18 ragazzi israeliani e palestinesi
Fiori di P@ce
COMUNICARE CON IL NEMICO
IN TEMPO DI GUERRA
ALL’OSTINATA RICERCA DELLA COMPRENSIONE
Amici di Fiori di Pace – Organizzazione di volontariato
Il progetto Fiori di Pace è
realizzato con il contributo di
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a monte di Fiori di Pace
Come avrai visto alla televisione c'è stato un attentato a Tel Aviv. Un
adolescente di Jenin si è fatto esplodere di fronte a un chiosco.
Nove morti, decine di feriti.
Ho visto gli occhi del ragazzino che imbracciando il fucile,
con gesti goffi ed infantili, recitava,
parole non sue, con voce non sua, sgrammaticato e fuori ritmo,
recitava il suo amore per una vita impossibile.
Da morire.
Ho visto gli occhi ed erano disperati.
E più cercava di raccogliere il suo sguardo
in una espressione di coraggio incosciente,
più gli si disperdeva lontano, al di là della telecamera,
inseguito dalla sua stessa spietata disperazione.
Che pena. Infinita pena.
Anche per chi, sul marciapiede di Tel Aviv,
è stato investito dalla disperazione di quel ragazzino.
Forse, se solo fossero guardati prima, parlati prima,
ascoltati prima, riconosciuti a vicenda,
nel dolore e nell'ingiustizia...
Forse sarebbero tutti vivi ora.
O perlomeno, meno astratti, e più umani.
La tragedia sta anche nel fatto che la loro morte, di lui e di loro,
è stata il loro primo, vero, umano incontro.
Bisogna cercare di fare tutto il possibile per evitare che questo incontro si ripeta, in questo modo,
tra i ragazzini palestinesi e i ragazzini israeliani.
Devono vedersi negli occhi prima.
Molto prima che il seme della disperazione germogli in sangue.
Mustafa Qossoqsi
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Prefazione
I drammatici eventi che si sono sviluppati fra dicembre 2008 e gennaio 2009 a Gaza hanno sollecitato una ampia discussione fra alcuni
dei ragazzi coinvolti nel progetto di dialogo Fiori di Pace.
Quelli che seguono sono i “post” di una discussione che i ragazzi
hanno sviluppato, nei giorni del conflitto, attraverso i canali offerti
dal web.
Questi interventi certamente non hanno la completezza dell'analisi
politica o strategica che leggiamo sui nostri giornali, crediamo però
che rappresentino uno spaccato che possa aiutare a capire il vissuto
dei ragazzi di ambo le parti.
Ovviamente i contributi sono spesso ripetitivi, talvolta aspri e duri, e
mostrano con frequenza rabbia e disorientamento, ma sono anche il
segnale di una volontà di confrontarsi importante.
Ci pare importante segnalare che questa discussione è nata e si è
sviluppata su iniziativa di ragazzi di 16 – 18 anni che, di fronte allo
smarrimento di una situazione di conflitto, che ha portato a chiudere
anche quei piccoli canali di relazione che esistono fra le due parti di
un muro che non è solo di cemento armato, hanno voluto cercare
comunque di capire e far capire.
È significativo che poi, come ci hanno comunicato i loro educatori,
all’interno della propria realtà questi coraggiosi ragazzi abbiano portato, fra i loro compagni, anche il punto di vista di quanti, anche se
vivono dall’altra parte del muro, sentono amici, rendendosi in qualche modo “ambasciatori del punto di vista dell’altra parte”.
Crediamo che da qui si debba ripartire per tentare di ricucire una
speranza di pace e dialogo.
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Il progetto Fiori di Pace
Fiori di Pace è un progetto nato nel 2004 da un’idea del mensile di
dialogo interculturale ed interreligioso Confronti. L’obiettivo è quello
di consentire a gruppi di ragazzi israeliani e palestinesi l’opportunità
di un incontro impossibile nelle loro terre.
Dal 2004 al 2008 sono stati accolti in Italia 11 gruppi, 5 dei quali a
Verona grazie alla collaborazione con l’Organizzazione di Volontariato “il Germoglio”. Tutti i ragazzi palestinesi provengono da Jenin, in
Cisgiordania, mentre i ragazzi israeliani provengono da varie realtà
coinvolte nel dialogo fra arabi ed ebrei all’interno dei confini di israele (Nevè Shalom – Wahat as Salaam, Hand in Hand, Shared Life).
Più di molti discorsi può aiutare a comprendere meglio lo spirito del
progetto la testimonianza di alcuni ragazzi ospitati a Verona.
La prima è una narrazione con cui si è presentato un ragazzo quindicenne durante un incontro pubblico.
Tutti hanno parlato dell’importanza di questo progetto, ma io voglio
portare un esempio, perché raccontando una storia, quella di Mohannad, si può capirlo molto meglio. Nel 2002, durante la grande
invasione di Jenin, la famiglia di Mohannad era in casa, la madre
stava impastando il pane in cucina quando un missile ha colpito la
casa: lei è rimasta a perdere sangue per tutta la giornata senza che
si potesse darle un aiuto medico. Il giorno dopo un missile ha colpito
la casa dei vicini, dove si trovava il fratello di Mohannad. Sua madre
è rimasta due giorni, morta, in casa, perché non si poteva fare niente con il cadavere dato che c’era il coprifuoco. Questa esperienza
potete immaginare di quanta ostilità e odio poteva caricare Mohan-
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nad. Qualsiasi altra persona, dopo questa esperienza, poteva pensare alla vendetta, a farsi esplodere in Israele colpendo altre persone,
mentre venendo qui Mohannad ha scelto di non abbandonarsi
all’odio e alle idee di vendetta, ma ha trovato nell’idea di pace un
modo migliore per affrontare la sua sofferenza. Quindi voi in realtà,
sostenendo questa esperienza, salvate diverse vite, comprese quelle
che hanno avuto lutti e dolore a causa del conflitto. Io ho parlato di
Mohannad come esempio, ma ci sono in realtà molti Mohannad che
hanno vissuto esperienze simili.
(ragazzo palestinese di Jenin)
Quelle che seguono sono tre lettere, inviate da altrettanti ragazzi al
termine della loro esperienza.
Carissimi, come va?
Vi sono molto grato di avermi permesso di prendere parte a questo
fantastico progetto!
Per me è stata la prima esperienza di incontro con ragazzi palestinesi, ed è stata la prima volta che un progetto di dialogo abbia realizzato un reale cambiamento. Questo progetto ha davvero cambiato le
cose ed i pensieri.
Abito in una città mista, e nella mia esperienza quotidiana incontro
parecchi arabi israeliani. Condividiamo le stesse scuole, gli stessi
luoghi qui, e mi piace il loro cibo, che considero fantastico. Ma sebbene praticamente viviamo insieme, non abbiamo mai avuto la possibilità di avere un reale confronto sul conflitto. Ecco perché Fiori di
Pace è un progetto unico. Questo progetto ci permette di parlare del
conflitto in modo positivo e senza timori.
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Devo dire che sta funzionando, a causa delle grandi persone che
credono nella pace, nella vita e nelle persone. Sono quelli che ci
danno la forza di vedere oltre il tempo e guardare al futuro. Quel
futuro che gli Israeliani ed i Palestinesi vogliono!
Fiori di Pace mi ha aiutato a comprendere meglio il modo di vivere
dei palestinesi, mi ha dato l’opportunità di parlare con loro e di ascoltare cosa avevano da dire.
Prima del progetto ero spaventato di parlare con loro, e quando sentivo parlare di West Bank e Palestina pensavo solo a bombe e terrore. Ora mi sento tranquillo al vedere la loro bandiera, e all’idea che
anch’essi sono una nazione che vuole avere il controllo del proprio
territorio.
So che la Palestina è un luogo molto diverso da quello dove io vivo.
Devo ammettere che talvolta non mi piace quello che sento, ma ascolto e cerco di capire. Credo che questo sia il bello del progetto:
l’incontro di persone vere, e non false, che devono andare d’accordo
con tutti.
Spero che sempre più persone possano ascoltare e cercare di sentirsi tranquilli anche di fronte a chi è differente da loro.
(ragazzo ebreo della città di Ramle)
La seconda lettera ci è stata inviata da un ragazzo di Jenin.
Fiori di Pace mi ha dato la possibilità di incontrate persone della mia
età dall’altra parte del conflitto. È sempre importante ascoltare
l’altra parte, benché molte cose facciano paura. Comunque sentire la
realtà, anche quando fa paura, e cercare di cambiarla è molto me-
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glio che chiudere gli occhi e le orecchie e dover sopportare le conseguenze di questa realtà...
La pace non è qualcosa che i leaders ci daranno firmando un pezzo
di carta, la pace è ciò che potremo raggiungere solo attraverso le
persone di entrambe le parti. Siamo obbligati ad insegnare ai giovani
come rispettare in pieno i diritti degli altri, anche di quelli dell’altra
parte, e ad essere realistici.
Quando le persone da ambo le parti sentiranno rispetto e compassione gli uni verso gli altri perché ognuno ammette i pieni diritti
dell’altra parte, allora sarà molto facile far crescere nuovi leaders e
condurli a firmare trattati, ed allora noi tutti potremo vivere in pace.
La pace non viene dai governanti ai popoli, ma va dai popoli ai governanti. In quanto palestinese, credo che l’attuale governo israeliano, come quelli che l’hanno preceduto, sia razzista prevenuto e
illegale, dichiarano che vogliono la pace ma nei fatti non permetteranno mai che si realizzi… Non mi sento depresso nel guardare questa triste realtà. Mi sento comunque ottimista perché so che posso
parlare con gli israeliani e vivere con loro e spiegare loro come rispettare i nostri diritti: se gli israeliani crederanno nella pace, e riusciremo nella nostra missione, non potranno più accettare un
governo razzista che abusa dei propri vicini.
Fino a quando israeliani e palestinesi crederanno di essere circondati
da nemici, sceglieranno governi che combattano per loro, ma quando comprenderanno di avere dei vicini, cambieranno i loro leaders e
ne sceglieranno di nuovi che rispettino i loro nuovi vicini.
La nostra missione ed obiettivo nel progetto Fiori di Pace è di mostrare gli uni gli altri il reale volto delle due parti e di aiutarli ad usci-
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re dal circolo vizioso della vendetta per condurli sulla strada di una
pace giusta per tutti. Se potremo avere davvero un impatto sulle
vite di molte persone, allora potremo dire di aver compiuto la nostra
missione.
(ragazzo palestinese di Jenin)
Ed infine chiudiamo con le parole di una ragazza araba israeliana,
una di quei 1.200.000 palestinesi che sono cittadini israeliani, vivono
nei confini israeliani, ma spesso sono visti e si sentono in bilico fra
l’appartenenza ad uno stato e la solidarietà con il loro popolo.
Ciao a tutti.
Ho partecipato al progetto “Fiori di Pace” che pone arabi ed ebrei da
Israele e Palestina in un’atmosfera piacevole ed accogliente in Italia.
La prima volta che sono venuta in Italia per incontrare ragazzi ebrei
ed arabi è stato nel novembre 2007. Non dimenticherò mai
quest’esperienza perché è stata una delle più importanti esperienze
nella mia vita, in cui ho imparato un sacco di cose nuove. Prima di
tutto ho imparato come ascoltare le persone ed accettare le loro
opinioni benché non fossi d’accordo con le loro idee. La seconda cosa
è che ho potuto incontrare gli altri partecipanti e conoscerli profondamente, e benché avessero differenti modi di pensare, eravamo
tutti esseri umani: così ci identificavamo gli uni con gli altri nei momenti di sofferenza. Questo è un sentimento che purtroppo la gente
ha perso in questi giorni, e sembra che né i palestinesi né gli israeliani vogliano rinunciare a qualcosa affinché entrambi i popoli possano vivere in pace.
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La seconda volta che sono venuta in Italia ed ho incontrato entrambe le parti è stato nell’aprile 2008. Io penso che la prima volta sia
stata un po’ più dura della seconda, perché la prima volta che ci
siamo incontrati avevamo paura di questo incontro siamo rimasti
scioccati quando abbiamo sentito le vicende che erano accadute a
quegli adolescenti…
Ma la seconda volta abbiamo dovuto lavorare sodo e approfondire il
conflitto arabo – israeliano. E questa volta ci si aspettava da noi che
ci comportassimo come leader giovanili.
Alla fine io penso che le due esperienze sono state importanti, specialmente alla mia età, perché in fondo noi saremo i leader del futuro, e ci si aspetta da noi che riusciamo ad agire in un modo umano
per dimenticare le cose cattive, arrestare gli atti di terrorismo da
ambo le parti, comportandoci da persone capaci di ascoltare e dalla
mente aperta per accettare gli altri.
Sono felice di sapere che ci sono persone che si preoccupano per
questo conflitto, e mi auguro per i bambini palestinesi ed israeliani
tanti momenti felici insieme!
(ragazza Araba Israeliana dalla scuola Hand in Hand Galil Sachnin)
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I palestinesi autori di questo libro
Tareq: sedicenne di Jenin, Palestina. È stato in Italia due volte, nel
2005 e nel 2007, ed in queste occasioni ha imparato molto dell’altro
popolo e della sua cultura.
Il suo sogno: “vorrei proprio vivere in pace senza guerre”.
Il suo desiderio più grande avere uno stato indipendente, come ogni
altra nazione.
Majd: diciottenne, vive nel campo profughi di Jenin. Nel 2002 è stata usata come “scudo umano” dai militari israeliani nel corso dei
rastrellamenti nel campo. È stata in Italia con il primo gruppo di Fiori
di Pace nel 2004, e poi è tornata come testimone adulta nel progetto
Semi di Pace.
Zain: sedicenne di Jenin, ha partecipato a Fiori di Pace nel 2008. i
suoi interessi sono la pallavolo, il ping pong, le lingue e la fotografia.
I suoi sogni: “pace, studi ad alto livello, successo in campo lavorativo”. Fra i gelati il suo gusto preferito è la vaniglia.
Samer: diciottenne di Jenin, parla arabo, inglese e francese.
Coinvolto in attività per la pace fin da quando aveva 14 anni, è stato
in Italia per Fiori di Pace nel 2006 e nel 2007.
Ama viaggiare (il suo paese preferito è l’Italia) ed attualmente studia
Scienze Politiche presso l’Università dell’Illinois (USA).
“Fiori di Pace è stata l’esperienza più importante della mia vita, e ha
semplicemente cambiato del tutto la mia vita”.
Mohammed, Ahmad, Muna, Fakhri, Yazan: sono tutti giovani di
Jenin che hanno preso parte a “Fiori di Pace” nel periodo 2007 - 08
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Gli israeliani autori di questo libro
Galit, Ruth e Shir: sedicenni ebree israeliane, vivono nel kibbutz
Tuval in alta Galilea e frequentano la scuola bilingue “Hand in Hand”.
Sono state in Italia per due volte nell’ambito del progetto Fiori di
Pace, nel 2007 e nel 2008.
Manal: diciassettenne araba israeliana, frequenta la scuola superiore Ortodossa a Ramle.
Ha partecipato nel 2007 e nel 2008 al progetto Fiori di Pace a Verona: “Ho imparato un sacco di cose sul conflitto arabo-israeliano dal
punto di vista dei grandi ragazzi di entrambe le parti. Ho anche imparato ad essere una buona ascoltatrice, e ad avere mente aperta
per accettare gli altri”.
Il suo sogno nel cassetto: “che i bambini israeliani e palestinesi possano stare bene insieme”.
Itai: diciassettenne, ha frequentato la scuola “hand in hand” in Galilea. Ha partecipato a Fiori di Pace nel 2005 e nel 2008.
Liron: diciottenne di Ramle, attualmente presta servizio militare
nell’esercito israeliano. Ha partecipato a Fiori di Pace nel 2005, e nel
2007 è tornato in Italia insieme a Samer per prendere parte all’ONU
dei Giovani e ad una serie di incontri con scuole.
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Una brevissima nota “tecnica”
ƒ Lunga 45 chilometri e larga dieci, la Striscia di Gaza è una regione costiera incuneata fra il mar Mediterraneo (ad Ovest), la penisola egiziana
del Sinai a Sud ed Israele ad Est e a Nord. Ci vivono 1,5 milioni di palestinesi, di cui più della metà sono famiglie di profughi delle passate guerre
arabo-israeliane. Gaza ha una delle maggiori densità di popolazione al
mondo e uno dei più alti tassi di crescita demografica. La maggior parte
degli abitanti vive con meno di due dollari al giorno e la disoccupazione
supera il 50%. Periodiche chiusure delle frontiere da parte di Israele per
questioni di sicurezza hanno drasticamente ridotto l'accesso al lavoro e al
commercio transfrontaliero.
ƒ Nel settembre 2005 Israele ha completato il ritiro dei suoi soldati e
coloni dalla Striscia consegnandola interamente all'Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Gli insediamenti erano dei villaggi fortificati e protetti
dall’esercito israeliano, abitati generalmente da ebrei integralisti che con
la loro presenza volevano testimoniare che questo territorio è comunque
parte del “Grande Israele”. La protezione di questi insediamenti, inseriti in
un contesto fortemente ostile, impegnava molte risorse dell’esercito. Anche dopo la decisione unilaterale di sgombrare gli insediamenti nella Striscia di Gaza, il governo Israeliano ha nei fatti sostenuto l’ampliamento
degli insediamenti nei Territori Palestinesi occupati della Cisgiordania: alla
fine del 2008 erano stimati in 700.000 gli israeliani che vivevano in questi
insediamenti.
ƒ Nel giugno 2007 i militanti della fazione integralista islamica palestinese di Hamas hanno preso il totale controllo della Striscia di Gaza dopo
aver sconfitto in battaglia e cacciato in Cisgiordania le forze militari e di
polizia del presidente di Fatah e dell'ANP Abu Mazen (Mahmud Abbas).Da
allora Israele ha chiuso ermeticamente i suoi confini con Gaza per isolare
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Hamas, riducendo le forniture di carburante e limitando la circolazione
delle persone. Le organizzazioni internazionali hanno condannato il blocco
di Gaza, per Israele invece il blocco è una misura necessaria per tentare di
impedire il lancio di razzi dalla Striscia contro i suoi cittadini.
ƒ Nell'ambito di una tregua di sei mesi mediata nel giugno 2008 dall'Egitto, Hamas ha accettato di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un
alleggerimento del blocco da parte di Israele. In questo periodo sono comunque continuati attacchi mirati da parte dell’esercito israeliano verso
militanti palestinesi ed isolati lanci di razzi Qassam, principalmente verso
la città di Sderot.
ƒ Il 18 dicembre Hamas ha annunciato la fine della tregua.
ƒ Alle 11.30 di sabato 27 dicembre Israele lancia un massiccio raid aereo contro la rete di infrastrutture del movimento islamista che controlla
Gaza dal giugno del 2007.Lo stato ebraico spiega che l'operazione 'Piombo
Fuso', un attacco senza precedenti dal 1967, ha l'obiettivo di bloccare gli
attacchi missilistici dei militanti aumentati dopo la fine del cessate il fuoco
avvenuto il 19 dicembre. Nelle prime ore di bombardamenti si contano già
a centinaia le vittime palestinesi.
ƒ 29 dicembre, il ministro della Difesa Ehud Barak parla di ''guerra totale'' contro Hamas, mentre una quarta persona in Israele muore per colpa
dei razzi palestinesi.
ƒ 1 gennaio: 30 importanti edifici vengono colpiti dall'esercito israeliano
a Gaza. Muore il funzionario di Hamas Nizar Rayan. Più di 40 razzi vengono lanciati dal territorio controllato dal movimento islamista contro il sud
di Israele. Secondo le autorità di Gaza il nuovo bilancio è arrivato a 430
palestinesi uccisi e 2.250 feriti.
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ƒ 3 gennaio: dopo 8 giorni di bombardamenti l’esercito israeliano entra
nella striscia di Gaza.
ƒ 6 gennaio: almeno trenta persone sono morte e 55 sono rimaste ferite
nell'attacco israeliano contro una scuola gestita dall'Agenzia delle Nazioni
Unite e affollata da centinaia di rifugiati. Altri episodi di questo tipo si verificheranno nei giorni successivi. Secondo i servizi di soccorso medico almeno 635 palestinesi sono stati uccisi e più di 2.900 feriti dopo undici
giorni dall'inizio dell'offensiva. Morti sei soldati israeliani, quattro dei quali
uccisi da “fuoco amico”.
ƒ 7 gennaio: dalle 12 alle 15 viene proclamata un’interruzione dei combattimenti per consentire il passaggio dei primi aiuti alimentari e medici.
Questa tregua si ripeterà anche nei giorni seguenti.
ƒ 8 gennaio: lancio di razzi dal Libano verso l’alta Galilea, che fa temere
un allargamento del conflitto con il coinvolgimento delle milizie libanesi di
Hezbollah, contro cui Israele aveva scatenato una pesante operazione
militare nel 2006. In questo caso si è trattato di episodi isolati.
ƒ 18 gennaio: l’esercito israeliano sospende i bombardamenti, sostenendo di aver raggiunto i propri obiettivi. Secondo fonti palestinesi sono oltre
1.300 i morti in tre settimane di attacco. 13 i morti israeliani. Secondo un
portavoce di Hamas sono stati 48 i miliziani morti nel conflitto.
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La discussione
27 dicembre
Ruth e Shir
Ciao a tutti. Anche se non scriviamo mai qui gli avvenimenti di Gaza
ci rendono davvero tristi e crediamo che questo sia il luogo migliore
per comprendere le ragioni dell’altra parte.
È davvero importante per noi che possiate ricordare le discussioni
che abbiamo avuto in Italia, e speriamo anche che possiate tentare
di capirci, perché noi stiamo tentando di capire voi.
Crediamo che, per quanto triste sia l'uccisione di civili, Israele non
avesse altra scelta: persino quando Israele porta aiuti a Gaza continuano i bombardamenti dalla Striscia… Israele non può continuare
così.
Vogliamo sapere cosa ne pensate, sperando di non aver offeso nessuno.
Manal
1) Credo che Israele avesse molte alternative all'uccisione di civili;
2) Gli aiuti cui accennate non sono mai venuti da Israele, bensì dagli
arabi israeliani e non dimenticate che Israele ha impedito la partenza di una nave con aiuti diretta a Gaza dal porto di Jaffa
3) Non possiamo mettere a confronto la situazione di Gaza con quella di Israele
4) Non è colpa vostra, voi siete solo cittadini...
Tareq
Vi ringrazio entrambe per le vostre preoccupazioni, ma ho la netta
sensazione che l’esercito israeliano avesse molte altre opzioni: as-
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sassinare persone innocenti non è la soluzione al lancio di missili. In
primo luogo i missili non stanno uccidendo civili israeliani: ogni 40
missili c’è un ferito!! Un missile dell’esercito israeliano ne uccide più
di 10… oggi sono morte 205 persone!!
Non do a voi la colpa per questo, incolpo piuttosto i presidenti arabi
e israeliani, Tzipi Livni ha detto: “Io cambierò la situazione a Gaza,
io eliminerò Hamas dalla faccia della terra!”.
Il problema è che non vedete le foto che noi vediamo alla TV.
Vi ringrazio di nuovo per le vostre preoccupazioni e so che non è
colpa vostra… voi siete solo dei civili, come noi.
Mohammad
Ehi Ruth, posso chiederti qualcosa?
Pensi che quello che ha fatto oggi Israele porrà fine ai lanci di razzi
da parte di Hamas?
Dici che Israele non aveva altre scelte: ma che razza di scelta è questa?
Immagino che quanto è accaduto oggi darà ad Hamas il pretesto per
lanciare ancora più razzi verso Israele: così non si risolve nulla.
A Gaza sono stati uccisi più civili che non lanciatori di razzi.
Ti prego di rispondermi presto.
28 dicembre
Shir
Manal! Noi non stiamo confrontando nulla! Scriviamo i nostri sentimenti su questa situazione!
Tareq: voglio sapere cosa hai visto in TV che io non abbia visto?
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Manal
Cosa intendi dire quando scrivi che Israele non può continuare così?
E quando Tareq parlava di immagini alla TV certamente si riferiva ad
Al Jazeera. Penso che in Israele voi non abbiate sul satellite questo o
altri canali arabi che mostrano cosa accade in Palestina.
Tareq
Andate sul sito israeliano haaretz.com , e digitate queste parole:
PICTURES ISRAEL STRIKES GAZZA STRIP. Le foto dure da vedere
come quelle presenti su questo link..
http://www.panet.co.il/online/articles/1/2/S-168944,1,2.html (andate a dare un’occhiata) queste foto non mostrano nulla di quanto
abbiamo visto in TV… è stato un massacro!
Galit
Questa situazione è complicata e dovremmo aprire le nostre menti e
vedere cosa sta accadendo da ambo le parti. E talvolta Al Jazeera ed
i nostri notiziari ci mostrano questa situazione da una prospettiva
parziale, mentre sono convinta che per parlare sia necessario avere
una visione più complessiva delle due parti.
Tareq
Galit, mi piacerebbe vedere cosa accade dalla tua parte… ti prego di
mostrarmi delle fotografie.
Marco
Ho ricevuto questa e-mail dalla newsletter jewishvoiceforpeace, e
penso possa essere interessante per la nostre riflessioni.
December 28, 2008
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Jewish Voice for Peace riunisce milioni di persone nel mondo, compresi I 1.000 israeliani che hanno protestato nelle strade di Tel Aviv
in questo weekend, per condannare l’imminente attacco israeliano
contro Gaza. Chiediamo l’immediata conclusione degli attacchi contro tutti i civili, che siano palestinesi o israeliani.
Il lento strangolamento di Gaza messo in atto dagli israeliani attraverso il blocco ha causato diffuse sofferenze al milione e mezzo di
persone che vivono a Gaza a causa di carenza di cibo, elettricità,
depurazione delle acque di scarico e attrezzature mediche. È una
violazione dei diritti umani e è stata largamente condannata in tutto
il mondo.
Nel resistere a questo strangolamento, Hamas ha ripreso il lancio di
razzi e di colpi di mortaio da Gaza verso il sud di Israele, con obiettivi civili, ed anche questo è un crimine di guerra. Dal 2004 questi
razzi artigianali sono stati responsabili della morte di 15 persone in
Israele.
Ogni paese, compreso Israele, ha il diritto ed il dovere di proteggere
i suoi cittadini. Il recente cessate il fuoco fra Israele e Hamas a Gaza
mostra che gli accordi diplomatici sono la miglior protezione per le
vite dei civili.
Inoltre, i massicci bombardamenti aerei israeliani hanno causato, in
soli due giorni la morte di oltre 300 persone, e gli attacchi stanno
continuando. Prendendo di mira le infrastrutture di un’area povera e
densamente popolata, Israele ha causato numerose vittime civili fra
questa popolazione già provata e vulnerabile.
Questa massiccia distruzione di vite palestinesi non proteggerà i
cittadini israeliani. È illegale ed immorale e dovrebbe essere condannata nei termini più duri possibili. Ed inoltre minaccia di incendiare la
West Bank ed aggiungere fiamme agli altri fuochi che stanno bruciando nel Medio Oriente ed oltre per anni a venire.
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La scelta di tempo di questo attacco, durante i giorni del declino di
una amministrazione americana che ha intrapreso una politica catastrofica verso il Medio Oriente e durante la campagna elettorale israeliana, suggerisce un’agenda per benefici politici a breve termine ad
un costo immenso in termini di vite palestinesi. Nei tempi lunghi
questa politica non porterà vantaggi per nessuno eccetto coloro che
sempre traggono profitto dalla guerra e dallo sfruttamento.
Solo una pace giusta e duratura, raggiunta attraverso un accordo
negoziato, può rendere a palestinesi ed israeliani la sicurezza che
vogliono e meritano.
29 dicembre
Tareq
Perché tutti si preoccupano dei 15 israeliani morti dal 2004 ed ignorano i 500 palestinesi che hanno perso la vita nello stesso periodo?
Israele può proteggere i suoi cittadini in molti altri modi e uccidere la
gente non è una soluzione… questa scelta indurrà Hamas a lanciare
più razzi contro Israele!
Muna
Giusto, 15 israeliani sono morti in questi 4 anni. E allora?
Oltre 300 persone sono morte in 3 giorni. Quanto deve essere malato qualcuno per riuscire a fare questo?
È davvero terrificante sapere che qualcuno possa versare così tanto
sangue in un solo weekend.
La necessità di proteggere i propri cittadini non dà il diritto di assassinare altre persone. Gaza è una delle città più popolose del mondo,
il vostro obbligo è di provocare poche perdite ora e in seguito.
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Entrambe le fazioni hanno la loro parte di torto, ma è ridicolo pensare di risolvere qualcosa uccidendo così tanta gente in 3 giorni. Nulla
di quanto accaduto può risolvere la situazione, e spero che lo abbiate chiaro.
Ruth
Cercherò di rispondere a tutti voi.
No, io non credo che ciò che Israele ha fatto potrà essere utile ad un
miglioramento della situazione. Ma davvero non so cosa possa aiutare in questo momento. Tutti voi dite che Israele aveva altre soluzioni
ma non riesco a pensare a qualcosa che non sia ancora stato tentato!
Come suggerite che Israele possa difendere la gente di Sderot? Anche se non vi sono state uccise molto persone, lì la vita è impossibile.
Voi dite che non è colpa mia, ed io comprendo, ma sento anche di
essere parte di questo… come voi vi sentite accomunati alla gente di
Gaza.
Per Manal: non prendertela a male, non sto parlando di te, ma è
davvero triste che tu viva in un Paese senza provare alcuno spirito di
appartenenza verso di esso. Posso capirlo, ma è triste.
Mi spiace, ora devo andare ma è stato positivo ascoltare le vostre
opinioni; penso che tutti voi siate persone magnifiche e penso che
sia davvero importante parlarci in questa situazione.
Per Muna: non ti conosco ma voglio farti una domanda: pensi che un
diciottenne israeliano voglia andare ad uccidere persone a Gaza? Io
penso che se Hamas avesse i mezzi per distruggere Israele lo farebbe.
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Muna
Io non sono dalla parte di Hamas, penso che ciò che fanno sia sbagliato, ma anche cancellare oltre 300 vite umane è decisamente
sbagliato.
Può qualcuno costringerti a fare qualcosa che non vuoi fare? Questa
è una violazione dei diritti umani… ed è quello che è accaduto recentemente.
Mohammad
Ruth, non puoi pensare a qualcosa che Israele non abbia ancora
tentato? Bene, certamente non puoi farlo, sono sicuro che non c’è
altra via che uccidere la gente di Gaza. Forse potrebbero colpirli con
bombe nucleari??? E finirla del tutto con loro??? Mi chiedo come diavolo tu possa giustificare queste azioni!!! Intendo dire che se è sbagliato è sbagliato. In che modo quei civili che sono morti a Gaza
potevano mettere in pericolo la pace e la sicurezza di Israele???
300 esseri umani in tre giorni!!! Noi stiamo parlando di vite, anime!!! Non solo numeri!!! È incredibile! Qualunque cosa tu dica non
cambierà mai il mio pensiero!!! È del tutto sbagliato!
30 dicembre
Tareq
Ultime notizie… solo 180 persone morte appartenevano ad Hamas
(come comunicato da Hamas stessa) il resto di loro erano civili… il
15% di loro sono bambini e donne.
Shir
Non posso continuare così!!! Tutti voi state parlando di quante persone sono state uccise in Israele e quante in Gaza!!! Non è questo il
modo di parlare di questa situazione! So che tutti voi siete arrabbia-
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ti, ma perlopiù avete detto cose sbagliate, anche su argomenti che
non conoscete veramente…
Ma è questo il modo di comunicare? Certo… molte persone sono state uccise a Gaza ma non voglio vedere fotografie per capirlo…
Muna, sono molto contenta che tu la pensi così, ma in Israele ragazzi e ragazze quando raggiungono l’età di 18 anni devono entrare
nell’esercito, anche se non lo vogliono…
E Mohammed: Israele ha tentato altre vie, tre anni orsono Israele si
è ritirato da Gaza ed ha lasciato loro l’indipendenza. Hamas ha preso
il controllo di Gaza ed ora stanno lanciando razzi su Israele: non sto
dicendo che sia giusto uccidere civili, ma io credo che ciò che Israele
sta cercando di fare sia sconfiggere Hamas, e che gli uomini di Hamas si stiano nascondendo tra i civili. E l’esercito di Israele sta tentando di proteggere i suoi cittadini.
Questo è ciò che credo: non voglio sentire più discorsi sui numeri,
perché li conosco e so quanta gente sia morta a Gaza e so quanto
questo sia terribile.
Majd
Avanti, Shir!!! Ciò che l’esercito israeliano sta facendo a Gaza è proteggere la gente e sconfiggere Hamas?! Ma di cosa stai parlando?!
Questo non è il primo massacro in Palestina… e tutti i precedenti
sarebbero stati motivati da questo intento?
Non vuoi sentire numeri e non vuoi vedere fotografie… perché? Perché rappresentano la verità?!
Chi vuole la pace… deve ascoltare, vedere, cercare ed analizzare.
Lee
Dite cose senza senso!!! Parlate di Gaza? Degli attacchi dell’esercito?
E cosa dite degli attacchi di Hamas? Ashkelon? Ashdod? Della gente
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che passa tutto il giorno nei rifugi, da anni? Voi dite sempre che Israele è colpevole e Israele doveva e Israele tutto! E questa è la
prima volta che Israele attacca!!!
E tu, Mohammed, che hai visto la mia fotografia sul profilo in facebook e temi che io sia con un’arma? Credevi che la gente, qui da
noi, non fosse reclutata e svolgesse il servizio militare? Che non si
assumessero la responsabilità di proteggere il proprio Stato? Che
fossero spensierati? No! io indosso l’uniforme e uso anche le armi
per proteggere il mio Stato!!!
Shir
Majd, ti diverte vedere foto di persone morte? Hai bisogno di numeri
per vedere che la situazione è brutta? Non ho alcun problema ad
ascoltare te o chiunque altro!!! E non c’è bisogno che tu sia così aggressiva, io sono proprio triste per ciò che vedo e sento.
Majd
Incolpare HAMAS, incolpare ISRAELE cosa importa??? Nulla… nulla…
nulla…
E come riesci a trovare un equilibrio tra quello che sta accadendo a
Gaza e quello che è accaduto ad Ashkelon?
Sto aspettando che tu mi dica come.
Non dimenticare numeri e fotografie…
Se vogliamo proseguire in questo modo non la finiremo più e non
raggiungeremo alcun risultato.
Tareq
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Calmatevi tutte e due: non siamo qui per combattere! Vogliamo trovare una soluzione attraverso il dialogo! Nessuna violenza in questo
gruppo.
Majd
Sì, Tareq, sono d’accordo con te… attraverso il dialogo e non la forza
Raffaele
Non sono israeliano, sono un italiano che ha imparato un po’
l’ebraico, visitando Israele diverse volte, e che ha alcuni amici ebrei.
A mio parere la vera posta in gioco è il riconoscimento della sovranità di Hamas a Gaza da parte del resto del mondo.
Hamas ha giocato un rischio calcolato per convincere Israele che, se
vuole la pace, deve riconoscere Hamas come un governo legittimo,
ma Israele ha rifiutato questo ed ha tratto vantaggio dalla fine della
tregua e dalla ripresa del lancio di razzi per attaccare Gaza con tutta
la sua potenza.
Da quel che so, molti governi Arabi non sopportano Hamas non meno di Israele, ed è per questo che non stanno facendo nulla per fermarlo.
Nella mia opinione, l’opinione di uno straniero che ha studiato un po’
di arabo, ma può solo proferire qualche augurio, e non ha mai acquistato un’antenna parabolica per guardare Al Jazeera a casa (ma sa
che è una delle migliori stazioni TV del mondo), l’unica soluzione è
un cessate il fuoco e il reciproco riconoscimento.
Israele deve accettare che Hamas è qui per restare, ed Hamas deve
accettare Israele come uno degli stati del Medio Oriente. Allora potremmo rivolgere l’attenzione ad altri problemi fra Gaza e Israele.
Non intendo parlare di povertà materiale, ma anche di opportunità
inique (perfino il governo israeliano ammette di discriminare i suoi
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cittadini arabi), mancanza di autodeterminazione (fino allo scorso
anno nessun arabo israeliano era mai stato ministro in Israele, e
molti arabi che ho incontrato in Italia lamentano che i loro paesi di
origine sono dittature), e disprezzo (un sentimento ahimé diffuso
anche in Italia).
Take care,
Mohamad
Per prima cosa, tenendo sempre presenti le cifre, voglio chiedere
agli israeliani qualcosa…stiamo parlando di Israele, ora. È uno dei
paesi più potenti al mondo, ed è sostenuto da molti paesi, ad iniziare
dagli USA, quindi come mai questo paese, con tutta la sua potenza,
non riesce a fermare questi “attacchi missilistici”? Ma se Israele avesse fatto quanto poteva per fermare questi attacchi avrebbe eliminato il suo solo pretesto per attaccare Gaza.
Inoltre tutto il mondo sa che ci sono leggi e regole da rispettare anche in guerra… ma Israele non si adegua a queste leggi!!!
Lo so, e non sto dicendo che è colpa tua per quanto Israele sta facendo a Gaza!!! Ma c’è una porzione consistente di verità che tu non
riesci a vedere! Spero che tu possa capirlo un giorno.
E certo Lee, ti ho espresso la mia opinione sulla tua foto, ma non
credere di spaventarmi imbracciando un’arma, perché ho visto un
sacco di armi nella mia vita ed io e tutta la mia famiglia siamo stati
minacciati da armi come la tua in casa nostra… è per questo che ti
ho detto che potrei vederti un giorno a casa mia!!!
Grazie a tutti voi!!!
Zain
Israele ha lanciato raid aerei per fermare gli attacchi missilistici di
Hamas, Hamas ha lanciato razzi per fermare il blocco, Israele ha
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imposto il blocco per fermare gli attacchi missilistici di Hamas, Hamas ha lanciato razzi per protestare contro gli insediamenti illegali…
Israele continua per replicare alla morte di sedici cittadini col risultato che più di 380 persone sono state uccise e più di 1000 ferite!
Tutto questo non finirà!
“Israele non ha altre scelte”, dite… ma di quale scelta parlate? Intendete dire che spargere tutto quel sangue di bambini innocenti,
donne e civili, sia la strada giusta per fermare gli attacchi continui? È
inumano e mostruoso! Chiunque, se ha la testa a posto ed una buona coscienza può rendersene conto.
E allora, perché si dice sempre “difendere Israele”: non abbiamo
anche noi una patria da difendere? Dobbiamo sempre sederci sotto
gli spari, non reagire?
Voi dite che Israele ha tentato di tutto… è vero: hanno tentato distruggendo, uccidendo, rubando terre e case, imponendo coprifuochi, ma hanno mai tentato di sapere cosa vogliono i Palestinesi? No,
non l’hanno fatto e non lo faranno e continueranno con questi attacchi finché non raggiungeranno i loro obiettivi… che sono molto chiari
a tutti:
- l’obiettivo della campagna israeliana è di fermare – o almeno ridurre significativamente – il lancio di razzi, e così sono stati uccisi 400
palestinesi
- l’obiettivo di Israele è di fermare o ridurre gli attacchi suicidi: hanno fatto un muro. E così terre e case e scuole non possono essere
raggiunte.
Possa Allah benedire ogni anima a Gaza!
Salaam!
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31 dicembre
Shir
Ma se voi foste Israele cosa fareste? Con ciò non intendo giustificare
i fatti di Gaza, sia chiaro.
Manal
Ruth, quando vedi oltre 300 persone morire in 4 giorni e le fotografie dell’accaduto sono davvero dure da guardare, non credo sia abnorme non identificarsi con Israele, pur vivendoci. So che la gente di
Sderot è spaventata dai razzi, ma Hamas sta facendo questo a causa
dell’insostenibile situazione a Gaza: non c’è abbastanza cibo, né medicine, né elettricità. Vorresti tu vivere in questa condizione?
Per chi non vuole vedere fotografie o sentire numeri: nessuno si
diverte a guardare le persone morte, ma questo è l’unico modo con
il quale possiamo prendere atto del crimine contro l’umanità che si
sta compiendo!
E, sì, alcuni di quei morti erano militanti di Hamas, ma quanti?
Se io fossi Israele penserei in modo umano, e non priverei le persone dei beni di base per la loro vita, senza parlare della catena di ritorsioni che si innescherà.
Zain
E se voi foste Gaza cosa fareste?
Questa non è una domanda da fare fra di noi, è una questione politica che non può essere risolta in questo modo.
Mohamad
Non permetterei mai a me stesso di essere Israele o un israeliano:
sono un palestinese e orgoglioso di esserlo…
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E comunque non penso che qualunque altra nazione farebbe quello
che Israele ha fatto a noi: se qualsiasi altro paese fosse al posto di
Israele sarebbe impossibile che accadesse questo massacro.
1 gennaio
Muna
Voi ragazzi state parlando di cose vane che non possono certo essere risolte su facebook!
Shir e Ruth, voi ragazzi siete costretti ad entrare nell’esercito quando avete 18 anni perché avete bisogno di proteggere il vostro popolo
da costanti minacce… pensate che potrebbe accadere se ci fosse la
pace? Francamente ne dubito…
Tareq
Per Ruth e Shir: mi risulta che i militari in servizio possano scegliere
fra servire in Palestina (West bank e Gaza) o lavorare in Israele.
Credo voi possiate lavorare in una base militare in Israele senza uccidere nessuno: si tratta di una scelta personale. Se fossi costretto a
servire in un esercito sceglierei di farlo nella mia stessa patria non in
un altro paese…
Shir
OK, me ne vado perché non potete capire cosa sto tentando di fare!
Ruth
Sto davvero cominciando ad essere stanca di questo, perchè continuate a dire le stesse cose. Noi stiamo chiedendo che cosa fareste
voi se foste al posto di Israele… so che è una domanda difficile perché non so cosa farei io se fossi a Gaza. Ma posso immaginare come
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si sente la gente di Gaza, e voi dite che non potreste mai permettervi di essere al posto di Israele? Per cercare di capire come noi ci
sentiamo? Mi sento offesa in nome di Israele, che voi pensate sia un
paese così mostruoso. State dicendo cose davvero dure su fatti che
non conoscete.
La gente in Israele si preoccupa degli abitanti di Gaza, ma talvolta io
penso che questo non valga per voi, che non vi interessate della
gente di Sderot. Parlate di diritti umani e dell’importanza della vita,
ma lo fate solo se chi la perde è dalla vostra parte (e qui non interessano i numeri).
Gli USA sono d’accordo con quanto fa Israele, e così la Francia, la
Turchia, la Gran Bretagna, l’Italia, la Giordania: non è Israele contro
il mondo, ci sono diverse nazioni che sostengono ciò che Israele sta
facendo.
Un’ultima cosa riguardo l’esercito: certo, ci sono lavori in Israele per
i soldati, mio fratello era in marina. Ma alcuni soldati devono andare
a Gaza, perché se non lo faranno nessuno difenderà Israele. E nessuno vuole essere là! Ma devono farlo per proteggere me, i miei amici e la mia famiglia, e io gli sono grata per quello che stanno
facendo. E certamente io preferirei che i nostri giovani non andassero a Gaza, e certamente io vorrei la pace. Ma questa non è la situazione attuale.
Muna
Cosa fare se fossi Israele? Tutto eccetto questo.
Cessate il fuoco, trattative di pace. Tutto. Il genocidio non è
un’opzione valida, in nessun caso.
Se il cessate il fuoco e le trattative di pace fossero infranti da una
parte, lasciate che sia l’ONU ad intervenire. Non è troppo difficile.
Non c’è bisogno di morti da ambo le parti.
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Spero tu abbia avuto la risposta che ti aspettavi da me.
Zain
Shir, hai aperto una discussione ed ora devi ascoltare quello che
abbiamo da dire, anche nel caso questo non ti piaccia.
Cosa stai cercando di fare?
Ruth, io voglio essere veramente onesta con te. Io ringrazio Dio di
non essere un israeliano perché non vorrei essere nata in un paese
che ha posto le sue basi sulla guerra.
Questa è la situazione:
Israele è uno stato militare, è venuto a prendere la nostra terra con
la forza.
Israele sta tentando di prendere sempre più terra, ed uccidere sempre di più.
E la Palestina sta difendendo quanto le è stato lasciato della sua terra.
Israele non vuole la pace, e i palestinesi rivogliono la loro terra!
Questo è un conflitto, e non può essere risolto fra noi, stiamo girando in un circolo vizioso senza dire la verità, ma questo è tutto.
Romina
Sono davvero triste per quanto sta accadendo… e sono davvero preoccupata per questa situazione, specialmente da quando ho incontrato Palestinesi ed Israeliani nell’ultimo campo a Poppi…
Io sono nessuno per dire chi ha torto e chi ha ragione. Penso però
che Israele dovrebbe evitare di uccidere così tante persone e dovrebbe accettare di risolvere il problema con il dialogo.
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2 gennaio
Itai
In risposta al post di Zain
Nell’opinione degli israeliani dire “non abbiamo scelte” significa che
questo è l'unico modo di farsi intendere da Hamas.
E tu dici: “l’obiettivo di Israele è fermare il lancio di razzi”. Ed è la
verità – ma questo non è che un passo nella direzione del vero obiettivo: permettere agli insediamenti (nel raggio di 40 km da Gaza
in territorio israeliano) di vivere una vita normale senza paura, preoccupazioni, feriti e uccisioni – semplicemente vivere. Ed essi non
vivono da almeno 8 anni.
Certo, conosco anche la situazione dei Palestinesi, che si trascina da
diversi anni, ma dovete capire che Israele non può lasciare che i
propri figli siano colpiti (non fareste voi qualunque cosa per fermare
qualcosa che uccide i vostri figli?)
Israele non vuole più soffrire questo, e nessuno davvero vuole colpire i bambini palestinesi, solamente fermare il lancio di razzi (e i razzi
sono stati piazzati persino sotto una moschea!) Israele non ha altra
scelta per fermare questi razzi prima che vengano lanciati, e la responsabilità di ciò ricade su Hamas.
Persone innocenti sono state colpite; ma non potete comprendere
quanta premura da parte dei corpi di sicurezza israeliani per prevenire ogni singola uccisione della propria gente.
E così il muro, ed i checkpoint, sono la scelta di Israele per proteggere la sua gente, ed il risultato è che sono cessati gli attacchi suicidi.
Così Israele non ha alcuna scelta, e tu dici, Hamas non ha alcuna
scelta (OK, su questo sono parzialmente d’accordo con te)
Ma ora voglio parlarti della scelta che Israeliani e Palestinesi hanno.
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La “regola” per questa scelta è che almeno una persona dall’altra
parte ti stia ascoltando.
Questa scelta è ascoltare e rispettare questa “persona dall’altra parte” per un grande obiettivo: comprendersi.
Cercare di capire perché è così arrabbiato o perché è così triste, prudente o felice (ecc.)
Comprendere è qualcosa di grande e piccolo, e non è così facile,
perché nessuno “dall’altra parte” può davvero comprendere cosa
significa attendere ore e ore ai checkpoint o la paura dei soldati, o i
sentimenti di una madre che lascia i suoi figli andare alle armi, o un
uomo che piange mentre suona l’allarme missilistico.
Questa comprensione non è qualcosa di pieno e completo – è abbastanza comprendere la logica del perché si sente in questo o quel
modo. In realtà anche la comprensione dei sentimenti altrui in generale funziona così..
Ed io credo che questa comprensione sia necessaria per riprendere a
camminare, passo dopo passo, lentamente ma con cura, verso giorni
migliori per tutti, e che noi non saremo capaci di muoverci in avanti
senza di essa.
È qualcosa che possiamo costruire insieme, un po' alla volta.
Ma voi cosa scegliete?
Oh! E auguri, ringraziamenti e felicità per tutti i miei amici “dall’altra
parte”, i cari ragazzi e ragazze che ho incontrato in “Fiori di Pace”
che hanno scelto di comprendere.
Ruth
sono d'accordo con Itai :)
Quando più persone comprenderanno ed ascolteranno l'altra parte,
la pace potrà arrivare.
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Grazie a tutti voi per aver detto le vostre opinioni. Anche se è difficile, è importante per me ascoltarvi.
Galit
Itai, sei il mio eroe :) più persone come te possono guidarci verso il
nostro unico obiettivo: la pace
Shir
Grazie Itai! Sono completamente d’accordo con te!!!
Galit
In risposta a Zain:
hai detto: “Israele non vuole la pace, e la Palestina rivuole la sua
terra!”
Io penso che tu non possa dire che Israele non vuole la pace: cosa
sto facendo io qui? Io sono parte di Israele, e sono sicura che, come
me, molti israeliani vogliono la pace.
Zain, hai detto che grazie a Dio tu non sei israeliana, ma io voglio
che tu sappia che io sono più che orgogliosa di essere un’israeliana e
sono orgogliosa del mio paese; a volte non sono orgogliosa dei politici o delle azioni militari. Vorrei che tu potessi vedere che Israele
non è basato sulla guerra come dici, e che tu avessi la mente più
aperta, in modo da poter vedere entrambe le parti.
Non ti conosco di persona, ma ancora mi auguro di non averti offeso
in alcun modo.
Have a nice day
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Tareq
Ehi, Itai, ascoltami… voglio commentare qualcosa che hai scritto, in
particolare riguardo alle madri che lasciano i loro figli all’esercito.
Israele avrebbe potuto fermare questa guerra prima e per sempre,
quanti incontri e conferenze fra Israele e Palestina si sono succeduti… La Palestina ha dovuto rinunciare alla maggior parte del suo territorio, e chiedeva solo le zone perse dopo la guerra del 1967: cosa
volevate più di questo?
Io credo che la parola “pace” non sia nel vocabolario del vostro governo
Galit: io so che c’è qualche israeliano che vuole la pace e ama la
pace, ma il problema è il vostro governo, che vuole un paese puramente ebraico senza palestinesi per nulla!
Guarda cosa stanno facendo a Hebron e Gerusalemme adesso: i
coloni stanno cacciando la gente fuori dalle case dove abita: la
chiami pace questa?
Galit
No, li chiamo coloni, e ci sono milioni di israeliani che non sono coloni. Dire che tutto Israele è rappresentato dai coloni è come identificare i palestinesi con Hamas…
So che il governo è un problema, e ci saranno presto le elezioni, così
spero per il meglio.
3 gennaio
Tareq
Non intendevo affermare che tutti gli israeliani siano coloni, ma se
vuoi ritornare indietro di qualche anno posso dirti che Israele è, in
fondo, un grande insediamento in Palestina!
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Ma non voglio mettermi a discutere di storia, né mettere in dubbio il
fatto che ci siano diversi israeliani che amano la pace!
Un’altra domanda: perché Israele può proteggere se stesso ma Hamas non può proteggere il suo paese? Vorreste che Hamas si sedesse ad aspettare l’esercito che vuole cancellarlo dalla faccia della
terra? Cosa faresti se qualcuno ti colpisse? Cosa faresti se qualcuno
uccidesse qualcuno dei tuoi parenti? Non vorresti avere vendetta? (il
discorso riguarda tutti, non solo Itai)
La Palestina è come una famiglia: non importa Fatah o Hamas o che
altro, se qualcuno è stato ferito o muore, l’intera famiglia vorrà vendetta. Hamas ha colpito Israele all’inizio per vendicarsi delle azioni
dei coloni a Hebron… credo che tu abbia afferrato l’idea.
Zain
Itai, prima di tutto ciao a te!
In secondo luogo, ad esaudire la tua volontà di comprendere l'altro,
ti esporrò le mie considerazioni.
Dici che Israele non abbia altre vie per farsi comprendere da Hamas,ma vorrei chiederti: ci ha mai provato? Non l’ha mai fatto, e il
ricorso alla violenza è con ciò ancor più grave! Anche nel contesto di
colloqui di pace appositamente istituiti non lo ha mai fatto, e non ha
mai cercato una mediazione.
Stanno conducendo una guerra contro cittadini indifesi! Un potente
esercito contro donne e bambini. Mi ferisce ogni giorno guardare la
distruzione, i corpi colpiti e il fiume di sangue.
Ok, ora lasciamo perdere Hamas. Mahmud Abbas ha siglato la pace
con Israele nella West bank, senza violarla in seguito con lanci di
razzi, ma nonostante ciò l’esercito israeliano viola ogni notte quelle
case, terrorizzando i bambini, arrestando gli adolescenti, e se vuoi
fare un viaggio da Jenin a Ramallah, incontri più di 5 checkpoint. I
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militari insultano la gente e ci trattano molto male… mia sorella è
stata qui per le vacanze ed è tornata al college ieri: ha passato più
di 5 ore andando da un checkpoint all’altro!
Riguardo alla tua insistenza sulla necessità di voler comprendere:
cosa credi che stia facendo qui? Non sto cercando di avere la meglio
in una discussione, sono venuta in Italia con alcuni di voi e siamo
diventati amici, ma le parole che a volte ascolto da parte vostra accendono un fuoco in me. Voglio cercare di comprendere ciò che avete da dire, ma sono ancora ferma nelle mie opinioni.
Per Galit, io parlo del governo israeliano, e non dei cittadini, penso
che sì, probabilmente nessuno vorrebbe vivere in questa situazione,
ma la faccenda non si riduce a questo.
Riguardo alla mia affermazione secondo la quale “Israele è basato
sulla guerra”, io sto parlando di fatti che avvengono qui, e sto aprendo la mia mente più di quanto tu pensi. È ovvio ad ognuno che
lo stato di Israele è effettivamente basato sulla guerra e la forza… a
meno che tu non abbia qualche elemento che possa provare il contrario.
Senza offesa per tutti voi!
Ruth
Lo stato di Israele è “fondato sulla Guerra” perchè fin dal 1948 ha
dovuto difendersi dagli stati che lo circondano, quindi più che altro lo
definirei un paese che aspira ad essere normale e democratico pur
dovendosi difendere in un conflitto armato in media ogni tre/cinque
anni.
E se volete parlare di come Israele è diventato una nazione, concordo che ciò non è avvenuto nel modo più nobile, ma il fatto è che
quella terra si chiama Israele, ora. E non vedo come questo possa
essere messo in discussione, perché non cambierà presto…
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A Tareq: quello che dici è vero, non mi aspetto che Hamas si sieda e
non faccia nulla. Ma io so che nell’istante in cui Hamas fermerà il
lancio di razzi verso Israele, Israele si fermerà. Stanno facendo questa operazione per fermare il lancio di razzi, non per uccidere i civili.
E mi spiace ma penso che Hamas sia troppo stupido e irragionevole
per capirlo. Non si tratta di discutere chi ha cominciato stavolta, il
fatto è che questa volta Israele non si sta fermando (e non sto dicendo che sia giusto), ed è la parte più potente. Così se Hamas ha
veramente a cuore la sorte dei civili a Gaza dovrebbe fermarsi, e
non lanciare altri razzi dalle case e dagli asili! Questo dimostra quanto poco essi abbiano a cuore la sorte dei civili. E non riesco a capire
come la gente di Gaza non si opponga a questa situazione!
Galit
Ruth ha ragione al 100%. Hamas pone in pericolo la vita dei civili di
Gaza e dimostra di non preoccuparsene, dal momento che lancia i
razzi verso Israele da postazioni nascoste fra le case.
Non sto dicendo che sostengo questa operazione perché non sostengo nulla che abbia a che fare con l’uccisione di persone e la guerra,
ma in questo caso non sono sicura che Israele avesse altra scelta e
così vi prego di dirmi come Israele potesse lasciare andare avanti la
situazione senza fare nulla…
Shir
Vorrei aggiungere che Israele ha pur provato a dialogare con loro…
4 gennaio
Tareq
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È troppo tardi per dire queste cose, adesso!! Entrambe le posizioni,
credo, sono oltremodo stupide. Hamas ha sbagliato, in qualche modo: non ha certo affrontato la situazione al meglio, ma comunque
questa non è una ragione per uccidere civili
L’ho già detto prima: Hamas sta lanciando i razzi in risposta alle
continue violenze di Gaza e della West Bank! Ruth, ti ho detto che la
guerra non è vantaggiosa per Hamas in quanto Israele è più forte:
perché mai Hamas dovrebbe spingersi fino a rischiare la sua stessa
esistenza? Intendo dire che non avrebbero attaccato per gioco, senza una ragione!
Non è importante discutere su chi abbia iniziato la guerra e a chi
tocchi concluderla! Entrambe le parti vogliono realizzare quanto
hanno in mente e nessuno può fermarle: Israele vuole far cessare il
lancio dei missili e Hamas vuole avere vendetta per quanto gli israeliani hanno compiuto in questa guerra…
La situazione è davvero complicata.
5 gennaio
Zain
Si parla del conflitto tra Palestina ed Israele, come se la Palestina
fosse una potenza bellica, uno Stato indipendente in guerra con Israele. Stai dimenticando che la Palestina è sotto occupazione israeliana, il 99% dei palestinesi sono civili, e le poche armi a loro
disposizione sono di piccolo calibro, come le pistole e alcuni mitragliatrici semi automatiche.
Questa non è una guerra, questo è un popolo oppresso e occupato
che ha perso quasi tutto ciò che aveva a causa di Israele, un popolo
che lotta per liberarsi dall’occupazione, e che è costretto ad usare
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ogni mezzo disponibile per mostrare la sua resistenza
all’occupazione.
La guerra di cui si parla è una guerra unilateralmente dichiarata da
Israele contro una popolazione civile: la loro persistenza nel continuare a sostenere un’occupazione illegale, mantenendo in uno stato
umiliante milioni di persone, questa è la loro guerra.
Gli israeliani sono nelle nostre terre, uccidono i nostri figli e le nostre
donne, e hanno preso le nostre aziende agricole e distrutto le nostre
case, perché non dovremmo avere il diritto di combattere?
Ho un'ultima cosa da dire:
se non esistesse Hamas, Israele troverebbe un’altra scusa per le sue
stragi. Gli attacchi missilistici sono solo un pretesto. Ho già parlato
della situazione nella West Bank!
Sono stati gli israeliani stessi a suscitare ed accrescere il grande
sentimento di odio di cui sono oggetto da parte della popolazione
palestinese.
Voglio dire, quando qualcuno uccide la tua famiglia, distrugge la tua
casa, si impossessa della tua terra, dubito che la reazione più naturale sia augurare serenamente il meglio a costui. Questo è ciò che
Israele ha realizzato!
Mohamad
Eheheh… finalmente avete trovato qualcuno che è d’accordo con
voi!!! Così Itai è il vostro eroe!!! Ahahah
Eheheh… se io fossi Israele, mi vergognerei di me stesso… e mi assumerei la responsabilità di quello che sta accadendo adesso… perché tutto ciò sarebbe unicamente colpa mia… per tutto ciò che ho
fatto nei 61 anni passati!!! ahh
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Ruth
Mohamad, non commento oltre, perché il tuo è un modo talmente
infantile di vedere la situazione... tutto ciò che ho da dire è che la
guerra ha due facce.
Se si desidera che la gente ci possa prendere sul serio non si può
limitarsi a ridere delle loro parole.
Non vedo come questa conversazione possa progredire da qui. Ho
detto quello che volevo, non ho nulla da aggiungere ... Mi auguro
che un giorno troveremo un modo che permetta ad ognuno di vivere
bene ed in sicurezza.
Marco
Credo che questa discussione sia davvero molto importante!!!
È più facile dialogare in Italia, ma credo che non possiamo chiudere
questo canale di dialogo.
Sono d’accordo che ciascuno possa avere ragioni per combattere,
sicuramente Hamas deve riconoscere il diritto all’esistenza dello stato di Israele e deve interrompere il lancio di razzi, ma sicuramente
Israele deve porre fine all’occupazione della West Bank.
Nel nostro viaggio abbiamo avuto una visione parziale della situazione, ma era chiaro a tutti noi come Israele muova ogni giorno atti di
guerra contro il popolo palestinese attraverso la realizzazione del
muro fra le case dei villaggi, lo sviluppo degli insediamenti, i posti di
blocco anche all’interno dei territori palestinesi… nessuno può pensare ad un futuro in questa situazione.
Io credo che l’unica via per la pace passi attraverso il riconoscimento
dell’umanità del proprio nemico.
Credo che in questo si possa leggere la grandezza del percorso che
tutti insieme state seguendo: anche in una situazione di conflitto
acceso e drammatico, che porta a serrare le file per respingere l’idea
42
stessa che il nemico possa avere delle ragioni, ostinarsi a voler mantenere aperto un canale di comprensione ascoltando le opinioni
dell’altro, perfino quando accendono un fuoco, nella convinzione che
comunque l’altro è una persona, con i suoi sogni, desideri, passioni,
errori.
È un percorso lungo, e dobbiamo muoverci lentamente su questa
strada: è difficile per me, vorrei raggiungere la pace immediatamente. E sono consapevole come sia ancor più difficile per voi, che vivete in questa situazione.
Ma non possiamo chiudere la porta alla speranza.
Marco
Ieri ho scritto a Samer, che sta guardando la situazione del Medio
Oriente dall’America, dove sta studiando.
Conosco bene Samer, e so che è un grande uomo di pace. Ero stupito che non scrivesse in questo gruppo.
Vi “incollo” di seguito la sua risposta. È molto triste e intollerabile
che giovani da ambo le parti debbano vivere in questa assurda guerra.
Ciao Marco.
ti ringrazio per la tua solidarietà … La situazione è molto frustrante e
mi auguro che possa cambiare, oggi sono stato fortemente turbato:
mentre guardavo la televisione, ho visto uno dei miei amici israeliani
che aveva partecipato con me al campo per la pace organizzato in
Austria fra ragazzi israeliani e palestinesi… il mio amico è ora un
soldato israeliano nell’esercito, e mi ha scioccato quando l’ho visto
con altri 2 soldati sulla cima di un carro armato mentre lanciava razzi verso Gaza. Non posso credere che uno dei miei amici sia diventato un criminale ... Egli non era così ... Mi sento come se qualcuno mi
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avesse pugnalato alle spalle. Come può un amico che ha creduto
nella pace diventare oggi un criminale ed essere coinvolto in un
massacro, un crimine in cui centinaia di bambini e civili sono stati
uccisi? Come, non riesco a capire ... al vedere il mio vecchio amico
uccidere il mio popolo mi si spezza il cuore ... Non ho niente da dire
.. Posso solo pregare che questo si possa fermare, è così doloroso
per me vedere i miei amici morti e il bombardamento di Gaza, e poi
anche vedere i miei vecchi amici di Israele diventare mostri e criminali di guerra ... Prego affinché questo si arresti immediatamente
Samer
Cari amici,
Vorrei rispondere rapidamente a tutti ... e in modo equo, calmo e
neutrale. Cercherò di parlare non come un palestinese, ma come un
testimone di fronte all'umanità.
Quello che sta accadendo oggi a Gaza è un massacro, è un crimine
di guerra con tutti i mezzi ... Gli israeliani dicono che questo è tutto
a causa dei razzi di Hamas che vengono lanciati contro di loro, ma
andiamo con ordine ...
La Cisgiordania è stata occupata, Israele ha costruito un muro sui
loro terreni, ha confiscato ancor più terre palestinesi e li ha circondati con un enorme muro, controllando le loro frontiere con qualsiasi
paese e mettendoli in una grande prigione ...
Quando Israele si è ritirato da Gaza, non ha dato loro l’indipendenza
... perché ha controllato le loro frontiere e ha avuto pieno accesso
alle loro terre da mare e dal cielo. Hamas (un partito politico che
non mi piace) ha vinto democraticamente nel 2006, ma non gli è
stata fornita alcuna possibilità perché è stato conosciuto come un
gruppo terroristico ... Israele potrebbe aver riconosciuto Hamas co-
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me legittimo governo e, a quel punto il nuovo governo sarebbe stato
reso responsabile di negoziare un trattato per proteggere i suoi cittadini e garantire un buon livello di tranquillità.
Tuttavia Israele, come al solito, ha pensato che con la sua potenza
brutale avrebbe potuto risolvere tutti i problemi... Hanno cominciato
una guerra contro il governo di Hamas il secondo giorno dopo che è
stato eletto, non hanno dato loro neppure una possibilità ...
Amici israeliani, voi dite che Hamas è un gruppo terroristico e così
non potete riconoscerlo come un governo, ma sappiamo una cosa,
Fatah e l'OLP erano essi stessi considerati terroristi prima del 1993
ma poi Israele ha dato loro una possibilità ed essi sono divenuti un
governo per la Palestina, Israele ha riconosciuto loro e loro hanno
riconosciuto Israele e da allora il loro obiettivo è diventato quello di
raggiungere una pace giusta per entrambi gli Stati, invece di eliminare lo Stato di Israele dalla mappa ... Questo è stato un grande
cambiamento .. è stato uno scenario che ha avuto successo, perché
Israele non ha voluto provare di nuovo? Perché non erano interessati a un compromesso, gli israeliani volevano continuare a fare ciò
che è nel loro interesse, che si tratti di occupazione, muro, assedio,
basandosi sulla loro grande potenza che ha portato agli israeliani
nulla di più che odio da parte palestinese. E poi che cosa ... Razzi?
6 mesi fa Hamas stava diventando più moderata, volevano negoziati, avevano deciso un cessate il fuoco con Israele per 6 mesi, si sono
interrotti i lanci di razzi, ma che cosa hanno ottenuto in risposta?
Israele non ha fatto nulla di nuovo, ha chiuso le loro frontiere con
l'Egitto e ha stretto Gaza con un altro assedio, affamando la popolazione ogni ora, privandoli di medicine e di energia elettrica... non
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sono più stati autorizzati i rifornimenti di gas, la gente ha dovuto
iniziare a cucinare sul fuoco, procurarsi l’acqua da fonti contaminate
e molte persone sono morte senza ottenere il permesso di uscire di
Gaza per le cure ... Che equità è questa, come puoi aspettarti che
persone che hanno subito questo trattamento intendano rinnovare il
Trattato? In queste condizioni mi aspetto che costoro avranno anzi
la più determinata volontà di bruciare Israele. Un odio che Israele
continua ad attirarsi.
L’unica cosa che potrà porre fine a tutto ciò è una soluzione diplomatica che soddisfi queste condizioni: che Israele riconosca in Hamas
un governo legittimo a Gaza, e che Hamas riconosca Israele; Hamas
ha dichiarato che sarebbe stato disposto a riconoscere Israele se
fosse stato a sua volta riconosciuto e messo nelle condizioni di poter
esercitare una valida forma di governo in grado di sostenere i palestinesi e soddisfare le loro esigenze... Ciò significa che Israele deve
cessare l'assedio su Gaza, consentire la continuità di accesso al cibo,
medicine, acqua ed elettricità, consentire ai palestinesi di entrare e
uscire liberamente da Gaza .. A questo punto Hamas, installato un
governo regolare,assicurerà la cessazione di lanci di missili contro
Israele ..
Se una tale equa tregua continuerà per alcuni mesi e dimostrerà di
funzionare (il che è possibile) allora Hamas potrebbe allinearsi con
l'attuale governo palestinese in Cisgiordania e accordarsi su un più
stabile e duraturo trattato di pace da negoziare con Israele. Il trattato dovrà garantire ai palestinesi il diritto ad uno Stato libero e sovrano, escluso dal controllo israeliano.
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Se Israele non permetterà che questo accada, Hamas continuerà ad
opporsi e ciò genererà sempre maggiore odio e violenza su entrambi
i fronti riportandoci ad un circolo vizioso di violenza, senza via
d’uscita.
Quindi certo, Israele ha molte altre opzioni, non dobbiamo mai abbandonare la via per una soluzione diplomatica al fine di garantire la
sicurezza di entrambe le parti.
Fino ad allora, continuerò a guardare e testimoniare ciò che sta succedendo, pregare perché i defunti possano riposare in pace, e perché gli innocenti possano essere protetti. Io pregherò perché i feriti
possano essere curati, e perché coloro che disperano della pace in
Terra Santa possano trovarla. Prego che i leader di ambo le parti
imparino che la guerra è sanguinosa e dolorosa e che ritrovino la
Ragione e si riuniscano per trovare una soluzione ... Vorrei pregare
per tutti voi affinché continuiate a sperare e siate in grado di riconoscere che la brutalità e la violenza non sono soluzioni.
Qui, in un luogo dove non posso fare altro che protestare nelle strade degli Stati Uniti con poche centinaia di persone ogni giorno contro
la violenza e gli attacchi su Gaza . Prego per tutti voi ... Prego per la
pace e la tranquillità ...
Samer
Itai in risposta a Tareq
So che molte conferenze sono state bloccate da Hamas rinnovando il
fuoco su Israele. e tu dici che ISRAELE avrebbe potuto porre fine a
questa guerra già in precedenza: lasciami dire che Hamas avrebbe
già potuto fermare questa guerra, e non l’ha fatto perché:
Nel caso non lo sapeste:
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Dopo il primo attacco aereo su Gaza, Israele ha lasciato un periodo
di tempo per le trattative con Hamas al fine di arrivare ad un accordo. Israele ha lasciato scegliere ad Hamas se continuare o meno
questa guerra a Gaza. e tutti sappiamo che cosa ha scelto Hamas. E
noi tutti sappiamo quali sono stati i risultati della loro decisione. --Quindi se chiedi "quante volte", negli ultimi 10 giorni di guerra - almeno una volta.
Credo che anche il più bellicoso soldato israeliano abbia la parola
"pace" nel suo dizionario e anche il suo governo – tutta questa azione è motivata dal grande desiderio di assicurare la pace prima di
tutto ai propri cittadini.
Ma cosa possiamo ottenere con una pace per una sola parte? - Il
prossimo passo per ottenere veramente la pace dev’essere quello di
realizzare la pace tra le due parti in lotta. Questa fine della guerra,
delle uccisioni e delle distruzioni, deve essere il principale obiettivo
per entrambe le parti (così mi auguro, o altrimenti qualsiasi discorso
sulla pace non significa nulla), è una condizione imprescindibile per
raggiungere la pace e queste uccisioni e la vita orribile nel Medio
Oriente sono ben presenti nella mente di ogni ministro di Israele e di
ogni soldato - e anche questo vuole e ha bisogno di fermare questa
guerra.
Non ho capito cosa intendi con "Israele avrebbe potuto porre fine a
questa guerra definitivamente" che cosa intendi con questo? Quando?
Ancora una volta, auguro a tutti noi di stare bene ed incontrarci in
giorni migliori.
Itai in risposta a Samer
La tua storia è davvero sconvolgente. ma io non sono d'accordo con
alcune delle tue parole.
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Hai guardato il tuo amico (spero che tu possa ancora chiamarlo amico), e dici che egli tradisce te e tradisce la PACE. Sento che in questo c’è qualcosa di sbagliato o di mancante, se sei un vero amico tu
devi capire che lui è entrato a far parte dell’esercito perché egli è
consapevole della minaccia che incombe su Israele, e lui vuole essere parte dell’azione di difesa del proprio paese che ama, per permettere che possa continuare ad esistere. Se Israele non esistesse più
con chi potresti fare questa pace? Se Israele non fosse protetto come potresti essere in grado di avere la pace e di raccogliere la sua
potenza mentale per avere la pace? E nel dialogo per la pace dovete
avere fiducia nell'altra parte, il nemico (N.B. la pace può nascere
solo dall’accordo col nemico…) , e questo non può essere quando sei
minacciato.
E ho capito leggendo e rileggendo, che in molti dei post inviati a
questa discussione la definizione che viene data per l’opposto della
guerra è la pace, e se la guerra si ferma vuol dire pace. e io non
sono d'accordo che la guerra e la pace sono l’una il contrario
dell’altra e non sono d'accordo con questa definizione. L’opposto
della guerra è generalmente interrompere gli spari e le uccisioni il
che, naturalmente, non è quella che riconosciamo come la vera pace.
Quindi, per favore, cerchiamo di essere veramente gentili con questa
parola "pace" perché se facciamo un pasticcio con tutte le cose riguardo la pace nessuno trasmette di sicuro qual è la pace che desidera e non può comprendere qual è la pace che l’altro vuole.
[Un buon esempio di questo concetto è l'ultimo viaggio che ho fatto
in Italia, nel luglio 2008, dove ho parlato con uno dei palestinesi e
abbiamo iniziato questa conversazione intorno a "la pace". Mi ha
detto "i palestinesi vogliono la pace e Israele no!" ed io ho risposto,
sorpreso (come, credo, ogni israeliano sentendo questa affermazio-
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ne) "come potrebbe essere! Israele vuole la pace e la Palestina, anche". Così ho cercato di capire esattamente che cosa significa questa
parola pace (forse perché stiamo discutendo da anni e qui dobbiamo
trovare un accordo - per la pace! :D), presto ho capito che questa
pace sarà completa quando tutta la terra di Israele sarà di nuovo
sotto il controllo Palestinese.
Cercherò nuovamente di dire la mia opinione su questa "questione
della definizione di pace ":
Basta mantenere la purezza di questa parola e ogni volta prima di
scrivere questa parola pensare pensare pensare.
È molto facile per tutti noi dire "voglio la pace", e credo che davvero
noi tutti la vogliamo. Ma almeno quando si scrive cerchiamo di spiegare che cosa realmente significa pace per noi, e sempre pensare se
gli altri saranno d'accordo con questa pace - perché, ancora una
volta: questa pace, alla fine sarà una \ one \ wahid \ iahid cosa di
cui faremo parte insieme .
E davvero scalda il cuore sentire che tutti noi vogliamo che la pace
arrivi, perché questo ci consente di non dimenticarla, perché per
raggiungere il nostro obiettivo è necessario prima di tutto sapere
che cosa è il nostro obiettivo. (Beh, in effetti non dobbiamo necessariamente usare la parola pace per i nostri attuali obiettivi, ma possiamo dire "fermiamo l'uccisione di bambini e donne": è qualcosa
sulla quale siamo tutti d'accordo e possiamo contrassegnarlo come
uno degli obiettivi o come una delle definizioni di pace.
Ho fame, penso che mangerò un “pezzo” di pane … (N.B. gioco di
parole fra “piece” -> pezzo e “peace” -> pace)
Tareq
Quando Israele avrebbe lasciato un periodo di tempo per Hamas?
Intendi dire questa guerra??
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Samer
OK… in primo luogo, si torna al punto che il mio amico sta difendendo il suo paese che è minacciato di essere distrutto ... Ricorda che
questa costante minaccia di cui si sta parlando non è poi così critica
… gli incidenti stradali uccidono molto di più di 12 persone in 6 anni
ok ... Uccidendo migliaia che starebbero minacciando... Ho detto che
gli attacchi contro altri non difendono il vostro paese e faranno solo
crescere sempre più l’odio nei vostri confronti ... Se sostieni tali attacchi, ne porterai le conseguenze su di te ... Il mio vecchio amico è
ora un criminale ai miei occhi... Se io fossi un israeliano, amerei Israele, e ancora non vorrei essere coinvolto in quello che fa oggi
Israele a Gaza. Questa è una vergogna per il vostro paese che macchierà la sua storia in eterno ...
Seconda cosa, non ho mai detto che la pace significa il controllo di
tutta la terra di Palestina e Israele da parte dei palestinesi.
Terza cosa: sono stato attento a usare la parola pace, questo è il
motivo per cui quando ho prospettato la mia soluzione ho detto:
prima di tutto facciamo un cessate il fuoco (smettere di sparare) e
poi andiamo a discutere di un giusto trattato di pace ...
La pace secondo me è per prima cosa assenza di guerra, cui si deve
aggiungere la capacità di due nemici del passato di operare una riconciliazione e di vivere insieme, di creare nuovi legami che li uniranno. Un trattato di pace è un trattato che dà ad entrambi i popoli i
loro diritti e assicura l’uguaglianza per entrambi.
Nel caso del nostro conflitto, la pace può accadere, se i palestinesi
riconoscono Israele, hanno il pieno controllo della West Bank e della
Striscia di Gaza, dove finisce l'occupazione ed il muro è abbattuto e
le frontiere tra di noi sono ben rispettate in base agli organismi internazionali e le norme delle Nazioni Unite. Ciò significa che i palestinesi che sono stati cacciati nel 1948 avranno il diritto di ritorno
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verso la Cisgiordania o Gaza (Stato palestinese) o ottenere un compenso in base alla risoluzione delle Nazioni Unite ... Gli insediamenti
israeliani in Cisgiordania dovrebbero essere smantellati in quanto
essi sono considerati illegali secondo il diritto internazionale e quando la terra su cui sono stati realizzati fosse stata confiscata illegalmente deve essere restituita ai suoi legittimi proprietari. In
aggiunta, i palestinesi devono fermare tutti gli attacchi di qualsiasi
tipo contro Israele. Una soluzione a due Stati con Gerusalemme capitale storica dei due Stati.
Questo è un trattato che è stato proposto dalla comunità internazionale e che può assicurare tutti i diritti di entrambi gli Stati, Israele e
Palestina, che vivrebbero in pace con rapporti di buon vicinato...
Ma sì ... Pace non significa un cessate il fuoco ... abbiamo bisogno di
raggiungere un giusto cessate il fuoco per poter preparare
un’atmosfera appropriata per negoziare un trattato di pace duratura.
Mohamad in risposta a Ruth
Ahh… va bene!!! Non sto aspettando che tu commenti quanto dico,
non ho bisogno del tuo commento!!!
E non si tratta di ridere… era per mettere in rilievo che finalmente
avevi trovato qualcuno che era d’accordo con te!!!
E per tutti gli amici… io penso che la verità a volte possa ferire, ma
che voi dobbiate saperla una volta per tutte.
La mia ultima domanda, per tutti i ragazzi israeliani: “siete d’accordo
con Israele e con tutto ciò che sta facendo a Gaza, uccidendo, distruggendo, ecc.? E credete che il vostro paese abbia a cuore i diritti
umani???”
Vi prego di rispondere semplicemente sì o no!!!
Grazie a tutti voi e buona giornata…
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6 gennaio
Tareq
Itai, se intendi questa guerra, sei stato totalmente tratto in inganno
da ciò che hai sentito... Israele ha detto (Olmert e Livni) che non è il
momento giusto per cessare il fuoco, ora... dopo aver raggiunto i
nostri obiettivi noi interromperemo questa guerra...
Mi permetti di farti notare qualcosa? Sono passati 11 giorni dall’inizio
dell’attacco e Israele non ha ancora raggiunto il suo obiettivo, Hamas sta ancora colpendo Israele!
Zain in risposta ad Itai
Hai posto una buona domanda alla quale vorrei rispondere:
Che cosa significa "pace" per me in quanto palestinese?
Ti ho detto durante il nostro ultimo incontro in Italia, che non so se
tu ancora ricordi, che i palestinesi (in particolare i rifugiati del '48)
hanno il desiderio di tornare alle loro terre - aggiungo, il diritto di
ritornare – ad Haifa e Tel Aviv). Ma ora questa non è nemmeno una
delle condizioni sul tavolo delle trattative.
“Pace” per me...
Una fine alla violenza - la violenza fa male da entrambe le parti. Non
vi sarà alcun progresso verso la pace fino a quando la violenza non
si sarà fermata, ed entrambe le parti hanno un disperato bisogno di
pace.
Porre fine alla chiusura dei confini, a checkpoint, insediamenti, coprifuoco, arresti indiscriminati, rilascio dei prigionieri! Ecco le condizioni
per rendere possibile un effettiva interruzione della violenza.
Sostegno per la democrazia in Palestina!
Questo potrebbe suonare del tutto irragionevole o di ardua realizzazione, ma quando la leadership smetterà di pensare a ciò che "la
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pace” significa unicamente per la propria parte, che procedendo su
questa strada si possano ottenere dei risultati, che di ciò si possa
alimentare un processo di pacificazione... solo allora tutti otterranno
quello che veramente meritano...
Oh, avevo dimenticato di commentare ancora una cosa.
Itai, tu dici "Non sono d'accordo che guerra e pace siano l'una l'opposto dell'altra".
È possibile tra noi? Vivere in pace come se fossimo due singoli paesi
qualsiasi, senza alcun radicato sentire comune?
Credi che se e quando riusciremo ad ottenere la "pace" come cessazione di violenza, potremo aspirare ad averla come la intendi giustamente, ossia non solo come assenza di guerra, ma come intreccio
di relazioni, stima e rispetto reciproco?
Possiamo dimenticare?
Fakhri
Non so cosa dire, mi trovo in una situazione di conflitto! Non ho potuto leggere ciò che avete detto perché va troppo in profondità. Io
posso dire che sono un arabo che pur vivendo nello stato di Israele,
ritiene che questo Paese abbia compiuto atti tali da manifestare che
non hanno un cuore né sentimenti: hanno ucciso quasi 600 persone,
quale che fosse il loro obiettivo, il loro scopo!!!!!! Si divertono e si
compiacciono di questo, ma l'uccisione e il sangue si risolveranno in
sangue e voi sapete a cosa mi riferisco! Mi auguro che Dio sia con la
Palestina!
Manal in risposta a Ruth
Penso che tu sbagli: questa situazione non è una situazione di guerra perché, come hai detto, una guerra ha bisogno di due parti in
causa, e ora la situazione è che Israele e l'Egitto hanno chiuso il
transito per Gaza e hanno impedito l'ingresso di qualsiasi bene di
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prima necessità verso Gaza.
È giusto dire che, prima che Israele cominciasse l'attacco su Gaza,
Hamas aveva ripreso il lancio di razzi verso Sderot in un periodo di
cessate il fuoco, ma come Tareq ha detto non l’hanno fatto per divertimento, ma per la chiusura di Gaza, non c'era l'energia elettrica
e non c'erano abbastanza cibo e medicinali. L'unica possibilità di
mostrare la loro angoscia è quella di danneggiare le persone in Israele ..
E la gente di Gaza non si è opposta ad Hamas perché Hamas è l'unica forza che si faccia avanti per proteggerli, e il loro nemico è Israele, non Hamas.
Manal in risposta a Galit
Non credete che Israele avesse alcuna altra scelta che colpire Gaza e
uccidere quante più persone possibile...
Come ho risposto a Ruth circa la situazione prima dell'attacco: non
ha avuto Israele la possibilità di far entrare aiuti a Gaza, persino
senza doverli offrire lui stesso, ma solamente consentendone il transito??
Questa sarebbe stata un'opportunità per Israele di assurgere ad eroe per tutte le povere persone innocenti a Gaza ed evitare una
guerra!
Come vedete Hamas non ha impedito la ripresa del lancio di razzi e
da entrambi i lati le persone muoiono, così questa azione non ha
alcun senso.
Itai in risposta a Zain
Mi è veramente piaciuto quanto hai scritto.
Scusa, ma non ho capito cosa cercavi di dire qui. Potresti spiegarti
meglio, per favore?
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Itai in risposta a Samer
Non avevo ancora letto il tuo commento ma mi ero dimenticato di
chiederti, nel mio ultimo post per te, un’altra cosa: cosa credi, come
ti senti rispetto a questo amico, adesso (qual è il suo nome?).
Puoi inviargli un invito a questa discussione (ovviamente dopo che
sarà tornato da Gaza), sono sicuro che sarebbe interessante ed importante averlo qui in questo gruppo.
Grazie
Sahar
Ci sono anch’io qui:)
Beh, non è facile. Non dimentichiamo che in ogni cosa ci sono 2 lati!
Ciò che sta succedendo con Gaza è sbagliato, ma tutti voi dimenticate come gli abitanti di Sderot si sentano non solo ora, ma per tutti
gli ultimi 8 anni e più!
Ancora, ciò succede con Gaza è sbagliato sbagliato sbagliato!
Ma non siamo in grado di giudicare ogni aspetto, perché probabilmente tutto è fatto con un certo senso.
Israele non può starsene tranquillo quando i suoi civili soffrono a
causa dei Qassam e molto più.
Mi auguro che presto questa situazione possa aver fine.
Yazan
Oh, ragazzi, mi dispiace davvero, ma non leggerò i vostri post, così
parto da qui…
Prima di tutto i razzi lanciati su Sderot non hanno colpito nessuno e
durante questi “8 anni” di lancio di razzi ci sono stati 5 o forse 6
morti, va bene… ma a Gaza (Dio possa essere con quella gente),
andiamo, ci sono stati qualcosa come 500 morti in 8 giorni.
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E Sahar, ritengo che tu abbia ragione, ogni guerra deve avere un
senso, ma il vostro esercito non ha alcuna razionalità nella sua condotta, ed ho fiducia che ognuno, palestinese o israeliano, sia
d’accordo con me.
E questa risposta è per Itai: tizio, d’accordo, noi la smetteremo di
ucciderci gli uni con gli altri quando vivremo in pace, giusto… wow,
hai dato la miglior risposta all’intera questione della pace… avanti,
siamo realisti: tu sai che la pace non può essere realizzata sparando
ed uccidendo, e chi sostenesse questo sarebbe pazzo… e fidati di
me, la pace è l’assoluto opposto dell’assassinio e della guerra.
Questo è tutto quello che devo dire, e prego tutti di essere realisti e
logici quando parlate.
Zain
Credo che non risponderò, perché ho la sensazione che questa conversazione non mi stia portando in alcun luogo, e sto perdendo
l’insieme del discorso.
Spero che tutti stiate bene, e che tutto il terrore a Gaza possa essere fermato…
Salam.
7 gennaio
Milena
ieri ho visto la vostra discussione sul sito di Fiori di Pace.
Cosa diavolo sta accadendo qui???!!!
Sono davvero triste, perché sembra che abbiate dimenticato tutto il
lavoro che abbiamo fatto insieme. Vedo solo parole di giudizio sugli
altri e posizioni politiche. Siete diventati tutti uomini politici, ora?
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Siete ritornati come eravate prima che vi incontrassi? Molto bene.
Ho letto tutti i post e non sono capace di vedere come ti senti tu,
Shir! E tu, Ruth? Manal? Galit? Mohammed? Tareq? Come vi sentite
voi?
Sono sicura che stiamo condividendo sentimenti comuni. Ne sono
sicura perché conosco singolarmente ciascuno di voi. Qui io leggo un
sacco di bla bla bla sulla storia e la politica, e cosa pensa Israele e
cosa pensa Hamas: siete voi Israele? Siete voi Hamas? No, perciò vi
prego di cominciare a parlare di come voi stessi vi sentite. Se le mie
parole vi strappano dalle vostre sicurezze capisco, ma vi prego di
fare un passo in avanti.
Vi voglio porre alcune domande:
qualcuno di voi ha mai vissuto per più di 30 giorni nell’altra parte?
A Jenin: avete voi mai vissuto per un po’ a Misgav e Ramla?
A Misgav e Ramla: avete voi mai vissuto per un po’ a Jenin?
Ad entrambi: avete mai vissuto voi per un po’ a Hebron, Sderot,
Gerusalemme?
No? Allora, se è così, vi consiglio di ascoltare in silenzio prima di
continuare a disperdere nel vento parole di rabbia.
So che vi sto chiedendo qualcosa di molto duro, ma parlare come
state facendo non aiuta.
Se avete voglia di ascoltare vi posso dire qualcosa. Qualcosa che
sicuramente non sarà facile da ascoltare perché è meglio pensare di
avere tutta la ragione. Riuscire a fare questo è solitamente una prerogativa degli adulti e non degli adolescenti: mi spiace, tutti voi siete
nati in un luogo ed in un tempo dove a dieci anni di età vi viene richiesto di essere adulti, che vi piaccia o no.
Così, potete continuare a ferirvi gli uni gli altri con il vostro “amichevole” dialogo o chiedermi un aiuto per una conversazione. Voi sapete
che noi siamo responsabili per qualcosa. Lo siamo.
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“se sembra che io non ti stia prendendo in considerazione,
se sembra che non mi preoccupi di te
cerca di ascoltare oltre le mie parole
tutti i sentimenti che stiamo condividendo”
(dal nostro ultimo incontro)
Abbracci
Manal
Io amo davvero questa donna!!!
Ma tutta questa conversazione sta sgorgando dalla rabbia. Sebbene
non abbiamo vissuto molto tempo dall’altra parte e conosciuto questa gente, non puoi ignorare gli eventi e non provare rabbia riguardo
ad essi: siamo umani e quelle persone a Gaza, Hebron, Gerusalemme… sono nostri fratelli ed il loro dolore è il nostro!!
E non ho dimenticato nulla di quello che ho imparato in Italia!!!
Shir
Anch’io amo questa donna! E Manal, io penso che tu abbia ragione,
tutta questa conversazione sta sgorgando dalla rabbia. Io e Ruth
l'abbiamo cominciata per dire quali sentimenti proviamo in questa
situazione e credo che abbia preso una brutta piega! Devo ribadire le
mie scuse se ho ferito qualcuno! Ed anche credo che questo fosse
ciò che Itai tentava di dire nel suo primo post, che abbiamo bisogno
di ascoltare l’altra parte e di dire quali sentimenti stiamo provando!
Ed anch’io non ho dimenticato nulla di tutto ciò che ho imparato in
Italia!
Mi ferisce vedere ogni giorno alla televisione ciò che sta accadendo
in Israele e a Gaza, e penso che tutto ciò sia scioccante e sbagliato!!
Shir
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Questo vale per Ruth e me
8 gennaio
Liron
Ciao a tutti, come state? Shir, Itay e tutti gli israeliani del gruppo,
non credo che dobbiate vergognarvi di quello che sta facendo il vostro paese. Ai palestinesi piace far presente di continuo i diritti umani (solamente dei loro compatrioti, ma chi se ne frega degli
israeliani, solo perché tra i nostri ci sono meno vittime, chi cazzo se
ne frega?!) ma se qualcuno non lo sapesse o lo dimenticasse deliberatamente, ci sono altri diritti, come per esempio il diritto di un paese di proteggere la sua stessa esistenza! E senza dubbio anche i suoi
cittadini. Credo sia vergognoso e ridicolo che un paese debba giustificare i suoi atti in un momento in cui è sotto attacco da una nazione
che ha sempre manifestato la ferma volontà di distruggerlo negli
ultimi sessant'anni e oltre! Vorrei anche ricordare a tutti voi che anche prima che Israele nascesse come Stato i palestinesi erano in
contatto con Hitler, e al momento della sua fondazione cinque nazioni hanno tentato di spazzarci via.
Precedentemente qualcuno ha scritto in questo gruppo che l'Italia
era alleata della Germania nella seconda guerra mondiale per perseguire il suo interesse. Allo stesso modo Israele ora è in guerra per il
preciso interesse di proteggere il suo popolo, non per questioni di
denaro, acqua, forniture di energia o carburante, né tanto meno per
la terra di Gaza, che Israele ha concesso ai palestinesi!
Quindi il mio parere è che Hamas e Hisbala non stanno scherzando!
Sono qui per distruggerci.
60
Secondo me, dire che Hamas non stia facendo nulla di così dannoso
per Israele, o che i loro missili stiano cadendo in zone non popolate
è semplicemente un insulto al genere umano!
Può darsi che ci siano più di mille morti a Gaza, ma sono sicuro che
se solamente Hamas ne avesse i mezzi, ne ucciderebbe molti di più,
chissà, forse anche qualcosa come sei milioni. Credo veramente che
sia giunto il tempo per Israele di fare qualcosa. Israele non è qualcosa come un gruppo terroristico, Israele è una Nazione legittimata
dall'ONU e riconosciuta dal mondo intero (beh, a parte i trentatré
paesi arabi, con grande nostra sorpresa).
So bene che questa guerra non porterà pace ma so anche che porterà un po' di tranquillità per qualche anno a quelle persone che vivono sotto quotidiano attacco da otto anni. Non dovranno più vivere
nella paura di un attacco missilistico. Questa guerra non è la prima
né sicuramente l'ultima, ma in passato quando Israele ha attaccato
si sono ridotti i lanci di missili.
Mi dispiace veramente per tutti i morti innocenti di Gaza ma so che
Hamas si sta servendo di loro come scudi umani. Ecco cosa è che io
chiamo codardo! Ogni israeliano deve tener sempre presente che si
tratta di una guerra esiziale per la sopravvivenza di Israele!
Caro Marco, cosa ne diresti se i razzi cadessero a casa tua? Considereresti ancora “stupido” proteggere le vostre vite? Difendere il tuo
paese è stupido?
Marco
Caro Liron,
felice di avere tue notizie.
Credo che ogni guerra sia stupida: sicuramente da parte di Hamas è
“stupido” lanciare missili su Israele, e altrettanto è “stupido” per
Israele colpire Gaza.
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Per me stupida è qualsiasi azione che danneggi entrambe le parti in
causa: e la guerra risponde sempre a questa definizione!
Posso capire Israele, che reagisce per proteggere la sua gente vicino
a Gaza, ma capisco anche i Palestinesi: non reagiresti se il tuo vicino
costruisse un muro nei tuoi territori, senza rispettare i confini riconosciuti internazionalmente e sottraendo ed isolando vaste aree?
Non reagiresti se disseminasse il tuo paese di centinaia di insediamenti illegali?? Non reagiresti se costringesse il tuo popolo a passare
quotidianamente ore e ore fermo ad un checkpoint all'interno del tuo
stesso territorio???
Come vedi questa strada non ci porterà da nessuna parte...
Tutti voi, israeliani e palestinesi, avete bisogno di leaders coraggiosi
in grado di prendere la scelta impopolare ma necessaria di interrompere questo circolo di vendetta e prendere la strada della riconciliazione, senza aspettare che sia l'altro a cedere. Ma credo che il primo
passo debba essere fatto dalla parte del più forte.
Questo agosto siamo stati in un piccolo villaggio vicino a Jenin: è
molto vicino al muro che isola alcuni chilometri della loro terra e
tutte le loro risorse idriche: secondo te, chi avrà vinto le ultime elezioni laggiù? Te lo dirò io: Hamas.
Secondo te, chi vincerà le prossime elezioni nella West Bank? Temo
che, se si votasse oggi, Hamas certamente vincerebbe. Non mi piace
Hamas, e mi dispiace molto tutto ciò!
Amo Israele e credo che abbia il diritto di esistere in calma e tranquillità, ma proprio per questo credo che, nel proprio interesse, il
vostro paese debba lavorare per la pace e la riconciliazione. Se credete di sopravvivere solo grazie alla guerra non andrete lontano: per
i vostri nemici basterebbe vincere una sola guerra per eliminarvi,
mentre voi siete condannati a vincere sempre!!!
Potete avere un futuro solo in pace!!!
62
Manal
Prima di tutto, Liron, questa è una discussione aperta, non tra amici
tuoi, quindi le parolacce sono fuori luogo...
Secondo, non mi addentrerò in una nuova discussione su Israele e i
suoi nemici, e so che questo paese esiste da sessant'anni a nessuno
lo può distruggere ora, ma non ha nemmeno il diritto di radere al
suolo un'intera città. E, sì, sussiste il diritto a proteggere i propri
cittadini, ma non credi che Israele stia commettendo CRIMINI DI
GUERRA a Gaza e in West Bank per proteggere i suoi cittadini??
Continuerai a sentir parlare di numeri, che tu lo voglia o no, perché
c'è una sproporzione abissale tra il numero di persone che muoiono
a Gaza e in Israele!
E gli stati arabi sono ventidue, non trentatré.
Liron
Mi spiace ma penso e credo ancora che Israele stia finalmente facendo qualcosa e, sì, Manal, Israele sta compiendo crimini di guerra
ma questo è grazie ai palestinesi che usano persino i loro figli pur di
colpirci. Un buon esempio è che ai checkpoint alcune madri nascondevano materiale esplosivo nei pannolini dei bambini... quanto in
basso potete arrivare?
Che tu lo sappia o no, prima di bombardare alcune case a Gaza,
hanno telefonato dieci minuti prima per avvertire! So che suona insano e incredibile. E cosa intendi con crimini di guerra, se non uccidere bambini? Hamas sta forse sparando caramelle su Israele? E
non stanno nemmeno sparando contro l'esercito, ma solo su civili
inermi quindi sono felice che non abbiano aerei come noi. Perché
dunque non li ritieni crimini di guerra, quelli commessi da Hamas?
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Tareq
Liron, prima di tutto... la maggior parte di quello che hai scritto è
totalmente SBAGLIATO: il vostro esercito è di fatto un'organizzazione terroristica e ritengo che Hamas abbia il pieno diritto di difendere
il suo paese pur uccidendo civili israeliani! Cosa c'è di sbagliato in
te?? Quando mai i palestinesi sarebbero stati in contatto con Hitler??
Ora saremmo dei terroristi... stai ripetendo le cose che senti dire da
politici e giornalisti! Beh, se volessi dire cosa sento io, direi un sacco
di brutte cose. Pensa prima di parlare! Israele non ha il diritto di fare
ciò, comunque, non sta difendendo niente e nessuno, questo è terrorismo! Ottocento morti in due settimane??? Molti dei quali bambini!!
Hamas non usa i bambini per difendersi, per tua informazione, tu
ascolti quello che le vostre stupide televisioni dicono e ripeti a pappagallo le loro parole! Raccontami un'altra storiella come quella delle
madri che trasportano esplosivo, ti racconterò milioni di storie su
quello che il vostro esercito ha compiuto in Palestina negli ultimi otto
anni!
Non posso credere che tu abbia scritto simili assurdità, credevo fossi
un uomo di pace.
Muna
Innanzitutto, Liron, hai bisogno di ripassare la storia del tuo paese:
Israele non era nemmeno uno Stato ai tempi di Hitler...
Non c'è bisogno che spieghi cosa sta facendo Israele, la gente lo
vede da sè piuttosto bene. Non credo che molti possano essere in
accordo con la condotta di Hamas, ma che ne pensi dell'uccisione di
tutte quelle persone in due settimane? Ti sta bene?
Infine, che ne pensi dei crimini di guerra perpetrati sui bambini? Non
si tratta di terrorismo? Conosci il significato di questa parola? Nes-
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suna nazione al mondo usa questi mezzi per difendersi... avete il
diritto di proteggervi, ma compiere simili atrocità…
Tareq
O mio Dio!!! Sono veramente sollevato!!! Danno dieci minuti di preavviso ai civili prima di bombardare le loro case... credo che il vostro
esercito meriti qualche riconoscimento umanitario! Ma perché bombardano le case dei civili??? Ne hanno uccisi trenta con un missile,
trenta civili, in una sola casa, dopo averli radunati lì. Cosa?? Hamas
si nasconde tra i civili? Quello che dici è così insano che non credo di
avere la pazienza di continuare ad ascoltarti.
Manal
Riguardo all'esempio delle madri con l'esplosivo nei pannolini dei
figli, non avevo notizia di questo episodio, ma potrei capirle: vogliono difendere il loro paese e, come molta altra gente, non hanno altra
possibilità per farlo!
Sulla definizione di crimini di guerra, forse ti sarà più chiara grazie a
qualche esempio: bombardamenti al fosforo su aree densamente
popolate, pur chiamando dieci minuti prima per avvertire (ben gentile da parte vostra dare un colpo di telefono!), l'uccisione di civili, tra
cui bambini con le loro madri, vecchi inermi... a sangue freddo, faccia a faccia, con un fucile (d'altra parte sei un soldato, non so se tu
abbia avuto simili esperienze, ma se ti sei trovato ad uccidere qualcuno, cosa pensavi in quei momenti? Questi soldati non si ricordano
dei loro genitori/nonni/bambini/ fratelli mentre uccidono quella gente innocente?)
Hamas, ovviamente non sta lanciando caramelle su Israele, ma i
qassam, per quanto non condivida il loro lancio, non sono nemmeno
paragonabili all'operazione militare israeliana.
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Infine scrivi “sono felice che non abbiano aerei, come noi”: vedo che
sei ancora sotto l'effetto del lavaggio del cervello, almeno quanto
prima di andare sotto le armi!
9 gennaio
Samer
Cari tutti, palestinesi e israeliani,
sono molto frustrato vedendo quel che accade oggi a Gaza, ma,
quando leggo i post su Facebook, sono anche deluso.
In queste discussioni ho letto parole di rabbia e biasimo, giudizi e
talvolta vi ho trovato anche un linguaggio inappropriato. Noi come
gruppo, tutti noi, un giorno abbiamo deciso insieme di impegnarci
per la pace e a vivere con i nostri vicini, giusto?
Ma cosa accade oggi? Mi rendo conto che entrambe le parti seguono
coloro che pensano di risolvere i problemi con la violenza, assassini,
stragi e persino sparando missili. In queste discussioni vedo che gli
studenti israeliani tentano di giustificare una guerra brutale e sproporzionata e i crimini contro l’umanità che l’esercito del loro paese
commette a Gaza.
Allo stesso tempo i palestinesi considerano quello che gli israeliani
fanno al loro popolo e cercano di giustificare il comportamento di
Hamas e i missili che vengono lanciati contro il territorio di Israele,
atti anche questi di violenza.
Noi sappiamo che queste azioni sono sbagliate e disumane; e allora
perché cerchiamo di giustificarle? La mia anima piange quando sento
tutto ciò.
Perché cerchiamo di giustificare la violenza quando ci eravamo trovati d’accordo sul fatto che la violenza non ci porterà pace? Perché
parliamo come hanno fatto oggi i leader di Hamas o il portavoce
dell’esercito israeliano? Perché usiamo il loro linguaggio quando era-
66
vamo d’accordo sul fatto che quelle persone non avrebbero risolto la
situazione per noi?
Perché?
Ai miei amici israeliani: l’attacco del vostro esercito a Gaza, che ancora non ha avuto successo, non vi porterà sicurezza.
Pensate di poter cancellare con la forza un partito politico come Hamas che è sostenuto da un milione e mezzo di persone? Se Israele
vuole la pace non deve fare tutto questo.
Gli attacchi su Gaza terrorizzano i civili e li caricano di odio e ostilità
verso Israele. Quale il risultato di questo attacco? Hamas è ancora là
e le persone che vorrebbero attaccare Israele ora sono più numerose
di prima. Quando terrorizzate i civili diffondete l’odio fra loro. Oggi
Israele minaccia la pace; Israele danneggia se stessa e pianta semi
di odio in almeno due future generazioni.
Ai miei amici palestinesi: io so che quando un popolo è oggetto di
violenze selvagge e ripugnanti reagisce, e sappiamo che reagire è
naturale.
È naturale cercare di vendicarsi e procurare danno a coloro che
stanno mandando i loro figli a ridurre la nostra vita a qualche cosa di
miserabile, a coloro che hanno eletto un governo che dispiega eserciti numerosi per distruggerci ora e in futuro. Bisogna aspettarsi la
reazione. Ma ora fermiamoci e poniamoci una domanda. Quale aiuto
possono darci i razzi (o i fuochi d’artificio) che Hamas lancia contro
Israele? Questi razzi hanno ucciso circa una dozzina di israeliani in
cinque anni e non hanno cambiato nulla per noi. Come possono migliorare la situazione? Quei razzi convinceranno gli Israeliani a scegliere un governo più brutale che possa fermare Hamas con la
violenza. Ciò significa che gli israeliani eleggeranno un governo più
estremista che farà crescere sempre più la disperazione dei palestinesi.
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A entrambe le parti dico: per favore smettete di difendere coloro che
credono nella violenza e agiscono secondo questo convincimento,
smettete di far sì che le loro azioni sembrino accettabili perché non
lo sono. Noi abbiamo un diverso modo di pensare, non dovremmo
lasciare che la loro propaganda ci guidi.
Come persone che da entrambe le parti credono nella pace pensiamo a un modo migliore per reagire alla sofferenza del nostro popolo.
Per esempio, che cosa possono fare gli attivisti per la pace da entrambe le parti per fermare tutto questo disastro e questo caos,
questa sproporzionata guerra di vendetta e rappresaglia? Tutti noi in
questo gruppo dovremmo essere impegnati a discutere e trovare
una risposta a questa domanda.
Dovremmo cominciare a pensare a ciò che noi – le persone che credono nella pace - possiamo fare per fermare tutta questa violenza e
queste uccisioni…
È tempo per tutti noi di riconoscere di nuovo che chi agisce con violenza, non importa a quale parte appartenga, ha torto, e da qui cominciare a considerare ciò che siamo in grado di fare.
Pregate per la pace
Samer
Pray for peace, ‫םולשל ללפתהל‬, ‫مالسلا لجأ نم اولص‬, Pregate per la pace !
Ruth
Beh, almeno sto migliorando il mio inglese...
Riguardo ai post di Liron, concordo che c'è modo e modo di dire le
cose, ma lasciatemi spiegare qualcosa...
Sapete cosa siano da noi la sinistra e gli Yemeniti? Sono due posizioni politiche molto influenti in Israele, all'incirca come Repubblicani
e Democratici negli Usa. Non che abbia una precisa conoscenza dell'argomento, ma se da un lato la destra è decisa a perseguire una
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politica aggressiva volta a garantire tutto il territorio di Israele, anche la West Bank, ai soli ebrei, e vota Likud, la sinistra è più propensa a ritirarsi dagli insediamenti, e perseguire un processo di pace.
Quello che sto cercando di dire è che, rispetto al passato, quando le
due opinioni erano più nettamente distinte, con questa guerra a Gaza, molta gente non sa cosa pensare. Credo che Liron sia ancora un
uomo di pace, ma molta gente anche di sinistra crede alla necessità
di questa guerra. Personalmente non so davvero cosa pensare, ne
ho parlato con molte persone, voi inclusi, e le conversazioni con voi
influenzano molto la mia opinione, ma ancora non so cosa pensare.
Non direi che quelli compiuti da Israele siano proprio crimini di guerra: in una città così popolata e intricata come Gaza non è possibile
non colpire civili, e per fermare Hamas, il nostro esercito DOVEVA
attaccare. Quello che sto cercando di spiegare è che Hamas può
fermare tutto ciò: Israele è pronto a negoziare. Mi dispiace se non
sono riuscita a spiegarmi bene, volevo solo fare il punto della situazione.
10 gennaio
Samer
Ci siamo ridotti a discutere della storia di Hitler e del 1910? Gente,
per favore, se non l'avete ancora fatto leggete il mio ultimo post.
State perdendo il vostro tempo a parlare di queste cose, giustificando di fatto quelle persone votate alla violenza cui invece dovremmo
contrapporci come messaggeri di pace, con parole, progetti ed atti
veramente volti al raggiungimento di essa. Se ci comportiamo in
questo modo, facendo nostri questi discorsi deleteri, cosa dovremmo
aspettarci dagli altri?
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Svegliamoci e rimaniamo TUTTI uniti nella guerra contro chi, da entrambe le parti, vuole che la violenza prevalga... Pensate a cosa possiamo fare insieme in questi tempi duri piuttosto che scambiarci
rimproveri.
Liron
Prima di tutto non ho mai detto che Israele fosse uno stato prima
dell'Olocausto.
Secondo, nessuno è felice che la gente muoia a Gaza, quello che
intendevo è che sostengo questa “guerra” nonostante queste siano
le conseguenze.
Credo che Israele debba fare qualcosa per i suoi cittadini, il che non
implica che il nostro paese non voglia la pace. Da quanto vedo, qui
la gente ritiene che “pace” significhi che da entrambi i lati si cessa il
fuoco, ma intanto ognuno si prepara per il prossimo conflitto. Spero
che al termine di questa guerra non ci saranno più Hamas né razzi
su Israele, non avrei motivi per voler veder morire persone, non è
un motivo di gioia nella mia vita. Dovete capire che, nonostante il
grande consenso di questa operazione militare in Israele, questo non
significa che i suoi sostenitori non siano favorevoli alla pace e, come
dice Ruth, la maggior parte della popolazione israeliana è in fondo
d'accordo con questa linea, anche coloro che abitualmente sono contrari a questo tipo di azioni.
Muna
Non vedo davvero che rilevanza possano avere questi argomenti
legati alla Storia, e nemmeno ad episodi particolarmente univoci, per
la nostra discussione... credevo che lo scopo di questo gruppo fosse
tentare di venire a capo del problema. Liron, se giustifichi questa
guerra questa è una tua scelta che riguarda la tua responsabilità,
70
spero solamente che qualche giorno tu possa provare quello che ora
subiscono gli abitanti di Gaza, ed in seguito, vorrei che venissi a
dirmi che sei ancora d'accordo con operazioni di questo tipo.
Credi davvero che l'unico modo per garantire i propri cittadini sia
uccidere altra gente?
Pace: uno stato di mutua armonia tra popoli o gruppi, in particolare
in ambiti relazionali.
Qual è la tua definizione di pace?
Liron
La pace per me è che oggi sono stato a mangiare con la mia famiglia
in un ristorante arabo, senza preoccuparci della guerra...
Non perdiamo la misura per la foga del momento!
Manal
Hhhhh... Liron?! Tu saresti un “Fiore di Pace”? Non credo!!
Sono d'accordo con Samer: questa conversazione sta divagando
senza che si affronti in modo proficuo il problema fondamentale, ma
perdendo tempo in reciproche accuse, e me ne dispiaccio perché di
queste discussioni ne sento ogni giorno, ovunque. Prendiamo un'altra direzione.
12 gennaio
Itai
Salve. Voglio scrivervi riguardo i miei sentimenti: nell’ultima settimana, precisamente a partire da giovedì 8, ho cominciato ad essere
depresso e stressato riguardo questa guerra. In quel giorno la nostra
scuola ha ospitato studenti provenienti dai villaggi vicino alla striscia
di Gaza che erano stati bombardati, in modo da permettere loro di
rilassarsi qui al Nord e riprendersi. Avevamo previsto di ospitare
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questi ragazzi nelle case degli studenti qui in Galilea, ma questo non
è avvenuto. In quel giorno, proprio quella mattina, nel mezzo delle
presentazioni fra i ragazzi, abbiamo saputo che alcuni razzi Katiuscia
erano stati lanciati verso Israele dalla frontiera settentrionale col
Libano, a pochi chilometri da noi.
Circa una o due ore dopo i due autobus dal sud stavano ritornando
verso i razzi Qassam: i loro genitori erano molto preoccupati per loro
e non hanno voluto lasciarli stare lontano da casa. Io stesso sono
stato molto preoccupato di subire un attacco, sono diventato nervoso e triste: non ricordavo più che c’era stata la minaccia che anche
noi fossimo bombardati, e che dovessimo restare all’interno degli
edifici. E pensavo sempre a come potesse sentirsi quella gente, e
pensavo ai soldati che stanno combattendo laggiù, a mio fratello che
ora è a Gaza… e sono tornato a casa e ho guardato la TV e ho sentito che gli israeliani avevano attaccato i tunnel che Hamas usa per il
trasporto delle armi, e di civili che erano stati uccisi, e di militari che
erano stati feriti.
Volevo davvero condividere con voi quelle cose, specialmente riguardo mio fratello, perché so che il compito di tutti i soldati è realmente differente da quello che tocca a noi.
Auguro a tutti voi felicità e tranquillità, e giorni migliori per tutti noi.
Sempre vostro
Tareq
Itai , grazie per aver condiviso con noi i tuoi sentimenti, ma voglio
dirti qualcosa riguardo i razzi… il tuo stato ha indotto chiunque lo
circondi ad odiarlo, immagina una persona cattiva che compie atti
malvagi verso la gente: ti aspetti che questa lo ami???
Il tuo governo è così, tutti i suoi vicini lo odiano (Libano, Siria, Palestina…) e quindi il problema sta nel tuo governo. Non lancerebbero
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razzi dal Libano o sparerebbero ai soldati sul Golan se non vi odiassero e non vi disprezzassero per quello che sta accadendo a Gaza.
Se Israele non facesse questa stupida guerra nessuno vi colpirebbe…
Itai
Non so quale sia la ragione dell’odio verso Israele (probabilmente
perché si è stabilito qui). In ogni caso hai ragione, molti dei paesi
che circondano Israele lo odiano. OK, prenderemo questo uomo cattivo, gli altri lo odiano e questo stress fra loro degenera in violenza,
e quando tutti gli altri sono contro di lui (specialmente se è così piccolo e solo qui) egli prima di tutto farà qualunque cosa sia possibile
per proteggere se stesso.
Mettiamo che questa persona cattiva sia uno studente: questo ragazzo che gli altri si divertono a disturbare, e che non ha amici qui.
Chi definisce se egli sia buono o cattivo?? Credi che questo ragazzo
vada fuori di testa senza alcuna ragione? Ci siamo già accordati che
ci sono contrasti fra lui e gli altri, e che non permetterà ad alcuno di
ferirlo o insultarlo… quando fa un piccolo movimento tutti sono lì a
guardarlo, ed ognuno è infastidito da lui e lo odia!
In questa situazione potrebbe diventare peggiore, e lo farà.
Ma adesso quando è solo e così piccolo la minaccia nei suoi confronti
è davvero cruciale, ed egli farebbe qualunque cosa per difendersi!
Gli arabi odiano il governo israeliano o lo odiano per il fatto di essere
ebreo,o israeliano?
Il problema potrebbe essere nel “cattivo ragazzo”, ma in che modo
si può risolvere la situazione?
Ora il problema non è stabilire chi ha cominciato il combattimento.
È il caso di colpirlo più forte?
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Oh, e se questo ragazzo non farà qualcosa per proteggere se stesso
sarà isolato, senza amici, offeso e perderà quella vita normale che
ha sempre desiderato… forse morirà.
Così se tu puoi chiamare stupida questa guerra, dimmi onestamente, non credi che voi non avete fatto nulla contro la minaccia che egli
subisce?
Israele ha il diritto di proteggere se stesso e di fare ciò che ritiene
giusto per la sua sicurezza!
È duro paragonare il conflitto ad una relazione interpersonale, ma ho
tentato di spiegarti quello che penso.
Ruth
Itai hai scritto molto bene, mi hai aiutato a capire. Anche i miei amici pensavano di ospitare quei ragazzi, ed io li aspettavo con ansia.
Comunque sono contenta che tu abbia scritto queste cose, perché
spesso ci diciamo “cosa ne pensi?” e non “come ti senti di fronte a
questa situazione?”.
Mi auguro (e credo) che tuo fratello e gli altri soldati tornino a casa
presto.
Tareq
Itai , Israele non è solo, Israele è uno degli stati più potenti al mondo e l’America vi sta sostenendo, quindi non si tratta di un ragazzo
debole e solitario, e inoltre molti stati arabi sono con voi (che vergogna!).
La gente smetterebbe di fargli male e di infastidirlo se egli la smettesse di far male alla gente! Voglio dire: perché non può essere un
buon ragazzo e portare la pace come la cosa più importante della
vita? Perché si comporta in modo che la gente intorno a lui lo odi
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sempre più? Perché non può essere un ragazzo normale, come
chiunque altro?
La gente lo odia perché è un israeliano, non perché è un ebreo: c’è
una profonda differenza fra l’essere israeliano e l’essere ebreo.
Itai
Tareq, Israele è solo qui nella “classe” (il Medio Oriente) ed è solo
qui circondato da paesi arabi.
Quali sono le azioni malvagie all’origine di questo odio?
Esistere? Tu sai che questa è la ragione principale per molti: per
Hamas è la principale ragione ed il principale obiettivo è l'eliminazione di Israele.
Oppure l’azione malvagia è combattere quelli che non lo riconoscono
come Sato e credono che lo stato di Israele debba scomparire?
Queste due ragioni nutrono questo conflitto fin dal suo inizio. E la
soluzione per coloro che credono in queste ragioni è combattere Israele fino alla vittoria.
Potrebbe Israele fare la pace o sottoscrivere accordi con quelle persone? Che sia questo il motivo della sospensione di tutte quelle trattative? Essere un “bravo ragazzo” con quelli che ti vogliono
distruggere è da stupidi, e Israele è stanco di essere un bravo ragazzo con Hamas: questo è il motivo di questa azione.
Questo ragazzo sogna e desidera il giorno in cui potrà entrare in
classe senza minacce da parte dei suoi compagni di classe (i paesi
del Medio Oriente), sia i buoni che i cattivi… e di essere normale,
come tu dici.
Israele ha preso l’iniziativa perché vuole risolvere i suoi problemi,
adesso vuole impedire ad Hamas di governare la Palestina e fermare
il ragazzo realmente cattivo! (che non è la Palestina!) Questo cattivo
ragazzo (o meglio la cattiva ideologia di combattere Israele e non
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riconoscerlo) è quello che incoraggia gli altri ad infastidire Israele,
quell’Hamas che crede che combattere contro Israele porterà la Palestina alla pace!
Quel ragazzo dovrebbe studiare in un’altra scuola, e portarsi un sacco di compiti a casa, e scrivere 100 volte sulla lavagna “combattere
Israele non porterà la Palestina alla pace e ad essere un paese riconosciuto”.
Quando la finirà di spargere questo odio, potrà essere aperta una
nuova pagina, che porterà il Medio Oriente verso la pace, Israele e
Palestina insieme!
Io spero con tutto il mio cuore che questa nuova pagina venga scritta presto, e sarà una situazione in cui Israele e Palestina possano
guardare insieme al passato (le guerre, i morti, la mancanza di cooperazione) ed insieme guardare verso un nuovo futuro!
Su questa nuova pagina ci sarà una situazione in cui israeliani e palestinesi potranno frequentare la stessa classe (magari in scuole
miste arabe ed ebraiche, come nella scuola Hand in Hand), e scriveranno su un foglio bianco il loro passato, le orribili lotte che li hanno
opposti e di come, alla fine, hanno raggiunto la pace.
Immagina che nel tuo futuro prossimo tu possa aprire una nuova
pagina sul tuo notebook.
Avevo dimenticato di aggiungere una cosa molto importante, la parte più importante del sogno: che l’obiettivo di questa azione militare
è fermare Hamas e far sì che le altre organizzazioni possano sorgere
e, attraverso la cooperazione, iniziare a fare passi concreti in avanti
insieme!
E sono così emozionato a dire questo: questa nuova pagina significa
prevenire omicidi, combattimenti, odio e morte di civili innocenti in
tutto il mondo e specialmente in Israele e Palestina! E lasciare che la
Palestina senta e sappia che il bene per se stessa e per la propria
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pace e per il proprio Stato (!) non è combattere contro Israele: è
cooperare con Israele. E io giuro che Israele incoraggerà la Palestina
se la Palestina andrà in questa direzione!
Aspetto davvero quei Palestinesi che troveranno la miglior direzione
per guidare il loro popolo verso questo obiettivo!!!
Tareq
Beh, anch’io davvero non vedo l’ora di incontrare il nuovo presidente
della Palestina che ci guiderà verso una situazione migliore. Non
credo che Israele e Palestina possano avere lo stesso futuro perché
hanno un passato davvero diverso e penso opposto. In realtà non
conosco qual è la storia dello stato di Israele, non ho mai letto di
questo, ma credo che vi sia narrata una storia decisamente incompatibile con la lettura della storia palestinese.
Con rispetto
Zain
Itai, sai quando questo ragazzo potrà adattarsi? Quando la smetterà
di fare il bullo con gli altri ragazzi che lo circondano, allora si sentirà
sicuro.
Questo non è l’unico modo: smettila per un momento di pensare a
cosa è bene per Israele, smettila di pensare ad Hamas e a tutte le
altre cose… Pensa come un essere umano che guarda lontano, pensa
ai massacri che stanno avvenendo proprio in questi momenti a Gaza. Questo ti fa sentire bene come israeliano? Non so se tu vedi
quello che sta accadendo, nei tuoi media… ma è follia.
Israele è uno stato potente e sostenuto dall’estero. Se quella fosse
stata una scelta giusta, non vedresti proteste contro Israele in tutto
il mondo, con persone che bruciano la bandiera di Israele e chiedono
ai loro governi di sospendere le relazioni con esso.
77
Non sono una sostenitrice di Hamas, mai lo sono stata, ma quando
io stessa guardo al modo in cui siamo trattati in Cisgiordania, e vedo
in che modo i miei amici a Gaza sono separati in molte case cosicché
ci sia una possibilità che siano uccisi ma non tutti insieme, e vedo
tutto il massacro… vorrei solo pensare ad una scappatoia per ferire
Israele, ed Hamas è la scappatoia.
E infine, stai parlando di questa nuova pagina… ma questa è molto
lontana a venire, mi spiace disilluderti… ma davvero è così. Non è
che io sia pessimista o altro… ma l’ho detto prima e sembra che tu
non riesca a capire: potremo dimenticare?
Pensavo fosse una buona cosa troncare la discussione, ma sembra
che io mi sia sbagliata, penso che sia molto utile per me e tutti noi
proseguire, perché parlare è l’unica strada e io e noi possiamo farlo
proprio adesso.
13 gennaio
Itai in risposta a Tareq
In realtà quel passato comune di cui parlavo sono gli ultimi 100 anni
e il presente di oggi. Tra l’altro, la storia di Israele e della Palestina,
la storia degli Ebrei e dei Musulmani qui nella nostra area sono legate l’una all’altra, così il colore è a volte molto simile o quasi uguale
(bello!) :-)
Itai in risposta a Zain
Zain, mi hai davvero offeso, a dir la verità.
Mi chiedi se mi rende FELICE?!!?!?
Zain, so che siamo tutti eccitati per ciò che sta succedendo, ma
chiedermi se MI RENDE FELICE? Non mi va che tu lo pensi o anche
solo me lo chieda. Chi credi che sia io? Sì, ho visto i cadaveri per le
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strade di Gaza e bambini gravemente feriti – davvero credi che mi
faccia sentir meglio?
Ripeto che ciò che spero da questa operazione è che si raggiunga
una nuova situazione in cui la Palestina abbia un futuro – organizzazioni come questa e rapporti come questi con Israele (resistenza,
attacco, aumento dell’odio verso Israele) non condurranno la Palestina ad uno splendido futuro.
E penso che tu sia pessimista e ti prego di non distruggere i miei
sogni (i nostri sogni) in questo modo. Penso anche che se, nell’arco
della nostra vita, non vedremo il punto di svolta verso la pace e relazioni diverse e migliori tra i paesi, allo stesso modo per anni si è
sognato di andare sulla luna e non la si è mai considerata una cosa
sciocca e impossibile. Alcuni di coloro che sognavano di andare sulla
luna ci sono andati! Ma coloro che non credevano in loro stessi non
sono andati sulla luna e non ci andranno. Ma il sogno di coloro che
l’hanno sognato per anni è diventato realtà anche se non lo sanno o
non sono riusciti a vederlo realizzato. In retrospettiva il loro sogno è
diventato realtà.
Penso di aver detto tutto per ora.
E se tu non provi a sentire questa pace o a immaginare come vuoi
che sia, significa che non hai un obiettivo. Significa che non sai in
che direzione andare. Per questo mi ha dato fastidio che tu abbia
spezzato il mio sogno e non ci creda. Voglio sapere dove sto andando e di cosa mi importa ora.
Dunque, prossima fermata la luna: vieni con me, Zain? (per cominciare va bene anche l’Italia)
Ho cominciato arrabbiato e sono ancora arrabbiato, ma ciò nonostante mi manchi davvero, Zain. Mi manchi tu e le nostre conversazioni in Italia con le nuvole e il verde sullo sfondo…
79
Marco
E’ molto difficile scrivere al computer e per di più in un’altra lingua!
E’ più facile parlare faccia a faccia, guardando gli amici negli occhi:
possiamo capirci con gli occhi, coi gesti delle mani, col sorriso, il
rossore, il pallore...
Scrivendo e leggendo è facile l’incomprensione e se non ci si conosce
personalmente è ancor più difficile mantenere l’equilibrio.
Ad esempio io conosco molto bene Liron e lo capisco quando dice
“per me la pace è mangiare in un ristorante arabo con la mia famiglia senza curarmi della guerra” perché quando era a Verona mi disse che non ha problemi con gli arabi a Ramle e che ha amici arabi e
spesso va in ristoranti arabi con la sua famiglia. Capisco che per
Liron andare a mangiare in un ristorante arabo sia un gesto di amicizia e di riconciliazione e nella sua testa sia un modo di condividere
la vita con gli arabi della sua città. Ma se non conoscessi Liron, leggendo le sue parole potrei pensare ad un’idea di conquista, come i
nazisti, per i quali la pace con la Francia, nella Seconda Guerra Mondiale, poteva essere occupare Parigi e mangiare nei ristoranti della
capitale occupata.
Certamente in questi giorni siamo tutti pieni di rabbia e facilmente
capita di fraintendersi: prego tutti voi di rileggere tre volte i vostri
messaggi prima di pubblicarli, cercando di evitare parole e frasi che
qualche amico potrebbe male interpretare. E quando leggiamo, anche se è difficile, dovremmo ricordarci che tutti coloro che scrivono
credono nella pace e nel dialogo e tutti meritano che si cerchi di capire che cosa pensano davvero.
Grazie, sto imparando molto da voi. Un grande abbraccio
Marco
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Credo che in questi giorni nessuno desideri incontrarsi coi nemici:
dolore, tristezza, rabbia sono certamente immensi.
Ma io credo che proprio in questi giorni dobbiamo lavorare per ricostruire una speranza nel futuro, nella riconciliazione, nel dialogo,
nella pace.
E penso che, se è possibile, lo è solo se voi e noi ci incontriamo faccia a faccia, e leggo in questo senso le parole di Itai: " Dunque,
prossima fermata la luna: vieni con me, Zain? (per cominciare va
bene anche l’Italia)”
Anch’io penso che l’Italia, come territorio neutrale, possa andar bene
per tutti noi: dal 19 al 29 marzo ospiteremo a Verona un gruppo di
“Fiori di pace” e spero che questo sia un passo importante nel cammino del dialogo.
Capisco che è molto molto difficile… Ma credo anche che è coi nostri
nemici che ci tocca fare la pace(non e' un problema fare la pace se
siamo amici…)
Spero di vedervi a Verona nel marzo prossimo
Mohamad
0k, sto leggendo i vostri messaggi da una settimana e non stiamo
andando da nessuna parte. Ma quello che ho notato è che voi ragazzi non conoscete bene la vostra storia. I vostri messaggi non hanno
senso e sono proprio inutili!
Ma lasciatemi dire ciò che penso.
Israele acceca voi con i media e anche alcuni di noi arabi, e voi dite
che non siete d’accordo con ciò che fa il vostro governo, allora provatelo!!!
Israele è un paese libero, non è vero?
Dite quello che pensate, protestate contro ciò che sta accadendo. Il
91% degli israeliani è d’accordo con ciò che succede a Gaza, ma
81
penso che l’altro 9% possa cambiare le cose e sono certo che voi
siate in quel 9%, giusto??? Intendo che se voi dite ciò che sentite,
ciò che pensate degli arabi, non basta, abbiamo bisogno di una soluzione che è nelle vostre mani, ragazzi di Israele, dalla parte di Israele, perché le nostre idee, i nostri pensieri non saranno mai presi in
considerazione perché vengono da noi (arabi). Perciò vi incoraggio a
cambiare, cosa non lontana da voi a questo punto. Siete voi che
potete fermare tutto questo.
Rispetto e pace nella volontà di Dio (inshala)
14 gennaio
Tareq
Itai, forse Zain non intendeva questo… anch’io condivido il tuo sogno
(la pace tra di noi), odio la Guerra più di quanto tu non creda, ma
sono…non so… 3-4 anni che cerchiamo di fare la pace col vostro governo, ma Israele non vuole fare pace così, vuole fare pace in modo
unilaterale, vuole raccogliere pezzetti di pace e fare una pace che
vada bene a lei…
I palestinesi hanno chiesto solo la Cisgiordania (senza insediamenti
e senza checkpoint), Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza (più o
meno il 33% dell’antica Palestina): cosa volete di più?? Sappi che la
Palestina ha bisogno della pace più di voi, la guerra non è poi così
male per Israele, intendo dire siamo noi il paese occupato, non voi!
Tutto ciò che desidero è che si possa fare una “pace totale”, non
brandelli di pace, perché entrambe le parti vogliono vivere senza
conflitto.
Zain in risposta a Itai
Itai, non volevo in alcun modo insultarti, stavo solo sostenendo il
82
mio punto di vista e mi sembrava (ma forse mi sono sbagliata) che
tu approvassi ciò che sta avvenendo a Gaza…
So che non ne sei felice e non ho mai pensato che ti faccia star meglio. Anche TU mi hai fraintesa.
"E se tu non provi a sentire questa pace o a immaginare come vuoi
che sia, significa che non hai un obiettivo"
No, significa piuttosto che non voglio avere grandi attese e restare
poi delusa come ci capita sempre (io voglio la pace, ma volevo solo
essere razionale, spero di sbagliarmi), ma tu potresti dare uno
sguardo ai “colloqui” tra palestinesi e israeliani… per oltre 40 anni i
palestinesi le hanno tentate tutte per eliminare l’occupazione israeliana (tasse, scioperi, sviluppo economico, elezioni…). La risposta del
vostro governo è sempre stata la violenza e il mantenimento del
controllo… il tuo messaggio era che tu non rispetti nient’altro che i
tuoi desideri.
Bene, ora tutto ciò che desidero è la fine delle uccisioni a Gaza e
della chiusura intorno ad essa, non possono nemmeno respirare…
Poi penseremo alla pace e a come raggiungerla… e allora sarà giusto
anche andare sulla luna… eh… forse potremo fare la differenza.
Di nuovo mi dispiace di averti fatto arrabbiare… e sono contenta che
il messaggio di Marco Menin sia arrivato subito dopo il tuo per evidenziare che tu mi avevi fraintesa.
Anche tu mi manchi, e mi manca l’indimenticabile natura di Romallo
;)
15 gennaio
Itai in risposta a Zain
Hai ragione, dovremmo partire da piccoli passi, per ora, come terminare la guerra a Gaza e migliorare le relazioni diplomatiche. In fon-
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do, come hai detto, dobbiamo andare sulla luna, ma al tempo stesso
guardare dove mettiamo i piedi.
:) bye
Ruth
Non voglio credere che il 91% degli Israeliani siano d'accordo con
quanto accade a Gaza... non ha senso. Forse, secondo le mie informazioni, sarebbero piuttosto il 74%.
A volte mi pare che abbiate una visione delle cose piuttosto manichea, il che - non voglio insultarvi, sia chiaro - non è necessariamente positivo. In una situazione così complicata è facile dire “loro sono
cattivi, noi buoni”, ma non è così, ci sono errori da entrambe le parti, ma le recriminazioni non ci aiuteranno. Dobbiamo solamente capire che è ora di smetterla. Qualcuno può sostenere l'invasione di
Gaza e allo stesso tempo non voler vedere gente uccisa, e dispiacersi per gli abitanti di Gaza. In particolare qualora abbiano fratelli o
figli che combattano a Gaza, come potremmo aspettarci che costoro
denuncino come crimini di guerra questi fatti?
Sono d'accordo sul fatto che anche un piccolo gruppo di persone
possa cambiare la situazione, anche a Gaza, magari non ora, ma
presto qualcuno potrebbe contrastare Hamas.
Quello che sto facendo io per fermare tutto ciò è informare le persone su quello che accade, e che c'è un'altra parte da cui si può legittimamente guardare questi fatti, anche dall'altra parte c'è
sofferenza, e dobbiamo tenerne conto. Anche qui.
Mohamad
Mi sorprende che ora, Ruth, recuperi il tuo interesse per i numeri,
quando all'inizio della conversazione non volevi saperne. Forse perché questi sono numeri che riguardano il fronte israeliano? Comun-
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que, mi aspetterei da chiunque in buona fede che denunci come crimini di guerra ciò che accade a Gaza, perché è esattamente ciò che
sta accadendo: l'uso di armi proibite da convenzioni internazionali, lo
sterminio di donne e bambini... questi sono crimini di guerra e devi
confrontarti con il fatto che tutto ciò è completamente sbagliato.
16 gennaio
Liron
Credo che non faccia differenza se il consenso sta al 74% o al 91%:
questo è quello che sta facendo il nostro paese e la maggior parte
della popolazione è d'accordo. Credo anche che la gran parte di coloro che ritengono illegittima questa guerra viva una vita confortevole
in luoghi calmi e sicuri. Non hanno idea di come sia vivere sotto la
minaccia dei razzi e quanto sia difficile crescere dei bambini in queste condizioni, dopo otto anni di attacchi. Ritengo vergognoso che
queste persone non si preoccupino dei loro compatrioti minacciati,
ma quando i razzi colpiranno le loro case, sono sicuro al 100% che
saranno i primi a fare due cose: visitare il più vicino aeroporto militare ed accertarsi che la guerra sia al massimo livello di intensità
possibile in modo che le loro case non siano più un bersaglio per i
razzi.
È evidente che l'esercito non può portare la pace, questo è il lavoro
del governo e della diplomazia, ma il governo si sta servendo dell'esercito per avvantaggiarsi sul nemico in vista di tempi diversi. In
passato Israele ha combattuto contro Giordania ed Egitto, e con
grande sorpresa ora siamo in pace con loro, quindi Tareq, non tutti i
nostri vicini ci odiano, benché non mi illuda che siano felici della nostra presenza qui.
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Mohamad, dici che Israele sta uccidendo donne e bambini, bene,
posso dirti che è vero!!! Nessuno sta cercando di negarlo, e a tutti
noi dispiace per loro, ma dimentichi che anche Hamas fa lo stesso,
quindi siamo onesti con la realtà e non diciamo che Israele sta facendo di peggio di Hamas! E sono sicuro che l'uccisione di bambini a
Gaza non rappresenta un obiettivo per l'esercito israeliano, a differenza di quanto accade per Hamas. Stai certo che se Hamas avesse
bombe più potenti le userebbe e compirebbe senza esitazione moltissimi crimini di guerra.
Per tutti gli israeliani: il nostro esercito non è un esercito di alieni, è
l'esercito dei nostri fratelli, sorelle, madri e padri. Pensate alla vostra
famiglia e ai valori che vi ha insegnato. Sono anche i valori del nostro esercito.
La guerra è terribile e purtroppo donne e bambini non hanno protezione, soprattutto quando sono a lungo stati usati come scudi umani. Giusto ieri un ragazzo israeliano è stato colpito da un razzo ed
ora versa in gravi condizioni. Quindi ogni parte sta perdendo in questa guerra senza vincitori, ma (!) io SO che dopo questa guerra gli
attacchi missilistici si ridurranno drasticamente, quindi dobbiamo
farla per coloro che sono minacciati.
Spero che dopo questa guerra troveremo un accordo con Hamas, ed
avremo la pace come con Giordania ed Egitto, ma non lo credo possibile
Tareq
Ho detto che la maggior parte dei vostri vicini, non tutti, vi odiano.
Riguardo Giordania ed Egitto, che vi supportano e collaborano con
voi, li considero dei traditori.
Dici che dal duemila vivete sotto la minaccia dei razzi... come se noi
Palestinesi vivessimo in pace! I razzi di Hamas (praticamente dei
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fuochi d'artificio) sono nulla di fronte ai vostri arsenali, e gli effetti
sono proporzionati a questa sproporzione.
Hamas non sta sparando a donne e bambini: chi lancia i razzi non
può sapere dove andranno a cadere, ma i conducenti dei vostri F16
e carri armati possono decidere esattamente dove colpire, e sanno
dove sono i civili. Inoltre anche i membri di Hamas sono persone,
non mostri, non usano affatto la popolazione civile come scudi umani. Gli abitanti di Gaza sono le loro famiglie, non estranei!! A proposito degli attentatori suicidi, se quello che fanno è criminale, il vostro
esercito è la più grande organizzazione criminale al mondo!
Israele colpisce ospedali, moschee, luoghi patrocinati dalle Nazioni
Unite (!??): dopo aver ucciso quaranta innocenti in una scuola dell'ONU, hanno detto “oh, ci dispiace, pensavamo ci fossero membri di
Hamas che ci sparavano dalla scuola”!! Che stupido esercito è questo?! Ha persino colpito un edificio pieno di vostri soldati! Considero
veramente il vostro esercito il più potente e stupido del pianeta. Liron, ti ho detto tante volte che dovresti fondare su basi solide le
discussioni... ogni cosa che dici è - mi dispiace dirlo - insensata!
Ventun giorni di strage a Gaza e Hamas sta ancora lanciando razzi
su Israele, vi dicono nei notiziari “siamo al centro di Gaza e guardate
cos'abbiamo fatto, abbiamo trovato dei mortai e dei missili”... e
quindi?? Credo che abbiate già perso questa guerra, come in Libano,
e stiate continuando ad uccidere civili solo per dire alla vostra gente:
è tutto sotto controllo, non preoccupatevi, combatteremo e uccideremo fino alla fine. Quando sarà la fine? Quando la finirete con questa guerra insensata che non fa che peggiorare le cose per entrambi
i fronti?
Ieri hanno sparato ad una torre della TV piena di giornalisti! Che
colpa avevano? Forse perché ci hanno raccontato la verità su Gaza?
Oppure hanno preso le telecamere per missili?! La torre è stata ab-
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battuta due ore dopo che il vostro esercito aveva rassicurato i giornalisti dicendo che non correvano rischi di essere colpiti, e il problema è che nessuno può chiedervi ragione di quel che fate, perché le
più potenti nazioni al mondo sono con voi, e chi può opporsi?
Ruth, è vero che il 91% degli Israeliani supporta questa guerra, o
almeno così ho letto su Haaretz e in molti altri giornali, non vi biasimo per questo, me la prendo con il vostro governo per ogni cosa, e
non dico che noi siamo buoni e voi cattivi ed in torto: entrambe le
parti sono in torto, e credo anche che ci siano alcuni Israeliani in
disaccordo con questa guerra, e sono sicuro che tu sei tra questi.
Circa questo 9% credo che si tratti per lo più di gente che vive insieme agli arabi e persone mentalmente aperte che odiano la guerra. Il restante 91% è composto da persone rese cieche dal vostro
governo, che non sanno nulla, vogliono solo vivere in pace, quindi
dicono ok, perché no, se questa guerra ci darà più sicurezza la voterò.
17 gennaio
Ruth
Non so che dire...
Durante queste settimane sono stata molto confusa. Un giorno credevo che aveste completamente ragione, il giorno dopo che diceste
stronzate. È così stupido... devono andarsene da Gaza, non serve a
nulla...
Avete sentito del dottore che lavorava in Israele? Per tutto l'ultimo
periodo ha parlato della guerra alla TV israeliana, e pochi giorni fa i
suoi tre figli sono stati uccisi. Egli crede ancora nella pace, ed è questo che mi distrugge, perché avrebbe potuto essere una delle persone che ho conosciuto in Italia.
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Per di più la gente, qui in Israele, è così stupida e disgustosa. Una
donna urlava a questo dottore cose orribili, che nasconde armi in
casa, mentre lui esprimeva il desiderio che i suoi figli fossero le ultime vittime di questa guerra.
Che dire... posso capire il nostro governo: sta tentando di fare qualcosa, anche se a volte fanno cose stupide, stanno cercando di fare il
bene di Israele, ma non posso capire coloro che non si preoccupano
minimamente delle vittime, come per esempio questo dottore. Ancora non ci credo, che il consenso sia al 91%. Non penso che vogliate
ingannarmi, ma non ha alcun senso.
Scusate l'inconcludenza, ma davvero non so che dire.
Marco
Anch'io ho visto in televisione quella donna che urlava al dottore. È
molto triste.
Credo che ci sia molto di cui vergognarsi.
Credo anche che ci sia molto di cui preoccuparsi.
Ho fiducia che le eccezionali persone di Palestina ed Israele che ho
conosciuto nel cammino di Fiori di Pace possano trovare la via d'uscita da questo circolo vizioso... ma tutti noi dobbiamo lavorare sodo
ed essere pazienti
Abbracci
18 gennaio
Samer
Leggo ogni riga che scrive ciascuno di voi, guardo i notiziari. Il mio
cuore piange!
So che tutti voi credete nella pace, ed è per questo che non riesco a
capire come noi, gli attivisti per la pace, possiamo tentare di giustificare gli atti di violenza, e persino convincere gli altri che funzionino!
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Non posso... siamo onesti, per una volta, e diciamo le cose come
stanno.
La vendetta, ancora una volta, non ci porterà da nessuna parte: i
razzi di Hamas non aiutano i Palestinesi, e la brutale operazione di
Gaza non porterà nulla di buono ad Israele...
Dovremmo rimanere uniti nel contrastare questi due atti... I Palestinesi in questi giorni sono stati massacrati: quattrocento bambini
sono morti. Ognuno di loro era una storia, ognuno di loro è Storia.
Smettetela di giustificare la violenza, a prescindere dal suo movente.
Non importa quanto possano essere nel giusto o nel torto i vostri
leader, conoscono un solo modo per affrontare i problemi, ed è la
violenza.
Noi NON siamo come loro, uniamoci tutti e rinunciamo alla violenza,
di qualsiasi colore ed in qualsiasi quantità.
La violenza è sbagliata!
Smettiamo di giustificarla.
Tareq
Sono con voi. Completamente d'accordo.
Itai in risposta a Ruth
Vedo che sei confusa, come tutti noi.
Dici che la gente d'Israele è stupida? Certamente ci sono stupidi in
Israele, ma generalizzare sarebbe come dire che tutti i palestinesi
sono stupidi. E non lo sono. Credo dovresti capire che questa non è
una guerra frivola ed insignificante, lo abbiamo detto per tutta la
discussione, si tratta di una guerra per proteggere tutti gli Israeliani
e modificare le relazioni con la Palestina, ed è per questo che dico
che dovresti comprendere il nostro governo e la nostra gente, ed
apprezzare i nostri soldati, che rischiano le proprie vite per la tua, ed
il tuo futuro, che tu condivida questa guerra o no. Riguardo al dotto-
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re, non ho molto da dire: è stato veramente scioccante e triste (onestamente), e così tanti altri casi di vittime innocenti. Nel caso di
questo dottore si è trattato di un errore come quello compiuto nell'abbattere l'edificio occupato da soldati Israeliani.
Itai in risposta a Samer
Condivido i tuoi sentimenti, nel vederci tutti a giustificare cose diverse e situazioni differenti. È qualcosa che confonde, deprime, e fa
rabbia... e ho veramente apprezzato che tu abbia ricordato così
chiaramente che tutti noi pensiamo alla pace, e quello che stiamo
facendo qui è perseguire la pace, a prescindere da quanto possa
essere duro, nonostante i dissidi e le incomprensioni. Ma guarda,
l'argomento principale della discussione riguarda gli eventi di Gaza,
quindi era prevedibile che avremmo (e avremmo dovuto) discutere
tra di noi. È anche un modo di liberarsi dalla pressione della guerra.
Mi ricorda qualcosa che avevo pensato di recente: ok, qui ci piace
dibattere, e va bene, discutiamo ed ascoltiamo, ma possiamo fare
un altro gruppo: “Uniamoci insieme e rinunciamo a qualsiasi violenza. La Violenza è sbagliata”. Un gruppo sulla pace e le nostre prospettive e sogni di pace, con un'atmosfera completamente
differente. Ci saranno solamente pensieri positivi, ma credo che
queste due tipologie di discussione siano altrettanto importanti e
necessarie per la pace. Continuerò a discutere con Zain se sarà necessario, nella discussione su Gaza, ma intanto nell'altro gruppo
scriverò che mi piace tanto e sono così felice di conoscere una ragazza palestinese come lei perché è carina e mi ascolta anche se
non siamo d'accordo, e che gioisco che lei desideri la pace con noi, e
che tutti viviamo insieme in pace e rispetto dell'altrui religione.
Tirati su, Samer ;)
Vostro, Itai.
91
19 gennaio
Ruth in risposta ad Itai
Itai! Tutto quello che hai detto è giusto, e sai che sono d'accordo con
te! Apprezzo veramente i nostri soldati! Non intendo mancare di
rispetto a loro e a quello che stanno facendo per noi, nemmeno per
un secondo, ma l'incidente del dottore mi ha fatto capire che la gente, in Israele, ha perso la testa e pensa solo a se stessa. Certamente
non tutti, siamo qui a dimostrarlo e ci sono altri come noi, ma è stata la prima volta che mi sono accorta di perché il mondo ci odi così
tanto: quella donna che urlava al dottore “madre di tre soldati!”, ci
rappresenta nel mondo! Non è il tipo di persona che voglio che rappresenti il mio paese.
Non mi vergogno a dire che non so cosa pensare... Sì, credo che
dobbiamo giustificare e supportare Israele, restare uniti in questi
tempi, ed in questa discussione ho argomentato a favore della necessità per Israele di questa operazione, ma credo che negli ultimi
giorni abbiano passato il segno, perso il controllo, tra l'altro, tutte
quelle vittime del fuoco amico...
Zain
Così ora le truppe israeliane si stanno ritirando da Gaza. Hamas ed
Israele hanno concordato un cessate il fuoco.
Ma ora, quanti bambini sono rimasti orfani? Quante persone senza
casa? Quante donne hanno perso i loro sposi e i loro figli?
Questa guerra non ha portato altro che distruzione e rabbia, e ha
eliminato le residue possibilità di Israele di integrarsi pacificamente
nella regione.
La guerra ha confermato quello che era già ovvio: che Israele non
ha interesse a negoziare la pace, come già indicavano chiaramente
92
gli espropri in West Bank e lecolonie, insieme al muro per la vostra
sicurezza, il blocco dell'economia palestinese tramite seicento checkpoint, e il conto sarebbe infinito.
Ma potrei anche guardare al lato ottimistico e dire con voi che questa guerra porterà ad un futuro migliore.
Che Allah possa benedire i milletrecento morti e i cinquemila feriti a
Gaza.
Tareq
Amen Zain ... Anch'io tenterò di essere ambizioso ed ottimista, e
sperare che questa sarà l'ultima guerra al mondo. Ha portato molta
morte e distruzione, ma per il bene del mondo intero e in particolare
della Palestina, spero che potremo trovare la pace dopo sessanta
anni di violenza e dolore.
Ruth, sono così felice che, infine, tu ci abbia compresi.
Pace - ‫ مالس‬- ‫םולש‬
26 gennaio
Itai
Ehi, mi mancano le nostre discussioni qui, è strano che quando la
guerra è finita abbiamo anche smesso di scriverci...
Volevo solo dire che le morti di cittadini palestinesi e soldati israeliani sono finite, e sono felice che siano tornati a casa, come mio fratello. Ieri l'ho incontrato per la prima volta dall'inizio della guerra.
Aggiungo ogni speranza per giorni migliori, e pace, e sono felice di
sentire la vostra fiducia in un cambiamento ed un progresso in Palestina. Mi unisco a questa speranza da un posto molto molto vicino al
mio cuore.
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Tareq
Grazie Itai :)
Marco
Carissimi, sono anch'io contento perché si sono arrestate le morti a
Gaza: quando anche solo una persona muore siamo tutti in sconfitti.
Ora avete di fronte a voi una strada molto accidentata: il percorso
della rinascita della fiducia nel vostro nemico, nella riconciliazione, e
dovrete ritrovare la voglia di comunicare.
Nessuno può biasimarvi se in questi giorni prevale il desiderio di
vendetta, o semplicemente il desiderio di restare soli con voi stessi:
di sicuro sarà molto molto difficile dimenticare il passato e recuperare la fiducia nel futuro.
Io posso solo ringraziarvi perché in questi giorni la vostra scelta è
stata quella comunque di comunicare fra voi: la vostra discussione ci
ha aiutato a comprendere meglio i vostri sentimenti, a scoprire e
ricordare ogni giorno che i numeri, anche durante una guerra, sono
uomini e donne con i loro dubbi, risposte, domande, ideali, ideali,
rabbie, paure...
Io credo che il vostro lavoro sia stato molto importante: nonostante
tutto, anche in giorni cupi e disperati il fiume della comunicazione
non ha interrotto il suo flusso.
Possiamo solamente sperare nella vostra volontà di proseguire sulla
strada del dialogo, ed aspettarvi per compiere insieme il prossimo
passo. La nostra parte è molto più facile: noi abbiamo fratelli in entrambe le parti, e il nostro sogno è nella vostra fratellanza, ma noi
non abbiamo amici, genitori o fratelli che hanno perso la vita nel
conflitto che da sessantanni divide i vostri popoli...
Sicuramente i problemi politici sono ancora tutti aperti sul tavolo:
l'occupazione, gli insediamenti, il muro, i Qassam, Hamas sono sem-
94
pre lì, e noi stiamo aspettando un futuro diverso. Il futuro in cui voi,
i ragazzi di Fiori di Pace, sarete i leaders di un nuovo stato, che diffonderà pace in tutto il mondo, lo stato di Palestisraele.
Non so se la mia vita sarà lunga abbastanza per vederlo, ma sono
sicuro che voi vedrete la vera pace in Giustizia e Fratellanza.
95
96
Identità a confronto
Sulla via della pace
Postfazione di Marta Longu
Danis Tanovic nel film “No man’s land” racconta la storia di un soldato serbo e di un soldato bosniaco che restano bloccati in trincea, tra
le linee nemiche, nella terra di nessuno. I due si “devono” odiare,
ma non ricordano il motivo,
discutono aspramente, accusando a
vicenda l’etnia di appartenenza per aver iniziato la guerra. Devono
sentirsi vittime di un’aggressione per giustificare la propria presenza
nel combattimento (Zamperini, 2003). I due in realtà hanno dimenticato le cause concrete che hanno portato all’ostilità, sono lontani
dall’oggetto della contesa e giocano il conflitto sul piano relazionale.
Kriesberg (1998) parlando di conflitti irrisolvibili spiega che nelle
ostilità che si protraggono per anni, per generazioni, le popolazioni
sviluppano stereotipi e rappresentazioni del conflitto profondamente
radicati nel tessuto sociale, a causa del tempo che le conserva e
avvalora, ricordarne la causa diventa difficile.
Il conflitto arabo-israeliano per la sua persistenza e violenza è inserito tra i conflitti irrisolvibili descritti da Kriesberg.
Fiori di Pace è un progetto di costruzione di pace che si introduce
nella realtà di questo conflitto con lo scopo di promuovere il riconoscimento reciproco. Pur non presupponendo simmetria, il progetto
mira a toccare le radici psicologiche del conflitto, come condizione
necessaria per uscire dal vortice storico e presente di trauma che
coinvolge più generazioni (Qossoqsi, 2006).
L’identità israeliana e l’identità palestinese si sono formate e consolidate proprio attraverso i nodi più volenti di un conflitto irrisolvibile,
la storia ritorna nel presente per rinforzare credenze, differenze,
ferite e paure non ancora dimenticate. Nel conflitto l’identità di una
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parte è definita dall’identità dell’altra, la sofferenza di un popolo è
scritta attraverso la storia subita dall’altro.
Tajfel descrive l’identità sociale come: “…Quella parte dell’immagine
che un individuo si fa di se stesso, derivante dalla consapevolezza di
appartenere ad un gruppo sociale, unita al valore e al significato
emotivo attribuito a tale appartenenza” (Tajfel, 1981, p. 384).
Le diverse analisi sull’identità hanno differenziato l’identità personale
dall’identità sociale, riferendosi ad esse come a due concetti dicotomici, o come a due poli opposti di un continuum (Serino, 2001). Vediamo però che nella realtà i due sistemi sono “come due facce della
stessa medaglia” (Serri, 2004).
La maggior parte dei comportamenti sociali che esprimono le due
facce dell’identità si collocano nelle porzioni centrali del continuum.
Ciò nonostante possiamo notare come il rapporto tra due innamorati
o un’amicizia molto stretta e affiatata si avvicinino ad un estremo
interpersonale. Gli eventi sociali ci portano esempi di relazioni totalmente determinate dall’appartenenza di gruppo, come i rapporti tra
le guardie ss e i deportati nei campi di sterminio, o lo scontro tra
due gruppi armati contrapposti il cui compito è esclusivamente quello di uccidere il nemico. Tuttavia anche in queste circostanze, la relazione può essere interpretata sulla base di entrambi gli estremi
(Palmonari, Cavazza, Rubini, 2002), infatti, chi è in posizione dominante agisce all’estremo della relazione intergruppo, chi è vittima
cerca di stabilire un contatto più umano, interpersonale, per salvare
le sorti della situazione, il più delle volte invano. Più il comportamento si avvicina all’estremo intergruppi, più il soggetto è indipendente
dalle differenze tra gli individui, agisce come sa che agiscono o agirebbero i membri del suo gruppo, non distingue i singoli che compongono l’outgroup e non è influenzato dagli stati motivazionali degli
attori coinvolti nell’incontro (Palmonari, Cavazza, Rubini, 2002). Più
invece il comportamento è vicino all’estremo interpersonale più si
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intensificano le differenze, le motivazioni, i sentimenti individuali che
i singoli portano all’interno della relazione.
Alla base delle violenze collettive troviamo sempre delle componenti
sociali, ma prima ancora delle componenti interpersonali, o meglio
impersonali. L’altro deve perdere la propria soggettività per diventare nemico e vittima, la dinamica del conflitto intergruppi, rende poi
generalizzabile ad un gruppo intero il contesto interpersonale vittima-carnefice.
Questo avviene perchè il processo di categorizzazione messo in atto,
comporta l’accentuazione delle somiglianze all’interno del gruppo e
viceversa anche la responsabilità dei persecutori viene estesa, in
quanto si agisce come appartenenti al gruppo, per il gruppo, non
come individui singoli (Tajfel, 1984; Rabbie, 1989). Secondo Zamperini (2004), le dinamiche di violenza si basano anche su una “politica
della sparizione”, la percezione dell’altro come vicino, visibile in una
qualunque relazione è trasformata in una “cecità selettiva” nella
quale il nemico deve essere isolato al fine di renderlo invisibile.
La vittimizzazione presuppone la negazione dell’identità dell’altro,
soprattutto dell’identità personale, individuale attraverso la “cecità
selettiva”.
Ilan Pappe (2004), professore israeliano presso l’università di Haifa,
sostiene a questo proposito che per gli israeliani ammettere che i
palestinesi sono vittime delle proprie azioni e non delle “circostanze”
corrisponde ad un vero e proprio trauma, “Ammettere che l’altro è
diventato una vittima, o ancor più riconoscere che se ne è responsabili, è il più spaventoso dei treni fantasma su cui si può salire” (Pappe, 2004, p. 137). Riconoscere l’atto di aver ucciso e cacciato un
popolo dalla sua terra, mette in crisi i supporti ideologici dello stesso
Stato d’Israele: “uno Stato senza popolo per un popolo senza Stato”,
e comporta anche una serie di problemi etici riguardo la legittimità
di questo Stato di fronte alle organizzazioni internazionali. La parte
palestinese chiede, invece, esplicitamente di essere riconosciuta co-
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me vittima della Naqba del ’48, questo comporta per gli ebrei israeliani la perdita dello “status”di vittime del XX secolo per assumere il
ruolo del carnefice, significa: “ammettere di essere diventati
l’immagine speculare del proprio peggiore incubo” (Pappe, 2004, p.
139).
Sempre Pappe (2004), spiega che anche i palestinesi da parte loro,
dovrebbero riconoscere gli israeliani come vittime, come popolo che
ha sofferto ed è stato perseguitato in Europa ed in Germania. Accettare l’Olocausto significa riconoscere l’importanza che questo evento
riveste nella psiche e nella motivazione del popolo ebraico, ma significa anche provare compassione per il dolore dell’altro, e questo è un
sentimento difficile da ammettere, perché viene avvertito come contrastante rispetto alla parte di vittime che i palestinesi assumono.
Il riconoscimento dell’altro nella propria identità, nella propria concretezza, nella propria vittimizzazione è il presupposto fondamentale
per la Riconciliazione.
Cercarsi e riconoscersi esprime il bisogno di pace, esprime la volontà
di farsi conoscere nella propria identità personale e nella propria
identità sociale, nella propria sofferenza, nell’appartenenza alla propria terra, ma esprime anche la volontà di comprendere oltre i confini imposti, oltre il muro.
Qui il riconoscersi porta paure e confusione perché la propria identità
sociale è nuda di fronte al nemico e di fronte alle proprie responsabilità, il dolore dell’altro condanna la propria incoscienza.
Attraverso l’opportunità di Fiori di pace i ragazzi conoscono l’altro
nella sua identità personale: i membri del gruppo nemico sono persone che studiano, hanno una famiglia, una casa, con le quali si possono condividere momenti di gioco e dialogo.
Ma utilizzando solamente questa forma di riconciliazione che rappresenta poi l’ipotesi del contatto di Allport (1954) e gli scopi sovraordinati di Sherif (1935), si rischia di far emergere solamente le
caratteristiche interpersonali della relazione che deve invece sancire
100
una pace tra gruppi. La relazione deve crescere ad un livello più elevato dove l’altro è riconosciuto come persona, ma anche come componente del gruppo nemico.
Per questo attraverso i dibattiti e il dialogo la relazione viene riportata all’interno del conflitto intergruppo, ognuno riprende la sua identità sociale per raccontare al nemico il proprio dolore e le proprie
ragioni nel conflitto.
Drago (2003) parafrasando Galtung (2000) dice che:“Un conflitto tra
due parti irriducibili inizia a risolversi quando non si ragiona sui fatti
che hanno portato alla divisione, né sulle motivazioni che sono sicuramente differenti e non fanno altro che approfondire il solco tra i
due, ma quando si dialoga sul vissuto”. Il passo importante nel momento del dibattito è rappresentato soprattutto dalle testimonianze
che i ragazzi riportano sul loro vissuto di guerra, alcune sono storie
di grande dolore ed umiliazione, raccontate con la semplicità disarmante di chi le vive ogni giorno come una consuetudine; attraverso
questi racconti i ragazzi conoscono il nemico come individuo che
soffre e lo riconoscono come “vittima”. Si prende quindi coscienza
che il proprio gruppo è co-costruttore del conflitto che ha delle responsabilità nelle atrocità inflitte ai coetanei “nemici”.
Il dolore dell’altro completa la conoscenza non solo del nemico, ma
anche della propria identità, del proprio gruppo di appartenenza.
Riconoscere l’identità dell’altro e riconoscersi in un’identità sociale
più ampia e scomoda, così come viene raccontata dal nemico, implica la possibilità che se ne facciano i conti non solo per la storia già
scritta, ma soprattutto per la storia che si sta scrivendo e si scriverà,
della quale si sarà testimoni e protagonisti.
Da questa responsabilità nasce il bisogno dei ragazzi di cercarsi ancora, in un momento di conflitto aperto, di rinnovato dolore e
di
smarrimento, come la guerra a Gaza. La storia sfugge davanti ai loro
occhi, soprattutto la storia si sta ripetendo, perché? Come il soldato
serbo e il soldato bosniaco di Tanovic bisogna cercare la causa, chi si
101
deve assumere le colpe per uno scoppio di violenza così efferato, chi
ha iniziato?
Ma i ragazzi di Fiori di pace non si incontrano in trincea, si cercano
sulla stessa strada di pace nella quale si sono conosciuti, sono fortunati perché sanno già di potersi ritrovare lì. Attraverso l’unico mezzo
possibile si cercano, per capire, per sapere, per parlare delle proprie
ragioni, di chi è nemico, ma è anche essere umano e muore. Si cercano per ridefinirsi e definire l’altro con asprezza e dolore, con parole decise e sicure, con l’orgoglio di appartenere ad un popolo ferito
che deve difendersi.
La comunicazione tra i ragazzi ha accompagnato tutta la guerra a
Gaza, in un quotidiano cercarsi e confrontarsi, esprimendo la percezione del conflitto da parte del proprio gruppo, ma esprimendo anche il proprio vissuto, i sentimenti e le preoccupazioni, ricordando in
diversi momenti il bisogno di costruire la pace.
La ricerca del dialogo da parte dei ragazzi esprime la consapevolezza
che oltre il muro ci sono persone e che entrambe le parti sono reciprocamente responsabili della serenità dell’altro. Ma forse la consapevolezza più importante, raggiunta dai ragazzi, è stata che le
proprie ragioni assumono forza nella misura in cui possono essere
espresse e comunicate all’altro, se rimangono dentro i confini restano un urlo spezzato, inascoltato.
La speranza di pace è portata dalla certezza che la storia non sia
solo storia di confini, Stati e guerra, ma sia anche questa storia.
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103
104
Appendice: l’intervento con i ragazzi nei traumi di guerra
Io vengo da una cittadina vicino a Nazareth, che si chiama Shafamer: letteralmente significa “Amer è guarito”. Il nome, secondo la
leggenda, deriva dalla vicenda di un grande condottiero che nel
1700 fondò il primo stato palestinese, si distaccò dall’impero ottomano e fu uno stato autonomo per alcuni decenni, la prima esperienza indipendentista palestinese. Un fatto poco noto, si dice che
mai i palestinesi abbiano avuto autonomia nella storia recente. Amer
controllava parte della Palestina e un giorno venne ad una fontana:
era malato e guarì bevendone l’acqua. Io nel mio lavoro cerco di
guarire: sono psicoterapeuta e psicologo, ho studiato a Roma e da
alcuni anni collaboro con il mensile Confronti, prima per Semi di pace (iniziativa di educatori e professionisti che portano la loro esperienza di pace) e ora per Fiori di pace.
Faccio parte dei “palestinesi del ‘48”, una minoranza di autoctoni,
palestinesi che vivevano lì prima della guerra e della fondazione dello stato di Israele. È importante distinguere nei ragazzi del nostro
gruppo fra ebrei, palestinesi del ’48 o del ’67 (quelli che vivono nei
territori occupati, Cisgiordania e Gaza) per non perdere la specificità
ed i problemi di ciascun gruppo.
Fiori di pace è un progetto di Pace Preventiva, non può essere un
progetto di massa e coinvolge pochi ragazzi, anche se poi i ragazzi
diffondono l’iniziativa sui loro territori. Questi bambini vivono una
realtà insostenibile anche per il loro sviluppo psicologico e sono candidati perenni ad essere traumatizzati. Farli incontrare, oltre ad aiutarli a superare paure, pregiudizi che purtroppo sono confermati
dalla realtà (gli uni e gli altri non hanno contatto diretto con l’altro,
ma solo attraverso immagini: militari dell’esercito di occupazione per
i palestinesi, kamikaze per gli israeliani), è un modo di prevenire la
105
costruzione di un trauma. Il trauma psicologico, per definizione, è un
senso di impotenza di fronte ad una minaccia alla propria incolumità
psicofisica: anche una minaccia al proprio senso di autostima può
diventare molto traumatica. Vale a dire che per un bambino che vede offeso e umiliato suo padre questa può essere una minaccia esistenziale, vissuta come una minaccia di morte. Un bambino che
viene umiliato e subisce violenze di vario genere nei checkpoint può
percepire questo come una minaccia di morte. Se l’impotenza di
fronte ai drammatici eventi della vita può generare trauma
l’intervento deve essere in senso di riacquistare controllo sulla realtà. Se i bambini palestinesi gettano pietre contro i soldati ci si domanda come mai fanno queste cose folli, sfidando i carri armati e
soldati molto ben armati. Quel che li spinge non è il coraggio ma la
paura, che li spinge a comportamenti insensati in quanto non riescono a tollerare il senso di impotenza verso la paura che li sopraffà, e
allora cercano, attraverso questa sfida all’esercito, di riappropriarsi
del controllo della propria paura. Anni fa uno psichiatra di Gaza in un
convegno parlava dei costi psicologici che i bambini della prima intifada pagavano: un leader politico dell’OLP era scandalizzato, e diceva “i nostri bambini sono dei veri eroi, non possono essere dei
traumatizzati”. Fino ad alcuni anni fa non veniva riconosciuto ai
bambini neppure il diritto ad essere traumatizzati: facevano parte di
un’epopea palestinese che non permetteva l’esternazione di alcuna
vulnerabilità psicologica. Oggi è cresciuta la sensibilità e l’attenzione
nella cura e la prevenzione del trauma.
Se il trauma è un senso di impotenza verso un evento minaccioso, la
risposta è quella di riappropriarsi del controllo delle paure. Quando i
bambini vengono qui ad incontrarsi iniziano a riappropriarsi delle
proprie emozioni contro l’impotenza nei confronti della realtà. Quan-
106
do i bambini di Jenin torneranno nella loro realtà ed incontreranno
scene di militari nella loro città, e quando i bambini israeliani sentiranno di amici coinvolti in attentati, venire qui è un fare qualcosa,
riappropriarsi di un controllo, anche minimo, anche iniziale, su una
realtà che li vuole impotenti, assolutamente inefficaci nei confronti
della realtà. Questi bambini tornano fra due settimane nella loro
realtà: ma le immagini che hanno accumulato qui fra loro e con gli
italiani, saranno risorse disponibili quando si scontreranno con la
prossima scena traumatizzante. Sapere che qualcuno li pensa,
dall’altra parte del confine ma anche dall’altra parte del Mediterraneo dà un senso di controllo, aiuta a sentirsi meno impotenti nei
confronti della realtà.
Si dice che i bambini israeliani e palestinesi hanno sviluppato il cosiddetto “Survival mode”, ma in realtà questa modalità di sopravvivenza è solo un modo di riprendere il controllo, di fronteggiare una
realtà insostenibile che devi vivere ogni giorno facendo uso di meccanismi di difesa, negazione della realtà. Una signora palestinese mi
raccontava di suo figlio: i soldati hanno fatto irruzione nella sua casa
arrestando il padre. Dopo un paio di giorni era in macchina e vede i
soldati (la cui immagine era associata ad una immagine traumatizzante, questa irruzione violenta) attraverso il vetro, si nasconde per
paura ma contemporaneamente, senza farsi vedere alza la mano
con il segno V. In questa immagine c’è tutta la conflittualità nella
quale è coinvolto, da una parte la paura e dall’altra non arrendersi
totalmente alla paura, esercitare un benché minimo controllo su una
situazione che gli fa una paura terribile: facendo così in realtà ha
fatto un autointervento preventivo, perché se avesse vissuto la situazione in totale senso di impotenza sicuramente la sua situazione
sarebbe stata più difficile.
107
Intervenire quindi con bambini sottoposti a questa realtà così dura è
avere in mente interventi tutti miranti a dare un senso di sicurezza,
di controllo sulla realtà che vivono, e questo si fa su vari fronti: intervento psicologico leggero o terapeutico vero e proprio.
Uno dei programmi “leggeri” che si segue in tutta la Palestina è il
cosiddetto CBI (class basic intervention), intervento collettivo nelle
classi, molto sistematico, basato su 15 sedute collettive, dove si
insegna ai bambini a riconoscere, esprimere e dominare la paura con
giochi, metafore, simboli, dipinti, tecniche. In un contesto dove il
martire è eroe e modello da imitare, c’è il rischio molto preoccupante
che questa cultura di morte, al di là che possa essere giustificata con
la lotta di liberazione, porti ad identificarsi con queste figure. Questo
è molto pericoloso per il futuro della società palestinese, perché nega ai bambini il diritto di esprimere la loro paura. Allora si cerca di
far capire ai bambini che aver paura è un modo per proteggersi e si
può servire la patria in modi altri dal martirizzarsi.
Mohammed è direttore della YMCA a Jenin, un’associazione internazionale che opera in varie città, offre servizi di riabilitazione ai feriti
dell’intifada ma anche consulenza psicologica a bambini e famiglie, ci
può dire qualcosa su questi argomenti.
Mohammed: il CBI è stato strutturato da uno psicologo americano
dopo un terremoto in Turchia. Ci sono 15 sedute. È un intervento
preventivo per evitare disturbi post traumatici (PTD). È anche un
modo per individuare i soggetti che accusano problemi più marcati:
il 20%, a livello mondiale, di quanti sono sottoposti a traumi sviluppa PTD, mentre in Palestina si arriva a percentuali assurde, incredibili: il 50 – 60% dei bambini traumatizzati presentano sintomi da
PTD, il doppio-triplo della percentuale nota a livello mondiale. Inoltre
una differenza importante è che qui si parla di trauma continuo: i
108
bambini non sono esposti una tantum a traumi, ma ad una realtà
che continua a traumatizzarli, a ritraumatizzarli continuamente, il
che rende molto difficili interventi terapeutici. Si comincia a parlare
di “complex PTD”, una forma molto più complessa di questi disturbi.
All’inizio questo programma sembrava avere effetti positivi, ma poi
si è visto che i bambini partecipavano a questo programma e poi
usciti incontravano una realtà, o anche solo immagini alla TV, che li
facevano tornare indietro. Ad esempio a Jenin è una routine
l’ingresso di soldati che cercano ricercati, sparano, i ragazzi sentono
di qualcuno che è stato ucciso... solo il rumore dei carri armati è
spaventoso, la realtà è un trauma continuo che sfida questo tipo di
interventi
I limiti di questo intervento ci hanno portato a pensare altre tecniche, come la “Eye Movement Desensitization and Reprocessing”
(EMDR), una tecnica famosa nel mondo, un modo per rielaborare
situazioni traumatiche attraverso i movimenti dell’occhio, oppure la
terapia del gioco: ormai la Palestina è un seminario aperto per tutti i
professionisti del mondo, data la complessità enorme degli interventi
richiesti. Il campo della psicologia e della consulenza si è sviluppato
fra le due intifade: l’occupazione israeliana ha dato un impulso in
questo campo e varie organizzazioni internazionali sono intervenute
sul territorio, formando, spesso in maniera disordinata, i professionisti locali.
Domanda: ho letto che spesso nelle famiglie dei kamikaze c’è un
padre torturato. La tortura è un modo di procurare un trauma in
maniera scientifica, estremamente precisa. Secondo una studiosa la
possibilità di diventare kamikaze offrirebbe ai giovani la possibilità di
dare una risposta ad una situazione della propria famiglia, alla situa-
109
zione di impotenza vissuta a seguito della tortura. Avete esperienze
di questo genere?
Mohammed: non abbiamo dati, ma conoscenza diretta da cui sappiamo che spesso o nelle famiglie o direttamente i kamikaze hanno
sofferto esperienze di tortura. In Palestina ci sono in paio di centri
per aiuto psicologico a reduci delle torture nelle prigioni israeliane.
Mustafa: credo sia molto probabile, ci sono ricerche su come
l’esperienza di torture e prigionia incidono sulle dinamiche familiari:
il senso di impotenza di cui parlavo prima è duramente provato e
porta queste persone ad utilizzare violenza nei loro rapporti familiari.
Si vedono cambiamenti drastici nel comportamento. Non ho lavorato
con torturati immediatamente dopo la loro uscita dal carcere, anche
se molti adulti palestinesi hanno fatto quest’esperienza. Anche Mohammed ha fatto questa esperienza nella prima intifada, quando era
un giovane adolescente: se non la si supera con una scelta diversa,
matura, ad esempio impegnandosi a fare il terapeuta o comunque in
una professione di aiuto, si rischia molto di lasciarsi prendere dal
circolo della violenza. Un giovane kamikaze, che faceva l’attore, ha
detto “meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”. Nella realtà
quotidiana ci sono aspetti di umiliazione inconcepibile: l’esperienza
ai check point, il muro, la semplice interazione coi soldati... molti,
anche persone razionalissime, di successo, persone che non hanno
assolutamente idee religiose fondamentalistiche, mi hanno detto
che, in alcuni momenti, se avessero avuto la possibilità, si sarebbero
fatti saltare davanti ai soldati che li facevano aspettare per ore e ore
senza motivo.
Non vorrei essere frainteso, non c’è nessuna idealizzazione e ancora
meno apologia dei kamikaze, ma spesso vengono fabbricati nelle
prigioni e nella vita quotidiana.
110
E poi nella società palestinese l’idea stessa di martire (così sono
chiamati quelli che voi chiamate kamikaze) è un’idea ristrutturante,
dà un senso ad una morte diffusa e continua che si vede tutti i giorni, paradossalmente ha un senso terapeutico.
È necessario dare un senso alle continue umiliazioni: conosco un
ragazzo che ha rovesciato la logica del check point dove è costretto
a passare ore e ore ogni giorno, in attesa snervante e senza senso,
dicendo al soldato israeliano “sei tu il mio prigioniero, ed sono io che
ti costringo a restare qui tutto il giorno”. E in questo nasce anche la
consapevolezza che gli stessi ragazzi israeliani sono vittime di una
situazione alla quale sono costretti dal conflitto.
Anche l’ideologia religiosa, o quella politica, riescono a dare un senso
alle sofferenze, e fanno leggere, in modo quasi fatalistico, come un
prezzo da pagare per la libertà le sofferenze che vengono patite dal
popolo. Questo aiuta a superare la sofferenza psicologica e si cerca
di mettere tutti gli strumenti che sono posseduti, anche quelli che
non si possono condividere, a servizio del raggiungimento di un accettabile equilibrio psicologico. Bisogna guardarsi dall’intervento
troppo ideologizzato.
Domanda: quali rapporti riuscite ad avere con le organizzazioni internazionali e con i vostri colleghi israeliani?
Da alcuni anni collaboro con l’UNICEF per la formazione di psicologi
e assistenti sociali per intervenire preventivamente. I professionisti
palestinesi sono però pochi (a Jenin c’è uno psichiatra per 60.000
abitanti, e può solo firmare ricette), e carenti di formazione (vengono buttati subito sul campo), ma vedo l’affinarsi di capacità professionali, comincia ad esserci supervisione, formazione continua. Si
costituiscono team di professionisti nelle principali città palestinesi
111
che cominciano ad essere efficaci, possono intervenire tempestivamente.
Con i colleghi israeliani i rapporti sono molto stretti (peraltro io vivo
e lavoro in Israele), parecchi di loro si mostrano interessati e disponibili ad offrire un aiuto professionale, ma non c’è il giusto clima politico per un intervento in prima persona, e a volte non è facile farlo
neppure indirettamente. L’unico canale sono le organizzazioni internazionali; nelle università israeliane si fanno ricerche, sono avviati
forum su internet che coinvolgono psicologi palestinesi e israeliani
sensibili, ma ancora non si può fare molto di concreto.
Domanda: lo psicologo che interviene sulle paure opera anche per
un’elaborazione del conflitto o ha in mente semplicemente una cultura della pace senza conflitto? Se io lavoro su dei bambini a tener
conto della paura posso pensare che in futuro diventino combattenti
più efficaci, o invece posso pensare che diventino semplicemente
delle persone più calme, e quindi dei combattenti inferiori?
Anche se mi rendo conto che è un controsenso, non possiamo permetterci molto di lavorare sul conflitto, che è l’origine del problema,
perché ci sono urgenze più pressanti... gli stessi professionisti impegnati nei territori occupati, peraltro, sono soggetti a traumi: ad esempio durante l’ultimo incontro di psicologi a Nablus una collega ha
avuto un cugino che si è fatto saltare, altri perdono amici, c’è il coprifuoco, e questa realtà così stressante impedisce di lavorare in
modo mirato su questo tema. È molto duro e a volte non abbiamo
risposte. Ad esempio è difficile lavorare con i collaborazionisti, con i
traumi subiti dai loro figli: si cerca di far sviluppare un’etica professionale che non distingua le persone, ma sapere che un collaborazionista ha collaborato all’uccisione da parte dell’esercito di un
militante palestinese che conoscevi, e poi magari è stato ucciso per
112
vendetta, e dover lavorare sui traumi dei suoi figli, è molto difficile
non distinguere, diventa molto duro gestire questi conflitti.
E poi non c’è solo la violenza politica, la società palestinese è attraversata dai mali di tutte le società, la violenza domestica di ogni
tipo, e questi vanno in sordina quando domina la violenza politica,
ma c’è parecchio da fare anche lì, bisogna cercare di parlare coi giovani palestinesi che magari hanno studiato ma che possono avere
pregiudizi sulle donne che si rivolgono per un aiuto perché hanno
subito violenza. Altro problema familiare sono i giovani che non hanno più il rispetto per i genitori: l’intifada e l’assenza di regole fa fare
loro un rapido salto generazionale, su un giovane di 17 anni
l’autorità del padre non ha più alcun peso, i padri lamentano la loro
impotenza e mancanza di autorità, si verifica uno sbilanciamento dei
ruoli in famiglia con vari problemi comportamentali e di violenza,
nelle famiglie e nelle scuole.
Domanda: vorrei sapere qualcosa sul vissuto traumatico degli israeliani.
Ci sono similitudini e differenze. Una premessa: il conflitto israelo
palestinese è tra due vittime, tra due popoli post traumatici, gli ebrei
con l’Olocausto e i palestinesi con la Naqba, la catastrofe del ’48.
Quello che alimenta questo conflitto è la ricerca del primato fra i
post traumatici. I palestinesi dicono “noi siamo vittime delle vittime,
com’è possibile?” Nella storia le vittime hanno sempre prodotto vittime, non c’è nessuna legge al mondo che dice che una vittima non
può vittimizzare, anzi le vittime sono storicamente più portate a creare altre vittime. Questo discorso sul trauma è fondatore
dell’esperienza dei due popoli e viene alimentato nei vari cicli del
conflitto. Il paradosso è che solo i palestinesi, pur essendo la vittima
più recente, la parte debole in questo conflitto, possono dare sicu-
113
rezza agli israeliani. Gli israeliani hanno una potenza riconosciuta su
vari livelli: militare, scientifico, economico... hanno riconoscimenti in
tutto il mondo, però vogliono il riconoscimento da parte della loro
vittima. In questi ultimi anni è cresciuto il senso di insicurezza degli
israeliani: i bambini israeliani sono esposti a pericoli e trauma, anche
se la violenza non è simmetrica (nei fatti i bambini palestinesi sono
più esposti alla violenza per intensità e durata rispetto ai bambini
israeliani, senza fare graduatorie), ma la paura invece è simmetrica.
I bambini israeliani, anche se protetti da uno degli eserciti più potenti del mondo vivono una situazione di vulnerabilità, di paura di fronte
alle minacce alla loro sicurezza che i palestinesi possono direttamente o indirettamente fare.
Si è poi sviluppato, anche in Israele, un “survival mode”: se negli
anni ’70 un attentato faceva notizia per settimane, oggi viene rimosso quasi subito: è la capacità di andare oltre, esagerare la negazione
facendo finta che non succeda nulla. Questo è simile a quanto accade in Palestina.
Poi questo discorso è strumentalizzato politicamente da entrambe le
parti. Sul piano politico, in Israele Sharon ha fatto leva sulla paura,
al di là che fosse fondata o meno.
In tutto questo ai palestinesi di Israele non viene riconosciuto neppure il diritto alla paura e ad essere traumatizzati: immaginate un
popolo che nel giro di pochi mesi ha visto distrutta la sua società,
centinaia di migliaia di persone nei campi profughi, profughi interni,
gente sfollata dal suo villaggio... a loro non viene neppure riconosciuto lo status di traumatizzati. Adesso siamo alla terza generazione
di palestinesi del ’48 che ormai sono stanchi dei loro genitori, che
magari da quasi 50 anni vivono in una città ma sperano di tornare
ad un villaggio distrutto in Israele... questo senso di provvisorietà, di
114
dover essere fedeli a questa idea di ritorno, crea molta tensione e
stress nelle famiglie.
Domanda: quale incidenza ha la malattia mentale?
Non ci sono ricerche, anche perché mancano i ricercatori: il vissuto
del trauma domina tutto il resto, anche nelle malattie mentali si individua un trauma originario. Forse questa cultura del trauma aiuta
a dare un senso a fenomeni molto diffusi di depressione, di violenza
domestica, di disturbi psicologici.
Domanda: quale efficacia avete potuto verificare dell’esperienza qui
in Italia dei ragazzi coinvolti nel progetto Fiori di Pace?
Faccio qualche esempio. Qualche anno fa nel gruppo dei ragazzi di
Jenin c’è stata una ragazza che aveva vissuto un’esperienza fortemente traumatica, usata come scudo umano dai soldati israeliani per
irrompere nelle case dei vicini, sotto gli occhi della madre. Lei ha
raccontato questa storia, con un effetto molto importante per
l’esperienza: i primi 2 – 3 giorni i ragazzi erano molto attenti, si studiavano con una certa diffidenza, ma quando lei ha raccontato la sua
esperienza questo ha scaldato la relazione, ha avuto empatia da
parte anche dei ragazzi israeliani ed uno di loro ha raccontato una
sua esperienza. Da quel punto in poi è cambiata tutta la dinamica:
l’essere stati riconosciuti nella loro sofferenza ha aperto tutte le porte ad una relazione più sciolta. Questo raccontarsi è certamente terapeutico, raccontare è un modo di prendere il controllo, per avere il
sopravvento sull’esperienza. Questa esperienza si aggiunge al bagaglio delle loro esperienze. Il fatto di essere stati ascoltati, dagli altri
ragazzi del gruppo ma anche dagli italiani, di avere incontrato empatia, non giudizio, rafforza parecchio le loro risorse, ed ha certamente
un effetto terapeutico. Nel nostro gruppo c’è un ragazzo che
nell’invasione del 2002 ha perso la madre ed il fratello: è lui il primo
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che ieri sera, alle undici, quando si sono incontrati i ragazzi di Jenin
con quelli israeliani, lui è stato fino alle due a parlare con un ragazzo
ebreo. Era la prima volta che incontrava un ragazzo ebreo, e lui diceva che “a me lui è sembrato spaventato dall’incontro con il nemico: mi sono messo a parlare con lui, per tranquillizzarci a vicenda”.
Questo credo abbia un effetto terapeutico, in un lavoro che durerà
una vita... un modo per liberarsi da sentimenti improduttivi. Ed
un’altra ragazzina di Jenin ha visto due cugini morire davanti ai suoi
occhi, e comunque la famiglia ha accettato di mandarla qui: c’è certamente l’intenzione, a volte inconsapevole, delle famiglie di portare
i loro figli fuori da questo clima traumatizzante almeno per un periodo.
Domanda: il fatto di incontrarsi in campo neutro, e non in “casa del
nemico” ha un positivo valore terapeutico, qui è possibile incontrarsi
in modo rilassato. Con quale effetto?
Certamente non è solo un fatto tecnico, libera la relazione da cariche
emotive stressanti. Qui è un luogo umano, è importante una relazione anche con i ragazzi italiani.
Quello qui a Verona oggi è il sesto gruppo di Jenin, e questo ha una
sua importanza: Jenin è una città difficile, spesso al centro di pesanti
fatti di cronaca, ma molte famiglie vogliono dare ai loro figli la possibilità di vivere un incontro importante.
Mustafa Qossoqsi
Testo registrato a Verona nel marzo 2006
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Tutta questa conversazione
sta sgorgando dalla rabbia!
In questo libretto è riportata la discussione aspra, appassionata, profonda che si è sviluppata, durante il conflitto di Gaza, fra il 27
dicembre 2008 e il 26 gennaio 2009, fra un
gruppo di ragazzi israeliani e palestinesi.
Questi giovani negli scorsi anni hanno partecipato al progetto Fiori di Pace, che ha dato loro
la possibilità di incontrarsi e scoprire come,
dall’una e dall’altra parte del muro di incomunicabilità che li separa da quando sono nati, tutti
loro hanno la comune aspirazione alla pace.
Il progetto Fiori di Pace è promosso:
dal mensile di dialogo interculturale ed interreligioso “Confronti”
dall’Organizzazione di Volontariato “il Germoglio” di Verona
dal Liceo Ginnasio Statale “Scipione Maffei” di Verona
dal Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani
I testi sono stati tradotti da Francesca Gonzato, Damiano e
Marco Menin, che ha curato anche l’impaginazione.
Per informazioni www.fioridipace.it – [email protected]
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Fiori di Pace