LLaa CCoom
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edizione 2009
a cura di Cecilia Barella
disegni di Ugo D’Orazio
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Via Aurelia 796
00165 Roma
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INDICE
ANNIVERSARI .................................................................................................................................................................... 2
MICHAEL ENDE .............................................................................................................................................................. 2
IL MURO DI BERLINO ...................................................................................................................................................... 3
LUNA .............................................................................................................................................................................. 5
AUDIOLIBRI ....................................................................................................................................................................... 7
FUMETTI, GRAPHIC NOVEL & CO................................................................................................................................. 8
GIOVANI LETTORI .......................................................................................................................................................... 10
RAGAZZI DIVERSAMENTE ABILI .................................................................................................................................... 14
INTERNET........................................................................................................................................................................ 16
MUSICA ............................................................................................................................................................................ 17
NARRATIVA ..................................................................................................................................................................... 19
ITALIANA ...................................................................................................................................................................... 19
STRANIERA ................................................................................................................................................................... 24
SAGGISTICA E CRITICA LETTERARIA ............................................................................................................................. 29
NATALE ........................................................................................................................................................................... 31
POESIA ............................................................................................................................................................................. 34
PREMIO NOBEL 2009 .................................................................................................................................................... 37
RIVISTE ............................................................................................................................................................................ 38
SCUOLA ........................................................................................................................................................................... 40
SOCIETÀ .......................................................................................................................................................................... 41
TURISMO RESPONSABILE .............................................................................................................................................. 42
SPIRITUALITÀ ................................................................................................................................................................. 43
SPORT .............................................................................................................................................................................. 44
STORIA E ATTUALITÀ ................................................................................................................................................... 45
INIZIATIVE SPECIALI ...................................................................................................................................................... 47
REGALA UN ABBONAMENTO… GRATUITO .................................................................................................................... 48
NEL 2010, GIOCA CON LA COMPAGNIA DEL LIBRO E VINCI TANTI LIBRI ....................................................................... 49
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Suvvia, Babbo Natale! Andiamo, sbrigati. Avvia la slitta non startene lì a poltrire! Ci rendiamo conto, lo
sappiamo bene che leggere è bello ma vorremmo farlo presto anche noi. Non tenere per te tutta questa
bella infornata di volumi, questo arcobaleno di emozioni, questa pila di consigli e suggestioni.
Le renne come vedi ti aspettano, forza alza lo sguardo, non vedi i denti digrignati, le zampe che grattano
la neve e quei musi che non sembrano troppo concilianti?
Ecco questo è press’ a poco l’effetto che speriamo faccia anche a voi questa cornucopia di libri che vi
offriamo con la nostra rassegna “Renne e Strenne 2009”. E’ una lista ricca, è il nostro fior da fiore, i testi
e gli autori che abbiamo seguito negli ultimi mesi dell’anno; sono segnali di viaggio, spunti per continuare
ad approfondire, insomma non vogliamo che passiate tutto il tempo a interrogarvi di fronte allo scaffale di
una libreria. Tutt’altro: il nostro desiderio è fornirvi un vademecum agile e facilmente consultabile, da
mettere anche sotto il braccio prima di uscire di casa e arrivare in libreria con le idee, se possibile, più
chiare.
Renne e strenne per cercare tutti insieme quel testo particolare che potrà piacere a quel parente
appassionato, a quello un po’ distratto, al ragazzo che ha voglia di leggere oltre le grammatiche e le
equazioni, allo smanettone digitale che sotto sotto ha bisogno anche lui del fruscio della carta, di quando
in quando.
Buona lettura allora, e non fate aspettare anche voi la vostra renna…
Saverio Simonelli
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Anniversari
Michael Ende
Il 12 novembre 2009 Michael Ende avrebbe compiuto 80 anni, quest’anno ricorre anche il 30° compleanno
del suo romanzo più celebre “La storia infinita”. E festeggiamenti sono stati celebrati a Berlino e a Roma,
dove la Casa di Goethe (via del Corso 18, vicino Piazza del Popolo) ospita una mostra dedicata ai lunghi
anni in cui Ende visse e lavorò in Italia, precisamente a Genzano, nei pressi della capitale. La mostra è
aperta al pubblico fino a febbraio 2010.
La festa degli ottanta anni di Ende assume la dimensione non tanto di una rievocazione ma della
riscoperta di una potenzialità. Ende lasciò negli anni Settanta il suo Paese nell’infuriare delle polemiche
sul cosiddetto impegno politico dello scrittore. Molti critici ultraseriosi gli rimproveravano a torto di
essere un autore escapista e poco concentrato sulla contemporaneità. Ende, che invece era sintonizzato
sui desideri profondi del cuore ha composto una serie di opere tutte votate alla “ri-creazione” di un
sistema di valori che partendo dalla poesia e dalla fantasia fosse in grado di sanare le ferite dell’uomo e di
riconfermarne un ruolo pieno nella realtà solo vista attraverso gli occhi potenziati dalla fantasia e
dall’inventiva.
“Michael Ende in Italia” (testo italiano/tedesco a fronte) ed. Casa di Goethe 2009, a cura di Uwe
Neumahr, Roman Hocke e Saverio Simonelli, p. 104 euro 15.00
di Michael Ende
“La storia infinita” ed. TEA, p. 436 euro 10,00
“Momo” ed. Longanesi, p. 256 euro 16,00
“Le avventure di Jim Bottone” ed. Salani, p. 221 euro 12,00
“La terribile banda dei «tredici» pirati” ed. Salani, p. 282 euro 9,00
“Lo specchio nello specchio” ed. TEA, p. 252 euro 8,60
Di prossima pubblicazione saggi inediti:
Michael Ende “ Storie infinite” a cura di Saverio Simonelli, ed. Rubettino
Michel Ende e Angelo Branduardi
L'incontro tra l'artista lombardo e Michael Ende era scritto nella storia personale dei due e nel loro rifarsi
al patrimonio culturale del romanticismo europeo. La collaborazione tra gli artisti inizia nel 1986: nasce la
colonna sonora di “Momo”, un capolavoro del genere, un misto di suggestioni sinfoniche dal sapore tardo
ottocentesco e melodie popolareggianti molto latine, una chiara allusione allo spirito del romanzo di Ende
che per l’autore voleva essere deliberatamente “un omaggio a Roma”.
La colonna sonora di Momo corrisponde perfettamente alle intenzioni di Ende che immaginava una musica
delle stelle che fosse però anche rappresentazione del cuore di un bambino, una sonorità limpida,
distante, quasi cristallina che fosse anche mormorio, evocazione di profondità. Branduardi gli regala così
l'idea genialissima di un'orchestra di mandolini, andandola materialmente a pescare per lo Stivale, visto
che all'epoca ne esistevano solo due e in ambito dopolavoristico.
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Artigiani comunque eccellenti i mandolinisti dell'"Orchestra a Plettro della Città di Milano", che riescono
ad evocare un timbro unico, vicino proprio al mormorio, in cui però uno strumento solo si moltiplica in
un'infinità di voci, in una sonorità piena e assieme scomponibile.
Il resto dell'orchestra è di stampo classico, alleggerito qua e là da percussioni e flauti dolci, con l'ingresso
di un coro di bambini quando il film racconta la loro sfortunata manifestazione di piazza. A dominare
quindi è un’atmosfera deliberatamente tardoromantica con estesi ed estatici tappeti di archi soprattutto
laddove la musica disegna il palazzo di Hora con le sue volute bizzarre e la sua aliena imponenza. Candore
e filastrocca però si prendono la rivincita nel tema del villaggio/sobborgo e nella melodia dedicata alla
tartaruga Cassiopea.
La musica è importante per Ende non solo per tradurre la romantica aspirazione all'infinito, ma anche
come sistema di segni escogitato da un autore per comunicare con il suo interlocutore, il suo pubblico:
ancora una volta un invito a entrare in un mondo di relazioni e rapporti edificato su regole esatte e
rigorose eppure estremamente comunicative.
Anche in Germania la coppia ha prodotto altri esiti significativi. Su tutti le canzoni di tranquilla
Trampeltreu (Tranquilla Piepesante in Italian)o, filastrocche e melodie ad illustrare il mondo fantastico di
Ende nella dimensione più intima e infantile.
Angelo Branduardi “Musiche da film” EMI
Il Muro di Berlino
A vent’anni dalla caduta del Muro storici, scrittori ed esperti ci raccontano come è cambiata la città. Per
non dimenticare tra le luci delle celebrazioni il senso di una caduta nell’abisso e di una rinascita che
spalanca all’Europa le porte di un futuro possibile.
Si intitola “Berlin” ed è in realtà una serie di racconti più che una guida di
viaggio, anche se il viaggio ne è la vera e propria spina dorsale.
L’ultimo libro di Eraldo Affinati sonda, con la solita attenzione ai particolari
che ne arricchiscono l’esistenza, il profilo e l’intimità di una grande
metropoli come la capitale tedesca svelandocene significati nascosti e
illuminando di nuova luce luoghi conosciuti e consegnati alla storia dello
scorso secolo.
Eraldo Affinati "Berlin" ed. Rizzoli 2009, € 17,00
La raccolta curata dalla germanista Flavia Arzeni “Berlino. Un viaggio letterario” comprende un periodo
storico che va dall’inizio del ‘900 in poi, presentando autori classici come Alfred Döblin ma anche autori
tradotti per la prima volta in italiano, e autori stranieri che hanno raccontato Berlino, soprattutto durante
il silenzio letterario del nazismo (da Carlo Levi a Edoardo Sanguineti). L’ottima introduzione della
curatrice offre una panoramica accurata lungo tutto questo arco di tempo.
Flavia Arzeni “Berlino. Un viaggio letterario” Sellerio, Є 14,46
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Novembre 1980. Frank Lehmann, accompagnato dal suo buffo amico
Wolli, arriva a Berlino da Brema dopo essere stato appena congedato
dal servizio militare a causa di "questioni psicologiche", ovvero, in
realtà, un finto tentato suicidio. Ora è in città, nel quartiere di
Kreuzberg, popolato di artisti, punk, squatter, perdigiorno pittoreschi
e sconclusionati amanti dell'alcol e della notte, per rintracciare il
fratello Manni, stare da lui un po' e ricominciare tutto. Frank però
scopre che suo fratello non è lì e che nessuno dei suoi amici sa
esattamente dove sia, o comunque non ha intenzione di rivelarlo a lui.
Man mano che i giorni passano, Frank viene gradualmente accolto
nella bizzarra umanità costituita dagli abitanti di quella città così
diversa da tutte le altre, imparando a conoscere le loro abitudini e i
loro codici strampalati. Tra i berlinesi infatti vigono regole particolari,
i berlinesi, apprende Frank, sono una realtà a sé: che finora ha vissuto
quasi difendendosi dal mondo esterno, ben presto se ne sentirà parte,
perché non importa da dove vieni e chi sei stato, in nessun posto come
a Berlino puoi cercare veramente di essere te stesso.
Bestseller assoluto in Germania, I berlinesi è un romanzo comico e
agrodolce che sa far rivivere la Berlino leggendaria degli anni Ottanta,
quando il capitalismo non l’aveva ancora conquistata e il futuro,
sebbene difficile, era ancora tutto da sognare.
Sven Regener “I berlinesi” ed. Elliot 2009, p. 246 euro 16,50
Gli autori come guide, i testi come cartine che raccontano luoghi. E’
uno spazio ampio, definito da una settantina di saggi brevi, questo
nuovo "Atlante della letteratura tedesca" curato da Francesco
Fiorentino e Giovanni Sampaolo. Un lavoro enciclopedico in senso
spaziale che scruta la letteratura attraverso le connessioni che il
lettore e i testi reciprocamente disegnano tra realtà anche lontane
rese vicine dalla lingua che in questo caso è quella di Goethe.
L’Atlante infatti travalica i confini della Germania odierna perché
riguarda tutta l’area europea influenzata dalla lingua tedesca: non
solo Germania, Svizzera ed Austria in questo singolare vademecum,
dunque, ma un dovizioso affresco d’Europa raccontato
magistralmente da una grande letteratura.
L’atlante geografico diventa un atlante dello spirito, ovvero
comprende anche luoghi del desiderio, dell’affetto, come – nel caso
dei tedeschi - il sud Europa, Italia e Grecia in modo particolare.
“Atlante della letteratura tedesca” ed. Quodlibet, pagg.835, euro
42,00
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Due libri-reportage italiani rispondono alla curiosità che spinge un numero sempre crescente di turisti
verso la “nuova capitale dell’Europa”. Piero Badaloni, corrispondente della Rai a Berlino per quasi due
anni, ha pubblicato al suo rientro “Tutti pazzi per Berlino” raccontando “fatti e storie che in genere non
fanno notizia e che invece, a mio giudizio, aiutano a capire lo spirito di un popolo e il suo carattere.”
Alessandra Montrucchio, nel suo “Berlino” scrive un capitolo per ciascuno degli anni in cui è tornata a
visitare la città, dal 1987 al 2005, non più come turista ma tra amici, come il musicista Hartwig, che sono i
veri protagonisti del libro. I venti anni circa di frequentazione le permettono di assistere alla metamorfosi
della città. Un esempio per tutti: la distesa di fango che diventerà la brulicante e modernissima
Potsdamer Platz.
Piero Badaloni “Tutti pazzi per Berlino” Sperling & Kupfer, Є 17,00
Alessandra Montrucchio “Berlino” Feltrinelli, Є 12,50
Poco conosciuto in Italia, Uwe Timm è sicuramente uno degli autori contemporanei tedeschi più noti:
scrittore di libri per bambini e ragazzi, saggista, narratore e ora anche romanziere. L’autore è alle prese
con un’ancora incompiuta «trilogia berlinese»: in “La Notte di San Giovanni”, e nell’ambizioso secondo
capitolo “Rosso” (insignito del Premio Napoli e Premio Mondello), il legame con personaggi assenti o
scomparsi è il punto di partenza per retrospezioni che fondono in un’unica dimensione narrativa pubblico
e privato, la Storia del XX° secolo e le «storie quotidiane»: il protagonista vive nella Berlino degli anni
Novanta, e da anni lavora, con assiduità e devozione, a un saggio sul colore rosso. Un incidente a un
semaforo rosso e l’orazione funebre per un amico saranno il filo conduttore di un romanzo che, sfumando
nel saggio, ritorna al passato.
Uwe Timm “La notte di San Giovanni” Le Lettere, Є 20,00
Uwe Timm “Rosso” Le Lettere, Є 22,00
La letteratura tedesca, e berlinese in modo particolare, ha assunto negli ultimi anni anche un carattere
multiculturale dato che sono emersi autori di origine straniera che in Germania risiedono ormai da tempo,
o ci sono nati, e scrivono in tedesco. Questi autori spesso descrivono le comunità di origine e il processo di
integrazione nella società tedesca insieme all’incontro/scontro generazionale. Un esempio è “Salam
Berlino” della giovane autrice turca Yadé Kara che con tono ironico e divertente racconta come il
diciottenne Hasan scopra, dopo il crollo del Muro e la riunificazione, la moglie e i figli segreti del padre,
una famiglia parallela che resiedeva a Berlino est e che metterà in crisi quella ufficiale.
Provengono invece dall’Europa dell’Est i personaggi di “Russendisko” del giallista-dj russo-tedesco
Wladimir Kaminer. Proprio all’inizio degli anni ’90, infatti, giunsero nella Germania riunificata un gran
numero di cittadini ex sovietici di origine ebraica.
Yadé Kara “Salam Berlino” E/O, Є 15,50
Wladimir Kaminer “Russendisko” Guanda, Є 13,50
Luna
I più pessimisti lo avevano affermato addirittura qualche giorno dopo la mirabolante notte del 20 luglio
1969. "Ora che è stata calpestata dal piede umano la luna perderà il suo alone di mistero, la sua capacità
di evocare sogni e materializzare incanti, di suscitare malia". Avevano, come spesso accade ai pessimisti,
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torto marcio. Se oggi siamo tutti qua col naso insù a guardare verso quell'ammasso orbitante di pietre non
è certo per valutare la portata delle ricerche compiute dagli scienziati della Nasa da allora ad oggi, né
semplicemente per rispolverare lo spirito pionieristico di una corsa allo spazio che di lì a poco si sarebbe
interrotta col dramma dello Shuttle. È che 40 anni dopo ci rendiamo conto di come la luna sia rimasta la
luna e che quell'impresa sia entrata di diritto nel novero del mito perché ci ha proiettato tutti insieme,
dal salotto di casa con la tv che ancora gracchiava incerta, in uno spazio che è soprattutto il luogo che
proprio quei sogni a lungo sognati da ogni essere umano hanno reso prezioso e in un certo senso inviolabile
perché custodisce da sempre, meglio di un focolare, il patrimonio delle nostre emozioni: quelle che da
razionali terrestri ci vergogniamo di affidare al semplice panorama che osserviamo rasoterra dalla finestra
di casa.
Tito Stagno e Sergio Benoni “Mister Moonlight. Confessioni di un telecronista lunatico” ed. Minimum Fax
2009, p. 257 illustrato, euro 19,00
Il fascismo, la guerra, il boom economico, la nascita della televisione, il primo uomo sulla Luna, il calcio di
Maradona... "Mister Moonlight" è la storia d'Italia degli ultimi ottant'anni, raccontata per la prima volta da un
testimone d'eccezione, Tito Stagno. È lui l'uomo che ha vissuto da vicinissimo i grandi cambiamenti che hanno
attraversato il nostro paese e il mondo. È lui il volto che il 20 luglio del 1969 annunciò agli italiani che l'Apollo 11
aveva toccato il suolo lunare. È lui l'uomo del telegiornale, della Domenica Sportiva, "il vostro inviato da qualunque
posto" al seguito di papi e presidenti. Ma "Mister Moonlight" è anche l'avventurosa biografia di un ragazzino della
provincia italiana del dopoguerra che passa i pomeriggi al cinema e che all'improvviso si trova catapultato sul
palcoscenico della storia, e qui si gioca la vita. Con tutta la consapevolezza che non basta essere testimoni del proprio
tempo ma bisogna esserne, con curiosità e coraggio, protagonisti.
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Audiolibri
Gli audiolibri sono una opportunità per “leggere” con la mente quando non si ha di fronte un testo scritto,
ma si è in macchina, in treno, oppure comodamente dentro al proprio letto e si vuole far viaggiare la
fantasia in compagnia delle parole di un grande autore.
In l’Italia, al momento, sono 200 i titoli degli audiolibri in catalogo, ma vanno aumentando. Ecco alcuni
esempi della scelta:
Milena Agus “Mal di pietre” ed. Emons audiolibri, lettura di Margherita Buy, 2 cd euro 18,90
Muriel Barbery “L’eleganza del riccio” ed. Emons audiolibri, 6 cd euro 23,90
Dino Buzzati “Il segreto del bosco vecchio” ed. Il Narratore audiolibri, 14 cd euro 33,99
Italo Calvino “Le città invisibili” ed. Il Narratore audiolibri, lettura di Moro Silo, 1 cd euro 14,99
Andrea Camilleri “La luna di carta” ed. Emons audiolibri, lettura di Luigi Lo Cascio, 6 cd euro 24,90
Gianrico Carofiglio “Testimone inconsapevole” ed. Emons audiolibri, lettura di Gianrico Carofiglio
7 cd euro 18,90
Lewis Carrol “Alice nel paese delle meraviglie” ed. Il Narratore audiolibri, 1 cd euro 19,99
Carlo Collodi “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” ed. Il Narratore audiolibri
lettura di Moro Silo, 4 cd, euro 33,99
Victor Hugo “I miserabili” ed. Il Narratore audiolibri, lettura di Moro Silo, 5 cd/mp3, euro 44,99
Melania Mazzucco “Vita” ed. Emons audiolibri, lettura di Melania Mazzucco, 8 cd euro 23,90
Tiziano Scarpa “Venezia è un pesce” ed. Il Narratore audiolibri, 2 cd euro 25,99
Sandro Veronesi “Caos calmo” ed. Emons audiolibri, lettura di Sandro Veronesi, 12 cd euro 21,90
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Fumetti, graphic novel & co.
“Graphic novel”, “romanzo grafico”, “romanzo a fumetto” sono vari modi per definire una forma
letteraria relativamente recente, originale, accattivante, nella quale l'immagine, la grafica e il testo si
equivalgono nella narrazione. Ha visto i suoi primi grandi esempi negli anni Sessanta e Settanta, ma solo in
tempi recenti ha avuto uno sviluppo e ha un seguito che non si può certo dire di nicchia. Lo dimostra il
fatto che ogni casa editrice ha inserito almeno un graphic novel in catalogo.
Per capire che il genere non è solo destinato a bambini e ragazzi basta scorrere alcuni di questi titoli.
Fantasy, gialli, ma anche tematiche più impegnate, come le vicende che hanno segnato la nostra storia.
Molti di questi volumi affrontano argomenti difficili, d’impegno civile, morale, etico. E grazie a molte di
queste pubblicazioni anche giovani e giovanissimi riflettono su realtà che a volte nemmeno scuola e
famiglia riescono a trasmettere. Si tratta di migranti, integrazione, lavoro nero, difficili rapporti
famigliari, alcolismo, pedofilia, razzismo, violenza.
Il genere ha influenzato registi cinematografici come da Quentin Tarantino e David Lynch, Park Chan-wook
e Tim Burton. Gli autori del graphic novel sperimentano e battono le strade più diverse e faticano sulla
pagina per arrivare a un nuovo e personale equilibrio tra le parole e le immagini, tanto che oggi il
“graphic novel” è un arte di punta, forse la più rappresentativa del nostro tempo.
Alan Moore e Dave Gibbons “Watchmen” ed. Planeta De Agostini 2009, p. 464 euro 35,00
Il graphic novel “Watchmen” di Alan Moore e Dave Gibbons, ha vinto il premio Hugo (l'Oscar per i romanzi di
fantascienza e fantasy ) ed è stato inserito nella lista di Time Magazine dei “100 migliori romanzi in lingua inglese dal
1923 ad oggi”.
Alan Moore e David Lloyd “V per vendetta” ed. Rizzoli 2006, p. 300 euro 17,00
In un'Inghilterra scampata alla guerra nucleare e oppressa da una dittatura poliziesca, un uomo dal volto coperto da
una maschera inizia la sua rivolta contro il potere. Il suo nome è V, e vuole vendicarsi di coloro che l'hanno internato
in un campo di concentramento e l'hanno sottoposto a crudeli esperimenti medici. In un mondo orwelliano in cui gli
altoparlanti diffondono le notizie ufficiali dell'emittente del regime, la Voce del Fato, V cerca di spingere la gente
all'insurrezione. "V for Vendetta" è una drammatica rappresentazione della perdita della libertà e dell'identità in un
mondo totalitario che, all'inizio degli anni Ottanta, ha segnato una svolta nella narrazione a fumetti. Dal libro un
nuovo film dei registi di "Matrix".
Art Spiegelman “Maus” ed. Einaudi, euro 17,00
La storia di una famiglia ebraica tra gli anni del dopoguerra e il presente, fra la Germania nazista e gli
Stati Uniti. Un padre, scampato all'Olocausto, una madre che non c'è più da troppo tempo e un figlio che
fa il cartoonist e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile del padre e gli permetta di
ristabilire un rapporto con il genitore anziano. Una storia familiare sullo sfondo della più immane tragedia
del Novecento, ma tutti i protagonisti sono rappresentati come animali: ebrei come topi, polacchi come
maiali, nazisti come gatti che perseguitano entrambi.
E’ il libro che ha portato il genere al grande successo.
"Tratti & ritratti" è un personalissimo quanto autorevole dizionario dei personaggi del fumetto, a cura del
più famoso esperto italiano di comics e cartoons. Luca Raffaelli firma settantotto ritratti dei più amati
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eroi di carta, con un'esposizione agile e sintetica capace di legare in una visione d'insieme tanto gli aspetti
tecnici del disegno quanto quelli letterari della sceneggiatura e dei dialoghi. Un discorso estetico nel
senso più completo del termine - cioè filosofico prima ancora che artistico - che ci permette di capire
come dietro Batman e Superman, Dylan Dog e Tex, Kriminal e Diabolik, Corto Maltese e Valentina si
nasconda un'umanità sorprendentemente "tridimensionale", fatta di sogni, paure, desideri e nevrosi,
modelli di comportamento e visioni del mondo che rimandano a quelli dei loro creatori ma anche, ne
siamo consapevoli o meno, a quelli di noi lettori. Che si tratti di criminali incalliti o integerrimi detective,
omini blu o paperi gialli, eroine intrepide o smidollatissimi antieroi, le storie che questi personaggi vivono
sulle loro pagine di carta non smettono mai di raccontarci molte cose di noi stessi, forse più di quanto a
volte siamo disposti ad ammettere.
Raffaelli Luca “Tratti & ritratti. I grandi personaggi del fumetto da Alan Ford a Zagor” ed. Minimum Fax
2009, p. 383 euro 17,50
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Giovani lettori
Ancora un anniversario importante in questo novembre 2009. Proprio il 20 novembre 1989 l’ONU adottò la
Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 54 articoli che stabiliscono i diritti dei ragazzi e i
doveri degli adulti nei loro confronti, e coprono ogni aspetto della vita: la salute, l'istruzione, il gioco, la
parità dei sessi, perfino le opinioni dei bambini. Naturalmente i Paesi firmatari devono presentare un
rapporto periodico al Comitato dei Diritti dell'Infanzia per dimostrare che i 54 articoli vengano di fatto
attuati, e il rapporto è soggetto ad approvazione.
In realtà, l’ultimo rapporto Unicef segnala alcuni passi avanti nella tutela dei bambini: nel mondo sono
diminuiti l’analfabetismo e la mortalità infantile. Ma la bilancia pesa ancora dalla parte dell’ingiustizia
sociale: sono troppi i bambini denutriti, orfani, soldati, e lavoratori.
Le edizioni Piemme, con la collaborazione dell’Unicef, pubblicano un
libro dedicato alla Convenzione e che si rivolge direttamente ai
bambini e li aiutano non solo a conoscere i loro diritti ma aprono una
finestra sulla condizione dei loro coetanei anche in altri luoghi del
mondo.
“Non calpestate i nostri diritti. Scrittori e illustratori per i diritti dei
bambini” rende la Convenzione comprensibile ai ragazzi
raggruppandone per tema i 54 articoli: uguaglianza, protezione,
disabilità, istruzione, ciascuno dei quali interpretato da un racconto.
Piemme ha raccolto 10 tra i più apprezzati scrittori italiani per
ragazzi, tra i quali Roberto Piumini e Lia Levi. Il libro si avvale anche
di una Introduzione scritta da Clio Napolitano, mentre nella terza
sezione gli articoli della Convenzione sono spiegati da Bianca
Pitzorno.
Questa struttura, che alterna narrativa e educazione civica sempre
con uno stile scorrevole, fa sì che il testo sia piacevole da leggere
come un vero e proprio libro di narrativa che i ragazzi possono
seguire da soli ma lo rende anche particolarmente indicato come
testo scolastico fornendo molti spunti agli insegnanti.
“Non calpestate i nostri diritti” ed. Piemme 2009, p 188 euro 10,00
Il progetto di promozione alla lettura Xanadu. Comunità per lettori ostinati si rivolge agli studenti delle
scuole superiori di tutta Italia, e propone anche una sezione speciale per le terze medie. E’ nato nel 2004
a Bologna da un'idea di Hamelin Associazione Culturale e realizzato in collaborazione con alcune
biblioteche e scuole della regione, per poi allargarsi negli anni successivi, fino ad essere ramificato oggi
sul territorio nazionale: una rete che collega diverse scuole medie e superiori, biblioteche scolastiche,
comunali e di quartiere, in un percorso culturale che intreccia le diverse forme d'arte e di raccontare
storie.
Il libro raccoglie i titoli più votati dai ragazzi nel corso dei primi 5 anni di vita del progetto di promozione
alla lettura e li presenta sotto forma di schede che non solo contengono informazioni utili sul libro ma lo
mette in relazione con altri libri, film, fumetti, musiche su temi simili.
“Xanadu. La biblioteca ideale” a cura di Hamelin associazione culturale, 2009, p. 208
Ulteriori informazioni www.hamelin.net
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Una raccolta di 571 consigli bibliografici organizzati per 31 categorie e argomenti: dalla letteratura alla
scienza, dalla religione alla filosofia…. Il libro è curato da due giovani collaboratori della rivista “Lo
straniero” diretta da Goffredo Fofi.
Giulio Vannucci e Nicola Villa “I libri da leggere a vent’anni. Una bibliografia selettiva” Edizioni dell’asino
2009, p. 198 euro 12,00
Nonsense e tenerezza. Un orsacchiotto mite e tontolone ma che senza saperlo abitua i suoi giovani lettori
al gusto del paradosso e anche un po’ all’arte delicata e non troppo praticata di non prendersi troppo sul
serio. Un insegnamento che si diffonde come un velo piacevole e mai mieloso sulle storie della creatura di
Milne, scrittore di gialli e saggi, collaboratore di riviste umoristiche che nei ruggenti anni ‘20 si decise a
mettere per iscritto le storie che raccontava a suo figlio.
Oggi David Benedictus ha scritto un sequel di quelle storie. Un grande onore ed anche un confronto
emozionante per l’autore che, a partire dallo stile fino alle scelte lessicali e a quel gusto lieve
dell’autoironia si richiama continuamente al suo modello.
Il libro è delizioso. Lo diciamo senza mezzi termini. Le dieci storie che lo compongono mantengono
inalterato il gusto degli originali di Milne arricchendo, se possibile, il potenziale narrativo di ogni singolo
personaggio. Pooh resta il solito fannullone amante del miele ma la sua capacità di amicizia è ancora più
marcata, così come il suo essere involontariamente il fulcro di quel mondo. Un capitolo si apre proprio con
il suo desiderio di andare a ringraziare le api per il loro particolare apporto alla sua dieta. Dieta che verrà
messa in discussione dall’amico coniglio, instancabile razionalizzatore della vita del bosco, sempre più
indaffarato nel tentativo di coinvolgere gli amici.
Ma la vita viene anche dal di fuori, così in una delle storie verrà
spiegato il gioco del cricket e Tigro, il più linguisticamente
strampalato del gruppo si metterà a sognare l’Africa. E c’è anche un
nuovo personaggio, la lontra Lottie che aggiunge quel sapore di novità,
di esotismo e di mondo fuori dal mondo che lascia serpeggiare una
bonaria e passeggera inquietudine nel sonnacchioso contesto del
gruppo.
Nulla comunque turba gli equilibri narrativi. Il testo è pensato per
coinvolgere i piccoli lettori, per attirarli senza trappole e doppi fondi
di sensazioni. L’insegnamento di Benedictus è lo stesso di Milne:
tenerezza e fantasia possono convivere con l’aspirazione alla vita
reale, anzi, l’esempio bonario di Puh e dei suoi amici esalta e induce il
desiderio di amicizia di apertura, mette voglia ai bambini di formare
anche nelle loro vite una coscienza di gruppo.
Notevole ovviamente anche l’apporto di Mark Burgess, l’illustratore
che ha proseguito col tratto rotondo ma incisivo sulla strada di Ernest
Shepard storico disegnatore dell’orsetto.
David Benedictus “Winnie Puh Ritorno al bosco dei Cento Acri” ed. Salani 2009, p.201 illustrato, euro 12
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L’autore precisa nell’Introduzione che: “Lo scopo di questo libro non
è insegnare a leggere ma fa amare i libri”. E lo fa attraverso una
serie di schede colorate e molto illustrate che descrivono giochi e
attività da fare durante e dopo la lettura di un libro, a cominciare
dal clima confortevole fino ai giochi veri e propri con le storie, le
parole e le illustrazioni, come si i libri fossero parte integrante della
cameretta o della classe e non corpi estranei, intrusi o spaventosi. In
questo originalissimo libro non mancano poi capitoli su come animare
la lettura o mettere in scena un libro.
Philippe Brasseur “1001 attività per raccontare, esplorare, giocare
con i libri” ed. Lapis, p. 125 euro 14,50
Evoluzione della lettura animata è il teatro ragazzi, al quale è dedicato un volume appena pubblicato
dalla editrice Titivillus di Pisa Mario Bianchi “Atlante del teatro ragazzi in Italia” a cura di Mario Bianchi
(p. 292, euro 24,00). Si tratta di un manuale molto esauriente che spiega i diversi tipi di spettacolo e i
contenuti del teatro ragazzi, ma fornisce anche indicazioni quali indirizzi e iniziative, utili sia a insegnanti
e genitori che vogliano avvicinarsi a questo mondo sia a chi già vi opera dall’interno.
E al teatro ragazzi è dedicato anche un bell’approfondimento della rivista Andersen di ottobre, proprio
perché molte scuole integrano nei programmi scolastici attività o partecipazione a spettacoli teatrali.
Mario Bianchi “Atlante del teatro ragazzi in Italia” ed. Titivillus p. 292 euro 24,00
Azzurra è una balenottera di cartapesta, costruita per un carro del Carnevale di Viareggio, dove risulterà
vincitrice del primo premio. Viene esposta al pubblico per essere ammirata ma non le va di finire poi in un
deposito, come Pinocchio vuole diventare vera, anche perché l’artigiano che l’ha costruita ha impastato
pagine di arte e letteratura per fare il suo corpo, infondendole così uno spirito poetico e curioso. Un
giorno Azzurra approfitta di un temporale e si spinge in mare, e parte per un viaggio tra l’arcipelago
toscano e la Sardegna che ricorda un po’ quello dell’australiano Nemo. Naturalmente a contatto con
l’acqua dal suo corpo si “sfogliano” le pagine e le storie che lo compongono ma niente paura perché
Azzurra che, come il Piccolo Principe, nel Tirreno incontra diversi personaggi conoscerà infine una foca
monaca di Cala Gonone che l’aiuterà a diventare una balena in carne e ossa. Il libro tocca temi
fondamentali per i ragazzi: dall’amicizia al pericolo, senza trascurare l’ecologia marina.
“Nel blu di Azzurra” è disponibile anche in traduzione inglese presso lo stesso editore, sia in versione
cartacea che elettronica (e.book).
Leila Corsi “Nel blu di Azzurra” ed. Campanila, p. 104, euro 15,90
illustrazioni di Manuel Codiglione.
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Non hai mai avuto paura di camminare da solo per strada? Non ti sei
mai svegliato piangendo per qualche incubo notturno? Non hai mai...
Se la tua risposta è «no», allora questo libro non fa per te.
Ma se almeno una volta nella vita hai provato una piccola paura di
qualunque genere, allora ti divertirai a leggere le avventure di
Marcolino, un bambino che, come te, sta diventando grande e scopre
che le paure si possono vincere e che (shhhh!...) le hanno anche gli
adulti!
PER MAMMA E PAPA': Questo libro è un prezioso alleato per il vostro
bambino e per voi. Le paure di Marcolino sono segnali importanti per
introdurci nel mondo interno del bambino. Se il bambino sente che
possiamo accogliere le sue paure, può metterci sulla pista giusta ed
imparare che può avere alleati per trovare strategie per vincerle.
Mariateresa Zattoni Gillini “Le paure di Marcolino” ed. Effatà 2009,
p. 80 euro 8,00
Una folla festante si è radunata al castello del conte Guidubaldo per assistere all'evento dell'anno:
impavidi campioni, nelle loro scintillanti armature, sono giunti da tutto il Regno per sifdarsi a singolar
tenzone. Nessuno sa che tra di loro c'è un cavaliere molto particolare... Un guerriero di appena otto anni,
piccolo piccolo, ma con un cuore grande così!
Una bella storia di amicizia che si svolge nell’Italia medievale raccontata in uno stile ironico e fluente che
ricorda il Calvino dei racconti fantastici.
Roberto Pavanello “Gottardo grande cavaliere” ed. Piemme (il battello a vapore) 2009, p. 122 euro 8.00
La Cenerentola più famosa perde una scarpetta di vetro. Eppure questa è solo una delle tantissime scarpe
che ha consumato nei suoi viaggi intorno al mondo: perché non c’è una sola Cenerentola, ce ne sono ben
345! La Cenerentola cinese, che aveva i piedi più piccoli del regno, si reca alla festa con un paio di sandali
d’oro. Anche la Cenerentola del Vietnam porta dei sandali così come la Cenicienta del Perù. Mentre la
Cenerentola dei Balcani indossa delle semplici babbucce, la Cenerentola araba degli zoccoli d’oro, la
Cenerentola del Tibet degli stivaletti di pelliccia, quella napoletana delle pianelle altissime, la
Cenerentola francese delle scarpette di vetro, la Cenerentola tedesca delle scarpette d’oro. E Ottighitta,
cioè “sugherina”, la Cenerentola della Sardegna, ha delle piccole scarpe di sughero… Tante scarpe e,
soprattutto, tante storie. Questo libro ne racconta alcune.
Vinicio Ongini e Chiara Carrer “Le altre cenerentole” ed. Sinnos 2009, p. 52 illustrato, euro 15,00
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Ragazzi diversamente abili
George è un ragazzo “speciale”, lavora in un grande magazzino e ha un
cuore grande così... George vede gli alberi danzare ma non lo dice a
nessuno per non farsi prendere in giro. Con la sua semplicità ci fa
tenerezza e ci strappa a volte un sorriso ma, soprattutto, ci insegna che
Natale è una festa da non sprecare e che bisogna prepararsi al suo arrivo
nel migliore dei modi.
Una storia non convenzionale raccontata in prima persona da un
protagonista con gli occhi a mandorla.
Ives Coassolo e Patrizio Righero “Il Natale di George” ed. Effatà 2009,
pp 80 euro 7,00
Kléber ha 17 anni, il fratello ne ha 23 ma solo all’anagrafe perché il
suo cervello ragiona come quello di un bambino di 3 anni. Il padre
vorrebbe che fosse una struttura protetta ad occuparsi di lui ma
Kléber si oppone: sarà lui a prendersi cura del fratello. Così i due
ragazzi si trasferiscono in un appartamentodi studenti creando
un’allegra e a volte esplosiva confusione – con tutti i pro e i contro
del caso, con tutte le lacrime e le risate del caso.
Murail ha la capacità di intrecciare l’ironia linguistica degli
adolescenti e l’espressione dei sentimenti e dell’interiorità.
Il libro è stato premiato alla Fiera di Francoforte 2008 come migliore
romanzo nella categoria giovani adulti. Quest’anno la Murail ha
ritirato in Italia il Premio LiBeR 2009.
I libri di Marie-Aude Murail sono amati in tutto il mondo. Contengono
sempre temi importanti e impegnativi, e già per questo
rappresentano una lezione che però non pesa, grazie a uno stile che
intreccia mirabilmente intimismo e ironia. Il finale dei libri,
comunque, è sempre positivo nel senso che anche se non c’è un
perfetto lieto fine lascia almeno una speranza, che Marie-Aude
ritiene essere un diritto della giovane età.
Protagonisti dei suoi romanzi sono generalmente i ragazzi, finalmente liberati dai ruoli tradizionali dei
romanzi di avventura ma al centro di vicende familiari molto intense quanto complesse quale è la realtà
della famiglia allargata oggi.
Marie-Aude Murail “Mio fratello Simple” ed. Giunti 2009, p. 188 euro 10,00
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Sul sito della sezione italiana della Ibby è disponibile gratuitamente il catalogo ragionato di libri per
bambini disabili. Compilato in base alla selezione proposta dalle sedi Ibby di diversi paesi, il catalogo ha
un carattere internazionale e raccoglie 62 titoli, di cui purtroppo solo 4 italiani. Ma è proprio nelle
intenzioni della Ibby che il catalogo rappresenti non solo uno strumento utile per genitori ed educatori ma
anche uno stimolo per gli editori a pubblicare più libri in questo settore. Per tutti, il catalogo può essere
utile per capire quali difficoltà incontrano e di quali libri possono avere bisogno i ragazzi diversamente
abili, e può essere un bacino di idee dato che i 58 titoli stranieri sono comunque descritti e commentati in
italiano.
Le sezioni in cui il catalogo è diviso sono:
libri illustrati da figure del linguaggio dei segni
- libri di storie in BLISS i pittogrammi
- libri in Braille o con figure tattili
- libri facili da leggere per ragazzi con disabilità mentali
- libri illustrati e storie in generale che ritraggono giovani con disabilità.
Il catalogo si trova alla pagina:
http://www.bibliotecasalaborsa.it/ibby/documenti/20110
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Internet
“La tv e internet non hanno ucciso il libro, lo schermo può essere
un ottimo veicolo per la lettura.”
Saverio Simonelli, ideatore e conduttore della Compagnia del
Libro, insieme a due collaboratori fissi del programma, Roberto
Arduini e Cecilia Barella, ha scritto un libro che ripercorre le tappe
salienti dei programmi culturali in televisione e la loro evoluzione
nei nuovi media, primo tra tutti la rete internet.
"Pubblicato a maggio 2009 da Effatà editrice, il libro contiene dati
sulla lettura e sul mondo dell’editoria aggiornati ad aprile 2009 (da
Istat, Eurostat, Aie), moltissimi esempi di programmi tv e siti
culturali, e un vero e proprio “caso di studio” - ovvero l’analisi del
programma / sito La Compagnia del Libro - per tutti coloro che per
passione o professione si occupano di siti e palinsesti culturali.
Roberto Arduini, Cecilia Barella, Saverio Simonelli “Librovisioni”
ed. Effatà 2009, p. 144 euro 11,00
Otebac - Osservatorio Tecnologico per i Beni e le Attività Culturali, Ministero per i Beni e le Attività
Culturali
“Manuale Minerva sull'interazione con gli utenti del web culturale”
si può scaricare gratuitamente in versione integrale dalla pagina:
http://www.minervaeurope.org/publications/handbookwebusers_it.htm
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Musica
Arriva per la prima volta in libreria la traduzione italiana di una novella storica, cui Giacomo Puccini si
ispirò per una delle sue opere liriche più note
Finora non ci aveva pensato nessuno. È toccato all’editrice Avagliano offrire al pubblico questa primizia
“classica”: Madam Butterfly, la novella originale di John Luther Long (1861-1927), finora inedita in Italia
nonostante abbia ispirato uno dei capolavori lirici di Giacomo Puccini.
Melomani e lettori non potranno non notare lo scarto tra il finale originale della storia pubblicata nel 1898
e quello del libretto dell’opera, scritto da Illica e Giacosa solo dopo la rappresentazione in scena del testo
da parte del drammaturgo David Belasco.
John Luther Long “Madam Butterfly “ ed. Avagliano 2009, p. 96 euro 10,00
Maestro di musica e signorilità. Questo è il ricordo che lascia di sé Virgilio Savona, morto a Milano la sera
del 27 agosto all'età di 89 anni.
Il nome di Virgilio Savona è indissolubilmente legato all’avventura del Quartetto Cetra, con cui cominciò a
camminare dal 1940 quando ancora si chiamava Quartetto Egie. Per la sua formazione conservatoristica ne
divenne il maestro di musica, per poi entrarne a far parte stabilmente.
Nel 1944 il matrimonio con Lucia Mannucci (rimasta con lui fino alla fine) che tre anni dopo entrerà nella
formazione che assumerà la definitiva composizione Savona-Mannucci-Chiusano-Giacobetti.
Proprio con Tata Giacobetti, Virgilio firmerà centinaia di canzoni, successi come Aveva un bavero (a
Sanremo 1954), In un palco della Scala, Un disco dei Platters, Nella vecchia fattoria (adattamento italiano
della canzone popolare americana Old McDonald Had a Farm), Vecchia America (per la musica di Lelio
Luttazzi), Un bacio a mezzanotte (musicata da Gorni Kramer).
La poliedricità di Savona lo ha portato a cimentarsi con generi diversissimi, dalla canzone per l’infanzia
all’estrema invettiva politica (grazie anche all’incontro con Giorgio Gaber), dallo scherzo autoironico al
cabaret intellettuale, dal jazz al folk, dallo swing alla canzone popolare (in particolare si ricorda la sua
collaborazione con Michele L.Straniero). Senza dimenticare la tv, dove il Quartetto è stato interprete
memorabile di molti show sin dagli esordi: basti per tutti ricordare la parodia della grande letteratura
nella “Biblioteca di Studio Uno”.
Tra i più attenti a ricorda l’importanza di Virgilio Savona nella storia della nostra musica leggera, il Club
Tenco che nel 1994 gli assegnò nel 1994 il proprio massimo riconoscimento, ovvero il Premio Tenco come
operatore culturale. E poi, dieci anni dopo, gli fu dedicata l’intera Rassegna della canzone d’autore, dove
diversi artisti (da Samuele Bersani agli Avion Travel, da Vecchioni a Caparezza, da Magoni&Spinetti ai Lou
Dalfin) eseguirono sue canzoni: ne fu tratto un disco, significativamente intitolato Seguendo Virgilio, come
l’omonimo libro dell’editrice Zona che ripercorre, attraverso contributi di musicisti e critici, cinquant’anni
di musica targati… Savona!
Un marchio d’autore che è possibile ritrovare nell’ultimo lavoro realizzato con la sua Lucia: l’album
Capricci, uscito nel 2007, che radunava gustosi inediti di una coppia d’arte e di vita. Il definitivo regalo di
un ragazzo degli anni ’20.
Virgilio Savona e Lucia Mannucci “Capricci” Ala Bianca, euro 14,90
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Quattordici tracce e un titolo che nella sua allusività dice tutto. Parliamo di “Senza Spina”, l’ultimo lavoro
di Angelo Branduardi che ripropone un concerto acustico - tenuto all’Olympia di Parigi nell’ambito della
tournee Branduardi canta Yeats del 1986 – preceduto da tre nuove smaglianti composizioni “Il denaro dei
nani”, “La tempesta” e “Cara rimani”. Un disco indispensabile per tornare a gustare l’architettura,
curatissima ancorché live, delle composizioni branduardiane e per scoprire tre nuovi gioielli che per
orchestrazione, stile, concezioni melodiche ed armoniche riportano alla sua produzione degli anni a
cavallo tra la fine dei ‘70 e l’inizio degli ’80.
Angelo Branduardi “Senza Spina” Lungomare 2009
Chi, alla radio o addirittura in discoteca, ha sentito la canzone Owner of a lonely heart, un motivetto
ricorrente nel 1983, può pensare agli Yes come uno dei gruppi pop rock degli anni '80. Ma in realtà gli Yes
sono nati molto tempo prima e appartenevano al genere del Rock progressivo. Il rock progressivo ha
lanciato un’onda lunga che non può diventare risacca. Tant’è che una tournee come quella degli Yes nel
2009 richiama ancora migliaia di spettatori in tutt’Italia. Qui segnaliamo alcuni dei loro capolavori:
“Fragile”
Uno dei lavori più compatti del gruppo, che ha ancora al suo attivo milioni di copie. Contiene alcuni dei loro
classici, come per fare un esempio "Roundabout" oppure "Heart of Sunrise".
“The Yes Album”
Il primo album che li ha consacrati nel paronama del rock progressivo, e in cui hanno affermato il loro
stile, anche grazie al contributo del "nuovo acquisto" alla chitarra Steve Howe.
Fondamentale il suo contributo in pezzi famosi come l'assolo di Starship Trooper e il riff di Yours is No
Disgrace.
“Close To The Edge”
Un album considerato addirittura il 2 disco più influente del prog dal sito musicale DreamDigitalDoor,
contiene solo 3 tracce ma che tracce! Imperdibile: un barocco ben ordito con atmosfere mutevoli e
sospese e grandi virtuosismi pianistici di Rick Wakeman.
Beatles, un ritorno multimediale, un cofanetto con le opere complete.
Tutti gli album rimasterizzati + un esclusivo DVD che raccoglie tutti i 13 mini documentari con sottotitoli
in italiano: Please Please Me* (per la prima volta in stereo) - With The Beatles* (per la prima volta in
stereo) - A Hard Day's Night* (per la prima volta in stereo) - Beatles For Sale* (per la prima volta in stereo)
- Help!* - Rubber Soul* - Revolver* - Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band* (comprende anche note del
1987 aggiornate e una prefazione di Paul McCartney) - Magical Mystery Tour* - The Beatles (White Album)
(2 CD)* - Yellow Submarine* (comprende anche le note di copertina originali della versione statunitense) Abbey Road* - Let It Be* - Past Masters (2 CD) (contiene nuove note di copertina scritte da Kevin Howlett).
* = include mini-documentario QuickTime riguardante l’album.
Beatles “The Stereo Albums” EMI 2009, euro 299,00
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Narrativa
Italiana
Dieci pezzi di bravura, anzi undici compresa l’appendice con un titolo
che potrebbe indurre a pensare a qualcosa di preciso e invece apre su
soluzioni accattivanti ed eterogenee. Questo è Di-letto, volume di
racconti di Ugo Riccarelli pubblicato in questi giorni da Voland.
Undici testi accomunati da un punto di partenza, anzi un luogo, il letto
che a volte è fuoco del racconto, altre la scusa, altre ancora
l’indispensabile corollario dell’andamento della narrazione. Nulla di
pruriginoso, tutt’altro. Il letto è talvolta calore domestico, a volte culla
per bimbi donati dal cielo, strazio di ospedale, motivo di lite tra bulloni,
assi e viti da conficcare nel legno di un improbabile bricolage di coppia.
Infine, sogno di un Dio stanco che, rimirata la sua creazione e scoprendo
con invidia una creatura assonnata che si ritira nella propria stanzetta
decide di costruirsi un giaciglio nell’infinito. Quello che forse
unicamente gli mancava.
E anche lo sguardo di Riccarelli è molto "olimpico", come se l'autore
giocasse a fare la divinità classica che osserva, registra e appunta con
un tono stabilmente sintonizzato sulla simpatia, ma nulla più.
Queste creature evocate dal punto di vista del letto sembrano molte marionette che sfilano, si incontrano
e a volte cozzano tra di loro senza però mai causare effetti dirompenti. La forma racconto inevitabilmente
penalizza la riflessione o l'incastro in contesti più ampi e significativi. Sfugge, probabilmente, a questa
regola lo splendido "50", il racconto più ampio e articolato della raccolta, l'evocazione di un incontro tra
due degenti di ospedale con la progressiva comprensione della situazione reale dell'altro e il gioco amaro
in equilibrio tra finzione del male e desiderio di affetti.
Quello che certo non manca a Riccarelli, vincitore dello Strega nel 2004 con il Dolore Perfetto, è la
padronanza dello stile, la scrittura sicura e avvolgente come un guanciale, riposante con quel sottile velo
di inquietudine da indisposizione lieve che sparirà prima dell’alba. Una lettura dalla quale si esce appunto
rinfrancati anche se con l’impressione chiara, più di un retrogusto, che in qualche sogno uno scrittore così
avrebbe potuto tentare qualcosa in più senza necessariamente sconfinare negli incubi.
Ugo Riccarelli “Diletto” ed. Voland 2009, p. 128 euro 13,00
Nuovo romanzo per l'architetto, disegnatore e scrittore barese. Il ritorno a casa di Vincenzo Lauria e
l'inevitabile confronto tra la sua infanzia e la vita adulta... Il confronto col padre e la sua assenza; il
richiamo della terra d’origine; la forza ancestrale di un passato che non passa; la ricerca di sé e il
confronto con il mistero.
Sono solo alcuni dei temi con cui Francesco Carofiglio si è cimentato nel suo Ritorno nella valle degli
angeli. Un romanzo che incastra infanzia e maturità del protagonista, Vincenzo Lauria, giornalista lucano
trapiantato a New York, dove si occupa essenzialmente di cultura e spettacoli. In quest’ottica assume un
valore cruciale un passaggio nel finale del libro, ossia il riferimento a uno dei film preferiti di Vincenzo:
Eternal sunshine of the spotless mind, bellissima pellicola interpretata da Jim Carrey e Kate Winslet,
insipientemente titolata nell’edizione italiana Se mi lasci ti cancello. Proprio la lotta tra ricordi, affetti e
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rancori che è alla base del film americano è forse la chiave più adatta per interpretare il vagabondare tra
i sentimenti cui è costretto Vincenzo, un vagabondare che ha molto a che fare “con il dolore e con la
parola che lo descrive” (p.186).
Francesco Carofiglio “Ritorno nella valle degli angeli” ed. Marsilio 2009, p. 197 euro 16,00
Una boccata d’ossigeno. Salutare e corroborante. E’ il libro di Christian Mascheroni, Alex fa due passi,
pubblicato da Las Vegas dopo il brillante successo di Attraversami pubblicato due anni fa. Mascheroni
racconta i suoi personaggi fiabeschi, lunari, splendidamente inattuali perché collocabili in qualsiasi luogo
e tempo, con un tono ancora più riuscito. Il protagonista. Alex impiegato stretto nella morsa di una
routine aziendale dove ogni colga esegue puntualmente il compitino della giornata, decide di rompere
questo ritmo forzato in una giornata di neve. Esce appunto a fare due passi, che poco a poco
diventeranno una passeggiata popolata di personaggi strani e inattesi, ciascuno portatore di storie e
deliziose stranezze. Incontreremo così un’umanità che si svela capace di tutto dove anche le cose si
animano, disegni prendono vita, cappotti tossiscono. Insomma, quasi una fiaba di Natale, perché ogni lato
del mondo sembra accendersi i una vita nuova, di un dono misterioso.
Christian Mascheroni “Alex fa due passi” ed. Las Vegas 2009, p. 224 euro 12,00
Letteratura e viaggio, filo conduttore degli ultimi libri di Gian Luca Favetto, “Le stanze di Mogador” e
“Mappamondi e corsari”.
I titoli stessi hanno parole legate al viaggio: mappamondi e città esotiche, Mogador, anche se il nome è
poi quello di un hotel in Sicilia, quasi a ritornare a un esotismo domestico.
Il protagonista Damir Babic è un viaggiatore e quindi un eterno straniero e come tutti i viaggiatori sempre
pronto a mettere in discussione tutto, le abitudini degli altri ma soprattutto le proprie, guardando la
propria immagine rispecchiata nella figura degli altri. E non a caso sono tutte straniere le persone
conosciute al Mogador a significare che l’essere straniero (l’estraneità da un immanente che è solo una fra
le infinite combinazioni possibili) è una condizione naturale dell’uomo e non contingente».
Viaggio, tempo, mappe e città lontane si trovano anche nella raccolta di poesie “Mappamondi e corsari”.
«Sì, perché un libro di poesia può essere un mappamondo di città e di sguardi». Ma Favetto non osserva
soltanto. Nella concretezza delle sue parole pregnanti e calde palpita l’azione della vita e del tempo.
Gian Luca Favetto “Le stanze di Mogador” ed. Edizioni Ambiente (Verde Nero) 2009, p. 336 euro 13,00
Gian Luca Favetto “Mappamondi e corsari” ed. Interlinea 2009, p. 86 euro 12,00
Come regalo di laurea per i due figli Folco e Saskia, Tiziano Terzani decide di condurli con sé ad Angkor, in
Cambogia. In questo luogo pieno di luce si potevano ancora toccare con le dita le vestigia e le tracce di un
mondo che stava morendo per l’incapacità di poter sopravvivere al futuro.
Dopo i bombardamenti degli americani sulla Cambogia (1970 – 73), dopo il genocidio commesso dai khmer
rossi di Pol Pot (1975 – 79) i quali avevano massacrato quasi due milioni di cambogiani, e dopo altri dieci
anni di occupazione da parte dei vietnamiti (1979 – 89), le Nazioni Unite si trovavano impegnate in
un’operazione molto delicata. O l’ONU riusciva a riportare la pace in Cambogia, oppure la guerra avrebbe
finito per diventare una seconda pelle per tutti i cambogiani.
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In ogni caso, per Angkor – dice Terzani – sarà una specie di disastro. La pace significherà la corsa più
esasperata allo sfruttamento turistico, mentre la guerra si tradurrà in una sorta di isolamento che la
esaurirà. Ecco perché Terzani coglie una sorta di visione a cui non vuole rinunciare. Né farla perdere ai
propri figli a cui decide di regalare un prezioso da ricordare quando il buio coprirà tutte le cose.
Terzani scrive poi otto cartelle in cui condensa questa visione condivisa con i propri figli. Sono otto
cartelle in cui Terzani dice quale sia la propria concezione del giornalismo e della vita. In maniera secca,
da tedesco quale era dovuto abituarsi ad essere quando scriveva; la frase doveva essere breve, asciutta,
perché Terzani era l’inviato in oriente, a soli trentatre anni, di Der Spiegel, per cui doveva scrivere
reportage basati su fatti e dati molto precisi. Da lì Terzani, da quella sorta di scuola di parole che
dovevano essere usate con economia; il suo stile è fatto di concetti pensanti, di immagini attente.
Angkor resta una sorta di diario testamentario di Terzani. Otto cartelle di parole pesanti come le pietre
dei templi, e dove la vegetazione della giungla non è riuscita a soffocare un potente anelito di vita.
Sandra Petrignani - che ne cura la postfazione – dice giustamente che in un libro sottile come questo
dorme una lezione di un Maestro. La bellezza di Angkor – poco prima di sparire – resta uno di quei
momenti irripetibili nella vita di un uomo in cui la capacità di prevedere il declino assomiglia ad una
visione profetica. Oggi Angkor non esiste più. E’ stata cannibalizzata da un turismo cieco, senza freni
inibitori. I figli di Terzani hanno però dentro i loro occhi alcune immagini che devono avere impressionato
le loro retine. Templi al tramonto, un silenzio millenario, passaggi dove la vita resta a terra. E dove le
difese non ci sono. Esiste un mondo dove non ci si deve difendere, e dove gli uomini non valgono per il
denaro ma per quanta armonia possono portare dentro di sé ? Forse, Angkor, è stata una delle occasioni di
vita più intensa per Terzani, ed una sua grazia miracolosa quella di poterne fiutare la morte prossima.
Tiziano Terzani “Angkor” ed. Liaison 2009, p. 34 euro 12,00
Tra “sicilitudine” e “appartenza mediterranea”. Tra questi universi si muove la scrittura di Santo
Piazzese, scrittore palermitano doc ed esponente di quel movimento che è stato etichettato come il
“giallo mediterraneo”, in cui sono inseriti molti autori, come Alicia Gimenez Bartlet, il greco Petros
Markaris, il catalano Francisco Gonzales Ledesma e il francese Jean Claude Izzo. Senza dimenticare gli
italianissimi Camilleri, Carofiglio e Carlotto. Tutti scrittori che hanno in comune l’uso di quello che una
volta veniva definito il romanzo di genere (il giallo o il noir) per parlare della propria città, delle sue
contraddizioni, delle sue evoluzioni. «Perché la letteratura dovrebbe sempre raccontare la realtà», dice
Piazzese al pubblico di Mantova. «Perché si cerca di distinguere quelli che io chiamo gli “autori di luce” da
quelli “di ombra”, gli autori cioè dei Paesi dell’Europa settentrionale, esponenti del “noir scandinavo”,
appunto».
Le caratteristiche sono molte: «Basta osservare cosa mangiano i protagonisti dei romanzi. Nel nord, si
parla solo di hamburg e Big Mac, da noi ci sono addirittura differenti tipi di caponata». Il cibo occupa
molte pagine degli scrittori mediterranei, contraddistingue momenti importanti dei protagonisti.
Piazzese rientra appieno in questo immaginario, la sua Palermo è una città viva, piena di mercati, di
pesce, di pane, di caponate… Sì, perché è la città stessa ad essere al centro dell’attenzione, una città
tanto diversa e contemporanea che non si vede nemmeno la mafia. «Nei miei primi romanzi», spiega lo
scrittore, «la mafia non c’è perché volevo prendere le distanze da Leonardo Sciascia: era un confronto
troppo impegnativo. Ma non è vero che non ci sia, soltanto non è la protagonista», dice Piazzese. «Del
resto, oggi è veramente difficile vederla. La mafia è cambiata, è più dedita alla finanza e anche il pizzo
ha ormai prezzi popolari, non più mille ma cento euro. Insomma, è una mafia “eco-solidale” che conviene
agli stessi commercianti», scherza l’autore.
Santo Piazzese “Trilogia di Palermo. I delitti di via Medina-Sidonia - La doppia vita di M. Laurent - Il soffio
della valanga” ed. Sellerio 2009, p. 765 euro 20,00
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In un paese in cui il giornalismo d'inchiesta è stato sempre più marginalizzato e seppellito dalle querele, è
il romanzo a raccontare la società. E sono gli stessi lettori a chiederlo. Ne è convinto Massimo Carlotto, lo
scrittore padovano che ha legato il suo nome al cosiddetto noir mediterrareno.
La vicenda narrata in “L’amore del bandito” è costruita su una reale inchiesta giudiziaria risalente al
2004, che aveva per oggetto il furto di un ingente quantità di droga presso l’istituto di medicina legale di
Padova; il fatto di cronaca prende le dimensioni di un grande piano criminale, che si attua per mezzo di
giocatori provenienti non solo dal mondo della malavita, fino a mischiarsi, espandendosi nell’arco
temporale di due anni, nelle vicende sentimentali di uno dei protagonisti, Beniamino Rossini, la cui storia
d’amore con Sylvie diventerà strumento di questo stesso losco gioco.
“La riflessione che mi ha portato a scrivere questo romanzo – ha detto Carlotto - è stato il fatto che noi
scrittori di solito tendiamo a fare amare solo i personaggi buoni, invece la realtà ci dimostra che anche
quelli a margine della società amano e sono a loro volta amati. Mi sono divertito a costruire una trama
dove tutti i personaggi, anche i minori, scelgono per amore”. “Raccontare cose basate su fatti accaduti
modifica il modo di lavorare di uno scrittore", ha spiegato Carlotto, "che deve innanzitutto affrontare una
ricerca di tipo giornalistico, che può anche durare anni, e solo allora può entrare nelle vesti di narratore.
É un modo completamente diverso di intendere la letteratura”.
Visto che oggi in Italia la narrativa noir svolge un ruolo generalmente rivestito dai giornali, Carlotto ha
invitato tutti a notare che se ciò avviene è perché all’origine di azioni criminali e illegali molte volte ci
sono imprenditoria, finanza e politica, tre realtà per il cui scontro un giornalista non è quasi mai tutelato.
L’autore ha da sempre fatto molta luce sulle vicende di cronaca della sua terra d’origine, il Nord-Est, e
anche in occasione di questo romanzo ha mostrato come quella che può apparire un’isola felice della
legalità sia invece fortemente coinvolta in traffici di male affare. L’amore cui si riferisce il titolo è quello
di Beniamino per Sylvie, che viene rapita dopo che un ambiguo figuro. Il percorso per ritrovarla sarà lungo
e molto pericoloso, e precipiterà i tre protagonisti in mezzo alla guerra tra quelle nuove e spietate mafie,
di stampo prevalentemente slavo, che si contendono il territorio in Italia e all’estero. Gente spietata,
crudele, che a volte lascia interdetti persino i tre protagonisti. la cui esperienza sembra non bastare per
far fronte ad un nemico che è decisamente più forte di loro.
Massimo Carlotto “L’amore del bandito” ed. E/O 2009, p. 191 euro 15,00
Mai come in questi ultimi anni sono proprio le regioni meridionali a essere laboratorio e fucina ininterrotta
di scrittori, artisti e intellettuali emergenti. La Puglia ne è l'emblema, e l’intensa rinascita culturale, in
campo musicale, letterario, artistico, è da stimolo agli altri settori della società. Ne abbiamo parlato con
Mario Desiati.
«La Puglia non è solo una delle regioni col più alto tasso di turismo interno, ma è anche quella col maggior
dissento ambientale e col più alto tasso di inquinamento. Solo per la diossina si parla dovute al polo
siderurgico si parla di punte che sfiorano l’80% di inquinamento italiano», dice lo scrittore. «Bisogna poi
ricordare come in Puglia avvenne il pacifico sbarco di oltre diecimila albanesi nel 1991, che ha anticipato
la società multiculturale in cui si sta trasformando ora il nostro Paese, e l’esperienza politica di Cito in
questa regione, con la sua onnipresente e soffocante videocrazia, di cui proprio in questi anni stiamo
avendo un esempio a livello nazionale con Berlusconi. Insomma, la Puglia in questi ultimi anni ha
anticipato e vissuto esperienze che poi sono divenute nazionali. Questo laboratorio naturale ha permesso
agli scrittori di dar conto della realtà italiana con competenza e testimonia diretta».
«Tra i 20 e i 40 anni, che poi è la mia età e quella dei protagonisti dei miei libri, ci si accorge di più di
alcune cose perché le si vive direttamente. I giovani pugliesi sono ben consci di vivere in una realtà ben
diversa e attiva. Purtroppo, non hanno la possibilità di lavorare in campo culturale, perché le opportunità
semplicemente non esistono. Questo però non vale per l’ambito musicale e artistico, dove in questo
momento proprio in Puglia si stanno avendo esperienze notevoli».
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Mario Desiati “Foto di classe. U uagnon se n'asciot” ed. Laterza 2009, p. 132 euro 10,00
Ci eravamo rivisti dopo oltre dieci anni. Girava una foto di classe che alla fine della serata mi ritrovai in mano.
Scorrevo i visi. Di quei venti ragazzi, erano rimasti sotto l'Ofanto soltanto in quattro. Decisi che avrei dovuto ricercarli
tutti". "Qualcuno ha detto che la cosa che più gli manca nella nuova vita da fuorisede è un albero d'arancia del
giardino. Non che manchino i giardini nelle grandi città italiane, ma a chi mi faceva notare come in piena Roma ci
siano aranceti carichi di gemme rosse, portai una busta di arance raccolte a due passi da via Veneto. Non contenevano
né polpa, né sugo. Puzzavano di città come le notti umide d'estate lungo il Tevere o il Naviglio Grande quando l'aria
stagna. In quelle arance vuote ci sono le ragioni più intime di questo libro."
Mario Desiati “Il paese delle spose infelici” ed. Mondadori 2008, p. 229 euro 17,50
Puglia anni Ottanta, Domenico e Francesco, chiamati da tutti Zazà e Veleno, sono due ragazzini che giocano tra
gravine e trulli con una banda di personaggi memorabili insieme a cui cresceranno. I due vengono da famiglie molto
diverse: Zazà vive in un quartiere popolare, Veleno è un figlio di papà. Negli anni si imbatteranno in Annalisa, una
ragazza dalla vita poco ordinaria e dalla bellezza fuori dal comune. Annalisa frequenta i matti del paese, si veste fuori
moda, chiacchiera soltanto con uomini molto anziani e si porta addosso terribili dicerie che gli eventi paiono
confermare drammaticamente con il passare del tempo. Eppure il suo fascino unico sembra perseguitare come una
maledizione i due amici, cui la vita serba disavventure e svolte clamorose.
Cosimo Argentina “Maschio adulto solitario” ed. Manni 2008, p. 310 euro 17,00
C'era una volta il romanzo di formazione, dove i ragazzi diventavano uomini. Oggi, invece si deformano in un eterno
ritorno all'adolescenza. Così, Danilo Colombia, protagonista di questo romanzo, a diciotto anni sa già che la sua vita è
un viaggio a ritroso, una discesa agli inferi, una partita a perdere: la famiglia, il lavoro, l'amore, non sono obiettivi da
conquistare, ma gli archetipi di una felicità mai veramente provata (e in ogni caso tramontata per sempre). Tuttavia,
Danilo non sa fuggire. Anzi, s'impantana nel grembo di una Taranto maleodorante e fatiscente ma il suo cuore
s'inabissa in un esilio disperato, nel quale essere soli è, nello stesso tempo, dolore incurabile e sopravvivenza.
Vittorio Bodini “La luna dei Borboni (1952)” ed. Besa 2006, p. 83 euro 10,00
"La luna dei Borboni (1952)" è il primo libro poetico di Vittorio Bodini, integralmente ripubblicato e commentato nella
presente edizione. Ed è un fatto nuovo nella poesia del secondo dopoguerra, per il quale egli va oltre una sua pur
generativa esperienza ermetica e un diffuso neorealismo, tendenzialmente convenzionali e storicamente inerti. Il Sud
è la realtà primaria e inedita di questo libro, la riscoperta di un tempo fuori del tempo: preistoria immanente nella
storia e autobiografia mai rassegnata alle proprie origini. Qui sono in gran parte prefigurate le altre sue maggiori
prove poetiche.
Nicola Lagioia “Riportando tutto a casa” ed. Einaudi 2009, p. 288 euro 20,00
Giuseppe ha i capelli rossi, i brufoli e un'inesauribile riserva di denaro nel portafoglio. Vincenzo invece è bello e
tenebroso, come ogni antagonista che si rispetti. Il terzo amico è quello che racconta: l'occhio inquieto che registra
con caustica, millimetrica precisione la vertigine dei loro quindici anni, la lunga inerzia del liceo, il precipizio dentro
l'età adulta. Siamo a Bari, e sono gli anni Ottanta. Assassinata l'era delle ideologie, le strade sono piene di ottimismo,
le televisioni commerciali stanno ridisegnando la mappa dei desideri, "qualcosa di molto simile alla follia
meteorologica percorre l'economia del nostro piccolo paese". Il tempo è rapido, vorticoso, illuminato dal bagliore non
del tutto estinto dei tanti risparmi inceneriti. Ma sotto quelle ceneri ci sono altri soldi che bruciano dalla voglia di
passare di mano in mano. Eppure, via via che i tre ragazzi affrontano la vita, risulta evidente che le cose non sono cosi
semplici. A dispetto delle loro case sempre più lussuose, a dispetto dell'ascesa dei padri (un imprenditore ossessionato
dalla scalata sociale, un principe del foro, un ex meccanico dai molti talenti che ha preso denaro in prestito dalle
persone sbagliate), a dispetto delle madri - o delle matrigne - che consumano i tacchi davanti alle vetrine, il radar dei
loro occhi adolescenti registra vibrazioni inaspettate.
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Straniera
Senso di colpa, valori della democrazia, impegno politico, ruolo della letteratura. È forte il messaggio di
Nadine Gordimer. La vincitrice del premio Nobel per la Letteratura nel 1991 ha una sua ricetta per far
tornare la letteratura a incidere sulla società.
La letteratura deve raccontare la realtà in tutta la sua molteplicità di punti di vista. Per questo, la
scrittrice sudafricana vede con favore ai nuovi autori emergenti del suo continente. «È un bene che ci
siano molti punti di vista diversi. Quando troppi scrittori hanno lo stesso scopo o punto di vista, allora è
propaganda. Dio ci scampi dalla propaganda».
Sono molte le questioni che la letteratura non può ignorare. Il senso di colpa dei Paesi colonizzatori, ad
esempio. «Il senso di colpa non è un tema presente solo nella letteratura sudafricana, ma anche in quella
europea. Pensiamo alla Germania, al nazismo, alla divisione e poi riunificazione del Paese: sono temi
ancora attuali e la letteratura tedesca se ne occupa ancora. Penso a Gunther Grass. Servono onestà e
apertura per risolvere i problemi. Solo affrontandoli apertamente, alcune questioni vengono risolte».
Ma la scrittrice non perde di vista i limiti del ruolo che la letteratura può avere nella società. «Bisogna
stare attenti a considerare la letteratura come se fosse informazione», spiega Gordimer. «In questo
periodo c’è in corso una battaglia tra immagine e parola. La tecnologia e l’informatica hanno sviluppato
molto l’immagine ma non bisogna confonderla con la parola. L’informazione deve fare informazione, le
letteratura deve fare letteratura. Non si può pretendere di assegnare il ruolo di informazione alla
letteratura. Quella è fatta e deve essere fatta bene dai media. Dal canto suo, il libro non è qualcosa che si
può trasmettere con le immagini. È sempre una riduzione. La ricchezza che può dare un libro è l’unica
costante. Non si possono confondere i due ruoli, ma bisogna rispettare i limiti di entrambi».
Nadine Gordimer “Il conservatore” ed. Feltrinelli 2009, p. 267 euro 9,50
Mehring è un afrikaner di mezza età, che ha acquistato una fattoria nei pressi di Johannesburg per trascorrervi il
tempo libero dagli affari. Qui si verificano episodi di violenza, omicidi e aggressioni, disastri quali incendi o
inondazioni, qui si tocca con mano la miseria dei poveri, ma per lui la sola cosa che conti è continuare indisturbato la
vita del gentiluomo di campagna. La vita che reputa adatta a un autentico farmer, a un bianco soddisfatto di sé e
della propria ricchezza, anche se in fondo si comporta da colonialista, che per senso di superiorità razziale e sociale
non si preoccupa di chi stia peggio. Da buon conservatore ama le sicurezze derivanti dalla natura e dalla terra, come
dal sistema dell'apartheid. È un individuo solitario, isolato fisicamente nel veld e chiuso mentalmente a ogni
preoccupazione pubblica, un divorziato che si è alienato il figlio idealista, con un'amante sfuggente e con lavoratori su
cui fa affidamento ma che restano per lui distanti, come il capomandriano Jacobus.
Di più. Molto di più di una raccolta di inediti celebrativa e all’occorrenza nostalgica. “Questa è l’acqua”,
antologia dell’ultimo Wallace pubblicata da Einaudi Stile Libero è la conferma smagliante di quanto le
migliaia di appassionati e cultori dell’autore americano – scomparso il 12 settembre del 2008 - hanno
sempre saputo: Wallace è il più esattamente classico tra i pochi grandi scrittori partoriti dalla letteratura
di questi ultimi mediocri decenni.
Lo illustrano i racconti brevi, arte in cui Wallace eccelle, lo dimostra lo splendido saggio finale, un
discorso tenuto ai laureati del Kenyon College di cui già lo scorso anno sulle pagine di questo sito, primi in
Italia, vi avevamo offerto alcune anticipazioni.
Dunque il lettore può già farsi un’idea di questa “classicità” anche solo assaggiando la geometrica poesia
del primo testo: Solomon Silverfish, lo splendido quadro offerto dalle memorie, dalla viva voce di una
donna alle prese con un male incurabile assieme alla sua storia d’amore che si inanella con la malattia e,
vorremmo dire, nonostante la malattia, arrivando a splendidi acuti che si librano ancora più luminosi e
nitidi proprio per la canalità disfatta di chi li pronuncia.
Questo è il vero filo che lega i racconti di Wallace ai suoi scritti saggistici. Nonostante la maggior parte dei
recensori insista sulla sua capacità di ritrarre manie, depressioni e sconfitte della contemporaneità,
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Wallace è scrittore di speranza: la sua scrittura è sempre talmente “giusta” da illuminare la vicenda di
ogni derelitto di una luce calda e duratura. Accogliente. In questo Wallace è un classico alla maniera di un
Goethe e di un Milton. Il suo modo di comporre testo rimane sopra ogni altra cosa. La forma, lo stile, la
sintassi impeccabile sono un fodero attagliato alla perfezione sulle storie, un modo di conservarne il
sapore e di nobilitarle anche quando hanno il sapore del disfacimento o l’aroma acre della nevrosi.
E’ un salto in più: quello che ci invita a fare nel discorso del Kenyon College: “si può scegliere di reagire
alle avversità e agli stress convulsi del nostro inferno quotidiano – pare spiegarci - con un’altra, ennesima
somministrazione di ansia nel mondo. Questo è ciò che la natura ci porterebbe a fare seguendo il nostro
io, il nostro corredo di specie. Oppure si può amare, amare immaginando le storie delle persone che
inavvertitamente strusciamo nel caos: immaginarle e capire come siano tanto nobili quanto e più della
nostra. Amare è fare un salto al di fuori di noi. Condividere la vita dimenticandosi, affidandosi a un di più
che è sforzo, tentativo, ma è un “di più” di quello che la natura ci mette a disposizione. E questo è
possibile solo avendo una fede. Questa frase che Wallace esprime chiarissima e che i suoi recensori hanno
dimenticato (curiosamente Paolo Giordano leggendo parte del brano a Mantova si è fermato proprio
qualche riga prima) è la molla: Nella vita prima della morte non ci può essere ateismo. Bisogna avere fede
e credere. Wallace da laico disincantato lascia a ciascuno la scelta del valore, della persona, della divinità
cui affidarsi, ma la scelta va fatta. E va fatta proprio per rendere più vera la battglia del quotidiano che
esige quel di più: una scelta che fa essere smaglianti e duraturi i nostri pensieri anche quando la carne, la
malattia o la vecchiaia o la depressione tentano di offendere e offuscare la scintilla che comunque c’è.
Con buona pace di atei e frettolosi commentatori. Comunque tristi. Naturalmente tristi.
David Foster Wallace “Questa è l'Acqua” ed. Einaudi Stile Libero 2009, euro 16,50
Alicia Giménez-Bartlett è una delle più seguite e amate esponenti del noir mediterraneo. I suoi romanzi si
distinguono per un meticoloso lavoro di preparazione, che contribuisce a rendere particolarmente attuali i
casi affrontati e risolti dall’ispettrice Petra Delicado, e per la vivace ironia che sostiene la narrazione. La
signora del giallo della letteratura spagnola in Italia è di casa e il suo ultimo romanzo, “Il silenzio dei
chiostri”, con ancora protagonista l'ispettrice Petra Delgado, è stato per mesi in cima alle classifiche dei
libri più venduti.
Dopo essere emersa dalle tematiche scabrose esplorate nel “Nido vuoto”, in quest'ultimo romanzo Petra
affronta un’inchiesta particolare: un frate di Poblet viene assassinato in un convento di monache di
Barcellona e, come se non bastasse, sparisce la reliquia del beato Asercio, oggetto di culto e pellegrinaggi
turistici, le cui estremità compaiono in luoghi dove sorgevano chiese o conventi arsi nei roghi della rivolta
anticlericale durante la Settimana Tragica del 1909, a Barcellona. Alla prese con il terzo matrimonio e con
quattro figli portati in dote dall’ultimo marito, la detective si barcamena fra le tribolazioni della nuova
famiglia allargata e il retaggio di una Spagna tradizionalista. Al suo fianco, il viceispettore Fermin Garzón,
sempre duro, ma pronto a correre in suo aiuto. «Garzón è divertente, leale – spiega la scrittrice - qualche
volta incapace di prendere in mano le situazioni. È una persona vera, insomma, una persona umana, che
fa da esatta contromisura alla figura difficile e molto più tormentata di Petra». La protagonista,
nonostante il terzo marito e la nuova famiglia, che riflette le profonde trasformazioni sociali, resta una
figura complessa e problematica, indipendente e solitaria, forte e fragile allo stesso tempo.
Come mai una donna ispettrice e protagonista in un giallo? «Sì, ero stanca degli stereotipi della donna
ridotta alla pupa del capo o alla femme fatale che istiga l’uomo al male, oppure alla moglie negata del
poliziotto assente. Di solito, poi, la donna è quella che muore nella prima pagina di ogni giallo! Volevo,
invece, una poliziotta in prima linea, col buono e cattivo di questo mestiere, protagonista dell’azione,
capace di dare ordini e uccidere. Tutti i personaggi femminili delle mie novelle hanno poco della vittima,
sono donne autosufficienti, in grado di godersi la vita».
La scrittrice ha scelto il noir soprattutto per raccontare Barcellona e il suo tempo: «La letteratura
mainstream sta perdendo il suo carattere di testimonianza. Il noir, invece, è un genere ideale per scattare
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una fotografia sull'attualità, per riflettere su cosa sta succedendo, cosa pensa la gente.
Alicia Giménez-Bartlett “Il silenzio dei chiostri” ed. Sellerio 2009, p. 527 euro 15,00
“Un prosatore a New York” di Göran Tunström, uno dei maggiori scrittori svedesi, purtroppo scomparso
prematuramente nel 2000, è un romanzo breve scritto con un magistrale, leggero tocco di ironia, una
esemplare commedia degli equivoci che contiene in sé i temi dei romanzi maggiori di Tunström.
Uno scrittore svedese, voce narrante in prima persona, ha appena terminato di scrivere un libro che è
costato tre anni di lavoro e, per non sentirsi schiacciato dal peso delle aspettative, decide di trasferirsi
temporaneamente a New York.
Prima ancora della metropoli patinata, New York per il prosatore, e forse per Tunström stesso, è una
citazione letteraria, la città che riecheggia sopra tutte la voce di Henry James. “Mi sedevo in Washington
Square cercando di appartenere al mio tempo” scrive il prosatore. “Washington Square, dove andavo di
tanto in tanto per cercare di appartenere al mio tempo annusando l’aria ed evitando di pensare a Henry
James, il vecchio grassone che scrisse drammi di perfetta intelligenza.”
Il prosatore prende in affitto il loft di un pittore, poco quotato sul mercato, con l’impegno di consegnare
alcuni suoi quadri ad una galleria d’arte di lì a qualche giorno. Quando poi si reca all’inaugurazione della
mostra collettiva viene scambiato per il pittore, Bendel Bigard, e assiste all’improvviso successo del suo
padrone di casa perché una giovane e nota modella presente all’evento viene fotografata casualmente
vicino ad uno dei suoi quadri.
La pittura, che percorre tutto il romanzo (anche il libro che il narratore ha appena terminato di scrivere in
Svezia tratta di pittura), rappresenta qui per Tunström una metafora del tema portante dell’essere e
dell’apparire, mirabilmente riassunto in una frase di Vanessa, la modella diciannovenne: “Sono più
somigliante in fotografia che dal vero.”
Infine, “Un prosatore a New York” è un esercizio di stile, una lectio magistralis sulla scrittura. La frase
isolata “Una brezza leggera faceva tremare le foglie dell’albero nel caldo del pomeriggio” è l’embrione di
un nuovo romanzo che il prosatore porta con sé al suo arrivo a New York, senza averne definito ancora lo
sviluppo. La frase torna in momenti diversi del romanzo, declinata ogni volta in modo diverso, e capiamo
che Tunström ha scritto tanti generi in un libro di poco più di cinquanta pagine: una autobiografia (forse),
un brillante racconto di viaggio, una intelligente commedia.
Göran Tunström “Un prosatore a New York” ed. Iperborea 2000, p. 64 euro 5,50
Scritto nel 1975 da Ann Beattie, “Gelide scene d’inverno” oggi ristampato in Italia da Minimum Fax,
sembra a tutti gli effetti un copione di un film di Altman, oppure il padre di tutti i romanzi minimalisti:
interni come da manuale di scrittura creativa, ambienti sterilizzati dalle consuetudini, dialoghi serrati, un
periodare che raramente si abbandona al di là delle tre righe. La trama, poi., ammesso che sia lecito
parlarne in questi termini. Protagonista è un ventisettenne di nome Charles e la sua ossessione per Laura,
una donna separata che improvvisamente decide di tornare dal marito piantandolo. Accanto a Charles c’è
la sorella neouniversitaria Susan e l’amico Sam. Sullo sfondo una madre pazza e il patrigno Pete, con la
maggior parte delle scene del rapporto filiale che si svolge attorno a letti di ospedale e di una casa di
cura.
Però, c’è un gran però e speriamo che queste brevi indispensabili note non scoraggino il lettore, perché in
realtà il romanzo è molto altro. Verrebbe quasi da dire totalmente altro.
Gelide scene d’inverno non è il semplice ritratto in stile Grande Freddo di una generazione americana che
dopo gli entusiasmi dei Sessanta conosce la recessione materiale e spirituale del decennio successivo e
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non è neanche solamente la galleria in bianco e nero di personaggi disillusi e disincantati che vivono
esistenze inappaganti. Il romanzo – ampio, sottile nel descrivere e sontuoso nelle dimensioni della
narrazione (oltre 400 pagine), vive in ogni scena di una riuscita asimmetria che ne è ragione e motore: si
tratta dell’inconciliabilità tra il volto esterno, quasi pubblico delle persone e la vita intima, fragile ma
irriducibile, dei loro sentimenti. Amore, ossessione, follie o semplicemente – e lo è nella maggior parte dei
casi – quella maledetta smania tutta umana di animare le cose e il paesaggio di sensazioni, ricordi,
etichette di vita che si appiccicano ovunque anche se mai combaciano con la crudezza della realtà.
Ci spieghiamo: l’ossessione amorosa di Charles non è nevrosi, è devozione. Una devozione che si ripete nei
sogni e nelle metafore di assenza di cui quella passione vive. Charles sogna in ogni profumo il soufflè di
arance della sua donna, Charles tira fuori dal cassetto una foto di Laura ma non la espone ai raggi del sole
per paura che si scolorisca, Charles vede gli stivali della segretaria e ricorda quelli indossati da Laura,
Charles vive di una religione d’amore che se pur diversissima nello stile, ne fa un sacerdote degno dello
Stilnovo. In ogni cosa per lui c’è un di più, che è un di più di puro desiderio. Ma anche gli altri personaggi
custodiscono dentro di sé un patrimonio debordante di sensazioni, umori e speranze che riescono solo a
balbettare: in ogni dialogo la Beattie ci fa vivere la sofferenza o il piacere che potrebbe svilupparsi tra le
persone se solo scardinassero questa cassaforte coatta che li racchiude e li tortura e l’effetto è
straordinario se è vero che attraverso tutti questi “come se” la narrazione – dimenticavamo, splendida la
traduzione di Martina Testa - procede spedita e commovente fino ad una conclusione che non è poi affatto
così dolorosa. Tutt’altro.
Definitivo cesello di questa capacità narrativa sono i dialoghi. Nella prefazione Beattie spiega che nel
periodo in cui scriveva il romanzo leggeva Beckett ed era affascinata dalla sua scrittura teatrale. Nulla di
più evidente in Gelide scene d’inverno dove si parla poco come lunghezza di dialogo ma ogni parola ha
l’effetto di sottintendere mondi e provare, come si diceva, a comunicare tutta una serie di “oltre”. E
anche in questo, Ann Beattie si dimostra mille miglia lontana da ogni minimalismo. Una massimalista,
piuttosto, del desiderio.
Ann Beattie “Gelide scene d’inverno” ed. minimum Fax, p. 414 euro 13,50
Nell’ agosto 2009 il borgo abruzzese di Torricella Peligna (CH) ha dedicato un Festival letterario a uno dei
suoi figli (anzi nipoti) più illustri: lo scrittore italoabruzzese John Fante.
Proprio nel 2009, infatti, ricorre il centenario della nascita di John Fante (Denver 1909 - Los Angeles
1983). Per chi fosse interessato a entrare nel mondo di John Fante (e lo consigliamo vivamente!), ci sono
diverse strade possibili.
Il bel Meridiano Mondadori “Romanzi e Racconti” 2003, p. 1696, euro 55,00. A cura di Francesco Durante,
raccoglie tutta la prosa del narratore di Denver.
Einaudi, che sta ripubblicando le opere di Fante nella collana Stile Libero. In particolare vi segnaliamo la
tetralogia di Arturo Bandini: La strada per Los Angeles; Aspetta primavera, Bandini; Chiedi alla polvere;
Sogni di Bunker Hill. Romanzi venduti singolarmente o nella raccolta “Le storie di Arturo Bandini” p. 880
pp., euro 19,00.
Una bella selezione si può trovare anche nel catalogo dell’editore romano Fazi che negli anni ’90, grazie al
lavoro di Simone Caltabellota, contribuì alla riscoperta del grande autore italoamericano. Da non perdere,
nella collana dei tascabili, “Full of life” (p. 151 pp., euro 8.50) e “Un anno terribile” (p. 142, euro7.75).
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“Un amore nuovo” dello scrittore francese Philippe Forest, è l'esperienza di uno
scrittore che nasce dalla morte della figlia. Scomponendo come al microscopio
quest’esperienza drammatica, l’autore si scopre attento osservatore della vita.
“Ecco un Dio che è venuto per dominarmi. Viene a distruggere tutto perché tutto
possa rinascere”, scriveva Dante nella Vita Nova. Sembra una chiave di lettura
valida anche per “Un amore nuovo”. Lo ammette lo stesso autore. Tutto inizia
nell’istante in cui Pauline, la figlia, muore per una cancro alle ossa. Da allora
Forest, professore universitario e scrittore di saggistica, inizia a scrivere
romanzi. "Il suo è il coraggio di un’analisi estrema", osserva Sandra Petrignani
che lo introduce, "il coraggio di dire la verità sulla morte, tantomeno se si tratta
della propria morte, evento inconcepibile per ognuno di noi".
"La letteratura - dice Forest - serve a sopravvivere un po’ alla verità
insopportabile della realtà. Tutti i miei libri raccontano del confronto dell’uomo
di fronte alla verità drammatica.
La scrittura è un “re-inizio” e presuppone l’idea di ripresa: restare fedeli al ricordo, che è però proiettato
in avanti". CosÏ “Un amore nuovo” è ancora un libro di lutto, ma che cerca di affrontarlo dall’altro
versante, quello del desiderio: "Entrambi i sentimenti sono legati a qualcosa che ci sfugge", spiega lo
scrittore, "così questo libro è un romanzo d’amore perché, come scriveva Proust nella Ricerca, parla di un
atto di possesso fisico alla cui fine non si possiede nulla".
Questo porta l’autore a dire che "secondo me, anche se la cosa ha scandalizzato molti critici letterari, non
ci sono romanzi se non quelli d’amore". Philippe Forest continua ad esplorare la sua esperienza di vita e in
quest’ultima fatica racconta di una possibilità, la nascita di un sentimento dalle ceneri del precedente,
senza dimenticarlo. Dopo la morte della figlia, il rapporto con la moglie si frantuma e si complica lo stesso
rapporto con la figlia che non c'è più. Scomponendo come al microscopio quest’esperienza drammatica,
l’autore si scopre attento osservatore della vita. Fino a giungere ad analizzare il suo “amore nuovo” per
un'altra donna e quello per la moglie dall’inizio alla fine.
Philippe Forest “L' amore nuovo” ed. Alet 2009, p. 160 euro 15,00
Nel 1999, dieci anni fa, “Eureka Street”, capolavoro del giovane scrittore irlandese Robert Mac Liam
Wilson diventava improvvisamente un caso letterario in tutta Europa.
Si tratta di un romanzo straordinario tuttora insuperato nel ritrarre il conflitto nordirlandese dal punto di
vista dei trentenni, miscelando sapientemente ironia e amarezza, commedia e tragedia, in una continua
variazione di registri e di scelte lessicali. Un affresco accorato e impietoso che mette a nudo la radicale
incapacità di ogni estremismo di confrontarsi seriamente con la vita umana.
Robert Mac Liam Wilson “Eureka street” ed. Fazi 2009, p. 414 p euro 12,00
Belfast. Chuckie e Jake, protestante il primo, cattolico l'altro, sono legati da una profonda amicizia. Chuckie, antieroe
grasso e sempliciotto, riesce a compiere mirabolanti imprese commerciali grazie a progetti tanto fantasiosi quanto
ridicoli, Jake, invece, nonostante la sua scorza da duro, è un inguaribile romantico e non cerca denaro e ricchezza,
ma un amore che gli riempia la vita. Sullo sfondo, i conflitti irrisolti del paese che balzano brutalmente in primo piano
quando un attentato sconvolge l'atmosfera bislacca e farsesca che pervade il racconto. Sarà la commedia della vita a
cancellare il sangue e le vicende improbabili e sgangherate di Chuckie e Jake, e a dominare di nuovo tra le pagine del
romanzo.
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Saggistica e critica letteraria
Qual’è il tema centrale de Il Signore degli Anelli? A questa domanda apparentemente semplice, J.R.R.
Tolkien ha risposto in maniera sorprendente: “Nemmeno il potere o il dominio sono il vero nocciolo della
mia storia. [...] Il tema centrale per me riguarda qualcosa di molto più eterno e difficile: morte e
immortalità” (Lettera n. 186).
Nonostante questa precisa indicazione, i temi sono di fatto trascurati dai ricercatori anche più accreditati.
Difficile dire se questa situazione sia uno dei tanti effetti della “morte proibita” di cui parla Ariès nella
sua Storia della Morte in Occidente: è in ogni caso una rilevante mancanza nello studio del professore di
Oxford, che questo libro vorrebbe contribuire a colmare.
“La falce spezzata - Morte e immortalità in J.R.R. Tolkien” a cura di Roberto Arduini e Claudio Antonio
Testi, ed. Marietti 1820 (2009), p. 338 euro 22,00
illustrazioni di Simona Calavetta
Probabilmente bisogna scomodare “lo sguardo d’aquila” che Yeats attribuiva agli anziani per tentare una
lettura di questo “Cenere e Ghiaccio” di Salvatore Mannuzzu. Ed è una metafora particolarmente
appropriata perché combina la purezza dello sguardo acuto con una sostanza come di animale, qualcosa
che si manifesta ad un livello organico, quasi primordiale della percezione, qualcosa che appartiene
direttamente alla vita, che si impasta con la realtà.
Probabilmente bisogna scomodare “lo sguardo d’aquila” che Yeats attribuiva agli anziani per tentare una
lettura di questo “Cenere e Ghiaccio” di Salvatore Mannuzzu. Ed è una metafora particolarmente
appropriata perché combina la purezza dello sguardo acuto con una sostanza come di animale, qualcosa
che si manifesta ad un livello organico, quasi primordiale della percezione, qualcosa che appartiene
direttamente alla vita, che si impasta con la realtà.
Acuta e penetrante la lucidità dello stile e della resa delle cose. Animale, melgio, creaturale il desiderio
l’aspirazione alla felicità, alla pienezza ad una vita che superi se stessa non nell’autoesaltazione ma nella
scoperta di cose, gesti, sensi, tracce che la trascendono dandole significato duraturo.
Qui si tratta di undici prose del grande scrittore sardo nato nel 1930: conferenze, interventi pubblici,
brevi saggi, ricordi, confessioni personali. Ecco, personali è l’altra parola bussola per farsi strada in questo
testo che, pur sommando nel complesso 148 pagine, è di una densità abissale, pastosa appunto, un libro in
cui si deve avanzare piano perché quasi ogni singola parola avviluppa l’occhio e non lo lascia andare. E ci
si può tornare come un breviario, laico e religiosissimo. Libro da smarrimento e consultazione.
Imperdibile.
Si inizia subito con una prova di grande “agonismo” concettuale: la lettura del libro di Giobbe tenuta da
Mannuzzu il 25 ottobre del 2004 in occasione del conferimento della laurea in lettere honoris causa
conferitagli dall’Università di Sassari.. Un ragionamento condotto rigorosamente ma sempre secondo una
logica dove all’acutezza dello sguardo d’aquila si accompagna il calore del desiderio. Una totalità di sensi,
razionalità e sentimento: Mannuzzu, uomo di giurisprudenza lascia che le parole svettino, sfuggano la
gravità, puntando dritte alle vertigini della teologia, anche se poi c’è il contrappeso delle deduzioni, del
confronto col vissuto dell’uomo Giobbe che quella vertigine contiene e cita come in giudizio. Qui
scaturisce la scintilla, tra la frizione del reale e la purezza irriducibile del desiderio.
“Io credo – spiega - che questo rimanere al desiderio, pur essendogli sempre impari,questo rimanere
all’altezza irraggiungibile del desiderio sia la vocazione più vera della vita e insieme della letteratura.”
Tutti gli scritti hanno questa dorsale, evidentissima, si parli di Don Chischiotte, di Gramsci o di Nietzsche,
di Kafka, Chaplin, Agostino. O del suo amatissimo conterraneo Salvatore Satta. Particolarmente commosso
è il ricordo di Natalia Ginzburg, descritta anche lei come donna che interpreta nella vita le ragioni di una
giustizia che nella sua lucidità contiene sempre sfaccettature di un’umanità radicale che stana e insegue
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ovunque il desiderio di pienezza. “Occorrono comprensione, tolleranza e pietà – le fa dire, citandola facoltà di contemplare nella sua luce ogni fisionomia e ogni caso umano”. Rendere ragione delle ragioni di
questo segugio del desiderio che è l’essere umano. Ed è proprio la ricerca di una ragione che superi e
contenga tutte le altre dell’uomo che anima l’ultimo scritto, personalissimo, intimo, nudo: e che è
direttamente preghiera, una preghiera rivolta letteralmente alla “contraddizione di Dio”. La preghiera di
un uomo anziano sistemato oramai sui gradini che danno verso l’infinito e fa appello alla bontà assoluta
del Padre che supera perfino la sua caratteristica di Signore dell’Universo e cioè la giustizia. In nome di
una ragione che ha il nome concretissimo di follia.
Così più o meno ragiona l’uomo anziano, quello che ha gli occhi dell’aquila: siamo vecchi e portiamo il
peso e la dote delle nostre vite al di là del tempo, ma lo strazio più grande che ci fa perdere di vista
perfino “l’idea della nostra salvezza è non avere la certezza di quella altrui” che è poi quella dei figli, i
parenti, gli amici cari, i figli dei figli. “Lo strazio è non poter dire per altri quel sì, come accade al fonte
del battesimo per i figli appena nati”.
In quel modo la paura dei vecchi diventa “paura della giustizia di Dio” e Mannuzzu con il salmista ripete
“Se Dio fosse solo giustizia, come potrebbe esserci salvezza, salvezza per i figli?”
Ma Dio ha allora una sua “contraddizione”, quella della “follia dell’amore che Egli ha rivolto addirittura
contro se stesso sottomettendo la sua giustizia all’incontenibile amore per l’umanità perduta”.
Ed è su questa leva che la preghiera del vecchio si innalza. La leva che l’uomo ha contemplato di fronte,
“alla follia della croce che è poi l’essenza dell’amore, la sua forma più radicale”. Se un Dio ha preferito la
propria morte alla giustizia, allora il suo nome è Misericordia. Misericordia e speranza
La preghiera di Salvatore Mannuzzu dunque esalta in questo caso la prima funzione della scrittura, il
motivo profondo per cui esiste dai tempi dei graffiti nelle grotte. Che le parole non si accontentino della
vita ma sondino, stuzzicandoli quasi i tratti dell’infinito di Dio che forse ama che queste sue creature lo
costringano, come un tempo Abramo, a svelare ed esaltare se possibile la Sua misericordia.
Salvatore Mannuzzu “Cenere e Ghiaccio” Edizioni dell’Asino 2009, p. 148 euro 12,00
Lodevole iniziativa editoriale della Fandango che pubblica in italiano una raccolta di lunghe interviste
della Paris Review con alcuni dei maggiori autori del Novecento.
Nel 1953, il primo numero della prestigiosa rivista americana "The Paris Review" uscì con un'intervista a E.
M. Forster, inaugurando così un genere letterario del quale il Review è a tutt'oggi l'esempio più alto e
raffinato. Da allora, "The Paris Review" ha intervistato i grandi autori della letteratura anglosassone
ricavandone riflessioni sulla vita dello scrittore e sull'arte dello scrivere. Queste testimonianze del
pensiero dei massimi romanzieri, poeti, sceneggiatori della nostra epoca nulla hanno a che vedere con le
interviste di natura giornalistica cui si è abituati: in alcuni casi l'intervista è stata condotta in più sessioni,
anche nell'arco di anni, e il risultato è spesso stato riveduto e corretto dallo scrittore insieme
all'intervistatore, prima della pubblicazione, e sempre con estrema genuinità e consapevolezza.
Tra le interviste raccolte nel volume, quelle con: T.S.Eliot, Truman Capote, Borges, Hemingway, Saul
Bellow, Kurt Vonnegut, e altri.
“The Paris Review. Interviste. Vol. 1” ed. Fandango 2009, p. 509 euro 22,00
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Natale
Può avere un albero, emblema della stabilità, una vita avventurosa? Per Susanna Tamaro la risposta è sì.
Infatti nella favola ideata dalla scrittrice triestina il verde protagonista, un abete nato e cresciuto in
mezzo a una radura, incontrerà imperatori e pontefici, poeti e innamorati, rischiando più volte la pell…
cioè la corteccia!
È una favola per grandi e bambini quella de “Il grande albero”, che intreccia la vita della natura con
quella degli uomini, in un rincorrersi di metafore e giochi letterari. Un lavoro costato più di dieci anni di
pensieri e rimuginamenti all’autrice, ma che alla fine è riuscita a realizzare la fiaba cui tanto teneva, una
storia che parla alla solitudine di questi tempi, un racconto sull’amore, sul coraggio, sulla speranza.
Susanna Tamaro “Il grande albero” ed. Salani 2009, p. 153 euro 12,00
Audiolibro - “Il grande albero” ed. Salani, 2 cd, euro 15,80
Uno dei più famosi librai italiani ma anche apprezzato scrittore per ragazzi, che racconta la sua
esperienza di prigionia nelle carceri di Cremona nel dicembre 1944: un’esperienza di umanità durante la
quale è testimone di un fatto straordinario rimasto segreto per mezzo secolo e che lui stesso definisce
«un’incredibile storia d’amore».
Roberto Denti “Un Natale in prigione. Ricordo di guerra” ed. Interlinea 2009, pp. 48, euro 10.
Tre Natali, tre lettere. Un bambino scrive a Babbo Natale una lettera speciale per domandare un "non so
cosa per non so chi". In un cammino spirituale dai grandi balzi scoprirà un orizzonte inaspettato e capace
di illuminare ogni Natale a venire, indirizzando le sue lettere ad un destinatario dalle potenzialità infinite.
Coassolo Ives e Righero Patrizio “Lettere a Babbo Natale... e a Dio per conoscenza” ed. Effatà 2008, 48 p.
illustrato, euro 5,00
Racconto autobiografico in cui Dostoévskij ricorda le festività vissute da carcerato in Russia: attese e
disillusioni, sentimenti e tensioni si fondono in queste pagine che riflettono luci e ombre di ogni uomo
Fjódor Michájlovich Dostoévskij “Le feste di Natale” ed. Interlinea, pp. 48, euro 8.
Una indimenticabile lezione civile data dalla lucida testimonianza dell’indimenticato “sergente nella
neve” tra memoria e amore per la natura.
Mario Rigoni Stern “Quel Natale nella steppa” ed. Interlinea, pp. 80, euro 8.
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Il curatore ha realizzato un'antologia di pagine dedicate al Natale da celebri scrittori, artisti, pensatori,
giornalisti, raccolte in Ricordi, Pagine di diario, Storie, Riflessioni. Tra i ricordi: Enzo Biagi, Gianni Brera,
Leo Buscaglia, Dino Campana, Fëdor Dostoevskij, Francesco Guccini, Marcello Mastroianni, Ada Negri,
Rainer Maria Rilke, Leonardo Sciascia, Ignazio Silone. Tre le pagine di Diario: Divo Barsotti, Alain Elkann,
Anna Frank, Johann Wolfgang Goethe, Julien Green. Tra le storie: Dino Buzzati, Charles Dickens,
Giovannino Guareschi, Jack Kerouac, Luigi Pirandello, Mario Soldati. Tra le riflessioni: Natalia Ginzburg,
Hermann Hesse, Gabriel García Márquez, Claudio Magris, Thomas Merton, Marguerite Yourcenar
Paronuzzi Alessandro “Natale d'autore. Pagine celebri sulla notte che ha cambiato la storia dell'uomo” ed.
Ancora 2008, p. 208 euro 13,50
Padre Pio di Pietrelcina “Visioni di Natale. Lettere e meditazioni” a cura di Rosa Dimichino, ed. Interlinea,
p. 96, euro 10.
Gianni;Rodari e Bruno Munari “Il pianeta degli alberi di Natale” ed. Einaudi, 142 p., ill., rilegato € 15,50
Se vi piacciono le storie tradizionali, quelle con il lieto fine, ci
dispiace, avete sbagliato libro! Qui tutto va all’incontrario... In
questo racconto la Befana non è una nonnina tranquilla, ma ha una
cugina famosa per i suoi caffè, che non si bevono alla mattina, ed un
cugino che di nome fa Natale… Vi viene in mente qualcuno?!?
Se amate le storie divertenti, quelle in cui gli animali la fan da
padrone e dove le cose vanno esattamente come non ve lo
aspettavate, avete in mano il racconto giusto!
Attenti, però: se inizierete a leggerlo non lo abbandonerete
facilmente, quindi assicuratevi di avere un po’ di tempo a
disposizione per sognare, ridere e perdervi con la fantasia nelle
bellissime illustrazioni dei nostri buffi personaggi.
Simona Obialero Goia e Enrica Corso “Si è rotta la scopa volante di
una befana un po’ stravagante” ed. Effatà 2009, pp 48 illustrato,
euro 9,50
Audiolibro
“Racconti italiani di Natale” (10 racconti) ed. Il Narratore audiolibri, 2 cd, euro 25,99
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"Sono cresciuto a Betsaida, sulle rive del lago di Tiberiade. Mio padre era
pescatore." Pietro si presenta così, con poche parole da uomo semplice,
dedito al lavoro, alla famiglia, alle cose di tutti i giorni. Ma quando Gesù
entra nella sua vita tutto cambia.
E' proprio Pietro, in prima persona, a raccontare questa storia, la storia del
Vangelo, come una meraviglia, un dramma, un grande mistero. Un mistero
che sconvolge la sua vita e quella dei suoi undici compagni che vanno per le
strade polverose della Palestina al seguito di un uomo diverso, un uomo che
è impossibile non ascoltare.
Il libro ha vinto il Premio Andersen 'Il mondo dell'infanzia' 1994.
Marie-Aude Murail “Gesù come un romanzo” ed. Fabbri, euro 6,66
Il più classico tra i racconti letterari sul Natale: una fiaba da raccontare
ai bambini e da rileggere da grandi, una storia di paura, di morte ma
anche di solidarietà umana, di fantasmi grotteschi che si sfumano e si
frammentano nel sogno e nell'incubo privato, un grande ritratto di
solitudine e di vecchiaia e di una città degradata, e soprattutto un
magico regalo di Natale che trasforma il gelo e il buio dell'avarizia nel
calore di un sorriso e di una festa per tutti.
Sono molti i generi letterari e gli stili nei quali Dickens si è cimentato –
dal grottesco al comico, dal tragico al sentimentale, e questa storia li
ripercorre tutti in una scansione rapidissima (lo spazio è quello di una
notte).
Charles Dickens “Un canto di Natale” (testo inglese a fronte) Marsilio €
14,50
anche audiolibro
Charles Dickens “Canto di Natale” ed. Il Narratore audiolibri, 1 cd/mp3, euro 19,99
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Poesia
Domenica 1 novembre 2009 si è spenta a Milano la poetessa Alda Merini, stroncata da un tumore alle ossa.
Era nata nel 1931. Un talento fuori dall’ordinario, come fuori dell’ordinario è stata la sua esistenza,
segnata indubbiamente dagli anni di ricovero in manicomio, ma più ancora dalla sua assetata ricerca di
amore (peraltro ben immortalata da Roberto Vecchioni in una canzone dedicata alla poetessa milanese:
“ogni amore della vita mia / è cielo è voragine, / è terra che mangio /per vivere ancora”).
Un amore che è insieme sacro e carnale, totale e (forse) fatale. Un amore che è vita, in tutte le sue
sfaccettature possibili. In un’intervista di quindici anni fa diceva: “Io la vita l’ho goduta perché mi piace
anche l’inferno della vita, e la vita è spesso un inferno. Per me la vita è bella perché l’ho pagata cara”.
E il prezzo dell’amore se è giusto lo puoi scoprire solo alla fine di tutto, solo affidandoti a quel che non
comprendi. Come Maria, figura ricorrente e vicina; così la descriveva lei: “È la donna meravigliosamente
dotata di intelletto, la grande ascoltatrice, la terra macerata dal dolore che produce molte lacrime e la
resurrezione. Dalle lacrime viene questa spinta verso l’alto. Solo raccomandandosi e abbandonandosi in
Dio si superano certi abissi. È la donna della donazione assoluta che accetta un figlio che dovrà rendere.
Un po’ come tutte le madri”.
Alda Merini “Padre mio” ed. Frassinelli 2009, p. 105 euro 15,00
Alda Merini “Come polvere o vento” ed. Manni 2009, p. 100 euro 12,00
Chiara Saletti “Poesia come profezia. Una lettura di Alda Merini” ed. Effatà 2008, p. 128 euro 9,50
L’editrice Ancora ha pubblicato quest’anno la prima antologia italiana di poesie di Patrick Kavanagh,
tradotte e curate da Saverio Simonelli. Il grande poeta irlandese, nato nel 1904 a Mucker e morto a
Dublino nel 1967, è quasi sconosciuto in Italia ma ha influenzato profondamente la cultura del suo Paese.
Anello di congiunzione tra il lirismo prepotente e immaginifico di Yeats e la poetica terrigna e concreta
dell’altro Nobel Seamus Heaney, Kavanagh ci illustra un’Irlanda rurale, ferita ma nobile, un popolo che sa
dialogare con l’invisibile ma è continuamente alle prese con la torba, i granai, tra distese di pozzanghere
ghiacciate e colline brulle gelose di ogni raggio di sole. In Kavanagh regna però sovrana la freschezza dello
sguardo, una lirica dove le cose continuano a essere quello che sono ma nascondono segreti, sguardi,
possibilità. E’ come se sotto la mano potente della sua immaginazione il creato mostrasse un lato che è
assolutamente quotidiano eppure sorprendente. Si tratta di quaranta poesie che accompagnano tutta la
vita del poeta dagli esordi quasi pastorali fino alle riflessioni mature e sofferte dell’età adulta. Uno
squarcio di Irlanda diversa dalle facili iconografie ma capace di donare comunque incanti solidi e
struggenti.
Patrick Kavanagh “Andremo a rubare in cielo” a cura di Saverio Simonelli, ed. Ancora 2009, p. 128
euro 12,00
Vissuta tra il 1912 e il 1938, Antonia Pozzi ha scolpito nella pietra di un breve arco di tempo poesie
infinite, immortali. Succede di leggere o vedere qualcosa e di innamorarsene perché si sente vicino al
cuore, alla mente. Tutto cominciò anni fa per gioco, da una sua poesia pubblicata su una rivista
femminile. Rimanere stupiti perché si ritrovano tracce, segni, contenuti che sono propri. Da lì o qui,
grazie alle riedizioni aggiornate negli ultimi 20 anni, conoscere tutto di lei, con semplicità, gusto e
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chiarezza. Una nitidezza da far sbalordire in un panorama, quello poetico, di talvolta impervia
comprensione. Ed ancora più difficile da capire il mondo critico che ruota attorno ad un poeta ed al suo
lavoro. Il suo impegno è stato un ininterrotto canto elegiaco mai troppo pesante ma, soprattutto, libero e
profondo. La sua poesia è stata «personale e generazionale». Liriche ricche di un senso di indefinito e di
malinconia ma che esprimono un incessante desiderio di verità mai possedute.
L’atto poetico può così aiutare a superare il disperato dolore, proprio perché accoglie nel suo svolgersi la
tensione dell’esperienza vitale. Nel suo solitario impegno di poesia, la Pozzi ricerca la parola semplice,
scarna, essenziale in molti casi. La sua è un’osservazione precisa. Se parola deve essere sia ma che
esprima quello che deve e, soprattutto, vuole dire. La costruzione vede l’alternarsi di versi brevi e
scattanti a versi lunghi. Le immagini sono sempre chiare, limpide, nette anche quando le metafore si
fanno ardite.
In alcune lettere datate 1933 al poeta Tullio Gadenz, Antonia diceva: «Perché la poesia ha questo compito
sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci romba nell’anima e di placarlo, di trasfigurarlo,
nella suprema calma dell’arte… La poesia è una catarsi del dolore, come l’immensità della morte è una
catarsi della vita. Quando tutto ove siamo, è buio e… l’anima penosamente sfiorisce, alla allora
veramente ci sembra che ci sia donato da Dio chi sa sciogliere in canto il nodo delle lacrime e sa dire
quello che a noi grida, imprigionato, nel cuore…».
La maggior parte delle opere di Antonia Pozzi, singolarmente, oggi sono pubblicate dalla casa editrice
Viennepierre mentre l’opera completa è stampata da Garzanti.
Antonia Pozzi “Tutte le opere” ed. Garzanti 2009, p. 580 euro 19,50
Quanto ancora si potrebbe dire dell’illustre poeta italiano del Novecento Mario Luzi, dal 2005, anno della
sua ancor compianta scomparsa? Scrisse ininterrottamente dal 1935 (con la prima raccolta di versi “La
barca”) al finale “Dottrina dell’estremo principiante” del 1994. E sempre e fino agli ultimi giorni della sua
vita, vergò pagine e pagine con energia e luminosità da venderne, volendo, a chilogrammi di preziosità. Il
celebre mensile Poesia dell’editore Crocetti gli ha dedicato ben due numeri monografici: il 159 del marzo
2002 ed il 187 del 2004. E famoso agli amanti del verso è il centro La Barca, fondato nel 1999 a Pienza per
accogliere e proteggere gli oltre diecimila volumi che il nostro donò alla lucente cittadina senese di cui
era cittadino onorario. La nuova raccolta della Garzanti dal titolo Lasciami, non trattenermi. Poesie
ultime offre ai lettori i suoi estremi ed inediti versi e monologhi, frammentati come testimonianza delle
confessioni dell'Io eppure ordinati nella scansione cronologica. Il pendolo della scrittura luziana oscilla
sempre tra il concreto ed il fisico, la vita e la morte, il dolore ed il male. E sembra, almeno per questa
volta che tocchi alla preghiera dare una parvenza di sollievo. Affinché la fragilità del vivere sia meno
infelice o triste nella sua affezione, prima e finale.
Mario Luzi “ Lasciami, non trattenermi” ed. Garzanti 2009, p. 154 euro 19,00
Quando si dice o meglio si scrive di un artista versatile e molteplice. Toti Scialoja fu un munifico pittore,
tra i più autorevoli dell’astrattismo italiano. Scialoja fu anche uno stimato scenografo, docente e direttore
dell’accademia di Belle Arti capitolina. La Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma gli dedicò, nel
1991, un’importante retrospettiva antologica. A suo nome, inoltre, una fondazione in memoria di prestigio
internazionale. Infine ma non da meno, poeta ed autore di racconti e libri per l’infanzia. Giovanni Roboni
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lo ha definito “uno dei maggiori, dei più originali e certi poeti che la nostra lingua abbia espresso negli
ultimi decenni”. Una vera leggenda, dunque, tra penne, colori e pennelli. Fortificata nel suo ricordo dalla
casa editrice Einaudi con la recente pubblicazione di "Versi del senso perso", poesie tra il 1971 ed il 1985 e
tutte dedicate all’infanzia. Giochiamo, così, con le sue parole al “non senso” od al “senso perso”. E
sembra questo, appunto cari lettori, il motivo per cui la casa editrice torinese abbia stampato questa nonnuova raccolta di versi dell’eccentrico maestro quale Scialoja appunto fu, sino all’anno di grazia 1998. I
suoi scritti furono sempre destinati ad un pubblico minimo di amici, bimbi e pazzerelli intenditori. Proprio
perché erano, le sue, strofe semplici a filastrocca, immagini di animali bizzarri, «sillabe squamate»
gioconde ed incomprese nell’impressione linguistica e nella sua stessa direzione. Giorgio Manganelli disse
di lui che era un burlesco «petrarchesco con una varia e meticolosa dementia praecox». Ma talmente
unico nel suo genere tanto da estrarre dal cilindro magico «filastrocche filosofali del non sense [ovvero]
del quando la parola è alla prova del nulla».
Toti Scialoja "Versi del senso perso" ed. Einaudi 2009, p. 285 euro 14,50
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Premio Nobel 2009
“Il paese delle prugne verdi” (1994), pubblicato dalla giovane casa
editrice Keller di Rovereto, segue la vicenda di quattro studenti
universitari in Romania negli anni della dittatura. La mancanza di
libertà è resa costantemente da un senso di soffocamento che pervade
tutto il romanzo. Morte, follia, fuga sono gli esiti dell'esistenza della
maggior parte dei personaggi. Ma è anche un libro che parla di
amicizia e, appunto, di crescita, nel momento in cui i ragazzi devono
affrontare l'impatto con la morte di una compagna.
Herta Muller, premio Nobel per la letteratura 2009, scrive in tedesco,
appartiene infatti alla minoranza rumena di lingua tedesca essendo
nata nel 1953 nella regione del Banato Svevo, passata entro il confine
rumeno solo dopo la Seconda guerra mondiale. Durante gli ultimi tre
anni della dittatura in Romania, alla fine degli anni Ottanta, Herta
Muller si è trasferita in Germania, anche se dichiara di non essersi del
tutto integrata nel paese, dove è considerata una rumena, come in
Romania era considerata una tedesca. La sua lingua è riconosciuta
come un tedesco di confine, quale del resto era il tedesco di Kafka.
Il suo stile procede per metafore, per immagini rendendo la narrazione poetica, quasi lirica anche quando
descrive episodi abbastanza crudi. La scrittura metaforica fa parte del modo esprimersi degli scrittori
dell'est, costretti ad eludere la censura anche nella corrispondenza personale, come accade ai quattro
protagonisti del Paese delle Prugne Verdi che sviluppano un loro codice per rimanere in contatto tramite
le lettere che sanno essere sottoposte al controllo della censura.
Sebbene il suo stile sia così vicino alla poesia, Herta Muller non ha mai pubblicato poesia ma ne ha letta
molta, la poesia fa parte del suo bagaglio culturale, e racconta che la poesia è la forma letteraria che più
facilmente si diffonde durante un regime dittatoriale sia perché si esprime frequentemente per metafore
sia perché è una forma breve più breve e facile da ricordare a memoria. Ci sono stati momenti, ricorda
Herta Muller, ad esempio gli interrogatori della polizia, durante i quali recitare una poesia tra sé e sé
svolgeva per lei, quale non credente, una funzione molto simile a quella che una preghiere deve avere per
un credente
Herta Muller “Il paese delle prugne verdi” ed. Keller 2008, p. 256 euro 14,00
Herta Muller “In viaggio su una gamba sola” ed. Marsilio 2009, p. 168 euro 15,00
Romanzo per tanti aspetti autobiografico, scritto subito dopo il passaggio dell'autrice dalla Romania alla Germania
ovest (1987) e pubblicato nel 1989 alla vigilia della caduta del Muro di Berlino. Una delle prime e più forti
testimonianze della difficoltà di vivere quel passaggio, il romanzo racconta l'esperienza di fuga da una dittatura e il
travaglio di un esilio volontario, tanto cercato quanto doloroso e traumatico; della nostalgia e della perdita, della vita
nomadica, di una coazione al movimento attraverso stazioni grandi e piccole, su treni, scompartimenti, sale d'aspetto
e lungo binari. Herta Müller fissa quasi ossessivamente gli oggetti e i gesti minimi di una vita tra confini e non-luoghi,
racconta gli amori, le inibizioni e i ricordi di una giovane donna, il suo disagio di fronte a nuove relazioni umane.
Herta Muller e Gabriella Lepre “Herta Müller. Un incontro italiano” ed. Avagliano 2009, p. 104 euro 6,00
La Müller si racconta a Gabriella Lepre nella prima intervista italiana concessa a Roma diciannove anni fa
Herta Muller “Lo sguardo estraneo” ed. Sellerio 2009, euro 7,20
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Riviste
Ogni mese La Compagnia del Libro segnala articoli e contenuti delle riviste letterarie e culturali giunte in
redazione.
Leggere:tutti
Costo: 1,00 euro
Periodico: mensile
Dove si trova: edicola, libreria, per abbonamento
Sito web: www.leggeretutti.it
L’Indice
Costo: 6,00 euro
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Luoghi dell’Infinito
Il supplemento mensile di arte e cultura di Avvenire.
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Riviste di letteratura per ragazzi
Andersen
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Hamelin
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Il Pepe Verde
Costo: 7,75 euro
Periodico: trimestrale
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Liber
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Riviste specializzate
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Il Giornale della Libreria
Rivista dell’AIE – Associazione Italiana Editori
Costo: euro 6,50
Periodico: mensile
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N.d.T. - La Nota del Traduttore
Rivista online sulla traduzione letteraria, si può ricevere come newsletter con sottoscrizione gratuita.
Molto interessate per tutti, non solo per i traduttori, esamina come sempre la lingua e la traduzione di
alcuni romanzi in commercio.
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Scuola
Dal mantovano una bella esperienza di educazione alimentare realizzata in una scuola per l'infanzia ed
esportabile grazie al testo “L'appetito vien mangiando”.
Ci sono le parole dei bambini. E canti, storie, filastrocche. I disegni e le attività da fare in classe o a casa.
È una bella idea quella realizzata in quel di Bagnolo S. Vito (MN): coinvolgere i più piccoli in un’esperienza
di educazione alimentare e quindi raccoglierla in volume. Un vero e proprio vademecum che propone,
passo dopo passo, l’itinerario sperimentato con bambini di cinque anni di una scuola dell’infanzia. Ricco di
idee e di suggerimenti pratici, il libro può essere un ottimo strumento a disposizione di quanti operano
nella formazione dei bimbi, proprio perché testimonianza di una sperimentazione effettiva e ricca di
risultati. Andare a vedere il latte in fattoria, mettersi alla prova come fornai, conoscere quello che si può
coltivare in un orto. Questi e tanti altri stimoli sono riuniti nel testo.
Per ordinarlo o richiedere informazioni, vi rimandiamo al sito www.progettoinfanzia.net
Sarebbe il suo 150° anniversario , ammesso che se ne possa correttamente
individuare una continuità. Parliamo del sistema scolastico italiano più
volte dato per spacciato e sempre a fatica vivacchiante tra spallate
annunciate e riforme perennemente in cantiere. Se ne occupa, stavolta,
Giovanni Cominelli, filante ma esauriente, sintonizzato sulla figura, il
ruolo, l’identità professionale dell’insegnante, quello che l’autore definisce
“la vera cruna dell’ago del sistema”.
Giovanni Cominelli, laureatosi in filosofia teoretica con Enzo Paci, insegna
nelle scuole superiori dal ’90. Ha ricoperto diversi incarichi istituzionali
nell’ambito di commissini sulla scuola ed è consulente dell’Invalsi.
Attualmente è responsabile del Dipartimento sistemi educativi della
Fondazione Sussidiarietà. Ha scritto di scuola su ilRiformista, sul Foglio, su
Avvenire e Il Sole 24 Ore.
Giovanni Cominelli “La scuola è finita... forse. Per insegnanti sulle tracce
di sé” ed. Guerini Associati 2009, p. 156 euro 16,00
La scuola vissuta come una sfida che si può accettare e vincere, soprattutto da parte di insegnanti che
sanno alternare Al rigore anche una dose di sana ironia. Potrebbe essere questo il filo rosso che lega i
racconti di questo “Ultimo Banco” frutto dell’esperienza di due professoresse di lettere e di lingue che
senza cedimenti al ritornello della precarietà e del disagio inanellano storie di vita e ndi confronto nelle
aule che ritraggono fedelmente i quotidiani impacci, le difficoltà, ma anche i piccoli eroismi, l’inventiva e
la freschezza dei ragazzi. Ultimo Banco non è un libro testimonianza, ma l’offerta sincera di un modo di
vivere la scuola senza proclami, lasciando però percepire tutte le potenzialità di umanità che troppo
spesso sono trascurati da facili sociologismi e luoghi comuni.
Federica Bellinati e Palmira De Angelis “Ultimo banco” Edilazio 2009, p. 184 euro 12,00
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Società
«Gli esseri umani non sono nati per leggere», perché leggere, fra le invenzioni umane, è quella che più di
tutte ha costretto il cervello a programmarsi per qualcosa di assolutamente nuovo e molto più complesso
che riconoscere suoni, gusti e odori. Ne è convinta Maryanne Wolf, neuroscienziata cognitivista, nonché
studiosa di disturbi dell’apprendimento e del linguaggio, come la dislessia.
Leggere è un’arte recente che l’uomo ha inventato 6000 anni fa e così il cervello si è dovuto adattare a
fare qualcosa che non era mai stato fatto prima. «Appena una persona impara a leggere - afferma Wolf - il
suo cervello cambia per sempre, sia fisiologicamente sia intellettualmente». Gli studi della Wolf e di altri
neuroscienziati al “Centro per la ricerca sulla lettura e il linguaggio” - grazie anche alle moderne tecniche
di scansione cerebrale che consentono di “fotografare” il cervello in attività - mostrano come il nostro
cervello che legge attivi aree deputate non solo al linguaggio, ma anche alla visione. Questo è uno dei
motivi per cui riusciamo a immergerci così profondamente nella lettura, fino a visualizzare ciò che
l’autore descrive con la scrittura - una serie di segni astratti sulla carta o sullo schermo di un computer.
Wolf sostiene che «siamo come leggiamo». Il cervello si tesse, insomma, sulla pronuncia mentale delle
parole. Per passare da un cervello fatto soprattutto per parlare a un «cervello capace di leggere» ci vuole
tempo e soprattutto educazione. I ricercatori hanno visto che quanto più a un bambino si leggono delle
storie tanto più in fretta imparerà a leggere. E in quel periodo, chi è in una famiglia dove qualcuno gli
parla e gli legge dei libri arriva a conoscere milioni di parole in più degli altri bambini.
«Il nostro cervello è uguale a quello di 40.000 anni fa», sostiene Wolf, «ma lo usiamo in modo diverso».
Maryanne Wolf “Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge” ed. Vita e pensiero 2009, p.
293 euro 20,00
Nell’ottobre 2009 si è svolto a Roma il primo Salone dell’Editoria Sociale, una manifestazione che
finalmente arriva a colmare un vuoto nel fitto calendario di fiere ed eventi editoriali, già molto
specializzati per generi letterari o ambiti professionali: il noir, la letteratura per ragazzi o di viaggio, tra
gli altri
C’era bisogno, quindi, di un punto di raccordo tra le varie iniziative editoriale legate a un mondo tanto
ampio e variegato come quello del terzo settore. Per due motivi: per un migliore coordinamento tra gli
operatori del settore, anche grazie agli incontri che si sono svolti nella stessa sede del Salone, ma
soprattutto per offrire al pubblico uno sguardo d’insieme su una produzione tanto ampia quanto
qualitativamente elevata ma generalmente poco distribuita.
La speranza è che il nuovo Salone non rimanga un’esperienza circoscritta a 3 giorni dell’anno ma comporti
un’attività coordinata e prolungata e soprattutto visibile all’esterno, quale è l’esito di altre
manifestazioni editoriali negli ultimi anni.
Tra le pubblicazioni, segnaliamo quelle del Cesvot (Centro servizi volontariato Toscana) che ha messo
online tutto il suo patrimonio di pubblicazioni, uno dei più ricchi del settore, ben oltre l’interesse locale è
uno strumento di formazione per volontari e gestione delle associazioni operanti in campi diversi
(dall’infanzia ai musei, dal carcere alla sanità) e copre tutte le tematiche utili alla gestione delle attività:
dal fund raising al bilancio, dalla comunicazione ai finanziamenti europei e così via.
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Turismo responsabile
Luci ed ombre del turismo “di massa”
Storia e valori del turismo responsabile
Le vacanze come strumento di lotta contro la povertà
Turismondo esplora il dietro le quinte del fenomeno turistico e propone
un’analisi inedita del suo presente e del suo futuro, dando voce alla
società civile impegnata nella promozione di uno stile di viaggio
responsabile, al Nord e al Sud del mondo.
«In questo libro non si parla alla fine soltanto di turismo, ma della
scrittura di un nuovo capitolo nella costruzione di rapporti economici
mondiali basati sull’equità» (Alfredo Somoza).
Alessandro Berruti e Elisa Delvecchio
“Turismondo Povertà, sviluppo e turismo responsabile”
ed. Effatà 2009, p. 240 euro 18,50
La prima indagine italiana per conoscere l’interesse degli italiani nei
confronti del turismo responsabile.
La presente ricerca, svolta sotto il coordinamento dell’ONG CISV di
Torino, è stata realizzata da ISNART, l’Istituto Nazionale Ricerche
Turistiche, con la collaborazione di CISET, Centro Internazionale di Studi
sull’Economia Turistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia all’interno
dell’iniziativa Fondazioni4Africa – Senegal, componente turismo
responsabile.
Turismo responsabile: quale interesse per gli italiani? Un’indagine
quantitativa
ed. Effatà 2009, p. 128 euro 14,00
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Spiritualità
Le grandi domande dell’uomo sul tema dell’anima e dell’immortalità. Il sacerdote don Pierluigi Plata, che
ha officiato numerose esequie, ci offre la sua profonda riflessione sul senso della vita dalle pagine del suo
libro: “Pensieri durante un funerale”.
Pierluigi Plata “Pensieri durante un funerale. Domande che interpellano la fede” ed. Ancora 2009, p. 96
euro 10,00
“Penultime notizie circa Ieshu/Gesù” è l’ultimo lavoro di Erri De Luca. Un’ampia e accorata riflessione
sulla figura del Messia che muove dall’interno della tradizione biblica riletta da un uomo del nostro
tempo. Per gentile concessione dell’editore vi proponiamo la prima pagina della prefazione:
Tutte le informazioni su di lui sono penultime. Manca quella annunciata e ancora differita: la fine del
frattempo, tra la sua prima vita, provvisoria, e la seconda, la definitiva. Il tempo della cristianità dopo di
lui è prolunga di supplementari, in attesa di compiersi del tutto.
«Venga il tuo regno»: l’unica monarchia votata all’unanimità da ogni cristiano intento a pronunciare il
Padre nostro, quell’unica, rimanda. Ogni generazione ha sperato di essere contemporanea del regno,
rassegnandosi poi a sdraiarsi nella polvere senza essere esaudita. Sarà richiamata nel tempo immancabile.
La festa ritardata non si è logorata, come i sandali ebrei lungo il deserto. Qui si raccolgono storie e note
penultime.
Queste pagine si aggirano nella seconda metà del 3700, secondo il calendario ebraico. Non era ancora
stato inaugurato il nuovo calcolo cristiano. Il suo anno zero e i successivi appartenevano ad altra
numerazione.
Erri De Luca “Penultime Notizie circa Jeshu/Gesù” ed. Messaggero 2009, euro 5,00
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Sport
Storia di Flavio Falzetti, calciatore dilettante guarito da una lunga malattia e tornato a giocare con la
forza della volontà e la speranza nel cuore. La sua storia è ora diventata un libro.
Sperare contro ogni speranza. Lottare fino a quando non senti il triplice fischio. La grinta messa sul campo
da calcio nel ruolo di mediano, Flavio Falzetti l'ha messa anche per fronteggiare la sua malattia,un
linfoma che l'ha tormentato per oltre dieci anni e che è riuscito a sconfiggere dopo lunghi e ripetuti cicli
di chemioterapia.
Ora che è tornato in campo, la partita di Flavio continua ma è cambiata. La partita che deve giocare,
infatti, è quella della testimonianza, per far conoscere a tutti la sua esperienza, peraltro pubblicata da
Bradipolibri in un volume scritto col giornalista Francesco Caremani e dal titolo quanto mai eloquente:
Oltre il 90°.
Flavio Falzetti “Oltre il 90º. La storia di Flavio Falzetti, tornato al calcio dopo 35 cicli di chemioterapia”
ed. Bradipolibri 2009, p 208 euro 15,00
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Storia e attualità
“Mafia pulita” tra storie vere e documenti d'inchiesta un viaggio intorno ai capitali della mafia investiti nel
mondo.
Attraverso cinque vicende esemplari, gli autori Elio Veltri e Antonio Laudati mostrano come Cosa Nostra,
‘Ndrangheta e Camorra siano ormai delle vere e proprie multinazionali, che in tutto il mondo reinvestono i
soldi ricavati dal crimine in attività dalla facciata lecita: fiumi di denaro che invadono settori come
industria, commercio, artigianato, travolgendo le regole del mercato. Un fenomeno ancora più evidente in
tempi di crisi, in cui ogni avvento di capitali, può tornare utile, senza farsi troppe domande sulla
provenienza.
Elio Veltri e Antonio Laudati “Mafia pulita” ed. Longanesi 2009, p 251 euro 14,60
38 anni, ultimo dei figli di Giorgio Ambrosoli, Umberto ha scritto un
libro che rievoca i cinque anni trascorsi dal padre, fino alla morte,
come commissario fallimentare di uno dei più torbidi intrighi
criminal-finanziari della storia repubblicana.
“Un libro bello, importante e intimo” l’ha definito Carlo Lucarelli,
capace di gettare attraverso la testimonianza di vita, eccezionale
nella sua normalità, di Ambrosoli padre, una luce su una metà oscura
del nostro Paese (come ha confermato nell'intervista che trovate qui
sotto).
Un’oscurità - sostiene Umberto Ambrosoli - calata purtroppo più
volte, anche negli ultimi anni, e che lega poteri politici, economici e
finanziari, tesi a eludere le norme del vivere civile. Ma la vicenda di
suo padre non racconta semplicemente la solitudine di un uomo che
lotta coi mulini a vento, bensì la consapevolezza di una
responsabilità individuale che può fare (e fare bene) quel poco a cui
è chiamata, purché nell’interesse del bene collettivo.
“Quella di mio padre è una storia della quale oggi c’è bisogno, per cercare di essere ogni giorno - al di là
della solitudine, della paura, di ogni interesse, anche per la propria vita - la persona migliore che
possiamo essere”.
Umberto Ambrosoli “Qualunque cosa succeda” ed Sironi 2009, p 317 euro 18,00
Il reportage di due giornalisti francesi sulle tracce di una Cina sempre più impegnata nella campagna
d'Africa... Ma il libro di Serge Michel e Michel Beuret è anche un'avvincente prova narrativa. Nelle loro
oltre 200 pagine, infatti, è possibile ritrovare suggestioni, speranze, timori e contraddizioni che segnano
l'espansione cinese in Africa negl inizi di questo terzo millennio.
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la Cina si mostra interessate alle grandi ricchezze in materie prime
dei paesi africani, in cambio offre la costruzione di strade, centrali
elettriche, ferrovie, dighe... Insomma tutto quanto può servire allo
sviluppo di una nazione. E gli scambi commerciali (ma non solo:
sempre più studenti africani vengono ospitati in Cina per progetti di
studio) proseguono a ritmo incessante, col governo del gigante
asiatico che favorisce l'emigrazione di migliaia di imprenditori e
lavoratori.
Ma questo fecondo matrimonio d'interesse procede senza alcun
amalgama umana: “Nel nostro viaggio in numerosi paesi africani –
dicono gli autori - ci siamo imbattuti in pochissimi matrimoni misti.
D'altra parte è difficile immaginare due culture più diametralmente
opposte; basta pensare solo alla musica, i tamburi africani e le corde
cinesi... ma anche all'etica del lavoro: i cinesi vogliono terminare nel
minor tempo possibile l'incarico affidatogli e sono capaci di tirare a
lavorare anche per 24 ore filate; gli operai africani fatte le loro 6 o 8
ore se ne vanno a casa, punto”.
E il libro presenta numerosi episodi di questa convivenza che va avanti tra ammirazione e rancore, favori e
sospetti. Oltre agli stati occidentali, Corea del Sud, India e Brasile hanno più di un interesse per cercare di
piantare le proprie bandiere sulle ricchezze d'Africa. Ma se chiediamo a Michel chi potrebbe
concretamente frenare l'avanzata di Pechino la risposta è lapidaria: “Nessuno”.
Michel Serge e Beuret Michel “Cinafrica. Pechino alla conquista del continente nero” ed. Il Saggiatore
2009, p. 234 euro 19,50
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Iniziative speciali
La biblioteca di Peter Pan
Le case di Peter Pan ospitano bambini, provenienti da fuori Roma e dall’estero in cura presso i reparti di
onco-ematologia dell’ospedale Bambin Gesù e del Policlinico Umberto I, insieme alle loro famiglie.
L’associazione Peter Pan Onlus sta raccogliendo fondi per rendere sempre più importante lo spazio
dedicato alla Lettura all’interno delle case di accoglienza.
Una biblioteca davvero speciale, quella che Peter Pan sta realizzando, in cui figurano i migliori libri per
bambini e ragazzi prodotti dalla piccola e media editoria di qualità (AER, Babalibri, Bohem Press Italia,
Carthusia, Corraini, Nuages, Orecchio Acerbo, Topipittori, ecc.).
Per soddisfare davvero le esigenze di tutti i piccoli accolti nelle case di Peter Pan, nella biblioteca sono
presenti anche libri tattili illustrati, libri che catturano l’attenzione e la curiosità di tutti i bambini perché
sono da toccare, comporre, manipolare e, talvolta annusare, ma che sono anche particolarmente indicati
per i bambini con disabilità visive. « Il retinoblastoma è il tumore dell’occhio più frequente nei bambini –
ci spiega la dott.ssa Anfuso - può essere colpito un solo occhio (retinoblastoma unilaterale) come entrambi
gli occhi nel 30 o 40% dei casi (retinoblastoma bilaterale), per questo mi sta particolarmente a cuore che
nella nostra biblioteca siano presenti anche libri tattili illustrati».
Un’altra esigenza della biblioteca è quella di utilizzare libri nuovi, più “puliti” di quelli usati dato che i
bambini sono generalmente immuno-depressi. Per questo motivo l’associazione raccoglie fondi per
comperare libri invece di raccogliere donazioni di libri usati.
Per aiutare l’Associazione Peter Pan e contribuire al finanziamento del progetto Biblioteca vi invitiamo a
consultare il sito www.asspeterpan.it
sito web: http://www.lacompagniadellibro.tv2000.it
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interviste, recensioni, giochi a premi.
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un abbonamento alla nostra newsletter, invieremo loro un biglietto elettronico di invito
personalizzato a tuo nome!
sito web: http://www.lacompagniadellibro.tv2000.it
email: [email protected]
Redazione:
La Compagnia del Libro – TV2000
via Aurelia 796
00165 Roma
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Nel 2010, gioca con la Compagnia del Libro e vinci tanti libri
Caccia al libro
Ogni sette giorni sul sito della Compagnia del Libro viene pubblicata una citazione tratta da un’opera di
narrativa, italiana o straniera. Della pubblicazione verrà data notizia tramite newsletter, cui è possibile
iscriversi sul sito stesso.
I concorrenti che inviano una mail con l’indicazione esatta di autore e titolo dell’opera da cui è stata
tratta la citazione, vengono classificati in ordine cronologico di risposta e ricevono un determinato
punteggio.
Le graduatorie settimanali e quella mensile, con i relativi vincitori verranno indicati di volta in volta sul
sito.
Mensilmente vengono premiati i concorrenti in testa, ma tutti coloro che, pur rispondendo correttamente
ad almeno un quesito settimanale, non risulteranno vincitori parteciperanno ad una estrazione a sorte alla
fine della stagione (luglio 2010).
Nomi, libri, città
Scopo del gioco è trovare quante più voci possibili per categoria in relazione al libro della settimana (es:
libro della settimana: Il dottor Zivago; categoria personaggi femminili: Lara, Nadja, Larisa; categoria altre
opere dello stesso autore: Seconda nascita, e così via…)
Ogni settimana, sul nostro sito viene pubblicato il titolo del libro in gioco e le quattro categorie con cui si
giocherà. In base ai punteggi riportati da ciascun concorrente si compone la classifica settimanale.
I premi consistono in libri e pen drive.
Premier Book
Un gioco per chi ama i libri e le classifiche. Ogni settimana, su un catalogo proposto dalla redazione
bisogna indovinare i cinque libri più venduti della settimana. Vince chi indovina l’ordine giusto dal primo
al quinto posto.
Una specie di schedina, insomma, e a chi ha realizzato la combinazione vincente andrà in premio un libro
Quanto rimanesse non assegnato, verrà devoluto alla Associazione Peter Pan Onlus.
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