18 S P E T TAC O L I Lunedì 1 Maggio 2006 DANZA 1. Mercoledì e giovedì al teatro Piccinni per la stagione lirica barese LECCE. Miglior film al Festival Cinema Europeo Il russo Kravchuk con «The Italian» conquista l’Ulivo d’Oro Destino e desiderio Carlos Saura:«Carmen» è puro flamenco O ssessione Carmen. La bella e sensuale sigaraia sarà sul palcoscenico del Teatro Piccini il 3 e 4 maggio, protagonista magnetica del famoso balletto creato da Antonio Gades e Carlos Saura, qui a cerniera tra la fine della stagione lirica della Fondazione Teatro Petruzzelli e Teatri di Bari e l’imminente sfilata di celebri bacchette quali Nuti, Maazel, Temirkanov. Questa Carmen che volteggia su «punte y tacones», celebrata in tutto il mondo, ha debuttato nel 1983 al Théatre de Paris, traendo ispirazione dal film Carmen Story di Carlos Saura, che aveva per protagonisti Antonio Gades, Laura Del Sol e Paco De Lucia. Da quel film Saura e Gades trassero un fior di balletto, travolgente e passionale, ipnotico e seducente e il suo ritorno sulle scene per merito della Compagnia Antonio Gades, con Stella Arauzo, irresistibile Carmen, e Adrìan Galia, vibrante Don José, vuol essere un sentito omaggio alla grande arte del coreografo e ballerino spagnolo a quasi due anni dalla sua morte, avvenuta nel luglio del 2004. Creata da Merimée, resa immortale dalla musica di Bizet Carmen è l’immagine della donna libera, della bellezza mediterranea, della passione «caliente», del piacere sensuale, capace di amare senza inibizioni e di morire senza paura. In lei «eros» e «thanatos» convivono in perfetto equilibrio, ma non è eroina da tragedia greca, perché la morte non conduce alla catarsi, semmai può liberare dal desiderio, dall’impossibilità di lottare contro il destino. Merimée e Bizet, ma più il primo coi suoi tratti crudemente veristi, sono alla base di questa Carmen interamente ballata. Saura e Gades hanno reso la donna la Stella Arauzo, irresistibile gitana, e Adrìan Galia sono i protagonisti delle corografie di Antonio Gades protagonista assoluta, e «per danza s’intende ritmo, musica, movimento», sottolinea Carlos Saura. «Il nostro intento - continua il regista spagnolo - è stato quello di estrarre dalla nostra razza, dalle nostre caratteristiche, gli elementi che costituiscono Carmen e per questo motivo abbiamo utilizzato il ballo e il canto flamenco, senza tralasciare la meravigliosa partitura di Bizet, che anzi ci è servita da contrappunto». E a proposito di flamenco dice: «È qualcosa di meraviglioso. Mi affascina, non sembra vero che ci appartenga, che sia danza nostra, perché è come il jazz. Il flamenco si situa nel passato, nel presente e si proietta nel futuro. Si apre a nuovi ritmi e a nuove forme: è in costan- te evoluzione». E in Carmen il flamenco è scandito dal vivo dalla voce di «cantaores» autentici, «perché nel flamenco non si può utilizzare il playback». Carmen, la gitana incantatrice, saprà ancora una volta stordire il pubblico con uno sguardo assassino, con una gonna svolazzante, che un vorticoso passo di danza, distribuendo gioia di vivere e passione sullo sfondo di un’atmosfera incandescente, come quella della sua Spagna accecata dal sole. Osvaldo Scorrano In primo piano, Stella Arauzo in «Carmen» Il regista russo Andrei Kravchuk ha vinto con «The Italian» l’Ulivo d’Oro per il miglior film al Festival del Cinema Europeo. Il premio per la regia esordiente è stato attribuito a Vito Vinci per «Sandra Kristoff» In apertura, il divertente dj Vince Fontane annuncia un rock & roll e l’ingresso del protagonista maschile, Danny. Poi, applausi anche per la bionda e bella Sandy. Due atti, sei quadri diversi: la scuola, la camera di Marty, il garage, il campo sportivo, il drive in e il burger palace. Cambi rapidi, veloci con un susseguirsi di canzoni in italiano come Sandy, Sere d’estate (Summer nights), Magiche note (Those magic changes), Sono destinata a te (Hopelessly devoded to you), a cui si alternano brani di Chuck Berry, Elvis Presley e Little Richard. Interessanti anche le interpretazioni di Floriana Medici (Guarda qui c’è Sandra), di Francesco Guidi (Viva l’Hand Jive) e di Marco Vesica (Piango di notte). I due protagonisti, Flavio Montrucchio e Alberta Izzo tengono la scena con grande abilità, dimostrando talento non solo nel canto, ma anche nel ballo e la recitazione. LECCE - Un film russo per la terza volta consecutiva sul gradino più alto del podio del Festival del cinema europeo. Dopo Baboussia di Lidia Bobrova (2004) e My stepbrother Frankestein di Valery Todorovsky (2005), vince l’Ulivo d’oro The Italian di Andrei Kravchuk. Il regista nato nel ’62 a San Pietroburgo (allora Leningrado) ha convinto la giuria internazionale - presieduta da Moritz De Hadeln e composta dal regista albanese Ilir Butka e dalla regista salentina Sophie Chiarello - per la sua «delicata sensibilità poetica con cui affronta una drammatica problematica d’attualità». Il film, oltre a cinquemila euro, si aggiudica anche il premio Fipresci (giuria composta dai critici Violeta Kovacsics Grisola, Gerhard Midding, Cigdem Komurcuoglu) perché narra «una vicenda umana con sensibilità, coinvolgenti atmosfere e un maturo stile cinematografico». La miglior sceneggiatura è risultata quella di Fratricide del turco Ylmaz Arslan, «per il rigore con cui espone l’odio ancestrale fra due etnie costrette a convivere»; il premio speciale della giuria è andato a Lucy del tedesco Henner Winckler, film che «attraverso un’atmosfera coinvolgente ritrae l’esistenza di una giovane donna al confronto con la sua precoce maternità». La giuria nell’attribuire i suoi riconoscimenti ha aggiunto altri due premi a quelli già previsti dal regolamento, vale a dire, migliore cinematografia e miglior film esordiente. Nel primo caso ha vinto Live! dell’olandese Willem van de Sande Bakhuyzen, nel quale «lo sguardo mette in evidenza un soggetto complesso nella sua struttura dando all’immagine una voce di grande presenza visiva». Il premio al film esordiente è stato assegnato a Sandra Kristoff dell’italiano Vito Vinci, «un regista che nonostante i pochi mezzi a disposizione descrive con coraggio i delicati conflitti generazionali». Il Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani - presieduto da Laura Delli Colli - ha attribuito il premio al miglior attore europeo a Elisabetta Rocchetti per Keller dell’austriaca Eva Uthaler, «per la capacità di vivere con grande profondità espressiva e naturale intensità un ruolo complesso e dai molteplici toni». Si è così conclusa ieri la settima edizione della rassegna diretta da Alberto La Monica e Cristina Soldano. Il Festival quest’anno ha visto come protagonista dell’omaggio al cinema italiano Lucia Bosè, festeggiata con una mostra fotografica, una retrospettiva di alcuni suoi film e la pubblicazione della sua prima monografia critica. Per l’omaggio a cinema europeo, a 20 anni dalla scomparsa di Andrej Tarkovskij, la manifestazione ha presentato la retrospettiva dei suoi film e la mostra fotografica delle Polaroid scattate dal grande regista e presentate dal figlio Andrej T. Tarkovskij. Fra i protagonisti del cinema italiano intervenuti al festival per «Le giornate degli attori», ricordiamo Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno, Giammarco Tognazzi. Altri ospiti della manifestazione sono stati i registi Citto Maselli, Emidio Greco, oltre i numerosi autori provenienti da tutta Europa. Grande successo ha ottenuto la nuova sezione del Festival «Cinema euromediterraneo», dedicata questo primo anno al cinema albanese. Nicola Morisco Gloria Indennitate DANZA 2. La strepitosa fantasmagoria visiva di Pendleton per la Camerata a Bari Il sole,i fiori e la luna misteriosamente ballano nella «luce nera» del Momix Momix Dance Theatre in «Sun Flower Moon», regia e coreografia di Moses Pendleton. Bari, Teatro Piccinni al buio e nel buio, da profondità spaziali o da macroscopiche deformazioni della realtà fisica, il Momix ci propone la sua sempre coinvolgente e strepitosa fantasmagoria visiva, fatta di colore-suono choccante e di acrobazia mirabolante di corpi e forme nello spazio. Spettacolo inusuale, pressoché unico tra le proposte di teatro-danza sul mercato, è tornato a Bari al Piccinni nel cartellone della Camerata Musicale Barese il Momix Dance Theatre diretto da Moses Pendleton, con lo spettacolo «Sun Flower Moon», che il coreografo e creatore americano ha dedicato al 25° anniversario della nascita del Momix (1980), gruppo che è filiazione dal Pilobolus Dance Theatre, sempre una creatura D Una piramide formata dai danzatori del Momix, in scena al Piccinni di Bari per lo spettacolo «Sun Flower Moon», con le coreografie di Pendleton.Tutti i «tableaux» sono giocati al riverbero della «luce nera» con effetti ottici fantasmagorici di Pendleton, questo straordinario artista che iniziò la sua carriera nel Vermont da campione dello sci di fondo, prima che danzatore e acrobata e coreografo. Il sole, i fiori, la luna (come da titolo dato alla performance degli undici danzatori-acrobati dell’équipe del Momix) sono, in un certo senso, gli «ambienti» scenici in cui vengono collocate le evoluzioni, le apparizioni e scomparse, le modificazioni dei corpi e delle silouhettes che compongono i tableaux dello spettacolo. Nel buio che fronteggia gli spettatori, su un invisibile velario, si dilatano delle proiezioni di immagini, si compongono mutevoli scenografie: pianeti e sfere che si avvicinano e si allontanano, la circolarità di soli e lune gigantesche, ma anche il microdettaglio di petali, corolle di fiori che sembrano a volte inquietanti e mostruose. Appaiono all’interno di tutto questo dei corpi che fluttuano, nuotano, si scompongono e ri- compongono come parti di un universo misterioso in cui gli elementi della natura si inseriscono l’uno nell’ altro. Le musiche poi (collage dai Buddha Experience, da Brian Eno, Waveforme, Hans Zimmer e altre sonorità New Age) seguono puntuali la tecnica visiva e il movimento continuo della spazialità del Momix. La tecnica di cui si serve Pendleton in questo «Sun Flower Moon» è quella del «teatro nero»: immagini in movimento repentino e rotazioni ipnotiche, è la logica del caleidoscopio. I danzatori-operatori sono spesso invisibili, appaiono solo i partner che loro «sorreggono» negli esercizi e nelle evoluzioni; abiti, tute, elementi di costume disegnati a zone fosforescenti sotto la cosiddetta «luce nera» (effetto stroboscopico) permettono la creazione di veri e propri disegni in movimento, rapidissimi o lenti, sempre con effetto illusionistico impressionante. A fare la differenza, in quello che sarebbe altrimenti un mero insieme di tecnicismi ottici, di espedienti illuminotecnici e di effetti mirabolanti, è la straordinaria bravura degli interpreti, che mascherano del tutto se stessi e la loro ineguagliabile «fatica» di acrobati e danzatori, poi il senso generale di magia e di mistero che poeticamente si sprigiona da questa come da altre operazioni del Momix: come una finestra su un abisso di forme, colori, movimento e surreale diversità. Mondo di forme, possibilità e ritmi fascinosi, anche inquietanti, che la fantasia scenica del «Sun Flower Moon» spalanca davanti alla nostra visione, conscia o inconscia che sia. Grandissimo successo al Piccinni, con applausi intensi e numerose chiamate in ribalta per gli undici protagonisti sul finale, in questa serata della Camerata. Pasquale Bellini PRIMEFILM. «Firewall - Accesso negato», regia di Richard Loncraine MUSICAL. Con la regia di Saverio Marconi al Teatroteam Vertigine della sicurezza Uno stanco Harrison Ford in un debole personaggio FIREWALL - ACCESSO NEGATO. Interpreti: Harrison Ford, Paul Bettany, Mary Lynn Rajskub. Azione. Usa, 2006. è chi si va lamentando da qualche anno perché Harrison Ford sta scegliendo di figurare in pessimi film, come questo Firewall - Accesso negato. È vero, l’ex Indiana Jones (in procinto di ritornare nel quarto episodio della saga) non sembra brillare per i film che interpreta. Però, è anche giusto dire che non gli è mai importato granché il cinema, a meno di non essere diretto da registi che stimava. Ora, semplicemente, nella più completa indifferenza - come del resto Robert De Niro - sta decidendo di dedicarsi solo ai film confezionati, esclusivamente per ragioni di cachet. Per lui, insomma, la vita è ben altra cosa dal cinema. Ma anche la realtà e il senso dell’originalità sono ben altra cosa dal congegno narrativo di Firewall, dove l’anziano e dinamico Jack Stanfield (Ford, appunto) si trova con la famiglia a far fronte alle minacce del cattivo di turno, Bill Cox (Paul Bettany) che vuole trasferire un bel mucchio di soldi da una banca a varie sue società. Il perché è semplice: Jack è uno specialista di sistemi di sicurezza informatici per le banche, lavora per la Landrock Pacific Bank di Seattle, dunque un funzionario di alto livello che può permettersi uno stile di vita molto agiato con sua moglie Beth (Virgina Madsen). E una villa a strapiombo sull’Oceano, fatta apposta per ingenerare un tipo di vertigine e di presunta suspence di tipo hitchcockiano. Ovviamente questo tipo di film si fonda sul decorso serrato della vicenda, più che sulla credibilità complessiva (che peraltro è inesistente). Il guaio però, anche ragionando su puri parametri di astrazione della messa in scena, Firewall» rimescola più d’una minestra riscaldata a malapena. Nessuno sembra credere al personaggio che interpreta, a cominciare dal protagonista, che altre volte ha invece avuto l’indubbio merito di fornire prestazioni di valore grazie esclusivamente al suo sentirsi ed essere un’icona consolidata dell’immaginario collettivo avventuroso. Qui risulta solo stanco, non svagato o ironico. Più che per lui, dispiace per il regista Richard Loncraine che aveva diretto un ottimo e inquietante Riccardo III. Come può in pochi anni essersi ridotto a girare queste cosette può spiegarcelo solo il suo commercialista. C’ Anton Giulio Mancino Harrison Ford è il protagonista di «Firewall» IN BREVE Little Tony dimesso dall’ospedale Little Tony è stato dimesso dall’Ottawa Hospital dov’era stato ricoverato una settimana fa dopo avere accusato un attacco cardiaco sul palco de «La Contessa Banquet Hall». I sanitari considerano il cantante fuori pericolo, ma gli hanno consigliato di attendere un po’prima di tornare in Italia, come lo stesso Little Tony ha confermato ieri, dicendo di stare «molto meglio», ma di dover aspettare una ventina di giorni prima di fare un lungo viaggio aereo. Clint Eastwood, secondo film su Iwo Jima La storia di una sanguinosa battaglia raccontata da due differenti punti di vista: americano uno, giapponese l’altro. È la «par condicio» cinematografica di Clint Eastwood che dopo aver girato Flags of Our Fathers, attualmente in fase di post-produzione, sta ultimando le riprese del «gemello» che analizza la medesima storia nella prospettiva del popolo del Sol Levante: Red Sun, Black Sand. La trama di entrambe le pellicole ruota intorno alla vicenda dell’estenuante battaglia tra le truppe americane e giapponesi sull’isola di Iwo Jima, nel Pacifico. Nella battaglia, condotta sul finire della Seconda Guerra Mondiale, dal 19 febbraio al 26 marzo del 1945, persero la vita molti soldati americani e giapponesi. «Grease»:riluccica ancora l’amore di Danny e Sandy BARI - È poco usata ormai sui capelli, ma nei teatri la brillantina continua a luccicare a giorno. Nonostante il tempo sia passato inesorabilmente, il musical Grease continua a registrare un indomabile successo. La conferma arriva anche dal nuovo tour con un cast rinnovato, e dall’immancabile tappa al Teatroteam che anche questa volta incetta un tutto esaurito. Brillantina, amore, liti, divertimento e, soprattutto rock & roll: forse è proprio questa la formula del successo che da oltre trent’anni accompagna il musical scritto e musicato da Jim Jacobs e Warren Casey. Grease debuttò il 14 febbraio del 1972 all’Eden Theatre con un buon successo di pubblico ma non di critica. Successivamente il musical cominciò a girare nei teatri americani e, grazie alla coppia John Travolta e Olivia Newton-John, interpreti del film, arrivò il giusto riconoscimento internazionale. Da nove anni la Compagnia della Rancia mette in scena con successo la versione italiana del musical, che aveva già debuttato a Bari con altri intepreti. Diretto da Saverio Marconi con scene di Aldo De Lorenzo, i costumi di Zaira de Vincentiis e le coreografie di Franco Miseria dopo il consenso di pubblico e di critica con la prima versione interpretata da Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia e della coppia Simona Samarelli (pugliese) e Michele Canfora - il nuovo adattamento fa scoprire due nuovi e altrettanti bravi interpreti: Flavio Montrucchio (Danny) e Alberta Izzo (Sandy). Nel cast anche una pugliese, la conversanese Donatella Sgobba nel ruolo di Francie (Cha Cha nella precedente edizione). Il successo si è replicato anche stavolta, per merito del gruppo di giovani artisti che gareggiano sulla scena per mettere in mostra le loro qualità. Grease è uno spettacolo ormai collaudatissimo: la storia d’amore fra Danny e Sandy, quella tra Rizzo e Kenickie, le Pink Ladies e i T-Birds, la scintillante Grease Lightnin’ e i pigiama party, il ballo di fine anno, riescono sempre a catturare il pubblico. Oltre ai due protagonisti Montrucchio e la Izzo, nel ruolo di Danny Zuko impegna Floriana Medici (Rizzo), Francesco Guidi (Kenickie) e Marco Vesica (dj Vince Fontaine). Il cast è completato da altri quindici attori-cantanti e ballerini. Lo svela l’attrice americana, oggetto di insulti ed emarginazione Susan Sarandon:«Minacce di morte per le mie idee contro la guerra in Iraq» L’ attrice americana Susan Sarandon ha rivelato, nel corso di una intervista rilasciata al programma televisivo «Jonathan Dimbleby», sul canale britannico Itv, di essere stata minacciata di morte per la sua posizione contraria alla guerra in Iraq. L’attrice ha detto di essere stata insultata, oltre che da persone intervenute in programmi radiofonici o su giornali, anche da gente incontrata per strada. Pur ammettendo di non avere mai avuto realmente paura per la sua vita o per quella dei suoi cari (è sposata con l’attore Tim Robbins, anch’egli fortemente critico nei confronti delle scelte dell’ Amministrazione Bush), Susan Sarandon si è detta amareggiata per quanto è accaduto. La Saradon, lo scorso settembre, a Venezia per partecipare alla Mostra cinematografica, disse che negli Stati Uniti, se parli contro il governo, «non ti mettono dentro», ma «certo puoi essere emarginato e sentire cose molto sgradevoli su di te da persone che non ti conoscono. Se hai delle convinzioni, però, non ti puoi preoccupare di quello che ti succede dopo». TEATRO BARIUM U’ SPONZALIZZIE TEATRO PURGATORIO OGGI ore 18 Lo spettacolo più bello! di Bartolomeo Sciacovelli LIBRETTO MALASANITARIO con GIANNI COLAJEMMA Campione di cabaret 2003 - ULTIME RECITE - OGGI ore 21 ULTIMA REPLICA Via P. Colletta, 6 - BARI Tel. 080/561.72.64 - 347/845.63.48 Dal 13 maggio Franco Giordano & C. in una divertente commedia: «Chesse jè la vita» Prenotazioni Tel. 080/579.65.77 www.teatropurgatorio.it