in salute 2010 © Edizioni EMIMEDIA • IN SALUTE pubblicazione bimestrale • Anno II - n° 7 • marzo/aprile bimestrale di informazione e approfondimento medico ESCLUSIVO Diagnosi dei tumori cerebrali di Claudio Colonnese LE NOVITÀ PIÙ IMPORTANTI IN CAMPO ONCOLOGICO Attualità Attualità terapeutiche nella cura dei tumori cerebrali di Umberto Veronesi TECNOLOGIE INNOVATIVE IN CARDIOLOGIA di Bruno Villari e Vincenzo Manganiello di Giuseppe Catapano e Pietro Ivo D’Urso editoriale Massimo De Cristofaro Direttore editoriale Un anno dopo... “in Salute” Con questo numero “in Salute” spegne la sua prima candelina. La rivista medico-scientifica, nata nel marzo dello scorso anno, mira a dare sempre più una corretta e ampia informazione sul mondo della medicina ed in particolar modo sulle eccellenze, spesso nascoste, della Sanità presente sul nostro territorio. La scommessa lanciata un anno fa sembra essere vinta, forse perchè l’obiettivo unico dell’Emimedia è stato ed è quello di aggiornare i cittadini, in materia di medicina e sanità, con una divulgazione semplice, ma al contempo altamente professionale, a cui fa riscontro, immancabilmente, la fedeltà dei lettori. Ed è a loro che intendiamo esprimere un sentito ringraziamento, certi del loro crescente consenso. La sfida lanciata un anno fa sembra essere superata grazie anche e soprattutto ai puntuali interventi di veri “intenditori di salute”. Ed è prima come cittadino e poi come Editore che plaudo alla superba professionalità di questi luminari della medicina, che con la loro competenza danno speranza a chi soffre e fanno campagne di prevenzione mirate, il tutto condito con spirito di umanità non comune ai più. I “grandi nomi” si riconoscono anche da questo. Un grazie particolare è di dovere a Nicoletta Cocco, direttore di “in Salute” che, con il suo puntuale e scrupoloso lavoro, ha fatto in modo che la rivista diventasse, numero dopo numero, uno dei periodici più apprezzati non solo nel Sannio, ma anche sul resto del territorio nazionale. Da strutture di eccellenza quali l’istituto “Spallanzani” e il “Sant’Andrea” di Roma, a prestigiosi contributi di luminari come il prof. Antonio Iavarone (direttamente da New York) e il Ministro Fazio, il nostro direttore è riuscito in questo numero a pregiare il giornale della presenza dell’oncologo per eccellenza, il prof. Umberto Veronesi, che ci ha onorato di un suo intervento proprio in occasione del primo anno di vita della rivista. Infine, ma non per ordine di importanza, uno speciale ringraziamento va a tutti gli sponsor che rendono possibile la realizzazione di questa iniziativa editoriale. editoriale Nicoletta Cocco Direttore responsabile Grazie, prof. Veronesi! La ricerca scientifica è una delle protagoniste della lotta quotidiana di medici e ricercatori per sconfiggere il cancro, in essa sono riposte le speranze di migliaia di pazienti. E’ un’attività che si basa su regole precise, che consentono di arrivare, attraverso percorsi ben definiti, a un risultato concreto, oggettivo e riproducibile. La ricerca spesso è incredibilmente veloce, produce risultati a ritmi molto rapidi, mentre i tempi per portare questi risultati nella pratica clinica sono molto lunghi e spesso accade che le enormi possibilità nella diagnosi o nella terapia suggerite dalla scienza non possono essere sfruttate fino in fondo dai medici che si confrontano ogni giorno con i pazienti: proprio a salvaguardia di questi ultimi ci sono normative di legge che fanno slittare l’applicazione dopo molti anni. L’oncologia costituisce una delle priorità del Ministero della Salute e tale priorità appare evidente se si considera non solo l’incidenza (oltre 250.000 nuovi casi all’anno), ma anche la prevalenza dei tumori in Italia. Il Ministero ha sviluppato un piano triennale oncologico che cerca di affrontare tutti i problemi connessi all’oncologia, dalla prevenzione alle cure palliative. Ed è proprio la prevenzione l’aspetto su cui “In Salute” punta maggiormente l’attenzione: in questo numero il pioniere della lotta contro i tumori, il prof. Umberto Veronesi, uno dei maggiori chirurghi oncologi a livello mondiale, Direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, ci ha onorati della sua presenza con uno straordinario, chiaro e puntuale articolo sulle novità più importanti in campo oncologico. Novità legate alla rivoluzione genetica e alla rivoluzione prodotta dalla diagnostica per immagini, che permette di esplorare virtualmente il nostro corpo, identificando cambiamenti microscopici in ogni sua più remota area. Il nome del prof. Veronesi è legato alla cura del tumore al seno, in particolare alla tecnica della “quadrantectomia”, a quella del “linfonodo sentinella”, e in generale a tutte le tecniche avanzate per la conservazione dell’integrità femminile. Veronesi, ministro nel governo Prodi, si è occupato anche della Terapia del dolore che fu, quindi, inserita nei “livelli essenziali di assistenza”: lo scorso 9 marzo la Camera ha approvato il decreto sulle Cure palliative e la Terapia del dolore, legge questa che fa da volano per il trattamento del dolore cronico. [email protected] PAGINA 3 GIUNTA PROVINCIALE Mario Collarile Francesco Lonardo Antonio Furno Giancarlo Stefanucci Antonio Meola Giacomo Verdicchio Salvatore Follo Carlo Di Rienzo Monica Mascolini Gianni Varricchio Giovanni Zampetti Domenico Costanzo Paquale Viscusi Giovanni La Motta Aldo Cusano Reno Giannantonio Gianni dell’Aquila Francesco Fiorillo Francesco Iazeolla Mario Signoriello Mario Raffio Raffaele Raffio Massimo Parente Costantino Viscione Enzo D’Aronzo Presidente Vice Presidente Vicario (FSN-FIDAL) Vice Presidente (TECNICO-FIS) Componente (FSN-FIPAV) Componente (ATLETA-FIGC) Componente (FSN-FIR) Componente (EPS-CSI) Componente (DSA-FIGB) Componente (FSN-CIP) Coordinatore Tecnico Provinciale Fiduciario Cooptato Comune di S. Giorgio del Sannio Fiduciario Cooptato Comune di S. Marco dei Cavoti Fiduciario Cooptato Comune di Frasso Telesino Rapporti CONI/PROVINCIA Presidente UNVS - Veterani Sportivi Coordinatore Commissione Benemerenze Sportive Rapporti con la Presidenza Presidente Comit. di Ateneo per lo Sport - Università del Sannio Esperto in Giunta Revisore dei Conti Consulente Provinciale per l’Impiantistica Sportiva Vice Consulente Provinciale per l’Impiantistica Sportiva Segretario Provinciale Coni Dipendente CONI - Web Master Rapporti Associazione Stelle al Merito Sportivo ATTIVITÀ - SERVIZI - CONSULENZE Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche Corsi di Formazione per Dirigenti e Tecnici con la Scuola Regionale dello Sport Attuazione Progetti di Autonome Iniziative per la Promozione Sportiva Consulenza Fiscale e Legale a sostegno delle Società Sportive C.A.S. - Centri di Avviamento allo Sport G.S.S. - Giochi Sportivi Studenteschi G.d.G. - Giochi della Gioventù Gioco Sport Fiduciari Comunali CONI Impiantistica Sportiva Istituto Credito Sportivo Sito WEB Via A. RIVELLINI ingresso 5 - Tel. 0824 64786 - Fax 0824 361499 www.conibenevento.it - e-mail: [email protected] Nuova edizione del Diario di un povero tUmorato di Dio Il libro, per conto del “Tennis per la vita”, è pubblicato dalla casa Editrice Vereja e distribuito nelle edicole. I diritti d’autore saranno versati alle Case di accoglienza dei bambini ammalati di tumore. il comitato tecnico scientifico Prof. Italo Ardovino Medico Chirurgo, Specialista in Ostetricia e Ginecologia. Dal 1976 al 2004 primario ginecologo dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento. Dal 2005 Direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale “San Giuseppe Moscati” di Avellino. Professore presso la Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia della II Università di Napoli. Consigliere Nazionale della Società di Endoscopia Ginecologica Italiana (SEGI). Prof. Franco Rengo Ordinario di Geriatria all'Università Federico II di Napoli. Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria. Responsabile dell'Unità Operativa Geriatrica del Policlinico di Napoli. Clinica universitaria: dipartimento di medicina interna, geriatria, patologia cardiovascolare e immunitaria. Specialità di eminenza: medicina riabilitativa, cardio e neurogeriatria. 6 PAGINA Prof. Giuseppe Catapano Medico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia. Dal 1991 al 2002 ha lavorato presso l’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo come assistente di neurochirurgia fino al 1995 e come aiuto fino al 2002. Dal settembre 2002 ricopre la carica di Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento. Ha effettuato vari stages formativi in Italia ed all’estero. È particolarmente specializzato sulle patologie neoplastiche e vascolari del sistema nervoso centrale. Prof. Bruno Villari Medico Chirurgo Direttore del Dipartimento di Medicina e di Struttura Complessa, Unità Operativa di Cardiologia/UTIC/Emodina mica dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento. Professore in “Terapia in Unità Coronarica e nelle Emergenze Cardiologiche” presso la Scuola di Specializzazione in Cardiologia dell’Università degli Studi Magna Graecia, Germaneto (CZ). Dottore di Ricerca in Fisiopatologia Cardiovascolare. Fellow della Società Italiana di Cardiologia Interventistica. sommario marzo-aprile2010 Veronesi 11 Unberto Le novità più importanti dell’oncologia in salute 43 Colonnese 16 Claudio Diagnosi dei tumori cerebrali Tempestività e accuratezza delle nuove tecnologie Villari 30 Bruno Vincenzo Manganiello Tecnologie innovative in cardiologia La cura del cardiopatico complesso Casucci 37 Gerardo Emicrania: bimestrale di informazione e approfondimento medico anno II - n. 7 aut. Tribunale di Benevento n. 1 del 6 febbraio 2009 iscr. R.O.C. 12294 direttore responsabile Nicoletta Cocco [email protected] direttore editoriale Massimo De Cristofaro 49 Carlo Rinaldi Diabete mellito 55 Dalila Beatrice Sicurezza stradale Quando è minacciata da droga e alcol... edito da Emimedia Benevento www.emimedia.it 56 Pasquale Grimaldi Chiediamolo al medico di famiglia pubblicità [email protected] 57 Pasquale Grimaldi Malattie sessualmente trasmesse (MST) Catapano 20 Giuseppe Pietro Ivo D’Urso Attualità terapeutiche nella cura dei tumori cerebrali Piero Polcino Rinite allergica in età pediatrica adolescenziale Parte II Pierluigi Vergineo 58 Cannabis Non è una droga leggera come ci si cura Perrotti 60 Roberto La follia dall’interno Pepe 62 Fausto Il punto di vista coordinamento editoriale Dalila Beatrice redazione Via Castellano 21, Benevento + 39 0824 357252 [email protected] progetto grafico e videoimpaginazione Emimedia Benevento stampa e allestimento Morconia Print distribuzione FLY Comunication I collaboratori, tutti, svolgono la loro mansione in modo autonomo e completamente gratuito. La direzione non assume alcuna responsabilità per eventuali variazioni, omissioni e/o inesattezze delle informazioni riportate, e per le opinioni espresse dagli autori dei testi redazionali. Tutte le foto con bollino rosso sono da intendersi fornite dagli autori dei testi che esonerano la Emimedia da ogni responsabilità. Le proposte pubblicitarie implicano la sola responsabilità degli inserzionisti. Il materiale pervenuto per la realizzazione degli articoli redazionali e pubblicitari resta di proprietà della redazione, salvo diverso accordo scritto. La direzione si riserva la facoltà di revisione degli articoli pervenuti al fine del loro adeguamento per la pubblicazione. Tutti i diritti sono riservati: nessuna parte, anche parziale, può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopie, ciclostile, senza il permesso scritto dell’editore. PAGINA 7 le firme in vetrina Dott. Ing. Dalila Beatrice Ingegnere Civile esperto in Trasporti e Mobilità Stradale. Giornalista. Coordinatore editoriale di In Salute Dott. Gerardo Casucci Medico Chirurgo Specializzato in Neurologia. Responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Generale presso la Casa di Cura “San Francesco” di Telese Terme (BN) Prof. Claudio Colonnese Specialista in Neurologia e Radiologia Diagnostica. Direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini dell’Istituto Neurologico Mediterraneo – I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS). Professore Associato di Neuroradiologia presso “La Sapienza” – Università degli studi di Roma Dott. Pietro Ivo D’Urso Medico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia. Dirigente medico presso l’U.O.C. di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” di Benevento Dott. Vincenzo Manganiello Medico Chirurgo Specialista in Cardiologia Interventistica. U.O.C. Cardiologia/UTIC/Emodinamica dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” – Fatebenefratelli, Benevento Dott. Ing. Fausto Pepe Sindaco della Città di Benevento Prof. Giuseppe Catapano Medico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia. Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia presso l’Azienda Ospedaliera “G.Rummo” di Benevento Dott. Pasquale Grimaldi Medico Chirurgo Specializzato in Medicina Interna. Medico di Medicina Generale presso il distretto n. 17 dell’ ASL BN1. Consigliere presso l’Ordine dei Medici Chirurghi di Benevento (già vice Presidente). Segretario Provinciale FIMMG la prima rivista medico-scientifica tutta sannita Dott. Piero Polcino Specialista in Pediatria. Esperto di sub-specialità pediatriche quali: AllergoImmunologia; Dermatologia; Malattie delle alte e basse vie respiratorie. Responsabile Ambulatorio di Dermatologia Pediatrica presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento Dott. Carlo Rinaldi Medico Chirurgo Specializzato in Endocrinologia e Malattie del Ricambio. Responsabile U.O.S. di Medicina d’Urgenza e O.B. e dell’Ambulatorio di Endocrinologia e Diabetologia dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento Dott. Pierluigi Vergineo Medico Chirurgo Specialista in Neurologia. Lavora come Psichiatra nell’Ambulatorio di Alcologia – Servizio Tossicodipendenze presso l’ASL BN1 di Benevento Prof. Umberto Veronesi Direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia. È stato il primo italiano Presidente dell’Unione Internazionale contro il Cancro e ha fondato la Scuola Europea di Oncologia, la Società Europea di Oncologia Chirurgica e la Società Europea di Senologia. È stato Fondatore e Presidente del programma “Europa contro il Cancro” dell’Unione Europea Prof. Bruno Villari Medico Chirurgo Direttore del Dipartimento di Medicina e di Struttura Complessa, Unità Operativa di Cardiologia/UTIC/Emodi namica dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento GRATIS IN FARMACIA e su EMIMEDIA.IT le firme in vetrina Dott. Roberto Perrotti Responsabile Diagnosi e Clinica Psicologica UOSM Puglianello ASL BN 1 Autore Gruppo Editoriale Guida “La parola d’ordine dell’oncologia è diventata centrare il bersaglio, che significa arrivare - con i raggi, con il bisturi o con i farmaci direttamente sull’area di origine della malattia, prima che si diffonda nell’organismo “ Prof. Umberto Veronesi Le novità più importanti dell’oncologia di UMBERTO VERONESI MILANO - Le novità più importanti dell’oncologia sono legate alla rivoluzione genetica. La scoperta che la malattia insorge sempre a seguito di un danno al DNA, insieme alla capacità di isolare i geni e di studiare la loro funzione, hanno rivoluzionato la ricerca biologica e aperto una nuova era nei campi della diagnosi e della terapia. La medicina oggi conosce meglio i casi in cui il tumore è provocato da geni difettosi; di conseguenza si moltiplicano le terapie mirate in grado di eliminare i geni “colpevoli”, senza danneggiare la cellula. Di qui la nascita di una nuova generazione di medicinali anticancro meno tossici e più selettivi. La seconda rivoluzione è quella prodotta dalla diagnostica per immagini, che ci permette di esplorare virtualmente il nostro corpo, identificando cambiamenti microscopici in ogni sua più remota area. Grazie alle moderne tecniche diagnostiche oggi possiamo anticipare sempre più la diagnosi e trovare lesioni sempre più piccole, che possono essere curate con terapie sempre più rispettose della qualità di vita del paziente. La parola d’ordine dell’oncologia è diventata “centrare il bersaglio”, che significa arrivare - con i raggi, con il bisturi o con i farmaci - direttamente sull’area di origine della malattia, prima che si diffonda nell’organismo. La selettività della cura implica non aggressione al resto dell’organismo e dunque migliore qualità di vita per il malato. Infatti i tumori su cui ancora abbiamo difficoltà sono proprio quelli per cui non disponiamo di metodi di diagnosi precoce. Anche la chirurgia, grazie all’evoluzione tecnologica, si è adattata a queste nuove dimensioni, raffinando i suoi strumenti e abbandonando sempre più il concetto di demolizione. Le nuove tecniche chirurgiche radioguidate e robotizzate hanno aperto le porte a interventi mini-invasivi e sempre meno traumatici. Lo sviluppo tecnologico ha permesso anche l’introduzione di nuove forme di radioterapia sempre più mirata e con nuove particelle, come gli adroni; l’utilizzo di tecniche di medicina nucleare per portare isotopi radioattivi direttamente sull’area malata; i trattamenti con ultrasuoni con la tecnologia Hifu. L’altro grande cambiamento epocale nella cura è stato il passaggio alla cura personalizzata. SEGUE A PAG 12 11 PAGINA e di dare origine ad altre cellule malate e Già sapevamo che il tumore non è una dunque alle metastasi. malattia ma tante malattie diverse; con la Tutti sanno che i tumori, se non curati, rivoluzione del Dna siamo arrivati alla non regrediscono conclusione che non solo spontaneamente ma esistono forme diverse Le nuove tecniche continuano a crescere in dello stesso tumore, ma maniera incontrollata. che la stessa forma può chirurgiche Questo perché all’interno essere diversa da radioguidate e del sistema-tumore c’è persona a persona o da robotizzate hanno una certa quantità di un gruppo di persone a cellule, più maligne e le un altro. aperto le porte a sole in grado di Questa nuova interventi mini-invasivi riprodurne altre, chiamate consapevolezza ci ha le “cellule staminali” del permesso di e sempre meno cancro. abbandonare il concetto traumatici A differenza delle normali di protocollo, cioè di cura cellule che invecchiano standard, per passare a e muoiono, le staminali del cancro sono quello di cura personalizzata in base alle immortali. caratteristiche di ogni tumore nel singolo Nei tumori è presente una modestissima malato, evitando così molte cure non percentuale (dall’1 al 5% a seconda del necessarie o non efficaci. tipo di tumore) di queste cellule “madri”, Nell’ambito della ricerca biomolecolare, capaci di mantenere in vita il tumore e mentre continua l’identificazione dei geni sostenere la crescita delle altre cellule coinvolti nel processo tumorale, che tumorali (le “figlie”). diventano quindi target per le nuove L’idea che non tutte terapie cosiddette le cellule “intelligenti”, l’area neoplastiche siano più promettente è uguali risale quella delle staminali addirittura al 1960, del cancro, campo in quando non si cui le scoperte e gli parlava ancora di approfondimenti si staminali del cancro. fanno sempre più Oggi, grazie ai frequenti. Si tratta di progressi della cellule che, a causa biologia molecolare, di un errore nel sappiamo che per far proprio Dna, che le attecchire un tumore spinge verso una è necessario riproduzione inoculare un milione incontrollata e di cellule disordinata, neoplastiche, ma teoricamente infinita, sono invece sono le uniche, all’interno del sufficienti mille Prof. Pier Giuseppe Pellicci Direttore del Dipartimento di Oncologia tumore, in grado di cellule staminali del Sperimentale dell'Istituto Europeo di Oncologia migrare in altri organi cancro. 12 PAGINA SEGUE A PAG 14 Poiché le staminali del cancro alimentano la malattia, poterle colpire con farmaci specifici vorrà dire in futuro distruggere alla radice il tumore. Le potenziali implicazioni di queste scoperte sulla cura dei tumori sono straordinarie 14 PAGINA Questo meccanismo spiega l’inguaribilità di molti tumori e ha dato una risposta a osservazioni cliniche che non trovavano spiegazione: ad esempio, la ricomparsa della malattia dopo anni, anche quando la chemioterapia sembrava averlo sradicato; o, al contrario, nel caso del tumore del seno, le poche metastasi ossee che si verificano rispetto alla gran quantità di pazienti che hanno cellule tumorali nel midollo osseo. La scoperta dell’esistenza di queste cellule potrebbe quindi portare alla formulazione di farmaci in grado di prevenire le metastasi. Poiché le staminali del cancro alimentano la malattia poterle colpire con farmaci specifici vorrà dire in futuro distruggere alla radice il tumore. Le potenziali implicazioni di queste scoperte sulla cura dei tumori sono straordinarie. Finora infatti le terapie anti-tumorali si focalizzavano sulle cellule proliferanti, considerate le vere responsabili del cancro, mentre sfuggiva alle cure quella modesta percentuale di cellule staminali che proliferavano poco ma erano in grado di sopravvivere al danno genomico e di far crescere il tumore. Oggi invece i ricercatori sono impegnati nella messa a punto di tecniche per individuare queste cellule e di farmaci in grado di eliminarle. Due importanti scoperte sulle staminali del cancro si devono al gruppo di ricerca guidato dal Professor Pier Giuseppe Pelicci, Direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia. La prima, datata dicembre 2008, quindi poco più di un anno fa, spiega perché le cellule staminali del cancro sono immortali e svela la strada per eliminarle. I ricercatori hanno osservato che queste cellule sono in grado di attivare in maniera anomala dei sistemi di riparazione del danno genomico che impediscono loro di invecchiare, senza smettere mai di funzionare. Tutto questo grazie all’attivazione di una proteina (prodotta dal gene p21), la quale, rallentando il ciclo di proliferazione delle cellule staminali, lascia loro il tempo di riparare il danno al Dna. In altre parole, non proliferando o proliferando poco, le cellule staminali del tumore non invecchiano ma sopravvivono nel tempo. I ricercatori hanno così provato a togliere il gene p21 dal tumore e hanno constatato che le cellule staminali proliferavano di più, accumulando danni al Dna cellulare arrivando alla morte. E anche il tumore era scomparso. La ricerca è stata condotta su modelli animali di leucemia mieloide acuta, e i risultati ottenuti sono stati poi confermati da esperimenti condotti su cellule prelevate da pazienti affetti dalla stessa malattia. Ora i ricercatori sono impegnati nella messa a punto di farmaci intelligenti (inibitori del riparo del Dna) che riescano ad attivare un meccanismo di autodistruzione delle staminali tumorali, trasformandole in cellule capaci di invecchiare. Questi farmaci permetteranno di intervenire a uno stadio abbastanza precoce della malattia e di anticiparne l’ evoluzione. Inoltre agiranno come farmaci-bersaglio, colpendo solo le cellule tumorali e risparmiando i tessuti sani. La seconda scoperta, pubblicata lo scorso dicembre sulla rivista scientifica Cell, riguarda un metodo per identificare le cellule staminali del tumore del seno: i ricercatori guidati dal Prof. Pelicci hanno messo a punto una serie di marcatori specifici grazie ai quali hanno potuto isolare e studiare le cellule staminali tumorali. Mettendo poi a confronto i vari tipi di tumori della mammella, i ricercatori hanno scoperto che, nonostante la loro eterogeneità, tutti i tumori, dai più ai meno aggressivi, si possono ricondurre a due principali gruppi sulla base della quantità di cellule staminali che contengono. Grazie a questa scoperta si potrà quindi stabilire l'orientamento terapeutico più adatto. Inoltre le cellule staminali tumorali potranno essere utilizzate come bersagli terapeutici per sviluppare nuovi farmaci mirati ad eliminare completamente la malattia. Diagnosi dei tumori cerebrali Tempestività e accuratezza delle nuove tecnologie L’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli (IS) è un moderno esempio di ospedale all’avanguardia, riconosciuto come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS). L’attività di ricerca, strettamente integrata con l’attività assistenziale, è condotta attraverso 6 linee di ricerca corrente: Patologia molecolare, Neurologia, Neurochirurgia, Angiocardioneurologia, Neuroriabilitazione e Diagnostica per immagini, quest’ultima diretta dal prof. Claudio Colonnese, che è attualmente impegnato ad altissimi livelli nella ricerca clinica, con particolare attenzione alle neoplasie cerebrali, epilessia e patologie neurodegenerative. Neuromed, una struttura convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale, è ormai da anni un centro di riferimento in Italia nell’ambito delle malattie del Sistema Nervoso Centrale e Periferico. Grazie alla ricerca e alla diagnostica per immagini sempre più evoluta, Neuromed, costantemente attenta al miglioramento degli standard tecnologici, offre nuove e promettenti prospettive di diagnosi. 16 PAGINA di CLAUDIO COLONNESE POZZILLI (IS) - I tumori cerebrali rappresentano circa l’1,5% di tutte le neoplasie. Hanno un’incidenza di circa 9 casi ogni 100.000 abitanti e sono rappresentati da due diversi tipi di aggressività: uno costituito dall’aggressività biologica, l’altro costituito dall’aggressività istologica, ovvero un tumore che può essere benigno dal punto di vista istologico, può presentare, data la particolarità della sede, una malignità biologica in quanto difficilmente asportabile o localizzato in strutture essenziali per la vita dell’individuo. Ne deriva l’estrema importanza dell’accuratezza diagnostica sia in fase di diagnosi iniziale che, soprattutto, nel seguire nel tempo i pazienti. Con l’avvento della risonanza magnetica, l’accuratezza diagnostica di questo tipo di patologia ha subito un’evoluzione positiva estremamente importante. Risulta, infatti, facilmente diagnosticata la presenza di una lesione e ne risulta facilmente individuata la sede e, nella quasi totalità dei casi, si è anche in grado di darne una classificazione istologica. Risulta infatti abbastanza agevole, con le metodiche a nostra disposizione, differenziare fra tumori che l’evoluzione nel tempo possa modificare originano dall’interno del sistema nervoso l’atteggiamento terapeutico inizialmente (lesioni intrinseche) e tumori che originano conservativo verso un atteggiamento più dall’esterno, ad esempio dalle meningi (lesioni aggressivo proporzionato all’acquisita estrinseche), e aggressività della soprattutto per quanto lesione. “Di estrema importanza può concerne i tumori Con le nuove essere l’aiuto che possiamo localizzati all’interno del metodiche (ad esempio dare al neurochirurgo con le sistema nervoso RMN 3 tesla), alcune centrale, è possibile delle quali hanno nuove metodiche di risonanza distinguerne la caratteristiche magnetica funzionale di tipologia, riuscendo sperimentali, risulta trattografia, di perfusione e anche a far diagnosi possibile non solo di spettroscopia del protone” differenziale fra i tumori studiare l’aspetto maligni propri del morfologico delle sistema nervoso centrale o le metastasi, lesioni, ma ottenere degli studi estremamente patologia estremamente frequente, infatti le importanti che ci danno informazioni sullo metastasi rappresentano il 37% dei tumori stato del tessuto lesionale e di quello che lo intracranici. circonda. Infatti alcuni tumori tendono ad un In considerazione dell’estrema delicatezza accrescimento infiltrante nei confronti di tessuti del problema va tenuto conto anche circostanti, pertanto le informazioni su tale dell’importanza della tempestività della dato ci consentono di porre diagnosi diagnosi iniziale e della necessità di istituire differenziale fra lesione aggressiva e non protocolli, atti a seguire il paziente nel tempo, aggressiva, e tra queste ultime di lesione sia che il paziente sia stato sottoposto ad primitiva o secondaria. intervento chirurgico, sia che il paziente sia Lo studio del tessuto che circonda la lesione, stato trattato con terapia conservativa anche nei controlli dei pazienti già trattatati (radioterapia e chemioterapia). con terapia chirurgica, radio e chemioterapia, Infatti, alcuni tumori tipici del sistema nervoso, è estremamente utile. Infatti il modificare del come i tumori della serie gliale, possono tessuto intorno all’area SEGUE A PAG 19 spontaneamente modificare il grado di malignità, passando dal grado I o II WHO ad un grado di maggiore aggressività tipo III o IV WHO. Risulta quindi intuitivo come il seguirne lesionale può aiutarci a distinguere tra una ripresa di malattia o l’effetto della terapia radiante.Di estrema importanza, inoltre, può essere l’aiuto che possiamo dare al neurochirurgo con le nuove metodiche di risonanza magnetica funzionale di trattografia, di perfusione e di spettroscopia del protone. Con gli studi di risonanza magnetica funzionale siamo in grado di valutare quale area del cervello risulta attiva durante l’esecuzione di un compito; possiamo così valutare quale area del cervello risulti particolarmente attiva, per esempio durante il movimento della mano o durante una funzione superiore quale la fluenza verbale. Il valutare i rapporti tra l’area patologica ed un’area funzionalmente eloquente rappresenta, come è intuitivo per tutti, un’enorme possibilità in grado di guidare l’intervento chirurgico ad evitare sia di attraversare che eventualmente di ledere le aree deputate a funzioni importanti. Parimenti, con lo studio di trattografia, è possibile ottenere una visualizzazione delle fibre che partono dalle aree funzionalmente importanti e seguirne il decorso all’interno del sistema nervoso centrale. Con tale metodica è quindi possibile valutare se la lesione neoplastica dislochi o infiltri questi fasci di fibre. L’insieme di queste metodiche consente al neurochirurgo di ottenere una risoluzione della patologia senza arrecare danni funzionali al paziente, di seguire nel tempo il paziente integrando le essenziali informazioni che la medicina nucleare ci da, nochè di ottenere informazioni sull’attività metabolica della lesione e del tessuto che la circonda, ottenendo informazioni sul livello di aggressività della stessa. Infatti gli studi di perfusione ci consentono di valutare, a confronto col tessuto sano, la richiesta metabolica dell’area patologica. Evidenziare l’attività metabolica della lesione, ci consente inoltre di distinguere la ripresa di malattia dalla conseguenza della radioterapia, distinguendo recidiva da radionecrosi. Infatti un tessuto altamente aggressivo necessita per la sua crescita di un elevato apporto ematico, rilevabile con le nostre tecniche. Inoltre, tramite la In alto macchina PET TC; sopra macchina RMN 3 tesla; sotto RMN aperta spettroscopia siamo in grado di rilevare la presenza di alcuni metaboiti cerebrali, markers di diverse funzioni. La relativa concentrazione degli stessi ed i reciproci rapporti ci consentono di poter affinare la diagnosi orientandola verso i diversi aspetti istologici. 19 PAGINA Attualità terapeutiche nella cura dei tumori cerebrali di GIUSEPPE CATAPANO E PIETRO IVO D’URSO I tumori del sistema nervoso centrale comprendono un variegato insieme di entità patologiche, ciascuna con una distinta storia naturale: DISTRIBUZIONE DEI TUMORI DEL SNC PER SOTTOTIPO ISTOLOGICO Istologia % Glioblastoma 20,3 Astrocitoma 9,8 Oligodendroglioma 3,7 Istologia Ependimoma Meningioma Linfoma La mancanza, allo stato attuale, di un registro nazionale delle neoplasie non permette di poter misurare in modo certo la reale incidenza dei tumori cerebrali in Italia; per farsi un’idea delle dimensioni del problema, ci si riferirà, pertanto, alle statistiche statunitensi ed europee. Secondo l’American Brain Tumor Association l’incidenza dei tumori cerebrali primitivi, benigni e maligni, è di 12,8 casi per 100.000 individui. Malgrado la possibile comparsa in qualsiasi momento della vita, due sono le fasce d’età che sembrano maggiormente colpite: quella tra i 3 e i 12 anni e, negli adulti, quella tra i 40 e i 70 anni. Il glioblastoma, in particolare, è raro prima dei 15 anni e aumenta drammaticamente dopo i 45. Negli Stati 20 PAGINA % 2,3 30,1 3,1 Istologia Craniofaringioma Tumori ipofisari Altri % 0,7 6,3 14,0 Uniti nelle prime due decadi di vita si stimano ogni anno circa 2.200 diagnosi di tumori cerebrali. Le neoplasie cerebrali rappresentano il 2% di tutti i tumori. L’incidenza complessiva nei due sessi è simile, ma è da precisare che negli uomini è più elevata la frequenza di forme maligne (7,0 per 100.000 rispetto a 4,7 per 100.000 nelle donne). Negli adulti circa la metà dei tumori cerebrali è rappresentata dai gliomi (in particolare astrocitomi) e dai meningiomi (25-30% dei tumori cerebrali primari sintomatici). In Europa, i tumori cerebrali causano il 2% delle morti per neoplasia, mentre nella fascia d’età fra i 15 e i 40 anni, rappresentano il 10% circa di tutti i tumori. I tumori cerebrali vengono differenziati in “intra-assiali”, se nascono all’interno del cervello (gliomi, neurocitomi, gangliogliomi, linfomi, medulloblastomi, papillomi dei plessi corioidei ecc) ed “extraassiali”, se originano dalle strutture di rivestimento del cervello (meningiomi, neurinomi, adenomi ipofisari, craniofaringiomi, cordomi, ecc.). Dal momento che i tumori della glia costituiscono da soli quasi il 40% di tutti i tumori cerebrali, è possibile effettuare una prima distinzione tra tumori gliali (gliomi) e tumori non gliali. graduare forme a maggiore o minore malignità, in relazione alle caratteristiche istologiche manifestate. Ad oggi, purtroppo, non sono stati ancora individuati con certezza fattori di rischio specifici per l’insorgenza dei tumori cerebrali, per quanto si discuta sul possibile ruolo giocato da fattori ambientali ed in particolare dalle onde elettromagnetiche, viste le crescenti evidenze circa il possibile rapporto tra uso di telefoni cellulari e determinati tumori cerebrali. La classificazione dei tumori cerebrali più ampiamente utilizzata è quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tumori gliali (WHO, World Health Organization). In Con il termine tumori gliali o gliomi si relazione alla malignità, vengono graduati intende un complesso gruppo di neoplasie in una scala da I a IV. Il grado I del sistema nervoso centrale. Tali tumori rappresenta tumori originano da alcune benigni, con prognosi cellule gliali, gli astrociti, favorevole; il grado II, cellule deputate a connota tumori ben funzioni di sostegno, differenziati, a lento nutrimento e accrescimento e quindi metabolismo dei neuroni. a basso grado di Esistono diversi tipi di malignità. Molto spesso, tumori gliali, in relazione i tumori di basso grado alle caratteristiche delle possono presentare una cellule ed al grado di evoluzione in senso malignità: astrocitoma maligno, trasformandosi pilocitico, astrocitoma FIGURA 1 in lesioni di grado III e IV subependimale, Immagine RM di paziente affetto da (es. glioblastomi, astrocitoma diffuso, Glioblastoma localizzato in sede profonda FIGURA 1), tumori ad astrocitoma anaplastico, alto grado di malignità. glioblastoma, oligodendroglioma, Come già specificato, gli astrocitomi oligoastrocitoma, ependimoma; nell’ambito rappresentano le neoplasie più comuni dello stesso tipo tumorale, è possibile Ad oggi, purtroppo, non sono stati ancora individuati con certezza fattori di rischio specifici per l’insorgenza dei tumori cerebrali, per quanto si discuta sul possibile ruolo giocato da fattori ambientali ed in particolare dalle onde elettromagnetiche, viste le crescenti evidenze circa il possibile rapporto tra uso di telefoni cellulari e determinati tumori cerebrali SEGUE A PAG 23 PAGINA 21 del SNC. In tale gruppo vengono distinte due categorie separate. La prima è costituita dalle forme diffuse che coprono il 75% delle neoplasie astrocitarie. Queste vengono ulteriormente suddivise in astrocitoma, astrocitoma anaplastico e glioblastoma multiforme, e costituiscono il gruppo con la prognosi peggiore perché tendono a subire una progressiva trasformazione maligna e a infiltrare diffusamente il tessuto cerebrale circostante. La seconda categoria potremmo definirla come astrocitomi localizzati in quanto hanno una ridotta capacità invasiva, una limitata capacità di crescita e una scarsa propensione alla trasformazione maligna. Questo gruppo di neoplasie con prognosi favorevole comprende l’astrocitoma pilocitico, lo xantoastrocitoma pleomorfo e l'astrocitoma subependimale gigantocellulare. Tumori non gliali Tra i tumori non gliali più frequenti, vi sono i meningiomi (FIGURA 2). Questi tumori, tipicamente benigni, si sviluppano al di fuori della massa cerebrale (tumori extra-assiali) e sono in stretta contiguità con i rivestimenti meningei. Prediligono il sesso femminile in ragione della loro sensibilità agli estrogeni. Seguono, in ordine di frequenza, gli adenomi ipofisari (FIGURA 3), tumori benigni che si sviluppano nella ghiandola ipofisaria, localizzata alla base del cervello e che secerne ormoni della crescita e della sessualità e che regola le attività di numerose altre ghiandole. Altri tumori non gliali sono rappresentati dal neurinoma del nervo acustico (FIGURA 4), dal medulloblastoma (più frequente in età pediatrica), dai linfomi e dalle metastasi. Sintomi e segni dei tumori cerebrali Come per tutte le malattie del sistema nervoso centrale, i sintomi iniziali possono essere vari ed ingannevoli e variano in relazione alla sede, alle dimensioni ed alla velocità di accrescimento del tumore. Si distinguono una sintomatologia da ipertensione endocranica (cefalea, vomito a getto, papilledema, alterazione dello stato di coscienza) ed una sintomatologia focale. I sintomi/segni neurologici focali sono in funzione della sede del tumore e della sua SEGUE A PAG 24 FIGURA 2 Immagine RM di paziente affetto da meningioma di fossa cranica anteriore FIGURA 3 Immagine RM di paziente affetto da adenoma ipofisario FIGURA 4 Immagine RM di paziente affetto da neurinoma del nervo acustico PAGINA 23 velocità di crescita, e sono dovuti alla la diagnosi sono la Tomografia combinazione di un meccanismo irritativo e Computerizzata (TC) e la Risonanza distruttivo. Per quanto riguarda i tumori degli Magnetica (RM), sia basali che dopo emisferi cerebrali le crisi epilettiche somministrazione di mezzo di contrasto. prevalngono nei tumori a La TC evidenzia meglio lenta crescita (astrocitomi, le erosioni ossee ed oligodendrogliomi), mentre eventuali allargamenti dei i deficit neurologici sono forami della base cranica. più frequenti nei tumori a La RM è più sensibile rapida crescita (maligni). della TC nell’evidenziare In una minoranza di casi lesioni piccole, in (glioblastomi, metastasi) particolare se localizzate l’esordio della vicino alla teca cranica, sintomatologia può essere in fossa posteriore, nel improvviso (ictale), legato tronco, nel midollo ad una emorragia spinale e localizzazioni FIGURA 5 intratumorale. Tuttavia, la alle meningi cerebrali. Microscopio operatorio in uso presso la Neurocomparsa di alcuni sintomi Altra indagine di sempre chirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento deve essere considerata crescente impiego ed come segno di allarme in talune circostanze; utilità deriva dalla medicina nucleare: si ad esempio, non tutti i pazienti che soffrono tratta della PET, una tecnica di imaging di cefalea sono affetti da tumori cerebrali; che permette di effettuare uno studio ma la presenza di una cefalea che prevale metabolico delle lesioni e di poter nelle ore mattutine, che non si risolve con formulare sospetti circa il grado di malignità i comuni analgesici e che del tumore; tale indagine, è particolarmente si associa a vomito a getto indicata nello studio dei non alimentare, deve gliomi. indurre il paziente a La diagnosi definitiva di rivolgersi al proprio medico un tumore cerebrale, per effettuare tuttavia, è quella approfondimenti clinicoanatomo-patologica. strumentali. Le stesse crisi Questa deve prevedere, epilettiche, vanno accanto all’inquadramento considerate come del tumore, l’attribuzione sospette in relazione del grado di malignità, dal all’età: mentre l’epilessia momento che questo costituisce un problema condizioni prognosi e relativamente diffuso in età scelte terapeutiche. Alcune pediatrica, la comparsa di alterazioni molecolari una crisi epilettica in un possono essere usate adulto, deve essere FIGURA 6 Aspiratore ultrasonico in uso presso la Neurocome completamento ritenuta sospetta. chirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento diagnostico e/o come fattore prognostico. L’alterazione più nota è Diagnosi radiologica ed istologica dei tumori cerebrali la perdita di eterozigosità (delezione) sul Gli esami neuroradiologici di routine per cromosoma 1p e 19q, di frequente riscontrata 24 PAGINA negli oligodendrogliomi; tale delezione permette di predire una migliore risposta alla chemioterapia. Un altro esempio è rappresentato dallo stato di metilazione del promotore del gene per MGMT, una proteina implicata nella riparazione del dei danni del DNA; si è così visto che pazienti con glioblastoma che presentano metilazione del promotore hanno una più lunga sopravvivenza ed una migliore risposta alla chemioterapia. Gestione dei pazienti affetti da tumori cerebrali: esperienza dell’U.O. di Neurochirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento La nobiltà ed il limitato potenziale rigenerativo delle cellule nervose rappresentano un limite importante per l’attuazione di trattamenti curativi da parte del neurochirurgo, del radioterapista e dell’oncologo medico: ogni tipo di trattamento va personalizzato sul singolo paziente, cercando di ottenere il massimo beneficio con il minimo danno. Una volta che viene riscontrato un tumore cerebrale, il paziente viene sottoposto ad un accurato studio neuroradiologico pretrattamento. La recente introduzione di metodiche di spettroscopia, diffusione e perfusione durante l’esecuzione dell’RM, ha reso possibile raffinare lo studio delle neoplasie cerebrali, permettendo di avanzare ipotesi sulla natura del tumore, sul grado di malignità e di fornire informazioni utili per la pianificazione dei successivi trattamenti, in particolare di quello chirurgico. L’asportazione chirurgica dei tumori cerebrali è da considerare l’opzione terapeutica di prima scelta per la maggior parte dei tumori cerebrali, con l’obiettivo di essere il più radicale possibile e nello stesso tempo di preservare le funzioni neurologiche. Negli ultimi decenni si è registrata una continua e crescente applicazione dell’innovazione tecnologica nel trattamento dei tumori cerebrali. Presso il nostro Centro, l’uso routinario del microscopio operatorio (FIGURA 5), della coagulazione bipolare, SEGUE A PAG 27 dell’aspiratore ultrasonico (FIGURA 6), dell’endoscopio (FUGURA 7) e dei moderni sistemi di neuronavigazione (FIGURA 8) ha consentito di ottimizzare i risultati, in termini di miglioramento della qualità di vita dei pazienti sottoposti ad intervento neurochiurgico per neoplasie cerebrali. Di particolare rilievo ed utilità, risulta l’uso del neuronavigatore, sistema che, integrando informazioni derivanti dallo studio FIGURA 7 neuroradiologico pre-operatorio, permette la Foto di procedura endoscopica cerebrale effettuata presso pianificazione della migliore strategia la Neurochirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento chirurgica e guida il neurochirurgo critiche e difficilmente raggiungibili senza nell’effettuazione dell’intervento, al fine di creare deficit e senza necessità di una poter minimizzare i danni derivanti anestesia generale: il paziente rimane sveglio dall’attraversamento di aree cerebrali e collaborante durante tutta la procedura. funzionalmente importanti. Uno dei più grossi problemi correlati con Come già accennato, una delle più grosse l’effettuazione della biopsia stereotassica è sfide della chirurgia dei tumori cerebrali è legato al corretto centraggio della lesione quella di perseguire nel maggior numero di tumorale; nelle casistiche bioptiche di molti casi possibile un intento curativo, sebbene centri neurochirurgici internazionali, vengono non sempre questo si traduca nella guarigione riportate percentuali variabili di fallimento di del paziente. Tuttavia, spesso, ci si deve tale procedura, a causa di prelievi non limitare all’ottenimento di una diagnosi. Nello diagnostici. Per abbattere il rischio di tale specifico, esistono delle condizioni particolari evenienza, nel nostro (pazienti le cui condizioni Centro, durante le cliniche generali non procedure stereotassiche, permettono di poter vengono usati in modo effettuare trattamenti routinario i sistemi di chirurgici invasivi o pazienti neuronavigazione, che affetti la tumori localizzati permettono di integrare in sedi profonde), in cui informazioni derivanti dallo viene proposta al paziente studio RM eseguito prel’effettuazione di un operatoriamente (immagini prelievo bioptico del FIGURA 8 in perfusione e/o dopo tumore, sul risultato Foto del Neuronavigatore in uso presso la Neurosomminsitrazione di mezzo istologico del quale chirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento di contrasto) con quelle vengono pianificate le ottenute dall’esame TC encefalo perisuccessive strategie terapeutiche. Presso il operatorio, effettuato dopo il posizionamento nostro centro viene comunemente utilizzata, del casco stereotassico. Il calcolo delle ove necessaria, la biopsia del tumore coordinate spaziali del tumore all’interno del cerebrale con tecnica “stereotassica”. Tale cervello risulta, in tal modo, estremamente metodica “mini-invasiva” consente, previo affidabile e consente di ottenere campioni posizionamento di un “casco stereotassico” utili alla diagnosi nella totalità dei casi. Non (FIGURA 9-10), l’effettuazione di prelievi di trascurabile, risulta, inoltre, il contributo della tessuto tumorale in aree estremamente SEGUE A PAG 28 PAGINA 27 FIGURA 9 Foto di paziente dopo posizionamento del casco stereotassico FIGURA 10 Foto intra-operatoria di una biopsia stereotassica Neurorianimazione nella gestione perioperatoria dei pazienti affetti da tumori cerebrali (FIGURA 11). Allo stato attuale, il nostro Centro è uno dei pochi in Italia ad avvalersi della qualificata assistenza postoperatoria da parte di un team di neuro anestesisti dedicati che, finito l’intervento, proseguono le cure del paziente presso una Neurorianimazione dedicata. La gestione in ambiente intensivistico dei pazienti sottoposti ad intervento per patologie intracraniche, riduce drasticamente i rischi perioperatori. I più recenti progressi delle tecniche neurochirurgiche nel settore oncologico hanno, inoltre, permesso l’introduzione della così detta “awake surgery” (chirurgia da sveglio), l’uso dell’acido 5-amino-levulinico (5-ALA) per la marcatura intraoperatoria del tumore, dei monitoraggi neurofisiologici intraoperatori e della TC ed RM intraoperatoria, metodiche finalizzate FIGURA 11 Foto del reparto di “Neurorianimazione” dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento all’ottenimento di una chirurgia quanto più possibile radicale associata ad una minore invasività. Una volta ottenuta la diagnosi istologica, in relazione al tipo di tumore, il paziente viene affidato alle cure dei neuroncologi e dei radioterapisti. L’obiettivo principale della chemioterapia è quello di prevenire la recidiva e/o la progressione dei tumori cerebrali. Esistono diverse metodiche di chemioterapia, sia sistemiche che locali. La terapia medica dei tumori cerebrali è altamente peculiare in quanto vengono utilizzati farmaci diversi rispetto alle altre neoplasie, a causa del diverso spettro di chemiosensibilità delle cellule tumorali e della presenza della barriera emato-encefalica, che limita la diffusione della maggior parte dei chemioterapici nel tessuto nervoso. L’esistenza, inoltre, di una eterogeneità nella sensibilità ai vari chemioterapici da parte delle cellule tumorali rendono spesso il trattamento chemioterapico di limitata efficacia. Ciò ha orientato la ricerca a testare nuovi e promettenti farmaci che agiscono bloccando la formazione dei vasi sanguigni, togliendo quindi l’ossigeno al tumore, i cosiddetti farmaci antiangiogenetici. Varie tecniche innovative di immunoterapia e terapia genica sono in corso di sperimentazione. Tali terapie necessitano di ulteriori ricerche nel campo della genomica e della proteomica dei tumori cerebrali, verso cui vi è una crescente sensibilizzazione. Anche nel nostro centro si è avviato un programma di collaborazione scientifica con il CNR per accrescere la conoscenza della biologia dei tumori cerebrali, al fine di poter scoprire terapie sempre più specifiche ed efficaci. La radioterapia è, invece, un trattamento oncologico che prevede l’impiego di radiazioni ionizzanti in grado di indurre la morte delle cellule tumorali, preservando il tessuto cerebrale sano. Tra le tecniche radioterapiche più comunemente utilizzate nel trattamento dei tumori cerebrali primitivi vi sono la radioterapia conformazionale tridimensionale, che consente di riprodurre in modo preciso l’estensione e la forma del volume bersaglio (tumore), la radioterapia a modulazione d’intensità che consente un maggior rispetto del tessuto nervoso sano, la brachiterapia, basata sull’impiego di sorgenti radioattive sigillate introdotte a contatto del tumore, l’adroterapia, basata sull’impiego di particelle ad elevato tasferimento lineare di energia (adroni) e la radiochirurgia stereotassica, metodica oramai ben consolidata e praticata presso il nostro Centro, che consente di irradiare tumori di piccole dimensioni ed in sede profonda. Negli ultimi anni, è stato, infine, introddotto l’uso di metodiche radioterapiche superselettive, gamma-knife e cyber-knife, impiegate nel trattamento di specifici tumori cerebrali. Conclusioni La maggior parte nelle neoplasie cerebrali richiede un approccio multidisciplinare: chirurgico, radioterapico e chemioterapico, con l’aggiunta di interventi di tipo riabilitativo, funzionali ed estetici. Gli effetti dei trattamenti attuati si ripercuotono in modo significativo sulla vita dei pazienti trattati, con importanti risvolti sul piano personale, familiare e sociale. Pertanto, uno dei principali obiettivi di chi si accinga a curare pazienti affetti da tumori cerebrali deve essere quello di compiere ogni sforzo per rendere il più accettabile possibile la qualità di vita dei pazienti. Tecnologie innovative in cardiologia La cura del cardiopatico complesso di BRUNO VILLARI e VINCENZO MANGANIELLO Con l’invecchiamento progressivo della popolazione generale è cresciuto, negli ultimi decenni, il numero totale di pazienti affetti da scompenso cardiaco di grado avanzato e da patologie valvolari su base degenerativa. Ne risulta, dunque, che i pazienti che afferiscono alla nostra osservazione sono sempre più complessi, affetti da pluripatologie e globalmente sempre più “fragili”. D’altro canto, in pazienti con scompenso refrattario alla terapia medica ed “elettrica/resincronizzante”, la relativa 30 PAGINA scarsa disponibilità di cuori destinati al trapianto, e le lunghe e selettive liste di attesa impongono la ricerca di metodiche alternative per la cura di questa frequente patologia. Recentemente è emerso dalla letteratura scientifica internazionale che circa il 40% dei pazienti con patologia valvolare cardiaca degenerativa (principalmente stenosi aortica ed insufficienza mitralica) sono ineleggibili all’intervento chirurgico per l’altissimo rischio procedurale derivante sostanzialmente dalla elevata comorbidità (età avanzata, E’ stato ipotizzato che (condizioni cliniche critiche dell’ammalato, mancata diabete, insufficienza più di 1 milione di disponibilità di organi), si renale cronica, pazienti/anno con può ricorrere all’impianto insufficienza respiratoria, scompenso cardiaco di dispositivi di assistenza broncopatie croniche ventricolare (“VAD”) (fig. ostruttive, deficit e vizio mitralico 1). Tale opzione neurologici, patologie associato ad elevato terapeutica, è purtroppo, neoplastiche). rischio chirurgico ad appannaggio solo di un La risposta che la medicina moderna sta cercando di potrebbe beneficiare, piccolo numero di pazienti (35 impianti/anno in Italia) dare a questa crescente in un futuro non principalmente per la esigenza sanitaria lontano, di una estrema complessità di mondiale si esplica terapia trans-catetere gestione di tale intervento. principalmente nella ricerca di metodiche sicura ed efficace per Tali dispositivi che “vicariano” la funzione di alternative al trapianto di ridurre o eliminare pompa del cuore cuore da un lato, e l’insufficienza migliorano, più di ogni altra dall’altro alla messa a mitralica terapia medica conosciuta, punto di interventi minila sopravvivenza dei invasivi, effettuati ad pazienti in stadio di scompenso terminale; esempio per via percutanea, per la tuttavia, l’elevata mortalità dopo l’impianto sostituzione e/o riparazione delle valvole (27%) e la sopravvivenza ad 1 anno cardiache mal funzionanti: si evita così (“solo” del 56% rispetto alla terapia l’apertura chirurgica del torace, l’anestesia medica: 0%) generale e la suggerisce la circolazione extranecessità di una corporea selezione più necessarie per accurata dei l’intervento con pazienti candidati tutti i rischi e le a questo tipo di complicanze ad intervento. Tra esse correlate, l’altro, l’incidenza così come di complicanze avviene da oltre ancora elevata 30 anni con (infezioni, l’angioplastica per emorragie, la cura delle embolie) rende malattie conto della coronariche. diffusione ancora Quando ormai la limitata di questi cardiopatia è Impianto di dispositivi di assistenza ventricolare (“VAD”) dispositivi; nuove giunta ad uno FIGURA 1 speranze sono stadio terminale offerte dalla seconda generazione di VAD con l’impossibilità a qualsiasi tipo di impiantabili (dispostivi miniaturizzati, con riparazione chirurgica o endovascolare, riduzione del trauma chirurgico e delle o è impossibile pensare al trapianto SEGUE A PAG 32 PAGINA 31 importante e duratura dell’insufficienza complicanze trombo-emboliche), ma gli mitralica (a 4 anni), opportunità chirurgica studi sulla loro reale efficacia sono ancora comunque preservata. in corso. E’ stato ipotizzato che più di 1 milione di Un’altra fetta importante di pazienti pazienti/anno con scompenso cardiaco complessi non eleggibili alla chirurgia è e vizio mitralico associato ad elevato rappresentata dai pazienti affetti da rischio patologie chirurgico valvolari potrebbe degenerative beneficiare, quali in un futuro l’insufficienza non lontano, mitralica e la di una terapia stenosi transaortica: in tali catetere pazienti sicura ed spesso l’età efficace per avanzata e le ridurre o comorbidità eliminare comportano l’insufficienza un mitralica. elevatissimo Impianto per via percutanea transcatetere E’ tuttora in rischio per FIGURA 2 corso uno l’intervento studio di confronto diretto con la chirurgia chirurgico tradizionale. tradizionale di cui si attendono La terapia endovascolare dell’insufficienza prossimamente i risultati. mitralica è in fase di sperimentazione Se per la terapia percutanea clinica avanzata ed “emula” le consolidate dell’insufficienza mitralica si parla di un tecniche chirurgiche. futuro immediato e promettente, il Tra la miriade di tecniche proposte, quella trattamento endovascolare della stenosi che sembra avere un futuro molto aortica rappresenta ormai una realtà promettente è rappresentata dall’impianto tangibile ed in progressiva espansione. per via percutanea transcatetere (accesso Esistono attualmente in commercio ed inguinale dalla vena femorale e approvate per l’utilizzo clinico due tipi di successiva puntura del setto interatriale) protesi valvolari aortiche impiantabili per di una “clip” metallica posizionata in modo via percutanea (accesso inguinale da “suturare” parzialmente i due lembi attraverso l’arteria femorale) che utilizzano della valvola mitrale (fig. 2) (riproduzione filosofie costruttive diverse ma altrettanto endovascolare dell’intervento chirurgico efficaci: le protesi “Edwards-Sapien” e di Alfieri) con l’effetto di ridurre “Corevalve” (fig. 3). significativamente la quantità di sangue Dall’aprile del 2002 (data del primo rigurgitante dal ventricolo all’atrio sinistro impianto percutaneo nell’uomo di protesi (insufficienza). aortica) sono stati effettuati più di 10.000 I primi studi in merito indicano un elevato interventi in tutto il mondo (equamente tasso di successo procedurale (>85%, distribuiti per entrambe le tipologie di che tende a crescere con l’esperienza), protesi) ed il numero di procedure sta bassa incidenza di complicanze, riduzione 32 PAGINA SEGUE A PAG 35 FIGURA 3 crescendo in modo esponenziale. I risultati della letteratura scientifica internazionale parlano di numeri estremamente incoraggianti: successo procedurale ottenibile in >95% dei casi (dopo adeguata curva di apprendimento della metodica), miglioramento clinico ed emodinamico stabile nel tempo, mortalità ad 1 mese di circa il 9%, sopravvivenza a lungo termine (>2 anni) dell’80% (maggior parte dei decessi dovuti a cause non cardiache), nessuna disfunzione di protesi fin ora segnalata, tasso di complicanze accettabile (per lo più problemi dovuti all’accesso vascolare e necessità di pacemaker definitivo), tenendo ovviamente conto dell’estrema complessità globale e dell’elevato profilo di rischio dei pazienti trattati. Allo stato attuale le protesi aortiche percutanee hanno ricevuto l’autorizzazione e l’indicazione all’impianto in pazienti anziani non candidabili alla chirurgia convenzionale per l’elevato rischio operatorio, ma gli ottimi risultati ottenuti fin ora, la crescita progressiva del numero di procedure, il rapidissimo sviluppo tecnologico (basti pensare che siamo già alla terza generazione per Le protesi “Edwards-Sapien” e “Corevalve” entrambe le protesi, sempre più miniaturizzate e performanti), il grosso entusiasmo professionale, il maturare dell’esperienza degli operatori in tale settore e l’importante spinta commerciale da parte delle aziende produttrici condurranno, in un futuro non lontano, ad una diffusione sempre più ampia della metodica, fino all’indicazione all’impianto (almeno verosimilmente) in pazienti sempre meno anziani e con profilo di rischio globale sempre più basso. w w w . g e s e s a . i t GESTIONE SERVIZI SANNIO Numeri utili Segnalazione guasti Informazioni Richieste d'intervento Contratti & Volture Numero Verde 800.250 981 Reperibilità 348. 6016151 dopo le 18,00 e nei giorni festivi, sabato compreso BENEVENTO Ufficio Clienti Tel. 0824.320350/320351 - Fax 0824.320359 ARPAIA & FORCHIA Ufficio Clienti Tel. 0823.959040 - Fax 0823.959040 COLLE SANNITA Ufficio Clienti Tel. 0824.934187 - Fax 0824.805828 S. BARTOLOMEO IN G. Ufficio Clienti Tel. 0824.963892 - Fax 0824.963836 TELESE TERME Ufficio Clienti Tel. 0824.903131 - Fax 0824.901605 Zona Industriale Pezzapiana - Benevento Emicrania: come ci si cura di GERARDO CASUCCI Per curare correttamente l’emicrania la prima regola è ridare ordine ed equilibrio alla propria vita. Combattere efficacemente l’emicrania è, in altre parole, curare se stessi prima della malattia. Come ho già avuto modo di dire, tutti o quasi tutti siamo potenzialmente emicranici. Ciò che poi ci rende di fatto tali è l’avvento, più o meno brusco o più o meno rilevante, nella nostra quotidianità, di “fattori di disordine”, siano essi endogeni che esogeni. E’ alla conoscenza di questi “fattori”, più che dei farmaci, che dedicherò gran parte della presente trattazione. Tra i “fattori” endogeni, peraltro, non sempre modificabili, ricordo la suscettibilità genetica, gli ormoni, il sonno prolungato, l’insonnia, il digiuno, l’ipoglicemia, l’affaticamento fisico, la febbre e l’ipertensione arteriosa. Di grande rilevanza ma di scarsa applicazione nella pratica clinica è, invece, la correzione dei “fattori” esogeni, primo fra tutti quello alimentare. E’ noto già da molti anni che alcuni cibi possono scatenare attacchi emicranici; quello che è meno noto è che non è solo il tipo di alimento che attiva l’evento ma anche, la quantità e la frequenza con cui viene consumato, tanto che meno dell’1% degli attacchi emicranici inizia in relazione temporale certa e dimostrabile con l’assunzione di cibi. Un altro aspetto molto importante della relazione tra emicrania e alimentazione è l’equilibrio nutrizionale. Il paziente emicranico deve mangiare pasti leggeri e bilanciati, acquisendo la maggior parte dell’apporto calorico giornaliero (almeno il 70%) entro le prime ore pomeridiane. Ad ogni modo, vanno sempre evitati digiuni superiori alle 12 ore. Infine, in merito al consumo di alcolici non tutti gli studi sono concordi nel sostenere l’opinione comune che il vino rosso sia emicranizzante. Infatti, sembrerebbe che vino bianco e champagne siano più emicranizzanti per le popolazioni latine, mentre il vino rosso lo sia maggiormente per quelle anglosassoni. Attenzione quindi (ma senza demonizzare!) a cioccolato, formaggi stagionati o SEGUE A PAG 39 PAGINA 37 fermentati, insaccati, carne di maiale, fritti, a posto i bioritmi e annotate su appositi agrumi, banane, fichi, avocado, frutta diari tutte le caratteristiche degli attacchi secca, gomme da masticare, alimenti emicranici per un tempo minimo di due preconfezionati, dolcificanti, dado da brodo mesi, è possibile iniziare, ove necessario, (responsabile della ben nota “sindrome una terapia medica, sia essa della fase da ristorante cinese”), molluschi, crostacei, acuta che di profilassi. aringhe, pomodori, cipolle, crauti e spezie Cosa fare, dunque, in caso di attacco (specie se emicranico? combinate). Ma più La prima regola è Il paziente emicranico di tutto, attenzione al riposare in ambiente deve mangiare pasti leggeri peso corporeo che, silenzioso, poco in caso di illuminato e e bilanciati, acquisendo la sovrappeso e/o adeguatamente maggior parte dell’apporto obesità, sembra temperato e calorico giornaliero costituire un rilevante umidificato. Già fattore di farmacoquesto spesso (almeno il 70%) entro le resistenza e, comporta una prime ore pomeridiane. pertanto, di completa remissione Ad ogni modo, vanno cronicizzazione degli attacchi di dell’emicrania. grado lievesempre evitati digiuni E non finisce qui! moderato. Se ciò non superiori alle 12 ore Fattori psicologici è possibile, è buona quali emozioni, norma assumere un stress, rilassamento conseguente a stress farmaco sintomatico appena il disturbo (ad esempio la famigerata cefalea da comincia a manifestarsi (comunque non week-end) e depressione e, ancora, oltre i 60 minuti dall’esordio). Tra questi, variazioni meteorologiche, altitudine, i farmaci di prima scelta sono i triptani, esposizioni prolungate al sole, luci sostanze che agiscono sui vasi sanguigni SEGUE A PAG 40 abbaglianti o intermittenti, rumori, odori pungenti, monossido di carbonio, fumo, lunghi viaggi (jet-lag), traumi, attività fisica sostenuta e numerosi farmaci possono slatentizzare una predisposizione emicranica e aggravare o addirittura rendere cronica un’emicrania preesistente. Si può ben capire che conoscere tutto ciò che in ciascun emicranico può costituire evento favorente e/o scatenante i suoi attacchi, diviene la prima regola di vita del paziente, il suo primo step terapeutico, la sua prima, e forse unica, modalità di prevenzione di malattie che all’emicrania sono talora oscuramente correlate (un esempio per tutte, le malattie cardio- e cerebro-vascolari). Una volta corretto lo stile di vita, rimessi Quando le crisi dolorose diventano più intense e più frequenti, tanto da determinare una invalidità significativa del paziente per almeno 4 giorni al mese, è buona norma iniziare una terapia di profilassi Argomento del prossimo numero Cefalee e invecchiamento 40 PAGINA extracranici, riducendone la dilatazione correlata al dolore. Il tipo di triptano e la sua modalità di somministrazione dipenderà dalla preferenza di ciascun paziente e dalla presenza o meno di sintomi associati, quali nausea e/o vomito, che ne limiteranno l’assunzione per via orale. E’ bene ricordare che l’inefficacia di un triptano non pregiudica l’efficacia di un altro. Di seconda scelta sono gli antiinfiammatori non steroidei (FANS), che possono essere assunti anche più tardivamente nel corso dell’attacco, ma che prediligono, a causa della loro gastro-tossicità, una somministrazione rettale o parenterale. Non v’è necessità alcuna a usare per un singolo attacco emicranico, anche severo (a meno che non duri oltre le 72 ore, escluse quelle di sonno) farmaci steroidei, tranquillanti o miorilassanti. Quando le crisi dolorose diventano più intense e più frequenti, tanto da determinare una invalidità significativa del paziente per almeno 4 giorni al mese, è buona norma iniziare una terapia di profilassi. I farmaci della profilassi antiemicranica appartengono a categorie farmacologiche anche molto differenti: si va dai betabloccanti agli antiepilettici, passando per antistaminici, vasocostrittori e vasodilatatori. Ciò che li accomuna, tuttavia, è l’effetto inibitorio sull’eccitabilità cerebrale, che sembra costituire il primum movens della malattia emicranica. Una volta scelto il farmaco da utilizzare, questo va continuato per un tempo non inferiore ai sei mesi e la sua inefficacia non necessariamente ne comporta la sospensione, ma perlopiù ne suggerisce l’associazione con altri farmaci di profilassi. Scegliere quale farmaco utilizzare è un’alchimia propria del medico competente ed esperto, che non sarà guidato solo dalla tipologia emicranica, ma anche, e talora soprattutto, dalla coesistenza di condizioni patologiche apparentemente indipendenti dal disturbo emicranico (ipertensione, obesità, asma, allergie, disturbi intestinali, disordini del comportamento alimentare, ansia, depressione, vertigini, epilessia, etc.). Non vanno dimenticate le due terapie non farmacologiche dell’emicrania che hanno recentemente ricevuto una dimostrazione inoppugnabile di efficacia pari e talora superiore a quelle farmacologiche, l’agopuntura e il biofeedback, entrambe tuttavia limitate dalla scarsa diffusione territoriale e dalla limitata formazione degli operatori in questo specifico campo. Nulla sarà pertanto possibile nella cura dell’emicrania senza due regole fondamentali: uno stile di vita sano e un buon rapporto medico-paziente. ottica russo occhiali lenti a contatto protesi oculari apparecchi scientifici via perasso, 8/12 - tel. e fax 0824 316626 - 82100 Benevento via goduti, 4 - tel. e fax 0824 482050 - 82100 Benevento Rinite allergica in età pediatrica adolescenziale Parte II di PIERO POLCINO RINITE STAGIONALE Verso gli 8-9 anni di età (raramente prima) aumenta il numero di bambini che presenta sintomi da Rinite Allergica, che si manifestano, o soltanto nei mesi primaverili (Rinite stagionale), oppure che durante la primavera si sovrappongono ai sintomi rinitici già presenti in autunno/inverno. Come ho già evidenziato nel numero scorso di questa rivista, la rinite allergica stagionale, a differenza di quella perenne, si caratterizza per l’interessamento contemporaneo di NASO-OCCHI, e non solo di naso. La sintomatologia è così tipica-stereotipataricorrente (secrezione limpida naso-oculare con prurito intenso e crisi continue di starnuti) da non causare alcun dubbio diagnostico. Nella maggioranza dei soggetti, come dicevo prima, l’inizio dei sintomi è intorno agli 8-9 anni di età, con peggioramento ad ogni successiva primavera fino all'età adolescenziale (circa 15 anni), per poi diminuire lentamente negli anni, tanto da essere raramente un problema in età anziana. Naturalmente la sintomatologia naso-oculare può variare ampiamente: 1) da stagione a stagione in rapporto alle condizioni climatiche: se la primavera è molto piovosa si avrà un minor numero di pollini circolanti nell’aria (la pioggia li abbatte a terra) e quindi minor reattività clinica; 2) nell’ambito della stessa primavera il polline è più presente nell’aria nelle giornate secche e ventose; 3) in dipendenza dal luogo in cui si vive: vi è maggior concentrazione di pollini in pianura che non in collina/montagna, nei piccoli paesi che non nelle grandi città. RINITE ALLERGICA EPISODICA Come la stagionale, è caratterizzata dai sintomi naso-oculari, ma i pazienti affetti li presentano solo episodicamente. Ad esempio è tipica dei soggetti allergici al pelo di animali che non hanno l’animale in casa, ma che ogni volta che lo contattano in casa di amici/parenti manifestano crisi naso-oculari immediate ed esplosive. Nei casi predetti la componente occhi è ancora più eclatante con imponente gonfiore palpebrale e infiammazione congiuntivale (chemosi). Anche il soggetto moderatamente allergico può presentare rinite episodica, con sintomi manifesti solo in presenza di grosse quantità di allergene (gita in campagna in giornata secca e ventosa per gli allergici ai pollini, oppure dormire fuori casa su materassi vecchi per gli allergici all’acaro). PREVENZIONE E TERAPIA Mi preme sottolineare subito che al riguardo darò indicazioni precise e dettagliate sulle misure da adottare per evitare l’allergene in causa. Darò invece, solo delle indicazioni di massima sulla terapia farmacologica, in quanto questa va mirata paziente per paziente, in base all’importanza dei sintomi presentati. SEGUE A PAG 44 PAGINA 43 La cura della rinite allergica si basa, quindi, su due momenti fondamentali: 1) Evitare il contatto con l’allergene in causa (prevenzione) 2) Terapia farmacologica PREVENZIONE ALLERGIA ALL’ACARO I - Utili ed indispensabili: fodere antiallergiche copri materasso e cuscino. Riducono di molte centinaia di volte la quantità di acaro inspirato dando un evidentissimo beneficio clinico. Le uniche fodere che hanno proprietà antiallergiche dimostrate, ossia totale impermeabilità agli acari, comfort per il paziente essendo morbide e traspiranti, durata superiore ai venti anni, sono quelle in microfibra a trama fitta, ossia con pori che non debbono avere un diametro superiore a 10 millimicron. In Italia, in commercio, ve ne è un solo tipo che risponde a queste caratteristiche, tutte le altre (in tessuto-non tessuto o di altro materiale) hanno un modestissimo effetto di barriera antiacaro e quindi, in pratica, modestissima efficacia clinica. Con questo tipo di fodere l’acaro, come ben si può comprendere, non può più uscire dal materassocuscino per nutrirsi delle squamette della nostra pelle e quindi essere respirato-inspirato dal soggetto allergico. Da tenere inoltre ben presente che l’uso di queste fodere, libera dalla schiavitù di eliminare dalla stanza da letto tappeti, tende, etc, perché l’acaro non potendo uscire più dal materasso-cuscino non andrà a depositarsi sopra di essi (Journal of Allergy 44 PAGINA and Clinical Immunology 2007). II - Abbastanza utili: apparecchi aspirapolvere. Vanno usati una volta a settimana specie sui divani, ma debbono essere quelli dotati di filtro HEPA, i comuni aspirapolvere con sacchetto di carta e non muniti di filtro sono addirittura controproducenti: i pori dei sacchetti sono così grandi da far fuoriuscire qualsiasi allergene aumentandone quindi la concentrazione nell’aria inspirata dal soggetto allergico. In alternativa ad essi, meglio usare gli stracci umidi per eliminare la polvere. III - Inutili: acaricidi (sostanze chimiche che ucciderebbero l’acaro). Nessuno studio scientifico ne ha mai dimostrato l’efficacia, tra l’altro una volta messe su materasso e cuscino le fodere antiallergiche, risulta del tutto inutile l’uso dell’acaricida. Personalmente non li consiglio mai. IV - Assolutamente insufficienti allo scopo: materassi di lattice o di altro tipo spacciati dalla pubblicità come antiallergici. I materassi in lattice, dopo poche settimane di uso contengono acari da 4 a 8 volte in più di qualsiasi altro materasso (sic!). Tra l’altro il soggetto allergico potenzialmente potrebbe allergizzarsi al lattice stesso (Journal of Allergy 2005). V - Utile: lavare coperte e lenzuola ogni 4-6 settimane a temperatura superiore a 60 gradi. A tale temperatura gli acari eventualmente residuati nelle stesse vengono uccisi. SEGUE A PAG 46 ALLERGIA AL PELO DEGLI ANIMALI Purtroppo, a mio avviso, l’unica misura efficace è non avere l’animale in casa, nel contempo mi piace sottolineare che gli animali che vivono fuori casa non causano problemi di rilievo e possono essere mantenuti. Nel caso specifico di allergie al pelo di gatto è utile coprire il materasso-cuscino con le fodere antiallergiche in quanto il pelo del gatto viene introdotto nella casa del soggetto allergico perché presente sui vestiti di amiciparenti che posseggono l’animale ed il pelo può incastrarsi sulle fibre esterne del materasso-cuscino. ALLERGIA AI POLLINI Ritengo opportuno durante la primavera: 1) evitare il più possIbile gite in campagna nelle giornate primaverilI secche e ventose e quindi a più forte concentrazione pollinica nell’aria respirata; 2) tenere porte e finestre chiuse nelle ore della giornata più ricche di pollini aereodispersi (metà mattinata e metà pomeriggio); 3) evitare di usare frequentemente biciclette o motorini; 4) evitare di viaggiare in macchina a finestrini aperti: utile far montare sulla stessa gli appositi filtri antipolline; 5) evitare luoghi in cui nella giornata è stata tagliata l’erba di recente e quindi messa in circolazione quantità rilevante di pollini; 6) praticare lavaggio dei capelli ogni sera: i pollini durante il giorno si depositano sui capelli venendo poi respirati durante la notte. 46 PAGINA ALLERGIE ALLE MUFFE 1) Bonificare gli ambienti domestici con sostanze antimuffe (va già bene lavare “le macchie” con la comune candeggina); 2) diminuire nettamente le piante di appartamento; 3) deumidificare gli ambienti. TERAPIA FARMACOLOGICA RINITE ALLERGICA PERENNE Il naso chiuso è causato da infiammazioneostruzione per cui, a mio giudizio, la terapia migliore è costituita dai cortisonici spray intranasali. Quelli di ultima generazione hanno bassissima biodisponibilità (ne arriva poco nel sangue) per cui possono essere usati per periodi prolungati senza avere importanti effetti collaterali. Discretamente utili, mai in mono terapia, gli antistaminici perché agiscono poco sulla componente infiammazione-ostruzione ma prevalentemente sulla componente secretoria (starnuti, prurito e rinorrea), assai poco presente nella rinite perenne. RINITE ALLERGICA STAGIONALE Gli antistaminici di terza e quarta generazione sono in questo caso i farmaci di prima scelta. Vanno iniziati appena si manifestano i primi sintomi della rinite. Tengo ad evidenziare che giudico poco efficace e nello stesso tempo scorretto quando vedo prescriverli solo al bisogno per periodi brevissimi e non in maniera continuativa essendo, tra l’altro, privi di effetti collaterali così come riportato in tutte le linee guida internazionali. Due parole su una categoria di farmaci attualmente molto di moda nella penna di tanti allergologi e che personalmente non prescrivo mai:gli antileucotrieni. I lavori apparsi negli ultimi anni nella letteratura internazionale, e mi riferisco a quelli non sovvenzionati dalle aziende farmaucetiche produttrici dei farmaci suddetti, ci dicono che forse funzionano ma sicuramente in misura assai limitata, ad esempio apportano un miglioramento del 5% del nasal score, che tradotto in parole povere significa che il soggetto allergico che in assenza di qualsiasi terapia fa 100 starnuti al giorno prendendo questi farmaci ne fa 95. Il gioco vale la candela? Per finire accennerò brevemente ai cosiddetti vaccini anti allergici del linguaggio popolare (immunoterapia), che debbono essere somministrati per almeno 3-5 anni, con notevole esborso economico. Negli ultimi anni se ne è molto ridimensionato l’uso non tanto perché non diano un seppur modesto beneficio clinico, ma quanto perché questo beneficio scompare del tutto a breve distanza (12 anni per l’acaro, 2-3 anni per i pollini, come segnalato ormai da svariati studi scientifici). Il gioco vale la candela? Tra l’altro l’associazione delle misure di prevenzione con le giuste terapie ben condotte e mirate su ogni singolo paziente (durata, dosaggi e oculata strategia di associazione) hanno in pratica escluso il bisogno di ricorrere alla immunoterapia se non per casi particolari e quindi assai raramente. Augurandomi che l’impostazione eminentemente pratica data a questo mio articolo sulla rinite allergica sia di facile fluibilità per tutti (medici e non medici) concludo dicendo che la prevenzione e la terapia attuate in età pediatricaadolescenziale possono essere trasportate quasi integralmente anche in età adulta. Diabete mellito di CARLO RINALDI Nel Medioevo la parola fu “latinizzata” in Il Diabete Mellito (DM) comprende un diabètés. Il suffisso mellito (dal latino mel: gruppo di disturbi metabolici accomunati miele, dolce) è stato aggiunto per il fatto dal fatto di presentare una persistente che il sangue e le urine dei pazienti instabilità del livello glicemico del sangue diabetici avevano un sapore dolce, nel senso di persistenti condizioni di caratteristica iperglicemia. peraltro Con il termine conosciuta da iperglicemia si lungo tempo dai intende un Greci, Cinesi, aumento oltre i Egiziani e valori normali Indiani. Nel della glicemia, 1776 fu cioè della confermato che quantità di il sapore dolce glucosio era dovuto a un (zucchero) nel eccesso di sangue. In FIGURA 1 qualche tipo di condizioni zucchero nelle urine e nel sangue delle normali il glucosio è il principale persone affette da DM. combustibile utilizzato dall’organismo per La sua reale patogenesi è rimasta la produzione di energia e la sua completamente oscura fino al XX secolo. utilizzazione avviene per opera di un La scoperta del ruolo del pancreas nel ormone prodotto dal pancreas: l’insulina. DM è da ascriversi a ricercatori europei (Fig. 1 e 2 tratte da “Libretto guida che nel 1889 osservarono che nel per il paziente diabetico” a cura cane privato sperimentalmente del del dott. C. Rinaldi e del dott. L. pancreas prima della morte Pilla). insorgevano i segni e i sintomi del Il diabete mellito viene chiamato DM. Nel 1921 fu fatto un ulteriore così dagli antichi greci per la passo avanti da parte di due studiosi presenza di urine dolci. Il termine (Banting e Best) rispetto agli studi diabete fu coniato nel I secolo D.C. precedenti, cambiando la (in greco antico la parola storia della medicina e diabainein significa salvando la vita a letteralmente “sifone milioni di persone: fu attraverso il quale scoperto che la passa l’acqua data condizione di DM l’eccessiva nel cane privato produzione di urina). SEGUE A PAG 50 PAGINA 49 del pancreas poteva essere risolta del sito HLA sul cromosoma 6. È detto somministrando insulina estratta anche non chetosico. Ha basi genetiche dalle isole di Langerhans più salde del tipo 1. (presenti nel pancreas) di Diabete Mellito secondario ad altre un cane sano. patologie: endocrinopatie; indotto da Il primo paziente fu trattato farmaci; patologie genetiche; da loro e dal loro staff nel infezioni. 1921 e nel 1923 Banting Diabete Mellito Gestazionale e Best ricevettero il Premio (DMG): nel 2-5% delle Nobel per la Medicina. gravidanze capita che la Nel 1999 l’Organizzazione madre sviluppi una Mondiale della Sanità ha condizione di DM, tale proposto, in un report, la evento risulta essere definizione del Diabete del tutto transitorio e mellito: “Il diabete mellito facilmente trattabile, è una sindrome cronica tuttavia può causare dei dovuta a carenza problemi per il neonato e assoluta o relativa di per la madre. insulina, associata a L’incidenza e la prevalenza gradi variabili di del DM sono in progressivo FIGURA 2 resistenza all’azione aumento in tutto il mondo: l’OMS ritiene dell’insulina stessa da parte dei tessuti che nel 2025 ci saranno circa 300 milioni periferici, e caratterizzata da alterazioni di pazienti diabetici, con una crescita che del metabolismo riguarderà glucidico, lipidico e soprattutto i paesi proteico” ed ha in via di sviluppo. proposto la L’Italia non fa classificazione eccezione. Il seguente: DM di numero dei pazienti tipo 1 e di tipo 2. diabetici nel nostro Diabete Mellito di Paese nei prossimi tipo 1 ha 20 anni è destinato patogenesi ad aumentare di immunitaria: fattori circa il 50%: circa genetici sono 1,5 milioni nel 1995, correlati, ma circa 2 milioni nel l’insorgenza ha una 2000 e circa 3 variazione milioni nel 2025. stagionale e può Gli elevati valori di seguire, tra l’altro, prevalenza ed il morbillo, l’epatite incidenza del DM o le infezioni da nella popolazione coxackie virus. italiana e mondiale, PREVALENZA DEL DIABETE MELLITO NELLE VARIE REGIONI ITALIANE Diabete Mellito di riportati in tabella, tipo 2 ha patogenesi non immunitaria. È ci obbligano a parlare di vera e propria correlato alla presenza di geni in prossimità “EPIDEMIA DIABETICA”. 50 PAGINA SEGUE A PAG 52 L’incidenza e la prevalenza del Diabete Mellito sono in progressivo aumento in tutto il mondo: l’OMS ritiene che nel 2025 ci saranno circa 300 milioni di pazienti diabetici, con una crescita che riguarderà soprattutto i paesi in via di sviluppo Nel prossimo numero affronteremo le complicanze alle quali possono andare incontro i pazienti affetti da questa patologia. 52 PAGINA Criteri diagnostici del Diabete Mellito Per fare diagnosi di DM sono necessari i seguenti criteri (Diabetes Care 2005, 28: S37-S42): • Sintomi classici [poliuria (aumento della quantità di urine), polidipsia (aumento della sete), stanchezza e facile affaticabilità, riduzione del peso corporeo…] + un occasionale valore di glicemia ≥ di 200 mg/dl oppure • Glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl* (da confermare in una successiva occasione) oppure • Glicemia alla 2a ora del test orale di tolleranza al glucosio effettuato con 75 gr di glucosio (OGTT) ≥ 200 mg/dl* *valori su plasma venoso Si intende per OGTT (Oral Glucose Tolerance Test) o curva da carico orale di glucosio un test clinico che viene utilizzato per controllare se nel paziente il metabolismo del glucosio è normale. Criteri diagnostici per il Diabete Gestazionale Diabetes Care 2005, 28: S37-S42 • Sintomi classici (poliuria, polidipsia, astenia, calo ponderale…) + un occasionale valore di glicemia > di 200 mg/dl oppure • Glicemia a digiuno > 126 mg/dl* oppure • Presenza di due o più delle seguenti alterazioni al test orale di tolleranza glucidica (OGTT) effettuato con 100 g di glucosio*: - Glicemia basale ≥ 95 mg/dl - Glicemia alla 1a ora ≥ 180 mg/dl - Glicemia alla 2a ora ≥ 155 mg/dl - Glicemia alla 3a ora ≥ 140 mg/dl *valori su plasma venoso Esistono anche condizioni in cui le glicemie non sono diagnostiche per la presenza di diabete, ma neanche possono essere considerate normali. In base alla glicemia a digiuno e/o ai risultati dell’OGTT si possono individuare i pazienti con alterata glicemia a digiuno o con ridotta tolleranza glucidica, rispettivamente: Glicemia a digiuno < 110 mg/dl: valore normale ≥ 110 e < 126 mg/dl alterata glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl diabete Glicemia alla 2a ora dell’OGTT < 140 mg/dl valore normale ≥ 140 e < 200 mg/dl alterata tolleranza glucidica ≥ 200 mg/dl diabete Sicurezza stradale Quando è minacciata da droga e alcol… di DALILA BEATRICE La mobilità stradale causa 100 volte più decessi di tutti gli altri mezzi di trasporto messi insieme (treni, aerei, navi e mezzi pubblici): ogni anno in tutto il mondo sulle strade perdono la vita circa 1.200.000 persone, 45.000 in Europa e oltre 5.000 in Italia. Sono cifre da capogiro, che riflettono la realtà di un problema sociale e sanitario impossibile da ignorare, e se si considera che oggi la mortalità stradale: • è la prima causa di morte traumatica; • è la prima causa di morte in assoluto per la fascia di età sotto i 40 anni; • solo negli ultimi tre anni sono morte più di 16.000 persone (oltre 15 al giorno di media); è facile comprendere perché la sicurezza stradale sia attualmente considerata una delle maggiori emergenze nazionali a livello socio-sanitario. Particolare attenzione merita il problema della guida sotto l’effetto di alcol e di sostanze stupefacenti, un tema, questo, di assoluto rilievo per la sicurezza della circolazione stradale. Nel 2007 in Italia si sono verificati circa 230.000 incidenti stradali che hanno provocato 5.131 morti e 325.000 feriti: secondo quanto stimato 54 PAGINA dall’Istituto Superiore di Sanità, almeno il 30% di questi incidenti è stato causato dall’uso di alcol e/o di sostanze stupefacenti. La guida sotto l’influenza dell’alcol, disciplinata dall’art. 186 del Codice della Strada, rappresenta attualmente nel nostro Paese il maggior fattore di rischio per incidente stradale grave o mortale (anche in considerazione del fatto che l’alcol interagisce con altre sostanze psicoattive, tra cui le droghe). La norma prevede il tasso alcolemico di zero grammi/litro per i conducenti con meno di 21 anni, per chi ha conseguito la patente da meno di tre anni e per tutti guidatori professionali (tassisti, camionisti, ecc.), compresi quelli che si mettono al volante di veicoli per i quali sono richieste le patenti di categoria C, D ed E, ovvero certificati di abilitazione professionale (CAP, CQC, eccetera). Pene severissime sono poi previste per chi viene trovato alla guida in stato di ebbrezza (con tasso superiore a 1,5 g/l) o sotto l’effetto di stupefacenti e causa un incidente mortale: si rischierà la reclusione fino a 15 anni (previsione, in realtà, già esistente nel Codice Penale). Discorso a parte meritano le droghe, per le quali, purtroppo, è previsto solo un inasprimento applicazione dell’art. 187 del Codice della delle sanzioni: questo perché ad oggi, mentre Strada (che prevede che l’utente sia le problematiche relative all’uso di bevande accompagnato presso una struttura sanitaria alcoliche alla guida costituiscono un problema del SSN per la certificazione medica dello abbastanza noto al grande pubblico, quelle stato di alterazione psico-fisica da uso di relative all’uso di sostanze stupefacenti sono sostanze psicoattive), ma anche per la ancora piuttosto sottostimate, nonostante il mancanza sul mercato di uno strumento fenomeno sia in continua espansione. “omologato” che possa certificare direttamente Una criticità, questa, facilmente riscontrabile su strada l’infrazione anche nella città di DATI RELATIVI ALLE INFRAZIONI ANNO ANNO alla norma, ovvero la Benevento, come si E AGLI INCIDENTI STRADALI RILEVATI 2008 2009 guida sotto l’effetto di evince dalla fig. 1, in INCIDENTI STRADALI RILEVATI 194 276 sostanze cui è riportato uno INCIDENTI MORTALI 7 9 MORTI stupefacenti, come schema con i dati PERSONE DECEDUTE 7 11 invece avviene per il relativi alle infrazioni INCIDENTI CON LESIONI 91 113 FERITI controllo dell’alcol, e agli incidenti stradali PERSONE FERITE 174 201 per il quale si dispone rilevati negli anni PATTUGLIE DI VIGILANZA EFFETTUATE 795 1.121 INFRAZIONI CONTESTATE 32.786 34.073 dell’ausilio di 2008 e 2009, e quelli PATENTI RITIRATE 289 273 strumenti ad hoc relativi alle attività di VEICOLI SEQUESTRATI 97 76 come il precursore o contrasto delle VEICOLI SEQUESTRATI PER GUIDA l’etilometro cosiddette stragi del IN STATO DI EBREZZA 7 12 omologato. sabato sera effettuate VEICOLI SEQUESTRATI PER GUIDA SOTTO EFFETTO DI DROGA 2 nei fine settimana di Per contrastare l’uso entrambi gli anni (dati e l’abuso di droga e ATTIVITA’ DI CONTRASTO DELLE “STRAGI DEL ANNO ANNO SABATO SERA” EFFETTUATE NEI FINE SETTIMANA 2008 2009 forniti dalla Polizia alcol è dunque più PATTUGLIE DI VIGILANZA EFFETTUATE 165 49 Stradale di che mai fondamentale CONDUCENTI CONTROLLATI 797 643 Benevento). una forte e costante CONDUCENTI UOMINI CONTROLLATI 680 528 Focalizzando azione di CONDUCENTI DONNE CONTROLLATE 117 115 l’attenzione proprio informazione degli CONDUCENTI RISULTATI POSITIVI ALL’ALCOL 110 51 sui weekend, dallo utenti, non soltanto CONDUCENTI UOMINI RISULTATI POSITIVI 98 45 schema si evince che per una mera CONDUCENTI DONNE RISULTATE POSITIVE 12 6 nel 2008, su 797 questione di CONDUCENTI DENUNCIATI PER GUIDA SOTTO EFFETTO DI DROGA 1 conducenti controllati salvaguardia della CONDUCENTI UOMINI DENUNCIATI 1 il 13,80% è risultato salute, ma per i CONDUCENTI DONNE DENUNCIATE positivo all’alcol e un devastanti effetti che fig. 1 - Dati forniti dalla Polizia di Stato - Sezione Polizia Stradale di Benevento solo conducente è queste due sostanze stato denunciato per hanno sulla guida: guida sotto effetto di sostanze stupefacenti, non è errato affermare che la droga e l’alcol mentre nel 2009 su 643 conducenti controllati, possono trasformare un normale guidatore in 51 sono risultati positivi all’alcol (il 7,93%), un potenziale assassino! ma nessuno è stato denunciato per droga. Prevenire tutto questo è possibile, individuando Questi dati confermano chiaramente la criticità idonee soluzioni nello sviluppo di una solida di cui sopra e cioè che il controllo della droga e radicata educazione civica e morale dei su strada è ancora piuttosto difficile da gestire, cittadini, nonché in una specifica cultura della non solo per la complessa e onerosa sicurezza stradale. Un ringraziamento speciale va al dott. Giovanni Frusciante, sostituto commissario della Polizia di Stato Sezione Polizia Stradale di Benevento, per aver fornito i dati riportati nello schema di fig. 1, e al Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza, per averne autorizzato la pubblicazione. PAGINA 55 PREVENZIONE Chiediamolo al medico di famiglia a cura di PASQUALE GRIMALDI Cosa vuol dire prevenzione? Gentile dottore, ho conosciuto questa rivista grazie a mia moglie che è una sua accanita lettrice (prenota il vostro giornale in farmacia). Ho 48 anni e non ho, per il momento, problemi di salute. Leggendovi ho notato che puntate molto sulla prevenzione, e a proposito di ciò, mia moglie mi accusa di non fare mai le analisi del sangue. Le chiedo, dunque, un suo autorevole parere: quando è opportuno eseguire gli esami del sangue? E, puntando sempre alla prevenzione, quali? La ringrazio e le auguro buon lavoro. Teodoro, Benevento Cortese sig. Teodoro, mi permetta innanzitutto di ringraziare la sua gentile signora, accanita lettrice di In Salute, il che premia la scelta dell’Editore e ci stimola a proseguire migliorando vieppiù la rivista nell’obbiettivo di rendere un servizio sempre più efficiente e chiaro per i lettori. Venendo alla sua domanda, le dico che non esiste sic et sempliciter un tempo ben preciso per eseguire le analisi del sangue in una persona come lei di 48 anni in apparenti buone condizioni di salute, tuttavia sarebbe opportuno che almeno una volta all’anno si sottoponesse ad un controllo ematologico della funzionalità epatica, renale, dell’assetto lipidico e glicemico, senza trascurare di effettuare un esame cardiologico (ECG e visita cardiologia). Tutto questo, capisce bene, ci dice come stiamo messi al momento, ma la vera 56 PAGINA prevenzione spetta a noi stessi attraverso quello che si definisce “stile di vita”. Sempre più spesso oggi si parla di prevenzione, un’arma straordinaria per battere sul tempo e con successo malattie molto diffuse, soprattutto nel campo vascolare e oncologico e respiratorio. La prevenzione può essere di due tipi: primaria,in in coloro che non sono stati mai colpiti dalla malattia, o secondaria, in pazienti già precedentemente colpiti. La vera prevenzione è quella primaria: vuol dire analisi della propria storia personale, dei propri fattori di rischio, della storia dei propri genitori, fratelli e sorelle. Si basa soprattutto sull’informazione, sulla capacità di prendere decisioni (come smettere di fumare, aumentare l’attività fisica quotidiana, mangiare meno e meglio), sulla costanza di rispettarle, e dà come premio il rimanere sani a lungo. La salute va costruita giorno per giorno, a partire dalla più tenera età. Se modificare lo stile di vita è utile in coloro che sono sani, a maggior ragione è indispensabile per coloro che hanno avuto un incontro ravvicinato con la malattia. La prevenzione non deve essere considerata un castigo, una continua rinuncia, è invece qualità e stile di vita equilibrato, che deve prevedere qualche forma di attività fisica quotidiana, un’alimentazione corretta in termini di qualità e quantità. Stile di vita non vuol dire ossessione né sacrificio, ma vuol dire occuparsi di sé, fare manutenzione del proprio corpo, in due parole: VOLERSI BENE! Malattie sessualmente trasmesse (MST) a cura di PASQUALE GRIMALDI In questo numero parleremo della infezione da CHLAMYDIA, che rappresenta la più diffusa, negli adolescenti, delle malattie sessualmente trasmissibili. E’ causata dal batterio Chlamydia trachomatis che è responsabile di una risposta immunitaria distruttiva nei confronti dei tessuti interessati che, nei casi più gravi, può estendersi dalle tube al piccolo bacino, causando la cosiddetta “malattia infiammatoria pelvica”, che può condurre alla sterilità. Nella donna in circa 3 casi su 4 non dà sintomi e spesso è difficile stabilire a posteriori quale dei due membri della coppia possa aver acquisito per primo l’infezione. Quando i sintomi si manifestano, i più tipici sono le secrezioni vaginali abbondanti e i dolori addominali, ma per riconoscerla con certezza sono necessari maggiori approfondimenti come esami microbiologici su tamponi delle secrezioni e i test sierologici. Una diagnosi, la più precoce possibile, e una adeguata terapia a base di antibiotici permettono una completa guarigione e poiché sono molto frequenti i casi di reinfezione, è importante che, anche quando uno solo dei partner è affetto, il trattamento venga effettuato da entrambi i membri della coppia contemporaneamente. Come per tutte le malattie sessualmente trasmissibili, la migliore e la più sicura forma di prevenzione è rappresentata dall’astensione dai rapporti sessuali, in particolare con più partner, e se questo non fosse possibile è indispensabile la protezione con profilattico. NEUROPSICHIATRIA Cannabis Non è una droga leggera a cura di PIERLUIGI VERGINEO In questo numero vi propongo la testimonianza di un giovane consumatore di “cannabis” (Hashish sotto forma di resina, lattice essiccato o stecca, olio – marijuana sotto forma di foglie, fiori, erba). Lo chiameremo Guglielmo (il nome è di fantasia), è un ragazzo seguito da molti anni dal SerT di Benevento. Guglielmo è l’esperto di cannabis e spiega, negli incontri con gli studenti che periodicamente svolgiamo, che non si tratta di una droga leggera. A questo proposito voglio ricordare che lo stato di intossicazione da cannabis è una grave patologia che altera grandemente le funzioni psichiche (intelligenza, critica, giudizio, coscienza, tono dell’umore, reattività). Quando pani, palline, “stecche”, vengono sciolte o sbriciolate per essere fumate insieme al tabacco, le funzioni ideo-affettive e del comportamento sono dissociate ed estremamente disturbate. La cannabis amplifica le capacità percettive, deforma la nostra visione della realtà, provoca sensazioni di rilassamento, leggerezza ed euforia o agitazione, angoscia e depressione. Il THC rallenta i riflessi, aumenta la frequenza cardiaca, riduce la salivazione, dilata la pupilla, altera la percezione del tempo e dello spazio, abbassa il livello di attenzione, di 58 PAGINA concentrazione, disinibisce il comportamento, incrementa la fame (bulimia chimica), riduce la memoria a breve termine, riduce la fertilità (blocca la motilità degli spermatozoi), causa problemi respiratori, nausea, sonnolenza ipotensione arteriosa e collasso. Il THC favorisce e slatentizza, nelle persone predisposte, disturbi psicotici, fantasie terrificanti, delirii di persecuzione, fobìe ingiustificate, allucinazioni visive ed uditive, pensieri paranoici. Quando poi a causa della progressiva tolleranza si deve incrementare la dose e si associano bevande alcoliche o altre sostanze, gli schemi cognitivi sono ulterioremente disturbati (sinergismo con potenziamento). Va detto che le “canne” attualmente in commercio sono ancora più ricche di principio attivo in quanto provengono da piante modificate geneticamente come le Bul-boa (piante OMG provenienti dalla Bulgaria). Per quanto sovraesposto si comprende facilmente di come si possono avere reazioni pericolose, violente, a corto-circuito. In alcuni casi di marcata disgregazione dell’Io, si sono verificati gesti improvvisi, automatici, irrefrenabili per l’assenza di qualsiasi freno inibitorio e per l’emersione di strategie cognitive, comportamentali, arcaiche, primitive. M O NIA A DI UN NZ IC TI T OSS E L A I C E SP “Le canne mi hanno rovinato l’esistenza” O TES Salve, mi chiamo Guglielmo. Dico subito che ho iniziato a fumare cannabis a 16 anni. All’inizio tutto andava bene. Lavoravo come operaio a Modena e la mia esistenza trascorreva serenamente. Aumentai progressivamente il consumo di canne sino ad arrivare a quindici “spinelli” al giorno. A venti anni sono impazzito. Sentivo voci terrificanti e le ombre assumevamo sembianze mostruose. Avevo paura di uscire di casa in quanto ero convinto che mi volessero uccidere. La gente mi spaventava. Iniziai ad essere violento in casa con i miei genitori. Il primo ricovero coatto (TSO) in Psichiatria fu svolto a Modena nel 1985. La mia famiglia era preoccupata. La diagnosi di dimissione fu di scompenso psicotico acuto. Per diversi anni sono stato molto bravo a nascondere la mia tossicodipendenza. Solo quando rientrai a Benevento nel 1993, vivendo a stretto contatto con mio padre (mia madre morì nel 1996), i rapporti familiari si deteriorarono ulteriormente. La mia vita trascorreva sempre chiuso in casa a fumare. Il mio genitore non sopportava la mia inerzia e il vuoto della mia esistenza. Non lavoravo, non incontravo ragazze o amici, uscivo solo per recarmi al centro di salute mentale. Complessivamente avrò subìto una decina di ricoveri sempre per gravi disturbi psichiatrici. Spesso mio padre, ormai esasperato, chiamava l’ambulanza a pretendeva il trattamento sanitario obbligatorio in SPDC. Durante la degenza mi rendevo conto che mentre gli altri pazienti con l’uso di medicine e psicofarmaci miglioravano notevolmente, io restavo sempre uguale. L’ansia, l’irrequietezza, il malessere generalizzato erano fortissimi. Per ridurre la tensione interna iniziai a bere alcolici. Nel 2004 mio padre insieme ai miei fratelli, non riuscendo a tollerare un ubriaco in casa, mi hanno abbandonato. Io, senza soldi, senza alcun sostegno da parte dei servizi sociali del Comune, vivevo come un barbone. Mangiavo alla Caritas e continuavo ad ubriacarmi anche per non sentire il freddo. La svolta è avvenuta con l’incontro con i gruppi di auto-mutuo-aiuto del dott. Vergineo. Incontrando giovani come me, sbandati ed emarginati, sentendo le loro storie, ho iniziato a capire che avevo dei diritti e che potevo fare qualcosa per migliorare le mie condizioni esistenziali. Grazie al dottore sono riuscito ad avere un assegno mensile di 250 € per invalidità civile. Poi con una parte dei soldi percepiti come arretrati ho versato i contributi volontari INPS e adesso usufruisco dell’assegno INPS (450 €). Sono stato inoltre riconosciuto “persona handicappata” (L.104/92).Voglio dire a tutti che ormai è facilissimo trovare “canne” a Benevento. Si vendono dappertutto (rione Libertà, Capodimonte, Rione ferrovia” a prezzi molto bassi (da 5 a 10 € la “stecca”). Non si può continuare a chiudere gli occhi e far finta di non vedere. Bisogna impegnarsi ma soprattutto spiegare che si tratta di una sostanza pericolosa. A me ha rovinato l’esistenza e quella della mia famiglia. Adesso sto bene ma continuo a vivere solo, in quanto mio padre ed i miei fratelli non hanno ancora fiducia nel mio cambiamento. Tengo duro. Un giorno ritorneranno. PAGINA 59 PSICOLOGIA La follia dall’interno a cura di ROBERTO PERROTTI Per chi, nato dopo il 1970, dovesse pronunciarsi sui programmi riguardanti la prevenzione ed il trattamento della malattia mentale, dovrà far ricorso a un inquadramento, il più possibile obiettivo, di come si è giunti alla situazione attuale. In aiuto giungono recenti pubblicazioni di estremo interesse, benché di diverso orientamento critico e una fiction televisiva, dura e toccante. Nonostante siano trascorsi più di trenta anni dall’approvazione della legge 180, conosciuta come legge Basaglia, riguardante la chiusura dei manicomi e l’istituzione dei servizi psichiatrici, la polemica sulle ragioni che l’hanno ispirata e più in generale sui temi della Psichiatria e dell’Antipsichiatria, non sono cessati e seguitano a suscitare attenzione. Segnaleremo per questo i passaggi storici essenziali che hanno contribuito a formare il clima culturale, che in questi decenni, ha mosso la Psichiatria e definito l’Antipsichiatria. I traumi della Grande Guerra segnarono una decisiva svolta nella storia della follia, da quella data si prestò 60 PAGINA attenzione all’origine psichica del disturbo mentale. Nondimeno all’interno dei manicomi il pregiudizio lombrosiano, per il quale la genesi del disturbo era legato al dato genetico anziché psicologico, era lento a modificarsi. I neurologi in quegli anni mantennero infatti una posizione egemone rispetto agli psichiatri e la riforma Gentile, propria del periodo fascista, sancì questo stato. Bisognava attendere l’epoca democristiana per assistere ad una prima e timida apertura verso la psicoanalisi e verso le forme derivate di terapia psicologica. Il movimento culturale del sessantotto produsse poi una radicale critica all’istituzione manicomiale, spingendosi sino alla “Legge Basaglia”, che ha la data del 1978. La storia della Psichiatria è dunque costellata da evidenti ritardi, imposti da una pesante tradizione organicista , ma anche da improvvise accelerazioni. La storia medesima ha presentato poi profonde contraddizioni, una per tutte: mentre la Psichiatria italiana si distingueva nel mondo per la tecnica ampi strati dell’opinione pubblica e nel 1978 dell’elettroshock, negli stessi anni, cioè nel si giunse all’approvazione della Legge 180. 1938, le leggi razziali condannavano all’esilio Oggi, in un clima culturale molto diverso, ci grandi nomi della psichiatria e della si interroga sulle sue innovazioni ma anche psicoanalisi, come Levi Bianchini, Weiss, Servadio, Arieti e Musatti. Negli anni sui suoi limiti, la chiusura dei manicomi non cinquanta l’avvento poi degli psicofarmaci è sempre stata supportata da politiche trasformò il paesaggio manicomiale, adeguate e da esaustive risposte di creando le condizioni per un progressivo assistenza e di cura. Alcuni psichiatri e abbandono delle pratiche coercitive. Dalla storici della medicina ritengono inoltre che Cattolica di Milano, dove, in quel periodo, il problema vero della Psichiatria sia proprio subentrò a padre Gemelli uno psichiatra la cultura che discende dall’Antipsichiatria, d’eccezione come Pier Francesco Galli, in particolare dalla sua deriva politica e s’iniziò a valorizzare la cultura della culturale, dove alle critiche puntuali al psichiatria e della psicoanalisi. biologismo e alle inumane condizioni Su tale sfondo si incardinava il movimento manicomiali si sarebbero aggiunti dello psichiatra Franco Basaglia, che si spontaneismi romantico-sentimentali e proponeva di spunti PER SAPERNE DI PIU’ privare di ogni demagogici. - Valeria P. Babini, Liberi tutti, Manicomi e psichiatri in Italia, Il Mulino. funzione Sebbene da - Franca Ongaro Basaglia, L’utopia della realtà, Einaudi. clinica un quarto di - M. Colucci e P. Di Vittorio, Franco Basaglia, Bruno Mondadori. l’ospedale secolo la - G.Jervis e G. Corbellini, La razionalità negata, Bollati Boringhieri. psichiatrico. polemica Prima a Gorizia e poi a Trieste si fecero perdura, il tema rimane di elevato interesse crollare le inferriate dei reparti, l’onda del ed induce a rileggere e a ripensare le ragioni movimento dell’Antipsichiatria coinvolse che hanno prodotto il movimento. Il punt di vista di FAUSTO PEPE La nostra città e la nostra provincia possono vantare una tradizione editoriale antica e prestigiosa. “In Salute” si inserisce nel solco di questa storia fortunata, e raggiunto il suo primo anno di vita guarda al futuro con giusto entusiasmo. Nel corso di questi ultimi mesi, l’iniziativa ha riscosso un grande successo, raccogliendo consensi sia da parte degli addetti ai lavori che dai lettori comuni, tra i quali mi annovero, per aver trattato, in maniera tanto competente quanto accessibile a tutti, i molteplici aspetti legati all’ambito medico, con uno sguardo attento alle emergenze sociali dei giorni nostri. Uno tra i meriti di questo innovativo progetto editoriale è, infatti, quello di affrontare con grande competenza le tematiche più attuali legate al mondo scientifico, divulgando le conoscenze più recenti, favorendo così la prevenzione prima ancora che la cura: ottenendo per questa via un obiettivo di utilità sociale.Grazie ad un lavoro scrupoloso ed alla scelta sapiente dei temi trattati, i lettori hanno avuto la possibilità di conoscere meglio le eccellenze del nostro territorio, troppo spesso offuscate dalla maggiore risonanza mediatica che viene invece riservata agli episodi di “malasanità” che purtroppo ancora interessano il comparto. Tra le difficoltà che vive il settore della sanità, va sicuramente annoverata la competizione per le risorse che una provincia piccola come la nostra si trova ad affrontare nei confronti di centri più grandi ed agevolati nella ripartizione delle risorse, sempre più scarse. Come sindaco di Benevento mi sono sempre impegnato per garantire un adeguato accesso alle strutture sanitarie e prestazioni che siano erogate nel modo più efficace possibile. Anche per questi motivi ho voluto sempre espormi in prima persona nelle battaglie finalizzate alla tutela della salute dei beneventani: in tutte le sedi istituzionali ho ribadito la necessità di operare in piena sinergia per non sprecare tempo e risorse preziose che possano garantire un futuro migliore al nostro territorio. A fronte delle tante bad-news che, come detto, occupano le pagine di cronaca, non mancano numerose eccellenze che caratterizzano il nostro territorio, ma che fanno notizia in piccola percentuale. Già solo i documenti contabili certificano uno stato delle aziende sanitarie che si distanzia non poco dal resto della regione Campania. I bilanci, approvati e verificati negli ultimi anni, danno ragione ad una gestione tra le più virtuose. Molti reparti dell’Azienda Ospedaliera “Rummo”, struttura di riferimento per il nostro territorio sono da considerarsi, a giusto titolo, realtà all’avanguardia, grazie all’impegno di personale altamente professionalizzato e ad un 62 PAGINA management scrupoloso. Più in generale, l’Azienda Sanitaria Locale di Benevento è divenuta un polo di attrazione, tanto da incidere notevolmente sulla diminuzione dei viaggi della speranza verso altre regioni. Ancora, c’è da segnalare la crescita qualitativa dell’offerta proveniente dai centri privati. Al di là degli aspetti professionali, l’umanità e la disponibilità che da sempre rappresentano alcuni degli elementi caratterizzanti della nostra popolazione, in un settore come quello della sanità, si rappresentano come fattori di qualità apprezzabili almeno al pari di una adeguata dotazione tecnologica. “In Salute”, grazie al suo linguaggio “scientificamente chiaro”, potrà svolgere la funzione di “megafono” delle nostre eccellenze. Tra le tante vorrei citarne alcune: il Servizio Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera “Gaetano Rummo”, che produce ogni anno circa 7000 unità di sangue a scopo trasfusionale. Il fabbisogno cresce ogni anno a causa dell’aumento di patologie connesse come interventi chirurgici complessi, aumento di patologie ematologiche ed oncologiche negli anziani. Per fronteggiare le esigenze, l’Azienda “Rummo” si è dotata di una Autoemoteca per favorire le donazioni presso i gruppi donatori decentrati rispetto all’ospedale. Sull’Autoemoteca operano gli stessi medici, infermieri, tecnici del Servizio Trasfusionale. Questa organizzazione, faticosamente attuata, consente di garantire il livello di sicurezza trasfusionale sull’Autoemoteca allo stesso modo di quello garantito presso l’ospedale con indubbio vantaggio del donatore, del ricevente e degli operatori. L’impegno profuso ad incrementare il numero delle donazioni decentralizzando la raccolta è stato affiancato da un impegno altrettanto importante nel mantenere alto il livello di sicurezza trasfusionale. Inoltre, di recente si è distinto tra gli altri anche il reparto di Neonatologia, diretto dal dott. Gennaro Trezza. Una equipe di trenta medici, lo scorso 10 gennaio è intervenuta tempestivamente facendo venire alla luce sei gemelli. Un caso raro nel mondo, che in Italia non si verificava da molti anni. L’intervento è riuscito senza complicazioni per la madre e per i nascituri. Riconoscimento per l’unità operativa di urologia L’Unità Operativa di Urologia dell’Azienda Ospedaliera “Rummo” di Benevento, diretta dal dott. Luigi Salzano, ha ottenuto, nei giorni scorsi, un riconoscimento da parte della Federazione Italiana Incontinenti, che l’ha riconosciuta quale Centro di Accredimento per la Prevenzione, Cura e Riabilitazione dell’Incontinenza; ne è stato individuato anche il responsabile nella persona del dott. Antonio Quaranta. Questo riconoscimento per la Unità di Urodinamica e Riabilitazione del Pavimento Pelvico, si aggiunge alla elevata qualità delle prestazione specialistiche già offerte dalla Divisione di Urologia. fonte: ufficio stampa 64 PAGINA Mamma è l’ora della colazione “Mamma è l’ora della colazione” è un progetto pilota dell’ASL BN, inerente la prima colazione, realizzato dalle dott.sse E. Palombi, A. Menechella, D. Carlucci, e condotto nelle scuole medie di Montefalcone di Valfortore, Vitulano, e G. Pascoli di Benevento, in collaborazione con i rispettivi Comuni. ATTENZIONE MAMME: è importante che i vostri figli comincino la giornata con la prima colazione! Latte, pane, zucchero, frutta ed altro, se preparati con amore, avranno anche il sapore ed il profumo di mamma! Nel prossimo numero, IN SALUTE dedicherà uno spazio a questo importante progetto. AZIENDA OSPEDALIERA GAETANO RUMMO OSPEDALE FATEBENEFRATELLI Via dell’Angelo, 1 - Benevento Viale Principe di Napoli 14/A - Benevento URP 0824 57500 Segreteria Direzione Generale 0824 57529 Direz. San. di Presidio 0824 57753 Radiologia (pr. esami) 0824 57247 Laboratorio Analisi 0824 57250 Accoglienza 0824 57319 Fax Direzione Gen. 0824 312439 Ufficio Ricoveri Accettazione 0824 57622 Radioterapia 0824 57700 Farmacia 0824 57224 Centro Trasfus. (24/24) 0824 57255 Centro Trasfus. (Segr. Don.) 0824 57328 Prenotazioni visite ambulatoriali lun./ven. 8/18 - sab. 8/13 0824 334026 Centralino Pronto soccorso Portineria 0824 771111 0824 771459 0824 771473 0824 771474 0824 771461 0824 771441 0824 771369 Radiologia Direzione Sanitaria Laboratorio Analisi Segreteria Direzione Sanitaria 0824 771299 Ufficio Ricoveri e CUP 0824 771457 Prenotazioni telefoniche per Prestazioni Ambulatoriali (ore 9/14) 0824 771456 AFFINITO P.zza Colonna CONTE Via Croce Rossa DEL GROSSO Via Perasso FATEBENEFRATELLI V.le Principe di Napoli ITALIANO Via Napoli 0824 47122 0824 351287 0824 315880 0824 771453 0824 362002 ER. MANNA P.zza Orsini 0824 21590 MANNA M. C.so V. Emanuele 0824 21961 MELCHIORRE Via G. Rummo 0824 21969 MERCALDO Via Napoli 129 0824 361463 MIGNONE C.so Garibaldi 0824 21510 PACEVECCHIA Via F.lli Rosselli 0824 315390 PASCUCCI Porta Rufina 0824 21474 PISANO V.le Mellusi 0824 314872 S. DIODATO V.le Mellusi 0824 316217 S. SOFIA C.so Garibaldi 0824 24862 SAVIANO Via Cocchia 0824 61931 Ordine dei farmacisti della provincia di Benevento Corso Garibaldi, 255 Tel. 0824 50141 SONO APERTE LE ISCRIZIONI AI CORSI DI: • Estetista • Estetista Specializzazione • Massaggiatore • Visagista - Truccatore • Operatore di tatuaggi e pearcing • Manicurista e pedicurista estetico • Acconciatore uomo/donna • Operatore socio-assistenziale • Operatore dell’Infanzia • L.I.S. Lingua dei segni per sordomuti • R.E.C. e R.A.C. • Agente Affari in Mediazione • Sicurezza Lavoro D.L. 626/94 • Corsi per Personale Sanitario • E.C.M. 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