con il dovuto rispetto...
MILANO
SETTE
a pagina 2
I numeri sono bugiardi.
Meglio amare uno per uno
Ac, lettera
dell’Arcivescovo
DI
a pagina 3
Fondo, un bambino
scrive a Tettamanzi
da pagina 5
Domenica 6 dicembre 2009
Pagine a cura dell'Arcidiocesi di Milano
- Comunicazioni sociali
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Speciale guida
per l’Avvento
MARIO DELPINI
Don Massimo non ha mai avuto simpatia per i numeri, fin dalle ore
di matematica che ricorda come un incubo. Però adesso li trova
proprio antipatici: i numeri, anche loro!, sono diventati bugiardi e
non ti puoi proprio fidare. Se c’è una manifestazione puoi chiedere: «Quante gente c’era?»; uno ti dice: «Erano più di un milione!», l’altro: «Non credo che fossero più di centomila!». Una bella differenza, accipicchia! «Quanti sono i nostri fedeli?»,
continuano a domandarsi i preti. «Sono il 97 per cento» dice
chi conta i battezzati; «Saranno sì e no il 15 per cento» dice
chi registra le presenze alla Messa della domenica; «Più o meno sono l’84,5 per cento» dice quello che conta gli avvalentesi
dell’ora di religione alle superiori. «Quanti sono i seminaristi?»
chiedono spesso. «Sono 160» dice il prete aggiornato. «Così
tanti? Non credevo!» dice uno. «Così pochi? Dove andremo a
finire?», dice un altro. Alla fine don Massimo conclude: «Anche i
numeri sono diventati bugiardi. Mi conviene amare le persone
una per una, senza contarle». Si è convinto infatti che neppure Dio ami i numeri: piuttosto chiama ciascuno per nome e
fa festa per chi si converte, uno per uno.
per saperne di più
Milano non si stanchi
di vivere la solidarietà
Il video dell’intervento
su internet. Il testo
integrale in un libretto
«M
ilano torni grande con la
sobrietà e la solidarietà»
è il titolo del discorso che il
cardinale Dionigi Tettamanzi ha
pronunciato in occasione della
celebrazione
vigiliare di
S. Ambrogio,
patrono
della città di
Milano e
compatrono
(con San
Carlo) della
Diocesi. La
versione
integrale del
«Discorso
La copertina
alla Città» è
pubblicato
nella collana
Magistero dell’Arcivescovo del Centro Ambrosiano
(pagine 48, euro 3) e sarà in
vendita in tutte le librerie
cattoliche. Inoltre, su
www.chiesadimilano.it si può
rivedere il video della celebrazione
trasmessa in diretta venerdì scorso.
Il Discorso di Sant’Ambrogio
riletto da chi vive la Città
Un momento della celebrazione di venerdì 4 dicembre 2009 in Sant’Ambrogio
Quello che manca però è la
possibilità di valorizzare
ilano possiede la
ulteriormente questa potenzialità
voglia di fare e la
coordinandola con il ruolo della
solidarietà, ma
politica e delle istituzioni. Poi c’è
anche l’individualismo e
l’aspetto delle difficoltà oggettive
l’eccessiva rapacità. Perciò
molto rilevanti tra i milanesi dei
l’invito del cardinal Tettamanzi
vari ceti sociali, che trovano poco
a tornare a pensare Milano
aiuto nel superarle. Queste
grande attraverso la solidarietà e comprimono la realizzazione dei
la sobrietà dovrebbe guidare
propri obiettivi di vita riducendo
tutti». Alessandro Rosina
la possibilità di avere una società
insegna Demografia nella
più equa e più ricca».
facoltà di Economia
Quali sono le sofferenze?
dell’Università cattolica di
«Sono varie e chiamano in causa
Milano. E risponde alle
le grandi trasformazioni che
sollecitazioni che venerdì sera in Milano sta vivendo. La prima è il
S. Ambrogio l’Arcivescovo ha
cambiamento demografico
lanciato alla
legato
coscienza di tutti
all’invecchiamento
con il Discorso alla
della popolazione e
città. «Milano ha
alla riduzione dei
davanti due strade,
giovani negli ultimi
entrambe plausibili decenni. Questo apre
sottolinea Rosina -:
questioni che
ha le potenzialità sia
riguardano
per crescere sia per il
innanzitutto gli
Alessandro
Rosina
declino. Se la
anziani: i servizi per
politica invece di
loro, il rischio di
continuare a inseguire i
isolamento e di difficoltà,
problemi, diventasse una regia
soprattutto per i non
attiva che guida il cambiamento autosufficienti, che non hanno
con una visione che investe sul
aiuti su cui possono contare in
futuro, allora la crescita di
maniera continuativa e solida».
Milano potrà anche essere
Come valorizzare la presenza di
migliore rispetto al presente».
tanti anziani?
Milano è una città solidale?
«C’è una risorsa enorme che
«La risposta è difficile. Anche il
deriva dall’aumento della
Cardinale nel Discorso ha
popolazione in età in cui
riconosciuto che ci sono luci e
possiede ancora livelli di
ombre. C’è una grande presenza benessere e di salute molto
di persone che spende il proprio elevati, come i 50-60enni.
tempo in gruppi caritativi.
Possono essere liberi da impegni
DI
PINO NARDI
«M
come servizi alla
familiari, perché i
famiglia in tutta
figli sono già
Europa. Quindi è
grandi, e di lavoro,
strategico costruire
perché vanno in
«E’ la pratica straordinaria della
un sistema che
pensione ma sono
ancora in buona
solidarietà che ha reso grande nei consenta alle
famiglie di poter
salute. Questa è
secoli
Milano.
Ed
è
sempre
sulla
solidarietà
che
crescere e difendere
una risorsa che la
città ha e avrà
dobbiamo misurare ancora oggi la consistenza il proprio
benessere,
sempre di più nei
e
l’autenticità
della
grandezza
della
nostra
soprattutto quando
prossimi anni e che
la precarietà
potrebbe essere
Città. Non possiamo dunque stancarci di
costringe alla scelta
adeguatamente
di avere o meno
valorizzata perché parlare di solidarietà e ancor più di viverla:
figli. Tuttavia
possa avere un
una solidarietà non a parole ma a fatti»
questo è uno degli
ruolo attivo nella
Cardinale Dionigi Tettamanzi dal Discorso alla città 2009 elementi che fanno
coesione sociale».
capire come le
I giovani: una sperisposte della
ranza di futuro
politica vanno più
spesso delusa...
a rilento rispetto ai
«Sì, esiste la
grandi
questione dei
cambiamenti della società.
una proliferazione di contratti
giovani. Ci si aspetterebbe una
Anziché guidare i cambiamenti, la
al minimo ribasso come li ha
loro maggiore valorizzazione,
politica si trova ad inseguirli e
chiamati lo stesso Arcivescovo.
compensando la diminuzione
questo è uno degli elementi che
Questa precarietà parte dai
quantitativa con un
penalizzano lo sviluppo della
miglioramento qualitativo delle bambini, dalle opportunità di
città e del Paese. Una politica che
opportunità e della formazione. socializzazione e di
non è all’altezza delle grandi sfide
Invece troppo spesso i giovani si miglioramento della loro
e che tenta di mettere toppe,
formazione; anche una parte
trovano con forti difficoltà di
perché fa fatica ad avere una
del disagio dei ragazzi, prima
conquista dell’autonomia e di
visione lungimirante».
ancora dei giovani, sta
mantenerla in un mercato del
Un’altra trasformazione è la prenell’assottigliarsi delle
lavoro sempre più flessibile che
senza degli immigrati...
prospettive che vedono in chi è
rischia di essere precario».
«In genere si pensa agli immigrati
un po’ più grande di loro e si
Su questo punto è tornato disolo per la sicurezza e l’ordine
trova fortemente in difficoltà».
verse volte il Cardinale...
pubblico; non ci rendiamo conto
C’è un filo rosso di problemi
«Infatti, già l’anno scorso, in
invece della ricchezza che può
che parte dall’infanzia, con la
tempi non sospetti, ancora
avere in termini dinamici, se si
mancanza di asili nido...
prima che scoppiasse la crisi
valorizza la loro voglia di fare, di
«Esatto. Questa mancanza pesa
economica che penalizza i
essere cittadini attivi della società
in tutto il percorso di vita. Gli
giovani e la loro possibilità di
in cui vivono e quindi di dare un
asili nido sono uno degli
dare un apporto attivo alla
proprio contributo. Se invece li si
elementi considerati cruciali
società. Sono pagati poco e c’è
mette ai margini, se i bambini
figli di immigrati si trattano
come non cittadini italiani, si dà
loro meno opportunità, non si
investe sulla loro qualità,
diventeranno poi ventenni
marginalizzati, costituendo un
problema anziché essere una
risorsa cruciale per un futuro
migliore di Milano. Su questo la
politica deve agire subito».
Che vuol dire recuperare la tradizione milanese: accoglienza,
integrazione e sviluppo...
«Proprio così. Milano ha nel suo
Dna questa possibilità e deve
semplicemente riscoprirla. Ma
per farlo non deve ripiegarsi in se
stessa e chiudersi. Deve avere il
coraggio, la determinazione e la
voglia di aprirsi perché se si apre
al nuovo e all’innovazione
continuerà a crescere cogliendo
al meglio le nuove sfide. Se
invece si fa condizionare dalle
proprie paure, si chiude in se
stessa, marginalizza gli altri, cerca
di difendere le acquisizioni del
presente, non potrà crescere e si
avvia verso un declino sicuro».
Il Cardinale rilancia il concetto
di solidarietà come valore politico. Che ne pensa?
«Questo è importante perché
vuol dire riacquistare un senso di
fiducia in se stessi, perché la
solidarietà dà fiducia in chi dà e
in chi riceve. Fiducia vuol dire
anche senso di responsabilità. Il
Fondo famiglia-lavoro ha
proprio questo obiettivo: non
aiutare nel momento di crisi per
tamponare, ma dare alle persone
la possibilità di rimettersi in
piedi per camminare con le
proprie gambe. È questa l’dea che
deve svilupparsi perché è
vincente. L’alleanza fra istituzione
pubblica e società civile deve
riuscire a incentivare e sostenere
quei comportamenti individuali
virtuosi che consentono alla città
di rinnovarsi e crescere».
Expo: vede il rischio che si impantani in diatribe e interessi
che snaturano il progetto?
«L’Expo sembra una di quelle
occasioni che consentono a
Milano di ristrutturarsi in
funzione di una visione del
futuro, di pensare non solo al
presente, ma essere costretti a
mettere in campo le forze vive
della società; di non farsi
schiacciare dagli interessi di parte
e dei poteri forti o per gli appetiti
dei singoli, ma diventare un
evento a servizio della città,
consentendo quindi alle forze
messe ai margini di diventare
protagoniste. Un evento di
questo tipo dovrebbe essere
l’incentivo di un’alleanza
virtuosa fra istituzioni pubbliche
e forze vive della società. Ecco
tutti speriamo che questo possa
realizzarsi e ci sono tutte le
premesse per poterlo fare. Il
timore invece è che finora abbia
prevalso invece il litigio, gli
scontri su chi deve spartirsi di più
la torta e i poteri più forti che
possono conquistarsi pezzi di
quel progetto e messo invece in
secondo piano l’evento a servizio
della città».
Una metropoli a misura d’uomo? Rispondono i milanesi
DI LUISA
L’
BOVE
Arcivescovo nel suo discorso alla città ha
passato in rassegna diverse categorie di persone - bambini, ragazzi, giovani, anziani,
immigrati - chiedendosi se nei loro confronti Milano è accogliente e ospitale. Le testimonianze non
mancano. Per Elisabetta, mamma con due figli di
3 e 5 anni e un lavoro part-time «Milano non è una città a misura di bambino». Il posto all’asilo nido si trova, ma «le rette pesano troppo sul bilancio familiare e così si preferisce pagare la baby-sitter che “copre” tutto l’anno». Se da una parte «il traffico rende faticosi gli spostamenti», dall’altra Milano non offre spazi: «Non ci sono parchi e luoghi
per giocare, quando piove non si sa dove portare i
bambini e se sono molto piccoli è pesante per una mamma o una nonna tenerli a casa». Chi resta
a casa a curare i figli rischia la solitudine e in quartiere «non esistono più i negozietti dove fermarsi
col passeggino a fare due chiacchiere, ma solo rivendite di piastrelle, phone center o centri mas-
vrebbero incontrare «figure signifisaggi».
La città reagisce
cative» e «soprattutto i ragazzi delle
Per i giovani le cose non vanno memedie hanno bisogno di luoghi agglio, spesso etichettati come «quelli agli interrogativi
gregativi perché per loro è importante
che tirano i sassi o sporcano i muri», sollevati
il gruppo». Per questo l’oratorio «dedice Mario Lenelli, responsabile del
ve riscoprire la sua vocazione» e torcentro sociale Barrio’s in zona Barona. dall’Arcivescovo
nare a essere «luogo di incontro, di
Invece «dobbiamo ascoltarli e saper
relazioni, di educazione, anche su tematiche fordare risposte». In questi anni «ci accorgiamo che
ti, per tutti quelli che abitano nel quartiere».
l’offerta aggregativa non basta più». Per questo «acLiliana è una delle tante persone anziane che vicanto alle attività aggregative, di spettacolo e provono a Milano. Ha lasciato Roma e si è trasferita
mozione culturale stiamo cercando di avviare progetti che coinvolgono i giovani in corsi di formain città 70 anni fa con il marito, ora ne ha 87, è
zione-lavoro. Abbiamo diverse risorse e il teatro e
vedova e vive da sola. «Ho la donna tre ore al gioril bar possono essere sfruttate anche per insegnano perché non posso permettermela di più», ma
re un mestiere: barman, fonico, tecnico luci, aunon pensa al ricovero «perché si muore, non si vidio, fotografia...».
ve» e poi la pensione non basterebbe. Nei fine
I ragazzi invece «hanno bisogno di tempo per cresettimana figli e nipoti sono spesso via e lei resta
scere, mentre la nostra società li spinge a diventasola, però la domenica a mezzogiorno il suo tere grandi troppo in fretta», dice Ottavio Pirovano,
lefono squilla: un operatore del Comune di Miper 12 anni educatore nelle parrocchie di Cernulano la chiama per fare due chiacchiere e rassicusco sul Naviglio e Melzo e ora coordinatore della
rarsi che non abbia bisogno di nulla. «Non ho alcooperativa diocesana «Aquila e Priscilla». Dotri aiuti», ammette Liliana, «una persona che ven-
ga a tenermi compagnia o portarmi fuori». Vorrebbe che il Comune stesse «più vicino agli anziani», anche se si rende conto che «siamo tanti».
Berner, 28 anni, è straniero e viene da più lontano. Nato a Cusco (Perù) e arrivato in Italia nel
1992, poi è stato in Spagna, Germania, Portogallo... «ma nel 2007 sono tornato a vivere stabilmente
a Milano» anche se «non è ospitale» come altre
città europee. Studia Ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico e si arrangia con qualche lavoretto. Riconosce che i milanesi hanno paura degli immigrati: «Ricordo che due anni fa stavo chiedendo informazioni a una ragazza era spaventata».
Rispetto ai sempre più frequenti episodi di razzismo Berner dice che è «soprattutto un problema
di ignoranza e non odio verso gli stranieri». Se oggi c’è poca integrazione non è solo colpa degli italiani, ma anche degli immigrati, che «si chiudono
facilmente e si incontrano tra di loro». Eppure «a
Berlino è diverso: c’è una spinta del governo all’integrazione e i diritti sono rispettati. Qui invece
siamo l’ultima ruota del carro».
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Milano non si stanchi di vivere la solidarietà