in salute
2010 © Edizioni EMIMEDIA • IN SALUTE pubblicazione bimestrale • Anno II - n° 7 • marzo/aprile
bimestrale di informazione
e approfondimento medico
ESCLUSIVO
Diagnosi
dei tumori cerebrali
di Claudio Colonnese
LE NOVITÀ
PIÙ IMPORTANTI
IN CAMPO
ONCOLOGICO
Attualità
Attualità terapeutiche
nella cura dei tumori
cerebrali
di Umberto Veronesi
TECNOLOGIE
INNOVATIVE
IN CARDIOLOGIA
di Bruno Villari e Vincenzo Manganiello
di Giuseppe Catapano e Pietro Ivo D’Urso
editoriale
Massimo De Cristofaro
Direttore editoriale
Un anno dopo... “in Salute”
Con questo numero “in Salute” spegne
la sua prima candelina.
La rivista medico-scientifica, nata nel
marzo dello scorso anno, mira a dare
sempre più una corretta e ampia
informazione sul mondo della medicina
ed in particolar modo sulle eccellenze,
spesso nascoste, della Sanità presente
sul nostro territorio.
La scommessa lanciata un anno fa
sembra essere vinta, forse perchè
l’obiettivo unico dell’Emimedia è stato
ed è quello di aggiornare i cittadini, in
materia di medicina e sanità, con una
divulgazione semplice, ma al contempo
altamente professionale, a cui fa
riscontro, immancabilmente, la fedeltà
dei lettori.
Ed è a loro che intendiamo esprimere
un sentito ringraziamento, certi del loro
crescente consenso.
La sfida lanciata un anno fa sembra
essere superata grazie anche e
soprattutto ai puntuali interventi di veri
“intenditori di salute”.
Ed è prima come cittadino e poi come
Editore che plaudo alla superba
professionalità di questi luminari della
medicina, che con la loro competenza
danno speranza a chi soffre e fanno
campagne di prevenzione mirate, il tutto
condito con spirito di umanità non
comune ai più.
I “grandi nomi” si riconoscono anche
da questo.
Un grazie particolare è di dovere a
Nicoletta Cocco, direttore di “in Salute”
che, con il suo puntuale e scrupoloso
lavoro, ha fatto in modo che la rivista
diventasse, numero dopo numero, uno
dei periodici più apprezzati non solo
nel Sannio, ma anche sul resto del
territorio nazionale.
Da strutture di eccellenza quali l’istituto
“Spallanzani” e il “Sant’Andrea” di
Roma, a prestigiosi contributi di luminari
come il prof. Antonio Iavarone
(direttamente da New York) e il Ministro
Fazio, il nostro direttore è riuscito in
questo numero a pregiare il giornale
della presenza dell’oncologo per
eccellenza, il prof. Umberto Veronesi,
che ci ha onorato di un suo intervento
proprio in occasione del primo anno di
vita della rivista.
Infine, ma non per ordine di importanza,
uno speciale ringraziamento va a tutti
gli sponsor che rendono possibile la
realizzazione di questa iniziativa
editoriale.
editoriale
Nicoletta Cocco
Direttore responsabile
Grazie, prof. Veronesi!
La ricerca scientifica è una delle
protagoniste della lotta quotidiana di
medici e ricercatori per sconfiggere il
cancro, in essa sono riposte le speranze
di migliaia di pazienti. E’ un’attività che si
basa su regole precise, che consentono
di arrivare, attraverso percorsi ben definiti,
a un risultato concreto, oggettivo e
riproducibile.
La ricerca spesso è incredibilmente veloce,
produce risultati a ritmi molto rapidi, mentre
i tempi per portare questi risultati nella
pratica clinica sono molto lunghi e spesso
accade che le enormi possibilità nella
diagnosi o nella terapia suggerite dalla
scienza non possono essere sfruttate fino
in fondo dai medici che si confrontano
ogni giorno con i pazienti: proprio a
salvaguardia di questi ultimi ci sono
normative di legge che fanno slittare
l’applicazione dopo molti anni.
L’oncologia costituisce una delle priorità
del Ministero della Salute e tale priorità
appare evidente se si considera non solo
l’incidenza (oltre 250.000 nuovi casi
all’anno), ma anche la prevalenza dei
tumori in Italia. Il Ministero ha sviluppato
un piano triennale oncologico che cerca
di affrontare tutti i problemi connessi
all’oncologia, dalla prevenzione alle cure
palliative.
Ed è proprio la prevenzione l’aspetto su
cui “In Salute” punta maggiormente
l’attenzione: in questo numero il pioniere
della lotta contro i tumori, il prof. Umberto
Veronesi, uno dei maggiori chirurghi
oncologi a livello mondiale, Direttore
scientifico dell’Istituto Europeo di
Oncologia, ci ha onorati della sua
presenza con uno straordinario, chiaro e
puntuale articolo sulle novità più importanti
in campo oncologico.
Novità legate alla rivoluzione genetica e
alla rivoluzione prodotta dalla diagnostica
per immagini, che permette di esplorare
virtualmente il nostro corpo, identificando
cambiamenti microscopici in ogni sua più
remota area.
Il nome del prof. Veronesi è legato alla
cura del tumore al seno, in particolare
alla tecnica della “quadrantectomia”, a
quella del “linfonodo sentinella”, e in
generale a tutte le tecniche avanzate per
la conservazione dell’integrità femminile.
Veronesi, ministro nel governo Prodi, si è
occupato anche della Terapia del dolore
che fu, quindi, inserita nei “livelli essenziali
di assistenza”: lo scorso 9 marzo la
Camera ha approvato il decreto sulle Cure
palliative e la Terapia del dolore, legge
questa che fa da volano per il trattamento
del dolore cronico.
[email protected]
PAGINA
3
GIUNTA PROVINCIALE
Mario Collarile
Francesco Lonardo
Antonio Furno
Giancarlo Stefanucci
Antonio Meola
Giacomo Verdicchio
Salvatore Follo
Carlo Di Rienzo
Monica Mascolini
Gianni Varricchio
Giovanni Zampetti
Domenico Costanzo
Paquale Viscusi
Giovanni La Motta
Aldo Cusano
Reno Giannantonio
Gianni dell’Aquila
Francesco Fiorillo
Francesco Iazeolla
Mario Signoriello
Mario Raffio
Raffaele Raffio
Massimo Parente
Costantino Viscione
Enzo D’Aronzo
Presidente
Vice Presidente Vicario (FSN-FIDAL)
Vice Presidente (TECNICO-FIS)
Componente (FSN-FIPAV)
Componente (ATLETA-FIGC)
Componente (FSN-FIR)
Componente (EPS-CSI)
Componente (DSA-FIGB)
Componente (FSN-CIP)
Coordinatore Tecnico Provinciale
Fiduciario Cooptato Comune di S. Giorgio del Sannio
Fiduciario Cooptato Comune di S. Marco dei Cavoti
Fiduciario Cooptato Comune di Frasso Telesino
Rapporti CONI/PROVINCIA
Presidente UNVS - Veterani Sportivi
Coordinatore Commissione Benemerenze Sportive
Rapporti con la Presidenza
Presidente Comit. di Ateneo per lo Sport - Università del Sannio
Esperto in Giunta
Revisore dei Conti
Consulente Provinciale per l’Impiantistica Sportiva
Vice Consulente Provinciale per l’Impiantistica Sportiva
Segretario Provinciale Coni
Dipendente CONI - Web Master
Rapporti Associazione Stelle al Merito Sportivo
ATTIVITÀ - SERVIZI - CONSULENZE
Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche
Corsi di Formazione per Dirigenti e Tecnici con la Scuola Regionale dello Sport
Attuazione Progetti di Autonome Iniziative per la Promozione Sportiva
Consulenza Fiscale e Legale a sostegno delle Società Sportive
C.A.S. - Centri di Avviamento allo Sport
G.S.S. - Giochi Sportivi Studenteschi
G.d.G. - Giochi della Gioventù
Gioco Sport
Fiduciari Comunali CONI
Impiantistica Sportiva
Istituto Credito Sportivo
Sito WEB
Via A. RIVELLINI ingresso 5 - Tel. 0824 64786 - Fax 0824 361499
www.conibenevento.it - e-mail: [email protected]
Nuova edizione del
Diario di un povero tUmorato di Dio
Il libro, per conto del “Tennis per la vita”,
è pubblicato dalla casa Editrice Vereja
e distribuito nelle edicole.
I diritti d’autore saranno versati alle Case di accoglienza
dei bambini ammalati di tumore.
il comitato
tecnico scientifico
Prof. Italo Ardovino
Medico Chirurgo, Specialista
in Ostetricia e Ginecologia.
Dal 1976 al 2004 primario
ginecologo dell’Ospedale
“Sacro Cuore di Gesù”
Fatebenefratelli di Benevento.
Dal 2005 Direttore dell’Unità
Operativa di Ostetricia e
Ginecologia dell’Ospedale
“San Giuseppe Moscati” di
Avellino.
Professore presso la Scuola
di Specializzazione in
Ostetricia e Ginecologia
della II Università di Napoli.
Consigliere Nazionale della
Società di Endoscopia
Ginecologica Italiana (SEGI).
Prof. Franco Rengo
Ordinario di Geriatria all'Università Federico II di
Napoli. Direttore della Scuola di Specializzazione
in Geriatria.
Responsabile dell'Unità Operativa Geriatrica del
Policlinico di Napoli.
Clinica universitaria: dipartimento di medicina
interna, geriatria, patologia
cardiovascolare e immunitaria.
Specialità di eminenza: medicina riabilitativa,
cardio e neurogeriatria.
6
PAGINA
Prof. Giuseppe Catapano
Medico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia.
Dal 1991 al 2002 ha lavorato presso l’Ospedale
“Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni
Rotondo come assistente di neurochirurgia fino al
1995 e come aiuto fino al 2002.
Dal settembre 2002 ricopre la carica di Direttore
dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia
presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento.
Ha effettuato vari stages formativi in Italia ed
all’estero. È particolarmente specializzato sulle
patologie neoplastiche e vascolari del sistema
nervoso centrale.
Prof. Bruno Villari
Medico Chirurgo Direttore del
Dipartimento di Medicina e
di Struttura Complessa, Unità
Operativa di
Cardiologia/UTIC/Emodina
mica dell’Ospedale “Sacro
Cuore di Gesù”
Fatebenefratelli di Benevento.
Professore in “Terapia in Unità
Coronarica e nelle Emergenze
Cardiologiche” presso la
Scuola di Specializzazione in
Cardiologia dell’Università
degli Studi Magna Graecia,
Germaneto (CZ).
Dottore di Ricerca in
Fisiopatologia
Cardiovascolare.
Fellow della Società Italiana
di Cardiologia Interventistica.
sommario
marzo-aprile2010
Veronesi
11 Unberto
Le novità
più importanti
dell’oncologia
in salute
43
Colonnese
16 Claudio
Diagnosi
dei tumori cerebrali
Tempestività
e accuratezza
delle nuove
tecnologie
Villari
30 Bruno
Vincenzo Manganiello
Tecnologie innovative
in cardiologia
La cura del cardiopatico
complesso
Casucci
37 Gerardo
Emicrania:
bimestrale di informazione
e approfondimento medico
anno II - n. 7
aut. Tribunale di Benevento
n. 1 del 6 febbraio 2009
iscr. R.O.C. 12294
direttore responsabile
Nicoletta Cocco
[email protected]
direttore editoriale
Massimo De Cristofaro
49
Carlo Rinaldi
Diabete mellito
55
Dalila Beatrice
Sicurezza stradale
Quando è minacciata
da droga e alcol...
edito da
Emimedia Benevento
www.emimedia.it
56
Pasquale Grimaldi
Chiediamolo
al medico di famiglia
pubblicità
[email protected]
57
Pasquale Grimaldi
Malattie sessualmente
trasmesse (MST)
Catapano
20 Giuseppe
Pietro Ivo D’Urso
Attualità terapeutiche
nella cura
dei tumori cerebrali
Piero Polcino
Rinite allergica
in età pediatrica
adolescenziale
Parte II
Pierluigi Vergineo
58 Cannabis
Non è una
droga leggera
come ci si cura
Perrotti
60 Roberto
La follia dall’interno
Pepe
62 Fausto
Il punto di vista
coordinamento editoriale
Dalila Beatrice
redazione
Via Castellano 21, Benevento
+ 39 0824 357252
[email protected]
progetto grafico
e videoimpaginazione
Emimedia Benevento
stampa e allestimento
Morconia Print
distribuzione
FLY Comunication
I collaboratori, tutti, svolgono la loro mansione
in modo autonomo e completamente gratuito.
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per eventuali variazioni, omissioni e/o
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dell’editore.
PAGINA
7
le firme in vetrina
Dott. Ing. Dalila Beatrice
Ingegnere Civile
esperto in Trasporti
e Mobilità Stradale.
Giornalista.
Coordinatore editoriale
di In Salute
Dott. Gerardo Casucci
Medico Chirurgo
Specializzato in
Neurologia.
Responsabile dell’Unità
Operativa di Medicina
Generale presso la Casa
di Cura “San Francesco”
di Telese Terme (BN)
Prof. Claudio Colonnese
Specialista in Neurologia e Radiologia Diagnostica. Direttore del
Dipartimento di Diagnostica per
Immagini dell’Istituto Neurologico
Mediterraneo – I.R.C.C.S.
Neuromed di Pozzilli (IS).
Professore Associato di Neuroradiologia presso “La Sapienza”
– Università degli studi di Roma
Dott. Pietro Ivo D’Urso
Medico Chirurgo
Specializzato in
Neurochirurgia.
Dirigente medico presso
l’U.O.C. di Neurochirurgia
dell’Azienda Ospedaliera
“G. Rummo” di Benevento
Dott. Vincenzo Manganiello
Medico Chirurgo Specialista
in Cardiologia Interventistica.
U.O.C.
Cardiologia/UTIC/Emodinamica
dell’Ospedale “Sacro Cuore di
Gesù” – Fatebenefratelli,
Benevento
Dott. Ing. Fausto Pepe
Sindaco della Città
di Benevento
Prof. Giuseppe Catapano
Medico Chirurgo
Specializzato in
Neurochirurgia.
Direttore dell’Unità Operativa
Complessa di Neurochirurgia
presso l’Azienda
Ospedaliera “G.Rummo”
di Benevento
Dott. Pasquale Grimaldi
Medico Chirurgo
Specializzato in Medicina
Interna.
Medico di Medicina
Generale presso il distretto
n. 17 dell’ ASL BN1.
Consigliere presso l’Ordine
dei Medici Chirurghi di
Benevento (già vice
Presidente).
Segretario Provinciale
FIMMG
la prima rivista
medico-scientifica
tutta sannita
Dott. Piero Polcino
Specialista in Pediatria.
Esperto di sub-specialità
pediatriche quali: AllergoImmunologia; Dermatologia;
Malattie delle alte e basse vie
respiratorie.
Responsabile Ambulatorio di
Dermatologia Pediatrica presso
l’A.O. “G. Rummo” di Benevento
Dott. Carlo Rinaldi
Medico Chirurgo Specializzato
in Endocrinologia e Malattie del
Ricambio. Responsabile U.O.S.
di Medicina d’Urgenza e O.B.
e dell’Ambulatorio di
Endocrinologia e Diabetologia
dell’Ospedale “Sacro Cuore di
Gesù” Fatebenefratelli di
Benevento
Dott. Pierluigi Vergineo
Medico Chirurgo
Specialista in Neurologia.
Lavora come Psichiatra
nell’Ambulatorio di
Alcologia – Servizio
Tossicodipendenze presso
l’ASL BN1 di Benevento
Prof. Umberto Veronesi
Direttore scientifico dell’Istituto
Europeo di Oncologia.
È stato il primo italiano Presidente
dell’Unione Internazionale
contro il Cancro e ha fondato la
Scuola Europea di Oncologia,
la Società Europea di Oncologia
Chirurgica e la Società Europea
di Senologia.
È stato Fondatore e Presidente
del programma “Europa contro
il Cancro” dell’Unione Europea
Prof. Bruno Villari
Medico Chirurgo Direttore
del Dipartimento di
Medicina e di Struttura
Complessa, Unità
Operativa di
Cardiologia/UTIC/Emodi
namica dell’Ospedale
“Sacro Cuore di Gesù”
Fatebenefratelli di
Benevento
GRATIS IN FARMACIA e su EMIMEDIA.IT
le firme in vetrina
Dott. Roberto Perrotti
Responsabile Diagnosi
e Clinica Psicologica
UOSM Puglianello
ASL BN 1
Autore
Gruppo Editoriale Guida
“La parola d’ordine dell’oncologia
è diventata centrare il bersaglio,
che significa arrivare
- con i raggi, con il bisturi o con i farmaci direttamente sull’area di origine della malattia,
prima che si diffonda nell’organismo
“
Prof. Umberto Veronesi
Le novità
più importanti
dell’oncologia
di UMBERTO VERONESI
MILANO - Le novità più importanti
dell’oncologia sono legate alla rivoluzione
genetica.
La scoperta che la malattia insorge
sempre a seguito di un danno al DNA,
insieme alla capacità di isolare i geni e
di studiare la loro funzione, hanno
rivoluzionato la ricerca biologica e aperto
una nuova era nei campi della diagnosi
e della terapia.
La medicina oggi conosce meglio i casi
in cui il tumore è provocato da geni
difettosi; di conseguenza si moltiplicano
le terapie mirate in grado di eliminare i
geni “colpevoli”, senza danneggiare la
cellula.
Di qui la nascita di una nuova generazione
di medicinali anticancro meno tossici e
più selettivi.
La seconda rivoluzione è quella prodotta
dalla diagnostica per immagini, che ci
permette di esplorare virtualmente il nostro
corpo, identificando cambiamenti
microscopici in ogni sua più remota area.
Grazie alle moderne tecniche diagnostiche
oggi possiamo anticipare sempre più la
diagnosi e trovare lesioni sempre più
piccole, che possono essere curate con
terapie sempre più rispettose della qualità
di vita del paziente.
La parola d’ordine dell’oncologia è
diventata “centrare il bersaglio”, che
significa arrivare - con i raggi, con il bisturi
o con i farmaci - direttamente sull’area di
origine della malattia, prima che si diffonda
nell’organismo.
La selettività della cura implica non
aggressione al resto dell’organismo e
dunque migliore qualità di vita per il malato.
Infatti i tumori su cui ancora abbiamo
difficoltà sono proprio quelli per cui non
disponiamo di metodi di diagnosi precoce.
Anche la chirurgia, grazie all’evoluzione
tecnologica, si è adattata a queste nuove
dimensioni, raffinando i suoi strumenti e
abbandonando sempre più il concetto di
demolizione.
Le nuove tecniche chirurgiche radioguidate
e robotizzate hanno aperto le porte a
interventi mini-invasivi e sempre meno
traumatici.
Lo sviluppo tecnologico ha permesso
anche l’introduzione di nuove forme di
radioterapia sempre più mirata e con
nuove particelle, come gli adroni; l’utilizzo
di tecniche di medicina nucleare per
portare isotopi radioattivi direttamente
sull’area malata; i trattamenti con
ultrasuoni con la tecnologia Hifu.
L’altro grande cambiamento epocale nella
cura è stato il passaggio alla cura
personalizzata.
SEGUE A PAG 12
11
PAGINA
e di dare origine ad altre cellule malate e
Già sapevamo che il tumore non è una
dunque alle metastasi.
malattia ma tante malattie diverse; con la
Tutti sanno che i tumori, se non curati,
rivoluzione del Dna siamo arrivati alla
non regrediscono
conclusione che non solo
spontaneamente ma
esistono forme diverse
Le nuove tecniche
continuano a crescere in
dello stesso tumore, ma
maniera incontrollata.
che la stessa forma può
chirurgiche
Questo perché all’interno
essere diversa da
radioguidate
e
del sistema-tumore c’è
persona a persona o da
robotizzate hanno
una certa quantità di
un gruppo di persone a
cellule, più maligne e le
un altro.
aperto le porte a
sole in grado di
Questa nuova
interventi
mini-invasivi
riprodurne altre, chiamate
consapevolezza ci ha
le “cellule staminali” del
permesso di
e sempre meno
cancro.
abbandonare il concetto
traumatici
A differenza delle normali
di protocollo, cioè di cura
cellule che invecchiano
standard, per passare a
e muoiono, le staminali del cancro sono
quello di cura personalizzata in base alle
immortali.
caratteristiche di ogni tumore nel singolo
Nei tumori è presente una modestissima
malato, evitando così molte cure non
percentuale (dall’1 al 5% a seconda del
necessarie o non efficaci.
tipo di tumore) di queste cellule “madri”,
Nell’ambito della ricerca biomolecolare,
capaci di mantenere in vita il tumore e
mentre continua l’identificazione dei geni
sostenere la crescita delle altre cellule
coinvolti nel processo tumorale, che
tumorali (le “figlie”).
diventano quindi target per le nuove
L’idea che non tutte
terapie cosiddette
le cellule
“intelligenti”, l’area
neoplastiche siano
più promettente è
uguali risale
quella delle staminali
addirittura al 1960,
del cancro, campo in
quando non si
cui le scoperte e gli
parlava ancora di
approfondimenti si
staminali del cancro.
fanno sempre più
Oggi, grazie ai
frequenti. Si tratta di
progressi della
cellule che, a causa
biologia molecolare,
di un errore nel
sappiamo che per far
proprio Dna, che le
attecchire un tumore
spinge verso una
è necessario
riproduzione
inoculare un milione
incontrollata e
di cellule
disordinata,
neoplastiche, ma
teoricamente infinita,
sono invece
sono le uniche,
all’interno del
sufficienti mille
Prof. Pier Giuseppe Pellicci
Direttore del Dipartimento di Oncologia
tumore, in grado di
cellule staminali del
Sperimentale dell'Istituto Europeo di Oncologia
migrare in altri organi
cancro.
12
PAGINA
SEGUE A PAG 14
Poiché le
staminali
del cancro
alimentano
la malattia,
poterle
colpire
con farmaci
specifici
vorrà dire
in futuro
distruggere
alla radice
il tumore.
Le potenziali
implicazioni
di queste
scoperte
sulla cura
dei tumori
sono
straordinarie
14
PAGINA
Questo meccanismo spiega l’inguaribilità di
molti tumori e ha dato una risposta a
osservazioni cliniche che non trovavano
spiegazione: ad esempio, la ricomparsa della
malattia dopo anni, anche quando la
chemioterapia sembrava averlo sradicato; o,
al contrario, nel caso del tumore del seno, le
poche metastasi ossee che si verificano
rispetto alla gran quantità di pazienti che hanno
cellule tumorali nel midollo osseo.
La scoperta dell’esistenza di queste cellule
potrebbe quindi portare alla formulazione di
farmaci in grado di prevenire le metastasi.
Poiché le staminali del cancro alimentano la
malattia poterle colpire con farmaci specifici
vorrà dire in futuro distruggere alla radice il
tumore.
Le potenziali implicazioni di queste scoperte
sulla cura dei tumori sono straordinarie.
Finora infatti le terapie anti-tumorali si
focalizzavano sulle cellule proliferanti,
considerate le vere responsabili del cancro,
mentre sfuggiva alle cure quella modesta
percentuale di cellule staminali che
proliferavano poco ma erano in grado di
sopravvivere al danno genomico e di far
crescere il tumore.
Oggi invece i ricercatori sono impegnati nella
messa a punto di tecniche per individuare
queste cellule e di farmaci in grado di
eliminarle.
Due importanti scoperte sulle staminali del
cancro si devono al gruppo di ricerca guidato
dal Professor Pier Giuseppe Pelicci, Direttore
del Dipartimento di Oncologia Sperimentale
dell’Istituto Europeo di Oncologia.
La prima, datata dicembre 2008, quindi poco
più di un anno fa, spiega perché le cellule
staminali del cancro sono immortali e svela
la strada per eliminarle.
I ricercatori hanno osservato che queste cellule
sono in grado di attivare in maniera anomala
dei sistemi di riparazione del danno genomico
che impediscono loro di invecchiare, senza
smettere mai di funzionare.
Tutto questo grazie all’attivazione di una
proteina (prodotta dal gene p21), la quale,
rallentando il ciclo di proliferazione delle
cellule staminali, lascia loro il tempo di
riparare il danno al Dna.
In altre parole, non proliferando o
proliferando poco, le cellule staminali del
tumore non invecchiano ma sopravvivono
nel tempo.
I ricercatori hanno così provato a togliere
il gene p21 dal tumore e hanno constatato
che le cellule staminali proliferavano di
più, accumulando danni al Dna cellulare
arrivando alla morte. E anche il tumore
era scomparso.
La ricerca è stata condotta su modelli
animali di leucemia mieloide acuta, e i
risultati ottenuti sono stati poi confermati
da esperimenti condotti su cellule prelevate
da pazienti affetti dalla stessa malattia.
Ora i ricercatori sono impegnati nella
messa a punto di farmaci intelligenti
(inibitori del riparo del Dna) che riescano
ad attivare un meccanismo di
autodistruzione delle staminali tumorali,
trasformandole in cellule capaci di
invecchiare.
Questi farmaci permetteranno di
intervenire a uno stadio abbastanza
precoce della malattia e di anticiparne
l’ evoluzione. Inoltre agiranno come
farmaci-bersaglio, colpendo solo le
cellule tumorali e risparmiando i tessuti
sani.
La seconda scoperta, pubblicata lo scorso
dicembre sulla rivista scientifica Cell,
riguarda un metodo per identificare le
cellule staminali del tumore del seno: i
ricercatori guidati dal Prof. Pelicci hanno
messo a punto una serie di marcatori
specifici grazie ai quali hanno potuto
isolare e studiare le cellule staminali
tumorali.
Mettendo poi a confronto i vari tipi di tumori
della mammella, i ricercatori hanno
scoperto che, nonostante la loro
eterogeneità, tutti i tumori, dai più ai meno
aggressivi, si possono ricondurre a due
principali gruppi sulla base della quantità
di cellule staminali che contengono.
Grazie a questa scoperta si potrà quindi
stabilire l'orientamento terapeutico più
adatto.
Inoltre le cellule staminali tumorali potranno
essere utilizzate come bersagli terapeutici
per sviluppare nuovi farmaci mirati ad
eliminare completamente la malattia.
Diagnosi
dei tumori cerebrali
Tempestività e accuratezza
delle nuove tecnologie
L’Istituto Neurologico Mediterraneo
Neuromed di Pozzilli (IS) è un
moderno esempio di ospedale
all’avanguardia, riconosciuto come
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere
Scientifico (IRCCS).
L’attività di ricerca, strettamente
integrata con l’attività assistenziale,
è condotta attraverso 6 linee di ricerca
corrente: Patologia molecolare,
Neurologia, Neurochirurgia,
Angiocardioneurologia,
Neuroriabilitazione e Diagnostica per
immagini, quest’ultima diretta dal prof.
Claudio Colonnese, che è attualmente
impegnato ad altissimi livelli nella
ricerca clinica, con particolare
attenzione alle neoplasie cerebrali,
epilessia e patologie
neurodegenerative.
Neuromed, una struttura
convenzionata con il Servizio Sanitario
Nazionale, è ormai da anni un centro
di riferimento in Italia nell’ambito
delle malattie del Sistema Nervoso
Centrale e Periferico.
Grazie alla ricerca e alla diagnostica
per immagini sempre più evoluta,
Neuromed, costantemente attenta al
miglioramento degli standard
tecnologici, offre nuove e promettenti
prospettive di diagnosi.
16
PAGINA
di CLAUDIO COLONNESE
POZZILLI (IS) - I tumori cerebrali rappresentano circa
l’1,5% di tutte le neoplasie. Hanno un’incidenza di circa
9 casi ogni 100.000 abitanti e sono rappresentati da
due diversi tipi di aggressività: uno
costituito dall’aggressività biologica, l’altro
costituito dall’aggressività istologica,
ovvero un tumore che può essere
benigno dal punto di vista istologico, può
presentare, data la particolarità della
sede, una malignità biologica in
quanto difficilmente asportabile o
localizzato in strutture essenziali
per la vita dell’individuo.
Ne deriva l’estrema importanza
dell’accuratezza diagnostica sia
in fase di diagnosi iniziale che,
soprattutto, nel seguire nel
tempo i pazienti.
Con l’avvento della risonanza
magnetica, l’accuratezza
diagnostica di questo tipo di
patologia ha subito
un’evoluzione positiva
estremamente importante.
Risulta, infatti, facilmente
diagnosticata la presenza di una
lesione e ne risulta facilmente
individuata la sede e, nella quasi
totalità dei casi, si è anche in grado
di darne una classificazione istologica.
Risulta infatti abbastanza agevole,
con le metodiche a nostra
disposizione, differenziare fra tumori che
l’evoluzione nel tempo possa modificare
originano dall’interno del sistema nervoso
l’atteggiamento terapeutico inizialmente
(lesioni intrinseche) e tumori che originano
conservativo verso un atteggiamento più
dall’esterno, ad esempio dalle meningi (lesioni
aggressivo proporzionato all’acquisita
estrinseche), e
aggressività della
soprattutto per quanto
lesione.
“Di estrema importanza può
concerne i tumori
Con le nuove
essere l’aiuto che possiamo
localizzati all’interno del
metodiche (ad esempio
dare al neurochirurgo con le
sistema nervoso
RMN 3 tesla), alcune
centrale, è possibile
delle quali hanno
nuove metodiche di risonanza
distinguerne la
caratteristiche
magnetica funzionale di
tipologia, riuscendo
sperimentali, risulta
trattografia, di perfusione e
anche a far diagnosi
possibile non solo
di spettroscopia del protone”
differenziale fra i tumori
studiare l’aspetto
maligni propri del
morfologico delle
sistema nervoso centrale o le metastasi,
lesioni, ma ottenere degli studi estremamente
patologia estremamente frequente, infatti le
importanti che ci danno informazioni sullo
metastasi rappresentano il 37% dei tumori
stato del tessuto lesionale e di quello che lo
intracranici.
circonda. Infatti alcuni tumori tendono ad un
In considerazione dell’estrema delicatezza
accrescimento infiltrante nei confronti di tessuti
del problema va tenuto conto anche
circostanti, pertanto le informazioni su tale
dell’importanza della tempestività della
dato ci consentono di porre diagnosi
diagnosi iniziale e della necessità di istituire
differenziale fra lesione aggressiva e non
protocolli, atti a seguire il paziente nel tempo,
aggressiva, e tra queste ultime di lesione
sia che il paziente sia stato sottoposto ad
primitiva o secondaria.
intervento chirurgico, sia che il paziente sia
Lo studio del tessuto che circonda la lesione,
stato trattato con terapia conservativa
anche nei controlli dei pazienti già trattatati
(radioterapia e chemioterapia).
con terapia chirurgica, radio e chemioterapia,
Infatti, alcuni tumori tipici del sistema nervoso,
è estremamente utile. Infatti il modificare del
come i tumori della serie gliale, possono
tessuto intorno all’area
SEGUE A PAG 19
spontaneamente modificare il grado di
malignità, passando dal grado I o II
WHO ad un grado di maggiore
aggressività tipo III o IV WHO.
Risulta quindi intuitivo
come il seguirne
lesionale può aiutarci a distinguere tra una ripresa di
malattia o l’effetto della terapia radiante.Di estrema
importanza, inoltre, può essere l’aiuto che possiamo dare
al neurochirurgo con le nuove metodiche di risonanza
magnetica funzionale di trattografia, di perfusione e di
spettroscopia del protone. Con gli studi di risonanza
magnetica funzionale siamo in grado di valutare quale
area del cervello risulta attiva durante l’esecuzione di un
compito; possiamo così valutare quale area del cervello
risulti particolarmente attiva, per esempio durante il
movimento della mano o durante una funzione superiore
quale la fluenza verbale.
Il valutare i rapporti tra l’area patologica ed un’area
funzionalmente eloquente rappresenta, come è intuitivo
per tutti, un’enorme possibilità in grado di guidare
l’intervento chirurgico ad evitare sia di attraversare che
eventualmente di ledere le aree deputate a funzioni
importanti. Parimenti, con lo studio di trattografia, è possibile
ottenere una visualizzazione delle fibre che partono dalle
aree funzionalmente importanti e seguirne il decorso
all’interno del sistema nervoso centrale. Con tale metodica
è quindi possibile valutare se la lesione neoplastica dislochi
o infiltri questi fasci di fibre. L’insieme di queste metodiche
consente al neurochirurgo di ottenere una risoluzione della
patologia senza arrecare danni funzionali al paziente, di
seguire nel tempo il paziente integrando le essenziali
informazioni che la medicina nucleare ci da, nochè di
ottenere informazioni sull’attività metabolica della lesione
e del tessuto che la circonda, ottenendo informazioni sul
livello di aggressività della stessa. Infatti gli studi di
perfusione ci consentono di valutare, a confronto col
tessuto sano, la richiesta metabolica dell’area patologica.
Evidenziare l’attività metabolica della lesione, ci
consente inoltre di distinguere la ripresa di
malattia dalla conseguenza della
radioterapia, distinguendo recidiva da
radionecrosi. Infatti un
tessuto altamente
aggressivo
necessita per la
sua crescita di
un elevato
apporto ematico,
rilevabile con le
nostre tecniche.
Inoltre, tramite
la
In alto macchina PET TC;
sopra macchina RMN 3 tesla;
sotto RMN aperta
spettroscopia siamo in grado di
rilevare la presenza di alcuni
metaboiti cerebrali, markers di
diverse funzioni. La relativa
concentrazione degli stessi ed i
reciproci rapporti ci consentono di
poter affinare la diagnosi
orientandola verso i diversi aspetti
istologici.
19
PAGINA
Attualità
terapeutiche
nella cura
dei tumori
cerebrali
di GIUSEPPE CATAPANO E PIETRO IVO D’URSO
I tumori del sistema nervoso centrale comprendono un variegato insieme di entità
patologiche, ciascuna con una distinta storia naturale:
DISTRIBUZIONE DEI TUMORI DEL SNC PER SOTTOTIPO ISTOLOGICO
Istologia
%
Glioblastoma
20,3
Astrocitoma
9,8
Oligodendroglioma 3,7
Istologia
Ependimoma
Meningioma
Linfoma
La mancanza, allo stato attuale, di un
registro nazionale delle neoplasie non
permette di poter misurare in modo certo
la reale incidenza dei tumori cerebrali in
Italia; per farsi un’idea delle dimensioni
del problema, ci si riferirà, pertanto, alle
statistiche statunitensi ed europee.
Secondo l’American Brain Tumor
Association l’incidenza dei tumori cerebrali
primitivi, benigni e maligni, è di 12,8 casi
per 100.000 individui. Malgrado la possibile
comparsa in qualsiasi momento della vita,
due sono le fasce d’età che sembrano
maggiormente colpite: quella tra i 3 e i 12
anni e, negli adulti, quella tra i 40 e i 70
anni. Il glioblastoma, in particolare, è raro
prima dei 15 anni e aumenta
drammaticamente dopo i 45. Negli Stati
20
PAGINA
%
2,3
30,1
3,1
Istologia
Craniofaringioma
Tumori ipofisari
Altri
%
0,7
6,3
14,0
Uniti nelle prime due decadi di vita si
stimano ogni anno circa 2.200 diagnosi
di tumori cerebrali. Le neoplasie cerebrali
rappresentano il 2% di tutti i tumori.
L’incidenza complessiva nei due sessi è
simile, ma è da precisare che negli uomini
è più elevata la frequenza di forme maligne
(7,0 per 100.000 rispetto a 4,7 per 100.000
nelle donne). Negli adulti circa la metà
dei tumori cerebrali è rappresentata dai
gliomi (in particolare astrocitomi) e dai
meningiomi (25-30% dei tumori cerebrali
primari sintomatici). In Europa, i tumori
cerebrali causano il 2% delle morti per
neoplasia, mentre nella fascia d’età fra i
15 e i 40 anni, rappresentano il 10% circa
di tutti i tumori.
I tumori cerebrali vengono differenziati in
“intra-assiali”, se nascono
all’interno del cervello
(gliomi, neurocitomi,
gangliogliomi, linfomi,
medulloblastomi,
papillomi dei plessi
corioidei ecc) ed “extraassiali”, se originano
dalle strutture di
rivestimento del cervello
(meningiomi, neurinomi,
adenomi ipofisari,
craniofaringiomi,
cordomi, ecc.).
Dal momento che i
tumori della glia
costituiscono da soli
quasi il 40% di tutti i
tumori cerebrali, è
possibile effettuare una
prima distinzione tra
tumori gliali (gliomi) e
tumori non gliali.
graduare forme a
maggiore o minore
malignità, in relazione
alle caratteristiche
istologiche manifestate.
Ad oggi, purtroppo, non
sono stati ancora
individuati con certezza
fattori di rischio specifici
per l’insorgenza dei
tumori cerebrali, per
quanto si discuta sul
possibile ruolo giocato da
fattori ambientali ed in
particolare dalle onde
elettromagnetiche, viste
le crescenti evidenze
circa il possibile rapporto
tra uso di telefoni cellulari
e determinati tumori
cerebrali.
La classificazione dei
tumori cerebrali più
ampiamente utilizzata è quella
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Tumori gliali
(WHO, World Health Organization). In
Con il termine tumori gliali o gliomi si
relazione alla malignità, vengono graduati
intende un complesso gruppo di neoplasie
in una scala da I a IV. Il grado I
del sistema nervoso centrale. Tali tumori
rappresenta tumori
originano da alcune
benigni, con prognosi
cellule gliali, gli astrociti,
favorevole; il grado II,
cellule deputate a
connota tumori ben
funzioni di sostegno,
differenziati, a lento
nutrimento e
accrescimento e quindi
metabolismo dei neuroni.
a basso grado di
Esistono diversi tipi di
malignità. Molto spesso,
tumori gliali, in relazione
i tumori di basso grado
alle caratteristiche delle
possono presentare una
cellule ed al grado di
evoluzione in senso
malignità: astrocitoma
maligno, trasformandosi
pilocitico, astrocitoma
FIGURA
1
in lesioni di grado III e IV
subependimale,
Immagine RM di paziente affetto da
(es. glioblastomi,
astrocitoma diffuso,
Glioblastoma localizzato in sede profonda
FIGURA 1), tumori ad
astrocitoma anaplastico,
alto grado di malignità.
glioblastoma, oligodendroglioma,
Come già specificato, gli astrocitomi
oligoastrocitoma, ependimoma; nell’ambito
rappresentano le neoplasie più comuni
dello stesso tipo tumorale, è possibile
Ad oggi, purtroppo, non
sono stati ancora
individuati con certezza
fattori di rischio
specifici per
l’insorgenza dei tumori
cerebrali, per quanto si
discuta sul possibile
ruolo giocato da fattori
ambientali ed in
particolare dalle onde
elettromagnetiche, viste
le crescenti evidenze
circa il possibile
rapporto tra uso di
telefoni cellulari e
determinati tumori
cerebrali
SEGUE A PAG 23
PAGINA
21
del SNC. In tale gruppo vengono distinte due
categorie separate. La prima è costituita dalle forme
diffuse che coprono il 75% delle neoplasie
astrocitarie. Queste vengono ulteriormente suddivise
in astrocitoma, astrocitoma anaplastico e
glioblastoma multiforme, e costituiscono il gruppo
con la prognosi peggiore perché tendono a subire
una progressiva trasformazione maligna e a infiltrare
diffusamente il tessuto cerebrale circostante. La
seconda categoria potremmo definirla come
astrocitomi localizzati in quanto hanno una ridotta
capacità invasiva, una limitata capacità di crescita
e una scarsa propensione alla trasformazione
maligna. Questo gruppo di neoplasie con prognosi
favorevole comprende l’astrocitoma pilocitico, lo
xantoastrocitoma pleomorfo e l'astrocitoma
subependimale gigantocellulare.
Tumori non gliali
Tra i tumori non gliali più frequenti, vi sono i
meningiomi (FIGURA 2). Questi tumori, tipicamente
benigni, si sviluppano al di fuori della massa cerebrale
(tumori extra-assiali) e sono in stretta contiguità con
i rivestimenti meningei. Prediligono il sesso femminile
in ragione della loro sensibilità agli estrogeni.
Seguono, in ordine di frequenza, gli adenomi ipofisari
(FIGURA 3), tumori benigni che si sviluppano nella
ghiandola ipofisaria, localizzata alla base del cervello
e che secerne ormoni della crescita e della sessualità
e che regola le attività di numerose altre ghiandole.
Altri tumori non gliali sono rappresentati dal
neurinoma del nervo acustico (FIGURA 4), dal
medulloblastoma (più frequente in età pediatrica),
dai linfomi e dalle metastasi.
Sintomi e segni dei tumori cerebrali
Come per tutte le malattie del sistema nervoso
centrale, i sintomi iniziali possono essere vari ed
ingannevoli e variano in relazione alla sede, alle
dimensioni ed alla velocità di accrescimento del
tumore.
Si distinguono una sintomatologia da ipertensione
endocranica (cefalea, vomito a getto, papilledema,
alterazione dello stato di coscienza) ed una
sintomatologia focale. I sintomi/segni neurologici focali
sono in funzione della sede del tumore e della sua
SEGUE A PAG 24
FIGURA 2
Immagine RM di paziente affetto da meningioma
di fossa cranica anteriore
FIGURA 3
Immagine RM di paziente affetto da adenoma
ipofisario
FIGURA 4
Immagine RM di paziente affetto da neurinoma
del nervo acustico
PAGINA
23
velocità di crescita, e sono dovuti alla
la diagnosi sono la Tomografia
combinazione di un meccanismo irritativo e
Computerizzata (TC) e la Risonanza
distruttivo. Per quanto riguarda i tumori degli
Magnetica (RM), sia basali che dopo
emisferi cerebrali le crisi epilettiche
somministrazione di mezzo di contrasto.
prevalngono nei tumori a
La TC evidenzia meglio
lenta crescita (astrocitomi,
le erosioni ossee ed
oligodendrogliomi), mentre
eventuali allargamenti dei
i deficit neurologici sono
forami della base cranica.
più frequenti nei tumori a
La RM è più sensibile
rapida crescita (maligni).
della TC nell’evidenziare
In una minoranza di casi
lesioni piccole, in
(glioblastomi, metastasi)
particolare se localizzate
l’esordio della
vicino alla teca cranica,
sintomatologia può essere
in fossa posteriore, nel
improvviso (ictale), legato
tronco, nel midollo
ad una emorragia
spinale e localizzazioni
FIGURA 5
intratumorale. Tuttavia, la
alle meningi cerebrali.
Microscopio operatorio in uso presso la Neurocomparsa di alcuni sintomi
Altra indagine di sempre
chirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento
deve essere considerata
crescente impiego ed
come segno di allarme in talune circostanze;
utilità deriva dalla medicina nucleare: si
ad esempio, non tutti i pazienti che soffrono
tratta della PET, una tecnica di imaging
di cefalea sono affetti da tumori cerebrali;
che permette di effettuare uno studio
ma la presenza di una cefalea che prevale
metabolico delle lesioni e di poter
nelle ore mattutine, che non si risolve con
formulare sospetti circa il grado di malignità
i comuni analgesici e che
del tumore; tale indagine,
è particolarmente
si associa a vomito a getto
indicata nello studio dei
non alimentare, deve
gliomi.
indurre il paziente a
La diagnosi definitiva di
rivolgersi al proprio medico
un tumore cerebrale,
per effettuare
tuttavia, è quella
approfondimenti clinicoanatomo-patologica.
strumentali. Le stesse crisi
Questa deve prevedere,
epilettiche, vanno
accanto all’inquadramento
considerate come
del tumore, l’attribuzione
sospette in relazione
del grado di malignità, dal
all’età: mentre l’epilessia
momento che questo
costituisce un problema
condizioni prognosi e
relativamente diffuso in età
scelte terapeutiche. Alcune
pediatrica, la comparsa di
alterazioni molecolari
una crisi epilettica in un
possono essere usate
adulto, deve essere
FIGURA 6
Aspiratore
ultrasonico
in
uso
presso
la
Neurocome completamento
ritenuta sospetta.
chirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento
diagnostico e/o come
fattore prognostico. L’alterazione più nota è
Diagnosi radiologica ed istologica dei
tumori cerebrali
la perdita di eterozigosità (delezione) sul
Gli esami neuroradiologici di routine per
cromosoma 1p e 19q, di frequente riscontrata
24
PAGINA
negli oligodendrogliomi; tale delezione
permette di predire una migliore risposta alla
chemioterapia. Un altro esempio è
rappresentato dallo stato di metilazione del
promotore del gene per MGMT, una proteina
implicata nella riparazione del dei danni del
DNA; si è così visto che pazienti con
glioblastoma che presentano metilazione del
promotore hanno una più lunga
sopravvivenza ed una migliore risposta alla
chemioterapia.
Gestione dei pazienti affetti da tumori
cerebrali: esperienza dell’U.O. di
Neurochirurgia dell’Ospedale “G. Rummo”
di Benevento
La nobiltà ed il limitato potenziale rigenerativo
delle cellule nervose rappresentano un limite
importante per l’attuazione di trattamenti
curativi da parte del neurochirurgo, del
radioterapista e dell’oncologo medico: ogni
tipo di trattamento va personalizzato sul
singolo paziente, cercando di ottenere il
massimo beneficio con il minimo danno.
Una volta che viene riscontrato un tumore
cerebrale, il paziente viene sottoposto ad un
accurato studio neuroradiologico pretrattamento. La recente introduzione di
metodiche di spettroscopia, diffusione e
perfusione durante l’esecuzione dell’RM, ha
reso possibile raffinare lo studio delle
neoplasie cerebrali, permettendo di avanzare
ipotesi sulla natura del tumore, sul grado di
malignità e di fornire informazioni utili per la
pianificazione dei successivi trattamenti, in
particolare di quello chirurgico.
L’asportazione chirurgica dei tumori cerebrali
è da considerare l’opzione terapeutica di
prima scelta per la maggior parte dei tumori
cerebrali, con l’obiettivo di essere il più
radicale possibile e nello stesso tempo di
preservare le funzioni neurologiche.
Negli ultimi decenni si è registrata una
continua e crescente applicazione
dell’innovazione tecnologica nel trattamento
dei tumori cerebrali. Presso il nostro Centro,
l’uso routinario del microscopio operatorio
(FIGURA 5), della coagulazione bipolare,
SEGUE A PAG 27
dell’aspiratore ultrasonico (FIGURA 6),
dell’endoscopio (FUGURA 7) e dei moderni
sistemi di neuronavigazione (FIGURA 8) ha
consentito di ottimizzare i risultati, in termini
di miglioramento della qualità di vita dei
pazienti sottoposti ad intervento
neurochiurgico per neoplasie cerebrali. Di
particolare rilievo ed utilità, risulta l’uso del
neuronavigatore, sistema che, integrando
informazioni derivanti dallo studio
FIGURA 7
neuroradiologico pre-operatorio, permette la
Foto
di procedura endoscopica cerebrale effettuata presso
pianificazione della migliore strategia
la Neurochirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento
chirurgica e guida il neurochirurgo
critiche e difficilmente raggiungibili senza
nell’effettuazione dell’intervento, al fine di
creare deficit e senza necessità di una
poter minimizzare i danni derivanti
anestesia generale: il paziente rimane sveglio
dall’attraversamento di aree cerebrali
e collaborante durante tutta la procedura.
funzionalmente importanti.
Uno dei più grossi problemi correlati con
Come già accennato, una delle più grosse
l’effettuazione della biopsia stereotassica è
sfide della chirurgia dei tumori cerebrali è
legato al corretto centraggio della lesione
quella di perseguire nel maggior numero di
tumorale; nelle casistiche bioptiche di molti
casi possibile un intento curativo, sebbene
centri neurochirurgici internazionali, vengono
non sempre questo si traduca nella guarigione
riportate percentuali variabili di fallimento di
del paziente. Tuttavia, spesso, ci si deve
tale procedura, a causa di prelievi non
limitare all’ottenimento di una diagnosi. Nello
diagnostici. Per abbattere il rischio di tale
specifico, esistono delle condizioni particolari
evenienza, nel nostro
(pazienti le cui condizioni
Centro, durante le
cliniche generali non
procedure stereotassiche,
permettono di poter
vengono usati in modo
effettuare trattamenti
routinario i sistemi di
chirurgici invasivi o pazienti
neuronavigazione, che
affetti la tumori localizzati
permettono di integrare
in sedi profonde), in cui
informazioni derivanti dallo
viene proposta al paziente
studio RM eseguito prel’effettuazione di un
operatoriamente (immagini
prelievo bioptico del
FIGURA 8
in perfusione e/o dopo
tumore, sul risultato
Foto del Neuronavigatore in uso presso la Neurosomminsitrazione di mezzo
istologico del quale
chirurgia dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento
di contrasto) con quelle
vengono pianificate le
ottenute dall’esame TC encefalo perisuccessive strategie terapeutiche. Presso il
operatorio, effettuato dopo il posizionamento
nostro centro viene comunemente utilizzata,
del casco stereotassico. Il calcolo delle
ove necessaria, la biopsia del tumore
coordinate spaziali del tumore all’interno del
cerebrale con tecnica “stereotassica”. Tale
cervello risulta, in tal modo, estremamente
metodica “mini-invasiva” consente, previo
affidabile e consente di ottenere campioni
posizionamento di un “casco stereotassico”
utili alla diagnosi nella totalità dei casi. Non
(FIGURA 9-10), l’effettuazione di prelievi di
trascurabile, risulta, inoltre, il contributo della
tessuto tumorale in aree estremamente
SEGUE A PAG 28
PAGINA
27
FIGURA 9
Foto di paziente dopo
posizionamento del casco
stereotassico
FIGURA 10
Foto intra-operatoria
di una biopsia
stereotassica
Neurorianimazione nella gestione
perioperatoria dei pazienti affetti da tumori
cerebrali (FIGURA 11). Allo stato attuale, il
nostro Centro è uno dei pochi in Italia ad
avvalersi della qualificata assistenza
postoperatoria da parte di un team di neuro
anestesisti dedicati che, finito l’intervento,
proseguono le cure del paziente presso una
Neurorianimazione dedicata. La gestione in
ambiente intensivistico dei pazienti sottoposti
ad intervento per patologie intracraniche,
riduce drasticamente i rischi perioperatori.
I più recenti progressi delle tecniche
neurochirurgiche nel settore oncologico
hanno, inoltre, permesso l’introduzione della
così detta “awake surgery” (chirurgia da
sveglio), l’uso dell’acido 5-amino-levulinico
(5-ALA) per la marcatura intraoperatoria del
tumore, dei monitoraggi neurofisiologici
intraoperatori e della TC ed RM
intraoperatoria, metodiche finalizzate
FIGURA 11
Foto del reparto di “Neurorianimazione”
dell’Ospedale “G. Rummo” di Benevento
all’ottenimento di una chirurgia quanto più
possibile radicale associata ad una minore
invasività. Una volta ottenuta la diagnosi
istologica, in relazione al tipo di tumore, il
paziente viene affidato alle cure dei
neuroncologi e dei radioterapisti.
L’obiettivo principale della chemioterapia è
quello di prevenire la recidiva e/o la
progressione dei tumori cerebrali. Esistono
diverse metodiche di chemioterapia, sia
sistemiche che locali.
La terapia medica dei tumori cerebrali è
altamente peculiare in quanto vengono
utilizzati farmaci diversi rispetto alle altre
neoplasie, a causa del diverso spettro di
chemiosensibilità delle cellule tumorali e della
presenza della barriera emato-encefalica,
che limita la diffusione della maggior parte
dei chemioterapici nel tessuto nervoso.
L’esistenza, inoltre, di una eterogeneità nella
sensibilità ai vari chemioterapici da parte
delle cellule tumorali rendono spesso il
trattamento chemioterapico di limitata
efficacia. Ciò ha orientato la ricerca a testare
nuovi e promettenti farmaci che agiscono
bloccando la formazione dei vasi sanguigni,
togliendo quindi l’ossigeno al tumore, i
cosiddetti farmaci antiangiogenetici.
Varie tecniche innovative di immunoterapia
e terapia genica sono in corso di
sperimentazione. Tali terapie necessitano di
ulteriori ricerche nel campo della genomica
e della proteomica dei tumori cerebrali, verso
cui vi è una crescente sensibilizzazione. Anche
nel nostro centro si è avviato un programma
di collaborazione scientifica con il CNR per
accrescere la conoscenza della biologia dei
tumori cerebrali, al fine di poter scoprire terapie
sempre più specifiche ed efficaci.
La radioterapia è, invece, un trattamento
oncologico che prevede l’impiego di radiazioni
ionizzanti in grado di indurre la morte delle
cellule tumorali, preservando il tessuto cerebrale
sano. Tra le tecniche radioterapiche più
comunemente utilizzate nel trattamento dei
tumori cerebrali primitivi vi sono la radioterapia
conformazionale tridimensionale, che
consente di riprodurre in modo preciso
l’estensione e la forma del volume bersaglio
(tumore), la radioterapia a modulazione
d’intensità che consente un maggior rispetto
del tessuto nervoso sano, la brachiterapia,
basata sull’impiego di sorgenti radioattive sigillate
introdotte a contatto del tumore, l’adroterapia,
basata sull’impiego di particelle ad elevato
tasferimento lineare di energia (adroni) e la
radiochirurgia stereotassica, metodica oramai
ben consolidata e praticata presso il nostro
Centro, che consente di irradiare tumori di
piccole dimensioni ed in sede profonda. Negli
ultimi anni, è stato, infine, introddotto l’uso di
metodiche radioterapiche superselettive,
gamma-knife e cyber-knife, impiegate nel
trattamento di specifici tumori cerebrali.
Conclusioni
La maggior parte nelle neoplasie cerebrali
richiede un approccio multidisciplinare: chirurgico,
radioterapico e chemioterapico, con l’aggiunta
di interventi di tipo riabilitativo, funzionali ed
estetici. Gli effetti dei trattamenti attuati si
ripercuotono in modo significativo sulla vita dei
pazienti trattati, con importanti risvolti sul piano
personale, familiare e sociale. Pertanto, uno dei
principali obiettivi di chi si accinga a curare
pazienti affetti da tumori cerebrali deve essere
quello di compiere ogni sforzo per rendere il più
accettabile possibile la qualità di vita dei pazienti.
Tecnologie
innovative in cardiologia
La cura del cardiopatico complesso
di BRUNO VILLARI e VINCENZO MANGANIELLO
Con l’invecchiamento progressivo della
popolazione generale è cresciuto, negli
ultimi decenni, il numero totale di pazienti
affetti da scompenso cardiaco di grado
avanzato e da patologie valvolari su base
degenerativa. Ne risulta, dunque, che i
pazienti che afferiscono alla nostra
osservazione sono sempre più complessi,
affetti da pluripatologie e globalmente
sempre più “fragili”. D’altro canto, in
pazienti con scompenso refrattario alla
terapia medica ed
“elettrica/resincronizzante”, la relativa
30
PAGINA
scarsa disponibilità di cuori destinati al
trapianto, e le lunghe e selettive liste di
attesa impongono la ricerca di metodiche
alternative per la cura di questa frequente
patologia.
Recentemente è emerso dalla letteratura
scientifica internazionale che circa il 40%
dei pazienti con patologia valvolare
cardiaca degenerativa (principalmente
stenosi aortica ed insufficienza mitralica)
sono ineleggibili all’intervento chirurgico
per l’altissimo rischio procedurale
derivante sostanzialmente dalla elevata
comorbidità (età avanzata,
E’ stato ipotizzato che (condizioni cliniche critiche
dell’ammalato, mancata
diabete, insufficienza
più di 1 milione di
disponibilità di organi), si
renale cronica,
pazienti/anno con
può ricorrere all’impianto
insufficienza respiratoria,
scompenso cardiaco
di dispositivi di assistenza
broncopatie croniche
ventricolare (“VAD”) (fig.
ostruttive, deficit
e vizio mitralico
1). Tale opzione
neurologici, patologie
associato ad elevato
terapeutica, è purtroppo,
neoplastiche).
rischio chirurgico
ad appannaggio solo di un
La risposta che la medicina
moderna sta cercando di
potrebbe beneficiare, piccolo numero di pazienti
(35 impianti/anno in Italia)
dare a questa crescente
in un futuro non
principalmente per la
esigenza sanitaria
lontano, di una
estrema complessità di
mondiale si esplica
terapia trans-catetere gestione di tale intervento.
principalmente nella
ricerca di metodiche
sicura ed efficace per Tali dispositivi che
“vicariano” la funzione di
alternative al trapianto di
ridurre o eliminare
pompa del cuore
cuore da un lato, e
l’insufficienza
migliorano, più di ogni altra
dall’altro alla messa a
mitralica
terapia medica conosciuta,
punto di interventi minila sopravvivenza dei
invasivi, effettuati ad
pazienti in stadio di scompenso terminale;
esempio per via percutanea, per la
tuttavia, l’elevata mortalità dopo l’impianto
sostituzione e/o riparazione delle valvole
(27%) e la sopravvivenza ad 1 anno
cardiache mal funzionanti: si evita così
(“solo” del 56% rispetto alla terapia
l’apertura chirurgica del torace, l’anestesia
medica: 0%)
generale e la
suggerisce la
circolazione extranecessità di una
corporea
selezione più
necessarie per
accurata dei
l’intervento con
pazienti candidati
tutti i rischi e le
a questo tipo di
complicanze ad
intervento. Tra
esse correlate,
l’altro, l’incidenza
così come
di complicanze
avviene da oltre
ancora elevata
30 anni con
(infezioni,
l’angioplastica per
emorragie,
la cura delle
embolie) rende
malattie
conto della
coronariche.
diffusione ancora
Quando ormai la
limitata di questi
cardiopatia è
Impianto
di
dispositivi
di
assistenza
ventricolare
(“VAD”)
dispositivi; nuove
giunta ad uno
FIGURA 1
speranze sono
stadio terminale
offerte dalla seconda generazione di VAD
con l’impossibilità a qualsiasi tipo di
impiantabili (dispostivi miniaturizzati, con
riparazione chirurgica o endovascolare,
riduzione del trauma chirurgico e delle
o è impossibile pensare al trapianto
SEGUE A PAG 32
PAGINA
31
importante e duratura dell’insufficienza
complicanze trombo-emboliche), ma gli
mitralica (a 4 anni), opportunità chirurgica
studi sulla loro reale efficacia sono ancora
comunque preservata.
in corso.
E’ stato ipotizzato che più di 1 milione di
Un’altra fetta importante di pazienti
pazienti/anno con scompenso cardiaco
complessi non eleggibili alla chirurgia è
e vizio mitralico associato ad elevato
rappresentata dai pazienti affetti da
rischio
patologie
chirurgico
valvolari
potrebbe
degenerative
beneficiare,
quali
in un futuro
l’insufficienza
non lontano,
mitralica e la
di una terapia
stenosi
transaortica: in tali
catetere
pazienti
sicura ed
spesso l’età
efficace per
avanzata e le
ridurre o
comorbidità
eliminare
comportano
l’insufficienza
un
mitralica.
elevatissimo
Impianto per via percutanea transcatetere
E’ tuttora in
rischio per
FIGURA 2
corso uno
l’intervento
studio di confronto diretto con la chirurgia
chirurgico tradizionale.
tradizionale di cui si attendono
La terapia endovascolare dell’insufficienza
prossimamente i risultati.
mitralica è in fase di sperimentazione
Se per la terapia percutanea
clinica avanzata ed “emula” le consolidate
dell’insufficienza mitralica si parla di un
tecniche chirurgiche.
futuro immediato e promettente, il
Tra la miriade di tecniche proposte, quella
trattamento endovascolare della stenosi
che sembra avere un futuro molto
aortica rappresenta ormai una realtà
promettente è rappresentata dall’impianto
tangibile ed in progressiva espansione.
per via percutanea transcatetere (accesso
Esistono attualmente in commercio ed
inguinale dalla vena femorale e
approvate per l’utilizzo clinico due tipi di
successiva puntura del setto interatriale)
protesi valvolari aortiche impiantabili per
di una “clip” metallica posizionata in modo
via percutanea (accesso inguinale
da “suturare” parzialmente i due lembi
attraverso l’arteria femorale) che utilizzano
della valvola mitrale (fig. 2) (riproduzione
filosofie costruttive diverse ma altrettanto
endovascolare dell’intervento chirurgico
efficaci: le protesi “Edwards-Sapien” e
di Alfieri) con l’effetto di ridurre
“Corevalve” (fig. 3).
significativamente la quantità di sangue
Dall’aprile del 2002 (data del primo
rigurgitante dal ventricolo all’atrio sinistro
impianto percutaneo nell’uomo di protesi
(insufficienza).
aortica) sono stati effettuati più di 10.000
I primi studi in merito indicano un elevato
interventi in tutto il mondo (equamente
tasso di successo procedurale (>85%,
distribuiti per entrambe le tipologie di
che tende a crescere con l’esperienza),
protesi) ed il numero di procedure sta
bassa incidenza di complicanze, riduzione
32
PAGINA
SEGUE A PAG 35
FIGURA 3
crescendo in modo esponenziale.
I risultati della letteratura scientifica
internazionale parlano di numeri
estremamente incoraggianti: successo
procedurale ottenibile in >95% dei casi
(dopo adeguata curva di apprendimento
della metodica), miglioramento clinico ed
emodinamico stabile nel tempo, mortalità
ad 1 mese di circa il 9%, sopravvivenza
a lungo termine (>2 anni) dell’80%
(maggior parte dei decessi dovuti a cause
non cardiache), nessuna disfunzione di
protesi fin ora segnalata, tasso di
complicanze accettabile (per lo più
problemi dovuti all’accesso vascolare e
necessità di pacemaker definitivo),
tenendo ovviamente conto dell’estrema
complessità globale e dell’elevato profilo
di rischio dei pazienti trattati.
Allo stato attuale le protesi aortiche
percutanee hanno ricevuto
l’autorizzazione e l’indicazione all’impianto
in pazienti anziani non candidabili alla
chirurgia convenzionale per l’elevato
rischio operatorio, ma gli ottimi risultati
ottenuti fin ora, la crescita progressiva
del numero di procedure, il rapidissimo
sviluppo tecnologico (basti pensare che
siamo già alla terza generazione per
Le protesi “Edwards-Sapien” e “Corevalve”
entrambe le protesi, sempre più
miniaturizzate e performanti), il grosso
entusiasmo professionale, il maturare
dell’esperienza degli operatori in tale
settore e l’importante spinta commerciale
da parte delle aziende produttrici
condurranno, in un futuro non lontano,
ad una diffusione sempre più ampia della
metodica, fino all’indicazione all’impianto
(almeno verosimilmente) in pazienti
sempre meno anziani e con profilo di
rischio globale sempre più basso.
w w w . g e s e s a . i t
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Segnalazione guasti
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Zona Industriale Pezzapiana - Benevento
Emicrania:
come ci si cura
di GERARDO CASUCCI
Per curare correttamente l’emicrania la
prima regola è ridare ordine ed equilibrio
alla propria vita. Combattere efficacemente
l’emicrania è, in altre parole, curare se
stessi prima della malattia.
Come ho già avuto modo di dire, tutti o
quasi tutti siamo potenzialmente
emicranici. Ciò che poi ci rende di fatto
tali è l’avvento, più o meno brusco o più
o meno rilevante, nella nostra quotidianità,
di “fattori di disordine”, siano essi endogeni
che esogeni. E’ alla conoscenza di questi
“fattori”, più che dei farmaci, che
dedicherò gran parte della presente
trattazione.
Tra i “fattori” endogeni, peraltro,
non sempre modificabili, ricordo la
suscettibilità genetica, gli
ormoni, il sonno prolungato,
l’insonnia, il digiuno,
l’ipoglicemia,
l’affaticamento fisico, la
febbre e l’ipertensione
arteriosa.
Di grande rilevanza
ma di scarsa
applicazione nella
pratica clinica è, invece,
la correzione dei “fattori”
esogeni, primo fra tutti
quello alimentare.
E’ noto già da molti anni
che alcuni cibi possono
scatenare attacchi emicranici; quello che
è meno noto è che non è solo il tipo di
alimento che attiva l’evento ma anche, la
quantità e la frequenza con cui viene
consumato, tanto che meno dell’1% degli
attacchi emicranici inizia in relazione
temporale certa e dimostrabile con
l’assunzione di cibi.
Un altro aspetto molto importante della
relazione tra emicrania e alimentazione è
l’equilibrio nutrizionale.
Il paziente emicranico deve mangiare pasti
leggeri e bilanciati, acquisendo la
maggior parte dell’apporto calorico
giornaliero (almeno il 70%) entro le
prime ore pomeridiane. Ad ogni
modo, vanno sempre evitati digiuni
superiori alle 12 ore.
Infine, in merito al consumo
di alcolici non tutti gli studi
sono concordi nel
sostenere l’opinione
comune che il vino rosso
sia emicranizzante. Infatti,
sembrerebbe che vino
bianco e champagne siano più
emicranizzanti per le
popolazioni latine, mentre il vino
rosso lo sia maggiormente per
quelle anglosassoni.
Attenzione quindi (ma senza
demonizzare!) a cioccolato,
formaggi stagionati o
SEGUE A PAG 39
PAGINA
37
fermentati, insaccati, carne di maiale, fritti,
a posto i bioritmi e annotate su appositi
agrumi, banane, fichi, avocado, frutta
diari tutte le caratteristiche degli attacchi
secca, gomme da masticare, alimenti
emicranici per un tempo minimo di due
preconfezionati, dolcificanti, dado da brodo
mesi, è possibile iniziare, ove necessario,
(responsabile della ben nota “sindrome
una terapia medica, sia essa della fase
da ristorante cinese”), molluschi, crostacei,
acuta che di profilassi.
aringhe, pomodori, cipolle, crauti e spezie
Cosa fare, dunque, in caso di attacco
(specie se
emicranico?
combinate). Ma più
La prima regola è
Il paziente emicranico
di tutto, attenzione al
riposare in ambiente
deve mangiare pasti leggeri
peso corporeo che,
silenzioso, poco
in caso di
illuminato e
e bilanciati, acquisendo la
sovrappeso e/o
adeguatamente
maggior parte dell’apporto
obesità, sembra
temperato e
calorico giornaliero
costituire un rilevante
umidificato. Già
fattore di farmacoquesto spesso
(almeno il 70%) entro le
resistenza e,
comporta una
prime ore pomeridiane.
pertanto, di
completa remissione
Ad ogni modo, vanno
cronicizzazione
degli attacchi di
dell’emicrania.
grado lievesempre evitati digiuni
E non finisce qui!
moderato. Se ciò non
superiori alle 12 ore
Fattori psicologici
è possibile, è buona
quali emozioni,
norma assumere un
stress, rilassamento conseguente a stress
farmaco sintomatico appena il disturbo
(ad esempio la famigerata cefalea da
comincia a manifestarsi (comunque non
week-end) e depressione e, ancora,
oltre i 60 minuti dall’esordio). Tra questi,
variazioni meteorologiche, altitudine,
i farmaci di prima scelta sono i triptani,
esposizioni prolungate al sole, luci
sostanze che agiscono sui vasi sanguigni
SEGUE A PAG 40
abbaglianti o intermittenti, rumori, odori
pungenti, monossido di carbonio, fumo,
lunghi viaggi (jet-lag), traumi, attività fisica
sostenuta e numerosi farmaci possono
slatentizzare una predisposizione
emicranica e aggravare o addirittura
rendere cronica un’emicrania preesistente.
Si può ben capire che conoscere tutto ciò
che in ciascun emicranico può costituire
evento favorente e/o scatenante i suoi
attacchi, diviene la prima regola di vita del
paziente, il suo primo step terapeutico, la
sua prima, e forse unica, modalità di
prevenzione di malattie che all’emicrania
sono talora oscuramente correlate (un
esempio per tutte, le malattie cardio- e
cerebro-vascolari).
Una volta corretto lo stile di vita, rimessi
Quando
le crisi
dolorose
diventano più
intense
e più
frequenti,
tanto da
determinare
una invalidità
significativa
del paziente
per almeno 4
giorni
al mese,
è buona
norma
iniziare
una terapia di
profilassi
Argomento del
prossimo numero
Cefalee
e invecchiamento
40
PAGINA
extracranici, riducendone la dilatazione correlata al dolore. Il
tipo di triptano e la sua modalità di somministrazione dipenderà
dalla preferenza di ciascun paziente e dalla presenza o meno
di sintomi associati, quali nausea e/o vomito, che ne limiteranno
l’assunzione per via orale.
E’ bene ricordare che l’inefficacia di un triptano non pregiudica
l’efficacia di un altro.
Di seconda scelta sono gli antiinfiammatori non steroidei
(FANS), che possono essere assunti anche più tardivamente
nel corso dell’attacco, ma che prediligono, a causa della loro
gastro-tossicità, una somministrazione rettale o parenterale.
Non v’è necessità alcuna a usare per un singolo attacco
emicranico, anche severo (a meno che non duri oltre le 72
ore, escluse quelle di sonno) farmaci steroidei, tranquillanti
o miorilassanti.
Quando le crisi dolorose diventano più intense e più frequenti,
tanto da determinare una invalidità significativa del paziente
per almeno 4 giorni al mese, è buona norma iniziare una
terapia di profilassi.
I farmaci della profilassi antiemicranica appartengono a
categorie farmacologiche anche molto differenti: si va dai
betabloccanti agli antiepilettici, passando per antistaminici,
vasocostrittori e vasodilatatori. Ciò che li accomuna, tuttavia,
è l’effetto inibitorio sull’eccitabilità cerebrale, che sembra
costituire il primum movens della malattia emicranica.
Una volta scelto il farmaco da utilizzare, questo va continuato
per un tempo non inferiore ai sei mesi e la sua inefficacia non
necessariamente ne comporta la sospensione, ma perlopiù
ne suggerisce l’associazione con altri farmaci di profilassi.
Scegliere quale farmaco utilizzare è un’alchimia propria del
medico competente ed esperto, che non sarà guidato solo
dalla tipologia emicranica, ma anche, e talora soprattutto,
dalla coesistenza di condizioni patologiche apparentemente
indipendenti dal disturbo emicranico (ipertensione, obesità,
asma, allergie, disturbi intestinali, disordini del comportamento
alimentare, ansia, depressione, vertigini, epilessia, etc.).
Non vanno dimenticate le due terapie non farmacologiche
dell’emicrania che hanno recentemente ricevuto una
dimostrazione inoppugnabile di efficacia pari e talora superiore
a quelle farmacologiche, l’agopuntura e il biofeedback,
entrambe tuttavia limitate dalla scarsa diffusione territoriale
e dalla limitata formazione degli operatori in questo specifico
campo.
Nulla sarà pertanto possibile nella cura dell’emicrania senza
due regole fondamentali: uno stile di vita sano e un buon
rapporto medico-paziente.
ottica russo
occhiali lenti a contatto
protesi oculari apparecchi scientifici
via perasso, 8/12 - tel. e fax 0824 316626 - 82100 Benevento
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Rinite allergica
in età pediatrica
adolescenziale
Parte II
di PIERO POLCINO
RINITE STAGIONALE
Verso gli 8-9 anni di età (raramente prima)
aumenta il numero di bambini che presenta
sintomi da Rinite Allergica, che si
manifestano, o soltanto nei mesi
primaverili (Rinite stagionale), oppure che
durante la primavera si sovrappongono ai
sintomi rinitici già presenti in autunno/inverno.
Come ho già evidenziato nel numero scorso
di questa rivista, la rinite allergica stagionale,
a differenza di quella perenne, si caratterizza
per l’interessamento contemporaneo di
NASO-OCCHI, e non solo di naso.
La sintomatologia è così tipica-stereotipataricorrente (secrezione limpida naso-oculare
con prurito intenso e crisi continue di starnuti)
da non causare alcun dubbio diagnostico.
Nella maggioranza dei soggetti, come dicevo
prima, l’inizio dei sintomi è intorno agli 8-9
anni di età, con peggioramento ad ogni
successiva primavera fino all'età
adolescenziale (circa 15 anni), per poi
diminuire lentamente negli anni, tanto da
essere raramente un problema in età anziana.
Naturalmente la sintomatologia naso-oculare
può variare ampiamente:
1) da stagione a stagione in rapporto alle
condizioni climatiche: se la primavera è molto
piovosa si avrà un minor numero di pollini
circolanti nell’aria (la pioggia li abbatte a
terra) e quindi minor reattività clinica;
2) nell’ambito della stessa primavera il polline
è più presente nell’aria nelle giornate secche
e ventose;
3) in dipendenza dal luogo in cui si vive: vi
è maggior concentrazione di pollini in pianura
che non in collina/montagna, nei piccoli paesi
che non nelle grandi città.
RINITE ALLERGICA EPISODICA
Come la stagionale, è caratterizzata dai
sintomi naso-oculari, ma i pazienti affetti li
presentano solo episodicamente. Ad
esempio è tipica dei soggetti allergici al pelo
di animali che non hanno l’animale in casa,
ma che ogni volta che lo contattano in casa
di amici/parenti manifestano crisi naso-oculari
immediate ed esplosive.
Nei casi predetti la componente occhi è
ancora più eclatante con imponente gonfiore
palpebrale e infiammazione congiuntivale
(chemosi).
Anche il soggetto moderatamente allergico
può presentare rinite episodica, con sintomi
manifesti solo in presenza di grosse quantità
di allergene (gita in campagna in giornata
secca e ventosa per gli allergici ai pollini,
oppure dormire fuori casa su materassi
vecchi per gli allergici all’acaro).
PREVENZIONE E TERAPIA
Mi preme sottolineare subito che al riguardo
darò indicazioni precise e dettagliate sulle
misure da adottare per evitare l’allergene in
causa. Darò invece, solo delle indicazioni di
massima sulla terapia farmacologica, in quanto
questa va mirata paziente per paziente, in
base all’importanza dei sintomi presentati.
SEGUE A PAG 44
PAGINA
43
La cura della rinite allergica si basa, quindi,
su due momenti fondamentali:
1) Evitare il contatto con l’allergene in
causa (prevenzione)
2) Terapia farmacologica
PREVENZIONE
ALLERGIA ALL’ACARO
I - Utili ed indispensabili: fodere
antiallergiche copri materasso e cuscino.
Riducono di molte centinaia di volte la quantità
di acaro inspirato dando un evidentissimo
beneficio clinico.
Le uniche fodere che hanno proprietà
antiallergiche dimostrate, ossia totale
impermeabilità agli acari, comfort per il
paziente essendo morbide e traspiranti,
durata superiore ai venti anni, sono quelle in
microfibra a trama fitta, ossia con pori che
non debbono avere un diametro superiore a
10 millimicron.
In Italia, in commercio, ve
ne è un solo tipo che
risponde a queste
caratteristiche, tutte le
altre (in tessuto-non
tessuto o di altro
materiale) hanno un
modestissimo effetto di
barriera antiacaro e
quindi, in pratica,
modestissima efficacia
clinica.
Con questo tipo di fodere
l’acaro, come ben si può
comprendere, non può più
uscire dal materassocuscino per nutrirsi delle squamette della
nostra pelle e quindi essere respirato-inspirato
dal soggetto allergico.
Da tenere inoltre ben presente che l’uso di
queste fodere, libera dalla schiavitù di
eliminare dalla stanza da letto tappeti, tende,
etc, perché l’acaro non potendo uscire più
dal materasso-cuscino non andrà a
depositarsi sopra di essi (Journal of Allergy
44
PAGINA
and Clinical Immunology 2007).
II - Abbastanza utili: apparecchi
aspirapolvere.
Vanno usati una volta a settimana specie
sui divani, ma debbono essere quelli dotati
di filtro HEPA, i comuni aspirapolvere con
sacchetto di carta e non muniti di filtro sono
addirittura controproducenti: i pori dei
sacchetti sono così grandi da far fuoriuscire
qualsiasi allergene aumentandone quindi
la concentrazione nell’aria inspirata dal
soggetto allergico. In alternativa ad essi,
meglio usare gli stracci umidi per eliminare
la polvere.
III - Inutili: acaricidi (sostanze chimiche
che ucciderebbero l’acaro).
Nessuno studio scientifico ne ha mai
dimostrato l’efficacia, tra l’altro una volta
messe su materasso e cuscino le fodere
antiallergiche, risulta del tutto inutile l’uso
dell’acaricida.
Personalmente non li
consiglio mai.
IV - Assolutamente
insufficienti allo scopo:
materassi di lattice o di
altro tipo spacciati dalla
pubblicità come
antiallergici.
I materassi in lattice,
dopo poche settimane di
uso contengono acari da
4 a 8 volte in più di
qualsiasi altro materasso
(sic!). Tra l’altro il
soggetto allergico potenzialmente potrebbe
allergizzarsi al lattice stesso (Journal of
Allergy 2005).
V - Utile: lavare coperte e lenzuola ogni
4-6 settimane a temperatura superiore a
60 gradi. A tale temperatura gli acari
eventualmente residuati nelle stesse vengono
uccisi.
SEGUE A PAG 46
ALLERGIA AL PELO
DEGLI ANIMALI
Purtroppo, a mio avviso,
l’unica misura efficace è
non avere l’animale in
casa, nel contempo mi
piace sottolineare che gli
animali che vivono fuori
casa non causano
problemi di rilievo e
possono essere
mantenuti.
Nel caso specifico di allergie al pelo di gatto
è utile coprire il materasso-cuscino con le
fodere antiallergiche in quanto il pelo del
gatto viene introdotto nella casa del soggetto
allergico perché presente sui vestiti di amiciparenti che posseggono l’animale ed il pelo
può incastrarsi sulle fibre esterne del
materasso-cuscino.
ALLERGIA AI POLLINI
Ritengo opportuno durante la primavera:
1) evitare il più possIbile gite in campagna
nelle giornate primaverilI secche e ventose
e quindi a più forte concentrazione pollinica
nell’aria respirata;
2) tenere porte e finestre chiuse nelle ore
della giornata più ricche di pollini
aereodispersi (metà mattinata e metà
pomeriggio);
3) evitare di usare frequentemente biciclette
o motorini;
4) evitare di viaggiare in macchina a finestrini
aperti: utile far montare sulla stessa gli
appositi filtri antipolline;
5) evitare luoghi in cui nella
giornata è stata tagliata
l’erba di recente e quindi
messa in circolazione
quantità rilevante di pollini;
6) praticare lavaggio dei
capelli ogni sera: i pollini
durante il giorno si
depositano sui capelli
venendo poi respirati
durante la notte.
46
PAGINA
ALLERGIE
ALLE MUFFE
1) Bonificare gli ambienti
domestici con sostanze
antimuffe (va già bene
lavare “le macchie” con la
comune candeggina);
2) diminuire nettamente le
piante di appartamento;
3) deumidificare gli
ambienti.
TERAPIA FARMACOLOGICA
RINITE ALLERGICA PERENNE
Il naso chiuso è causato da infiammazioneostruzione per cui, a mio giudizio, la terapia
migliore è costituita dai cortisonici spray
intranasali. Quelli di ultima generazione
hanno bassissima biodisponibilità (ne arriva
poco nel sangue) per cui possono essere
usati per periodi prolungati senza avere
importanti effetti collaterali.
Discretamente utili, mai in mono terapia,
gli antistaminici perché agiscono poco sulla
componente infiammazione-ostruzione ma
prevalentemente sulla componente
secretoria (starnuti, prurito e rinorrea), assai
poco presente nella rinite perenne.
RINITE ALLERGICA STAGIONALE
Gli antistaminici di terza e quarta
generazione sono in questo caso i farmaci
di prima scelta. Vanno iniziati appena si
manifestano i primi
sintomi della rinite.
Tengo ad evidenziare che
giudico poco efficace e
nello stesso tempo
scorretto quando vedo
prescriverli solo al
bisogno per periodi
brevissimi e non in
maniera continuativa
essendo, tra l’altro, privi
di effetti collaterali così
come riportato in tutte le linee guida
internazionali.
Due parole su una categoria di farmaci
attualmente molto di moda nella penna di
tanti allergologi e che personalmente non
prescrivo mai:gli antileucotrieni.
I lavori apparsi negli ultimi anni nella
letteratura internazionale, e mi riferisco a
quelli non sovvenzionati dalle aziende
farmaucetiche produttrici dei farmaci
suddetti, ci dicono che forse funzionano
ma sicuramente in misura assai limitata,
ad esempio apportano un miglioramento
del 5% del nasal score, che tradotto in
parole povere significa che il soggetto
allergico che in assenza di qualsiasi terapia
fa 100 starnuti al giorno prendendo questi
farmaci ne fa 95. Il gioco vale la candela?
Per finire accennerò brevemente ai
cosiddetti vaccini anti allergici del
linguaggio popolare (immunoterapia), che
debbono essere somministrati per almeno
3-5 anni, con notevole esborso economico.
Negli ultimi anni se ne è molto
ridimensionato l’uso non tanto perché non
diano un seppur modesto beneficio clinico,
ma quanto perché questo beneficio
scompare del tutto a breve distanza (12 anni per l’acaro, 2-3 anni per i pollini,
come segnalato ormai da svariati studi
scientifici). Il gioco vale la candela?
Tra l’altro l’associazione delle misure di
prevenzione con le giuste terapie ben
condotte e mirate su ogni singolo paziente
(durata, dosaggi e oculata strategia di
associazione) hanno in pratica escluso il
bisogno di ricorrere alla immunoterapia se
non per casi particolari e quindi assai
raramente.
Augurandomi che l’impostazione
eminentemente pratica data a questo mio
articolo sulla rinite allergica sia di facile
fluibilità per tutti (medici e non medici)
concludo dicendo che la prevenzione e la
terapia attuate in età pediatricaadolescenziale possono essere trasportate
quasi integralmente anche in età adulta.
Diabete mellito
di CARLO RINALDI
Nel Medioevo la parola fu “latinizzata” in
Il Diabete Mellito (DM) comprende un
diabètés. Il suffisso mellito (dal latino mel:
gruppo di disturbi metabolici accomunati
miele, dolce) è stato aggiunto per il fatto
dal fatto di presentare una persistente
che il sangue e le urine dei pazienti
instabilità del livello glicemico del sangue
diabetici avevano un sapore dolce,
nel senso di persistenti condizioni di
caratteristica
iperglicemia.
peraltro
Con il termine
conosciuta da
iperglicemia si
lungo tempo dai
intende un
Greci, Cinesi,
aumento oltre i
Egiziani e
valori normali
Indiani. Nel
della glicemia,
1776 fu
cioè della
confermato che
quantità di
il sapore dolce
glucosio
era dovuto a un
(zucchero) nel
eccesso di
sangue. In
FIGURA 1
qualche tipo di
condizioni
zucchero nelle urine e nel sangue delle
normali il glucosio è il principale
persone affette da DM.
combustibile utilizzato dall’organismo per
La sua reale patogenesi è rimasta
la produzione di energia e la sua
completamente oscura fino al XX secolo.
utilizzazione avviene per opera di un
La scoperta del ruolo del pancreas nel
ormone prodotto dal pancreas: l’insulina.
DM è da ascriversi a ricercatori europei
(Fig. 1 e 2 tratte da “Libretto guida
che nel 1889 osservarono che nel
per il paziente diabetico” a cura
cane privato sperimentalmente del
del dott. C. Rinaldi e del dott. L.
pancreas prima della morte
Pilla).
insorgevano i segni e i sintomi del
Il diabete mellito viene chiamato
DM. Nel 1921 fu fatto un ulteriore
così dagli antichi greci per la
passo avanti da parte di due studiosi
presenza di urine dolci. Il termine
(Banting e Best) rispetto agli studi
diabete fu coniato nel I secolo D.C.
precedenti, cambiando la
(in greco antico la parola
storia della medicina e
diabainein significa
salvando la vita a
letteralmente “sifone
milioni di persone: fu
attraverso il quale
scoperto che la
passa l’acqua data
condizione di DM
l’eccessiva
nel cane privato
produzione di urina).
SEGUE A PAG 50 PAGINA
49
del pancreas poteva essere risolta
del sito HLA sul cromosoma 6. È detto
somministrando insulina estratta
anche non chetosico. Ha basi genetiche
dalle isole di Langerhans
più salde del tipo 1.
(presenti nel pancreas) di
Diabete Mellito secondario ad altre
un cane sano.
patologie: endocrinopatie; indotto da
Il primo paziente fu trattato
farmaci; patologie genetiche;
da loro e dal loro staff nel
infezioni.
1921 e nel 1923 Banting
Diabete Mellito Gestazionale
e Best ricevettero il Premio
(DMG): nel 2-5% delle
Nobel per la Medicina.
gravidanze capita che la
Nel 1999 l’Organizzazione
madre sviluppi una
Mondiale della Sanità ha
condizione di DM, tale
proposto, in un report, la
evento risulta essere
definizione del Diabete
del tutto transitorio e
mellito: “Il diabete mellito
facilmente trattabile,
è una sindrome cronica
tuttavia può causare dei
dovuta a carenza
problemi per il neonato e
assoluta o relativa di
per la madre.
insulina, associata a
L’incidenza e la prevalenza
gradi variabili di
del DM sono in progressivo
FIGURA 2
resistenza all’azione
aumento in tutto il mondo: l’OMS ritiene
dell’insulina stessa da parte dei tessuti
che nel 2025 ci saranno circa 300 milioni
periferici, e caratterizzata da alterazioni
di pazienti diabetici, con una crescita che
del metabolismo
riguarderà
glucidico, lipidico e
soprattutto i paesi
proteico” ed ha
in via di sviluppo.
proposto la
L’Italia non fa
classificazione
eccezione. Il
seguente: DM di
numero dei pazienti
tipo 1 e di tipo 2.
diabetici nel nostro
Diabete Mellito di
Paese nei prossimi
tipo 1 ha
20 anni è destinato
patogenesi
ad aumentare di
immunitaria: fattori
circa il 50%: circa
genetici sono
1,5 milioni nel 1995,
correlati, ma
circa 2 milioni nel
l’insorgenza ha una
2000 e circa 3
variazione
milioni nel 2025.
stagionale e può
Gli elevati valori di
seguire, tra l’altro,
prevalenza ed
il morbillo, l’epatite
incidenza del DM
o le infezioni da
nella popolazione
coxackie virus.
italiana e mondiale,
PREVALENZA DEL DIABETE MELLITO NELLE VARIE REGIONI ITALIANE
Diabete Mellito di
riportati in tabella,
tipo 2 ha patogenesi non immunitaria. È
ci obbligano a parlare di vera e propria
correlato alla presenza di geni in prossimità
“EPIDEMIA DIABETICA”.
50
PAGINA
SEGUE A PAG 52
L’incidenza e
la prevalenza
del Diabete
Mellito sono
in progressivo
aumento in
tutto il
mondo:
l’OMS ritiene
che nel 2025
ci saranno
circa 300
milioni di
pazienti
diabetici, con
una crescita
che
riguarderà
soprattutto i
paesi in via di
sviluppo
Nel prossimo numero
affronteremo le
complicanze alle quali
possono andare incontro
i pazienti affetti da questa
patologia.
52
PAGINA
Criteri diagnostici del Diabete Mellito
Per fare diagnosi di DM sono necessari i seguenti criteri
(Diabetes Care 2005, 28: S37-S42):
• Sintomi classici [poliuria (aumento della quantità di urine),
polidipsia (aumento della sete), stanchezza e facile
affaticabilità, riduzione del peso corporeo…] + un
occasionale valore di glicemia ≥ di 200 mg/dl
oppure
• Glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl* (da confermare in una
successiva occasione)
oppure
• Glicemia alla 2a ora del test orale di tolleranza al glucosio
effettuato con 75 gr di glucosio (OGTT) ≥ 200 mg/dl*
*valori su plasma venoso
Si intende per OGTT (Oral Glucose Tolerance Test) o curva da
carico orale di glucosio un test clinico che viene utilizzato per
controllare se nel paziente il metabolismo del glucosio è normale.
Criteri diagnostici per il Diabete Gestazionale
Diabetes Care 2005, 28: S37-S42
• Sintomi classici (poliuria, polidipsia, astenia, calo ponderale…)
+ un occasionale valore di glicemia > di 200 mg/dl
oppure
• Glicemia a digiuno > 126 mg/dl*
oppure
• Presenza di due o più delle seguenti alterazioni al test
orale di tolleranza glucidica (OGTT) effettuato con 100 g
di glucosio*:
- Glicemia basale ≥ 95 mg/dl
- Glicemia alla 1a ora ≥ 180 mg/dl
- Glicemia alla 2a ora ≥ 155 mg/dl
- Glicemia alla 3a ora ≥ 140 mg/dl
*valori su plasma venoso
Esistono anche condizioni in cui le glicemie non sono
diagnostiche per la presenza di diabete, ma neanche
possono essere considerate normali.
In base alla glicemia a digiuno e/o ai risultati dell’OGTT si
possono individuare i pazienti con alterata glicemia a digiuno
o con ridotta tolleranza glucidica, rispettivamente:
Glicemia a digiuno
< 110 mg/dl:
valore normale
≥ 110 e < 126 mg/dl
alterata glicemia a digiuno
≥ 126 mg/dl
diabete
Glicemia alla 2a ora dell’OGTT
< 140 mg/dl
valore normale
≥ 140 e < 200 mg/dl
alterata tolleranza glucidica
≥ 200 mg/dl
diabete
Sicurezza
stradale
Quando è minacciata da droga e alcol…
di DALILA BEATRICE
La mobilità stradale causa 100 volte più
decessi di tutti gli altri mezzi di trasporto messi
insieme (treni, aerei, navi e mezzi pubblici):
ogni anno in tutto il mondo sulle strade
perdono la vita circa 1.200.000 persone,
45.000 in Europa e oltre 5.000 in Italia.
Sono cifre da capogiro, che riflettono la realtà
di un problema sociale e sanitario impossibile
da ignorare, e se si considera che oggi la
mortalità stradale:
• è la prima causa di morte traumatica;
• è la prima causa di morte in assoluto per la
fascia di età sotto i 40 anni;
• solo negli ultimi tre anni sono morte più di
16.000 persone (oltre 15 al giorno di media);
è facile comprendere perché la sicurezza
stradale sia attualmente considerata una
delle maggiori emergenze nazionali a
livello socio-sanitario.
Particolare attenzione merita il
problema della guida sotto
l’effetto di alcol e di sostanze
stupefacenti, un tema, questo,
di assoluto rilievo per la
sicurezza della circolazione
stradale.
Nel 2007 in Italia si sono
verificati circa 230.000
incidenti stradali che
hanno provocato 5.131
morti e 325.000 feriti:
secondo quanto
stimato
54
PAGINA
dall’Istituto Superiore di Sanità, almeno il 30%
di questi incidenti è stato causato dall’uso di
alcol e/o di sostanze stupefacenti.
La guida sotto l’influenza dell’alcol, disciplinata
dall’art. 186 del Codice della Strada,
rappresenta attualmente nel nostro Paese il
maggior fattore di rischio per incidente stradale
grave o mortale (anche in considerazione del
fatto che l’alcol interagisce con altre sostanze
psicoattive, tra cui le droghe).
La norma prevede il tasso alcolemico di zero
grammi/litro per i conducenti con meno di 21
anni, per chi ha conseguito la patente da
meno di tre anni e per tutti guidatori
professionali (tassisti, camionisti, ecc.),
compresi quelli che si mettono al volante di
veicoli per i quali sono richieste le patenti di
categoria C, D ed E, ovvero certificati di
abilitazione professionale (CAP,
CQC, eccetera).
Pene severissime sono poi
previste per chi viene trovato
alla guida in stato di ebbrezza
(con tasso superiore a 1,5 g/l)
o sotto l’effetto di stupefacenti
e causa un incidente mortale:
si rischierà la reclusione fino
a 15 anni (previsione, in realtà,
già esistente nel Codice
Penale). Discorso a parte
meritano le droghe, per le
quali, purtroppo, è previsto
solo un inasprimento
applicazione dell’art. 187 del Codice della
delle sanzioni: questo perché ad oggi, mentre
Strada (che prevede che l’utente sia
le problematiche relative all’uso di bevande
accompagnato presso una struttura sanitaria
alcoliche alla guida costituiscono un problema
del SSN per la certificazione medica dello
abbastanza noto al grande pubblico, quelle
stato di alterazione psico-fisica da uso di
relative all’uso di sostanze stupefacenti sono
sostanze psicoattive), ma anche per la
ancora piuttosto sottostimate, nonostante il
mancanza sul mercato di uno strumento
fenomeno sia in continua espansione.
“omologato” che possa certificare direttamente
Una criticità, questa, facilmente riscontrabile
su strada l’infrazione
anche nella città di
DATI RELATIVI ALLE INFRAZIONI
ANNO ANNO
alla norma, ovvero la
Benevento, come si
E AGLI INCIDENTI STRADALI RILEVATI
2008 2009
guida sotto l’effetto di
evince dalla fig. 1, in
INCIDENTI STRADALI RILEVATI
194
276
sostanze
cui è riportato uno
INCIDENTI MORTALI
7
9
MORTI
stupefacenti, come
schema con i dati
PERSONE DECEDUTE
7
11
invece avviene per il
relativi alle infrazioni
INCIDENTI CON LESIONI 91
113
FERITI
controllo dell’alcol,
e agli incidenti stradali
PERSONE FERITE
174
201
per il quale si dispone
rilevati negli anni
PATTUGLIE DI VIGILANZA EFFETTUATE 795 1.121
INFRAZIONI CONTESTATE
32.786 34.073
dell’ausilio di
2008 e 2009, e quelli
PATENTI RITIRATE
289
273
strumenti ad hoc
relativi alle attività di
VEICOLI SEQUESTRATI
97
76
come il precursore o
contrasto delle
VEICOLI SEQUESTRATI PER GUIDA
l’etilometro
cosiddette stragi del
IN STATO DI EBREZZA
7
12
omologato.
sabato sera effettuate
VEICOLI SEQUESTRATI PER GUIDA
SOTTO EFFETTO DI DROGA
2
nei fine settimana di
Per contrastare l’uso
entrambi gli anni (dati
e l’abuso di droga e
ATTIVITA’ DI CONTRASTO DELLE “STRAGI DEL
ANNO ANNO
SABATO SERA” EFFETTUATE NEI FINE SETTIMANA 2008 2009
forniti dalla Polizia
alcol è dunque più
PATTUGLIE DI VIGILANZA EFFETTUATE
165
49
Stradale di
che mai fondamentale
CONDUCENTI CONTROLLATI
797
643
Benevento).
una forte e costante
CONDUCENTI
UOMINI
CONTROLLATI
680
528
Focalizzando
azione di
CONDUCENTI DONNE CONTROLLATE 117
115
l’attenzione proprio
informazione degli
CONDUCENTI RISULTATI POSITIVI ALL’ALCOL 110
51
sui weekend, dallo
utenti, non soltanto
CONDUCENTI UOMINI RISULTATI POSITIVI
98
45
schema si evince che
per una mera
CONDUCENTI DONNE RISULTATE POSITIVE 12
6
nel 2008, su 797
questione di
CONDUCENTI DENUNCIATI PER GUIDA
SOTTO EFFETTO DI DROGA
1
conducenti controllati
salvaguardia della
CONDUCENTI
UOMINI
DENUNCIATI
1
il 13,80% è risultato
salute, ma per i
CONDUCENTI DONNE DENUNCIATE
positivo all’alcol e un
devastanti effetti che
fig. 1 - Dati forniti dalla Polizia di Stato - Sezione Polizia Stradale di Benevento
solo conducente è
queste due sostanze
stato denunciato per
hanno sulla guida:
guida sotto effetto di sostanze stupefacenti,
non è errato affermare che la droga e l’alcol
mentre nel 2009 su 643 conducenti controllati,
possono trasformare un normale guidatore in
51 sono risultati positivi all’alcol (il 7,93%),
un potenziale assassino!
ma nessuno è stato denunciato per droga.
Prevenire tutto questo è possibile, individuando
Questi dati confermano chiaramente la criticità
idonee soluzioni nello sviluppo di una solida
di cui sopra e cioè che il controllo della droga
e radicata educazione civica e morale dei
su strada è ancora piuttosto difficile da gestire,
cittadini, nonché in una specifica cultura della
non solo per la complessa e onerosa
sicurezza stradale.
Un ringraziamento speciale va al dott. Giovanni Frusciante, sostituto commissario della Polizia di Stato Sezione Polizia Stradale di Benevento, per aver fornito i dati riportati nello schema di fig. 1, e al Ministero
dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza, per averne autorizzato la pubblicazione.
PAGINA
55
PREVENZIONE
Chiediamolo
al medico
di famiglia
a cura di PASQUALE GRIMALDI
Cosa vuol dire prevenzione?
Gentile dottore, ho conosciuto questa rivista
grazie a mia moglie che è una sua accanita
lettrice (prenota il vostro giornale in farmacia).
Ho 48 anni e non ho, per il momento, problemi
di salute. Leggendovi ho notato che puntate
molto sulla prevenzione, e a proposito di ciò,
mia moglie mi accusa di non fare mai le analisi
del sangue. Le chiedo, dunque, un suo
autorevole parere: quando è opportuno
eseguire gli esami del sangue? E, puntando
sempre alla prevenzione, quali?
La ringrazio e le auguro buon lavoro.
Teodoro, Benevento
Cortese sig. Teodoro, mi permetta innanzitutto
di ringraziare la sua gentile signora, accanita
lettrice di In Salute, il che premia la scelta
dell’Editore e ci stimola a proseguire migliorando
vieppiù la rivista nell’obbiettivo di rendere un
servizio sempre più efficiente e chiaro per i lettori.
Venendo alla sua domanda, le dico che non esiste
sic et sempliciter un tempo ben preciso per
eseguire le analisi del sangue in una persona
come lei di 48 anni in apparenti buone condizioni
di salute, tuttavia sarebbe opportuno che almeno
una volta all’anno si sottoponesse ad un controllo
ematologico della funzionalità epatica, renale,
dell’assetto lipidico e glicemico, senza trascurare
di effettuare un esame cardiologico (ECG e visita
cardiologia). Tutto questo, capisce bene, ci dice
come stiamo messi al momento, ma la vera
56
PAGINA
prevenzione spetta a noi stessi attraverso quello
che si definisce “stile di vita”. Sempre più spesso
oggi si parla di prevenzione, un’arma straordinaria
per battere sul tempo e con successo malattie
molto diffuse, soprattutto nel campo vascolare e
oncologico e respiratorio. La prevenzione può
essere di due tipi: primaria,in in coloro che non
sono stati mai colpiti dalla malattia, o secondaria,
in pazienti già precedentemente colpiti. La vera
prevenzione è quella primaria: vuol dire analisi
della propria storia personale, dei propri fattori di
rischio, della storia dei propri genitori, fratelli e
sorelle. Si basa soprattutto sull’informazione, sulla
capacità di prendere decisioni (come smettere di
fumare, aumentare l’attività fisica quotidiana,
mangiare meno e meglio), sulla costanza di
rispettarle, e dà come premio il rimanere sani a
lungo. La salute va costruita giorno per giorno, a
partire dalla più tenera età. Se modificare lo stile
di vita è utile in coloro che sono sani, a maggior
ragione è indispensabile per coloro che hanno
avuto un incontro ravvicinato con la malattia. La
prevenzione non deve essere considerata un
castigo, una continua rinuncia, è invece qualità e
stile di vita equilibrato, che deve prevedere qualche
forma di attività fisica quotidiana, un’alimentazione
corretta in termini di qualità e quantità. Stile di vita
non vuol dire ossessione né sacrificio, ma vuol
dire occuparsi di sé, fare manutenzione del proprio
corpo, in due parole: VOLERSI BENE!
Malattie
sessualmente
trasmesse
(MST)
a cura di PASQUALE GRIMALDI
In questo numero parleremo della infezione da
CHLAMYDIA, che rappresenta la più diffusa,
negli adolescenti, delle malattie sessualmente
trasmissibili.
E’ causata dal batterio Chlamydia trachomatis
che è responsabile di una risposta immunitaria
distruttiva nei confronti dei tessuti interessati
che, nei casi più gravi, può estendersi dalle tube
al piccolo bacino, causando la cosiddetta
“malattia infiammatoria pelvica”, che può
condurre alla sterilità.
Nella donna in circa 3 casi su 4 non dà sintomi
e spesso è difficile stabilire a posteriori quale
dei due membri della coppia possa aver acquisito
per primo l’infezione. Quando i sintomi si
manifestano, i più tipici sono le secrezioni vaginali
abbondanti e i dolori addominali, ma per
riconoscerla con certezza sono necessari
maggiori approfondimenti come esami
microbiologici su tamponi delle secrezioni e i
test sierologici.
Una diagnosi, la più precoce possibile, e una
adeguata terapia a base di antibiotici permettono
una completa guarigione e poiché sono molto
frequenti i casi di reinfezione, è importante che,
anche quando uno solo dei partner è affetto, il
trattamento venga effettuato da entrambi i
membri della coppia contemporaneamente.
Come per tutte le malattie sessualmente
trasmissibili, la migliore e la più sicura forma di
prevenzione è rappresentata dall’astensione dai
rapporti sessuali, in particolare con più partner,
e se questo non fosse possibile è indispensabile
la protezione con profilattico.
NEUROPSICHIATRIA
Cannabis
Non è una droga leggera
a cura di PIERLUIGI VERGINEO
In questo numero vi propongo la
testimonianza di un giovane consumatore di
“cannabis” (Hashish sotto forma di resina,
lattice essiccato o stecca, olio – marijuana
sotto forma di foglie, fiori, erba).
Lo chiameremo Guglielmo (il nome è di
fantasia), è un ragazzo seguito da molti anni
dal SerT di Benevento.
Guglielmo è l’esperto di cannabis e spiega,
negli incontri con gli studenti che
periodicamente svolgiamo, che non si tratta
di una droga leggera.
A questo proposito voglio ricordare che lo
stato di intossicazione da cannabis è una
grave patologia che altera grandemente le
funzioni psichiche (intelligenza, critica,
giudizio, coscienza, tono dell’umore,
reattività).
Quando pani, palline, “stecche”, vengono
sciolte o sbriciolate per essere fumate insieme
al tabacco, le funzioni ideo-affettive e del
comportamento sono dissociate ed
estremamente disturbate.
La cannabis amplifica le capacità percettive,
deforma la nostra visione della realtà, provoca
sensazioni di rilassamento, leggerezza ed
euforia o agitazione, angoscia e depressione.
Il THC rallenta i riflessi, aumenta la frequenza
cardiaca, riduce la salivazione, dilata la
pupilla, altera la percezione del tempo e dello
spazio, abbassa il livello di attenzione, di
58
PAGINA
concentrazione, disinibisce il comportamento,
incrementa la fame (bulimia chimica), riduce
la memoria a breve termine, riduce la fertilità
(blocca la motilità degli spermatozoi), causa
problemi respiratori, nausea, sonnolenza
ipotensione arteriosa e collasso.
Il THC favorisce e slatentizza, nelle
persone predisposte, disturbi psicotici,
fantasie terrificanti, delirii di persecuzione,
fobìe ingiustificate, allucinazioni visive
ed uditive, pensieri paranoici.
Quando poi a causa della progressiva
tolleranza si deve incrementare la dose e
si associano bevande alcoliche o altre
sostanze, gli schemi cognitivi sono
ulterioremente disturbati (sinergismo con
potenziamento).
Va detto che le “canne” attualmente in
commercio sono ancora più ricche di principio
attivo in quanto provengono da piante
modificate geneticamente come le Bul-boa
(piante OMG provenienti dalla Bulgaria).
Per quanto sovraesposto si comprende
facilmente di come si possono avere reazioni
pericolose, violente, a corto-circuito.
In alcuni casi di marcata disgregazione dell’Io,
si sono verificati gesti improvvisi, automatici,
irrefrenabili per l’assenza di qualsiasi freno
inibitorio e per l’emersione di strategie
cognitive, comportamentali, arcaiche,
primitive.
M O NIA
A DI
UN
NZ
IC
TI
T OSS
E
L
A
I
C
E
SP
“Le canne
mi hanno rovinato
l’esistenza”
O TES
Salve, mi chiamo Guglielmo.
Dico subito che ho iniziato a fumare cannabis a
16 anni. All’inizio tutto andava bene. Lavoravo
come operaio a Modena e la mia esistenza
trascorreva serenamente. Aumentai
progressivamente il consumo di canne sino ad
arrivare a quindici “spinelli” al giorno.
A venti anni sono impazzito. Sentivo voci
terrificanti e le ombre assumevamo sembianze
mostruose. Avevo paura di uscire di casa in
quanto ero convinto che mi volessero uccidere.
La gente mi spaventava. Iniziai ad essere violento
in casa con i miei genitori. Il primo ricovero coatto
(TSO) in Psichiatria fu svolto a Modena nel 1985.
La mia famiglia era preoccupata. La diagnosi di
dimissione fu di scompenso psicotico acuto.
Per diversi anni sono stato molto bravo a
nascondere la mia tossicodipendenza.
Solo quando rientrai a Benevento nel 1993,
vivendo a stretto contatto con mio padre (mia
madre morì nel 1996), i rapporti familiari si
deteriorarono ulteriormente.
La mia vita trascorreva sempre chiuso in casa a
fumare. Il mio genitore non sopportava la mia
inerzia e il vuoto della mia esistenza. Non
lavoravo, non incontravo ragazze o
amici, uscivo solo per recarmi al
centro di salute mentale.
Complessivamente avrò subìto una
decina di ricoveri sempre per gravi
disturbi psichiatrici. Spesso mio
padre, ormai esasperato,
chiamava l’ambulanza a
pretendeva il trattamento
sanitario obbligatorio in
SPDC.
Durante la degenza mi
rendevo conto che mentre
gli altri pazienti con l’uso di
medicine e psicofarmaci
miglioravano notevolmente, io
restavo sempre uguale. L’ansia, l’irrequietezza,
il malessere generalizzato erano fortissimi. Per
ridurre la tensione interna iniziai a bere alcolici.
Nel 2004 mio padre insieme ai miei fratelli, non
riuscendo a tollerare un ubriaco in casa, mi hanno
abbandonato. Io, senza soldi, senza alcun
sostegno da parte dei servizi sociali del Comune,
vivevo come un barbone. Mangiavo alla Caritas
e continuavo ad ubriacarmi anche per non sentire
il freddo.
La svolta è avvenuta con l’incontro con i gruppi
di auto-mutuo-aiuto del dott. Vergineo.
Incontrando giovani come me, sbandati ed
emarginati, sentendo le loro storie, ho iniziato a
capire che avevo dei diritti e che potevo fare
qualcosa per migliorare le mie condizioni
esistenziali. Grazie al dottore sono riuscito ad
avere un assegno mensile di 250 € per invalidità
civile. Poi con una parte dei soldi percepiti come
arretrati ho versato i contributi volontari INPS e
adesso usufruisco dell’assegno INPS (450 €).
Sono stato inoltre riconosciuto “persona
handicappata” (L.104/92).Voglio dire a tutti che
ormai è facilissimo trovare “canne” a Benevento.
Si vendono dappertutto (rione Libertà,
Capodimonte, Rione ferrovia” a prezzi molto
bassi (da 5 a 10 € la “stecca”). Non
si può continuare a chiudere gli occhi
e far finta di non vedere. Bisogna
impegnarsi ma soprattutto spiegare
che si tratta di una sostanza
pericolosa. A me ha rovinato
l’esistenza e quella della mia
famiglia. Adesso sto bene
ma continuo a vivere solo,
in quanto mio padre ed i
miei fratelli non hanno
ancora fiducia nel mio
cambiamento. Tengo
duro. Un giorno
ritorneranno.
PAGINA
59
PSICOLOGIA
La follia
dall’interno
a cura di ROBERTO PERROTTI
Per chi, nato dopo il 1970, dovesse
pronunciarsi sui programmi riguardanti la
prevenzione ed il trattamento della malattia
mentale, dovrà far ricorso a un inquadramento,
il più possibile obiettivo, di come si è giunti
alla situazione attuale.
In aiuto giungono recenti pubblicazioni di
estremo interesse, benché di diverso
orientamento critico e una fiction televisiva,
dura e toccante.
Nonostante siano
trascorsi più di trenta
anni dall’approvazione
della legge 180,
conosciuta come
legge Basaglia,
riguardante la
chiusura dei manicomi
e l’istituzione dei
servizi psichiatrici, la
polemica sulle ragioni che l’hanno ispirata e
più in generale sui temi della Psichiatria e
dell’Antipsichiatria, non sono cessati e
seguitano a suscitare attenzione. Segnaleremo
per questo i passaggi storici essenziali che
hanno contribuito a formare il clima culturale,
che in questi decenni, ha mosso la Psichiatria
e definito l’Antipsichiatria. I traumi della Grande
Guerra segnarono una decisiva svolta nella
storia della follia, da quella data si prestò
60
PAGINA
attenzione all’origine psichica del disturbo
mentale.
Nondimeno all’interno dei manicomi il
pregiudizio lombrosiano, per il quale la genesi
del disturbo era legato al dato genetico anziché
psicologico, era lento a modificarsi. I neurologi
in quegli anni mantennero infatti una posizione
egemone rispetto agli psichiatri e la riforma
Gentile, propria del periodo fascista, sancì
questo stato.
Bisognava attendere
l’epoca democristiana
per assistere ad una
prima e timida
apertura verso la
psicoanalisi e verso le
forme derivate di
terapia psicologica.
Il movimento culturale
del sessantotto
produsse poi una radicale critica all’istituzione
manicomiale, spingendosi sino alla “Legge
Basaglia”, che ha la data del 1978.
La storia della Psichiatria è dunque costellata
da evidenti ritardi, imposti da una pesante
tradizione organicista , ma anche da
improvvise accelerazioni. La storia medesima
ha presentato poi profonde contraddizioni,
una per tutte: mentre la Psichiatria italiana si
distingueva nel mondo per la tecnica
ampi strati dell’opinione pubblica e nel 1978
dell’elettroshock, negli stessi anni, cioè nel
si giunse all’approvazione della Legge 180.
1938, le leggi razziali condannavano all’esilio
Oggi, in un clima culturale molto diverso, ci
grandi nomi della psichiatria e della
si interroga sulle sue innovazioni ma anche
psicoanalisi, come Levi Bianchini, Weiss,
Servadio, Arieti e Musatti. Negli anni
sui suoi limiti, la chiusura dei manicomi non
cinquanta l’avvento poi degli psicofarmaci
è sempre stata supportata da politiche
trasformò il paesaggio manicomiale,
adeguate e da esaustive risposte di
creando le condizioni per un progressivo
assistenza e di cura. Alcuni psichiatri e
abbandono delle pratiche coercitive. Dalla
storici della medicina ritengono inoltre che
Cattolica di Milano, dove, in quel periodo,
il problema vero della Psichiatria sia proprio
subentrò a padre Gemelli uno psichiatra
la cultura che discende dall’Antipsichiatria,
d’eccezione come Pier Francesco Galli,
in particolare dalla sua deriva politica e
s’iniziò a valorizzare la cultura della
culturale, dove alle critiche puntuali al
psichiatria e della psicoanalisi.
biologismo e alle inumane condizioni
Su tale sfondo si incardinava il movimento
manicomiali si sarebbero aggiunti
dello psichiatra Franco Basaglia, che si
spontaneismi romantico-sentimentali e
proponeva di
spunti
PER SAPERNE DI PIU’
privare di ogni
demagogici.
- Valeria P. Babini, Liberi tutti, Manicomi e psichiatri in Italia, Il Mulino.
funzione
Sebbene da
- Franca Ongaro Basaglia, L’utopia della realtà, Einaudi.
clinica
un quarto di
- M. Colucci e P. Di Vittorio, Franco Basaglia, Bruno Mondadori.
l’ospedale
secolo la
- G.Jervis e G. Corbellini, La razionalità negata, Bollati Boringhieri.
psichiatrico.
polemica
Prima a Gorizia e poi a Trieste si fecero
perdura, il tema rimane di elevato interesse
crollare le inferriate dei reparti, l’onda del
ed induce a rileggere e a ripensare le ragioni
movimento dell’Antipsichiatria coinvolse
che hanno prodotto il movimento.
Il punt
di vista
di FAUSTO PEPE
La nostra città e la nostra provincia possono vantare una tradizione editoriale antica e prestigiosa.
“In Salute” si inserisce nel solco di questa storia fortunata, e raggiunto il suo primo anno di vita
guarda al futuro con giusto entusiasmo.
Nel corso di questi ultimi mesi, l’iniziativa ha riscosso un grande successo, raccogliendo
consensi sia da parte degli addetti ai lavori che dai lettori comuni, tra i quali mi annovero, per
aver trattato, in maniera tanto competente quanto accessibile a tutti, i molteplici aspetti legati
all’ambito medico, con uno sguardo attento alle emergenze sociali dei giorni nostri. Uno tra i
meriti di questo innovativo progetto editoriale è, infatti, quello di affrontare con grande competenza
le tematiche più attuali legate al mondo scientifico, divulgando le conoscenze più recenti,
favorendo così la prevenzione prima ancora che la cura: ottenendo per questa via un obiettivo
di utilità sociale.Grazie ad un lavoro scrupoloso ed alla scelta sapiente dei temi trattati, i lettori
hanno avuto la possibilità di conoscere meglio le eccellenze del nostro territorio, troppo spesso
offuscate dalla maggiore risonanza mediatica che viene invece riservata agli episodi di
“malasanità” che purtroppo ancora interessano il comparto. Tra le difficoltà che vive il settore
della sanità, va sicuramente annoverata la competizione per le risorse che una provincia piccola
come la nostra si trova ad affrontare nei confronti di centri più grandi ed agevolati
nella ripartizione delle risorse, sempre più scarse.
Come sindaco di Benevento mi sono sempre impegnato per
garantire un adeguato accesso alle strutture sanitarie e
prestazioni che siano erogate nel modo più efficace possibile.
Anche per questi motivi ho voluto sempre espormi in prima
persona nelle battaglie finalizzate alla tutela della salute dei
beneventani: in tutte le sedi istituzionali ho ribadito la necessità
di operare in piena sinergia per non sprecare tempo e risorse
preziose che possano garantire un futuro migliore al nostro
territorio. A fronte delle tante bad-news che, come detto,
occupano le pagine di cronaca, non mancano numerose
eccellenze che caratterizzano il nostro territorio, ma che fanno
notizia in piccola percentuale.
Già solo i documenti contabili certificano uno stato delle
aziende sanitarie che si distanzia non poco dal resto della
regione Campania. I bilanci, approvati e verificati negli ultimi
anni, danno ragione ad una gestione tra le più virtuose.
Molti reparti dell’Azienda Ospedaliera “Rummo”, struttura
di riferimento per il nostro territorio sono da
considerarsi, a giusto titolo, realtà all’avanguardia,
grazie all’impegno di
personale altamente
professionalizzato e ad un
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management scrupoloso. Più in generale,
l’Azienda Sanitaria Locale di Benevento è
divenuta un polo di attrazione, tanto da incidere
notevolmente sulla diminuzione dei viaggi della
speranza verso altre regioni.
Ancora, c’è da segnalare la crescita qualitativa
dell’offerta proveniente dai centri privati.
Al di là degli aspetti professionali, l’umanità e la
disponibilità che da sempre rappresentano alcuni
degli elementi caratterizzanti della nostra
popolazione, in un settore come quello della
sanità, si rappresentano come fattori di qualità
apprezzabili almeno al pari di una adeguata
dotazione tecnologica.
“In Salute”, grazie al suo linguaggio
“scientificamente chiaro”, potrà svolgere la
funzione di “megafono” delle nostre eccellenze.
Tra le tante vorrei citarne alcune: il Servizio
Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera “Gaetano
Rummo”, che produce ogni anno circa 7000 unità
di sangue a scopo trasfusionale.
Il fabbisogno cresce ogni anno a causa
dell’aumento di patologie connesse come
interventi chirurgici complessi, aumento di
patologie ematologiche ed oncologiche negli
anziani.
Per fronteggiare le esigenze, l’Azienda “Rummo”
si è dotata di una Autoemoteca per favorire le
donazioni presso i gruppi donatori decentrati
rispetto all’ospedale.
Sull’Autoemoteca operano gli stessi medici,
infermieri, tecnici del Servizio Trasfusionale. Questa
organizzazione, faticosamente attuata, consente
di garantire il livello di sicurezza trasfusionale
sull’Autoemoteca allo stesso modo di quello
garantito presso l’ospedale con indubbio vantaggio
del donatore, del ricevente e degli operatori.
L’impegno profuso ad incrementare il numero delle
donazioni decentralizzando la raccolta è stato
affiancato da un impegno altrettanto importante
nel mantenere alto il livello di sicurezza
trasfusionale. Inoltre, di recente si è distinto tra gli
altri anche il reparto di Neonatologia, diretto dal
dott. Gennaro Trezza. Una equipe di trenta medici,
lo scorso 10 gennaio è intervenuta
tempestivamente facendo venire alla luce sei
gemelli. Un caso raro nel mondo, che in Italia non
si verificava da molti anni. L’intervento è riuscito
senza complicazioni per la madre e per i nascituri.
Riconoscimento
per l’unità operativa
di urologia
L’Unità Operativa di Urologia dell’Azienda
Ospedaliera “Rummo” di Benevento, diretta
dal dott. Luigi Salzano, ha ottenuto, nei
giorni scorsi, un riconoscimento da parte
della Federazione Italiana Incontinenti, che
l’ha riconosciuta quale Centro di
Accredimento per la Prevenzione, Cura e
Riabilitazione dell’Incontinenza; ne è stato
individuato anche il responsabile nella
persona del dott. Antonio Quaranta. Questo
riconoscimento per la Unità di Urodinamica
e Riabilitazione del Pavimento Pelvico, si
aggiunge alla elevata qualità delle
prestazione specialistiche già offerte dalla
Divisione di Urologia.
fonte: ufficio stampa
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Mamma
è l’ora della
colazione
“Mamma è l’ora della colazione” è un
progetto pilota dell’ASL BN, inerente la prima
colazione, realizzato dalle dott.sse E. Palombi,
A. Menechella, D. Carlucci, e condotto nelle
scuole medie di Montefalcone di Valfortore,
Vitulano, e G. Pascoli di Benevento, in
collaborazione con i rispettivi Comuni.
ATTENZIONE MAMME: è importante che i
vostri figli comincino la giornata con la prima
colazione! Latte, pane, zucchero, frutta ed
altro, se preparati con amore, avranno anche
il sapore ed il profumo di mamma!
Nel prossimo numero,
IN SALUTE dedicherà uno
spazio a questo
importante
progetto.
AZIENDA OSPEDALIERA
GAETANO RUMMO
OSPEDALE
FATEBENEFRATELLI
Via dell’Angelo, 1 - Benevento
Viale Principe di Napoli
14/A - Benevento
URP
0824 57500
Segreteria Direzione
Generale
0824 57529
Direz. San. di Presidio 0824 57753
Radiologia (pr. esami) 0824 57247
Laboratorio Analisi
0824 57250
Accoglienza
0824 57319
Fax Direzione Gen. 0824 312439
Ufficio Ricoveri
Accettazione
0824 57622
Radioterapia
0824 57700
Farmacia
0824 57224
Centro Trasfus. (24/24) 0824 57255
Centro Trasfus. (Segr. Don.) 0824 57328
Prenotazioni visite ambulatoriali
lun./ven. 8/18 - sab. 8/13
0824 334026
Centralino
Pronto soccorso
Portineria
0824 771111
0824 771459
0824 771473
0824 771474
0824 771461
0824 771441
0824 771369
Radiologia
Direzione Sanitaria
Laboratorio Analisi
Segreteria Direzione
Sanitaria
0824 771299
Ufficio Ricoveri
e CUP
0824 771457
Prenotazioni telefoniche
per Prestazioni Ambulatoriali
(ore 9/14)
0824 771456
AFFINITO P.zza Colonna
CONTE Via Croce Rossa
DEL GROSSO Via Perasso
FATEBENEFRATELLI
V.le Principe di Napoli
ITALIANO Via Napoli
0824 47122
0824 351287
0824 315880
0824 771453
0824 362002
ER. MANNA P.zza Orsini
0824 21590
MANNA M. C.so V. Emanuele 0824 21961
MELCHIORRE Via G. Rummo 0824 21969
MERCALDO Via Napoli 129 0824 361463
MIGNONE C.so Garibaldi
0824 21510
PACEVECCHIA
Via F.lli Rosselli
0824 315390
PASCUCCI Porta Rufina
0824 21474
PISANO V.le Mellusi
0824 314872
S. DIODATO V.le Mellusi
0824 316217
S. SOFIA C.so Garibaldi
0824 24862
SAVIANO Via Cocchia
0824 61931
Ordine dei farmacisti della provincia
di Benevento Corso Garibaldi, 255
Tel. 0824 50141
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• Estetista Specializzazione
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