Per Rivista trimestrale Aprile 2010 - N. 46 - Sped. in A.P. Art.2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Forlì TAXE PERCUE “TASSA RISCOSSA” RIMINI FERROVIA I N maestre pie dell’addolorata SIEME SPECIALE ANNO ELISABETTIANO Evento indimenticabile e indimenticato Per I N SIEME Rivista trimestrale dell’Istituto MAESTRE PIE DELL’ADDOLORATA Aprile 2010 - N. 46 - anno XVI Proprietario/Editore: Istituto Maestre Pie dell’Addolorata Autorizzazione del Tribunale di Rimini N. 2/94 del 10/2/94 Direzione, Redazione e Amministrazione: Via Fratelli Bandiera 34 - 47921 Rimini Tel. 0541/714711 - Fax 0541/714781 E-Mail: [email protected] Direttore Responsabile: Angelo Montonati Progetto grafico: Carlo Toresani SPECIALE ANNO ELISABETTIANO .......... Sede Legale: Istituto Maestre Pie dell’Addolorata Viale Vaticano 90 - 00165 Roma La solenne liturgia conclusiva dell’Anno Elisabettiano presieduta dal Vescovo di Rimini Mons. Lambiasi. ........................................... Stampa: Tipografia Garattoni Via Achille Grandi, 25 47049 Viserba (Forlì) 2 insieme per - N. 46 C.A.P.____________CITTà_____________________________________________ ___________________________________________________________________ INDIRIZZO__________________________________________________________ COGNOME__________________________________________________________ NOME______________________________________________________________ ABBONAMENTO ANNUALE: Euro 12,00 Soci sostenitori Euro 26,00 - Estero Euro 16,00 conto c-ente N. 15747470 - Istituto Maestre Pie dell’Addolorata - B.E. Renzi Via Fratelli Bandiera. 34 - 47921 Rimini Abbonamento annuale: Euro 12,00 tramite conto corrente n. 15747470 intestato a: Istituto Maestre Pie dell’Addolorata - B.E. Renzi Via Fratelli Bandiera 34 - 47921 Rimini SOMMARIO 3 Buona Pasqua con Madre Elisabetta di Angelo Montonati 20 Da Bettola a Coriano con sosta a Cesena della Commissione MPA di Bettola 4 Esperienza missionaria tra i bambini di Tepatitlán di Pasquale Ruggiero 23 In 140 dalle case di riposo e dalle case-famiglia MPDA 5 SPECIALE Anno indimenticabile e indimenticato di Madre Lina Rossi 7 Cronache e immagini di eventi nell’evento di Suor Annamaria Rovelli 15 La bella storia di una ragazza “tosta”! di a.m. 18 Ondate di pellegrini dall’Italia e dal mondo di Suor Annamaria Rovelli 24 28 31 32 La lezione è finita: comincia la vita di Angelo Montonati Disegni e poesie presentati al concorso A.E. A domanda risponde Libri a cura di Angelo Montonati E ditoriale D Buona Pasqua con Madre Elisabetta opo la conclusione di questo en tusiasmante Anno Elisabettiano, di cui parliamo ampiamente nelle pagine che seguono, viene spontaneo formularci gli auguri di Buona Pasqua insieme alla nostra Beata, pensando innanzitutto a come l’avrebbe vissuta lei. Non possiamo nasconderci il contesto di una società come la nostra, nella quale due degli appuntamenti fondamentali della vita cristiana - la nascita del Verbo fatto carne e il suo ritorno al Padre dopo la resurrezione - vengono sempre più banalizzati all’insegna dell’indifferentismo religioso e del re lativismo più volte denunciati da papa Be nedetto XVI. Il Natale è oramai presentato prevalentemente come la festa del regalo, sia pure trascorsa in famiglia, rigorosamente preceduta da un “cenone” per il quale non si deve badare a spese, e conclusa con il classico panettone. L’albero e le luminarie finiscono per far dimenticare il Presepio e i suoi protagonisti. Quanto alla Pasqua, an ch’essa oggetto di prelibate leccornie ga stronomiche, per molti è soprattutto occasione di svago turistico, grazie anche al se condo giorno festivo, il Lunedì dell’Angelo: se Natale si fa “con i tuoi”, la Pasqua è all’insegna del “con chi vuoi”. E il simbolo che dovunque campeggia è un bell’uovo di cioccolato o un dolce a forma di colomba. Nel prendere atto di questa faccia della realtà non certo confortante ma non l’unica, un cristiano sa come reagire all’andazzo comune. La Pasqua è l’evento fondante del nostro credere: «Se Cristo non è risorto», ci ricorda San Paolo, «vana è la nostra fede». Anche per questo “fare Pasqua” è stato espressamente codificato dalla Chiesa come precetto. Madre Elisabetta ci aiuta a comprendere pienamente ciò che sta dietro a questo precetto dell’incontro eucaristico col Risorto. Il periodo liturgico di preparazione all’evento ecclesiale, la Quaresima, è visto da lei come allegoria e paradigma della nostra stessa esistenza: «Alle feste bisogna prepararsi», afferma: «con la Quaresima ci prepariamo alla Pasqua: con la vita presente ci prepariamo alla vita eterna, eterna festa, gloria interminabile». Poi, col realismo che la caratterizza, aggiunge: «Certamente dovremo ancor molto e sempre patire; ma senza il Venerdì Santo non vi è il giorno di Pasqua». Infine, la ragione della speranza: «L’alleluja sta di casa al di là del Calvario». Ed ecco l’altra faccia della realtà, di cui l’Anno Elisabettiano ci ha dato una sorprendente conferma: i numerosissimi pellegrini giunti in visita ai luoghi in cui visse e operò la Fondatrice delle Maestre Pie dell’Addolorata, hanno centrato la loro giornata sulla celebrazione eucaristica e su preghiere e riflessioni guidate dalle parole della Madre, all’insegna della gioia e della certezza che il buon Dio ci ama. E tutti sono ripartiti animati da un rinnovato impegno di testimonianza coraggiosa nel mondo. Vengono in mente ancora le parole della Beata Elisabetta a proposito dell’Eucaristia: «Se comprendessi il valore della santa comunione, eviterei i più lievi mancamenti, conserverei l’anima sempre pura agli occhi di Dio. Quando un’anima ha degnamente ricevuto il sacramento dell’Eucaristia nuota nell’amore; essa è umile, dolce, mortificata, caritatevole e modesta, con tutti concorde, è un’anima capace dei maggiori sacrifici! Non è più quella di prima». Ecco dunque l’augurio che ci facciamo di cuore: la Pasqua ci veda tutti “nuotare nell’amore” in un mondo dove la violenza, l’odio e la banalità sembrano prevalere anche perché fanno più notizia; e ci aiuti a non perdere di vista l’“eterna festa” che è garantita a tutti quanti credono nel Risorto. Angelo Montonati insieme per - N. 46 3 C iviltà DELL’AMORE Esperienza missionaria tra i bambini di Tepatitlán L o scorso mese di agosto mi sono recato nella casa famiglia di Tepatitlán in Messico per fare un’esperienza missionaria. Coltivavo da sempre questo desiderio, ma non riuscivo mai ad avere l’occasione per realizzarlo: finalmente ci sono riuscito. Prima di tutto ringrazio la Madre Generale delle Mae Pasquale Ruggiero con alcuni ospiti della casa di Tepatitlán e (sopra) con la comunità al completo. 4 insieme per - N. 46 stre Pie dell’Addolorata, Madre Lina per aver accettato la mia richiesta; Suor Pia Barboni e Suor Sabrina che, con la loro disponibilità, mi hanno fatto contattare le suore a Tepatitlán. Sono molto contento dell’e sperienza che ho fatto, che giudico altamente positiva per me. Posso dire che quando ci raccontano certe cose, le ascoltiamo, ma poi in qualche modo le dimentichiamo; ma quando vivi realtà del genere, senti che ti cambiano dentro e difficilmente le puoi dimenticare. Per me, stare con quei bambini ha significato vedere in ciascuno di loro il volto di Cristo. Nella casa dove vivono, bambini e ragazzi, maschi e femmine, si vogliono bene tutti come fratelli e sorelle, dalla più piccola creatura alla più grande, e riescono a trasmettere fin dai primi momenti tanta gioia, ma soprattutto tanto affetto. La mia permanenza tra loro è stata molto piacevole, anche nel rendermi disponibile nei loro confronti, soprattutto con i più piccoli. Tutti quei bambini che avevo attorno quotidianamente, mi hanno riempito di tanta gioia e felicità: vedevo in ognuno di loro il fratello bisognoso e io mi sono sentito come un loro fratello, come un padre per tutti, senza privilegi e senza pregiudizi per nessuno; come S. Francesco “soggetto ad ogni creatura” per amore di Dio, a causa di Dio, perché il bene viene da Dio e deve ritornare a Dio. Ringrazio la comunità delle Maestre Pie di Tepatitlán per avermi ospitato. Pasquale Ruggiero SPECIALE ANNO ELISABETTIANO Anno indimenticabile e indimenticato Tutto ha contribuito a spingere le maestre pie dell’addolorata verso un itinerario di approfondimento dell’essenza della loro spiritualità e del loro carisma R iandare con la memoria del cuore, all’anno trascorso, in cui ab biamo celebrato il 150° anniversario della nascita al cielo di Madre Elisabetta Renzi, nostra Fondatrice, è veramente cantare un inno di lode e ringraziamento al Signore, per le grazie e i doni, innumerevoli, che ci sono stati elargiti. Nel contesto del l’Anno Elisabettiano, erano anche vari gli anniversari in esso contemplati: 170° del l’Erezione Canonica dell’Isti tuto; 50° della guarigione miracolosa di Sr. Agostina Galli; 20° della Beatificazione di Madre Elisabetta. Per noi Maestre Pie dell’Addolorata questo anno significava impegnarci in un cammino spirituale di approfondimento degli elementi es senziali della nostra spiritualità e del carisma che ci appartengono, con la consapevolezza che tutto parte dall’amore di Dio, che ci vivifica ad ogni istante e che diventa luce per il cammino, sostegno nelle prove, fiamma di carità, gioia da testimoniare ai fratelli. Molto efficacemente tutto questo Madre Elisabetta l’ha sintetizzato nella frase con cui esortava le Sorelle e tutti coloro che l’avvicinavano: insieme per - N. 46 5 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO «Allegri… perché il buon Dio ci ama!». Proprio questa frase ha costituito il Logo che, come filo rosso, ha legato tutti i giorni dell’Anno Elisabettiano. L’altro obiettivo che avevamo era quello di far riscoprire a tanti, soprattutto ai giovani, la figura di questa donna, che nonostante “l’età” risulta essere, a chiunque l’accosti, estremamente “giovane”. Uno dei punti focali è stato sicuramente il pellegrinaggio a Coriano e la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria e le indulgenze parziali, possibilità concessa dal Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi. Dal l’Italia e dall’estero si sono avvicendati i pellegrini, Maestre Pie e laici, in grande numero, ricavando dall’incontro con lo spirito della Madre, gioia, pace, coraggio. Da Coriano, secondo le testimonianze, si ripartiva con il cuore più sereno! La presenza poi di Suor Agostina Galli, colei che cinquant’anni prima ci era stata ridonata in salute proprio per l’intervento miracoloso della Ma dre Fondatrice, ha contribuito in ogni occasione a rendere quasi tangibile la presenza di Madre Elisabetta. Il fiorire dei vari eventi ha costellato e impreziosito questo anno qui in Italia: dall’indizione del concorso per escogitare “mille modi di dire Elisabetta Renzi”, al pellegrinaggio dei giovani; dalla realizzazione della mostra fotografica “Ha mes so rami e dà frutto”, alla 6 insieme per - N. 46 presentazione di spettacoli su Madre Elisabetta e il suo messaggio; da un nuovo libro su Elisabetta Renzi, alla realizzazione di una sit-com, “La lezione è finita”, che ha conquistato l’interesse e la curiosità del pubblico; dal concerto delle “Verdi Note dell’Antoniano di Bologna, al CD di nuovi canti sulla spiritualità della Fondatrice. Tutto questo ha costituito una degna cornice ai tanti momenti di spiritualità, vissuti da noi, Famiglia Reli giosa, dai nostri fratelli del Movimento MPA, soprattutto a Coriano, dove è custodito il cuore della nostra Madre. L’esperienza bella e interessante è stata proprio quella di accostare questa nostra Madre con occhi e cuore nuovi. Non lo abbiamo fatto da sole, ma insieme a tante sorelle e fratelli, che ci hanno aiutato a cogliere sfumature diverse, colorazioni nuove del Suo spirito, della Sua passione educativa, nei confronti di ogni persona, ma soprattutto dei giovani, per potere noi, continuare ad essere, nell’oggi che ci è dato, spose autentiche di Cristo crocifisso e risorto, spose con il cuore lieto della gioia della risurrezione, spose dal passo sollecito nell’annunciare la Buona Notizia ai fratelli ed educatrici attente, capaci di alimentare in chiunque incontriamo l’amore per il vero, il bello, il buono. La condivisione di tutto questo con le varie realtà parrocchiali, con le Sorelle e i Fratelli delle altre Congrega zioni presenti in Diocesi di Rimini, ci ha fatto sperimentare una comunione più vera e profonda nella sequela dell’unico Signore. Penso che Madre Elisabetta avrà gioito della nostra gioia e avrà bonariamente accettato, in questo anno, di essere al centro dell’attenzione, nel la certezza che tutto era ed è per la maggior gloria di Dio. Questa nostra esperienza non finisce col terminare dell’Anno Elisabettiano! Il cammino è aperto al futuro, da continuare a costruire oggi, nella vita che fluisce con speranza, perché sgorga dal cuore di Dio, da quello della Beata Elisabetta Renzi e dal cuore di ogni Maestra Pia dell’Addolorata sparsa nel mondo. Madre Lina Rossi, Superiora Generale I Cronache e immagini di eventi nell’evento l 21 novembre scorso nella cattedrale di Rimini, con un solenne pontificale presieduto dal Vescovo Mons. Lambiasi, si è concluso l’Anno Elisabettiano, indetto dalle Maestre Pie dell’Addolorata per festeggiare il 170° anno di fondazione della Congre gazione, il 150° della morte di Madre Elisabetta Renzi e il 20° della sua beatificazione. Ne riassumiamo qui gli eventi principali, che hanno visto i nostri cuori penetrati da una speciale corrente di Grazia, suscitando una partecipazione e un’attenzione superiori alle attese, a conferma che la figura e il carisma di Madre Elisabetta Renzi sono più che mai attualità e affascinano in modo particolare i giovani. Il 22 novembre 2008, sempre nella cattedrale, era stato il Vescovo Mons. Lambiasi a presiedere la solenne celebrazione eucaristica di apertura dell’Anno Elisabettiano. Ma già il giorno 19, compleanno della nostra Fondatrice, in tutte le case delle Maestre Pie dell’Addolorata si era fatta gran festa e cominciarono quasi subito i pellegrinaggi. La solenne eucarestia di apertura dell’Anno Elisabettiano presieduta dal Vescovo Mons. Lambiasi (qui sotto) a Rimini in Cattedrale il 22 novembre 2008. insieme per - N. 46 7 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO Suor Agostina Galli con alcune consorelle. Sotto, la celebrazione a ricordo del miracolo della sua guarigione, avvenuto 50 anni fa. 8 insieme per - N. 46 I l 7 marzo 2009 facevano esattamente 50 anni dalla miracolosa guarigione di Suor Agostina Galli, che ave va dato il via alla beatificazione di Madre Elisabetta. La ricorrenza è stata celebrata a Coriano, nella cappella della Casa Madre, con una solenne liturgia officiata dal parroco don Egidio Brigliadori. Il 25 dello stesso mese veniva aperta, sempre a Coriano, la mostra fotografica all’insegna dello slogan: “Ha messo rami e dà frutto”. All’inau gurazione è intervenuto il Sindaco di Coriano. Da sinistra, il cartellone della Mostra fotografica, curata da Gino Taraborelli, e un particolare di uno dei pannelli esposti. Sotto: il Sindaco di Coriano, Maria Luigina Matricardi, presente all’inaugurazione, e gruppi di visitatori. insieme per - N. 46 9 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO I l 25 aprile si è svolto un grande pellegrinaggio dei giovani, a piedi, da S. Martino Monte l’Abate a Coriano; dopo la Messa, ci si è spostati nel locale Teatro di Corte dove si è proceduto alla premiazione del concorso “Chi è?!? Ti dico io chi è!...”. La Giuria, dopo aver esaminato una ottantina di elaborati (testi, disegni, statuine, sceneggiati), ha assegnato il primo premio agli alunni della scuola primaria Maestre Pie di Riccione Paese per lo spettacolo intitolato “La Povera del Crocifisso” e a pari merito all’allieva del liceo di Rimini Berardi Deviany, per la storia intitolata “L’Amica del Libro”. Dall’alto in basso: un gruppo di pellegrini nel giardino della Casa Madre delle Maestre Pie; i bambini della scuola primaria di Riccione Paese durante lo spettacolo e alla loro premiazione. 10 insieme per - N. 46 In alto: gruppi di giovani che a piedi da S. Martino Monte l’Abate hanno raggiunto Coriano il 25 aprile. Accanto: cibi “etnici” preparati dal gruppo proveniente dal Messico, e (sotto) alcune danze eseguite dalle suore. insieme per - N. 46 11 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO A ltri appuntamenti im portanti sono stati il 20 e 21 giugno, in occasione del ventesimo anniversario della beatificazione di Madre Elisabetta, la cui urna è stata traslata processionalmente con una spettacolare fiaccolata nella chiesa parrocchiale stracolma di fedeli. Il giorno 20 si è svolta la cerimonia della promessa fatta da un gruppo di laici del Movimento per l’Alleluja. E ancora, il 14 agosto, per il 150° anniversario della mor te della Beata, sempre a Coriano si è svolta una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Vicario Ge nerale della diocesi di Rimini, Mons. Luigi Ricci. Il 26 agosto è stata sottolineata un’altra significativa ri correnza, quella dei 170 anni dalla erezione canonica della famiglia religiosa delle Mae stre Pie dell’Addolorata. 12 insieme per - N. 46 Da sinistra: il gruppo delle suore provenienti dalla Louisiana; il Rosario missionario recitato il 20 giugno; la cerimonia della promessa di alcuni laici del Movimento per l’Alleluia. Al centro, 21 giugno: Maestre Pie dell’Addolorata durante la celebrazione degli anniversari di vita religiosa. Al termine, per le festeggiate non poteva mancare la tradizionale torta. Da sinistra: processione del 22 giugno con la quale è stata riportata dalla parrocchiale di Coriano in Casa Madre l’urna coi resti di Madre Elisabetta. A fianco, pellegrini baciano la reliquia della Beata. insieme per - N. 46 13 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO N on poteva mancare un evento musicale nel nutrito programma dell’Anno: così il 17 ottobre, nel salone Manzoni di Rimini, il coro delle Verdi Note dell’Antoniano di Bologna, diretto dal Maestro Stefano Nanni, si è esibito in un applauditissimo concerto, inframmezzato dalla presentazione del volume “Uno sguardo che affascina”, di Valerio Lessi (di quest’ultimo parliamo distintamente nella pagina accanto). Il concerto del coro “Verdi Note” diretto da Stefano Nanni, inframmezzato da interventi di Madre Lina Rossi, di Francesca Canarecci, insegnante ed ex-alunna, dello scrittore Valerio Lessi, autore di una biografia della Renzi, e del Vescovo Mons. Lambiasi. 14 insieme per - N. 46 La bella storia di una ragazza “tosta”! N el quadro delle iniziative dell’Anno Elisa bettiano merita una speciale segnalazione una nuova, agile biografia della nostra beata: si intitola Uno sguardo che affascina - Eli sabetta Renzi (Pazzini Edi tore, pagg. 70, € 8,00) e ne è autore Valerio Lessi, un giornalista e scrittore riminese al quale si deve, tra l’altro, anche una bellissima, stimolante biografia di don Oreste Benzi. Per chi fosse interessato, si precisa che il volume è in vendita solo presso l’Istituto Maestre Pie di Rimini. In queste pagine, che si leggono d’un fiato per la scorrevolezza dello stile, l’autore ripercorre attraverso rapidi “flash” le tappe principali della vita di questa ragazza “tosta”, come lui la chiama, affascinata dal primato della carità e disposta a lasciare tutto per seguire la sua vocazione al servizio degli ultimi attraverso la catechesi e l’edu cazione della gioventù. Non tutto le è chiaro e facile agli inizi, perché gli imprevisti sono all’ordine del giorno, ma lei si lascia guidare da Gesù, del quale è innamorata, più che mai convinta che se si sta in sua compagnia e se Gesù è una persona alla quale si dà del tu, la vita diventa un paradiso anticipato nonostante gli ostacoli da superare e le inevitabili amarezze che ogni grande impresa comporta. E proprio questa esperienza straordinaria consente alla Renzi di riunire attorno a sé un gruppo di donne generose e pronte al sacrificio che, affascinate dal suo esempio, da ranno vita alla congregazione delle Maestre Pie dell’Addolorata che, nel solco della Fondatrice, ne continuano il carisma in Italia e nelle terre di missione. L’Anno Elisabet tiano che si è appena concluso ci ha dato la misura sorprendente di quanto la Beata sia oggi conosciuta e amata ben anche al di fuori della sua Romagna. Ecco dunque un libro di cui raccomandiamo vivamente la lettura in modo particolare a studenti e studentesse giovani, tra cui non potranno certamente mancare anime pure e generose disposte a seguire le orme di questa ragazza “tosta”. a.m. insieme per - N. 46 15 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO M erita uno speciale rilievo anche lo spettacolo dal titolo “Ardere per illuminare”, realizzato il 14 novembre dai giovani del Liceo della Comunicazione Maestre Pie di Rimini e rappresentato al Teatro degli Atti. Si tratta di scene nate da una serie di improvvisazioni presentate da sette giovani interpreti (cinque ragazze e due ragazzi) con la partecipazione di Fabiano Fuscagni e sotto la regia di Giovanni Casadei, partendo da frasi della Beata Elisabetta. Giovanni Casadei, l’insegnante di teatro, mentre presenta il lavoro dei ragazzi prima dello spettacolo “Ardere per illuminare” (nella foto in basso) al Teatro degli Atti a Rimini. 16 insieme per - N. 46 Al rito di chiusura dell’Anno, in cattedrale a Rimini, assistevano anche i parenti della Beata Elisabetta. Al termine della celebrazione eucaristica, Mons. Lambiasi e Madre Lina hanno consegnato a due giovani suore in partenza per l’Africa - Suor Aurelia Rodrigues do Nascimento e Suor Magdalena Valadez González - il “mandato missionario”. Ma, al di là della chiusura ufficiale del 21 novembre, c’è stata un’appendice di notevole interesse il 12 dicembre, nella sala Manzoni di Rimini, con la proiezione del film “La lezione è finita”, realizzato dal regista Paolo Damosso, al quale in queste stesse pagine dedichiamo un’ampia intervista. In alto, la celebrazione conclusiva dell’Anno Elisabettiano nella cattedrale di Rimini. Sotto, Mons. Lambiasi saluta le due suore in partenza per l’Africa; accanto, alcuni parenti della Beata Elisabetta presenti al rito. In basso: il coro che ha accompagnato la funzione. insieme per - N. 46 17 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO Ondate di pellegrini dall’Italia e dal mondo D all’Italia e dal mondo sono arrivati in migliaia a Coriano, calamitati dalla santità di una umile suora che si è lasciata amare e ha risposto all’Amore con gioia. Erano bambini, fanciulli, giovani, famiglie, comunità parrocchiali, gruppi sociali, comunità di consacrati, gruppi scolastici coi rispettivi docenti. Hanno ascoltato la vicenda umana e spirituale della Beata Elisabetta, l’hanno incontrata nei luoghi dove è vissuta, hanno riflettuto, hanno pregato. Nella piccola chiesa che contiene l’urna con i suoi resti mortali si sono disposti con fede per lucrare l’indulgenza concessa dal nostro Vescovo Francesco e hanno pregato anche per lui rispondendo al suo desiderio espresso nel decreto “et etiam pro me orate”. Viva, silenziosa, ininterrotta è scaturita dal cuore di Dio la Grazia ed è fluita nella trama dei giorni di questo anno elisabettiano portando i frutti dello Spirito: amore, pace, gioia, bontà, benevolenza, pazienza ed emozioni a non finire. A tutti gli intervenuti veniva consegnato un libretto appositamente preparato dalle Maestre Pie, dal titolo 18 insieme per - N. 46 “Pellegrini con Elisabetta”, in cui si commentano le varie tappe dell’itinerario religioso: da Saludecio, paese natale della Beata, a Mondaino dove lei visse dai 5 ai 21 anni, a Pietrarubbia dove era entrata nel monastero delle Agostiniane, tornando però in famiglia nel 1810 dopo la soppressione decisa dal governo, e a Coriano dove fondò la sua congregazione e dove riposano i suoi resti mortali. I testi delle preghiere, della “Via Crucis” e della “Corona dell’Addolorata” sono arricchiti da considerazioni tratte dagli scritti della Fondatrice. Nella pagina finale erano indicate le condizioni per l’acquisto delle Indulgenze concesse per l’occasione dal Vescovo Mons. Lambiasi. I giovani, alla ricerca di qualcosa che li renda felici, sono rimasti pensosi, folgorati dalla felicità intensa della giovane Elisabetta, appena ventunenne, che nel monastero poverissimo, sperduto fra cielo e terra, delle Agostiniane di Pietrarubbia, comunica il suo desiderio più profondo: «Vorrei che tutto il mio essere tacesse e in me tutto adorasse. Vorrei essere così piena di Lui da poterLo dare a quelle povere anime che non conoscono il dono di Dio». C’era chi arrivava qui “frantumato” dal dolore, che per ognuno aveva nomi diversi, e mentre pregava con lo sguardo velato di pianto, avvertiva la presenza amica e materna della Beata Madre che ascoltava, confortava e semplicemente confidava di avere superato la prova abbandonandosi con fiducia fra le braccia di Dio: «Quando il presente mi era così doloroso e l’avvenire mi appariva ancora più buio, chiudevo gli occhi e mi abbandonavo come una creaturella fra le braccia del Padre che è nei cieli». C’era chi, dopo aver ascoltato dalla viva voce di Suor Agostina Galli il racconto della sua guarigione istantanea, completa e duratura, ma nifestava in maniere diverse il proprio stupore: «È meraviglioso… oggi ho toccato Dio», mentre risuonava nel cuore un’espressione della nostra Beata: «Dio fa miracoli per nulla quando un suo amico glieli domanda». Pellegrinaggi sono giunti da Rimini, Riccione, Mondaino, Montegridolfo, Ginestreto, Croce di Montecolombo, S. Giovanni in Marignano, Bologna, Cattolica, Ronco freddo, Novafeltria, Gatteo, Bettola, Monzuno, San Gio vanni Rotondo, per citare i più numerosi. Con un permesso speciale, le Maestre Pie dell’Addolorata originarie del Messico, del Brasile, del Bangladesh, della Louisiana e dello Zimbabwe, Gruppo di Maestre Pie dell’Addolorata giunte in pellegrinaggio dal Messico. Sotto: il libretto distribuito a tutti i pellegrini. Nella pagina accanto, momento di preghiera a Coriano nella stanza in cui morì Madre Elisabetta. insieme per - N. 46 19 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO Da Bettola a Coriano con sosta a Cesena Q Suor Agostina Galli racconta ai visitatori il miracolo della sua guarigione. In alto, il gruppo di pellegrini giunti da Monzuno. 20 insieme per - N. 46 entrando per la prima volta nella Casa Madre, hanno manifestato la propria esperienza: «Abbiamo toccato le Radici dell’Albero della nostra famiglia religiosa. Abbiamo visto la Beata Madre Elisabetta in persona… com’è bello vederla da vicino con i nostri occhi e non solo sentire parlare di Lei»!. Suor Annamaria Rovelli uando il gruppo MPA di Bettola ha lanciato l’idea del pellegrinaggio a Coriano, si pensava che bastasse un pulmino, poi le adesioni hanno raggiunto quota 51 e c’è voluto un pullman. Siamo partiti il 2 giugno da Bettola, alle 5.30 del mattino, e siamo giunti a Coriano verso le 9.30. Nella cappellina della Casa Madre delle Maestre Pie don Angelo Sesenna e don Gianluca Baroncelli hanno celebrato la Messa; nell’omelia, il Parroco ha parlato dell’amore che la Beata Elisabetta nutriva verso Gesù Crocifisso, dell’istituto da lei fondato e dei fanciulli da lei sempre prediletti. Suor Annamaria Rovelli, incaricata di accogliere i pellegrini, ha illustrato le tappe della vita della Fondatrice, poi il Coro ha cantato “Tu sei dono, io porto Colui che mi porta” e tutti abbiamo pregato. Abbiamo potuto incontrare Suor Agostina Galli, la Maestra Pia “miracolata” dalla Renzi. Successivamente ci siamo recati in parrocchia, dove il Parroco ha fatto la storia del crocifisso miracoloso, particolarmente venerato e invocato dai corianesi, e ci ha invitato quindi a osservare le tante icone dorate tra le quali spicca, a lato dell’altare, quel- la della Beata Elisabetta. Altre tappe sono state al ristorante “La Greppia”, dove siamo stati egregiamente trattati tanto ognuno vorrebbe tornarci, e alla basilica della Sotto: Suor Annamaria Rovelli nel cortile della Casa Madre riassume nelle sue tappe essenziali la vita della Beata. Sopra, la conclusione del pellegrinaggio nella cappella dell’Istituto. insieme per - N. 46 21 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO Madonna del Monte, a Cesena: lì ci attendeva Mons. Antonio Lanfranchi (nativo di Ferriere, presso Bettola), attuale Vescovo di CesenaSarsina. Ci siamo trattenuti a lungo perché i religiosi Benedettini ci hanno spiegato la storia del tempio e poi il Vescovo si è fermato a parlare con i bettolesi, ai quali ha riservato un’accoglienza davvero fraterna. Il ritorno è stato all’insegna della gioia, con canti accompagnati dalla fisarmonica, in segno di gratitudine al Signore per la splendida giornata trascorsa. Tutto è stato bello, ma ciò che è rimasto maggiormente impresso nel cuore dei partecipanti è stato l’incontro con Suor Agostina: diverse persone si sono commosse e una signora ha esclamato: «Non la dimenticherà mai quella suorina!». Le Maestre Pie e la Commissione MPA di Bettola 22 insieme per - N. 46 Due partecipanti hanno voluto esprimere una loro impressione sul pellegrinaggio. Eccoli accontentati: Oggi il gruppo parrocchiale di Bettola ha fatto visita alla casa madre delle Maestre Pie dell’Addolorata. L’accoglien za delle suore era improntata ad uno stile semplice ma caloroso; respirare, anche se per poco tempo, il clima che la beata Elisabetta ha lasciato loro in eredità dà la misura delle cose che restano. L’operosità unita alla preghiera è il tratto che contraddistingue coloro che prendono su di sé i bisogni e i disagi delle persone circostanti e cercano di porvi rimedio affidandosi più alla potenza di Dio che alle proprie forze e capacità. Senza la fede e l’amore che ne è una conseguenza, non si costruisce qualcosa che vale. Se poi la società capisce, è attenta, riconosce che c’è qualcosa di buono; se non capisce od ostacola, non per questo la retta intenzione e la buona volontà sono private del loro valore. È una lezione di vita che a noi distratti pellegrini lascia un segno che forse maturerà nel segreto delle coscienze e nel nostro bisogno di cose certe che non si valutino nel corso di un giorno. Giorgio Il mio pellegrinaggio a Coriano il 2 giugno 2009 nel centro delle Maestre Pie fondato dalla Beata Elisabetta Renzi, per me è stato un giorno di felicità interiore, soprattutto vedendo quello che la Fondatrice ha realizzato a favore degli ultimi. Poi ho incontrato la suora miracolata (Agostina) e sono rimasto colpito dal suo incitamento ad avere fede e ad avere sempre la forza di guardare al futuro, con grande gioia, nonostante il mio handicap. Massimo In 140 dalle case di riposo e dalle case-famiglia MPDA M olti sono i pellegrinaggi alternatisi a Coriano per il Giu bileo elisabettiano. Il 18 giugno è toccato a diversi gruppi provenienti da Pesaro, Cat tolica, Carpegna, Monte fiore, Tavoleto, S. Ermete e Rimini Infermeria. L’appuntamento era per le 10.30 e tutti eravamo presenti nella chiesa parrocchiale dove l’urna della Beata Elisabetta ci aspettava fin dalla sera prima. L’emozione è stata grande in tutti: anziani, giovani, superiori, suore e in particolare Madre Lina, che non pensava di trovarci così numerosi: centoquaranta! All’inizio della Messa, celebrata da don Lino, di Colom barone, la Madre Generale ci ha invitato a fare un cammino insieme alla Fondatrice se guendo le sue orme. I canti sono stati accompagnati da Suor Domenica. All’offertorio, insieme al pane e al vino, sono stati portati dei fiori e un cero che è stato poi deposto ai piedi della Beata. Al termine della funzione, molto partecipata, si è recitata la preghiera per lucrare l’indulgenza plenaria. Madre Lina, nel ringraziare i presenti, si è augurata che questo incontro diventi una ricorrenza stabile, annuale. La conclusione è stata sottolineata dal canto “Sii felice”, e noi felici lo eravamo davvero per aver condiviso questo momento così importante. Diciamo grazie alla Beata Elisabetta che ci ha aiutato a organizzare il tutto, e al personale che è stato meraviglioso, prestandosi con respon sabilità e generosa disponibilità perché il pellegrinaggio riuscisse al meglio. Le case di riposo e le case-famiglia MPDA In alto: il folto gruppo di pellegrini giunti a Coriano da diversi paesi dell’Emilia Romagna e delle Marche il 18 agosto scorso. Nella pagina precedente, i pellegrini a Cesena con Mons. Lanfranchi nella basilica della Madonna del Monte. insieme per - N. 46 23 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO Il regista Paolo Damosso spiega come è nata e come è stata realizzata dalla Nova-T la “sit-com” su Madre Elisabetta partendo dalla missione educativa delle Maestre Pie dell’Addolorata in Louisiana. I protagonisti erano alunni liceali all’ultima ora dell’ultimo giorno di scuola. La lezione è finita: comincia la vita I l film “La lezione è finita” è stato accolto con favore dal pubblico e dalla stampa di ogni tendenza: dall’Osservatore Romano e da Avvenire a quotidiani come La Stampa, Il Corriere della Sera, Il Giornale e la stessa televisione pubblica e privata gli hanno dato spazio. A Torino abbiamo incontrato il regista Paolo Damos so, negli studi della Nova-T, la società di produzioni televisive e multimediali dei frati Cappuccini. A lui abbiano chiesto innanzitutto come è nato questo lavoro. «È nato dal felice incontro con Madre Lina Rossi e con Suor AnnaMaria Iannetti quando, in occasione delle celebrazioni elisabettiane, ci si è resi conto che anche il supporto video, nell’economia delle immagini, può es sere importante per la Con gregazione in questo momento storico. Si avvertiva l’esigenza di raccontarsi, ma con originalità, perché tante volte si realizzano forme di comunicazione magari con grandi 24 insieme per - N. 46 sforzi, che poi hanno una fruizione molto limitata, più per addetti ai lavori o ad uso molto interno: si comunica poco all’esterno». Perché le suore hanno scelto la Nova-T? «Perché in questi 28 anni di vita ha sempre cercato di camminare, prendendosi an che dei rischi, su strade nuove, con costruzioni narrative nuove. Siamo passati dal documentario alla docu-fiction, alla fiction, e ora alla sit-com (situation-comedy), cioè a uno spettacolo televisivo costituito da una breve commedia, per lo più umoristica, caratterizzata da scenari molto semplici e da molte- plici situazioni nelle quali cerchiamo di cogliere gli elementi fondamentali. In questo caso, è parso che la centralità dell’aspetto educativo fosse il messaggio da lanciare, partendo dalla Fondatrice per arrivare a quello che le Maestre Pie dell’Addolorata vivono ogni giorno, qui e nelle missioni dove operano. Certo, nella comunicazione e in particolare in quella televisiva - bisogna scegliere pochi elementi e raccontarli bene, perché altrimenti non si è efficaci, non si “buca”, non si passa dall’altra parte». Come siete riusciti a “bucare”, a coniugare messaggio educativo e presenza missionaria? «Io mi sono accorto che nel ventaglio delle missioni delle Maestre Pie c’era una particolarità straordinaria. Di solito se parliamo di missione pensiamo all’India, al Brasile, all’Africa e così via. Ma che ci fossero delle suore che nel 1947 erano partite per una missione educativa in Louisiana lo ritenevo un aspetto originale. Le Maestre Pie dell’Addolorata erano andate non in un Paese del terzo mondo, bensì in uno stato nordamericano, in un’area che per noi rappresentava la quintessenza dello sviluppo, nel quale però c’erano situazioni di grave difficoltà a livello razziale. I neri americani, infatti, in quel periodo vivevano in un vero e proprio regime di “apartheid” a partire dall’aspetto educativo, perché c’erano scuole per i neri di cui nessuno voleva occuparsi. Tra l’altro, recandomi in Louisiana ho scoperto che permangono tuttora retaggi di leggi legate allo schiavismo, che furono tolte soltanto agli inizi degli anni ‘60. Ancora oggi quella “pancia” che è il sud degli Stati Uniti vede assai attivo il Ku-klux-klan, una società segreta razzista fondata nel 1867 da ex secessionisti degli stati meridionali, messa fuorilegge nel 1869 e rifondata in Georgia nel 1915; e altri pregiudizi razziali sono duri a morire, tanto che Obama in Louisiana non ha nemmeno fatto la campagna elettorale, e lì ha avuto soltanto il 15% dei voti. Le suore conoscono bene questa realtà e me ne hanno parlato: arrivate qui nel 1947 su invito del Vescovo italoamericano (di origine siciliana) Mons. Charles Greco, furono difese dall’allora senatore John Fitzgerald Kennedy, il quale riuscì a farle restare perché c’erano difficoltà e ostacoli al loro soggiorno tra i neri. La vicenda di suore “missionarie” negli Stati Uniti aveva dunque una peculiarità sorprendente, in grado di stimolare il fruitore di un programma televisivo a saperne di più». Come si è concretato il progetto? «Attorno a queste due colonne - aspetto educativo e mis- L’attrice Francesca Draghetti nei panni della professoressa. Sopra, una scena movimentata durante l’ultima ora di scuola. Nella pagina a fianco, il regista Paolo Damosso. insieme per - N. 46 25 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO sione in Louisiana - nasce un’idea tutta personale. Esiste un momento della vita molto delicato, che anch’io ho vissuto: quello che va dal termine del liceo a subito dopo l’esame di maturità. La fine della scuola aveva lasciato in me una sorta di sapore agrodolce, probabilmente avevo capito che la vita vera iniziava da lì. Così ho voluto raccontare l’ultima ora del l’ultimo giorno di scuola pri ma della maturità. Il film si sviluppa in tempo reale, da campanella a campanella, in un liceo a indirizzo teatrale gestito dalle Maestre Pie dell’Addolorata. È a quell’ora che in classe entra una professoressa molto amata dagli allievi: qui l’interprete è Francesca Draghetti, un’attrice comica della Premiata Ditta, molto nota ai telespettatori, con la quale ho un rapporto di amicizia e di collaborazione consolidato». Dunque la professoressa comincia l’ultima ora, non può interrogare perché i giochi sono fatti, non c’è più nulla da spiegare, c’è solo la grande paura dell’esame di maturità... «Ed è questo il momento», afferma Damosso, «di stimolare i ragazzi a farsi le domande fondamentali - chi siamo, che cosa facciamo, dove andiamo - e a convincerli che per loro questo è l’inizio della vita reale. La professoressa interroga su questo i ragazzi, quasi a livello di gioco, non in un modo pedan- 26 insieme per - N. 46 te, pedissequo, da pistolotto o da predicozzo, ma in un modo allegro, divertente, con un ritmo da commedia. A fianco della Draghetti hanno lavorato meravigliosamente venti ragazzi che realmente hanno poi affrontato l’esame di maturità in questo liceo. A ciascuno di loro, che in gran parte aspirano a fare gli attori nella vita (essendo il liceo a indirizzo teatrale) ho dato un ruolo e un carattere diverso: c’è la rompiscatole, il “secchione”, il polemico, quella che si addormenta o arriva in ritardo, quello che dà sempre ragione all’insegnante per ragioni di opportunità, ecc. Con loro la professoressa dialoga legando la fine del loro percorso scolastico al percorso di Elisabetta Renzi e al senso di ciò che lei ha realizzato nella vita. E lo fa in maniera molto sui generis, spostandosi, con stratagemmi surreali ma in tempo reale, in Louisiana, o in Romagna, nei luoghi dove Elisabetta ha vissuto. Le sue domande innescano meccanismi di riflessione, ma soprattutto tengono sempre desta l’attenzione. L’ultima ora scorre così dentro questo volo pindarico cercando di far capire ai ragazzi, che vivono questo momento di incertezza circa il loro futuro, che non bisogna farsi dominare dalla paura, ma bisogna bandirla e, come ha fatto Elisabetta Renzi, farsi guidare dall’A more; quello con la “A” maiuscola, in modo che quando i muri della scuola si abbatteranno, quando la classe non ci sarà più, qualsiasi muro della vita potrà essere abbattuto, qualsiasi difficoltà o paura, potrà essere superata. Come ha fatto la Beata Elisabetta che non ha certo avuto una vita facile». Quanto tempo ha richiesto questo lavoro? «Dalla gestazione alla scrittura, circa un anno. Tra l’altro ho dovuto girare una quindicina di giorni in Loui siana, poi a Rimini, Coriano, Mondaino, Saludecio e Pie trarubbia; inoltre, si doveva fare in modo che la professoressa dialogasse coi ragazzi come se li avesse sempre davanti e la vedessero anche quando era in Louisiana (per questo era sempre vestita allo stesso modo)». Contento del risultato? «Certamente. Il Vescovo di Rimini, Mons. Lambiasi, al termine della proiezione del film ha detto una cosa molto bella: “Questa sera torno a casa con questa convinzione: dobbiamo presentare un Gesù simpatico”. La modalità di raccontare le cose con questa leggerezza, che non vuol dire superficialità, è stata la chiave del nostro lavoro, e ha rappresentato per noi della Nova-T una sfida: raccontare un ambiente e una storia ricca di contenuti e di valori cercando di essere più televisivi possibile e più gradevoli possibile. I valori del Vangelo sono straordinari e possono essere trasmessi con leggerezza, con un sorriso. Confesso che quella sala con 500 persone che ridevano all’unisono è stata personalmente la più grande emozione della mia vita. Ci sono state poi delle felici coincidenze che hanno contribuito al successo dell’impresa: questa “professoressa” che ci ha creduto tantissimo, e questi venti ragazzi che hanno lavorato con noi per otto giorni a circa 40 gradi (si era d’estate e il caldo picchiava) dalle 8 del mattino alle 8 di sera, dentro quei banchi con una determinazione e una voglia di mettersi alla prova che è stata veramente commovente. Poi, ciliegina sulla torta, la voce della Renzi affidata a Milena Vukotich». Comunque, non finisce qui: la sit-com sarà inserita in un DVD che comprenderà, oltre al film, un back-stage, cioè un racconto dietro le quinte di quello che è successo, e una scheda su ogni missione e su ogni paese in cui operano le Maestre Pie dell’Addolorata, con interviste a suore dei vari luoghi di missione. Il tutto concluso da un saluto di Madre Lina. Angelo Montonati Foto di gruppo con la Draghetti e i venti giovani che hanno interpretato la parte degli alunni nella fiction. In gran parte aspirano a fare gli attori, avendo studiato nel liceo gestito dalle Maestre Pie a Rimini, che è a indirizzo teatrale. Il regista Damosso durante l’intervista rilasciata al nostro direttore. Nella pagina accanto, Francesca Draghetti e Madre Lina Rossi. insieme per - N. 46 27 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO L L’omaggio dei bimbi della scuola dell’infanzia “Ghiselli” di Gatteo a copertina di questo originalissimo album dice già tutto: è l’offerta a Madre Elisabetta delle buone azioni, dei “fioretti” dei piccoli alunni della scuola dell’infanzia di Gatteo: sono disegni che hanno il pregio della genuinità: alcuni bimbi ringraziano la Beata perché ha insegnato loro a volersi bene, ad essere veramente amici; altri per essere lei la loro amica. Chi le dice «mi sei simpatica», «ti voglio bene», «proteggi la mia famiglia», «grazie per essere ve nuta ad abitare nella mia casa», «stai sempre accanto a noi»; chi le presenta le persone care, mettendole sotto la sua protezione. Uno ha disegnato Madre Elisabetta che tiene per mano i bambini della scuola; un altro ha scritto: «Madre Elisabetta ti voglio bene, aiuta la mia famiglia»; un terzo si è disegnato con la didascalia: «Porto i fiori alla mia amica». Due bimbe rivelano che «io e la mia amica Camilla diciamo la preghiera a Madre Elisabetta». Il tutto, come si legge nella copertina, “con l’affetto di mille cuori”. Poesie presentate al concorso dell’A.E. Beata Elisabetta benedetta! Quel ventaglio di antica tradizione che il mondo incanta e incuriosisce per le sue cangianti tinte, da celestiali mani stampate, a noi sei apparsa nel novembre dai colori autunnali pennellato per salire tra le braccia del tuo Sposo nell’agosto infuocato. E come fuoco celeste, nella terra dell’universo guizzante, sei entrata per dar luce a mondi sconosciuti 28 insieme per - N. 46 e in essi far penetrare il respiro del Divino, per far tutti volare oltre l’eternità del tempo nell’abbraccio di Colui che era e per sempre sarà. Beata Elisabetta dal ciel benedetta! Gocce di luce divina eran sul tuo volto scolpito dal pensiero! Scintille di fuoco celeste eran nei tuoi occhi d’amor splendenti! Beata Elisabetta dal ciel benedetta! Eran canti d’usignoli i tuoi pensieri che solitari a Lui si elevavano lievi nel tuo giorno dove non c’era mai ieri, quando più miti erano le mattine e la campagna, una gonna più gaia indossava mentre tu, giovin fanciulla, ai suoi cancelli bussavi. E allor la tua prece, di speranza e di fioretti piena nell’infinità dell’universo, veloce correva e davanti a Lui di tutti i mondi il padrone, umil chiedeva aiuto per coloro che avevano il cuore in pena. E mentre il pinomarino e il bucaneve, dopo la festa del carnevale, indossavano una sciarpa più leggera anche tu, ti mettevi la casacca dell’amore, per porre nelle mani del Creatore coloro che erano nell’errore affinché non avessero più dolore! (Sara Bianchi) La porta del cuore In questa vita turbata da quella vana angoscia, vidi da lontano in una luce nuova una giovin fanciulla sfoggiar d’amore, gente crollata per sopore ridestarsi da un’ignara incoscienza. Cosicché tutto rinacque e tutto mutò in armonia. Vidi un dì, su d’un colle di irto biancospino, codesta umanità divisa abbracciare tanti sogni, ispirati da una giovin donna. Ogni spirto ridesta con un sorriso manifesta. Accoglie bambini da ogni dove, che un riparo cercano nel cuore; ospita nel proprio cuore colui che gradito non è, per accendervi quel bisogno umano di dar luce chiara ad un futuro infinito. Traboccante di domande, protesa a questo mondo, illuminata d’eterno, fu presa dal tuo amore. Alle tue porte Signore un dì bussò, per ricongiungersi a te, soffio di vita. Da quel balcone scrutava il suo futuro illuminato di grazia, futuro già scritto dalla mano divina. Presa da una serenità infinita, aprì le ali ad un mondo radioso di luce, l’immensità inebriò il suo cuore gentile e dinanzi a te dichiarò il suo voto. (Sara Bianchi) insieme per - N. 46 29 SPECIALE ANNO ELISABETTIANO A MADRE Elisabetta TI HO CERCATA tra antiche mura, case diroccate e vie sassose che videro i tuoi passi da Mondaino a Saludecio. TI HO CERCATA tra folti boschi, giardini e campi ubertosi. TI HO CERCATA a Coriano, tra silenzi, in ginocchio, accanto al tuo corpo tra mille luci di candele accese. 30 insieme per - N. 46 TI HO CERCATA sui libri, immagini e racconti miracolosi. TI HO CERCATA nella voce del vento seduta sugli scogli di Romagna. TI HO CERCATA nelle chiese dove tu pregasti e ti videro giovane e ardita, guardando lontano. TI HO CERCATA nel sorriso dei bambini, negli occhi dei giovani, nel volto di consorelle ammalate. TI HO CERCATA per le strade della vita e quando la speranza era impallidita, all’improvviso ti ho trovata, madre e sorella amica. MI HAI ABBRACCIATA, Madre Elisabetta, e ho sentito i palpiti di un cuore di donna, di un cuore che perdona, profondo come il mare, limpido come il cielo di primavera. (Suor Adalgisa Saputelli, Maestre Pie - Bologna) A DOMANDA R ISPONDE Quella ragazza salvata dalla droga D urante uno dei consueti incontri mensili di preghiera davanti all’urna della Beata Elisabetta a Coriano, si era unita al nostro gruppo una mamma molto provata da alcune disavventure che coinvolgevano la sua famiglia: il marito se ne era andato di casa, lasciandola senza lavoro e con molti debiti; la figlia maggiore era passata attraverso vicende alquanto turbolente e la figlia minore era in preda alla droga, con tutte le conseguenze che ne derivano. Seguendo i consigli degli operatori della comunità con cui aveva iniziato a incontrarsi, riuscì a convincere la figlia a entrare in una comunità per seguire un corso di recupero, ma al compimento dei 18 anni, se ne andò riprendendo la vita disordinata di prima finendo poi in carcere per spaccio di droga. Questa mamma intanto continuava a pregare con fervore insieme a noi: a un certo punto la figlia chiese di rientrare nella comunità da cui era scappata, portando a termine il corso di recupero, e poi conseguì l’abilitazione di operatrice. Riprese gli studi e incontrò la persona giusta: dal loro matrimonio è nato un bellissimo bimbo. In quella famiglia è tornata la serenità. Madre Elisabetta ha esaudito le nostre preghiere, e tutte le diciamo grazie di cuore. Maria, una conoscente Continuiamo a pregare per il nostro Isaac I l 17 marzo 2005 nacque Isaac, nostro terzo figlio, con parto cesareo molto difficile. Dopo due giorni si scoprì che, oltre all’enfisema polmonare, aveva una lussazione al fianco. Quando pareva che tutto andasse per il meglio, in ottobre subentrò un tumore alla testa, la cui asportazione richiese un intervento dopo il quale i medici affermarono che la probabilità di sopravvivenza era del 5%, anche perché erano scoppiate tre vene. Tuttavia, manifestava tanta voglia di vivere. Il 24 novembre cominciò la chemioterapia. Ma dopo un leggero miglioramento, furono necessari un secondo, un terzo e un quarto intervento chirurgico. Il neurologo fu molto franco nel manifestarci la sua preoccupazione per tanti interventi subiti in poco tempo, ma ci disse una frase che ci incoraggiò: «Fra di noi c’è il migliore dei medici, Dio». Isaac ha superato i vari interventi, con grande meraviglia dei medici per tutto quello che stava succedendo. Ci hanno detto di lottare «perché lui si merita tutto, è forte». Nostro figlio ha terminato il ciclo di chemioterapia, e gli ultimi esami effettuati nel 2007 hanno dato esiti confortanti. Noi intanto continuiamo a pregare in modo particolare la Beata Elisabetta Renzi, come abbiamo sempre fatto. Ramona Diaz Gonzalez, mamma di Isaac (Messico) La sua immaginetta sotto il cuscino S ono una donna di 53 anni, credente ma anch’io con le mie manchevolezze di cui chiedo perdono al Signore. Al mio paese, che è piccolo, ci sono il sacerdote, le suore Figlie di Maria Ausiliatrice, da cui la mia famiglia è stata educata. Lo scorso inverno sono stata male per cause nervose. Ero arrivata al punto di non avere coscienza di me stessa e delle mie azioni. La mia famiglia, nel frattempo, aspettava che si liberasse un posto letto in una famosa clinica di Napoli. Fui ricoverata il 27 gennaio 2009 e ne sono uscita il 18 marzo. Venne a farmi visita mia sorella Anna e mi portò la medaglietta della Beata Elisabetta Renzi. A detta dei miei famigliari mi fu messa l’immaginetta sotto il cuscino e nel giro di 24 ore cominciai a riprendermi. Na turalmente non ho solo mia sorella, anche altri parenti pregavano per me dandomi la Medaglia Miracolosa, la co rona dell’Avvocatella, recitando il Santo Rosario ai santi patroni del paese e altri santi ben conosciuti. Mano a mano mi sono ripresa, ma sono uscita dalla clinica con la diagnosi di disturbo bipolare e parkinsonismo mentale. Pre go e ringrazio Madre Renzi e gli altri santi, la Madonna e la santa Trinità, e chiedo di voler pubblicare questo mio scritto, di modo che anche altre persone possano conoscere la Beata Madre. Gina Giuseppina Gianquitto, Pesco Sannita (Benevento) insieme per - N. 46 31 L IBRI Stefania Consenti A cura di Angelo Montonati BINARIO 21 - UN TRENO PER AUSCHWITZ L’ Paoline pagg. 160 Euro 13,00 Francesco Agnoli autrice del volume, una giornalista di talento che lavora a Milano per il quotidiano Il Giorno, ci racconta uno dei tanti Viaggi della Memoria che sono stati compiuti tra il 2005 e il 2009 con destinazione il campo di concentramento nazista di Auschwitz, partendo da un binario sotterraneo della Stazione Centrale del capoluogo lombardo, il numero 21, che di solito veniva usato per caricare merci e animali, ma sul quale la mattina del 30 gennaio 1944 furono fatti salire a forza gruppi di deportati ebrei (605 tra uomini, donne e bambini) per essere sterminati nelle camere a gas: 477 furono uccisi subito dopo l’arrivo nel lager, altri 108 morirono prima della liberazione, avvenuta il 27 gennaio 1945. Se ne salvarono solo 20. La giornalista ha seguito uno di questi viaggi, organizzato dall’As sessorato all’Istruzione della Provincia di Milano, con a bordo studenti, insegnanti, pensionati, ex PERCHé NON POSSIAMO ESSERE ATEI E Piemme pagg. 318 Euro 16,50 32 insieme per - N. 46 deportati, sindacalisti e artisti e ha raccolto, in quelle venti interminabili ore attraverso mezza Europa, emozioni, riflessioni, esperienze e voci di chi si rifiuta di dimenticare la tragedia della Shoah. Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera e presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, ha firmato la prefazione. Il racconto (meglio sarebbe chiamarlo reportage) è di estremo interesse sia per la ricchezza di particolari che l’autrice, da cronista di mestiere, ha saputo cogliere, sia per la densità dei dibattiti e delle dichiarazioni dei giovani partecipanti. Il lettore si sente subito coinvolto da una storia che non può essere dimenticata senza correre il rischio tragico di ripeterla. E avverte il desiderio di compierlo anche lui, quanto prima, un tale viaggio. Anche per questo riteniamo che il volume costituisca un prezioso sussidio per lo studio e l’insegnamento della storia nelle nostre scuole. cco un libro che ogni buon cattolico dovrebbe leggere e meditare, perché l’ateismo costituisce oggi una sfida pressoché quotidiana, dal momento che molti dei suoi propugnatori hanno largo accesso ai mass media (pensiamo, per esempio, a opinionisti importanti come Corrado Augias ed Eugenio Scalfari, al filosofo Giulio Giorello, al medico Umberto Veronesi). L’autore, collaboratore di importanti quotidiani e periodici cattolici, esamina l’ateismo nelle sue varie manifestazioni e il suo definirsi alla prova della scienza, dell’evoluzione e della legge morale; nella seconda parte - di grande interesse per il suo taglio storico - si mettono a nudo le atrocità dei tiranni del Novecento, il secolo più ateo della storia, e si smascherano le molte bugie sui presunti orrori della Chiesa. Infine, nella terza parte si replica a una delle più comuni accuse rivolte alla fede religiosa e, in particolare, al cattolicesimo: quella di aver deprezzato il corpo umano; di aver sminuito l’aldiquà a vantaggio dell’aldilà; di avere messo regole al sesso, al piacere, al libero espandersi della vita, rendendola più triste e più cupa col senso della colpa e del peccato. La verità è ben diversa: gli ospedali, tanto per cominciare, li ha inventati la Chiesa, così come tanti ospizi, orfanotrofi, “misericordie”, opere pie, monti dei pegni e delle doti per le ragazze senza padre, ecc. mobilitando milioni di anime generose che hanno dedicato (e dedicano tuttora) la vita ai poveri, ai malati, agli handicappati per curarli, educarli, consolarli e aiutarli materialmente e spiritualmente. Consigliamo perciò vivamente la lettura di questo libro, in particolare agli studenti delle scuole superiori, il periodo in cui si perdono spesso i contatti con la fede e la “verità”.