w w w . s o u n d l i t e . i t Poste Italiane spa - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 N.46) art.1 comma 1 Dr. Commerciale Business Pesaro In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa di restituzione - Spedizione in a.p. 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 filiale di Pesaro. Contiene I.P B I M E S T R A L E _ D E L L ’ I N T R A T T E N I M E N T O _ P R O F E S S I O N A L E CIRQUE DU SOLEIL SALTIMBANCO CATS LA PRODUZIONE ITALIANA CRISTIANO DE ANDRÉ DE ANDRÉ CANTA DE ANDRÉ MAGGIO/GIUGNO 2010 - N˚83 lancer 2500 TOUr Proiettore seguipersona Lampada a scarica MSR 2500W SE G38 IRIS MAX OPEN 8° IL O V NUO 11 7 350 Lux 700 Lux 12° ALPHA 1500 50 la forza istintiva della luce IRIS MIN. OPEN 1,7 1 350 Lux 700 Lux 1° 2° 8° 12° 1° 2° 50 IRIS MAX OPEN 11 7 350 Lux 700 Lux 50 IRIS MIN. OPEN Wash LT Wash Costruzione: Corpo in acciaio e alluminio di colore nero e grigio. Alimentatore Separato Distanza di utilizzo: Consigliato per applicazioni di lunga distanza: da 30 a 70 mt. Alimentazione: 220/240V 50/60Hz – Assorbimento 15 Amp. (Alimentatore rifasato elettricamente) Lampada: MSR 2500W - base G38 - 240000 lumen Regolazione lampada: Dotato di sistema di regolazione della posizione della lampada Gruppo ottico: Composto di una parabola, una lente condensatore temperata e 2 lenti, fornito con iride a diaframma Zoom: 1°÷12° Ventilazione: Forzata tramite due ventole assiali collegate all’alimentazione principale Cambiacolori: Per cinque colori ad alta resistenza alle temperature + black out. Dotato di ventola a bassa tensione. Dimmer: Attenuatore della luce meccanico “dimmer” con black out Contaore: Per il controllo delle ore di lavoro (non ripristinabile) Sicurezza: Termofusibile 90°C a ripristino manuale, due microinterruttori di sicurezza sotto il pannello per l’accesso alla lampada, interruttore generale sull’alimentatore separato Stand-by: L’interruttore per l’accensione della lampada è dotato di una posizione intermedia “di riposo” che riduce la luminosità della lampada e la tiene pronta quando la massima luminosità è richiesta. Accessori: Porta gobo, Studio Stand 4, Flight case per Lancer 2500, Flight case per Ballast 2500 Beam 50 Spot HPE 350 Lux 700 Lux Profile 1,7 1 Alpha 1500, agile e potente, lascia alle sue spalle avversari annichiliti dalla sua superiorità. Guarda sotto la pelle e scopri perché questa creatura è un capolavoro senza eguali. In Alpha 1500 troverai velocità, silenzio ed una precisione millimetrica ma soprattutto uno zoom incredibile con messa a fuoco automatica, tanto duttile da passare da 7 a 60 gradi in una frazione di secondo. Clay Paky. Dal 1976 alla ricerca della luce perfetta. PROGRAMMI & SISTEMI LUCE • Via Chitarrara, 830 • 47854 Montecolombo (Rimini) • Italy • Tel. +39 0541 985745 • Fax +39 0541 985739 www.psl.it - [email protected] www.claypaky.it sommario Se sei già abbonato e vuoi semplicemente aggiornare i tuoi dati compila qui sotto con i “vecchi” dati. nome ................................................................................:........................ news 54 News cognome .................................................................................................... Ditta Clark’s Corner azienda (solo se titolare) ........................................................................... indirizzo ..................................................................................................... Titolare dell’abbonamento cap ............................................................................................................. città ............................................................................................................ COSTO ABBONAMENTO Sound&Lite + Show Book In conformità con il D.Lgs. no. 196/2003 sulla tutela dei dati personali, La informiamo che le informazioni che vorrà comunicarci sono raccolte allo scopo di redigere la pubblicazione Showbook e per la gestione degli abbonamenti della rivista Sound&Lite; potranno essere comunicati a quei soggetti cui disposizione di legge danno facoltà di accesso, alle pubbliche autorità competenti e ad operatori del settore in questione. Lei ha possibilità di accedere liberamente ai suoi dati per aggiornarli, modificarli o cancellarli scrivendo al responsabile dell’archivio della società: Sound&Co. Strada della Romagna, 371 61100 - Colombarone (PU) e-mail ........................................................................................................ 70 www ........................................................................................................... Compila la scheda in stampatello leggibile e inviala insieme alla ricevuta del versamento al numero di FAX 0721/209081 in quale categoria vuole essere posizionato su Showbook .................................................................................................................... tre aziende che mi conoscono................................................................... cosa manca o cosa cambierei in Sound&Lite............................................ .................................................................................................................... 2 pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. maggio/giugno 2010 - n.83 Amarcord 42 News Aziendali 44 Il personaggio: “Riccio” 48 L’azienda: Bestlight 52 Cristiano De André: De André canta De André 54 Samuele Bersani: Manifesto abusivo Tour 2010 62 About the Head 68 Cats: La produzione italiana 70 Le Cirque Du Soleil: Saltimbanco 76 The Blue Planet 84 Chi c’è in Tour 90 Chi c’è in Studio 92 L’audiolibro 94 Acid Pro 7 96 prodotti inserzionisti A&DT AEB Industriale Audio Equipment Audio Link Carisch Clay Paky Coemar Elettronica Montarbo ETC 38 produzione ultime tre collaborazioni professionali...................................................... FIRMA .................................................... Spettacoli abusivi &studi Compilando codesto modulo si autorizza il trattamento dei propri dati personali. DATA ...................................................... 34 on stage la mia attività ............................................................................................. Responsabile: Alfio Morelli, Direttore responsabile Stage Management live concert cell ............................................................................................................. Sound&Co. si riserva il diritto di sospendere l’abbonamento senza preavviso e senza nulla dovere, qualora dovessero intervenire nuove regole o nuove leggi sull’editoria. 32 &aziende fax .............................................................................................................. I versamenti dovranno essere effettuati sul c/c postale n° 000076219096 intestato a Sound&Co. s.a.s Phototour uomini tel .............................................................................................................. I 12,00 Euro valgono per ricevere Sound&Lite fino all’anno 2015 e vanno pagati una volta sola (non una volta all’anno). INFORMATIVA PER IL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI AI SENSI DEL D.LGS. 196/2003 62 provincia .................................................................................................... euro 12,00 Schede incomplete, non firmate o poco chiare non verranno registrate 30 rubriche ........................................................... ........................................................... 6 www.soundlite.it abbonamento Una nuova idea in SGM 93 17 83 65, IV di cop. 18, 19 1 43 67 79 Event Management Exhibo FBT Grisby Martin Professional Molpass Peroni Pilosio PSL pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 25 37 50, 61, 107 29 5 36, 89 87 11 II di cop. RCF Robe Multimedia RSG SGM Sisme Teclumen Texim Yamaha pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 13 14, 15, 103 21, 95 51 41 27 23, 57 III di cop. Per avere i pdf degli articoli di questo numero, vai sul sito www.soundlite.it e clicca sulla copertina 76 98 Pharos 100 Il Necessorio: Shure X2u 102 tecnologia Lo studio moderno - 3a parte 104 L’apparenza inganna 108 Mi sfugge il senso ma qualcosa penso 110 84 www.soundlite.it 3 note editoriali Direttore Responsabile Alfio Morelli: [email protected] colophon Direttore Artistico Pepi Morgia Caporedattore Giancarlo Messina: [email protected] Consulenza Tecnica Michele Viola: [email protected] Redazione Douglas B. Cole: [email protected] Grafica ed impaginazione Liana Fabbri: [email protected] In copertina: Cirque du Soleil foto di Oliver Samson Arcand Hanno collaborato: Livio Argentini, Paolo Calza, Stefano Cantadori, Carlo Carbone, Mike Clark, Claudio Malavasi, Giulia Morelli, Marco Martellini, Toni Soddu, Louise Stickland. Amministrazione Patrizia Verbeni: [email protected] Stampa Pazzini Editore Direzione, Redazione e Pubblicità: Strada della Romagna, 371 61100 Colombarone – PU Telefono 0721/209079 fax 0721/209081 www.soundlite.it Aut. Trib. di Pesaro n. 402 del 20/07/95 Iscrizione nel ROC n.5450 del 01/07/98 9.000 copie in spedizione a: agenzie di spettacolo, service audio - luci - video, produzioni cinematografiche, produzioni video, artisti, gruppi musicali, studi di registrazione sonora, discoteche, locali notturni, negozi di strumenti musicali, teatri, costruttori, fiere, palasport... Sound&Lite n. 83 maggio /giugno 2010 di Giancarlo Messina [email protected] La rivista Sound&Lite e il relativo supplemento, Show Book, contengono materiale protetto da copyright e/o soggetto a proprietà riservata. È fatto espresso divieto all’utente di pubblicare o trasmettere tale materiale e di sfruttare i relativi contenuti, per intero o parzialmente, senza il relativo consenso di Sound&Co. Il mancato rispetto di questo avviso comporterà, da parte della suddetta, l’applicazione di tutti i provvedimenti previsti dalla normativa vigente. Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana. Cari lettori, in questo numero troverete una novità, una rubrica dedicata alle normative che regolamentano il nostro settore. Nata dalla collaborazione con la nuova testata “Pubblico & Spettacolo”, sarà certamente utile a chi deve barcamenarsi in situazioni a volte non del tutto chiare sotto il punto di vista legislativo. Aspettiamo i vostri riscontri ed anche i vostri suggerimenti riguardo gli argomenti più interessanti da trattare nei prossimi numeri. Dopo i servizi sui grandi tour, abbiamo voluto dare un’occhiata a produzioni meno faraoniche ma ugualmente interessanti sotto il punto di vista artistico, in particolare quelle di Cristiano De André e Samuele Bersani, tour teatrali che ci riportano, per dimensioni, alla realtà più diffusa nel panorama del nostro live. In entrambi abbiamo trovato qualità e pubblico felice (nonché numeroso), cosa che lascia ben sperare per il futuro. Ma grande spazio abbiamo voluto concedere per una volta a spettacoli non prettamente musicali, con servizi sul bellissimo “Saltimbanco” del Cirque du Soleil, sulla versione italiana del celeberrimo musical “Cats”, davvero ben realizzata, e su “Blue Planet”, show particolare ed affascinante quanto difficile da classificare. Sembra che, finalmente, anche in Italia si stia diffondendo fra il pubblico la cultura dello spettacolo basato su forme d’arte variegate, diverse dal concerto musicale: certo questo si deve soprattutto alla grande qualità delle produzioni, anche italiane, proposte in questi ultimi anni. Il che significa per noi: più lavoro per tutti! Non mancano le consuete rubriche che mirano a creare argomenti di discussione fra gli addetti ai lavori, e magari anche ad ampliare le nostre conoscenze, visto che sono scritte da grandi e qualificati professionisti che hanno dedicato, e dedicano, la loro vita a questo nostro mondo. Da segnalare infine lo straordinario successo del canale televisivo telematico “All Areas TV” (www.allareas.tv) che a pochi mesi dalla sua apertura conta poco meno di 40.000 video scaricati! Ed è solo l’inizio. Chi ancora non l’ha fatto ci dia subito un’occhiata. Ma guardatevi intorno: l’estate è alle porte (vulcani permettendo)! Così vi auguriamo di esservi organizzati a dovere e di aver già prenotato le vacanze. Non come noi. Wash? Pixels? Beams? ... you decide! MAC 401 Dual™ MAC 401 Dual di Martin è una testa mobile a LED per effetti wash e pixel, creativa e brillante, che aggiunge una dimensione espressiva radicalmente nuova a qualsiasi evento. Il controllo individuale dei segmenti LED per la mappatura pixel dei contenuti video, la perfetta miscelazione dei colori, l’ampia parte frontale dotata di un fascio di luce corposo ma al tempo stesso definito e lo zoom veloce uniti a un’estetica innovativa e bifronte consentono ai light designer di ottenere effetti visivi di assoluta originalità. MAC 401 Dual: la frontiera avanzata della comunicazione visiva 4 maggio/giugno 2010 - n.83 www.martin.it news 2010 NOVITÀ DAL MONDO DELL’INTRATTENIMENTO PROFESSIONALE C on der Messeturm (aka “la matita”) come nostro faro, abbiamo compiuto l’annuale pellegrinaggio a ProLight+Sound. Nonostante i risultati catastrofici del settore nel 2009 rispetto all’anno precedente, il numero di espositori presenti quest’anno è calato solo del 2%. Oltre 1500 aziende hanno esposto nei cinque padiglioni dedicati al musicale, mentre 829 (tra le quali 61 italiane) hanno partecipato nella sezione prevalentemente “dall’altra parte dei binari”, cioè nel professionale. Quest’anno ha visto un rinnovamento notevole della planimetria, con l’apertura di oltre 23.000 m2 su due livelli del nuovo padiglione Halle 11. Finalmente i luciai hanno avuto uno spazio tutto loro, anzi due, con tanti metri cubi d’aria da riscaldare con le lampade (anche se ora forse più del 50% dei prodotti esposti sono basati sui LED, e l’efficienza termica della situazione è decisamente migliorata rispetto a dieci anni fa). Questo ci voleva: anche se l’espansione del calpestabile poteva dare l’impressione di affluenza ridotta, ci si stava bene in confronto a prima. A proposito di affluenza, la situazione non era poi così tragica come si preannunciava. Infatti i visitatori sono stati 6 maggio/giugno 2010 - n.83 quasi 108.000 entro l’ultimo giorno, con oltre 65.000 di questi non tedeschi. Una diminuzione minore del 5% dopo dodici mesi come quelli appena trascorsi (o sopravvissuti) si potrebbe interpretare anche come un forte segno di speranza. Qualche innovazione dell’edizione 2010 ha lasciato un po’ di perplessità. Dopo lo spostamento dell’expo delle luci, nel padiglione 9.0 è stata designata una nuova zona dedicata ai “Media Systems”. Alcune importanti aziende sono state tra gli espositori “di àncora” in questa zona – Christie, Barco, Panasonic, Riedel, Sanyo, Neutrik ed altri – ma altre si sono trovate separate dalle esposizioni del proprio mercato principale, come Martin Professional o la tedesca GLP. Sembrava un po’ disposta a caso: nella stessa fila si trovavano broadcast/production (Lawo, MicroTech‑Geffel, Brüel&Kjaer...), “system integration” (Crestron, Extron...) ed una stravagante esposizione di display LED. La cosa ovvia, invece, visitando questo padiglione, è che gran parte delle aziende della Repubblica Popolare Cinese, che hanno presentato negli ultimi cinque anni impianti line array, hanno certamente chiuso i reparti di falegnameria trasformandoli in produzione di matrici di LED RGB. Ci sono arrivate un paio di soffiate, ovviamente da fonti assolutamente inaffidabili, che anche la grande fiera di Francoforte potrebbe cominciare a fare un anno sì ed uno no... Come mai? La fiera così com’è sta diventando un concetto antiquato? Intanto il flusso d’informazione non è più velocizzato dall’incontro faccia a faccia, ormai quasi lo impedisce, gli impianti e le luci non vengono quasi mai dimostrati in modo efficace nel contesto della fiera e non si torna più a casa con gli ordini per il resto dell’anno fatti nel mezzo della confusione, ed è quindi più difficile giustificare in modo chiaro la spesa sostenuta per l’esposizione. Però non ci sarà mai un surrogato in grado di poter far fare quell’inutile rituale carezza con il pollice sulla griglia e il palmo sullo spigolo del cabinet per cercare il punto nella vernice antischeggia che il product manager ha ritoccato quella mattina con il pennarello, o di annusare i ventilatori con l’odore della pasta termoconduttiva che si scalda per la prima volta. Nessuno, con la possibile eccezione del nostro caporedattore, s’innamora di una macchina senza averle dato un calcio alle gomme e la compra senza nemmeno averla provata. EAW MicroSub Waves Audio SoundGrid MicroSub è un subwoofer progettato specificatamente per le esigenze di monitoraggio audio sul palco. Incorpora un singolo trasduttore da 15” montato con un angolo di 45° all’interno del cabinet a basso profilo. La forma poco ortodossa del cabinet è una delle caratteristiche che lo rendono più versatile. Quando appoggiato a terra la sua larghezza è il doppio della sua altezza, di soli 33 cm. In questa configurazione, il sub forma una base perfetta per l’appoggio diretto dei monitor MicroWedge, e infatti la cassa è fresata appositamente per unirsi a questi monitor. Questa forma lo rende particolarmente adatto anche come sub per i sidefill. I MicroSub si possono combinare in coppie in diversi modi, in base alle esigenze acustiche ed ai vincoli di spazio. Come esige un monitor da palco, i cabinet sono costruiti in betulla baltica ricoperti di una finitura resistente alla scheggiatura; il prodotto monta una griglia di acciaio calpestabile, ed il trasduttore stesso è tollerante ai vari liquidi che si possono trovare sul palco. La cassa è accordata a 35 Hz, ed opera in una gamma di frequenze tra i 27 Hz ed i 150 Hz. Incorpora un filtro passa-alto tipo Butterworth da 12 dB/8va a 28 Hz. Ha un’impedenza nominale di 8 Ω, con impedenza minima di 7,6 Ω a 165 Hz. Vanta una potenza applicabile di 1000 W continui e questo, in combinazione con la sensibilità nominale di 98 dB (in semi-spazio), permette alla cassa di sviluppare un massimo di 134 dB di picco. Waves Audio ha annunciato l’imminente arrivo dell’innovativa tecnologia audioover-ethernet SoundGrid. SoundGrid permette l’utilizzo tramite Ethernet di un gran numero di plug-in Waves, servendosi della RAM e dei processori di un computer esterno, abilitato come SoundGrid Server (SGS). In questo modo è possibile superare di molto le performance delle piattaforme basate su DSP dedicato. SoundGrid offre prestazioni a bassissima latenza, il che significa che gli utenti possono più che mai trarre vantaggio da più processori audio. Il prodotto utilizza componenti standard dell’informatica: switch, computer, cavi di rete ecc. Si può implementare con console digitali o analogiche e le future versioni incorporeranno anche funzionalità di registrazione. Questa nuova tecnologia troverà posto nelle strutture di mixaggio, di postproduzione e broadcast come hub centralizzato di processing, nelle istallazioni fisse come sistema di audio su rete e nel live sound. Il primo hardware disponibile per l’utilizzo di SoundGrid è una scheda I/O mini-YGDAI per i console Yamaha. WSG‑Y16 permette di mandare 16 canali a 44,1/48 kHz o 8 canali a 88,2/96 kHz per ciascuna scheda ad un computer appositamente attrezzato come SGS per l’elaborazione di segnale con i plug-in Waves, come outboard-over-ethernet. La scheda supporta anche il formato MIDI, permettendo il controllo dei plug-in dalla console o da altra superficie esterna. info Exhibo: tel. 039 49841; www.exhibo.it info Waves: www.waves.com ETC Selador Vivid Fire & Ice In risposta alle richieste di mercato, ETC presenta due nuovi modelli Selador wash a LED, varianti della serie Vivid: Fire ed Ice. Il proiettore Fire è specializzato nella generazione di colori caldi, dal rosso saturo all’arancione a tonalità di ambra non precedentemente possibili con i LED o con le gelatine. Ice, invece, fornisce una tavolozza delle tonalità di indaco profondo, blu, ciano e verde (con un po’ di rosso). Con la loro progettazione specializzata, i due proiettori sono in grado di fornire colori molto saturi con livelli di luminosità che eccedono quelli dei convenzionali PAR al tungsteno, con un notevole risparmio di energia elettrica. I due modelli utilizzano combinazioni in proporzioni diverse delle sorgenti a sette colori del sistema di miscelazione colore Selador x7. Sono disponibili due dimensioni per ogni modello: uno da 11”, con 40 LED Luxeon Rebel da 2,5 W, ed uno da 21” con 80 sorgenti dello stesso tipo. info ETC: tel. 06 32111683; www.etcconnect.com www.soundlite.it 7 news RSS S‑4000M Shure Beta 27 Audio Line AL‑200 Roland Systems Group presenta il nuovo RSS S‑4000M Merge Unit che consente di connettere fino a quattro stage box Digital Snake in uno stream REAC (Roland Ethernet Audio Communication – il protocollo Roland per il trasporto audio digitale a 24 bit, a bassa latenza, 40 x 40 ch), consentendo al dispositivo master di riconoscerli come una singola unità slave. S‑4000M consente la distribuzione di molteplici input/ output all’interno di una location, venue o palco per ottenere una più flessibile distribuzione audio sia come trasporto che come V‑Mixing system. È possibile connettere all’S‑4000M stage box S‑4000S, S‑1608, S‑0816 o i nuovissimi S‑0808 e combinare tutti i vari input/output in un singolo trasporto REAC. Le quattro porte RJ45 poste sul pannello frontale dell’S‑4000M forniscono anche l’alimentazione REAC embedded ai dispositivi compatibili quali gli S‑0808 (unità 8 x 8 I/O, con alimentazione tramite REAC o da batteria). La funzione “Intelligent Auto Map” assegna automaticamente i canali di ingresso. Qualora il numero dei canali di ingresso superasse i 40 consentiti dallo stream del protocollo REAC, è possibile selezionare tramite il software di controllo S‑4000RCS o tramite la patch bay dei V‑Mixer quali canali indirizzare a quali input. S‑4000M ha anche funzioni di distributore degli output e/o splitter. Ogni input proveniente dal master (Porta A) viene indirizzato automaticamente alle uscite in base ai dispositivi collegati. Se sono utilizzate le S‑0808 è possibile anche mappare le assegnazioni delle uscite. Il nuovo S‑4000M consente configurazioni di distribuzione audio flessibili fino ad ora impossibili. Shure ha esposto il nuovo microfono delle serie Beta, il Beta 27. Progettato per l’utilizzo dal vivo, Beta 27 è un condensatore a diaframma largo, con caratteristica polare supercardioide indirizzato lateralmente. Il microfono offre una risposta in frequenza da 20 Hz a 20 kHz con una sensibilità di ‑37 dBV/Pa, un rumore intrinseco bassissimo per un rapporto segnale/rumore di 85,5 dB (A), ed una pressione sonora applicabile (per 1% THD) di 140 dB SPL quando usato con un carico di 2500 ohm (con l’attenuatore inserito). Per l’utilizzo sul palco, incorpora un attenuatore ‑15 dB selezionabile e due diversi filtri passa-alto selezionabili da ‑6 dB/8va a 115 Hz e ‑18 dB/8va a 80 Hz. Essendo progettato per l’utilizzo fuori dallo studio, Beta 27 incorpora un filtro anti-pop interno e tre distinti strati di maglia metallica sopra la capsula. Il sistema AL‑200 è un mixer analogico che permette di gestire segnali stereo o surround 5.1 o 7.1, progettato per inserirsi in sistemi per la registrazione e l’editing digitale (come Pro Tools e altri). Si tratta di una console estremamente compatta: 48 canali non superano i 170 cm di larghezza. I (pochi) commutatori sono tutti meccanici e duplicati per la massima affidabilità. La circuitazione interna utilizza le più recenti tecnologie disponibili ed è capace di assicurare una larghezza di banda di oltre 150 kHz, con un ridotto numero di stadi di amplificazione attentamente calibrati, così da degradare meno possibile il segnale audio. Il progetto parte da un’analisi tesa all’ottimizzazione dei costi e degli spazi, in modo di massimizzare la qualità del materiale effettivamente utilizzato. Il banco non comprende, infatti, né preamplificatori microfonici né equalizzatori, che possono essere inseriti esternamente in quantità e qualità dipendenti dalle effettive esigenze. Audio Line dispone tra i suoi prodotti di equalizzatori e preamplificatori standalone, nelle serie AL‑110 e ‑120, che rappresentano ovviamente un ottimo complemento al mixer AL‑200. Ciascun canale d’ingresso dispone di due punti di insert. I commutatori di bypass sono posizionati in modo che l’operatore non debba spostarsi dalla sua posizione per azionarli, così da non allontanare le proprie orecchie dal punto di ascolto ottimale. Sono disponibili quattro uscite ausiliarie stereo, utilizzabili per il monitoraggio o come mandate agli effetti. Tutti i punti di insert, oltre agli ingressi ed alle uscite, sono riportati in una pach-bay a lato del mixer. Nella versione standard da 48 in x 8 out la patch-bay è formata da 7 barre da 96 jack bantam, più una libera per la connessione di unità esterne. info Roland Systems Group Italy: tel. 011 19710336; www.rolandsystemsgroup.net Palco Plus RA18 RA18 è il nuovo elemento del sistema PalcoPlus che ne aumenta ulteriormente la flessibilità di utilizzo e la ricchezza timbrica. Si tratta di un ‘arrayable bass cabinet’ di tipo bass-reflex, che monta un altoparlante da 18” con bobina da 4”, delle stesse dimensioni di due RA16 e con sistema di aggancio compatibile al resto del sistema. RA18 permette di incrementare significativamente la pressione sonora nelle ottave basse generata dal sistema sospeso. L’uso di RA18 consente inoltre di aumentare il ‘punch’ del sub appoggiato RAB1815. RA18 ha una potenza applicabile di 1700 W continui (su 4 ohm), sfrutta al meglio un canale del processore amplificato PLM6800 e nella banda di frequenze da 50 a100 Hz eroga oltre 130 dB SPL continui. Una seconda versione, RA18X, incorpora un cono in fibra di carbonio con bobina da 5,3” con una potenza applicabile di 3400 W continui su 8 ohm. Questo è previsto per pilotare il sub con due canali a ponte di un PLM6800. info Montarbo: tel. 051 766437; www.montarbo.it 8 maggio/giugno 2010 - n.83 CAD Equitek E100S Dopo un lungo periodo commercialmente dominato dai modelli prodotti in oriente, l’azienda dell’Ohio CAD Audio torna a produrre microfoni negli Stati Uniti. Il primo modello della USA Series è una versione aggiornata del modello E100, risalente a circa vent’anni fa. E100S è un microfono a condensatore polarizzato esternamente, con diaframma singolo da 1” e caratteristica polare fissa supercardioide. Il microfono utilizza uno stadio di preamplificazione Quadra-FET, che fornisce una sensibilità di ‑30 dBV (28 mV/Pa), impedenza in uscita di 150 Ω, e richiede alimentazione phantom a +48 V. Incorpora un filtro passa-alto a 80 Hz ed un attenuatore da 10 dB. E100S ha una risposta in frequenza da 40 Hz a 18 kHz, ed SPL applicabile fino a 140 dB (150 dB con l’attenuatore inserito). Notevolissima è la caratteristica di rumore intrinseco dichiarata dal costruttore, di soli 3,7 dB (A). E100S viene fornito con un supporto antishock “stealth” a forcella ed una cassetta in ciliegio. info Mogar Music: tel. 02 93596241; www.mogarmusic.it info Sisme: tel. 071 7819666; www.sisme.com info Audio Line: tel. 06 5062017; www.audio-line.it DTS Delta 10 R Zoom La romagnola DTS ha portato al debutto il nuovo Delta 10 R Zoom, un cambiacolori motorizzato a LED RGBW con grado di protezione IP55 per utilizzo esterno o interno. Utilizza 240 sorgenti LED (60 R, 60 G, 60 B e 60 White) ed incorpora uno zoom motorizzato da 15° a 40°. La distribuzione uniforme delle sorgenti luminose garantisce un’elevata qualità di miscelazione ed una proiezione omogenea con qualsiasi colore. Può generare 16 milioni di colori, con tre diverse modalità di controllo della miscelazione (RGBW, CMY ed HSV), e la temperatura colore del bianco si può aggiustare in una gamma lineare tra 2800 K e 6500 K. Addirittura, si può personalizzare e memorizzare una precisa temperatura colore, richiamabile dal canale DMX dedicato “White”. Il proiettore si può utilizzare con o senza un controller esterno, anche concatenando fino a 32 unità. Incorpora anche un fotosensore a sensibilità variabile per l’accensione e spegnimento automatico. Tutte le funzionalità del proiettore possono essere memorizzate per il playback in una sequenza lunga fino ad una settimana. Il proiettore può essere montato in verticale, orizzontale o invertito. Delta 10 R Zoom incorpora un alimentatore in commutazione che può utilizzare tensioni di rete da 90 V AC a 260 V AC, assicurando tra l’altro un’operatività affidabile anche nel caso di cali di corrente. info DTS: tel. 0541 611131; www.dts-lighting.it www.soundlite.it 9 news Robe ColorBeam 2500E AT Sennheiser Da Sennheiser arrivano le versioni Mark II del doppio ricevitore EM3732 e del trasmettitore bodypack SK5212, in grado di operare su una gamma di frequenze commutabili molto più ampia rispetto ai predecessori. Offrono la possibilità di operare su una banda di 180 MHz, molto comoda per i tecnici che devono adattarsi al nuovo panorama mondiale delle trasmissioni digitali ed evitare le interferenze. L’uscita digitale AES/EBU permette al ricevitore di collegarsi direttamente alle console digitali e l’interfaccia Ethernet ne permette la facile integrazione in rete per il controllo via PC o Mac. Nella modalità “a bassa intermodulazione” è possibile inserire circa il 30% di canali in più – rispetto al passato – all’interno di una data finestra di frequenze, con potenza di trasmissione di 10 mW e con una migliore pulizia del segnale. info Exhibo: tel. 039 49841; www.exhibo.it ColorBeam 2500E AT è il più potente testamobile finora progettato e prodotto dalla Robe. Utilizza una lampada Philips MSR Gold 1500 FastFit ed è dotato di zoom multistep capace di plasmare il raggio fra 10° e 1,5°. Notevole la parte dedicata agli effetti con due ruote di gobo rotanti, quattro prismi rotanti, full CMY/CTO più una ruota di sei colori e frost variabile per effetti wash in un’ampia gamma di colori. Può essere gestito da 23 o da 31 canali DMX, secondo la modalità, ed offre movimento di 540° in pan e 280° in tilt. info Robe Multimedia: tel. 0541 833103; www.robemultimedia.it Hands-On Clay Paky presenta Hands‑On, un innovativo sistema di controllo che consente di programmare tramite PC un sistema fino a 512 canali / 48 apparecchi DMX. È composto da un sofisticato software e da una rivoluzionaria interfaccia/driver che si presenta come un minuscolo connettore. Il software è compatibile con tutti i principali sistemi operativi: Mac Os X / Microsoft Windows / Ubuntu Linux. Lo schermo del PC diventa l’interfaccia di controllo su cui sono emulati graficamente cursori, pulsanti, display di una vera e propria consolle hardware; essi sono raggruppati in un’unica videata in cui l’utente si muove, guidato anche dalle segnalazioni intuitive trasmesse dal software nelle diverse fasi del controllo. Lo schermo assume dunque tutta la semplicità di una centralina hardware, con i suoi dispositivi di accesso diretto ai playback, ma beneficia nel contempo della mutevolezza grafica e dalla rapidità consentita dal computer. Per trasmettere agli apparecchi i segnali di controllo, Hands-On utilizza un’interfaccia DMX che è un gioiello di miniaturizzazione elettronica, inserita nel semplice connettore XLR alla seconda estremità del cavo USB che preleva i segnali di controllo dall’uscita del computer. Si può comandare l’interfaccia video di Hands‑On tramite il mouse o con l’utilizzo di un touch-screen. In questo caso gli elementi grafici sullo schermo emulano cursori o pulsanti con una logica di funzionamento simile ad una console DMX hardware. Hands‑On consente di collegare direttamente al computer un’interfaccia MIDI o un dispositivo con cursori di qualsiasi marca e supporta l’utilizzo di Joystick USB. Inoltre, supporta l’utilizzo dell’iPhone come telecomando per attivare a distanza la riproduzione degli show oppure per le operazioni di configurazione. Hands‑On utilizza una logica di Cuelist e di Playback comparabile a quelle delle console professionali più utilizzate. Il software conosce già oltre 1900 modelli di apparecchi DMX di ogni marca, le loro funzioni e tutti i canali con le loro specialità. Aggiornamenti continui di questa libreria sono disponibili semplicemente collegandosi al sito del programma. info Clay Paky: tel. 035 654311; www.claypaky.it SSL presenta X‑Patch X‑Patch, da Solid State Logic, è una matrice per il routing analogico a controllo digitale. È progettata per permettere l’utilizzo in studio di qualsiasi sistema di processori analogici con la flessibilità e l’immediatezza di un plug-in software. X‑Patch è in sintesi un router 16 x 16 SuperAnalogue™, controllabile via Ethernet da PC o Mac. Attraverso l’interfaccia di controllo software Logictivity™ Studio Browser di SSL, che consente di configurare e archiviare impostazioni di routing, X‑Patch aiuta ad integrare i processori hardware classici all’interno degli studi più moderni. Può operare sia come semplice router X/Y che come una vera e propria matrice per pilotare complesse catene di dispositivi, permettendo di richiamare al volo il setup desiderato. Ogni singola istanza di Logictivity™ può controllare fino a sei X‑Patch in contemporanea. X‑Patch incorpora connessioni MIDI standard che le consentono di essere pilotata via programchange anche da pedaliere MIDI, permettendo il suo utilizzo come un router analogico autonomo per l’elaborazione di segnale o per la selezione di amplificatori durante una performance live. X‑Patch dispone di interfacce D‑sub 25 sul pannello posteriore, connettori combo (XLR/jack) in ingresso e XLR in uscita per i canali 1 e 2 sul pannello anteriore e connessioni MIDI per il controllo da pedaliere. L’unità è in grado di lavorare con segnali a +4 dB e ‑10 dB, per funzionare correttamente sia con outboard tradizionali da studio sia con pedali per chitarra standard. info Funky Junk: tel. 02 69016229; http://funky-junk.it/ 10 maggio/giugno 2010 - n.83 Il vero spettacolo e’ usarle: STRUTTURE PILOSIO PALCHI TRIBUNE COPERTURE Con noi puoi essere sicuro di avere a disposizione strutture che si adattano alle più particolari esigenze perché studiate per essere semplici e per farti ottenere il risultato migliore. Le varie certificazioni garantiscono strutture efficienti, di elevata qualità, che soddisfano i più rigidi requisiti di sicurezza. E se non bastasse, la nostra assicurazione responsabilità prodotto per € 5.000.000,00 è inclusa nel valore del tuo acquisto. Pilosio S.p.A. Via E. Fermi 45, I-33010 TAVAGNACCO (fraz. di F. Umberto) UD, Italia Tel. +39.0432.435311, Fax +39.0432.570474 - www.pilosio.com - [email protected] news Mirage Clay Paky ha presentato Mirage, un display a LED semitrasparente con una struttura costituita da sottili barre orizzontali alternate ad aree vuote che determinano un rapporto di trasparenza prossimo al 50%. Il display è composto da moduli quadrati di 640 mm x 640 mm e pesa solamente 5,7 kg (14 kg al metro quadro). Ogni pannello contiene la propria elettronica di alimentazione e controllo e il collegamento fra pannelli viene fatto a catena. Il sistema di aggancio permette l’installazione rapida sulle americane da parte di una sola persona in pochi minuti. I moduli possono essere composti di schermi di ogni forma e dimensione e per completare il sistema è sufficiente l’interfaccia di controllo ed un computer standard per la configurazione ed i contenuti video. È costruito per essere utilizzato sia all’esterno che in ambienti interni con una struttura in alluminio e acciaio: i pannelli hanno infatti un grado di protezione IP65 sulla parte frontale ed IP54 sul retro; ogni pannello subisce uno speciale trattamento di impermeabilizzazione e anticorrosione. Con una luminosità di 2350 NIT (cd/m2), le animazioni proiettate da MIRAGE risultano ricche e vibranti, perfettamente visibili in qualsiasi condizione d’illuminazione esterna, anche in pieno giorno. I colori ottenibili sono pressoché infiniti, ulteriormente arricchiti dalla possibilità di intervenire sulla calibrazione della temperatura colore. I LED utilizzati sono del tipo “full-color” SMD con la tecnologia più evoluta in termini di potenza, resa luminosa, miscelazione cromatica, robustezza e durata. Ogni pixel è un’unità LED RGB, piatta e completamente incorporata nella struttura, che assicura una perfetta lettura dell’immagine anche da posizioni molto fuori asse o da lunga distanza. Il passo fra i pixel è di 20 mm effettivi, con una densità di 2500 LED per metro quadrato. Un progetto meccanico ed elettronico accurato permette il raffreddamento dei pannelli per sola convezione, cioè in modo naturale senza l’utilizzo di ventole. La vita media dei LED è di circa 50.000 ore. TTL33-A LINE ARRAY ATTIVO Piccolo come un “mini”, meglio di un “compatto”. Tecnologie avanzate, competenza, esperienza, costante impegno e dedizione progettuale ci hanno permesso di ottenere un risultato unico: il TTL33-A. Un modulo line array attivo, ultra compatto, con ampia copertura che fissa un nuovo standard nel settore dell’amplificazione per musica dal vivo e nelle installazioni fisse nei teatri. Nexo RS18 Nexo ha presentato il nuovo RS18, un sub compatto costruito utilizzando la tecnologia Ray Sub che incorpora due woofer da 18”. Con una risposta in frequenza da 31 Hz a 100 Hz, ed una potenza applicabile fino a 2 x 4000 W continui, RS18 può sviluppare fino a 146 dB SPL di picco in modalità omnidirezionale, o fino a 143 dB SPL di picco in modalità direzionale. È progettato per l’utilizzo con quasi tutti i modelli di impianto NEXO, e preset sono già disponibili per il processore NX242ES4 e per gli amplificatori processati NXAMP. C M Y PICCOLO COME UN "MINI", MEGLIO DI UN "COMPATTO" CM - Amplificatore switching da 750 Watt - Ampio angolo di copertura, direttività costante - 6 Trasduttori al Neodimio di elevata potenza - Pannello d'ingresso analogico di alta qualità - DSP 96 khz, 32 bit - Soft limiter e protezione RMS - Il massimo della potenza disponibile sul mercato in questa dimensione MECCANICHE AFFIDABILI MY 6 TRASDUTTORI AL NEODIMIO CY CMY K AMPLIFICATORE DIGITALE DA 750 W info Nexo: http://nexo-sa.com info Clay Paky: tel. 035 654311; www.claypaky.it L-Acoustics Il produttore francese ha presentato KARA, un sistema line-source modulare compatto e leggero ispirato al modello K1. Rispetto al suo predecessore, KARA migliora la gamma bassa per aumentare la larghezza di banda e la coerenza, ma migliora anche il controllo di direttività sul piano orizzontale, la copertura verticale e la propria ergonomia, essendo dotato di un leggero sistema di rigging integrato. Ha un’apertura orizzontale di 110° ed una risposta in frequenza da 55 Hz fino a 20 kHz. Nella composizione in array, offre una possibilità di variazione verticale dei componenti fino a 10°. KARA è abbinabile al nuovo SB18, subwoofer che incorpora un singolo trasduttore da 18” in configurazione bass-reflex per estendere la risposta in frequenza del sistema in basso fino a 32 Hz. Sono disponibili preset per la piattaforma L‑Rack (dei finali LA8 e LA4) per l’utilizzo di SB18 in configurazione omnidirezionale ed in configurazione multipla direzionale con i sistemi KARA, KIVA, ARCS ed XT. info Sisme: tel. 071 7819666; www.sisme.com 12 maggio/giugno 2010 - n.83 HEADQUARTERS: RCF SpA Italy: tel. +39 0522 274 411 e-mail: [email protected] RCF UK: tel. 0844 745 1234 e-mail: [email protected] RCF France: tel. +33 1 49 01 02 31 e-mail: [email protected] RCF Germany: tel. +49 2203 925370 e-mail: [email protected] www.rcfaudio.com RCF Spain: tel. +34 91 817 42 66 e-mail: [email protected] RCF USA Inc.: tel. +1 (603) 926-4604 e-mail: [email protected] news Novità in casa Montarbo Outline EIDOS Nuovi Sub RCF Numerose sono le novità presentate da Montarbo, storica casa costruttrice italiana. La gamma dei prodotti dedicati all’ambito professionale e dell’installazione si amplia con PLM3000, il nuovo processore amplificato che, oltre alle funzioni e alla versatilità del controller digitale LM24 (presentato lo scorso anno insieme al sistema PalcoPlus), offre 4 canali di amplificazione in classe D da 750 W (su 4 ohm) completamente indipendenti. I diffusori WIDE12P e WIDE15P sono versioni passive dei modelli della serie WIDE. I due modelli sono disponibili in versioni da 4 ohm e 8 ohm. Le dimensioni molto contenute li rendono sistemi flessibili ed utilizzabili sia in ambito professionale che semiprofessionale, in ogni tipo di ambiente. Possono essere utilizzati come frontfill e come stage monitor, con potenze applicabili fino a 750 W continui. Il loro compagno ideale è ovviamente il PLM3000. Aria nuova anche sul fronte dei mixer: la compattissima serie MBR comprende un 12 canali, MBR12FX, ed un 16 canali, MBR16FX. Molto ricchi di dotazioni, sono disponibili anche in versioni che incorporano amplificazione 2 x 750 W in classe D con alimentatore in commutazione: MBR12FXP e MBR16FXP. Tutti i nuovi modelli sono montabili in rack. A sorpresa, Outline svela EIDOS: un’originale linea di diffusori pensata per le installazioni fisse. EIDOS al momento comprende quattro modelli (ma saranno sette), ed un subwoofer con doppio altoparlante da 15”. I modelli a larga banda – EIDOS 10, EIDOS 12 e EIDOS 15 – equipaggiati rispettivamente con woofer da 10”, da 12” e da 15”, sono a due vie e incorporano un crossover passivo realizzato con una componentistica di prim’ordine come bobine a bassissima resistenza e condensatori in polipropilene metallizzato. Il driver a compressione con diaframma da 1” e la guida d’onda da 90° x 60° sono in comune tra i modelli. La guida d’onda, con grande beneficio per le installazioni in spazi angusti o con soffitti bassi, è ruotabile di 90° sul proprio asse per mantenere la dispersione desiderata indipendentemente dalla posizione del cabinet. Le generose dimensioni della bocca favoriscono un notevole controllo della direttività. La sagoma di tutti i cabinet ne permette l’impiego anche come monitor da palcoscenico. Il subwoofer EIDOS 215 è equipaggiato con due altoparlanti da 15” ad alta escursione, dotati anche di anelli demodulanti proprio per poter gestire valori di potenza (picco) che eccedono la capacità di potenza (elettrica) degli altoparlanti. I cabinet della linea EIDOS, nel rispetto dei più alti standard qualitativi cui Outline ci ha abituato, sono costruiti in multistrato di betulla da 15 mm con incollaggio fenolico e sono dotati di sistemi di rinforzo per smorzarne le risonanze interne. Non mancano diversi punti d’aggancio M8 (anche sul subwoofer), per poterle facilmente corredare di accessori per la sospensione. RCF presenta una nuova linea di subwoofer abbinabile a tutti i diffusori della sua linea professionale. In particolare, il SUB 705‑AS è un prodotto potente e compatto, equipaggiato con un woofer da 15” con bobina da 3” ed amplificato con un finale Digipro da 700 W continui. Può erogare fino a 130 dB di pressione sonora, è dotato di selettore per il crossover, di tasto per l’inversione di fase, di filtro passa alti, equalizzazione elettronica, limiter e protezione. Il modello maggiore, 718‑AS, monta invece un woofer da 18” con bobina da 4” e fornisce fino a 132 dB SPL. info Montarbo: tel. 051 766437; www.palcoplus.com Coemar verso l’Infinity Coemar si è presentata all’appuntamento di Francoforte con la linea Infinity ora completa. La serie Infinity XL, progettata per concerti e manifestazioni in grandi spazi aperti, è la capostipite della gamma ed è disponibile nei due modelli Wash e Spot con lampade da 1400 W e da 1500 W fast-fit. La serie Infinity S è invece ideale per teatri e programmi televisivi. Silenziosa, leggera, salvaspazio, energeticamente vantaggiosa a parità di prestazioni, monta lampade fast-fit da 300 W. Infinity M è la nuova serie di proiettori vista in anteprima lo scorso autunno. Ideati per montare la rivoluzionaria lampada mini fast‑fit da 700 W, gli Infinity M sono così versatili che prevedono l’adattabilità a lampade che possano essere progettate in futuro, oltre all’attualissima 575 W fast-fit. Le dimensioni ridotte li rendono maneggevoli e facili da trasportare, la costruzione modulare ne agevola la manutenzione; il controllo ArtNet, il ballast digitale e il display remotabile tramite DMX512 ne fanno autentici gioielli. Gli Infinity M sono disponibili nei modelli ACL, Spot e Wash. J_Vista_left_DEF2.pdf info 8-04-2009 info RCF: tel. 0522 274411; www.rcf.it info Outline: tel. 030 3581341; www.outlinearray.com Coemar: 19:37:05tel. 0376 77521; www.coemar.com J_Vista_right_DEF2.pdf 8-04-2009 19:38:15 C M Y CM MY CY CMY K 14 maggio/giugno 2010 - n.83 www.soundlite.it 15 news DiGiCo presenta SD9 Think vertical. I l più grande splash nel padiglione 8.0 o, addirittura, in tutta la parte della fiera “oltre i binari” è stato il prodotto che annuncia la scesa in campo di DiGiCo nel mercato delle console digitali tra i diecimila ed i ventimila euro. Il prodotto di chiama SD9 “Red Snapper” ed è stato dimostrato in fiera in modo hands-on, cioè a sedici utenti per volta, due per banco, ogni mezz’ora. Al cuore di SD9 è la tecnologia hardware Super-FPGA, in combinazione con il processore Analog Devices TigerSHARC®, l’architettura di elaborazione segnale Stealth Digital Processing™, le stesse caratteristiche delle recenti console SD7 ed SD8 ancora utilizzate esclusivamente dai sistemi DiGiCo. Il sistema di base è composto dalla superficie di controllo con un singolo alimentatore, uno stagebox con un singolo alimentatore, cavo CAT5e e flightcase. Lo stagebox D Rack incorpora 32 preamplificatori microfonici ed otto uscite analogiche, con uno slot per l’aggiunta di altre otto uscite analogiche o quattro uscite AES3 opzionali. Un’opzione ulteriore è una connessione ottica per il collegamento e la completa compatibilità con qualsiasi console DiGiCo SD. È costruito per essere montato a rack o usato a terra, e supporta l’opzione di un alimentatore ridondante. La superficie di controllo dispone di 24 fader motorizzati da 100 mm, ognuno con un display LCD retroilluminato per l’etichettatura ed un meter LED ad otto segmenti. Il centro della console è dominato da un touchscreen da 15”, con sottostanti 12 encoder rotativi e 12 tasti ad accesso rapido; a fianco sette tasti di selezione rapida per le sezioni dei canali. Dall’altro lato dello schermo c’è invece una channel strip con 14 encoder rotativi ed una sezione di elaborazione dinamica sul pannello, con accesso immediato ai parametri fondamentali di compressione e gate e selettori appositi per il processing dinamico pre- o post-eq. Incorporati nella console troviamo ulteriori otto ingressi microfonici ed otto uscite di linea, più due ingressi e due uscite AES3, MIDI in/out/thru, MADI in/out (su BNC) ed interfaccia di rete. Sono disponibili inoltre due ingressi e due uscite GP, su jack da ¼”. La superficie può gestire due D Rack stagebox, quindi fino a 64 ingressi e 32 uscite analogiche dal palco, oltre a otto ingressi ed otto uscite analogici, due coppie AES3 e I/O MADI da 56 canali, per un totale di 132 canali d’ingresso disponibili. È possibile gestire fino ad 80 canali di elaborazione, configurati come 40 channel strip ciascuna delle quali può essere o mono o stereo. Ci sono quattro effetti stereo incorporati, scelti tra gli effetti della SD7, e la console è predisposta per un modulo Waves Soundgrid, utilizzabile per aggiungere fino a 16 rack di plug-in fino ad otto plug-in per rack. Ci sono anche 16 equalizzatori grafici incorporati che si possono assegnare a qualsiasi canale o bus. L’uscita MADI sul banco mette a disposizione 56 canali che possono essere destinati, ad esempio, alla registrazione con Pro Tools, Logic, Nuendo ecc, o come feed per il broadcast. SD9 fornisce 16 bus stereo o mono, compresi due bus solo ed oltre ad un bus master configurabile come stereo o LCR. È presente in uscita una matrice 8 x 8 con processing completo. Per quanto riguarda la gestione, SD9 permette tutte le funzioni di copia, incolla e sposta, e permette la visualizzazione degli snapshot in modalità off-line, con ritorno immediato al mix on line. Mette a disposizione connettori PS/2 per mouse e tastiera, un’uscita VGA e due interfacce USB. È ovviamente progettato e costruito nel Regno Unito e incorpora nella sua costruzione gli stessi materiali in policarbonato dell’SD7. info Audio Link: tel. 0521 648723; www.audiolink.it DVA. Il primo line array attivo con 3 amplificatori digitali, alimentazione switching full range, PFC, processo audio controllato da DSP e preset di rapida utilizzazione. Grazie alla tecnologia utilizzata, il box in polipropilene rinforzato, il flyware integrato, e l’utilizzo di componenti acustici RCF Precision, abbiamo creato un nuovo standard di line array. Il risultato di una progettazione mirata sono le dimensioni contenute e il peso di soli 13,2 kg. DVA T4 - Modulo Line-Array Attivo DVA S09 - Subwoofer Attivo Modulo line array attivo a 3 vie con trasduttori RCF al Neodimio, amplificatore digitale 420W/RMS. Alimentazione switching con PFC. Subwoofer attivo 15“ con trasduttore RCF al Neodimio, amplificatore digitale Class-D 1000W/RMS Digipro®. DVA S10 - Subwoofer Attivo DVA S20 - Subwoofer Attivo Subwoofer attivo 18“ con trasduttore RCF al Neodimio, amplificatore digitale Class-D 1000W/RMS Digipro®. Subwoofer attivo 2 x 18“ con trasduttori RCF al Neodimio, amplificatore digitale Class-D 2000W/RMS Digipro®. AEB INDUSTRIALE s.r.l. - Via Brodolini, 8 - Crespellano (BO) ITALY - Tel +39 051 969870 - Fax +39 051 969725 [email protected] - www.dbtechnologies.com 16 maggio/giugno 2010 - n.83 segui dBtechnologies su news Novità da Outline FBT PROMaxX ProLights Zenith Z390 LED LAB 21 HS SP è una versione auto-amplificata dell’infrasub LAB 21, equipaggiata con un woofer da 21” in grado di gestire valori di potenza dell’ordine degli 8000 watt di picco. L’aggiunta della sigla “HS” (High Strength) indica l’eccezionale robustezza del cabinet, capace di resistere alle più elevate sollecitazioni che l’impiego live comporta, nonché di garantire una risposta acustica senza uguali in termini di precisione sulle frequenze infra-gravi. LAB 21 HS SP assicura un’elevatissima efficienza di trasduzione elettroacustica grazie all’ottimale integrazione dei diversi domini: elettrico, meccanico ed acustico. Il coordinamento di tali ambiti, unito al controllo in retroazione della pressione in uscita per mezzo di un potente DSP, consente il massimo trasferimento di energia ed una gestione della potenza in uscita nel più fedele rispetto della dinamica del segnale in ingresso. Il risultato, a dispetto dei soli 600 litri di volume occupati, è sintetizzabile nei seguenti numeri: 148 dB di SPL a 1 m (picco) per una banda passante che si estende da 23 Hz a 165 Hz. La serie DPA (Digitally Processed Amplifier) è una linea di amplificatori in classe D ad alta efficienza (2/4 canali), particolarmente versatile, costruita con la tecnologia più avanzata oggi disponibile. Tutti muniti di DSP (96 kHz) e interfaccia USB, i finali della serie DPA sono ideali per le installazioni fisse e si caratterizzano per l’ottimo rapporto prezzo-prestazioni. Due sono i modelli disponibili: DPA 1002 con potenza di 2 x 1250 W su 2 ohm oppure 2500 W (a ponte) su 4 ohm; e DPA 1004 con 4 x 1250W su 2 ohm oppure 2 x 2500 W (a ponte) su 4 ohm. Questi amplificatori offrono pesi e ingombri ridotti (9 kg, 2U rack 19”) e funzionamento con alimentazione da 115 V AC a 230 V AC +/‑ 10%. La marchigiana FBT ha annunciato PROMaxX, l’ultima evoluzione della linea di diffusori in polipropilene. FBT ha aggiornato il design del cabinet per aumentare la proiezione delle basse frequenze e minimizzare le risonanze indesiderate; la tromba è stata inoltre riprogettata per migliorare la dispersione delle frequenze alte. La serie comprende quattro modelli autoamplificati, con moduli di amplificazione in classe D con alimentazione a commutazione che erogano 600 W continui per le basse e 300 W continui per le alte in biamplificazione nei modelli full-range e 1200 W continui nel subwoofer. I moduli d’amplificazione incorporano un DSP con otto preset di equalizzazione. PROMaxX 10a incorpora un woofer B&C da 10” con magnete al neodimio ed un driver al neodimio con uscita da 1” e bobina da 1,5” accoppiato ad una tromba a direttività costante e apertura di 90° in orizzontale per 60° in verticale. Il modello PROMaxX 12a abbina la stessa sezione delle alte ad un woofer B&C da 12”, sempre al neodimio. Il modello più grande tra le casse full-range, PROMaxX 14a, utilizza per le basse frequenze un nuovo woofer della B&C da 14” (già, proprio quattordici) con magnete al neodimio e bobina da 3”. Abbina a questo nuovo trasduttore, di dimensioni insolite, un driver B&C con uscita da 1,4” e bobina da 2,5”, sempre accoppiato ad una tromba 90° x 60°. Il subwoofer PROMaxX 15Sa monta un cono a lunga escursione da 15” con bobina da 3”. I tre modelli full-range incorporano flangie per il montaggio su stativo, punti di montaggio M10 e maniglie ergonomiche. I cabinet sono costruiti con tre diversi angoli d’appoggio laterale (12°, 45° e 55°) per l’uso flessibile come monitor. Zenith Z390 LED è il nuovo wash a corpo mobile ProLights basato su tecnologia LED e dotato di sintesi di colore RGBW per generare una gamma di combinazioni cromatiche praticamente illimitata. Offre un’elevata resa luminosa, grazie ai 90 LED da 3 W (18 rossi, 24 verdi, 24 blu, 24 bianchi), e da un gruppo ottico che incorpora lenti antiriflesso ad alta definizione con trattamento acromatico di qualità. Proiettore silenzioso, dalle dimensioni contenute, Z390 LED offre ampia possibilità di applicazione sia nell’utilizzo in concerti, eventi e tour, sia all’interno di allestimenti in club e teatri. Incorpora dimming lineare da 0 a 100%, effetto strobo da 13 flash/s ed effetti di dissolvenza con velocità regolabile. Il controllo è tramite DMX 512 su connettore XLR3, con due modalità di funzionamento a 9 e 16 canali. Incorpora inoltre un display grafico LCD 3,5” per l’accesso semplificato al menu di controllo, configurazione e assegnazione indirizzo. Il movimento motorizzato offre un’escursione di 540° in pan e 270° in tilt, con risoluzione a 8 bit o a 16 bit. Z390 LED ha un assorbimento di potenza massima di 390 W e pesa 10 kg. info Outline: tel. 030 3581341; www.outlinearray.com B&C DE850TN B&C presenta il nuovo driver al neodimio DE850TN. Questo driver con uscita da 2”, diaframma in titanio e bobina in alluminio da 3” è progettato per offrire un rapporto qualità prezzo ottimale. Offre una risposta in frequenza da 500 Hz a 18 kHz, una sensibilità di 108 dB ed una potenza applicabile di 220 W continui. Il punto di crossover consigliato per DE850TN è a 1000 Hz, ed il componente ha un’impedenza nominale di 8 ohm. info B&C Speakers: tel. 055 65721; www.bcspeakers.com info FBT: tel. 071 750591; www.fbt.it info Music&Lights: tel. 0771 72190; www.musiclights.it THE NEW RULES 1 REVOLUTION, 4 SOLUTIONS 4Array rivoluziona l’approccio al Line Array. Un solo modulo, compatto e leggero, 4 possibili utilizzi: Array verticale, Stage Monitor, SideFill o Cluster. Caratterizzato da un suono brillante e velocissimo, con dinamica e risposta ai transienti mozzafiato, 4Array non necessita di SubWoofers per le applicazioni vocali. E’ la soluzione più moderna e versatile per le vostre esigenze di amplificazione: un sistema da 4 moduli genera 136dB di SPL massima e si installa in meno di 2 minuti! 18 Dati riferiti ad un solo modulo Risposta in 70Hz-20KHz Dispersione 100x15° frequenza (+/3db) (HxV) Potenza 240W prog Impedenza 16 Ohm 480 peak nominale SPL 121db prog Connessioni 2 x Speakon 124db peak di ingresso Sensibilità 97dB SPL Finitura Vernice nera (1W/1m) antigraffio Componenti 4x5” Custom Dimensioni 220 mm MidWoofer (LxAxP) 500 mm 4x1” Driver 250 mm compressione Peso netto 11kg Carisch S.p.A. | Monsound Division Via Canova, 55 | 20020 Lainate (Milano) | Italia Tel: +39 02 939972500 | Fax +39 02 939972501 www.monsound.it | www.m1750.com maggio/giugno 2010 - n.83 FOUR BRANDS ONE GOAL Non c’è gusto a rompere le regole, quando le si può riscrivere da zero. Diginis HP è il primo diffusore compatto a raggiungere la soglia dei 1.000 W in bi-amplificazione, con una versatilità incredibile: • Ingresso analogico e digitale con auto riconoscimento del segnale • Amplificazione digitale, con 800W (Woofer) + 200W (Driver) • Processore DSP integrato con gestione dell’EQ e della dinamica • Curve di EQ personalizzabili e memorizzabili via software nelle 100 memorie disponibili • Woofer da 12” e Driver a compressione da 1,4” • Cabinet in polipropilene iniettato in carbonio, con inserti in alluminio La serie Diginis continua… Click on www.myaudio.it and stay tuned! Carisch S.p.A. | Monsound Division Via Canova, 55 | 20020 Lainate (Milano) | Italia Tel: +39 02 939972500 | Fax +39 02 939972501 www.monsound.it FOUR BRANDS ONE GOAL www.soundlite.it 19 news Doppietta per Soundcraft Serie Vi S oundcraft ha presentato due nuove console nella serie Vi. Soundcraft Vi1 è una console standalone completa, con 32 ingressi analogici e 27 uscite analogiche, più sei ingressi digitali, quattro ritorni effetti stereo e sei uscite digitali in un unico chassis. Fino a 46 canali d’ingresso e, con l’aggiunta di uno stagebox (compatibile con gli attuali rack Vi), è possibile aumentare il numero di canali gestibili fino a 64. Le tracce sono assegnabili a 24 bus multifunzione, oltre a LR e Mono Mix bus. Fino ad otto bus possono essere configurati come matrici di mixaggio, ciascuna con un massimo di 16 sorgenti. La superficie di controllo misura poco più di un metro di larghezza e comprende 16 fader per gli ingressi, otto fader per i bus di uscita o VCA e due fader per i master, con la possibilità di personalizzare i layer di controllo. Tutti i parametri dei 16 canali sono visualizzati l’uno vicino all’altro, su un singolo touch screen Vistonics da 22”. La metà superiore dello schermo gestisce il controllo della sezione di uscita, nonché la Cue List o il Menu. Sono disponibili esattamente le stesse funzionalità di canale del Vi6 e Vi4, oltre alla gestione delle snapshot, del talkback e dei servizi di monitoring. Vi1 eredita molte delle funzionalità dei suoi fratelli più grandi, tra cui la codifica a colori illuminati dei fader FaderGlow™, quattro effetti stereo Lexicon, EQ grafico BSS Audio su tutti i bus di uscita ed i controlli di dinamica su tutti i canali. Il banco è anche compatibile con i file show Vi2, 4 e 6. QSC Serie KW Dopo la première, l’anno scorso, della serie K, QSC ha presentato la serie KW, che implementa tutte le innovazioni elettroniche utilizzate per la serie K in una serie di casse in legno. La serie comprende quattro modelli – KW122, KW152, KW153 e KW181 – tutti con lo stesso modulo DSP dei modelli K, cioè con amplificazione in classe D da 2 x 500 W continui. Sono costruiti in betulla e, secondo il produttore, sono generalmente più compatti e meno pesanti di altri prodotti nella stessa classe. I modelli full-range utilizzano tutti lo stesso trasduttore da 1,72” per le alte frequenze. KW122 utilizza, insieme al driver, un singolo woofer da 12”, per fornire una risposta in frequenza da 53 Hz a 20 kHz (‑6 dB), un SPL massimo di picco di 131 dB (1 m), ed una copertura nominale di 75° (simmetrica). Questo modello è adatto all’utilizzo anche come monitor a terra. KW152 aggiunge al driver un singolo woofer da 15” ed offre una risposta in frequenza da 47 Hz a 20 kHz (‑6 dB), una pressione sonora massima di 133 dB a 1 m (di picco) ed una copertura simmetrica di 60°. KW153, il modello a tre vie, aggiunge ai componenti del KW152 un midrange da 6,5”. Questo modello ha una risposta in frequenza da 35 Hz a 18 kHz (‑6 dB), copertura simmetrica di 75° ed SPL massimo di picco di 134 dB. Il subwoofer della serie, KW181, incorpora un singolo woofer da 18”. Utilizza lo stesso amplificatore per 1000 W continui (anziché 500 W + 500 W come i modelli full-range), grazie al quale può generare fino a 132 dB SPL di picco, con una banda passante da 39 Hz a 145 Hz. info Audio Link: tel. 0521 648723; www.audiolink.it I l nuovo Vi2, invece, già visto in anteprima al Plasa, eredita tutte le funzionalità di base di Vi4 e Vi6, ma misura solo 850 mm di larghezza. Il produttore lo presenta come il più compatto mixer digitale con capacità fino a 96 canali. La superficie è divisa in due sezioni: una dotata di otto fader per gli ingressi e una con dodici fader per le uscite master. Può gestire tanti ingressi quanti un Vi4 o un Vi6 (rispettivamente 72 e 96 canali), utilizzando lo Stage Box standard ed il Local Rack, con accesso diretto ad otto ingressi per volta nella sezione input fader. Toccando semplicemente sullo schermo i meter d’ingresso della sezione master, il controllo di tali ingressi viene portato sulla sezione fader input, insieme a tutte le funzionalità del canale. Sono disponibili tre layout completamente personalizzabili degli otto fader d’ingresso, tramite la nuova funzionalità Fader Page compresa nel software di aggiornamento V4.0 per tutte le console Vi. Vi2 è una soluzione interessante per chiunque voglia utilizzare una console di questa serie ma disponga di uno spazio limitato in cui operare. Per esempio, potrebbe essere facilmente usata sul palco per la gestione dei monitor, accanto ad una console esistente in occasione di festival, o in eventi aziendali in cui l’accesso agli ingressi è meno esigente rispetto ad eventi live. È inoltre adatta per l’uso come console di ricambio e come unità facilmente trasportabile per training o programmazioni. I file degli Show Vi2 sono compatibili con le console Vi4 e Vi6, ed anche con il software Virtual Vi Offline Editing. Vi2 permette di accedere a tutta la potenza di calcolo ed al processing del Local Rack, compresi gli EQ grafici a 30 bande, utilizzabili sui fader grazie al nuovo sistema di paging incluso nel nuovo software. Continua l’evoluzione del Digital Snake: Unità I/O alimentate a Batteria o Power Over Ethernet Possibiltà di mettere in merge più stage box in un unico stream Connettori XLR/TRS (LO/HI-Z) riducono l’ impiego di DI Box Preamplificatori di alta qualità controllabili a distanza Robusta costruzione adatta ad impieghi LIVE info Audio Equipment: tel. 039 212221; www.audioequipment.it 20 maggio/giugno 2010 - n.83 www.soundlite.it 21 news Electro-Voice Dx46 Da Electro-Voice è stato annunciato il lancio del processore Dx46 che incorpora la più moderna tecnologia d’elaborazione di segnale audio: il sistema FIR‑Drive. Precedentemente disponibile solo nel controller di sistema N8000 e negli amplificatori Tour Grade equipaggiati con moduli RCM‑26, il FIR‑Drive System è in grado di fornire una risposta in fase perfetta in tutte le elaborazioni grazie all’utilizzo di filtri a risposta all’impulso finita. Dx46 è un processore di controllo per altoparlanti 2 in/6 out da 1 unità rack che dispone di sei canali di filtri FIR a 512 coefficienti, più gli algoritmi EV PA Limiter e TEMP Limiter. Ha due ingressi analogici e un singolo ingresso AES/EBU, ognuno con link, e sei uscite analogiche per gli amplificatori. Gli ingressi analogici hanno un attenuatore da ‑6 dB inseribile prima dei convertitori AD. Il processore ha quattro diverse sezioni di delay. Un’interfaccia USB mette a disposizione un conveniente collegamento locale, mentre un’interfaccia Ethernet con switch incorporato è presente per le opzioni di connettività più avanzate. Cinque ingressi GPI a chiusura di contatto permettono l’interfacciamento con altri apparecchi. Dx46 offre una completa elaborazione dei segnali all’ingresso, con EQ grafici, EQ parametrici e delay, con uscite ottimizzate da elaborazione con i filtri FIR comprendente crossover, EQ e dinamiche. Fornisce inoltre blocchi di EQ e delay specifici su ogni uscita per semplificare l’impostazione di sistemi in array, in cluster o in zone. Il processore è completamente controllabile e configurabile tramite il software IRISNet, ed incorpora 60 preset dalla fabbrica e 30 programmabili dall’utente. info Texim: tel. 0362 923811; www.texim.it Martin MAC III Performance Il nuovo MAC III Performance è un testamobile sagomatore da 1500 watt disponibile come proiettore indipendente o come un kit d’aggiornamento per qualsiasi MAC III Profile già esistente. Incorpora un unico sistema otturatore con ogni lama dello shutter in grado di attraversare l’intero fascio di luce. Questo non solo aumenta il numero di forme possibili, ma permette alle forme di essere posizionate in qualsiasi parte del fascio proiettato. Un sistema di rotazione continua permette inoltre alle immagini di ruotare con qualsiasi angolo. Oltre alle funzionalità del MAC III Profile standard (miscellazione colori CMY + CTO variabile, dimming, zoom, filtro frost, costruzione modulare, ballast elettronico ecc.) il modulo aggiuntivo MAC III Performance aggiunge un otturatore, iris, una ruota di cinque gobo rotanti, una ruota di animazioni ed una ruota colori. I MAC III Profile convertiti con il kit si possono sempre riconvertire secondo necessità. info Martin Professional: tel. 035 3690911; www.martin.it 22 maggio/giugno 2010 - n.83 Meyer Sound MINA Meyer Sound lancia sul mercato MINA, il diffusore più piccolo della famiglia di line array MILO. Progettato per la musica live e le installazioni fisse, MINA offre con dimensioni e peso molto contenuti le stesse caratteristiche di intelligibilità e musicalità dei modelli più grandi della famiglia. Un prodotto, quindi, utile soprattutto per le venue di ridotte dimensioni o per i teatri, che potranno fruire così dei vantaggi della copertura direttiva della tecnologia line-array. Utilizzando un driver a compressione da 3” accoppiato ad una guida d’onda a direttività costante, e due woofer da 6,5”, tutto pilotato da un’amplificazione in classe D intera da 900 W continui (1900 W di picco) MINA è in grado di riprodurre la gamma di frequenze da 75 Hz a 18 kHz. Con i suoi 47 cm di larghezza e solo 21 kg di peso per unità, offre un livello di pressione acustica di 128 dB a un metro, con un’apertura orizzontale di 100°. info Grisby Music: tel. 071 7211340; www.grisbymusic.it news Event Management presenta i suoi nuovi studi. SGM Palco Full Color e Stilo LED Palco Full Color utilizza LED Luxeon REBEL, con un’efficienza massima di 80 lumen/watt. La struttura ospita 105 LED in una matrice di 35 lenti, ognuna con 9 watt di potenza, consentendo di ottenere una luminosità totale di 5500 lumen. Il proiettore utilizza un sistema di miscelazione di colore che permette di miscelare con un’unica lente i tre LED rosso, blu e verde. La diffusione desiderata è assicurata dalla varietà delle tre diverse lenti utilizzabili: narrow, medium, wide. Il miglioramento delle funzionalità va di pari passo con il progresso meccanico: SGM ha reso Palco Full Color ancora più resistente alle condizioni atmosferiche avverse, moltiplicando le possibilità applicative dell’apparecchio. Stilo LED, invece, è un innovativo cambiacolori con tecnologia LED studiato per illuminare location che necessitano di impianti particolarmente discreti e allo stesso tempo ad alta efficienza. Garantisce con un ingombro ridotto un’intensa copertura luminosa per ampie superfici, grazie alla disposizione in linea dei 12 LED. Disponibile nella versione Full Color e con grado di isolamento IP67 o IP20, Stilo LED passa dall’illuminazione creativa per ambienti esterni (come elementi architettonici o edifici) a quella di fondali per spettacoli teatrali e televisivi, mimetizzandosi facilmente in ogni contesto. info SGM: tel. 0721 47 64 77; www.sgm.it Robe Robin 300 Classic La nuova serie Robin 300 Classic comprende tre modelli che utilizzano lampade Philips MSD Gold 300/2 Mini FastFit. Robin 300 Beam Classic offre un’apertura variabile da 1,5° a 6,5° ed incorpora un riflettore dicroico per massimizzare la luminosità. Dispone di una ruota colori con sette filtri dicroici sostituibili, una ruota di gobo fissa ed una rotante. Un effetto di frost variabile assicura un passaggio graduale durante la variazione dell’ampiezza del raggio luminoso, ma non mancano funzionalità di dimming, effetti strobo variabili e pan/tilt rispettivamente di 540° e 260°. Robin 300 Spot Classic offre zoom variabile da 12° a 36°, una ruota di sette gobo rotanti, una ruota di sette filtri dicroici, una ruota di cinque gobo statici e quattro colori ed un prisma rotante a tre facce. Offre dimming attraverso l’intera gamma e effetto stroboscopico variabile. Robin 300 Wash Classic ha un angolo d’apertura variabile tra 10° e 35°, miscelazione colori CMY completa ed una ruota colori con sette filtri dicroici intercambiabili. info Robe Multimedia: tel. 0541 833103; www.robemultimedia.it Novità Neutrik L’applicazione di interfacce provenienti dal mondo dell’informatica è sempre più comune nell’ambiente dello spettacolo, dove la frequenza di inserimento e disinserimento dei connettori e le condizioni meno che ideali superano di gran lunga le caratteristiche per cui sono stati progettati i connettori ed i cavi originalmente previsti per l’utilizzo in uffici, laboratori e residenze. Dopo l’esperienza ed il successo dei connettori di rete per applicazioni heavyduty EtherCON, Neutrik continua ad offrire soluzioni che aiutano ad integrare l’informatica nello spettacolo. La serie Multimedia comprende connettori volanti e da pannello che incorporano collegamenti Firewire, USB ed HDMI in chassis delle dimensioni e nella familiare configurazione autobloccante del connettore XLR. Così facendo, Neutrik non solo sfrutta la robustezza, la superiore schermatura EMI ed il grado di protezione IP65 di questo tipo di accoppiamento, ma semplifica l’integrazione di connettori di questi tipi in pannelli rack ed apparecchi con forature standardizzate per XLR. info Neutrik: tel. +423 2372424; www.neutrik.com 24 maggio/giugno 2010 - n.83 Nuove postazioni di grafica e postproduzione hd. Uffici e Studi di post produzione: via XXV Aprile 68, 20068 Peschiera Borromeo - Milano tel. + 39 02 55 301 866 [email protected] Magazzino: via E. Fermi 12, 26839 Zelo Buon Persico - Lodi tel. e fax +39 02 90 659 623 www.eventmanagement.it EVENT MANAGEMENT tutta la tecnica per l’evento news Litec MY Audio Diginis HP Quest’anno Litec ha presentato in anteprima due nuovi prodotti: il traliccio Folding 105 e i sistemi di copertura High Load. Il nuovo traliccio Folding 100 a sezione triangolare in opera e a sezione piana in configurazione di trasporto, grazie ad opportune cerniere e braccetti pieghevoli, combina ridotti volumi di ingombro con alte prestazioni di portata. Caratterizzata da elementi tubolari e connessioni in lega 6082 T6, Folding 100 ha interasse di 100 cm tra i correnti sul piano di parete e di 47 cm in condizioni di lavoro, tra i correnti inferiori. A differenza della maggior parte dei tralicci pieghevoli in commercio che impiegano il sistema di connessione con boccole, Folding di Litec adotta un sistema a forche con perno di giunzione in acciaio, soluzione che offre robustezza e versatilità nelle applicazioni. È ideale per lunghe campate fino a 30 m. Rappresenta il giusto compromesso fra ridotto volume di trasporto, costo e portata. I due nuovi sistemi di copertura High Load, economici e facili da montare, vengono forniti completi di telo auto-estinguente e sono interamente composti da elementi in alluminio, quasi esclusivamente di serie. La prima configurazione, di 14 m x 12 m, è costituita da quattro torri MT40 con traliccio principale in QL40A con un ring perimetrale portante in QL52A; la seconda di 20 m x 14 m è costituita invece da sei torri MT40, anch’essa con un ring in truss QL52A. La copertura più piccola resiste a velocità di vento fino a 70 km/h con un carico applicato di 2800 kg, mentre quella più grande resiste a venti fino a 100 km/h con un carico applicato di 14.000 kg. Le due strutture sono disponibili con copertura solo a tetto o anche su tre dei quattro lati. Sono fornite complete di adeguati sistemi di sicurezza e controventature per un uso semplice ed immediato. Diginis HP è un diffusore compatto che incorpora un woofer da 12” ed un driver a compressione con uscita da 1,4”. È autoamplificato e, secondo il costruttore, è la prima cassa amplificata in polipropilene a raggiungere la soglia dei 1.000 W continui in biamplificazione. Il modulo d’amplificazione incorpora ingressi analogici e digitali con auto riconoscimento del segnale, un DSP integrato con gestione dell’EQ, della dinamica e curve di EQ personalizzabili e memorizzabili in 100 memorie. L’amplificazione in classe D può erogare fino a 800 W continui per le basse frequenze e 200 W continui per il driver. Il cabinet è in polipropilene iniettato in carbonio, con inserti in alluminio e maniglie ergonomiche. Silenzio! Silenzio! Entra Entra in scena scena in colore! ilil colore! info Monsound: tel. 02 939972500; www.myaudio.it info Staging Systems Europe: tel. 041 5960000; www.litec.it ANS incontra i Direttori di Produzione lunedì 26 aprile presso la sede di Milano della FederlegnoArredo Si parlerà di NORMATIVE E SICUREZZA SUL LAVORO 26 maggio/giugno 2010 - n.83 Interverranno i Signori: Orazio Caratozzolo, DP di F&P Group (Elisa, Ligabue, Baglioni, Mannoia) Giorgio Ioan, DP di Lemon&Pepper (Pezzali, Jovanotti, Ramazzotti) Danilo Zuffi, DP di Live Nation (Vasco Rossi, U2, Pausini, Grandi, Heineken Jammin Festival). FUSION COLOR 18 FC FUSION COLOR 7 FC 18 Led Full color P5II da 3 W Senza ventola di raffreddamento IP20 e IP44 7 Led Full color P5II da 3 W Senza ventola di raffreddamento IP20 e IP65 PAR COLOR 12 FC ENTIRELY MADE IN ITALY 12 Led Full color P5II da 3 W Senza ventola di raffreddamento IP20 e IP65 Casaloldo (MN) italy - Tel. +39 0376 778670 [email protected] - www.teclumen.it pubbli redazionale Spotlight è specializzata in illuminazione per il teatro, ma anche in studi televisivi, tour e live, installazioni architetturali, illuminazione urbana scenografica, musei, fiere e molto altro, grazie all’ampia gamma di prodotti progettati in Italia per rispondere alle più specifiche esigenze del mercato. Tra i nuovi prodotti presentati dall’Azienda milanese, anche durante la recente vetrina di “Prolight+Sound”, si evidenziano i fari destinati ad integrare efficienza e prestazioni con l’attenzione per bassi consumi, risparmio energetico ed un generale basso impatto ambientale. Quindi proiettori a LED di alta potenza ed una linea completa di fari con lampade in bassa tensione di ultima generazione. MidiLED ZOOM MidiLED ZOOM: nuovo spot serie MIDI di dimensioni compatte da 80 W in RGBW con Zoom da 12°-50° e controllo DMX512. Innovativo per la tecnologia utilizzata ma anche per la struttura modulare che permette installazioni singole, in linea o in batterie. Si distingue per elevata efficienza, lunga durata (ca. 50.000 ore), possibilità di regolazione del bianco 2.900 K – 6.000 K e per le infinite possibilità di tricromia. FIGURA 12 AXIAL “ARC” e LED POWERSTICK SPOTLIGHT: [email protected] www.spotlight.it Se la tecnologia a LED assume un rilievo crescente per durata, efficienza e risparmio energetico, non è da meno il ricorso alle lampade di nuova tecnologia in bassa tensione (80 V), che ha guidato Spotlight alla progettazione di una linea intera di apparecchi dedicati. Con trasformatore elettronico incorporato, si distinguono per qualità di proiezione, bianco a 3250 K e resa pari ad un’equivalente lampada alogena 2000 W: FIGURA 12 AXIAL: nuovo sagomatore serie SINTESI, assiale 1200 W Low Voltage con sistema “fast Fit” per la sostituzione della lampada e controllo DMX512. Presentato in anteprima al Prolight+Sound di Francoforte e progettato per proiezioni professionali di elevata qualità e precisione a distanze medio-lunghe, questo nuovo sagomatore garantisce un fascio di luce più bianco, più nitido e più preciso. Fascio dimmerabile in manuale o tramite controllo integrato DMX512. Non necessita alcun dimmer esterno. Ad integrazione della linea: VD 12 H CC LV: Seguipersona VEDETTE con lampada “fast Fit” 1200 W 80 V con dimmer manuale e cambiacolori integrato. COM 1280 F e PC: Faro modulare serie COMBI fornito in versione Fresnel o PianoConvesso. Lenti intercambiabili, zoom regolabile 6°-70° e controllo integrato DMX512. Non necessita alcun dimmer esterno. RP1280: Riflettore parabolico per fasci di luce concentrata in distanze medio-grandi quali arene estive, grandi teatri d’opera etc. Disponibile anche con motorizzazione Spotlight ARC. In esposizione all’importante fiera tedesca anche il sistema di forcelle modulari motorizzate “ARC” (Automated Remote Control) progettato da Spotlight e adattabile alla quasi totalità di proiettori tradizionali nonché di barre LED. In esposizione il LED POWERSTICK, con motorizzazione di Pan e Tilt oltre che regolazione del Focus di un massimo di 4 barre LED ad alta efficienza e basso consumo. Caratterizzati da qualità ed affidabilità e certificati ISO9001:2008, i prodotti della gamma Spotlight si rivolgono ad un mercato professionale medio alto e sono da tempo utilizzati, in Italia ed all’estero, in tutti i principali Teatri d’Opera, come a Milano il Teatro alla Scala ed il nuovo Teatro dell’Elfo Puccini, il Massimo di Palermo ed il Bolshoi di Mosca, oltre che in numerose applicazioni architetturali, come il museo della musica spagnolo e lo stadio Olympic Fencing Hall of the National Conference Centre di Pechino, in occasioni delle Olimpiadi 2008. Inoltre, sono spesso utilizzati in concerti e live, come per le grandi produzioni “Winx On Ice” ed il musical “Hair”, oltre che nella realizzazione di molte trasmissioni televisive in studio ed in teatro, come presso gli Studi RAI (Il Festival di Sanremo, I Sogni son Desideri, Scalo 76, XFactor…) e Mediaset (Colorado, Zelig, Top of the Pops…). 28 maggio/giugno 2010 - n.83 news di Mike Clark Clark’s Corner un occhio sulla stampa internazionale Pro Sound News Europe A poco più di un anno dall’an nuncio della EMI della chiusura dei famosi studi di registrazione Olympic, numerose segnalazioni suggerivano che l’etichetta disco grafica stava per “scaricare” quel lo che per molti è il suo gioiello: gli Abbey Road Studios. Dopo un periodo di silenzio, la società ha finalmente annunciato ufficial mente che si stanno svolgendo delle discussioni preliminari con terzi per “rivitalizzare” Abbey Road, aggiungendo di avere rice vuto a metà del 2009 un’offerta per l’acquisto degli studi per oltre trenta milioni di sterline, offerta che EMI aveva respinto perché pensava che Abbey Road dovesse rimanere di sua proprietà. Anche se la dichiarazione sembra assi curare la continuità dell’attività degli studi, ci sono ancora delle preoccupazioni riguardanti il si gnificato della parola “rivitalizza re”, utilizzata per un complesso che, a dire di molti osservatori, era fra i pochi ad essere riuscito ad evitare il declino che ha colpi to molti importanti studi. Questo grazie al fatto che, oltre ad essere ancora la scelta preferita di molti importanti artisti e produttori, la vora molto anche nei settori della musica per il cinema e per i video giochi. Fondato nel 1931 da un precursore della EMI, il complesso ha giocato un ruolo pionieristico nelle tecniche di registrazione discografica. Anche se utilizzati da artisti molto diversi, come il compositore Edward Elgar, oltre a Pink Floyd ed Iron Maiden, è sta to il loro legame con i Beatles e in 30 maggio/giugno 2010 - n.83 seguito con le carriere da solista dei quattro componenti, a rendere gli studi famosi nel mondo, al punto di essere ri battezzati Abbey Road, dopo che il gruppo ha immortalato l’attraversamento stradale sulla copertina del leggendario album del 1969. Dal 2007, la EMI (e di conseguenza anche Abbey Road) è di proprietà di Terra Firma, che attualmen te sta cercando degli investitori con oltre cento milioni di sterline per coprire alcuni prestiti contratti. Il fallimento di questi tentativi potrebbe avere come risultato il passaggio del controllo dell’etichetta alla banca dalla quale sono stati ottenuti i prestiti: la Citigroup. In seguito a molte “voci” che giravano su alcuni “Web fo rum” statunitensi, il gruppo Harman International ha con fermato la sua decisione di terminare la produzione di tutti i prodotti JBL nel territorio statunitense, possibilmente già a partire dal mese di giugno 2010. Nella dichiarazione uffi ciale, Harman informa di avere spostato la maggior parte della sua produzione da Northridge (California) al suo sta bilimento messicano, a Tijuana. Sottolineando il fatto che la decisione riguarda esclusivamente la produzione – e non le attività di ricerca e sviluppo, marketing e vendite, che rimar ranno nella sede californiana – la società ha spiegato che il “trasloco” è stato deciso per ridurre le spese di conduzione e per mantenere il suo vantaggio competitivo sul mercato. Lighting & Sound International In seguito al tragico terremoto haitiano, ed al disperato bisogno di aiuto per i sopravvissuti alla tragedia, George Clooney ha creato e lanciato il telethon “Hope for Haiti Now” (Speranza per Haiti adesso), con alcuni degli artisti più famosi del mondo, trasmesso da tutti i principali net work negli Stati Uniti. Per ottenere la collaborazione dei migliori artisti, si è deciso di tenere lo show a New York, a Los Angeles e a Londra. Con solamente quattro giorni di preavviso, l’evento londi nese aveva come ospiti Coldplay, Beyoncé, Jay-Z, Rhianna e Bono ed Edge degli U2. Il lighting designer e scenografo era Tim Routledge e, oltre ad una grande quantità di apparec chiature fornite gratuitamente (console MA Lighting, pro iettori Clay Paky, etc.), aziende prestigiose come PRG hanno chiesto dei volontari fra i loro tecnici per il lavoro di allesti mento e lo svolgimento dello show, e c’è stata un’autentica gara di solidarietà. Durante il summit sui cambiamenti climatici a Copenaghen, il Royal Danish Theatre ha pensato di intrattenere i leader mondiali intervenuti all’esecuzione del balletto “Napoli” con uno spettacolo il più “verde” possibile, dal punto di vista dell’illuminazione (visto che la maggior parte dei te atri in Danimarca sono sostenuti totalmente dal governo, doveva anche dare un buon esempio). Thomas Bek Jensen, il responsabile del reparto luci del teatro, ha spiegato: “Ab biamo ricevuto una proposta dalla ETC di usare i loro nuovi proiettori LED Selador per lo spettacolo”. Il tecnico del te atro aveva già visto i Selador al salone londinese PLASA e, dopo una dimostrazione iniziale, era rimasto molto colpito. I proiettori hanno ricevuto un premio alla manifestazione inglese per l’innovazione dell’utilizzo di sette LED colorati per pixel, invece dei soliti tre o quattro, configurazione che permette di creare dei bianchi a largo spettro e dei colori sa turi, ottenendo un’illuminazione del viso degli artisti simile a quella ottenuta con le lampade al tungsteno, un attributo a lungo considerato una sorta di “sacro Graal” per la tecno logia LED. Oltre a questi aspetti tecnici ed ai vantaggi ormai noti offerti dall’utilizzo della tecnologia LED, i responsabili del teatro hanno anche constatato che era sufficiente una sola fila di proiettori Selador per ottenere un wash sull’in tero fondale, al posto di file multiple con i loro proiettori tradizionali. Inoltre, anche i ballerini dello spettacolo sono stati molto soddisfatti, perché i tagli precedenti erano tal mente forti che a volte facevano fatica a vedere il pavimen to del palcoscenico mentre ballavano, mentre con i nuovi LED ciò non accadeva. Total Production International Il tema del cambiamento climatico ha portato degli ottimi risultati commerciali alla Bluman Associates – una società specializzata nella progettazione e nella fornitura di servizi di proiezione – grazie ad una campagna ad alto profilo che ha ideato e creato per Greenpeace, svoltasi in parte a Lon dra e in parte a Copenaghen, durante il summit delle Nazio ni Unite. I risultati della campagna si sono visiti sui telegior nali di mezzo mondo perché, oltre alla proiezione sul tetto della sede del Parlamento britannico, il progetto danese comprendeva la proiezione su un’enorme sfera (alta venti metri) nella piazza del municipio della città. A Copenaghen, la Bluman ha messo in campo ben dieci videoproiettori di gitali Christie S+20K per creare una mappa della Terra in rotazione sulla gigantesca sfera, che cambiava apparenza in base agli SMS ed alle e-mail inviati da tutto il mondo. A que ste proiezioni si aggiungevano anche contributi di emittenti e associazioni non-governative a livello internazionale. Live Design Per gli eventi a Los Angeles e New York a favore di Haiti “Hope for Haiti Now” – la maratona televisiva vista da 89 milioni di persone negli Stati Uniti e da oltre 160 milioni di spettatori a livello mondiale – del lighting design sono stati incaricati Allen Branton e Tom Kenny. Kenny ha spiegato: “Ho progettato l’illuminazione per New York City mentre volavo da LA a New York. L’aereo disponeva di una con nessione Wi-Fi ed in quattro ore e mezzo avevo fatto tutto con John Healey alla Scharff Weisberg”. Insieme alla K/A/S Lighting, Scharff Weisberg ha fornito gratuitamente le luci a New York; il grande impianto comprendeva prodotti Vari*Lite, Coemar, Martin Pro, ETC, Robert Juliat e Lycian. Le console erano MA Lighting, una delle quali, una grandMA, è stata utilizzata con quattro Hippotizer ed alcune unità Barco ImagePRO‑HD per gestire i video, messi in onda in studio con scher mi Lighthouse. Anche a Los An geles è stato messo in campo gra tuitamente un impianto luci im ponente, con prodotti Vari*Lite, Color Kinetics, Strong, Lycian e Mole Richardson, controllato da una grandMA ed una ETC Expres sion. Dopo la messa in onda della trasmissione, la colonna sonora di Hope for Haiti Now è diventato il primo album digitale ad entrare nelle classifiche Billboard subito al primo posto, con download per un valore di svariati milioni di dollari; inoltre, più di 59 milioni di dollari sono stati donati soltanto nella giornata del telethon. Oltre agli artisti che hanno partecipato dalla capitale inglese, negli Stati Uniti il cast comprendeva Madon na, Sting e Wyclef Jean, il famoso rapper haitiano. John Ingram, lighting designer e fondatore della Unlimited Visibi lity Lighting Design di New York, è riuscito ad abbinare la sua pro fessione alla sua grande passione per la terra e in particolare per l’agricoltura. Infatti ha recente mente avuto l’incarico di proget tare l’imponente impianto d’illu minazione richiesto per lanciare la nuova gamma di trattori della John Deere, davanti ad un pub blico di 4.500 persone nel Centro Qwest di Omaha negli Stati Uniti. Uno spettacolo degno di un divo del palcoscenico ha aperto il con vegno dei concessionari Deere, con tanto di strobe (ben 36 Mar tin Pro Atomic 3000) e macchine del fumo (sei LeMaitre e tre Jem). Il sistema video comprendeva una sfera Puckerfish e sei schermi LED 4 metri x 9 metri, con immagini sincronizzate in alta definizione, e tre console grandMA collega te in rete sono state impiega te per controllare le luci (dodici universi). Una lista solamente parziale dà un’idea delle dimen sioni dell’evento: 96 Vari*Lite, 64 MAC 2000 e 18 MAC III Profile, 240 ETC Source Four e 172 Color Kine tics Color Blast. Dopo lo show, In gram si è comprato un nuovo trat tore per la sua fattoria in Virginia – chiaramente marchiato Deere. www.soundlite.it 31 phototour La Moschea di Alabastro Moschea di Mohammad Ali, Cairo Installatore Misr Company for Sound and Light and Cinema, Egitto Resp. del progetto Essam Abdel Hady Disegno Luci Raffaele Vincelli Danilo Bettinazzi Materiale luci 2 07 4 52 603 191 94 44 347 Griven Dune 10 IP67 Griven Dune W 10 Warm White Griven Daisy-On 30 IP68 Griven Parade D-RGB-12 12° IP67 Griven Parade D-RGB-5 12° Griven Dawn 10° IP66 Griven Dawn 30° Griven Danube 10° IP66 Sting Holiday Special Durham Cathedral Regia Jim Gable Ann Kim produziuone Graying & Balding, Inc Service Luci HSL, Blackburn, UK Lighting designer Manfred “Ollie” Olma Programmatore Markus Janning Responsabile HSL Mike Oates 2 grandMA full Robe ColorWash 1200E AT Robe ColorWash 2500E AT ere le d e v i o u Se v licate b b u p o tue fot cile a spedis o Massive Attack Lighting designer/operatore Resp. prog. per HSL Resp. prog. per XL Video Service luce Dir. della produzione Tour manager Operatore automazioni Operatore UVA d3 Service luci Service Video Service Audio Materiale luci e video 15 15 15 8 32 5 23 32 maggio/giugno 2010 - n.83 Robin Haddow Mike Oates Des Fallon HSL James Baseley Dave Lawrence Andy Iliffe Icarus Wilson-Wright HSL XL Video Wigwam moduli Barco O-Lite 510 15 m x 3 m Robe ColorWash 250E AT Vari*Lite 3500 Wash Robe ColorSpot 700E AT Martin Atomic 4-lite Molefay Robe REDWash 3 192 3-way Kinesys sistema d’automazione Luminex IP merger A&O Falcon 3K searchlight High End Hog 3 PixelMAD UVA D3 piataforma video controller Barco D320 Lite DVI input card ite.inf oundl info@s Inaugurazione V° East Asian Games Victoria Harbor, Hong Kong Resp. della produzione Lu Jiankang Beijing Olympic Large-scale Cultural and Sports Activities Ltd. Materiale luci 2 06 MAC 2000 Wash XB 40 MAC 2000 Wash 48 MAC 2000 Profile www.soundlite.it 33 rubriche di Toni Soddu Stage Management In questo articolo riprenderemo a parlare del lavoro di stage management, aspetto fondamentale per la buona e fluida riuscita di un festival. Basta poco per creare intoppi, innervosire artisti, manager e pubblico e raccogliere una discreta brutta figura. Organizzazione, esperienza e nervi saldi saranno la vostra arma vincente. 34 maggio/giugno 2010 - n.83 D a poco abbiamo lasciato la zona “militare” del palcoscenico dove si stanno svolgendo fluide le operazioni di change over (cambio palco). Però il lavoro non si è affatto concluso. Nella zona buia dietro il fondale nero del palcoscenico, si muovono rapide e frenetiche alcune figure indaffarate. Ci troviamo nel back. Nel retro palco. È qui che si svolge “lo sporco lavoro” che qualcuno dovrà pur fare... come diceva un mai dimenticato film d’azione. Decine di flightcase, da quelli enormi ai più piccoli, sono posizionati con il loro carico di backline, cioè cavi ed apparecchiature che vengono montate e smontate subito dopo la performance dell’artista o della band. Mentre davanti al backdrop il livello sonoro è piuttosto elevato, nel backstage lavorano fianco a fianco la crew ospite ed una serie di figure locali che passo tosto ad elencare. Lo Stage Manager è colui che si occupa della zona di retropalco. Svolge un compito differente rispetto al suo collega che opera nella parte frontale del palcoscenico. Infatti mentre il “Front Stage Manager” si occupa di fare entrare nei tempi stabiliti il set necessario allo show, il “Back Stage Manager” avrà il compito di organizzare e preparare la via del ritorno, cioè il load-out. Operazione solo apparentemente di secondaria importanza, perché se non si svolge alla svelta ed ordinatamente, rischia di creare un tappo pazzesco a tutto il festival! I bauli intanto vengono recuperati dal deposito dei vuoti, posto di solito sotto al palcoscenico, e messi dagli stagehand (altra figura fondamentale in un festival) nelle vicinanze delle “rolling risers” (pedane specifiche dotate di ruote e freni) cariche di backline e quant’altro. Con il loro valido supporto ed una buona quantità di persone, il tutto verrà riposto diligentemente all’interno di questi necessari contenitori che preserveranno la salute dello strumento du- rante gli inevitabili lunghi tragitti da percorrere in camion per raggiungere la destinazione successiva. Nella migliore delle condizioni lavorative, la zona retropalco sarà dotata di un proprio sistema di illuminazione di servizio. Questo sistema aiuterà gli operatori nelle operazioni di “imbaulamento” ma la sua mancanza è spesso oggetto delle più alte e colorite imprecazioni da parte degli stessi backliner. I quali devono sempre, per ogni evenienza, essere dotati delle fide Maglite o Surefire che, saldamente tenute tra i denti, aiuteranno ad individuare, nel buio pesto, cavi, aste e minuterie varie da riporre velocemente e nel miglior modo possibile all’interno dei flightcase. Ultimamente la diffusione di lampade a LED in stile trekking, da indossare sulla testa con appositi elastici, ha fornito un valido aiuto tecnologico in questa concitata fase di lavoro. Una volta stipati e chiusi, i bauli vengono accompagnati dalla crew ospite e dallo stage manager, con l’ausilio degli stagehand, verso la rampa creata appositamente per portare i pesanti oggetti dotati di ruote verso il camion che li dovrà contenere e trasportare. Più velocemente verrà svolta questa fase più tutti saranno felici. La crew ospite andrà sul bus per bersi una meritata birra o fare una doccia prima del viaggio, mentre lo stage manager con la crew degli stagehand avrà modo di occuparsi del successivo cliente “da mandar via”, come si usa definire in gergo l’operazione. Il coordinamento tra il front ed il back sarà di fondamentale importanza per non creare un ingorgo della zona del retropalco, dove sono necessari tempo e spazio per le operazioni di load-out. L’organizzazione, normalmente, è studiata a tavolino nei giorni che precedono le operazioni del festival, tempi alla mano, con la pianta degli spazi da occupare e rispetto del senso di circolazione sul palco. Occorre soprattutto non lasciare niente al caso e non mollare le pedane nel primo spazio libero che capita. In alcune occasioni questa fase crea discussioni tra produzione ospite e residenti; discussioni che rischiano di diventare immediatamente aspre per via della concitazione e della tensione accumulata durante la giornata. Uno dei compiti primari dello stage manager sarà quindi quello di prevedere in anticipo tutto quello che potrebbe essere di intralcio a questa delicata operazione ed operare in modo da incorrere il meno possibile in questi inconvenienti. Nel caso in cui lo scontro dovesse accadere, si dovrà essere pronti ad abbandonare per un attimo la nostra consueta nobiltà d’animo e ricorrere a maniere piuttosto dirette, anche alzando la voce. Ho sperimentato personalmente più volte che, in momenti di tale concitazione, al fine di mantenere il controllo della situazione non è il caso di andare troppo per il sottile... In fondo un festival possiede delle sue caratteristiche peculiari, prima fra tutte la presenza di molte band, a volte di livello mondiale, sullo stesso palco, elementi che dunque lo rendono differente dal lavoro routinario dello show singolo. Per queste ed altre ragioni è richiesta a tutti i professionisti coinvolti una buona dose di “Rock n’ Roll” quando ci si trova in mezzo. Lo so. Mi chiederete: “Cosa significa ‘Rock n’ Roll’?”. Significa fondamentalmente essere organizzati prima di andare a lavorare in un festival, utilizzando apparecchiature consone allo scopo e soprattutto facili da cablare e da montare. I cavi, in special modo, dovranno essere riuniti in apposite calze oppure semplicemente uniti con il nastro tra loro e correttamente segnati in testa e coda. Occorrerà disporre ciabattine di corrente già precablate sulle pedane, tutto fissato per bene al pavimento della pedana stessa. Guardare e controllare tutto almeno due volte e non stare a guardare la forma troppo per il sottile. Tutto dovrà funzionare in maniera corretta e sicura. Questo potrà dare un po’ di stress, ma quando il sangue gira veloce è sempre segno di vitalità e credo non faccia affatto male, anzi... Nello smontaggio sarete accurati e veloci nel riporre gli oggetti al proprio posto. Eventualmente “con calma” lo si potrà fare meglio giù dalla rampa, senza intralciare il lavoro delle altre crew che sono sul palco a svolgere le operazioni opposte. La squadra del palco, una volta data assistenza alle sei o sette band che si sono alternate dal pomeriggio, dovrà affrontare il bello della giornata: l’Artista Head liner! Il nome più importante nel cartellone del Festival. Da qui le cose potrebbero diventare davvero “pesanti”. È abbastanza comune che la crew dell’headliner abbia il load-in al mattino presto, per avere a disposizione tutta l’area del palco per la giornata. Inizieranno quindi a posizionare pedane con backline, strutture, luci aggiuntive, scenografie ed altre diavolerie che si saranno portati al seguito per poter rendere al meglio la loro parte di show, oppure solo per complicarsi meglio la vita in tour, come alcune volte accade... Questa operazione porterà via almeno buona parte della mattinata, tra operazioni di scarico e montaggio. Una volta terminato il line check dell’headliner (effettuato nella maggioranza dei casi dai backliner della band) le pedane allestite e complete dei cablaggi necessari al corretto funzionamento audio saranno parcheggiate in un’apposita zona creata, e delimitata, nel retropalco. Questo per dar modo a tutte le restanti band di posizionare il loro materiale nell’ordine previsto dallo stage manager. Comunemente la prima band chiamata ad esibirsi sarà convocawww.soundlite.it 35 ta poco prima del proprio tempo di esibizione, in modo da poterla posizionare direttamente sul palcoscenico pronta a partire; la seconda due ore prima e parcheggiata subito dietro il backdrop; la terza tre ore prima, subito dietro, e così via. Con questo metodo, le band prima si esibiscono e prima lasciano il posto e lo spazio sul palco a quella successiva, permettendo alla manifestazione di procedere nei tempi stabiliti dalla direzione del festival. Elemento fondamentale di queste manovre saranno le Rolling Risers, al plurale. Queste apposite pedane hanno in dotazione ruote con possibilità di freno, e sono assemblate con misure adatte ad ospitare ogni sorta di back line ospite. Sono sempre tra le prime richieste e vengono previste in qualsiasi piano di produzione di ogni festival che si rispetti. Avranno il compito di trasportare con rapidità e sicurezza il set up completo necessario allo show. La circolazione più frequente sui palchi di questi dispositivi è dal retropalco alla parte frontale del palco, dove vengono messe in posizione secondo lo stage plan dell’artista. Questa rappresenta la soluzione migliore per alternare grosse quantità di backline in un periodo di tempo a volte molto ristretto. Le rolling risers hanno dimensionamento variabile, in base al loro utilizzo. Per drum kit e tastiere si parte dai tre metri per due, con altezze variabili dai venti centimetri in su. Per le cataste di amplificatori per chitarra di un festival metal saranno utilizzate le “Singole”, con dimensioni di due metri per uno. E per la legge di questa particolare rotazione celeste, le rolling risers, una volta compiuto il loro “lavoro”, devono avere la possibilità di essere velocemente liberate... per renderle disponibili alla band successiva che ne ha fatto richiesta. La loro disponibilità in grandi quantità è sempre determinata dalla spesa che la direzione del festival ha intenzione di affrontare, perché, ovviamente, i conti si fanno dappertutto. È comunque sempre buona norma stilare un programma (planner) con orari e tempi del loro utilizzo in base alle richieste ed alle disponibilità. Plug, Plug, Plug & Play Rocknet, l’audio networking è diventato semplice. 160 canali di audio digitale su di un network bidirezionale cat 5 che può contare fino a 99 unità. Totale ridondanza della rete e delle singole unità e segnali sempre disponibili, ovunque con una latenza infinitesima: tutto questo è RockNet. Niente indirizzi IP, no ethernet, niente complicazioni! E c’è un’altra bella notizia: RockNet è semplicissimo da usare. Tutte le unità si configurano automaticamente, basta premere un paio di pulsanti sul frontale, e il setup è finito! l’audio networking non è mai stato cosi facile. Per ulteriori informazioni visitate www.riedel.net o contattate il distributore per l’Italia Molpass: tel. 051.6874711. Saremo lieti di organizzare una dimostrazione su richiesta. IngegnerIa per l’IndustrIa e lo spettacolo Via Newton 1/e • San Giovanni in Persiceto (BO) • Italy • tel. +39 051.6874711 [email protected] • www.molpass.it rubriche di Claudio Malavasi Definizione e regime autorizzatorio degli spettacoli e dei trattenimenti Il controllo e la repressione degli rt Procedure autorizzatorie per lo svolgimento di attività di Pubblico Spettacolo e interventi di repressione degli illeciti e pa 1 rt pa Spettacoli Abusivi e Abbiamo chiesto al dott. Malavasi di illustrarci quali sono le leggi e le relative sanzioni che regolamentano le inadempienze commesse prima o durante la realizzazione di numerose tipologie di spettacoli e trattenimenti pubblici. L’attività di controllo delle attività di spettacolo è infatti tuttora caratterizzata da un quadro normativo complesso e non organico: il confronto con un esperto ci è quindi servito per evidenziare il percorso che le forze deputate al controllo seguono durante l’attività di repressione dei fenomeni di illegalità del settore Tutte le attività esercitate in luogo pubblico, aperto o esposto al pubblico che abbiano finalità culturali, ricreative o didattiche sono disciplinate dall’art. 68 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza, che stabilisce l’obbligo del rilascio di una licenza da parte del Sindaco, ai sensi del d.P.R. n. 616 del 24 luglio 1977. In particolare sono soggetti alla richiesta di questo titolo autorizzativo: • le rappresentazioni teatrali; • le accademie; • le feste da ballo; • le corse di cavalli; • le scuole di ballo; • le sale pubbliche di audizione. L’elenco non è comunque esaustivo; lo stesso articolo 68 del TULPS, infatti, stabilisce l’obbligo della licenza per tutti gli spettacoli o i trattenimenti simili a quelli sopra elencati. In definitiva, la caratteristica indispensabile perché il trattenimento o lo spettacolo sia sottoposto alla normativa è che l’attività sia esercitata in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico nell’ambito di un’attività imprenditoriale. Sono pertanto da escludere tutte quelle attività con finalità puramente sportive ed educative; se poi le attività sono a carattere sportivo, i promotori devono darne preventivo avviso all’autorità di Pubblica Sicurezza almeno tre giorni prima di quello fissato per la manifestazione (art. 123 del regolamento d’esecuzione del TULPS). Ai sensi dell’art. 118 dello stesso regolamento d’esecuzione del TULPS, l’obbligo della licenza è inoltre previsto per: • i circoli privati a cui si acceda come non soci tramite biglietto di invito, quando – per il numero delle persone invitate o per Norme precedenti il 1°.1.2000 ILLECITO Provvedimenti interdettivi Il quadro attuale (post d. lgs. 507/99) Sanzione principale Sanzione accessoria Provvedimenti interdettivi 38 maggio/giugno 2010 - n.83 Sanzione accessoria Spettacolo/ intrattenimento abusivo -- - Artt. 68 e 80 TULPS, sanzionati dagli artt. 666 e 681 C.P. - Informativa alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 347 C.P.P. - Informativa al Sindaco - Art. 10 TULPS: sospensione o revoca dell’attività su decisione facoltativa del Sindaco -- - Art. 68 TULPS, sanzionato dall’art. 666 comma 1 C.P. (così come modificato dall’art. 49 del d. lgs. 507/99): violazione amministrativa da € 258,00 a € 1.549,00 di competenza del Sindaco - Art. 80 TULPS, sanzionato dall’art. 681 C.P. - Informativa di reato alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 347 C.P.P. Art. 10 TULPS: sospensione o revoca dell’attività su decisione facoltativa del Sindaco - Art. 666 comma 3 C.P. (così come modificato dall’art. 49 del d. lgs. 507/99): ordinanza sindacale di sospensione obbligatoria dell’attività condotta in difetto di autorizzazione Spettacolo o intrattenimento con licenza negata - Sequestro preventivo ex art. 321‑bis C.P.P. - Ordinanza di sospensione ex art. 100 TULPS da parte del Questore - Artt. 68 e 80 TULPS, sanzionati dagli artt. 666 e 681 C.P. - Informativa alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 347 C.P.P. - Informativa al Sindaco - Art. 10 TULPS: sospensione o revoca dell’attività su decisione facoltativa del Sindaco - Sequestro preventivo ex art. 321‑bis C.P.P. - Ordinanza di sospensione del questore ex art. 100 TULPS - Art. 68 TULPS sanzionato dall’art. 666 comma 2 C.P. (così come modificato dall’art. 49 del d. lgs. 507/99): violazione amministrativa da € 413,00 a € 2.478,00 di competenza del Sindaco - Art. 80 TULPS, sanzionato dall’art. 681 C.P. - Informativa di reato alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 347 C.P.P. - Art. 10 TULPS: sospensione o revoca dell’attività su decisione facoltativa del Sindaco - Art. 666, comma 3 C.P. (così come modificato dall’art. 49 del d. lgs. 507/99): ordinanza di sospensione obbligatoria dell’attività condotta in difetto di autorizzazione Trattenimenti e spettacoli abusivi in locale autorizzato anche alla somministrazione - Sequestro preventivo ex art. 321‑bis C.P.P. - Ordinanza di sospensione ex art. 100 TULPS da parte del Questore - Artt. 68 e 80 TULPS sanzionati dagli artt. 666 e 681 C.P. - Informativa alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 347 C.P.P. - Informativa al Sindaco - Art. 10 TULPS: sospensione o revoca dell’attività su decisione facoltativa del Sindaco - Sequestro preventivo ex art. 321‑bis C.P.P. - Ordinanza di sospensione del questore ex art. 100 TULPS - Art. 68 TULPS sanzionato dall’art. 666, comma 2 C.P. (così come modificato dall’art. 49 del d. lgs. 507/99): violazione amministrativa da € 413,00 a € 2.478,00 di competenza del Sindaco - Art. 80 TULPS sanzionato dall’art. 681 C.P. - Informativa di reato alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 347 C.P.P. - Art. 10 TULPS: sospensione o revoca dell’attività su decisione facoltativa del Sindaco - Art. 666, comma 3 C.P. (così come modificato dall’art. 49 del d. lgs. 507/99): ordinanza di sospensione obbligatoria dell’attività condotta in difetto di autorizzazione. Mancato rispetto delle prescrizioni nelle autorizzazioni ex artt. 68 e 69 TULPS - Sequestro preventivo ex art. 321 bis C.P.P. - Ordinanza di sospensione ex art. 100 TULPS da parte del Questore - Art. 17 TULPS - Informativa alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 347 C.P.P. - Informativa al Sindaco - Art. 10 TULPS: sospensione o revoca dell’attività su decisione facoltativa del Sindaco - Sequestro preventivo ex art. 321‑bis C.P.P. - Ordinanza di sospensione del questore ex art. 100 TULPS - Art. 17 TULPS - Informativa alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 347 C.P.P. - Informativa al Sindaco - Art. 10 TULPS: sospensione o revoca dell’attività su decisione facoltativa del Sindaco Il quadro normativo attuale Va detto innanzitutto che con l’entrata in vigore del d. lgs. 507/99, e in particolare con le modifiche apportate dall’art. 49 dello stesso decreto, le infrazioni previste dal sistema sanzionatorio degli spettacoli sono state parzialmente depenalizzate. Questo decreto ha così assunto una funzione di spartiacque, determinando importanti cambiamenti nel panorama normativo relativo a questo ambito, introducendo sanzioni pecuniarie e prevedendo provvedimenti aggiuntivi in caso di reiterazione della violazione. Una rappresentazione sintetica dei principali illeciti riscontrabili nel settore del Pubblico Spettacolo, e relative sanzioni, è fornita dalla tabella 1 riportata in queste pagine. Sanzione principale www.soundlite.it 39 rubriche Articolo pubblicato sul n. 0 di Pubblico&Spettacolo altre circostanze – sia da escludere il carattere privato della rappresentazione o dell’intrattenimento; • le rappresentazioni o gli intrattenimenti dati al pubblico nel recinto delle esposizioni artistiche, industriali e simili. Allo stesso modo, la licenza viene richiesta anche per: • dare pubblici trattenimenti, anche temporanei; • esporre al pubblico rarità, persone, animali o altre curiosità; • dare audizioni all’aperto. Il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza e il relativo regolamento prevedono inoltre numerose disposizioni che disciplinano gli spettacoli e gli intrattenimenti pubblici; tra le più significative possiamo ricordare: • l’obbligo di dare preventivo avviso all’Autorità provinciale di P.S. per le riprese in luogo aperto o esposto al pubblico di azioni destinate a essere riprodotte col cinematografo (art. 76 del TULPS). Questo articolo è stato abrogato dall’art. 164, comma 1, lettera b) del d. lgs. n. 112 del 31 marzo 1998; è dunque rimasto solo l’obbligo di informazione preventiva all’autorità di Pubblica Sicurezza; • il divieto di concedere la licenza per l’apertura di un teatro o di un luogo di Pubblico Spettacolo prima di aver fatto verificare da una commissione tecnica la solidità e la sicurezza dell’edificio e l’esistenza di uscite adatte a sgombrarlo prontamente in caso di incendio (art. 80 del TULPS); • l’obbligo per il concessionario o il direttore della sala cinemato- D. lgs. 507/99 Questo decreto legislativo si occupa della depenalizzazione dei reati minori e della riforma del sistema sanzionatorio, ai sensi dell’articolo 1 della legge n. 205 del 25 giugno 1999. D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 Si tratta di un decreto emanato dalla Presidenza della Repubblica che riguarda l’attribuzione di deleghe e funzioni amministrative proprie dello Stato alle Regioni (il cosiddetto “decentramento amministrativo”). Art. 124 del regolamento di esecuzione del TULPS Secondo tale articolo è richiesta la licenza rilasciata dall’autorità di Pubblica Sicurezza, a termine dell’art. 69 della Legge, per i piccoli trattenimenti che si offrono al pubblico (anche temporaneamente) in baracche o in locali provvisori o all’aperto, da commedianti, burattinai, tenitori di giostre, caroselli, altalene, bersagli e simili. Sono soggetti alla stessa licenza gli spettacoli di qualsiasi specie che si danno nei pubblici esercizi contemplati dall’art. 86 della Legge. Art. 68 TULPS Questo articolo stabilisce che tutte le attività esercitate in luogo pubblico, aperto o esposto al pubblico che abbiano finalità culturali, ricreative o didattiche devono preventivamente ottenere il rilascio di una licenza da parte del Sindaco. Secondo la Corte costituzionale l’applicazione dell’art. 68 è invece illegittima limitatamente alla parte in cui vieta di dare feste da ballo in luogo esposto al pubblico (sentenza n. 142 del 15 dicembre 1967) e alla parte in cui stabilisce l’obbligo della licenza per i trattenimenti da tenersi in luoghi aperti al pubblico e non indetti nell’esercizio di un’attività imprenditoriale (sentenza n. 56 del 15 aprile 1970). SHURE PSM 900 SISTEMA DI MONITORAGGIO PERSONALE IN-EAR Audio Più Puro: la codifica digitale stereo migliorata e l’Audio Reference Companding brevettato da Shure forniscono un audio chiaro e dettagliato. Precisi Filtri RF di Ingresso: rilevano ed eliminano potenziali interferenze RF prima che possano raggiungere il ricevitore. Eccezionale Linearità di Trasmissione: riduce drasticamente le intermodulazioni dando la possibilità di utilizzare fino a 20 canali compatibili in una singola banda di frequenza. Controllo di Guadagno RF Attivo: rileva ed immediatamente riduce i sovraccarichi del segnale RF. CueMode: al tocco di un pulsante permette di ascoltare fino a 20 diversi mix dei ricevitori su un singolo bodypack. Bodypack a basso profilo in metallo: il più sottile disponibile, robusto e dotato di caratteristiche innovative. Scan & Sync: identifica e seleziona il gruppo con il più alto numero di frequenze libere e permette il setup dei trasmettitori con un tocco. grafica di pubblicare sul manifesto dello spettacolo l’avviso di spettacolo eventualmente vietato ai minori, e di provvedere rigorosamente all’esecuzione del divieto (art. 5 della legge n. 161 del 21 aprile 1962); • l’obbligo di esporre un cartello di avviso che vieti di introdurre, installare o utilizzare dispositivi o apparati che consentano, in tutto o in parte, la registrazione, la riproduzione, la trasmissione o la fissazione su supporto audio, video o audio-video delle opere dell’ingegno (secondo l’art. 85‑bis del TULPS). Nel prossimo numero proseguiremo a esaminare le autorizzazioni da richiedere per lo svolgimento di svariate tipologie di spettacoli e intrattenimenti pubblici, unitamente all’analisi degli strumenti più comuni per il controllo degli illeciti e alle implicazioni previste per “buttafuori”, P.R., parcheggiatori e addetti al guardaroba. Circoli privati o spettacoli pubblici? Claudio Malavasi è Comandante della Polizia Municipale dell’Unione di Comuni Terre VerdianeFidenza (PR-PC) e dell’Unione di Comuni Tresinaro Secchia (RE). Attualmente è anche il Responsabile dell’ Area Tutela del Consumatore presso la Scuola di Polizia regionale di Toscana, Ligura ed Emilia‑Romagna. Laureato in economia, è dottore commercialista e revisore contabile. La Cassazione penale ha stabilito che un locale dove vengano offerti spettacoli ai quali tutti possono assistere acquistando contemporaneamente la tessera di socio e il biglietto di ingresso non è da considerarsi circolo privato, ma luogo aperto al pubblico, sottoposto quindi alla disciplina degli spettacoli pubblici (sez. I, sentenza n. 10.997 del 13 settembre 1978, Fiorenza). L’art.1 del D.P.C.M. 504/99 prevede che per assistere agli spettacoli i soci debbano avere almeno 60 giorni di anzianità di iscrizione. THE SOUND OF CONFIDENCE www.sisme.com 40 maggio/giugno 2010 - n.83 www.shure.it rubriche di Toni Soddu Infinitamente Coemar N el 1980, insieme al sempre amico fraterno Fabio Citterio da Milano, presi parte ad una nuova grande avventura dell’allora neonato ambiente dell’audio professionale. Una nuova società chiamata “I PROFESSIONISTI”, con sede a Parma e ideata da quel torrente umano di Stefano Cantadori, ebbe l’incarico di seguire il tour di un artista che in quel periodo era all’apice della carriera e godeva dei massimi favori del pubblico: Ivano Fossati. Il tour relativo era La Mia Banda Suona il Rock, on the road con un manipolo di legionari radunati in gran fretta e messi su uno dei primi camper (Hypermobile) a disposizione in Italia, passando dai grossi locali dell’Emilia Romagna (Marabù, Picchio Rosso etc.) ai teatri ed alle prime tende utilizzate come luoghi da spettacolo (il Tenda a Strisce di Roma, sulla Cristoforo Colombo). Dotati dell’innovativo sistema audio Bose 802 serie II con i relativi finali di potenza e senza l’ausilio dei sub (in quanto non ancora progettati), Stefano ci guidava ed incitava come un vero condottiero dell’audio pro. Le cose per noi dell’audio andavano piuttosto bene, grazie ad un lavoro di squadra serrato e motivato. Al sound check, durante la tappa del Picchio Rosso a Formigine (MO), ricevemmo la fatidica visita di due persone. La notte stessa rientrammo al quartiere generale de I Professio- nisti, ovvero la casa dei genitori di Stefano, sempre aperta e soprattutto fornita di ogni ben di Dio alimentare. Altro che Autogrill nella notte…. Un Cantadori eccitato davanti ad un cartellone di Risiko ci ricevette con una piacevole notizia: il giorno dopo avremmo dovuto fare una dimostrazione in una discoteca, in un paese vicino a Modena, con il sistema Bose; un gruppo musicale, con cantante al seguito, avrebbe provato ed ascoltato l’impianto con la propria musica. Felici della notizia di un possibile prossimo importante lavoro, ci svegliammo presto la mattina, preparammo il materiale e partimmo con le indicazioni stradali fotocopiate per il piccolo paese. Trovata subito la piccola discoteca, scaricammo il materiale, installammo i 24 sistemi Bose sui rispettivi trabbattelli ed aspettammo i musicisti per finire di microfonare e quant’altro. La band arrivò di lì a poco per provare l’impianto. Il manager-produttore si avvicinò alla regia e chiese di mettere in insert sul canale della voce un compressore di dinamica perché all’Artista piaceva molto. Sempre di lì a poco arrivò l’Artista in persona ed ebbero inizio le prove. La band disponeva di un ottimo backline, per allora, ed il chitarrista sfoggiava un Vox AC30 nuovo fiammante. Fieri del nostro “potente” Bose e dell’accurata microfonatura, eravamo certi di fare una bella figura: i suoni sarebbero stati solidi e definiti ed io mi ero molto impegnato per fare un bel mix. La band era già calda e partì col primo brano, decisamente rock, troppo rock: quel piccolo ampli eruttò una quantità di suono tale da coprire e cancellare completamente tutto quello che usciva dal nostro sistema audio. Eravamo giovani... ma avevamo già capito di aver perso, per quella volta. Tra le varie canzoni in prova, ne riconoscemmo una che avevamo appena sentito al Juke box del bar sopra la piccola discoteca. Ne ricordo ancora il titolo: Albachiara. Zocca, il paese. Guido Elmi, il manager. Steve Rodgers Band, la band. Solieri, il chitarrista con il VOX. Vasco Rossi, l’Artista. Dopo il successo di Infinity Wash XL, altri sette prodotti completano Infinity, la gamma tecnologicamente più innovativa per chi fa dello spettacolo una forma d’eccellenza. Perché l’infinito è sempre più avanti. 42 maggio/giugno 2010 - n.83 www.coemar.com &aziende uomini Barco assorbe Element Labs Link e Audinate Barco annuncia l’acquisizione della californiana Element Labs, ditta specializzata nella produzione di sistemi video a LED. Grazie a questa operazione, l’azienda belga amplia la propria offerta di prodotti ad un target più variegato e di diverso budget nel settore dei media e dell’entertainment. Il marchio Element Labs cessa così di esistere e tutti i prodotti, il design, le tecnologie e le proprietà intellettuali vengono assorbite dal marchio Barco. Il team di ricerca e sviluppo di Element Labs a Santa Clara, California, continuerà quindi a lavorare come centro di ricerca di soluzioni sui prodotti LED per la Barco. Link srl ha annunciato, durante la manifestazione Prolight+Sound 2010 di Francoforte, di aver siglato un accordo con Audinate per inserire Dante™ nello Stage Box DGlink™. Dante di Audionate fornisce un network audio digitale semplice, con autoconfigurazione e connessione senza installazione, usando i protocolli Internet standard. Dante è una soluzione scalabile che funziona su entrambi i 100 Mbit e 1 Gigabit Ethernet. Inoltre, Audinate offre una Dante Virtual Soundcard, soluzione software che rende compatibile il PC o un Mac con il Dante. “L’aggiunta di Dante migliora significativamente la capacità di trasporto del nostro sistema audio rendendolo più flessibile,” ha dichiarato Marco Piromalli, Presidente della Link. “Siamo ansiosi per il debutto del sistema a InfoComm 2010 a Las Vegas questo giugno”. DGlink è il primo sistema digital snake modulare con gestione multi-protocollo. Il sistema di distribuzione audio digitale DGlink sfrutta cavi eurocable™ analogici/digitali, connettori LK Connectors™ e circuiti digitali (tutti prodotti da Link Srl) e fornisce un sistema digitale di distribuzione modulare seguendo l’architettura (o filosofia) dei tradizionali Stage Box. DGlink è stato specificamente progettato per le applicazioni live che richiedono l’integrazione e la distribuzione di: Analogico, AES-EBU e protocolli basati su Ethernet. “La partnership con la Link offre una soluzione di Stage Box in grado di sfruttare i numerosi vantaggi che Dante ha da offrire – ha detto Lee Ellison, amministratore delegato di Audinate – l’approccio flessibile della Link, insieme con la tecnologia avanzata di Dante, offre all’utente finale un sistema di distribuzione in grado di migliorare la qualità audio e semplificare l’installazione”. info Barco: tel. 800 904631; www.barco.com Litec e Tomcat nuovi distributori Kinesys Kinesys, l’azienda inglese specialista in automazioni, ha annunciato la nomina di Litec e Tomcat come distributori su tutto il territorio italiano. Litec e Tomcat fanno parte di Vitec Group e sono Master Distributor Columbus McKinnon Lodestar e Prostar. Per queste ragioni, Kinesys ha ritenuto che fossero proprio le aziende giuste e che potessero completare la propria gamma con un prodotto di automazione di primo livello. Nei giorni scorsi Dave Weatherhead, Mark de Gruyter ed Andy Hicks di info Link: tel. 06 227251; Kinesys sono stati a Mogliano Veneto, www.linkitaly.com vicino a Venezia, per incontrare e info Audinate: tel. +61 2 8090 1000; formare tutto lo staff Litec e Tomcat. Le www.audinate.com aziende hanno acquistato molti prodotti Kinesys per il proprio stock, articoli che, su richiesta, possono essere visionati e provati sul campo presso la loro sede. In aggiunta a questo, Litec e Tomcat hanno organizzato un Open Day rivolto ad un numero selezionato di clienti e ad altri contatti, per una sessione tecnico-dimostrativa dei prodotti Kinesys. All’evento hanno preso parte molti professionisti ed aziende da tutte le parte d’Italia fra i quali rigger esperti, rental company, teatri, realtà multifunzione e musica live, che hanno espresso in maniera evidente il loro entusiasmo per i prodotti. La prima vendita è stata comunicata direttamente dai nuovi distributori: la rental company Musical Box ha acquistato un sistema di celle di carico Libra a 16 canali. Paolo Dozzo, il Direttore Vendite EMEA, commenta: “Litec è l’azienda leader in Italia da oltre un decennio e Tomcat è scelta dalle produzioni più importanti di tutto il mondo. Kinesys darà un valore aggiunto e completerà l’offerta per tutti i professionisti del mondo trussing, rigging e ligthing. La nuova dimensione applicativa che il range Kinesys offre, permetterà infinite possibilità di creazione e gestione di eventi dinamici in teatri, studi televisivi, concerti e convention. Siamo felici di questa partnership che si integra alla perfezione con tutti i nostri prodotti e non solo”. info Staging Systems Europe/Litec: tel. 041 5960030; www.litec.it 44 maggio/giugno 2010 - n.83 Sennheiser/Neumann integra K+H Come annunciato già alla fine dell’anno scorso, l’azienda Sennheiser GmbH & Co. KG ha completamente integrato il suo sussidiario Klein+Hummel, dividendo la produzione ed il catalogo, secondo il mercato, tra Sennheiser e Georg Neumann GmbH. K+H è stato inglobato da Sennheiser già dal 2005, quando sono stati acquisiti i diritti del marchio, la produzione e la commercializzazione dal costruttore. Neumann diventa responsabile per il mercato dei monitor da studio, mentre Sennheiser porterà avanti il mercato delle installazioni. info Sennheiser GmbH: www.sennheiser.com Giancarlo Succi in Grisby Grisby Music è particolarmente lieta di annunciare che si avvarrà della preziosa collaborazione del sig. Giancarlo Succi. Il sig. Succi è manager di lunga e consolidata esperienza, avvezzo a responsabilità apicali assunte negli ultimi anni per conto di aziende e multinazionali di primaria importanza del nostro settore. Giancarlo rivestirà il ruolo di Responsabile alle Vendite della divisione Musical Instruments di Grisby Music, collaborando in stretta sinergia con il general management dell’azienda. “Questo potenziamento del team manageriale di Grisby Music avviene in coincidenza con l’anniversario del 30° anno di attività dell’azienda. Un traguardo importante ed una nuova collaborazione che ci stimolano a guardare con rinnovato slancio alle sfide del futuro prossimo venturo.”, racconta Lorenzo Benigna, Presidente di Grisby Music. “Alle coincidenze bisogna crederci – commenta Succi –. Quest’anno si festeggia il trentennale della nascita della Grisby, ed in questa occasione sono molto contento della opportunità che ho avuto di poter ritornare a lavorare con loro. Conosco Lorenzo Benigna dal 1973 ed abbiamo lavorato insieme per vari anni, poi le strade si sono divise ed oggi questa nuova collaborazione è un po’ un ritorno alle origini”. “In un programma di rafforzamento della propria presenza nel settore M.I., la nostra azienda dà il benvenuto a Giancarlo – aggiunge Lorenzo Benigna –. Noi siamo unanimemente convinti che la sua collaborazione, grazie alla sua riconosciuta esperienza in questo settore, apporterà un significativo contributo al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissi”. info Grisby: tel. 071 7211340; www.grisbymusic.it A&DT Road Show A&DT è lieta di annunciare le date dell’APG Road Show 2010: Milano: 10– 11 maggio 2010 c/o Best Western Premier Hotel Monza e Brianza Palace Viale Brianza 160/166 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) Roma: 12 (solo pomeriggio) -13-14 (solo mattina) maggio 2010 c/o Studi Amapola Group, Via Ilaria Alpi, 61 - Roma Nord - Saxa Rubra Durante le giornate verranno proposti i seguenti workshop: Mixer digitali Soundcraft / Studer Verranno presentate le caratteristiche specifiche di tutti i mixer digitali della gamma Soundcraft - Studer e le ultime novità hardware e software. Le sessioni comprenderanno anche una parte pratica svolta direttamente sui mixer. Wireless: dalla progettazione del sistema d’antenna al controllo remoto. Il sistema di radiomicrofoni AKG WMS4500, il sistema di in-ear monitoring AKG IVM 4 ed il loro interfacciamento con il mondo HiQnet. Wireless: dall’analogico al digitale. Il sistema di radiomicrofoni AKG DMS700 e la trasmissione digitale: differenze e vantaggi rispetto alla trasmissione analogica. Neutrik Data connectors: Presentazione nuovi prodotti e nuove tecnologie di connessione. Durante le giornate sarà possibile vedere dal vivo e testare i prodotti sopra riportati, ricevere materiale informativo e avere delucidazioni dallo staff tecnico. Per iscriversi ai workshop contattate: [email protected] info A&DT: tel. 039 216921; www.adtweb.it Corsi Midas Pro6 Midas Consoles Italy sta organizzando presso la propria sede di Renate (MB) una serie di corsi di uno o due giorni sul nuovo sistema di mixaggio digitale Midas Pro6. Sarà possibile frequentare solo la prima giornata di corso, oppure entrambe. Il training di un solo giorno è pensato per il fonico che voglia essere in grado di gestire uno spettacolo con una console Midas Pro6 e si basa il più possibile su sessioni pratiche di utilizzo della macchina. Il corso di due giorni è invece pensato per tecnici e possessori del PRO6; include il corso di un giorno e, in aggiunta, affronta nel dettaglio la configurazione del sistema, le connessioni di rete e la diagnostica. Entrambi i corsi sono gratuiti e per entrambi i giorni il pranzo è incluso. Gli orari vanno dalle 9:00 alle 17:00. Le date fissate sono tutti i lunedì e martedì di maggio, oltre a venerdì e sabato 17 e 18 maggio, lunedì e martedì 7 e 8 giugno, 21 e 22 giugno e 28 e 29 giugno. Il numero dei posti è limitato, per cui è necessario prenotarsi in anticipo indicando almeno tre date alternative tra quelle proposte. Maggiori informazioni sul sito internet www.midasconsoles.it oppure è possibile contattare Antonella Limonta all’indirizzo [email protected] info Midas Consoles Italy: tel. 0362 923811; www.midasconsoles.it www.soundlite.it 45 &aziende Louise Stickland uomini di Al Laith Events Services Sting all’Ippodromo Meydan, Dubai Al Laith Events Services è una nuova azienda lanciata a Dubai e capitanata da Jo Marshall, con la missione di fornire sistemi innovativi di palchi e coperture per ogni tipo di evento. Come contratto inaugurale, ha costruito un palco con una copertura enorme per una situazione prestigiosa e notevolmente impegnativa. 46 maggio/giugno 2010 - n.83 L a quinta divisione di Al Laith Scaffolding, fondata nel 1995 da Tony Nobbs, è un’impresa molto ben affermata come un fornitrice leader di impalcature, tribune ed altre strutture per eventi e progetti edilizi in Medio Oriente. Events Services fa uso delle risorse immense di Al Laith – 2,5 milioni di metri cubi di impalcature è solo una voce nella impressionante lista di materiali – che è cresciuta esponenzialmente tramite la fornitura di attrezzi, servizio, design ed ingegneria di alta qualità. Joe Marshall ha lavorato in precedenza per cinque anni come direttore di produzione e produttore esecutivo per HQ Creative, una compagnia di produzione estremamente innovativa. “Dopo cinque anni bellissimi all’HQ, durante i quali ho lavorato ad alcune delle produzioni più interessanti nel Medio Oriente – conferma Marshall, che degusta l’aria e la mentalità del ‘poter fare’ di Dubai e degli Emirati – volevo trovare delle altre sfide. Tramite il mio lavoro in HQ Creative ho individuato una mancanza nel mercato per un certo tipo di forniture”. Nel 2009, quando la grave flessione economica ha ridimensionato i programmi di costruzione precedentemente iperattivi a Dubai, Al Laith ha mantenuto il proprio staff di 1200 persone ed un sano backorder, considerando il momento di crisi un’occasione per diversificare la propria offerta e conquistare nuovi mercati. Quando Marshall ha suggerito a Nobbs l’idea di Events Services, era fiducioso non solo per la disponibilità di materiale e risorse umane, ma anche perché il mercato degli eventi non era completamente nuovo per Al Laith. Gli davano fiducia anche le persone coinvolte nell’azienda che gli assicuravano una qualità indispensabile per il successo. Altro elemento di questo successo è l’alleanza strategica fra Al Laith e l’azienda britannica Serious Stages che ha fornito una grande quantità di sistemi d’impalcatura e coperture Orbit, Space Roof e Black Deck, insieme ai sistemi Luna ed altre torri per PA. “Ero già stato cliente di Al Laith praticamente da quando avevo iniziato con HQ – spiega Marshall –. Avevano fornito diversi elementi per tanti dei nostri eventi e conoscevo il calibro dell’azienda, l’eccellenza del servizio ed il livello di fiducia associato con il marchio. Ecco perché volevo lavorare con loro”. Così la nuova azienda si trovava ad avere i sistemi specificatamente ingegnerizzati e modulari di Serious Stages ma anche gli impianti di Al Laith e la sua capacità di realizzare su ordinazione ed in tempi molto brevi praticamente qualsiasi richiesta in acciaio o alluminio. Marshall ha attualmente 300 persone nella sua squadra di Events Services, coordinate da quattro responsabili di progetto, ma una parte dell’accordo con Serious comprende anche l’impiego di specialisti della casa produttrice nell’allestimento dei sistemi più importanti e nella formazione del personale di Al Laith. Il grande debutto E non poteva esserci debutto migliore. Come primo contratto, Al Laith Events Services ha fornito un enorme tetto customizzato per il concerto di Sting al ristrutturato ippodromo Meydan di Dubai. Il lavoro presentava sfide non indifferenti, fra cui la necessità di installare l’opera sopra uno schermo LED Mitsubishi alto 11 metri e largo 100! La struttura è stata costruita per la maggior parte con Space Truss della Serious Stages: larga 25 metri, con una struttura profonda 15 metri dietro lo schermo e con travi a sbalzo che s’estendevano 19 metri sopra il palco (davanti lo schermo). Sette colonne portanti direttamente dietro lo schermo servivano come torri di un ponte a sospensione, essendo collegate al tetto sporgente con cavi. Il principio della struttura era quindi simile a quello di una gru, fermata da 84 tonnellate di zavorra in cemento sotto la struttura dietro lo schermo. “Ci serviva una struttura visivamente bella e molto efficiente in termini di spazio. Allo stesso momento non doveva oscurare le linea di vista dello schermo dei 10.000 membri del pubblico immediatamente davanti al palco o dei posti VIP nelle tribune a 100 metri di distanza. Un progetto con travi a sbalzo era quindi l’unico possibile” spiega Marshall. Ma dietro lo schermo ci sono diversi edifici che ospitavano gli impianti d’alimentazione e di manutenzione dello schermo stesso. Questi lasciavano solo 14,8 metri di spazio per far entrare la retro-struttura a “gabbia d’uccellino” profonda 14,1 metri. Questa struttura è stata costruita utilizzando il sistema cup-lock di Al Laith, e doveva mantenere liberi tutti i punti d’accesso allo schermo ed agli impianti nel caso di emergenze. Una delle specifiche tecniche del cliente era che nessuna parte della struttura venisse a contatto con parti dello schermo: la struttura finale ha onorato questa specifica, an- Tony Nobbs e Jo Marshall di Al Laith. che se con solo 10 cm di margine in alcuni punti. Il tetto è composto da sette ponti di trussing, ognuno lungo 34 metri e con la propria zavorra da 12 tonnellate. Di fronte ad ogni truss, un tirfor da 3,5 t collegato con cavi alla base della struttura posteriore rinforzava la struttura a sbalzo e permetteva ad ogni truss di sostenere fino a cinque tonnellate… più che sufficienti per il parco luci e l’impianto audio. Una serie di cavi ancorati sotto il tetto proteggeva la struttura dal vento, con una certificazione fino a 90 km/h, una preoccupazione costante negli spazi aperti di Dubai. Il tetto è stato sollevato in due sezioni, una da 17 tonnellate e l’altra da 12 tonnellate, con due sollevamenti doppi tramite gru da 30 m. La struttura era stata montata per intero e provata su una proprietà di Al Laith, dove erano state costruite appositamente anche le sezioni necessarie per il suo aggancio alla struttura posteriore. Per di più, l’intera struttura del tetto è stata ricoperta con un telo ignifugo, nero all’interno ed argentato riflettente all’esterno. I coordinatori del progetto hanno lavorato con una squadra di 60 rigger, ma l’allestimento ha coinvolto altre 50 persone tra manutenzione, ingegneria e produzione. La copertura ha subito avuto il battesimo del fuoco... e dell’acqua. Due giorni prima del concerto ha dovuto subire un’incredibile tempesta di fulmini, con pioggia torrenziale (sic) e vento fortissimo: a parte un po’ di restringimento del telo la mattina dopo, il tetto era in perfette condizioni. www.soundlite.it 47 personaggio di “Riccio” Giovanni Colucci Alfio Morelli L o incontriamo nel backstage di uno dei tanti show e gli chiediamo di raccontarci la sua storia professionale. Giovanni nasce in un quartiere di Milano che è rock già di suo: Quartoggiaro, il Bronx milanese. “Cominciai seguendo alcuni miei amici musicisti – ci racconta Riccio – fra cui Mario Della Stella, detto ‘LP’, e Maurizio Arcieri, appena uscito dai New Dada. Il mio compito era quello di stare al seguipersona e girare la ruota colori... Intorno al 68/69 iniziai a fare il fonico seguendo Ricky Belloni, fra l’altro chitarrista di ‘Nuova Idea’, gruppo in cui approdò nel 1972, e dei New Trolls nel 1975. All’epoca si suonava con niente; quando si era fortunati c’era un impianto Semprini... tutto era possibile, la creatività sprizzava da tutti i pori e non ci ponevamo certo il problema dei soldi: se quello che facevamo era pagato il giusto o non era pagato per niente era un dettaglio, l’importante era fare quello che ci piaceva e riuscire a mettere assieme i soldi per un panino ed una sigaretta. Fu proprio con Nuova Idea che avvenne il salto di qualità, grazie ad un impianto Lombardi ed un mixer ad otto canali. Possiamo davvero dire che erano i primi accenni a questa professione. Oltre a fare il fonico, ero anche la persona di fiducia della band: oggi diremmo che ricoprivo la funzione di direttore di produzione, fonico, lighting designer, elettricista, autista, facchino e addetto alla sicurezza... Il tutto per cinquemila lire a data, per quell’epoca una paga da signori. “Era un momento in cui le band nascevano e morivano nel periodo di un disco, quasi come oggi, quindi non era inusuale che, seguendo dei musicisti, si facesse una stagione in tournée con un gruppo e la stagione successiva con gli stessi musicisti ma con un altro gruppo o un altro artista di successo. “Successivamente, seguendo Gigi Belloni, Alberto Camerini ed il batterista Flaviano Cuffari, arrivò il tour di Patty Pravo. Occorre anche dire che all’epoca, quando si parlava di tour, si intendevano minimo un centinaio di concerti all’anno, ma se si lavorava con l’artista di successo si arrivava tranquillamente a più di 200 serate. Io avevo preso il giro giusto: dopo Patty arrivarono i tour di Equipe 84, De André, New Trolls, Vecchioni e tantissimi altri”. Ma ancora non avevi una tua azienda: come nacque il tuo primo service? Come spesso succede, per caso. In quel periodo i New Trolls dovevano fare il tour del disco “Concerto Grosso n. 2”, uscito nel 1976. Essendo una cosa non usuale facemmo due mesi di prove, poi, al momento della partenza, non so bene per quale motivo, il gruppo cambiò agenzia. La nuova mi fece delle proposte diverse che a me non piacevano, così decisi di lasciare la tournée. Appena arrivato a casa, il Signor Lombardi mi chiamò, dicendomi che un gruppo, “I Santo California”, aveva appena acquistato un impianto da lui ed aveva bisogno di un fonico. Dopo i primi contatti ed un In questo numero parliamo di un personaggio che da sempre fa parte del mondo professionale della musica. La vita professionale di Giovanni Colucci, in arte “Riccio”, parte infatti alla fine degli anni Sessanta... 48 maggio/giugno 2010 - n.83 incontro a Salerno, partimmo insieme per il loro tour. Dopo diverse date, si resero conto che non era nelle loro corde gestire tutto quel materiale, così mi fecero una proposta di acquisto: glielo avrei pagato sottraendo una parte del compenso da ogni data. Nacque così il mio primo service “Calcol”, nome formato dalle iniziali mie e del mio socio dell’epoca, (Calatroni e Colucci). Arrivarono tempi memorabili: c’era un sacco di lavoro e, se eri oculato, riuscivi anche a guadagnare. In quegli anni Gigi Belloni, fratello di Ricky e mio amico da sempre, aveva appena aperto un negozio di strumenti musicali, Caronno Music. Decidemmo di lavorare in società, perché era necessario fare degli investimenti per rimanere al passo con le tecnologie dell’epoca e cercare sempre di essere all’avanguardia con le apparecchiature. Gigi, da sempre, era la persona più adatta a gestire quel genere di operazioni. Nacque così Milano Music Service snc, era il 1980: 30 anni fa! Acquistammo un nuovo impianto Martin Audio e diverse apparecchiature che ci fecero rimanere sempre all’avanguardia. Ricordo ancora un simpatico “Riccio” con il figlio Davide. www.soundlite.it 49 personaggio siparietto in piazza Plebiscito, a Napoli, in occasione di una data di Franco Battiato: durante il montaggio dell’impianto PA, all’epoca composto da tante casse messe sulle alette del palco, un facchino passandomi vicino e trasportando esausto l’ennesima cassa mi disse: “Ma che è muto sto Battiato?”. Quali sono stati i passi più importanti da allora? Quasi subito Calatroni uscì dalla società, perché aveva altre mete, così rimanemmo io e Gigi; a noi si aggiunse Mauro Renoldi, pedina fondamentale per il nostro passo successivo. Infatti, nel 1987, realizzammo un impianto audio progettato e costruito interamente da noi. Tutto il progetto fu gestito da Mauro che era una mente vulcanica. Prendemmo spunto dai diffusori della Clair Bros e sviluppammo un diffusore full range di forma quadrata, con due 18”, quattro 10” ed un driver da 2”, tutto rigorosamente JBL. Ne costruimmo 160 pezzi con i quali fa- cemmo tutti i tour dell’epoca: Vasco, Ramazzotti, De André, ecc... Ancora oggi utilizziamo questo impianto, chiamato SPX ONE, come side fill. Infine, nel ’94, nacque l’attuale azienda, MMS, una srl. Nel tempo però avete diversificato la vostra offerta... Arriviamo al Duemila: ancora una volta il mercato subì una trasformazione ed ancora una volta dovemmo prendere delle decisioni. La principale fu quella di non seguire solamente il mercato dei tour, ma di entrare anche nel mercato delle convention e delle fiere. Per questo facemmo nuovi investimenti in materiale audio, luci ed ultimamente anche video. Fortunatamente ho un socio molto bravo a leggere e gestire i nuovi mercati e con il quale riesco a dividere il lavoro e seguire tutti gli impegni esterni. Quali sono i vostri programmi per il futuro? Come dicevo, stiamo sviluppando anche il settore video e quest’anno costruiremo un nostro grande capannone per unificare tutti i settori aziendali adesso divisi in varie strutture. L’obiettivo è quello di poter proporre un’offerta completa in tutti i settori tecnici, dall’audio al video, alle luci, alle strutture. Fra le altre cose stiamo anche lavorando all’apertura di una sede a Barcellona che sarà gestita insieme ad un nostro vecchio collaboratore che da anni si è sposato e trasferito in Spagna. Il sogno nel cassetto? Ti sembrerà strano: mi piacerebbe fare di nuovo un tour con Eros Ramazzotti, al quale mi lega anche un’antica amicizia... chissà... mai dire mai! Looking for a supremely bright led luminaire with perfect colour blending in a beautiful body? Enjoy it! sgm.it _ [email protected] azienda di Lanfranco Meoni con il figlio Michele. Alfio Morelli In terra veneta, nella cittadina di Albignasego, in provincia di Padova, nasce e fiorisce Bestlight, capitanata dal comandante di lungo corso Lanfranco Meoni. Bestlight I ncontriamo il titolare nel suo ufficio e ci facciamo raccontare la storia di questo marchio. “Purtroppo, o per fortuna, anch’io ho iniziato a muovere i primi passi nell’alta fedeltà – ci rac‑ conta Lanfranco –. A quell’epoca, era il 1969, vendevo accessori per Hi‑Fi per una ditta veneta; bazzi‑ cando quel mercato, ci accorgem‑ mo che molte richieste ci arrivava‑ no da giovani che organizzavano feste e festini in casa o nel gara‑ ge. A me e ad un mio amico, che all’epoca stava finendo ingegneria elettronica all’università, ci venne in mente di costruire delle centra‑ line che pilotavano lampade colo‑ rate (per l’epoca un’innovazione straordinaria) così da poter ricre‑ are in casa lo stesso ambiente che si iniziava a vedere nei primi locali da ballo, diventati poi discoteche. 52 maggio/giugno 2010 - n.83 Il successo fu incredibile, ci arrivavano richieste da tutta Italia, riuscimmo anche a mettere in piedi una piccola rete di distribuzione appoggiandoci ad agenti del settore Hi‑Fi. Dalle luci colorate passammo alle lampade stroboscopiche, anche quello un successo incredibile. Nel nostro cammino conoscemmo Bruno Dedoro, all’epoca leader incontrastato del mercato della luce nello spettacolo, e per lui studiam‑ mo e producemmo diversi modelli di strobo, fino ad iniziare una produzione conto terzi, oltre che del prodotto finito anche di schede elettroniche che poi venivano assemblate dai vari costruttori all’interno dei loro prodotti. “Arrivarono gli anni Ottanta e con loro il boom delle di‑ scoteche. In questo periodo una nostra innovazione fu la centralina luce a prova di DJ. Infatti, a quell’epoca, spesso e volentieri i problemi alle centraline di controllo deriva‑ vano dai liquidi che gli venivano versati sopra durante le feste, vuoi per qualche bicchiere in più o per qualche mini‑ gonna di passaggio. Mi venne così in mente di progettare una nuova interfaccia della centralina luci e di applicare una pellicola sul pannello frontale, soluzione che la proteggeva dai problemi di cui sopra. Anche questo prodotto fu un suc‑ cesso incredibile che sfociò in un riconoscimento per me di grande soddisfazione: a conclusione della fiera di Rimini, il SIB del 1987, mi fu consegnato un premio dalla associazio‑ ne SILB, associazione che rappresenta tutti i gestori delle discoteche e locali dal ballo, per l’ingegno e la tecnologia del prodotto. “Negli anni Novanta cominciarono sul mercato i primi sen‑ tori dell’arrivo dei prodotti cinesi, con materiale proposto a prezzi impossibili da contrastare. Proponevano apparec‑ chiature stroboscopiche allo stesso prezzo a cui noi acqui‑ stavamo la sola lampada Siemens; sicuramente non offri‑ vano un’affidabilità paragonabile alla nostra, ma a quel costo conveniva comprare quei prodotti e gettarli quando si rompevano! “Da lì la nostra decisione di incrementare il commercio delle lampade, fino ad arrivare ai primi anni Duemila, quando Osram e Philips ci inserirono nella classifica dei top dealer a livello europeo”. Cosa ti rende così competitivo nel mercato delle lampade? Non ci sono grandi segreti, basta avere una vasta gamma di prodotti con un servizio ed un prezzo concorrenziali. Noi abbiamo in magazzino oltre 350 modelli di lampade che vanno dalla 3 W alla 7000 W, logicamente tutti modelli che soddisfano le richieste del mercato dell’intrattenimento. Siamo in grado di evadere il giorno stesso tutti gli ordini pervenuti entro le 15:30. Mi dicevi che avete messo a punto un sistema di leasing anche per le lampade? La lampada è un prodotto particolare: lo vendi se ce l’hai sullo scaffale e non ti avverte in anticipo quando ha deci‑ so di smettere di funzionare, inoltre smette di funzionare sempre nei momenti meno opportuni! Quindi se hai il pro‑ dotto lo vendi, altrimenti è una vendita persa. Così abbiamo pensato di aiutare economicamente i nostri clienti ad avere un magazzino sempre fornito. Questa formula è rivolta ai clienti, vecchi e nuovi, intenzionati ad aumentare la loro di‑ sponibilità di lampade in pronta consegna. Quando ci viene richiesta questa opportunità, noi ci assumiamo tutti gli one‑ ri della gestione finanziaria, offrendo un pagamento posti‑ cipato oltre le usuali condizioni, senza aggravio di prezzo e senza alcuna formalità burocratica da parte del cliente. Generalmente è una formula richiesta in previsione delle feste estive ed invernali. Producete anche dei prodotti finiti? Sì; dopo un lungo tempo di studio e verifica, abbiamo ini‑ ziato la produzione di apparecchiature a LED, per il mo‑ mento con due famiglie di prodotti. La prima riguarda la produzione di strip led, sia bianche sia RGB, con luminosità che arrivano ai 1900 lumen/m2, mentre la seconda famiglia comprende due fari RGB: un piccolo faro da 18 W con sei LED da 3 W, adatto ad illuminare dei particolari, ad esempio in vetrine, in esposizioni, bar, pub ecc., ed un secondo faro da 90 W con 28 LED, sempre da 3 W, utile per l’illumina‑ zione di grandi superfici. Grazie a particolari accorgimenti riusciamo ad avere una perfetta uniformità di colore senza ombre ed aloni. Il nostro target qualitativo è medio-alto e per i prodotti descritti vengono usati esclusivamente mate‑ riali di marca, come Osram, Philips e CREE. Vogliamo inol‑ tre puntualizzare che per tutti gli articoli, tutta la catena produttiva, a partire dalla progettazione fino al collaudo finale, si svolge esclusivamente in territorio italiano. Qual è stata la molla che ti ha spinto nuovamente alla produzione? Molto semplicemente, l’opportunità che si sta creando con i LED. Frequentando i diversi seminari di Osram e Philips, ho recepito che attualmente il mercato dell’illuminazione LED è solo il tre per cento del totale, ma nel corso dei prossimi anni cresce‑ rà fino ad occuparne il trenta per cento. A farmi prendere questa decisione sono state quindi le ci‑ fre: il trenta per cento del merca‑ to dell’illuminazione è superiore ad una nostra manovra finanzia‑ ria! Se solo potessi con un ditino assaggiare la crema che ricopre quella fetta di torta... sarei già contento. In che spazio operate attualmente? Siamo situati in un fabbricato di 1300 metri quadri su due piani. È diviso in due: una metà è occupa‑ ta dagli uffici commerciali e dal magazzino, mentre l’altra metà è occupata dalla produzione. Quante persone lavorano, attualmente, nelle due attività? La parte commerciale che si oc‑ cupa del settore lampade è gesti‑ ta completamente da mio figlio Michele che si è molto ben intro‑ dotto nel tessuto commerciale aziendale, mentre io mi occupo del settore LED; altre quattro per‑ sone collaborano al buon funzio‑ namento dell’azienda. La parte produttiva impiega invece un to‑ tale di dodici persone e produce, oltre ai prodotti LED, varie altre applicazioni personalizzate. Se non sbaglio sei uno dei consiglieri dell’APIAS: cosa mi dici dei recenti annullamenti delle fiere di settore? Ritengo che sia stata presa la deci‑ sione giusta al fine di evitare alle aziende un ulteriore esborso che, in questo momento molto delica‑ to, avrebbe messo a dura prova le loro economie. L’APIAS è fatta dalle aziende per le aziende e fra i suoi obiettivi non è certo contem‑ plata l’opportunità di fare utile sopra i propri associati propo‑ nendo manifestazioni che, dato il particolare momento economico mondiale, avrebbero potuto tra‑ sformarsi in spese a fondo per‑ duto. Aver annullato Showway, quindi, è stata una prova di serie‑ tà e di spirito corporativo non in‑ differente. All’Associazione spetta comunque il compito molto gra‑ voso, anche in vista del prossimo EXPO 2015 di Milano, di trovare il grimaldello giusto per aprire nuo‑ ve vie ai suoi associati. Bestlight Via L. da Zara, 32 35020 Albignasego PD tel. 049 8625300 fax 049 8625315 www.bestlight.it [email protected] www.soundlite.it 53 Live concert di Alfio Morelli e Douglas Cole La produzione Cristiano De André De André Canta De André A dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio, è partita una produzione che gli rende omaggio nel modo più personale ed accorato... non solo per il fatto che al timone troviamo lo stesso figlio Cristiano, ma anche perché la produzione stessa può quasi intendersi come una riunione di famiglia... la ripresa di quel tour estivo del ’98 improvvisamente interrotto. 54 maggio/giugno 2010 - n.83 C ristiano De André è un artista ed un musicista di merito, che si regge benissimo sulle proprie gambe e che di farina del proprio sacco ne ha in abbondanza. Essere figlio d’arte, e particolarmente nel caso in cui il genitore è praticamente un’istituzione nazionale, richiede più fegato di quanto serve ad altri artisti. Detto questo, per la natura della produzione stessa, è naturale che la maggior parte dell’attenzione di tutti sia diretta verso il materiale e non verso l’interprete. Si spera però che tutti quelli che hanno fruito di questi concerti e che ascoltano il disco relativo ricordino che tutto ciò è stato possibile solo per il talento ed il cuore di Cristiano. Detto ciò, parliamo del tour. Partito in versione estiva nel 2009, e forse un po’ sottotono, “De André Canta De André” sta facendo il giro ed il ri-giro della Penisola. È cresciuto nella versione invernale, diventando capace di riempire non solo i teatri più grandi, ma anche i palasport. Con arrangiamenti nuovi dei brani di Fabrizio, realizzati a quattro mani da Cristiano e dal noto tastierista/produttore Luciano Luisi, e con la scenografia di Pepi Morgia (un altro timbro dell’autenticità De André), è un concerto davvero interessante che siamo riusciti ad incrociare al PalaDozza di Bologna il 18 febbraio. Per coincidenza del destino, il giorno di quello che sarebbe stato il settantesimo compleanno di Fabrizio De André. A spiegarci l’idea di questo tour è Bruno Sconocchia di Ph.D Management. “La società Ph.D – ci racconta Bruno – è nata nel giugno del 1984 e, guarda caso, proprio seguendo il tour di Fabrizio De André Crêuza de mä, per cui sono molto fiero di essere ancora oggi con De André. Oggi sarebbe stato il settantesimo compleanno di Fabrizio, così è una giornata importante, anche se nello spettacolo non viene fatto niente di particolare. Lo spettacolo è già un omaggio, anche perché intorno ad esso si riunisce tutta la vecchia famiglia, da Riccio a Pepi a tutti gli altri... “Io ho iniziato questo lavoro – continua Bruno – all’inizio degli anni ‘80 con Fabrizio De André, ed ho lavorato con lui fino all’ultimo tour. Così, quando è nato questo De André canta De André, mi è piaciuta l’idea di coinvolgere ancora tutti i vecchi amici e ricreare questo vecchio gruppo. Siamo tutti qui perché fondamentalmente facciamo una cosa che ci piace, ma siamo anche tutti emotivamente e sentimentalmente legati a questo spettacolo”. Anche la PFM ha cavalcato l’onda “De André”... cosa ne pensi? È uno spettacolo che fanno da parecchio tempo, e fanno bene: anche loro sono un pezzo della storia di Fabrizio, ed io non ho nulla da dire. Credo che loro ripercorrano in modo molto corretto gli arrangiamenti fatti in quel periodo per quei concerti e quelle registrazioni. Purtroppo, l’unica cosa mancante in quello spettacolo è la voce di Fabrizio. Qui abbiamo voluto fare un’altra cosa, con arrangiamenti nuovi e moderni delle canzoni, e con una voce, una presenza ed un modo di interagire con il pubblico molto simili a quelli del padre. E com’è stato recepito un omaggio con brani riarrangiati? Devo dire che quando mi hanno detto che stavano riarrangiando parecchi dei pezzi mi è venuto un sudore freddo, perché questi brani sono monumenti della canzone italiana... Oggi rimettere le mani su questi pezzi, senza Fabrizio, è abbastanza pericoloso. Devo però dire – e non lo dico da produttore, ma da fan di Fabrizio – che hanno fatto un lavoro strepitoso. La produzione è cominciata un po’ in sordina, ma è cresciuta pian piano... Lo spettacolo è stato recepito molto bene dal pubblico: devo dire che la miglior promozione che abbiamo fatto per questo tour è stata il tour stesso. Stiamo tornado su piazze in 1 cui eravamo già stati, da Bologna a Milano, poi Verona, Torino, Firenze, Roma... e probabilmente ritorneremo in questi luoghi in estate. Credo che chi vede lo spettacolo rimanga veramente colpito, infatti parecchi tornando a vederlo più volte. Passiamo a Luca Gnudi, direttore di produzione, per avere un po’ di informazioni sulla parte gestionale della tournée. In questa tournée di cosa ti devi occupare? Essendo una produzione non grandissima, in realtà il ruolo di direttore di produzione si mischia a quello di tour manager. Diciamo che io e Filippo Raspanti ci alterniamo, anche se Filippo fa un po’ più da personal assistant all’artista. Io mi occupo di tutta la produzione in loco perché tengo i contatti con i promoter locali. Come in tutte le produzioni medio-piccole, c’è questa parte un po’ artigianale che va seguita col cuore. 2 1: Giovanni “Riccio” Colucci (a sx) di M.M.S., e Bruno Sconocchia di Ph.D. 2: Il direttore di produzione Luca Gnudi. www.soundlite.it 55 Live concert 3: Davide Colucci, di Milano Music Service. 3 Ci sono otto tecnici, ma quanti siete in totale? Siamo diciotto persone, contando dall’autista ai musicisti. Direi che è uno spettacolo che si monta benissimo, in versione estiva come in invernale. Per queste date al chiuso è molto rivestito e cucito bene mentre l’estivo è stato più nudo e spartano. Abbiamo solo un bilico, oltre al mezzo dei ragazzi. Siamo partiti inizialmente con una motrice, poi ci siamo abbastanza velocemente allargati ad un bilico. La produzione è concepita per i teatri o per i palazzetti? La tournée si adatta al teatro o al palasport. È progettata a tavolino per essere adattata a spazi capaci di contenere fino a 5000 persone. Le feste di piazza sono state volutamente evitate, proprio per mantenere l’immagine del tour allineata alla classe che merita, così i palasport rappresentano il massimo delle concessioni. Abbiamo derogato a questa “regola”, eventualmente, in alcune situazioni estive, però su piazze in situazioni particolari ed eventi culturali, non le piazze delle baraonde o per la sagra della salsiccia. Finora è stato un bel calendario e stiamo facendo dei bei pienoni. La tournée è seguita, per quanto riguarda il management, dalla Ph.D, oltre ad un altro ufficio che si occupa, invece, di tutto ciò che riguarda la promozione del disco, registrato interamente live durante la tournée, e venduto anche ai concerti. Anche il merchandising è gestito tutto “in famiglia”: una gestione un po’ artigianale, come ho già accennato. E sembra che questa cosa funzioni... La tournée è partita un po’ in sordina, ma è cresciuta molto bene. Questo è merito di Bruno Sconocchia che ci ha messo un sacco d’impegno, ma soprattutto cuore e affetto. Di conseguenza, anche tutta la squadra lavora con il cuore, e questo sta dando dei bei risultati. Anche Cristiano è entrato con una certa sicurezza nella situazione, grazie alla squadra che si sta occupando della produzione. Il grande Luciano Luisi, il tastierista, sta dando davvero tutto se stesso: lo spettacolo è anche un po’ la sua creatura. Abbiamo fatto l’estiva, poi c’è stato un breve break, poi è iniziata l’invernale che si è fermata un po’ in corrispondenza delle vacanze natalizie, ed ora sta ricominciando. Faremo una parte d’estiva nel 2010, un po’ modificata con alcuni pezzi nuovi. Cristiano ha partecipato a vari programmi televisivi, perciò sono state mosse alcune pedine importanti per la promozione del disco e del tour. Il service Il service audio e luci che segue il tour è Milano Music Service, e anche questo rapporto è una tradizione di famiglia. Sul posto c’è Giovanni “Riccio” Colucci, storico fonico di De André. Lo salutiamo e, dopo due chiacchiere, ci dirige verso il responsabile in tour per M.M.S., cioè il figlio Davide Colucci, per avere un po’ di informazioni sulla parte tecnica della produzione. Quali sono le peculiarità di questa produzione? Siamo partiti con un po’ di cose da risolvere, soprattutto abbiamo dovuto incastrare le idee di Cristiano con quelle di Sconocchia. È venuta fuori questa sorte di nave: infatti, vista dal centro, la scenografia vuole dare l’idea di una nave che salpa per un viaggio, questo viaggio, questa tournée in giro per l’Italia. Le cose sono state molto più facili perché Bruno ha sempre avuto con mio padre un rapporto che supera quello che può essere un mero rapporto di lavoro, quindi qualsiasi tipo di problema o mal di testa è stato risolto in un batter d’occhio e questa nave, una volta partita, non si è più fermata. Io mi trovo molto bene in questo viaggio perché ho vissuto anche l’esperienza con Fabrizio quando ero veramente ragazzino: ero uno dei mille, mentre adesso mi trovo a parlare direttamente con l’artista e a portare avanti aspetti sostanziali con lui, con Filippo (suo assistente personale) o con Gnudi. Con quanto materiale state girando? Abbiamo un bilico ben stipato, perché muovere due bilici avrebbe comportato maggiori spese. Devo dire che siamo riusciti a far stare tutto in uno senza mettere il portapacchi... eravamo veramente al punto di dover decidere cosa prendere e cosa lasciare. Con questo assetto siamo abbastanza tranquilli e riusciamo ad entrare ed uscire abbastanza velocemente da ogni location. 56 maggio/giugno 2010 - n.83 Live concert Le luci Il disegno luci e la scenografia sono a firma di Pepi Morgia che, come tanti altri coinvolti in questa produzione, ha lavorato tanti anni con Fabrizio De André. A colpo d’occhio, il parco luci è molto spartano e molto teatrale. Il palco è confinato con una serie di teli bianchi trapezoidali, pochi i 4 5 58 maggio/giugno 2010 - n.83 motorizzati e qualche barra di ACL dietro i musicisti. Ma che il programma sia comunque non del tutto teatrale viene in parte rivelato dalla presenza di una discreta quantità di blinder sulle colonne dei truss verticali e sul truss anteriore. Chiediamo qualche delucidazione a Massimiliano Camporeale, il datore luci. “Pepi ha fatto il disegno – ci racconta Massimiliano – ed io ho fatto le memorie; poi lui è passato a controllare ed ho corretto quello che non andava bene. Adesso abbiamo inserito dei pezzi nuovi, che ancora Pepi non è riuscito a vedere, ma sono sicuro che la mia programmazione sia in linea con le sue indicazioni. Come si è evoluta la scenografia durante il tour? Il disegno era partito solo con la struttura e senza le vele. Ma era davvero troppo scarno, così è stato deciso di includere almeno le vele per poter avere un po’ di scenografia. Dapprima quattro vele, poi otto, così è stata creata questa cosa un po’ teatrale. Abbiamo aggiunto degli ACL e per l’invernale abbiamo tirato via qualche lucina dal palco ed abbiamo appeso una bella americana per fare i frontali. Cosa state usando in particolare? Il disegno è basato principalmente sui giochi di controluce e sulle scenografie. Ci sono otto Coemar CycLite LED a terra che fanno solo da controluce diffuso su tutta la band. A volte li proiettiamo sulle vele per dare un po’ di colore. Poi ci sono sei Coemar iWash 575 a terra, dietro i CycLite, che vengono quasi sempre puntati verso la scenografia. Ci sono tre accensioni ACL, quindi sei barre, una a terra e due messe in verticale attaccate ai truss, e sei DWE da quattro lampade. Abbiamo anche dei 2000 W che fanno i tagli ed i controluce sui musicisti. In ogni torre c’è un ParLED per colorare i truss, a cui si aggiungono quattro iSpot 575 a terra che usiamo per la scenografia, per gli effetti di controluce e per i disegni dietro l’artista. Infine, sul truss anteriore abbiamo altri quattro iWash 575, un iSpot 575 e dei blinder. Con questo riusciamo avere un effetto molto rock e molto teatrale allo stesso tempo. Gli arrangiamenti sono spesso molto rock, mentre altri brani richiedono un’impronta più teatrale, così serviva questa flessibilità. In regia? Lavoro con una Compulite Sparktop 4D. Bastano due linee per questo spettacolo, non c’è molto materiale. I motorizzati sono solo 14, ed il resto è composto da canali di incandescenze. “È molto divertente – aggiunge Massimiliano – non pensavo che mi sarei divertito così tanto a fare con questi pochi proiettori delle scene comunque veramente carine. Penso che per il materiale che abbiamo facciamo veramente un buon lavoro”. L’audio Se l’impianto luci non è completamente “teatrale”, l’impianto audio non lo è per niente. È composto da due array di Electro‑Voice XLC, dieci elementi per lato, supportato da quattro sub per lato, con appoggiati sopra quattro elementi XLD per lato. Due Meyer UPA1 per lato, appoggiate agli estremi del fronte palco, puntano verso l’interno come frontfill. Nelle regie di sala e di palco troviamo dei PM5D gemellati. Per la band il monitoraggio è invisibile, ma non mancano due sidefill SPX, costruiti dalla M.M.S. Al centro del palco, invece, c’è una specie di roccaforte intorno alla postazione di Cristiano, fortificata da quattro wedge, un pianoforte digitale ed una varietà di strumenti a corde acustici che farebbe venire la bava ad un collezionista. Abbiamo messo all’angolo Giancarlo Pierozzi, fonico FoH, e Vincenzo “Cina” Cinone, fonico di palco, per chiedere un po’ d’informazioni sulla gestione dell’audio dello spettacolo. Giancarlo ci spiega: “È un setup abbastanza da manuale; sono 48 ingressi, tutto suonato dal vivo, pochissime sequenze. Il microfonaggio è proprio classico: Shure Beta 52 e SM91 nella cassa, Beta 98 sui Tom, due SM57 per il rullante, Akg C 414 come overhead e ancora Shure SM81 sul charleston e sul ride. Ci sono un SM57 ed un C 414 sull’ampli della chitarra, e c’è un Akg D12 sull’ampli del basso. Ci sono due SM58 per le voci del chitarrista e del tastierista e tre Beta 87 per Cristiano. “Ognuno degli strumenti acustici – continua Giancarlo – viene ripreso con il suo trasduttore interno ed entra in un canale di DI. Il chitarrista usa una chitarra Maton che ha un bellissimo sistema di preamplificazione. Tutto il resto entra in DI: sembrano tanti canali ma sono solo in quattro sul palco. Tutto è splittato in analogico con un Klark Teknik che invia poi il segnale ai due banchi”. “Così – aggiunge Vincenzo – abbiamo il controllo separato dei guadagni in ingresso. Questo è fondamentale. Abbiamo proposto di splittare in digitale, ma con la situazione di questo palco non era possibile condividere una singola impostazione di guadagno”. “Poi – spiega Giancarlo – era un ulteriore impedimento, perché durante l’estate abbiamo fatto le registrazioni per il disco del tour. Se avessimo fatto lo split digitale, avremmo occupato gli slot del banco che erano invece necessari per registrare”. Che preamplificatori state usando? Ci risponde subito Vincenzo: Io sto usando i Brunetti sulla voce di Cristiano. Giancarlo aggiunge: Io ne ho già cambiati tre, strada facendo, e sono sul quarto. Sono partito con il Focusrite, che non ho trovato adatto a Cristiano, poi sono passato al Manley Vox Box, che mi piace un sacco, ma l’unità che avevo io aveva qualche problema. Poi sono andato all’SSL e da lì sono passato all’Avalon 737 che sto usando adesso. Sto aspettando un po’ di roba da Tonelux che ho comperato in America ma che ancora non mi è arrivata. Giancarlo, stai usando qualche outboard particolare? Per l’effettistica ho tutto materiale normalissimo: TC Electronic M3000, Lexicon PCM91, un PCM70 ed adesso un MX200. Uso un rack di processori che sono più o meno standard. Poi tra il banco e l’impianto cosa succede? L’unica cosa un po’ particolare che succede è che io esco dal banco in AES/EBU, poi passo per un convertitore DA esterno e poi ad un compressore per il main. Ho preferito usare la conversione di un convertitore Benchmark DAC1 rispetto alla conversione del banco. Poi faccio passare il mix attraverso il compressore Cranesong e da lì vado ai processori per l’impianto. 6 4: Da sinistra: il fonico di sala Giancarlo Pierozzi, il direttore generale della Texim Pierfranco Galeone ed il fonico di palco Vincenzo “Cina” Cinone. 5: Massimiliano Camporeale, datore luci. 6: Il tastierista ed arrangiatore Luciano Luisi. Live concert Con questo tipo di musica e con tutto quel volume dei wedge dell’artista, non serviva una fila di frontfill? I frontfill ci sono, sono quei due Meyer UPA che abbiamo messo lateralmente. Ti spiego: quando siamo in posti come questo, dove ci sono quattro metri tra il palco e le prime file, utilizziamo le due UPA così, lateralmente e puntate dentro. Quando invece le prime file sono a ridosso del palco, chi sta davanti al centro sente solo i monitor di Cristiano, (che non è un mix ideale per il concerto) così sdraiamo i frontfill a terra davanti ai monitor. Quando c’è un po’ di spazio, però, come qui, mi aiuta con il suono avere le UPA ai lati. Mi aiuta ad avere un bel pacchetto preciso lì davanti. Poi abbiamo delle XLD appoggiate. Tu, Cina, hai un lavoro abbastanza difficile, direi, con l’artista appiccicato nel mezzo del palco con sette od otto strumenti acustici, due wedge davanti, due dietro e due side... All’inizio eravamo partiti in IEM, anche perché avevamo anche i click e i musicisti si dovevano agganciare ai click. Poi Cristiano non si è trovato bene... aveva bisogno del movimento dell’aria e di vive- re il suono. Ha fatto l’estivo in IEM e poi per l’autunnale siamo passati ad un sistema di monitor tradizionale, con quattro wedge e dei sidefill solo per lui. Il resto della band è in cuffia. Il batterista ha il suo mixerino a 16 canali su cui abbiamo splittato i vari canali come il click e le tre chitarre di Cristiano. Il chitarrista usa un IEM 300G2 della Sennheiser mentre il bassista ed il tastierista hanno un setup doppio: quando sono nelle loro postazioni dietro, utilizzano le cuffie amplificate con dei Behringer PowerPlay, poi quando fanno i brani davanti usano gli IEM, con un semplice sdoppio della mandata. Prima, anche Cristiano usava questo setup, ed il palco era praticamente silenzioso. Ora, invece, c’è un bel volume. In realtà, ci aiutava molto avere anche lui con gli IEM, a livello di pulizia dei suoni e, ovviamente, con i rientri, perché i volumi sono molto elevati, anche se non si direbbe. In posti meno riverberanti con i monitor che usa adesso si lavora meglio, ma qui possiamo solo sperare di fare il soldout e che tutti arrivino con delle grosse e pesanti maglie addosso. Lo show Lo spettacolo è incantevole dal punto di vista musicale. Gli arrangiamenti nuovi fatti da Cristiano volano in alto, ma non alienano il pubblico, gran parte del quale è presente per motivi di nostalgia. La seconda generazione De André ha un atteggiamento molto intimo con il pubblico, e dai monologhi e dai racconti di momenti condivisi col padre, lo spettatore ha quasi l’impressione (voluta, penso) che anche Cristiano sia parte del pubblico... un fan come loro. Quando suona, invece, si trasforma e non lascia dubbi su chi sta conducendo il concerto. Il suono generalmente è molto buono, notevolmente meglio di quanto ci si possa aspettare al PalaDozza. Di repliche, ormai, ne hanno già fatte tante e forse sono riusciti a domare un po’ l’impianto (o, meglio, il monitoraggio) anche in sale così riverberanti. La scenografia si dimostra molto versatile, e senza dubbio una nota di merito va a Pepi Morgia ed ai ragazzi di M.M.S. per la capacità di fare moltissimo con veraPersonale e Aziende mente poco materiaManagement Ph.D. le, e senza rivolgersi Bruno Sconocchia neanche a tecnologie Michele Torpedine Programmazione Tiziana Sconocchia rivoluzionarie. I tanti Amministrazione Viviana Albertini momenti di controluUfficio Stampa Letizia D’Amato ce sull’artista si diffeLa Band renziano molto uno Tastiere Luciano Luisi dall’altro, e dimostraChitarre Osvaldo Di Dio no uno studio molto Basso Davide Pezzin Batteria Davide De Vito intenso dell’utilizzo Personale in tour di quello che c’è a disposizione, mentre le “vele” dietro offrono un canvas molto malleabile per l’utilizzo dei pochi proiettori intelligenti incorporati nel design. In definitiva è una serata davvero molto gradevole in cui, comunque, la musica prevale sulla nostalgia. 60 maggio/giugno 2010 - n.83 Tour manager Luca Gnudi Ass. all’artista Filippo Raspanti Regia Pepi Morgia Fonico di sala Giancarlo Pierozzi Fonico di palco Vincenzo “Cina” Cinone Datore luci Massimiliano Camporeale Service audio/luci Milano Music Service Responsabile Giovanni “Riccio” Colucci Resp. MMS in tourDavide Colucci P.A. Alessandro Sbruzzi Backliner Massimiliano Dalle Molle Emilio Simeone Alessio Martino Tecnici Luce Daniel Bossi Emanele Caini Live concert di Giancarlo Messina Samuele Bersani Manifesto Abusivo Tour 2010 di leggere con attenzione i testi dell’album ed ascoltare più volte alcuni brani: se le melodie non mi esaltano, seppur con arrangiamenti ben fatti, i testi sono spesso molto belli, decisamente superiori alla media per la capacità di trasferire in immagini inedite (una volta si sarebbero dette originali) sensazioni intime e pensieri sociali. Ma qui si rischia di travalicare in un’altra forma d’arte, ancora più bistrattata della canzone, che i suoi pochi residui lettori chiamano poesia. Quella è altra roba: d’altra parte se Gozzano faceva rimare “Nietzsche” con “camicie” perché Bersani non può far rimare “Miles Davis” con i “Levis”? E via di minimalismo crepuscolare. testa di serie importante, e non una di quelle in cui devi stare in attesa 20 minuti per parlare con il referente del booking. Volevamo insomma un’agenzia agile, che magari avesse da 20 anni la stessa partita IVA – che qualcosa vorrà dire – e buoni rapporti con tutti sul territorio. “Sono entrato in punta di piedi, Album ergo tour Nuovo disco e nuovo tour per Samuele Bersani, artista con difficoltà di omologazione. 62 maggio/giugno 2010 - n.83 N on è un disco facile questo nuovo lavoro di Samuele, con testi non immediati e musiche senza chicchiespilli. Devo ancora decidere se si tratta di un caso di coraggio e coerenza o di pura incoscienza da artista un po’ fuori. Probabilmente tutti e due. Tutto corre e va veloce: il pubblico deve potersi innamorare in tre secondi di quello che ascolta, perché dopo quattro ha già cambiato canale o clickato da qualche altra parte, tutti sappiamo che funziona così. Proporre della musica che vuole essere ascoltata con attenzione diventa allora un atto di coraggio, di presunzione o di ribellione? Comunque sia, Samuele ha fatto questa scelta, e già mi sta simpatico. Mi sono preso la briga – sì, lo so che lo devo fare per mestiere, ma a volte confesso che non ne vale la pena – Dopo le prove di Senigallia, Samuele debutta il 25 marzo a Torino. Il giorno dopo è a Rimini. Qui ci sono pure io. Arrivo nel pomeriggio, faccio un po’ di chiacchiere con gli addetti ai lavori, poi mi metto buono buono ad assistere al soundcheck, parecchio lungo, perché Samuele vuole provare alcune cose che non lo hanno convinto la sera prima e trovare un equilibrio migliore con gli IEM con cui non sembra davvero avere un gran feeling. Poi entra il pubblico, fra cui moltissimi miei amici, visto che io abito a Cattolica che, casualità, è la città di Samuele. Se infatti in tutti i suoi concerti egli cerca di creare una situazione d’intimità col pubblico, qui sembra di stare nella cucina di casa sua, visto che sono presenti tutti, dai genitori al suo primo maestro di pianoforte. Ovviamente i riferimenti alla parlata romagnola divertono tutti, come le citazioni di alcuni personaggi... Chiacchiera davvero tanto Samuele, parla della sua visita dall’otorinolaringoiatra, fa vedere il palloncino che gli ha dato da gonfiare col naso... tutto in maniera sempre molto simpatica, con un atteggiamento più da svanito (come si dice da queste parti) che da grande artista. Presenta anche le canzoni, soprattutto le nuove, e poi si rimprovera anche di parlar troppo. Quello che raccoglie, però, sono soprattutto applausi. Il suono in sala è davvero buono, molto molto meglio di quello che il soundcheck lasciava presagire. Raffaele, il babbo, dice che il volume è troppo alto, ma non è vero. Anche le luci fanno quello che devono con sobrietà ed eleganza: nonostante i pochi movimenti, il disegno non risulta affatto noioso, semmai un po’ buio, anche perché occorre tentare di far uscire le proiezioni delle belle immagini sul fondale che, letteralmente, non brillano per luminosità. Ma va bene così: questo concerto in stile Pooh anni Ottanta non sarebbe concepibile. Un concerto davvero gradevolissimo, volutamente un po’ demodé e un po’ da... “Ragno”. Gli addetti ai lavori Enrico Pighi - Live Management Enrico Pighi è il manager di Vecchioni e di Pacifico. Facciamo due chiacchiere per capire il suo ruolo in questa produzione. “Samuele stava cercando di organizzare diversamente i propri concerti – ci spiega – così abbiamo scelto di lavorare insieme per questo tour. Abbiamo deciso di coinvolgere la Color Sound, agenzia che io stesso fondai insieme ad Antonio Colombi circa 20 anni fa. Quindi la mia funzione è quella di collegare le esigenze dell’artista con quelle dell’agenzia. Ho cercato un’azienda che potesse vedere Samuele come una ho mantenuto lo stesso service dei tour precedenti, anche perché conosco Coriolano e lo ritengo capace ed affidabile, e lo stesso fonico, che è un freelance. Oltre al personale del service, c’è un tour manager che lavora per l’agenzia, mentre a Milano un ufficio si occupa della logistica. Abbiamo poi due uffici stampa, uno di Roma ed un altro di Bologna, che curano i rapporti con le radio delle città in cui andiamo. “Con la crisi del disco – ci spiega Enrico punzecchiato dalle nostre www.soundlite.it 63 Live concert 1 2 3 1: Umberto Saraceni, responsabile video. 2: Graziano “Zizzi” Travison, lighting designer. 3: Italo Lombardo, fonico di sala. 64 maggio/giugno 2010 - n.83 domande – il live ha acquisito un valore economico più importante; anche le case discografiche lo sanno bene, tanto che adesso quando si fa un contratto con un artista nuovo iniziano a mettere anche l’opzione di intervenire sui concerti. Bisogna ovviamente vedere il momento dell’artista: su alcuni puoi chiedere una royalty, ma altri dovrebbero essere appoggiati, non credo si possa definire una regola fissa. “Samuele secondo me ha un potenziale enorme, è molto attento a quello che lo circonda; ha fatto un disco complicato e difficile, non certo immediato, ma se lo si ascolta con attenzione è davvero forte e più si ascolta più piace. Quindi credo che si tratti di un artista che durerà ancora negli anni, perché ha delle cose da dire e grande qualità”. Italo Lombardo - FoH Engineer Io curo la sala – ci spiega Italo – mentre Michele Caria è il fonico di palco che gestisce le cuffie e due side-fill. Avrei preferito usare una console digitale, ma ovviamente non mi lamento del bel Midas XL3 che ho a disposizione, fra l’altro ben tenuto e manutenzionato. L’impianto è un Q1 d&b che di solito riusciamo a sospendere, anche se in certi casi, come questo, dobbiamo appoggiarlo a terra, situazione che certo non valorizza il concetto di line-array. “Il microfonaggio è standard: tom con Sennheiser 421, microfoni che preferisco, poi dei Neumann come overhead, che a dire il vero non mi piacciono tantissimo. Ho un Neumann anche sotto il rullante, ma non mi esalta, perché la cordiera non ha frequenze così alte da necessitare di un condensatore, ed alla fine lo devi comunque scavare di più per togliere le alte. Il basso è in DI, senza ampli. “Le chitarre hanno cinque canali a testa – continua Italo – che i chitarristi selezionano dalle loro pedaliere; solo per le chitarre elettriche usiamo un ampli sul palco microfonato con Shure 57. Il tastierista ha un suo mixer per le varie tastiere, a me arrivano solo due canali. Poi ci sono un po’ di sequenze, inviate sempre dal tastierista con un multitraccia Alesis HD24, anche se si tratta di soli tre canali. In tutto, sul mixer, ho circa 33 canali. La batteria ha tre rullanti, che vengono usati secondo i vari pezzi, ed anche il bassista ha due canali, perché a volte suona un fretless. I ritorni effetti vedono due canali di Lexicon 480, altri due per un delay TC Electronic 2290, Yamaha SPX 900 sul rullante, e Lexicon PCM70. “Tutti gli effetti sono controllati via MIDI per ogni brano, anche per diversificare un po’ il sound. Per gestire meglio i quattro device diversi, fra cui macchine ormai un po’ vecchie, mi sono fatto fare un software di program change: su 16 macchine collegabili posso decidere che programma assegnare a ciascuna. È stato realizzato da A&G Soluzioni Digitali, e grazie a questo con un solo click cambio tutti i program change. Va ancora migliorato in qualche aspetto ma funziona già molto bene, è anche possibile scrivere delle annotazioni su ogni brano. “Le dinamiche sono tutte analogiche: Bss DPR 502 sui due rullanti, un altro 502 come limiter e per una leggera compressione, con un rapporto 1:4, sul master dell’impianto. Poi, visto che mi mancava un compressore, ho messo il basso fretless su un subgruppo in cui comprimo i due bassi. “Sulla voce c’è un radio Shure con capsula Beta 87, anche se avrei preferito un Neumann KMS 105 a filo. Il segnale entra poi nell’Avalon e da qui in un enhancer della BBE, che, a dire il vero, è di proprietà di Branduardi! Poi entra in linea sul Midas. Ho inoltre un microfono spare per la voce che entra nell’ingresso line dell’Avalon, così, se dovesse servire, posso commutarlo ritrovandolo con le stesse compressioni e le stesse mandate del principale. “Il PA è gestito da Luca Paino, uomo di Coriolano che è anche il backliner: è davvero molto bravo perché fa di tutto, mi monta anche la regia!”. Il futuro è qui. Un mixer digitale compatto senza compromessi, a prezzo eccezionale. La nuova DiGiCo SD9 rivoluziona quello che ci si può aspettare da un mixer digitale compatto. Insieme al D-Rack la SD9 vi mette a disposizione un sistema integrato completo, con superficie di mixaggio, stage box digitale, ciabatta su CAT5E, la capacità di registrare 56 canali simultaneamente sul vostro software multitracccia preferito o su DAW. Il prezzo ne fa la soluzione perfetta per service, touring band, scuole, centri congressi, teatri e tutta una serie di altre applicazioni che richiedono specifiche di alta classe, grande flessibilità e prestazioni straordinarie. Indipendentemente dal budget. www.digico.biz/sd9 Graziano Travison - Lighting designer e operatore luci “Zizzi” lavora da 15 anni con Samuele. Gli chiediamo di illustrarci il disegno luci. “Abbiamo tre americane, la classica frontale con i bianchi e due per i controluce con tutte testemobili, soprattutto per guadagnare tempo sui puntamenti. Anche per terra c’è qualcosa, nel poco spazio disponibile, per colorare il fon- Super FPGA Technology Two Solo Busses Waves Ready I/O Digital Stage Rack 8 Segment Meter Strips Dual D-Rack CAT5E Connectors 15” Wideview Touch LCD Screen MADI I/O for Recording tel. 0521 648723 - fax 0521 648848 - www.audiolink.it - [email protected] Powerful Tiger SHARCS All-new Flexi Channels Live concert dale. Di carino abbiamo “bucato” le pedane dei musicisti ed inseriti dei PAR, così escono da sotto dei fasci di luce particolari. Devo dire che l’effetto è migliore quando il palco è più alto o meno inclinato, qui infatti li userò con molta moderazione per non disturbare la gente puntandoglieli negli occhi. “Il parco luci prevede testemobili Martin MAC 600, ancora validi, e spot MAC 2000, Performance e Profile, sempre di Martin. Gli scroller sono tutti Compulite Whisper. Abbiamo fatto le prove a Senigallia, ma ancora stiamo un po’ aggiustando il tiro. La console è una Avolites Pearl 2004, ancora valida ma con un unico difetto: salva solo su floppy. “Il disegno è molto teatrale – conclude Zizzi – le testemobili si muovono poco, infatti in teatro non mi piacciono molto i movimenti, anche perché dopo un po’ vengono a noia. Da ieri abbiamo aggiunto anche dei video e ci stiamo un po’ lavorando per ottimizzare il tutto”. I video È Umberto Saraceni di Visual Lab di Bologna, al terzo tour con Samuele, ad aver prodotto i video e a gestire le proiezioni. Ci facciamo dare qualche particolare sul suo lavoro. “La parte creativa viene fatta insieme a Samuele – ci spiega – poi noi cerchiamo di elaborare le varie immagini e le varie suggestioni. Sapevamo di dover fare questo lavoro, ma per vari impegni non abbiamo potuto fare le prove, così seguiremo ancora per qualche data il tour e poi lasceremo un PC predisposto che sarà gestito dal personale in tour. “Adesso usiamo Modulate, che ci permette di gestire in tempo reale quello che vediamo, ma poi useremo Isadora, per far partire i video canzone per canzone in modo molto semplice. Il proiettore mi sembra un EIKI 10.000, fornito dal service, un LCD che per il teatro è un classico; è montato in prima americana con ottica larga. “I video sono basati soprattutto su effetti e colori, più che su immagini didascaliche, anche perché non è sincronizzato al clock ma viene fatto partire manualmente, quindi sarebbe impossibile fare dei sincroni. Ad esempio alcune immagini, poi elaborate da me, sono portoni di Bologna fotografati da Monica Silva, la compagna di Samuele. Insomma abbiamo cercato di realizzare un lavoro che riprendesse il tema dei brani senza diventare didascalico”. Personale Produzione Production manager Ufficio stampa e comunicazione Promozione radio Service Audio/video/luci Color Sound Enrico Pighi Promopressagency Daniele Mignardi Red&Blue Coriolano Music Service Il sistema Palcoplus comprende ora anche RA18, un ‘arrayable bass cabinet’ (1700 W / 4 ohm) che aumenta ulteriormente la flessibilità di utilizzo e la ricchezza timbrica del sistema. RA18 (qui a lato in demo presso il Concert Sound Arena - Prolight+Sound 2010) permette infatti di incrementare in modo deciso la pressione sonora, generata dal sistema sospeso, nelle ottave più basse, aumentando così la già considerevole dinamica dell'array. È disponibile anche una versione a 8 ohm, 3400 W, con altoparlante in fibra di carbonio. Palcoplus è un prodotto modulare e scalabile che si distingue per una voce inconfondibilmente naturale. Un array di 4 diffusori, ognuno dei quali grande quanto un rack 6u, pesa solo 80 kg, compreso l’hardware per la sospensione e vanta una potenza applicabile di 4000 W. Ogni singolo elemento sviluppa fino a 130 dB SPL, perciò è possibile utilizzare sistemi di dimensioni molto ridotte per la sonorizzazione di spazi relativamente grandi. Grazie ad una dispersione orizzontale di 120°, PalcoPlus fornisce una copertura perfetta anche quando gli array sono sospesi ad altezza ridotta o sono appoggiati a terra. L’unità sub-bass dedicata, RAB1815, utilizza una configurazione a doppio trasduttore che genera una caratteristica polare cardioide. 2 unità bassi vantano una potenza applicabile di 6400 Watt. La gestione del sistema avviene mediante il processore amplificato PLM6800 o mediante il processore LM24 (per chi già possiede gli amplificatori) ed un software proprietario (RACon ). TM Scopri tutte le caratteristiche del sistema collegandoti al sito: www.palcoplus.com oppure contattaci a: 66 maggio/giugno 2010 - n.83 [email protected] - 051 766437 on stage per la prima volta una modalità di live performance totalmente innovativa, che coinvolga cioè l’ascoltatore in una maniera completamente differente rispetto ai normali concerti, facendogli scoprire la ricchezza della sua percezione sonora. Un’esperienza originale ed accattivante; così si presenta About the Head, il progetto artistico dei Crackerjack che, in collaborazione con LIM e AGON, è stato messo in scena nel mese di marzo. Due giorni di full immersion e tre repliche giornaliere per i ragazzi che si sono cimentati nel primo “live binaurale” in Italia. di Paolo Calza About the Head Il suono diventa 3D A bout The Head, letteralmente “riguardante la testa” ma anche “intorno alla testa”: già dal titolo l’ambiguità si presenta come uno dei concetti portanti di questa esperienza binaurale. Un nuovo modo di pensare e vivere l’esperienza di un concerto live, in cui lo scopo ultimo è riuscire a creare un nuovo spazio acustico in cui ogni ascoltatore è al centro, immerso in un universo di stimoli sonori e musicali, un universo intimo e sorprendente che abbatte la barriera concettuale creata dall’opposizione di palco e platea. La “testa” del titolo è uno strumento di laboratorio che riproduce realisticamente le condizioni di percezione del suono: un manichino (dummy head), dotato di orecchie artificiali e microfoni ad alta fedeltà. La tecnica della ripresa bi- 68 maggio/giugno 2010 - n.83 naurale, detta anche olofonica, è ora utilizzata live. La testa artificiale è stata costruita per catturare il suono e riprodurlo in cuffia esattamente come viene percepito dall’orecchio umano. Ciò permette di avere la spazialità del suono a 360° e soprattutto di percepirne anche la distanza. Crackerjack I componenti del collettivo sono Luca Marella, Arbër Misa, Francesco Palmisano, Salvatore Salerno e Francesco Vitale, cinque eclettici musicisti che gravitano dal 2003 intorno alla scena underground milanese, riuniti sotto il nome di Crackerjack. La loro musica tende ad esplorare tutte le possibili direzioni all’interno del linguaggio della popular music, spaziando tra folk e sperimentazione, elettronica e rock, alla continua ricerca di un suono che riesca a coniugare gli aspetti estetici e di ricerca compositiva con quelli dell’intrattenimento tipici della musica pop. La loro formazione musicale è stata inoltre fortemente influenzata dagli studi svolti nel corso di laurea in Scienze e Tecnologie della Comunicazione Musicale presso l’Università degli Studi di Milano e dalle ricerche svolte presso il LIM (Laboratorio di Informatica Musicale). Da Misa e Vitale è nata così l’idea di sfruttare a fini artisticoemozionali le potenzialità tecniche della testa per esplorare LIM La Dummy Head utilizzata per lo spettacolo è stata progettata e realizzata dal LIM, uno dei principali laboratori di ricerca del Dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università degli Studi di Milano, attivo dal 1985. Sotto la direzione del prof. Goffredo Haus, fondatore del laboratorio e pioniere dell’informatica musicale in Italia, il LIM opera nel campo della ricerca pura ed applicata in campo acustico e musicale. Tra i suoi progetti più importanti sono da ricordare la digitalizzazione dell’archivio del Teatro alla Scala di Milano e del Teatro Bolshoi di Mosca, oltre allo sviluppo di un nuovo standard IEEE per la fruizione avanzata di contenuti multimediali. All’interno del progetto About The Head, il laboratorio ricopre un ruolo di consulenza scientifica e supporto tecnologico, svolto da Davide Andrea Mauro, laureato in Tecnologie Informatiche per la Comunicazione e ricercatore nell’ambito della psicoacustica presso il LIM dal 2006. L’esperienza Siamo andati a sentire da vivo il risultato di questo esperimento. All’arrivo in teatro troviamo un paio di cuffie sulla poltrona, sul palco una testa artificiale e qualche strumento nei suoi dintorni. Le luci si spengono e una voce, in cuffia, ci invita a chiudere gli occhi per l’intera durata dello spettacolo. Improvvisamente dei suoni percussivi iniziano a “muoversi” a destra e sinistra, aprire gli occhi è inevitabile: cinque ragazzi con chitarre, rullante e piccoli strumenti appoggiati su due tavoli incominciano ad arrangiare dei pezzi muovendosi intorno alla testa. Gli spazi dell’esibizione sono costruiti per attivare una realtà di emozioni interiori; la penombra, che caratterizza la performance, permette di enfatizzare la percezione spaziale uditiva a discapito di quella visiva. Vediamo e sentiamo suonare qualsiasi cosa, tutto per sottolineare l’effetto dato dalla tecnica di ripresa: oltre agli strumenti già citati, sono utilizzati uno xilofono con una pallina da pingpong come battente, dei piccoli registratori portatili per suoni elettronici e persino un mazzo di chiavi. Il linguaggio di About The Head è quello della musica pop. Le melodie, le armonie e i ritmi sono semplici, immediati, volutamente naif. Questo perché la musica, linguaggio universale per antonomasia, deve “parlare” al più ampio pubblico possibile, senza esibire il virtuosismo fine a se stesso. Il concerto realizzato in veste acustica dura circa 40 minuti, i ragazzi si intervallano ai singoli strumenti creando sonorità jazz, pop e oserei dire rock, con suoni che si muovono in ogni direzione. Decisamente sbalorditive sono poi le espressioni delle 50 persone, sedute con noi in platea, che si girano e istintivamente tentano di trovare con gli occhi gli strumenti che si muovono intorno alla “loro testa”. Al termine dello spettacolo ci siamo fermati a parlare con i protagonisti: Francesco, Luca, Arbër, Salvatore, Francesco e “la testa”. “All’interno dei condotti uditivi della Dummy Head sono stati posizionati due microfoni Sennheiser MKE 2, tutto il suono che avete ascoltato proveniva da lì – ci spiega Francesco –. La gente, purtroppo, non conoscendo la particolare tecnica di ripresa, non riesce a percepire bene questa cosa e pensa che ci siano altri microfoni; quando invece spieghiamo che è la testa stessa che riprende ciò che suoniamo, rimangono sbalorditi. Abbiamo composto queste musiche e portato avanti questo progetto per stimolare, sorprendere e divertire il pubblico”. L’esperienza è da provare e lo stupore è garantito. La produzione è stata eseguita da AGON, il centro di ricerca e produzione musicale fondato a Milano nel 1990, e rappresenta un punto di riferimento nell’ambito della musica contemporanea e delle nuove tecnologie applicate alle performing arts, avendo realizzato oltre 300 produzioni fra concerti, installazioni multimediali, colonne sonore, festival e rassegne. A partire dal 2008 AGON ha scelto di scommettere su alcuni progetti di giovani artisti, tra i quali About The Head, mettendo a disposizione di questi talenti la propria ventennale esperienza nella produzione di eventi e spettacoli. Per maggiori informazioni sulla produzione di About the Head potete visitare: www.crackerjack.it www.lim.dico.unimi.it www.agonarsmagnetica.it www.soundlite.it 69 on stage di La produzione Cats La Produzione Italiana Per la seconda volta, La Compagnia della Rancia prende in mano un musical di Andrew Lloyd Webber. Questa volta è Cats, il musical in assoluto più rappresentato, nella sua forma originale, nella storia del teatro moderno. E c’è anche uno sviluppo quasi senza precedenti: la produzione comprende testi tradotti e regia, scenografia, costumi e coreografia ricreati per il pubblico italiano. 70 Douglas Cole marzo/aprile 2010 - n.82 A bbiamo già parlato di questo musical: due anni fa, la versione touring inglese ha fatto diverse tappe sulla penisola ed abbiamo avuto l’opportunità di vedere i particolari della produzione. Così era praticamente imperativo che vedessimo anche la versione “all’italiana DOC”. Partito per la stagione del 2009/2010, Cats della Compagnia della Rancia si è già dimostrato un successo. Alla data in cui l’abbiamo intercettato a Rimini, aveva già fatto oltre 180 repliche, secondo un programma che lo porterà già alla fine di una seconda stagione a partire dall’autunno del 2010. A rendere più livellato il campo di gioco del paragone – non voluto ma inevitabile – con la versione originale, abbiamo assistito allo spettacolo ancora una volta in un palasport romagnolo, il 105 Stadium. Ad accoglierci all’arrivo è Andrea Manara, Tour Manager dello spettacolo e amministratore della compagnia. “Erano otto anni che volevamo fare Cats – ci racconta Andrea – ma non riuscivamo ad avere i diritti di questo spettacolo perché all’estero c’è la percezione che l’Italia sia un paese dove non si riescono a fare i musical con i criteri che gli stranieri ritengono necessari. “Invece – continua – dopo una serie di spettacoli c’è stata la svolta. Ad influenzare questo cambiamento sicuramente sono state alcune delle ultime produzioni della Compagnia della Rancia. Tutti Insieme Appassionatamente ci ha sicuramente aperto le porte a livello internazionale, perché la Disney, che detiene i diritti di vari musical di fama internazionale, è venuta in Italia e si è resa conto di avere di fronte una realtà produttiva che li ha soddisfatti, e così ci hanno concesso i diritti per quello spettacolo importantissimo. In quel caso ci è stata data la licenza di rifarlo completamente. È l’unica volta nel mondo che viene concessa questa possibilità: regia, scena... tutto. “Alla fine, dopo otto anni, la Rodgers and Hammerstein Organization, società che controlla i diritti per il signor Webber, ha fatto altrettanto e ci ha dato il diritto di rifarlo, con l’unico vincolo che, su richiesta del signor Webber, venisse mantenuta l’orchestra dal vivo. “Perciò noi andiamo in scena con 16 elementi d’orchestra ed il direttore – una cosa alquanto rara per il mercato italiano – un valore aggiunto che, effettivamente, esalta il pubblico. Quando esce l’orchestra, il pubblico si alza in piedi. Si rendono conto che è stato veramente un evento. Mi permetterei di dire anche che giustifica il prezzo del biglietto”. Come avete trovato il mercato per questo musical dopo il passaggio due anni fa della versione touring inglese? In termini di organizzatori teatrali, tanta paura. Quella produzione ha fatto un bel giro d’Italia e ha toccato se non tutte le città maggiori, almeno una grande parte delle regioni, facendo numeri importanti dal punto di vista delle presenze. Da parte degli organizzatori c’è la paura di vedere se noi italiani siamo all’altezza. Fino ad ora ho sentito solo una persona tra il pubblico, a Roma, che mi ha detto “avrei voluto vedere la versione originale. Non che la vostra non mi piaccia, ma volevo vedere l’altro”. I puristi ci possono stare, ma sia gli organi di stampa che il pubblico hanno definito questo come lo spettacolo più bello in assoluto di questo scorso anno. Che differenza c’è tra la produzione originale e questa? Come ho detto prima, l’unico vincolo era l’orchestra. Abbiamo ricreato completamente Cats: luci, scene, regia, tutto. Partendo dai costumi... firmati dalla maison Enrico Coveri e seguiti dallo stilista Francesco Martini Coveri. Le coreografie sono di Daniel Ezralow, la regia di Saverio Marconi e le scene sono di Gabriele Moreschi. Invece le luci sono di Valerio Tiberi, ed il sound design è di Enrico Porcelli. Per la scenografia, è cambiata l’ambientazione: l’originale era ambientato in una sorta di discarica, mentre noi abbiamo scelto un’analoga ambientazione in un deposito di luna park. È stato un lavoro di immensa creatività da parte di Marconi e di Ezralow. In giro siete una sessantina? Sì, e giriamo con due bilici ed un camion per l’orchestra. Chi sono i fornitori di servizi tecnici per il tour? Abbiamo due service che ci forniscono: Sonus per la parte audio e Gemini per la parte luci. Una parte della scenografia è realizzata nel nostro laboratorio mentre un’altra parte viene fatta da un laboratorio esterno. Ho visto dal programma che non fate l’estiva, perché? In questo caso è un problema tecnico legato ai costumi. È uno spettacolo tutto cantato dal vivo, e la coreografia richiede moltissimo movimento a terra, per emulare i gatti. Tutto questo lo rende molto impegnativo fisicamente. Aggiungi a questo un trucco completo e dei costumi molto pesanti in lana e si capisce perché non facciamo l’estiva. Se dopo la prossima stagione si dovesse chiudere lo spettacolo, c’è già la proposta di fare uno o due spettacoli in location particolari... diciamo solo che a Verona ed a Macerata c’è la volontà. È ambizioso, ma secondo noi è fattibile. www.soundlite.it 71 on stage L’audio 1 2 1: Andrea Manara, tour manager e amministratore della Compagnia. 2: Enrico Porcelli, sound designer nonché fonico di sala. 72 marzo/aprile 2010 - n.82 Ringraziamo Andrea e ci spostiamo in sala dove troviamo Enrico Porcelli, sound designer e fonico di sala, che ci dice subito: “Qui abbiamo un tempo di riverbero abbastanza imbarazzante...” ma sappiamo già che si deve perdonare molto ad una produzione teatrale in un palasport. Com’è progettato l’impianto audio? L’impostazione è in surround, ma il lavoro principale è fatto da questo main stereofonico composto da diciotto KIVA e quattro KUDO L-Acoustics per lato, rinforzati nei bassi da sei SB118 per lato in configurazione molto direttiva. È sempre un impianto molto centrale: ci deve essere un “hotspot” stereofonico molto ampio, altrimenti rischi di avere grossi problemi di delay quando due persone cantano la stessa canzone. I diffusori sono accuratamente allineati per ottenere un risultato coerente e, in effetti, dal punto di vista della localizzazione funziona, ovvero l’immagine del suono che arriva è sempre quella del palco. Il surround ci aiuta con gli effetti sonori, e quando gli interpreti vengono fuori in sala ci aiuta anche a dare la sensazione di avvicinamento. Dal banco esco con left, right, sub e surround L/R. I diffusori surround sono piccoli, così da poterli installare anche nelle situazioni più piccole. Ho un singolo Galileo, e poi uno Shure P4800 per l’elaborazione del segnale in uscita. Ogni diffusore surround, così, ha il proprio delay. Abbiamo i front- fill ed i downfill su linee proprie, e per le situazioni che lo richiedono ho anche delle linee di ritardo. Utilizzate lo stesso impianto nei teatri e nei palazzetti? Stesso impianto, diverse quantità. È sempre KIVA, perché è stretto, piccolo e leggero (perché spesso abbiamo problemi di carico). È un ottimo impianto, anche in termini di headroom, che è la nostra particolare esigenza. Lo spettacolo non è nello stile londinese, ha un suono un po’ più coinvolgente, come piace in Italia. Per i microfoni stiamo usando dei Sennheiser MKE 1 molto ravvicinati alla bocca, anziché sulla fronte o all’orecchio, così riusciamo ad avere un margine di spazio per aggiungere un po’ di smalto alle voci. La produzione inglese aveva un Cadac R-type in sala, vedo che avete preso un approccio completamente diverso a livello di mixaggio. Sì, qui usiamo una Yamaha PM5D‑RH, digitale, che ci dà il vantaggio di avere all’interno tutto quello che serve per fare un musical, soprattutto per quello che riguarda le funzionalità della scaletta di lavoro. Sono 74 canali in ingresso: 48 di orchestra più i 22 microfoni; poi ci sono i vari ritorni ed il CD. La conversione AD avviene qui in regia, dove arriviamo in analogico; infatti abbiamo un mare di cavi. Per i cantanti immagino che non ci sia il monitoraggio vocale, giusto? I cantanti hanno un monitoraggio dell’orchestra semplicemente tramite due diffusori sospesi sopra il palco, al centro, oltre a quattro diffusori laterali. Non hanno un ascolto proprio, ma hanno bisogno di sentire l’orchestra per la tonalità e per il tempo. Per avere un po’ più informazioni sul monitoraggio incontriamo Carlo Marchiori, fonico di palco. “L’orchestra comprende 16 elementi più il direttore – ci dice Carlo –. Abbiamo 17 linee d’ascolto separate perché ci sono parecchi suonatori di strumenti a fiato che usano un orecchio libero, così alla fine la scelta è stata quella. Usiamo un banco rigorosamente analogico, e non per motivi di budget, un Crest che fa decorosamente il proprio lavoro”. Le prove sono state quindi molto impegnative, quindi? Siccome c’era poco tempo in allestimento ho fatto un mix generale prima, e poi ho adattato quello ad ogni musicista. In una mezza giornata siamo riusciti ad avere un mix personalizzato per ognuno. Poi, a differenza della sala, qui la situazione da una venue all’altra non cambia molto. Per gli ascolti, cosa usate? Prevalentemente delle cuffie Sennheiser HD25, che sono belle e leggere. Ci sono due classiche Sony per il basso e la batteria, perché hanno un po’ più di tenuta. Come vengono isolati gli strumenti che sviluppano più volume? La batteria ha proprio un isobooth completo, mentre le percussioni hanno due pannelli di plexiglass che li isolano dal resto dell’orchestra. Alla fine, la sfida consisteva nel trovare una disposizione d’orchestra ideale sia per i musicisti che vengono dal mondo classico, abituati a stare in una certa posizione rispetto al direttore, sia per distanziare gli strumenti che potrebbero interferire con l’ascolto degli altri. L’ampli per basso è un Gallien Krueger piccolo, che quindi non rappresenta un problema… i fiati sviluppano più volume. Le luci In quest’occasione, troviamo non solo l’operatore in tour, Andrea Bugaretta, ma anche il lighting designer Valerio Tiberi. Avete preso spunto in qualche modo dalla versione originale? Assolutamente no – risponde Valerio – perché le scene e tutta la coreografia sono state ripensate. Le scene sono state ricostruite, mantenendo ovviamente un’ambientazione completamente notturna. Abbiamo cercato di mantenere la flessibilità necessaria per dare una caratteristica diversa ad ogni numero. Che proiettori state usando? L’impianto è fatto quasi completamente di proiettori motorizzati. Usiamo degli ETC Evolution, dei MAC 2k, dei Clay Paky Stage Profile Plus, dei Clay Paky Stage Scanner, dei MAC 550, dei MAC 600, dei MAC 700, dei Coemar Infinity Wash 300... poi ci sono dei Source Four con e senza cambiacolori, ed una batteria di ACL che fa semplicemente un effetto. Ci sono parecchi PAR, MR16, Mizar e Domino nascosti in giro sulla scena, come effetti, e abbiamo messo delle lucine in scena, degli strobo, lampeggianti da cantiere... sempre per gli effetti. Abbiamo due seguipersona – i Cyrano nei palazzetti, dei 1200 o 1500 nei teatri – che usiamo moltissimo. A volte sono più caldi, a volte più freddi, ma sempre con il frost per ammorbidire. Ci sono due persone dedicate per questi, perché è molto impegnativo. Abbiamo cambiato praticamente tutti i gobo nelle macchine per questo spettacolo: delle reti, dei sassi, dei mattoni, dei tubi idraulici. È roba del catalogo Rosco, ma i gobo non sono quelli di serie. Per il controllo usiamo una GrandMA Full ed una Light, e non c’è da dimenticare l’importantissimo MDG Atmosphere, che ci permette di colorare l’aria. Il fumo, in questo spettacolo, è il “secondo disegno luci”. L’uso dei motorizzati dipende da un’idea diversa dell’illuminazione dello spettacolo, o dalla convenienza? Essendo uno spettacolo teatrale con una sceneggiatura abbastanza grande, i truss sono molto alti. Con i motorizzati si risparmia tantissimo in tempo ed energia perché il pun- tamento a mano a dieci metri sarebbe un procedimento molto laborioso. Ogni proiettore fa dieci o undici puntamenti diversi, ma non ci sono movimenti a vista, a parte durante il numero Jellicle Ball, che sono 14 minuti di ballo e di movimento. Chi ha programmato lo spettacolo? Ci risponde Andrea: In realtà, in fase di progettazione, la programmazione era affidata a me, ma Valerio, che comunque sa usare molto bene la macchina, ha impostato le linee generali delle scene per vedere come funzionava. Poi la parte dei movimenti specifici l’ho programmata io. Lo spettacolo è completamente live, non c’è nessuna sincronizzazione SMPTE o altro. Ci sono circa 400 effetti e 400 cue, oltre a tutte le cose da eseguire direttamente. Lo spettacolo è abbastanza complesso ed è importantissimo interagire fisicamente con la console. Come si adatta lo spettacolo alle varie venue? È tosto rimetterlo a posto per ogni location – ci risponde Valerio –. Non è solo questione di rifare i puntamenti per la nuova venue, mi sono trovato molto spesso di persona o al telefono a rientrare proprio nel discorso artistico del design per accomodare un teatro diverso con qualche idiosincrasia. Però è molto bello, molto divertente, molto stimolante! Devo dire che il piano di produzione è abbastanza rigido, anche se non ci sono delle restrizioni di tempo e degli orari fissi. Il primo giorno è dedicato completamente al montaggio; il secondo giorno c’è la parte artistica, i puntamenti, la riprogrammazione, eccetera, e poi arriva il cast. In ogni posto facciamo più o meno un’ora e mezzo con i ragazzi solo per i puntamenti – aggiunge Andrea –. Verso le 13.00 del secondo giorno di allestimento cominciamo a lavorare sulla console e facciamo tutti i preset di cui abbiamo bisogno. Poi mi scorro lo spettacolo, facendo tutto quello che non è preset, il look delle scene, su cui Valerio ha fatto un lavoro molto dettagliato. Poi arrivano i ragazzi e lavoro solo con loro. Ci sono dei focus molto stretti 3 4 3: Carlo Marchioni, fonico per l’orchestra. 4: Da sx: l’operatore luci Andrea Burgaretta ed il lighting designer Valerio Tiberi. www.soundlite.it 73 on stage 5: La zona dell’orchestra dietro il palco. 5 74 marzo/aprile 2010 - n.82 su loro e se non si fanno i puntamenti con i personaggi presenti, che sanno esattamente dove si trovano in quel punto nella scena, non si possono fare correttamente. Così dalle 13.00 fino alle 19.00, almeno, spingo bottoni nel buio totale. Andrea, durante lo spettacolo come sei in contatto con il direttore di scena? Noi abbiamo un altro standard rispetto a quello anglosassone... io sono ovviamente in contatto, però lui non mi dà dei cue. La scenografia Gabriele Moreschi, scenografo e direttore tecnico della produzione, ci accompagna per un tour sul palco. “Abbiamo avuto la possibilità di fare un adattamento scenografico libero rispetto alla versione classica dello spettacolo, e questa è stata una cosa molto stimolante. “L’abbiamo ambientato nel deposito di un luna park, e si può vedere sullo sfondo il fondale con le montagne russe, chiaramente ispirate da Coney Island. “La cosa fondamentale era ragionare sulle dimensioni delle cose e su come un gatto vede le dimensioni dei vari elementi e trovate scenografiche. Poi c’è stato il brainstorming per immaginare il tipo di oggetti che si troverebbero in questo ambiente particolare”. Ci sono degli elementi di scena, tipo la gomma pneumatica sull’elevatore nella versione originale, che non possono mancare perché fanno parte della trama; come avete riprogettato le scene per la vostra versione? La soluzione creativa che abbiamo trovato per quella scena in particolare, con l’ascensione di Grisabella, è l’utilizzo di una tazza che in quest’ambientazione sarebbe il pezzo di una giostra, che fa la parte dell’elevatore. In questa scena, i due personaggi salgono nella tazzina e sotto di quella esce una seta bianca che copre tutta la scena. Poi Grisabella viene portata via da un semplice trabattello sotto la seta, spinta da una persona. Alla fine la seta viene risucchiata in quel tubo al lato del palco che è l’abitazione di Grisabella. Sono molto fiero della nostra soluzione per la scena di Asparagus che avrebbe richiesto risorse enormi per farla in modo simile all’originale. Noi abbiamo risolto con una cornice e la riproduzione di un vecchio manifesto di teatro, che poi si apre e diventa il boccascena di un teatrino, e dietro ci sono le proiezioni fatte in stile ombra cinese che raccontano la storia del gatto pirata. Per la scena della lotta, abbiamo fatto una cosa molto carina con i gatti che volano nella lotta, appesi con altri due interpreti che servono da contrappesi sulle scalette un po’ fuori scena. Una delle cose che mi piacciono di più della scenografia è il lavoro con i fondali. Ho lavorato strettissimamente con Valerio Tiberi, che all’inizio non era convinto del fondale con la montagna russa ma, lavorandoci sopra, abbiamo ve- ramente tirato fuori una cosa bellissima. Infatti, molti pensano che quella sia una costruzione, mentre è solo un fondale disegnato, ma l’effetto di profondità è incredibile. Come direttore tecnico, cosa mi puoi raccontare dello spettacolo? La prima cosa che mi viene in mente è che ho un po’ un conflitto d’interesse: faccio il progetto delle scenografie che poi devo... tagliare perché sono troppo alte per entrare nei bilici o perché richiedono troppa corrente! Che tempo di allestimento avete avuto per questo spettacolo? Troppo poco. Una volta, qualche anno fa, ci mettevamo anche cinque settimane in teatro per allestire… poi è diventato sempre meno. Il cast artistico comincia forse un mese prima in sala prove, ma in teatro abbiamo tre o quattro giorni d’allestimento di palco, luci, audio e poi circa tre settimane con il cast. Questo è stato molto faticoso, perché qui c’è anche l’orchestra che ha bisogno delle sue ore di prove. In questo caso abbiamo sudato le preparazioni proprio in un tempo limite, lavorando anche 20 ore al giorno in teatro. Concludo dicendo che è un lavoro che mi ha dato molta soddisfazione perché è venuto bene nell’insieme ed è stato un piacere lavorare con questo gruppo. si deve considerare che la versione inglese è uno spettacolo rodato da 29 anni, con un budget supportato da una macchina di marketing senza paragoni nel mondo del teatro. In questa produzione non manca niente, e certamente non è piccola. Le soluzioni trovate dalla Compagnia della Rancia sono eccezionali e riescono a far rivivere le stesse emozioni nelle scene che, se fossero state messe in scena come nell’originale, sarebbero state quantomeno proibitive a livello di costi, per il nostro mercato. Non mi propongo come critico teatrale, ma azzardo a dire che un paio dei numeri in questa produzione sono addirittura rinfrescati rispetto la produzione classica. 6 6: Gabriele Moreschi, scenografo nonché direttore tecnico. Lo show Uno spettacolo di altissimo valore, con un cast eccezionale. Questa produzione italiana è davvero degna della tradizione del musical e produce tutte le stesse emozioni ed il divertimento dell’originale, e ve lo dice uno che è nato in Tennessee. A livello tecnico funziona molto bene, le scenografie e gli effetti d’illuminazione sono molto efficaci, potrei anche azzardare dicendo che si sono effettivamente modernizzati. Per quanto riguarda l’inevitabile confronto con l’originale, Personale Musica di Tratto dal libro di Produzione originale Traduzione Adattamento Liriche italiane Andrew Lloyd Webber T.S. Eliot Cameron Mackintosh The Really Useful Company Michele Renzullo Saverio Marconi Franco Travaglio Demetra Munkostrap Macavity/Platone Electra Grisabella Chiara Vecchi Andrea Verzicco Giuseppe Verzicco Chiara Vinci Giulia Ottonello La produzione Produzione Compagnia della Rancia Produttore esecutivo Michele Renzullo Regia Saverio Marconi Cast Coreografie/ Bombalaurina Azzurra Adinolfi regia associata Daniel Ezralow Jemima Federica Baldi Assistente coreografo Michael Peña Caligola/Gattigre Gianluca Ciatti Direzione d’orchestra Vincenzo La Torre Sghemboexpress Roberto Colombo Direzione musicale Enrico Arias Supervisione musicale Simone Manfredini Alonzo Simone De Rose Parsifal Tiziano Edini Scene Gabriele Moreschi Jennytuttapois Stefania Fratepietro Costumi Enrico Coveri Make-up design Zaira De Vincentiis Cassandra Silvana Isolani Mr. Mistofeles/Quazo Alessandro Disegno luci Valerio Tiberi Operatore luci Andrea Burgaretta Lanzillotti Disegno audio/ Victoria Roberta Miolla Gus/Asparagus Fabio Monti Fonico di sala Enrico Porcelli Deuteronomio/Ciccio Alessandro Neri Fonico dell’orchestra Carlo Marchiori Mangojerry Massimiliano Pironti Tour manager/ Administratore Andrea Manara Zampalesta Maria Silvia Roli Service audio Sonus Ram Tam Taggher Andrea Rossi Exotica Laura Safina Service luci Gemini Jellilora/Occhibui Loredana Sartori www.soundlite.it 75 on stage foto di scena di Oliver Sanson Arcand Saltimbanco di 76 maggio/giugno 2010 - n.83 Douglas Cole Da una troupe di 73 trampolieri di strada, reclutati per fare uno spettacolo provinciale in Quebec nel 1984, ad un’organizzazione internazionale con 4000 dipendenti, tra i quali oltre 1000 artisti, e 20 diversi spettacoli in tour e stabili in tutto il mondo nel 2009. Le Cirque du Soleil si può forse definire semplicemente un’idea vincente. Dopo 14 anni in tour sotto il tendone, lo spettacolo più vecchio del Cirque ancora in produzione è ripartito in versione arena tre anni fa ed ha date già fissate fino alla fine del 2011. D a quando Saltimbanco è partito nella versione originale sotto con il tendone, ha già rallegrato 11 milioni di paganti. Quella versione a “venue mobile” ha fatto oltre 4000 repliche, in 75 città su cinque continenti. Prima di attraversare l’Atlantico per andare in tour in Europa a metà 2009, la “tranche” (se si può chiamare così) americana del tour di questa versione, sveltita per le arene, era già passata per oltre 100 città, facendo da due a 14 date in ognuna. Portato in Italia nel 2010 da Live Nation, Saltimbanco è passato per Torino, Pesaro, Bologna e Firenze con cinque date ad ogni tappa, prima di ripartire verso Germania, Spagna ed Inghilterra. Noi siamo capitati ad un paio delle date all’Adriatic Arena di Pesaro. Questo spettacolo è uno dei più tradizionali del Cirque du Soleil: l’impronta più immediata è l’aspetto da tendone del palco. Infatti, quando viene allestito in un palasport, il palco si estende in parallelo sui lati lunghi del parterre, con tre dei quattro lati occupati dal pubblico ed uno dei lati corti completamente blindato per fornire un’ampia area backstage. Occorre spendere due parole a proposito del backstage: al nostro arrivo è popolato da una ventina di performer, alle sei del pomeriggio già truccati ma non in costume. Sono tutti distesi su un ampio tappeto da allenamento, imbot- tito, a guardare la performance della sera precedente su un monitor che farebbe venire invidia a un centro commerciale. A fianco al tappetone c’è un’intera struttura autoportante da trapezista, circondata su tre lati dai flightcasearmadi dei costumi. Una palestra completa di macchine automatiche e pesi liberi prende una quarantina di metri quadri. Ci riferisce Maxime Charbonneau, l’attaché per la stampa, che per i 50 artisti ci sono oltre 2500 costumi in tour, tanto che la carovana viaggia con lavatrici proprie, quattro persone in tour e due assunti locali solo per la cura dei costumi. Il circo viaggia in 16 TIR, con una squadra tecnica di 20 persone, e le chiamate locali variano tra 80 e 120 persone. Una piccola “chicca” imprevista e non troppo gradita era, in questa www.soundlite.it 77 on stage 1 2 1: La squadra di Live Nation sul posto. Da sx: Bernardo Martorana, Alberto Muller, Riccardo Genovese, Giusy Ferrise, Giorgio Fabbio (in basso) e Danilo Zuffi (non ritratto). 2: Josh Mowczko, responsabile delle luci. 78 maggio/giugno 2010 - n.83 venue, un notevole sgocciolamento d’acqua dal soffitto dell’arena direttamente sopra il palco... cosa davvero poco compatibile con lo svolgimento delle incredibili e pericolose acrobazie degli artisti. Non è stato chiaro se la cosa fosse dovuta ad un’infiltrazione di pioggia o alla condensazione dell’umidità interna, ma è stato necessario sospendere un telo di plastica a protezione del palco. Scenografia e luci Quando parliamo di palco, ci riferiamo ad una struttura lunga 34 metri e larga 20, alta 130 cm downstage, mentre un palco per la band è situato completamente upstage, elevato di altri due metri con un tunnel di accesso sottostante (che ospita anche diversi proiettori per il controluce). Dal centro, il palco è inclinato su due ali che salgono fino ad affiancare il palchetto della band, mentre un ciclorama bianco, largo 20 metri ed alto circa quattro metri, è situato dietro il palco. Sopra la band ed una porzione del palco c’è il rosace, ovvero una struttura di alluminio composta da centinaia di cerchi interlacciati, riempita di plexiglass colorato di magenta, blu, giallo e verde, quindi con gli stessi colori e lo stesso schema della superficie del palco. I truss delle luci sono appesi ad un rettangolo intorno all’intero palco, a 15 m d’altezza, e contengono un totale di 34 testemobili ed una trentina di convenzionali sulla parte anteriore, mentre due seguipersona sono appesi agli angoli anteriori della struttura. Una struttura più bassa, su cui viene appeso il rosace, ospita altri sei testemobili e vari convenzionali, mentre altre testemobili sporgono da dietro il ciclorama su delle torri “a giraffa”. L’anello di truss per gli acrobati, sospeso a 14 metri sopra il palco, è composto da un semicerchio di trussing comune e da un semicerchio di anelli intrecciati. Questo ospita altre 13 testemobili spot e profile, tutte verniciate rigorosamente color oro, come il grid acrobatico. A darci maggiori informazioni sull’illuminazione dello show è Josh Mowczko, responsabile del lighting. “Il lighting designer dello spettacolo originale e della versione arena – spiega Josh – è Luc Lafortune, mentre il regista è Franco Dragone. In tour per il lighting ci siamo io, l’assistente head of lighting e due tecnici. Stasera guido io, ma è solo un caso. Ognuno di noi copre ogni posizione dello spettacolo. È un sistema a rotazione molto efficace che rende più efficiente la squadra. Cirque, in generale, è un ambiente di lavoro molto bello e cooperativo”. Ci fai un breve riassunto di quello che state usando? Tutti i mover sono Clay Paky, in particolare Alpha Wash Halo 1200 come wash a temperature di tungsteno, Alpha Spot 1200 Profile e Alpha Spot 1200 HPE come spot con fascio definito, mentre le convenzionali sono degli ETC Source Four PAR, completati da sei barre di quattro ACL in basso, quattro sul ciclorama e due sotto il palchetto dei musicisti. Stiamo usando inoltre i Look Solutions Viper London, UK Tel +44 (0)20 8896 1000 ■ Rome, IT Tel +39 (06) 32 111 683 ■ Holzkirchen, DE Tel +49 (80 24) 47 00-0 ■ www.etcconnect.com on stage 3 3: Paul-André Robichaud detto “Fido” (o forse “Phydeaux”), systems engineer/assistente al responsabile audio. per la nebbia e Unique 2.1 per la foschia (haze), oltre a dei Jem Glaciator Extreme per la nebbia bassa. Tutti gli effetti di movimento sul ciclorama vengono realizzati con gli effetti standard degli Alpha Profile 1200. Usiamo una distribuzione elettrica custom e portiamo un touring rack ETC a 96 canali per i dimmer. Per il controllo? Usiamo due GrandMA, una Full ed una Light. Il trasporto avviene su uno snake DMX; usiamo Ethernet solo tra la regia e il Node, poi è DMX fino alle luci. Uso anche il WiFi... infatti utilizzo il software GrandMA Remote sull’iPhone per il focus. Durante il puntamento di solito sposto la GrandMA Light sul palco ed utilizzo l’iPhone come telecomando. Così, senza occupare due persone per il puntamento, riesco a puntare tutto utilizzando me stesso come stage dummy. Teoricamente sarei in grado di fare tutto lo spettacolo tramite iPhone, ma non penso che sia il caso! Ad un certo punto avevo una rete completamente funzionale di controllo composta di due console, due laptop e l’iPhone... non che quella fosse necessaria, ma... funzionava perfettamente. Lo spettacolo è molto busy? Quanti cue ci sono e quanto lavoro devi fare durante lo show? È uno spettacolo molto leggero per quanto riguarda i cue... non ce ne sono tantissimi, circa 300. Invece gli operatori dei due seguepersona sono molto occupati durante l’intero spettacolo, e seguono le chiamate effettuate dall’operatore a stage right. Durante lo spettacolo non si nota mai un movimento delle luci motorizzate... Infatti parecchi rimangono nella stessa posizione durante l’intero spettacolo. Ma l’uso dei testamobile rende il nostro lavoro molto più semplice tra uno spettacolo e l’altro, perché riusciamo a puntarli senza l’intervento di personale che dovrebbe arrampicarsi, riducendo notevolmente il tempo d’allestimento. Inoltre questa scelta garantisce una maggiore flessibilità, perché i colori cambiano molto spesso e certamente sono più pratici e silenziosi di quanto sarebbero degli scroller su fari tradizionali. Devi ricordare che Saltimbanco è uno spettacolo progettato 15 anni fa, mentre se vai a vedere qualche altro show prodotto più recentemente, sempre di Cirque du Soleil, vedrai un disegno luci molto più dinamico. La scelta del lighting e l’utilizzo di molte luci a fascio largo dipendono dalla necessità di non accecare gli acrobati? Ovviamente non posso rispondere per il designer, ma quello che ti posso dire è che gli artisti sono molto sensibili ai cambiamenti di luce: per esempio, qui non ci dobbiamo preoccupare molto dei riflessi, perché la venue è molto buia, ma in altre venue, dove magari c’è un pavimento bianco o un soffitto bianco, c’è bisogno di prendere diversi provvedimenti, comprese notevoli modifiche al disegno luci, per evitare che gli acrobati vengano accecati durate lo spettacolo. Inoltre quando ci sono cambiamenti anche minimi all’illuminazione, gli artisti lo percepiscono subito e durante le prove ci forniscono preziosi feedback. Ovviamente, in un tour nei palasport si deve adattare costantemente lo spettacolo, particolarmente per il rigging. Noi lavoriamo molto strettamente con il rigging per assicurare che tutto rimanga molto “artist friendly”. Lo spettacolo è quasi tutto acrobatico e il nostro materiale deve condividere gli stessi truss con delle persone che fanno giochini a dodici metri d’altezza senza sicurezze e senza reti. Quanto in e out avete? L’in dura da sei ad otto ore, dipende dalla venue, mentre l’out è di circa due ore e mezzo. Se vuoi fare un confronto, puoi considerare che per lo spettacolo nel tendone ci voleva una settimana per allestire tutto, e tre giorni per smontare! Diverse volte sono arrivati degli operatori che hanno lavorato allo spettacolo nel tendone, e quando gli abbiamo spiegato che tempi avevamo per l’allestimento ci sono rimasti male! L’audio in sala Nelle date all’Adriatic Arena, la diffusione audio principale viene fornita da sei array MeyerSound appesi indipendentemente: due array di M’elodie e 600HP per i due lati del palco, e due array di MICA e 600HP frontali. Ci viene presentato Paul-André "Fido" Robichaud, assistente al responsabile audio e systems engineer, che ci concede un tour del sistema audio. Mentre ci accompagna alla regia FoH, ci spiega: “Tutti noi siamo 80 maggio/giugno 2010 - n.83 dipendenti del Cirque, e io personalmente ho lavorato in altre produzioni. Saltimbanco è piuttosto semplice in confronto alle produzioni più di avanguardia: si monta in pochissimo tempo, si smonta in molto meno ancora... è un lavoro abbastanza tranquillo. Il lavoro dell’adattamento del sistema alle varie venue è la parte più complessa. Facciamo a turno anche noi dell’audio; per esempio io mixo lo spettacolo stasera”. Non sono tanti canali in ingresso... oltre alla band, cosa c’è? Ci sono 64 canali ma parecchi di questi sono tastiere e sampler, i microfoni veri e propri sono pochi. Ci sono 16 canali di radiomicrofoni, 15 più lo spare, tutti rice-trasmettitori Sennheiser con capsule DPA. Lo split è un passivo che poi va ai convertitori per il PM5D sotto il palco e a quelli del Soundcraft per il FoH. Pochi problemi di feedback, allora? Non ci sono problemi di innesco perché il PA man è molto bravo... infatti sono io! No, gli inneschi raramente sono un problema quando la band è in cuffia. I cantanti, sì, passano molto tempo davanti alle MSL4 che buttano sul palco, ma rimangono quasi sempre fuori dalla zona di rischio. Per effetti ed outboard cosa usate? Quasi tutti gli effetti che utilizziamo sono dentro il mixer. Solo per i cantanti usiamo outboard, un paio di TC Electronic M3000. In certi momenti, duranti i numeri dei clown in particolare, abbiamo fino a 16 ritorni d’effetto: non si tratta di effetti dolci, delicati ed eclettici per la voce, sono effetti molto wet e molto profondi, veri e propri effetti speciali sonori. Per questi, gli effetti del banco sono perfetti perché ci si arriva velocemente e c’è una vasta scelta. Come ti trovi con il Soundcraft Vi6? È come lo Studer Vista, ma meno costoso e più piccolo. È molto facile da usare perché ci sono più fader disponibili rispetto a tante altre console, le cue list sono molto facili da trovare e da navigare, e questo ci rende la vita molto più semplice. Il nostro spettacolo non è così grande, così con 40 fader abbiamo sempre quello che ci serve davanti, infatti abbiamo tanti canali stereo e quasi mai devo cambiare livello durante lo spettacolo. Com’è configurato l’impianto? In questa venue in particolare, il PA è composto di 28 MICA, 56 M’elodie, dodici 600HP e otto 700HP sotto il palco come sub, 14 MM4, sei MSL4 e due CQ‑2. Le MSL4, nei due cluster posizionati come soundwing della band, rappresentano il punto zero dell’impianto e tutto lo show viene allineato a quelli. L’impianto appeso per la sala è effettivamente un impianto stereo sui tre lati dove c’è il pubblico: left/rightleft/right-left/right. Durante lo show ci sono, infatti, tanti effetti stereo. Cosa usate per il processing dell’impianto? Usciamo dal banco con sei linee AES, per tutti gli effetti L/R, ed andiamo direttamente in due Galileo. Poi dai processori in una patchbay analogica per passare ai diffusori. Utilizziamo una patchbay così, se qualcosa dovesse andare storto su qualche linea, per salvare la situazione potremmo patchare su un’altra. Questo inoltre ci aiuta quando facciamo le venue in stile teatro, infatti manteniamo lo stesso cablaggio tra patchbay e diffusori audio e possiamo convertire il tutto in un left/right semplice. Per la taratura? Per la taratura usiamo SMART, ma tra poco ci arriverà SIM, e penso che renderà ancora più facile quello che è già uno spettacolo facile. Con i due array sugli angoli, essendo un left di fianco ad un right, non hai problemi nei posti del pubblico affacciati a quegli angoli? Tutto quello che è musica, voci ed annunci è praticamente in doppio mono su ogni lato, lo stereo viene usato solo per gli effetti sonori. L’impianto, come configurato qui, non è una situazione fissa: il montaggio dipende dalla venue e praticamente cambia ogni settimana. In certe situazioni escludiamo anche la vendita dei posti agli angoli... in un’arena più “verticale” avrebbero infatti anche una vista un po’ ostacolata dai seguipersona. Nei posti più piccoli, per esempio, non montiamo per niente le MICA, usiamo solo le M’elodie e quando necessario usiamo anche più casse per la copertura in platea. 4 4: Dominic Proulx, fonico “moniteur” e coms. Monitor world Durante le nostre chiacchiere, Paul-André ci accompagna sotto il palco, nella regia monitor, dove incontriamo anche Dominic Proulx, il fonico di palco. Dominic ci racconta del lavoro sotto il palco. Tu sei legato con i video per avere il contatto con la band o per vedere lo spettacolo? Io guardo lo spettacolo sullo schermo praticamente per non sentirmi in un’astronave in orbita. Com’è impostato il monitoraggio per i performer? La band è tutta in in-ear, su sistemi a filo Shure PSM400, mentre i cantanti e gli artisti con le bolas sono in wireless. È una situazione di monitoraggio molto molto www.soundlite.it 81 on stage 5 Equilibrio perfetto Come in tutti gli spettacoli da circo, il direttore musicale è fondamentale, il coordinamento dello spettacolo è tutto musicale ed il bandleader deve essere in grado di coordinare il sincronismo con gli acrobati. Nel cassetto sotto il banco ho un mixerino Mackie da 16 canali solo per il talkback. Ogni membro dell’orchestra ha un talkback con me ed il mio talkback va da loro. Sono il fonico per il monitoraggio, ma sono anche il nodo della comunicazione con la band. Per il motivo ovvio che il musicista non deve avere il suo monitoraggio incasinato, non si può mettere il bandleader sul com generale, così sono anche il collegamento tra la regia ed il direttore musicale. Passo istruzioni dallo show caller al bandleader di continuo. Lo spettacolo 6 5: Il rosace, creato da anelli interlacciati di alluminio e plexiglas colorato. 6: Il grid acrobatico, che ospita anche 13 testamobile Clay Paky, tutti rifiniti in colore oro. 7: Il palco di Saltimbanco all’Adriatic Arena di Pesaro. foto di Joshua Mowczko. facile. C’è un po’ da fare per la prima serata in ogni venue, ma per il resto il monitoraggio è un lavoro con poche complicazioni. Non è difficile accontentare tutti? I due cantanti sono abbastanza tranquilli, come la band. Ma il monitoraggio musicale non è la parte più difficile del lavoro qui sotto. Come mai? Per quanto riguarda la band, non sono dei soliti turnisti: come le squadre audio e luci, ognuno è in grado di chiamare lo spettacolo dal punto di vista del direttore musicale. Il tastierista è il direttore musicale, ma due mesi fa era il sassofonista. Da almeno un secolo, il sogno del bambino ribelle è sempre stato quello di scappare di casa e viaggiare col circo. Anche se il vero movente in fondo a questo piano di vita è sempre stato quello di evocare incubi ad almeno cinque generazioni di mamme borghesi, quando si esamina questa realtà del circo il proposito non sembra affatto malvagio. Purtroppo ho sempre avuto un irrazionale timore dei clown... Scherzi a parte, Le Cirque du Soleil è una garanzia. Saltimbanco è una produzione a dir poco “spettacolare”. Essendo uno spettacolo progettato per il tendone, è un circo vero e proprio, con l’utilizzo minimo di tecnologie particolari o di effetti speciali... le performance degli acrobati non ne hanno bisogno. La prima parte dello spettacolo, che già contiene numeri che lasciano a bocca aperta, è praticamente solo un riscaldamento; dopo l’intervallo, il livello di energia è stratosferico. Ma anche la scenografia non è da meno: insieme alle luci crea un ambiente da “altro mondo”. Questi aspetti, in combinazione con i fantastici costumi, riescono a creare un’atmosfera surreale e, per mancanza di un termine più adatto, psichedelica. Una cosa che si potrebbe imparare da questo circo, per altri tipi di produzioni in arena, è l’impatto visivo che sul pubblico elevato può avere un palco non nero ma colorato: cambia tutto. Le luci possono essere sempre molto versatili, come dimostra questo spettacolo, e quando tre quarti o più del pubblico si trova in una posizione dalla quale può vedere la superficie del palco, perché non utilizzare più spesso questa soluzione? Vi presentiamo l’ultimo nato della serie Vi, la rinomata linea di console digitali live Soundcraft. Il nuovo Vi1 mantiene le medesime caratteristiche dei modelli più grandi, la fantastica interfaccia Vistonics ed il leggendario suono Soundcraft, la capacità di mixare fino a 64 canali su 24 bus d’uscita, completo di processori di dinamica BSS ed effetti Lexicon, con ingressi ed uscite a bordo e la possibilità di utilizzare Stage Box MADI opzionali. Tutto in poco più di un metro di larghezza e con un prezzo assolutamente sbalorditivo. Nuovo Soundcraft Vi1, la console digitale live che stavi aspettando. 7 Per maggiori informazioni visita il sito: www.soundcraft.com Audio Equipment s.r.l. Via Don Minzoni, 17 - 20052 Monza (MB) Tel. +39 039 21.22.21 - Fax +39 039 21.40.011 [email protected] - www.audioequipment.it 82 maggio/giugno 2010 - n.83 Mike Clark V isto in anteprima a Saragozza il 29 agosto 2008 nell’ambito dell’ExpoAqua, su commissione del Tea tro dell’Opera di Roma (progetto di Change Perfor ming Arts, in collaborazione con Elsinor Barcelona, I Teatri e i Musei Civici di Reggio Emilia e con CRT Artificio di Milano), dopo essere andato in scena a Roma e a Reggio Emilia, per poi tornare in Spagna, lo spettacolo è approdato nuovamente in Italia, al Teatro Arcimboldi di Milano. Anche se The Blue Planet si ispira all’episodio biblico del Li bro della Genesi, che narra di Noè e dei suoi figli in balia delle onde dopo il diluvio durato quaranta giorni e qua ranta notti, il mito delle alluvioni come punizione divina per i misfatti dell’uomo non appartiene solamente alla cul tura occidentale. Nella mitologia greca, Deucalione, figlio di Prometeo, è sopravvissuto con sua moglie all’ira di Zeus, che mise fine all’età del bronzo con un grande diluvio. Il mito è anche presente nella cultura dei Sumeri, che risale al 2900 aC, e compare anche nella cultura indù: il re Satyavata si salvò dal diluvio costruendo una grande arca nella quale aveva nascosto i semi della vita per ripopolare la terra. Il tema del diluvio e dell’arca compare anche in Gilgamesh, nella cultura delle Americhe, in Cina, in Indonesia e perfino in Polinesia. The Blue Planet Descritto come un “Oratorio Multimediale”, The Blue Planet di Peter Greenaway e Saskia Boddeke è un’eccezionale fusione di recitazione, acrobazie, mimo, canto, musica dal vivo e videoproiezioni in alta definizione, che rappresentano molti aspetti della vita moderna, ma anche Dio e Noè che s’incontrano e si parlano, sotto forma di avatar, i personaggi virtuali di Second Life. 84 maggio/giugno 2010 - n.83 Nato nel Regno Unito, Peter Greenaway attualmente risie de in Olanda e, oltre ad essere uno dei registi cinematogra fici più importanti e più originali dei nostri tempi, è anche un pittore molto dotato e produce esposizioni, opere ed installazioni. Fra le sue performance multimediali in Italia, ricordiamo Bologna Towers 2000 e Ripopolare La Reggia, una ricostruzione della vita alla corte dei Savoia, realizzata in alcune sale de La Venaria Reale, l’enorme tenuta di caccia del diciassettesimo secolo della famiglia reale, recentemen te restaurata al suo splendore, nel torinese. Più di recen te, a Milano, Greenaway ha dato nuova vita ad uno dei capolavori più famosi al mondo, l’Ultima Cena di Leonardo, mentre all’Isola di San Giorgio (Venezia), una performance di cinquanta minuti ha permesso agli spettatori di rivive re l’episodio del banchetto delle nozze di Cana, durante il quale Gesù compì il suo primo miracolo, come narrato nel Vangelo di Giovanni. Dopo aver conseguito la laurea presso l’Accademia per gli Studi Sociali e la Scuola di Arti Sceniche nel 1986, Saskia Boddeke ha invece lavorato come direttore di scena, poi come aiuto regista, al Nederlandse Opera ad Amsterdam, con Peter Stein, David Pountney, Robert Carsen, Dario Fo ed altri a Monaco di Baviera, Pesaro, Amsterdam e Parigi. Dopo aver fondato la propria compagnia teatrale, la Theater groep vals Akkoord, ha iniziato a collaborare con Greena way come co-regista di Rosa (con libretto di Greenaway) al Nederlandse Opera, ha firmato la regia di 100 Objects to Represent the World (anche questo con un libretto di Greenaway) al Festival Zeitfluss di Salisburgo, una pro duzione che ha successivamente portato in giro per Europa e Sud America con Change Performing Arts. Oltre a curare la regia di altri lavori di Peter Greenaway in varie parti del mondo (I Figli dell’Uranio con Greenaway ha debuttato a Genova nel 2005), è stata anche la regista de La Gazzetta di Rossini. La trama di The Blue Planet è basa ta sostanzialmente sui tentativi di due dei figli di Noè, Shem e Ruth, (interpretati dagli apparentemen te infaticabili attori/ballerini Hen drik Aerts e Dory Sanchez, costan temente in movimento sul palco per l’intera durata dello spetta colo) di convincere la loro madre Joan (interpretata dalla bravissima attrice/vocalist statunitense Helga Davis) di imbarcarsi sull’arca con loro e salvarsi. Il lungo lavoro per convincerla di unirsi a loro si alter na con delle testimonianze visive molto drammatiche del modo in cui l’uomo sta distruggendo il suo habitat naturale, inquinando tutti gli elementi indispensabili per la vita – particolarmente l’acqua – enfatizzando il fatto che quattro quinti della superficie terrestre sono coperti d’acqua e l’uomo stesso è composto per l’ottanta percento da acqua. L’azione dello spettacolo avviene quasi interamente in un “bacino della pioggia” con un diametro di oltre quindici metri (una pi scina contenente settemila litri d’acqua che occupa quasi tutto il palcoscenico), e propone un libe ra ed anacronistica ricostruzione del mito. Una miscela linguistica – castigliano, inglese, francese ed italiano – rammenta al pubblico Foto di scena di Luciano Romano. on stage di www.soundlite.it 85 1 2 3 1: Peter Greenaway e Saskia Boddeke. 2: Danio Catanuto, fonico. 3: Thaiz Bozano, aiuto regista, e Marcello Lumaca, lighting designer. 4: I server Pandora’s Box. che i testi antichi suggeriscono che i figli di Noè fos sero i progenitori di tutti i popoli della terra. Le musiche dello spettacolo, del compositore bal canico Goran Bre Foto A. Ancheschi govic, sono state eseguite dalla Bri gata Sinfonica [Antonio Catalfa mo (sassofono soprano e tenore, e flauto), Daniele Lo Re (chitarre) e Alessandro Vicard (basso elet trico e contrabbasso)] con Dionys Breukers (fisarmonica, tastiere e percussioni) e Marta Maggioni (percussioni), seduti su una peda na dalla quale, indossando impec cabili abiti da sera in netto con trasto con i costumi da bagno dei protagonisti, hanno fornito una colonna sonora dal vivo in perfet ta sincronia con l’azione sul palco e con le proiezioni. Il lavoro di Greenaway è un’accu sa contro la stupidità dell’uomo, che sembra stia conducendo ine vitabilmente ad una crisi ambien tale disastrosa, come dice Joan: “Sputa sul pavimento, scaraboc chia sui muri, piscia nella zuppa, lancia sassi ai gatti, scuoia gli orsi, taglia gli alberi e brucia i rifiuti nel suo giardino, pensando che sia giusto viaggiare dove vuole, andando in giro con delle macchi ne appariscenti, come un grasso porco che crede di essere il padro ne del mondo e che il mondo sia lì perché lui possa cagarci sopra. Chi crede di essere?”. 4 Il compito di comunicare i contenuti di questo spettacolo multimediale veramente unico al pubblico, dal punto di vista visivo ed acustico, è stato svolto con successo da una squadra capeggiata dal direttore tecnico Amerigo Varesi, composta da Thaiz Bozano (aiuto regista), Izumi Arakawa (direttrice di produzione), Danio Catanuto (fonico), Luca Li sci (progettista delle immagini di Second Life) e Marcello Lumaca (lighting designer) e con la tecnologia fornita dal media partner ufficiale dello spettacolo, il Gruppo Euphon/ Mediacontech (ad esclusione dell’impianto audio per le rap presentazioni al Teatro Arcimboldi). L’audio Dalla console digitale Yamaha LS9 a 32 canali utilizzata per lo show, Catanuto, che aveva già lavorato su progetti di Greenaway in passato, ha descritto i vari microfoni impie gati per i musicisti della Brigata Sinfonica e per gli artisti: “La fisarmonica della band era dotata di un DPA 4060 ed un altro era montato sul contrabbasso, come rinforzo per il suo pick-up. Abbiamo microfonato l’amplificatore della chitarra elettrica con uno Shure SM57 e quella acustica con un Neu mann KM184. Altri due microfoni Shure (Beta 98 ndr) erano impiegati per i sax soprano e tenore. Uno Schoeps MK4 era appeso sopra i numerosi strumenti a percussione, che era no anche dotati di un Neumann KM184 (sul tam tam), un Beta 98 (sull’alfaia, una grancassa brasiliana) e di un Senn heiser MD421 (tabla darbouka). Helga Davis usava un radio microfono Shure Beta 58, mentre le voci di Hendrik Aerts e Dory Sanchez erano riprese grazie a quattro AKG C 414 ap pesi sopra il ‘bacino della pioggia’ con una configurazione cardioide standard”. Per le rappresentazioni all’Arcimboldi, Catanuto ha sfrut tato il sistema di rinforzo sonoro residente, composto da due cluster (left e right), installati a terra, ognuno dei quali comprendeva tre Electro-Voice Xi‑1122/85 e due subwoofer Turbosound B‑118, mentre il cluster centrale appeso (dedi cato alle gallerie) era composto da quattro EV FRX‑640, due FRX‑181 e due Xi‑1123/106. I musicisti avevano un sistema di monitoraggio Electro-Voice, con due T221M passivi, pilotati da finali EV P1200 e due SXA100 attivi. Sulla console, Catanuti ha creato e salvato una scena per ognuna delle nove sezioni dello spettacolo (i sette giorni della settimana, per creare un legame ideale con la Creazio ne, “Lux Aeterna” ed un epilogo) e gestiva quattordici se gnali in arrivo dalla band, oltre ai microfoni per le voci ed i segnali audio dei video. Ha concluso: “Oltre ad un riverbero e un compressore sul microfono di Helga, il resto era tutto molto naturale ed acustico”. Le luci Nella regia audio e luci, durante lo spettacolo Thaiz Bozano ha chiamato i cue (luci e video) per Marcello, oltre a “manda re in onda” i sottotitoli nelle varie lingue su uno schermo di “servizio” montato sul lato opposto del palco sul quale appa riva la meravigliosa drammatica performance della Davis. Oltre a collaborare con Greenaway sull’installazione de l’Ultima Cena a Milano, il lighting designer Lumaca ha anche lavorato su I Figli dell’Uranio e Rembrandt’s Mirrors a Rotter dam. Per la produzione di The Blue Planet, ha interagito con la regista e creatrice Boddeke, con la sua assistente e con la video editor Irma De Vries. Ha spiegato che il concetto di base è stato quello di coprire con una luce diffusa asso 86 maggio/giugno 2010 - n.83 on stage compito ha impiegato tre Coemar Infinity Wash e quattro Clay Paky Alpha Profile 1200 HPE, per avere una tempera tura colore ed una potenza di luce in grado di definire e bilanciare le forme rispetto alle videoproiezioni, in special modo con il PVC di fondo. Foto di scena di Luciano Romano I personaggi virtuali lutamente uniforme la grande piscina, cosa che è riuscito a fare con una serie di proiettori ETC Source Four 750 W: “Ne ho appesi sei ad ottica fissa da cinquanta gradi a pioggia, altri sei dello stesso modello a sinistra e a destra, come tagli dall’alto, e otto con otti ca fissa da trentasei gradi montati su dei boom late rali. Questi tagli sui boom laterali sono poi stati inte grati da una serie di otto in posizione bassa (60 cm) e altri otto in posizione testa (180 cm), sempre ETC S4 750 W, ma con un’ottica da trentasei gradi e un filtro L174”. La copertura to tale degli ETC ha lasciato Lu maca libero di costruire gli “special” qua si esclusivamen te con dei motoriz zati, senza perdere la qualità nei vo lumi: per questo 88 maggio/giugno 2010 - n.83 Senza dubbio, uno degli aspetti che ha attirato maggior attenzione da parte del pubblico e dei critici è stata la scelta di Greenaway e Boddeke di fare un uso così am pio degli avatar di Second Life – in particolare quelli che rappresentavano le quindici “trasformazioni” di Dio (tra cui una basata su un personaggio adolescente tratto da un dipinto rinascimentale ed altre basate su alcune divi nità orientali). Anche Noè (la cui voce era doppiata da Moni Ovadia) era un avatar, ed era visto come un carattere pigro con la barba incolta, che passava gran parte del suo tempo seduto sul water, circondato dai suoi amati porci, che voleva portare sull’arca, contro la volontà della moglie. La voce di Dio era di Maria Pilar Pérez Aspa. Per ottenere i risultati richiesti da Greenaway e Boddeke, Luca Lisci, un noto esperto di Second Life, ha progettato e realizzato le animazioni con un metodo di produzione chiamato “machinima” (una contrazione delle parole ma chine e cinema, in altre parole il cinema fatto con l’uso delle sole realtà virtuali digitali e animation cinema), creando le animazioni in tempo reale in un ambiente 3D, che spesso utilizza le tecnologie dei videogiochi. Ha spiegato: “Il sof tware risiede tutto su dei server esterni e, per mezzo di un software ‘viewer’, si ha la possibilità di gestire i tools di modellazione, scripting (programmazione) e animazione. In sostanza è come avere uno stage virtuale al quale collegarsi per creare ogni aspetto di una produzione: dai personaggi virtuali (nel caso specifico ‘avatar’ – cioè non automi, ma personaggi animati in tempo reale da un utente), alle sce nografie virtuali, fino anche agli effetti atmosferici e di luce”. Lisci ha quindi anche beneficiato di non avere tempi di ren derizzazione, oltre che potere sfruttare la produzione colla borativa (in Second Life ci si collega da tutto il mondo). “Si è utilizzato il social networking tipico dei mondi virtuali che ha connotato un’ulteriore differenza rispetto al mondo del la produzione tradizionale: esiste un marketplace condiviso dagli utenti di Second Life di oggetti virtuali disponibili, fra cui gestures e animazioni”. Il video Le animazioni di Second Life sono state alternate con vari tipi di riprese d’archivio, con riprese pre-registrate dei figli di Noè e fotografie di animali in musei; quattro video server Pandora’s Box della Coolux sono stati utilizzati per controllare la sincronizzazione automatizzata delle im magini proiettate sugli schermi. Ad esclusione delle riprese in diretta della Davis (che cantava seduta in mezzo al pubblico, in platea), invia te direttamente ad un proiettore dedicato, la messa in onda dei video era controllata da Lumaca, utilizzando la stessa console GrandMA Full Size + NSP da lui program mata anche per controllare le luci dello spettacolo, come ha spiegato: “La GrandMA controlla i quattro Pandora’s Box, ognuno dei quali è in grado di gestire dieci layer (livelli) virtuali di video, oltre a fornire una perfetta ca pacità di keystoning e funzioni di editing”. I proiettori DLP della Panasonic utilizzati per lo show era no un PT‑DW10000 da 10.000 ANSI lumen, per lo scher mo principale (14 m x 8 m) in PVC bianco usato come fondale, tre PT‑D5600 da 5000 ANSI lumen (in formato 4:3 sui tre schermi 3,2 m x 2,5 m, appesi sopra il “bacino della pioggia”) e un PT‑DW5100U da 5500 ANSI lumen (in formato 9:16 sullo schermo laterale, che misurava 1,7 m x 3,2 m). Tutti gli schermi più piccoli erano fabbri cati con PVC modello Studio della Gerriets. Anche se sarebbe un’impresa ardua decidere quali delle immagini ad alta definizione proiettate avevano il mag giore impatto visivo, oltre agli avatar che spesso combi navano sembianze umane ed animali, le riprese dei figli di Joan che perseverano nei loro tentativi di convincerla a salire sull’arca, anche quando l’acqua del diluvio mi naccia di annegarli, sono certamente candidate, come quelle delle vie piene dello smog e del traffico di una grande metropoli, i bambini che rovistano nelle discari che cercando il cibo, mentre altre persone si rimpinzano in modo ingordo… per non parlare della triste visione dei gabbiani ricoperti di petrolio. Un post scriptum positivo è arrivato alla fine di questo drammatico manifesto contro il maltrattamento insen sato da parte dell’uomo del Pianeta Terra, quando Joan si fa finalmente convincere a salire sull’arca e promette – in nome del genere umano – di rimediare per i danni fatti fino a quel momento, chiedendo un “contratto” con Dio: “Ora cominciamo la guarigione. E come pro va voglio un contratto con te. Voglio la nostra mirabile opera, un arco in cielo. Dovrà essere di sette colori per ricordarci del nostro viaggio di sette giorni verso questo momento di riconciliazione”. A questo punto, le imma gini degli effetti negativi dell’uomo sulla pianeta lascia no spazio ad altre riprese, veramente mozzafiato, delle meraviglie della natura. Nella peculiare situazione del nostro pianeta, dove gli scienziati costantemente denunciano e prevedono sce nari sempre più catastrofici, Greenaway e Boddeke pos sono solamente tentare di ricordare ai loro contempo ranei l’episodio della Bibbia – nella speranza che l’Arca sarà il simbolo di un’umanità che è finalmente riuscita a comprendere la necessità di un cambiamento profondo nel suo trattamento della Terra – ponendo diverse do mande alle quali ognuno di noi dovrà dare le proprie ri sposte... Nella speranza di invertire quella tendenza che la moglie sottolinea e ripete innumerevoli volte durante lo spettacolo.“God makes… man breaks (Dio crea... l’uo mo distrugge)”. ToTal ConTrol Con la nuova serie di prodotti grandMA2 si amplia la gamma degli strumenti grandMA ormai rinomata ed utilizzata in tutto il mondo dai piccoli ai grandi shows ed in ogni segmento del lighting control. La grandMA2 è uguale alla grandMA a livello di sintassi dei comandi, networking e di compatibilità degli showfiles, ma con un nuovo design hardware e software pronti per il futuro come per esempio il multi-touch di controllo in attesa di brevetto. Concepiti fin dall’inizio non solo come strumenti stand-alone, tutti i componenti del sistema MA hanno elevate prestazioni di rete grazie al cuore Ma-net che permette la perfetta sincronia e bidirezionalità dei flussi di ogni elemento connesso in rete. Grazie agli nPU (Network Processing Unit) è possibile espandere la grandMA2 fino a 256 universi DMX reali! I software gratuiti grandMa2 onPC ed il nuovo grandMa 3D aiutano gli operatori luci nel loro lavoro di pre-setup e pre-programmazione dei loro shows on/off line, come sempre. Il software grandMa remote, gratuito, permette il controllo remoto WiFi delle console tramite palmari WM od IPhone. Con la gamma dimmer dimMa si completa la gestione delle luci con la totale ridondanza dei dati console/dimmer nello stesso network. La somma delle singole parti del sistema MA è così completo che i suoi componenti costruiscono una sinergia assolutamente senza eguali sul mercato. La nuova grandMA2 è pronta per il vostro futuro! Per ulteriori informazioni potete contattare l’unico distributore italiano di MA Lighting: Molpass - Tel +39 051 6874711 e-mail [email protected] - micro web site: www.grandma2.de IngegnerIa per l’IndustrIa e lo spettacolo Via Newton 1/e • San Giovanni in Persiceto (BO) • Italy • tel. +39 051.6874711 [email protected] • www.molpass.it www.soundlite.it 89 chi c’è in tour Artista Agenzia Armeria dei Briganti Service Audio Fon.FoH Fon.Mon. P.A. Monitor Mix.FoH Mix.Mon Serv. Luci Light Des. Imp. luci Mix Luci Service video MusicArtservice Paolo Cabriolu Andrea Erbi DVR d&b iLive 112 Yamaha LS9 MusicArtservice Roberto Uda Coemar/ DTS SGM Meyer MJF212 DiGiCo D1 DiGiCo D1 BG Service Paolo Fossataro Coemar Avolites Pearl 2000 DiGiCo SD8 Midas Siena Imola Audio Scene Miguel Ramos Robe 700 Spot/ ETC/ Robert Julliat Avolites Expert IEM Sennheiser DiGiCo D5 DiGiCo SD8 Nuovo Service srl Mamo Pozzoli Martin / Clay Paky / Cromlec GrandMA Clair DiGiCo SD7 DiGiCo D5 Musical Box Rent Marcello Jazzetti Vari*Lite / Coemar GrandMA STS Communications Idea Musica Service Alex Britti NewStep BG Service Pierfrancesco Oliver Marino “Hugo” Tempesta Martin W8L / Lab.gruppen Ludovico Einaudi Ponderosa Music & Arts Imola Audio Scene Paolo Giudici Milo Benericetti L-Acoustics Kudo / LA 48 / Lab.gruppen FP6400 Elisa “Heart Tour” F&P Group Nuovo Service Marco Monforte Erick Anderson L-Acoustics V-Dosc / LA8 Fiorello Live Tour Agorà Pierfrancesco Massimo Manunza L-Acoustics V-Dosc / LA8 “Hugo” Tempesta Max Giusti AB Management Idea Musica Service Vincenzo Congedi Matteo Rosty Martin W8LM / Powersoft K10 Edge 15CXP Yamaha M7CL Yamaha LS9 Idea Musica Service Paolo De Asmundis Coemar Compulite Spark 4D Gianluca Grignani F&P Group srl Idea Musica Service Alessandro Castrucci Axiom 3210 / Powersoft K10 Martin LE 1200 DiGiCo SD8 DiGiCo SD8 Idea Musica Service Domenico Ragosta Dream Light 1200/575 / LED Compulite Spark 4D + Corrado Guzzanti Ambra / F&P Group Mister X Service Massimo Bignotti Martin Audio W8LC / Lab.gruppen d&b C6 Yamaha LS9 Mister X Service Davide Pedrotti Martin Avolites Pearl Expert Event Management Sabina Guzzanti Ambra / F&P Group Mister X Service Davide Bisetti Stefano Rossi Martin W8LC / Lab.gruppen Martin LE12J Yamaha M7CL Yamaha LS9 Mister X Service Alberto Criscione Martin Avolites Pearl 2004 Mister X Service Enzo Iacchetti Ready to Go Leader Sound Light Service Paolo Ianuzzi Angelo D’Amato Nexo Geos 12/ RS 15 / Yamaha NXAMP 4x4 Nexo PS15/10 R2 Yamaha DM2000VCM Yamaha DM2000VCM Leader Sound Light Service Alessandro Moccia MAC 700/600 GrandMA 2 Ultralight Festersound Cristian Porcu Stefano Calabrese X-Treme MISI / X-Treme JBL512M Soundcraft si3 Soundcraft si2 Festersound Davide Fadda DTS XR300 Beam Avolites Pearl 2004 Edge 15 CXP Yamaha LS9 Yamaha 01 Idea Musica Service Paolo De Asmundis PC / LED Proel SGM Pilot 3000 Domenico Ragosta Dream Light / Coemar Istentales Paolo Zanier Rodolfo Laganà Ventidieci Idea Musica Service Vincenzo Congedi Alessandro Angelo Electro-Voice RX115 / Powersoft Lillo & Greg AB Management Idea Musica Service Fabio Caratelli Andrea Bordignon Martin W8LM / Powersoft Proel Edge 15CXP Yamaha M7CL Yamaha 01 Idea Musica Service Litfiba Reunion Fumasoli International Music Audio&Lights Rental Paolo “Red” Talami David Bisetti Martin W8L / Lab.gruppen Martin LE2100 / Clair 12AM Cadac R-Type Midas Heritage 3000 Fumasoli Jò Campana Audio&Lights Rental Martin MAC700 Spot, Beam, Wash GrandMA Full Mango Trident Management RMS Mauro Laficara Leonardo Riselli Meyer Sound M’elodie Meyer Digico SD8 Digico SD8 RMS Salvo Piscione Robe 700, Robin 300 / CS.4 / Moulded Compulite Spark 4D Festersound Andrea Murgia Diego Soddu X-Treme MISI / X-Treme JBL 512M Yamaha Soundcraft GB2 Festersound Matteo Dessi DTS XR8 Zero 88 Leap Frog 96 Yamaha PM5D Yamaha PM5D Termoli Live Salvo Piscione Martin / CS4, ModuLED Compulite Spark 4D PAR / ETC Giuliano Marongiu Compulite Spark 4D Idea Music Service Fabrizio Moro Trident Management Lombardi Service Massimo Barbieri Albino D'Amato Adamson / Lab.gruppen Tony Pagliuca Musica e Spettacolo Tempi e Ritmi Vignola Giorgio Massimo Cafaro PalcoPlus Montarbo W 17 & W 400 Soundcraft Series TWO Yamaha GA Tempi e Ritmi Serra Daniele Robe / Altair / IPL Spot e Wash FAL 48 Insightlightvideo Quartaumentata Associazione Quartaumentata Nicolosi Producion Nat Serrano Gabriele Nicolosi Axiom 3210/Edge 121 / Powersoft K10 Edge 12cxp / 15cxp Soundcraft MH3 Roland M400 Nicolosi Producion Gianni Pina Martin Mac 600 / SGM Giotto 400 / ACL, PAR 64 Avolites Pearl 2008 Nicolosi Production Stevan Martinovic, Umberto Polidori L-Acoustics V-Dosc / K1 L-Acoustic Kudo e sub / Clair Bros wedge DiGiCo SD7 DiGiCo SD7 e D5 Agorà Barry Halpin CP A. Beam 700 / MAC Wash 250 XB / MiStrip Martin Maxxyz STS Communication (Winvision BackLED 8 mm / proiettori Barco 20 k / LGI Imagemesh 3) Eros Ramazzotti Live Nation Italia Agorà Jon Lemon Francesco Renga F&P Group Mister X Service Maurizio Maggi / David Bisetti Davide Linzi Martin W8LC / Lab.gruppen Sennheiser IEM G2 Digidesign D-Show Profile Digidesign D-Show Profile Mister X Service Jò Campana Martin Avolites Expert Vasco Rossi Milano Concerti Audio Rent Clair Andrea Corsellini Deddi Servadei Clair Brothers i5 / Crest Sennheiser ew300 G2 / Clair Midas XL8 Midas H4000 Limelite Giovanni Pinna Novalite/ Martin/ Coemar/ VariLite GrandMA Full Euphon / Twenty Studio Sabatum Quartet PCAX Solutions Markomix Service Marco Pace Audio Giuseppe RCF TT+ / Crown / EV EV Tour X Soundcraft Soundcraft Markomix Service Federico Putaro / Andrea Muraca Robe / SGM / Martin SGM Pilot 3000 IAN Produzioni Marisa Sacchetto Musica e Spettacolo Tempi e Ritmi Vignola Giorgio Massimo Cafaro PalcoPlus Montarbo W 17 & W 400 Soundcraft Series TWO Yamaha GA Tempi e Ritmi Serra Daniele Robe / Altair / IPL Spot Wash FAL 48 Insightlightvideo Via Crucis Opera Musicale Ecosonika Entertainment Giga Watt Cristiano Nasta Outline Mantas Sennheiser SR 2050 IEM Giga Watt Massimo Tomasino Martin / Robe GrandMA2 Ultra Light Giga Watt Inviateci le schede dei vostri tour per vederle pubblicate in questa pagina 90 maggio/giugno 2010 - n.83 www.soundlite.it 91 chi c’è in studio Studio Artista Casa Discografica Produttore Fonico AvatarA 18 Smile Major (N) Stefano Dragone Marcello Calò Master T Alma Manera Maria Pia Liotta Antonio Taccone ECM Records Manfred Eicher Stefano Amerio Artesuono Recording Amina Aloui Over Studio Biagio Antonacci Sony Celso Valli Marco Borsatti Metropolis Digital Apple Pies Lucio Fabbri Alessandro Marcantoni Parco della Musica Francesco Bearzatti Stefano Amerio Cyc Promotion Paolo Benvegnù Michele Pazzaglia Artesuono Recording F. Cafiso 4tet Abeat Mario Caccia Stefano Amerio Massive Arts Studios Fratelli Calafuria Massive Arts Records Massive Arts Records Giacomo Garufi Artesuono Recording Bearzatti 4tet Officine Meccaniche Paolo Benvegnù Over Studio Pierdavide Carone Sony Celso Valli Marco Borsatti Oliveta Recording Marco Carta Warner Music Paolo Carta Nicola Fantozzi XLand Studios The Casuals XLand Sandro Franchin Sandro Franchin Master T Vinz Derosa El Cid Record Vincenzo Sgambelluri Antonio Taccone Artesuono Recording Paolo Fresu ECM Records Manfred Eicher Stefano Amerio Roberto Livraghi Fulvio Mennella Naïve Recording R.Livraghi& Colours Jazz Orchestra Officine Meccaniche Lombroso Ass. Cult. Niegazowana Lombroso/T. Gohara Officine Meccaniche Mallory Switch GB Sound Mallory Switch/Trentacoste Marco Trentacoste Metropolis Digital Milva NAR International Lucio Fabbri Taketo Gohara Alessandro Marcantoni opticalCON sistemi di connessione a fibra ottica I tuoi grandi eventi Live meritano la perfezione tecnologica nelle connessioni e cablaggi, il sistema opticalCON-QUAD, facilita il setup grazie allo sviluppo dei sistemi di cablatura e connessione in fibra ottica dalle performance eccellenti 2 channel cable opticalCON DUE equipe connection opticalCON breackout box + powerMONITOR Equipment connection opticalCON DUO opticalCON DUO 1 RU Panel + powerMONITOR Amp Rack Master T Orchestra Sinfonica “F. Cilea” El Cid Record O.S.T.F.C. Antonio Taccone Naïve Recording Orq. Hijos Ilegitimos De Astor Music Center Alejandro Fasanini Fulvio Mennella Antonella Oliva Stefano Amerio MADRAXA Gianluca Bertoldi Artesuono Recording Raffaello Pareti Suono Records Sound Rack Video Rack Metropolis Digital L. Pausini, Syria, Paola&Chiara Warner Music Pia Massive Arts Studios Plastic Made Sofa NAR International Lucio Fabbri Alessandro Marcantoni Smoking Kills Andy Ferretti Giacomo Garufi Naïve Recording Radio Londra Francesco De Benedittis Edoardo Michelori Over Studio Salsoul Project M.Benatti/ F. Giannone Marco Borsatti Metropolis Digital Viola Valentino CMP Luca Venturi Alessandro Marcantoni Invitiamo tutti gli studi professionali ad inviarci le schede con i loro lavori così da rendere questa rubrica più completa ed interessante 92 maggio/giugno 2010 - n.83 DMX Rack opticalCON QUAD Point-to-Point connection opticalCON QUAD 1 RU Panel + powerMONITOR X-treme cable, ultra robust, double jacket, cut proof X-treme cable, ultra robust double jacket, cut proof opticalCON QUAD 3 RU Panel FOH Sound system Oliveta Recording 4 channel cable opticalCON QUAD Point-to-Point connection FOH Video/Lighting Sound system Video InterCom; Data DMX «I connettori dimostrano di essere davvero affidabili rispetto a quelli utilizzati in passato. Infatti hanno resistito perfettamente ad un tornado durante un evento all'aperto tenutosi in Italia». «Questo sistema è fantastico. Non ha mai avuto problemi». Cyril Bême Operations Director, Solotech Howard Page, senior director of engineering, Clair Brothers Analog & Digital Technology s.r.l. Via Solferino, 54 - 20052 Monza (MB) Tel. +39 039 21.69.21 - Fax +39 039 21.03.506 [email protected] - www.adtweb.it opticalCON QUAD Point-to-Point connection &studi produzione di L’audiolibro Un modo di impiegare la tecnologia per ritrovare il gusto delle origini O rmai da diversi anni, all’interno di un programma in onda sulla RAI, professionisti della voce si occupano della lettura e della recitazione di grandi romanzi della tradizione come Il nome della Rosa o il Conte di Montecristo; ma non da molto, e precisamente da dicembre, un progetto simile viene proposto ai cittadini da una biblioteca locale. Ci spiega meglio di cosa si tratta il Signor Emiliano Gojo, responsabile della Biblioteca comunale di Chiaravalle, in provincia di Ancona, e del sistema bibliotecario della zona. 94 Giulia Morelli maggio/giugno 2010 - n.83 “L’iniziativa dell’audiolibro – spiega Emiliano – si prefigge l’obiettivo di ricreare attenzione attorno alla lettura ad alta voce; tale pratica – precisa – affonda le proprie radici in tempi molto antichi, e fino alla fine del ‘700 era un’abitudine diffusa all’interno delle famiglie”. Quello che in concreto il Centro Polivalente di Chiaravalle ha fatto, anche per riportare in auge il gusto per quel piccolo momento di cultura condiviso in famiglia, è stato mettere a disposizione dei cittadini una sala di registrazione audio/ voce e personale con competenze tecniche audio in grado di editare l’audio registrato per ottenere un prodotto di discreta qualità. Grazie a ciò sarà possibile creare un archivio di registrazioni di libri aperto al pubblico. La cosa innovativa è che tale struttura è a disposizione di chiunque voglia immedesimarsi nei panni di un lettore per cinque o dieci minuti. È quindi possibile recarsi in biblioteca, registrare la propria voce su CD, riascoltarsi a casa e, in caso il prodotto non sia soddisfacente, incidere una nuova lettura. Questo ascolto della propria voce ha anche una forte valenza privata e personale, perché aiuta a conoscersi meglio, a capire le proprie inflessioni e le proprie incertezze vocali, e quindi, volendo, a correggerle. Il progetto non richiede quindi esperti in dizione, perché l’obiettivo non è quello di diffondere un prodotto altamente professionale. Ma allora come fare a scegliere la voce giusta? Sta proprio qui il nucleo della questione: incentrare l’attenzione sulla voce, coltivarne una filosofia, “un momento che ricrei un contatto sensoriale e, perché no, anche sensuale, con la lettura”, spiega Goja. La sala è stata realizzata con la consulenza del doppiatore ed attore professionista Luca Violini e del suo tecnico del suono Francesco Aquilanti; sono stati organizzati anche incontri pubblici nei quali l’attore ha spiegato a grandi linee i problemi principali relativi alla lettura ad alta voce, così da fornire qualche direttiva ai cittadini interessati all’iniziativa. Un secondo obiettivo, rivolto principalmente ai ragazzi delle scuole, è il miglioramento della pronuncia di lettura: poter registrare la propria voce e poi riascoltarla permette di notare quelle flessioni della pronuncia e quegli accenti che, se non corretti in età scolastica, difficilmente vengono rettificati da adulti. Ma è ovvio che questo presuppone conoscenze di fonetica non proprio spontanee. Il prossimo passo sarà quello di introdurre gli audiolibri in ambienti come quello scolastico (le scuole del territorio hanno già risposto positivamente all’iniziativa); espandersi, perché no, anche nell’ambito dei disturbi specifici di apprendimento, o in quello degli ipovedenti, o in altri circuiti ancora da definire, rivolgendo il pensiero anche alle case editrici in cerca di nuovi terreni. In fondo, quella dell’audiolibro non è proprio l’ultima novità sul mercato: già da tempo i paesi nordeuropei condividono una forte pratica comune del libro non scritto; non è cosa insolita vedere persone sul treno in Francia o Germania “ascoltare” libri con il proprio lettore mp3, e ormai da anni sul mercato anglosassone tutti i libri più importanti escono di norma in doppia versione cartacea e audio. L’idea è quindi quella di costruire un consistente catalogo di materiale audio e di dare vita ad un circolo virtuoso. Emiliano Gojo. Certo, lo spazio in cui si lavora è un terreno ancora sperimentale, ma la chiave di volta risiede nel percorso di sensibilizzazione civica. E chissà che questa iniziativa, unica nel centro Italia e forse anche a livello nazionale, non prenda piede e riporti, anche solo un po’, l’attenzione sulla lettura. Giancarlo Messina ACID Pro 7 &studi produzione di Dai loop al recording... andata e ritorno C hi si occupa da un po’ di produzioni audio, conoscerà senz’altro questo software, il primo dedicato alla creazione di musica basata su loop. Quando apparve, nel 1998, prodotto dalla Sonic Foundry, era davvero innovativo, perché in grado di cambiare tonalità e tempo dei file audio senza alterare pesantemente la qualità del loop, anche se molti puristi, allora, storcevano il naso. 96 maggio/giugno 2010 - n.83 La verità è che il software rendeva possibile produrre musica originale anche a chi di musica capiva pressappoco nulla, allargando così le potenzialità creative di molti, anzi moltissimi, non propriamente avvezzi all’armonia ed alle scale. Non a caso ACID si diffuse moltissimo fra i DJ ma ben presto anche fra i compositori che potevano con poco sforzo arrangiare tempi e tonalità di brani complessi. Da qualche tempo ACID è entrato nella famiglia dei software Sony Creative, fra i quali troviamo Soundforge, utilizzabile come editor per la creazione di file “ACIDificati” (ACIDized). Con l’andare del tempo anche altri software hanno inglobato lo stesso lavoro sui loop iniziato da ACID, così questo software si è dovuto a sua volta evolvere, giungendo alla versione Pro 7. Oggi ACID Pro 7 offre nella stessa interfaccia un registratore audio multitraccie, un sequencer MIDI, entrambi con tracce illimitate, ovviamente abbinati alla gestione dei loop: una soluzione molto comoda in diverse occasioni. È infatti possibile registrare simultaneamente tracce audio e MIDI all’interno della timeline di ACID, usando il punch in/out, in loop o con altre tecniche scelte dall’utente. Questo significa che ACID può essere usato sia come multitraccia per registrare un gruppo dal vivo, sia per creare musica in studio, o, meglio e spesso, per unire le due cose. Non mancano il supporto per i plug-in VST e la modalità 5+1, con una risoluzione audio fino a 192 kHz/24 bit. Molto interessante, e spesso estremamente comoda, la possibilità di sovrapporre file di diversa natura sulla stessa traccia: loop, campioni, file musicali di più lunga durata ed altre tipologie di formati possono essere sovrapposti tranquillamente e fruire di crossfade automatici. Per quanto riguarda il MIDI, ACID Pro 7 dispone, fra le altre, della comoda funzione “Freeze”, che in pratica crea un file audio dal rendering del suono desiderato ed elaborato dai plug-in, evitando di appesantire il processore del PC ad ogni play. Ma ovviamente non si può non mettere l’accento sulla questione loop. Iniziamo col dire che ACID Pro 7 comprende una libreria con ben 3000 loop (ACIDized) e 1000 file MIDI, con i quali è possibile iniziare a divertirsi, o a lavorare, da subito. Noi infatti, ricevuto il software dalla gentilissima Joanna Arnett della Sony Creative, ci siamo messi a sperimentare, anche in maniera piuttosto spericolata. Devo riconoscere che la versione Pro 7 si è dimostrata molto flessibile ma soprattutto affidabile, visto che non ho mai avuto reali problemi. Anzi, non usavo questa applicazione da parecchi anni, e mi sono quasi meravigliato dell’altissima qualità della gestione del tempo e dell’intonazione: senza variazioni estreme è davvero impossibile percepire una variazione qualitativa, ma anche facendone di tutti i colori, la qualità del loop rimane sempre eccellente. Questa fondamentale funzione è affidata ad una tecnologia denominata “Elastique” di Zplane, ed evidentemente funziona davvero! Inoltre la finestra Chopper consente di creare improvvisazioni percussive, mentre lo strumento di remixaggio Beatmapper consente di remixare canzoni con tempi standard o multipli. Divertente, e creativa, è infine la possibilità di modificare i loop... disegnandoli a mano libera, grazie al disegno vettoriale. Come tutti sanno, è poi possibile avvalersi delle grandissime librerie di suoni consultabili ed acquistabili sul sito del produttore www.sonycreativesoftware.com. Concludiamo questa rapidissima carrellata segnalando la presenza all’interno dello stesso programma di una serie di tutorial interattivi ordinati per gradi di apprendimento e l’inclusione nel pacchetto Pro 7 di alcuni preziosi (ed anche abbastanza costosi, se acquistati singolarmente) software, come Aria for ACID Pro player di Garritan, ACID Pro Effects Rack realizzato da iZotope con Flanger, Phaser, Analog Delay e Dynamics o il Native Instruments Guitar Combos con amplificatori per chitarra. Insomma un prodotto che vale e stravale i 287,88 euro + IVA a cui viene venduto, anche perché l’interfaccia è molto intuitiva e si può cominciare ad essere produttivi in pochissimo tempo. Dimenticavo: gira solo su Windows, e questo forse ne inficia l’uso in ambiente recording professionale in cui è Mac la piattaforma più utilizzata, anche se i nuovi prodotti della mela basati su processori Intel sono, con un po’ di buona volontà, aperti al mondo Windows. distribuito in italia da: Midi Music Corso E. De Nicola, 8 10128 Torino TO tel. 011 3185602 ax 011 3186959 [email protected] www.midimusic.it www.soundlite.it 97 prodotto IDEA Moving Led 300 di Alfio Morelli Una nuova Idea in SGM Con i nuovi prodotti all’interno della serie IDEA, SGM propone al mercato una tipologia di prodotto innovativa per contenuti tecnologici, per tipologia di costruzione e per prezzo. C on l’acquisizione del marchio SGM da parte della RCF Group, la nuova dirigenza ha dettato le nuove linee di approccio. Potendo contare sul know-how e sul background del gruppo, anche la SGM inizia a presentarsi con nuovi prodotti mirati. “Idea” comprende un’intera famiglia di prodotti che si prefigge l’obiettivo di mirare ad un rapporto qualità/prezzo estremamente concorrenziale e conveniente. Il nuovo Direttore Commerciale, Giorgio Radice, ci dice infatti che in questo periodo il mercato è estremamente attento ai costi ed alla qualità dei prodotti: “Con questa linea proponiamo dei proiettori innovativi ed affidabili ad un prezzo molto concorrenziale – afferma Radice – e questo è stato possibile grazie alla sinergia all’interno del gruppo RCF”. La serie comprende testemobili e scanner, con lampada a scarica da 150 W a 700 W o con lampade a LED, oltre a macchine del fumo e strobo, e si arricchirà in futuro di nuovi prodotti e tecnologie. 98 maggio/giugno 2010 - n.83 Abbiamo scelto di dare un’occhiata ai due nuovi prodotti di questa serie, Idea Moving LED 100 ed Idea Moving LED 300, proiettori a LED montati su una forcella mobile. Il 300 ha una potenza di luce colorata paragonabile a quella di un faro con una lampada da 700 watt, ma con peso e consumi estremamente contenuti. Monta un totale di 108 LED da 3 W, di cui 39 rossi, 29 verdi, 30 blu e 10 bianchi. Questa combinazione dà la possibilità di avere una gamma di colori veramente impensabile con delle normali lampade a scarica. L’uso dei LED bianchi, infatti, aumenta la già vasta gamma di colori pastello e di temperature colore, aspetto molto importante soprattutto negli studi televisivi. Le lenti applicate sui LED vengono fornite di serie con una apertura del fascio di 17° nella versione 300 e di 10° nella versione 100, ma possono essere fornite, a richiesta, anche con aperture diverse. Per un corretto funzionamento, i LED devono lavorare all’interno di un range di temperatura idealmente tra i 50 e i 60 gradi, cosa che gli consente una vita media di ben 100.000 ore. Per ottenere questa modalità di lavoro, oltre alla ottima scocca di alluminio che funge da dissipatore, SGM ha montato anche una piccola ventola che interviene esclusivamente se la temperatura dovesse superare tale limite, cosa possibile in luoghi particolarmente caldi o con un uso molto prolungato. L’assorbimento totale di Idea Moving Led 300 è, appunto, di 300 W, con un peso di soli 9 kg, mentre il modello 100 pesa solo 6 kg. Trattandosi di un prodotto pensato per i palchi live come per gli studi televisivi, incorpora una scheda di interfaccia wireless, grazie alla quale è possibile comandare il parco luci composto da prodotti della famiglia Idea tramite un mixer remoto, cioè senza l’uso di cavi. Una tecnologia che, ci assicurano, è stata appositamente calibrata per non andare in conflitto con apparecchiature audio, radiomicrofoni, inear monitor o telefonini vari. Ma i prodotti Idea guardano anche al mondo delle discoteche, dei pub e dei night club: prevedono infatti la possibilità di un uso in automatico, a tempo di musica o tramite otto programmi di funzionamento preinstallati. All’interno della base della forcella trovano posto, oltre all’elettronica d’alimentazione, il pannello di connessione, il pannello di controllo dotato di un monitor LCD e di diversi tasti per la programmazione. Internamente è anche installata una batteria tampone che consente di programmare il proiettore anche in assenza di corrente. Sorgenti 108 LED, di cui: 39 LED Rossi 3 W 29 LED Verdi 3 W 30 LED Blu 3 W 10 LED Bianchi 3 W Angolo d’apertura con le lenti standard 17° Si possono richiedere diversi tipi di lenti Funzionamento automatico Master e Slave Sincronismo musicale 8 programmi pre-impostati Dimmer Pulse Strobo Movimento Oscuramento generale di tutti e quattro i canali Curva di accensione o spegnimento regolabile da 1 a 25 flash/secondo Pan Tilt Risoluzione 540° (opzionale 630°) 265° 16 bit Segnale di controllo Interfaccia wireless DMX di serie 13 ch DMX512 Peso 9 kg IDEA Moving Led 100 Sorgenti 60 LED, di cui: 22 LED Rossi 3 W 17 LED Verdi 3 W 15 LED Blu 3 W 06 LED Bianchi 3 W Angolo delle lenti standard 10° Si possono richiedere diversi tipi di lenti Funzionamento automatico Master e Slave Sincronismo musicale 8 programmi pre-impostati Dimmer Pulse Strobo Movimento Oscuramento generale di tutti e quattro i canali Curva di accensione o spegnimento regolabile da 1 a 25 flash/secondo Pan Tilt Risoluzione 540° (opzionale 630°) 265° 16 bit Segnale di controllo Interfaccia wireless DMX di serie 13 ch DMX512 Peso 9 kg SGM Technology for Lighting V. Pio La Torre, 1 - Z. Art. Pirano 61010 Tavullia PU tel. 0721476477 – fax 0721476170 [email protected] – www.sgm.it www.soundlite.it 99 prodotto Caratteristiche Tecniche di Emiliano Morgia Pharos Lighting Playback Controller La scatola magica e l’isola di Pharos Tanto tempo fa, in una terra lontana, un popolo tecnologicamente avanzatissimo usava la luce per venerare gli dei e per aiutare i marinai a navigare sicuri. Nel terzo secolo a.C. infatti, il potente Re Tolomeo I Sotere ordinò, all’inizio del proprio regno, la costruzione di una mastodontica torre. Si pensa che potesse essere alta 134 metri, alla cui alla sommità ardeva un’immarcescibile fiamma di enormi proporzioni. L a torre fu poi terminata dal figlio Tolomeo II Filadelfo. L’opera di architettura era così avanzata che oggi viene considerata una delle sette meraviglie del mondo. La mastodontica torre non ha solamente impressionato i popoli del passato ma ha anche influenzato il nostro vocabolario. Infatti fu costruita su di una piccola isola di fronte al porto di Alessandria d’Egitto e il nome di quest’isola era... Pharos! Nome che oggi usiamo per tutte le torri che emettono un segnale luminoso all’ingresso di un porto. Ma così come un tempo i marinai avevano bisogno di un aiuto per navigare sicuri, oggi architetti e lighting designer hanno bisogno di strumenti che li assistano nei loro progetti, e se il panorama degli strumenti presenti nel mercato del live è ben conosciuto perché noto ai più, c’è da dire che il nuovo e fervido mercato dell’architainment ancora non ha riferimenti di massa chiari. A fare chiarezza e a gettare una pietra miliare sono i creatori della Wholehog che, dopo aver rivoluzionato il controllo luci nel settore live, oggi 100 maggio/giugno 2010 - n.83 puntano a ripetere l’impresa con un nuovo rivoluzionario controller per il settore architettonico. Lo strumento, infatti, si chiama Pharos! Per chi è abituato a controllare le luci alla vecchia maniera, le scatolette che stanno affiorando per il rigoglioso mercato architetturale caratterizzate dall’assenza delle vecchie leve e rotelle potranno apparire incomprensibili. Gli apparati di illuminotecnica dinamica, seppure sviluppati con le tecnologie ed il know-how acquisito negli anni nel settore del live, nel mondo dell’architetturale vengono utilizzati in modo differente, perché diverse sono le esigenze. Oggi il ricco mercato architetturale ha infatti bisogno di strumenti sempre più specifici e quindi le console luci non sono adatte a questo mercato. Da qualche anno, infatti, sono fiorite diverse scatolette più o meno professionali capaci di controllare qualche lucetta RGB, ma senza troppe pretese. C’è da notare che il mercato architetturale ha davvero esigenze molteplici: si può partire dal parrucchiere che vuole qualche luce RGB per far risaltare la vetrina, al bar con bancone cambia-colore fino ad arrivare ad un intero palazzo che mostra video-matrici di dimensioni gigantesche. Nel caso delle prime installazioni di piccolo o medio calibro non sono richieste particolari esigenze tecniche, tali da giustificare un controllo centrale, e la maggior parte delle volte anche il solo link Master/Slave è sufficiente a rendere felice il cliente. Ma se si vuole elevare la qualità dell’installazione, media o grande che sia, un controllo centralizzato e ben programmato può davvero fare la differenza. Qui a Genova, dove vivo, c’è un esempio lampante di come si possa arredare un locale con la luce e come sia possibile utilizzare il cambio di colore senza scadere nella banalità del ciclo continuo. Non posso fare nomi, ma il sushi bar più trendy della città usa un controller centralizzato che permette di cambiare “pelle” ogni giorno con un colore diverso, rendendo il locale particolarmente elegante ed accogliente, oltre che tecnologicamente affascinante. Il controller è importante non solo per le dimensioni del progetto ma soprattutto perché permette una ricerca dei dettagli nella programmazione di diverse scene che non sarebbe possibile altrimenti. I controller architetturali sono disegnati in modo da soddisfare esigenze diverse da altri settori “cugini” come il live o TV/Teatro. L’automazione, infatti, è uno degli aspetti più importanti perché una volta avviata l’installazione il sistema funziona autonomamente. Uno degli aspetti più interessanti che si possono trovare nella progettazione di sistemi di controllo architetturali sono le variabili esterne. Se su un palcoscenico una variabile può essere la posizione di una bella ballerina, quando si tratta di illuminare un colosso di cemento immobile le variabili sono molto diverse, a partire dall’uso di un calendario non solo giornaliero ma addirittura annuale. I calendari nel design di questo tipo di applicazioni sono un po’ come la sceneggiatura principale sulla quale basare tutta la programmazione, dove a seconda del progetto e delle necessità si può arrivare a tenere anche solo un singolo colore e cambiare tonalità dal bianco al blu durante le fasi lunari, nei centri commerciali enfatizzare diverse aree e accentuare dei colori durante le festività o il cambio di tonalità cromatica di una facciata in sintonia con le condizioni atmosferiche. Mi è capitato di dover programmare il cambio colore in sintonia con le festività islamiche e dover programmare un calendario particolare per interrompere ogni tipo di cambio colore e illuminare un grande hotel di Dubai totalmente di bianco durante il periodo di Ramadan. Tutte queste particolari esigenze richiedono software e strumenti diversi da una semplice console luci. Anche se fossimo in grado di manipolare 100.000 canali DMX con il tradizionale bancone a rotelle, difficilmente potremmo disegnare un sistema capace di interagire con queste condizioni. Sostanzialmente quello che cambia sono le necessità. In architettura nessuno siede davanti al bancone a rotelle per decidere il colore di una facciata di un edificio in tempo reale, ma tutti comunque si aspettano che qualche cosa accada guardando un edificio illuminato con sistemi cambia colori. Tra i controller che ho programmato il migliore tra tutti è a mio avviso il Pharos, per una serie di caratteristiche innovative che riscrivono l’idea di programmazione luci rispetto al passato noto delle console. Una delle funzioni che ho maggiormente apprezzato è il controllo tramite internet che in più di un’installazione mi ha permesso di operare sul sistema comodamente seduto sul divano di casa mentre il sistema luci si trovava in a migliaia di chilometri di distanza. La telepresenza è una pratica che porta vantaggi unici per il cliente che non viene mai abbandonato e può permettersi di chiedere continui cambiamenti al sistema senza doversi preoccupare di spendere troppi soldi. In quasi tutti gli ultimi progetti ho avuto modo di installare un sistema di telepresenza, anche grazie alla capacità di queste macchine di collegarsi ad internet. Sempre di più il settore dell’illuminazione architettonica sta crescendo e maturando, e sempre più frequenti saranno le richieste di installazioni di macchine specifiche per questo settore. Pharos è un player nella lista dei migliori e penso che sia la scelta più ovvia per i professionisti in cerca di prestazioni e divertimento, insomma una piccola scatola piena di magia. Pharos Lighting Playback Controller è disponibile in due versioni: LPC 1 • 512 canali di controllo (DMX512 o eDMX). • Triggering tramite Ethernet, RS232 o MIDI. • Orologio real-time con funzionalità astronomica e ora legale. • Supporta moduli d’espansione per altri protocolli ed interfacce. • Scalabile con altri controller Pharos e apparecchi remoti tramite Ethernet. • Interfaccia web incorporata con supporto per pagine customizzate. • Salvataggio dei dati su scheda Compact Flash rimovibile. LPC 2 • Tutte le caratteristiche della versione LPC 1 • 1024 canali di controllo (DMX512 o eDMX). Caratteristiche Generalità • È un sistema basato su microprocessore, specificatamente progettato per controllare impianti di illuminazione nelle applicazioni architetturali o nell’intrattenimento. • I dati dei progetti vengono salvati su memoria a stato solido non volatile e vengono caricati da un PC remoto tramite Ethernet, anche via internet, o USB. • Il sistema operativo è residente su memoria a stato solido non volatile, e si può aggiornare a distanza da un PC remoto tramite Ethernet o USB. • Avvia il playback all’accensione senza dover ricevere trigger esterni. • L’orologio interno continua ad operare anche in assenza di alimentazione. • Offre supporto per moduli d’espansione per altre interfacce e protocolli, compresi RS485, audio, timecode e DALI. • Interfaccia web incorporata. Caratteristiche fisiche • Lo chassis e le opzioni di montaggio sono conformi a DIN 43880 e EN 60715 (35/7,5 rail) rispettivamente. • L’alloggiamento è da 8 unità DIN. • Temperatura operativa da 0° C a 50° C. Pharos Architectural Controls Ltd. Studio G20, Shepherds Building, Rockley Road, London W14 0DA - UK tel. +44 (0)20 7471 9229 - fax +44 (0)870 706 4012 [email protected] - www.pharoscontrols.com www.soundlite.it 101 prodotto di Douglas Cole Il Necessorio: Shure X2u G Distribuito in italia da: Sisme S.p.A. Via Adriatica, 11 60027 Osimo Stazione AN tel. 071 7819666 fax 071 781494 www.sisme.com [email protected] 102 maggio/giugno 2010 - n.83 razie alla miniaturizzazione dei componenti elettronici, all’integrazione dell’informatica con la tecnologia audio, ed all’idea tutta moderna che qualsiasi attività sia appropriata in qualsiasi posto e in qualsiasi momento, oggi non è più impensabile registrare gli scratch vocal nella camera d’albergo o preparare i voiceover di una presentazione multimediale sul treno. Interfacce microfoniche USB abbondano sul mercato e sono proposte in ogni forma, livello di qualità e di prezzo. Con costi del tutto abbordabili si trovano infatti interfacce a due canali che incorporano anche preamplificatori microfonici di nomi blasonati e performance in ambito digitale adeguate alla maggior parte delle applicazioni semiprofessionali e magari anche a qualche applicazione professionale “non-critica”. Nessuna di queste interfacce però, almeno finora, si poteva infilare nella tasca della giacca a fine lavoro o chiudere nella borsetta del microfono con l’antivento e la pinza per l’asta microfonica. Ed ecco che arriva sul mercato, venduta separatamente o come un optional per SM58 ed SM57, l’interfaccia Shure X2u che fornisce proprio questa compattezza e portabilità. Unisce un preamplificatore microfonico, un convertitore AD/DA, un’interfaccia USB ed un’uscita cuffia per il monitoraggio del segnale in ingresso e/o del playback dal computer. Inoltre, fornendo alimentazione phantom da +48 V inseribile (e con un indicatore di inserimen- to), X2u può essere utilizzata con qualsiasi microfono dinamico o a condensatore. Il preamplificatore interno dispone di monitoraggio visivo del livello in ingresso tramite un semplice LED tricolore, e 40 dB di guadagno regolabile tramite un potenziometro rotativo ad incasso. Per il monitoraggio audio, invece, X2u incorpora un amplificatore per cuffia con uscita su jack 3,5 mm. Un secondo potenziometro incorporato permette la regolazione del livello del microfono in cuffia per il monitoraggio diretto e, senza latenza, del segnale in ingresso. Un terzo potenziometro controlla il livello in cuffia del segnale in playback dal computer, rendendo l’unità una completa interfaccia per la registrazione multitraccia. Il convertitore AD dell’unità fornisce al computer un segnale quantizzato a 16 bit con frequenza di campionamento a 48 kHz. Il tutto si alimenta direttamente dall’interfaccia USB 1.1 o 2.0 ed è compatibile con la maggior parte dei software di registrazione e di telecomunicazione operanti in ambito Windows (2000, XP o Vista) o Mac OS (ver. 10.0 e più recenti). Estremamente Luminoso comparabile ad un proiettore di 900W Costruiti nel Rispetto dell‘Ambiente 650W di Consumo Energetico Effettivo NEW 600 SERIES Compatto, Leggero, Versatile Solo 22Kg di Peso Controllo Remoto dell‘ HotSpot 10 Brevetti Internazionali Registrati Caratteristiche Tecniche Risposta in Frequenza Requisiti d’alimentazione Digital Noise Floor (20 Hz - 20 kHz, pesato A) Frequenza di campionamento Quantizzazione Indicatore di segnale (LED tricolore) Range di guadagno Uscita cuffia Livello massimo d’ingresso analogico Impedenza d’ingresso Alimentazione phantom Livello d’uscita massimo in cuffia Pedinatura del connettore XLR 20 Hz - 20 kHz ±1 dB tramite USB, 500 mA massimo guadagno al minimo: ‑81 dB FS guadagno al massimo: ‑78 dB FS fino a 48 kHz 16 bit Spento: ≤ 30 dB FS Verde: da ‑30 a ‑12 dB FS Giallo: da ‑12 a 0 dB FS Rosso: > 0 (ADC in clip) 40 dB 3,5 mm jack 0 dBV 1,6 kΩ typical 48 V; > 10 mA typical 60 mW tipico su 32 Ω pin 2 positivo, pin 3 negativo, pin 1 massa/schermo 600E Beam 600E Spot 600E Wash w w w.r o b e m u l t i m e d i a.i t ROBE Multimedia srl: Via S. Mercadante, 25 | 47841 | Cattolica (Rimini) | Italy | Tel.: +39 0541 833103 | Fax: +39 0541 833074 | E-mail: [email protected] tecnologia ar Livio Argentini te p Lo Studio Moderno ar p di te Realizzazione dello studio di registrazione Riprendiamo questa nostra telenovela tecnologica. Nel numero scorso si era discusso su “come” installare gli altoparlanti, ora invece parleremo su “dove” dobbiamo metterli. L 1 LEFT BOX RIGHT BOX 25/40° 25/40° >2m SOUND ENGINEER 104 maggio/giugno 2010 - n.83 a prima decisione riguarda il monitoraggio: occorre stabilire se questo verrà effettuato unicamente in stereo oppure in surround (5.1). Nel primo caso la soluzione è abbastanza semplice, sia perché si usano solo due diffusori, sia perché non ci sono normative restrittive come per il sistema surround, sia perché nel monitoraggio in stereo disponiamo di pluriennale casistica ed esperienza. Per un giusto ascolto stereo bisogna posizionare i diffusori, logicamente frontalmente, con un angolo compreso tra 25 e 40 gradi ed una distanza di almeno 2 metri (figura 1). Qualche volta, specialmente nelle regie piccole, non si riesce a rispettare questi parametri. Non è un grande problema la distanza (e quindi l’angolo) tra i diffusori, perché questo non altera la qualità del suono ma solamente la separazione tra i canali sinistro e destro. Un sound engineer con un poco di esperienza sarà sicuramente in grado di compensare questo problema. Un parametro molto importante, da prendere seriamente in considerazione, è invece il posizionamento spaziale dei diffusori, perché questo cambia notevolmente la risposta in frequenza nella parte bassa della gamma audio, a cominciare da 250 Hz, e in modo sempre più evidente al calare della frequenza. Teniamo presente che l’emissione dei suoni a frequenza alta è molto più direzionale di quella a frequenza bassa, e che sotto i 250 Hz diventa, in pratica, completamente omnidirezionale. Il posizionamento ideale per un altoparlante è il cosidetto “baffle infinito”, in pratica un pannello assolutamente rigido che separa in modo assoluto la parte anteriore da quella posteriore (figura 2). Questo pannello (infinito si fa per dire) dovrà avere una dimensione minima pari almeno alla metà della lunghezza d’onda del suono più basso da separare (ovvero da riprodurre). Dato che il suono ha una velocità di propagazione in aria di circa 350 metri/secondo, a 10 Hz la lunghezza d’onda sarà di 35 metri, a 100 Hz sarà di 3,5 metri , a 1000 Hz sarà di 35 cm e a 10.000 Hz sara di soli 3,5 cm. Nei nostri calcoli dovremo usare sempre mezza lunghezza d’onda perché, intuitivamente, un suono emesso frontalmente dall’altoparlante, per raggiungere la parte posteriore del cono, dovrà “scavalcare” il baffle percorrendone la lunghezza due volte. Ricordiamoci sempre che i fenomeni qui riportati sono esplicativi e molto semplificati, mentre in pratica le cose, purtroppo, sono molto più complesse. Poiché, per ovvi motivi, non possiamo installare in uno studio o in una abitazione un “baffle” di 18 x 18 metri, bisogna fare ricorso alle casse acustiche, che oltre a fare le veci del “baffle” fungono anche da elementi risonanti e smorzanti, ma questo è un argomento che esula dagli scopi di questo articolo. È vero che la cassa acustica sopperisce bene alla funzioni del “baffle”, ma non a tutte e vediamo perché. Analizziamo la figura 3, in cui vediamo un altoparlante posto su un “baffle”. A 1.000 Hz (lunghezza d’onda di 35 cm), il suono diffuso in avanti sarà quello prodotto dall’altoparlante sommato a quello riflesso da una piccola area del “baffle” (di raggio 18 cm). Lo stesso per un suono a 100 Hz che sfrutterà per la riflessione un’area più grande (raggio 1,8 m) e cosi via fino ad arrivare ad una frequenza con una mezza lunghezza d’onda pari alla lunghezza del “baffle”. Per le frequenze più basse la lunghezza d’onda sarà maggiore, il suono passerà nella parte posteriore del “baffle” e, invece di sommarsi costruttivamente, andrà a comporsi con il suono emesso posteriormente (in fase opposta) annullandosi almeno in parte. (figura 4) Vediamo adesso il differente comportamento tra una cassa acustica che racchiude l’altoparlante ed un “baffle infinito”. In tutte e due le situazioni, essendoci completa separazione tra anteriore e posteriore non ci sarà annullamento del segnale dovuto alla inversione di fase ma, mentre con il “baffle” una parte del suono verrà riproiettata in avanti, con la cassa acustica questa parte di suono emessa posteriormente verrà assorbita e dissipata (figura 5). A questo punto entrano in ballo le pareti. Sì, proprio le pareti, dato che queste sono di particolare importanza per la riproduzione delle frequenze più basse. Prendiamo in esame le varie posizioni. Quando il diffusore è posizionato in aria libera, ad una certa distanza dalle pareti (figura 6), avremo il massimo dell’attenuazione delle frequenze basse. È doveroso ricordare che, con i diffusori in questa posizione, si verificano anche altri fenomeni. In particolare, il segnale riflesso dalle pareti andrà a sommarsi al segnale principale ma sarà in fase invertita per una particolare frequenza determinata dalla distanza diffusore/parete, e questo porterà ad un’attenuazione di quella frequenza. In questa condizione è necessario evitare che la distanza dalla parete di fondo sia uguale a quella dalla parete laterale, perché si verificherebbero due segnali di ritorno, entrambi in controfase alla stessa frequenza, creando per quella frequenza un’attenuazione ancora maggiore. Se il diffusore verrà accostato alla parete di fondo ci ritroveremo nelle stesse condizioni del teorico “baffle infinito” di figura 2, e queste sono le condizioni ideali perché dispor- L = TEORICAMENTE INFINITO POSTERIORE 2 3 ANTERIORE L = TEORICAMENTE INFINITO 4 2m 100 Hz SOTTO I 100 Hz PASSAGGIO TRA ANTERIORE E POSTERIORE www.soundlite.it 105 tecnologia 5 EMISSIONE POSTERIORE NON UTILIZZATA L = TEORICAMENTE INFINITO L = TEORICAMENTE INFINITO EMISSIONE ANTERIORE ALTOPARLANTE SOMMATA RIFLESSIONE "BAFFLE" ( Massima energia emessa anteriormente ) EMISSIONE POSTERIOR E ASSORBITA DALLA CASSA EMISSIONE LATERALE ( Energia sottratta alla emissione anteriore ) EMISSIONE ANTERIORE remo di tutta la potenza emessa sulle frequenze basse. Proviamo adesso ad utilizzare una posizione anomala, ma qualche volta inevitabile, specialmente nelle piccole regie per questioni di spazio: allarghiamo i diffusori posti sulla parete di fondo fino ad arrivare alle pareti laterali (figura 7). In questo caso tutta l’energia che sarebbe andata diffusa sui due lati esterni dei diffusori verrà riflessa in avanti dalla parete laterale e dal fondo aumentando il rendimento sulle frequenze basse. Questo, che a prima vista potrebbe sembrare un handicap perché usando grossi diffusori può generare fenomeni di rimbombo, spesso, invece, può essere sfruttato a nostro vantaggio. Nel caso di piccole regie, dove ovviamente verranno utilizzati diffusori di piccole dimensioni, carenti sulle frequenze bassissime, questi potranno venire parzialmente compensati posizionandoli, quando possibile, in prossimità degli angoli. Questo per quanto riguarda il monitoraggio in stereo; nel prossimo numero vedremo come installare i diffusori per un corretto monitoraggio in 5.1 / 7.1 cercando di sfruttare a nostro vantaggio queste semplici nozioni appena esposte. 106 maggio/giugno 2010 - n.83 6 LEFT FRONT BOX (Suono diretto del solo altoparlante sommato alle riflessioni dal fondo e dal lato) LEFT BOX RIGHT BOX (Emissione anteriore sommata alla riflessione laterale e posteriore) SOUND ENGINEER 7 tecnologia di Stefano Cantadori L’apparenza inganna Spesso facciamo le cose a occhio. In tante occasioni non serve altro. N el nostro mestiere di portatori di suono, quasi sempre facciamo le cose… ad orecchio. È sicuramente lo strumento più importante del quale siamo dotati ma, spesso, non è neanche lontanamente sufficiente. Chi progetta, ad esempio, un amplificatore, non può andare ad orecchio o in base a credenze popolari. Quelli che pretendevano di farlo in passato hanno chiuso l’azienda e a malapena se ne conserva il ricordo. Il progettista odierno dovrà continuamente simulare al computer e misurare il circuito reale, variando parametri hardware e software per assicurarsi di ottenere minima distorsione, il giusto rumore di fondo, corrente e tensione sufficienti e molto altro ancora. Gli ingressi, presumibilmente bilanciati, saranno ottimizzati per la reiezione al rumore di modo comune. Quasi ogni componente dell’alimentazione influenza prestazioni e suono della parte audio. Modifiche e perfezionamenti di una parte del circuito possono essere riflesse in un’altra, non sempre per il meglio. Si dovranno mantenere equilibri difficili, passando dalla instabilità alla stabilità gra- 108 maggio/giugno 2010 - n.83 zie a pochi centimetri di rame in più o in meno. Al progettista le orecchie, nel suo lungo e difficile percorso sul singolo prodotto, non servono granché. Servono idee chiare e gli strumenti adatti, compresi quelli di misura. Solo così potrà leggere un rumore di fondo e abbassarlo variando magari semplicemente il valore di una resistenza. Nessun costo aggiuntivo. Stessa cosa per le distorsioni armoniche. Non serve l’oscilloscopio, ci vuole uno strumento audio dedicato, e non lo puoi fare ad orecchio. Alla fine dell’opera, chiamato a giudicare il risultato estetico del suo nuovo apparecchio, il nostro uomo potrà dar aria ai padiglioni. Quasi con certezza il progetto avrà subito modifiche in produzione, c’è l’ufficio acquisti e la reperibilità dei componenti, difficoltà produttive, sopravvenuti criteri di economicità. Anche nel caso in cui non siano avvenute modifiche rispetto al prototipo, il progettista saprà che ciò che giunge al suo cervello dipende dal trasduttore assai più che dai suoi transistor. Non solo conterà il carattere sonoro degli altoparlanti di tal marca e modello, il risultato sarà influenzato dalle minute variazioni di risposta ampiezza/frequenza, causate dalla curva di impedenza sul quale l’ampli è chiamato ad erogare potenza. Altro carico da pilotare, altra funzione di trasferimento, altro bilanciamento spettrale. Ne consegue che le orecchie (da sole) non sono in grado di giudicare in modo “assoluto” l’amplificatore. E possono fare ben poco anche in modo relativo: ascolti musica in quel posto con quel disco a quell’ora dopo aver mangiato cipolle. Cambi una condizione, cambiato tutto. La bontà del prodotto, oltre che da affidabilità e robustezza, dipenderà perciò da quello che il progettista ha potuto ottenere e misurare in modo oggettivo. Non solo con il tuo disco quel giorno e con quelle casse. Sicché un bel giorno l’ampli arriverà al mercato con l’intento di farsi comprare, poveretto, già schiavo e derelitto ancor prima di iniziare la carriera. Qualcuno ne decanterà le doti: “Comprate signori questo amplificatore nubiano per tirare i vostri aratri”. E ancora: “Ha denti buoni ed è di indole docile”. Quanto buoni? Duri e resistenti come l’acciaio 704 o come il ferro dolce? E se gli pesti un piede, di quanti gradi gli girerà l’indole? Un po’? Come a mio zio Ermete la domenica pomeriggio? Non sono parametri oggettivi, pesabili e riproducibili. L’amplificatore l’ho citato come esempio, perché mi è venuto così. Ma intanto che ci siamo… Negli ultimi anni si è radicalmente modificato il concetto di potenza emessa da un amplificatore. L’avvento degli ampli switching (erroneamente chiamati digitali, ragazzi non fatelo più) non permette l’adozione dei criteri standard che furono creati un tempo per la dichiarazione delle specifiche degli amplificatori lineari. Ogni costruttore di ampli switching dichiara perciò la sua potenza secondo un proprio criterio. Sul mercato, da questa parte della barricata, troppo spesso non sappiamo con cosa abbiamo a che fare. Quale scegliere? E perché? Scegliamo il più costoso così siamo più sicuri? O il più blasonato? O quello con il pannello più sexy? Ricordo al lettore la saga delle pressioni sonore dichiarate dai costruttori di casse. Balle spaziali, il più delle volte. Quando va bene criteri arbitrari e variabili da pagina a pagina dello stesso catalogo (senza avvertire, però). Scrissi un articolo di questa serie, e non ci torno sopra. Probabilmente, come dice un mio amico, sceglieremo l’ampli “a sentimento”. Oppure, come leggo ultimamente, a blasone. Blasonato significa nobile, aristocratico. Per me, che vengo dal popolo, a sentimento mi sembra poco democratico ricorrere al blasone. Sembra una caratteristica che non concede agli altri pari opportunità. Quali sono i criteri che hanno dato origine ad un blasone? E anche nel caso il titolo di famiglia sia ben meritato, meglio Mercedes o BMW o Audi? O altro? In pratica, invece di cercare di procurarci gli strumenti per giudicare il prodotto in sé, tutti noi ci facciamo guidare dall’ennesimo pacchetto di convinzioni, percezioni, sentito dire e feeling. Le solite sensazioni più o meno arbitrarie, che variano da individuo a individuo e che tendono ad assumere omogeneità per annidamento nel marchio. Aleatoria anche la potenza degli ampli oltre alla pressione delle casse? Un po’ aleatoria andrebbe bene, si può sempre discutere di lana caprina fra gentiluomini. Ma ormai stiamo esagerando. Ci mandano in giro orbi e scegliamo mixer che distorcono (si dice che suonano male) che saturano la barra sommatoria ogni tre per due, che traggono bumba da alimentazioni che combattono con l’audio avendone la meglio, ci facciamo abbindolare da fantomatici preamplificatori che poi altro non sono che quei tre chip di quei tre costruttori, beviamo mixer digitali che sui filtri fanno FRRRPP quando li muovi (si chiama zipper noise e non serve uno strumento per sentirlo) e ci atteggiamo a fighi con prodotti di marca. Io compreso. Ti metti in posa con un braccio sul cartone. Cazzo che figo questo prodotto. Sulla carta e sulle raccomandazioni. Poi scopro che è una bufala. Sveglia! Lo dico a me stesso, che di bufale ne ho raccolte tante, sono credulone e di indole generosa. Il marchio da solo è una coperta troppo corta e non copre tutti i prodotti. Ogni casa offre prodotti buoni, meno buoni, imbarazzanti. Vale per i costruttori di automobili e per quelli di aeroplani, vale anche per quelli dell’audio. Io stesso, che sono dotato di strumenti raffinati e capacità di usarli, sono più di una volta rimasto infinocchiato andando in fiducia. Come può quel costruttore sbagliare una cosa così semplice? E quell’altro fare una cassa che fa orrore? Impossibile, quindi si fa l’ordine. Morale: ho montagne di roba da rottamare. Ne pago le conseguenze, non desiderando girare ad altri i miei errori, ma inevitabilmente qualche schifezza nel corso del tempo mi è scivolata fra le dita, e seppur l’abbia ricomprata con le scuse, l’imbarazzo rimane. Se avessi vagliato quei prodotti con lo strumento di misura, non sarei rimasto vittima di blasoni e circostanze. Un’altra cosa che non mi va giù è l’idea che “se è caro è buono”. È il trucco più antico del mondo. L’apparenza prima della sostanza. È buono solo se è oggettivamente misurabilmente buono. Accettarne un prezzo magari elevato è successiva decisione personale, tra l’altro perfettamente accettabile. Ma che la qualità di una borsa griffata ne giustifichi il prezzo lunare, proprio no. Le donne sognano una borsa di pelle da 4000 euro che nella pratica è una borsa di pelle come le altre. Ma costa 4000 euro, la vendono, quindi automaticamente è la cosa da avere per sbaragliare la concorrenza (le donne vivono in un ambiente molto competitivo). Ci tornerò sopra, anche perché non vorrei si pensasse che professo e raccomando l’adozione di “cineserie”. Raccomando l’adozione di metodi anche oggettivi per giudicare i prodotti. Valutarli esclusivamente “a sentimento” è (oggi) troppo rischioso, chiude le porte alle belle sorprese, fa spendere troppi soldi inutilmente, non permette l’avanzamento della scienza e della tecnica e l’arrivo di nuovi marchi. E permette ai vecchi di blasonarti. Vostro Canarino www.soundlite.it 109 tecnologia di Carlo Carbone Mi sfugge il senso ma qualcosa penso Quando, nel 1995, la legge quadro sull’acustica fu emanata dal Parlamento, in tutta Europa si parlò di una rivoluzione culturale compiuta. All’avanguardia per organicità e complessità, la norma italiana alzò l’asticella sul significato di gestione dell’ambiente. Seppur settoriale, solo sull’acustica, il modo articolato della trattazione, il coinvolgimento organico delle diverse competenze dello Stato, l’attenzione per le attività sensibili era ed è tuttora un esempio di formazione moderna. 110 maggio/giugno 2010 - n.83 P oco importa sottolineare gli errori commessi nel settore se non cercando di ricondurli in un giudizio positivo di sperimentazione. Rivoluzionaria era e sarebbe la norma sui requisiti acustici passivi degli edifici: basta con il rumore del vicino, basta rumore di ascensori e sciacquoni, basta ronzii di impianti di condizionamento. Abbasso i costruttori con il coltello in bocca: da oggi (1997) le case, gli ospedali, le scuole, le fabbriche saranno a misura d’uomo. Si deve pensare che ancor oggi l’educazione dei nostri figli alla vita sociale passa da mense scolastiche in cui il livello di rumore durante i pasti è superiore a 87 dB(A), fenomeno dovuto sostanzialmente al riverbero, che partecipa negativamente ad un altro parametro essenziale che è l’intelligibilità del parlato. È chiaro quindi che per parlare si alza il tono, si comprime il diaframma, ci si alza da tavola per farsi capire. Uno studio del Prof. Carlo Cannella, presidente dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), individua chiaramente anche effetti extrauditivi. Questi riguardano il sistema nervoso, il sistema endocrino, il sistema cardiovascolare, il sistema respiratorio, l’organo della vista e il sistema gastrointestinale: - a livello nervoso, lo stimolo acustico attiva una serie di vie realizzando la cosiddetta “reazione di allarme”, sistema di avvertimento che predispone l’individuo alla “risposta” con il coinvolgimento delle ghiandole surrenali e dei sistemi cardiovascolari e muscolari; - lo stress da rumore sul sistema nervoso centrale porta a compromissione o riduzione dell’apprendimento, insonnia, facile irritabilità, tensione psichica, disagio fino all’angoscia, diminuzione dell’attenzione, innalzamento dello stato d’allerta nel periodo post-prandiale; - il sistema endocrino viene influenzato dal rumore verso un aumento della glicemia, dalla colesterolemia e del cortisolo ematico; - per quanto riguarda il sistema cardiovascolare, si ha un aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna per l’aumento delle resistenze periferiche e turbe coronarie. - anche la frequenza respiratoria è aumentata dal rumore; - nell’organo della vista, inoltre, si verifica una diminuzione dell’acuità e del campo visivo accompagnate da alterazione della visione dei colori, midriasi e disturbi nell’accomodazione; - sulla funzione alimentare, il rumore esplica effetti indesiderati agendo sul sistema nervoso centrale e sull’apparato dirigente. È stata messa in evidenza, infatti, una stretta relazione tra il disagio psichico determinato come riflesso extra-uditivo del rumore a livello del sistema nervoso centrale e modificazioni secromotorie dello stomaco consistenti in una conseguente ipersecrezione di acido cloridrico. Il rumore, inoltre, può alterare la motilità gastrointestinale contribuendo alla comparsa di una sintomatologia da ulcera gastrica e/o duodenale. Premesso che questi effetti si manifestano anche in dipendenza ai tempi di esposizione, che nel caso della ristorazione scolastica sono estremamente contenuti, non si può che notare che uno degli effetti, non valutati dalla disciplina medica ma sensibilmente riscontrabili, è l’acquisizione di un’attitudine comportamentale deviata in seguito alla presenza di rumore e/o di un ambiente con un basso livello di intelligibilità del parlato. Inoltre la contrazione dello stomaco correlata all’elevazione dei toni e dei livelli per supplire alla deficienza di intelligibilità, se da un lato innesca una reazione a catena di aumento del rumore, dall’altro insegna ed abitua la persona ad un comportamento non corretto. Si tratta quindi di effetti diffusi e continui di peso e consistenza ben diversa dal problema, ad esempio, dell’inquinamento acustico prodotto dai concerti; consistenza tale da poter essere definiti emergenza. Solo la parola “emergenza” mi produce uno strano ma inevitabile cortocircuito con le vicende note e forse una chiave di lettura che lega: edifici scadenti, diseducazione dei bambini e abbasso la musica. Il 7 luglio dello scorso anno il Governo emana una legge, la Legge 7 luglio 2009 n. 88: Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge Comunitaria 2008. Questa, testualmente, recita: Art. 11. (Delega al Governo per il riordino della disciplina in materia di inquinamento acustico) 1. Al fine di garantire la piena integrazione nell’ordinamento nazionale delle disposizioni contenute nella direttiva 2002/49/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 25 giugno 2002, relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale, e di assicurare la coerenza e l’omogeneità della normativa di settore, il Governo è delegato ad adottare, con le modalità e secondo i principi e criteri direttivi di cui all’articolo 20 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico, di requisiti acustici degli edifici e di determinazione e gestione del rumore ambientale, in conformità all’articolo 117 della Costituzione e agli statuti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, nonché alle relative norme di attuazione. 2. I decreti di cui al comma 1 sono adottati anche nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: a) riordino, coordinamento e revisione delle disposizioni vigenti, con particolare riferimento all’armonizzazione delle previsioni contenute nella legge 26 ottobre 1995, n. 447, con quelle recate dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 194, nel rispetto della normativa comunitaria in materia; b) definizione dei criteri per la progettazione, esecuzione e ristrutturazione delle costruzioni edilizie e delle infrastrutture dei trasporti nonché determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici nel rispetto dell’impianto normativo comunitario in materia di inquinamento acustico, con particolare riferimento alla direttiva 2002/49/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 25 giugno 2002. 3. I decreti di cui al comma 1 sono adottati su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del ter- www.soundlite.it 111 tecnologia ritorio e del mare, di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti nonché con gli altri Ministri competenti per materia, acquisito il parere della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni. Gli schemi dei decreti legislativi, a seguito di deliberazione preliminare del Consiglio dei ministri, sono trasmessi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica perché su di essi siano espressi, entro quaranta giorni dalla data di trasmissione, i pareri delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari. Decorso tale termine i decreti sono emanati anche in mancanza dei pareri. Qualora il termine per l’espressione dei pareri parlamentari di cui al presente comma scada nei trenta giorni che precedono la scadenza dei termini previsti per l’esercizio della delega, questi ultimi sono prorogati di tre mesi. 4. Contestualmente all’attuazione della delega di cui al comma 1 ed entro lo stesso termine il Governo provvede all’adozione di tutti gli atti di sua competenza previsti dalla legislazione vigente e al loro coordinamento e aggiornamento, anche alla luce di quanto disposto dagli emanandi decreti legislativi di cui al comma 1. 5. In attesa del riordino della materia, la disciplina relativa ai requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera e), della legge 26 ottobre 1995, n. 447, non trova applicazione nei rapporti tra privati e, in particolare, nei rapporti tra costruttori-venditori e acquirenti di alloggi sorti successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge. Partiamo dal punto 5: perché un governo sente la necessità di ridurre la garanzia del cittadino sulla qualità edilizia, impedendo di fatto di adire contro un costruttore se questi realizza opere di basso profilo edilizio in contrasto alle norme? Il sospetto che questo codicillo rappresenti il pagamento di una delle tanti cambiali contratte per il successo politico appare ben fondato. L’emanazione di una 112 maggio/giugno 2010 - n.83 norma si basa sui pareri e questi sono qualificanti la norma stessa; è quindi strano quanto scritto al punto 3 in relazione alla procedure di emanazione. D’altra parte la genericità delle competenze ministeriali richiamate e la realtà che ad oggi (dopo nove mesi) non è stata emanata alcuna regola né tantomeno decreto portano a pensare che questa legge sia funzionale più allo scardinamento di un sistema che al fine dichiarato di unificare i principi con la norma europea. Infatti in Europa le leggi vigenti sulla qualificazione edilizia non sono state toccate e gli standard severi come i nostri dei francesi, danesi, svedesi restano a tutela della qualità della vita del cittadino. Ad oggi molta parte dell’imprenditoria edile, presente per partecipazione all’associazione degli industriali, ha problemi di legalità. Si manifesti questa per infiltrazioni mafiose, o semplicemente in un’attitudine al risparmio a discapito della qualità e del rispetto delle norme, sta di fatto che la categoria presenta il più basso tenore di autodisciplina, compensato con il più alto tenore di collusione con gli organi esposti alla gestione e disponibili alla scorciatoia. Così come, all’interno del meccanismo descritto, nel caso della Protezione civile fanno eco altre notizie, dalla costruzione delle infrastrutture alla semplice speculazione edilizia e lottizzazione urbana. I morti sul lavoro nel settore edile aumentano, diminuisce la qualità con utilizzo di personale non preparato, talvolta preso con forme subdole di caporalato, e anche questo è un segnale indicatore. A Milano si costruisce con cemento proveniente dall’Ucraina tramite un complesso gioco societario che passa dalla Svizzera. I controlli sulla qualità dei materiali sono pressoché nulli, finanche sui livelli di radioattività del materiale edilizio che, eseguiti a spot in tutta Italia, hanno rilevato valori di Radon superiore alla norma europea e a quella italiana (D.Lgs. n. 241/2000). I professionisti in genere, i miei colleghi acustici, la mia categoria di architetti e ingegneri, partecipa in maniera miope a questo sistema: lo alimenta e ne fornisce giustificazioni con comportamenti di piaggeria al potere e assuefazioni alla superficialità che giustifica la firma su qualsiasi documento (per soldi, ovviamente) senza capire cosa questo significhi. Senza voler estendere ulteriormente questo bollettino di guerra, trovo che una risposta a questa debacle possa provenire dall’impegno condiviso tra più persone, seppur poche: una ottima unità minima di ricostruzione, una sorta di vera protezione civile. È necessario restituire significato alle azioni per poter dire che la musica non è rumore (frase riportata da Massimo Gramigni in occasione di un intervento ad Assomusica, e ripresa da tutti per la sua semplicità), si deve pensare che cosa significhi veramente. Significa che a dispetto di tutto ti impegni a fare sentire musica, non rumore, a soddisfare un bisogno primario dell’uomo come lo è la socialità nei bambini. Che sai che la musica si lega alla qualità della vita, ripara i torti, commuove e unisce. Il mestiere dell’organizzatore di concerti rischia di divenire l’ultima trincea a difesa dell’uomo. È per questo che una scala di valori è l’unico ostacolo verso un equilibrio della banalità. In questa scala di valori si difende la libertà dell’artista, la qualità musicale, il benessere del pubblico, si difendono le condizioni di lavoro dei lavoratori. Non piacerà metterlo alla la fine, ma il resto è guadagno. Distribuito in Italia da: Audiolink tel. 0521 648723 - fax 0521 648848 www.audiolink.it - [email protected]