RELAZIONE ILLUSTRATIVA DELLO STUDIO AMBIENTALE
4 COMUNI VERSO IL PARCO FLUVIALE DEL SARCA
COMUNE DI
ARCO
COMUNE
DI DRO
COMUNE DI
NAGO-TORBOLE
COMUNE DI
RIVA DEL GARDA
COMUNI CONSORZIATI
ATTRAVERSO CONVENZIONE
SOTTOSCRITTA IL 25 MAGGIO 2009
ENTE CAPOFILA
COMUNE DI ARCO
UFFICIO AMBIENTE
LA DIRIGENTE
dott.sa Cristina Bronzini
IL FUNZIONARIO REFERENTE
dott.sa Valeria Gallini
I PROGETTISTI
ing. Giuliano Trentini
dott.sa Micaela Deriu
arch. Paola Martini
dott. Giordano Fossi
SUPPORTO SPECIALISTICO
ing. Marco Monaci
dott. Lorenzo Betti
dott. Maurizio Odasso
CON IL CONTRIBUTO
DELLA PROVINCIA AUTONOMA
DI TRENTO
21 febbraio 2010
SA.01
VERSIONE
Via La Marmora 51, 50121 Firenze - tel/fax 055 584935 - [email protected] - www.studioelementi.it
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
SOMMARIO
1
Ambito spaziale dello studio
5
6.2
2
Carta dell'uso del suolo
7
6.3
6.4
3
Censimento e analisi delle opere idrauliche
9
3.1
3.2
3.3
4
5
9
12
13
7
Inquadramento normativo e pianificatorio
Inquadramento normativo del Parco Fluviale
Distretto agricolo del Garda Trentino
Acque pubbliche e opere idrauliche
La gestione del patrimonio ittico e della pesca
Piano Generale di Utilizzazione delle Acque
Pubbliche
Analisi qualitativa e quantitativa delle acque
6.1
Introduzione
17
22
23
24
7.4
7.5
8
35
35
Documentazione storica antica
Il progetto di rettifica del 1883
L'evoluzione del dopo guerra
Conclusioni
Bibliografia
41
41
42
42
43
44
51
51
Analisi dello stato di conservazione dei popolamenti
ittici
53
8.1
31
Introduzione
Inquadramento
Rilievo dell'evoluzione storica dell'alveo
7.3.1
7.3.2
7.3.3
17
8.2.2
8.2.3
8.3
8.4
8.5
Caratterizzazione geomorfologica del Fiume Sarca 41
7.1
7.2
7.3
Perimetrazione delle aree demaniali e di proprietà
pubblica
15
5.1
5.2
5.3
5.4
5.5
6
Censimento delle opere lungo la Sarca
Gli interventi a carico del reticolo minore
Impatti ambientali delle opere
Inquadramento dello sfruttamento della risorsa
idrica
35
Grado di alterazione del regime idrologico
36
Analisi dello stato di conservazione qualitativo delle
acque
37
Comunità ittica: stato di riferimento
8.1.1
8.1.2
8.2
L’assetto biotipologico e ittiofaunistico naturale
Popolamento ittico naturale e originario
Popolamento ittico attuale
8.2.1
Aspetti qualitativi e rapporti numerici tra i taxa
3
53
53
54
55
56
9
Immissioni ittiche e semine di ripopolamento
59
Composizione quantitativa dell’ittiocenosi e status delle
popolazioni
60
Analisi dell’attività alieutica e del prelievo ittico
81
Considerazioni conclusive sullo stato dell'ittiofauna
84
Bibliografia
85
Analisi dello stato di conservazione degli ecosistemi
terrestri perifluviali
87
9.1
9.2
9.3
9.4
9.5
9.6
9.7
9.8
Introduzione
Posizione rispetto alla Rete Natura 2000
Inquadramento ambientale e fitogeografico
Flora
Vegetazione potenziale
Vegetazione attuale
Fauna
Relazioni ecologiche e dinamiche in atto
101
9.9 Considerazioni conclusive
101
9.10 Bibliografia
102
87
87
88
91
91
92
99
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
1 AMBITO SPAZIALE DELLO STUDIO
Il presente studio, viene sviluppato a supporto della
progettazione del “Parco Fluviale del Sarca” promossa dalle
Amministrazioni dei comuni di Arco, Dro, Nago Torbole e
Riva del Garda.
Il tratto di fiume ricompreso nei territori di questi comuni si
estende dalla foce nel Lago di Garda fino a poco a monte del
ponte sulla SS 45bis in località Maso del Gobbo, rimanendo
esclusi un tratto di fiume esteso per più di mezzo chilometro
a monte dell'abitato di Pietra Murata che ricade nel territorio
del Comune di Lasino, e la restante porzione di fiume che si
estende per 1,5 km fino a giungere alla gola del Limarò, che
ricade nel territorio dei comuni di Lasino e Calavino.
Per la comprensione dei fenomeni e delle problematicità è di
fondamentale importanza estendere lo studio su di un tratto
fluviale coerente e continuo. Per tale motivo tutte le analisi
sono state sviluppate su di un ambito territoriale che si
estende dalla foce a lago fino all'uscita del fiume dal Limarò,
al di là dei limiti amministrativi.
Per quanto poi, si stia lavorando nel Basso Sarca, lungo un
tratto di fiume che si sviluppa per 23,8 km non si può
dimenticare che a monte si sviluppa un bacino di quasi 1.000
kmq e un'asta fluviale estesa per altri 56,3 km, fino al Lago di
Nambino, e che molte delle problematiche che impattano sul
tratto di Fiume su cui viene sviluppato il progetto si originano
ben più a monte.
5
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
2 CARTA DELL'USO DEL SUOLO
169 ha
In relazione al territorio del futuro Parco fluviale è stata
redatta una carta dell'uso del suolo (tavola SA.03).
Sono state individuate le seguenti categorie di uso del suolo:
1. aree agricole;
10 ha
29 ha
390 ha
5 ha
6 ha
2. aree boscate
3. fasce di vegetazione riparia
4. fiumi e laghi
184 ha
5. scarpate di origine antopica e praterie
6. aree rocciose (comprendenti anche marocche, ghiaioni e
spiagge)
aree agricole
aree boscate
fasce riparie
aree rocciose e
sabbiose
rupi boscate
aree urbanizzate
e strade
scarpate
8. aree urbanizzate e strade.
Illustrazione 1: Distribuzione dell'uso del suolo esternamente
al corridoio fluviale entro una distanza di 200m dall'asse del
fiume.
In Illustrazione 1 è riportata la distribuzione dell'uso del suolo
eccezione in destra orografica il tratto che si estende da
Esternamente al corridoio fluviale (ovvero esternamente a
Prabi a valle fino alla zona industriale in località Prà de la
cigli di sponda e piede d'argine) fino a una distanza di 200 m
fam; in sinistra orografica il tratto prospicente l'abitato di
dall'asse del Fiume.
Mogno e, in comune di Torbole, quello a valle della centrale
L'analisi dell'uso del suolo mostra come il Basso Sarca sia
idroelettrica; infine il tratto focivo a valle della SS n. 240; in
un territorio ampiamente antropizzato, nel quale piccoli centri
questi abitazioni e infrastrutture si spingono fino sul ciglio di
abitati inframezzano aree agricole intensive coltivate per lo
sponda o al piede del rilevato arginale.
più a frutteto o vigneto. Solo l'area delle Marocche si può dire
È immediato osservare come il fiume si interfacci con aree
selvaggia, ma anche qua lo stretto corridoio entro cui scorre
naturali per meno di un quarto, e che per lo più si interfacci
la Sarca vede la presenza di un importante arteria stradale
con aree agricole.
7. rupi boscate
(SS n. 45bis) e di vari nuclei abitati. Per lo più, comunque, le
sponde del fiume si interfacciano con le aree agricole e i
nuclei abitati rimangono ad una certa distanza. Fanno
7
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
3 CENSIMENTO E ANALISI DELLE OPERE IDRAULICHE
tratti è dovuta principalmente al fatto che, per condizioni
Difese longitudinali in sponda sinistra
orografiche, è proprio in sinistra che il fiume lambisce, per
lunghi tratti, aree ad elevata naturalità: le Marocche di Dro a
3.1 Censimento delle opere lungo la Sarca
monte e le pendici del Monte Corno (Brossera) a valle.
Tramite rilievi sul campo e con l'ausilio di GPS e foto aree è
La realizzazione di opere arginali ha interessato le due
stato condotto un censimento delle opere idrauliche che
estremità del tratto di fiume in esame: dall'uscita della Forra
interessano l'asta del Fiume Sarca e dei suoi principali
del Limarò fino a poco valle l'abitato di Pietramurata e poi da
affluenti.
valle la zona industriale di Arco di Prà de la fam fino alla foce
Le opere censite sono rappresentate nella tavola “SA.04
nel Garda.
Carta del reticolo idrografico e delle opere idrauliche”.
Gli interventi di difesa dall'erosione sono distribuiti lungo tutto
Le opere presenti ad oggi lungo la Sarca sono il risultato di
il corso del fiume con tipologie variegate:
secoli di intervento mirato ad impedire la spontanea dinamica
1.
2.
3.
4.
del fiume a muoversi nel fondo valle, prevenendo con ciò
l'erosione di aree agricole ed urbanizzate (si vedano a
questo proposito anche le valutazioni della caratterizzazione
geomorfologice riportate al capitolo 7).
muri a secco di realizzazione storica,
scogliere a secco,
scogliere cementate,
sponde difese da paramenti in cemento armato
variamente rivestiti,
5. muri a retta in cemento armato variamente rivestiti.
costruttive; per queste, però, la caratteristica essenziale ai
alcune aree del fondovalle dalle inondazioni, che ha portato
fini del presente studio ambientale è il loro impatto sulla
alla realizzazione di vari tratti di opere arginali.
continuità longitudinale dell'ambiente acquatico:
Infine, le opere di rettifica del fiume e l'impatto delle
1. soglie, che non si elevano dal fondo;
realizzare varie briglie lungo il fiume per contrastare la
tendenza all'incisione dell'alveo che, comunque, si è
manifestata in modo significativo.
Su 23 chilometri di sviluppo complessivo del tratto di fiume in
7145
2296
629
3695
4132
Argine
Muro a retta in
c.a.
Muro a secco
tradizionale
Sponda in scogliera cementata
Sponda in
scogliera sciolta
Sponda senza difese
Sponda con paramento in c.a.
Difese longitudinali in sponda destra
Anche le opere trasversali si presentano con varie tipologie
In un secondo momento è intervenuta l'esigenza di difendere
sottensioni idroelettriche ha portato alla necessità di
5263
3421
7084
3452
2. briglie, caratterizzate da una più o meno grande
2589
elevazione dal fondo;
146
707
3. briglie lungo le quali sono stati realizzati passaggi per
7255
l'ittiofauna;
studio, i tratti di sponda privi di difese e, quindi, con un
4. rampe in massi, nelle quali il dislivello viene superato non
assetto prossimo alla naturalità sono solo il 30% in sinistra
con un salto verticale ma in modo continuo senza
idrografica e il 10% in destra. Questa asimmetria tra i due
costituire ostacola al passaggio dell'ittiofauna;
9
Argine
Muro a retta in
c.a.
Muro a secco
tradizionale
Sponda in scogliera cementata
Sponda in
scogliera sciolta
Sponda senza difese
Sponda con paramento in c.a.
Illustrazione 2: Incidenza delle diverse tipologie di difese
longitudinali lungo la Sarca.
5. sbarramenti del fiume finalizzati alla derivazione di
acqua.
In tutto sono state censite 23 opere trasversali.
tipologia
opera
soglie
TRAV.005 TRAV.006 TRAV.007 TRAV.009
TRAV.010 TRAV.019
briglie
TRAV.008 TRAV.012 TRAV.015 TRAV.017
TRAV.017bis TRAV.021
briglie con passaggio
TRAV.001 TRAV.003 TRAV.004 TRAV.011
rampe
TRAV.002 TRAV.013 TRAV.014
sbarramenti di
derivazione
TRAV.016 TRAV.018 TRAV.020
Tabella 1: Classificazione per tipologia delle opere trasversali censite.
Illustrazione 5: Esempio di traversa in scogli cementati, poco
emergente dal fondo alveo (TRA.006).
Illustrazione 3: Briglia della centrale idroelettrica di Torbole
(TRAV.001); in sponda destra è stato realizzato un
passaggio per pesci che però si sta rivelando poco efficacie.
Illustrazione 4: Rampa in massi realizzata in uscita
dell'attraversamento delle Marocche di Dro (TRAV.014).
Illustrazione 6: Briglia presso la ex presa della Fita di Arco in
Località Malapreda (TRAV.011) su cui è stata realizzata una
rampa in massi a bacini successivi per permettere il
passaggio dell'ittiofauna.
Illustrazione 7: Opere di sbarramento e derivazione in
corrispondenza della centrale idroelettrica di Fies
(TRAV.016) che alimenta la centrale idroelettrica di Dro.
10
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
Illustrazione 12: Tratto di scogliera a secco in sponda sinistra
all'altezza della zona industriale di Arco (SX.020).
Illustrazione 13: Scogliera cementata in destra a monte del
ponte di Arci (DX.025).
Illustrazione 8: Muro spondale in sinistra orografica a valle
del ponte di Arco (SX.016).
Illustrazione 9: Tratto di scogliera a secco in sponda destra
nel tratto di attraversamento delle Marocche (DX.007).
Illustrazione 10: Scogliera cementata in sinistra a valle della
passerella ciclopedonale di Arco in Loaclità Moletta
(SX.015).
Illustrazione 11: Muro spondale in sinistra orografica a valle
del ponte della ex statale a Dro (SX.010).
11
3.2 Gli interventi a carico del reticolo minore
Il Basso Sarca, oltre che dal fiume omonimo, è attraversato
da una fitta rete di corsi d'acqua e di canali a scopo irriguo e
industriale.
Gli elementi principali di questo reticolo idrografico sono tutti
quasi per intero pesantemente artificializzati, ridotti a
cunettoni in cemento armato, a volte pensili.
Il reticolo idrografico minore chiaramente naturale in diretta
relazione con il fiume include:
Illustrazione 14: Sponda difesa da paramento in cemento
armato e pietrame a vista, in destra in corrispondenza della
zona industriale di Arco (DX.034).
Illustrazione 15: Vista verso monte dal ponte della statale dei
rilevati arginali che in destra e sinistra limitano l'alveo del
fiume a valle della centrale idroelettrica di Torbole (SX.027 e
DX.038).
•
•
•
•
•
•
Rimone Nuovo
Rimone Vecchio
Rio Salagoni
Rio Piociosa
Rio Patone
Rio Salone (e i suoi affluenti)
A questi vanno aggiunti tratti del sistema delle fitte, che
ricevono acqua ad uso irriguo ma che, anche, drenano
acqua dalla falda e la cui identità di canale naturale o
artificiale non è certa.
I corsi d'acqua elencati hanno uno sviluppo lineare
complessivo (sul solo fondo valle) di poco meno di 16 km; di
questi solo poco più di 4 km non hanno difese spondali di
sorta. Praticamente solo Rimone Vecchio, Rio Piociosa e Rio
Patone non hanno difese spondali, anche se questi secondi
due sono fortemente degradati.
Illustrazione 16: Esempio di muro spondale storico in pietra,
in destra, a monte del ponte della vecchia statale a Dro
(DX.012).
Illustrazione 17: Vista verso valle dal ponte di Maso Gobbo
del tratto di Sarca chiuso tra argini a monte di Pietramurata
(SX.003 e DX.002).
12
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
1209,71
4269,22
6157,95
4294,57
sponde in terra
sponde artificiali
cunettone
pensile
Illustrazione 18: Incidenze delle diverse tipologie di opere di
difesa sul reticolo idrografico minore del Basso Sarca più
direttamente in relazione con la Sarca.
3.3 Impatti ambientali delle opere
La maggior parte delle opere longitudinali presenti lungo la
Illustrazione 19: Tratto terminale del Rio Salone, con sponde
in scogliera.
Illustrazione 20: Tratto intermedio del Rio Salone ridotto a
cunettone in cemento armato.
Sarca, sono mascherate dietro o sotto una cortina di
vegetazione; nonostante ciò il loro impatto ambientale è non
trascurabile.
ripidezza della sponda usualmente associata a tutti questi
interventi, che determina:
• il condizionamento pesante della fascia di vegetazione
che
veda a questo proposito lo studio sullo stato di
conservazione della vegetazione riparia al paragrafo 9.6);
Il principale fattore di impatto è legato alla eccessiva
riparia,
circostante, perché sponde così alte e ripide sono
si
sviluppa
eccessivamente
stretta
e
semplificata rispetto al suo potenziale sviluppo naturale (si
• nei casi estremi, ma molto frequenti, di cementificazione
invalicabili da un'ampia porzione di fauna terrestre e
anfibia che, invece, avrebbe necessità di potersi muovere
liberamente tra alveo e territorio circostante.
della sponda (quindi per tutte le tipologie censite con la
I rilevati arginali accentuano ancora di più questa cesura tra
sola
sciolti)
alveo e territorio circostante; sono da distinguere la
l'impedimento della vegetazione ad attecchire alla sponda,
situazione a valle della centrale di Torbole in cui i rilevati
quantomeno, alla sua porzione inferiore;
sono tanto prossimi da impedire lo sviluppo di qualunque
• la
esclusione
sconnessione
della
scogliera
ecologica
13
in
dell'alveo
massi
dal
territorio
parvenza di ecosistema naturale, da ciò che si riscontra a
monte dell'abitato di Pietramurata in cui la distanza tra gli
In relazione alle opere lungo il reticolo idrografico minore si
argini ha permesso l'insediarsi di una ricca vegetazione
possono sviluppare il medesimo tipo di valutazioni. C'è una
riparia.
necessità fondamentale di rendere l'alveo di questo reticolo
Ai fini di una corretta valutazione delle possibili prospettive
capace di far defluire fino alla Sarca le portate liquide ma,
progettuali del Parco fluviale è fondamentale sottolineare
soprattutto, i sedimenti che arrivano dai versanti (Rio
come le tipologie di opere trasversali fin'ora realizzate sulle
Salagoni, Rio Ir, Rio Salone), che viene perseguita con la
sponde della Sarca non sono ineluttabili e non discendono
soluzione tecnica che minimizza l'ingombro dell'alveo, a
unicamente da valutazioni di tipo tecnico. C'è necessità di
discapito della naturalità dello stesso.
realizzare
opere
così
impattanti
principalmente
come
conseguenza della scelta (implicita, non dettata da alcuna
pianificazione o legge, ma frutto) di adottare soluzioni
tecniche che consentano di minimizzare la superficie
occupata dalle sponde e dagli alvei fluviali, al fine di
massimizzare lo sfruttamento agricolo ed economico dei
territori (scarsi) di fondovalle. Segno di questa impostazione,
culturale prima che tecnica, sono le svariate di superfici
demaniali escluse dall'ambito fluviale a seguito della
realizzazione delle opere di difesa spondale (si veda il
capitolo successivo 4).
Sponde meno ripide e alvei meno ristretti, necessitano di
difese spondali meno pesanti e costose il cui effetto di
stabilizzazione può essere affidato, in misura non marginale,
alla stessa vegetazione spondale, con benefici effetti anche
in termini di riqualificazione della funzionalità ecologica del
corridoio fluviale e di salvaguardia della risorsa idrica.
Le opere trasversali hanno un impatto principalmete a carico
dell'ecosistema acquatico e dei popolamenti ittici, in
relazione ai quali si parla nel successivo capitolo 8).
14
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
4 PERIMETRAZIONE DELLE AREE DEMANIALI E DI
PROPRIETÀ PUBBLICA
Lungo il territorio attraversato dal Fiume Sarca è stato
condotto un rilievo delle aree di proprietà pubblica,
includendo
fra
queste
le
aree
di
proprietà
delle
amministrazioni comunali di Dro, Arco e Nago–Torbole, il
Demanio Acque Pubbliche1, più le aree di proprietà dei
consorzi irrigui e di miglioramento fondiario esistenti sul
territorio:
1. Consorzio Oltresarca di miglioramento fondiario ed
irriguo;
2. Consorzio miglioramento fondiario “Fitta Romarzollo”;
3. Consorzio miglioramento fondiario “Fitta Arco”;
4. Consorzio miglioramento fondiario “Dro Ceniga”
5. Consorzio irriguo e miglioramento fondiario “Dro”
6. Consorzio “Fitta Pattone”.
Il risultato del rilievo è riportato nella tavola “SA.05 – Carta
delle aree di proprietà pubblica”. Nella lettura della carta è di
fondamentale importanza tenere conto del fatto che la
riproiezione delle mappe catastali nel medesimo sistema di
riferimento geografico della Carta Tecnica Provinciale non è
perfetto, a causa dell'origine storica del catasto. Questo
causa uno sfalsamento inevitabile tra le due cartografie.
Nella tavola in questione è stato tracciato anche il limite del
corridoio fluviale come individuabile sull'ortofoto del 2006,
inteso come lo spazio che sta entro i cigli di sponda e il piede
esterno
dei
rilevati
arginali.
Questa
sovrapposizione
evidenzia aree in cui il demanio del fiume Sarca deborda
dall'attuale alveo, e per le quali si possono prospettare azioni
1 Per il quale, in Trentino, la dicitura formale è “PAT – Bani demaniali –
Ramo acque”.
15
progettuali per reintegrarle a tutti gli effetti nella dinamica
fluviale.
Le aree di dimensione significativa individuate sono le
seguenti:
1. a Linfano, sponda sinistra, di fronte alla porzione più a
valle dell'area industriale di Arco: 0,49 ha;
2. a Linfano, sponda sinistra, di fronte alla porzione più a
monte dell'area industriale di Arco: 0,24 ha;
3. a Prabi, sponda sinistra, di fronte alla piscina comunale
di Arco: 0,56 ha;
4. a Prabi, sponda sinistra, di fronte al campeggio di Arco:
0,81 ha;
5. a Dro, sponda destra, tra i ponti della statale vecchia e
nuova, due aree: 0,28 ha e 0,24 ha;
6. alle Marocche, sponda destra, a cavallo della
pescicoltura: 0,42 ha;
7. a monte della confluenza del Rimone vecchio, sponda
destra, due aree: 0,56 ha e 0,24 ha.
In conseguenza dell'evoluzione planimetrica subita dall'alveo
negli ultimi due secoli, sono anche frequenti i casi in cui
particelle nominalmente di proprietà privata si trovano ora
all'interno
di
quello
che
oggi
è
inequivocabilmente
riconoscibile come alveo della Sarca.
16
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
5 INQUADRAMENTO NORMATIVO E PIANIFICATORIO
5.1 Inquadramento normativo del Parco Fluviale
Il primo riferimento normativo ai Parchi Fluviali era contenuto
nella variante al Piano Urbanistico Provinciale (PUP) del
2000 (LP 7 agosto 2003, n. 7).
Nella “Relazione Illustrativa” in rapporto alle problematiche
della tutela paesaggistico-ambientale (Parte prima, Capitolo
5) si specificava come:
[…] all'interno dell'area di tutela ambientale è stata poi
introdotta un'ulteriore specificazione, indicando, agli
strumenti di pianificazione subordinata, quei territori
che per le loro caratteristiche si prestano alla
realizzazione di parchi fluviali. Dato l'interesse
strategico sotto il profilo ambientale di queste realtà
territoriali, si è individuata anche una specifica
articolazione dei criteri di tutela attraverso cui saranno
valutati gli interventi che interessano l'ambito dei
previsti parchi fluviali, al fine di preservarne le
caratteristiche ambientali fondamentali.
Cartograficamente, nelle tavole del sistema ambientale
venivano
[…] indicate con appropriata simbologia le fasce in cui i
PRG comunali potranno individuare e regolamentare i
parchi fluviali.
La “Relazione Illustrativa” aveva un'appendice (la R) che
titolava “Elenco dei tratti di fiume individuati dal PUP come
parchi fluviali e criteri per la loro tutela”. Tra questi veniva
indicato anche il Fiume Sarca nel tratto compreso tra la
confluenza del Rimone Vecchio (Dro) ed il ponte ciclo–
pedonale sul Sarca a Prabi (Arco).
Citiamo integralmente il testo dell'appendice:
Sono individuati in cartografia ed elencati nella
seguente tabella i tratti di fiume che vanno considerati
zone preferenziali per la costituzione, mediante
l'individuazione puntuale nei PRG comunali, di parchi
fluviali, in relazione alle loro caratteristiche
morfologiche,
idrologiche,
paesaggistiche
ed
ambientali, con le seguenti finalità:
- protezione del suolo e del sottosuolo, della flora, della
fauna e dell’acqua;
- protezione e valorizzazione del bacino idrografico
nella sua funzione di risorsa idropotabile;
- tutela, mantenimento, restauro e valorizzazione
dell’ambiente naturale, storico, architettonico e
paesaggistico - considerato nella sua unitarietà e nelle
sue connessioni urbanistiche con il restante territorio e recupero delle parti eventualmente alterate;
salvaguardia
delle
specifiche
particolarità
antropologiche,
idrogeologiche,
geomorfologiche,
vegetazionali e zoologiche;
- fruizione a fini scientifici, culturali e didattici;
- promozione delle attività economiche tradizionali,
turistiche e di servizio compatibili con l’esigenza
primaria della tutela dell’ambiente naturale e storico;
- promozione e disciplina delle funzioni di servizio per il
tempo libero e di organizzazione dei flussi turistici.
Nei tratti individuati schematicamente – e da cui vanno
comunque esclusi gli abitati esistenti con le immediate
pertinenze, le aree urbanizzate e quelle attualmente
considerate tali negli strumenti di pianificazione
urbanistica, le aree produttive del settore secondario e
quelle perimetrate dal piano provinciale per utilizzo
delle sostanze minerali – , al fine di evitare interventi
contraddittori con le specifiche normative da prevedere
nei PRG, gli interventi ricadenti in una fascia di 150
metri a partire da ciascuna riva dovranno conformarsi ai
criteri di conservazione, recupero naturalistico e
valorizzazione ambientale.
In questa fascia valgono i criteri per l’esercizio della
tutela ambientale lungo le rive dei fiumi e dei torrenti
(appendice B 2.8); ma data la particolare destinazione
prevista, ferma restando l’opportunità di scoraggiare
l’apertura di accessi nuovi in località tuttora preservate
delle rive stesse, da sempre isolate e senz’altro da
17
proteggere nel loro isolamento, è eventualmente
consentita una rete di percorsi d’accesso al corso
d’acqua per migliorare una fruibilità delle aree spondali
con lo scopo di favorire la valorizzazione culturale e la
conoscenza dell’ambiente fluviale e delle sue
dinamiche biologiche.
Si tratta di favorire un uso nettamente distinto rispetto
ad altre tipologie di valorizzazione assimilabili a quella
dei parchi urbani, evitando estese aree pic-nic, aree
gioco, piste ciclabili, ecc., meglio definibili come aree
attrezzate in ambito fluviale, la cui compatibilità
ambientale può essere eventualmente verificata
nell'ambito di appositi piani attuativi dei parchi fluviali.
Le Norme di Attuazione non contenevano alcuna particolare
indicazione per i parchi fluviali.
La successiva evoluzione normativa avviene nel 2007, con
l'approvazione della Legge provinciale sulle foreste e sulla
protezione della natura (LP 23 maggio 2007 n. 11).
In base alla legge, la rete delle aree protette provinciali
prevede le seguenti tipologie (art. 34):
• la rete ecologica europea "Natura 2000" (di cui fanno
parte i seguenti SIC: Lago di Toblino, Marocche di Dro,
Monte Brento, Bus del Diaol, Monte Brione);
• i parchi naturali provinciali;
• le riserve naturali provinciali (di cui fanno parte le riserve:
Lago di Toblino, Marocche di Dro, Monte Brione);
• le riserve locali (di cui fanno parte le riserve “Le Gere” e
“Ischia di Sopra” situate lungo il fiume Sarca nel comune
di Dro);
• le aree di protezione fluviale individuate e disciplinate dal
PUP;
• Le reti di riserve.
Come si vede non è esplicitamente prevista la tipologia del
parco fluviale.
Le riserve locali sono così definite (art. 34, comma 1, punto
comuni, rispondono a requisiti territoriali
riconoscimento di parchi naturali locali
per
il
alcuni territori, tra cui alcuni fiumi e tra questi il Sarca.
Quindi, in definitiva, per la LP n. 11/2007 il parco fluviale non
d):
è altro che una rete di riserve/parco naturale locale che si
[sono] costituite da territori di limitata estensione
d'interesse comunale, gestite ai fini della conservazione
dei loro caratteri e dei loro contenuti morfologici,
biologici ed ecologici, o da altre zone di rilevanza
locale, ambientale, paesaggistica, storica e culturale
che si prestano a una valorizzazione che non ne
pregiudichi la conservazione;
sviluppa lungo un fiume.
Rispetto alla definizione nella variante al PUP del 2002, è
scomparsa la delimitazione spaziale (ora è tutto il fiume
Sarca a vedersi riconosciute le caratteristiche per l'istituzione
La rete di riserve (art. 34, comma 1, punto f) è costituita da
aree protette esterne a parchi naturali provinciali o nazionali
del parco) e sono più puntualmente definiti requisiti e
modalità per la loro costituzione.
L'individuazione, la delimitazione, l'istituzione e l'eventuale
nel caso in cui rappresentino sistemi territoriali che, per
valori
naturali,
scientifici,
storico-culturali
e
paesaggistici di particolare interesse, o per le
interconnessioni funzionali tra essi, si prestano a una
gestione unitaria, con preminente riguardo alle
esigenze di valorizzazione e di riqualificazione degli
ambienti naturali e seminaturali e delle loro risorse,
nonché allo sviluppo delle attività umane ed
economiche compatibili con le esigenze di
conservazione.
revisione delle riserve locali (art. 35, comma 5)
[…] sono disposte dai comuni interessati nell'ambito
della procedura di definizione e di approvazione dei
loro strumenti urbanistici, che definiscono anche i
relativi vincoli di tutela.
La rete di riserve è attivata (art. 35, comma 6)
Ad una rete di riserve (si badi bene, non ad una singola area
protetta)
la
Giunta
provinciale
può
attribuire
la
denominazione di parco naturale locale (art. 48, comma 1)
qualora nel piano di gestione sia dimostrato il
soddisfacimento dei requisiti territoriali e naturali minimi
indicati dalla Giunta provinciale.
Quali siano in generale questi criteri non è stato ancora
stabilito, però (art. 48, comma 2)
in relazione alle iniziative già avviate da parte dei
18
[…] su base volontaria attraverso accordi di programma
tra i comuni interessati e la Provincia. Negli accordi di
programma i comuni possono, con decisione unanime
in tal senso, coinvolgere le comunità territorialmente
interessate. Ferme restando le responsabilità e il ruolo
dei comuni e delle comunità, partecipano all'accordo di
programma anche l'Agenzia provinciale delle foreste
demaniali […] e le amministrazioni separate dei beni di
uso civico territorialmente interessate.
Questo accordo di programma (art. 47, comma 1)
[…] individua nei comuni o loro forme associative o
nella comunità il soggetto responsabile per la
conservazione delle riserve in essa comprese e per la
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
predisposizione del piano di gestione.
La rete di riserve/parco naturale locale è gestita attraverso
un piano di gestione; questo piano di gestione deve anche
comprendere le misure di conservazione previste dalla legge
per ogni sito della rete "Natura 2000", riserva naturale
provinciale, riserva naturale locale che compongono la rete
(art. 47, comma 2).
Il piano di gestione della rete di riserve/parco naturale locale
è approvato dalla Giunta provinciale con le modalità e le
proprietà fondiaria;
c) la definizione degli obiettivi di conservazione, delle
misure attive, delle priorità d'intervento e dei criteri di
esecuzione idonei a conseguirli;
d) l'armonizzazione delle eventuali proposte di
valorizzazione didattico culturale con gli obiettivi di
gestione;
e) l'individuazione degli indicatori più idonei a
descrivere lo stato di conservazione e ad attuare le
strategie di monitoraggio;
f) la definizione delle eventuali misure di conservazione
specifiche;
g) la durata del piano.
procedure definite dal regolamento contenuto nel Decreto del
In conseguenza dell'entrata in vigore di questa norma, nella
Presidente della Provincia 3 novembre 2008, n. 50-157/Leg.
variante al PUP del 2008 (LP 27 maggio 2008, n. 5)
In sostanza, questo regolamento prevede (art. 11) che il
scompare una definizione autonoma dei parchi fluviali.
piano di gestione debba essere prima adottato e poi essere
Nella “Relazione Illustrativa” in rapporto alle reti ecologiche e
approvato dalla Giunta provinciale dopo essere stato messo
ambientali (paragrafo 9.4.1) è scritto:
a disposizione del pubblico per eventuali osservazioni, per
un periodo di trenta giorni; durante la procedura di
approvazione i comuni
[…] sospendono ogni determinazione sulle domande di
concessione o sulle denunce di inizio attività relative
agli interventi che possono comprometterne o renderne
più gravosa l'attuazione, individuati con l'atto di
adozione del progetto di piano medesimo.
Il medesimo regolamento, all'art. 12 definisce anche gli
elementi essenziali che devono caratterizzare il piano di
gestione:
a) la descrizione delle caratteristiche fisiche e
biologiche dell'area nonché dei valori culturali,
paesaggistici e socio-economici riferibili allo stessa e
agli ambiti territoriali circostanti;
b) la cartografia di base riportante almeno i seguenti
tematismi: uso del suolo, assetto vegetazionale,
emergenze faunistiche e vegetali, distribuzione della
[...] una rete importante è quella costituita dalle aree di
protezione fluviale, che - sulla base dei contenuti del
piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche in
tema di ambiti fluviali di interesse ecologico e delle
previsioni di aree di protezione fluviale o di parchi
fluviali dei piani regolatori, laddove si sono adeguati alla
variante 2000 al PUP - tende ad assicurare fasce di
naturalità lungo le principali aste fluviali […] I piani
territoriali delle comunità e i piani regolatori
approfondiscono le tematiche delle aree di protezione
fluviale, integrando, ove necessario per rispondere a
esigenze di continuità, le forme di protezione già
istituite dalle norme di settore: in particolare definiscono
le misure di disciplina, in coerenza con gli obiettivi del
PUP e in accordo con i criteri dettati dal piano generale
di utilizzazione delle acque pubbliche, secondo principi
di sicurezza idraulica, continuità e funzionalità
ecosistemica, qualità e fruibilità paesistica.
Le Aree di protezione fluviale sono regolamentate dall'art. 23
delle Norme di Attuazione, che riportiamo integralmente:
19
1. La tavola delle reti ecologiche e ambientali individua
le aree di protezione fluviale poste lungo i corsi d'acqua
principali meritevoli di tutela per il loro interesse
ecologico e ambientale, anche sulla base degli ambiti
fluviali d'interesse ecologico del piano generale per
l'utilizzazione delle acque pubbliche, da disciplinare e
valorizzare secondo principi di continuità e naturalità.
2. I piani territoriali delle comunità delimitano le aree di
protezione fluviale, tenuto conto delle complessive
esigenze di assetto territoriale, e ne dettano la
disciplina d'uso secondo principi di sicurezza idraulica,
continuità e funzionalità ecosistemica, qualità e fruibilità
ambientale, tenuto conto dei criteri previsti dal piano
generale per l'utilizzazione delle acque pubbliche.
3. I piani regolatori generali possono specificare
ulteriormente le prescrizioni da osservare per la
conservazione e valorizzazione ambientale delle aree
poste lungo i principali corsi d'acqua.
Sia il PRG del Comune di Arco che quello del Comune di Dro
identificano delle aree a parco fluviale.
Il PRG di Arco, già nella redazione originaria del 1997, in
seconda adozione introduceva l'art. 61 bis “Area di
protezione del Parco Fluviale”, la cui finalità era dettata
(comma 2)
[…] dalla necessità di tutelare e valorizzare i siti agricoli
lungo il Fiume Sarca.
Quest'area si sovrapponeva con quella di identico perimetro
introdotta dall'art. 82 “Oltresarca, piano attuativo n. 18” che,
al comma 1, recitava
Per l'area di protezione del Parco fluviale è prevista, in
prospettiva, una possibile utilizzazione per attività
didattico rurali e/o ludico–sportive, che non comportino
consistenti rimodellamenti della morfologia naturale dei
suoli e che mantengano la caratterizzazione
paesaggistico–ambientale dell'area e ne assicurino una
fruizione pubblica.
20
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
L'attuazione
delle
attività
citate
è
subordinata
alla
predisposizione di un piano attuativo.
L'impostazione descritta, pur con alcuni aggiustamenti
normativi, si mantiene nelle varianti successive fino a quella
attualmente vigente.
In definitiva, questa destinazione a Parco fluviale nasce
prima del PUP 2000 con finalità per nulla assimilabili, se non
antitetiche, all'impostazione stabilita in quella sede per i
parchi fluviali, che non è mai stata recepita.
La variante vigente del PRG di Dro è la n. 4 del 2004,
recepisce l'indicazione del PUP 2000 identificando un'area a
parco fluviale, normata dall'art, 61 scritto sulla falsa riga
dell'allegato R di cui abbiamo già parlato.
Il confine tra i due comuni si sviluppa a cavallo dell'alveo del
Fiume Sarca, in una forma tale per cui per lunghi tratti l'alveo
del Fiume è sul territorio di Arco mentre le aree circostanti
sono nel territorio di Dro. Si è vedere nuta così a creare una
situazione di non congruenza per cui aree distanti dal fiume
sono destinate a parco mentre il fiume e le aree ad esso più
vicine non lo sono.
Attualmente è in fase di redazione una nuova variante del
PRG di Dro, la cui prima adozione è prevista entro la fine del
2009. Nell'ambito di questa variante c'è l'intenzione di
ritoccare e restringere il perimetro del parco fluviale.
Nel PUP 2008, le aree di protezione fluviale lungo il tratto di
fiume in esame, includono l'area a parco di Arco ma non
quella di Dro. Una verifica con l'ufficio urbanistica comunale
e provinciale ha permesso di verificare che ciò dipende
21
unicamente da un errore materiale, che l'Amministrazione
comunale può richiedere di correggere dietro semplice
richiesta formale in tal senso.
Il Piano Regolatore Generale Intercomunale dei Comuni di
Nago Torbole e Riva del Garda, indica tra le aree di
protezione dei corsi d'acqua (art. 17, punto D)
Per le finalità di promozione e di valorizzazione del distretto,
l’area individuata ai margini del fiume Sarca è destinata
alla progressiva realizzazione di un parco fluviale, con
rinaturazione dell’alveo e creazione di spazi verdi da
destinare allo svago ed al tempo libero.
Questa subarea speciale del Fiume Sarca comprende
sostanzialmente l'alveo del fiume e duna fascia di terreno
che si estende fino a 10 m dal piede esterno dei rilevati
arginali o della proprietà demaniale.
Come per l'omologa area a parco nel Comune di Arco questa
subarea speciale nasce con nessuna relazione alle previsioni
della variante al PUP del 2000 in relazione all'istituzione dei
parchi fluviali.
5.2 Distretto agricolo del Garda Trentino
Con Legge Provinciale 4 agosto 2008, n. 15 è stato costituito
il “Distretto agricolo del Garda Trentino”.
La legge istitutiva è di iniziativa popolare, è stata promossa
dalle associazioni di categoria degli agricoltori e da
associazioni ambientaliste, ed è stata presentata in Consiglio
provinciale appoggiata dalla firma di 9000 cittadini.
La finalità del Distretto agricolo è (comma 1, art. 1)
a) alla salvaguardia, alla qualificazione
potenziamento delle attività agro-silvopastorali;
b) alla promozione della fruizione culturale, turistica e
ricreativa dell'ambiente;
c) alla valorizzazione e al recupero paesistico e
ambientale delle fasce di collegamento tra aree
urbanizzate e campagna, nonché alla connessione
delle aree esterne con i sistemi di verde urbano;
d) alla promozione dell'equilibrio ambientale dell'area
del distretto e delle zone circostanti.
e
al
la comunità (comma1, art. 2):
a) individua aree e infrastrutture a fruizione pubblica
utili al conseguimento delle finalità del distretto o ne
propone l'individuazione ai comuni interessati ove
questa sia di loro competenza ai sensi del vigente
ordinamento;
b) promuove la realizzazione di attrezzature e servizi
per la funzione sociale e turistica del distretto quali, ad
esempio, uffici informativi, attività ricettive e di
agriturismo;
c) realizza servizi e strutture a carattere turistico e
naturalistico, da gestire in proprio o da concedere in
gestione a terzi;
d) promuove la conservazione e il corretto sviluppo
degli elementi floristici, faunistici, paesaggistici e, in
genere, naturali e culturali del distretto;
e) individua, anche in collegamento con altri enti e
soggetti pubblici e privati, le caratteristiche di
biodiversità presenti nel distretto, attraverso una
relazione scientifica;
f) promuove e realizza, di concerto con i comuni
interessati, interventi di riqualificazione, di recupero e di
miglioramento, anche attraverso l'acquisizione o l'affitto
di immobili;
g) promuove l'utilizzazione sociale, culturale, scientifica,
ricreativa e turistico-sportiva del distretto, secondo
criteri di sostenibilità ambientale;
h) promuove iniziative per l'esercizio di attività
tradizionali, agro-silvo-pastorali, artigianali e culturali,
anche per favorire lo sviluppo di un turismo ecocompatibile;
i) formula proposte alla Provincia per la definizione di
22
misure specifiche di intervento nell'ambito delle
politiche di incentivazione nei settori economico,
sociale e culturale, per il perseguimento delle finalità
del distretto;
j) valorizza e coinvolge il volontariato in interventi e
iniziative promossi o realizzati per la valorizzazione e la
promozione del distretto;
k) propone ai soggetti competenti la definizione di gradi
e tipi di accessibilità veicolare e pedonale alle strade
interpoderali;
l) può svolgere forme di educazione ambientale volte a
conseguire le finalità di questa legge, anche
realizzando progetti e iniziative in collegamento con
l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente e
con altri enti competenti.
L'operatività del distretto agricolo è definita attraverso
l'adozione di un Programma di attività (art. 4) e di un
Programma di riqualificazione agricola (art. 5); quest'ultimo,
in particolare, ha lo scopo di promuovere (comma 1, art. 5):
a) le produzioni zootecniche, cerealicole, vitivinicole e
ortofrutticole di alta qualità, per competere sul mercato
e garantire ai produttori agricoli redditi equi;
b) la valorizzazione dei prodotti locali attraverso marchi
legati al distretto agricolo;
c) la conservazione e la promozione di varietà antiche e
tradizionali;
d) la creazione di una filiera corta e riconoscibile di
vendita dei prodotti locali o caratteristici del distretto sul
mercato regionale e di prossimità, indirizzata ai turisti;
e) la protezione dall'inquinamento dei suoli, delle acque
superficiali e sotterranee e la conservazione della
fertilità dei terreni;
f) il mantenimento e il ripristino del paesaggio agrario
tradizionale, con particolare riguardo alle alberature,
alle siepi, ai canali e alle fontane;
g) lo sviluppo di attività connesse con l'agricoltura, quali
l'agriturismo, la fruizione del verde, le attività ricreative;
h) lo sviluppo dell'agricoltura biologica e biodinamica.
Il comma 2, art.1 prevede che, a fini promozionali, il distretto
possa essere denominato "Parco agricolo del Garda
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
trentino"; viene però anche puntualizzato che questa
5.3 Acque pubbliche e opere idrauliche
presente progetto è la LP n. 11/2007 nella c'è un capo (il I del
denominazione non configura in ogni caso individuazione di
In tema di acque pubbliche e opere idrauliche, in Provincia di
Titolo III) che detta norme per la conservazione e
area protetta ai sensi della LP 23 maggio 2007, n. 11.
Trento la normativa di riferimento è la seguente:
miglioramento della stabilità dei bacini idrografici, dei corsi
La LP n. 11/2007 (la medesima che da il quadro normativo
• Legge provinciale 8 luglio 1976, n. 18 “Norme in materia di
per i parchi fluviali) prevede all'art. 49 anche i parchi naturali
acque pubbliche, opere idrauliche e relativi servizi
agricoli, come particolare tipologia di parco naturale locale
provinciali”;
(così come avviene per i parchi fluviali).
l'esecuzione delle opere di sistemazione dei bacini
parte della della rete provinciale delle aree protette, e viene
montani”;
degli obiettivi generali dettati dall'art. 33.
• Legge provinciale 6 marzo 1998, n. 4 “Disposizioni per
l'attuazione del decreto del Presidente della Repubblica
26 marzo 1977, n. 235. Istituzione dell'azienda speciale
denominazione autonoma e l'indicazione di finalità specifiche
provinciale per l'energia, disciplina dell'utilizzo dell'energia
(comma 3, art. 49):
elettrica spettante alla Provincia ai sensi dell'articolo 13
Come si vede, per quanto con sfumature differenti, finalità e
con quelle di salvaguardia dell'ambiente, inteso come
dettati i principi a cui si deve uniformare la gestione dei corsi
d'acqua (art. 9):
• Gli interventi di sistemazione idraulica e idraulico-forestale
La natura particolare del contesto agricolo giustifica la
a) la salvaguardia e la valorizzazione delle attività agrosilvo-pastorali ambientalmente sostenibili e dei valori
antropologici, storici, archeologici ed architettonici
presenti;
b) la riqualificazione delle produzioni agricole e
zootecniche, la valorizzazione dei prodotti locali e lo
sviluppo dell'agricoltura biologica e biodinamica;
c) la conservazione, ricostruzione e valorizzazione del
paesaggio rurale tradizionale e del relativo patrimonio
naturale, delle singole specie animali o vegetali, delle
formazioni geomorfologiche e geologiche, degli habitat
delle specie animali;
d) la gestione del quadro conoscitivo ed il monitoraggio
sullo
stato
di
conservazione
delle
risorse
paesaggistiche ed ambientali;
e) l'organizzazione e la promozione della fruizione
turistica compatibile, ricreativa e culturale del territorio e
delle sue risorse in funzione dello sviluppo delle
comunità locali.
è quella di contemperare le necessità di difesa del territorio
paesaggio e come ecosistema. A questo scopo vengono
• Legge regionale 11 novembre 1971, n. 39 “Norme per
I parchi naturali agricoli, in quanto parchi naturali locali, fanno
esplicitamente indicato che contribuiscono al perseguimento
d'acqua e degli ecosistemi forestali; una delle finalità generali
dello statuto speciale per il Trentino - Alto Adige, criteri per
la redazione del piano di distribuzione e modificazioni alle
leggi provinciali 15 dicembre 1980, n. 38 e 13 luglio 1995,
n. 7”;
dei corsi d'acqua vanno attuati solo se risultano necessari
per la sicurezza dell'uomo o per la protezione di beni, di
opere o infrastrutture di particolare valore, nonché per il
miglioramento ambientale.
• Gli interventi di regimazione salvaguardano, per quanto
possibile, le altre funzioni svolte dal corso d'acqua, con
particolare
riferimento
alla
valenza
ambientale,
paesaggistica ed ecosistemica, migliorando le condizioni
di laminazione dei deflussi e il regime idraulico del corso
• Legge provinciale 23 maggio 2007, n. 11 “Governo del
territorio forestale e montano, dei corsi d'acqua e delle
aree protette”.
d'acqua e predisponendo spazi e strutture adeguate al
controllo del trasporto solido.
• Gli interventi di regimazione rispondono a criteri di
• Decreto del presidente della provincia 23 giugno 2008, n.
22-129/Leg “Regolamento per la semplificazione e la
disciplina dei procedimenti riguardanti derivazioni e
utilizzazioni di acqua pubblica”;
sostenibilità, ricercando l'equilibrio fra le esigenze sociali
di sicurezza della popolazione, le esigenze ecologiche e
quelle economiche di contenimento dei costi. A tal fine
devono essere considerate delle alternative d'intervento
e successive modifiche e integrazioni.
non strutturali, legate anche a una corretta pianificazione
Particolarmente significativa in relazione agli obiettivi del
urbanistica, alla gestione delle fasce di rispetto idraulico e
alla gestione del rischio residuo.
obiettivi dettati dalle due leggi sono del tutto assimilabili.
23
• Per i corsi d'acqua già regimati gli interventi tendono al
validi e conservati dalle successive modificazioni del testo di
delle acque, nonché stabilire i criteri ai quali dovrà attenersi
miglioramento delle caratteristiche ambientali. Vanno
legge. Innanzitutto veniva sancito l’esproprio di tutti i diritti
la
adottate soluzioni tecniche, per quanto possibile, in modo
privati di pesca e nella loro attribuzione proprietaria alla
specificando inoltre che essa “ha carattere vincolante anche
da mantenere lo scambio tra le acque superficiali e quelle
Provincia autonoma (fatti salvi alcuni diritti storici esclusivi
per quanto attiene la scelta delle specie da immettere nelle
di falda, permettendo l'insediamento di una vegetazione
delle comunità locali). La norma prevedeva che i diritti
acque per il piano di miglioramento e per la localizzazione di
ripariale autoctona e favorendo habitat idonei per la fauna
pubblici di pesca, che di fatto sostituivano la miriade di diritti
attività programmate ai fini dell’incremento della pesca
e la flora.
privati derivanti dalla plurisecolare riserva delle “pesche” di
dall’assessorato competente e dai concessionari dei diritti di
origine
pesca”.
• Per assicurare il mantenimento o il ripristino della
vegetazione spontanea nella fascia immediatamente
adiacente ai corsi d'acqua, con funzioni di filtro per i solidi
sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione
delle sponde e di conservazione della biodiversità, con
regolamento
sono
disciplinati
gli
interventi
di
trasformazione e di gestione del suolo e del soprassuolo
in una fascia estesa almeno dieci metri dalle sponde che
delimitano l'alveo.
feudale,
fossero
poi
affidati
in
gestione
ad
La gestione della fauna ittica delle acque pubbliche e della
pesca è regolata, nella provincia di Trento, dalla L. P. n. 60
del 12.12.1978 (legge provinciale sulla pesca). Entrata in
vigore con il 1° gennaio del 1979, la norma dava seguito
all’attribuzione delle competenze primarie in materia alla
Provincia Autonoma di Trento.
Nella sostanza la nuova legislazione, che sostituiva la legge
nazionale del 1931 e superava la precedente attribuzione
della competenze alla Regione Trentino - Alto Adige, si
fondava su alcuni aspetti estremamente innovativi, tuttora
razionale
coltivazione
delle
stesse”,
associazioni comprensoriali dei pescatori locali tramite uno
In sostanza, la Provincia, proprietaria dei diritti di pesca e
specifico atto di concessione. Oltre a questa radicale novità,
garante dell’interesse generale della comunità trentina, affida
la legge, che escludeva lo sfruttamento professionale della
in gestione alla locale (=comprensoriale) associazione di
risorsa ittica pubblica (facendo salva la pesca professionale
pescatori il patrimonio ittico pubblico delle acque ricadenti in
sul solo Lago di Garda), introduceva alcuni principi
quel territorio (area di concessione), vincolandone la
fondamentali
cosiddetta
gestione a criteri di tutela delle specie ittiche autoctone, di
“coltivazione ittica” delle acque, la quale non poteva riferirsi
conservazione della rinnovabilità naturale delle risorse e di
al solo sfruttamento da parte dei fruitori primari (cioè i
un corretto, razionale e sostenibile utilizzo attraverso la
pescatori dilettanti), ma doveva essere rigorosamente
pesca.
sui
quali
doveva
basarsi
la
condotta in un più generale contesto di conservazione del
5.4 La gestione del patrimonio ittico e della
pesca
conseguente
patrimonio collettivo costituito dai popolamenti ittici delle
acque pubbliche nell’interesse generale della comunità
trentina.
In tal modo l’associazione locale dei pescatori assume un
importante e centrale ruolo nella gestione diretta di un
patrimonio pubblico e per questo la norma prevede che la
Provincia conceda contributi finanziari fino al 70% delle
In particolare la legge, tuttora immodificata nei suoi principi
spese sostenute nelle attività di sorveglianza, ripopolamento,
fondamentali, prevede che (art. 6) “la coltivazione ittica deve
miglioramento degli habitat ittici etc.
basarsi, di norma, sull’incremento della produttività naturale
dell’acqua
da
pesca
nel
riequilibrio
biologico
e
nel
mantenimento delle linee genetiche originarie delle specie
ittiche”. L’articolo 8 della medesima legge prevede la
Relativamente all’area di concessione Sarca basso e Valle
dei Laghi, il titolare della concessione dei diritti di pesca è
individuato nell’Associazione Pescatori Basso Sarca.
predisposizione della Carta ittica “al fine di accertare la
La Carta ittica provinciale, nella sua parte applicativa, si
consistenza del patrimonio ittico e la potenzialità produttiva
articola in piani di gestione di durata quinquennale per
24
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
ognuno degli ecosistemi omogenei individuati.
Di seguito si riportano integralmente:
• il piano di gestione della Carta ittica 2001, valido dal 2002
al 2007 per entrambi i tratti del basso Sarca (Sarche-Dro e
Dro-foce);
• il piano di gestione vigente (anni 2007-2011) per i due
ecosistemi omogenei che compongono l’asta del basso
Sarca.
25
Relazione progetto
parco – ittiofauna
Parco fluviale Sarca – ittiofauna
Codice CI:
•
SITUAZIONE
Costituisce un ambiente di notevole importanza ittica e alieutica. I dati e le informazioni disponibili descrivono condizioni
ecologiche e ittiche strutturalmente ma reversibilmente alterate, particolarmente a seguito dell’artificiale modificazione del
regime idrologico naturale. Nel piano di gestione si applicano criteri adatti ai corsi d’acqua di fondovalle a naturalità ridotta
e soggetti a forme significative di degrado qualitativo, anche in considerazione delle necessità di ripristino ambientale e di
sostegno all’attività riproduttiva dei Salmonidi, che risulta parzialmente inibita e non sostiene sufficientemente la spontanea
rinnovazione della risorsa ittica.
La forte vocazione salmonicola condiziona il popolamento ittico che naturalmente sarebbe dominato dalla Trota
marmorata, ma attualmente mostra forti segnali di alterazione sia qualitativi (ad esempio, l’incremento della presenza della
Trota fario) sia quantitativi, con una forte riduzione, sia pure transitoria, della capacità ittiogenica naturale a causa della
riduzione volumetrica e superficiale dell’ambiente acquatico. La pressione di pesca è mediamente alta.
Tra gli obiettivi gestionali assume significato prioritario il ripristino almeno parziale dell’assetto ecologico e il recupero della
popolazione autoctona di Trota marmorata.
Divieto assoluto di immissione di materiale ittico allo stadio adulto fatti salvi : 1) in via permanente, gli eventuali
ripopolamenti tramite trasferimento periodico sotto stretto controllo del Servizio Faunistico di contingenti della fauna
ittica
INDICAZIONI ITTIOGENICHE TRANSITORIE NON VINCOLANTI
• Ripopolamento di Trota marmorata con quantitativi annuali di almeno 0,2 ind/m2 allo stadio di avannotto
• Limitazione annuale delle immissioni di Trota fario allo stadio di avannotto (max 3 cm di lunghezza) a non più di 0,1
ind/m2, da ridursi progressivamente a favore delle immissioni di Trota marmorata
• Limitazione annuale delle immissioni di Trota fario allo stadio di giovane dell’annata (max 9 cm di lunghezza) a non
più di 0,05 ind/m2, da ridursi progressivamente a favore delle immissioni di Trota marmorata
• Immissione una tantum di almeno 200 esemplari di Scazzone (Cottus gobio) di provenienza accertata e il più
prossima possibile alla zona di ripopolamento
• In coincidenza con la verifica di condizioni ecologiche sufficienti, anche a seguito di eventuali misure di miglioramento
ambientale, si consiglia l’istituzione di almeno un tratto di bandita, di almeno 0,6 km di lunghezza, nel quale destinare
in via preferenziale le immissioni di ripopolamento della Trota marmorata, con esclusione totale delle immissioni di
Trota fario, eventuale bonifica periodica dagli ibridi di Trota marmorata x Trota fario e l’eventuale cattura di riproduttori
di Trota marmorata
• Riproduzione artificiale da riproduttori locali selezionati della Trota marmorata, previa verifica preliminare di una
sufficiente presenza
• Ove necessario, miglioramento dei siti riproduttivi delle trote tramite sommovimento autunnale dei letti di frega
OBIETTIVI ITTIOGENICI FINALI
• Ripristino delle condizioni ambientali ai fini ittiogenici
• Ripristino almeno parziale della continuità biologica e riduzione degli ostacoli artificiali alle migrazioni ittiche
• Ripristino della composizione qualitativa del popolamento ittico teorico
• Ripristino dei rapporti quantitativi tra le specie componenti il popolamento ittico teorico
• Bonifica da eventuali specie, sottospecie, forme e razze estranee al popolamento ittico teorico
• Ripristino o miglioramento quantitativo della capacità ittiogenica dell’ambiente
• Conservazione o ripristino della popolazione autoctona di Trota marmorata
• Limitazione del prelievo alieutico alle reali capacità di produzione ittica spontanea
INDICAZIONI SULLA REGOLAMENTAZIONE DELLA PESCA
• Misura minima prelevabile consigliata della Trota marmorata  30 cm
• Misura minima prelevabile consigliata per gli ibridi tra Trota marmorata e T. fario  30 cm
• Numero indicativo massimo di capi della specie Trota marmorata prelevabili per ogni giornata di pesca per ogni
pescatore  3 capi
• Divieto assoluto di prelievo dello Scazzone
• Modalità di rilascio del pescato: senza estrarre il pesce dall’acqua, recidendo la lenza ove necessario per non
danneggiare il pesce catturato
• Divieto di calpestare o sommuovere i fondali nei siti riproduttivi delle trote fino al 30 aprile
OBIETTIVI ITTIOGENICI TRANSITORI
• Conservazione o incremento della capacità produttiva assistita dell’ambiente
• Conservazione o incremento della pescosità dell’ambiente
• Esclusione di qualsiasi immissione di specie o sottospecie estranee al popolamento ittico teorico, fatta eccezione, in via
transitoria, per la Trota fario
• Protezione e progressivo ripristino delle popolazioni ittiche autoctone
• Sostegno dell’attività riproduttiva spontanea delle popolazioni ittiche autoctone
• Sostegno tramite ripopolamento alle popolazioni autoctone in fase di contrazione numerica e a rischio di estinzione
MONITORAGGIO ITTIOLOGICO E INFORMAZIONI GESTIONALI
• Campionamenti qualitativi e quantitativi entro l’anno 2005
• Monitoraggio qualitativo e quantitativo dell’ittiofauna con cadenza quinquennale
• Monitoraggio qualitativo e semiquantitativo dell’ittiofauna con cadenza biennale
• Monitoraggio dell’eventuale applicazione di misure strutturali di ripristino e miglioramento ecologico
• Raccolta di dati su semine e prelievo ittico riferiti con esattezza all’ecosistema omogeneo
• Verifica degli effetti degli eventuali interventi di miglioramento ambientale
INDICAZIONI PER IL MIGLIORAMENTO AMBIENTALE
• Conservazione o ripristino parziale delle portate naturali a valle delle eventuali prese idriche tramite il rilascio controllato
di un deflusso minimo continuo pari ad almeno il 20% della portata media annua
• Conservazione o eventuale ripristino delle naturali escursioni stagionali di portata tramite la modulazione dei rilasci
• Riduzione delle eventuali escursioni artificiali giornaliere o periodiche delle portate
• Esclusione di qualsiasi nuovo prelievo idrico che comporti una sottrazione complessivamente superiore al 40% della
portata istantanea naturale
• Rinaturalizzazione delle sponde negli eventuali tratti arginati con strutture rigide e impermeabili tramite l’applicazione di
tecniche di ingegneria naturalistica
• Rinaturalizzazione dell’alveo negli eventuali tratti canalizzati tramite l’applicazione di tecniche di ingegneria naturalistica
• Eliminazione o riduzione degli eventuali afflussi inquinanti significativi per la qualità biologica delle acque
• Ripristino della naturale diversità ambientale dell’alveo negli eventuali tratti strutturalmente alterati
• Eliminazione o riduzione delle eventuali barriere artificiali alla continuità biologica del corso d’acqua anche tramite
l’edificazione di passaggi per pesci adatti alle migrazioni dei Salmonidi
• Ripristino della vegetazione riparia naturale negli eventuali tratti di sponda devegetati
• Esclusione di qualsiasi intervento strutturale in alveo nel periodo riproduttivo delle trote (ottobre-aprile)
• Protezione e controllo dei siti riproduttivi della Trota marmorata
DURATA PIANO DI GESTIONE
Il piano di gestione rimane valido per la durata di 5 anni, ma richiede immediati aggiornamenti e adeguamenti in seguito
all’eventuale applicazione di misure strutturali di ripristino e miglioramento ecologico quali, in particolare, il rilascio di
deflussi minimi vitali, la rinaturalizzazione dell’alveo e l’esclusione di significativi afflussi inquinanti
PROSPETTIVE
Si prevede un netto miglioramento della attuale capacità ittiogenica del corso d’acqua in seguito all’applicazione almeno
parziale dei previsti interventi di miglioramento ambientale e principalmente del ripristino del regime idrologico naturale
del corso d’acqua.
Un effetto particolarmente positivo potrà derivare dal sostegno all’attività riproduttiva tramite l’utilizzo per il ripopolamento
di materiale ittico strettamente autoctono e, in particolare, di trote marmorate di accertata provenienza. In quest’ottica
assume importanza gestionale primaria la possibile attività di riproduzione artificiale della Trota marmorata da riproduttori
locali o provenienti da analoghi ambienti contigui.
Un mezzo prioritario per garantire una corretta gestione ittiofaunistica del corso d’acqua è costituito dalla limitazione del
prelievo alieutico alle sue reali capacità ittiogeniche spontanee e alla progressiva riduzione, in concomitanza con il
miglioramento delle condizioni ambientali, delle immissioni di Trota fario a favore di quelle di Trota marmorata.
PRESCIZIONI ITTIOGENICHE TRANSITORIE E VINCOLANTI
• Divieto di immissione di specie diverse da quelle guida e associate del popolamento ittico teorico, con la sola
eccezione transitoria della Trota fario
26
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
27
28
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
29
30
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
successivo capitolo 6.
al capitolo 7 portano a ricondurre gli attuali bassi livelli di
La parte III del Piano delinea le modalità di utilizzazione
pericolosità idraulica in primo luogo all'incisione subita
delle acque pubbliche. Ai fini delle presente progetto,
dall'alveo
l'aspetto più significativo di questa parte è quello di aver
contenimento delle piene anche eccezionali entro l'alveo
Il PGUAP affronta problematiche che non sono di esclusiva
stabilito i minimi deflussi vitali che devono essere rilasciati
anche in assenza, per lo più, di rilevati arginali. Solo in due
competenza della Provincia Autonoma di Trento e, per tanto,
dalle opere di presa che, sul tratto di fiume in esame, sono
tratti la presenza dei rilevati arginali è determinante, a monte
è uno strumento d’intesa fra Stato e Provincia.
pienamente effettivi a partire dall'inizio del 2009.
di Pietramurata e a valle della centrale idroelettrica di Torbole.
5.5 Piano Generale di Utilizzazione delle Acque
Pubbliche
Dal 8 giugno 2006 è in vigore il Piano Generale di
Utilizzazione delle Acque Pubbliche (PGUAP).
Il primo PGUAP è entrato in vigore nel dicembre 1986 e
negli
ultimi
sessant'anni,
che
permette
il
L'insieme delle aree a diversa pericolosità da esondazione
Bacino
dic-mar
[km2]
[l/s]
[l/s]
[l/s]
[l/s]
Sarche
842,54
2949
4128
3539
4128
La realizzazione di qualsiasi intervento o manufatto negli
Il D.Lgs. 11 novembre 1999, n. 463 recante “Norme di
Pietramurata
848,21
2969
4156
3562
4156
ambiti fluviali di interesse idraulico è ammessa nel rispetto
attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto
Tabella 2: Rilasci del DMV previsti dal PGUAP di competenza delle
grandi derivazioni idroelettriche, ai sensi della DGP. n.1554 20/07/07.
disciplinava esclusivamente l’uso delle acque pubbliche e i
criteri per la regolazione dei corsi d’acqua.
Adige in materia di demanio idrico, di opere idrauliche e di
concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico,
produzione e distribuzione di energia elettrica”, conferisce al
PGUAP la valenza di piano di bacino di rilievo nazionale, in
riferimento al territorio provinciale. Come tale, il Piano si
conforma a quanto stabilito dalla Legge 18 maggio 1989, n.
183 e s.m. (quella che ha istituito le Autorità di Bacino)
Opera di presa
apr-lug ago-sett ott-nov
delle seguenti condizioni:
La parte IV del Piano individua le aree a rischio
idrogeologico
su
tutto
il
territorio
provinciale
in
ottemperanza a quanto stabilito dal decreto legge n. 180
del'11 giugno 1998 e secondo le indicazioni del relativo atto
di indirizzo emanato con Decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri in data 29 settembre 1998.
assumendo le caratteristiche e i contenuti di un piano di
Ad essere significativa ai fini del presente progetto è la sola
bacino.
individuazione delle aree soggette a pericolosità da
Il PGUAP si conforma anche al D.Lgs. 11 maggio 1999, n.
152 e s.m. che, in recepimento della normativa europea,
disciplina in modo organico la protezione delle acque
dall’inquinamento e alla salvaguardia e recupero ambientale
di tutti i corpi idrici (superficiali e sotterranei).
La parte II del Piano delinea il tema della qualità degli
ambienti acquatici, che viene più estesamente affrontato nel
costituisce gli “Ambiti fluviali di interesse idraulico”.
esondazione, i cui perimetri sono riportati nella tavola
“SA.04 Carta del reticolo idrografico e delle opere
idrauliche”. La loro ridotta estensione, e il fatto di essere
direttamente riconducibili ad aree depresse in prossimità
dell'alveo, rende evidente come nel tratto di fiume in esame
la pericolosità da esondazione non costituisca un problema
a) non si riduca apprezzabilmente la capacità di invaso
complessiva
Le risultanze della caratterizzazione geomorfologica di cui
31
o
si
prevedano
interventi
idraulicamente compensativi, fermo restando lo specifico
assenso della competente autorità idraulica;
b) non si determini l’incremento delle condizioni di rischio
idrogeologico;
c) non si determini l’aggravamento delle condizioni di
pericolo nei territori posti a valle;
d) non si precluda la possibilità di attenuare o eliminare le
cause che determinano la condizione di pericolo.
La parte V del Piano delinea i criteri generali per la
progettazione degli interventi di sistemazione dei corsi d'acqua
e per la manutenzione degli alvei e delle opere di difesa.
Viene
rilevante.
dell'ambito
affrontato
il
tema
della
vegetazione
in
alveo,
riconoscendo che pur a fronte di possibili problemi che essa
può creare in situazioni di piena eccezionale (in particolare
corso superficiale e falda freatica;
riproduzione ittica;
per il possibile ammassamento di detriti legnosi a ridosso
e) conservazione o ripristino della diversità morfologica e
delle pile dei ponti) sono molti i vantaggi che essa porta.
biologica dell’ambiente fluviale, tramite il restauro del
Vantaggi chiaramente di carattere ecologico e paesaggistico
naturale assetto fisico dell’alveo, l’utilizzo di materiali
ma anche idraulico, perché stabilizzano e sponde e i versanti
naturali per le opere di sponda e di fondo, il ripristino
con i propri apparati radicali e rallentano la corrente
delle aree golenali, il mantenimento degli ambienti fluviali
favorendo la laminazione delle piene. Per tali ragioni il Piano
periferici;
sottolinea la necessità di intervenire correttamente sulla
copertura vegetale, in modo mirato e consapevole, per
attenuare e possibilmente eliminare, gli effetti negativi e
ottimizzare le funzioni positive che essa è in grado di
svolgere.
Viene introdotta la necessità di attuare interventi di
riqualificazione fluviale, particolarmente nei corsi d'acqua di
fondo valle, attraverso azioni atte a produrre:
a) incremento delle superfici fluviali tramite il recupero
almeno parziale di aree di espansione ed esondazione e
delle aree periferiche di pertinenza fluviale;
b) conservazione o ripristino della naturale continuità
biologica longitudinale e riduzione della discontinuità
tramite la realizzazione di strutture transitabili per l’uomo
(scivoli e rampe) e per la fauna ittica (scale di monta,
etc.);
c) conservazione o ripristino della continuità paesaggistico
ambientale trasversale (gli argini non devono costituire
una frattura tra il corso d’acqua e il territorio che
attraversano);
d) conservazione o ripristino del naturale scambio idrico tra
f)
• ripristino della naturale diversità ambientale e morfologica
dell’alveo nei tratti strutturalmente alterati;
• rliminazione o riduzione delle barriere artificiali alla
continuità biologica del corso d’acqua anche tramite la
realizzazione di passaggi per pesci adatti alle migrazioni
dei Salmonidi;
conservazione o ripristino delle fasce riparie vegetate
anche tramite l’impianto di arbusti, l’applicazione delle
“scogliere vive”, delle “coperture diffuse” e delle tipologie
d’opera tipiche dell’ingegneria naturalistica (gradonate,
• ripristino della vegetazione riparia naturale nei tratti di
sponda devegetati e limitazione e definizione di criteri del
taglio della vegetazione riparia arbustiva;
• ripristino di ambienti perifluviali di lanca e di risorgiva
palificate vive, cordonate etc.);
g) salvaguardia o ripristino delle aree e dei tasselli
naturali tramite la ristrutturazione delle aree golenali.
ambientali di particolare valore per la fauna come, in
La parte VI del Piano introduce gli ambiti fluviali, quelli di
particolare, i siti riproduttivi e di rifugio per la fauna ittica.
interesse idraulico di cui si è già detto, e quelli di interesse
In sintesi, il Piano prevede che l’applicazione di questi criteri
generali si concretizza nelle tipologie di intervento, azione e
ecologico e paesaggistico, i cui perimetri sono riportati nella
tavola “SA.06 Urbanistica sistema ambientale”.
La perimetrazione degli ambiti fluviali di interesse ecologico è
indicazioni elencate e di seguito descritte:
• rinaturalizzazione delle sponde nei tratti arginati con
funzionale al perseguimento dei seguenti obiettivi:
strutture rigide e impermeabili tramite ristrutturazione
• garantire il più possibile l’integrità della dimensione
naturalistica delle arginature e ripristino della fascia riparia
trasversale e longitudinale dei corsi d’acqua del Trentino;
vegetata;
• aumentare l’efficienza delle fasce riparie come “aree filtro”
• riqualificazione dell’alveo dei corsi d’acqua canalizzati
tramite la riapertura dei tratti interrati, la ristrutturazione
totale o parziale dei canali al fine di realizzare meandri,
inserire vegetazione sulle sponde, generare diversità
ambientale
e
ripristinare
i
fondali
naturali
adatti
all’insediamento della fauna macrozoobentonica ed alla
32
dell’inquinamento diffuso;
• contribuire
alla
valorizzazione
paesaggistica
degli
“Ambienti fluviali”;
Gli ambiti ecologici vengono classificati in base alla loro
valenza ambientale: bassa, mediocre, elevata. Gli ambiti del
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
tratto di fiume in esame si suddividono sostanzialmente tra la
alvei risultano marcatamente incanalati, per i quali si rimanda
valenza bassa, in corrispondenza dei tratti di sponda
all’autorità idraulica competente la valutazione di eventuali
maggiormente artificializzata, e mediocre; con due piccoli
interventi mitigatori direttamente in alveo o sugli argini,
ambiti di valenza elevata in corrispondenza delle Marocche e
secondo i criteri introdotti dalla parte V del Piano.
in località Brossera.
L'effettiva salvaguardia di questi ambiti viene demandata ai
Gli ambiti fluviali ecologici con valenza elevata, svolgono a
PRG comunali, che recepiscono i perimetri dettati dal PGUAP
tutt’oggi importanti funzioni per la vitalità dell’ecosistema
e dettano norme di uso del suolo allo scopo di garantire
acquatico e del suo intorno in quanto esenti da alterazioni
adeguata funzionalità ecologica, in linea con i criteri di
significative rispetto all’assetto naturale; al loro interno sono
salvaguardia
quindi incompatibili le iniziative di trasformazione edilizia e
corrispondente disciplina stabilita dalle norme di attuazione del
urbanistica, fatta eccezione per modesti interventi atti a
piano urbanistico provinciale.
favorirne il carattere ricreativo senza alterare la funzionalità
La
ecologica che è loro propria.
paesaggistico è conseguente all'applicazione dei seguenti
Negli ambiti fluviali con valenza mediocre la funzionalità
criteri (riportati in sintesi), ritenuti dal Piano indispensabili per
ecologica è solo in parte compromessa ed è quindi possibile
una gestione coordinata e omogenea tra fiumi diversi e lungo i
anche
tratti di uno stesso fiume:
in
tempi
brevi
migliorarne
sensibilmente
le
sopra
perimetrazione
introdotti,
degli
anche
ambiti
per
fluviali
i
di
fini
della
interesse
caratteristiche. È a tal fine opportuno favorire il ritorno della
1. Criterio della continuità: il corso di un fiume non subisce
vegetazione riparia all’interno di queste fasce che corrono
interruzioni in corrispondenza dei diversi confini che
lungo il corso d’acqua per una larghezza di trenta metri,
attraversa; il fiume è l’elemento più libero e meno
ricostituendo al contempo la relazione di continuità tra l’alveo
frammentato che si ritrovi in un territorio, e questa
e le sponde. In tali aree non sono quindi ammissibili nuove
caratteristica va esaltata e resa visibile.
costruzioni
se
non
quelle
riferite
ad
iniziative
di
2. Criterio della naturalità: qualsiasi intervento umano che
trasformazione edilizia ed urbanistica di rilevante interesse
contrasti con la naturalità del fiume non può che essere
pubblico e non diversamente localizzabili.
definito come inopportuno o deleterio; in tratti già
Per ambiti fluviali ecologici con valenza bassa la significativa
compromessi il criterio dovrà essere quello di un recupero
trasformazione
che
della naturalità; particolarmente da contrastare la tendenza
caratterizza questi ambiti non prefigura la possibilità di
di realizzare sulle sponde o negli immediati intorni nuove
recuperarne la funzionalità ecologica se non in maniera
arterie stradali.
dell’alveo
ad
opera
dell’uomo
contenuta; si tratta infatti prevalentemente dei tratti in cui gli
33
3. Criterio della fruibilità: se il fiume è continuo, se
l’ambiente che lo attornia ben conservato quale risorsa
migliore di tipo turistico per favorire il movimento? A piedi,
con gli sci, con la bicicletta, a cavallo i percorsi lungo i
fiumi, ben mantenuti, ben attrezzati e ben collegati con i
paesi e i nuclei urbani, per i quali diverranno risorsa
aggiuntiva e preziosa, sono un settore di intervento
prioritario per il turismo.
Tra i criteri di tutela e valorizzazione degli ambiti fluviali
appare qui più significativo richiamare quelli relativi alle
opere di sistemazione idraulica ed idraulico-forestale.
Qualora opere di sistemazione idraulica e idraulico-forestale
nell'ambito di tutela presentino valore storico e testimoniale
di tecniche costruttive tradizionali, esse rientrano tra “gli
aspetti positivi da conservare, recuperare, valorizzare”.
Questo
indirizzo
può,
ad
esempio,
trovare
diretta
applicazione alle opere ottocentesche di difesa dall'erosione
ancora presenti in località Moleta.
Per le opere di recente realizzazione dovrà essere valutata la
possibilità di recupero ambientale, con le tecniche proprie
dell’ingegneria
naturalistica,
laddove
l’intervento
risulti
tecnicamente possibile e compatibile con le finalità di difesa
idrogeologica.
È
altre
sì
importante
realizzare
nuovi
interventi
e
manutenzioni tenendo conto in fase di progettazione delle
esigenze di tutela e ripristino degli ambienti acquatici ai fini
biologici e ittici, seguendo gli indirizzi dettati dalla parte V del
Piano.
34
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
6 ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA DELLE ACQUE
6.2 Inquadramento dello sfruttamento della
risorsa idrica
acqua viene utilizzata più volte (es. impianti in idroelettrici in
Il cosiddetto bacino del Sarca gode di un apporto meteorico
“manipolazione” complessiva dell’acqua.
serie) e vanno quindi intesi come espressione della
6.1 Introduzione
annuo medio pari 1.180 mm di pioggia, ovvero a 1.495,4
Le problematiche relative al regime delle portate e allo stato
milioni di metri cubi di acqua.
qualitativo dell'acqua non possono essere studiate solo
Di questo apporto si stima che l'equivalente di 365 mm di
sintetizzare il livello di sfruttamento e di compararlo con
localmente, ma necessitano di un inquadramento a scala di
pioggia, ovvero 462,1 milioni di metri cubi di acqua vada
quello di altri bacini.
bacino, in quanto le problematiche che interessano l'ambito
perso naturalmente per evapotraspirazione.
fluviale oggetto dello studio si originano per lo più nei territori
più a monte.
come indice di utilizzazione della risorsa idrica e permette di
Attraverso stime ed estrapolazioni delle serie storiche di
misurazioni di portata è stato stimato che dal bacino escano
Per la descrizione della natura e dinamica di queste
annualmente per deflusso superficiale 964,7 milioni di metri
problematiche richiameremo ampiamente le risultanze delle
cubi di acqua2. A causa della metodologia di stima utilizzata
analisi sviluppate a supporto del Piano Generale di
(analisi statistica delle serie storiche dei misuratori di
Utilizzazione delle Acque Pubbliche (PGUAP) entrato in
portata), la distribuzione stagionale dei deflussi superficiali
vigore l'8 giugno 2006.
risente
I risultati delle analisi condotte nel PGUAP vengono utilmente
sfruttamento idroelettrico.
riportate suddivise per bacino idrografico, tra cui quello del
La
Fiume Sarca; è però importante puntualizzare che nel
evapotraspirazione è il volume utile di acqua a livello di
PGUAP viene chiamato bacino del Sarca una porzione di
bacino, che rappresenta l’apporto d’acqua che concorre al
territorio che in realtà è un bacino idrografico chiuso sul Lago
rimpinguamento delle falde, ai flussi superficiali e all’utilizzo
di Garda in corrispondenza del confine provinciale, ovvero
antropico.
vengono aggregati in un unica unità idrografica il bacino del
Sarca propriamente detto, il bacino del Torrente Ponale
(Lago di Ledro) e i versanti del Monte Baldo che drenano
direttamente nel Garda. Tenendo presente questo fatto, le
estratte
dalle
relazioni
del
PGUAP,
sono
comunque
rappresentative e significative per descrivere le dinamiche
del bacino del Sarca propriamente detto.
delle
differenza
alterazioni
tra
Il rapporto tra volume utilizzato e volume utile viene definito
introdotte
apporto
dal
meteorico
complesso
e
perdite
di
per
Il volume utile può essere confrontato con il volume
utilizzato, che è dato dalla somma di tutte le portate
concesse in uso a vario titolo sia da acque superficiali che di
falda (civile, industriale, agricolo, idroelettrico, ecc.). Questi
volumi includono quindi anche le situazioni in cui la stessa
2 C'è una discrepanza di quasi 100 milioni di metri cubi annui tra questa
stima e quanto risulta dalla differenza tra precipitazioni e perdite per
evapotraspirazioni su cui lo studio non si sofferma. Essa potrebbe
essere imputabile sia ad inevitabili approsimazioni delle stime che
anche ad apporti nel bacino per via sotterranea.
35
La valutazione dell'indice di utilizzazione con e senza
Denominazione
Portata
massima
Potenza
nominale
l/s
l/s
kW
Nembia
12,154
20,000
6,575
S. Massenza 1:
Molveno
16,530
41,000
88,738
• S. Massenza 2 Rio Laone e Bianco
S. Massenza 2:
Ponte Pià
8,349
14,000
16,592
• S. Massenza 2 Rio Ambies Basso
29,033
100,000
48,775
l'idroelettrico permette di apprezzare il peso preponderante di
quest'ultimo rispetto a tutti gli altri usi messi insieme.
Entrando più nel dettaglio si vede che nel cosiddetto bacino
del Sarca sono in essere 568 concessioni di derivazione di
acqua dal reticolo idrografico superficiale, così suddivise tra
le principali categorie di utilizzo:
Torbole
Tabella 3: Grandi centrali idroelettriche presenti lungo il Fiume Sarca.
• 7 grandi derivazioni idroelettriche (cioè con potenza
nominale media maggiore di 3.000 kW);
• 50 piccole derivazioni idroelettriche;
Le opere di presa complessivamente presenti lungo il Fiume
Sarca e i suoi affluenti sono 29:
• La Rocca Torrente Arnò – Roldone
• 321 per uso civile;
• La Rocca Rio Valbona
• 8 per uso industriale;
• Nembia (Gronda Sarca)
• 41 pescicolture;
• S. Massenza 1 Torrente Gaverdina
• 3 a servizio di impianti di innevamento artificiale;
• S. Massenza 1 Rio Maftina
• 7 per altri utilizzi.
• S. Massenza 1 Rio Finale
falda di cui solo una piccola parte è censita ed è nota la
portata prelevata. Anche questi utilizzi contribuiscono al
depauperamento della risorsa idrica nel bacino.
Le grandi derivazioni idroelettriche che incidono direttamente
sul Fiume Sarca sono 4, tutte di proprietà di HDE ovvero la
società al 51% di Dolomiti Energia e al 49% di ENEL.
• S. Massenza 1 Lago di Molveno
• S. Massenza 2 Fiume Sarca diga Ponte Pià
• S. Massenza 2 Torrente Bondai (pompa)
• S. Massenza 2 Torrente Bondai – traversa
• Drò Fiume Sarca – traversa di Fies
• Fies Fiume Sarca – traversa di Pietramurata
• Torbole Fiume Sarca – traversa di Sarche
• 131 per uso agricolo;
A questi prelievi vanno sommati tutti quelli attraverso pozzi in
• S. Massenza 1 Torrente Ambies Alto
Portata media
• Torbole Laghi S.Massenza – Toblino-Cavedine.
Per le singole opere di presa non sono disponibili i dati delle
• S. Massenza 1 Rio Bedù di Vigo
• S. Massenza 1 Rio Bedù di Pelugo
• S. Massenza 1 Rio Vogogna
• S. Massenza 1 Rio Orbo
portate captate, in quanto agli impianti è associato il solo
valore della portata media complessivamente derivata.
6.3 Grado di alterazione del regime idrologico
La serie storica di registrazione delle portate in alveo non è
tale da permettere un confronto quantitativo significativo tra il
regime idrologico antecedente la costruzione del sistema di
sfruttamento idroelettrico e quello successivo.
• S. Massenza 1 Torrente Sarca di Val Genova
• S. Massenza 1 Rio S. Martino
• S. Massenza 1 Torrente Sarca Nambrone
• S. Massenza 1 Torrente Sarca Campiglio
• S. Massenza 1 Rio Vadaione
• S. Massenza 1 Rio Giustino
• S. Massenza 1 Rio Varcè
• S. Massenza 1 Torrente Algone
36
In alternativa si possono condurre alcune valutazioni di
carattere qualitativo e semi quantitativo, che sono comunque
utili per la caratterizzazione delle dinamiche in atto.
Per schematicità, il regime idrologico può essere analizzato
nelle sue tra componenti fondamentali: portate di magra,
portate di piena ordinaria, piene straordinarie.
Le portate di magra sono state consistentemente ridotte nella
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
loro entità media a causa delle derivazioni idroelettriche. Il
(eterogeneità granulometrica).
all'idrometro delle Sarche, messa a disposizione dal Servizio
rilascio dei DMV ha solo parzialmente ridotto il divario tra i
Il deflusso delle piene ordinarie e straordinarie può essere
Dighe della Provincia autonoma di Trento, si possono
valori di portata in alveo e quelli naturali, anche se in modo
alterato dalla presenza di invasi artificiali. Nel caso in esame,
evincere i volumi di acqua sottesi dagli eventi di piena.
significativo.
l'unico invaso significativo è quello di Ponte Pià, che funziona
Le piene eccezionali, come quella dell'autunno 2009, hanno
Nel range delle portate di piena ordinaria, ovvero con basso
a
il
volumi di varie decine di milioni di metri cubi (quella in
tempo di ritorno, si situano anche le piene formative (che
funzionamento
sottese.
particolare, di 31 milioni di mc); diversamente, le piene
tipicamente sono caratterizzate da un tempo di ritorno da 1 a
Informazioni raccolte dal gestore idroelettrico dicono che
ordinarie hanno volumi che si possono situare nell'intervallo
3 anni), ovvero quelle che convogliano la maggior quantità
l'escursione di livello nel suo funzionamento ordinario è
compreso tra gli 1 e i 3 milioni di metri cubi.
totale di sedimenti e che, in quanto tali, determinano la
nell'ordine di 8 m; dato che la superficie dello specchio
La conclusione immediata è che l'invaso di Ponte Pià non è
morfologia del fiume: l'assetto planimetrico dell'alveo, la
d'acqua è approssimativamente di 40 ha, ne risulta un
in grado di laminare efficacemente le piene straordinarie ed
forma della sezione trasversale, la presenza degli elementi
volume di compensazione nell'ordine di 3,2 milioni di metri
eccezionali, mentre può incidere significativamente sul
caratteristici di diversità ambientale a livello di mesoscala (ad
cubi.
deflusso delle piene ordinarie, di quelle formative in
es.: successioni buche-raschi negli alvei alluvionali, o
Dall'analisi della serie storica delle portate registrate
particolare.
cascatelle-pozze
nei
tratti
montani)
e
di
compensazione
settimanale
delle
centrali
per
ottimizzare
idroelettriche
microscala
Ne consegue che l'invaso di Ponte Pià è in grado di incidere
Azoto - nitrati
BOD
6
6
5
5
negativamente sulle dinamiche morfologiche dell'asta fluviale
a valle, attraverso l'ovvia interruzione del flusso di sedimenti,
ma anche alterando il regime delle portate formative, che
dovrebbero risultare meno frequenti di quanto avverrebbe in
condizioni inalterate.
4
4
Limarò
Limarò
Fies
mg/l
Rio Ir
Rio Salone
Torbole
2
Fies
3
Rio Ir
Rio Salone
mg/l
3
Torbole
2
6.4 Analisi dello stato di conservazione
qualitativo delle acque
Lungo l'asta del fiume Sarca, nel tratto in studio, sono
1
1
0
0
presenti tre punti principali di campionamento della qualità
dell'acqua:
n
ge
na
io
rz
ma
o
g
ma
gio
lio
lug
s
br e
em
t
t
e
ve
no
re
mb
Illustrazione 21: Medie mensili dell'azoto in forma di nitrato
N-NO3.
n
ge
na
io
rz
ma
o
g
ma
gio
lio
lug
s
br e
em
t
t
e
ve
no
Illustrazione 22: Medie mensili del BOD5.
37
re
mb
• sotto il ponte delle Sarche,
• a valle della centrale idroelettrica di Fies,
• sotto il ponte della SS n. 240 a Torbole.
In aggiunta a questi sono presenti altri due punti di
immesse nel lago di Garda, ma non hai fini della valutazione
Pescicoltura Mandelli di Pietramurata) che la capacità
campionamento:
dello stato di conservazione del fiume Sarca. In particolare
autodepurativa dell'ecosistema acquatico, purtroppo la serie
non permette di valutare l'effetto cumulato di tutti gli impatti
storica è troppo limitata e i giorni di campionamento non
presenti a valle delle Sarche in quanto la maggior parte
coincidono con quelli alle Sarche, quindi non è possibile
dell'acqua transitante in questa sezione proviene dalle
sviluppare valutazioni significative.
canalizzazioni artificiali del sistema idroelettrico e non è
Qualche informazione può essere derivata dalle analisi sui
transitata attraverso il territorio in studio.
due affluenti: Rio Ir e Rio Salone.
Il punto di campionamento a Fies, in linea di principio,
Dalle pendici del Monte Stivo fino alla confluenza nella
Tra le Sarche e la foce a lago sono stati censiti i seguenti
potrebbe permettere di leggere l'evoluzione della qualità
Sarca, il Rio Ir è sempre completamente incanalato in un
punti di scarico:
dell'acqua dalle Sarche fino a quel punto, mettendo in conto
cunettone di cemento armato e scorre sulla propria conoide
sia le immissioni di carichi inquinanti (principalmente
pressoché sulla linea di massima pendenza, pertanto, non si
• sul Rio Ir,
• sul Rio Salone,
entrambi posti poco prima della loro confluenza nella Sarca.
Di questi punti di misura è stata acquisita dall'APPA la serie
storica delle misure negli ultimi 10 anni.
• Pescicoltura Mandelli di Pietramurata;
• Fossa Imhof al Gaggiolo (Dro);
• Pescicoltura Mandelli a Linfano;
• Scarico del collettore della zona industriale di Arco;
• Scarico del depuratore di Arco.
Tutti questi punti sono rappresentati nella tavola “SA.09 –
Inquadramento ambientale”.
Il punto di campionamento alle Sarche è posto a valle dello
sbarramento Hydro Dolomiti che deriva l'acqua verso il Lago
di Toblino, punto di rilascio del DMV. Il campionamento in
questo punto, quindi, restituisce una fotografia degli effetti
cumulati sulla qualità dell'acqua in tutto il bacino a monte ed
è effettivamente rappresentativo della qualità dell'acqua che
entra nel tratto di Fiume in studio.
Il punto di campionamento a Torbole, è posto a valle della
centrale idroelettrica, del depuratore di reflui urbani e dello
scarico della zona industriale di Arco. È certamente
signficativo ai fini della valutazione della qualità delle acque
38
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
è lontani dal vero dell'affermare che non c'è scambio di
nella sua porzione di valle presenta sempre dei flussi non
puntuale (scarichi di varia origine) bensì diffusa (ovvero
acqua tra alveo e falda e, in generale, territorio circostante.
trascurabili; questo è indice del fatto che nella sua porzione
spontaneamente generata dal territorio naturale e, in
Ne deriva che sia in termini quantitativi che qualitativi, i flussi
di pianura il Rio Salone drena la falda superficiale.
maggior misura, di origine agricola).
di acqua nel Rio Ir, anche alla confluenza con la Sarca, sono
La diversa origine delle portate in condizioni di tempo
Mancando misure di portata associate alle misure di
determinati dal bacino montano, boscato e con presenza di
asciutto si riflette sulla qualità delle acque, per la quale si
concentrazione non è possibile fare un bilancio di massa e,
vari nuclei di case sparse.
osserva come il Rio Salone sia caratterizzato da una
quindi, dire quanto questi apporti dalle aree agricole nel
Il Rio Salone per un primo tratto si trova nelle medesime
presenza di sostanza organica e nutrienti ben maggiore sia
territorio in studio possano incidere effettivamente sulla
condizioni del Rio Ir, ma poi scorre a bassa pendenza nella
del Rio Ir che della stessa Sarca.
qualità dell'acqua nella Sarca. In condizioni di regime di
piana agricola di Prato Saiano. In tempo asciutto, quando da
Quanto osservato è la semplice manifestazione del noto
portate inalterato (vedi il paragrafo successivo), trovandoci
monte non arrivano deflussi, per tutto il primo tratto l'alveo
fenomeno per cui il 70-80% dei carichi organici e di nutrienti
nella parte terminale di un bacino comunque di dimensioni
cementato del Rio Salone è completamente in secca, mentre
che arrivano nel reticolo idrografico non sono di origine
significative, l'apporto idrico e di nutrienti dalle sponde
39
sarebbe in generale marginale rispetto al flusso in entrata
• L'acqua in ingresso nel tratto di fiume in studio è di qualità
alle Sarche. Considerando che le portate di magra attuali
mediocre (poco inquinato), ci sono margini per un suo
sono, come ordine di grandezza, un decimo di quelle naturali
ulteriore miglioramento perseguibile, però, attraverso
è sensato aspettarsi che gli apporti dalle sponde e dal
azioni che esulano dal presente progetto.
puntuale che localmente hanno senza dubbio un effetto
nell'acqua, direttamente connesso agli scarichi fognari e alla
negativo, ma per le quali non si conosce l'impatto
complessivo sulla qualità dell'acqua a scala di tratto.
Nella stazione di Torbole, la concentrazione difficilmente
supera i 200 cfu/100 ml, con un valore medio inferiore a 100,
Valore basso, soprattutto in considerazione del fatto che ci
troviamo anche a valle dello scarico del depuratore di Arco.
Alle Sarche la concentrazione è sempre nell'ordine delle
svariate centinaia di cfu/100ml. I dati non permettono di
conoscere
l'evoluzione
di
questa
contaminazione
proseguendo verso valle e, come per nutrienti e carico
organico, i bassi valori a Torbole sono da ascrivere
all'apporto esterno delle acque turbinate dalla centrale
idroelettrica piuttosto che alla capacità autodepurativa del
tratto di fiume che separa le due stazioni di misura.
6000
• Lungo l'asta in studio vi sono alcune fonti di inquinamento
Un dato interessante è la presenza di Escherichia coli
balneabilità.
7000
• Allo stato attuale delle conoscenze è da ritenere che gli
5000
4000
ufc/100ml
reticolo minore abbiano un impatto significativo.
Escherichia coli
Limarò
Torbole
3000
2000
apporti diffusi di nutrienti (da agricoltura) che si generano
nel Basso Sarca abbiano entità tale da incidere non
1000
marginalmente sulla qualità dell'acqua nel tratto di fiume in
studio.
0
n
ge
na
io
rz
ma
o
g
ma
gio
lug
lio
re
mb
tte
e
s
v
no
br e
em
• Di fatto non è nota la qualità dell'acqua al termine del
tratto in studio e, quindi, non è noto l'effetto cumulato tra
nuovi apporti di carichi inquinanti originati nel Basso Sarca
e la capacità autodepurante del fiume.
• Il sistema di monitoraggio della qualità dell'acqua
attualmente presente è certamente adeguato per una
visione a scala territoriale ampia ma è poco funzionale alla
comprensione dei processi in corso nel territorio in studio
A margine si può commentare che i livelli di contaminazione
e, quindi, a supportare la definizione delle linee d'azione
da Escherichia coli a Torbole possono essere compatibili con
da intraprendere nell'ambito del presente progetto.
la balneabilità dell'acqua del fiume, mentre alle Sarche le
condizioni di balneabilità sono distanti 3.
In conclusione, si può affermare quanto segue:
3 La normativa sulla balneabilità delle acque è dettata dalla Direttiva
Europea 2006/7/CE; in base a questa la balneabilità dipende (tra le
altre cose) dalla presenza di Escherichia coli che, per le acque
interne, deve essere alla più pari a 900 cfu/100 ml (90° percentile),
con 500 cfu/100 ml (95° percentile) la soglia della qualità eccellente.
40
Illustrazione 23: Medie mensili per l'escherichia coli.
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
7 CARATTERIZZAZIONE GEOMORFOLOGICA DEL FIUME
SARCA
7.1 Introduzione
I fiumi creano la propria forma come risultato dell'interazione
di portate liquide e solide –variabili guida– e condizioni al
contorno –forma del fondovalle, tipo di sedimenti che lo
compongono e presenza o meno di vegetazione. Erosione,
trasporto solido e sedimentazione coesistono e tendono a
raggiungere un equilibrio: l'alveo lascia parte dei sedimenti
che trasporta ma, al tempo stesso, ne riprende altri dal fondo
e dalle sponde lungo il suo percorso. I fenomeni di erosione
e sedimentazione creano così una serie di forme, quali barre,
raschi, buche, meandri, isole, che si ripetono con una
caratteristica periodicità lungo il tracciato del fiume (RinaldiI
2006a).
sponde– sono manifestazioni intrinseche del corso d'acqua e
sugli alvei con le opere di regimazione e di escavazione dei
non sono di per sé espressione di instabilità.
sedimenti.
La presenza delle forme di fondo è causa della variabilità
L'intervento diretto sull'alveo prima di tutto tende ad impedire
della velocità, del tirante e della tessitura dei sedimenti
le divagazioni poi, arginando e restringendo le sezioni, tende
d'alveo, tutti fattori fondamentali per assicurare la presenza
a inibire la formazione delle forme di fondo . Le escavazioni
dell'ampio ventaglio di organismi acquatici tipico dei corsi
di sedimenti in alveo per l'edilizia innescano fenomeni di
d'acqua. Parallelamente l'evoluzione planimetrica dell'alveo
incisioni dell'alveo che disconnettono idraulicamente ed
presiede alla formazione e al mantenimento del tipico
ecologicamente l'alveo dalla sua piana inondabile che cessa
mosaico dell'ambiente ripariale e golenale, costituito da
di essere tale.
formazioni vegetali a diversi gradi di maturazione della
Per queste ragioni è di fondamentale importanza, anche ai
successione ecologica, da quelle pioniere che si trovano
fini di una più approfondita comprensione delle dinamiche
sulle barre e lungo le sponde del canale attivo, a quelle più
ecologiche, condurre un'analisi che permetta di riconoscere
mature di bosco planiziale umido nei punti da più lungo
le dinamiche morfologiche in atto nel fiume e di confrontarle
tempo non interessati dalla dinamica fluviale.
con quelle nel suo stato di riferimento, ovvero con quelle che
L'uomo interferisce con i processi morfologici alterando: a) il
avrebbe in assenza di condizionamenti antropici.
regime
idrologico
(con
sbarramenti
e
derivazioni,
modificando l'uso del suolo), b) la generazione di sedimenti
Le forme di fondo e planimetriche, la loro evoluzione
(modificando l'uso del suolo), c) intervenendo direttamente
temporale –con i connessi fenomeni di erosione delle
7.2 Inquadramento
La valle entro cui scorre il tratto di fiume in esame è di
300
0,14%
0,21%
250
0,42%
TRATTO 01
2,31%
200
TRATTO 02
TRATTO 03
TRATTO 04
150
1,03%
TRATTO 05
0,49%
TRATTO 06 e 07
0,30%
100
0,26%
0,27%
0,09%
TRATTO 08
TRATTO 09
TRATTO 10
50
TRATTO 11
0
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
18000
20000
22000
Illustrazione 24: Profilo longitudinale dell'alveo ricostruito a partire dal DTM di origine LIDAR con risoluzione di 1 m della Provincia Autonoma di Trento, le pendenze medie del fondo alveo
indicate, sono state calcolate al netto dei dislivelli creati dalle briglie.
41
formazione glaciale con tipica sezione ad U ed una
larghezza media del fondo valle variabile tra un minimo di 0,5
km in corrispondenza della Località Moleta nel comune di
Arco, fino ad un massimo di di 2,3 km tra Dro e Pietramurata.
A valle del centro storico di Arco la valle si apre in una
relativamente ampia conca con un fondovalle alluvionale
pianeggiante (la Busa) che si estende fino alla sponda
settentrionale del Garda.
Un elemento morfologico fortemente caratterizzante questo
territorio è dato dalle Marocche: un'imponente frana
postglaciale che, distaccatasi in più riprese dal versante
orientale ha invaso per intero il fondovalle tra gli abitati di Dro
e Pietramurata, nella porzione mediana della valle. Le
Marocche determinano l'articolazione del fiume in tre tratti
morfologicamente ben distinti: il più a monte tra le Sarche
l'ingresso nelle Marocche e il più a valle tra Dro e il Garda
presentano pendenze basse, un alveo ghiaioso e un
portamento meandriforme (se non fosse per gli interventi di
rettifica e difesa spondale attuati negli ultimi due secoli); il
tratto centrale di attraversamento delle Marocche, in cui il
fiume scorre a pendenza elevata tra massi di grosse
dimensioni formando una sequenza di pozze e cascatelle,
con un aspetto complessivo da grosso torrente di montagna.
Tutte queste mappe, se confrontate con gli standard
moderni, riescono a restituire solo una descrizione qualitativa
del territorio che però, nel caso specifico del Fiume Sarca,
permettono
comunque
di
evincere
delle
informazioni
preziose e significative, soprattutto se lette in relazione alle
rappresentazioni cartografiche e fotografiche dell'ultimo
secolo.
7.3 Rilievo dell'evoluzione storica dell'alveo
Le immagini utilizzate nel presente studio sono state
7.3.1 Documentazione storica antica
gentilmente messe a disposizione da Villino Campi e fanno
Sono
numerose
le
mappe
storiche
antiche
rappresentano il Basso Sarca e il corso del Fiume Sarca.
che
parte del materiale iconografico della mostra “Quattro passi
nel
fiume”,
realizzata
dal
Centro
42
Studi
Judicaria
e
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
dall'Agenzia Provinciale per la Protezione dell'ambiente.
A partire dalla prima rappresentazione del XV secolo fino alla
più recente di fine XVIII secolo si osservano alcune costanti:
• il corso del fiume è fondamentalmente unicursuale e
sinuoso;
• nell'immagine di fine XVIII secolo, pur qualitativa, è
evidente e riconoscibile la grande ansa del Pra de la Fam
(zona industriale di Arco) tutt'ora esistente;
• solo nel tratto terminale, per un tratto che si estende al più
per l'intero sviluppo del Monte Brione, viene messa in
evidenza una struttura ramificata4, quasi di tipo deltizio,
più o meno articolata o più o meno estesa a seconda delle
rappresentazioni;
• nelle immagini del XV secolo e del 1615, dove il fiume è
rappresentato “in maggior dettaglio”, viene messa in
evidenza la presenza di una o più isole all'interno
dell'alveo.
7.3.2 Il progetto di rettifica del 1883
L'Archivio Storico del Comune di Arco ha messo a
disposizione la scansione del progetto di rettifica della
porzione terminale della Sarca del 1883, redatto a seguito
della disastrosa alluvione del 1882.
Il progetto è redatto sulla base della mappa catastale,
originariamente tracciata a metà del secolo XIX e permette,
pertanto, di osservare in parte l'evoluzione planimetrica
subita dall'alveo nei pochi decenni intercorsi.
4 Anche se, probabilmente, in questo caso è più corretto e appropriato
parlare di morfologia anastomizzata.
43
La prima evidenza significativa è l'assetto planimetrico
Larghezza media alveo attivo
80
causa della rettifica in oggetto.
70
Nel tratto a monte di Arco, il rilievo del fiume mette anche
60
bene in evidenza l'evoluzione intercorsa nelle anse rispetto
all'originale rilievo della mappa catastale.
A valle di Pra de la fam (attuale zona industriale di Arco) il
meandro esistente, nell'alveo del quale in seguito alla rettifica
larghezza media [m]
chiaramente meandriforme dell'alveo, scomparso proprio a
è stata ricavata l'attuale pescicoltura Mandelli, non presenta
50
CONDMORFO_01
40
CONDMORFO_02
CONDMORFO_03
30
20
10
segni significativi di evoluzione planimetrica.
0
1880
Questi interventi hanno portato ad una riduzione della
1890
1900
1910
1920
1930
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
anno
lunghezza dell'alveo dai 10.400 m antecedenti la rettifica agli
attuali 9.900 m, pari ad un 4,8%.
1940
Illustrazione 25: Evoluzione nel tempo della larghezza media dell'alveo attivo a monte delle Marocche.
7.3.3 L'evoluzione del dopo guerra
Larghezza media alveo attivo
L'evoluzione morfologica del fiume nel dopoguerra può
60
essere seguita attraverso le foto aree dell'Istituto Geografico
Militare per gli anni 1954, 1965, 1986, e le ortofoto della PAT
50
e il 2006.
Per ogni anno, con il supporto anche dei rilievi sul campo si è
provveduto a perimetrare:
• canale attivo: che è la porzione di alveo bagnata;
larghezza media [m]
per il 1994 e della Compagnia Generale Riprese per il 2000
40
30
CONDMORFO_04
CONDMORFO_05
20
10
• alveo attivo: che è la porzione di alveo più direttamente
rimaneggiata dalle piene e in cui, per questo motivo,
0
1880
1890
1900
1910
tendenzialmente non c'è presenza di vegetazione diversa
da quella erbacea;
• piana inondabile: sono le superfici create dal deposito di
1920
1930
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
anno
Illustrazione 26: Evoluzione nel tempo della larghezza media dell'alveo attivo nel tratto di attraversamento delle Marocche.
44
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
sedimenti alluvionali a seguito della migrazione dell'alveo
Larghezza media alveo attivo
attivo nella direzione opposta;
70
• piana inondabile incipiente: sono superfici in cui la
60
corrente più attiva non agisce più ma che non ancora
In questa lettura si deve assolutamente tenere conto di come
tra il 1951 e il 1960 è stato realizzato e reso operativo l'intero
sistema di sfruttamento idroelettrico dell'acqua della Sarca.
50
larghezza media [m]
stabilmente sono diventate piana inondabile.
Tra il 1954 e il 1965 è evidente il radicale restringimento del
CONDMORFO_06
40
CONDMORFO_07
CONDMORFO_08
CONDMORFO_09
30
CONDMORFO_10
CONDMORFO_11
20
10
canale attivo, diretta espressione della drastica riduzione
0
1880
delle portate di magra conseguente all'entrata in funzione
1890
1900
1910
1920
1930
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
anno
della centrale idroelettrica di Torbole nel 1960.
L'evoluzione sostanziale che si nota negli anni successivi è il
Illustrazione 27: Evoluzione nel tempo della larghezza media dell'alveo attivo nel tratto a valle delle Marocche.
progressivo restringimento dell'alveo attivo e la comparsa
“SA.02 Relazione illustrativa la caratterizzazione dello stato
propriamente un alveo a fondo mobile dato il forte
all'interno
ecologico” e rappresentati nella tavola “SA.10 Tavola della
condizionamento derivante dalla presenza dei grossi massi.
invariato dal 1954 ad oggi) di lembi di piana inondabile prima
caratterizzazione dello stato ecologico”.
Nel tronco immediatamente a valle (CONDMORFO 05)
inesistenti, dinamica direttamente riconducibile all'impatto
Una
dell'evoluzione
nell'alveo sono ancora presenti numerosi massi, ma la
dell'invaso artificiale di Ponte Pià che, a partire dalla fine
planimetrica dell'alveo nel medesimo lasso di tempo è
dinamica morfologica è tornata ad essere quella tipica degli
degli anni '50, intercetta tutti i sedimenti e, come si è visto al
riportata nella tavola “SA.07 Evoluzione storica dell'alveo
alvei a fondo mobile e, infatti, qui si può osservare bene la
paragrafo 6.2, è in grado di alterare significativamente il
della Sarca”.
riduzione di larghezza dell'alveo attivo.
Il tratto di attraversamento delle Marocche propriamente
Il deficit di sedimenti causato da Ponte Pià, nel tronco di
La valutazione di questo restringimento è stata condotta in
dette (tronco CONDMORFO 04) è l'unico che presenta una
attraversamento delle Marocche si è fondamentalmente
modo quantitativo rapportando, per ogni tronco, la superficie
sostanziale stabilità nel tempo della larghezza dell'alveo, se
manifestato
complessivamente occupata dall'alveo attivo allo sviluppo
si eccettua il primo consistente restringimento tra il 1954 e il
attraverso un dilavamento dei sedimenti di origine alluvionale
lineare dell'asse fluviale. I risultati sono riportati nelle
1965 che, con ogni probabilità, è da ascrivere a difficoltà di
tra un masso e l'altro, che sono così emersi con maggiore
illustrazioni 25, 26 e 27; i tronchi a cui fanno riferimento
lettura della foto che non ad una realtà fisica. Questa
evidenza, facendo acquisire al fiume il caratteristico aspetto
questi
invarianza
che ha ora (vedi Illustrazione 28).
del
canale
inciso
(rimasto
sostanzialmente
naturale regime delle portate formative.
grafici
sono
i
medesimi
utilizzati
nella
caratterizzazione dello stato ecologico di cui alla relazione
rappresentazione
è
da
complessiva
ricondurre
alla
specifica
morfologia
caratterizzante il tronco, che non può essere considerato
45
attraverso
un'incisione
dell'alveo,
ovvero
46
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
47
Illustrazione 28: Confronto tra l'aspetto del fiume nelle
Marocche a metà del secolo scorso (sopra, foto da valle
verso monte) e al giorno d'oggi (sotto, foto da monte verso
valle); è evidente come in origine le marocche fossero quasi
completamente immerse nei sedimenti trasportati dal fiume,
e che l'aspetto odierno deriva dal dilavamento di quei
sedimenti.
Illustrazione 29: Modello digitale del terreno in località Moleta con sovrapposto il perimetro (linea verde) dell'alveo attivo nel
1954, la sezione (linea gialla) permette di apprezzare come l'alveo abbia subito un'incisione nell'ordine di 1–2 m.
48
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
Illustrazione 30: Modello concettuale a sei
stadi (spaziali e temporali) di evoluzione
dell'alveo conseguente ad un'incisione
dell'alveo (NRCS 2007).
Più in generale, il confronto di fotografie storiche con lo stato
attuale del fiume permette di apprezzare qualitativamente
come dalla metà del secolo scorso ad oggi il fiume abbia
vissuto una sensibile incisione dell'alveo. In alcuni casi è
stato anche possibile condurre una stima quantitativa, come
in Località Moleta. In questo punto sopravvive a lato del
fiume un'ampia superficie ora esclusa dall'alveo ma che, fino
ad almeno il 1954, era alveo attivo; la lettura dell'altimetria
del terreno dal DTM con risoluzione 1 m della PAT (vedi
Illustrazione 29) permette di stimare l'incisione nell'ordine di
grandezza di 1–2 m.
Vi è una stretta relazione tra variazioni altimetriche del fondo
e aggiustamenti della larghezza nella dinamica evolutiva di
un alveo fluviale, messa in evidenza attraverso alcuni modelli
geomorfologici concettuali proposti in letteratura, basati su
osservazioni relative a sistemi fluviali incisi e supportati da
studi sperimentali. Questi modelli (vedi Illustrazione 30)
mostrano come la tendenza generale in caso di incisione sia
quella di arrivare alla creazione di una nuovo corridoio
fluviale posto a quota più bassa rispetto al piano campagna
(l'originale piana inondabile), attraverso l'erosione delle
sponde e la creazione di nuova piana inondabile.
Ciò che si può osservare nel caso della Sarca è che
l'incisione è stata innescata da una complessiva privazione di
sedimenti, non da un approfondimento localizzato 5, che ha
determinato una contemporanea riduzione di ampiezza
5 In realtà sono state raccolte numerose testimonianze orali relative alla
presenza, fino agli anni '60, di una cava in alveo in località Moleta; allo
stato attuale delle conoscenze sembra di poter affermare che questo
disturbo puntuale sia di gran lunga trascurabile rispetto all'impatto
dell'invaso artificiale di Ponte Pià.
dell'alveo attivo. Come nello schema a sei stadi si sarebbe
operata dal Servizio Bacini Montani della P.A.T. ha impedito
dovuta contemporaneamente innescare l'erosione delle
l'ampliamento del corridoio fluviale, ed ha portato alla
sponde e la creazione di piana inondabile a quota più bassa.
creazione di un canale inciso il cui limite corrisponde
L'assidua azione di contenimento delle erosioni spondali
sostanzialmente con l'alveo del 1954.
49
50
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
Dentro questo canale inciso la dinamica fluviale ha
fiume del naturale deflusso di sedimenti e alterando il regime
comunque creato lembi di piana inondabile, la cui estensione
delle portate formative ha determinato: incisione dell'alveo,
è cresciuta di pari passo al restringimento dell'alveo attivo.
riduzione
La dinamica descritta è resa evidente dal progressivo
annichilimento delle dinamiche morfologiche interne all'alveo.
dell'ampiezza
media
dell'alveo
attivo,
aumento della presenza di vegetazione ripariale all'interno
del canale inciso
7.5 Bibliografia
7.4 Conclusioni
Autorità di Bacino del Fiume Magra, 2006. “Nuovi approcci
per la comprensione dei processi fluviali e la gestione dei
sedimenti. Applicazioni nel bacino del Magra” La Spezia.
Porzioni significative del bacino idrografico della Sarca sono
occupate da rilievi molto elevati ed impervi, naturalmente con
coperture vegetali vegetali e capacità elevata di alimentare il
reticolo idrografico di sedimenti.
Questa situazione ha fatto sì che i grandi cambiamenti
dell'uso del suolo intervenuti in questo bacino similmente a
quanto
avvenuto
nel
resto
dell'arco
alpino,
non
ha
determinato attraverso i secoli variazioni della risposta
idrologica e della generazione di sedimenti del bacino tanto
ampi da determinare conseguentemente variazioni della
morfologia della Sarca. Attraverso i secoli questo fiume ha
mantenuto una spiccata morfologia meandriforme che,
eventualmente, non si è potuta esprimere a causa di
condizionamenti esterni, come la presenza delle Marocche
nel tratto centrale del Basso Sarca e l'assidua opera di
regimazione che è stata portata avanti almeno dalla prima
metà del XIX secolo.
Questa situazione è stata profondamente modificata dalla
CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) 2006.
“La Riqualificazione Fluviale in Italia. Linee guida,
strumenti ed esperienze per gestire i corsi d'acqua e il
territorio”. A. Nardini, G. Sansoni (curatori) e collaboratori,
Mazzanti Editori, Venezia.
Colombini M., Seminara G., Tubino M., 1987. “Finite
amplitude alternate bars”. Journal of Fluid Mechanics 181:
213–232.
Malavoi J.R., Bravard J.P., Piegay H., Heroin E., Ramez P.,
1998. “Determination del'espace de liberte des cours
d'eau”. Bassin Rhone Mediterranee Corse, Guide
Technique N° 2.
NRCS (Natural Resource Conservation Service) 2007. “Part
654 Stream Restoration Design National Engineering”.
Handbook”.
Rinaldi M., Surian N., 2003. “Variazioni morfologiche ed
instabilità di alvei fluviali: metodi ed attuali conoscenze sui
fiumi italiani”. In “Dinamica Fluviale”. M. Brunelli, P.
Farabollini (curatori), Ordine dei Geologi della Regione
Marche, Ancona.
Rinaldi M., 2006a. “Morfologia e dinamica d'alveo” in CIRF
2006: 392-416.
Surian N., Rinaldi M., 2003. “Morphological response to river
engineering and management in alluvial channels in Italy”.
Geomorphology 50: 307-326.
costruzione del sistema di sfruttamento idroelettrico, in
particolare dall'invaso artificiale di Ponte Pià che, privando il
51
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
8 ANALISI DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DEI
POPOLAMENTI ITTICI
8.1 Comunità ittica: stato di riferimento
In ogni corso d’acqua, e particolarmente in quelli alpini,
partendo dalla sorgente glaciale o nivale di alta quota e
scendendo verso il fondovalle e la fascia pedemontana, si
osserva un generale cambiamento più o meno continuo dei
caratteri mesologici secondo un gradiente longitudinale. La
pendenza dell’alveo tende a diminuire, mentre la sua
ampiezza e la portata aumentano progressivamente, grazie
alla confluenza dei tributari. Il substrato, inizialmente
composto prevalentemente di roccia e massi, comprende
componenti via via crescenti di massi, ciottoli, ghiaia, sabbia
e, infine, limo. La turbolenza diminuisce, e con essa anche
l’ossigeno e i gas atmosferici disciolti. Anche la temperatura
estiva, a causa della continua diminuzione di quota e degli
scambi termici con l’aria e con il suolo, va crescendo.
Aumenta la concentrazione dei sali minerali strappati al
substrato e il detrito organico e inorganico proveniente dalle
ambientali nelle quali può svolgere in modo ottimale la sua
utile per definire le differenze ecologiche e faunistiche lungo i
attività biologica.
corsi d’acqua.
Lungo il corso d’acqua, visto che le condizioni ambientali
Con queste premesse, il Fiume Sarca, in virtù dell’ampia
cambiano in modo generalmente graduale da monte a valle,
estensione del suo bacino imbrifero e del reticolo idrografico
anche la comunità biologica si modifica progressivamente in
in esso compreso, mostra una progressiva evoluzione dalle
funzione del variare dei parametri ecologici. Per questo i rivi
sorgenti principali, prevalentemente glaciali, localizzate nella
e i torrenti di alta montagna sono popolati soltanto dalle
testata delle valli di Genova, di Nambrone e di Campiglio, al
poche specie di invertebrati e di pesci (esclusivamente
tratto di fondovalle (valli Rendena e Giudicarie) fino alla
Salmonidi)
fascia pedemontana (Basso Sarca).
capaci
di
sopportare
le
rigide
condizioni
dell’ambiente d’alta quota (acque fredde, ma pure e sature di
Il tratto oggetto di studio è integralmente riferibile al tratto
ossigeno, fonti di cibo molto particolari e limitate, elevata
pedemontano (epipotamon), caratterizzato da una pendenza
turbolenza e velocità di corrente etc.).
media dell’alveo relativamente bassa, da substrati d’alveo a
Scendendo verso valle la comunità biologica fluviale si
granulometria prevalentemente ghiaiosa e da una morfologia
diversifica progressivamente, poiché aumenta anche la
d’alveo
diversità complessiva dell’ambiente. Tra i pesci, alle Trote si
fondovalle prealpini di chiara origine glaciale.
delle acque fredde e correnti (Sanguinerola, Barbo canino)
oltre al Cobite barbatello, fino ai Ciprinidi delle acque lente o
addirittura ferme, insieme all’Anguilla, al Luccio e a
numerose altre specie della fascia altitudinale pedemontana.
praterie d’alta quota, dalle foreste e dall’intero territorio
dell’impluvio. Di conseguenza va aumentando, in genere,
dei corsi d’acqua e sono ampiamente diffusi nel reticolo
anche la torbidità media dell’acqua.
idrografico, la composizione della comunità ittica dei diversi
anche un progressivo cambiamento delle comunità di
vegetali e, soprattutto, di animali che popolano il corso
d’acqua. Ogni specie, infatti, ha un suo preferendum
ambientale, cioè un complesso di specifiche condizioni
e
pluriramificata
tipica
degli
ampi
trovano associati, via via, lo Scazzone, i Ciprinidi amanti
Poiché i pesci sono gli organismi più facilmente riconoscibili
Questa lunga serie di modificazioni ambientali determina
divagante
tipi d’ambiente che si susseguono da monte verso valle
viene comunemente utilizzata per classificarli e distinguerli
secondo la cosiddetta zonazione ittica longitudinale (Huet,
1954). La transizione tra l’una e l’altra zona longitudinale, in
realtà,
è
generalmente
progressiva,
perché
il
fiume
costituisce un continuum, ma la loro distinzione risulta molto
53
8.1.1 L’assetto biotipologico e ittiofaunistico naturale
Da un punto di vista ittiofaunistico, l’intero corso è
genericamente attribuibile, secondo il criterio della zonazione
ittica longitudinale, alla Regione dei Salmonidi (Huet, 1954),
costituendo per l’intero suo corso una tipica acqua corrente
alpina a vocazione salmonicola in virtù dei caratteri
mesologici e, in particolare, delle temperature medie e
massime delle acque relativamente basse (non superiori ai
15 °C) e alla costante saturazione dell’ossigeno disciolto.
Più nel dettaglio, facendo riferimento alle categorie della
zonazione ittica individuate dalla Carta ittica del Trentino
(P.A.T., 2001), tutto il basso corso del Fiume Sarca è
attribuibile alla zona ittica teorica dei fiumi a Trota
marmorata, Temolo e Ciprinidi reofili.
Sarche-Dro (dallo sbocco della Forra del Limarò al margine
La Carta ittica del Trentino definisce gli ecosistemi omogenei,
meridionale delle Marocche di Dro = ponte della variante
Nell’indicazione dei popolamenti ittici teorici, che sono definiti
ovvero le frazioni discrete del reticolo idrografico provinciale
stradale di Dro) e Fiume Sarca - tratto Dro-foce (dal margine
e caratteristici per ogni singolo ecosistema omogeneo, la
ai fini dell’analisi, del monitoraggio e della gestione del
meridionale delle Marocche di Dro = ponte della variante
Carta ittica pone particolare attenzione a non tralasciare le
patrimonio ittico delle acque pubbliche. Nell’individuazione di
stradale di Dro alla foce nel Lago di Garda).
specie “minori”, o di interesse apparentemente modesto,
corpi idrici omogenei per quanto riguarda gli aspetti ittici,
volendo utilizzare un criterio omnicomprensivo rispetto
all’intero territorio provinciale, la Carta ittica sceglie un
approccio logico di tipo idrografico. Tale scelta è stata
agevolata dall’esistenza di un efficiente repertorio topografico
informatico di tutte le acque superficiali della provincia,
disponibile in ambiente Arcinfo presso il Servizio Foreste
della Provincia Autonoma di Trento (SIAT - Sistema
Informativo Ambiente Territorio) e correntemente utilizzato
per la pianificazione e il censimento delle opere di
sistemazione idraulico-forestale del Servizio Bacini Montani.
Secondo questo semplice schema, per le acque ferme ogni
specchio lacustre costituisce un singolo corpo idrico
omogeneo, salvo i gruppi di laghetti di alta quota
ittiologicamente omogenei che vengono riuniti in corpi idrici
omogenei. Per le acque correnti, già suddivise in ordini
secondo precisi criteri idrografici, i corpi idrici omogenei sono
individuati in tratti omogenei per i principali corsi d’acqua di
fondovalle e in sottobacini di 2 o ordine per i loro affluenti,
mantenendo, inoltre, delle “interzone”, comprese tra i
sottobacini di 2
o
ordine e solcate da affluenti minori di
modesta importanza ittica.
Nel caso di specie, il basso corso del Fiume Sarca viene
presente saltuariamente o comunque marginalmente
rilevando che solo un quadro complessivo del popolamento
8.1.2 Popolamento ittico naturale e originario
La Carta ittica del Trentino (P.A.T., 2001), elaborata tra il
1998 e il 1999 sotto il coordinamento del Servizio Faunistico
e approvata con delibera della Giunta Provinciale del
ittico teorico, cioè la caratterizzazione della vocazione ittica
naturale, può consentire una corretta attribuzione dei criteri
di gestione ittiofaunistica.
21.09.2001 n. 2321, definisce, anche ai fini della gestione del
La definizione del popolamento ittico teorico serve, infatti, per
patrimonio ittico, i popolamenti ittici naturali di ogni singolo
disporre di un quadro di riferimento del popolamento ittico
ecosistema omogeneo del reticolo idrografico provinciale.
originario e potenziale, che in linea di principio costituisce
Più in particolare, l’attribuzione teorica della vocazione ittica
spontanea su base ecologica, incrociata con i dati storici e
recenti relativi alla composizione originaria del popolamento
ittico viene utilizzata per definire il popolamento ittico teorico,
cioè
il
complesso
delle
specie
originariamente
e
spontaneamente presenti nell’ecosistema omogeneo. Viene
indicato anche, per i singoli taxa ittici, il ruolo di dominanza
1. Specie guida: componente più tipica del popolamento
ittico di una tipologia ambientale definita, essendo
presente in modo continuo e caratterizzante
2. Specie associata: specie non esclusiva, né caratteristica
del popolamento ittico di una tipologia ambientale definita,
specie
non
caratteristica
del
popolamento ittico di una tipologia ambientale definita,
suddiviso in due tronchi separati definiti Fiume Sarca - tratto
54
Provinciale n. 60 del 12.12.1978 (legge provinciale sulla
pesca) che
consistono nella “coltivazione ittica basata, di
norma, sull’incremento della produttività naturale dell’acqua
da pesca nel riequilibrio biologico e nel mantenimento delle
linee genetiche originarie delle specie ittiche”. In sostanza,
dello stato ecologico, oggi prescritto dalla Direttiva Europea
quadro sulle acque (2000/60/CE), la Carta ittica ha definito i
popolamenti ittici teorici (stato di riferimento) da confrontare,
ai fini gestionali, con quelli attuali.
Se ne deduce che i popolamenti ittici teorici definiti dalla
Carta ittica provinciale costituiscono l’utile e necessario
ma costantemente associata alla specie guida
marginale:
corpo idrico sulla base dei principi fondamentali dalla Legge
anticipando l’utilizzo delle comunità ittiche come indicatori
secondo le seguenti definizioni:
3. Specie
l’obiettivo da mantenere o da ripristinare in quel definito
quadro di riferimento anche nell’ambito del presente lavoro.
I popolamenti ittici teorici, e dunque lo stato di riferimento
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
ittiofaunistico, dei due tronchi fluviali individuati nel basso
corso del Fiume Sarca sono riportati nelle seguenti tabelle 4
e 5.
specie
Trota marmorata
centralità
guida
Anguilla
associata
Barbo canino
associata
Barbo comune
associata
Cavedano
associata
Cobite barbatello
associata
Sanguinerola
associata
Scazzone
associata
Temolo
associata
Vairone
associata
Alborella
marginale
Carpa
marginale
Ghiozzo padano
marginale
Gobione
marginale
Pesce persico
marginale
Spinarello
marginale
Tinca
marginale
Triotto
marginale
Trota fario
marginale
Trota lacustre
marginale
Tabella 4: Popolamento ittico teorico dell'ecosistema omogeneo Fiume
Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) secondo la Carta ittica del
Trentino (P.A.T., 2001).
specie
La misura, nei limiti del possibile, dello scostamento tra lo
Trota marmorata
centralità
guida
Anguilla
associata
Barbo comune
associata
viene
Cavedano
associata
particolarmente
Cobite barbatello
associata
Ghiozzo padano
associata
Sanguinerola
associata
dell’habitat ittico, sia per comprendere i fattori e le cause
Scazzone
associata
Temolo
associata
delle loro eventuali alterazioni, sia per pianificarne la
Vairone
associata
Alborella
marginale
definiti. Nel concreto, a titolo d’esempio, la constatazione
Barbo canino
marginale
Bottatrice
marginale
della condizione della forte contrazione numerica e dello
Carpa
marginale
stato di sostanziale pre-estinzione della popolazione di Trota
Gobione
marginale
lacustre del Lago di Garda ha consentito, nel recente
Luccio
marginale
Pesce persico
marginale
passato, di individuarne le principali cause nell’interruzione
Pigo
marginale
della continuità longitudinale del basso corso del Fiume
Savetta
marginale
Sarca e nelle alterazioni del regime idrologico legate
Scardola
marginale
Spinarello
marginale
Tinca
marginale
programmando conseguentemente interventi di ripristino
Triotto
marginale
dell’habitat ittico (e particolarmente dei siti riproduttivi della
Trota fario
marginale
Trota lacustre
marginale
Tabella 5: Popolamento ittico teorico dell'ecosistema omogeneo Fiume
Sarca - tratto Dro-Foce (cod. E100010) secondo la Carta ittica del
Trentino (P.A.T., 2001).
stato di riferimento originario e naturale e lo stato attuale, che
descritto
soprattutto
significativi,
da
alcuni
costituisce
un
parametri
importante
elemento analitico sia per definire lo stato dell’ittiocenosi e
gestione futura sulla base di obiettivi preventivamente
prevalentemente
specie),
azioni
allo
parallele
sfruttamento
di
riproduzione
idroelettrico,
artificiale
e
ripopolamento ittico e una specifica regolamentazione della
pesca.
Nei seguenti paragrafi sono radunati e discussi i dati di
8.2 Popolamento ittico attuale
Il popolamento ittico attuale, nei suoi aspetti qualitativi e
quantitativi, cioè nella sua composizione in taxa ittici, nei
rapporti numerici tra di essi, nella loro densità e struttura di
popolazione, nella biomassa media per unità di superficie
natura qualitativa e quantitativa disponibili sulle presenze
ittiche riportati dalla Carta ittica del Trentino e quelli di
aggiornamento raccolti dall’Istituto Agrario di S. Michele
all’Adige e forniti dalla Provincia Autonoma di Trento Servizio Foreste e Fauna.
bagnata, nella produzione media annua etc., dipende da
Inizialmente viene presentato lo stato attuale dei popolamenti
numerosi fattori diretti e indiretti.
ittici in termini sintetici, attraverso l’applicazione di un indice,
55
mentre
successivamente
vengono
discussi
gli
aspetti
qualitativi e quantitativi di dettaglio.
autoctonia
autoctono
specie
Vairone
abbondanza
origine
relativa
segnalazione
p, Ser. Faun.
abbondante
1997
autoctono
Trota fario
p, Ser. Faun.
abbondante
1997
autoctono
Anguilla
comune
autoctono
Sanguinerola
comune
all’abbondanza relativa dei taxa ittici e alle eventuali semine
autoctono
Cavedano
comune
e immissioni ittiche (tabelle 6 e 7).
autoctono
Barbo comune
comune
autoctono
autoctono
Scazzone
presente
Trota marmorata
scarso
x Trota fario
Trota marmorata scarso
alloctono
Trota iridea
alloctono
Carassio dorato presente
8.2.1 Aspetti qualitativi e rapporti numerici tra i taxa
Riguardo allo stato recente dell'ittiocenosi del Fiume Sarca,
la Carta ittica provinciale fornisce una sintesi dei dati
pregressi
autoctonia
autoctono
relativi
specie
Trota fario
alla
composizione
abbondanza
origine
relativa
segnalazione
abbondante
semine
d’annata e
adulti,
frequente
pescatori,
abbondante
Betti 1998
comune
pescatori
pescatori,
comune
Betti 1998
presente
pescatori
presente
pescatori
presente
pescatori
presente
pescatori
autoctono
Vairone
autoctono
Scazzone
autoctono
Sanguinerola
autoctono
autoctono
autoctono
autoctono
Barbo comune
Cavedano
Anguilla
Temolo
Trota marmorata
presente
x Trota fario
autoctono
pescatori,
Betti 1998
qualitativa,
Trota marmorata presente
pescatori
alloctono
Trota iridea
pescatori
presente
presente
d’annata e
adulti,
annuale
p, Ser. Faun.
1997
p, Serv. Faun.
1997
p, Serv. Faun.
1997
p, Serv. Faun.
1997
pescatori
p, Serv. Faun.
1997
pescatori
p, Serv. Faun. Adulti,
1997
frequente
storica (da
p, Serv. Faun.
Lago di
1997
Loppio)
Il quadro di sintesi fornito, che si riferisce alle condizioni dei
due ecosistemi omogenei individuati nel Basso Sarca (dalle
Avannotti,
saltuaria
accidentale
da
pescicolture
Tabella 6: Condizioni ittiche dell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca tratto Sarche-Dro (cod. E100020) secondo la Carta ittica del Trentino
(P.A.T., 2001).
tutti gli effetti alloctono: la sua presenza è da attribuire a
immissioni artificiali, almeno in parte dovute alla fuga di
Tabella 7: Condizioni ittiche dell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca tratto Dro-Foce (cod. E100010) secondo la Carta ittica del Trentino
(P.A.T., 2001).
pescatori
autoctono
autoctono
semine
Sarche a Dro e da Dro alla foce nel Garda) all’anno 1998,
evidenzia alcune significative alterazioni rispetto allo stato di
riferimento. In particolare, oltre all’assenza di alcune delle
specie associate originariamente presenti, e dunque facenti
parte del popolamento ittico teorico, si osserva la profonda
modificazione consistente nella drastica riduzione numerica
della presenza della Trota marmorata (che costituisce la
specie guida del popolamento ittico originario) e la sua
sostanziale sostituzione con la Trota fario e con la Trota
materiale ittico d’allevamento dalle pescicolture commerciali
attive nel Basso Sarca.
Come meglio specificato di seguito, pur nel dubbio sulla
reale autoctonìa della Trota fario nel versante meridionale
delle Alpi, si può ammettere la sua presenza come originaria
nel
reticolo
La Trota iridea è un salmonide americano da considerare a
56
montano,
ma
non
in
quello
pedemontano, che costituisce l’habitat tipico della Trota
marmorata. Le popolazioni di Trota fario presenti in gran
parte del reticolo idrografico alpino, inoltre, sono da
considerare in gran parte avventizie e risultanti da immissioni
ittiche recenti, particolarmente diffuse, massicce e reiterate,
con l’aggravante che nella quasi totalità dei casi il materiale
ittico immesso è da attribuire a ceppi selezionati di
allevamento riconducibili al cosiddetto “ceppo atlantico”,
caratteristico dei corsi d’acqua europei tributari diretti
dell’Oceano Atlantico e sensibilmente differente dai cosiddetti
“ceppi mediterranei” del gruppo Salmo (trutta). Per questo, la
presenza della Trota fario nel basso corso del Fiume Sarca è
da ritenere “alloctona” in senso stretto, almeno per quanto
riguarda le popolazioni avventizie di origine atlantica.
Successivi monitoraggi qualitativi e quantitativi dell’ittiofauna
per l’aggiornamento dei dati di base della Carta ittica relativi
al basso corso del Fiume Sarca hanno sostanzialmente
confermato questo quadro come risulta dalla seguente
tabelle 8 e 9.
iridea.
idrografico
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
TAXON
Trota marmorata
Barbo canino
Barbo comune
Scazzone
Temolo
Vairone
Anguilla
Cobite
barbatello
Sanguinerola
Cavedano
Alborella
Gobione
Pesce persico
Spinarello
Tinca
Triotto
Trota fario
Trota lacustre
Trota fario m.
atlantica
Trota iridea
centralità
guida
associata
associata
associata
associata
associata
associata
1998
(Carta ittica 2001)
presente
presente
comune
presente
abbondante
presente
2004
scarso
comune
2008
comune
scarso
associata
associata
associata
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
presente
presente
comune
scarso
abbondante
comune
comune
esotico
abbondante
comune
comune
esotico
presente
Tabella 8: Confronto delle presenze ittiche nell'ecosistema omogeneo
Fiume Sarca - tratto Dro-Foce (cod. E100010) secondo la Carta ittica del
Trentino e i successivi monitoraggi di aggiornamento (fonte: Servizio
Foreste e Fauna - P.A.T.).
1998
(C. Itt. 2001)
scarso
comune
presente
TAXON
centralità
2002
2004
Trota marmorata
Barbo comune
Scazzone
Temolo
Vairone
guida
associata
associata
associata
associata
Anguilla
Cobite
barbatello
Ghiozzo padano
Sanguinerola
Cavedano
associata
Alborella
Bottatrice
Carpa
Gobione
Luccio
Pesce persico
Pigo
Savetta
Scardola
Spinarello
Tinca
Triotto
Trota fario
Trota lacustre
Trota fario m.
atlantica
Trota iridea
Carassio dorato
Cobite comune
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale
marginale abbondante
marginale
scarso
scarso
scarso
esotico
scarso
scarso
2007
comune
presente
presente
abbondante
abbonda
nte
abbond.
abbond.
comune
scarso
presente
Popolamento ittico - F. Sarca - staz. Pietramurata - 2004
Scazzone
17,4%
Vairone
1,4%
Sanguinerola
13,6%
associata
associata
associata
comune
associata
comune
esotico
esotico
presente
abbond
ante
comune
Cavedano
0,5%
Trota fario
65,3%
Barbo comune
1,9%
Illustrazione 31: Composizione del popolamento ittico
nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro
(cod. E100020) nel 2004 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T.).
scarso
presente
scarso
Popolamento ittico - staz. Pietramurata - 2008
Trota fario
69,6%
present
e
(esotico)
Tabella 9: Confronto delle presenze ittiche nell'ecosistema omogeneo
Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) secondo la Carta ittica
del Trentino e i successivi monitoraggi di aggiornamento (fonte: Servizio
Foreste e Fauna - P.A.T.).
Scazzone
30,4%
Nei grafici seguenti è rappresentata la composizione del
popolamento ittico secondo i dati derivanti dai monitoraggi
ittici di cui sopra condotti negli anni 2002, 2004 e 2007-2008.
57
Illustrazione 32: Composizione del popolamento ittico
nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro
(cod. E100020) nel 2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T.).
Popolamento ittico - F. Sarca - staz. Arco - 2004
Anguilla
2,8%
Trota fario
0,4%
Cobite comune
0,8%
Barbo comune
3,1%
Cavedano
14,6%
loro natura diffusa rispetto ai rilievi ittici di monitoraggio, più
risulta
larghissimamente
dominante
nelle
catture
dei
precisi ma necessariamente riferiti a stazioni di rilevamento
pescatori, che tuttavia rilevano anche la presenza residuale,
rappresentative ma limitate.
sia della Trota marmorata (specie guida del popolamento
I dati, riferiti al decennio 1999-2008, sono descritti dai grafici
ittico teorico), sia del Temolo (un’importante specie associata
seguenti.
nei popolamenti ittici tipici dei corsi d’acqua pedemontani),
oltre alla presenza marginale e sporadica, soprattutto nel
DISTRIBUZIONE PER SPECIE DEI SALMONIDI CATTURATI DAI
PESCATORI SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL
PERIODO 1999-2008
Vairone
78,3%
Illustrazione 33: Composizione del popolamento ittico
nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Dro - foce
(cod. E100010) nel 2004 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T.).
tratto
inferiore
(Dro-foce)
della
Trota
lacustre
(taxon
autoctono tipico del Lago di Garda che risale il F. Sarca per
la riproduzione) e del Salmerino di fonte (specie esotica di
temolo; 231
trota iridea; 2.833
trota marmorata; 138
origine americana tuttora allevata in alcuni stabilimenti ittici
della valle).
trota lacustre; 7
salmerino di fonte; 7
DISTRIBUZIONE PER SPECIE DEI SALMONIDI CATTURATI DAI
PESCATORI SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL
PERIODO 1999-2008
Popolamento ittico - F. Sarca - staz. Arco - 2007
Vairone
72,6%
Sanguinerola
4,7%
trota marmorata; 53
trota fario; 69.639
temolo; 54
trota iridea; 13.788
salmerino di fonte; 6
Cavedano
14,5%
Barbo comune
5,6%
Illustrazione 35: Composizione in taxa dei salmonidi catturati
e registrati nel periodo 1999-2008 nel Fiume Sarca - tratto
Sarche-Dro (cod. E100020) dai pescatori dilettanti (fonte:
Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.).
Trota fario
2,6%
Illustrazione 34: Composizione del popolamento ittico
nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Dro - foce
(cod. E100010) nel 2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T.).
I dati di cattura descrivono una situazione sostanzialmente
Un’ulteriore integrazione indicativa sulle presenze ittiche,
quale la presenza, sia pure marginale, di tre taxa ittici
sebbene meno precisa e soggetta a possibili errori, deriva
particolarmente importanti ai fini di una corretta analisi
dai dati riferiti al controllo della catture di Salmonidi
ittiofaunistica.
obbligatoriamente
registrati
dai
pescatori
e
forniti
annualmente all’Ufficio Faunistico della Provincia Autonoma
di Trento. L’utilità di questi dati è dovuta principalmente alla
trota lacustre; 383
trota fario; 88.726
aderente a quella definita dai dati del monitoraggio ittico e,
tuttavia, fanno emergere un aspetto decisamente rilevante,
La presenza della Trota iridea e soprattutto della Trota fario
(senza distinzione tra ceppi mediterranei e ceppo atlantico)
58
Illustrazione 36: Composizione in taxa dei salmonidi catturati
e registrati nel periodo 1999-2008 nell'ecosistema omogeneo
Fiume Sarca - tratto Dro - foce (cod. E100010) dai pescatori
dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.).
Va rilevato, inoltre, che dai dati analizzati annualmente,
anziché complessivamente nel decennio, emerge come la
presenza
sporadica
della
Trota
marmorata
sia
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
sostanzialmente costante, mentre quella del Temolo sia
alle assidue immissioni di Trota fario, costituendo importanti
pressoché nulla negli ultimi quattro anni, sia nel tratto a
azioni di tutela dei salmonidi autoctoni a rischio di estinzione.
monte di Dro, sia in quello a valle.
In sintesi, dunque, la composizione qualitativa e soprattutto
Trota fario
semi-quantitativa dell’ittiocenosi attuale appare fortemente
anno
alterata rispetto allo stato di riferimento, in relazione sia con
fattori di carattere ambientale, sia legati alla gestione ittica e
anno
1999
particolarmente alle immissioni ittiche.
8.2.2 Immissioni ittiche e semine di ripopolamento
2000
Nelle seguenti tabelle sono riportati i dati, forniti dal Servizio
Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento,
relativamente
alle
immissioni
ittiche
di
2001
ripopolamento
effettuate nell’ultimo decennio dall’Associazione Pescatori
2002
Basso Sarca, concessionaria dei diritti di pesca e gestore
diretto del patrimonio ittico pubblico ai sensi della L.P. 60/78.
2003
Come si può agevolmente rilevare, in entrambi i tratti fluviali
del basso Sarca (Sarche-Dro e Dro-foce), la Trota fario è il
2004
taxon di gran lunga più sostenuto attraverso le immissioni di
materiale ittico di provenienza piscicolturale (in larga parte
prodotto nella pescicoltura gestita dall’A.P. Basso Sarca a
2005
2006
Pranzo di Tenno) a stadi di sviluppo sia giovanili, sia adulto.
In
conseguenza
delle
prescrizioni
della
Carta
ittica,
l’immissione in deroga ai criteri della L.P. 60/78 della Trota
iridea è stata completamente sospesa a partire dal 2002,
mentre
l’avvio
di
programmi
di
reintroduzione
e
ripopolamento della Trota lacustre, della Trota marmorata e
2007
2008
taglia
adulte
cm 4/6
cm 6/9
adulte
cm 4/6
cm 6/9
cm 9/12
cm 12/15
cm 15/20
adulte
cm 4/6
cm 6/9
cm 12/15
adulte
cm 4/6
cm 12/15
cm 15/20
adulte
cm 6/9
cm 9/12
cm 15/20
adulte
cm 6/9
cm 9/12
cm 15/20
adulte
cm 6/9
cm 12/15
cm 15/20
adulte
cm 4/6
cm 6/9
adulte
cm 9/12
cm 15/20
adulte
cm 6/9
cm 15/18
Trota fario
kg
n°
2,510
65,000
25,000
1,470
95,000
45,000
30,000
25,000
200
150
1,630
100,000
110,000
12,000
1,230
25,000
8,000
10,000
1,220
50,000
4,000
3,000
785
30,000
6,000
200
755
25,000
8,000
3,500
640
Trota marmorata
kg
n°
Temolo
kg
n°
1999
5,000
2000
2001
150
2002
2003
2004
2005
2006
35,000
1,500
15,000
7,500
2,000
740
2007
830
5,000
2008
7,500
Tabella 10: Immissioni ittiche di ripopolamento nel periodo 1999-2008 nel
Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) (fonte: Servizio Foreste
e Fauna – P.A.T.).
del Temolo si è sostanziata attraverso interventi, sia pure
relativamente discontinui e numericamente marginali rispetto
59
taglia
adulte
cm 4/6
cm 6/9
cm 9/12
cm 12/15
adulte
cm 4/6
cm 6/9
cm 12/15
cm 15/20
adulte
cm 4/6
cm 6/9
cm 12/15
adulte
cm 4/6
cm 12/15
cm 15/20
adulte
cm 6/9
cm 9/12
cm 15/20
adulte
cm 6/9
cm 9/12
cm 15/20
adulte
cm 6/9
cm 12/15
cm 15/20
adulte
cm 4/6
cm 6/9
adulte
uova
cm 4/6
cm 9/12
cm 15/20
adulte
cm 6/9
cm 15/18
kg
1,545
n°
Trota iridea
kg
510
n°
Trota
marmorata
kg
n°
Trota
lacustre
kg
n°
Temolo
kg
n°
80,000
35,000
2,000
400
2,820
450
165,000
75,000
25,000
200
1,760
5,000
25,000
710
100,000
110,000
15,200
850
1,770
25,000
8,000
10,000
1,000
1,945
50,000
4,000
3,000
1,940
30,000
6,000
200
1,615
25,000
8,000
4,000
500
2,550
30,000
39,000
1,920
12,000
18,000
20,000
7,720
1,500
1,330
5,000
7,500
Tabella 11: Immissioni ittiche di ripopolamento nel periodo 1999-2008 nel
Fiume Sarca - tratto Dro - foce (cod. E100010) (fonte: Servizio Foreste e
Fauna - P.A.T.).
8.2.3 Composizione quantitativa dell’ittiocenosi e status
delle popolazioni
mostra peraltro una forte spinta al differenziamento ecologico
spesso massiccia introduzione della Trota fario nell'ambiente
e genetico, è dimostrata dai naturali fenomeni di incrocio tra
elettivo della Trota marmorata, con conseguenti fenomeni di
le due semispecie, diffusamente incrementati in tutto l’areale
concorrenza
di distribuzione della marmorata a seguito delle immissioni
all'ibridazione tra le due semispecie affini. Tale fenomeno
artificiali di Trota fario nei suoi ambienti elettivi e dalla
risulta evidente anche lungo l’intero corso del Fiume Sarca.
progressiva alterazione di questi ultimi. Rispetto alla fario,
Per i motivi descritti sopra, sia pure con l'erronea qualifica di
che predilige le acque fredde e turbolente dei torrenti
buona specie Salmo marmoratus, la Trota marmorata è
montani, la Trota marmorata è componente tipica dei
iscritta nell'allegato II della Direttiva 1992/43/CEE, nota come
popolamenti ittici dei corsi d’acqua maggiori di fondovalle,
Direttiva Habitat, tra le "specie di interesse comunitario, la cui
pedemontani e dell’alta pianura. In Trentino è da considerare
Di seguito sono illustrati in sintesi i dati relativi ai diversi taxa,
conservazione richiede la designazione di zone speciali di
certamente indigena, sebbene la descrizione tassonomica
compresi quelli esotici e quelli non rinvenuti nei rilievi recenti
conservazione". Per quanto riguarda le popolazioni residenti
relativamente recente non permetta di rintracciare notizie
ma facenti parte del popolamento ittico teorico o segnalati in
nella provincia di Trento la semispecie è da considerarsi
storiche sulla sua presenza antecedenti al Novecento. La
passato. Per ogni specie sono indicati i dati disponibili più
ugualmente in pericolo, come si deduce dalla lista rossa dei
Carta ittica del Trentino la indica come specie guida nei
significativi e vengono discusse le cause dell’attuale stato
pesci della provincia di Trento (Betti, 2006).
popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca nell’intero tratto
delle popolazioni ittiche.
Sarche-foce.
La composizione quantitativa dell’attuale ittiocenosi del
Fiume Sarca si deduce con discreta approssimazione
soprattutto
dai
dati
relativi
al
monitoraggio
per
l’aggiornamento della Carta ittica, che implica, appunto,
anche il rilievo di parametri quantitativi riferiti alla densità di
popolazione, alla biomassa media, alla dinamica di crescita e
alla produzione ittica media annua delle popolazioni
strutturate e di maggiore interesse.
e
di
introgressione
genetica
dovuta
La protezione e la garanzia della rinnovabilità delle
popolazioni autoctone di Trota marmorata costituiscono, in
Trota marmorata - Salmo [trutta] marmoratus - (Cuvier,
1817)
Oggi la distribuzione e le popolazioni sono fortemente
tutto il suo areale di distribuzione, un obiettivo prioritario delle
contratte a causa della diffusa alterazione dell'habitat
La Trota marmorata viene attualmente classificata come
politiche di gestione ittiofaunistica. Ragioni di conservazione
naturale derivante prevalentemente dalle rettifiche fluviali,
semispecie Salmo [trutta] marmoratus Cuv., facente parte
della biodiversità ittica, nonché di mantenimento degli
dalle strutture artificiali che interrompono la continuità fluviale
dell’ampio gruppo superspecifico Salmo [trutta] L., tuttora
equilibri ecologici fluviali e di valorizzazione economico-
e impediscono la risalita riproduttiva, dal degrado della
soggetto a fenomeni di deriva ed isolamento genetico e di
sociale, attraverso la pesca dilettantistica, di una specie ittica
qualità delle acque, dall'impoverimento delle portate naturali
speciazione (Gandolfi et al., 1991) che hanno avuto inizio
pregiata hanno giustificato, particolarmente a partire dagli
a causa delle deviazioni idriche, dagli svasi dei bacini
con ogni probabilità tra 3 e 1 milione di anni fa (Lorenzoni et
anni
idroelettrici, dalle artificiali oscillazioni di portata a valle degli
al., 2005).
regolamenti
impianti di produzione idroelettrica, particolarmente negative
marmorata, nonché l’investimento a questi fini di cospicue
La semispecie S. (t.) marmoratus costituisce, di fatto, un
durante il periodo dell'incubazione invernale degli embrioni.
risorse finanziarie, strutturali e umane, a diversi livelli. Nel
endemismo dell’areale alpino meridionale, della Pianura
Un ulteriore, importante fattore di disturbo, che determina
corso degli ultimi venticinque anni, anche sulla base della
padano veneta e della porzione settentrionale della regione
l'attuale stato di specie in pericolo (sensu IUCN, 1994), è
tradizionale attività di coltivazione delle acque tramite gli
balcanica. La sua affinità con la Trota fario, rispetto alla quale
rappresentato dall'ormai ultrasecolare, diffusa, reiterata e
incubatoi di valle sviluppatasi nelle regioni alpine nella
60
Ottanta
e
del
Novecento,
pratiche
speciali
l’attuazione
a
tutela
di
della
norme,
Trota
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
seconda metà dell’Ottocento, sono state avviate in diverse
la sua presenza marginale, ma significativa, compare
di questa importante risorsa ittica è nota a partire dal XII
regioni dell’areale alpino e prealpino campagne di tutela della
attraverso il registro delle catture dei pescatori e sporadiche
secolo.
Trota marmorata generalmente incentrate su:
segnalazioni individuali di cattura.
Attualmente subisce le gravi conseguenze dell'alterazione
 limitazione quantitativa del prelievo di trote marmorate da
La semispecie è stata oggetto negli ultimi anni di attività di
profonda e strutturale dei siti riproduttivi che, con particolare
riproduzione
opera
riferimento alla popolazione del Lago di Garda, sono costituiti
 limitazione del prelievo degli esemplari immaturi di Trota
dell’associazione locale dei pescatori (A.P. Basso Sarca) in
pressoché esclusivamente dai fondali ghiaiosi del basso
marmorata tramite l’incremento della misura minima
attuazione delle indicazioni della Legge sulla pesca e della
corso del Fiume Sarca. È attualmente in corso, ad opera del
pescabile;
Carta ittica. I quantitativi di esemplari immessi agli stadi
Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento, un
giovanili (tra i 4 e i 12 cm di lunghezza corporea) nell’ultimo
progetto generale di recupero della popolazione autoctona di
idriche,
decennio risultano tuttavia relativamente modesti (13.500 es.
Trota lacustre del Garda attraverso il ripristino ambientale dei
costruzione di passaggi per pesci atti a garantire al risalita
nel tratto Sarche-Dro e 11.500 es. nel tratto Dro-Foce),
siti riproduttivi e programmi annuali di riproduzione artificiale.
in corrispondenza di ostacoli artificiali invalicabili, riduzione
soprattutto se confrontati con l’imponente quantitativo di trote
A
degli afflussi inquinanti attraverso impianti tecnologici di
fario immesse agli stadi di sviluppo giovanili (744.650 es. nel
ripopolamento condotta a cavallo tra Ottocento e Novecento
depurazione, riqualificazione morfologica degli alvei fluviali
tratto Sarche-Dro e 854.820 es. nel tratto Dro-Foce) e adulto
dallo stabilimento di Pescicoltura Sperimentale di Torbole sul
etc.);
(12.210 kg nel tratto Sarche-Dro e 19.595 kg nel tratto Dro-
Garda, la Trota lacustre venne diffusa artificialmente in altre
Foce).
acque
Trota marmorata a partire da riproduttori naturali con
La marginale presenza della Trota marmorata nel basso
relativamente stabili (Lago di Molveno, Lago di Caldonazzo),
incubazione embrionale e, in alcuni casi, successivo
corso del Sarca, oltre ad impedire qualsiasi attendibile
riducendo i rischi attuali di estinzione che, d'altra parte, sono
svezzamento in cattività e allevamento a ciclo chiuso o
elaborazione di carattere quantitativo sulla popolazione
accentuati dalla minaccia di introgressione genetica dovuta
semi-chiuso;
locale, costituisce uno degli elementi di maggiore alterazione
alla ripetuta introduzione di Salmonidi concorrenti, anche
rispetto allo stato di riferimento.
conspecifici o presunti tali, di non meglio precisata
parte dei pescatori dilettanti;
 interventi di miglioramento degli habitat (rilascio di deflussi
minimi
garantiti
a
valle
delle
derivazioni
 attivazione di centri per la riproduzione artificiale della
 ripopolamento della Trota marmorata nelle acque libere
artificiale
e
ripopolamento
ad
corrispondenti al suo ambiente elettivo.
seguito
della
dell'attività
provincia
di
dove
riproduzione
ha
costituito
artificiale
e
popolazioni
provenienza esotica.
I dati qualitativi e quantitativi e le informazioni disponibili
Trota lacustre - Salmo [trutta] trutta m. lacustris (Linaneus, 1758)
Per questi motivi è ritenuta in pericolo critico nel reticolo
sull’attuale presenza e consistenza numerica del taxon nel
Secondo una consolidata interpretazione tassonomica, la
idrografico provinciale (Betti, 1996).
basso corso del Fiume Sarca descrivono una situazione al
Trota lacustre costituisce un semplice ecotipo lacustre della
Pur essendo correttamente indicata dalla Carta ittica del
limite dell’estinzione. Di fatto, la specie risulta del tutto
Trota fario, sebbene siano note anche forme lacustri della
Trentino come specie marginale nel basso corso del Fiume
assente in tutti i rilievi di monitoraggio per l’aggiornamento
Trota marmorata. In ogni caso, è certa l'originaria presenza
Sarca, in quanto quest’ultimo ne costituisce soltanto l’habitat
della Carta ittica svolti tra il 2002 e il 2008, sia nella stazione
del taxon nel reticolo idrografico trentino, e particolarmente
temporaneo, la Trota lacustre assume un particolare valore
di rilevamento di Pietramurata, sia in quella di Arco, mentre
nel Lago di Garda, dove lo sfruttamento attraverso la pesca
nell’ambito del presente lavoro, poiché i fondali ghiaioso-
61
ciottolosi del basso Sarca costituiscono, di fatto, l’ambiente
approfondite ricerche di carattere genetico non forniranno
tuttavia, è probabilmente all’origine del differenziamento della
riproduttivo esclusivo della popolazione del Lago di Garda.
ulteriori
popolazione
forma lacustre rispetto a quella fluviale. Durante le fasi calde
Importanti aspetti di analisi dello stato della popolazione
strettamente autoctona e autonoma da un punto di vista
del Quaternario, infatti, il livello marino era certamente molto
locale di Trota lacustre, delle sue cause, del suo possibile
riproduttivo, probabilmente separata da barriere significative
più alto, la portata dei fiumi più abbondante, mentre l’apporto
restauro sono oggetto di uno studio svolto dal Servizio
di carattere genetico rispetto alle popolazioni residenti negli
di sedimenti alluvionali, sia nella valle del Sarca, sia nella
Faunistico della Provincia Autonoma di Trento nell’anno 2001
affluenti.
valle Padana, non aveva ancora raggiunto i livelli attuali. È
(Betti, 2002). Se ne riportano di seguito alcuni stralci
Da un punto di vista fenotipico, la forma lacustre differisce
certo, dunque, che dove oggi c’è il lago, in tempi non molto
significativi.
sensibilmente dalla forma fluviale. Le dimensioni corporee
remoti, si insinuava il Mare Adriatico. A queste evoluzioni
Va comunque rilevato che, pur essendo acquisito il fatto che
massime raggiungono valori molto superiori rispetto alle
idrografiche intense e relativamente rapide, e ai conseguenti
la Trota lacustre costituisce una forma ecotipica della Trota
popolazioni di fario dei torrenti montani, potendo superare i
fenomeni di isolamento geografico, è dovuto, con ogni
comune o Trota fario, alcuni autori (Tortonese, 1970)
130 cm di lunghezza e i 15 kg di peso. La forma corporea è
probabilità, lo sviluppo degli endemismi gardesani, a partire
segnalano anche la presenza di una forma lacustre della
più slanciata, l’incisura caudale più profonda, il profilo del
dal Carpione del Garda e dall’Agone, per arrivare fino alla
Trota
razza
capo più acuto, l’apertura buccale più ampia, la dentatura
Trota lacustre. Secondo l’ipotesi di D’ANCONA e MERLO (1959),
individuata, nel Basso Sarca, dal nome dialettale miaga),
particolarmente sviluppata. La livrea ha una caratteristica
lo stesso Carpione del Garda sarebbe il risultato di una
mentre precedentemente alla attuale classificazione come
base argentea, alla quale si sovrappongono macchie
origine recente dalla stessa Trota lacustre, attraverso un
morpha, la Trota lacustre è stata indicata da numerosi autori
puntiformi di colore esclusivamente nero e per lo più dalla
processo di speciazione simpatrica.
come sottospecie di Salmo trutta e anche come buona
tipica forma di “X”. Nei giovani sono ben riconoscibili le
Le trote del Benaco trascorrono dentro l’ambiente lacustre
specie (Salmo lacustris).
macchie “parr”, che tuttavia, al contrario di quanto avviene
l’intero periodo giovanile, fino al raggiungimento della
nelle forme meridionali (mediterranee) della Trota fario,
maturità sessuale, che presumibilmente cade a 2-3 anni
tendono presto a scomparire e sono del tutto assenti negli
d’età per i maschi e a 3-4 anni d’età per le femmine, quando
adulti.
la lunghezza corporea totale è intorno ai 35-40 cm. Nella
di
L’aspetto più caratterizzante della biologia della Trota
fase giovanile possono sfruttare le grandi risorse trofiche
numerose popolazioni. Queste mostrano una forte tendenza
lacustre del Garda, come delle popolazioni degli altri grandi
disponibili, e particolarmente lo zooplancton, costituito in
alla separazione, anche genetica e riproduttiva, rispetto alle
laghi prealpini, è la permanenza nell’ambiente lacustre per
prevalenza da Rotiferi e Caldoceri, ma anche i grandi banchi
popolazioni simpatriche che popolano i corsi d’acqua
l’intera fase trofica e la migrazione riproduttiva autunnale che
di pesci pelagici, costituiti prevalentemente dall’Alborella.
immissari, siano esse appartenenti alla semispecie S. (t.)
comporta la risalita degli immissari (con forte prevalenza del
Gli
trutta o alla semispecie S. (t.) marmoratus.
Fiume Sarca). Di fatto, è la strategia tipica dei pesci migratori
probabilmente, come avviene per gli altri Salmonidi, non si
anadromi, con la differenza che l’ambiente trofico non è
alimentano, hanno nel lago una dieta alimentare più
costituito dal mare, bensì da un grande lago. Questo aspetto,
spiccatamente proteica, a base di pesci di piccole e medie
marmorata
(che
corrisponderebbe
alla
Le particolari condizioni dell’ambiente trofico della specie,
costituito appunto dai grandi laghi montani e pedemontani,
nonché numerosi aspetti della biologia e del comportamento,
spingono,
comunque,
a
riconoscere
l’individualità
Anche per il Lago di Garda, dunque, è lecito supporre, finché
chiarimenti,
l’esistenza
62
di
una
adulti,
che
nel
periodo
della
risalita
riproduttiva
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
dimensioni, costituiti, dunque, non solo da alborelle.
La riproduzione avviene immediatamente dopo la risalita
e soprattutto l’incubazione coincide con le minime portate
La dinamica di crescita è molto rapida: al termine del primo
riproduttiva. Come le altre trote, anche la lacustre forma
invernali,
anno d’età la lunghezza totale media è di circa 15 cm, al
coppie riproduttive. È la femmina che occupa il sito
ulteriormente da prelievi idrici, oppure alterate per effetto
secondo anno di 25 cm e al terzo di 35-40 cm (CONFORTINI,
riproduttivo anche in competizione con le altre femmine
dell’andamento discontinuo degli scarichi dalle centrali
1995). L’età massima è superiore a quella delle forme fluviali,
mature. Ogni femmina scava una depressione nel fondale,
idroelettriche: nei tratti a valle delle centrali le escursioni di
potendo raggiungere probabilmente i 20 anni.
spostando a colpi di coda il materiale ghiaioso. I maschi si
portata superano in molti casi il 1000%.
che
attualmente
risultano
spesso
ridotte
disputano il possesso della femmina, e con essa dell’area di
La presenza della Trota lacustre nel Lago di Garda e il suo
riproduzione.
corteggiamento
sfruttamento attraverso la pesca è testimoniata da tempi
servono a sincronizzare la deposizione delle uova e
la
molto remoti, sebbene le prime documentazioni tramandate
l’emissione dello sperma. Le uova fecondate (ogni femmina
riproduzione della Trota lacustre implica un fenomeno di
per via scritta risalgano al X secolo, quando la risorsa ittica
matura ne produce circa 2.000 per kg di peso corporeo)
hooming che spinge i riproduttori a risalire dall’ambiente
da res nullius incominciò ad essere amministrata come
vengono poi ricoperte con la ghiaia precedentemente
trofico all’ambiente riproduttivo fluviale. Nel caso specifico, il
diritto, e dunque privilegio feudale (MARTINELLI, 1998).
asportata e lasciate in incubazione fino alla schiusa, che
primo è costituito dall’intero bacino lacustre del Benaco,
avviene mediamente dopo 50-90 giorni, in funzione della
mentre il secondo è costituito quasi esclusivamente dal
temperatura dell’acqua e in ragione di circa 450°C/giorno.
maggiore immissario, il Fiume Sarca, il cui tratto terminale,
Alla schiusa le larve usufruiscono, per circa un mese,
come confermano numerosi documenti storici, è da sempre
dell’abbondante materiale nutritivo del sacco vitellino.
Il comportamento è spiccatamente solitario, diurno e
territoriale.
Come
per
numerose
altre
specie
di
Salmonidi,
luogo di una massiccia risalita riproduttiva autunnale, alla
quale
fa
seguito
la
riproduzione
vera
e
propria
e
l’incubazione delle uova.
Secondo MALFER (1973) la risalita riproduttiva, che avviene tra
novembre e gennaio, con il culmine nella prima metà di
dicembre, interessava gli ultimi 15 chilometri del corso del
Sarca, tra Pietramurata e la foce.
Comportamenti
rituali
di
Gestiti e amministrati dai feudatari, per molti secoli, dall’inizio
del Medioevo fino al passato recente (anno 1958), i diritti di
pesca sui diversi settori del Lago di Garda e sul Fiume Sarca
furono quasi costantemente affidati in gestione ai pescatori
locali che, tra regolamenti e imposizioni, dietro il pagamento
Una simile strategia riproduttiva, che vede questi salmonidi
di canoni e tasse, li sfruttarono spesso come beni di
tra i pochi pesci a riproduzione autunnale-invernale, risulta
sussistenza.
particolarmente vulnerabile per i seguenti motivi principali:
Nell’ambito del presente studio ha una valenza particolare la
1. l’incubazione delle uova è temporalmente molto lunga, e
lunghissima esperienza della pescaia di Torbole. Si tratta di
nel periodo di permanenza degli embrioni nel substrato
una struttura permanente di sbarramento del corso d’acqua,
ghiaioso possono accadere molti eventi dannosi;
dislocata circa 500 m a monte della foce nel lago e
2. i siti di riproduzione esclusivi hanno caratteristiche molto
I substrati esclusivi di nidificazione delle trote sono costituiti
finalizzata alla cattura dei riproduttori di Trota lacustre in
particolari (granulometria ghiaiosa del substrato, alta
dai letti ghiaiosi, anche intercalati con piccoli ciottoli,
risalita, durante il periodo riproduttivo. Altre strutture minori
permeabilità, presenza di correnti laminari interstiziali,
altamente incoerenti, attraversati da correnti interstiziali e
sorsero anche sui rami laterali del delta fluviale.
assenza di limi intasanti etc.) e sono sempre più rari a
con profondità d’acqua comprese normalmente tra 10 e 50
causa delle numerose alterazioni morfologiche degli alvei;
cm.
3. la riproduzione avviene in condizioni idrologiche di magra,
63
Con alterne vicende, segnate dagli eventi storici, la
“peschèra” di Torbole fu attiva con sorprendente continuità a
partire almeno dal XII e fino alla metà del XX secolo, quando
la Trota lacustre sono le seguenti.
223 q nel 1898, 158 q nel 1925 e 250 q nel 1938 (BERNARDI,
la totale conversione all’uso idroelettrico del Fiume Sarca
determinò la sua definitiva dismissione. La cessione dei diritti
per il suo sfruttamento, che fin dall’inizio e con brevi periodi
di esproprio erano stati privilegio feudale dei Conti d’Arco,
ebbe luogo nel 1958.
La struttura era formata da un rudimentale, ma efficace
sbarramento in tronchi infitti nel substrato e uniti da traverse,
alle quali erano addossate verghe di frassino (arele) in modo
da formare un ostacolo al deflusso delle acque del fiume.
Queste defluivano con maggiore velocità e turbolenza in
corrispondenza di alcuni varchi, una sorta di stretti passaggi
obbligati non solo per l’acqua, ma anche per i riproduttori di
Trota lacustre in risalita.
In corrispondenza di questa porta i pesci venivano catturati,
nel periodo di risalita, che cade tra novembre e gennaio, con
vari strumenti di cattura costituiti per lo più da reti coniche e
trappole.
1956).
autore
Marsilli
Pollini
Volta
De Filippi
Ambrosi
De Betta
Canestrini
De Cobelli
Bettoni
Butturini
Garbini
Pavesi
Garbini
Largaiolli
Garbini
Malfer
Pomini
Tomasi
Malesani
Oppi
Oppi
anno
abbondanza relativa
1725
1816
1828
1844
1851
1862, 1863
1872
1873
1884
1885
1893
1896
1897
1902
1904
1927
1937
1963
1973
1974
1988
presente
presente
presente
abbondante
presente
presente
presente
presente
presente
presente
presente
presente
presente
frequente
abbondante
presente
scarsa
presente
rara
Tabella 12: Evoluzione storica dell'abbondanza relativa della Trota
lacustre nel Lago di Garda.
Altri dati si deducono da varia documentazione storica,
complessivamente analizzata da MARTINELLI (1998), e si
La tradizionale attività di pesca dei riproduttori in risalita,
esercitata da secoli presso la pescaia di Torbole, assunse un
nuovo significato nella seconda metà dell’Ottocento, quando
sulla base del ricorrente impoverimento della fauna ittica
lacustre, dei timori di un prelievo eccessivo e non sostenibile
della risorsa ittica e della fiducia nelle nuove tecniche di
ripopolamento ittico, nacque l’idea di avviare la riproduzione
artificiale delle trote sfruttando i riproduttori catturati dai
pescatori. Ne nacque lo Stabilimento di Pescioltura Artificiale
di Torbole che, ideato da Francesco Canevari, entrò in
funzione nel 1879 e continuò la sua attività, con la sola
interruzione durante la Prima Guerra Mondiale, fino al 1933.
Nata per riprodurre la Trota lacustre e ripopolare il Lago di
Garda, la pescicoltura di Torbole si ampliò e divenne un vero
e proprio centro ittico provinciale, che forniva avannotti per il
ripopolamento di molte acque ferme e correnti del Trentino,
anche attraverso i numerosi incubatoi di valle ai quali
Molti riproduttori, in ogni caso, riuscivano a superare
riferiscono prevalentemente al pescato delle tre pescaie
comunque l’ostacolo, raggiungendo i siti di frega a monte.
attive per secoli, in modo pressoché stabile durante la risalita
Di fatto, per secoli è stata esercitata una pesca intensiva sui
riproduttiva delle trote, sul tratto terminale del Fiume Sarca e
riproduttori proprio nella fase più critica del ciclo biologico,
sui due principali rami laterali (Perosina e Fitta). Se ne
senza che questo abbia mai determinato i rischi di estinzione
deduce che il pescato annuo di lacustri sul Sarca si aggirava,
indotti, invece, in soli cinquant’anni, dai più recenti interventi
anche con forti oscillazioni nel tempo, tra i 100 e i 500
Oltre alla Trota lacustre, nello stabilimento ittiogenico furono
di strutturale modificazione ambientale dei siti riproduttivi.
quintali.
allevati e riprodotti anche altri Salmonidi, in prevalenza di
CONFORTINI (1995) riporta un elenco delle segnalazioni
Non sono noti dati assoluti sui quantitativi storici di pescato di
storiche, dal 1725 al 1988, delle presenze ittiche nel Lago di
Trota lacustre nell’intero bacino lacustre. Relativamente alla
Garda, traendone indicazioni di abbondanza relativa, che per
sola porzione trentina del lago, il pescato risulta essere di
64
venivano inviate le uova embrionate. Per questo è lecito
pensare che traccia delle semine effettuate in molti corsi
d’acqua e laghi del Trentino, tra cui il Fiume Adige e il Lago
di Caldonazzo, rimanga ancora oggi.
provenienza esotica, come la Trota iridea e il Salmerino di
fonte che, insieme a incroci artificiali tra Trota fario e Trota
lacustre, furono abbondantemente immessi anche nel Lago
di Garda. Di particolare rilievo è la riproduzione artificiale, nel
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
periodo 1886-1897, del Carpione del Garda, con una
luogo riproduttivo pressoché esclusivo, aveva un’importanza
dilettanti e riferiti al decennio 1991-2000, che tuttavia
produzione oscillante tra 45.000 e 380.000 avannotti.
vitale anche per la popolazione lacustre. I dati disponibili
soffrono di una incerta credibilità a causa della difficoltosa
Le quantità di avannotti di Trota lacustre provenienti dalla
sull’attuale
e
identificazione della Trota lacustre rispetto alla fario,
riproduzione artificiale nella pescicoltura di Torbole e
generalmente imprecisi, ma si può dire senza dubbio che
copiosamente immessa per via artificiale in tutti questi
destinate alle immissioni di ripopolamento dell’intero Lago di
nel Lago di Garda la Trota lacustre è diventata molto rara e
ambienti.
Garda, nel periodo 1881-1913, oscillano tra valori minimi di
che la maggior parte delle catture segnalate dai pescatori
circa 70.000 individui (anno 1888) e un valore massimo di
vanno riferite in realtà a trote fario o trote iridee immesse
oltre 970.000 individui (anno 1901). Tra il 1898 e il 1904 è
artificialmente (CONFORTINI 1995).
segnalata la semina complessiva di 823.000 avannotti
I dati del passato recente sull’abbondanza della Trota
derivanti dall’incrocio artificiale tra Trota lacustre e Trota
lacustre nel settore trentino del Lago di Garda sono
fario.
scarsissimi e si riferiscono, per lo più, a segnalazioni verbali
Dopo il 1933, la Società di Piscicoltura Artificiale di Torbole si
da parte di pescatori e personale di sorveglianza ittica.
sciolse, e le sue funzioni di riproduzione e ripopolamento
Essendo a tutti gli effetti “acqua libera” per la pesca
ittico furono assunte dal Consorzio obbligatorio per la tutela
dilettantistica, il Garda trentino non gode della registrazione
della pesca nei Laghi di Garda e Idro, che nel 1952 divenne
delle catture di Salmonidi, obbligatoria in tutte le altre acque
l’organismo unico destinato a gestire anche lo Stabilimento
pubbliche della provincia. Le informazioni disponibili indicano
ittiogenico di Peschiera e gli incubatoi di Cassone, Sirmione
la sporadica cattura di esemplari adulti sia nel lago,
Tabella 13: Catture di esemplari di Trota lacustre registrate dai pescatori
dilettanti. Fonte dei dati: Servizio Faunistico della Provincia Autonoma di
Trento (i valori si riferiscono ai soli permessi restituiti)
*= solo dati F.I.P.S.
e Bardolino. La riproduzione artificiale della Trota lacustre
prevalentemente con l’uso della tirlindana, sia nel tratto
Per la sponda veronese le quantità di pescato in peso di
ebbe un progressivo declino, fino a interrompersi pressoché
terminale del Fiume Sarca, a valle della briglia della centrale
“trote” generiche, per il periodo 1988 – 2000, sono indicate
integralmente nel 1958, in coincidenza con la definitiva
di Torbole. Risultano anche testimonianze su una certa, sia
nel grafico seguente.
conversione idroelettrica del basso corso del Fiume Sarca.
pure modesta, attività di risalita nel periodo riproduttivo
L’abbondanza relativa e assoluta della Trota lacustre nel
popolamento
ittico
del
Garda
è
andata
rapidamente
diminuendo negli ultimi decenni, con intensità crescente a
abbondanza
della
specie
sono
pochi
(novembre-gennaio) lungo il tratto terminale del Fiume
Sarca, che tuttavia si interrompe in modo pressoché totale in
corrispondenza della briglia della centrale di Torbole.
partire dal secondo Dopoguerra. Il fattore principale è
Per il Fiume Sarca, il Torrente Varone e i laghi della Valle dei
certamente da attribuire alla generale alterazione non tanto
Laghi
dell’ambiente lacustre, che grazie alla sua elevata capacità
naturalmente, sia a seguito di immissioni di materiale
tampone ha assorbito l’effetto di fattori di inquinamento
proveniente dallo Stabilimento di Pescicoltura di Torbole,
anche intensi, ma piuttosto del Fiume Sarca che, essendo il
sono disponibili i seguenti dati registrati dai pescatori
popolati
in
passato
65
dalla
Trota
lacustre,
sia
anno
1991*
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
Fiume
Sarca
n°
Torrente
Varone
n°
12
22
13
19
9
Lago di Lago di S. Lago di
Totale
Toblino Massenza Cavedine
n°
n°
n°
n°
7
10
4
21
22
6
4
32
42
24
161
227
12
8
176
196
19
12
206
237
45
45
6
12
30
8
30
14
27
9
37
Per la Provincia di Brescia, i dati di cattura rilevati solo
recentemente e solo dai pescatori professionisti non sono
ritenuti significativi.
con pesci della stessa specie, o meglio della stessa
QUANTITÀ (in kg) DI PESCATO DI TROTE NEL GARDA VERONESE DAL 1988 AL 2000
fonte: Cooperativa fra Pescatori Garda
400
350
300
200
150
100
Coregone
400,000
ultimi, in particolare, possono costituire un subdolo fattore di
Lago Cavedine
T. fario
20,000
Lago Cavedine
TOTALE
420,000
Lago S.Massenza
Coregone
Lago S.Massenza
T. fario
1,200
strettamente indigena, provocando la perdita almeno parziale
Lago S.Massenza
TOTALE
1,200
del suo originale patrimonio genetico acquisito in lunghi
Lago Toblino
Coregone
Lago Toblino
T. fario
950
2,520
Lago Toblino
TOTALE
950
202,520
2,150
772,520
alterazione
genetica
della
popolazione
1997
1990
1991
1992
1993
1994
ANNI
1995
1996
1997
1998
1999
TOTALE 1997
biologico.
0
2000
Illustrazione 37:
Si può stimare con buona approssimazione, comunque, che
200,000
T. iridea
1,160
12,000
Anche semine recenti di “trote lacustri”, condotte nella parte
T. fario
40
12,000
F.Sarca (Mandelli-foce Sarca)
TOTALE
1,200
12,000
centrale
F.Sarca (centrale Fies-foce)
T. fario
1,160
37,000
F.Sarca (centrale Fies-foce)
TOTALE
1,160
37,000
Lago Cavedine
T. fario
Lago Cavedine
TOTALE
Lago S.Massenza
T. fario
900
Lago S.Massenza
TOTALE
900
Lago Toblino
T. fario
590
Lago Toblino
TOTALE
590
Lago Toblino-S.Massenza
T. fario
300
8,000
Lago Toblino-S.Massenza
TOTALE
300
8,000
4,150
78,000
e
meridionale
del
lago
per
iniziativa
delle
amministrazioni provinciali di Verona e Brescia, sulla spinta
corrisponda al 50-60% del totale. Sfuggono ai rilievi, invece,
state effettuate con materiale ittico di provenienza esotica,
le catture, da ritenersi non trascurabili, effettuate dai
talora di origine imprecisata e prevalentemente riconducibile
pescatori dilettanti su tutto il lago.
a ceppi del versante settentrionale delle Alpi, già indicati da
nell’ultimo secolo nel Lago di Garda e nei suoi principali
150,000
F.Sarca (Mandelli-foce Sarca)
dei rilevanti interessi legati alla pesca professionale, sono
interventi di immissione ittica effettuati anche soltanto
150,000
F.Sarca (Mandelli-foce Sarca)
il pescato dei pescatori professionisti della sponda veronese
È praticamente impossibile ricostruire il complesso degli
adulti e
avannotti e
giovani oltre giovani fino a
15 cm di LT
15 cm di LT
kg
n°
Lago Cavedine
tempi di evoluzione attraverso i processi dell’adattamento
50
1989
specie
sottospecie, ceppi genetici o popolazioni differenti. Questi
progressiva
250
1988
Località di semina
superspecie Salmo (trutta), ma appartenenti a semispecie,
450
QUANTITÀ (kg)
anno
1998
molti autori come sensibilmente differenti dalla popolazione
TOTALE 1998
gardesana.
Nella parte trentina del Lago non sono state effettuate
21,000
21,000
F.Sarca (foci)
T. fario
25
F.Sarca (foci)
T. iridea
25
F.Sarca (foci)
TOTALE
50
T. iridea
485
485
immissari. Detto dell’importante attività svolta dagli impianti
immissioni recenti di Salmonidi, ma queste hanno interessato
F.Sarca (Linfano-Foci)
F.Sarca (Linfano-Foci)
TOTALE
ittiogenici di Torbole, e secondariamente Peschiera e
l’intera area della Valle dei Laghi e del Basso Sarca,
F.Sarca (p.te Arco-foci)
T. fario
Bardolino, è comunque utile avere un quadro generale delle
compreso il tratto terminale. La tabella seguente raduna i dati
F.Sarca (p.te Arco-foci)
TOTALE
F.Sarca (p.te Variante Dro-Foci)
T. fario
1,050
35,000
F.Sarca (p.te Variante Dro-Foci)
TOTALE
1,050
35,000
Lago Cavedine
T. fario
Lago Cavedine
TOTALE
Lago S.Massenza
T. fario
1,240
Lago S.Massenza
TOTALE
1,240
Lago Toblino
T. fario
6,000
Lago Toblino
TOTALE
6,000
introduzioni
del
passato
recente,
che
possono
aver
condizionato per via diretta e indiretta la popolazione
relativi
al
quadriennio
1997-2000
forniti
dal
Servizio
Faunistico della Provincia di Trento, ulteriormente elaborati.
indigena di Trota lacustre. Hanno particolare significato,
soprattutto, le introduzioni di pesci in qualche modo
competitori, come ad esempio i Salmonidi americani
1999
TOTALE 1999
introdotti negli ultimi 150 anni (Trota iridea, Salmerino di
fonte, Salmone argentato), nonché i ripopolamenti effettuati
66
40,000
40,000
8,000
8,000
2,825
89,000
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
anno
2000
Località di semina
specie
adulti e
avannotti e
giovani oltre giovani fino a
15 cm di LT
15 cm di LT
kg
n°
F.Sarca (Dro-centrale Torbole)
T. fario
20,000
F.Sarca (Dro-centrale Torbole)
TOTALE
20,000
F.Sarca (Mandelli-foci)
T. iridea
50
F.Sarca (Mandelli-foci)
TOTALE
50
F.Sarca (p.te variante Dro-Foci)
T. fario
900
25,000
F.Sarca (p.te variante Dro-foci)
TOTALE
900
25,000
F.Sarca (presa Mandelli-foci)
T. iridea
400
25,000
F.Sarca (presa Mandelli-foci)
TOTALE
400
25,000
F.Sarca (Sarche-foci)
T. fario
130,000
F.Sarca (Sarche-foci)
TOTALE
130,000
Lago Cavedine
T. fario
50,000
Lago Cavedine
TOTALE
50,000
Lago S.Massenza
T. fario
1,260
30,000
Lago S.Massenza
TOTALE
1,260
30,000
Lago Toblino
T. fario
20,000
Lago Toblino
TOTALE
20,000
TOTALE 2000
2,610
400,000
TOTALE 1997-2000
11,735
1,339,520
Nella parte veronese del lago le immissioni ittiche di trote
effettuate nel periodo 1987-2000, secondo i dati forniti dal
tutela
faunistico-ambientale
della
Provincia
di
Verona, sono date in tabella 15.
Per quanto riguarda le immissioni ittiche nella parte
bresciana del lago, l’Ufficio Pesca della Provincia di Brescia
fornisce i dati in tabella 16, relativi al periodo 1996-2001.
LT
6-9 cm
6-9 cm
6-9 cm
6-9 cm
6-9 cm
4-6 cm
4-6 cm
4-6 cm
7-10 cm
4-6 cm
4-6 cm
7-10 cm
7-10 cm
5-7 cm
4-6 cm
15-18 cm
5-7 cm
n°
100.000
100.000
100.000
100.000
60.000
300.000
300.000
300.000
11.000
300.000
300.000
30.000
15.000
350.000
350.000
20.000
280.000
anno
1987
1988
1989
1990
1993
1994
1995
1996
1996
1997
1998
1998
1999
1999
2000
2000
2001
catturati dai pescatori e registrati nel decennio 1999-2008
soli 51 esemplari di Trota lacustre (7 tra le Sarche e Dro e 44
tra Dro e la foce).
In attuazione del suddetto progetto di ripristino della locale
popolazione di Trota lacustre del Lago di Garda, oltre alla
effettiva realizzazione di alcuni interventi strutturali volti a
ripristinare la continuità longitudinale del tratto terminale del
fiume, a partire dal 2005 sono state condotte immissioni di
ripopolamento nel tratto terminale del fiume, a valle di Arco
(Linfano), per un numero complessivo di 60.500 esemplari di
taglia compresa tra i 4 e i 9 cm, ottenuti in prevalenza da
riproduttori provenienti dal Lago di Caldonazzo.
Anche in relazione con il complesso degli interventi suddetti,
Tabella 15: Immissioni ittiche nella parte veronese del Garda
(1) Materiale ittico proveniente dall’allevamento ittico Martin di
Salisburgo.
Tabella 14:
Settore
specie
Trota iridea
Trota iridea
Trota iridea
Trota iridea
Trota fario
Trota fario
Trota fario
Trota fario
Trota lacustre (1)
Trota fario
Trota fario
Trota lacustre (1)
Trota lacustre (1)
Trota fario
Trota fario
Trota fario
Trota fario
e soprattutto per effetto dell’eliminazione delle barriere
artificiali
specie
Trota fario
Trota fario
Trota lacustre (1)
Trota lacustre (1)
Trota lacustre (1)
Trota lacustre (1)
Trota lacustre (1)
Trota lacustre (1)
Trota lacustre (1)
LT
6-9 cm
6-9 cm
6-9 cm
6-9 cm
9-15 cm
6-9 cm
9-15 cm
6-9 cm
9-15 cm
n°
40.000
40.000
5.000
30.000
10.000
30.000
10.000
20.000
10.000
anno
1996
1997
1998
1999
1999
2000
2000
2001
2001
Tabella 16: Immissioni itiche nella parte bresciana del Garda
(1) Materiale ittico proveniente da troticolture commerciali.
alla
migrazione
riproduttiva
controcorrente
e
dell’incremento delle portate minime fluenti in alveo, alcune
segnalazioni
recenti
comunicazioni
(Ass.
personali)
Pescatori
indicano
un
Basso
Sarca,
moderato,
ma
significativo incremento della risalita riproduttiva dal Lago di
Garda, attestata dalla cattura tramite elettropesca di alcuni
esemplari anche a monte della briglia della centrale
idroelettrica di Torbole.
Trota fario - Salmo [trutta] trutta - Linnaeus, 1758
Come atteso, la presenza della Trota lacustre nel basso
La
Sarca risulta del tutto sporadica sia dai dati sui monitoraggi
semispecie Salmo [trutta] trutta L., facente parte dell’ampio
ittici per l’aggiornamento della Carta ittica, sia dai dati di
gruppo superspecifico Salmo [trutta] L., tuttora soggetto a
cattura dei pescatori (si tenga presente, peraltro, che nel
fenomeni di deriva ed isolamento genetico e di speciazione
periodo tardo autunnale della risalita riproduttiva delle trote
(Gandolfi et al., 1991) che hanno avuto inizio con ogni
lacustri la pesca è chiusa). Complessivamente risultano
probabilità tra 3 e 1 milione di anni fa (Lorenzoni et al.,
67
Trota
fario
viene
attualmente
classificata
come
2005). La Trota fario, affine alla Trota marmorata Salmo
immissione a scopo di cosiddetto "ripopolamento" di grandi
induce
[trutta] marmoratus Cuv., predilige le acque fredde, pure e
quantitativi di trote fario di allevamento, generalmente
popolamenti ittici naturali dei corsi d’acqua alpini e prealpini,
ben ossigenate dei torrenti montani, ma la sua originaria
riconducibili a ceppi selezionati di chiara origine atlantica, ha
e dunque anche rispetto al corso inferiore del Fiume Sarca.
autoctonìa nel versante meridionale delle Alpi è tuttora
prodotto una diffusa sostituzione delle popolazioni naturali (di
In pieno contrasto con questa evidenza, la Trota fario risulta
incerta (Bernardi, 1956; Betti, 2002; Zerunian, 2002).
ceppo "mediterraneo") con quelle artificiali, spesso non
oggi ampiamente diffusa e numericamente comune o
Costituisce, di fatto, un taxon polimorfico e politipico con una
autosufficienti di ceppo "atlantico", provocando di fatto la
abbondante
forte variabilità genetica a livello continentale e una
dispersione del patrimonio genetico delle popolazioni locali e,
principalmente a causa della sua continua e massiccia
numerosa varietà di razze geografiche e ceppi distinti, sui
nei corsi d'acqua di fondovalle e pedemontani, l'innaturale
introduzione ai fini della pesca dilettantistica. Questa pratica,
quali sono attualmente in corso studi genetici e biogeografici
incremento della presenza della Trota fario e dell'incidenza
basata sul criterio della “coltivazione ittica” introdotto e
volti
degli ibridi tra Trota marmorata e Trota fario.
promosso negli anni ’80 dell’Ottocento dal Consiglio
distribuzione dei diversi componenti del gruppo Salmo
Per questi motivi, tra i principali obiettivi della gestione
provinciale d’agricoltura, rappresenta uno dei fattori che
[trutta] nel continente europeo e nella penisola italica.
ittiofaunistica rientra anche il recupero e il ripristino numerico
condizionano in modo più intenso il popolamento ittico del
L'incremento della ricerca genetica ha già consentito, negli
delle popolazioni originarie di Trota fario con un generale fine
fiume, talora anche in contrasto con i principi stessi della
ultimi anni, di chiarire meglio il quadro dell'originaria
di tutela e ripristino della diversità ittiofaunistica locale,
legislazione provinciale che nella sostanza vogliono tutelare
distribuzione delle trote europee e italiane, sia pure nel
attraverso interventi di ripristino degli habitat naturali e,
il patrimonio ittico naturale e autoctono.
contesto fortemente inquinato da diffuse e ormai ultrasecolari
soprattutto, di riconversione qualitativa dei ripopolamenti,
immissioni in natura di trote di allevamento di ceppi quasi
Storicamente le “semine ittiche” venivano effettuate con
particolarmente nei rivi e torrenti montani.
pesci agli stadi larvali e giovanili ottenuti tramite riproduzione
Riguardo al basso corso del Fiume Sarca, la semispecie
artificiale da riproduttori strettamente locali nei cosiddetti
ad
appurare,
per
quanto
possibile,
l’originaria
esclusivamente esotici.
In
particolare,
secondo
una
accreditata
ricostruzione
a
ritenerle
lungo
sicuramente
gran
parte
estranee
del
rispetto
corso
ai
d’acqua,
Salmo (trutta) trutta L. è da ritenere marginale nella
“incubatoi di valle”. Il successivo sviluppo della troticoltura a
zoogeografica, le popolazioni indigene delle Alpi meridionali
composizione
naturale. Anche
fini commerciali, tuttavia, rese disponibili grandi quantitativi di
di Salmo (trutta) trutta L., laddove realmente autoctone,
accettando, il che è improprio, l’autoctonìa dei ceppi
uova, avannotti e giovani di specie, razze e ceppi geografici
sarebbero
"mediterraneo"
mediterranei di Trota fario nell’areale alpino e prealpino, essi
di salmonidi di provenienza diversa, talora addirittura
(Guyomard, 1989) nettamente distinto dalle popolazioni del
sono ragionevolmente attribuibili ai popolamenti naturali dei
transoceanica come nel caso della Trota iridea e del
versante atlantico. Nell’ambito italico, d’altra parte, secondo
corsi d’acqua montani e alto montani, mentre l’originaria
Salmerino di fonte. L’utilizzo di questo materiale ittico nelle
le più recenti teorie si distinguerebbero ulteriormente ceppi
presenza
immissioni
del versante adriatico (dai quali avrebbe tratto origine anche
pedemontani è la prova più tangibile della sua separazione
progressiva sostituzione delle popolazioni originarie (Trota
la semispecie S. (t.) marmoratus) e ceppi de versante
spaziale, eventualmente anche simpatrica, dalla fario.
marmorata, Trota lacustre, ceppi locali (?) di Trota fario,
riconducibili
ad
un
ceppo
tirrenico (dai quali avrebbe tratto origine la semispecie S. (t.)
macrostigma Dum.). La frequente, reiterata e diffusa
del
della
popolamento
Trota
ittico
marmorata
nei
corsi
d’acqua
ittiche
produsse,
e
produce
tuttora,
una
delle
Temolo) con popolazioni avventizie geneticamente differenti
popolazioni avventizie al ceppo atlantico, certamente esotico,
e, soprattutto negli ultimi decenni, artificialmente selezionate
In
ogni
caso,
la
frequentissima
68
appartenenza
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
(mediamente 7.259 capi/anno).
ricadente in un tratto parzialmente degradato e attualmente
qualche
Nei grafici seguenti si osserva, per i due tratti fluviali,
soggetto alle immissioni di trote pronta pesca.
miglioramento nelle condizioni di allevamento e l’introduzione
l’andamento del numero annuo totale di capi di Trota fario
di severe normative di ordine sanitario, è continuata anche
prelevati e registrati dai pescatori nell’ultimo decennio.
Riguardo
alla
Trota
fario,
nonostante
un
nel passato più recente la diffusione di ceppi estranei ai
transitoria dalla stessa Carta ittica.
9000
8000
Come emerge dai dati relativi alle semine ittiche, nel
giovanili (744.650 es. nel tratto Sarche-Dro e 854.820 es. nel
tratto Dro-Foce) e adulto (12.210 kg nel tratto Sarche-Dro e
19.595 kg nel tratto Dro-Foce).
7000
SALMONIDI CATTURATI
grande quantitativo di trote fario agli stadi di sviluppo
popolazione, dunque, nonostante la sua estraneità al
popolamento ittico spontaneo, ha una valenza particolare sia
6000
5000
4000
3000
8000
6000
4000
2000
0
2000
1999 2000
2001
1000
2002
2003
2004
ANNO
1999 2000
2001
Sarca descrive anche negli aspetti quantitativi la popolazione
costituita, peraltro, dai pesci immessi artificialmente. Questa
10000
0
L’analisi dell’attuale popolamento del basso corso del Fiume
(le popolazioni) di Trota fario presente e in larga parte
12000
NUMERO DI TROTE FARIO CATTURATE ANNUALMENTE SUL
FIUME SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008
popolamenti ittici naturali, che tuttavia è ammessa, in via
decennio 1999-2008 è stato immesso nel Fiume Sarca un
NUMERO DI TROTE FARIO CATTURATE ANNUALMENTE SUL
FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008
SALMONIDI CATTURATI
per la produzione in cattività.
2002
2003
ANNO
2004
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 38: Andamento del numero annuale di trote fario
catturate dai pescatori dilettanti nel periodo 1999-2008 nel
Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) dai
pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.).
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 39: Andamento del numero annuale di trote fario
catturate dai pescatori dilettanti nel periodo 1999-2008 nel
Fiume Sarca - tratto Dro-foce (cod. E100010) dai pescatori
dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.).
Nei rilievi più recenti (2007) la densità della Trota fario
appare bassissima, pari a 0,003 ind/m 2, per una biomassa
nel descrivere le capacità produttive (capacità ittiogenica) e
A fronte della sostanziale stabilità del numero di capi
media di soli 0,3 g/m2. Ogni ulteriore elaborazione sulla
lo stato ecologico generale del corso d’acqua, sia nel
prelevati nel tratto superiore, nel tratto inferiore si osserva un
popolazione
caratterizzare il prelievo ittico da parte dei pescatori.
deciso incremento soprattutto tra il 200 e il 2006 anche in
impossibile.
Dai dati di cattura dei pescatori si evince che le trote fario
hanno costituito, nel decennio 1999-2008, una percentuale
del totale dei salmonidi catturati e registrati pari al 95,6% nel
relazione con l’incremento delle immissioni di trote fario a
fronte della riduzione, tra il 1999 e il 2001, di quelle di trota
iridea.
locale
di
trota
fario
è,
evidentemente,
Diversa, appare, invece, la situazione nella stazione di
Pietramurata, che rappresenta l’intero tratto Sarche-Dro,
dove la Trota fario è rilevata come l’unica specie presente
tratto Sarche-Dro e all’87,3% nel tratto Dro-foce, con valori
Le variazioni nel tempo risultano meno evidenti dai dati del
insieme
totali di capi prelevati pari a 61.609 nel tratto Sarche-Dro
monitoraggio ittico per la Carta ittica, che tra l’altro
composizione numerica del popolamento ittico.
(mediamente 6.161 capi/anno) e a 72.589 nel tratto Dro-foce
fotografano, per il tratto Dro-foce, la particolare situazione
della stazione di rilevamento (Arco - zona industriale),
69
allo
Scazzone
e
costituisce
il
69,6%
della
Qui la densità di popolazione raggiunge il valore, peraltro
decisamente basso, di 0,05 ind/m 2 per una biomassa media
di 3,5 g/m2.
25
La struttura della popolazione, descritta dalle seguenti
illustrazioni 40 e 43, pur tenendo conto che la popolazione è
1200
0+ è certamente da attribuire ai limiti degli strumenti di
15
Wg
n° individui
per la presenza di cinque classi d’età. L’assenza della classe
y = -4,81801 x 2,92599
R = 0,99368
20
da considerare in buona parte avventizia e condizionata dalle
immissioni ittiche di ripopolamento, appare ben strutturata
W vs LT
Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza
600
10
5
campionamento verso le larve e le postlarve, mentre il pur
0
della classe d’età, appare molto intenso e certamente
condizionato dall’intenso prelievo alieutico.
La dinamica di crescita della popolazione di Trota fario è
descritta dalle illusttrazioni 41 e 42.
500
480
460
440
420
400
380
360
340
320
300
280
260
240
220
180
200
160
140
120
80
100
60
40
0
20
0
naturale decremento del numero di individui all’aumentare
0
250
classi di lunghezza (10mm)
500
LT mm
Illustrazione 40: Struttura in classi di lunghezza (10 mm)
della popolazione di Trota fario del tratto Sarche-Dro del
Fiume Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio
Foreste e Fauna - P.A.T.).
Illustrazione 41: Curva peso-lunghezza caratteristica della
popolazione di Trota fario del tratto Sarche-Dro del Fiume
Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio Foreste
e Fauna - P.A.T.).
La relazione peso - lunghezza (illustrazione 41), mostra un
accrescimento medio moderatamente allometrico, con il
parametro b (= 2,93) che si discosta di poco dal valore
isometrico 3: l’accrescimento in peso è leggermente
per
difetto,
rispetto
all’accrescimento
delle ricorrenti immissioni di ripopolamento), si osserva che
la curva di crescita lineare (lunghezza totale - età) descrive
un accrescimento relativamente rapido. La taglia media è di
circa 12 cm al compimento del 1° anno d’età, quasi 20 cm al
compimento del 2° anno, 27 al 3° e 32 al 4° anno.
Struttura di popolazione, taglia media dei pesci, densità
400
80
350
70
n° individui
avventizia della popolazione oggetto dello studio (a causa
450
90
lunghezza corporea.
Tenendo sempre ben presente la natura almeno in parte
500
100
in
y = 22,3x0,6898
R2 = 0,8347
300
60
n° catture
stima effettivi
50
40
LT (mm)
squilibrato,
Accrescimento lineare
Struttura di popolazione
250
200
30
150
20
100
10
50
0
0
0+
1+
2+
3+
4+
5+
Età (anni)
Illustrazione 43: Struttura in classi di lunghezza (anni) della
popolazione di Trota fario del tratto Sarche-Dro del Fiume
Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio Foreste
e Fauna - P.A.T.).
70
0
12
24
36
48
60
72
età (mesi)
Illustrazione 42: Accrescimento lineare caratteristico della
popolazione di Trota fario del tratto Sarche-Dro del Fiume
Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio Foreste
e Fauna - P.A.T.).
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
media e biomassa media della popolazione sono fortemente
Trota iridea - Oncorhynchus mykiss - (Walbaum, 1792)
In passato, tuttavia, a causa della sua facilità di reperimento
influenzate dal prelievo alieutico e dalle immissioni ittiche,
Salmonide
strettamente esotico, di origine americana
nelle troticolture, la specie è stata frequentemente e
trattandosi della specie di maggiore interesse attuale per la
appartenente al gruppo dei salmoni del versante pacifico,
massicciamente utilizzata per le immissioni ittiche ai fini della
pesca dilettantistica.
introdotto in Europa nella seconda metà dell’Ottocento e
pesca dilettantistica. Anche in Trentino, e nel Basso Sarca,
tuttora ampiamente diffuso, sia pure attraverso importanti
nonostante il principio generale della tutela del patrimonio
selezioni genetiche, nell’allevamento salmonicolo a fini
ittico
alimentari. Nell’Arco Alpino la Trota iridea è molto meno
reiteratamente a diversi stadi di sviluppo, anche in deroga
diffusa, invece, nelle acque libere a causa della sua diffusa
rispetto alle prescrizioni della Carta ittica provinciale.
inettitudine alla riproduzione: la sussistenza di popolazioni
Dall’entrata in vigore della revisione della Carta ittica nel
acclimatate e vitali è rara e molto localizzata in relazione sia
2002, le immissioni autorizzate di trote iridee nel F. Sarca
con le differenze tra l’habitat d’origine e quello alpino e
sono state del tutto sospese, permanendo, tutt’al più,
prealpino, sia con la selezione genetica spinta attuata nelle
l’evenienza di fughe dalle pescicolture attive lungo il corso
pescicolture commerciali che ha reso i ceppi allevati
del fiume o dell’immissione accidentale di pochi esemplari di
sostanzialmente dipendenti dalla riproduzione artificiale.
questa specie frammisti alle trote fario utilizzate nelle
Salmerino di fonte - Salvelinus fontinalis - (Mitchill, 1815)
Specie
esotica
di
origine
nordamericana
introdotta
artificialmente in Europa nella seconda metà dell’Ottocento e
acclimatata localmente anche nel versante meridionale
dell’Arco Alpino. Allevata attualmente in numerosi impianti
ittici del Trentino non può essere immessa nelle acque libere
ai sensi della Legge Provinciale sulla pesca e della Carta
ittica in relazione con la sua natura di competitore rispetto ai
salmonidi autoctoni e ai potenziali danni della sua diffusione.
autoctono,
la
Trota
iridea
è
stata
immessa
La sua locale presenza è dovuta all’acclimatamento di
piccole popolazioni, peraltro vincolate a limitati ambienti di
talora
dalle
3500
3500
pescicolture commerciali utilizzato per le immissioni ittiche o,
3000
3000
infine, alla fuga da impianti ittiogenici commerciali. A
2500
2500
inquinano
il
materiale
ittico
proveniente
quest’ultima causa è da attribuire, ragionevolmente, la
sporadica presenza (dubbia?) nel basso corso del F. Sarca
che emerge unicamente dai dati relativi al controllo delle
catture
dei
salmonidi
obbligatoriamente
registrate
dai
pescatori dilettanti (complessivamente, soli 13 esemplari
catturati e registrati nel decennio 1999-2008 tra le Sarche e
la foce nel Garda).
La presenza della specie nel Basso Sarca è da ritenere,
dunque, avventizia e del tutto transitoria, sporadica e non
stabile.
NUMERO DI TROTE IRIDEE CATTURATE ANNUALMENTE SUL
FIUME SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008
SALMONIDI CATTURATI
NUMERO DI TROTE IRIDEE CATTURATE ANNUALMENTE SUL
FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008
SALMONIDI CATTURATI
risorgiva montana, o alla presenza di alcuni esemplari che
2000
1500
1000
500
0
2000
1500
1000
500
0
1999 2000
2001
2002
2003
ANNO
1999 2000
2001
2004
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 44: Andamento del numero annuale di trote
iridee catturate dai pescatori dilettanti nel periodo 1999-2008
nel Fiume Sarca - tratto Dro-foce (cod. E100010) dai
pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.).
71
2002
2003
ANNO
2004
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 45: Andamento del numero annuale di trote
iridee catturate dai pescatori dilettanti nel periodo 1999-2008
nel Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) dai
pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.).
immissioni ittiche.
genetica attraverso fenomeni di ibridazione con il ceppo
Subisce attualmente gli effetti delle profonde alterazioni del
Di conseguenza la consistenza numerica della presenza
"danubiano" e della maggiore tolleranza di quest'ultimo ai
reticolo idrografico pedemontano, con la scomparsa di
della specie si è andata facendo sempre più scarsa nel corso
fenomeni di inquinamento organico delle acque fluviali.
lanche e rami laterali "lenti" dei fiumi maggiori, nonché la
dell’ultimo decennio, come si deduce dall’andamento del
È da ritenere specie strettamente autoctona per il basso
frequente alterazione dei siti di frega preferenziali costituiti
numero di esemplari catturati e registrati dai pescatori
corso del Fiume Sarca, dove la sua presenza è segnalata,
dalle fasce costiere con vegetazione elofitica e idrofitica. Ciò
dilettanti (cfr. Illustrazione 45 e Illustrazione 44) e dalla totale
peraltro come rara, all’inizio del Novecento (Largaiolli, 1902).
nonostante va ritenuta specie a basso rischio di estinzione,
assenza di individui di questa specie nei campioni raccolti
Perciò la Carta ittica del Trentino la indica come specie
anche se la frequente immissione fino al passato più recente
nell’ambito del monitoraggio ittico di aggiornamento della
associata nei popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca
e in molte acque di esemplari di allevamento di non meglio
Carta ittica.
nell’intero tratto Sarche-foce.
precisata provenienza esotica inducono serie preoccupazioni
Temolo - Thymallus thymallus - (Linnaeus, 1758)
Come in molti corsi d’acqua di fondovalle e pedemontani
Salmonide, tipico componente dei popolamenti ittici naturali
della provincia di Trento, anche nel Sarca il Temolo è andato
dei corsi d’acqua pedemontani e altoplaniziali europei, era
incontro a fenomeni di forte rarefazione o totale scomparsa,
Nel basso Sarca è indicata come specie marginale per il
certamente presente originariamente anche nel reticolo
e soltanto la sua reintroduzione, peraltro tramite immissioni
tratto inferiore (Carta ittica). Originariamente e fino alla
idrografico pedemontano del Trentino.
di materiale ittico invariabilmente di ceppo danubiano, ne ha
rettifica del tratto terminale del fiume, doveva essere,
consentito una certa ripresa. Nel basso Sarca, peraltro, la
peraltro,
specie è da ritenere attualmente numericamente marginale,
associata soprattutto agli ambienti perifluviali, ai rami con
se non del tutto scomparsa, dopo che poche semine ittiche di
minore velocità di corrente e alle zone costiere più ricche di
ripopolamento
vegetazione sommersa ed elofitica (canneti etc.).
Dopo la fortissima rarefazione della specie dai corsi d'acqua
pedemontani verificata negli anni '80 dell'Novecento, e
dovuta
al
diffuso
degrado
della
qualità
ambientale
complessiva dei fiumi, successivi interventi di ripopolamento
hanno prodotto una rapida e consistente espansione della
distribuzione della specie, con il ripristino di popolazioni vitali
e
autosufficienti.
Come
spesso
avviene,
tuttavia,
le
immissioni degli anni '80 e '90 sono state effettuate con stock
condotte
tra
il
2001
e
il
2002
riguardo ai rischi di inquinamento genetico delle popolazioni
locali.
componente
stabile
del
popolamento
ittico,
(complessivamente 2.000 esemplari di taglia 12-15 cm) ne
Oggi, pur essendo stabilmente insediata nel Lago di Garda,
avevano prodotto un’estemporanea, modesta ricomparsa,
la specie non è segnalata da nessuna fonte disponibile nel
come attestano i registri delle catture dei pescatori (262
Fiume Sarca.
catture rilevate tra il 2000 e il 2006).
Anguilla - Anguilla anguilla - (Linnaeus, 1758)
ittici di provenienza esotica, riconducibili al ceppo danubiano
Luccio - Esox lucius - Linnaeus, 1758
Specie catadroma ad ampia distribuzione europea che
della specie prodotto in allevamenti specializzati austriaci e
Specie ad ampia diffusione olartica e neartica, certamente
trascorre la fase trofica nelle acque interne che raggiunge
sloveni. In tal modo, le popolazioni indigene sono state in
indigena nel reticolo idrografico trentino, con spiccata
con migrazioni diffuse lungo il reticolo idrografico, anche
larga parte sostituite da popolazioni di ceppo differente,
preferenza per gli ambienti lacustri di media e bassa quota,
superando ostacoli alla risalita tramite percorsi alternativi,
sicché quelle originarie sono da ritenere in pericolo
oltre alle acqua lente dei fiumi maggiori e delle risorgive
anche fuor d'acqua. La sua presenza era segnalata, fino
principalmente per effetto delle difficoltà di distinzione
pedemontane.
all'Ottocento, anche nelle zone più interne delle principali
rispetto a quelle avventizie, dei rischi di introgressione
vallate del Trentino.
72
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
Oggi in Trentino l'abbondanza e la distribuzione della specie
portate fluenti nel fiume, zona di insediamento stabile e
Triotto - Rutilus erythrophthalmus - Zerunian, 1982
risultano contratte a causa delle interruzioni della continuità
habitat trofico della specie, anche grazie all’abbondante
Questo
fluviale di tutti i corsi d'acqua pedemontani e di fondovalle,
risorsa alimentare costituita dalle locali popolazioni di
settentrionale,
che ne ostacolano fortemente le migrazioni (Betti, 2006).
ciprinidi.
ubiquitaria
La Carta ittica del Trentino la indica come specie associata
Pigo - Rutilus pigus - (Lacépède, 1804)
nei popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca nell’intero tratto
Probabilmente questo ciprinide era ampiamente diffuso in
Subisce gli effetti di certe forme di degrado ambientale e,
Sarche-foce.
Trentino, fino al primo Novecento, nella fascia pedemontana,
soprattutto,
Riguardo alla consistenza numerica attuale della specie nel
sia in ambiente lacustre che fluviale, tanto che il Largaiolli
provenienza esotica come il Leucisco rosso, ma in virtù della
basso corso del Fiume Sarca, la sua presenza non compare
(1902) ne riferisce la presenza nel Fiume Adige e ne riporta il
sua elevata tolleranza e prolificità, non corre rischi di
nel tratto superiore (a monte di Dro) secondo i dati del
nome dialettale "Orada dell'Ades". Oggi è certamente
estinzione nel reticolo idrografico provinciale.
monitoraggio ai fini della Carta ittica, mentre è segnalata, sia
presente solo nel Lago di Garda.
Nel basso corso del Fiume Sarca è da considerare specie
pure con una scarsa abbondanza, nel tratto a valle di Dro
È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la
autoctona ma marginale, poiché l’ambiente francamente
negli anni 2002 e 2004.
cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
fluviale non ha le caratteristiche del suo habitat tipico.
In realtà, secondo le informazioni integrative disponibili (di
di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva
La sua presenza non risulta né dal monitoraggio ittico per la
carattere qualitativo) nel tratto terminale del Fiume Sarca, a
1992/43/CEE.
Carta ittica, né da segnalazioni di altro tipo, sebbene la sua
valle della centrale della Brossera, ma anche nel tratto
La specie, secondo la Carta ittica del Trentino, è da ritenere
presenza sia numerosa nel Lago di Garda e le caratteristiche
immediatamente a monte, fino ad Arco e, in misura minore,
specie autoctona ma marginale nel corso inferiore del F.
assunte dal fiume a seguito della riduzione generale delle
fino a Dro, la specie è insediata in modo stabile e localmente
Sarca (a valle di Dro). La sua presenza, tuttavia, non emerge
portate rendano alcuni tratti d’acqua profonda e lenta
abbondante, particolarmente nel tratto del Linfano. Imponenti
in alcun modo né dai rilievi diretti condotti nell’ambito del
compatibili con la sua presenza. Originariamente la sua
fenomeni di risalita delle giovani anguille sono stati osservati
monitoraggio nell’ambito della Carta ittica, né da altre
presenza
anche recentemente in
segnalazioni.
perifluviali d’acqua lenta e ferma (morte, lanche etc.), oggi
corrispondenza della traversa “a
scivolo” della centrale idroelettrica di Torbole.
È
da
ritenere
estinta
nel
basso
costituisce
dove
nelle
ha
acque
un
una
ferme
endemismo
distribuzione
e
lente
dell'Italia
pressoché
eutrofiche
e
mesotrofiche di media e bassa quota.
corso
del
Sarca
Se, tuttavia, originariamente il Fiume Sarca era certamente
principalmente per effetto della rettifica del tratto terminale
la via di diffusione delle giovani anguille in risalita verso tutta
del fiume, per l’edificazione di imponenti ostacoli trasversali
la vallata del Sarca e soprattutto verso i numerosi bacini
alle migrazioni ittiche in controcorrente, alla conseguente
lacustri della Valle dei Laghi, oggi esso costituisce nel suo
inibizione degli scambi di ittiofauna con il Lago di Garda e
tratto terminale, principalmente a causa degli ostacoli
alla generale riduzione della portata del corso d’acqua che
trasversali alle migrazioni e della generale riduzione delle
ha alterato la complessità e l’ampiezza dell’ambiente fluviale.
73
ciprinide
della
era
concorrenza
probabilmente
di
Ciprinidi
confinata
agli
affini
di
ambienti
scomparsi, che costituivano, soprattutto nel tratto terminale,
la naturale dotazione del fiume.
Cavedano - Leuciscus cephalus - (Linnaeus, 1758)
Dai dati sulle presenze ittiche raccolti nell’ambito del
originarie condizioni idrologiche francamente salmonicole del
Specie ad ampia valenza ecologica e con una vasta
monitoraggio per la Carta ittica, nonché da informazioni di
basso Sarca. In secondo luogo, le ricorrenti operazioni di
distribuzione europea.
natura qualitativa d’altra fonte e da osservazioni dirette,
cattura e trasferimento nel Lago di Garda dei ciprinidi
Non corre alcun rischio di estinzione e, anzi, la sua diffusione
emerge l’abbondanza innaturalmente elevata del Cavedano
invadenti (in primis del Cavedano) condotte tramite pesca
e abbondanza è incrementata in molte acque (soprattutto
che costituisce una componente oscillante tra il 41,4% (nel
elettrica dall’Associazione Pescatori del Basso Sarca e dal
torrenti di fondovalle) a causa dell'alterazione delle portate
2002) e il 14,5% (nel 2007) della composizione numerica del
Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento, hanno
naturali (con conseguente surriscaldamento estivo delle
popolamento ittico in corrispondenza della stazione di
certamente contribuito a ridurre parzialmente la presenza
acque), dell'eutrofizzazione
monitoraggio
riduzione
della specie che la Carta ittica del Trentino indica in ogni
alimentare per i pesci onnivori e detritivori) e del locale
dell’abbondanza relativa della specie negli ultimi anni è da
caso come specie associata nei popolamenti ittici teorici del
decremento numerico dei predatori naturali (soprattutto pesci
attribuire, ragionevolmente, a due ordini di fattori. In primo
Fiume Sarca nell’intero tratto Sarche-foce.
predatori, nonché mammiferi e uccelli ittiofagi).
luogo, l’avvio nell’anno 2000 dei rilasci d’acqua di rispetto
La struttura della popolazione è descritta in figura 46, per il
ambientale
tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco (zona
(con
maggiore
disponibilità
Un simile processo è ben evidente anche nel basso corso
del Fiume Sarca, e particolarmente nel tratto a valle di Arco e
fino alla centrale idroelettrica di Torbole.
di
dalle
Arco.
La
grandi
pur
modesta
derivazioni
idroelettriche
ha
determinato una modesta ma sensibile transizione dalle
innaturali condizioni ciprinicole precedenti verso più consone
condizioni salmonicole, sia pure ancora molto distanti dalle
Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza
W vs LT
5
industriale Linfano) dell’anno 2007.
La dinamica di crescita della specie è descritta in figura 47,
per il tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco
(zona industriale Linfano) dell’anno 2007.
y = -5,18422 x 3,07681
R = 0,99672
Vairone - Leuciscus souffia - Risso, 1826
1200
Specie endemica dell'Italia settentrionale, originariamente
n° individui
4
1000
3
800
2
600
presente nei corsi d'acqua di fondovalle del Trentino,
probabilmente
con
una
distribuzione
ubiquitaria
nelle
risorgive e nei fiumi pedemontani. La segnalazione, anche
storica, della sua presenza in laghi meso- ed eu-trofici è
1
500
480
460
440
420
400
380
360
340
320
300
280
260
240
220
180
200
160
140
120
80
100
60
40
0
20
0
classi di lunghezza (10mm)
Illustrazione 46: Struttura in classi di lunghezza (10 mm)
della popolazione di Cavedano del tratto Dro-foce del Fiume
Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste
e Fauna - P.A.T.).
400
dubbia, anche a causa della frequente confusione della
200
specie con il Triotto.
Oggi è in fase di contrazione numerica a causa delle
0
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
Illustrazione 47: Accrescimento lineare caratteristico della
popolazione di Cavedano del tratto Dro-foce del Fiume
Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste
e Fauna - P.A.T.).
74
alterazioni fisiche dell'habitat, e in particolare dei tratti a
fondo ghiaioso dei fiumi pedemontani e delle risorgive
pedemontane. Risulta essere del tutto scomparso dal medio
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
corso del Fiume Adige e dai suoi affluenti T. Noce, T. Avisio e
presenze ittiche raccolti nell’ambito del monitoraggio per la
di Fies), dalle saltuarie piene catastrofiche e dall’incremento
T. Fersina. Mantiene popolazioni ben strutturate nel basso
Carta ittica, nonché da informazioni di natura qualitativa
della pressione predatoria da parte dei predatori acquatici e
Sarca, nel Lago di Garda, nel basso Chiese e nel medio
d’altra fonte e da osservazioni dirette: la specie costituisce
terrestri (non dei pescatori dilettanti, trattandosi di specie di
corso del Fiume Brenta (bassa Valsugana).
una componente oscillante tra il 44,2% (nel 2002), il 78,3%
scarso interesse per la pesca).
È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la
(nel 2004) e il 72,6% (nel 2007) della composizione numerica
La struttura della popolazione è descritta in Illustrazione 48,
cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
del popolamento ittico in corrispondenza della stazione di
per il tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco
di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva
monitoraggio di Arco.
(zona industriale Linfano) dell’anno 2007 (fig.). L’apparente
1992/43/CEE.
La sua presenza nel tratto a monte dello sbarramento di
assenza di individui giovani di taglia inferiore ai 50 mm è da
La Carta ittica del Trentino la indica come specie associata
Fies,
attribuire con ogni probabilità ai limiti intrinseci delle tecniche
nei popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca nell’intero tratto
popolamento ittico nel 2004, 0,00% nel 2008) rispetto alla
di cattura adottate.
Sarche-foce.
probabile distribuzione originaria. La diffusione del Vairone in
La dinamica di crescita è descritta in Illustrazione 49, per il
questo segmento fluviale è stata probabilmente favorita dalla
tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco (zona
riduzione e dalla stabilizzazione della portata fluente in alveo,
industriale Linfano) dell’anno 2007.
Il basso corso del Fiume Sarca costituisce attualmente uno
degli ambienti trentini più abbondantemente popolati dalla
specie. Questa condizione è ben descritta dai dati sulle
invece,
risulta
molto
ridotta
(solo
l’1,41%
del
ma ostacolata dall’inibizione delle migrazioni controcorrente
dovuta agli ostacoli alla risalita (soprattutto allo sbarramento
Specie ad ampia diffusione europea, certamente autoctona
Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza
W vs LT
2,83458
y = -4,64356 x
R = 0,98309
nel reticolo idrografico trentino, dove popola sia le acque
90
correnti di fondovalle e pedemontane, sia molti laghi montani
40
80
n° individui
Sanguinerola - Phoxinus phoxinus - (Linnaeus, 1758)
e altomontani.
70
35
60
30
In Trentino subisce localmente e temporaneamente gli effetti
25
delle alterazioni delle portate e della struttura degli alvei
20
fluviali, ma non corre rischi immediati di estinzione (Betti,
15
1996).
10
La Carta ittica del Trentino la indica come specie associata
5
nei popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca nell’intero tratto
50
40
30
20
10
500
480
460
440
420
400
380
360
340
320
300
280
260
240
220
180
200
160
140
120
80
100
60
40
0
20
0
classi di lunghezza (10mm)
Illustrazione 48: Struttura in classi di lunghezza (10 mm)
della popolazione di Vairone del tratto Dro-foce del Fiume
Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste
e Fauna - P.A.T.).
0
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
Illustrazione 49: Accrescimento lineare caratteristico della
popolazione di Vairone del tratto Dro-foce del Fiume Sarca
(cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste e
Fauna - P.A.T.).
75
Sarche-foce.
La sua presenza è confermata dai rilievi di monitoraggio ittico
della Carta ittica, sebbene nella stazione di Pietramurata
(tratto Sarche-Dro) la sua presenza risulti comune nel 2004
(13,6% del campione ittico), ma non nel 2008 (0,0% del
terminale del Sarca, e particolarmente negli ambienti d’acqua
terminale, la naturale dotazione del fiume. Per questo la
campione ittico).
lenta più periferici rispetto all’alveo principale, oggi del tutto
Carta ittica del Trentino la indica come specie marginale nel
Nella stazione di Linfano di Arco la specie risulta assente nel
scomparsi. Per questo la Carta ittica del Trentino la indica
popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto Dro-
2002 e nel 2004, mentre compare nel campione ittico nel
come specie marginale nel popolamento ittico teorico del
foce.
2007 (4,7% del campione ittico).
Fiume Sarca nel tratto Dro-foce.
Da ulteriori osservazioni, la specie risulta diffusamente
La sua presenza recente non è segnalata da nessuna fonte.
presente lungo l’asta fluviale, ma con forti oscillazioni di
densità nel tempo, in accordo con la biologia della specie. I
Scardola - Scardinius erythrophthalmus - (Linnaeus,
1758)
picchi negativi di abbondanza sono da mettere in relazione,
Ciprinide gregario ad ampia valenza ecologica e altamente
della catena alimentare, particolarmente nei grandi laghi
con ogni probabilità , con gli eventi parossistici di piena che
tollerante rispetto ai fenomeni di inquinamento organico e di
pedemontani. Popola anche le acque correnti lente della
saltuariamente interessano il corso d’accqua in occasione
eutrofizzazione delle acque. Originariamente presente in
fascia pedemontana.
degli sfiori dalla diga di Ponte Pià.
modo ubiquitario nelle acque ferme e lente delle medie e
Alborella - Alburnus alburnus alborella - De Filippi, 1844
basse quote.
Tinca - Tinca tinca - (Linnaeus, 1758)
Ciprinide ad ampia distribuzione eurasiatica, la cui originaria
distribuzione nelle acque collinari e di fondovalle del Trentino
è certa.
Oggi è da considerarsi ubiquitaria nei laghi e negli stagni
collinari e di fondovalle, nonché nelle acque lente dei fiumi
maggiori. Non è sottoposta a minacce rilevanti, sebbene la
frequente alterazione delle fasce costiere lacustri, la rettifica
di molti tratti fluviali e l'eliminazione pressoché totale degli
ambienti lentici perifluviali ne abbia provocato una certa
contrazione numerica. Un possibile rischio di inquinamento
genetico per le popolazioni autoctone è legato alla frequente
introduzione, abituale in molti laghi fino all'anno 1998, di
tinche d'allevamento di non meglio precisata provenienza
esotica.
Dal Lago di Garda si spingeva originariamente nel tratto
Componente essenziale dei popolamenti ittici dei laghi
collinari e pedemontani, è certamente autoctona nel reticolo
idrografico trentino, dove costituisce un importante anello
Da circa vent'anni è soggetta a una rapida e generalizzata,
anche
se
discontinua,
contrazione
numerica
delle
Oggi la sua diffusione nel reticolo idrografico trentino appare
popolazioni lacustri, le cui cause non sono certe. Subisce,
contratta per effetto della scomparsa di molti ambienti lentici
con ogni probabilità, la concorrenza di specie ittiche esotiche
e
introdotte negli ultimi cent'anni e l'effetto di diffuse epidemie
stagnanti
degli
ambiti
fluviali,
ma
ampiamente
incrementata, per contro, a causa dell'eutrofizzazione di molti
ambienti lacustri e fluviali, per effetto delle cosiddette
"semine di pesce bianco" e a seguito di una generalizzata
rarefazione dei predatori naturali.
parassitiche.
Dal Lago di Garda si spingeva originariamente nel tratto
terminale del Sarca, e particolarmente negli ambienti d’acqua
lenta più periferici rispetto all’alveo principale, oggi del tutto
La sua presenza nel Fiume Sarca non risulta né dal
scomparsi. Per questo la Carta ittica del Trentino la indica
monitoraggio ittico per la Carta ittica, né da segnalazioni di
come specie marginale nel popolamento ittico teorico del
altro tipo, sebbene la sua presenza sia numerosa nel Lago di
Fiume Sarca nel tratto Dro-foce.
Garda e le caratteristiche assunte dal fiume a seguito della
La sua presenza recente non è segnalata da nessuna fonte.
riduzione generale delle portate rendano alcuni tratti d’acqua
profonda
e
lenta
compatibili
con
la
sua
presenza.
Savetta - Chondrostoma soetta - Bonaparte, 1840
Originariamente la sua presenza era probabilmente confinata
L'originaria presenza della Savetta nel reticolo idrografico
agli ambienti perifluviali d’acqua lenta e ferma (morte, lanche
trentino
etc.), oggi scomparsi, che costituivano, soprattutto nel tratto
ubiquitaria nei laghi collinari e pedemontani e nei principali
76
era,
secondo
il
Largaiolli
(1902),
pressoché
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
corsi d'acqua pedemontani, sebbene tale nozione sia in
presente solo marginalmente, nel Lago di Garda e nel Fiume
legati alla concorrenza e all'inquinamento genetico attraverso
contrasto con la sua distribuzione attuale che ne fa un
Adige.
l'ibridazione (Betti, 1996).
endemismo
Oggi è presente nel Lago di Garda, mentre risulta scomparso
con
distribuzione
particolarmente
concentrata nelle regioni nordoccidentali. In tal senso, la
provincia di Trento costituirebbe al più un territorio di confine
dell'areale di distribuzione, comunque con una significativa
valenza visto lo status endemico della specie e la sua
iscrizione tra le specie "d'interesse comunitario la cui
Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza
dal Fiume Adige.
4
La Carta ittica del Trentino lo indica come specie marginale
nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nell’intero
3
tratto Sarche-foce.
conservazione richiede la designazione di zone speciali di
Attualmente è da ritenere non presente, stante l’assenza di
conservazione".
segnalazioni recenti della sua presenza.
Certamente la rettifica generalizzata dei corsi d'acqua
Barbo comune - Barbus plebejus - Bonaparte, 1839
pedemontani e l'interruzione artificiale della loro continuità
Costituisce un importante endemismo italiano, con originaria
longitudinale costituiscono uno dei principali fattori di
distribuzione
minaccia,
peninsulari e le regione padano-veneta, fino alla Dalmazia. In
n° individui
italiano,
2
1
il
compimento
delle
migrazioni
500
480
460
440
420
400
380
360
340
320
300
280
260
240
220
180
200
160
140
120
regioni
80
delle
100
parte
60
gran
40
0
impedendo
comprendente
20
0
classi di lunghezza (10mm)
riproduttive caratteristiche della specie.
Trentino è da considerare certamente indigeno nei corsi
È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la
d'acqua di fondovalle e pedemontani, nonché in alcuni laghi
cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
ad essi collegati.
Illustrazione 50: Struttura in classi di lunghezza (10 mm)
della popolazione di Barbo comune del tratto Dro-foce del
Fiume Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio
Foreste e Fauna - P.A.T.).
di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva
Oggi la sua distribuzione appare contratta, ma in modo
È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la
1992/43/CEE.
discontinuo. Da alcuni tratti fluviali è scomparso a causa di
cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
Sulla scorta della segnalazione del Largaiolli (1902), la Carta
significative alterazioni fluviali, ma in altri la sua presenza è
di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva
ittica del Trentino lo indica come specie marginale nel
cresciuta
1992/43/CEE.
popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto Dro-
surriscaldamento estivo delle acque e della riduzione dei
La Carta ittica del Trentino lo indica come specie associata
foce.
predatori naturali. La sua presenza in alcuni laghi collinari è
nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nell’intero
da considerare con ogni probabilità risultato di immissioni
tratto Sarche-foce.
Non sono note segnalazioni recenti della sua presenza.
a
seguito
delle
riduzioni
di
portata,
del
artificiali.
La presenza attuale della specie nel tratto Sarche-Dro non
Gobione - Gobio gobio - (Linnaeus, 1758)
Attualmente non corre rischi significativi di estinzione nel
appare dai dati del più recente monitoraggio della Carta ittica
Specie ad ampia distribuzione eurasiatica, che tuttavia in
reticolo idrografico provinciale, sebbene in altre parti
(2008), mentre era segnalato con soli 4 esemplari catturati
Italia è da considerare indigeno della sola pianura padano-
dell'areale di distribuzione sia minacciato anche dall'artificiale
nel 2004 (pari all’1,9% della composizione numerica del
veneta. Probabilmente in Trentino era originariamente
introduzione di altre specie affini, con conseguenti rischi
campione ittico). L’abbondanza attuale della specie è da
77
ritenere ridotta, in probabile rleazione con l’incremento della
sono fortemente contratte. Complessivamente è da ritenere
nel reticolo idrografico provinciale (Betti, 1996).
pressione predatoria dei predatori acquatici (trote, rettili
vulnerabile a livello provinciale (Betti, 1996).
È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la
ittiofagi etc.) e terrestri (uccelli ittiofagi etc.), sebbene la
È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la
cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
specie sia di limitato interesse per la pesca dilettantistica.
cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva
L’abbondanza della specie nel tratto Dro-foce, al contrario, è
di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva
1992/43/CEE.
decisamente superiore. Dal 2002 al 2007 i dati del
1992/43/CEE.
Riguardo al Fiume Sarca, è possibile che la specie fosse
monitroraggio per la Carta ittica nella stazione di Arco
La Carta ittica del Trentino lo indica come specie associata
storicamente presente nel tratto terminale del fiume, e
indicano una riduzione dal 10,4% al 5,6% della composizione
nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto
particolarmente nei rami laterali e nelle lanche oggi
numerica complessiva dell’ittiocenosi. Tale riduzione è da
Sarche-Dro, dove la specie era presente storicamente, ma
scomparsi. La Carta ittica del Trentino, tuttavia, non lo
mettere
di
risulta del tutto assente attualmente, non essendo note
annovera nemmeno tra le specie marginali nel popolamento
deportazione dei ciprinidi infestanti messi in atto negli ultimi
segnalazioni recenti della sua presenza, nonostante la
ittico teorico del Fiume Sarca.
anni dalla locale associazione dei pescatori.
corrispondenza tra l’attuale condizione del fiume e l’habitat
La cattura di due soli esemplari è segnalata nell’ambito del
La struttura della popolazione di Barbo comune è descritta,
elettivo della specie.
monitoraggio ittico per l’aggiornamento dei dati di base della
Cobite comune - Cobitis taenia - Linnaeus, 1758
Carta ittica nella stazione di Arco (zona industriale Linfano),
Le popolazioni italiane vengono attribuite da alcuni autori alla
nel campionamento ittico del 09.06.2004.
in
relazione
probabile
con
gli
interventi
per il tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco
(zona industriale Linfano) dell’anno 2007 (Illustrazione 50) e
descrive la presenza prevalente di individui adulti e la
carenza di individui di taglia inferiore ai 19 cm di lunghezza.
sottospecie endemica C. t. bilineata, Canestrini, 1865.
Cobite barbatello - Orthrias barbatulus - (Linnaeus, 1758)
Largaiolli (1902) ne segnalava la presenza esclusivamente
Specie ad amplissima distribuzione euroasiatica, che tuttavia
Barbo canino - Barbus meridionalis - Risso, 1826
nel Lago di Garda, nell'Adige e nei tratti inferiori dei suoi
ha nell'Italia settentrionale un'importante limite meridionale
Specie subendemica per l'Italia, caratterizzata da un areale
affluenti.
dell'areale. La sua diffusa presenza indigena nel reticolo
di distribuzione frammentato intorno all'Arco Alpino, ai Pirenei
Attualmente la distribuzione della specie è contratta,
idrografico di fondovalle del Trentino è certa.
e ai Balcani. È certamente indigeno del reticolo idrografico
principalmente a causa dell'eliminazione progressiva di molti
del Trentino, popolando gli ambienti dei torrenti di fondovalle
Subisce gli effetti delle alterazioni strutturali e idrologiche dei
ambienti perifluviali nei fondovalle maggiori, sebbene, d'altra
e, marginalmente, dei fiumi pedemontani maggiori.
corsi d'acqua di fondovalle e pedemontani, comprese le
parte, in certi luoghi sia particolarmente abbondante e la sua
risorgive pedemontane. In diversi casi si sono osservate forti
Oggi subisce soprattutto gli effetti delle alterazioni strutturali
presenza sia stata accertata anche in alcuni ambienti lacustri
e repentine oscillazioni demografiche. Ciò nonostante, e
degli alvei fluviali, a partire dalle interruzioni della continuità
dove potrebbe essere stata introdotta accidentalmente in
sebbene sia localmente scomparso o fortemente ridotto
fluviale che ostacolano le migrazioni in risalita. Localmente la
occasione di immissioni di pesce bianco o rilascio non
numericamente, non corre rischi immediati di estinzione.
specie è del tutto scomparsa anche per effetto delle
autorizzato di pesci utilizzati come esche vive da parte dei
Viene comunque considerata specie vulnerabile nel reticolo
drastiche alterazioni delle portate naturali. Altre popolazioni
pescatori dilettanti. Non corre rischi significativi di estinzione
idrografico provinciale (Betti, 1996).
78
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
La Carta ittica del Trentino lo indica come specie associata
Spinarello - Gasterosteus aculeatus - Linnaeus, 1758
nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto Dro-
Specie
foce.
prevalentemente nelle fasce costiere. La sua presenza nelle
basso Sarca, non essendo note segnalazioni recenti della
sua presenza.
Bottatrice - Lota lota - (Linnaeus, 1758)
Specie ad ampia distribuzione olartica e neartica, la cui
presenza originaria nel reticolo idrografico italiano non è,
tuttavia, certa. È plausibile la sua originaria presenza nei
grandi laghi prealpini, tra cui il Lago di Garda e il Lago d'Idro.
È testimoniata la sua introduzione storica, nel 1875, nel Lago
di Ledro. In tempi più recenti è stata introdotta abusivamente
nel Lago di Caldonazzo, nel Lago di Cavedine, nel Lago di
ampia
distribuzione
europea,
concentrata
acque interne, pur essendo abituale, è soggetta a forti
oscillazioni demografiche. In Trentino è indigeno nella fascia
È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la
cui conservazione richiede la designazione di zone speciali
di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva
1992/43/CEE.
pedemontana.
Pur se soggette a forti oscillazioni demografiche, le
Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza
popolazioni trentine hanno subito la diffusa alterazione della
acque
pedemontane
e
soprattutto
la
15
frequente
manomissione dei corsi d'acqua che ne costituiscono
l’habitat elettivo.
10
Relativamente al Fiume Sarca, la Carta ittica del Trentino lo
indica come specie marginale nel popolamento ittico teorico
dell’intero tratto Sarche-foce.
n° individui
Attualmente è da considerare estinto lungo l’intero corso del
ad
provincia.
5
Lases, nei laghi artificiali della Valle del Chiese, nel Lago di
Non sono note, tuttavia, segnalazioni recenti della sua
Campo e si è diffusa lungo l'intera asta fluviale del F. Chiese
presenza.
tra Cimego e la foce nel Lago d'Idro.
Scazzone - Cottus gobio - Linnaeus, 1758
La specie, in effetti, tende, soprattutto nella fase giovanile, a
Componente tipico delle risorgive e dei corsi d'acqua di
risalire i corsi d’acqua immissari dei grandi laghi prealpini.
fondovalle e pedemontani è certamente indigeno in Trentino,
Per questo si può ipotizzare una sua originaria presenza
così come in gran parte dell'Europa continentale. È un
sporadica nel tratto inferiore del Fiume Sarca, quando questo
indicatore della qualità delle acque e soprattutto dei substrati
Il basso corso del Fiume Sarca, come le risorgive con esso
aveva un alveo pluriramificato e ambienti periferici d’acqua
fluviali, poiché esige fondali ghiaiosi e ciottolosi integri e non
confluenti, costituisce un ambiente tipicamente aderente
lenta.
intasati da sedimenti sabbiosi e limosi.
all’habitat della specie. La Carta ittica provinciale lo indica
La Carta ittica del Trentino tuttavia non la indica nemmeno
Attualmente, infatti, subisce gli effetti delle alterazioni
come componente marginale nel popolamento ittico teorico
strutturali, e soprattutto del degrado della qualità dei fondali
La sua presenza e consistenza numerica nel basso Sarca è
del Fiume Sarca. Non sono note segnalazioni recenti della
del reticolo idrografico pedemontano, sebbene siano presenti
stata messa a forte rischio prevalentemente a causa delle
sua presenza.
numerose popolazioni ben strutturate e assolutamente vitali.
alterazioni del regime idrologico e delle condizioni generali
La specie è comunque vulnerabile nelle acque della
del fiume: il prosciugamento totale o pressoché totale di
0
classi di lunghezza (10mm)
79
Illustrazione 51: Struttura in classi di lunghezza (10 mm)
della popolazione di Scazzone del tratto Sarche-Dro del
Fiume Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio
Foreste e Fauna - P.A.T.).
come specie associata nel popolamento ittico teorico.
alcuni tratti fluviali in passato, la conseguente alterazione dei
connessi con l’alveo principale del Sarca ne hanno
origine si spingeva probabilmente nel tratto terminale del
fondali per lunghi tratti fluviali, le piene catastrofiche in
determinato probabilmente la scomparsa dal tratto terminale
Sarca colonizzando gli ambienti a corrente meno rapida, nei
occasione dei rari sfiori dai serbatoi idroelettrici sovrastanti
del fiume.
rami laterali e nelle lanche. La specie infatti vive sia nelle
(in particolare dalla diga di Ponte Pià).
La specie non è indicata nemmeno come marginale
zone
La struttura della popolazione è descritta in Illustrazione 51,
componente del popolamento ittico teorico nella Carta ittica
pedemontani e planiziali, sia nei corsi d’acqua di fondovalle e
per il tratto Sarche-Dro, dai dati relativi alla stazione di
del Trentino.
pedemontani.
Pietramurata dell’anno 2008.
Cagnetta - Salaria fluviatilis - (Asso, 1801)
costiere
dei
maggiori
ambienti
d’acqua
ferma
La Carta ittica del Trentino lo indica come specie associata
nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto Dro-
Dall’esame della struttura in classi di lunghezza emerge la
Specie a distribuzione circummediterranea, ha una diffusione
netta prevalenza degli adulti e la carenza di individui giovani,
irregolare nelle acque interne, dove si trova principalmente
al di sotto dei 7 cm di lunghezza totale: con ogni probabilità
nei grandi laghi interni. Per la provincia di Trento è da
Non risultano, tuttavia, segnalazioni recenti della presenza
tale circostanza è da attribuire alla selettività delle tecniche di
ritenere indigeno solo nel Garda.
della specie lungo il corso del fiume.
elettropesca utilizzate nella raccolta dei campioni ittici e non
risponde alla reale struttura della popolazione di Scazzone.
Risulta essere presente, probabilmente per effetto del
pompaggio artificiale delle acque del Garda verso monte,
La densità media di popolazione, pari a 0,02 ind/m , e la
anche nel Lago di Ledro. Per il suo modo di vita e il suo
biomassa media (0,04 g/m ) appaiono discrete, ma non
habitat costiero, soggetto a frequenti manomissioni sul Lago
ottimali. Il loro valore è probabilmente condizionato dalla
di Garda, la specie è ritenuta vulnerabile (Betti, 1996).
2
2
pressione predatoria esercitata dai predatori terrestri e
acquatici e particolarmente dalle trote, mentre trattandosi di
una specie di interesse scarso o nullo per la pesca, non c’è
prelievo alieutico.
Pesce persico - Perca fluviatilis - Linnaeus, 1758
Pesce ad amplissima distribuzione eurasiatica, che tuttavia
ha nell'Italia settentrionale il suo limite di distribuzione
meridionale. In Trentino è certamente originario nel Lago di
Garda, dal quale si spingeva originariamente, con ogni
probabilità, anche negli ambienti a corrente più lenta del
delta del Fiume Sarca.
La scomparsa degli ambienti perifluviali e dei rami secondari
Nel tratto terminale del Sarca era probabilmente presenza
sporadica e occasionale, tanto che non viene indicata
nemmeno come specie marginale nel popolamento ittico
teorico nella Carta ittica del Trentino.
Ghiozzo padano - Padogobius martensi - Günther, 1861
Specie endemica dell'Italia settentrionale, la cui presenza
originaria nel reticolo idrografico pedemontano del Trentino è
certa. Largaiolli (1902) ne segnalava la presenza nel Lago di
Garda, nell'Adige e nel corso inferiore dei suoi affluenti, ma
riteneva probabile una sua più ampia distribuzione.
Oggi è certamente presente nel Lago di Garda, dal quale in
80
foce.
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
8.3 Analisi dell’attività alieutica e del prelievo
ittico
I dati disponibili riguardo all’attività di pesca sul Fiume Sarca,
e particolarmente riguardo ai permessi di pesca rilasciati, alle
uscite di pesca e alle catture di Salmonidi, sono quelli
anno
permessi
annuali
rilasciati
permessi
giornalieri
rilasciati
uscite di
pesca
trota
marmorata
trota
fario
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
totale
692
778
930
879
801
749
709
728
774
748
1,764
1,951
2,186
2,049
1,850
1,749
1,475
1,539
1,439
1,165
3,357
2,674
2,974
3,724
2,893
3,942
4,104
4,575
3,098
2,793
34,134
11
39
21
7,207
5,070
5,624
6,420
5,177
6,565
7,121
8,010
5,705
4,710
61,609
annualmente e obbligatoriamente forniti alla Provincia
Autonoma
di
Trento
dall’associazione
di
pescatori
territorialmente competente, cioè l’Associazione Pescatori
Basso Sarca. I dati, forniti dall’Ufficio Faunistico del Servizio
Foreste e Fauna provinciale e dall’Associazione Pescatori
Basso Sarca, sono raccolti nella seguenti Tabella 17 e
Tabella 18, e si riferiscono al decennio 1999-2008.
Dal complesso dei dati emerge come la pressione di pesca
sia decisamente alta, soprattutto nel tratto Dro-Sarche, con
5
3
14
12
15
120
trota
lacustre
5
2
7
trota
iridea
150
129
187
128
85
103
167
1,336
122
72
2,479
salmerino
di fonte
5
temolo
totale
rapporto
catture/uscite
64
23
36
68
7
10
7,368
5,243
5,832
6,548
5,267
6,671
7,293
9,364
5,839
4,797
64,222
2,19
1,96
1,96
1,76
1,82
1,69
1,78
2,05
1,88
1,72
1,88
2
7
208
Tabella 17: Riepilogo delle catture di Salmonidi e delle uscite di pesca effettuate dei pescatori del Basso Sarca e dai pescatori ospiti nel F. Sarca tratto Sarche-Dro (e.o. E100020) nel decennio 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca).
una media di 8.519 uscite di pesca/anno (3.414 nel tratto
Sarche-Dro
e
5.105)
e
una
moderata
tendenza
all’incremento nel corso del periodo 1999-2008 (Illustrazione
52 e Illustrazione 53).
anno
permessi
annuali
rilasciati
permessi
giornalieri
rilasciati
uscite
di
pesca
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
totale
692
778
930
879
801
749
709
728
774
748
1,764
1,951
2,186
2,049
1,850
1,749
1,475
1,539
1,439
1,165
3,832
3,876
3,891
5,542
5,113
6,115
5,884
6,494
4,668
5,637
51,052
Considerato che il periodo di apertura va da febbraio a
settembre e che in una giornata della settimana la pesca è
preclusa, la pressione media di pesca, nei diversi anni del
decennio 1999-2008, oscilla tra 13,4 pescatori/giorno (2000)
e 22,9 pescatori/giorno (2006) presenti sul corso d’acqua
durante il periodo di apertura della pesca nel tratto SarcheDro e tra 19,2 pescatori/giorno (1999) e 32,5 pescatori/giorno
(2006) presenti sul corso d’acqua durante il periodo di
apertura della pesca nel tratto Dro-foce.
trota
marmorata
11
5
7
10
2
9
44
trota
fario
trota
lacustre
trota
iridea
4,532
4,324
4,872
5,831
6,730
9,810
9,945
11,138
8,297
7,110
72,589
13
19
37
126
6
22
5
16
9
60
313
3,129
2,179
2,239
457
1,132
207
198
198
392
30
10,161
salmerino
di fonte
temolo
11
14
14
14
3
3
1
6
54
totale
rapporto
catture/uscite
7,674
6,533
7,153
6,414
7,868
10,046
10,161
11,357
8,698
7,209
83,113
2,00
1,69
1,84
1,16
1,54
1,64
1,73
1,75
1,86
1,28
1,65
Tabella 18: Riepilogo delle catture di Salmonidi e delle uscite di pesca effettuate dei pescatori del Basso Sarca e dai pescatori ospiti nel F. Sarca tratto Dro-foce (e.o. E100010) nel decennio 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca).
81
Tali valori sono da considerare leggermente sottostimati a
NUMERO DI USCITE DI PESCA SUL FIUME SARCA TRA LE
SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008
causa della valutazione operata solo sui registri delle catture
NUMERO DI SOCI DELL'ASSOCIAZIONE PESCATORI DILETTANTI
DEL BASSO SARCA NEL PERIODO 1999-2008
5.000
emessi dall’associazione e restituiti dai pescatori soci annuali
1000
(sono esclusi, dunque, i valori di uscite e catture dei soci
900
controllo
delle
catture
o
il
permesso
giornaliero
debitamente compilato).
I diagrammi delle Illustrazione 54 e Illustrazione 55
3.000
2.000
mostrano, per il periodo 1999-2008, l’andamento del numero
1.000
numero di permessi d’ospite giornalieri rilasciati.
forte calo dal 2001 al 2008 del numero di permessi d’ospite
NUMERO DI USCITE DI PESCA SUL FIUME SARCA TRA DRO
E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008
USCITE DI PESCA
2003
2004
ANNO
nel numero di tesserati dell’associazione, e del numero in
700
600
400
1999 2000
2001 2002
di soci annuali dell’Associazione Pescatori Basso Sarca e del
A fronte della tendenza al calo registrata tra il 2001 e il 2005
800
500
1999 2000
2001 2002
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 52: Andamento del numero annuale di uscite di
pesca effettuate dai pescatori dilettanti nel periodo 19992008 nel Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020)
(fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.).
giornalieri
rilasciati,
si
osserva,
paradossalmente,
la
tendenza all’incremento del numero totale annuo di uscite di
2300
6.000
di capi di salmonidi catturati (Illustrazione 56 e Illustrazione
2000
5.000
57).
4.000
Il diagramma del rapporto catture/uscite di pesca mostra
3.000
come il numero di Salmonidi mediamente catturati in ogni
2.000
uscita di pesca sia sostanzialmente costante nell’intero
decennio sia nel tratto Sarche-Dro (Illustrazione 58) sia nel
2002
2003
ANNO
tratto Dro-foce (Illustrazione 59).
2004
2005
2006
2007
Illustrazione 53: Andamento del numero annuale di uscite di
pesca effettuate dai pescatori dilettanti nel periodo 19992008 nel Fiume Sarca - tratto Dro-foce (cod. E100010)
(fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.).
2006
2007
2008
1700
1400
1100
800
500
1999 2000
2001 2002
2003
ANNO
2008
2005
NUMERO DI PERMESSI D'OSPITE PER ANNO RILASCIATI
DALL'ASSOCIAZIONE PESCATORI DILETTANTI DEL BASSO
SARCA NEL PERIODO 1999-2008
pesca (Illustrazione 52 e Illustrazione 53) e del numero totale
1999 2000
2001
2004
Illustrazione 54: Andamento del numero di soci annuali
dell’Associazione Pescatori Basso Sarca nel periodo 19992008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione
Pescatori Basso Sarca).
7.000
1.000
2003
ANNO
NUMERO PERMESSI GIORNAL.
di
USCITE DI PESCA
pescatori e degli ospiti che non hanno riconsegnato il libretto
NUMERO DI SOCI
4.000
2004
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 55: Andamento del numero di permessi d’ospite
giornalieri rilasciati dall’Associazione Pescatori Basso Sarca
nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna
P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca).
82
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
Il numero totale di catture di Salmonidi nell’intero corso del
Fiume Sarca, nel periodo 1999-2008, è pari a 147.335 capi
NUMERO DI SALMONIDI CATTURATI ANNUALMENTE SUL FIUME
SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008
con una media di 14.733 capi/anno prelevati e valori estremi
12.000
4
frequenti, fin dagli anni ’60 del Novecento, le prese di
posizione pubbliche dei pescatori riguardo all’uso del fiume,
in
riferimento
agli
effetti
negativi
9.000
8.000
7.000
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
dell’intensa riduzione delle portate fluenti nell’alveo a seguito
capi di salmonidi catturati per uscita di pesca) e una
2003
2004
2005
2006
2007
2000
2001
2002
2003
2004
ANNO
2008
Illustrazione 56: Andamento del numero di capi di Salmonidi
catturati annualmente nel Fiume Sarca, tratto Sarche-Dro,
nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna
P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca).
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 58: Andamento del numero di catture di
Salmonidi per uscita di pesca nel Fiume Sarca, tratto
Sarche-Dro, nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste
e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca).
NUMERO MEDIO DI SALMONIDI CATTURATI PER OGNI USCITA DI PESCA
SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008
NUMERO DI SALMONIDI CATTURATI ANNUALMENTE SUL FIUME
SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008
pressione di pesca certamente alta, si è manifestata una
4
crescente preoccupazione dei pescatori locali nei confronti
12.000
del rilevante fenomeno faunistico dell’incremento numerico
10.000
SALMONIDI CATTURATI
delle presenze annuali o stagionali di uccelli ittiofagi quali il
Cormorano e l’Airone cinerino.
1
1999
ANNO
del fiume.
pescosità relativamente elevata (costantemente intorno ai 2
2
0
1999 2000
2001 2002
dell’attivazione della derivazione idroelettrica del basso corso
Più recentemente, nell’ultimo decennio, nonostante una
3
1.000
SALMONIDI CATTURATI/USCITE
dall’associazione dei pescatori del basso Sarca, sono state
SALMONIDI CATTURATI
10.000
Anche in virtù del fondamentale ruolo gestionale esercitato
particolarmente
SALMONIDI CATTURATI/USCITE
11.000
di 11.776 capi nel 2000 e 20.721 capi nel 2006.
e
NUMERO MEDIO DI SALMONIDI CATTURATI PER OGNI USCITA DI PESCA
SUL FIUME SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008
8.000
6.000
4.000
2.000
3
2
1
0
0
1999 2000
2001 2002
1999
2003
ANNO
2004
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 57: Andamento del numero di capi di Salmonidi
catturati annualmente nel Fiume Sarca, tratto Dro-foce, nel
periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. Associazione Pescatori Basso Sarca).
83
2000
2001
2002
2003
ANNO
2004
2005
2006
2007
2008
Illustrazione 59: Andamento del numero di catture di
Salmonidi per uscita di pesca nel Fiume Sarca, tratto Drofoce, nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna
P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca).
8.4 Considerazioni conclusive sullo stato
dell'ittiofauna
presenza della Trota fario, e particolarmente di ceppi
idroelettrico dell’alto Sarca (tra il 1951 e il 1960) e
piscicolturali
atlantica,
soprattutto a causa della successiva attivazione del
La disponibilità di dati significativi, anche se non esaustivi,
sensibilmente differenti rispetto alle popolazioni naturali della
sistema di sfruttamento idroelettrico del basso Sarca
sul popolamento ittico naturale (stato di riferimento) e su
specie. Quest’ultima è considerata da numerosi autori
attraverso la realizzazione e la messa in funzione (nel
quello attualmente residente lungo l’asta fluviale del Basso
originariamente esotica nell’Arco Alpino meridionale, ma,
1960) della centrale della Brossèra di Torbole;
Sarca permette di descrivere negli aspetti qualitativi e in
anche ammettendone l’autoctonìa, essa è da considerare
quelli quantitativi
estranea ai popolamenti ittici dei corsi d’acqua di fondovalle.
ittica che nel tempo hanno prodotto, per via diretta o
La condizione di alterazione qualitativa della composizione
indiretta,
Dal quadro informativo emerge, già relativamente alle
dell’ittiocenosi, peraltro, è condizionata più dall’assenza d
popolamento ittico.
presenze ittiche e all’abbondanza relativa delle specie, una
numerose specie autoctone, che dalla presenza di entità
L’evoluzione più recente mostra in nuce alcuni aspetti di
forte alterazione dei popolamenti ittici. Questo stato di
esotiche.
moderato e iniziale ripristino delle condizioni naturali
I parametri quantitativi confermano, nella sostanza, questo
prevalentemente attraverso alcuni interventi gestionali e
quadro, con una bassa densità di popolazione e biomassa
strutturali correttivi di un qualche rilievo:
media delle popolazioni ittiche autoctone a fronte di un
• la riduzione di alcuni degli ostacoli trasversali alla
In confronto alla condizione naturale, i maggiori elementi di
abnorme incremento della presenza (in numero di individui e
migrazione controcorrente, che ha favorito una sia pure
alterazione consistono nella rarefazione o addirittura nella
in biomassa) di specie originariamente marginali (come il
modesta ripresa della migrazione riproduttiva autunnale
totale scomparsa di alcune tra le più significative componenti
Cavedano e il Barbo comune) e la rarefazione spinta di
della Trota lacustre dal Lago di Garda verso i siti
del popolamento ittico originario, e addirittura alla quasi
elementi particolarmente caratterizzanti il popolamento tipico
riproduttivi del basso corso del Sarca;
totale
del fiume pedemontano (Trota marmorata, Temolo etc.).
lo scostamento della comunità ittica
odierna rispetto a quella originaria e potenziale.
profonda
modificazione
appare
ancora
più
evidente
analizzando alcuni indicatori rilevanti dello stato delle
popolazioni, come la loro struttura e densità di popolazione.
estinzione
della
specie
centrale
dell’ittiocenosi
spontanea, ovvero la Trota marmorata. In un quadro
spiccatamente salmonicolo qual’era quello del Fiume Sarca
fino a solo mezzo secolo fa, in ampi settori del fiume si è
instaurato un popolamento ittico prevalentemente ciprinicolo
e
i
salmonidi,
pur ancora
ampiamente
rappresentati
soprattutto a monte dell’abitato di Arco, risultano però in
larghissima parte appartenenti a specie o ceppi di trote
esotici o, comunque, di provenienza ittiocolturale. Se la
presenza della Trota iridea si è andata rarefacendo negli
ultimi anni, nello stesso tempo si è ulteriormente ampliata la
Le
cause
di
origine
dello
stato
prevalentemente
attuale
dell’ittiocenosi,
come
ampiamente discusso nell’analisi della situazione delle
singole specie ittiche, sono riconducibili a tre ordini di fattori
principali:
• l’alterazione
fisica
e
morfologica
dell’alveo,
particolarmente attraverso la rettifica del tratto terminale a
valle del Linfano e la realizzazione di ostacoli trasversali
alle migrazioni ittiche controcorrente;
• la profonda modificazione del regime idrologico del fiume
a
seguito
della
prima
realizzazione
84
del
sistema
• gli ultrasecolari, massicci e assidui interventi di immissione
la
modificazione
della
composizione
del
• l’incremento della portata fluente in alveo attraverso il
rilascio dalle opere di presa delle grandi derivazioni
idroelettriche (Sarche, Pietramurata - Vas e Fies) di
deflussi minimi garantiti di rispetto ambientale inizialmente
quantificati in 2 l/s per kmq di bacino idrografico sotteso (a
partire dal 22 giugno del 2000) e successivamente
adeguati ai valori prescritti dal Piano Generale di
Utilizzazione delle Acque Pubbliche (a partire dal gennaio
2009);
• l’avvio di attività di riproduzione artificiale e ripopolamento
di due taxa del popolamento ittico naturale di particolare
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
valore quali la Trota marmorata e la Trota lacustre;
• la limitazione della pratica delle immissioni di trote “pronta
pesca” (inizialmente iridee e successivamente fario) in tre
tratti definiti del basso corso del Sarca.
8.5 Bibliografia
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Zippin C., 1958. The removal method of population
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4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
9 ANALISI DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI
ECOSISTEMI TERRESTRI PERIFLUVIALI
9.1 Introduzione
L’area in esame comprende il fondovalle del Basso Sarca, da
dove in località Sarche (258 m s.l.m.) il fiume Sarca esce
nell’antico solco vallivo atesino della gola del Limarò, incisa
profondamente tra il Daìn Picol (Paganella) e il Daìn Grant
(Casale) fino al Lago di Garda (65 m s.l.m.) di cui il Sarca è
l’immissario principale. La Valle ed il suo paesaggio sono
stati segnati da imponenti fenomeni glaciali tra i quali le frane
delle Marocche, cadute in più riprese in epoca storica tra
Pietramurata e Dro e conseguenza dell’esarazione glaciale.
Si tratta del più grande scoscendimento dell’arco alpino e
costituisce un paesaggio unico nel suo genere, attraversato
sinuosamente dal Sarca e caratterizzato da giganteschi
cumuli morenici. La genesi delle Marocche è riconducibile
all’arretramento del fronte del ghiacciaio quaternario, allorchè
Sarche, Pietramurata e Dro, il fiume attraversa gli abitati di
• IT3120055
LAGO DI TOBLINO
Ceniga ed Arco prima di giungere a Torbole e sfociare nel
• IT3120074
MAROCCHE DI DRO
Lago di Garda. Il tratto di fiume interessato dal presente
• IT3120115
MONTE BRENTO
studio attraversa il territorio dei comuni catastali di Calavino,
• IT3120137
BUS DEL DIAOL
• IT3120075
MONTE BRIONE
Lasino, Dro, Arco e Nago-Torbole.
Oggetto
di
specifico
approfondimento
della
presente
relazione è il Fiume Sarca, per quanto riguarda la porzione
terrestre dell’ecosistema fluviale. Di particolare rilevanza a tal
scopo è la valutazione dello stato della copertura vegetale
(naturale,
seminaturale
o
antropogena)
delle
fasce
strettamente connesse al corso d’acqua ed anche delle aree
limitrofe, fino a comprendere ambienti che di fatto non hanno
legame diretto con l’asta fluviale.
L'indagine floro-vegetazionale evidenzia il ruolo di "crocevia
fitogeografico" del territorio (con aspetti di contatto tra la flora
alpina e quella submediterranea), descrive la vegetazione
presente e le dinamiche in atto e definisce un elevato valore
naturalistico attuale e soprattutto potenziale.
le pareti rocciose dei monti esarate a “U” vennero a trovarsi
L’analisi della copertura vegetale rappresenta inoltre la base
improvvisamente in squilibrio. Il distacco delle frane non fu
di conoscenze per un inquadramento delle problematiche
simultaneo ma perdurò per millenni e l’ultimo episodio si
poste dalla fauna terrestre, da cui si evincono aspetti di
ebbe negli anni Cinquanta poco a nord di Pietramurata. Le
pregio supportati dalla presenza dell’habitat fluviale, ma
marocche furono rimboschite a partire dal diciannovesimo
anche alcune criticità (presenza di nutria e di popolazioni
secolo dal Governo austriaco ed in seguito dalla Regione
squilibrate di cormorano).
del Gobo fino a Dro. A monte e a valle delle Marocche il
fiume scorre in mezzo alle fertili campagne oggi coltivate
progettuali sono Marocche di Dro, Monte Brento, Monte
Brione; tutti questi sono siti importanti per la tutela e la
conservazione di specie ed habitat di tipo submediterraneo,
xerofili e termofili: dagli ambienti rocciosi e di ghiaione a
quelli di prato magro/arido.
Si sottolinea il ruolo di queste aree per la nidificazione, la
sosta e/o lo svernamento di specie di uccelli protette o in
forte regresso, e/o a distribuzione localizzata sulle Alpi.
Apparentemente quindi le aree della rete natura 2000 hanno
poco a che vedere con gli ambienti perifluviali; vale però la
pena di evidenziare alcuni aspetti di contatto con l’ambito
fluviale:
• Contatti spaziali, per la grande vicinanza di alcune
porzioni di questi ambienti aridi al letto del fiume, col
risultato che si vengono a creare punti di grande
importanza per la tutela della biodiversità: elevata varietà
ambientale e ricchezza in specie.
• Contatti potenziali: come meglio argomentato in seguito il
Trentino Alto Adige. Si tratta del più vasto bosco artificiale di
pino nero del Trentino. Le Marocche si estendono dal Ponte
Per posizione ed estensione, i siti significativi ai fini
fiume
nel
suo
divagare
forma
(formerebbe
9.2 Posizione rispetto alla Rete Natura 2000
potenzialmente) anche ambienti ghiaiosi aridi, nei quali si
Il Basso Sarca è interessato dalla presenza di cinque SIC
potrebbe insediare vegetazione pioniera non dissimile da
(Siti di Importanza Comunitaria):
quella tutelata dai suddetti SIC.
principalmente a vite. Oltre ai già citati centri abitati di
87
• Aspetti di rete: ai punti precedenti si aggiunga che il fiume
Da quanto sopra riportato emerge come l’area oggetto di
formazioni termofile sono sostituite da boschi mesofili a
per sua natura è un trasportatore, per cui consente lo
studio presenti una connotazione di tipo prealpino, con un
dominanza di faggio. Localmente però le latifoglie mesofite
spostamento di specie di per sé poco mobili anche a
regime pluviometrico di tipo equinoziale, con il massimo
(faggio, frassino maggiore, tiglio, ciliegio ecc.) si rinvengono
distanze altrimenti difficilmente copribili. Analogamente
principale delle precipitazioni in autunno (le precipitazioni
anche a bassa quota (sino a contatto col fondovalle) in
l’asta del fiume lungo il fondovalle, a livello ornitico, oltre
annue7 ammontano a circa 923 mm) e temperature annue
stazioni particolarmente fresche, spesso in esposizione nord:
che ospitare specie proprie di elevato interesse, assume
relativamente miti (la temperatura media mensile è superiore
ad
importanza come direttrice per le migrazioni.
ai 10°C per otto mesi all’anno).
caratterizzata da dossi poco ripidi (presso la confluenza con
I suoli sono di tipo alluvionale recente, moderatamente
il Rimone) o in forre ed incisioni umide lungo al corso del
9.3 Inquadramento ambientale e fitogeografico
profondi, calcarei, con disomogenea presenza di scheletro,
Sarca (attraversamento delle Marocche) o dei suoi affluenti.
L’area in esame si colloca nel fondovalle a quota compresa
atti a supportare colture agrarie (viticoltura e frutticoltura
Dal gioco congiunto dei fattori climatici, pedologici e
tra circa 65 e 258 m s.l.m. e si snoda in direzione nord-sud.
specializzata nella fattispecie) (AA.VV., 2009, carta dei suoli
geomorfologici deriva una evidente ed accentuata variabilità
del Trentino).
spaziale e temporale nelle condizioni stazionali (con
Il clima, per piovosità e temperature, può dirsi di tipo
sublitoraneo, ma con tendenza ad una spiccata aridità estiva,
Il livello dell’acqua libera in alveo – considerabile in linea di
favorevole all’insediamento di specie termo-xerofile di tipo
massima in equilibrio con la falda freatica, almeno per la
sub-mediterraneo.
fascia di terreni immediatamente adiacenti al corso d’acqua –
E’ noto l’effetto di mitigazione del lago di Garda sulle
temperature, con la formazione di ambienti “extrazonali” sia
naturali (lecceta) sia antropogeni (olivaie).
Dal punto di vista bioclimatico6 la zona si trova a cavallo tra
le aree a clima temperato oceanico mesotemperato umido e
quelle con un clima temperato oceanico sovratemperato
umido (classificazione climatica secondo il Worldwide
Bioclimatic
Classification
System);
seguendo
la
classificazione fitoclimatica del Pavari si passa dalla zona del
Lauretum (fasce basali e stazioni più calde) a quella del
Castanetum (medi versanti) per finire nel Fagetum (versanti
alti e stazioni più fresche).
6
Sboarina C., Cescatti A., 2004. Il clima del Trentino – distribuzione
spaziale delle variabili climatiche. Report n.33 CEA.
si pone mediamente alcuni metri sotto al piano di campagna:
in tal senso non si riscontrano aree paludose o con falda
(sub)affiorante nelle aree limitrofe.
Il
fondovalle
pianeggiante
si
presenta
occupato
prevalentemente da aree agricole (prevalentemente colture a
vite e melo, ma anche uliveti nel tratto a sud di Arco), mentre
le originarie formazioni forestali sono confinate in una stretta
e discontinua fascia di bosco igrofilo lungo al Sarca o nei
boschi prevalentemente xerofili di versante. Non appena i
versanti iniziano a risalire, lasciano il posto a formazioni
boschive composte prevalentemente da latifoglie termofile e,
localmente,
da
conifere
(leccete,
orno-ostrieti
e
rimboschimenti di pino nero). A quota più elevata le
7
Dato riferito alla stazione di Dro.
88
esempio
nella
zona
collinare
di
“Sass
Casina”
particolare riferimento alla disponibilità idrica), tanto che nel
raggio di poche centinaia di metri si insediano tipologie assai
diversificate di vegetazione: da formazioni pioniere xerofile a
impronta sub-mediterranea a formazioni mesofile o igrofile.
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
89
90
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
9.4 Flora
antropofitizzazione: Hruska, 1988) quali ad esempio robinia,
formazioni forestali, sebbene con variazioni compositive e
Come conseguenza della particolare ricchezza in micro-
ailanto, Heliantus tuberosus, Solidago canadensis, Buddleia
strutturali:
habitat e della peculiare localizzazione del territorio (vedere
davidii, Arundo donax, ecc.
• mancherebbero le formazioni di conifere (con la sola
paragrafo precedente), la flora ivi presente appare ricca ed
In sintesi si evidenzia una elevata varietà di specie, molte
eccezione degli abieteti e in parte delle pinete di pino
articolata.
delle quali rare o per varie ragioni interessanti. In particolare
silvestre) che sono in gran parte antropogene (ad esempio
Queste peculiarità sono confermate da numerosi studi
è notevole il contingente di specie xerofile o termofile
peccete e pinete di pino nero);
floristici. I rilevamenti del progetto di cartografia floristica del
(sub)mediterranee che però interessa solo marginalmente
• le formazioni termofile e xerofile sarebbero meno diffuse a
Trentino portato avanti dal Museo Civico di Rovereto
l’ambiente fluviale. E' elevato anche il contingente di specie
vantaggio di tipologie di bosco relativamente più mesofilo,
(Prosser, 2001, Lista Rossa della Flora del Trentino)
ruderali o di zone disturbate, mentre sono relativamente
ad esempio maggiori discese del faggio e possibile
evidenziano una concentrazione di specie rare e preziose
scarse le specie di ambienti umidi palustri.
evoluzione degli orno-ostrieti verso querceti;
• in
(minacciate) legate ad ambienti aridi e caldi, tra cui
moltissime orchidee, soprattutto dei generi Ophrys sspp. e
Orchis sspp.
mancanza
arricchirebbero
9.5 Vegetazione potenziale
Schematicamente si possono identificare due grandi sistemi.
Le specie presenti in alveo sono nel complesso meno
di
di
utilizzazioni
fasi
i
cronologiche
popolamenti
mature
o
si
di
crollo/ricostituzione, coprendo uno spettro più differenziato
di età, biomasse ecc.
preziose di quelle di ambiente arido, sebbene alcune di esse
Per il fondovalle attualmente agricolo il riferimento sarebbero
compaiano
ghiaie
formazioni forestali a dominanza di grandi querce e carpino
temporaneamente abbandonate dal fiume. Alle specie di
bianco, o localmente in stazioni più umide olmo, ontano nero,
ambiente arido se ne affiancano numerose altre di ambienti
salici ecc.
come
presenze
effimere
sulle
acquatici o umidi o mesici (ranuncoli acquatici e altre specie
fluitanti, numerose specie di canneto e magnocariceto, varie
specie nemorali) creando una elevata varietà.
L’elevato numero di specie riscontrabili lungo la fascia riparia
è sicuramente un elemento di pregio. Per completezza di
analisi occorre però specificare che – almeno in parte – la
suddetta ricchezza floristica deriva da squilibri legati all’uso
Illustrazione 60: Alcune serie dinamiche convergenti verso
un unico climax.
umano del territorio: ci si riferisce in particolare all’ingresso
Per quanto riguarda i versanti (in gran parte tuttora boscati)
nelle formazioni riparie di specie di ambienti circostanti,
la vegetazione potenziale non risulterebbe molto lontana da
nonché all’ingresso di specie alloctone, sinantropiche e
quella
nitrofile
a
larga
distribuzione
(eutrofizzazione
attuale,
essendo
comunque
e
91
da
ascrivere
alle
la sottoserie a Salix eleagnos colonizza i corsi d’acqua a
regime
torrentizio,
con
violenti
fenomeni
di
periodicamente rimaneggiate);
11. Vegetazione acquatica.
erosione/deposizione alternati a periodi di secca; a questa
Per ragioni operative di speditezza e di riconoscibilità in foto
sottoserie può essere rapportata la vegetazione arbustiva a
aerea e sul terreno, il rilievo cartografico ha interessato le
salici (S. eleagnos e S. purpurea) dei greti ghiaiosi del Sarca.
seguenti tipologie ambientali, facilmente riconducibili allo
schema funzionale generale:
9.6 Vegetazione attuale
I principali tipi di vegetazione riscontrabili nell’area in esame
possono essere ricondotti alle seguenti unità funzionali
(procedendo idealmente da monte verso valle e dall’esterno
Secondo Ozenda (1985) infatti la vegetazione potenziale
delle piane alluvionali della fascia basale nell’area in esame,
in stazioni stabili (ovvero normalmente non soggette ad
alluvioni), appartiene alla “serie alluviale della farnia”. Essa
comprende
(oltre
al
querco-carpineto
caratterizzante
l’aspetto normale) due sottoserie, una a Salix alba, tipica
delle zone frequentemente inondate e una a farnia, olmo e
frassino maggiore, tipica di zone più raramente inondate, ma
dotate di falda poco profonda (cfr. querco-ulmeto); entro
questa sotto-serie zone palustri ad Alnus glutinosa sono
interpretabili come raggruppamenti edafici specializzati,
caratteristici di enclaves con falda affiorante. All’ambiente
perifluviale è legata anche la “serie dell’ontano bianco”, che
1. Boschi di pendice;
2. Vegetazione
sub-spontanea
delle
aree
coltivate
(popolamenti di “infestanti”, prati, siepi ecc.);
3. Frammenti di bosco con latifoglie mesofile o igrofile
(perlopiù in golena) e relative fasi di degrado;
4. Formazioni sostitutive di robinia, ailanto ecc.;
5. Potenziali praterie aride di greto (stabilizzato) e relativi
arbusteti (meso)xerofili; (di fatto mancano e sono limitati a
piccoli incolti molto disturbati);
6. Pioppeti di golena, con pioppo nero e vari ibridi euroamericani;
7. Saliceti arborei di Salix alba;
8. Saliceti arbustivi di Salix sp.;
9. Vegetazione erbacea perenne di greto “impaludato” 8;
10.Vegetazione erbacea effimera di greto (tipica di zone
nel suo aspetto tipico si insedia soprattutto lungo il tratto
medio e superiore dei corsi d’acqua alpini (e pertanto
interessa solo marginalmente il caso in esame), ma che con
pineta di pino nero; orno-ostrieto;
(robinieto p.p.)
Vegetazione sub-spontanea delle noccioli; alberi da frutto e salici da
aree coltivate (popolamenti di vimini; alberatura ornamentale;
“infestanti”, prati, siepi ecc.)
giardino urbano; coltivi; prato
Frammenti di bosco con latifoglie popolamenti ad Ulmus glabra e
mesofile o igrofile (perlopiù in campestris; ontaneta di ontano
golena) e relative fasi di degrado
bianco; ontaneta di ontano nero;
(robinieto p.p.)
verso i corpi d’acqua):
Illustrazione 61: Relazioni dinamico–ecologiche tra i
principali tipi di vegetazione.
Boschi di pendice
8 Le formazioni su suolo palustre: (canneti, popolamenti di neofite e
talvolta presenza di specie di alneta di ontano nero) teoricamente
relegate in anse “morte” sono estesamente favorite da un regime delle
portate ridotto e tendenzialmente costante.
92
Formazioni sostitutive di robinia, robinieto; salici piangenti e da
ailanto ecc.
vimini;
platani;
popolamenti
arbustivi o erbacei a Budleia
davidii, Arundo donax, bambù, ecc.
Potenziali praterie aride di greto mancano)
(stabilizzato) e relativi arbusteti
(meso)xerofili
Pioppeti di golena, con pioppo nero pioppeto
e vari ibridi euro-americani
Saliceti arborei di Salix alba
saliceto arboreo
Saliceti arbustivi di Salix sp.
saliceto arbustivo
Vegetazione erbacea perenne di popolamenti
ad
Equisetum
greto “impaludato”
hiemale, rilevati in modo non
esaustivo – vedi sotto
Vegetazione erbacea effimera di non rilevati, in quanto effimeri
greto
(tipica
di
zone
periodicamente rimaneggiate)
Vegetazione acquatica
non rilevata
Segue per ogni unità di vegetazione un paragrafo descrittivo,
nel quale oltre ai risultati di osservazioni originali, si farà
riferimento ai seguenti lavori tratti dalla bibliografia (la lettera
con cui sono qui elencati li identifica una volta per tutte):
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
a) I boschi d’Italia (Pignatti et al., 1998);
a carattere pioniero con specie caducifoglie termofile,
nord della centrale di Fies, è stato riscontrato un orno-
b) Ecologia delle foreste ripariali e paludose dell’Italia
costituente uno stadio di degradazione e/o ripresa verso
ostrieto ben strutturato e posto a contatto con la pineta di
un climax di querceto. Se ne individuano aspetti
pino nero e con grossi pioppi nella fascia verso il fiume. In
particolari a leccio o a castagno, citando esplicitamente la
generale gli orno-ostrieti sono condizionati dalla ceduazione
zona del Garda come rappresentativa.
effettuata per liberare le sponde e le aree immediatamente
(Pedrotti & Gafta, 1996);
c) I tipi forestali del Trentino (Odasso e Sitzia, 2002);
d) In questo punto si specifica il codice UE - Natura 2000
per la vegetazione in esame (habitat di interesse
adiacenti dalla vegetazione arborea, in modo tale da limitare
b) -
comunitario di cui alla Direttiva 92/43/CEE, allegato I e
c) Si fa riferimento alle categorie degli orno-ostrieti, degli
successive revisioni, inerente la conservazione degli
ostrio-querceti e delle leccete, a loro volta articolati in
habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna
numerosi tipi a carattere più o meno pioniero e con
selvatiche), o per formazioni ad essa rapportabili; nel
diverse esigenze edafiche.
i rischi legati ai deflussi in fase di piena del fiume. Questo
tipo di trattamento ha favorito sicuramente l’ingresso di
specie
alloctone
che
costituiscono
una
componente
importante se non prevalente di queste ed altre formazioni.
Le pinete sono poco rappresentate nella fascia prossima al
caso di formazioni solo in parte o per alcuni aspetti
d) In termini generali può considerarsi il riferimento: p.p.
fiume e nei casi in cui si avvicinano di più ad esso rimangono
riferibili alla categoria specificata si userà la sigla p.p. (pro
91H0 Pannonian woods with Quercus pubescens.. Per gli
comunque in secondo piano, separate da esso dall’orno-
parte).
aspetti a dominanza di castagno vale il riferimento: 9260
ostrieto. Due casi sono stati rilevati in corrispondenza del
approfondimenti,
Castanea sativa woods. Per gli aspetti a dominanza di
tratto di fiume 8 e al termine del tratto 9. Non presentano
consultazione di elenchi e tabelle fitosociologiche ecc.; qui ci
leccio vale il riferimento: 9340 Quercus ilex and Quercus
particolarità rilevanti se non per il fatto di costituire una delle
si limita a citare i tipi di vegetazione riscontrata e a fornire un
rotundifolia forests.
poche situazioni in cui la vegetazione delle rive è posta in
Ai
suddetti
lavori
si
rimanda
per
Nel corso dei rilievi sono state osservate varie situazioni in
continuità con il bosco. Altro caso di interesse per quanto
cui le formazioni collinari si spingono fin sul limite degli argini,
riguarda l’orno-ostrieto è quello di una fascia di vegetazione
Boschi di pendice
in stretto contatto con le specie più tipicamente ripariali.
posta in un punto rialzato in corrispondenza dell’abitato di
Il tipo di bosco di gran lunga più diffuso nell’orizzonte
Soprattutto gli orno-ostrieti sono ben rappresentati lungo il
Dro. Qui transita un sentiero da cui si gode di una vista
“collinare”, di norma composto da carpino nero, orniello e
corso del Sarca, anche se nella grande maggioranza dei casi
panoramica sul Sarca, in un tratto lungo il quale il fiume
roverella (orno-ostrieto), ma con aspetti particolari a
“infestati” dall’abbondante presenza di specie alloctone,
compie delle curve ed assume un aspetto più naturale che
dominanza di querce più esigenti (ostrio-querceto) o con
come la robinia e l’ailanto. Caratterizzati da un’elevata
nella maggior parte degli altri settori.
aspetti colturali a dominanza di castagno. Il soprassuolo è
varietà di specie, a seconda delle condizioni stazionali,
governato prevalentemente a ceduo, ma appare in gran
quando non sono compressi tra il fiume e le aree coltivate,
parte invecchiato rispetto ai turni consuetudinari.
entrano in contatto con la pineta di pino nero, con l’orno-
L’inquadramento vegetazionale è il seguente:
ostrieto e più raramente con la lecceta. Nella zona a cavallo
breve commento sintetico.
a) Scheda 69 – Ostrieto prealpino. Boscaglia di transizione
tra il tratto 9 ed il tratto 10 della cartografia, 600 metri circa a
Vegetazione delle aree coltivate
Per siepi, boschetti ecc. con vegetazione di tipo forestale (più
o meno profondamente degradata/semplificata) si faccia
riferimento all’unità precedente o a quella successiva, in
funzione della localizzazione stazionale e della natura del
93
suolo (versanti, conoidi o piana alluvionale).
da
Per quanto riguarda le colture sono nettamente prevalenti
Arrhenatherion, con possibili aspetti di transizione 1) a
oltre)
quelle frutticole o viticole specializzate. Prevalgono meleti e
Festuco-Brometea, per le situazioni magre, semi-incolte,
mesofilo di cui non resta traccia. In zone di basso versante
vigneti, ma sono stati osservati anche oliveti, coltivazioni di
estensive, non irrigue; 2) a Chenopodietea, per gli aspetti più
umido, in vallette incise, forre ecc. il riferimento è alle
actinidia e gli ultimi lembi coltivati con la susina di Dro.
intensivi, in rotazione colturale con i seminativi:; 3) a Molinion
formazioni di latifoglie mesoigrofile: frassino maggiore, tiglio,
per le zone o le bordure erbacee stabili, con falda
ciliegio e talvolta discese a bassa quota di faggio.
superficiale o con ristagno (a contatto con l’acqua anche in
L’inquadramento vegetazionale è il seguente:
Un commento a sé meritano i prati permanenti: di fatto sono
ormai quasi scomparsi, e sempre più di frequente entrano in
rotazione con altri seminativi, a loro volta poco diffusi e
ricercarsi
nell’ambito
di
Molinio-Arrhenatheretalia,
tensione con canneto secondario).
ulteriormente verso i versanti, il bosco pioniero d'alveo (vedi
passerebbe
presumibilmente
al
querco-carpineto
a) a1) Bosco di golena: scheda 46 - Querceto misto a farnia
limitati alla zona a sud si Arco. Ciò comporta la perdita di una
In prossimità degli orti è abbastanza frequente trovare sulle
e olmo (Querco-Ulmetum minoris). Tipico della pianura
notevole risorsa naturalistica, infatti nonostante la loro origine
sponde alberi da frutto, salici da vimini e specie ornamentali.
alluvionale
antropogena,
biocenotico
Spesso questi soggetti si sono insediati naturalmente, altre
costantemente alta e suolo idromorfo. Raro. Intermedio in
(floristico, vegetazionale e faunistico) dei prati permanenti, in
volte sono stati piantati o seminati dall’uomo. Sono poi state
termini spaziali e dinamici tra querco-carpineto (scheda
quanto formazioni in equilibrio con l’ambiente di crescita e
rilevate anche alberature ornamentali e piccole zone di verde
45) e bosco di pioppo nero o bianco (scheda 85).
con
urbano poste in stretto contatto con il fiume.
il
è
fattore
indubbio
l’elevato
“uomo/utilizzazioni”;
valore
per
alcuni
autori
(Montacchini, 1986/7) si può parlare di paraclimax antropico.
umida,
talvolta
allagata,
con
falda
a2) Per le aree più lontane dal corso d’acqua vale il seguente
riferimento: scheda 45 - Querceto misto a farnia e carpino =
Rispettivamente per i prati e per la vegetazione “infestante”
Frammenti di bosco con latifoglie mesofile o igrofile
(perlopiù in golena) e relative fasi di degrado
delle colture, l’inquadramento vegetazionale è il seguente:
Mancano quasi completamente relitti forestali di questo tipo
climax della pianura alluvionale drenata o di impluvi collinari.
in fondovalle, se non a livello di nuclei isolati o di presenza di
a, b, c) -
singoli esemplari arborei e/o di specie arbustive ed erbacee
d) Limitatamente ai prati pingui/mesofili (e perlopiù in termini
evolutivi, in quanto sono rare le superfici stabili) il
riferimento è: 6510 Lowland hay meadows. Per zone di
prato magro (spesso associate agli uliveti tradizionali) il
riferimento è il codice prioritario 6210* - Semi-natural dry
grasslands
and
scrubland
facies
on
calcareous
substrates (Festuco Brometalia)(*important orchid sites).
Più
in
generale
si
possono
svolgere
le
seguenti
considerazioni aggiuntive.
- Prati: Molinio-Arrhenatheretea – Associazione non definita,
accompagnatrici. Il bosco mesoigrofilo (golenale) misto di
quercia, olmo e frassino tipico dei fiumi planiziali è ovunque
scomparso
e
quindi
costituisce
solo
un
riferimento
potenziale, seppure di grande valore naturalistico. In parte a
questo tipo forestale potrebbero essere ricondotte le diffuse
formazioni a robinia, in alcune delle quali – in particolare in
quelle invecchiate e/o non del tutto pure – entrano varie
specie arbustive o erbacee ivi riferibili.
Sempre a livello potenziale, allontanandosi dal fiume e dalle
stazioni più umide verso la piana alluvionale, e di qui
94
querco-carpineto
(Ornithogalo-Carpinetum).
Formazione
b) Querco (roboris) – Ulmetum minoris (pag 60). Ultima
formazione della cintura riparia (raramente) alluvionabile
lungo i fiumi padani e probabilmente riferibile con forme
impoverite anche ai principali fondovalle alluvionali in
area prealpina.
c) Querco-carpineto e varie formazioni nella categoria
acero-frassineti/tiglieti.
d) In termini evolutivi il riferimento è: 91F0 Riparian mixed
forests of Quercus robur, Ulmus laevis and U. minor,
Fraxinus excelsior or F. angustifolia, along the great rivers
(Ulmenion minoris). Per le forre e I bassi versanti freschi
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
con latifoglie mesoigrofile il riferimento è dato dal codice
alloctone compaiono qua e là (platani, caco, ailanto…), ma
a) -
prioritario 9180* - Tilio-Acerion forest of slopes, screes
solo il robinieto si esprime in popolamenti importanti. La
b) Si lamenta un generalizzato problema di perdita di
and ravines.
diffusione della robinia e la semplificazione della flora ad
territorio
Popolamenti ad Ulmus glabra e campestris; ontaneta di
essa associata costituiscono elementi di degrado. Una
regimazioni,
ontano bianco e ontaneta di ontano nero sono formazioni
differenziazione all’interno dei robinieti può basarsi sia sulla
frammentazione e semplificazione (a cui il robinieto si può
molto rare e di ridottissima estensione lungo il Sarca.
cenosi sostituita, sia sulle modalità e sulla frequenza delle
ascrivere) concernono soprattutto le associazioni forestali
utilizzazioni: dalla combinazione di detti fattori deriva
a legno duro (e quelle di Populion albae); meno i saliceti.
La situazione più significativa che è stata riscontrata in fase
di rilievo è quella localizzata dove il canale Rimone
confluisce nel Sarca. Qui si trova un’ontaneta di ontano
l’assenza o la presenza (e in tal caso l’aliquota) di specie
originarie (verso cui orientare la dinamica).
naturale
(per
messa
a
abbassamento
coltura
delle
ecc).
falde,
Distruzioni,
c) Il robinieto è considerato come formazione sostitutiva e
se non puro può essere riferito alla formazione originaria,
bianco in contatto con nuclei di saliceto arboreo. Interventi
come forma degradata.
ripetuti di ceduazione in alveo e sulle rive hanno ridotto
d) Non compresi; in termini evolutivi di lungo periodo vale il
notevolmente lo sviluppo di queste formazioni, in una zona
riferimento riportato al punto precedente. Per alcune
dove peraltro ci sarebbe lo spazio per far sì che queste, se
radure
lasciate alla libera evoluzione, si strutturino in maniera
riferimenti riportati per la vegetazione di greto e per la
completa, dalla fase arbustiva a quella arborea. La
vegetazione erbacea palustre.
confluenza del Rimone crea, anche dal punto di vista
con
vegetazione
erbacea
vedere
anche
i
Le formazioni sostitutive sono molto frequenti ma molto
paesaggistico, un ambiente di notevole pregio ed in
spesso rappresentano situazioni piuttosto semplificate, se
continuità con il bosco. Piccoli frammenti di ontaneta si
non degradate, sia dal punto di vista della composizione che
trovano anche in prossimità dell’abitato di Ceniga. In
da quello della struttura. In proposito si segnalano i tratti
particolare potrebbe assumere un certo rilievo quello posto a
lungo la pista ciclabile che da Arco porta alle foci del Sarca a
monte del Ponte Romano; è interessante proprio per il fatto
Torbole. Qui si trovano filari veri e propri costituiti spesso da
di trovarsi in prossimità di questa struttura storica che
un'unica serie di piante di robinia. In molti casi la robinia è la
costituisce di per sé un punto di attrazione e permette ai
passanti di osservare il fiume da una posizione privilegiata.
Illustrazione 62: Il ruolo della robinia nei confronti di un
ipotetico ciclo di auto–perpetuazione del bosco.
specie esclusiva, altre volte si accompagna a pioppi, salici e
Formazioni sostitutive di robinia, ailanto ecc.
Per l’inquadramento fitosociologico dei robinieti, o meglio
compare un sottobosco intricato, ricco di rovi e di arbusti.
Sono le formazioni forestali più comuni lungo il basso Sarca.
delle
eventualmente
Robinieti si trovano in corrispondenza dei terreni della
Il soprassuolo è tipicamente governato a ceduo, con alcuni
ripristinabili), si veda il punto precedente (boschi di latifoglie
Fondazione Comunità di Arco che si affacciano sul fiume
frammenti ormai invecchiati. L’ailanto ed altre specie forestali
mesofile). Ulteriori riferimenti sono qui sintetizzati:
nella zona in cui la nuova circonvallazione di Arco attraversa
cenosi
da
essi
sostituite
95
(ed
qualche carpino. Quando la fascia di robinieto si allarga
il fiume. Pur trattandosi come detto di formazioni sostitutive
a, b, c) -
espressioni più tipiche riguarderebbero le zone inondabili
qui potrebbe esserci la possibilità di trovare spazi che
d) Il riferimento principale è il codice prioritario: 6210* Semi-
in ambiente planiziale submediterraneo; in area prealpina
consentano uno sviluppo della vegetazione ripariale. Lo
natural
stesso si potrebbe dire per altri terreni incolti come quello
calcareous substrates (Festuco-Brometalia).
dry
grasslands
and
scrubland
facies
on
restano relitti rari e impoveriti, soprattutto con pioppo
nero. Flora associata “banale”, come nel caso del
posto poco a valle della confluenza tra Rimone e Sarca in
Salicetum albae, con cui tende a congiungersi.
contatto con una fascia di robinieto e con un tratto dove la
Pioppeti di golena
sponda è priva di vegetazione arborea.
Il pioppo nero, e potenzialmente anche quello bianco (da
pioppo nero dominante, olmo minore, ecc.. Si articola con
Altre formazioni sostitutive sono rappresentate da nuclei di
ricercare!) colonizzano l’area golenale, in stazioni appena più
chiaro significato di “ponte” nelle subassociazioni -
Arundo donax, bambù e Budleia davidii che però a differenza
stabili (arretrate rispetto alle esondazioni) rispetto a quelle
salicetosum albae e - quercetosum roboris. Occupa i
delle specie precedenti si insedia molto spesso in alveo. In
descritte al punto successivo per il saliceto di salice bianco.
terrazzi d’alveo alle spalle dei saliceti; frequentemente è
prossimità del Ponte del Gobbo si trova una zona ghiaiosa
Spesso la distinzione tra pioppeto e saliceto è labile, con
degradato
colonizzata da Budleia davidii. Anche quest’area rappresenta
frequenti situazioni di transizione, in cui i saliceti si
arbustiva a dominanza di rovi). Boschetti di pioppo nero
una superficie potenzialmente sfruttabile per consentire alla
arricchiscono di pioppi al loro margine esterno (ma anche di
possono anche essere riferiti al Salicetum albae (vedi
vegetazione ripariale di svilupparsi in maniera stabile e per
altre specie proprie delle formazioni “a legno duro” o
unità successiva).
concedere al fiume uno sfogo da sfruttare in caso di piena.
alloctone); in alcune stazioni però, soprattutto in aree di ex-
b) Populetum albae (pag. 42) Anche con espressioni a
greto abbandonato, il ruolo dei pioppi diviene preponderante.
Potenziali praterie aride di greto (stabilizzato) e relativi
arbusteti (meso)xerofili
Di fatto mancano espressioni significative e sono limitati a
piccoli incolti molto disturbati. Il greto ciottoloso ospita una
notevole ricchezza floristica e – in seguito a stabilizzazione –
in condizioni naturali si aprirebbe la via a una sere
successionale di ricolonizzazione, con l’insediamento di
crassulacee e prati aridi (Sedo-Scleranthetea; FestucoBrometea), che a loro volta evolvono “a pelle di leopardo”
verso arbusteti termoxerofili (Prunetalia) e finalmente (con i
tempi lunghi richiesti dal parallelo processo pedogenetico)
verso al bosco planiziale.
L’inquadramento vegetazionale è il seguente:
in
Tamo-rubetum
ulmifolii
(associazione
c) Da riferire ad aspetti particolari del Saliceto di Salix alba.
Nel complesso le formazioni a pioppo appaiono pertanto
d) Per le zone migliori vale il riferimento prioritario: 91E0* -
riconducibili a una facies spaziale e temporanea (fase) di
Alluvial forests with Alnus glutinosa and Fraxinus
transizione tra i saliceti ripari e le formazioni planiziali stabili;
excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae).
una certa stabilità e specificità assumono solamente le
Per zone aperte o radure con invasione erbacea si veda
situazioni a dinamica interrotta o fortemente rallentata,
quanto descritto relativamente alla vegetazione erbacea
laddove la continua (ri)creazione di condizioni favorevoli
di greto e palustre.
consente
l’instaurarsi
di
popolamenti
significativi
per
Anche il pioppeto come il robinieto è molto diffuso lungo tutto
estensione e durata.
il tratto di fiume esaminato. Le due specie risultano spesso
Non di radi individui ibridi euroamericani penetrano nelle
frammiste con la prevalenza di una o dell’altra a seconda che
formazioni spontanee, pur se in misura minore di quanto non
ci si avvicini o ci si allontani dall’acqua. Un nucleo che merita
si osservi in lungo le aree fluviali padane..
di essere segnalato è quello che si trova a valle del
L’inquadramento vegetazionale è il seguente:
a) Scheda 85 – Bosco di pioppo bianco e pioppo nero. Le
96
depuratore
in
corrispondenza
del
tratto
n.
18
della
cartografia. Merita la menzione sia per il suo sviluppo
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
strutturale ma anche per il fatto di trovarsi in una zona
pioniera lungo fiumi sabbiosi, in aree di inondazione, ma
regolarmente e i grandi alberi offrono ombra, rendendo
piuttosto degradata dal punto di vista della vegetazione
non di ristagno. Nelle fasi pioniere/giovanili si relaziona
quindi fruibile la sponda come area picnic.
ripariale.
con l’associazione Salicetum triandrae, che costituisce
uno stadio intermedio verso i saliceti arbustivi trattati al
Saliceti arbustivi
Saliceti arborei
punto successivo (Salix triandra è presente seppure raro
I consorzi a dominanza di Salix eleagnos, Salix purpurea
Una fascia riparia a dominanza di Salix alba si riscontra –
lungo al Sarca).
ecc. rappresentano l’ultima formazione legnosa a contatto
seppure in modo non continuo – lungo tutto il tratto
considerato del Sarca. In parte – soprattutto in tratti di
sponda ripida e “artificialmente difesa” – i saliceti sono ridotti
a “filari”; in alcune aree si conservano però nuclei di discreta
ampiezza.
Dal punto si vista funzionale si tratta della prima formazione
c) Saliceto ripario di Salix alba – E’ una formazione di
interesse naturalistico e di protezione.
con le porzioni di greto continuamente rimaneggiate dalle
piene ordinarie. Gli spostamenti dell’alveo inciso possono
determinare la loro (locale) scomparsa o viceversa la loro
d) Come sopra (91E0* - Alluvial forests with Alnus glutinosa
espansione e il loro consolidamento (a cui segue l’evoluzione
and Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae,
verso altre cenosi arboree - vedi sopra); si tratta quindi un
Salicion albae).
tipo
di
vegetazione
temporaneo,
ma
stabilmente
arborea soggetta all’azione erosiva e di deposito delle piene,
Nuclei piuttosto estesi di saliceto arboreo a Salix alba sono
rappresentato, grazie ai continui spostamenti del letto
a sua volta riparata da una cintura di saliceti arbustivi
quelli che colonizzano le “isole” poste a nord dell’abitato di
ordinario del fiume, che difficilmente occupa tutto l’alveo
(vedere unità successiva). La presenza dei saliceti è legata
Dro. Si tratta di nuclei ben sviluppati e strutturati ma che
disponibile,
ad una situazione di “equilibrio dinamico”, con colonizzazione
comunque sono sempre soggetti ad interventi di ceduazione
composizione floristica può essere molto varia, dato il
di nuove aree abbandonate dal fiume e perdita di altre, per
da parte del Servizio Bacini Montani. Questi popolamenti, per
continuo disturbo o rimaneggiamento che la formazione
erosione o - viceversa - per invecchiamento: difficilmente in
la loro conformazione e per la loro posizione rispetto al corso
subisce soprattutto a livello delle specie erbacee: in tale
condizioni naturali il saliceto succede a se stesso; la
d’acqua, costituiscono anche una zona di rifugio e rimessa
situazione sono le specie arbustive di salice, con la loro
rinnovazione di pioppi, ontano nero (in aree a falda affiorante
specialmente per l’avifauna che vive e transita lungo il fiume.
dominanza a caratterizzare la vegetazione.
stabile), o specie “a legno duro” costituisce l’innesco di
In corrispondenza dello stesso tratto ma sulle sponde, si
L’inquadramento vegetazionale è il seguente:
altrettante serie successionali.
trovano dei saliceti arborei che si caratterizzano per il fatto di
L’inquadramento vegetazionale è il seguente:
essersi insediati sull’alveo in una zona dove il fiume tende a
depositare una notevole quantità di materiale sabbioso.
a) L’associazione Salicetum albae è citata a livello di aspetto
Anche questi risultano abbastanza estesi ma il ripetersi delle
locale o particolare, nell’ambito del bosco di pioppo
piene e probabilmente anche interventi di ceduazione più
bianco (vedere sopra: scheda 85 - Populetum albae).
frequenti fanno si che questi nuclei non raggiungano mai uno
b) Salicetum albae (pag. 41) - Strato arboreo puro o con
sviluppo eccessivo. Un'altra situazione che merita di essere
presenza di esemplari di pioppo nero; sottobosco nitrofilo
menzionata è quella relativa al saliceto su prato che si trova
a sambuco, ortica, parietaria ecc.. Svolge funzione
lungo il campeggio di Arco. Il prato viene sfalciato
97
anche
all’interno
di
tratti
a) Scheda 89 – Boscaglia alpina di
(Salicetum
eleagno-purpureae)
–
regimati.
La
salice purpureo
Caratterizzata
da
inondazioni frequenti; dotazione idrica relativamente
scarsa nei periodi di magra; presenza di specie
dealpinizzate. Possibile successione ad Alnion incanae.
b) Salicetum incano-purpureae (pag. 39). Pioniero lungo
torrenti e/o fiumi con portate variabili.
c) Saliceto di Salix eleagnos e di S. purpurea.
d) Il riferimento è dato da 3240 - Alpine rivers and their
ligneous vegetation with Salix eleagnos.
Vegetazione erbacea perenne di greto “impaludato” e
vegetazione acquatica
Allo stato attuale lungo al Sarca la vegetazione di tipo
Vegetazione erbacea effimera di greto
palustre è piuttosto abbondante, data la scarsa frequenza e
Nell’alveo inciso, lungo le lingue di greto ciottoloso o
la debole intensità dei fenomeni stagionali di piena (in quanto
sabbioso (in funzione della selezione granulometrica operata
i prelievi idroelettrici riducono e stabilizzano le portate). La
dal fiume), si sviluppa una vegetazione temporanea, perlopiù
vegetazione palustre come pure la vegetazione acquatica
discontinua e a carattere annuale (o comunque erbacea). Ad
fluitante (ad esempio a Ranunculus tricofillos…) è infatti
una notevole ricchezza floristica (per la presenza di
favorita dalla presenza costante di acqua libera, lentamente
innumerevoli nicchie d’insediamento, libere, ma di breve
fluente.
durata) fa da contrappunto le pressoché totale mancanza di
Si tratta però soprattutto di vegetazione erbacea composta
organizzazione
Solo
da megaforbie, canneto e spesso da specie alloctone.
allontanandosi dalle zone in attiva erosione compaiono i
Solamente in pochi siti si osserva invece la presenza di
diversi popolamenti più stabili e organizzati, a cui si è già
ontano nero nel saliceto a Salix alba, con possibile significato
fatto riferimento.
in termini di riferimento evolutivo (vedere descrizione del
a, b, c) -
saliceto arboreo). La mancanza dell’ontaneta è conseguente
sotto
il
profilo
vegetazionale.
d) E’ da considerare il riferimento: 3220 Alpine rivers and
the herbaceous vegetation along their banks.
I saliceti arbustivi sono diffusi lungo tutta la valle del Sarca;
tendono ad essere puri in prossimità del corso d’acqua
mentre mano a mano che ci si allontana da essa aumenta la
componente arborea spesso rappresentata da pioppo e salici
arborei. Dove la ceduazione è più frequente come in
prossimità dei ponti e degli attraversamenti dei centri abitati
si trovano nuclei più sviluppati ed estesi. Anche queste
formazioni risentono come è evidente degli eventi di piena ed
in generale degli aumenti di portata del fiume.
a, b, c) d) Per la vegetazione acquatica natante il riferimento,
almeno potenzialmente, è: 3260 Water courses of plain to
montane levels with the Ranunculion fluitantis and
Callitricho-Batrachion
vegetation.
Per
le
bordure
periforestali ad alte erbe (NON canneti) è possibile il
riferimento:
6430
Hydrophilous
tall
herb
fringe
communities of plains and of the montane to alpine
levels. Si tratta di un riferimento piuttosto generico,
alla profilazione artificiale del letto fluviale, in cui mancano
aree umide lontane dall’acqua corrente e quindi in grado di
esprimere una vegetazione palustre stabilizzata e quindi con
estensibile alla vegetazione di mantello di vari boschi
meso(igro)fili: dalle formazioni con farnia, olmo e frassino,
ai robinieti, ai pioppeti e ai saliceti arborei. Non esiste
riferimento per i popolamenti a dominanza di Phragmites
australis e spesso con presenza di solidago, Heliantus
tuberosus ecc.
Il riferimento evolutivo per le cenosi con presenza di ontano
nero è:
• Scheda 88 – Bosco padano-alpino d’ontano (Carici
struttura legnosa. Viceversa il canneto e le altre formazioni
elongatae-Alnetum
erbacee riescono ad insediarsi lungo l’alveo di magra e
popolamenti ben espressi si oppone ad una sicura
resistono alle periodiche piene grazie alla loro debole
attribuzione, ma si tratta di un tipo di vegetazione che
intensità.
dovrebbe svilupparsi su suolo torboso e asfittico e avere
Le formazioni boschive ad ontano nero sono divenute rare
lungo le fasce torrentizie prealpine e rappresentano quindi un
riferimento potenziale di interesse naturalistico.
Per i canneti e altri frammentari popolamenti di vegetazione
erbacea igrofila o acquatica, l’inquadramento vegetazionale
è il seguente:
glutinosae).
La
mancanza
fasi di degrado/ricostruzione a Phragmites (vedere sopra)
e a Salix cinerea (Salicetum cinereae). Mancando però
lungo al Sarca suoli torbosi
• Anche in questo caso il riferimento e al Carici elongataeAlnetum glutinosae (pag. 66).
• Alneta di ontano nero. Si pone in evidenza l’opportunità di
conservare e valorizzare le formazioni ad ontano nero.
98
di
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
• Come per pioppeti e saliceti: 91E0* - Alluvial forests with
Alnus glutinosa and Fraxinus excelsior.
in cui è stata riscontrata la presenza della specie.
Per il fondovalle del Sarca vale la pena di segnalare alcuni
Da segnalare la presenza in alcuni tratti, dove è stata
aspetti aggiuntivi:
asportata la vegetazione arborea, di formazioni erbacee ad
• La
presenza
del
della
fiume,
qualità
anche
grazie
ambientale
al
netto
Equisetum hiemale. Un tratto abbastanza esteso colonizzato
miglioramento
complessiva
da questa specie si trova sulla sponda opposta rispetto alla
conseguente ai recenti aumenti delle portate rilasciate in
confluenza del Canale Rimone.
alveo, consente la presenza di specie legate all'ambiente
acquatico, alcune delle quali di notevole pregio: si
9.7
ricordano ad esempio il merlo acquaiolo, il martin
Fauna
Anche la fauna può essere schematicamente riferita ai due
pescatore, vari anatidi e ardeidi (soprattutto airone
cenerino).
grandi sistemi dei versanti e del fondovalle.
Per i versanti l’aridità stazionale condiziona la comunità
teriologica, favorendo (oltre agli ungulati d’ambiente forestale
o roccioso) gli insettivori e i roditori.
• L’aumento dell’airone cenerino e in misura molto maggiore
“l’esplosione” demografica del cormorano (con parte della
popolazione
divenuta
stanziale)
possono
essere
interpretati come segnali di squilibrio faunistico.
Per quanto riguarda i rettili, le stazioni di basso versante
• Un altro problema è dato dall’insediamento nel tratto a sud
rappresentano un ambiente atto alla presenza di un buon
di Arco di una popolazione di nutria. Si tratta di una specie
numero di specie.
alloctona, in grado di provocare scompensi sia a livello
Anche l’avifauna, in particolare i rapaci, trova in quest’area
dell’ecosistema, sia minacciando la stabilità delle opere
un
arginali entro cui scava i propri cunicoli.
ambiente
ottimale
per
la
nidificazione
e
per
l’alimentazione; le pareti strapiombanti sul fondovalle, l’ampia
area coltivata la presenza del fiume Sarca rendono questa
porzione di valle particolarmente interessante per numerosi
uccelli.
Nelle tabelle sottostanti è riportato l’elenco delle specie che
possono essere presenti all’interno dell’area di studio; per
ogni specie viene indicato a fianco il tipo di ambiente
frequentato e l’eventuale importanza a livello nazionale o
comunitario. Per gli uccelli è indicato anche il nome del SIC
99
Specie
Mammiferi
Specie
Arvicola campestre (Microtus arvalis)
Arvicola delle nevi (Chionomys nivalis)
Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus)
Camoscio (Rupicapra rupicapra)
Capriolo (Capreolus capreolus)
Crocidura dal ventre bianco (Crocidura leucodon)
Crocidura minore (Crocidura suaveolens)
Ghiro (Glis glis)
Lepre comune (Lepus europaeus)
Moscardino (Muscardinus avellanarius)
Riccio (Erinaceus europaeus)
Scoiattolo (Sciurus vulgaris)
Topo quercino (Eliomys quercinus)
Topo selvatico (Apodemus sylvaticus)
Topo selvatico a collo giallo (Apodemus flavicollis)
Volpe (Vulpes vulpes)
Ambienti frequentati
frutteti ineriti ed aree di ecotono
detriti ed arbusteti
formazioni ricche di sottobosco
ambienti rocciosi
formazioni forestali e praterie
formazioni xerofile
formazioni xerofile
pinete e boschi di latifoglie sempreverdi
praterie e steppe
aree di ecotono e boschi cedui di querce
coltivi, parchi, giardini ed aree di ecotono
boschi di conifere
formazioni forestali ed ambienti rocciosi
pinete ed aree di ecotono
formazioni forestali ed aree di ecotono
ampia varietà di habitat
Codibugnolo (Aegithalos caudatus)
Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus)
Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros)
Codirossone (Monticola saxatilis)
Colombaccio (Columba palumbus)
note
Cornacchia grigia (Corvus corone)
Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
Falco pellegrino (Falco peregrinus)
Fiorrancino (Regulus ignicapilla)
Fringuello (Fringilla coelebs)
Gheppio (Falco tinnunculus)
Ghiandaia (Garrulus glandarius)
Gufo reale (Bubo bubo)
Rettili
Luì bianco (Phylloscopus bonelli)
pinete con orno-ostrieto
Luì grosso (Phylloscopus trochilus)
Luì piccolo (Phylloscopus collybita)
Merlo (Turdus merula)
specie migratoria (non nidifica)
boschi misti di latifoglie e conifere
coltivi - giardini
marocche e lastroni in alternanza
con pinete e orno-ostrieto
ambienti rocciosi
ambienti aperti semiaridi
aree urbane
muretti - ambienti rocciosi
boschi misti di latifoglie e conifere
vigneti e aree marginali con radure
alberi maturi con boschi misti
insediamenti rurali
ambienti rocciosi
aree urbane - ambienti rocciosi
ambienti rocciosi
strati arbustivi densi
boschi di conifere ed aree aperte
arbusteti - ambienti fluviali
aree urbane
ambienti aridi
vigneti - ambienti fluviali
vigneti - campagne estensive
orno-ostrieti aridi
orno-ostrieti
coltivi - boschi di latifoglie
ambienti rurali
ambienti aridi
Monachella (Oenanthe hispanica)
Specie
Biacco (Coluber viridiflavus)
Lucertola muraiola (Podarcis muralis)
Orbettino (Anguis fragilis)
Ramarro occidentale (Lacerta bilineata)
Saettone (Elaphe longissima)
Vipera comune (Vipera aspis)
Ambienti frequentati
boschi termofili e coltivazioni estensive
ambienti aperti e ghiaioni
ambienti aperti
vigneti e boschi radi
ambienti ecotonali e muri
ambienti ecotonali e muri
note
A4
A4
Nibbio bruno (Milvus migrans)
Ortolano (Emberiza hortulana)
Passera d’Italia (Passer italiae)
Picchio muraiolo (Tichodroma muraria)
Picchio verde (Picus viridis)
Pigliamosche (Muscicapa striata)
Rampichino comune (Certhia brachydactyla)
Rondine (Hirundo rustica)
Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris)
Rondone comune (Apus apus)
Rondone maggiore (Apus melba)
Scricciolo (Troglodytes troglodytes)
Sparviere (Accipiter nisus)
Sterpazzola (Sylvia communis)
Storno (Sturnus vulgaris)
Succiacapre (Caprimulgus europaeus)
Torcicollo (Jynx torquilla)
Torcicollo (Jynx torquilla)
Tortora selvatica (Streptopelia turtur)
Usignolo (Luscinia megarhynchos)
Verdone (Carduelis chloris)
Verzellino (Serinus serinus)
Zigolo muciatto (Emberiza cia)
A4
Note: A4 indica specie presente nell’Allegato IV della Direttiva Habitat.
Uccelli
Specie
Allocco (Strix aluco)
Aquila reale (Aquila chrysaetos)
Balestruccio (Delichon urbica)
Balia nera (Ficedula hypoleuca)
Beccafico (Sylvia borin)
Biancone (Circaetus gallicus)
Canapino maggiore (Hippolais icterina)
Capinera (Sylvia atricapilla)
Cardellino (Carduelis carduelis)
Cincia bigia (Parus palustris)
Cincia dal ciuffo (Parus cristatus)
Cincia mora (Parus ater)
Cinciallegra (Parus major)
Cinciarella (Parus caeruleus)
Ambienti frequentati
boschi misti di latifoglie e conifere
ambienti rocciosi
aree urbane
specie migratoria (non nidifica)
boschi ripari
boschi termofili
specie migratoria (non nidifica)
boschi misti di latifoglie e conifere
aree urbane - boschi di latifoglie
orno-ostrieti e pinete
pinete
boschi di conifere
boschi di latifoglie – aree di
ecotono
boschi di latifoglie – aree di
SIC
Toblino
Brento
Dro
Dro
Toblino
Dro
Dro
Toblino
Toblino
Toblino
note
A1
A1
Ambienti frequentati
ecotono
aree di ecotono - orno-ostrieti
aree urbane
ambienti rocciosi
ambienti rocciosi
boschi di latifoglie
prati da sfalcio + ambienti rocciosi
e fiumi
ambienti rocciosi
ambienti rocciosi
boschi di conifere - leccete
boschi di alto fusto
ambienti rocciosi
boschi misti di latifoglie e conifere
ambienti rocciosi
Note: A1 indica specie presente nell’Allegato I della Direttiva Uccelli.
Toblino
Toblino
100
SIC
note
Toblino
Toblino
Dro
Toblino
Toblino
Dro
Brento
A1
A1
Toblino
Brento
Toblino
A1
Brento
Dro
Toblino
Toblino
Toblino
Dro
Brento
Dro
A1
A1
Brento
Toblino
Dro
Toblino
Dro
Toblino
Toblino
Dro
Toblino
Brento
Dro
Dro
Toblino
Toblino
Toblino
Toblino
A1
4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA
9.8 Relazioni ecologiche e dinamiche in atto
formazione
di
Vengono pertanto a mancare nuove occasioni di innesco per
Le relazioni dinamico-ecologiche tra i tipi di vegetazione
conseguenza – laddove vengano a cessare – si assiste alla
la dinamica, e con ciò le serie evolutive perdono la loro
sopra descritti e l’ambiente perifluviale sono sintetizzate dalle
scomparsa
caratteristica di “moto stazionario” e si vengono a modificare
figure figure seguenti.
solamente spazio per le fasi iniziali (nel tratto di letto inciso
Si noti come la seriazione potenziale della vegetazione sia
diversa tra la sponda interna (in deposizione) e quella
esterna (in erosione) rispetto ad anse o curve, nonché tra
rami attivi e eventuali rami abbandonati. I diversi tipi di
vegetazione sono tra loro collegati da una rete di connessioni
spaziali ed evolutive (D’Auria & Zavagno, 1995).
Si noti altre sì come agricoltura e regimazioni spondali
tendano a “comprimere” e semplificare la vegetazione
spontanea, obliterando soprattutto le associazioni a legno
duro e in parte anche a pioppi e salici arborei; relativamente
meno ridotti appaiono i saliceti arbustivi (Pedrotti & Gafta, op.
cit.).
I movimenti del letto del fiume sono all’origine delle continua
Illustrazione 64: Profilo tipo di vegetazione su sponda in
deposizione.
e
trasformazione
degli
stadi
degli
evolutivi
ambienti,
intermedi,
e
rimanendo
le proporzioni tra le varie tipologie di vegetazione.
entro le opere spondali) o viceversa (col passare del tempo e
col progredire delle dinamiche spontanee) per quelle più
evolute (che però trovandosi fuori dalle sponde sono
generalmente in competizione con le colture o degradate a
ceduo di robinia).
9.9 Considerazioni conclusive
La vegetazione riparia nel tratto considerato del fiume Sarca
si presenta in media in uno stato di conservazione poco
soddisfacente.
Nel
complesso
il
tratto
a
monte
In altri termini solo in minima parte i tipi di vegetazione
dell’attraversamento delle Marocche risulta relativamente
descritti nel paragrafo precedente possono dirsi stabili; per il
migliore, con valori superiori alla media, mentre quello a valle
resto sono soggetti a dinamica in funzione (originariamente)
di Arco appare più compromesso. Nel tratto inserito nelle
dei movimenti del fiume e (nella realtà attuale) delle modalità
marocche si conservano situazioni interessanti, anche se per
con cui si svolgono le attività umane. In particolare si assiste
ragioni morfologiche (naturali), la vegetazione riparia vi
ad una “compressione” delle fasce spondali tra attività
compare in misura limitata.
agricole di tipo intensivo (da una parte) e interventi di
regimazione idraulica in alveo (dall’altra parte).
Illustrazione 63: Profilo tipo di vegetazione su sponda in
erosione.
101
Dal punto di vista strutturale le opere di difesa idraulica
longitudinale, quasi ovunque presenti, limitano gli spazi a
Illustrazione 65: Profilo tipo di vegetazione di una lanca
abbandonata.
disposizione, bloccando le dinamiche evolutive, col risultato
di creare strutture poco articolate, “congelate” nel tempo e
“compresse” nello spazio. Di pari passo, dal punto di vista
compositivo, la vegetazione appare fortemente degradata e
dominata da specie alloctone soprattutto nei tratti finali del
corso d’acqua e in presenza di difese spondali fortemente
artificializzate. Nei tratti più a monte rimangono invece
alcune aree con composizione tipica ben espressa.
9.10 Bibliografia
AA.VV., 2009 – Carta dei suoli del Trentino Edizione CRA
ABP & Museo Trentino di Scienze Naturali
D’Auria G., Zavagno F., 1995 – “La vegetazione alveale del
fiume Brenbo, alla confluenza con l’Adda, in relazione a
morfologia e substrato” Pianura, 7: 5-38.
Hruska K., 1988 – “Modificazioni della vegetazione spondale
a seguito dell’antropizzazione” Boll. Mus. St. Nat.
Lunigiana 6-7: 123-126
Montacchini F. - 1987 - Tipi di vegetazione naturali ed
antropici sul territorio piemontese. Ann. Accad. Agric.
Torino 129: 167-191
Odasso M., 2002, - I Tipi Forestali del Trentino, Ed. Centro di
Ecologia Alpina, report n° 25, Trento
Ozenda P., 1985 - La vegetation de la chaine alpine dans
l'espace montagnard europeen. - Masson.
Pedrotti F., Gafta D., 1996 – Ecologia delle foreste ripariali e
paludose dell’Italia. Dip. Bot. Ecol. Univ. Camerino.
102
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SA01 - Relazione studio ambientale