio complessivo in materia di spazi di apprendimento eterogenei è ora anche largamente applicato alle pratiche VPL sommative. Le fasi del processo di validazione sono 5: • • • • • informazioni ed orientamento (decisione riguardante l’attuazione del processo); auto-riconoscimento di competenze e preparazione di un dossier (basato sulla consapevolezza e sulle evidenze: questa fase può essere accompagnata e sviluppata mediante un Portfolio o metodi e strumenti per un Bilancio di competenze); validazione (la valutazione da parte di terzi, ovvero da professionisti esterni ed esperti del settore); accreditamento delle competenze e determinazione di misure di formazione complementari (se necessario per conseguire una formazione completa); certificazione finale (rilascio di un Diploma o Certificazione ufficiale). 11 Le fasi descritte sono valide per le certificazioni di formazione continua iniziale e/o basica per il settore delle costruzioni. Nel quadro della formazione superiore, anche considerando le esperienze avanzate del cantone Ginevra, non vi è alcuna possibilità di ottenere una certificazione completa; i candidati possono ricevere soltanto un ammontare corrispettivo di accreditamento non superiore al 50% dell'intero percorso formativo. La gamma di strumenti utilizzati è varia: presentazione di un Portfolio o di un dossier individuale accompagnato da colloqui, nonché, in alcuni casi, da dimostrazioni pratiche. Nell’ambito della formazione superiore (Ginevra) i candidati vengono valutati principalmente mediante l’esame di documenti (scritti secondo una forma standardizzata) ed un colloquio. Nel settore delle costruzioni il riconoscimento dell’equivalenza delle formazioni e dei diplomi da parte di lavoratori provenienti dall’estero è regolato da una procedura specifica. Per poter svolgere alcune professioni in questo settore, la persona deve presentare alle autorità svizzere un diploma riconosciuto da un istituto di formazione svizzero o equivalente all’estero. In tal senso si effettua una distinzione tra le professioni regolamentate e quelle non regolamentate. Qualora la professione scelta sia regolamentata, la persona dovrà richiedere un’equivalenza del diploma o della qualifica professionale conseguita all’estero. Nel caso di contratti a tempo determinato, stipulati tramite agenzie di collocamento, viene applicato un contratto collettivo speciale. I rapporti di lavoro a tempo determinato terminano automaticamente senza termini di preavviso. Qualora un rapporto di lavoro a tempo determinato venga prolungato ulteriormente oltre il termine concordato, esso diventa un rapporto di lavoro a tempo indeterminato ed implica altri doveri e diritti per il datore di lavoro ed il lavoratore. Il VPETA, art. 9/32, 33, ed i principi concretizzati nella nuova Legge federale per la formazione professionale continua, recentemente approvato dal Parlamento (entrata in vigore nel 2015/2016), rappresentano la base giuridica che riconosce il VPL come principale strumento per la qualificazione VET . La base giuridica per il riconoscimento dei titoli stranieri che rientrano sotto la responsabilità della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI), è rappresentata dall’allegato III dell'accordo bilaterale Svizzera-UE del 21 giugno 1999 sulla libera circolazione delle persone, dalla Convenzione EFTA riveduta il 21 giugno 2001, dall’Ordinanza Federale sulla formazione e l’istruzione professionale del 19 novembre 2003 e dall’ Ordinanza federale sulle Scuola Universitarie professionali dell’11 settembre 1996. La base giuridica relativa al reciproco riconoscimento ai fini accademici è rappresentata dalla Convenzione di Lisbona dell'11 aprile 1997 e da diversi accordi bilaterali che la Svizzera ha firmato con la Germania, l'Italia, l'Austria e la Francia. L'accordo bilaterale Svizzera-UE sulla libera circolazione delle persone e la Convenzione EFTA si applicano alle qualifiche conseguite all’estero e rilasciate dagli stati membri dell’UE/EFTA per le professioni che sono regolamentate in Svizzera. Secondo il quadro legale, al fine di poter esercitare una professione regolamentata, i lavoratori devono essere in possesso di una qualifica o di un titolo specifico. Sulla base dell’Art. 69 dell'Ordinanza federale sulla formazione e l'istruzione professionale (SR 412,101) e sull’Art. 5 dell'Ordinanza federale sulle Scuole universitarie professionali (SR 414,711), la SEFRI può riconoscere le qualifiche conseguite all’estero e rilasciate da Stati terzi, nonché i titoli stra12 nieri rilasciati negli stati membri dell'UE per professioni non regolamentate. Tale procedura è possibile se sono soddisfatte le seguenti condizioni: a) corrispondenza del livello di formazione; b) corrispondenza della durata degli studi; c) adeguamento dei contenuti; d) curriculum che deve consistere in un programma vertente in conoscenze tanto teoriche quanto pratiche. 13 2. Costruzione e diffusione degli standard per le qualifiche professionali e le competenze nel settore delle costruzioni 2.1. Polonia Sviluppo degli standard per le qualifiche professionali e per le competenze In Polonia gli standard per le qualifiche professionali e per le competenze possono vantare più di venti anni di storia. Inizialmente il nome ufficiale utilizzato era quello di "standard di qualifica professionale", ma in seguito alla nascita del Quadro Europeo delle Qualifiche, che portò con sé una nuova terminologia, si passò alla definizione di "Standard di Competenza Professionale", la quale rafforza il collegamento con il mercato del lavoro. Si possono distinguere sei fasi che hanno portato alla creazione degli standard di qualifica / competenza. Qui sotto sono menzionati i principali progetti ed iniziative che hanno contribuito allo sviluppo degli standard. • Fase 1 (1993-1997) - Ricerca e identificazione - Seminario internazionale su un "Sistema di Standard di Qualificazione Professionale", tenutosi a Miedzeszyn nel 1993 dall'Ufficio Di Coordinamento del Personale Di Formazione, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Didattica di Varsavia; - progetto di ricerca dal titolo "Un modello per gli Standard di Qualificazione Professionale Polacchi” realizzato nel 1994-1995 (KBN n ° 1 P113 001 06); - progetto di ricerca dal titolo "Modernizzazione della formazione professionale" e pubblicazione dal titolo "La standardizzazione della formazione professionale", realizzate tra il 1996-1997 (KBN No. progetto 448 - H01 96/11). • Fase II (1998-2000) - Progettazione e sperimentazione di una metodologia per lo sviluppo di standard di qualificazione professionale in Polonia - progetto realizzato nell’ambito del programma PHARE, su commissione della European Training Foundation (ETF), dal titolo "Analisi dei fabbisogni formativi", finalizzato anche alla sperimentazione di una metodologia per lo sviluppo di standard di qualifica professionale. Il progetto ha prodotto i seguenti risultati: una metodologia per sviluppo di standard di qualifiche professionali, una serie di strumenti di ricerca, un’indagine effettuata presso imprese e lo sviluppo degli standard per 8 profili professionali indicati dal Ministero del Lavoro, il quale era anche il principale beneficiario dei risultati del progetto. • Fase III (2001-2005) - Sviluppo della metodologia e degli standard nazionali delle qualifiche professionali 14 - progetto "Il mercato del lavoro verso l'integrazione europea" (n° 001 16/01); sottoprogetto IV: "Analisi del settore dell’istruzione, suo collegamento con il mercato del lavoro e compatibilità con le norme comunitarie. Specifiche sulla direzione dei cambiamenti” (IPiSS, IBE, ITeE, 1999-2001). - progetto internazionale (KBN SPUB), COST A11 Azione "Sviluppo di metodi di ricerca per gli standard di qualificazione professionale e standard educativi " (IBE, ITeE, 2001-2002); - progetto PHARE 2000 - Sistema Nazionale della Formazione Professionale, Azione 2: Sviluppo di un set di qualifiche professionali nazionali basato sull’analisi dei requisiti richiesti da particolari professioni. Il progetto ha prodotto i seguenti risultati: sviluppo di 40 standard di qualifiche professionali e la creazione di una banca dati informatica per gli standard già sviluppati e per eventuali nuovi. - progetto del Ministero dell'Economia e del Lavoro, programma PHARE 2002 "Miglioramento delle competenze dei servizi nell’ambito dell’implementazione della strategia europea per l'occupazione e della partecipazione al sistema di EURES"; in questo ambito sono stati sviluppati 7 standard professionali. • Fase IV (2006-2007) - Sviluppo e disseminazione degli standard nazionali delle qualifiche - sono stati realizzati 200 standard di qualifiche professionali con il finanziamento del FSE, (Programma Sviluppo Risorse Umane, Misura 1.1 Sviluppo e ammodernamento degli strumenti del mercato del lavoro e istituzioni, - Rafforzamento del potenziale dei servizi pubblici per l'impiego") nell’ambito del progetto "Sviluppo e disseminazione degli standard nazionali delle qualifiche" (no. BDG-V-281-10MK / 05). • Fase V (2008-2010) - Modernizzazione della banca dati degli standard delle qualifiche professionali e curricula formativi modulari - La banca dati degli standard di qualifica professionale amministrata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è stata modernizzata nell’ambito del FSE, Programma Operativo Capitale Umano, Priorità I - Occupazione e Integrazione Sociale, Progetto 1.5 • Fase VI (2012-2013) - Estensione del set nazionale degli standard delle competenze professionali come richiesto dai datori di lavoro - Il progetto di sistema denominato "Estensione del set di standard nazionali delle competenze professionali come richiesto dai datori di lavoro" ha sviluppato 300 standard di competenze professionali nell’ambito del FSE, Programma Operativo Capitale Umano, Asse I - Occupazione e Integrazione sociale, Misura 1.1 Supporto di sistema alle istituzioni del mercato del lavoro (No. POKL.01.01.00-00019 / 10). Situazione attuale - un nuovo modello di standard di competenze professionali Negli anni 2012-2013 è emersa una nuova famiglia di standard di competenze professionali, anche attraverso il già menzionato progetto “Estensione del set di standard nazionali delle competenze pro15 fessionali come richiesto dai datori di lavoro”, in sintonia con il Quadro Europeo e Polacco delle Qualifiche. La partnership che ha realizzato questo progetto era costituta da enti con una lunga esperienza in Polonia nello sviluppo di standard di competenza e delle qualifiche professionali: Doradca Consultants Ltd. (partner leader di progetto), l’Istituto per le Tecnologie Sostenibili, l’Istituto Nazionale di Ricerca di Radom, l’Istituto di Studi del Lavoro e Scienze Sociali di Varsavia, il Centro per il Miglioramento delle qualifiche degli Insegnanti e della Formazione Pratica di Lodz e la WYG internazionale di Varsavia. L'obiettivo principale era quello di sviluppare nuovi metodi per la raccolta e elaborazione delle informazioni sul mondo del lavoro e delle professioni al fine di adattare meglio l'offerta VET alle esigenze del mercato. Questo intervento si era reso necessario anche a fronte dei cambiamenti apportati nei contenuti e nella terminologia degli standard del Quadro delle Qualifiche Europee, anche questo risultato dell’esigenza di avvicinare la descrizione delle competenze al mondo del lavoro. Il nuovo standard di competenze professionali è compatibile con il Quadro Nazionale delle Qualifiche. Sono stati definiti 8 livelli di qualificazione, a differenza dei 5 livelli individuati sotto il modello precedente. Nello standard delle competenze professionali sono descritte un set di competenze, conoscenze e le cosiddette “competenze professionali”, necessarie per eseguire le attività professionali tipiche di un specifico lavoro, rispondenti ai requisiti stabiliti dal mercato del lavoro. Questo set di competenze professionali può essere impiegato anche per altri ambiti, come ad esempio per il Sistema Nazionale delle Qualifiche e il Registro Integrato delle Qualifiche. Fra le molte applicazioni dello standard delle competenze professionali , uno dei più importanti è quello del riconoscimento delle competenze e validazione di risultati di apprendimento acquisiti attraverso l’apprendimento non-formale ed informale. Attualmente, la banca dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (consultabile sul sito http://www.kwalifikacje.praca.gov.pl/ ) contiene 553 standard. L’esperienza acquisita in questi anni nella progettazione degli standard ha permesso di risolvere molti problemi relativi alla loro strutturazione, flessibilità, potenziali applicazioni e procedure per valutare requisiti professionali. Oggi la questione ruota intorno alle modalità di inclusione degli standard delle competenze professionali nel Sistema Nazionale di Qualifiche, nel Quadro Nazionale delle Qualifiche e nel Registro Integrato delle Qualifiche (in conformità con Quadro Europeo delle Qualifiche). La standardizzazione dei profili del settore delle costruzioni I profili professionali del settore delle costruzioni sono ampiamente trattati nei documenti sugli standard di qualifica / competenza professionale. La tabella 1. raccoglie i profili del settore, con indicata la data in cui sono stati definiti. 16 Tabella 1. Profili sviluppati per gli standard di competenze professionali e qualifiche Nr.ordine 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. Profili standard settore costruzioni Tecnico delle costruzioni Tecnico della progettazione del paesaggio Muratore/intonacatore Muratore Piastrellista Installatore sistemi di isolamento Impiantista sanitari Impiantista reti energetiche (gas) Impiantista reti energetiche Tecnico finiture edili Imbianchino/Posatore carta da parati Ingegnere ambientale – sistemi di approvvigionamento idrico e fognature Tecnico impianti sanitari Ispettore cantiere edile Scalpellino Muratore (specializzato in costruzioni di cemento armato) Carpentiere Carpentiere edile Pavimentatore/tagliapietre Posatore di tetti Piastrellista Posatore parquet Intonacatore Tinteggiatore edile Spazzacamino Lamierista Impiantista elettrotecnico(elettricista) Ispettore direzione lavori Geometra Assistente laboratorio costruzioni Muratore (specializzato in costruzioni in cemento) Muratore (specializzato in costruzioni di cemento armato) Carpentiere (posatore casseforme) Pavimentatore Montatore ponteggi Demolitore edifici Installatore isolamenti per edifici Installatore isolamenti termici Posatore finestre Vetraio edile Lavoratore vetri decorati Idraulico Installatore termoidraulico Installatore reti riscaldamento Installatore reti gas Installatore reti idriche approvvigionamento e scarico acque reflue Installatore impianti di energia rinnovabile Scavatore pozzi Installatore impianti di climatizzazione Cartongessista Posatore superfici Lattoniere Assemblatore cancelli Assemblatore strutture in alluminio Assemblatore strutture in acciaio Elettricista civile Posatore di facciate Codice profilo 311204 321202 712102 712903 713203 713401 7136 713602 7137 713901 714103 Data di creazione 2004 2004 2004 2004 2004 2004 2004 2004 2004 2004 2004 214211 2007 311210 315101 711301 712202 712301 712302 712401 713101 713201 713202 713302 714101 714303 7213 724201 242211 311201 311202 711401 711404 711502 711601 711903 711904 712301 712404 712501 712503 712505 712601 712602 712608 712610 712612 712614 712615 712703 712902 713104 721302 721401 721403 721404 741104 712304 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 17 La metodologia di progettazione dei livelli di competenza professionale si è basata sull'esame dei requisiti professionali richiesti. In tale definizione dei livelli i datori di lavoro hanno quindi svolto un ruolo chiave. I criteri secondo cui sono state scelte le imprese campione sono i seguenti: • • • • • • • presenza in azienda di profili professionali presi in esame dall’indagine; attività economica svolta (secondo il sistema di classificazione delle attività economiche in Polonia); numero addetti; numero anni di attività ; criterio di modernità (esistenza di sistemi di qualità, settore economico innovativo, presenza di tecnologie innovative); tipo di assetto societario; segnalazione da parte di associazioni di categoria o professionali. Sono state incluse nel campione quelle aziende che presentavano i sopramenzionati criteri. Le aziende sono state inoltre differenziate in base alla loro dimensione (piccole, medie e grandi imprese). Il progetto ha coinvolto molte associazioni di categoria e ordini professionali. Quelle che sono state coinvolte in una prima fase a collaborare alla valutazione degli standard di competenze professionali sono le seguenti: • • • • • • • • Forum Sindacale di Bydgoszcz; Comitato Nazionale di "Solidarietà" Sindacato di Danzica; Alleanza Sindacati polacchi di Varsavia; Business Centre Club di Varsavia; Confederazione dei datori di lavoro polacchi di Varsavia; Camera di Commercio di Varsavia; Confederazione polacca dei datori di lavoro privati di Varsavia; Associazione artigiani di Varsavia. Sono stati inoltre coinvolti per il settore delle costruzioni: • • • • • • • • • • • • • 18 Sindacato Lavoratori Edili di Varsavia; Confederazione Costruttori e Mediatori Immobiliari di Varsavia; Associazione Polacca Cartongessisti di Varsavia; Centro di Costruzione Tecnica e Progresso Organizzativo di Varsavia; Associazione Datori di Lavoro e Imprenditori Settore Costruzioni di Varsavia; Istituto Tecnologico delle Costruzioni di Varsavia; Ordine dei Geometri di Varsavia; Facoltà di Ingegneria delle Costruzioni, Università di Varsavia; Associazione Polacca Posatori Tetti di Varsavia; Società Costruttori Sistemi di Isolamento di Varsavia; Ordine Ingegneri Civili Polacchi di Varsavia; Ordine Ingegneri Civili (Mazowiecka) di Varsavia; Distretto Costruzioni Edili di Lodz. Il coinvolgimento e la collaborazione fattiva con queste organizzazioni è stata di fondamentale importanza per una progettazione qualitativa degli standard di competenza professionale. Seguendo l'esempio di altri paesi presi in analisi (Regno Unito, Francia, Spagna), sarebbe auspicabile che ogni organizzazione si faccia carico dell’aggiornamento per il proprio settore d’interesse degli standard di competenze professionali, curando l’inserimento nel database di nuovi profili o la rimozione di quelli ormai obsoleti. Nell’ambito degli argomenti trattati, consistenti nello sviluppo di una nuova generazione di standard professionali, l’attuatore del progetto ha assicurato una stretta cooperazione con le associazioni professionali e di categoria , in particolare per quanto riguarda: • • • • • • • • sviluppo della lista di 300 professioni destinate alla standardizzazione; consultazioni sulla chiarezza, utilità e facilità d'uso della nuova struttura dello standard di competenza professionale per le finalità connesse all’utilizzo da parte delle associazioni professionali e di categoria; consultazioni sulle procedure di modifica dello standard, per ridurre tempi di lavoro e costi (senza però compromettere la qualità degli standard); si anticipa inoltre che in futuro l’aggiornamento degli standard sarà compito delle associazioni professionali e di categoria; nomina di gruppi di esperti per l’elaborazione degli standard di competenze professionali; il responsabile e i membri dei gruppi dovranno avere dei requisiti professionali coerenti con gli standard da aggiornare e essere segnalati dalle specifiche associazioni professionali e di categoria; analisi e ricerca sul campo anche attraverso analisi dei fabbisogni professionali e formativi in funzione della costruzione di standard di competenze, con il coinvolgimento di aziende significative e coerenti con il settore analizzato; incarico ad esperti nella elaborazione e descrizione dei descrittori degli standard di competenze professionali, anche su segnalazione delle stesse associazioni professionali e di categoria; incarico a valutatori esterni nella elaborazione e descrizione dei descrittori degli standard di competenze professionali, anche su segnalazione delle stesse associazioni professionali e di categoria; istituzione di commissioni per l’analisi e l’approvazione dei descrittori degli standard di competenze professionali, costituite con il supporto e la collaborazione delle associazioni professionali e di categoria, associazioni sindacali e altre organizzazioni non governative. Fabbisogni e basi giuridiche per lo sviluppo di standard di competenza professionale Abbiamo assistito un cambiamento nell'approccio sullo sviluppo delle qualifiche professionali. Come indicato dalla strategia di Lisbona, basata sul concetto di Lifelong Learning, le qualifiche professionali dovrebbero poter essere acquisite in diverse modalità e con differenti percorsi formativi, di lavoro e di vita. Esse devono poter essere riconosciute dallo Stato e dal mondo del lavoro in modo formale, assicurando alle persone interessate l'accesso al lavoro, sia nel paese di origine e all'estero. Presupposto di ciò è l'esistenza di standard di competenze riconosciute per ogni profilo professionale. Gli standard diventano quindi un riferimento importante per i sistemi di istruzione e formazione professionale, per la formazione permanente lungo tutto l’arco della vita. Favoriscono lo sviluppo delle 19 risorse umane aziendali, facilitano la comparabilità e il riconoscimento dei titoli di studio tra diversi paesi, rendono possibile la creazione di sistemi di accreditamento delle unità di apprendimento. Gli standard di competenza professionale hanno il vantaggio di essere aderenti con il mercato del lavoro e dell’economia in generale. Possono contribuire ad innalzare la qualità del sistema di istruzione e formazione professionale, con il vantaggio di poter confrontare e valutare con facilità le qualifiche ottenute in diversi paesi, con diversi sistemi di istruzione e formazione. Alcuni anni fa, in sintonia con quanto stava accadendo in questo ambito, le politiche relative alla Strategia Nazionale per la Crescita, l’occupazione e lo Sviluppo delle Risorse Umane per gli anni 2000 - 2006 ponevano l'attenzione sulla necessità di migliorare la qualità dei servizi di formazione offerti, anche attraverso la promozione degli standard delle competenze professionali. Inoltre si assumeva come punto importante il fatto di basare i programmi di formazione professionale e le relative modalità di valutazione su un sistema di esami standard di competenza, rilevanti sia per percorsi scolastici e non scolastici. Nel frattempo, nella Strategia per lo Sviluppo della Formazione Continua fino al 2010, il Consiglio dei Ministri aveva adottato (priorità 2, miglioramento della qualità della formazione continua) una disposizione secondo la quale era opportuno "definire gli standard delle qualifiche professionali come componente di qualità per garantire la formazione continua "e " introdurre standard formativi (curriculum, assunzioni di base, personale), derivanti dagli standard delle qualifiche professionali. " Infine, è stato adottata in Polonia una normativa specifica che dà una base legale alla creazione degli standard professionali. La norma di riferimento vigente in Polonia è attualmente legge del 20 aprile 2004 sulla Promozione dell’Occupazione e del Mercato del Lavoro (Gazzetta delle leggi del 2008, n ° 69 voce 415, e successive modifiche; Art. 4, paragrafo 1), In questa norma si precisa che le responsabilità del ministro per le questioni del lavoro includono "creazione, indicazione e diffusione di strumenti, metodi e risorse per l’orientamento, per l’inserimento lavorativo, per l’organizzazione di corsi di formazione, per la formazione professionale di adulti e per altre forme di assistenza" e "coordinamento per la realizzazione e promozione degli standard delle qualifiche professionali”. Beneficiario dei risultati relativi ai progetti in materia di creazione di standard di competenza professionale è il Dipartimento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L'ente responsabile per la loro attuazione è il Centro di Sviluppo delle Risorse Umane. 2.2. Italia Decreto Legislativo 16 gennaio 2013, n. 13 Con il Decreto Legislativo 16 gennaio 2013, n. 13 l’Italia ha inteso rispondere alla richiesta rivolta dalla UE agli Stati Membri di adottare un Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze, pena la mancata erogazione dei fondi FSE per il periodo 2014-2020. Prima di tale provvedimento, infatti, l’Italia non aveva un Sistema di certificazione applicato in modo uniforme in tutto il territorio; al contrario, vi sono diversi sistemi locali: alcune regioni hanno sviluppato un Sistema autonomo (Emilia Romagna nel 2006, aggiornato nel 2013; Toscana nel 2010; Lombardia e Veneto nel 2012), mentre altri hanno adottato sistemi realizzati in alter regioni. 20 Per superare tale situazione, il D.Lgs. 13/2013 identifica gli Standard Minimi del Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze, e istituisce il Repertorio Nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali. Standard Minimi di Certificazione Gli Standard Minimi di Certificazione identificati sono: >Cosa può essere certificato: Gli Obiettivi di apprendimento espressi in termini di competenze, così come definite dalla Raccomandazione CE 23/04/2008 sull’EQF, ovvero “la comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia”. >Come funziona il processo di certificazione Attraverso regole e metodologie condivise che implicano: • • • il riferimento a standard professionali la definizione di strumenti per il processo di certificazione (indicatori di performance, test, ecc.) specifici requisiti professionali che devono essere posseduti da chi è incaricato del processo di certificazione >Chi può certificare competenze Riconoscimento e certificazione sono affidate alle ingole Regioni, che possono delegare tali processi ad alter organizzazioni. Il Repertorio Nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali Il Repertorio Nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali è attualmente in fase di costruzione sotto la guida di un Tavolo Tecnico che comprende Regioni, Ministero del Lavoro e ISFOL. Obiettivo del Tavolo Tecnico è definire gli standard di riferimento per il riconoscimento e la validazione delle competenze. Il Repertorio è costituito dall’insieme dei repertori esistenti a livello regionale e nazionale che siano codificati e organizzati per qualificazioni professionali; va quindi bel oltre ai soli titoli di studio formali, ed include competenze o insiemi di competenze acquisite attraverso apprendimento formale, nonformale o informale. Ogni competenza deve essere riferita a classificazioni conosciute (ATECO, NUP e EQF). Il Repertorio identifica 7 Aree Professionali: • Agroalimentare 21 • • • • • • Manifatturiero e artigianato Meccanica, impianti e costruzioni Cultura, informazione e tecnologie informatiche Servizi commerciali Turismo e sport Servizi alla persona Ogni Area Professionali comprende uno o più Settori Economici, ognuno dei quali è articolato in Macro-processi produttivi. Per quanto riguarda l’edilizia, è uno dei Settori Economici che compongono l’Area “Meccanica, Impianti e Costruzioni”, e corrisponde al macroprocesso “Costruzione di edifici e di opere di ingegneria civile/industriale”. 7 Aree Professionali Agroalimentare Manifatturiero e artigianato Meccanica, impianti e costruzioni Cultura, informazione e tecnologie informatiche Servizi commerciali Turismo e sport Servizi alla persona 24 Settori economici … Edilizia 80 Work Macro-processes … Costruzione di edifici e di opere di ingegneria civile/industriale … Ogni macroprocesso è articolato in sotto-processi (o sequenze di processo); ogni sequenza comprendono uno o più aree di attività (ADA), intese come insieme di attività professionalmente rilevanti. 22 Per quanto riguarda l’Edilizia, l’analisi di processo può essere rappresentata come segue PROCESSO: Costruzione di edifici e di opere di ingegneria civile/industriale SOTTO-PROCESSI AREE DI ATTIVITÀ - ADA 1. Progettazione edile e gestione del cantiere 1.1: Progettazione edilizia 1.2: Realizzazione disegno tecnico edile 1.3: Programmazione dei lavori 1.4: Gestione del cantiere 2. Lavori generali di scavo e movimentazione 2.1: Esecuzione scavi 2.2: Esecuzione perforazioni 2.3: Esecuzione demolizioni 2.4: Sollevamento e movimentazione di materiali edili e operatori 3. Costruzione di opere in calcestruzzo armato 3.1: Realizzazione di strutture in calcestruzzo armato 3.2: Montaggio e smontaggio ponteggi 3.3: Posa in opera elementi prefabbricati in calcestruzzo 3.4: Realizzazione di armature per strade ferrate 4. Realizzazione opere murarie e di impermeabilizzazione 4.1: Costruzione di murature 4.2: Lavori di impermeabilizzazione 5. Lavori di completamento e finitura 5.1: Posa in opera pavimenti e rivestimenti 5.2: Posa in opera rivestimenti stradali 5.3: Realizzazione opere di intonacatura 5.4: Realizzazione di opere di tinteggiatura 5.5: Realizzazione lavori di isolamento termico e acustico 5.6: Posa in opera rivestimenti in cartongesso 23 Ogni ADA è in relazione con le classificazioni ATECO e NUP, ed è costituita da un insieme di attività professionalmente rilevanti. Riportiamo come esempio l’ADA 3.1 “Realizzazione di strutture in calcestruzzo armato” Cluster 3 Sequenza di processo - Costruzione di opere in calcestruzzo armato ATECO NUP 6.1.2.2.1 - Armatori e ferraioli 6.1.2.2.2 - Casseronisti/Cassonisti 6.1.2.2.3 - Muratori e formatori in calcestruzzo 6.1.2.3.0 - Carpentieri e falegnami edili 41.20.00 - Costruzione di edifici residenziali e non residenziali 43.99.09 - Altre attività di lavori specializzati di costruzione nca 42.12.00 Costruzione di linee ferroviarie e metropolitane ADA 3.1: Realizzazione di strutture in calcestruzzo armato Attività professionali Tracce secondo disegno Realizzazione opere di drenaggio Esecuzione di operazioni di consolidamento strutturale Realizzazione armature in acciaio Realizzazione di casseformi in legno Montaggio di casseformi prefabbricate Esecuzione gettata e vibrazione Disarmo strutture di cemento armato Preparazione di calcestruzzo Manutenzione di macchinari/attrezzature per la preparazione di materiali cementizi Controllo e monitoraggio della gettata (prova compressione cubetti e acciaio) Qualificazioni Professionali Regionali (QPR) A partire dalle ADA incluse nel Repertorio Nazionale, le Regioni individuano le proprie Qualificazioni Professionali Regionali (QPR), e le collegano a una o più ADA. In questo modo, ogni QPR è collegata alle altre attraverso le ADA a cui ciascuna si riferisce. Una QPR è descritta in termini di competenza, conoscenze e abilità, ed è riferita a uno specifico livello EQF. La Regione Friuli Venezia Giulia ha già completato il processo di definizione delle proprie QPR nel settore dell’Edilizia; l’esempio seguente illustra una QPR collegata all’ADA 3.1 “Realizzazione di strutture in calcestruzzo armato”. Settore: Edilizia Cod. RPQ QPR-EDI-14 EQF level: 3 Titolo QPR: REALIZZAZIONE DI OPERE IN CALCESTRUZZO ARMATO Descrizione: Sulla base del progetto esecutivo, il soggetto è in grado di realizzare gli elementi strutturali (fondazioni, strutture verticali, strutture orizzontali e strutture inclinate) in calcestruzzo armato gettato in opera facendo uso delle casseforme per definire la forma dell'elemento. Conoscenze • • • • • 24 Elementi costitutivi dell’armatura Modalità di selezione e assemblaggio dei pannelli per la costruzione del cassero Materiali e tecniche per il drenaggio e l’impermeabilizzazione Composizione e classificazione del calcestruzzo Tecniche e modalità di getto Tecniche e modalità per la rimozione delle casseforme Abilità • • • • • • • Assemblare il cassero e i ferri di armatura Posare in opera casseri e gabbie di armatura Realizzare opere di drenaggio e impermeabilizzazione Preparare il calcestruzzo Colare il calcestruzzo nella cassaforma Eseguire le operazioni di costipazione del calcestruzzo Rimuovere la cassaforma Le QPR rappresentano l’unità minima di certificazione. In altri termini, l’oggetto del processo di riconoscimento e validazione è una singola QPR o un insieme di QPR. Livelli di competenza Riconoscere e certificare una competenza richiede anche dichiarare a quale livello una persona è in grado di utilizzarla in diverse situazioni. Il criterio proposto dalla Regione Friuli Venezia Giulia è la complessità della attività di una persona in una situazione professionale allo scopo di ottenere un risultato lavorativo significativo. Lo strumento per valutare questa complessità sono le “Schede delle Situazioni Tipo” (SST) che, per ogni QPR, individuano un insieme di output di processo significativi e, per ciascuno di essi, una lista di situazioni lavorative organizzate per livelli crescenti di difficoltà e descritte in termini di contest professionale, attività svolte, tecniche e materiali utilizzati. Segue come esempio la SST per la QPR “Realizzare opera in calcestruzzo armato”: Le SST possono essere utilizzate per certificare il non formale, fornendo una guida per riconoscere se una persona è in grado di esercitare una competenza in tutte o alcune delle situazioni previste per uno specifico QPR. Per permettere ciò, le SST sono integrate da schede che descrivono gli elementi caratterizzanti le prove e gli indicatori con cui valutare le prestazioni degli allievi delle situazioni tipo (SIV). 25 SCHEDA EDI SIV01 REALIZZARE OPERE IN CALCESTRUZZO ARMATO Versione INDICATORI Sulla base del progetto esecutivo, il soggetto è in grado di realizzare gli elementi strutturali (fondazioni, strutture verticali, strutture orizzontali e strutture inclinate) in calcestruzzo armato gettato in opera facendo uso delle casseforme per definire la forma dell'elemento. 1.1 VALUTAZIONE 27/01/14 1 – FONDAZIONI Situazione tipo Elementi caratterizzanti (contesti, prodotti, attività, strumenti, tecniche) 1.1 - FONDAZIONI Attività principali: DIRETTE - Effettuare il tracciamento dell’opera da realizzare (modinatura) - Stendere il calcestruzzo magro (magrone) - Realizzare la casseratura - Preparare e posizionare armatura comprensiva di eventuali ferri di ripresa - Preparare l’impasto - Gettare e costipare il calcestruzzo - Rimuovere le casseforme 1.2 - FONDAZIONI Attività principali: INDIRETTE - Realizzare la palificazione - Predisporre opere di drenaggio - Utilizzare additivi per c.a. nei diversi contesti ambientali 2 - STRUTTURE ORIZZONTALI 2.1 – Attività principali: CONSOLIDAMENTO - Allestire le eventuali opere provvisionali SOLAIO - Rimuovere l’eventuale pavimentazione esistente - Realizzare una “nervatura” attraverso il riposizionamento del tavolato esistente - Posizionare la guaina impermeabilizzante - Posizionare la rete metallica di ripartizione - Realizzare la puntellazione/puntellamento del solaio - Gettare e costipare il calcestruzzo 2.2 – SOLAIO 26 Attività principali: Indicatori di valutazione COMPOSITO - Allestire le eventuali opere provvisionali - Posizionare l’armatura e i puntelli di sostegno - Posizionare i travetti e i laterizi - Predisporre e posizionare le sponde esterne - Gettare, costipare il calcestruzzo - Rimuovere casseforme e puntelli 2.3 - SOLAIO Attività principali: MONOLITICO IN C.A. - Allestire le eventuali opere provvisionali - Posizionare l’armatura sull’intera superficie da coprire e i puntelli di sostegno - Predisporre e posizionare le sponde esterne - Posizionare il ferro di confezione - Gettare, costipare il calcestruzzo - Rimuovere casseforme e puntelli 3 - STRUTTURE VERTICALI 3.1 - PILASTRI IN C.A. Attività principali: - Allestire le eventuali opere provvisionali - Effettuare il tracciamento dell’opera da realizzare - Preparare e posizionare armatura comprensiva di ferri di confezione - Realizzare casseratura - Allestire le eventuali opere provvisionali - Gettare, costipare il calcestruzzo - Rimuovere le casseforme 3.2 - MURI IN C.A. Attività principali: - Allestire le eventuali opere provvisionali - Effettuare il tracciamento dell’opera da realizzare - Preparare e posizionare armatura comprensiva di ferri di confezione - Realizzare casseratura consideranto l’inserimento dei fori previsti da progetto - Allestire le eventuali opere provvisionali 27 - Gettare, costipare il calcestruzzo - Rimuovere le casseforme 4 - STRUTTURE INCLINATE 4.1 - PIANI DI Attività principali: COPERTURA - Allestire le eventuali opere provvisionali - Posizionare l’armatura e i puntelli di sostegno in pendenza - Posizionare i travetti e i laterizi - Predisporre e posizionare le sponde esterne - Gettare, costipare il calcestruzzo - Rimuovere casseforme e puntelli 4.2 - SCALE SFALSATE Attività principali: - Allestire le eventuali opere provvisionali - Effettuare il tracciamento dell’opera da realizzare - Realizzare casseratura e la sua puntellatura - Preparare e posizionare armatura comprensiva di eventuali ferri di ripresa - Gettare, costipare il calcestruzzo - Rimuovere le casseforme In questo modo, le SST posso essere usate all’interno del processo di certificazione, come strumento per riconoscere se una persona è in grado di utilizzare una competenza in tutte o solo alcune delle situazioni tipo previste per una specifica QPR. Conclusioni Costruire il nuovo Repertorio Nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali è un lavoro lungo e complesso; l’Italia si è posta l’obiettivo di completarlo entro la fine del 2014, in modo da avere a disposizione uno strumento che possa consentire il riconoscimento e la certificazione delle qualificazioni professionali acquisite in modo formale, non-formale e informale. Tuttavia, alcune questioni restano ancora aperte: -poiché ogni Regione definisce le proprie QPR, potrebbero esserci significative differenze tra territorio e territorio; occorrerà individuare un modo per confrontare e riconoscere reciprocamente le QPR a partire dalle ADA comuni cui si riferiscono; 28 -ad oggi non esistono regole, strumenti e metodologie condivise da utilizzare nel processo di certificazione; la proposta della Regione Friuli Venezia Giulia (SST e SIV) potrebbe essere accolta da altre Regioni, ma permane ancora una volta il rischio di avere differenze significative tra I processi di certificazione attuati nelle diverse Regioni; -infine, nulla è stato deciso circa i requisiti che devono essere in possesso delle organizzazioni alle quali le Regioni possono delegare la gestione del processo di certificazione delle competenze. 2.3 Svizzera In Svizzera le procedure di qualificazione sono strettamente regolamentate, ed i profili, sviluppati congiuntamente dalle parti sociali, sono ufficialmente riconosciuti dalle autorità federali (SEFRI/SBFI). Il ruolo delle “parti sociali” è chiaramente definito dall'Art. 1 della Legge federale sulla formazione ed istruzione professionale (2004). Le parti sociali sono corresponsabili della definizione dei profili professionali e degli standard di valutazione. In altre parole, sono responsabili della definizione dei risultati dell’apprendimento attesi. I datori di lavoro ricoprono un ruolo di primo piano e sono anch’essi responsabili, nel quadro del sistema duale di tirocinio e di formazione continua, di assicurare la formazione in azienda. Il sistema comprende la definizione dei profili di qualificazione, gli standard per la valutazione dell'apprendimento (in termini formali, informali e non formali) ed i programmi di formazione. La natura olistica dei programmi di qualificazione prevede la padronanza di una vasta gamma di capacità e competenze. In effetti, il ruolo svolto dalle qualifiche, come fonti di identità professionale, di garanzia per lo sviluppo della carriera e di partecipazione alla formazione permanente, è centrale nel sistema VET, e rimarrà tale. L’Ordinanza federale sulla formazione professionale stabilisce che tutte le normative professionali dovrebbero adottare un approccio basato sui risultati dell'apprendimento e dal 2005 più di 300 profili sono in fase di revisione. Molti di essi sono già stati riformulati utilizzando i descrittori LO (Learning outcomes). Ciononostante, un approccio didattico e valutativo incentrato sulle competenze, più che sui risultati derivanti dai percorsi di apprendimento formali (e dei relativi risultati), è ancora raro e lungi dall'essere diffuso. Malgrado questa constatazione, nel settore delle costruzioni è stato sviluppato un approccio ben strutturato in termini di qualifiche. Esso fornisce normative professionali e profili di qualificazione articolati in aree di competenza. Quest’ultime sono definite secondo una serie di competenze operative specifiche relative ai processi lavorativi (ad esempio lavoro con il calcestruzzo, lavori di intonacatura e finitura), conoscenze trasversali e competenze necessarie per l’espletamento professionale dei compiti. I profili di qualificazione sono stati elaborati dalle parti sociali. Da un punto di vista istituzionale, in considerazione del percorso di qualificazione formale e di validazione delle competenze acquisite, le responsabilità sono, in tal senso, distribuite a livello federale e cantonale. I Cantoni sono sempre responsabili dell'attuazione delle norme federali ed anche se il sistema scolastico è molto decentrato, la pianificazione strategica del sistema di formazione professionale è di competenza della Confederazione. Quest’ultima è solo in parte responsabile della super29 visione della formazione superiore ed il ruolo giocato dalle autorità pubbliche in questo settore è spesso di natura limitata. In effetti la formazione permanente e professionale non formale è poco supportata e regolamentata dallo Stato. È però in via di elaborazione una nuova Legge federale che intensificherà la partecipazione dello Stato anche in questo settore. Ogni qualifica settoriale può essere conseguita dopo il superamento di un esame volto a verificare i risultati dell'apprendimento (conoscenze, abilità e competenze definite secondo la normativa sulla formazione professionale iniziale o continua). Dal 2004, tuttavia, la Legge federale ammette la possibilità di acquisire una qualifica mediante la valorizzazione e la validazione dell’apprendimento informale e non formale affidandosi ad una procedura alternativa basata sulla validazione dell'apprendimento precedente e sul ricorso a strumenti specifici sviluppati dalle parti sociali ed istituiti dalle autorità cantonali (questa procedura è descritta nel capitolo 1). Nel settore svizzero delle costruzioni, i metodi e gli strumenti VPL (validazione di apprendimento pregresso) sono stati implementati dal punto di vista teorico interessando direttamente la formazione iniziale per la qualifica di muratore. I profili di qualificazione, gli standard e gli strumenti di valutazione sono stati elaborati grazie ai risultati raggiunti dal progetto Interreg COGITO, promosso dalla Fondazione ECAP (la sua attuazione, tuttavia, resta limitata ed è concretamente sfruttata solo a Ginevra). Attualmente le qualifiche professionali di livello superiore nel settore non sono interessate ad eventuali pratiche VPL. Per quanto concerne ECVET in Svizzera, è possibile affermare che ogni sistema di credito è applicato nel suo insieme (vedi descrizione del sistema ECVET svizzero, stato dell'arte del capitolo 3). Ciononostante, i principi ECVET sono implementati grossolanamente nelle normative professionali, a dimostrazione dell’approccio basato sulle competenze ed i profili di qualificazione, la definizione dei risultati dell’apprendimento per VPL, la concezione di competenze parziali, ecc. In alcuni casi specifici anche una sorta di accumulo è possibile, a titolo di esempio, la formazione proposta dall’ECAP per i muratori a partire dagli anni ’90, volta a preparare i candidati per gli esami dell’art.33 (qualifica IVET). Questa formazione si basa su di un percorso in varie tappe, articolato in un primo corso di circa 300 ore di apprendimento (il cosiddetto livello "A", o titolo parziale, riconosciuto dai contratti collettivi del settore), seguito da un altro corso di livello superiore di circa 150 lezioni, finalizzato alla preparazione della procedura di qualificazione. Questa procedura, tuttavia, non modifica il ruolo cruciale svolto dall’esame finale nel conseguimento di una qualifica professionale iniziale completa. Nel settore delle costruzioni, in generale, entrambe le dimensioni, quella “dal basso” e “dall’alto”, sono presenti; dopo la creazione della base giuridica per la validazione (LFP, in vigore dal 2004) e la definizione delle linee guida nazionali, l'attenzione si è spostata verso un approccio sommativo. Il sistema di formazione professionale svizzero è altamente strutturato ed organizzato, gli accordi istituzionali e le politiche convergenti giocano e giocheranno un ruolo di primaria importanza. All'interno di un quadro preciso e molto complesso che comprende opportunità di apprendimento informali, non formali e formali, gli individui sono pienamente responsabili del loro apprendimento; il processo VPL, se consideriamo la validazione come un mezzo per ottenere una certificazione formale, sembra, al contrario, essere incline ad un approccio sommativo (gli individui devono confrontare le loro competenze con i profili e gli standard esistenti seguendo un rigido disciplinare). In un senso più ampio, riferito all’emporwement ed all’occupabilità, il VPL dà alle persone un ruolo di primo piano. 30 In conclusione, la Svizzera rimane un punto di riferimento in materia di formazione professionale iniziale e formazione continua formale. La Confederazione investe molto per preparare i giovani al mercato del lavoro ed all’apprendimento permanente (con buoni risultati, considerando il tasso di disoccupazione molto basso dei giovani). L’apprendimento permanente e la formazione professionale continua, tradizionalmente legate alla responsabilità individuale, stanno acquistando più visibilità nel dibattito politico, rappresentando inoltre un soggetto emergente in molti progetti ed iniziative. Migranti, rifugiati, lavoratori poco qualificati e giovani che abbandonano prematuramente la scuola (circa il 10%), rappresentano, in particolare nel settore delle costruzioni, i gruppi di destinatari delle politiche di istruzione e formazione professionale. La Confederazione investe anche in politiche per le pari opportunità (di genere e non solo). Inoltre le politiche VPL e la nuova legge federale per la formazione continua, attesa per il 2015, sono incentrate su questi gruppi di destinatari. Tutte le parti interessate ricoprono ruoli specifici, anche quelle al di fuori dell’istruzione e della formazione (orientamento, accompagnamento e tutoraggio, animazione della domanda di formazione, partenariati pubblico-privato incaricati di attuare interventi attivi sul mercato del lavoro, ecc). I ruoli e le responsabilità sono condivise tra: insegnanti (scuole), responsabili della formazione generale e professionale; i datori di lavoro, responsabili della definizione dei risultati dell'apprendimento e dell’erogazione della formazione in azienda (fondamentale nel sistema duale); il Governo per quanto concerne la definizione delle strategie e delle normative; l'individuo come attore e per prendere parte alla formazione permanente. Le organizzazioni come i sindacati o le ONG (Organizzazioni non governative) occupano un ruolo rilevante nell’orientamento, nell'animazione della domanda, nella responsabilizzazione degli individui e nell'accesso alla formazione. Tuttavia gli individui sono considerati come pienamente responsabili. Le modalità di ammissione sono solitamente definite dagli istituti di formazione secondo i requisiti definiti dalla normativa. L'ammissione e l'iscrizione può avvenire sulla base di un dossier che consente una valutazione generale dei risultati dell'apprendimento derivanti dalle biografie ed esperienze di lavoro precedenti. Nonostante la sua strutturazione solida e tradizionale, la metafora del “cantiere aperto” è quella che con maggior efficacia descrive il sistema di formazione ed istruzione svizzero. Un sistema in continua evoluzione, alla ricerca di innovazione e di miglioramento in termini di trasferibilità ed "eurocompatibilità" delle qualifiche e certificazioni. Un NQF (National qualification framework) è in fase di elaborazione (gruppo di lavoro guidato dall'Ufficio federale) ed un dibattito aperto relativo alla possibilità di includere il settore della formazione professionale superiore e quello della formazione professionale iniziale nello stesso quadro di copertura nazionale di qualifiche è in corso. Al fine di valorizzare le qualifiche di livello terziario tipo B (livello EQF da 5 a 6), rappresentanti di una tradizione riconosciuta ed apprezzata di formazione continua, le autorità svizzere considerano importante lo sviluppo di un NQF. Questo tipo di formazione si svolge presso scuole tecniche superiori ed al superamento di esami professionali federali superiori si ottiene un attestato o diploma federale superiore. 31 3. Sviluppo ed implementazione degli strumenti ECVET 3.1. Polonia Riconoscimento delle qualifiche professionali attraverso i sistemi per il conferimento dei crediti formativi Il trasferimento delle qualifiche professionali e delle competenze tra i vari Paesi Europei e i loro sistemi educativi, è uno dei fattori chiave per lo sviluppo della cooperazione internazionale nella formazione professionale e nell’educazione per tutto l’arco della vita. Solamente risolvendo questo problema si potrà parlare dello sviluppo della mobilità e del diritto dei cittadini di muoversi liberamente nel mercato del lavoro dell’Unione Europea. Il meccanismo di trasferimento delle qualifiche e delle competenze professionali dovrebbe effettivamente superare le barriere derivanti dal tipo di educazione (formale, non-formale, informale), dal livello di educazione (primaria, secondaria, istruzione superiore e educazione per tutto l’arco della vita) e dai fattori burocratici e geografici dei sistemi educativi (sistemi nazionali e settoriali, regionali e locali). L’ECTS (European Credit Transfer System), sviluppato per l’istruzione superiore è un buon modello ed è stato testato con successo. Il modello per il trasferimento dei crediti formativi nell’ambito dell’educazione professionale è stato sviluppato durante il, così detto, processo di Copenhagen e venne descritto nel primo Report of the Technical Working Group on Credit Transfer in VET (Primo Report, del Gruppo Tecnico di Lavoro sul Trasferimento dei Crediti formativi nell’ambito dell’educazione professionale) tra il Novembre del 2002 e il Dicembre del 2003.3 Nel report venne presentato un modello europeo per il riconoscimento dei crediti formativi nell’ambito della formazione professionale l’European Credit System for Vocational Education and Training (ECVET) e vennero definite le seguenti finalità: – Facilitare il trasferimento dei risultati di apprendimento ottenuti attraverso il sistema educativo nazionale, l’educazione professionale e i sistemi di formazione per tutto l’arco della vita nei diversi paesi, inclusa la formazione formale, non-formale ed informale. – Facilitare l’accumulo e la validazione delle esperienze di apprendimento precedenti, incluse le certificazioni per i moduli, le unità e i programmi relativi alla formazione professionale completati, al fine di raggiungere una completa o parziale qualifica professionale attraverso la definizione, la valutazione e la certificazione di ogni qualifica parziale. – Migliorare la trasparenza e la performance del processo di apprendimento. – Migliorare la mobilità nell’ambito educativo e professionale attraverso il miglioramento della descrizione delle qualifiche professionali ottenute. Le istituzioni di istruzione superiore furono dei precursori nell’utilizzo di un sistema per il trasferimento dei crediti formativi e il potenziamento della mobilità nel settore dell’educazione a seguito 3 The European Commission, Directorate-General for Education and Culture (2003) First Report of the Technical Working Group on Credit Transfer in VET, Brussels, http://europa.eu.int/comm/education/policies/2010/doc/twg_on_credit_transfer_progress_en.pdf 32 del così detto Processo di Bologna. Nelle istituzioni di istruzione superiore i crediti formativi ECTS erano inizialmente correlati alle unità ed ai moduli relativi ad un determinato corso o materia completata da uno studente. I crediti ECTS indicavano la quantità di lavoro svolta uno studente durante un anno accademico, misurata sulla base del numero di lezioni, esercitazioni, seminari, stage, studi sul campo, studio a casa ed in biblioteca, esami e del completamento delle materie di studio. In seguito all’introduzione da parte dell’European Qualifications Framework e del National Qualifications Framework del concetto di “risultati di apprendimento” come fine dell’apprendimento e del percorso di qualifiche a diversi livelli, dal 20084 gli istituti di istruzione superiore esprimono in questi termini la quantità di lavoro attribuita ad uno studente. Questo metodo consente di avere una maggiore flessibilità e di inserire i risultati di apprendimento ottenuti, nei curricula di differenti istituti di istruzione superiore in diversi paesi. Per il metodo ECTS venne adottato il principio base secondo cui il lavoro necessario a frequentare un anno accademico da parte di uno studente che si dedica allo studio a tempo pieno, equivale a 60 crediti formativi. In Europa la quantità di lavoro di uno studente equivale approssimativamente a 1500-1800 ore all’anno, il che significa che ogni credito ECTS corrisponde a 25-30 ore di apprendimento. Nel settore delle formazione professionale l’elemento di base del sistema ECVET5 è costituito dalla lista delle qualifiche in cui vengono elencate le unità di apprendimento ed i relativi crediti formativi. Nella pianificazione di un percorso di studi (sia tradizionale che modulare), viene tenuta in considerazione la presenza di risultati di apprendimento specifici, finalizzati al raggiungimento di una qualifica. Il sistema ECVET si basa su quattro concetti: 1. Un curriculum si basa sui risultati di apprendimento raggiunti nei moduli/unità modulari o materie comprese nel curriculum stesso. 2. L’organizzazione di un percorso di istruzione e formazione professionale è basata su una sequenza logica di moduli/unità modulari o materie 3. Ai percorsi di istruzione e formazione professionale vengono associati dei valori, sotto forma di crediti ECVET. 4. Sono presenti procedure per la certificazione dei risultati dei percorsi di educazione e formazione professionale, attuate da organi competenti sulla base del riconoscimento dei crediti formativi ottenuti. In aggiunta il sistema ECVET dovrebbe tenere in considerazione gli otto livelli dell’European Qualifications Framework e le esistenti classificazioni internazionali usate per definire le occupazioni e i livelli di istruzione come, ad esempio, l’International Standard Classification of Occupations (ISCO-08) dell’International Labour Organization6, l’International Standard Classification of Education (ISCED- 4 Recommendation of the European Parliament and of the Council of 23 April 2008 on the establishment of the European Qualifications Framework for lifelong learning (2008/C 111/01), OJ of 6.5.2008 5 Recommendation of The European Parliament and of The Council of 18 June 2009 on the establishment of a European (2009/C 155/02) Credit System for Vocational Education and Training (ECVET) 6 Report dal meeting tenutosi il 3-6 Dicembre 2007 , disponibile al sito www.ilo.org 33 97) sviluppato dall’UNESCO e l’European Skills/Competences, Qualifications and Occupational Taxonomy (ESCO) che è ancora in via di definizione. L’implementazione del sistema ECVET in Polonia Il sistema ECVET adottato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo (18 giugno 2009)7, in Polonia, è ora in fase di test. Questo coinvolge differenti modelli ECVET per un numero limitato di professioni ed aziende. Per esempio, nel 2012 e nel 2013, tre progetti polacchi Tranfer of Innovation sono stati approvati nel’ambito del Programma Leonardo da Vinci8: • • • Mobility in Building Construction Sector through ECVET − 2012; ECVET for recognition of qualifications in construction sector – CONVET − 2013; ECVET for Virtual Learning Professions − 2013. Finora, però, non sono state prese decisioni in merito all’implementazione di un progetto sistemico sull’ECVET, in grado di essere applicato all’intera Polonia e al suo sistema educativo. Le soluzioni legislative più recenti connesse con la riforma del sistema educativo del 2012 forniscono delle opportunità di base per l’accumulo e il riconoscimento dei risultati di apprendimento acquisiti in corsi professionali (apprendimento non-formale) e l’ammissione ad esami professionali all’esterno del sistema scolastico tradizionale. Nel curriculum di base per la formazione formale professionale valido dall’anno accademico 2012/20139 è stato implementato un nuovo modello di riconoscimento delle qualifiche professionali descritto in termini di risultati di apprendimento. Le barriere legali tra i sistemi di formazione formali e non-formali sono state abbattute. Questo consente di riconoscere i risultati di apprendimento acquisiti in tempi e contesti diversi. Il modello delle unità di apprendimento specificato all’interno di una qualifica professionale favorisce lo sviluppo del sistema ECVET in Polonia. È in atto un processo di adattamento del sistema ECVET al contesto polacco. Questo viene gestito da un team di esperti ed è supervisionato dal Ministero dell’Educazione attraverso un progetto dal titolo “Opracowanie założeń merytorycznych i instytucjonalnych wdrażania Krajowych Ram Kwalifikacji oraz Krajowego Rejestru Kwalifikacji dla uczenia się przez całe życie” (Sviluppo di principi istituzionali per l’implementazione del Quadro Nazionale delle Qualifiche e del Registro Nazionale delle Qualifiche per l’apprendimento durante tutto l’arco della vita). Per maggiori informazioni consultate il sito http://www.kwalifikacje.edu.pl10. Al fine di supportare le autorità nazionali nell’implementazione del sistema ECVET, nel 2012 venne creato il team di esperti ECVET polacco, associato alla Fondazione per lo Sviluppo del Sistema Educa- 7 Recommendation of The European Parliament and of The Council of 18 June 2009 on the establishment of a European Credit System for Vocational Education and Training (ECVET). 2009/C 155/02. 8 http://www.leonardo.org.pl/toi-dla-zainteresowanych/projekty-transferu-innowacji-2013 9 Rozporządzenie Ministra Edukacji Narodowej z dnia 7 lutego 2012 r. w sprawie podstawy programowej kształcenia w zawodach (Dz.U. 2012 nr 0 poz. 184). 10 Progetto di sistema “Opracowanie założeń merytorycznych i instytucjonalnych wdrażania Krajowych Ram Kwalifikacji oraz Krajowego Rejestru Kwalifikacji dla uczenia się przez całe życie”, svolto da Luglio 2010 a dicembre 2013 (Human Capital Operational Programme, Priority III, Measure 3.4, Sub-measure 3.4.1). 34 tivo (Fundacja Rozwoju Systemu Edukacji) a seguito di un accordo con la Commissione Europea. Le responsabilità del team includono11: • La promozione dello sviluppo dell’ECVET e la sua implementazione come componente del modello di formazione professionale e della strategia “Europa 2020”. • L’implementazione delle misure indicate nella Recommendation of the European Parliament and of the Council del 18 Giugno 2009 sulla definizione dell’European Credit System for Vocational Education and Training (ECVET). • Fornire maggiori informazioni sul sistema ECVET ad un pubblico generico. • Supportare le autorità nazionali durante lo sviluppo del sistema ECVET in Polonia. • Supportare le organizzazioni che intendono promuovere un progetto di mobilità professionale. • Promuovere il sistema ECVET tra i datori di lavoro. I principi generali dell’ECVET in Polonia sono stati presentati nel capitolo “Akumulowanie i przenoszenie osiągnięć (Accumulazione e trasferimento dei crediti)” del Reference Report. I principi fondamentali includono12: • Il fatto che l’accumulo e il trasferimento dei crediti sarà parte integrante del sistema delle qualifiche professionali. • L’accumulo e il trasferimento dei crediti consentirà di aumentare considerevolmente i percorsi per il raggiungimento delle qualifiche disponibili. • Il modello di accumulo e trasferimento dei crediti sviluppato in Polonia deve essere compatibile con gli altri modelli europei (ECTS, ECVET), in modo da favorire il trasferimento dei crediti tra i sistemi di qualifica polacchi e quelli presenti negli altri stati europei. • Regole chiare e coerenti per l’accumulo e il trasferimento dei crediti favoriranno anche il miglioramento delle qualifiche presenti nel registro nazionale delle qualifiche. Tuttavia gli autori del report puntualizzano che “i progressi del lavoro fatto per la definizione di un modello di accumulo e trasferimento dei crediti, è ancora insufficiente per presentarne una versione preliminare in questo report”. Il quadro polacco delle qualifiche Il Quadro Polacco delle Qualifiche, così come l’European Qualifications Framework (Quadro Europeo delle Qualifiche), comprende otto livelli e copre, in linea di principio, tutti gli aspetti dell’apprendimento, in qualunque contesto, percorso o livello esso avvenga. Questo significa che l’apprendimento necessario allo svolgimento di una professione è una componente essenziale dell’apprendimento per tutto l’arco della vita. In accordo con i principi dell’apprendimento per tutto l’arco della vita, la flessibilità e l’accessibilità dell’educazione professionale potrebbero essere migliorate dalla possibilità di accumulare unità di apprendimento durante l’intera vita dei soggetti. Questo, nel contesto della formazione professionale, si identifica con l’acquisizione di competenze professionali e di qualifiche professionali a seguito della loro validazione. 11 Per maggiori informazioni consult ail sito http://www.eksperciecvet.org.pl Raport referencyjny. Odniesienie Polskiej Ramy Kwalifikacji na rzecz uczenia się przez całe życie do Europejskiej Ramy Kwalifikacji. Instytut Badań Edukacyjnych, Varsavia, Giugno 2013. 12 35 Il Quadro delle Qualifiche Polacco ha introdotto due livelli di caratteristiche paralleli (descrittori): le caratteristiche universali (livello 1) valide per tutte le tipologie di educazione e le caratteristiche dettagliate (livello 2) che distinguono i descrittori per l’educazione generale, da quelli per la formazione professionale e per l’istruzione superiore. È stata anche prevista l’introduzione di un terzo livello relativo alle caratteristiche del quadro delle qualifiche settoriali. Sembra che un quadro delle qualifiche settoriali sia particolarmente utile ai fini della mobilità all’interno del sistema ECVET. Registro integrato delle qualifiche e validazione delle competenze Il Registro Integrato delle Qualifiche costituirà la principale fonte di informazione riguardo alle qualifiche nazionali, incluse quelle professionali. Una singola competenza professionale non può essere inclusa direttamente nel Registro delle Qualifiche perché non costituisce il “risultato formale di un processo di valutazione e validazione”13. Tuttavia, gli standard delle competenze professionali descritti nel capitolo 2.1 costituiscono una buona fonte di informazioni sulle occupazioni e possono essere applicati per la descrizione delle qualifiche che vanno a formare il Registro Integrato delle Qualifiche. I dati relativi alle qualifiche presenti nel registro integrato includeranno14: 1 Le principali informazioni relative alla qualifica: nome ufficiale, livello del quadro polacco delle qualifiche assegnato, risultati di apprendimento (conoscenze, abilità e competenze sociali) da raggiungere per il riconoscimento della qualifica (competenze richieste). 2 Informazioni supplementari sulla qualifica – educazione implicita per una determinata qualifica, condizioni aggiuntive, opportunità di raggiungere altre qualifiche, diritti connessi con la qualifica, periodo di validità della qualifica, tipo di documento che attesta la qualifica. 3 Informazioni connesse con l’utilizzo della qualifica – tipo di attività (incluse le attività professionali) in cui viene richiesta una determinata qualifica, predisposizione personale necessaria, controindicazioni per la salute, condizioni particolari per l’espletamento delle tipiche attività connesse ad una specifica qualifica etc… 4 Informazioni su come una qualifica può essere raggiunta, incluse le informazioni sulle istituzioni che possono riconoscerla. Le qualifiche introdotte a seguito di una legge o un’ordinanza (come l’Ordinanza del Ministro dell’Educazione del 7 Febbraio 2012 sul curriculum di base per la formazione professionale formale) saranno obbligatoriamente incluse nel Registro Integrato delle Qualifiche. In futuro, dopo aver apportato le appropriate modifiche legislative e stabilite le strutture organizzative, le differenti istituzioni coinvolte saranno in grado di registrare nuove qualifiche. La procedura di registrazione includerà: preparare una bozza di qualifica o proporla come conseguenza di un bisogno; sottoporre la proposta al ministro competente; verificare se le qualifiche proposte soddisfano i requisiti di legge; deci- 13 Glossario alla Recommendation of the European Parliament and of the Council of 23 April 2008 on the establishment of the European Qualifications Framework for lifelong learning 14 Raport referencyjny… op. cit. 36 dere se inserire la qualifica nel registro. Bisogna aggiungere che per registrare una nuova qualifica sarà necessario fornire una giustificazione relativa ai bisogni del mercato del lavoro e svolgere una consultazione pubblica. Al fine di riconoscere ad un soggetto una particolare qualifica registrata nel registro nazionale delle qualifiche, sarà necessario sviluppare ulteriormente i metodi esistenti per la validazione delle competenze. La validazione delle competenze professionali nel sistema dell’educazione professionale formale ha una tradizione consolidata e viene svolta dalla Commissione Centrale per gli Esami e dalla Commissione Territoriale per gli Esami attraverso degli esami esterni. La cosa appare diversa per quanto riguarda la formazione non-formale o informale. In Polonia, fino ad ora, non esistono sistemi che consentono il riconoscimento dei risultati di apprendimento acquisiti attraverso corsi informali ed esperienze di lavoro (sebbene il funzionamento degli esami esterni per l’educazione generale e professionale e degli esami condotti dalle camere di commercio15 siano affini al’idea di validazione). In ogni caso, la necessità di rendere il mercato del lavoro, i bisogni dei datori di lavoro e le aspettative degli impiegati più flessibili, ha portato ad intraprendere diverse attività all’interno del progetto ”Opracowanie założeń merytorycznych i instytucjonalnych wdrażania Krajowych Ram Kwalifikacji oraz Krajowego Rejestru Kwalifikacji dla uczenia się przez całe życie (Sviluppo di principi istituzionali per l’implementazione del Quadro Nazionale delle Qualifiche e del Registro Nazionale delle Qualifiche per l’apprendimento durante tutto l’arco della vita) condotto dall’istituto Instytut Badań Edukacyjnych di Varsavia. Come risultato delle analisi completate è emerso che, in particolare, le seguenti figure necessitano dello sviluppo di un sistema per la validazione delle competenze16: • Persone che hanno completato la loro educazione formale, ma che nel corso della loro carriera si sono specializzate in una mansione non in linea con il loro percorso di formazione (formale). • Persone che hanno iniziato la loro educazione formale, ma non la hanno completata e non hanno un certificato che attesta le competenze acquisite. • Persone che hanno competenze maggiori di quelle corrispondenti alle qualifiche certificate. Nelle raccomandazioni alle analisi sopra citate si legge: “Le modalità di validazione ora presenti sul mercato non forniscono una risposta concreta alla domanda sociale. Alcune costituiscono esperienze di alta qualità, ma non esiste un sistema organico. L’informazione sulle opportunità di validazione dei risultati di apprendimento è incompleta e non raggiunge tutti coloro che potrebbero essere interessati. Inoltre i diplomi e i certificati ottenuti non sono sempre la conferma delle competenze acquisite. Nel mercato delle certificazioni operano molte organizzazioni i cui servizi hanno standard differenti. I risultati di apprendimento certificati da queste organizzazioni sono difficili da comparare. Di conseguenza, questo rende le certificazioni meno utili sia per i datori di lavoro che per gli impiegati.” Poco importa che sia possibile in Polonia usare i documenti recentemente sviluppati nel processo di validazione delle competenze non-formali e informali come gli standard per le competenze professionali. 15 Ordinance of the Minister of National Education of 11 January, 2012 on exams held under extramural training schemes and Ordinance of the Minister of National Education of 14 September, 2012 on the apprentice exam, master exam and verification exam, as held by the examination committees of the chambers of handicrafts. 16 Od kompetencji do kwalifikacji – diagnoza rozwiązań i praktyk w zakresie walidowania efektów uczenia się. Instytut Badań Edukacyjnych, Varsavia 2013. 37 Coordinamento e sinergia delle attività educative I principali strumenti creati per assicurare la trasparenza, la flessibilità e la mobilità delle competenze (o qualifiche) in Polonia includono: il Quadro delle Qualifiche Polacco, il Registro Integrato delle Qualifiche, gli standard delle competenze professionali e dello sviluppo della mobilità nei sistemi educativi sulla base del sistema ECVET. In riferimento al documento “Perspektywa uczenia się przez całe życie (prospettive per la formazione durante tutto l’arco della vita), questi strumenti possono essere utili a17: • Implementare il concetto di flessibilità e sicurezza nella gestione delle qualifiche per il mercato del lavoro; • sviluppare un sistema nazionale delle qualifiche trasparente grazie alla diffusione di informazioni affidabili relative alle qualifiche. In particolare per i requisiti relativi alle competenze e le qualifiche necessarie per determinate occupazioni a livello individuale; • validare i risultati di apprendimento ottenuti in ambiti non-formali o informali; • sviluppare la mobilità in ambito educativo all’interno del sistema ECVET; • adattare la formazione professionale ai bisogni del mercato del lavoro, considerando che i curricula includeranno informazioni sulle conoscenze, abilità, competenze sociali e personali contenute nelle descrizioni degli standard per le competenze professionali. Questo aiuterà ad implementare una delle linee strategiche previste: “coinvolgere i datori di lavoro nel sistema di identificazione dei bisogni relativi alle qualifiche e alle occupazioni nel mercato del lavoro e nel processo di valutazione dei requisiti delle qualifiche con particolare attenzione ai diversi settori”18. Gli standard delle competenze professionali sono stati sviluppati dai datori di lavoro, con il supporto di un team di esperti, professionisti ed associazioni; rendere l’apprendimento degli adulti in ambito lavorativo la base per la pianificazione dei percorsi formativi, per la predisposizione di materiale informativo, per la pianificazione della carriera o di percorsi per la promozione degli impiegati. • Il nuovo curriculum di base, istituito dall’ordinanza del Ministro dell’Educazione del 7 Febbraio 2012 ha fissato lo standard per i requisiti d’esame; in precedenza c’erano due diversi documenti che generavano delle discrepanze. Ogni occupazione è stata divisa in diverse qualifiche in modo da abbreviare i cicli di istruzione e rendere il processo educativo più flessibile. Questo consente ad un curriculum di avere dei contenuti in linea con una moderna struttura modulare. In particolare, l’apprendimento basato sui moduli consentirà di integrare in modo efficace teoria e pratica. Gli standard per le competenze professionali possono essere utili alla validazione delle competenze acquisite in differenti percorsi di apprendimento. La validazione delle competenze (il riconoscimento del fatto che una persona ha acquisito conoscenze, abilità e competenze sociali ad un livello appropriato), richiede un riferimento a uno schema di requisiti specifici: lo standard delle competenze professionali. 17 Perspektywa uczenia się przez całe życie. Appendice alla risoluzione No. 160/2013 del Consiglio dei Ministri del 10 Settembre 2013. 18 Ibidem. 38 Lo standard delle competenze professionali costituisce un buon materiale informativo per la descrizione delle qualifiche incluse nel Registro Integrato delle Qualifiche poiché: • Descrive le competenze richieste ad una persona con una occupazione specifica in termini di conoscenze, abilità e competenze sociali. • Usa un linguaggio che facilita la determinazione del livello di qualifica raggiunto sulla base di uno standard, in accordo con i descrittori dell’ European Qualifications Framework e del Quadro delle Qualifiche Polacco. • Descrive la posizione di una occupazione e delle relative competenze rispetto ad altre occupazioni e tipologie di attività (ad esempio indica la posizione nella classificazione delle occupazioni e nella classificazione delle attività). • Descrive le predisposizioni ed anche le controindicazioni per una particolare occupazione e le condizioni necessarie a svolgere i compiti ad esse correlati. • Fornisce informazioni sul tipo di formazione, sulle requisiti richiesti dai datori di lavoro. Questi elementi sono delle condizioni ritenute necessarie dai datori di lavoro per poter svolgere il lavoro a livello accettabile. La cooperazione tra organizzazioni di datori di lavoro, organizzazioni che rappresentano i dipendenti, associazioni di categoria, associazioni di professionisti ed altre organizzazioni, è stata cruciale per assicurare la qualità degli standard delle competenze professionali create. A livello internazionale, gli standard per le competenze professionali possono essere d’aiuto nell’utilizzo della classificazione ESCO. Sfortunatamente la descrizione delle competenze/abilità ESCO è ancora abbozzata e sono state pubblicate soltanto le linee guida. Sono stati anche svolti dei sondaggi coinvolgendo i potenziali utilizzatori del sistema ESCO, ma il dibattito non è stato esteso alla descrizione dei potenziali benefici di questa classificazione internazionale.19 3.2. Italia In Italia, gli organismi responsabili delle politiche ECVET sono il Ministero delle Politiche Sociali, il Ministero dell’Educazione, dell’Università e della Ricerca ed alcuni enti locali. Questi organismi sono coinvolti nella gestione delle politiche relative all’istruzione e formazione professionale, nonché di quelle relative all’istruzione superiore. Il Ministero dell’Educazione, dell’Università e della Ricerca è responsabile, a livello nazionale, per la determinazione delle regole, dei curricula e delle politiche relative all’educazione e all’istruzione superiore. Le Regioni sono responsabili del sistema di formazione professionale ed il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali è responsabile del coordinamento delle politiche e dei finanziamenti destinati alla formazione professionale anche a livello europeo. Le parti sociali ed i rappresentanti di categoria sono coinvolti nei processi rilevanti per il settore della formazione professionale e, di solito, sono partner nei progetti Leonardo da Vinci sull’ECVET (European Credit System for Vocational Education and Training), (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013). 19 ESCO Stakeholder Survey - Final Analysis. http://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=6654&langId=en 39 Sebbene non ci sia, al momento, in Italia, una specifica ed esplicita adozione di sistemi per l’ECVET, tuttavia, ci sono alcune esperienze che stanno contribuendo al raggiungimento di questo obiettivo (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013). In Italia esiste un sostanziale accordo tra tutte le istituzioni e gli attori sociali sull’importanza, in linea di principio, di poter validare apprendimenti acquisiti in contesti non formali e informali. Tuttavia ancora non si è giunti all’adozione delle disposizioni necessarie per lo sviluppo e l’istituzionalizzazione di un sistema nazionale di validazione e certificazione delle competenze comunque acquisite. Il ritardo nel prendere una decisione formale è legato alle difficoltà di consolidamento delle riforme del sistema dell’istruzione e formazione professionale nonché ai ritardi relativi allo sviluppo delle procedure necessarie per la sua attuazione (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2011). Alcune barriere storiche si frappongono ancora al raggiungimento di questo obiettivo, richiamato peraltro sin dall’Accordo per il Lavoro del 1996: • il valore legale dei titoli ottenuti attraverso l’educazione formale e i percorsi formativi; • la tradizionale debolezza della formazione continua e dell’educazione e formazione per gli adulti, che in Italia non è diffusa e consolidata come in altri paesi europei; • l’assenza di un sistema nazionale unitario esplicito delle qualifiche e competenze, anche se ci sono sistemi di questo tipo a livello regionale; • la pluralità delle istituzioni coinvolte in questa materia a livello nazionale, regionale e locale. Nonostante, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, le parti sociali e le associazioni datoriali a livello nazionale e i rappresentanti delle Regioni, abbiano, in più occasioni, cercato di definire e promuovere uno standard di certificazione delle competenze in un contesto non formale e informale, possiamo affermare che, fino ad ora, la formalizzazione e realizzazione di sistemi istituzionali e dispositivi per la validazione dell’apprendimento non formale e informale in Italia ha assunto una forma compiuta solo a livello regionale. La necessità di sviluppare un sistema di certificazione delle qualifiche e delle competenze è stata recepita dall’Italia fin dal 1996/97 con l’Accordo per il Lavoro e la legge Treu. I passi successivi furono l’emanazione del decreto del Ministero del Lavoro n.174/2001 che conteneva le regole dell’architettura del sistema di certificazione e la definizione del Libretto Formativo in cui si sarebbero dovute registrare le competenze acquisite durante la formazione in apprendistato, la formazione in contratto di inserimento, la formazione specialistica e la formazione continua svolta durante l’arco della vita lavorativa ed effettuata da soggetti accreditati dalle regioni, nonché le competenze acquisite in modo non formale e informale secondo gli indirizzi della Unione europea in materia di apprendimento permanente, purché riconosciute e certificate. Nel 2005 il Libretto è stato progettato in un formato nazionale attraverso un tavolo di rappresentanza istituzionale con Regioni e Parti Sociali e approvato attraverso un Decreto interministeriale del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Istruzione. Il Libretto, con un successivo lavoro tecnico svolto da Isfol e Regioni/Tecnostruttura, da “formato” è diventato dispositivo in quanto è stato dotato di linee guida, di una struttura del processo di servizio 40 per il suo utilizzo e di una piattaforma informatica web-based che funziona da centro di supporto per l’e-learning e l’e-tutoring, ma anche da database per l’inserimento e il tracciamento delle informazioni. Il dispositivo Libretto nel suo insieme (processo e strumenti) è stato testato tra il 2006 e il 2009 in 13 regioni, coinvolgendo 250 operatori e 600 beneficiari tra cui giovani, lavoratori immigrati, lavoratori disoccupati, apprendisti. A partire dal 2011 il Libretto è stato allestito come servizio a regime in Toscana come strumento di preregistrazione delle competenze da validare e si appresta a partire anche in altre Regioni. Nel settembre 2006 il Ministero del Lavoro ha promosso un “Tavolo Unico Nazionale per gli standard professionali, di certificazione e formativi” finalizzato alla definizione e all’attuazione di un “National Qualification Framework” ovvero un “Quadro nazionale delle qualifiche” secondo le indicazioni dell’UE. Lo scopo era di definire le qualifiche, certificare le competenze ed i crediti, la trasparenza delle competenze e la diffusione di standard formativi e professionali. Grazie alla partecipazione e al coinvolgimento attivo dei Ministeri dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, delle Regioni e delle parti sociali e il supporto tecnico di Isfol e Tecnostruttura delle Regioni, tra il 2007 e il 2008 il Tavolo ha approvato un’articolazione di aree economico professionali, una definizione degli standard di competenze e delle qualifiche già prodotti in altri contesti regionali o settoriali e, soprattutto, una metodologia di costruzione di standard professionali nazionali che è stata sperimentata con successo nelle Aree Economico Professionali del turismo e della meccanica. Nel 2010 la metodologia è stata estesa ad altri settori (chimico, agro-alimentare e tessilecalzaturiero). A partire dal 2008 questa metodologia ha ispirato la produzione di standard in alcune Regioni e la revisione di quelli nazionali previsti per le Qualifiche e i Diplomi professionali. Con il Decreto Ministeriale n. 270/2004 si è sancita la possibilità, anche per le Università, di riconoscere crediti formativi universitari (CFU) per «le conoscenze e le abilità professionali certificate individualmente ai sensi della normativa vigente in materia, nonché le altre conoscenze e abilità maturate in attività formative di livello post-secondario alla cui progettazione e realizzazione l’università abbia concorso». Negli ultimi anni, anche grazie alla spinta data dalla crisi economica si sono succedute diverse tappe di avvicinamento all’implementazione di un sistema unitario di certificazione. Diversi documenti sanciscono l’importanza di sviluppare approcci e strumenti per garantire un incontro tra le competenze dei lavoratori e le esigenze del mercato del lavoro, con specifica priorità sulla “valutazione e la validazione” dell’apprendimento (“Italia 2020” Piano d’azione per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro, firmato il 23 settembre 2009 dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Ministro dell’Istruzione e Università - “Linee Guida per la Formazione 2010” siglate dal Ministero del Lavoro e Regioni - Legge 92/2012 di riforma del mercato del Lavoro del 28 giugno 2012). Il 16 gennaio 2013 viene varato il Decreto Legislativo sul sistema nazionale di certificazione delle competenze e la validazione degli apprendimenti non formali e informali. Il decreto definisce: • un glossario chiaro ed istituzionale su concetti quali: competenze; apprendimento formale, non formale e informale; soggetti titolari e titolati nell’ambito del sistema pubblico di certificazione; validazione dell’apprendimento; certificazione delle competenze. 41 • • • • gli standard di processo Art. 5 ovvero come si erogano i servizi di certificazione e validazione; gli standard di attestazione Art. 6 ovvero cosa si rilascia, quali informazioni “viaggiano” nei certificati e come rimangono tracciabili; gli standard di sistema Art. 7 ovvero chi fa cosa e con quali garanzie di adeguatezza, qualità e tutela dei beneficiari. il “Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali” che costituisce il quadro di riferimento unitario per la certificazione delle competenze. A livello regionale, il sistema europeo per il riconoscimento dei crediti nell’ambito della formazione professionale (ECVET), è ampiamente considerato come uno strumento rilevante per affrontare alcune debolezze storiche nel sistema della formazione ed istruzione professionale in Italia. A causa delle differenze tra le 21 Regioni italiane, l’identificazione delle qualifiche e dei risultati d’apprendimento da una regione all’altra, sebbene esistano degli standard nazionali da seguire, è ancora un elemento critico. Le ultime normative spingono verso un sistema nazionale delle qualifiche più efficiente ed omogeneo, basato sui risultati di apprendimento, qualifiche e standard di valutazione più flessibili. Il sistema ECVET può favorire la mobilità in Europa, oggi in crescita per studenti e lavoratori, e può anche favorire la costruzione di una rete tra gli enti di formazione, la comunicazione tra il sistema delle formazione professionale e il mercato del lavoro e l’identificazione dei risultati di apprendimento in un contesto non-formale ed informale (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013). L’interesse degli organi competenti per il sistema ECVET è dimostrato dal loro coinvolgimento in progetti europei sul tema (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2011). In italia, al momento non esiste una iniziativa a livello nazionale, ma ci sono numerosi progetti Leonardo da Vinci finanziati dalla Commissione Europea come, ad esempio, il progetto MOTO (“Project Model of Transferability of Learning Outcome units among different ECVET systems” 2009-11) e il progetto COLOR (“Project COmpetency and Learning Outcomes Recognition for migrants” 2011-14). Le iniziative ed i progetti sopra citati devono essere considerati come attività di preparazione alla piena implementazione del sistema ECVET in Italia. Molte delle recenti riforme dell’istruzione superiore e dell’istruzione e formazione professionale, includono la pianificazione di curricula in base alla definizione dei risultati di apprendimento. (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2011). Con il bando Leonardo Da Vinci 2012, quattro progetti “trasferimento d’innovazione” sono stati approvati per la priorità ECVET al fine di migliorare la trasparenza e l’individuazione dei risultati di apprendimento e delle qualifiche. Sono stati selezionati anche diversi progetti di mobilità allo scopo di valutare alcuni sistemi ECVET. La partecipazione a progetti pilota è una tradizione di lunga data in Italia (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013). In Italia, sebbene la maggior parte dei progetti sull’ECVET sia stato finanziato dal programma Life Long Learning, ci sono state anche alcune iniziative relative al sistema ECVET finanziate dai fondi inter-professionali e gestite da enti bilaterali e dalle parti sociali. Questo approccio è sostenuto, in Italia, dalla scelta delle Agenzie responsabili del Programma Lifelong Learning, di definire il sistema ECVET come una priorità nazionale. (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2011). 42 L’Italia è uno degli Stati più attivi dal punto di vista della diffusione di informazioni sul sistema ECVET. Il nuovo team di esperti sull’ECVET ha organizzato una conferenza allo scopo di fornire a stakeholders, parti sociali, datori di lavoro ed altri attori del mercato del lavoro, gestori di enti di formazione professionale, specifiche informazioni sul sistema ECVET e una formazione specifica. Lo scopo era di aumentare le conoscenze sul sistema ECVET, i suoi aspetti tecnici e supportare la sua applicazione nel paese. (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013.) La Commissione Europea ha proposto di creare e supportare una comunità di pratica per l’ECVET (Lave and Wenger, 1991; Wenger, 1998). Questa idea è stata presentata al Forum annuale sull’ECVET organizzato da Cedefop e dalla Commissione Europea, nel Maggio 2012. In Italia è stata creata una comunità di pratica, ma questa dovrà essere sviluppata ulteriormente (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013). Al momento, in Italia non esiste un sistema condiviso per il riconoscimento delle competenze ottenute in ambiti non-formali ed informali. Le riforme più recenti, sia a livello nazionale che regionale, come detto, hanno suggerito la pianificazione dei curricula sulla base dei risultati di apprendimento. La legge 92/2012 “Riforma del mercato del lavoro” e l’introduzione del sistema EQF (European Qualification Framework) hanno creato importanti legami tra la strategia del programma Lifelong Learning in Italia e il sistema ECVET per il riconoscimento dei crediti nell’ambito della formazione ed istruzione professionale. La legge 92/2012 “Riforma del mercato del lavoro” approvata a Luglio 2012 fa riferimento esplicito ai principi della formazione continua, considerati come importante prerequisito per l’implementazione del sistema ECVET. Formalmente ancora non esiste, in Italia, un centro di coordinamento per l’ECVET, ma le attività legate all’ECVET vengono attualmente gestite dall’ISFOL (Istituto per la Formazione Professionale dei Lavoratori). La stessa organizzazione funge da punto di contatto sia per ECVET che per EQF (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013). L’approccio basato sui risultati di apprendimento è stato implementato in differenti aree del sistema italiano delle qualifiche, ma ancora i diversi sottosistemi presentano delle differenze che sono per lo più di carattere terminologico. L’approccio basato sui risultati di apprendimento sarà esteso nel prossimo futuro sulla base della seconda fase del processo di applicazione del sistema EQF e dell’implementazione delle più recenti norme sul sistema della formazione ed istruzione professionale. (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013). Un sistema basato su qualifiche modulari (modello ECVET) è stato parzialmente adottato. Alcuni sottosistemi possono fornire ai cittadini l’opportunità di ottenere qualifiche parziali adottando sistemi che prevedono la valutazione dell’apprendimento avvenuto in precedenza o l’accumulo di crediti relativi alle unità di apprendimento. Con l’implementazione delle ultime norme nazionali sulla formazione ed istruzione professionale, l’approccio basato sui risultati di apprendimento sarà ulteriormente sviluppato (The development of ECVET in Europe – Cedefop, 2013). Conclusioni Ad oggi (2014), l’“Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori” (ISFOL), è l’ente responsabile dello sviluppo del sistema ECVET in Italia. Il team nazionale di esperti ECVET è composto da 13 esperti provenienti da diversi ambiti: 43 • Agenzia nazionale Leonardo da Vinci Ricercatori nell’ambito della formazione professionale e del mercato del lavoro • Membri del gruppo “Utenti ECVET” • Esperti coinvolti in progetti ECVET; • Membri del punto nazionale di coordinamento per il sistema EQF, del National Reference Point e del centro nazionale Europass. • Il team sta lavorando alla sistematizzazione dei processi ECVET a livello nazionale. Il team e l’istituto stanno cercando di aumentare la conoscenza relativa al sistema ECVET tra gli stakeholders e i cittadini evidenziando il potenziale di questo strumento per la mobilità tra differenti sistemi formativi e paesi europei nei contesti della formazione professionale. 3.3 Svizzera In Svizzera è in corso un dibattito sulla necessità di una progressiva armonizzazione dei profili settoriali svizzeri con quelli europei. Questo processo dovrebbe tradursi nello sviluppo del sistema ECVET e di un NQF (National qualification framework) compatibile con l’EQF (European qualification framework), esistente dal 2013. Il sistema ECVET non è quindi ancora stato pienamente attuato in Svizzera. L'Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia (UFFT), tuttavia, monitora tutti gli sviluppi in materia di ECVET e sta istituendo in merito un organismo di coordinamento. Sebbene gli ambiti settoriali della formazione professionale tendano a segnalare l’importanza e l’utilità potenziale dei sistemi europei come ECVET e NQF per la Svizzera, l'UFFT non ha ufficialmente considerato ECVET (vedi processo di Copenaghen) come una priorità. Le principali istituzioni coinvolte nel processo ECVET sono: • • • • • Il Dipartimento federale dell'economia, dell'istruzione e della ricerca (EAER) L’Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia (UFFT) La Fondation CH pour la collaboration confédérale (L’agenzia LLP per la Svizzera) Le associazione professionali degli ambiti settoriali. Il rappresentate principale del settore delle costruzione è l’Associazione svizzera impresari costruttori I sindacati degli ambiti settoriali. Il principale sindacato per il settore delle costruzione è UNIA Per quanto concerne l'attuazione in termini di regolamentazioni, (vedi strumenti europei del processo di Copenaghen), la Svizzera si sta concentrando sulla compatibilità del quadro nazionale delle qualifiche (NQF) con quello europeo EQF. Un’altra questione chiave attualmente in discussione è rappresentata dall'attuazione dei supplementi ai certificati e diplomi per la formazione ed istruzione professionale. Lo sviluppo di altri strumenti, ed in particolare di ECVET, non dipende principalmente dalla fase iniziale dell’attuazione di tali strumenti. Per quanto riguarda le strategie e prospettive generali, nel 2012 è stato creato un gruppo svizzero di esperti ECVET il quale ha organizzato un seminario su ECVET il 12 e 13 settembre 2012. Il seminario può essere considerato come un primo passo verso una migliore comprensione di ECVET e dei suo potenziali benefici per il sistema svizzero di formazione. Al momento il gruppo svizzero di esperti 44 ECVET sta conducendo uno studio di riferimento su ECVET. Sulla base dei suggerimenti degli esperti, relativamente ad una possibile implementazione di tale sistema, i responsabili delle politiche nell’ambito della formazione professionale saranno in grado di affrontare la questione ECVET più da vicino. Tali iniziative si inscrivono nel quadro del progetto "Gruppi nazionali di esperti ECVET 20122013". I risultati del progetto non saranno divulgati in quanto sviluppati per supportare i responsabili politici nella presa di decisione riguardante il futuro di ECVET. La Svizzera ha ancora un sistema consolidato di istruzione e formazione professionale dove due terzi dei giovani beneficiano della solida base fornita dal sistema di formazione. Esso costituisce la base per l'apprendimento permanente e funge da portale di connessione per numerose professioni. Nonostante la Svizzera abbia introdotto dei quadri di validazione di risultati dell’apprendimento a livello nazionale, i discenti ed i lavoratori sono, purtroppo, ancora limitati nella loro mobilità professionale a livello internazionale. La Svizzera non ha ancora attuato ECVET, ma alcuni progetti pilota, ai quali partecipano le parti interessate in veste di partner, sono stati condotti ed altri progetti (ad esempio Leonardo da Vinci, TOI e partnership) sono attualmente in corso. Per quanto concerne lo stato dell’arte, sotto il profilo delle pratiche e degli esempi di iniziative europee nel settore, numerosi progetti europei attualmente in corso ed incentrati su ECVET coinvolgono partner svizzeri. A titolo d’esempio, possiamo ricordare la partecipazione in veste di partner del Dipartimento sanità della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI-DSAN) al progetto “ECVET Piattaforma Digitale” (LLP partnership del 2012). Diversi progetti sono già stati conclusi, come ad esempio il progetto OBSERVAL (LLP), nel quadro del quale la Fondazione ECAP ha svolto un ruolo fondamentale dal punto di vista della metodologia di mappatura (direttamente avviata dalla EUCEN), incentrata sull’applicazione di ECVET e sulla validazione dell’apprendimento pregresso. Un altro importante progetto nel settore delle costruzioni, anch’esso inerente il sistema ECVET, è VALIDO, un progetto Interreg Svizzera-Italia. Il progetto si fonda sui risultati ottenuti da un precedente progetto, l’Interreg IIIa (Cogito), anticipando l'iniziativa attualmente in fase di sviluppo dalla Fondazione ECAP relativa ad una fase pilota del sistema nazionale VPL. Le organizzazioni professionali del settore delle costruzioni ed il Canton Ticino hanno lavorato insieme per progettare un profilo di competenze, delle norme e delle procedure di valutazione che consentano, in compatibilità col sistema ECVET, la validazione della certificazione di formazione professionale federale di muratore. Il progetto VALIDO mira a sviluppare un approccio condiviso e compatibile con il sistema ECVET per il riconoscimento e la validazione dell’apprendimento pregresso (RVPL). L’obiettivo è di migliorare la corrispondenza tra domanda ed offerta, nonché la trasparenza delle qualifiche nel mercato del lavoro regionale transfrontaliero del settore delle costruzioni, in particolare per quanto concerne i profili di muratore e cameriere/addetto di sala. Il raggiungimento di un tale obiettivo può essere facilitato grazie alla definizione di una base di riferimento comune per i profili di competenza e le procedure di valutazione, nonché attraverso lo sviluppo di un percorso formativo incentrato sulle metodologie, pratiche e strumenti VPL. Il progetto ha coinvolto circa 15 attori e consulenti di istituzioni partner attive in Svizzera ed in Italia. I principali risultati operativi del progetto sono i seguenti: • Un’analisi comparativa e generale delle procedure e delle esperienze fatte in Svizzera (linee guida nazionali) ed in Italia (la Regione Lombardia sta attualmente testando un sistema di re45 • • golamentazione VPL ispirato alle linee guida dell’Unione europea per la validazione dell'apprendimento informale, non formale e per l’elaborazione dei principi ECVET); Lo sviluppo di uno spazio per un ampio scambio di esperienze relative ai due settori economici (delle costruzioni e del turismo/servizi di ristorazione), selezionati secondo la loro importanza nel mercato regionale e transnazionale del lavoro; Una terza azione pilota finalizzata a valorizzare le potenzialità e le metodologie VPL al fine di migliorare le politiche attive del mercato del lavoro. Al fine di sviluppare una ricerca fruibile focalizzata su due profili di competenza (muratore, cameriere/addetto di sala), sono stati creati tre gruppi di lavoro transnazionali. L'obiettivo era quello di testare i descrittori comuni di competenze, gli standard, i metodi e gli strumenti di valutazione in maniera strutturata e compatibile con ECVET. Lo IUFFP ed ECAP da parte svizzera e la Provincia di Lecco da parte italiana, hanno introdotto un percorso formativo di sostegno (160 ore di formazione) sulla base del contenuto modulare e dei metodi utilizzati per formare i professionisti RVPL (portando al rilascio di un certificato focalizzato sulla procedura di supporto e gestione VPL e la compatibilità con l’ottica ECVET). Questo percorso di formazione è gestito congiuntamente dalle istituzioni partner sulla base di un memorandum d'intesa focalizzato sui crediti; al termine del corso i partecipanti hanno ricevuto un’attestazione delle loro competenze in termini di crediti reciprocamente riconosciuti dalle istituzioni partner ed istituti di formazione professionale in entrambe le regioni confinanti. 46 Capitolo 7. Possibilità di utilizzo di ECVET nel settore delle costruzioni in termini di riconoscimento, accumulo e trasferimento di crediti – raccomandazioni dai paesi partner in termini di difficoltà da superare, vantaggi per gli utenti ed i beneficiari finali ed impatto sull’attuazione complessiva di ECVET in Europa. 7.1. Polonia Negli ultimi anni la Polonia ha fatto importanti cambiamenti sul piano legislativo riguardo il sistema nazionale della formazione professionale. Questi cambiamenti sono coerenti con le linee guida definite dalle raccomandazioni del Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo riguardo l’utilizzo dello strumento ECVET. Il curriculum di base per l’educazione professionale formale, introdotto nel 2012, viene descritto in conformità con il concetto di “obiettivo di apprendimento”. I risultati di apprendimento sono stati raggruppati in unità di apprendimento. Le unità di apprendimento (definite come attività lavorative) formano un processo logico che conduce ad un risultato finale costituito da un prodotto o servizio. Questo approccio è molto flessibile e si concentra principalmente sull’effetto del processo educativo. Si può notare chiaramente la coerenza e la compatibilità con un altro approccio come, ad esempio, quello proposto dal progetto Mapcom (competences-based approach relying on analysis of work processes). I descrittori del processo lavorativo espressi attraverso delle attività professionali sono raggruppati in attività principali come nel curriculum di base. Questi insiemi di risultati di apprendimento costituiscono il collegamento fondamentale che consentirà l’utilizzo del sistema ECVET in Polonia nel prossimo futuro. Accanto alla modernizzazione del sistema di istruzione e formazione professionale, in Polonia, è stato implementato un ulteriore metodo per presentare le professioni apprese a scuola in termini di qualifiche. Le qualifiche, a seconda del livello a cui ci si riferisce (EQF) sono formate da una, due o tre diverse sotto-qualifiche professionali diverse e componenti dell’educazione generica. Questo consente il trasferimento di una qualifica che un soggetto ha acquisito precedentemente. In questo modo quando un soggetto intende apprendere una nuova occupazione non dovrà iniziare il percorso formativo totalmente da capo. Il cambiamento più significativo è stata l’implementazione (dall’anno scolastico 2012/2013) del sistema che consente a coloro che apprendono al di fuori della scuola o sul posto di lavoro (apprendimento informale o non-formale) di acquisire una qualifica professionale. La legge sull’educazione stabilisce che una persona con più di di 18 anni che non frequenta la scuola possa sostenere un esame, organizzato dalla commissione distrettuale per gli esami, al di fuori delle procedure scolastiche. I cambiamenti attuati nel sistema dell’educazione professionale in Polonia hanno un approccio olistico e comprendono tutte le qualifiche acquisite in ambito scolastico (ed anche le qualifiche non collegate ai percorsi scolastici in rapporto alla validazione dei risultati di apprendimento raggiunti), incluse le occupazioni relative al settore edile. Il modello di determinazione delle unità di apprendimento, parte integrante del modello ECVET, facilita in modo significativo la validazione e la certificazione delle conoscenze, abilità e competenze acquisite a prescindere dal percorso formativo completato. Nelle qualifiche del settore edile, attualmente, (specialmente a livello delle scuole professionali) ci sono molte persone impiegate senza alcun titolo formativo riconosciuto. I cambiamenti apportati al sistema della formazione professionale forniscono l’opportunità alle persone che non hanno una qualifica, di vedere riconosciute le proprie conoscenze, abilità e competenze. Questo fornisce loro la possibilità di avere un salario maggiore o di trovare più facilmente un altro impiego. Il sistema ECVET è legato in modo indissolubile al principio di validazione dell’apprendimento nonformale ed informale. In aggiunta, il sistema ECVET, è stato pensato per essere utilizzato durante le esperienze di mobilità geografica. Questo consente l’accumulo ed il trasferimento delle unità di apprendimento acquisite durante la mobilità; in ogni caso questo non assicura il completo riconoscimento dei risultati di apprendimento acquisiti. Il motivo è costituito dal fatto che i principi di validazione dell’apprendimento informale e non-formale implementati in Polonia non sono stati adattati alla validazione delle componenti delle qualifiche (unità di apprendimento). Le opportunità per la validazione e il riconoscimento dei risultati di apprendimento acquisiti nel settore edile, in pratica non differiscono dalle altre occupazioni. Ad oggi, chiunque può sostenere un esame organizzato da una commissione distrettuale, in un contesto extrascolastico con l’aspettativa che il superamento dell’esame confermi il conseguimento dell’intera qualifica e non delle singole componenti (unità di apprendimento). Questo rende il sistema ECVET inutile. L’orientamento dell’ECVET alla mobilità e la connessione col principio di validazione dell’apprendimento informale e non-formale dovrebbe condurre alla valutazione, validazione, riconoscimento, accumulo e trasferimento dei risultati di apprendimento raggiunti durante la mobilità. Il sistema di riconoscimento esistente dovrebbe essere integrato con questi elementi. In aggiunta, gli adulti che apprendono al di fuori della scuola e sfruttano le opportunità fornite dalle mobilità organizzate non acquisiscono tutte le unità di apprendimento necessarie (connesse con l’educazione generale) per ottenere una qualifica completa. Gli studenti più giovani che sfruttano le opportunità di mobilità non hanno effettivamente bisogno dell’ECVET, poiché è la scuola di appartenenza a decidere il riconoscimento delle unità di apprendimento conseguite. Come risultato, abbiamo una situazione in cui, da un lato, la riforma del sistema di formazione professionale tiene in considerazione gli adattamenti necessari ad utilizzare il sistema ECVET, ma dall’altro, oggi, l’utilizzo pratico del sistema ECVET è quasi inutile. Un altro aspetto che il Team di esperti sull’ECVET in Polonia deve tenere in considerazione è l’applicazione di un sistema di calcolo dei crediti formativi che riesca a tradurre il valore dei crediti formativi ECVET nei vari sistemi nazionali. Nonostante sia stato suggerito un metodo di calcolo dei crediti formativi (coerente con un altro strumento europeo, l’ECTS) è ancora molto difficile pianificare un metodo comune a causa delle controversie e della riluttanza dei singoli Stati dell’Unione Europea ed anche della Polonia. Ad oggi non ci sono progetti per introdurre ed applicare in Polonia un simile sistema. Conclusioni I cambiamenti introdotti in Polonia nel 2012 dalle normative che regolamentano il sistema educativo professionale, tengono in considerazione l’utilizzo del sistema ECVET. Il fondamento del sistema sul concetto di unità di apprendimento mostra che i cambiamenti apportati in Polonia sono solo in parte coerenti col sistema di validazione dell’apprendimento non-formale ed informale. Il sistema attuale, infatti, consente la validazione e la certificazione di una qualifica nella sua globalità e non delle sue componenti (unità di apprendimento). Al fine di utilizzare pienamente il potenziale e i benefici del sistema ECVET, si dovrebbero prendere ulteriori misure per migliorare il sistema di validazione e ri48 conoscimento dei risultati di apprendimento ottenuti, in special modo di quelli acquisiti attraverso una educazione non-formale ed informale. In aggiunta, il sistema ECVET dovrebbe puntare sulla formazione professionale continua, fornendo opportunità di valutazione, validazione e riconoscimento delle qualifiche (o delle loro componenti) acquisite al di fuori della formazione professionale di base. Fin quando ci sarà una mancanza di coerenza, di integrazione tra i sistemi educativi, di strumenti e regole comuni nel sistema della formazione professionale in Europa, di lavoro sui concetto di un sistema integrato per l’accumulo e il trasferimento dei risultati raggiunti che copra tutti i sottosistemi educativi (educazione di base, educazione professionale, istruzione superiore) possono sorgere dei dubbi in merito alla effettiva applicabilità del sistema ECVET. 7.2. Italia Il sistema ECVET ha un enorme potenziale per il settore edile e potrebbe produrre notevoli benefici agli utenti finali. In particolare, un sistema di valutazione e certificazione delle competenze può promuovere lo sviluppo di: • • • possibilità di impiego attraverso la creazione di curricula personali più interessanti. carriera e mobilità professionale, grazie alla certificazione delle competenze (quelle acquisite in contesti formali, non-formali o informali). I percorsi di crescita professionale potrebbero essere sostenuti con corsi di formazione personalizzati. Mobilità geografica Le procedure per l’individuazione delle competenze acquisite in ambiti informali o non-formali nel settore edile, in Italia possono essere rivolte principalmente a: 1. lavoratori che richiedono la certificazione delle abilità acquisite precedentemente “in qualsiasi ambito e modo”, per l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro e per migliorare le opportunità di carriera; 2. lavoratori che richiedono una valutazione delle abilità per l’inserimento in corsi di formazione in modo da avere, a seguito della certificazione dei crediti formativi, uno “sconto” sulle ore di corso, oppure per dimostrare di possedere i prerequisiti necessari a partecipare al corso, oppure ancora per personalizzare i corsi in modo da sviluppare una maggiore professionalità ed avere la prospettiva di una evoluzione della carriera, etc. In queste due categorie possono essere inclusi i lavoratori qualificati o semi-qualificati, gli immigrati, gli esperti o i semplici lavoratori. In Italia il settore edile è abbastanza attivo nell’implementazione dei sistemi per il riconoscimento delle competenze acquisite in contesti informali e non-formali. 49 Alcuni esempi di sistemi di validazione delle competenze nel settore edile sono: • Il SISTEMA FORMEDIL per la certificazione è stato usato fino ad oggi come strumento per certificare i risultati di apprendimento nei corsi di formazione delle scuole edili (quindi in contesto formale) e per valutare le conoscenze pregresse (in qualunque modo ottenute) necessarie alla partecipazione a questi corsi. Oggi, questa procedura trova una specifica applicazione nei “progetti di riconversione strutturale Formedil”. Questi progetti (2010) hanno coinvolto rappresentanti delle diverse scuole edili, i quali hanno definito le linee guida e i modelli operativi da sottoporre all’approvazione delle Parti Sociali. In particolare, la valutazione e certificazione delle competenze avviene: - nell’apprendistato professionalizzante (insieme di formazione esterna ed apprendimento sul posto di lavoro); - nei piani di sviluppo professionale, che supportano lo sviluppo delle abilità e la crescita professionale dei lavoratori a diversi livelli; sulla base dell’identificazione iniziale delle competenze viene creato un percorso personalizzato per il raggiungimento di obiettivi professionali (attraverso un accordo tra imprese, lavoratori e scuole o tra disoccupati e scuole). Il percorso è costituito da diversi momenti di formazione formale, lavoro per progetti, orientamento, supporto per l’autovalutazione, la valutazione e la registrazione delle competenze sul “libretto del lavoratore”. • • • • 50 il Progetto CO.GI.T.O. (progetto cofinanziato dal Programma di cooperazione transfrontaliera Interreg Italia-Svizzera (P.I.C. Interreg III A - Misura 3.1.) ha sondato la possibilità di definire una modalità unitaria di valutazione delle competenze acquisite in via informale e non formale nel settore edile, in grado di superare i confini nazionali, così da dare la possibilità al lavoratore, soprattutto migrante, di vedere riconosciuto il proprio know how e le proprie competenze. Il progetto ha portato alla messa a punto di una metodologia per la valutazione delle competenze, supportata da un insieme di strumenti e alla definizione di prove pratiche correlate agli standard di competenza; il Progetto TRASFOBUILDING (progetto LLP-LDV/TOI/07/IT/020 finanziato dal Programma quadro per l’Apprendimento permanente - sub-programma Leonardo da Vinci) propone un modello di identificazione, riconoscimento e attestazione delle competenze, basato sugli output del progetto CO.GI.TO e sui risultati di un progetto di descrizione delle competenze ottenute in un percorso formale (FONDIMPRESA), per la creazione di un sistema unitario di valutazione; il Progetto COMPEDA (progetto finanziato tramite il programma Leonardo da Vinci - TOI 2008 – LLP LDV/TOI/08/IT/513) ha sviluppato un sistema di riconoscimento delle competenze in ingresso per l’istruzione e la formazione professionale degli adulti, analizzando, adattando e testando due strumenti innovativi sviluppati all’estero al fine di convalidare competenze informali e non formali: il DEWEBAS - DK, e il MASTER PORTFOLIO - UK; il Progetto COMPCARD (progetto finanziato tramite il programma Leonardo da Vinci - TOI 2010, in corso) intende promuovere la valorizzazione e la messa in evidenza delle competenze acquisite anche in contesti non formali per quegli adulti, spesso privi di qualificazione pro- • • • fessionale riconosciuta, che rientrano nel circuito della formazione/istruzione per reinserirsi nel mondo del lavoro o per intraprendere percorsi di sviluppo professionale attraverso il trasferimento del “Portafolio de las Competencias” (strumento per la certificazione delle competenze in ingresso ai sistemi formativi e produttivi sviluppato dalla Generalitat de Catalunya) e la sua integrazione con il “Libretto Formativo del Cittadino” congiuntamente al “Libretto formativo del lavoratore edile” Formedil ideato per il Settore dell’edilizia. Una vera e propria azione pilota risulta essere il progetto SAPERI COSTRUTTIVI – validazione di competenze informali e non formali nel settore delle costruzioni (2010/2011) in capo a ESEV – Ente scuola edile veronese per l’industria edilizia in partenariato con tutte le Scuole edili venete e finanziato dalla Regione Veneto nell’ambito dell’avviso “Azioni di sistema per la realizzazione di strumenti operativi a supporto dei processi di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze”, che si avvale delle opzioni, procedure, mezzi già predisposti in ambito Formedil, ma ne deve provare la tenuta, aggiornare e completare gli strumenti, allestire i servizi, costruire linee guida ed effettuare sperimentazioni in ambiti territoriali (tutte le province venete) e con diverse tipologie di utenti e di fabbisogni. La sperimentazione, specificamente monitorata, dovrebbe aver coinvolto oltre 350 lavoratori. Il progetto CO.LOR ha lo scopo di supportare le istituzioni competenti nell’adozione ed implementazione delle tecniche ECVET, attraverso l’analisi delle qualifiche in termini di risultati di apprendimento, l’implementazione delle più indicate metodologie per la creazione di un sistema di riconoscimento dei crediti formativi, la descrizione e l’adattamento di processi e valutazione, validazione e riconoscimento dei risultati di apprendimento, lo sviluppo di processi di testing e riconoscimento delle competenze. Il progetto intende supportare la creazione di una rete tra le regioni e gli stati, in grado di condividere una metodologia comune per l’identificazione delle unità di apprendimento connesse alle varie figure professionali del settore edile e del settore del supporto alla famiglia. Entrambi i settori sono caratterizzati dalla presenza di un alto numero di lavoratori immigrati che hanno acquisito competenze in ambito informale. Il progetto definisce gli obiettivi per applicare i meccanismi ECVET alle qualifiche individuate nei paesi partner del progetto per i settori identificati, al fine di promuovere la trasferibilità e il riconoscimento dei processi in una dimensione cross-settoriale. Il progetto SKILL, a cui FORMEDIL partecipa come partner per l’Italia, ha l’obiettivo di migliorare le abilità dei lavoratori nel settore edile, in particolare per le abilità legate alla salvaguardia dell’ambiente, attraverso lo sviluppo di una formazione e-learning con un approccio internazionale. Il progetto vuole promuovere una nuova cultura ecologica nel settore edile, aiutando a creare corsi di formazione e competenze standard, ed anche a promuovere il riconoscimento delle qualifiche dei lavoratori. Il progetto ha creato processi per il riconoscimento delle competenze acquisite dai lavoratori edili in contesti informali e non-formali in modo da pianificare percorsi formativi personalizzati. Le competenze per gli operatori del settore edile sono state definite, in Italia, dalla lista nazionale delle competenze. 51 Punti di riferimento per il processo di validazione sono rappresentati dagli standard di competenze che definiscono la “Lista delle competenze per il settore edile” che comprende l’insieme delle attività edili (muratura, carpenteria, finitura, escavazione, etc…) e le diverse tipologie di competenze professionali (tecniche, operative, relazionali, di base). La lista delle competenze è suddivisa in Unità di Competenza (UC). La UC è divisa in una sezione in cui vengono descritti i risultati di apprendimento in termini di conoscenze e abilità ed un’altra sezione in cui sono descritti i livelli indicatori e gli indici di accettabilità. I descrittori della competenza sono già orientati a fornire informazioni utili per una valutazione trasparente, sia in contesti formali che non formali. La metodologia di valutazione usata prevede la raccolta e l’analisi delle prove. Il libretto formativo del lavoratore nel settore edile già testato in diverse Regioni attraverso la rete Formedil è uno strumento che consente di ottenere: • Una documentazione trasparente dell’acquisizione delle competenze come supporto per la mobilità sia nell’ambito della formazione che del lavoro; • Un momento per riflettere sul proprio percorso personale al fine di comprendere le proprie potenzialità; • percorsi di valutazione in grado di rendere le competenze maggiormente spendibili e di inserire una persona in un percorso formativo che completi e formalizzi le competenze già acquisite. Il libretto è articolato in due sezioni: • • La prima sezione contiene le informazioni relative ai dati personali, alle differenti tipologie di esperienze lavorative e ai risultati della formazione formale (accademica e professionale). La seconda sezione è dedicata alla descrizione delle competenze acquisite dal soggetto in contesti formali e non-formali. Il libretto è riconosciuto nel settore edile all’interno dei contratti nazionali. Sfide, rischi e criticità. Le situazioni critiche osservate nel settore edile riguardo la validazione e la certificazione delle competenze ottenute in contesti formativi informali e non-formali sono le stesse che si riscontrano negli altri settori lavorativi in Italia. Queste criticità possono essere considerate “sistemiche e trasversali”. Il settore edile non ha, per questo, elementi peculiari di criticità, ma è allineato con gli altri settori. Uno dei problemi maggiori nei confronti di un sistema per il riconoscimento e la validazione delle competenze acquisite in contesti non-formali ed informali, sembra essere di natura ideologica, dal momento che, in Italia, c’è la tendenza a considerare la formazione formale come l’unica in grado di fornire abilità certe e certificabili. Il fatto che venga espressa la volontà di introdurre il riconoscimen52 to delle competenze acquisite in contesti informali genera la convinzione di mettere a repentaglio la formazione formale, così grandemente radicata nella tradizione italiana. Un secondo problema è di natura strutturale/procedurale. In Italia, come nella maggior parte dei paesi europei, c’è la mancanza di procedure certe per il riconoscimento delle competenze informali. Finché il processo di riconoscimento non produrrà una certificazione formalmente riconosciuta e finché le prove dell’apprendimento informale non verranno prese in considerazione da questo tipo di processo, le soluzioni proposte per questo problema saranno solo apparenti. Una terza criticità consiste nel fatto che sul territorio italiano l’offerta formativa non è omogenea. Questo implica la difficoltà di comparare gli obiettivi e i risultati della formazione. Sarebbe auspicabile una razionalizzazione dell’offerta formativa basata su un insieme di competenze omogeneo. Ci sono diverse sfide da affrontare. A livello metodologico c’è ancora bisogno di esplorare nuove e diverse metodologie di valutazione. A livello politico-istituzionale c’è ancora molto lavoro da fare per promuovere un sistema di riconoscimento delle competenze migliore ed imparziale. 7.3 Svizzera Negli ultimi dieci anni le autorità federali svizzere hanno dimostrato un interesse crescente per le politiche comunitarie generali e gli strumenti in materia di istruzione e formazione professionale; a testimonianza vi è la partecipazione attiva al processo di Copenaghen (vedi anche il capitolo 3). In questo contesto si sono sviluppati alcuni progetti volti a verificare la possibilità di attuare i principi e gli strumenti ECVET a livello locale. L'ultimo, conclusosi nel 2013, afferma chiaramente che la creazione di un sistema ECVET potrebbe essere considerata in una certa misura utile, in particolar modo in considerazione dell'attuazione di un approccio basato sui risultati dell'apprendimento e sui principi relativi alla modularizzazione della formazione. Tuttavia l’attuazione di ECVET risulta complessa dal punto di vista della considerazione dei crediti in forma di punti ed il rilascio conseguente di una certificazione. In altri termini i principi ECVET sono considerati in gran parte in linea con i recenti sviluppi delle politiche di formazione professionale, ma poco applicabili ad una revisione strutturale di qualifiche fondate su esami e valutazioni complete ed olistiche delle competenze. In Svizzera l'attuazione dei principi ECVET nel settore delle costruzioni può contribuire concretamente alla semplificazione delle procedure e dei processi di valutazione, nonché rendere le procedure di qualificazione più flessibili e la valutazione delle competenze parziali, effettuata principalmente in ambienti esperienziali, più sostenibile. Conformemente all’Atto federale sulla formazione ed istruzione professionale (VPETA), esistono diverse procedure di qualificazione atte a dimostrare le capacità professionali. Conformemente all’art.33 della VPETA, gli adulti possono sostenere gli esami finali periodici secondo le normative in materia di formazione professionale; l’ammissione all'esame richiede determinati prerequisiti. Esistono inoltre procedure alternative di qualificazione (fondate sulla 53 validazione dell'apprendimento non formale ed informale) che tengono conto dell'esperienza pratica professionale o non professionale acquisite al di fuori dei programmi ordinari di istruzione e formazione professionale (Educa.ch, 2013). Alla conferenza nazionale dell’apprendistato del 2011, le organizzazioni professionali hanno indicato la mobilità e l’aumento del numero di persone capaci di parlare le lingue straniere come priorità dell’agenda politica. Questa priorità politica riguarda l’intero sistema di istruzione e formazione professionale (sistema VET e sistema di istruzione e formazione professionale terziaria di tipo B). In tal senso le autorità promuovono vivamente lo scambio culturale e linguistico tra le regioni della Svizzera, così come quello con i paesi europei ed extra-europei. Se orientati ai risultati dell’apprendimento, i programmi di formazione e le qualifiche sono compatibili con ECVET, ma ciò non toglie che il processo di apprendimento resta strettamente legato alla realizzazione degli obiettivi dell’apprendimento stesso. La formazione ed istruzione professionale segue il modello tradizionale di apprendistato per le qualifiche complete (per ricevere la qualifica i discenti devono imparare tutto ciò che è previsto dal programma di formazione). Solo la valutazione può approvare la certificazione (il programma di istruzione e formazione professionale di due anni conduce all’ottenimento di un certificato di istruzione e formazione professionale federale; i programmi di istruzione e formazione professionale di tre e quattro anni portano al conseguimento di un diploma professionale federale). Ognuno dei 26 cantoni monitora il suo sistema duale di formazione professionale nel rispetto delle regolamentazioni federali. Quest’ultime includono l’Atto federale sulla formazione ed istruzione professionale, così come le ordinanze sulla formazione professionale specifiche ad ogni professione (queste regolano le procedure di valutazione delle aziende e delle scuole di formazione professionale). Secondo una procedura ad hoc i risultati e le qualifiche possono essere trasferiti da un istituto di formazione all’altro, sia a livello cantonale che inter-cantonale. Tuttavia, se il trasferimento è possibile, il periodo di apprendimento è spesso prolungato, comportando uno sforzo aggiuntivo da parte dell’apprendente. Il passaggio di un apprendente da un istituto di formazione ad un altro comporta spesso delle difficoltà in termini di recupero dei contenuti appresi, pregiudicando la possibilità di conseguire la qualifica nel lasso di tempo previsto. Gli erogatori di servizi d’istruzione e formazione, come ad esempio l’ECAP (a livello di formazione continua) o SUPSI-DEASS (a livello accademico) stanno testando in qualche modo ECVET nel contesto della mobilità transfrontaliera focalizzandosi sui risultati dell'apprendimento, sui partenariati e sul trasferimento e lo sviluppo dell’innovazione. Ciononostante la consapevolezza riguardo allo sviluppo ed alle potenzialità di ECVET resta insufficiente, ed in tal senso le pressione da parte delle organizzazioni professionali sono assenti; solo alcuni di 54 essi sono impegnati e realmente coinvolti in progetti di valore concreto. La mancanza di conoscenza e di sostegno tra organizzazioni professionali è dovuto a: • basso livello di mobilità e formazione professionale; • priorità politica data allo sviluppo del NQF Ad ogni modo il campo di applicazione resta aperto e potenzialmente concreto. Il gruppo nazionale di esperti ECVET hanno intervistato coloro che sono stati coinvolti al fine di individuare le esigenze future e redigere una raccomandazione relativa alla promozione dello sviluppo di tale sistema. 7.4. Sommario e conclusioni La Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio Europeo del 18 giugno 2009 sull’introduzione dell’European Credit System for Vocational Education and Training (ECVET), stabilisce che gli Stati membri dovrebbero:20 1) promuovere il sistema ECVET ad ogni livello dell’European Qualification Framework al fine di facili-tare la mobilità transnazionale e il riconoscimento dei risultati di apprendimento nella formazione ed istruzione professionale e nella formazione continua; 2) creare le condizioni necessarie ed adottare le misure per far si che dal 2012 il sistema ECVET possa essere usato per il trasferimento, il riconoscimento e l’accumulazione dei risultati di apprendimento individuali raggiunti in contesti formali, informali e non-formali; 3) supportare lo sviluppo di partenariati nazionali ed europei e di reti composte dalle parti Sociali per testare, implementare e promuovere l’ECVET; 4) assicurarsi che gli stakeholders e gli individui abbiamo accesso alle informazioni ed all’orientamento necessari per utilizzare il sistema ECVET; 5) applicare, nell’utilizzo dell’ECVET, principi comuni per assicurare la qualità della formazione ed istruzione professionale, in particolare in relazione alla valutazione, validazione e riconoscimento dei risultati di apprendimento; assicurarsi che ci siano meccanismi di coordinamento e monitoraggio funzionali a garantire la qualità, la trasparenza e la consistenza delle iniziative prese per l’implementazione del sistema ECVET. 20 Recommendation of the European Parliament and of the Council of 18 June 2009 on the establishment of a European Credit System for Vocational Education and Training (ECVET) (2009/C 155/02). 55 Seguendo i sopra citati accordi , Polonia, Italia e Svizzera cercano di modernizzare le loro forme tradizionali di mobilità nei sistemi educativi ( in termini geografici e di formazione continua). Questi stati hanno implementato un certo numero di meccanismi di supporto, come, ad esempio, dei fondi per le mobilità attraverso progetti internazionali che si occupano di scambi professionali, tirocini, apprendimento delle lingue straniere, riconoscimento dei risultati di apprendimento ottenuti in contesti non-formali ed informali, pianificazione dei risultati di apprendimento tenendo in considerazione i requisiti della mobilità. Le modalità secondo le quali viene dato questo supporto e i progressi fatti sono, tuttavia molto differenti, da Stato a Stato. Polonia A partire dalla riforma dei curricula nel 2009, è stata perseguita con determinazione una politica fondata sull’utilizzo dei risultati di apprendimento a tutti i livelli dell’istruzione. I moderni curricula formali della formazione ed istruzione professionale rendono possibile una modularità del processo di apprendimento grazie a “pacchetti” educativi modulari specifici. Con la riforma dei curricula le professioni sono state suddivise in qualifiche ed ogni qualifica è composta di alcune unità di apprendimento. Grazie a questo tutte le qualifiche professionali possono essere acquisite per gradi, acquisendo risultati di apprendimento parziali anche durante il proprio lavoro. Questo ha dato una grande flessibilità al sistema di formazione ed istruzione professionale Polacco ed ha consentito di iniziare il lavoro di implementazione del sistema ECVET. Fino a poco tempo fa, la pianificazione di percorsi educativi e professionali era considerato un problema. Questo era dovuto al fatto che i certificati che attestano l’acquisizione delle qualifiche professionali venivano riconosciuti soltanto a coloro che avevano ottenuto tutte la qualifiche parziali di cui un qualifica è composta. Il problema è stato risolto, fino ad un certo punto, con i cambiamenti fatti nel sistema della formazione ed istruzione professionale dal primo settembre 2012. Questi fanno si che lo studente, nel corso del processo di apprendimento, possa ottenere ogni singola qualifica che compone la professione identificata ed ottenere, in questo modo, un attestato che certifica il raggiungimento di ogni singola qualifica professionale. Il sistema di esami esterni che conferma le qualifiche professionali è dedicato sia a studenti che partecipano a corsi di formazione professionale che a persone che hanno ottenuto le loro qualifiche professionali in altri modi. Dobbiamo notare che la “qualifica” come unità di certificazione per la mobilità e la validazione costituisce un elemento troppo vasto in quanto richiede diversi mesi, (se non un anno) di formazione per essere ottenuta. La soluzione consiste nella valutazione di unità di apprendimento più brevi che, insieme, costituiscono una singola qualifica e l’ulteriore suddivisione di ogni unità in parti più piccole (denominate “componenti delle unità di apprendimento” nel nostro progetto). 56 Gli studenti delle scuole polacche che frequentano una formazione formale non possono (per le procedure di mobilità in ambito educativo) rimanere all’estero per lungo tempo poiché non riuscirebbero a tenere il passo dei propri compagni rimasti a casa nello studio del curriculum scolastico. Il problema è legato ad una organizzazione troppo rigida dei processi di apprendimento nelle scuole che non consentono di adottare un apprendimento individualizzato per troppi studenti (l’apprendimento individualizzato è possibile soltanto in singoli casi e può coprire un piccolo numero di studenti in una scuola specifica). Oltre ai problemi relativi ai macro sistemi è presente un ostruzionismo dovuto alla mancanza di conoscenza da parte della società dell’importanza che la validazione delle competenze professionali ha per la formazione continua. Un altro fattore è rappresentato dalla diffidenza nei confronti della capacità dei percorsi non-formali ed informali di far acquisire ai soggetti le competenze necessarie. Notevole importanza riveste anche l’insufficiente livello di abilità linguistiche (lingue straniere) tra gli studenti degli istituti professionali e l’insufficienza delle risorse finanziarie per l’implementazione di sistemi di mobilità (escludendo i progetti ad hoc finanziati dalla Unione Europea). Secondo la politica nell’ambito dell’istruzione adottata in Polonia, il sistema ECVET dovrebbe diventare parte del Sistema nazionale delle Qualifiche, alla pari con il Quadro Polacco delle Qualifiche e il Registro delle Qualifiche. Il lavoro concettuale fatto sul sistema ECVET è in continua evoluzione, tuttavia, in Polonia non sono state prese decisioni formali sul modello o sull’implementazione di questo sistema. Italia I cambiamenti fatti dal sistema educativo italiano negli ultimi dieci anni hanno preso in considerazione tutti i principi del concetto europeo di formazione continua (Lifelong Learning), sebbene, dal punto di vista concettuale il lavoro (compreso quello sul sistema ECVET) non sia ancora concluso. La legge 53/2003 ha stabilito l’obbligo di esprimere i risultati di apprendimento in termini di conoscenze, abilità e competenze in ogni tipologia di formazione ed istruzione professionale. Sono stati sviluppati degli standard educativi per i diversi profili professionali e le unità di apprendimento che li compongono. È sulla base di questi standard che i vari enti che si occupano di formazione ed istruzione professionale definiscono dei curricula modulari. In questo contesto viene fornito supporto dal Ministero dell’Educazione in collaborazione con i docenti, le Parti Sociali, i sindacati e le associazioni professionali, le autorità regionali e locali. I corsi IFTS (il nome indica corsi professionali non accademici e post-secondari) sono strutturati sotto forma di moduli e unità modulari; queste possono essere completate da uno studente a seconda delle sue esigenze personali di ottenere specifici requisiti educativi e professionali. Dei crediti formativi vengono assegnati a ciascun modulo o unità modulare. Una novità consiste nel fatto che i crediti 57 conseguiti possono essere (nel caso in cui l’individuo inizi un percorso di studi presso un istituto di grado più elevato) valutati in termini di competenze universitarie (con il sistema ECTS). Questo utilizzo dei crediti formativi per il trasferimento dei risultati dalla formazione professionale alla scuola secondaria o all’istruzione professionale superiore è noto. Consente agli individui di ridurre il periodo di educazione accademica21. La situazione è, comunque, una eccezione nel sistema educativo italiano in cui l’educazione professionale secondaria e l’istruzione superiore prevalgono. Questi presuppongono cicli di apprendimento lunghi ed esami finali che coprono l’intera qualifica professionale. Negli ultimi anni il “rigido” sistema italiano è diventato un po’ più flessibile grazie al crescente numero di percorsi educativi che consentono il trasferimento tra i livelli dell’educazione di base, tecnica, professionale ed universitaria. Questo è stato raggiunto grazie alla cooperazione tra le Parti Sociali (associazioni di categoria, aziende, governo locale, scuole, università, istituti per la formazione continua), allo sviluppo della documentazione sugli standard educativi (inclusi i curricula basati sui risultati di apprendimento) ed anche sul sistema di conferimento dei crediti formativi. Nel 2013 vennero promulgate le norme relative al riconoscimento dell’educazione non-formale ed informale (Decreto n.13 del 16 gennaio 2013). Il decreto contiene: un glossario, la lista delle istituzioni rilevanti, responsabilità ed obblighi del sistema di certificazione dello stato, gli standard per i processi di validazione e certificazione, gli standard per il riconoscimento, lo scopo dell’informazione fornita e i modelli di certificati, la divisione della responsabilità per la qualità della validazione e certificazione, descrizione del registro nazionale delle qualifiche professionali22. Il decreto definisce le condizioni per il riconoscimento e la validazione delle competenze ottenute in contesti informali e non-formali e l’implementazione del sistema di attribuzione dei crediti in accordo con i dettami del sistema ECVET. In Italia non sono ancora state prese decisioni formali riguardo lo sviluppo del sistema ECVET. La presenza, in Italia, di un elevato numero di progetto Leonardo da Vinci che forniscono informazioni sulle opportunità di applicazione del sistema ECVET è la prova che si stanno raccogliendo e testando numerose idee per l’implementazione di questo sistema. Svizzera Sebbene i curricula svizzeri siano orientati ai risultati di apprendimento, il raggiungimento di questi ultimi può avvenire soltanto attraverso le modalità educative tradizionali. Per ricevere un certificato o un diploma che attestano il livello di competenze raggiunto, lo studente deve frequentare un ciclo 21 Consulta: http://ifl.regione.marche.it/Thematicfield/Education/IFTS.aspx 22 CEDEFOP: Monitoring ECVET implementation strategies in Europe in 2013. Working Paper No. 22. Luxembourg: Publications Office of the European Union, 2014. 58 completo di formazione ed acquisire tutte le competenze previste dal curriculum. La formazione professionale in Svizzera è strutturata sulla base del sistema duale. Le norme legali (che si riferiscono ai cantoni, ma si basano sulle norme federali) indicano la modalità della formazione e il modo in cui i risultati della formazione vengono valutati sia nelle scuole professionali che nelle imprese. Alcune associazioni di categoria sono responsabili della validazione delle competenze professionali e del riconoscimento delle qualifiche. Il risultato delle loro valutazioni vengono controllate dalle organizzazioni del cantone che si occupano dell’emanazione dei certificati o dei diplomi. Queste organizzazioni influenzano anche gli obiettivi e i contenuti dei curricula delle scuole professionali, la modalità e la qualità delle valutazioni delle qualifiche fatte nel corso dell’apprendimento ed inoltre organizzano corsi professionali in accordo con le aziende. Grazie a questo sistema è possibile attuare un trasferimento dei risultati dell’apprendimento tra diversi enti di formazione sul territorio di un singolo cantone o tra diversi cantoni. Di solito questo trasferimento richiede un allungamento dei tempi della formazione dovuto al bisogno di colmare le lacune rispetto al curriculum previsto; ciò significa che lo studente dovrà fare ulteriori sforzi. Come previsto dalla legislazione federale, esistono diversi modi per la validazione e il riconoscimento delle competenze professionali. Gli adulti, se ricorrono alcuni requisiti preliminari, possono sostenere gli esami in base a programmi di apprendimento alternativi (le procedure e i requisiti sono identici a quelli adottati per gli studenti delle scuole professionali). Essi possono anche richiedere, su base individuale, il riconoscimento dell’apprendimento formale ed informale, tenuto conto delle loro conoscenze ed abilità apprese durante l’esperienza e la pratica professionale al di fuori dei programmi di formazione professionale ufficiali (Federal Law on Vocational Education and Training of 13 December, 1981).23 Nel 2011 alla conferenza annuale sull’organizzazione dei tirocini professionali, le associazioni di categoria hanno adottato la crescita della mobilità in ambito educativo come una priorità per il supporto della politiche VET. È stato identificato come obiettivo strategico anche l’aumento del numero di persone con padronanza delle lingue straniere al fine di facilitare gli scambi tra le varie regioni della Svizzera e gli scambi internazionali (con paesi europei e extra europei). La cooperazione tra enti di formazione e le associazioni di categoria responsabili per i tirocini nelle aziende si sta focalizzando sul test delle componenti ECVET nel contesto della mobilità internazionale con particolare attenzione sul trasferimento dei risultati di apprendimento, l’innovazione nell’educazione, partenariati e reti per lo scambio di conoscenza ed esperienze. La conoscenza dei benefici che il sistema ECVET può potenzialmente apportare al sistema duale svizzero non è elevata. Pochi progetti sulla mobilità e l’ECVET sono stati finora implementati. L’idea di assegnare crediti formativi per risultati parziali incontra una grande resistenza, per la maggior parte, dovuta al fatto che il modello tradizionale olistico della formazione ed istruzione professionale in Svizzera è fortemente radicato. Oggi, il lavoro è, per la maggior parte, incentrato sulla for- 23 Consulta: http://swisseducation.educa.ch/en/continuing-education-and-training-cet 59 ma del quadro delle qualifiche svizzero e le sue relazioni con il quadro europeo delle qualifiche (EQF). Il team nazionale di esperti ECVET è coinvolto attualmente, attraverso dei sondaggi di opinione, nell’identificazione dei bisogni e delle sfide future che il sistema educativo svizzero dovrà affrontare nel conformarsi al sistema ECVET24. ECVET nel settore edile Il lavoro svolto per la creazione di un sistema (o almeno di meccanismi individuali) per il riconoscimento delle qualifiche nel settore edile a livello europeo ha una lunga storia. Dei tentativi in tal senso sono stati fatti sia dai centri nazionali responsabili per la formazione professionale (con accordi bilaterali in Francia, Germania, Italia, Belgio e Portogallo), sia da reti di cooperazione europee in cui sono associati gli istituti per la formazione e la certificazione (come RESELTAM) che dalle parti sociali a livello europeo (European Federation of Building and Woodworkers – EFBWW o European Construction Industry Federation -FIEC). Nel 1990 furono siglati degli accordi sull’organizzazione congiunta delle formazione professionale dei giovani nel settore edile sulla base dei programmi che intendevano promuovere la mobilità in ambito educativo in Europa e lo scambio di esperienze (Leonardo da Vinci ed altri programmi LLP). Gli accordi, di norma, erano bilaterali e crearono specifiche “zone di fiducia reciproca”. I partner hanno comparato i propri sistemi educativi ed i curricula, i sistemi di validazione e di verifica della qualità dei processi di apprendimento e su queste basi venne co-organizzato il sistema dei tirocini professionali. Su questa linea venne organizzato lo scambio fra gruppi di giovani per l’apprendimento dei mestieri legati al settore edile. In uno dei progetti Leonardo da Vinci (Q-CASE), implementato dai partner della rete RESELTAM, sono stati sviluppati e descritti nel dettaglio il meccanismo di organizzazione di questo tipo di formazione e gli standard di qualità. In quel periodo (precedente alle raccomandazioni sull’ECVET) vennero, di fatto, utilizzati, per la comparazione dei risultati e dei processi di apprendimento e per le regole di validazione, tutti i criteri adottati oggi dal sistema ECVET. Non venne usato, per comparare i risultati, un metodo basato sui diversi punti. Questo, principalmente avvenne per mancanza di un accordo comune sull’utilizzo del concetto di risultati di apprendimento e, in parte, per la convinzione che metodi descrittivi di comparazione fossero più precisi e affidabili. Si può affermare azioni come la creazione delle “zone di fiducia reciproca”, la comparazione dei curricula e degli standard formativi, l’accordo sui criteri di valutazione dei risultati e della qualità della formazio- 24 CEDEFOP: Monitoring ECVET implementation strategies in Europe in 2013. Working Paper No. 22. Luxembourg: Publications Office of the European Union, 2014. 60 ne, hanno preceduto le idee espresse dal sistema ECVET. In parallelo con le azioni volte all’estensione della cooperazione internazionale dei centri di formazione venne svolto un lavoro di comparazione degli standard delle qualifiche e dei curricula di base presenti nella formazione dedicata al settore edile. La cosa si rivelò particolarmente difficile da fare. Nonostante le iniziative nate per comparare le qualifiche del muratore nei vari sistemi di formazione europei, questo si concretizzò grazie ad alcune Parti Sociali europee (EFBWW and FIEC) a metà degli anni ’90 e venne finalizzato con il progetto LdV "Bricklayer" negli anni 2008-2010. Dopo la raccomandazione sull’ECVET del 2009 vennero attuati numerosi progetti per la creazione di un sistema di trasferimento dei risultati raggiunti nel settore edile conforme alle disposizioni ECVET. Uno dei più interessanti e meglio sviluppati è stato il progetto Leonardo da Vinci CE.SA.TRA, incentrato sulla costruzione di un sistema per il trasferimento dei risultati di apprendimento nel campo dell’educazione dei formatori ed istruttori OSH per il settore edile. Il progetto ed i suoi risultati riflette chiaramente le difficoltà relative all’introduzione di un sistema di conferimento dei crediti formativi per la valutazione delle unità di apprendimento individuali. Un altro passo nella direzione della comparazione (e finalmente del trasferimento) dei risultati di apprendimento nel settore edile è stato fatto dalle attività per lo sviluppo del quadro settoriale delle qualifiche. Forse, senza l’elaborazione di questo quadro, il trasferimento dei risultati di apprendimento basato sulla struttura raccomandata dal sistema ECVET (dalla specificazione dei “crediti formativi” fino ad arrivare ad un accordo su di essi) non sarebbe stato possibile. Una delle azioni più convincenti nell’ambito del settore edile è stata attuata dal progetto SQF-CON volto alla creazione del quadro europeo settoriale delle qualifiche per l’industria. Nella prima fase del progetto sono state sviluppate la metodologia e il quadro delle qualifiche per i livelli di apprendimento selezionati. Il progetto non ha continuato la sua azione ed il quadro settoriale non copre tutti i livelli di apprendimento (il 3 e il 4 in particolare). La comunità relativa al settore edile e i gruppi coinvolti nel processo di educazione e formazione nell’industria hanno un approccio molto cauto nell’implementazione del sistema ECVET. È il criterio utilizzato per definire le unità di apprendimento oggetto del trasferimento a far nascere i maggiori dubbi. Dopo un iniziale periodo di interesse nell’introduzione del sistema dei “crediti formativi”, sia gli organismi implicati nella formazione ed educazione professionale in ambito industriale che i rappresentanti del settore industriale, hanno iniziato a comprendere che senza lo sviluppo di un sistema delle qualifiche europeo coerente, non sarebbe stato possibile creare un sistema “comune” ed affidabile per il trasferimento dei risultati dell’apprendimento (in particolari tra diversi sistemi nazionali). La prima “struttura” è ancora lontana dal suo completamento. Riguardo l’altra, le azioni volte alla creazione di ulteriori (anche internazionali) “zone di fiducia reciproca”, seguendo le raccomandazioni ECVET, sono fortemente consigliate oggi. Ci sono almeno due barriere che il sistema ECVET deve superare riguardo al settore edile. La prima riguarda le differenze tra i sistemi di apprendimento, validazione e certificazione presenti nei vari paesi. La seconda è relativa alle differenze tra i percorsi di apprendimento formali, non-formali ed informali. La strada per superare le due barriere è ardua. 61 Ed anche quando queste saranno superate, ne sorgeranno altre, di natura politica. Una mobilità europea in ambito educativo e formativo libera da barriere è stato in passato e sarà in futuro l’argomento principale di una decisione politica sull’accesso al mercato del lavoro ed ai sistemi educativi nazionali. 62 Riferimenti − Adam, Stephen (2004). Using learning outcomes. 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