RELAZIONE ILLUSTRATIVA DELLO STUDIO AMBIENTALE 4 COMUNI VERSO IL PARCO FLUVIALE DEL SARCA COMUNE DI ARCO COMUNE DI DRO COMUNE DI NAGO-TORBOLE COMUNE DI RIVA DEL GARDA COMUNI CONSORZIATI ATTRAVERSO CONVENZIONE SOTTOSCRITTA IL 25 MAGGIO 2009 ENTE CAPOFILA COMUNE DI ARCO UFFICIO AMBIENTE LA DIRIGENTE dott.sa Cristina Bronzini IL FUNZIONARIO REFERENTE dott.sa Valeria Gallini I PROGETTISTI ing. Giuliano Trentini dott.sa Micaela Deriu arch. Paola Martini dott. Giordano Fossi SUPPORTO SPECIALISTICO ing. Marco Monaci dott. Lorenzo Betti dott. Maurizio Odasso CON IL CONTRIBUTO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO 21 febbraio 2010 SA.01 VERSIONE Via La Marmora 51, 50121 Firenze - tel/fax 055 584935 - [email protected] - www.studioelementi.it 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA SOMMARIO 1 Ambito spaziale dello studio 5 6.2 2 Carta dell'uso del suolo 7 6.3 6.4 3 Censimento e analisi delle opere idrauliche 9 3.1 3.2 3.3 4 5 9 12 13 7 Inquadramento normativo e pianificatorio Inquadramento normativo del Parco Fluviale Distretto agricolo del Garda Trentino Acque pubbliche e opere idrauliche La gestione del patrimonio ittico e della pesca Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche Analisi qualitativa e quantitativa delle acque 6.1 Introduzione 17 22 23 24 7.4 7.5 8 35 35 Documentazione storica antica Il progetto di rettifica del 1883 L'evoluzione del dopo guerra Conclusioni Bibliografia 41 41 42 42 43 44 51 51 Analisi dello stato di conservazione dei popolamenti ittici 53 8.1 31 Introduzione Inquadramento Rilievo dell'evoluzione storica dell'alveo 7.3.1 7.3.2 7.3.3 17 8.2.2 8.2.3 8.3 8.4 8.5 Caratterizzazione geomorfologica del Fiume Sarca 41 7.1 7.2 7.3 Perimetrazione delle aree demaniali e di proprietà pubblica 15 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 6 Censimento delle opere lungo la Sarca Gli interventi a carico del reticolo minore Impatti ambientali delle opere Inquadramento dello sfruttamento della risorsa idrica 35 Grado di alterazione del regime idrologico 36 Analisi dello stato di conservazione qualitativo delle acque 37 Comunità ittica: stato di riferimento 8.1.1 8.1.2 8.2 L’assetto biotipologico e ittiofaunistico naturale Popolamento ittico naturale e originario Popolamento ittico attuale 8.2.1 Aspetti qualitativi e rapporti numerici tra i taxa 3 53 53 54 55 56 9 Immissioni ittiche e semine di ripopolamento 59 Composizione quantitativa dell’ittiocenosi e status delle popolazioni 60 Analisi dell’attività alieutica e del prelievo ittico 81 Considerazioni conclusive sullo stato dell'ittiofauna 84 Bibliografia 85 Analisi dello stato di conservazione degli ecosistemi terrestri perifluviali 87 9.1 9.2 9.3 9.4 9.5 9.6 9.7 9.8 Introduzione Posizione rispetto alla Rete Natura 2000 Inquadramento ambientale e fitogeografico Flora Vegetazione potenziale Vegetazione attuale Fauna Relazioni ecologiche e dinamiche in atto 101 9.9 Considerazioni conclusive 101 9.10 Bibliografia 102 87 87 88 91 91 92 99 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 1 AMBITO SPAZIALE DELLO STUDIO Il presente studio, viene sviluppato a supporto della progettazione del “Parco Fluviale del Sarca” promossa dalle Amministrazioni dei comuni di Arco, Dro, Nago Torbole e Riva del Garda. Il tratto di fiume ricompreso nei territori di questi comuni si estende dalla foce nel Lago di Garda fino a poco a monte del ponte sulla SS 45bis in località Maso del Gobbo, rimanendo esclusi un tratto di fiume esteso per più di mezzo chilometro a monte dell'abitato di Pietra Murata che ricade nel territorio del Comune di Lasino, e la restante porzione di fiume che si estende per 1,5 km fino a giungere alla gola del Limarò, che ricade nel territorio dei comuni di Lasino e Calavino. Per la comprensione dei fenomeni e delle problematicità è di fondamentale importanza estendere lo studio su di un tratto fluviale coerente e continuo. Per tale motivo tutte le analisi sono state sviluppate su di un ambito territoriale che si estende dalla foce a lago fino all'uscita del fiume dal Limarò, al di là dei limiti amministrativi. Per quanto poi, si stia lavorando nel Basso Sarca, lungo un tratto di fiume che si sviluppa per 23,8 km non si può dimenticare che a monte si sviluppa un bacino di quasi 1.000 kmq e un'asta fluviale estesa per altri 56,3 km, fino al Lago di Nambino, e che molte delle problematiche che impattano sul tratto di Fiume su cui viene sviluppato il progetto si originano ben più a monte. 5 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 2 CARTA DELL'USO DEL SUOLO 169 ha In relazione al territorio del futuro Parco fluviale è stata redatta una carta dell'uso del suolo (tavola SA.03). Sono state individuate le seguenti categorie di uso del suolo: 1. aree agricole; 10 ha 29 ha 390 ha 5 ha 6 ha 2. aree boscate 3. fasce di vegetazione riparia 4. fiumi e laghi 184 ha 5. scarpate di origine antopica e praterie 6. aree rocciose (comprendenti anche marocche, ghiaioni e spiagge) aree agricole aree boscate fasce riparie aree rocciose e sabbiose rupi boscate aree urbanizzate e strade scarpate 8. aree urbanizzate e strade. Illustrazione 1: Distribuzione dell'uso del suolo esternamente al corridoio fluviale entro una distanza di 200m dall'asse del fiume. In Illustrazione 1 è riportata la distribuzione dell'uso del suolo eccezione in destra orografica il tratto che si estende da Esternamente al corridoio fluviale (ovvero esternamente a Prabi a valle fino alla zona industriale in località Prà de la cigli di sponda e piede d'argine) fino a una distanza di 200 m fam; in sinistra orografica il tratto prospicente l'abitato di dall'asse del Fiume. Mogno e, in comune di Torbole, quello a valle della centrale L'analisi dell'uso del suolo mostra come il Basso Sarca sia idroelettrica; infine il tratto focivo a valle della SS n. 240; in un territorio ampiamente antropizzato, nel quale piccoli centri questi abitazioni e infrastrutture si spingono fino sul ciglio di abitati inframezzano aree agricole intensive coltivate per lo sponda o al piede del rilevato arginale. più a frutteto o vigneto. Solo l'area delle Marocche si può dire È immediato osservare come il fiume si interfacci con aree selvaggia, ma anche qua lo stretto corridoio entro cui scorre naturali per meno di un quarto, e che per lo più si interfacci la Sarca vede la presenza di un importante arteria stradale con aree agricole. 7. rupi boscate (SS n. 45bis) e di vari nuclei abitati. Per lo più, comunque, le sponde del fiume si interfacciano con le aree agricole e i nuclei abitati rimangono ad una certa distanza. Fanno 7 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 3 CENSIMENTO E ANALISI DELLE OPERE IDRAULICHE tratti è dovuta principalmente al fatto che, per condizioni Difese longitudinali in sponda sinistra orografiche, è proprio in sinistra che il fiume lambisce, per lunghi tratti, aree ad elevata naturalità: le Marocche di Dro a 3.1 Censimento delle opere lungo la Sarca monte e le pendici del Monte Corno (Brossera) a valle. Tramite rilievi sul campo e con l'ausilio di GPS e foto aree è La realizzazione di opere arginali ha interessato le due stato condotto un censimento delle opere idrauliche che estremità del tratto di fiume in esame: dall'uscita della Forra interessano l'asta del Fiume Sarca e dei suoi principali del Limarò fino a poco valle l'abitato di Pietramurata e poi da affluenti. valle la zona industriale di Arco di Prà de la fam fino alla foce Le opere censite sono rappresentate nella tavola “SA.04 nel Garda. Carta del reticolo idrografico e delle opere idrauliche”. Gli interventi di difesa dall'erosione sono distribuiti lungo tutto Le opere presenti ad oggi lungo la Sarca sono il risultato di il corso del fiume con tipologie variegate: secoli di intervento mirato ad impedire la spontanea dinamica 1. 2. 3. 4. del fiume a muoversi nel fondo valle, prevenendo con ciò l'erosione di aree agricole ed urbanizzate (si vedano a questo proposito anche le valutazioni della caratterizzazione geomorfologice riportate al capitolo 7). muri a secco di realizzazione storica, scogliere a secco, scogliere cementate, sponde difese da paramenti in cemento armato variamente rivestiti, 5. muri a retta in cemento armato variamente rivestiti. costruttive; per queste, però, la caratteristica essenziale ai alcune aree del fondovalle dalle inondazioni, che ha portato fini del presente studio ambientale è il loro impatto sulla alla realizzazione di vari tratti di opere arginali. continuità longitudinale dell'ambiente acquatico: Infine, le opere di rettifica del fiume e l'impatto delle 1. soglie, che non si elevano dal fondo; realizzare varie briglie lungo il fiume per contrastare la tendenza all'incisione dell'alveo che, comunque, si è manifestata in modo significativo. Su 23 chilometri di sviluppo complessivo del tratto di fiume in 7145 2296 629 3695 4132 Argine Muro a retta in c.a. Muro a secco tradizionale Sponda in scogliera cementata Sponda in scogliera sciolta Sponda senza difese Sponda con paramento in c.a. Difese longitudinali in sponda destra Anche le opere trasversali si presentano con varie tipologie In un secondo momento è intervenuta l'esigenza di difendere sottensioni idroelettriche ha portato alla necessità di 5263 3421 7084 3452 2. briglie, caratterizzate da una più o meno grande 2589 elevazione dal fondo; 146 707 3. briglie lungo le quali sono stati realizzati passaggi per 7255 l'ittiofauna; studio, i tratti di sponda privi di difese e, quindi, con un 4. rampe in massi, nelle quali il dislivello viene superato non assetto prossimo alla naturalità sono solo il 30% in sinistra con un salto verticale ma in modo continuo senza idrografica e il 10% in destra. Questa asimmetria tra i due costituire ostacola al passaggio dell'ittiofauna; 9 Argine Muro a retta in c.a. Muro a secco tradizionale Sponda in scogliera cementata Sponda in scogliera sciolta Sponda senza difese Sponda con paramento in c.a. Illustrazione 2: Incidenza delle diverse tipologie di difese longitudinali lungo la Sarca. 5. sbarramenti del fiume finalizzati alla derivazione di acqua. In tutto sono state censite 23 opere trasversali. tipologia opera soglie TRAV.005 TRAV.006 TRAV.007 TRAV.009 TRAV.010 TRAV.019 briglie TRAV.008 TRAV.012 TRAV.015 TRAV.017 TRAV.017bis TRAV.021 briglie con passaggio TRAV.001 TRAV.003 TRAV.004 TRAV.011 rampe TRAV.002 TRAV.013 TRAV.014 sbarramenti di derivazione TRAV.016 TRAV.018 TRAV.020 Tabella 1: Classificazione per tipologia delle opere trasversali censite. Illustrazione 5: Esempio di traversa in scogli cementati, poco emergente dal fondo alveo (TRA.006). Illustrazione 3: Briglia della centrale idroelettrica di Torbole (TRAV.001); in sponda destra è stato realizzato un passaggio per pesci che però si sta rivelando poco efficacie. Illustrazione 4: Rampa in massi realizzata in uscita dell'attraversamento delle Marocche di Dro (TRAV.014). Illustrazione 6: Briglia presso la ex presa della Fita di Arco in Località Malapreda (TRAV.011) su cui è stata realizzata una rampa in massi a bacini successivi per permettere il passaggio dell'ittiofauna. Illustrazione 7: Opere di sbarramento e derivazione in corrispondenza della centrale idroelettrica di Fies (TRAV.016) che alimenta la centrale idroelettrica di Dro. 10 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA Illustrazione 12: Tratto di scogliera a secco in sponda sinistra all'altezza della zona industriale di Arco (SX.020). Illustrazione 13: Scogliera cementata in destra a monte del ponte di Arci (DX.025). Illustrazione 8: Muro spondale in sinistra orografica a valle del ponte di Arco (SX.016). Illustrazione 9: Tratto di scogliera a secco in sponda destra nel tratto di attraversamento delle Marocche (DX.007). Illustrazione 10: Scogliera cementata in sinistra a valle della passerella ciclopedonale di Arco in Loaclità Moletta (SX.015). Illustrazione 11: Muro spondale in sinistra orografica a valle del ponte della ex statale a Dro (SX.010). 11 3.2 Gli interventi a carico del reticolo minore Il Basso Sarca, oltre che dal fiume omonimo, è attraversato da una fitta rete di corsi d'acqua e di canali a scopo irriguo e industriale. Gli elementi principali di questo reticolo idrografico sono tutti quasi per intero pesantemente artificializzati, ridotti a cunettoni in cemento armato, a volte pensili. Il reticolo idrografico minore chiaramente naturale in diretta relazione con il fiume include: Illustrazione 14: Sponda difesa da paramento in cemento armato e pietrame a vista, in destra in corrispondenza della zona industriale di Arco (DX.034). Illustrazione 15: Vista verso monte dal ponte della statale dei rilevati arginali che in destra e sinistra limitano l'alveo del fiume a valle della centrale idroelettrica di Torbole (SX.027 e DX.038). • • • • • • Rimone Nuovo Rimone Vecchio Rio Salagoni Rio Piociosa Rio Patone Rio Salone (e i suoi affluenti) A questi vanno aggiunti tratti del sistema delle fitte, che ricevono acqua ad uso irriguo ma che, anche, drenano acqua dalla falda e la cui identità di canale naturale o artificiale non è certa. I corsi d'acqua elencati hanno uno sviluppo lineare complessivo (sul solo fondo valle) di poco meno di 16 km; di questi solo poco più di 4 km non hanno difese spondali di sorta. Praticamente solo Rimone Vecchio, Rio Piociosa e Rio Patone non hanno difese spondali, anche se questi secondi due sono fortemente degradati. Illustrazione 16: Esempio di muro spondale storico in pietra, in destra, a monte del ponte della vecchia statale a Dro (DX.012). Illustrazione 17: Vista verso valle dal ponte di Maso Gobbo del tratto di Sarca chiuso tra argini a monte di Pietramurata (SX.003 e DX.002). 12 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 1209,71 4269,22 6157,95 4294,57 sponde in terra sponde artificiali cunettone pensile Illustrazione 18: Incidenze delle diverse tipologie di opere di difesa sul reticolo idrografico minore del Basso Sarca più direttamente in relazione con la Sarca. 3.3 Impatti ambientali delle opere La maggior parte delle opere longitudinali presenti lungo la Illustrazione 19: Tratto terminale del Rio Salone, con sponde in scogliera. Illustrazione 20: Tratto intermedio del Rio Salone ridotto a cunettone in cemento armato. Sarca, sono mascherate dietro o sotto una cortina di vegetazione; nonostante ciò il loro impatto ambientale è non trascurabile. ripidezza della sponda usualmente associata a tutti questi interventi, che determina: • il condizionamento pesante della fascia di vegetazione che veda a questo proposito lo studio sullo stato di conservazione della vegetazione riparia al paragrafo 9.6); Il principale fattore di impatto è legato alla eccessiva riparia, circostante, perché sponde così alte e ripide sono si sviluppa eccessivamente stretta e semplificata rispetto al suo potenziale sviluppo naturale (si • nei casi estremi, ma molto frequenti, di cementificazione invalicabili da un'ampia porzione di fauna terrestre e anfibia che, invece, avrebbe necessità di potersi muovere liberamente tra alveo e territorio circostante. della sponda (quindi per tutte le tipologie censite con la I rilevati arginali accentuano ancora di più questa cesura tra sola sciolti) alveo e territorio circostante; sono da distinguere la l'impedimento della vegetazione ad attecchire alla sponda, situazione a valle della centrale di Torbole in cui i rilevati quantomeno, alla sua porzione inferiore; sono tanto prossimi da impedire lo sviluppo di qualunque • la esclusione sconnessione della scogliera ecologica 13 in dell'alveo massi dal territorio parvenza di ecosistema naturale, da ciò che si riscontra a monte dell'abitato di Pietramurata in cui la distanza tra gli In relazione alle opere lungo il reticolo idrografico minore si argini ha permesso l'insediarsi di una ricca vegetazione possono sviluppare il medesimo tipo di valutazioni. C'è una riparia. necessità fondamentale di rendere l'alveo di questo reticolo Ai fini di una corretta valutazione delle possibili prospettive capace di far defluire fino alla Sarca le portate liquide ma, progettuali del Parco fluviale è fondamentale sottolineare soprattutto, i sedimenti che arrivano dai versanti (Rio come le tipologie di opere trasversali fin'ora realizzate sulle Salagoni, Rio Ir, Rio Salone), che viene perseguita con la sponde della Sarca non sono ineluttabili e non discendono soluzione tecnica che minimizza l'ingombro dell'alveo, a unicamente da valutazioni di tipo tecnico. C'è necessità di discapito della naturalità dello stesso. realizzare opere così impattanti principalmente come conseguenza della scelta (implicita, non dettata da alcuna pianificazione o legge, ma frutto) di adottare soluzioni tecniche che consentano di minimizzare la superficie occupata dalle sponde e dagli alvei fluviali, al fine di massimizzare lo sfruttamento agricolo ed economico dei territori (scarsi) di fondovalle. Segno di questa impostazione, culturale prima che tecnica, sono le svariate di superfici demaniali escluse dall'ambito fluviale a seguito della realizzazione delle opere di difesa spondale (si veda il capitolo successivo 4). Sponde meno ripide e alvei meno ristretti, necessitano di difese spondali meno pesanti e costose il cui effetto di stabilizzazione può essere affidato, in misura non marginale, alla stessa vegetazione spondale, con benefici effetti anche in termini di riqualificazione della funzionalità ecologica del corridoio fluviale e di salvaguardia della risorsa idrica. Le opere trasversali hanno un impatto principalmete a carico dell'ecosistema acquatico e dei popolamenti ittici, in relazione ai quali si parla nel successivo capitolo 8). 14 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 4 PERIMETRAZIONE DELLE AREE DEMANIALI E DI PROPRIETÀ PUBBLICA Lungo il territorio attraversato dal Fiume Sarca è stato condotto un rilievo delle aree di proprietà pubblica, includendo fra queste le aree di proprietà delle amministrazioni comunali di Dro, Arco e Nago–Torbole, il Demanio Acque Pubbliche1, più le aree di proprietà dei consorzi irrigui e di miglioramento fondiario esistenti sul territorio: 1. Consorzio Oltresarca di miglioramento fondiario ed irriguo; 2. Consorzio miglioramento fondiario “Fitta Romarzollo”; 3. Consorzio miglioramento fondiario “Fitta Arco”; 4. Consorzio miglioramento fondiario “Dro Ceniga” 5. Consorzio irriguo e miglioramento fondiario “Dro” 6. Consorzio “Fitta Pattone”. Il risultato del rilievo è riportato nella tavola “SA.05 – Carta delle aree di proprietà pubblica”. Nella lettura della carta è di fondamentale importanza tenere conto del fatto che la riproiezione delle mappe catastali nel medesimo sistema di riferimento geografico della Carta Tecnica Provinciale non è perfetto, a causa dell'origine storica del catasto. Questo causa uno sfalsamento inevitabile tra le due cartografie. Nella tavola in questione è stato tracciato anche il limite del corridoio fluviale come individuabile sull'ortofoto del 2006, inteso come lo spazio che sta entro i cigli di sponda e il piede esterno dei rilevati arginali. Questa sovrapposizione evidenzia aree in cui il demanio del fiume Sarca deborda dall'attuale alveo, e per le quali si possono prospettare azioni 1 Per il quale, in Trentino, la dicitura formale è “PAT – Bani demaniali – Ramo acque”. 15 progettuali per reintegrarle a tutti gli effetti nella dinamica fluviale. Le aree di dimensione significativa individuate sono le seguenti: 1. a Linfano, sponda sinistra, di fronte alla porzione più a valle dell'area industriale di Arco: 0,49 ha; 2. a Linfano, sponda sinistra, di fronte alla porzione più a monte dell'area industriale di Arco: 0,24 ha; 3. a Prabi, sponda sinistra, di fronte alla piscina comunale di Arco: 0,56 ha; 4. a Prabi, sponda sinistra, di fronte al campeggio di Arco: 0,81 ha; 5. a Dro, sponda destra, tra i ponti della statale vecchia e nuova, due aree: 0,28 ha e 0,24 ha; 6. alle Marocche, sponda destra, a cavallo della pescicoltura: 0,42 ha; 7. a monte della confluenza del Rimone vecchio, sponda destra, due aree: 0,56 ha e 0,24 ha. In conseguenza dell'evoluzione planimetrica subita dall'alveo negli ultimi due secoli, sono anche frequenti i casi in cui particelle nominalmente di proprietà privata si trovano ora all'interno di quello che oggi è inequivocabilmente riconoscibile come alveo della Sarca. 16 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 5 INQUADRAMENTO NORMATIVO E PIANIFICATORIO 5.1 Inquadramento normativo del Parco Fluviale Il primo riferimento normativo ai Parchi Fluviali era contenuto nella variante al Piano Urbanistico Provinciale (PUP) del 2000 (LP 7 agosto 2003, n. 7). Nella “Relazione Illustrativa” in rapporto alle problematiche della tutela paesaggistico-ambientale (Parte prima, Capitolo 5) si specificava come: […] all'interno dell'area di tutela ambientale è stata poi introdotta un'ulteriore specificazione, indicando, agli strumenti di pianificazione subordinata, quei territori che per le loro caratteristiche si prestano alla realizzazione di parchi fluviali. Dato l'interesse strategico sotto il profilo ambientale di queste realtà territoriali, si è individuata anche una specifica articolazione dei criteri di tutela attraverso cui saranno valutati gli interventi che interessano l'ambito dei previsti parchi fluviali, al fine di preservarne le caratteristiche ambientali fondamentali. Cartograficamente, nelle tavole del sistema ambientale venivano […] indicate con appropriata simbologia le fasce in cui i PRG comunali potranno individuare e regolamentare i parchi fluviali. La “Relazione Illustrativa” aveva un'appendice (la R) che titolava “Elenco dei tratti di fiume individuati dal PUP come parchi fluviali e criteri per la loro tutela”. Tra questi veniva indicato anche il Fiume Sarca nel tratto compreso tra la confluenza del Rimone Vecchio (Dro) ed il ponte ciclo– pedonale sul Sarca a Prabi (Arco). Citiamo integralmente il testo dell'appendice: Sono individuati in cartografia ed elencati nella seguente tabella i tratti di fiume che vanno considerati zone preferenziali per la costituzione, mediante l'individuazione puntuale nei PRG comunali, di parchi fluviali, in relazione alle loro caratteristiche morfologiche, idrologiche, paesaggistiche ed ambientali, con le seguenti finalità: - protezione del suolo e del sottosuolo, della flora, della fauna e dell’acqua; - protezione e valorizzazione del bacino idrografico nella sua funzione di risorsa idropotabile; - tutela, mantenimento, restauro e valorizzazione dell’ambiente naturale, storico, architettonico e paesaggistico - considerato nella sua unitarietà e nelle sue connessioni urbanistiche con il restante territorio e recupero delle parti eventualmente alterate; salvaguardia delle specifiche particolarità antropologiche, idrogeologiche, geomorfologiche, vegetazionali e zoologiche; - fruizione a fini scientifici, culturali e didattici; - promozione delle attività economiche tradizionali, turistiche e di servizio compatibili con l’esigenza primaria della tutela dell’ambiente naturale e storico; - promozione e disciplina delle funzioni di servizio per il tempo libero e di organizzazione dei flussi turistici. Nei tratti individuati schematicamente – e da cui vanno comunque esclusi gli abitati esistenti con le immediate pertinenze, le aree urbanizzate e quelle attualmente considerate tali negli strumenti di pianificazione urbanistica, le aree produttive del settore secondario e quelle perimetrate dal piano provinciale per utilizzo delle sostanze minerali – , al fine di evitare interventi contraddittori con le specifiche normative da prevedere nei PRG, gli interventi ricadenti in una fascia di 150 metri a partire da ciascuna riva dovranno conformarsi ai criteri di conservazione, recupero naturalistico e valorizzazione ambientale. In questa fascia valgono i criteri per l’esercizio della tutela ambientale lungo le rive dei fiumi e dei torrenti (appendice B 2.8); ma data la particolare destinazione prevista, ferma restando l’opportunità di scoraggiare l’apertura di accessi nuovi in località tuttora preservate delle rive stesse, da sempre isolate e senz’altro da 17 proteggere nel loro isolamento, è eventualmente consentita una rete di percorsi d’accesso al corso d’acqua per migliorare una fruibilità delle aree spondali con lo scopo di favorire la valorizzazione culturale e la conoscenza dell’ambiente fluviale e delle sue dinamiche biologiche. Si tratta di favorire un uso nettamente distinto rispetto ad altre tipologie di valorizzazione assimilabili a quella dei parchi urbani, evitando estese aree pic-nic, aree gioco, piste ciclabili, ecc., meglio definibili come aree attrezzate in ambito fluviale, la cui compatibilità ambientale può essere eventualmente verificata nell'ambito di appositi piani attuativi dei parchi fluviali. Le Norme di Attuazione non contenevano alcuna particolare indicazione per i parchi fluviali. La successiva evoluzione normativa avviene nel 2007, con l'approvazione della Legge provinciale sulle foreste e sulla protezione della natura (LP 23 maggio 2007 n. 11). In base alla legge, la rete delle aree protette provinciali prevede le seguenti tipologie (art. 34): • la rete ecologica europea "Natura 2000" (di cui fanno parte i seguenti SIC: Lago di Toblino, Marocche di Dro, Monte Brento, Bus del Diaol, Monte Brione); • i parchi naturali provinciali; • le riserve naturali provinciali (di cui fanno parte le riserve: Lago di Toblino, Marocche di Dro, Monte Brione); • le riserve locali (di cui fanno parte le riserve “Le Gere” e “Ischia di Sopra” situate lungo il fiume Sarca nel comune di Dro); • le aree di protezione fluviale individuate e disciplinate dal PUP; • Le reti di riserve. Come si vede non è esplicitamente prevista la tipologia del parco fluviale. Le riserve locali sono così definite (art. 34, comma 1, punto comuni, rispondono a requisiti territoriali riconoscimento di parchi naturali locali per il alcuni territori, tra cui alcuni fiumi e tra questi il Sarca. Quindi, in definitiva, per la LP n. 11/2007 il parco fluviale non d): è altro che una rete di riserve/parco naturale locale che si [sono] costituite da territori di limitata estensione d'interesse comunale, gestite ai fini della conservazione dei loro caratteri e dei loro contenuti morfologici, biologici ed ecologici, o da altre zone di rilevanza locale, ambientale, paesaggistica, storica e culturale che si prestano a una valorizzazione che non ne pregiudichi la conservazione; sviluppa lungo un fiume. Rispetto alla definizione nella variante al PUP del 2002, è scomparsa la delimitazione spaziale (ora è tutto il fiume Sarca a vedersi riconosciute le caratteristiche per l'istituzione La rete di riserve (art. 34, comma 1, punto f) è costituita da aree protette esterne a parchi naturali provinciali o nazionali del parco) e sono più puntualmente definiti requisiti e modalità per la loro costituzione. L'individuazione, la delimitazione, l'istituzione e l'eventuale nel caso in cui rappresentino sistemi territoriali che, per valori naturali, scientifici, storico-culturali e paesaggistici di particolare interesse, o per le interconnessioni funzionali tra essi, si prestano a una gestione unitaria, con preminente riguardo alle esigenze di valorizzazione e di riqualificazione degli ambienti naturali e seminaturali e delle loro risorse, nonché allo sviluppo delle attività umane ed economiche compatibili con le esigenze di conservazione. revisione delle riserve locali (art. 35, comma 5) […] sono disposte dai comuni interessati nell'ambito della procedura di definizione e di approvazione dei loro strumenti urbanistici, che definiscono anche i relativi vincoli di tutela. La rete di riserve è attivata (art. 35, comma 6) Ad una rete di riserve (si badi bene, non ad una singola area protetta) la Giunta provinciale può attribuire la denominazione di parco naturale locale (art. 48, comma 1) qualora nel piano di gestione sia dimostrato il soddisfacimento dei requisiti territoriali e naturali minimi indicati dalla Giunta provinciale. Quali siano in generale questi criteri non è stato ancora stabilito, però (art. 48, comma 2) in relazione alle iniziative già avviate da parte dei 18 […] su base volontaria attraverso accordi di programma tra i comuni interessati e la Provincia. Negli accordi di programma i comuni possono, con decisione unanime in tal senso, coinvolgere le comunità territorialmente interessate. Ferme restando le responsabilità e il ruolo dei comuni e delle comunità, partecipano all'accordo di programma anche l'Agenzia provinciale delle foreste demaniali […] e le amministrazioni separate dei beni di uso civico territorialmente interessate. Questo accordo di programma (art. 47, comma 1) […] individua nei comuni o loro forme associative o nella comunità il soggetto responsabile per la conservazione delle riserve in essa comprese e per la 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA predisposizione del piano di gestione. La rete di riserve/parco naturale locale è gestita attraverso un piano di gestione; questo piano di gestione deve anche comprendere le misure di conservazione previste dalla legge per ogni sito della rete "Natura 2000", riserva naturale provinciale, riserva naturale locale che compongono la rete (art. 47, comma 2). Il piano di gestione della rete di riserve/parco naturale locale è approvato dalla Giunta provinciale con le modalità e le proprietà fondiaria; c) la definizione degli obiettivi di conservazione, delle misure attive, delle priorità d'intervento e dei criteri di esecuzione idonei a conseguirli; d) l'armonizzazione delle eventuali proposte di valorizzazione didattico culturale con gli obiettivi di gestione; e) l'individuazione degli indicatori più idonei a descrivere lo stato di conservazione e ad attuare le strategie di monitoraggio; f) la definizione delle eventuali misure di conservazione specifiche; g) la durata del piano. procedure definite dal regolamento contenuto nel Decreto del In conseguenza dell'entrata in vigore di questa norma, nella Presidente della Provincia 3 novembre 2008, n. 50-157/Leg. variante al PUP del 2008 (LP 27 maggio 2008, n. 5) In sostanza, questo regolamento prevede (art. 11) che il scompare una definizione autonoma dei parchi fluviali. piano di gestione debba essere prima adottato e poi essere Nella “Relazione Illustrativa” in rapporto alle reti ecologiche e approvato dalla Giunta provinciale dopo essere stato messo ambientali (paragrafo 9.4.1) è scritto: a disposizione del pubblico per eventuali osservazioni, per un periodo di trenta giorni; durante la procedura di approvazione i comuni […] sospendono ogni determinazione sulle domande di concessione o sulle denunce di inizio attività relative agli interventi che possono comprometterne o renderne più gravosa l'attuazione, individuati con l'atto di adozione del progetto di piano medesimo. Il medesimo regolamento, all'art. 12 definisce anche gli elementi essenziali che devono caratterizzare il piano di gestione: a) la descrizione delle caratteristiche fisiche e biologiche dell'area nonché dei valori culturali, paesaggistici e socio-economici riferibili allo stessa e agli ambiti territoriali circostanti; b) la cartografia di base riportante almeno i seguenti tematismi: uso del suolo, assetto vegetazionale, emergenze faunistiche e vegetali, distribuzione della [...] una rete importante è quella costituita dalle aree di protezione fluviale, che - sulla base dei contenuti del piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche in tema di ambiti fluviali di interesse ecologico e delle previsioni di aree di protezione fluviale o di parchi fluviali dei piani regolatori, laddove si sono adeguati alla variante 2000 al PUP - tende ad assicurare fasce di naturalità lungo le principali aste fluviali […] I piani territoriali delle comunità e i piani regolatori approfondiscono le tematiche delle aree di protezione fluviale, integrando, ove necessario per rispondere a esigenze di continuità, le forme di protezione già istituite dalle norme di settore: in particolare definiscono le misure di disciplina, in coerenza con gli obiettivi del PUP e in accordo con i criteri dettati dal piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche, secondo principi di sicurezza idraulica, continuità e funzionalità ecosistemica, qualità e fruibilità paesistica. Le Aree di protezione fluviale sono regolamentate dall'art. 23 delle Norme di Attuazione, che riportiamo integralmente: 19 1. La tavola delle reti ecologiche e ambientali individua le aree di protezione fluviale poste lungo i corsi d'acqua principali meritevoli di tutela per il loro interesse ecologico e ambientale, anche sulla base degli ambiti fluviali d'interesse ecologico del piano generale per l'utilizzazione delle acque pubbliche, da disciplinare e valorizzare secondo principi di continuità e naturalità. 2. I piani territoriali delle comunità delimitano le aree di protezione fluviale, tenuto conto delle complessive esigenze di assetto territoriale, e ne dettano la disciplina d'uso secondo principi di sicurezza idraulica, continuità e funzionalità ecosistemica, qualità e fruibilità ambientale, tenuto conto dei criteri previsti dal piano generale per l'utilizzazione delle acque pubbliche. 3. I piani regolatori generali possono specificare ulteriormente le prescrizioni da osservare per la conservazione e valorizzazione ambientale delle aree poste lungo i principali corsi d'acqua. Sia il PRG del Comune di Arco che quello del Comune di Dro identificano delle aree a parco fluviale. Il PRG di Arco, già nella redazione originaria del 1997, in seconda adozione introduceva l'art. 61 bis “Area di protezione del Parco Fluviale”, la cui finalità era dettata (comma 2) […] dalla necessità di tutelare e valorizzare i siti agricoli lungo il Fiume Sarca. Quest'area si sovrapponeva con quella di identico perimetro introdotta dall'art. 82 “Oltresarca, piano attuativo n. 18” che, al comma 1, recitava Per l'area di protezione del Parco fluviale è prevista, in prospettiva, una possibile utilizzazione per attività didattico rurali e/o ludico–sportive, che non comportino consistenti rimodellamenti della morfologia naturale dei suoli e che mantengano la caratterizzazione paesaggistico–ambientale dell'area e ne assicurino una fruizione pubblica. 20 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA L'attuazione delle attività citate è subordinata alla predisposizione di un piano attuativo. L'impostazione descritta, pur con alcuni aggiustamenti normativi, si mantiene nelle varianti successive fino a quella attualmente vigente. In definitiva, questa destinazione a Parco fluviale nasce prima del PUP 2000 con finalità per nulla assimilabili, se non antitetiche, all'impostazione stabilita in quella sede per i parchi fluviali, che non è mai stata recepita. La variante vigente del PRG di Dro è la n. 4 del 2004, recepisce l'indicazione del PUP 2000 identificando un'area a parco fluviale, normata dall'art, 61 scritto sulla falsa riga dell'allegato R di cui abbiamo già parlato. Il confine tra i due comuni si sviluppa a cavallo dell'alveo del Fiume Sarca, in una forma tale per cui per lunghi tratti l'alveo del Fiume è sul territorio di Arco mentre le aree circostanti sono nel territorio di Dro. Si è vedere nuta così a creare una situazione di non congruenza per cui aree distanti dal fiume sono destinate a parco mentre il fiume e le aree ad esso più vicine non lo sono. Attualmente è in fase di redazione una nuova variante del PRG di Dro, la cui prima adozione è prevista entro la fine del 2009. Nell'ambito di questa variante c'è l'intenzione di ritoccare e restringere il perimetro del parco fluviale. Nel PUP 2008, le aree di protezione fluviale lungo il tratto di fiume in esame, includono l'area a parco di Arco ma non quella di Dro. Una verifica con l'ufficio urbanistica comunale e provinciale ha permesso di verificare che ciò dipende 21 unicamente da un errore materiale, che l'Amministrazione comunale può richiedere di correggere dietro semplice richiesta formale in tal senso. Il Piano Regolatore Generale Intercomunale dei Comuni di Nago Torbole e Riva del Garda, indica tra le aree di protezione dei corsi d'acqua (art. 17, punto D) Per le finalità di promozione e di valorizzazione del distretto, l’area individuata ai margini del fiume Sarca è destinata alla progressiva realizzazione di un parco fluviale, con rinaturazione dell’alveo e creazione di spazi verdi da destinare allo svago ed al tempo libero. Questa subarea speciale del Fiume Sarca comprende sostanzialmente l'alveo del fiume e duna fascia di terreno che si estende fino a 10 m dal piede esterno dei rilevati arginali o della proprietà demaniale. Come per l'omologa area a parco nel Comune di Arco questa subarea speciale nasce con nessuna relazione alle previsioni della variante al PUP del 2000 in relazione all'istituzione dei parchi fluviali. 5.2 Distretto agricolo del Garda Trentino Con Legge Provinciale 4 agosto 2008, n. 15 è stato costituito il “Distretto agricolo del Garda Trentino”. La legge istitutiva è di iniziativa popolare, è stata promossa dalle associazioni di categoria degli agricoltori e da associazioni ambientaliste, ed è stata presentata in Consiglio provinciale appoggiata dalla firma di 9000 cittadini. La finalità del Distretto agricolo è (comma 1, art. 1) a) alla salvaguardia, alla qualificazione potenziamento delle attività agro-silvopastorali; b) alla promozione della fruizione culturale, turistica e ricreativa dell'ambiente; c) alla valorizzazione e al recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra aree urbanizzate e campagna, nonché alla connessione delle aree esterne con i sistemi di verde urbano; d) alla promozione dell'equilibrio ambientale dell'area del distretto e delle zone circostanti. e al la comunità (comma1, art. 2): a) individua aree e infrastrutture a fruizione pubblica utili al conseguimento delle finalità del distretto o ne propone l'individuazione ai comuni interessati ove questa sia di loro competenza ai sensi del vigente ordinamento; b) promuove la realizzazione di attrezzature e servizi per la funzione sociale e turistica del distretto quali, ad esempio, uffici informativi, attività ricettive e di agriturismo; c) realizza servizi e strutture a carattere turistico e naturalistico, da gestire in proprio o da concedere in gestione a terzi; d) promuove la conservazione e il corretto sviluppo degli elementi floristici, faunistici, paesaggistici e, in genere, naturali e culturali del distretto; e) individua, anche in collegamento con altri enti e soggetti pubblici e privati, le caratteristiche di biodiversità presenti nel distretto, attraverso una relazione scientifica; f) promuove e realizza, di concerto con i comuni interessati, interventi di riqualificazione, di recupero e di miglioramento, anche attraverso l'acquisizione o l'affitto di immobili; g) promuove l'utilizzazione sociale, culturale, scientifica, ricreativa e turistico-sportiva del distretto, secondo criteri di sostenibilità ambientale; h) promuove iniziative per l'esercizio di attività tradizionali, agro-silvo-pastorali, artigianali e culturali, anche per favorire lo sviluppo di un turismo ecocompatibile; i) formula proposte alla Provincia per la definizione di 22 misure specifiche di intervento nell'ambito delle politiche di incentivazione nei settori economico, sociale e culturale, per il perseguimento delle finalità del distretto; j) valorizza e coinvolge il volontariato in interventi e iniziative promossi o realizzati per la valorizzazione e la promozione del distretto; k) propone ai soggetti competenti la definizione di gradi e tipi di accessibilità veicolare e pedonale alle strade interpoderali; l) può svolgere forme di educazione ambientale volte a conseguire le finalità di questa legge, anche realizzando progetti e iniziative in collegamento con l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente e con altri enti competenti. L'operatività del distretto agricolo è definita attraverso l'adozione di un Programma di attività (art. 4) e di un Programma di riqualificazione agricola (art. 5); quest'ultimo, in particolare, ha lo scopo di promuovere (comma 1, art. 5): a) le produzioni zootecniche, cerealicole, vitivinicole e ortofrutticole di alta qualità, per competere sul mercato e garantire ai produttori agricoli redditi equi; b) la valorizzazione dei prodotti locali attraverso marchi legati al distretto agricolo; c) la conservazione e la promozione di varietà antiche e tradizionali; d) la creazione di una filiera corta e riconoscibile di vendita dei prodotti locali o caratteristici del distretto sul mercato regionale e di prossimità, indirizzata ai turisti; e) la protezione dall'inquinamento dei suoli, delle acque superficiali e sotterranee e la conservazione della fertilità dei terreni; f) il mantenimento e il ripristino del paesaggio agrario tradizionale, con particolare riguardo alle alberature, alle siepi, ai canali e alle fontane; g) lo sviluppo di attività connesse con l'agricoltura, quali l'agriturismo, la fruizione del verde, le attività ricreative; h) lo sviluppo dell'agricoltura biologica e biodinamica. Il comma 2, art.1 prevede che, a fini promozionali, il distretto possa essere denominato "Parco agricolo del Garda 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA trentino"; viene però anche puntualizzato che questa 5.3 Acque pubbliche e opere idrauliche presente progetto è la LP n. 11/2007 nella c'è un capo (il I del denominazione non configura in ogni caso individuazione di In tema di acque pubbliche e opere idrauliche, in Provincia di Titolo III) che detta norme per la conservazione e area protetta ai sensi della LP 23 maggio 2007, n. 11. Trento la normativa di riferimento è la seguente: miglioramento della stabilità dei bacini idrografici, dei corsi La LP n. 11/2007 (la medesima che da il quadro normativo • Legge provinciale 8 luglio 1976, n. 18 “Norme in materia di per i parchi fluviali) prevede all'art. 49 anche i parchi naturali acque pubbliche, opere idrauliche e relativi servizi agricoli, come particolare tipologia di parco naturale locale provinciali”; (così come avviene per i parchi fluviali). l'esecuzione delle opere di sistemazione dei bacini parte della della rete provinciale delle aree protette, e viene montani”; degli obiettivi generali dettati dall'art. 33. • Legge provinciale 6 marzo 1998, n. 4 “Disposizioni per l'attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1977, n. 235. Istituzione dell'azienda speciale denominazione autonoma e l'indicazione di finalità specifiche provinciale per l'energia, disciplina dell'utilizzo dell'energia (comma 3, art. 49): elettrica spettante alla Provincia ai sensi dell'articolo 13 Come si vede, per quanto con sfumature differenti, finalità e con quelle di salvaguardia dell'ambiente, inteso come dettati i principi a cui si deve uniformare la gestione dei corsi d'acqua (art. 9): • Gli interventi di sistemazione idraulica e idraulico-forestale La natura particolare del contesto agricolo giustifica la a) la salvaguardia e la valorizzazione delle attività agrosilvo-pastorali ambientalmente sostenibili e dei valori antropologici, storici, archeologici ed architettonici presenti; b) la riqualificazione delle produzioni agricole e zootecniche, la valorizzazione dei prodotti locali e lo sviluppo dell'agricoltura biologica e biodinamica; c) la conservazione, ricostruzione e valorizzazione del paesaggio rurale tradizionale e del relativo patrimonio naturale, delle singole specie animali o vegetali, delle formazioni geomorfologiche e geologiche, degli habitat delle specie animali; d) la gestione del quadro conoscitivo ed il monitoraggio sullo stato di conservazione delle risorse paesaggistiche ed ambientali; e) l'organizzazione e la promozione della fruizione turistica compatibile, ricreativa e culturale del territorio e delle sue risorse in funzione dello sviluppo delle comunità locali. è quella di contemperare le necessità di difesa del territorio paesaggio e come ecosistema. A questo scopo vengono • Legge regionale 11 novembre 1971, n. 39 “Norme per I parchi naturali agricoli, in quanto parchi naturali locali, fanno esplicitamente indicato che contribuiscono al perseguimento d'acqua e degli ecosistemi forestali; una delle finalità generali dello statuto speciale per il Trentino - Alto Adige, criteri per la redazione del piano di distribuzione e modificazioni alle leggi provinciali 15 dicembre 1980, n. 38 e 13 luglio 1995, n. 7”; dei corsi d'acqua vanno attuati solo se risultano necessari per la sicurezza dell'uomo o per la protezione di beni, di opere o infrastrutture di particolare valore, nonché per il miglioramento ambientale. • Gli interventi di regimazione salvaguardano, per quanto possibile, le altre funzioni svolte dal corso d'acqua, con particolare riferimento alla valenza ambientale, paesaggistica ed ecosistemica, migliorando le condizioni di laminazione dei deflussi e il regime idraulico del corso • Legge provinciale 23 maggio 2007, n. 11 “Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d'acqua e delle aree protette”. d'acqua e predisponendo spazi e strutture adeguate al controllo del trasporto solido. • Gli interventi di regimazione rispondono a criteri di • Decreto del presidente della provincia 23 giugno 2008, n. 22-129/Leg “Regolamento per la semplificazione e la disciplina dei procedimenti riguardanti derivazioni e utilizzazioni di acqua pubblica”; sostenibilità, ricercando l'equilibrio fra le esigenze sociali di sicurezza della popolazione, le esigenze ecologiche e quelle economiche di contenimento dei costi. A tal fine devono essere considerate delle alternative d'intervento e successive modifiche e integrazioni. non strutturali, legate anche a una corretta pianificazione Particolarmente significativa in relazione agli obiettivi del urbanistica, alla gestione delle fasce di rispetto idraulico e alla gestione del rischio residuo. obiettivi dettati dalle due leggi sono del tutto assimilabili. 23 • Per i corsi d'acqua già regimati gli interventi tendono al validi e conservati dalle successive modificazioni del testo di delle acque, nonché stabilire i criteri ai quali dovrà attenersi miglioramento delle caratteristiche ambientali. Vanno legge. Innanzitutto veniva sancito l’esproprio di tutti i diritti la adottate soluzioni tecniche, per quanto possibile, in modo privati di pesca e nella loro attribuzione proprietaria alla specificando inoltre che essa “ha carattere vincolante anche da mantenere lo scambio tra le acque superficiali e quelle Provincia autonoma (fatti salvi alcuni diritti storici esclusivi per quanto attiene la scelta delle specie da immettere nelle di falda, permettendo l'insediamento di una vegetazione delle comunità locali). La norma prevedeva che i diritti acque per il piano di miglioramento e per la localizzazione di ripariale autoctona e favorendo habitat idonei per la fauna pubblici di pesca, che di fatto sostituivano la miriade di diritti attività programmate ai fini dell’incremento della pesca e la flora. privati derivanti dalla plurisecolare riserva delle “pesche” di dall’assessorato competente e dai concessionari dei diritti di origine pesca”. • Per assicurare il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea nella fascia immediatamente adiacente ai corsi d'acqua, con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità, con regolamento sono disciplinati gli interventi di trasformazione e di gestione del suolo e del soprassuolo in una fascia estesa almeno dieci metri dalle sponde che delimitano l'alveo. feudale, fossero poi affidati in gestione ad La gestione della fauna ittica delle acque pubbliche e della pesca è regolata, nella provincia di Trento, dalla L. P. n. 60 del 12.12.1978 (legge provinciale sulla pesca). Entrata in vigore con il 1° gennaio del 1979, la norma dava seguito all’attribuzione delle competenze primarie in materia alla Provincia Autonoma di Trento. Nella sostanza la nuova legislazione, che sostituiva la legge nazionale del 1931 e superava la precedente attribuzione della competenze alla Regione Trentino - Alto Adige, si fondava su alcuni aspetti estremamente innovativi, tuttora razionale coltivazione delle stesse”, associazioni comprensoriali dei pescatori locali tramite uno In sostanza, la Provincia, proprietaria dei diritti di pesca e specifico atto di concessione. Oltre a questa radicale novità, garante dell’interesse generale della comunità trentina, affida la legge, che escludeva lo sfruttamento professionale della in gestione alla locale (=comprensoriale) associazione di risorsa ittica pubblica (facendo salva la pesca professionale pescatori il patrimonio ittico pubblico delle acque ricadenti in sul solo Lago di Garda), introduceva alcuni principi quel territorio (area di concessione), vincolandone la fondamentali cosiddetta gestione a criteri di tutela delle specie ittiche autoctone, di “coltivazione ittica” delle acque, la quale non poteva riferirsi conservazione della rinnovabilità naturale delle risorse e di al solo sfruttamento da parte dei fruitori primari (cioè i un corretto, razionale e sostenibile utilizzo attraverso la pescatori dilettanti), ma doveva essere rigorosamente pesca. sui quali doveva basarsi la condotta in un più generale contesto di conservazione del 5.4 La gestione del patrimonio ittico e della pesca conseguente patrimonio collettivo costituito dai popolamenti ittici delle acque pubbliche nell’interesse generale della comunità trentina. In tal modo l’associazione locale dei pescatori assume un importante e centrale ruolo nella gestione diretta di un patrimonio pubblico e per questo la norma prevede che la Provincia conceda contributi finanziari fino al 70% delle In particolare la legge, tuttora immodificata nei suoi principi spese sostenute nelle attività di sorveglianza, ripopolamento, fondamentali, prevede che (art. 6) “la coltivazione ittica deve miglioramento degli habitat ittici etc. basarsi, di norma, sull’incremento della produttività naturale dell’acqua da pesca nel riequilibrio biologico e nel mantenimento delle linee genetiche originarie delle specie ittiche”. L’articolo 8 della medesima legge prevede la Relativamente all’area di concessione Sarca basso e Valle dei Laghi, il titolare della concessione dei diritti di pesca è individuato nell’Associazione Pescatori Basso Sarca. predisposizione della Carta ittica “al fine di accertare la La Carta ittica provinciale, nella sua parte applicativa, si consistenza del patrimonio ittico e la potenzialità produttiva articola in piani di gestione di durata quinquennale per 24 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA ognuno degli ecosistemi omogenei individuati. Di seguito si riportano integralmente: • il piano di gestione della Carta ittica 2001, valido dal 2002 al 2007 per entrambi i tratti del basso Sarca (Sarche-Dro e Dro-foce); • il piano di gestione vigente (anni 2007-2011) per i due ecosistemi omogenei che compongono l’asta del basso Sarca. 25 Relazione progetto parco – ittiofauna Parco fluviale Sarca – ittiofauna Codice CI: • SITUAZIONE Costituisce un ambiente di notevole importanza ittica e alieutica. I dati e le informazioni disponibili descrivono condizioni ecologiche e ittiche strutturalmente ma reversibilmente alterate, particolarmente a seguito dell’artificiale modificazione del regime idrologico naturale. Nel piano di gestione si applicano criteri adatti ai corsi d’acqua di fondovalle a naturalità ridotta e soggetti a forme significative di degrado qualitativo, anche in considerazione delle necessità di ripristino ambientale e di sostegno all’attività riproduttiva dei Salmonidi, che risulta parzialmente inibita e non sostiene sufficientemente la spontanea rinnovazione della risorsa ittica. La forte vocazione salmonicola condiziona il popolamento ittico che naturalmente sarebbe dominato dalla Trota marmorata, ma attualmente mostra forti segnali di alterazione sia qualitativi (ad esempio, l’incremento della presenza della Trota fario) sia quantitativi, con una forte riduzione, sia pure transitoria, della capacità ittiogenica naturale a causa della riduzione volumetrica e superficiale dell’ambiente acquatico. La pressione di pesca è mediamente alta. Tra gli obiettivi gestionali assume significato prioritario il ripristino almeno parziale dell’assetto ecologico e il recupero della popolazione autoctona di Trota marmorata. Divieto assoluto di immissione di materiale ittico allo stadio adulto fatti salvi : 1) in via permanente, gli eventuali ripopolamenti tramite trasferimento periodico sotto stretto controllo del Servizio Faunistico di contingenti della fauna ittica INDICAZIONI ITTIOGENICHE TRANSITORIE NON VINCOLANTI • Ripopolamento di Trota marmorata con quantitativi annuali di almeno 0,2 ind/m2 allo stadio di avannotto • Limitazione annuale delle immissioni di Trota fario allo stadio di avannotto (max 3 cm di lunghezza) a non più di 0,1 ind/m2, da ridursi progressivamente a favore delle immissioni di Trota marmorata • Limitazione annuale delle immissioni di Trota fario allo stadio di giovane dell’annata (max 9 cm di lunghezza) a non più di 0,05 ind/m2, da ridursi progressivamente a favore delle immissioni di Trota marmorata • Immissione una tantum di almeno 200 esemplari di Scazzone (Cottus gobio) di provenienza accertata e il più prossima possibile alla zona di ripopolamento • In coincidenza con la verifica di condizioni ecologiche sufficienti, anche a seguito di eventuali misure di miglioramento ambientale, si consiglia l’istituzione di almeno un tratto di bandita, di almeno 0,6 km di lunghezza, nel quale destinare in via preferenziale le immissioni di ripopolamento della Trota marmorata, con esclusione totale delle immissioni di Trota fario, eventuale bonifica periodica dagli ibridi di Trota marmorata x Trota fario e l’eventuale cattura di riproduttori di Trota marmorata • Riproduzione artificiale da riproduttori locali selezionati della Trota marmorata, previa verifica preliminare di una sufficiente presenza • Ove necessario, miglioramento dei siti riproduttivi delle trote tramite sommovimento autunnale dei letti di frega OBIETTIVI ITTIOGENICI FINALI • Ripristino delle condizioni ambientali ai fini ittiogenici • Ripristino almeno parziale della continuità biologica e riduzione degli ostacoli artificiali alle migrazioni ittiche • Ripristino della composizione qualitativa del popolamento ittico teorico • Ripristino dei rapporti quantitativi tra le specie componenti il popolamento ittico teorico • Bonifica da eventuali specie, sottospecie, forme e razze estranee al popolamento ittico teorico • Ripristino o miglioramento quantitativo della capacità ittiogenica dell’ambiente • Conservazione o ripristino della popolazione autoctona di Trota marmorata • Limitazione del prelievo alieutico alle reali capacità di produzione ittica spontanea INDICAZIONI SULLA REGOLAMENTAZIONE DELLA PESCA • Misura minima prelevabile consigliata della Trota marmorata 30 cm • Misura minima prelevabile consigliata per gli ibridi tra Trota marmorata e T. fario 30 cm • Numero indicativo massimo di capi della specie Trota marmorata prelevabili per ogni giornata di pesca per ogni pescatore 3 capi • Divieto assoluto di prelievo dello Scazzone • Modalità di rilascio del pescato: senza estrarre il pesce dall’acqua, recidendo la lenza ove necessario per non danneggiare il pesce catturato • Divieto di calpestare o sommuovere i fondali nei siti riproduttivi delle trote fino al 30 aprile OBIETTIVI ITTIOGENICI TRANSITORI • Conservazione o incremento della capacità produttiva assistita dell’ambiente • Conservazione o incremento della pescosità dell’ambiente • Esclusione di qualsiasi immissione di specie o sottospecie estranee al popolamento ittico teorico, fatta eccezione, in via transitoria, per la Trota fario • Protezione e progressivo ripristino delle popolazioni ittiche autoctone • Sostegno dell’attività riproduttiva spontanea delle popolazioni ittiche autoctone • Sostegno tramite ripopolamento alle popolazioni autoctone in fase di contrazione numerica e a rischio di estinzione MONITORAGGIO ITTIOLOGICO E INFORMAZIONI GESTIONALI • Campionamenti qualitativi e quantitativi entro l’anno 2005 • Monitoraggio qualitativo e quantitativo dell’ittiofauna con cadenza quinquennale • Monitoraggio qualitativo e semiquantitativo dell’ittiofauna con cadenza biennale • Monitoraggio dell’eventuale applicazione di misure strutturali di ripristino e miglioramento ecologico • Raccolta di dati su semine e prelievo ittico riferiti con esattezza all’ecosistema omogeneo • Verifica degli effetti degli eventuali interventi di miglioramento ambientale INDICAZIONI PER IL MIGLIORAMENTO AMBIENTALE • Conservazione o ripristino parziale delle portate naturali a valle delle eventuali prese idriche tramite il rilascio controllato di un deflusso minimo continuo pari ad almeno il 20% della portata media annua • Conservazione o eventuale ripristino delle naturali escursioni stagionali di portata tramite la modulazione dei rilasci • Riduzione delle eventuali escursioni artificiali giornaliere o periodiche delle portate • Esclusione di qualsiasi nuovo prelievo idrico che comporti una sottrazione complessivamente superiore al 40% della portata istantanea naturale • Rinaturalizzazione delle sponde negli eventuali tratti arginati con strutture rigide e impermeabili tramite l’applicazione di tecniche di ingegneria naturalistica • Rinaturalizzazione dell’alveo negli eventuali tratti canalizzati tramite l’applicazione di tecniche di ingegneria naturalistica • Eliminazione o riduzione degli eventuali afflussi inquinanti significativi per la qualità biologica delle acque • Ripristino della naturale diversità ambientale dell’alveo negli eventuali tratti strutturalmente alterati • Eliminazione o riduzione delle eventuali barriere artificiali alla continuità biologica del corso d’acqua anche tramite l’edificazione di passaggi per pesci adatti alle migrazioni dei Salmonidi • Ripristino della vegetazione riparia naturale negli eventuali tratti di sponda devegetati • Esclusione di qualsiasi intervento strutturale in alveo nel periodo riproduttivo delle trote (ottobre-aprile) • Protezione e controllo dei siti riproduttivi della Trota marmorata DURATA PIANO DI GESTIONE Il piano di gestione rimane valido per la durata di 5 anni, ma richiede immediati aggiornamenti e adeguamenti in seguito all’eventuale applicazione di misure strutturali di ripristino e miglioramento ecologico quali, in particolare, il rilascio di deflussi minimi vitali, la rinaturalizzazione dell’alveo e l’esclusione di significativi afflussi inquinanti PROSPETTIVE Si prevede un netto miglioramento della attuale capacità ittiogenica del corso d’acqua in seguito all’applicazione almeno parziale dei previsti interventi di miglioramento ambientale e principalmente del ripristino del regime idrologico naturale del corso d’acqua. Un effetto particolarmente positivo potrà derivare dal sostegno all’attività riproduttiva tramite l’utilizzo per il ripopolamento di materiale ittico strettamente autoctono e, in particolare, di trote marmorate di accertata provenienza. In quest’ottica assume importanza gestionale primaria la possibile attività di riproduzione artificiale della Trota marmorata da riproduttori locali o provenienti da analoghi ambienti contigui. Un mezzo prioritario per garantire una corretta gestione ittiofaunistica del corso d’acqua è costituito dalla limitazione del prelievo alieutico alle sue reali capacità ittiogeniche spontanee e alla progressiva riduzione, in concomitanza con il miglioramento delle condizioni ambientali, delle immissioni di Trota fario a favore di quelle di Trota marmorata. PRESCIZIONI ITTIOGENICHE TRANSITORIE E VINCOLANTI • Divieto di immissione di specie diverse da quelle guida e associate del popolamento ittico teorico, con la sola eccezione transitoria della Trota fario 26 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 27 28 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 29 30 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA successivo capitolo 6. al capitolo 7 portano a ricondurre gli attuali bassi livelli di La parte III del Piano delinea le modalità di utilizzazione pericolosità idraulica in primo luogo all'incisione subita delle acque pubbliche. Ai fini delle presente progetto, dall'alveo l'aspetto più significativo di questa parte è quello di aver contenimento delle piene anche eccezionali entro l'alveo Il PGUAP affronta problematiche che non sono di esclusiva stabilito i minimi deflussi vitali che devono essere rilasciati anche in assenza, per lo più, di rilevati arginali. Solo in due competenza della Provincia Autonoma di Trento e, per tanto, dalle opere di presa che, sul tratto di fiume in esame, sono tratti la presenza dei rilevati arginali è determinante, a monte è uno strumento d’intesa fra Stato e Provincia. pienamente effettivi a partire dall'inizio del 2009. di Pietramurata e a valle della centrale idroelettrica di Torbole. 5.5 Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche Dal 8 giugno 2006 è in vigore il Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche (PGUAP). Il primo PGUAP è entrato in vigore nel dicembre 1986 e negli ultimi sessant'anni, che permette il L'insieme delle aree a diversa pericolosità da esondazione Bacino dic-mar [km2] [l/s] [l/s] [l/s] [l/s] Sarche 842,54 2949 4128 3539 4128 La realizzazione di qualsiasi intervento o manufatto negli Il D.Lgs. 11 novembre 1999, n. 463 recante “Norme di Pietramurata 848,21 2969 4156 3562 4156 ambiti fluviali di interesse idraulico è ammessa nel rispetto attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Tabella 2: Rilasci del DMV previsti dal PGUAP di competenza delle grandi derivazioni idroelettriche, ai sensi della DGP. n.1554 20/07/07. disciplinava esclusivamente l’uso delle acque pubbliche e i criteri per la regolazione dei corsi d’acqua. Adige in materia di demanio idrico, di opere idrauliche e di concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, produzione e distribuzione di energia elettrica”, conferisce al PGUAP la valenza di piano di bacino di rilievo nazionale, in riferimento al territorio provinciale. Come tale, il Piano si conforma a quanto stabilito dalla Legge 18 maggio 1989, n. 183 e s.m. (quella che ha istituito le Autorità di Bacino) Opera di presa apr-lug ago-sett ott-nov delle seguenti condizioni: La parte IV del Piano individua le aree a rischio idrogeologico su tutto il territorio provinciale in ottemperanza a quanto stabilito dal decreto legge n. 180 del'11 giugno 1998 e secondo le indicazioni del relativo atto di indirizzo emanato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 29 settembre 1998. assumendo le caratteristiche e i contenuti di un piano di Ad essere significativa ai fini del presente progetto è la sola bacino. individuazione delle aree soggette a pericolosità da Il PGUAP si conforma anche al D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152 e s.m. che, in recepimento della normativa europea, disciplina in modo organico la protezione delle acque dall’inquinamento e alla salvaguardia e recupero ambientale di tutti i corpi idrici (superficiali e sotterranei). La parte II del Piano delinea il tema della qualità degli ambienti acquatici, che viene più estesamente affrontato nel costituisce gli “Ambiti fluviali di interesse idraulico”. esondazione, i cui perimetri sono riportati nella tavola “SA.04 Carta del reticolo idrografico e delle opere idrauliche”. La loro ridotta estensione, e il fatto di essere direttamente riconducibili ad aree depresse in prossimità dell'alveo, rende evidente come nel tratto di fiume in esame la pericolosità da esondazione non costituisca un problema a) non si riduca apprezzabilmente la capacità di invaso complessiva Le risultanze della caratterizzazione geomorfologica di cui 31 o si prevedano interventi idraulicamente compensativi, fermo restando lo specifico assenso della competente autorità idraulica; b) non si determini l’incremento delle condizioni di rischio idrogeologico; c) non si determini l’aggravamento delle condizioni di pericolo nei territori posti a valle; d) non si precluda la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano la condizione di pericolo. La parte V del Piano delinea i criteri generali per la progettazione degli interventi di sistemazione dei corsi d'acqua e per la manutenzione degli alvei e delle opere di difesa. Viene rilevante. dell'ambito affrontato il tema della vegetazione in alveo, riconoscendo che pur a fronte di possibili problemi che essa può creare in situazioni di piena eccezionale (in particolare corso superficiale e falda freatica; riproduzione ittica; per il possibile ammassamento di detriti legnosi a ridosso e) conservazione o ripristino della diversità morfologica e delle pile dei ponti) sono molti i vantaggi che essa porta. biologica dell’ambiente fluviale, tramite il restauro del Vantaggi chiaramente di carattere ecologico e paesaggistico naturale assetto fisico dell’alveo, l’utilizzo di materiali ma anche idraulico, perché stabilizzano e sponde e i versanti naturali per le opere di sponda e di fondo, il ripristino con i propri apparati radicali e rallentano la corrente delle aree golenali, il mantenimento degli ambienti fluviali favorendo la laminazione delle piene. Per tali ragioni il Piano periferici; sottolinea la necessità di intervenire correttamente sulla copertura vegetale, in modo mirato e consapevole, per attenuare e possibilmente eliminare, gli effetti negativi e ottimizzare le funzioni positive che essa è in grado di svolgere. Viene introdotta la necessità di attuare interventi di riqualificazione fluviale, particolarmente nei corsi d'acqua di fondo valle, attraverso azioni atte a produrre: a) incremento delle superfici fluviali tramite il recupero almeno parziale di aree di espansione ed esondazione e delle aree periferiche di pertinenza fluviale; b) conservazione o ripristino della naturale continuità biologica longitudinale e riduzione della discontinuità tramite la realizzazione di strutture transitabili per l’uomo (scivoli e rampe) e per la fauna ittica (scale di monta, etc.); c) conservazione o ripristino della continuità paesaggistico ambientale trasversale (gli argini non devono costituire una frattura tra il corso d’acqua e il territorio che attraversano); d) conservazione o ripristino del naturale scambio idrico tra f) • ripristino della naturale diversità ambientale e morfologica dell’alveo nei tratti strutturalmente alterati; • rliminazione o riduzione delle barriere artificiali alla continuità biologica del corso d’acqua anche tramite la realizzazione di passaggi per pesci adatti alle migrazioni dei Salmonidi; conservazione o ripristino delle fasce riparie vegetate anche tramite l’impianto di arbusti, l’applicazione delle “scogliere vive”, delle “coperture diffuse” e delle tipologie d’opera tipiche dell’ingegneria naturalistica (gradonate, • ripristino della vegetazione riparia naturale nei tratti di sponda devegetati e limitazione e definizione di criteri del taglio della vegetazione riparia arbustiva; • ripristino di ambienti perifluviali di lanca e di risorgiva palificate vive, cordonate etc.); g) salvaguardia o ripristino delle aree e dei tasselli naturali tramite la ristrutturazione delle aree golenali. ambientali di particolare valore per la fauna come, in La parte VI del Piano introduce gli ambiti fluviali, quelli di particolare, i siti riproduttivi e di rifugio per la fauna ittica. interesse idraulico di cui si è già detto, e quelli di interesse In sintesi, il Piano prevede che l’applicazione di questi criteri generali si concretizza nelle tipologie di intervento, azione e ecologico e paesaggistico, i cui perimetri sono riportati nella tavola “SA.06 Urbanistica sistema ambientale”. La perimetrazione degli ambiti fluviali di interesse ecologico è indicazioni elencate e di seguito descritte: • rinaturalizzazione delle sponde nei tratti arginati con funzionale al perseguimento dei seguenti obiettivi: strutture rigide e impermeabili tramite ristrutturazione • garantire il più possibile l’integrità della dimensione naturalistica delle arginature e ripristino della fascia riparia trasversale e longitudinale dei corsi d’acqua del Trentino; vegetata; • aumentare l’efficienza delle fasce riparie come “aree filtro” • riqualificazione dell’alveo dei corsi d’acqua canalizzati tramite la riapertura dei tratti interrati, la ristrutturazione totale o parziale dei canali al fine di realizzare meandri, inserire vegetazione sulle sponde, generare diversità ambientale e ripristinare i fondali naturali adatti all’insediamento della fauna macrozoobentonica ed alla 32 dell’inquinamento diffuso; • contribuire alla valorizzazione paesaggistica degli “Ambienti fluviali”; Gli ambiti ecologici vengono classificati in base alla loro valenza ambientale: bassa, mediocre, elevata. Gli ambiti del 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA tratto di fiume in esame si suddividono sostanzialmente tra la alvei risultano marcatamente incanalati, per i quali si rimanda valenza bassa, in corrispondenza dei tratti di sponda all’autorità idraulica competente la valutazione di eventuali maggiormente artificializzata, e mediocre; con due piccoli interventi mitigatori direttamente in alveo o sugli argini, ambiti di valenza elevata in corrispondenza delle Marocche e secondo i criteri introdotti dalla parte V del Piano. in località Brossera. L'effettiva salvaguardia di questi ambiti viene demandata ai Gli ambiti fluviali ecologici con valenza elevata, svolgono a PRG comunali, che recepiscono i perimetri dettati dal PGUAP tutt’oggi importanti funzioni per la vitalità dell’ecosistema e dettano norme di uso del suolo allo scopo di garantire acquatico e del suo intorno in quanto esenti da alterazioni adeguata funzionalità ecologica, in linea con i criteri di significative rispetto all’assetto naturale; al loro interno sono salvaguardia quindi incompatibili le iniziative di trasformazione edilizia e corrispondente disciplina stabilita dalle norme di attuazione del urbanistica, fatta eccezione per modesti interventi atti a piano urbanistico provinciale. favorirne il carattere ricreativo senza alterare la funzionalità La ecologica che è loro propria. paesaggistico è conseguente all'applicazione dei seguenti Negli ambiti fluviali con valenza mediocre la funzionalità criteri (riportati in sintesi), ritenuti dal Piano indispensabili per ecologica è solo in parte compromessa ed è quindi possibile una gestione coordinata e omogenea tra fiumi diversi e lungo i anche tratti di uno stesso fiume: in tempi brevi migliorarne sensibilmente le sopra perimetrazione introdotti, degli anche ambiti per fluviali i di fini della interesse caratteristiche. È a tal fine opportuno favorire il ritorno della 1. Criterio della continuità: il corso di un fiume non subisce vegetazione riparia all’interno di queste fasce che corrono interruzioni in corrispondenza dei diversi confini che lungo il corso d’acqua per una larghezza di trenta metri, attraversa; il fiume è l’elemento più libero e meno ricostituendo al contempo la relazione di continuità tra l’alveo frammentato che si ritrovi in un territorio, e questa e le sponde. In tali aree non sono quindi ammissibili nuove caratteristica va esaltata e resa visibile. costruzioni se non quelle riferite ad iniziative di 2. Criterio della naturalità: qualsiasi intervento umano che trasformazione edilizia ed urbanistica di rilevante interesse contrasti con la naturalità del fiume non può che essere pubblico e non diversamente localizzabili. definito come inopportuno o deleterio; in tratti già Per ambiti fluviali ecologici con valenza bassa la significativa compromessi il criterio dovrà essere quello di un recupero trasformazione che della naturalità; particolarmente da contrastare la tendenza caratterizza questi ambiti non prefigura la possibilità di di realizzare sulle sponde o negli immediati intorni nuove recuperarne la funzionalità ecologica se non in maniera arterie stradali. dell’alveo ad opera dell’uomo contenuta; si tratta infatti prevalentemente dei tratti in cui gli 33 3. Criterio della fruibilità: se il fiume è continuo, se l’ambiente che lo attornia ben conservato quale risorsa migliore di tipo turistico per favorire il movimento? A piedi, con gli sci, con la bicicletta, a cavallo i percorsi lungo i fiumi, ben mantenuti, ben attrezzati e ben collegati con i paesi e i nuclei urbani, per i quali diverranno risorsa aggiuntiva e preziosa, sono un settore di intervento prioritario per il turismo. Tra i criteri di tutela e valorizzazione degli ambiti fluviali appare qui più significativo richiamare quelli relativi alle opere di sistemazione idraulica ed idraulico-forestale. Qualora opere di sistemazione idraulica e idraulico-forestale nell'ambito di tutela presentino valore storico e testimoniale di tecniche costruttive tradizionali, esse rientrano tra “gli aspetti positivi da conservare, recuperare, valorizzare”. Questo indirizzo può, ad esempio, trovare diretta applicazione alle opere ottocentesche di difesa dall'erosione ancora presenti in località Moleta. Per le opere di recente realizzazione dovrà essere valutata la possibilità di recupero ambientale, con le tecniche proprie dell’ingegneria naturalistica, laddove l’intervento risulti tecnicamente possibile e compatibile con le finalità di difesa idrogeologica. È altre sì importante realizzare nuovi interventi e manutenzioni tenendo conto in fase di progettazione delle esigenze di tutela e ripristino degli ambienti acquatici ai fini biologici e ittici, seguendo gli indirizzi dettati dalla parte V del Piano. 34 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 6 ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA DELLE ACQUE 6.2 Inquadramento dello sfruttamento della risorsa idrica acqua viene utilizzata più volte (es. impianti in idroelettrici in Il cosiddetto bacino del Sarca gode di un apporto meteorico “manipolazione” complessiva dell’acqua. serie) e vanno quindi intesi come espressione della 6.1 Introduzione annuo medio pari 1.180 mm di pioggia, ovvero a 1.495,4 Le problematiche relative al regime delle portate e allo stato milioni di metri cubi di acqua. qualitativo dell'acqua non possono essere studiate solo Di questo apporto si stima che l'equivalente di 365 mm di sintetizzare il livello di sfruttamento e di compararlo con localmente, ma necessitano di un inquadramento a scala di pioggia, ovvero 462,1 milioni di metri cubi di acqua vada quello di altri bacini. bacino, in quanto le problematiche che interessano l'ambito perso naturalmente per evapotraspirazione. fluviale oggetto dello studio si originano per lo più nei territori più a monte. come indice di utilizzazione della risorsa idrica e permette di Attraverso stime ed estrapolazioni delle serie storiche di misurazioni di portata è stato stimato che dal bacino escano Per la descrizione della natura e dinamica di queste annualmente per deflusso superficiale 964,7 milioni di metri problematiche richiameremo ampiamente le risultanze delle cubi di acqua2. A causa della metodologia di stima utilizzata analisi sviluppate a supporto del Piano Generale di (analisi statistica delle serie storiche dei misuratori di Utilizzazione delle Acque Pubbliche (PGUAP) entrato in portata), la distribuzione stagionale dei deflussi superficiali vigore l'8 giugno 2006. risente I risultati delle analisi condotte nel PGUAP vengono utilmente sfruttamento idroelettrico. riportate suddivise per bacino idrografico, tra cui quello del La Fiume Sarca; è però importante puntualizzare che nel evapotraspirazione è il volume utile di acqua a livello di PGUAP viene chiamato bacino del Sarca una porzione di bacino, che rappresenta l’apporto d’acqua che concorre al territorio che in realtà è un bacino idrografico chiuso sul Lago rimpinguamento delle falde, ai flussi superficiali e all’utilizzo di Garda in corrispondenza del confine provinciale, ovvero antropico. vengono aggregati in un unica unità idrografica il bacino del Sarca propriamente detto, il bacino del Torrente Ponale (Lago di Ledro) e i versanti del Monte Baldo che drenano direttamente nel Garda. Tenendo presente questo fatto, le estratte dalle relazioni del PGUAP, sono comunque rappresentative e significative per descrivere le dinamiche del bacino del Sarca propriamente detto. delle differenza alterazioni tra Il rapporto tra volume utilizzato e volume utile viene definito introdotte apporto dal meteorico complesso e perdite di per Il volume utile può essere confrontato con il volume utilizzato, che è dato dalla somma di tutte le portate concesse in uso a vario titolo sia da acque superficiali che di falda (civile, industriale, agricolo, idroelettrico, ecc.). Questi volumi includono quindi anche le situazioni in cui la stessa 2 C'è una discrepanza di quasi 100 milioni di metri cubi annui tra questa stima e quanto risulta dalla differenza tra precipitazioni e perdite per evapotraspirazioni su cui lo studio non si sofferma. Essa potrebbe essere imputabile sia ad inevitabili approsimazioni delle stime che anche ad apporti nel bacino per via sotterranea. 35 La valutazione dell'indice di utilizzazione con e senza Denominazione Portata massima Potenza nominale l/s l/s kW Nembia 12,154 20,000 6,575 S. Massenza 1: Molveno 16,530 41,000 88,738 • S. Massenza 2 Rio Laone e Bianco S. Massenza 2: Ponte Pià 8,349 14,000 16,592 • S. Massenza 2 Rio Ambies Basso 29,033 100,000 48,775 l'idroelettrico permette di apprezzare il peso preponderante di quest'ultimo rispetto a tutti gli altri usi messi insieme. Entrando più nel dettaglio si vede che nel cosiddetto bacino del Sarca sono in essere 568 concessioni di derivazione di acqua dal reticolo idrografico superficiale, così suddivise tra le principali categorie di utilizzo: Torbole Tabella 3: Grandi centrali idroelettriche presenti lungo il Fiume Sarca. • 7 grandi derivazioni idroelettriche (cioè con potenza nominale media maggiore di 3.000 kW); • 50 piccole derivazioni idroelettriche; Le opere di presa complessivamente presenti lungo il Fiume Sarca e i suoi affluenti sono 29: • La Rocca Torrente Arnò – Roldone • 321 per uso civile; • La Rocca Rio Valbona • 8 per uso industriale; • Nembia (Gronda Sarca) • 41 pescicolture; • S. Massenza 1 Torrente Gaverdina • 3 a servizio di impianti di innevamento artificiale; • S. Massenza 1 Rio Maftina • 7 per altri utilizzi. • S. Massenza 1 Rio Finale falda di cui solo una piccola parte è censita ed è nota la portata prelevata. Anche questi utilizzi contribuiscono al depauperamento della risorsa idrica nel bacino. Le grandi derivazioni idroelettriche che incidono direttamente sul Fiume Sarca sono 4, tutte di proprietà di HDE ovvero la società al 51% di Dolomiti Energia e al 49% di ENEL. • S. Massenza 1 Lago di Molveno • S. Massenza 2 Fiume Sarca diga Ponte Pià • S. Massenza 2 Torrente Bondai (pompa) • S. Massenza 2 Torrente Bondai – traversa • Drò Fiume Sarca – traversa di Fies • Fies Fiume Sarca – traversa di Pietramurata • Torbole Fiume Sarca – traversa di Sarche • 131 per uso agricolo; A questi prelievi vanno sommati tutti quelli attraverso pozzi in • S. Massenza 1 Torrente Ambies Alto Portata media • Torbole Laghi S.Massenza – Toblino-Cavedine. Per le singole opere di presa non sono disponibili i dati delle • S. Massenza 1 Rio Bedù di Vigo • S. Massenza 1 Rio Bedù di Pelugo • S. Massenza 1 Rio Vogogna • S. Massenza 1 Rio Orbo portate captate, in quanto agli impianti è associato il solo valore della portata media complessivamente derivata. 6.3 Grado di alterazione del regime idrologico La serie storica di registrazione delle portate in alveo non è tale da permettere un confronto quantitativo significativo tra il regime idrologico antecedente la costruzione del sistema di sfruttamento idroelettrico e quello successivo. • S. Massenza 1 Torrente Sarca di Val Genova • S. Massenza 1 Rio S. Martino • S. Massenza 1 Torrente Sarca Nambrone • S. Massenza 1 Torrente Sarca Campiglio • S. Massenza 1 Rio Vadaione • S. Massenza 1 Rio Giustino • S. Massenza 1 Rio Varcè • S. Massenza 1 Torrente Algone 36 In alternativa si possono condurre alcune valutazioni di carattere qualitativo e semi quantitativo, che sono comunque utili per la caratterizzazione delle dinamiche in atto. Per schematicità, il regime idrologico può essere analizzato nelle sue tra componenti fondamentali: portate di magra, portate di piena ordinaria, piene straordinarie. Le portate di magra sono state consistentemente ridotte nella 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA loro entità media a causa delle derivazioni idroelettriche. Il (eterogeneità granulometrica). all'idrometro delle Sarche, messa a disposizione dal Servizio rilascio dei DMV ha solo parzialmente ridotto il divario tra i Il deflusso delle piene ordinarie e straordinarie può essere Dighe della Provincia autonoma di Trento, si possono valori di portata in alveo e quelli naturali, anche se in modo alterato dalla presenza di invasi artificiali. Nel caso in esame, evincere i volumi di acqua sottesi dagli eventi di piena. significativo. l'unico invaso significativo è quello di Ponte Pià, che funziona Le piene eccezionali, come quella dell'autunno 2009, hanno Nel range delle portate di piena ordinaria, ovvero con basso a il volumi di varie decine di milioni di metri cubi (quella in tempo di ritorno, si situano anche le piene formative (che funzionamento sottese. particolare, di 31 milioni di mc); diversamente, le piene tipicamente sono caratterizzate da un tempo di ritorno da 1 a Informazioni raccolte dal gestore idroelettrico dicono che ordinarie hanno volumi che si possono situare nell'intervallo 3 anni), ovvero quelle che convogliano la maggior quantità l'escursione di livello nel suo funzionamento ordinario è compreso tra gli 1 e i 3 milioni di metri cubi. totale di sedimenti e che, in quanto tali, determinano la nell'ordine di 8 m; dato che la superficie dello specchio La conclusione immediata è che l'invaso di Ponte Pià non è morfologia del fiume: l'assetto planimetrico dell'alveo, la d'acqua è approssimativamente di 40 ha, ne risulta un in grado di laminare efficacemente le piene straordinarie ed forma della sezione trasversale, la presenza degli elementi volume di compensazione nell'ordine di 3,2 milioni di metri eccezionali, mentre può incidere significativamente sul caratteristici di diversità ambientale a livello di mesoscala (ad cubi. deflusso delle piene ordinarie, di quelle formative in es.: successioni buche-raschi negli alvei alluvionali, o Dall'analisi della serie storica delle portate registrate particolare. cascatelle-pozze nei tratti montani) e di compensazione settimanale delle centrali per ottimizzare idroelettriche microscala Ne consegue che l'invaso di Ponte Pià è in grado di incidere Azoto - nitrati BOD 6 6 5 5 negativamente sulle dinamiche morfologiche dell'asta fluviale a valle, attraverso l'ovvia interruzione del flusso di sedimenti, ma anche alterando il regime delle portate formative, che dovrebbero risultare meno frequenti di quanto avverrebbe in condizioni inalterate. 4 4 Limarò Limarò Fies mg/l Rio Ir Rio Salone Torbole 2 Fies 3 Rio Ir Rio Salone mg/l 3 Torbole 2 6.4 Analisi dello stato di conservazione qualitativo delle acque Lungo l'asta del fiume Sarca, nel tratto in studio, sono 1 1 0 0 presenti tre punti principali di campionamento della qualità dell'acqua: n ge na io rz ma o g ma gio lio lug s br e em t t e ve no re mb Illustrazione 21: Medie mensili dell'azoto in forma di nitrato N-NO3. n ge na io rz ma o g ma gio lio lug s br e em t t e ve no Illustrazione 22: Medie mensili del BOD5. 37 re mb • sotto il ponte delle Sarche, • a valle della centrale idroelettrica di Fies, • sotto il ponte della SS n. 240 a Torbole. In aggiunta a questi sono presenti altri due punti di immesse nel lago di Garda, ma non hai fini della valutazione Pescicoltura Mandelli di Pietramurata) che la capacità campionamento: dello stato di conservazione del fiume Sarca. In particolare autodepurativa dell'ecosistema acquatico, purtroppo la serie non permette di valutare l'effetto cumulato di tutti gli impatti storica è troppo limitata e i giorni di campionamento non presenti a valle delle Sarche in quanto la maggior parte coincidono con quelli alle Sarche, quindi non è possibile dell'acqua transitante in questa sezione proviene dalle sviluppare valutazioni significative. canalizzazioni artificiali del sistema idroelettrico e non è Qualche informazione può essere derivata dalle analisi sui transitata attraverso il territorio in studio. due affluenti: Rio Ir e Rio Salone. Il punto di campionamento a Fies, in linea di principio, Dalle pendici del Monte Stivo fino alla confluenza nella Tra le Sarche e la foce a lago sono stati censiti i seguenti potrebbe permettere di leggere l'evoluzione della qualità Sarca, il Rio Ir è sempre completamente incanalato in un punti di scarico: dell'acqua dalle Sarche fino a quel punto, mettendo in conto cunettone di cemento armato e scorre sulla propria conoide sia le immissioni di carichi inquinanti (principalmente pressoché sulla linea di massima pendenza, pertanto, non si • sul Rio Ir, • sul Rio Salone, entrambi posti poco prima della loro confluenza nella Sarca. Di questi punti di misura è stata acquisita dall'APPA la serie storica delle misure negli ultimi 10 anni. • Pescicoltura Mandelli di Pietramurata; • Fossa Imhof al Gaggiolo (Dro); • Pescicoltura Mandelli a Linfano; • Scarico del collettore della zona industriale di Arco; • Scarico del depuratore di Arco. Tutti questi punti sono rappresentati nella tavola “SA.09 – Inquadramento ambientale”. Il punto di campionamento alle Sarche è posto a valle dello sbarramento Hydro Dolomiti che deriva l'acqua verso il Lago di Toblino, punto di rilascio del DMV. Il campionamento in questo punto, quindi, restituisce una fotografia degli effetti cumulati sulla qualità dell'acqua in tutto il bacino a monte ed è effettivamente rappresentativo della qualità dell'acqua che entra nel tratto di Fiume in studio. Il punto di campionamento a Torbole, è posto a valle della centrale idroelettrica, del depuratore di reflui urbani e dello scarico della zona industriale di Arco. È certamente signficativo ai fini della valutazione della qualità delle acque 38 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA è lontani dal vero dell'affermare che non c'è scambio di nella sua porzione di valle presenta sempre dei flussi non puntuale (scarichi di varia origine) bensì diffusa (ovvero acqua tra alveo e falda e, in generale, territorio circostante. trascurabili; questo è indice del fatto che nella sua porzione spontaneamente generata dal territorio naturale e, in Ne deriva che sia in termini quantitativi che qualitativi, i flussi di pianura il Rio Salone drena la falda superficiale. maggior misura, di origine agricola). di acqua nel Rio Ir, anche alla confluenza con la Sarca, sono La diversa origine delle portate in condizioni di tempo Mancando misure di portata associate alle misure di determinati dal bacino montano, boscato e con presenza di asciutto si riflette sulla qualità delle acque, per la quale si concentrazione non è possibile fare un bilancio di massa e, vari nuclei di case sparse. osserva come il Rio Salone sia caratterizzato da una quindi, dire quanto questi apporti dalle aree agricole nel Il Rio Salone per un primo tratto si trova nelle medesime presenza di sostanza organica e nutrienti ben maggiore sia territorio in studio possano incidere effettivamente sulla condizioni del Rio Ir, ma poi scorre a bassa pendenza nella del Rio Ir che della stessa Sarca. qualità dell'acqua nella Sarca. In condizioni di regime di piana agricola di Prato Saiano. In tempo asciutto, quando da Quanto osservato è la semplice manifestazione del noto portate inalterato (vedi il paragrafo successivo), trovandoci monte non arrivano deflussi, per tutto il primo tratto l'alveo fenomeno per cui il 70-80% dei carichi organici e di nutrienti nella parte terminale di un bacino comunque di dimensioni cementato del Rio Salone è completamente in secca, mentre che arrivano nel reticolo idrografico non sono di origine significative, l'apporto idrico e di nutrienti dalle sponde 39 sarebbe in generale marginale rispetto al flusso in entrata • L'acqua in ingresso nel tratto di fiume in studio è di qualità alle Sarche. Considerando che le portate di magra attuali mediocre (poco inquinato), ci sono margini per un suo sono, come ordine di grandezza, un decimo di quelle naturali ulteriore miglioramento perseguibile, però, attraverso è sensato aspettarsi che gli apporti dalle sponde e dal azioni che esulano dal presente progetto. puntuale che localmente hanno senza dubbio un effetto nell'acqua, direttamente connesso agli scarichi fognari e alla negativo, ma per le quali non si conosce l'impatto complessivo sulla qualità dell'acqua a scala di tratto. Nella stazione di Torbole, la concentrazione difficilmente supera i 200 cfu/100 ml, con un valore medio inferiore a 100, Valore basso, soprattutto in considerazione del fatto che ci troviamo anche a valle dello scarico del depuratore di Arco. Alle Sarche la concentrazione è sempre nell'ordine delle svariate centinaia di cfu/100ml. I dati non permettono di conoscere l'evoluzione di questa contaminazione proseguendo verso valle e, come per nutrienti e carico organico, i bassi valori a Torbole sono da ascrivere all'apporto esterno delle acque turbinate dalla centrale idroelettrica piuttosto che alla capacità autodepurativa del tratto di fiume che separa le due stazioni di misura. 6000 • Lungo l'asta in studio vi sono alcune fonti di inquinamento Un dato interessante è la presenza di Escherichia coli balneabilità. 7000 • Allo stato attuale delle conoscenze è da ritenere che gli 5000 4000 ufc/100ml reticolo minore abbiano un impatto significativo. Escherichia coli Limarò Torbole 3000 2000 apporti diffusi di nutrienti (da agricoltura) che si generano nel Basso Sarca abbiano entità tale da incidere non 1000 marginalmente sulla qualità dell'acqua nel tratto di fiume in studio. 0 n ge na io rz ma o g ma gio lug lio re mb tte e s v no br e em • Di fatto non è nota la qualità dell'acqua al termine del tratto in studio e, quindi, non è noto l'effetto cumulato tra nuovi apporti di carichi inquinanti originati nel Basso Sarca e la capacità autodepurante del fiume. • Il sistema di monitoraggio della qualità dell'acqua attualmente presente è certamente adeguato per una visione a scala territoriale ampia ma è poco funzionale alla comprensione dei processi in corso nel territorio in studio A margine si può commentare che i livelli di contaminazione e, quindi, a supportare la definizione delle linee d'azione da Escherichia coli a Torbole possono essere compatibili con da intraprendere nell'ambito del presente progetto. la balneabilità dell'acqua del fiume, mentre alle Sarche le condizioni di balneabilità sono distanti 3. In conclusione, si può affermare quanto segue: 3 La normativa sulla balneabilità delle acque è dettata dalla Direttiva Europea 2006/7/CE; in base a questa la balneabilità dipende (tra le altre cose) dalla presenza di Escherichia coli che, per le acque interne, deve essere alla più pari a 900 cfu/100 ml (90° percentile), con 500 cfu/100 ml (95° percentile) la soglia della qualità eccellente. 40 Illustrazione 23: Medie mensili per l'escherichia coli. 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 7 CARATTERIZZAZIONE GEOMORFOLOGICA DEL FIUME SARCA 7.1 Introduzione I fiumi creano la propria forma come risultato dell'interazione di portate liquide e solide –variabili guida– e condizioni al contorno –forma del fondovalle, tipo di sedimenti che lo compongono e presenza o meno di vegetazione. Erosione, trasporto solido e sedimentazione coesistono e tendono a raggiungere un equilibrio: l'alveo lascia parte dei sedimenti che trasporta ma, al tempo stesso, ne riprende altri dal fondo e dalle sponde lungo il suo percorso. I fenomeni di erosione e sedimentazione creano così una serie di forme, quali barre, raschi, buche, meandri, isole, che si ripetono con una caratteristica periodicità lungo il tracciato del fiume (RinaldiI 2006a). sponde– sono manifestazioni intrinseche del corso d'acqua e sugli alvei con le opere di regimazione e di escavazione dei non sono di per sé espressione di instabilità. sedimenti. La presenza delle forme di fondo è causa della variabilità L'intervento diretto sull'alveo prima di tutto tende ad impedire della velocità, del tirante e della tessitura dei sedimenti le divagazioni poi, arginando e restringendo le sezioni, tende d'alveo, tutti fattori fondamentali per assicurare la presenza a inibire la formazione delle forme di fondo . Le escavazioni dell'ampio ventaglio di organismi acquatici tipico dei corsi di sedimenti in alveo per l'edilizia innescano fenomeni di d'acqua. Parallelamente l'evoluzione planimetrica dell'alveo incisioni dell'alveo che disconnettono idraulicamente ed presiede alla formazione e al mantenimento del tipico ecologicamente l'alveo dalla sua piana inondabile che cessa mosaico dell'ambiente ripariale e golenale, costituito da di essere tale. formazioni vegetali a diversi gradi di maturazione della Per queste ragioni è di fondamentale importanza, anche ai successione ecologica, da quelle pioniere che si trovano fini di una più approfondita comprensione delle dinamiche sulle barre e lungo le sponde del canale attivo, a quelle più ecologiche, condurre un'analisi che permetta di riconoscere mature di bosco planiziale umido nei punti da più lungo le dinamiche morfologiche in atto nel fiume e di confrontarle tempo non interessati dalla dinamica fluviale. con quelle nel suo stato di riferimento, ovvero con quelle che L'uomo interferisce con i processi morfologici alterando: a) il avrebbe in assenza di condizionamenti antropici. regime idrologico (con sbarramenti e derivazioni, modificando l'uso del suolo), b) la generazione di sedimenti Le forme di fondo e planimetriche, la loro evoluzione (modificando l'uso del suolo), c) intervenendo direttamente temporale –con i connessi fenomeni di erosione delle 7.2 Inquadramento La valle entro cui scorre il tratto di fiume in esame è di 300 0,14% 0,21% 250 0,42% TRATTO 01 2,31% 200 TRATTO 02 TRATTO 03 TRATTO 04 150 1,03% TRATTO 05 0,49% TRATTO 06 e 07 0,30% 100 0,26% 0,27% 0,09% TRATTO 08 TRATTO 09 TRATTO 10 50 TRATTO 11 0 0 2000 4000 6000 8000 10000 12000 14000 16000 18000 20000 22000 Illustrazione 24: Profilo longitudinale dell'alveo ricostruito a partire dal DTM di origine LIDAR con risoluzione di 1 m della Provincia Autonoma di Trento, le pendenze medie del fondo alveo indicate, sono state calcolate al netto dei dislivelli creati dalle briglie. 41 formazione glaciale con tipica sezione ad U ed una larghezza media del fondo valle variabile tra un minimo di 0,5 km in corrispondenza della Località Moleta nel comune di Arco, fino ad un massimo di di 2,3 km tra Dro e Pietramurata. A valle del centro storico di Arco la valle si apre in una relativamente ampia conca con un fondovalle alluvionale pianeggiante (la Busa) che si estende fino alla sponda settentrionale del Garda. Un elemento morfologico fortemente caratterizzante questo territorio è dato dalle Marocche: un'imponente frana postglaciale che, distaccatasi in più riprese dal versante orientale ha invaso per intero il fondovalle tra gli abitati di Dro e Pietramurata, nella porzione mediana della valle. Le Marocche determinano l'articolazione del fiume in tre tratti morfologicamente ben distinti: il più a monte tra le Sarche l'ingresso nelle Marocche e il più a valle tra Dro e il Garda presentano pendenze basse, un alveo ghiaioso e un portamento meandriforme (se non fosse per gli interventi di rettifica e difesa spondale attuati negli ultimi due secoli); il tratto centrale di attraversamento delle Marocche, in cui il fiume scorre a pendenza elevata tra massi di grosse dimensioni formando una sequenza di pozze e cascatelle, con un aspetto complessivo da grosso torrente di montagna. Tutte queste mappe, se confrontate con gli standard moderni, riescono a restituire solo una descrizione qualitativa del territorio che però, nel caso specifico del Fiume Sarca, permettono comunque di evincere delle informazioni preziose e significative, soprattutto se lette in relazione alle rappresentazioni cartografiche e fotografiche dell'ultimo secolo. 7.3 Rilievo dell'evoluzione storica dell'alveo Le immagini utilizzate nel presente studio sono state 7.3.1 Documentazione storica antica gentilmente messe a disposizione da Villino Campi e fanno Sono numerose le mappe storiche antiche rappresentano il Basso Sarca e il corso del Fiume Sarca. che parte del materiale iconografico della mostra “Quattro passi nel fiume”, realizzata dal Centro 42 Studi Judicaria e 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA dall'Agenzia Provinciale per la Protezione dell'ambiente. A partire dalla prima rappresentazione del XV secolo fino alla più recente di fine XVIII secolo si osservano alcune costanti: • il corso del fiume è fondamentalmente unicursuale e sinuoso; • nell'immagine di fine XVIII secolo, pur qualitativa, è evidente e riconoscibile la grande ansa del Pra de la Fam (zona industriale di Arco) tutt'ora esistente; • solo nel tratto terminale, per un tratto che si estende al più per l'intero sviluppo del Monte Brione, viene messa in evidenza una struttura ramificata4, quasi di tipo deltizio, più o meno articolata o più o meno estesa a seconda delle rappresentazioni; • nelle immagini del XV secolo e del 1615, dove il fiume è rappresentato “in maggior dettaglio”, viene messa in evidenza la presenza di una o più isole all'interno dell'alveo. 7.3.2 Il progetto di rettifica del 1883 L'Archivio Storico del Comune di Arco ha messo a disposizione la scansione del progetto di rettifica della porzione terminale della Sarca del 1883, redatto a seguito della disastrosa alluvione del 1882. Il progetto è redatto sulla base della mappa catastale, originariamente tracciata a metà del secolo XIX e permette, pertanto, di osservare in parte l'evoluzione planimetrica subita dall'alveo nei pochi decenni intercorsi. 4 Anche se, probabilmente, in questo caso è più corretto e appropriato parlare di morfologia anastomizzata. 43 La prima evidenza significativa è l'assetto planimetrico Larghezza media alveo attivo 80 causa della rettifica in oggetto. 70 Nel tratto a monte di Arco, il rilievo del fiume mette anche 60 bene in evidenza l'evoluzione intercorsa nelle anse rispetto all'originale rilievo della mappa catastale. A valle di Pra de la fam (attuale zona industriale di Arco) il meandro esistente, nell'alveo del quale in seguito alla rettifica larghezza media [m] chiaramente meandriforme dell'alveo, scomparso proprio a è stata ricavata l'attuale pescicoltura Mandelli, non presenta 50 CONDMORFO_01 40 CONDMORFO_02 CONDMORFO_03 30 20 10 segni significativi di evoluzione planimetrica. 0 1880 Questi interventi hanno portato ad una riduzione della 1890 1900 1910 1920 1930 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 anno lunghezza dell'alveo dai 10.400 m antecedenti la rettifica agli attuali 9.900 m, pari ad un 4,8%. 1940 Illustrazione 25: Evoluzione nel tempo della larghezza media dell'alveo attivo a monte delle Marocche. 7.3.3 L'evoluzione del dopo guerra Larghezza media alveo attivo L'evoluzione morfologica del fiume nel dopoguerra può 60 essere seguita attraverso le foto aree dell'Istituto Geografico Militare per gli anni 1954, 1965, 1986, e le ortofoto della PAT 50 e il 2006. Per ogni anno, con il supporto anche dei rilievi sul campo si è provveduto a perimetrare: • canale attivo: che è la porzione di alveo bagnata; larghezza media [m] per il 1994 e della Compagnia Generale Riprese per il 2000 40 30 CONDMORFO_04 CONDMORFO_05 20 10 • alveo attivo: che è la porzione di alveo più direttamente rimaneggiata dalle piene e in cui, per questo motivo, 0 1880 1890 1900 1910 tendenzialmente non c'è presenza di vegetazione diversa da quella erbacea; • piana inondabile: sono le superfici create dal deposito di 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 anno Illustrazione 26: Evoluzione nel tempo della larghezza media dell'alveo attivo nel tratto di attraversamento delle Marocche. 44 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA sedimenti alluvionali a seguito della migrazione dell'alveo Larghezza media alveo attivo attivo nella direzione opposta; 70 • piana inondabile incipiente: sono superfici in cui la 60 corrente più attiva non agisce più ma che non ancora In questa lettura si deve assolutamente tenere conto di come tra il 1951 e il 1960 è stato realizzato e reso operativo l'intero sistema di sfruttamento idroelettrico dell'acqua della Sarca. 50 larghezza media [m] stabilmente sono diventate piana inondabile. Tra il 1954 e il 1965 è evidente il radicale restringimento del CONDMORFO_06 40 CONDMORFO_07 CONDMORFO_08 CONDMORFO_09 30 CONDMORFO_10 CONDMORFO_11 20 10 canale attivo, diretta espressione della drastica riduzione 0 1880 delle portate di magra conseguente all'entrata in funzione 1890 1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 anno della centrale idroelettrica di Torbole nel 1960. L'evoluzione sostanziale che si nota negli anni successivi è il Illustrazione 27: Evoluzione nel tempo della larghezza media dell'alveo attivo nel tratto a valle delle Marocche. progressivo restringimento dell'alveo attivo e la comparsa “SA.02 Relazione illustrativa la caratterizzazione dello stato propriamente un alveo a fondo mobile dato il forte all'interno ecologico” e rappresentati nella tavola “SA.10 Tavola della condizionamento derivante dalla presenza dei grossi massi. invariato dal 1954 ad oggi) di lembi di piana inondabile prima caratterizzazione dello stato ecologico”. Nel tronco immediatamente a valle (CONDMORFO 05) inesistenti, dinamica direttamente riconducibile all'impatto Una dell'evoluzione nell'alveo sono ancora presenti numerosi massi, ma la dell'invaso artificiale di Ponte Pià che, a partire dalla fine planimetrica dell'alveo nel medesimo lasso di tempo è dinamica morfologica è tornata ad essere quella tipica degli degli anni '50, intercetta tutti i sedimenti e, come si è visto al riportata nella tavola “SA.07 Evoluzione storica dell'alveo alvei a fondo mobile e, infatti, qui si può osservare bene la paragrafo 6.2, è in grado di alterare significativamente il della Sarca”. riduzione di larghezza dell'alveo attivo. Il tratto di attraversamento delle Marocche propriamente Il deficit di sedimenti causato da Ponte Pià, nel tronco di La valutazione di questo restringimento è stata condotta in dette (tronco CONDMORFO 04) è l'unico che presenta una attraversamento delle Marocche si è fondamentalmente modo quantitativo rapportando, per ogni tronco, la superficie sostanziale stabilità nel tempo della larghezza dell'alveo, se manifestato complessivamente occupata dall'alveo attivo allo sviluppo si eccettua il primo consistente restringimento tra il 1954 e il attraverso un dilavamento dei sedimenti di origine alluvionale lineare dell'asse fluviale. I risultati sono riportati nelle 1965 che, con ogni probabilità, è da ascrivere a difficoltà di tra un masso e l'altro, che sono così emersi con maggiore illustrazioni 25, 26 e 27; i tronchi a cui fanno riferimento lettura della foto che non ad una realtà fisica. Questa evidenza, facendo acquisire al fiume il caratteristico aspetto questi invarianza che ha ora (vedi Illustrazione 28). del canale inciso (rimasto sostanzialmente naturale regime delle portate formative. grafici sono i medesimi utilizzati nella caratterizzazione dello stato ecologico di cui alla relazione rappresentazione è da complessiva ricondurre alla specifica morfologia caratterizzante il tronco, che non può essere considerato 45 attraverso un'incisione dell'alveo, ovvero 46 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 47 Illustrazione 28: Confronto tra l'aspetto del fiume nelle Marocche a metà del secolo scorso (sopra, foto da valle verso monte) e al giorno d'oggi (sotto, foto da monte verso valle); è evidente come in origine le marocche fossero quasi completamente immerse nei sedimenti trasportati dal fiume, e che l'aspetto odierno deriva dal dilavamento di quei sedimenti. Illustrazione 29: Modello digitale del terreno in località Moleta con sovrapposto il perimetro (linea verde) dell'alveo attivo nel 1954, la sezione (linea gialla) permette di apprezzare come l'alveo abbia subito un'incisione nell'ordine di 1–2 m. 48 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA Illustrazione 30: Modello concettuale a sei stadi (spaziali e temporali) di evoluzione dell'alveo conseguente ad un'incisione dell'alveo (NRCS 2007). Più in generale, il confronto di fotografie storiche con lo stato attuale del fiume permette di apprezzare qualitativamente come dalla metà del secolo scorso ad oggi il fiume abbia vissuto una sensibile incisione dell'alveo. In alcuni casi è stato anche possibile condurre una stima quantitativa, come in Località Moleta. In questo punto sopravvive a lato del fiume un'ampia superficie ora esclusa dall'alveo ma che, fino ad almeno il 1954, era alveo attivo; la lettura dell'altimetria del terreno dal DTM con risoluzione 1 m della PAT (vedi Illustrazione 29) permette di stimare l'incisione nell'ordine di grandezza di 1–2 m. Vi è una stretta relazione tra variazioni altimetriche del fondo e aggiustamenti della larghezza nella dinamica evolutiva di un alveo fluviale, messa in evidenza attraverso alcuni modelli geomorfologici concettuali proposti in letteratura, basati su osservazioni relative a sistemi fluviali incisi e supportati da studi sperimentali. Questi modelli (vedi Illustrazione 30) mostrano come la tendenza generale in caso di incisione sia quella di arrivare alla creazione di una nuovo corridoio fluviale posto a quota più bassa rispetto al piano campagna (l'originale piana inondabile), attraverso l'erosione delle sponde e la creazione di nuova piana inondabile. Ciò che si può osservare nel caso della Sarca è che l'incisione è stata innescata da una complessiva privazione di sedimenti, non da un approfondimento localizzato 5, che ha determinato una contemporanea riduzione di ampiezza 5 In realtà sono state raccolte numerose testimonianze orali relative alla presenza, fino agli anni '60, di una cava in alveo in località Moleta; allo stato attuale delle conoscenze sembra di poter affermare che questo disturbo puntuale sia di gran lunga trascurabile rispetto all'impatto dell'invaso artificiale di Ponte Pià. dell'alveo attivo. Come nello schema a sei stadi si sarebbe operata dal Servizio Bacini Montani della P.A.T. ha impedito dovuta contemporaneamente innescare l'erosione delle l'ampliamento del corridoio fluviale, ed ha portato alla sponde e la creazione di piana inondabile a quota più bassa. creazione di un canale inciso il cui limite corrisponde L'assidua azione di contenimento delle erosioni spondali sostanzialmente con l'alveo del 1954. 49 50 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA Dentro questo canale inciso la dinamica fluviale ha fiume del naturale deflusso di sedimenti e alterando il regime comunque creato lembi di piana inondabile, la cui estensione delle portate formative ha determinato: incisione dell'alveo, è cresciuta di pari passo al restringimento dell'alveo attivo. riduzione La dinamica descritta è resa evidente dal progressivo annichilimento delle dinamiche morfologiche interne all'alveo. dell'ampiezza media dell'alveo attivo, aumento della presenza di vegetazione ripariale all'interno del canale inciso 7.5 Bibliografia 7.4 Conclusioni Autorità di Bacino del Fiume Magra, 2006. “Nuovi approcci per la comprensione dei processi fluviali e la gestione dei sedimenti. Applicazioni nel bacino del Magra” La Spezia. Porzioni significative del bacino idrografico della Sarca sono occupate da rilievi molto elevati ed impervi, naturalmente con coperture vegetali vegetali e capacità elevata di alimentare il reticolo idrografico di sedimenti. Questa situazione ha fatto sì che i grandi cambiamenti dell'uso del suolo intervenuti in questo bacino similmente a quanto avvenuto nel resto dell'arco alpino, non ha determinato attraverso i secoli variazioni della risposta idrologica e della generazione di sedimenti del bacino tanto ampi da determinare conseguentemente variazioni della morfologia della Sarca. Attraverso i secoli questo fiume ha mantenuto una spiccata morfologia meandriforme che, eventualmente, non si è potuta esprimere a causa di condizionamenti esterni, come la presenza delle Marocche nel tratto centrale del Basso Sarca e l'assidua opera di regimazione che è stata portata avanti almeno dalla prima metà del XIX secolo. Questa situazione è stata profondamente modificata dalla CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) 2006. “La Riqualificazione Fluviale in Italia. Linee guida, strumenti ed esperienze per gestire i corsi d'acqua e il territorio”. A. Nardini, G. Sansoni (curatori) e collaboratori, Mazzanti Editori, Venezia. Colombini M., Seminara G., Tubino M., 1987. “Finite amplitude alternate bars”. Journal of Fluid Mechanics 181: 213–232. Malavoi J.R., Bravard J.P., Piegay H., Heroin E., Ramez P., 1998. “Determination del'espace de liberte des cours d'eau”. Bassin Rhone Mediterranee Corse, Guide Technique N° 2. NRCS (Natural Resource Conservation Service) 2007. “Part 654 Stream Restoration Design National Engineering”. Handbook”. Rinaldi M., Surian N., 2003. “Variazioni morfologiche ed instabilità di alvei fluviali: metodi ed attuali conoscenze sui fiumi italiani”. In “Dinamica Fluviale”. M. Brunelli, P. Farabollini (curatori), Ordine dei Geologi della Regione Marche, Ancona. Rinaldi M., 2006a. “Morfologia e dinamica d'alveo” in CIRF 2006: 392-416. Surian N., Rinaldi M., 2003. “Morphological response to river engineering and management in alluvial channels in Italy”. Geomorphology 50: 307-326. costruzione del sistema di sfruttamento idroelettrico, in particolare dall'invaso artificiale di Ponte Pià che, privando il 51 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 8 ANALISI DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DEI POPOLAMENTI ITTICI 8.1 Comunità ittica: stato di riferimento In ogni corso d’acqua, e particolarmente in quelli alpini, partendo dalla sorgente glaciale o nivale di alta quota e scendendo verso il fondovalle e la fascia pedemontana, si osserva un generale cambiamento più o meno continuo dei caratteri mesologici secondo un gradiente longitudinale. La pendenza dell’alveo tende a diminuire, mentre la sua ampiezza e la portata aumentano progressivamente, grazie alla confluenza dei tributari. Il substrato, inizialmente composto prevalentemente di roccia e massi, comprende componenti via via crescenti di massi, ciottoli, ghiaia, sabbia e, infine, limo. La turbolenza diminuisce, e con essa anche l’ossigeno e i gas atmosferici disciolti. Anche la temperatura estiva, a causa della continua diminuzione di quota e degli scambi termici con l’aria e con il suolo, va crescendo. Aumenta la concentrazione dei sali minerali strappati al substrato e il detrito organico e inorganico proveniente dalle ambientali nelle quali può svolgere in modo ottimale la sua utile per definire le differenze ecologiche e faunistiche lungo i attività biologica. corsi d’acqua. Lungo il corso d’acqua, visto che le condizioni ambientali Con queste premesse, il Fiume Sarca, in virtù dell’ampia cambiano in modo generalmente graduale da monte a valle, estensione del suo bacino imbrifero e del reticolo idrografico anche la comunità biologica si modifica progressivamente in in esso compreso, mostra una progressiva evoluzione dalle funzione del variare dei parametri ecologici. Per questo i rivi sorgenti principali, prevalentemente glaciali, localizzate nella e i torrenti di alta montagna sono popolati soltanto dalle testata delle valli di Genova, di Nambrone e di Campiglio, al poche specie di invertebrati e di pesci (esclusivamente tratto di fondovalle (valli Rendena e Giudicarie) fino alla Salmonidi) fascia pedemontana (Basso Sarca). capaci di sopportare le rigide condizioni dell’ambiente d’alta quota (acque fredde, ma pure e sature di Il tratto oggetto di studio è integralmente riferibile al tratto ossigeno, fonti di cibo molto particolari e limitate, elevata pedemontano (epipotamon), caratterizzato da una pendenza turbolenza e velocità di corrente etc.). media dell’alveo relativamente bassa, da substrati d’alveo a Scendendo verso valle la comunità biologica fluviale si granulometria prevalentemente ghiaiosa e da una morfologia diversifica progressivamente, poiché aumenta anche la d’alveo diversità complessiva dell’ambiente. Tra i pesci, alle Trote si fondovalle prealpini di chiara origine glaciale. delle acque fredde e correnti (Sanguinerola, Barbo canino) oltre al Cobite barbatello, fino ai Ciprinidi delle acque lente o addirittura ferme, insieme all’Anguilla, al Luccio e a numerose altre specie della fascia altitudinale pedemontana. praterie d’alta quota, dalle foreste e dall’intero territorio dell’impluvio. Di conseguenza va aumentando, in genere, dei corsi d’acqua e sono ampiamente diffusi nel reticolo anche la torbidità media dell’acqua. idrografico, la composizione della comunità ittica dei diversi anche un progressivo cambiamento delle comunità di vegetali e, soprattutto, di animali che popolano il corso d’acqua. Ogni specie, infatti, ha un suo preferendum ambientale, cioè un complesso di specifiche condizioni e pluriramificata tipica degli ampi trovano associati, via via, lo Scazzone, i Ciprinidi amanti Poiché i pesci sono gli organismi più facilmente riconoscibili Questa lunga serie di modificazioni ambientali determina divagante tipi d’ambiente che si susseguono da monte verso valle viene comunemente utilizzata per classificarli e distinguerli secondo la cosiddetta zonazione ittica longitudinale (Huet, 1954). La transizione tra l’una e l’altra zona longitudinale, in realtà, è generalmente progressiva, perché il fiume costituisce un continuum, ma la loro distinzione risulta molto 53 8.1.1 L’assetto biotipologico e ittiofaunistico naturale Da un punto di vista ittiofaunistico, l’intero corso è genericamente attribuibile, secondo il criterio della zonazione ittica longitudinale, alla Regione dei Salmonidi (Huet, 1954), costituendo per l’intero suo corso una tipica acqua corrente alpina a vocazione salmonicola in virtù dei caratteri mesologici e, in particolare, delle temperature medie e massime delle acque relativamente basse (non superiori ai 15 °C) e alla costante saturazione dell’ossigeno disciolto. Più nel dettaglio, facendo riferimento alle categorie della zonazione ittica individuate dalla Carta ittica del Trentino (P.A.T., 2001), tutto il basso corso del Fiume Sarca è attribuibile alla zona ittica teorica dei fiumi a Trota marmorata, Temolo e Ciprinidi reofili. Sarche-Dro (dallo sbocco della Forra del Limarò al margine La Carta ittica del Trentino definisce gli ecosistemi omogenei, meridionale delle Marocche di Dro = ponte della variante Nell’indicazione dei popolamenti ittici teorici, che sono definiti ovvero le frazioni discrete del reticolo idrografico provinciale stradale di Dro) e Fiume Sarca - tratto Dro-foce (dal margine e caratteristici per ogni singolo ecosistema omogeneo, la ai fini dell’analisi, del monitoraggio e della gestione del meridionale delle Marocche di Dro = ponte della variante Carta ittica pone particolare attenzione a non tralasciare le patrimonio ittico delle acque pubbliche. Nell’individuazione di stradale di Dro alla foce nel Lago di Garda). specie “minori”, o di interesse apparentemente modesto, corpi idrici omogenei per quanto riguarda gli aspetti ittici, volendo utilizzare un criterio omnicomprensivo rispetto all’intero territorio provinciale, la Carta ittica sceglie un approccio logico di tipo idrografico. Tale scelta è stata agevolata dall’esistenza di un efficiente repertorio topografico informatico di tutte le acque superficiali della provincia, disponibile in ambiente Arcinfo presso il Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento (SIAT - Sistema Informativo Ambiente Territorio) e correntemente utilizzato per la pianificazione e il censimento delle opere di sistemazione idraulico-forestale del Servizio Bacini Montani. Secondo questo semplice schema, per le acque ferme ogni specchio lacustre costituisce un singolo corpo idrico omogeneo, salvo i gruppi di laghetti di alta quota ittiologicamente omogenei che vengono riuniti in corpi idrici omogenei. Per le acque correnti, già suddivise in ordini secondo precisi criteri idrografici, i corpi idrici omogenei sono individuati in tratti omogenei per i principali corsi d’acqua di fondovalle e in sottobacini di 2 o ordine per i loro affluenti, mantenendo, inoltre, delle “interzone”, comprese tra i sottobacini di 2 o ordine e solcate da affluenti minori di modesta importanza ittica. Nel caso di specie, il basso corso del Fiume Sarca viene presente saltuariamente o comunque marginalmente rilevando che solo un quadro complessivo del popolamento 8.1.2 Popolamento ittico naturale e originario La Carta ittica del Trentino (P.A.T., 2001), elaborata tra il 1998 e il 1999 sotto il coordinamento del Servizio Faunistico e approvata con delibera della Giunta Provinciale del ittico teorico, cioè la caratterizzazione della vocazione ittica naturale, può consentire una corretta attribuzione dei criteri di gestione ittiofaunistica. 21.09.2001 n. 2321, definisce, anche ai fini della gestione del La definizione del popolamento ittico teorico serve, infatti, per patrimonio ittico, i popolamenti ittici naturali di ogni singolo disporre di un quadro di riferimento del popolamento ittico ecosistema omogeneo del reticolo idrografico provinciale. originario e potenziale, che in linea di principio costituisce Più in particolare, l’attribuzione teorica della vocazione ittica spontanea su base ecologica, incrociata con i dati storici e recenti relativi alla composizione originaria del popolamento ittico viene utilizzata per definire il popolamento ittico teorico, cioè il complesso delle specie originariamente e spontaneamente presenti nell’ecosistema omogeneo. Viene indicato anche, per i singoli taxa ittici, il ruolo di dominanza 1. Specie guida: componente più tipica del popolamento ittico di una tipologia ambientale definita, essendo presente in modo continuo e caratterizzante 2. Specie associata: specie non esclusiva, né caratteristica del popolamento ittico di una tipologia ambientale definita, specie non caratteristica del popolamento ittico di una tipologia ambientale definita, suddiviso in due tronchi separati definiti Fiume Sarca - tratto 54 Provinciale n. 60 del 12.12.1978 (legge provinciale sulla pesca) che consistono nella “coltivazione ittica basata, di norma, sull’incremento della produttività naturale dell’acqua da pesca nel riequilibrio biologico e nel mantenimento delle linee genetiche originarie delle specie ittiche”. In sostanza, dello stato ecologico, oggi prescritto dalla Direttiva Europea quadro sulle acque (2000/60/CE), la Carta ittica ha definito i popolamenti ittici teorici (stato di riferimento) da confrontare, ai fini gestionali, con quelli attuali. Se ne deduce che i popolamenti ittici teorici definiti dalla Carta ittica provinciale costituiscono l’utile e necessario ma costantemente associata alla specie guida marginale: corpo idrico sulla base dei principi fondamentali dalla Legge anticipando l’utilizzo delle comunità ittiche come indicatori secondo le seguenti definizioni: 3. Specie l’obiettivo da mantenere o da ripristinare in quel definito quadro di riferimento anche nell’ambito del presente lavoro. I popolamenti ittici teorici, e dunque lo stato di riferimento 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA ittiofaunistico, dei due tronchi fluviali individuati nel basso corso del Fiume Sarca sono riportati nelle seguenti tabelle 4 e 5. specie Trota marmorata centralità guida Anguilla associata Barbo canino associata Barbo comune associata Cavedano associata Cobite barbatello associata Sanguinerola associata Scazzone associata Temolo associata Vairone associata Alborella marginale Carpa marginale Ghiozzo padano marginale Gobione marginale Pesce persico marginale Spinarello marginale Tinca marginale Triotto marginale Trota fario marginale Trota lacustre marginale Tabella 4: Popolamento ittico teorico dell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) secondo la Carta ittica del Trentino (P.A.T., 2001). specie La misura, nei limiti del possibile, dello scostamento tra lo Trota marmorata centralità guida Anguilla associata Barbo comune associata viene Cavedano associata particolarmente Cobite barbatello associata Ghiozzo padano associata Sanguinerola associata dell’habitat ittico, sia per comprendere i fattori e le cause Scazzone associata Temolo associata delle loro eventuali alterazioni, sia per pianificarne la Vairone associata Alborella marginale definiti. Nel concreto, a titolo d’esempio, la constatazione Barbo canino marginale Bottatrice marginale della condizione della forte contrazione numerica e dello Carpa marginale stato di sostanziale pre-estinzione della popolazione di Trota Gobione marginale lacustre del Lago di Garda ha consentito, nel recente Luccio marginale Pesce persico marginale passato, di individuarne le principali cause nell’interruzione Pigo marginale della continuità longitudinale del basso corso del Fiume Savetta marginale Sarca e nelle alterazioni del regime idrologico legate Scardola marginale Spinarello marginale Tinca marginale programmando conseguentemente interventi di ripristino Triotto marginale dell’habitat ittico (e particolarmente dei siti riproduttivi della Trota fario marginale Trota lacustre marginale Tabella 5: Popolamento ittico teorico dell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Dro-Foce (cod. E100010) secondo la Carta ittica del Trentino (P.A.T., 2001). stato di riferimento originario e naturale e lo stato attuale, che descritto soprattutto significativi, da alcuni costituisce un parametri importante elemento analitico sia per definire lo stato dell’ittiocenosi e gestione futura sulla base di obiettivi preventivamente prevalentemente specie), azioni allo parallele sfruttamento di riproduzione idroelettrico, artificiale e ripopolamento ittico e una specifica regolamentazione della pesca. Nei seguenti paragrafi sono radunati e discussi i dati di 8.2 Popolamento ittico attuale Il popolamento ittico attuale, nei suoi aspetti qualitativi e quantitativi, cioè nella sua composizione in taxa ittici, nei rapporti numerici tra di essi, nella loro densità e struttura di popolazione, nella biomassa media per unità di superficie natura qualitativa e quantitativa disponibili sulle presenze ittiche riportati dalla Carta ittica del Trentino e quelli di aggiornamento raccolti dall’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige e forniti dalla Provincia Autonoma di Trento Servizio Foreste e Fauna. bagnata, nella produzione media annua etc., dipende da Inizialmente viene presentato lo stato attuale dei popolamenti numerosi fattori diretti e indiretti. ittici in termini sintetici, attraverso l’applicazione di un indice, 55 mentre successivamente vengono discussi gli aspetti qualitativi e quantitativi di dettaglio. autoctonia autoctono specie Vairone abbondanza origine relativa segnalazione p, Ser. Faun. abbondante 1997 autoctono Trota fario p, Ser. Faun. abbondante 1997 autoctono Anguilla comune autoctono Sanguinerola comune all’abbondanza relativa dei taxa ittici e alle eventuali semine autoctono Cavedano comune e immissioni ittiche (tabelle 6 e 7). autoctono Barbo comune comune autoctono autoctono Scazzone presente Trota marmorata scarso x Trota fario Trota marmorata scarso alloctono Trota iridea alloctono Carassio dorato presente 8.2.1 Aspetti qualitativi e rapporti numerici tra i taxa Riguardo allo stato recente dell'ittiocenosi del Fiume Sarca, la Carta ittica provinciale fornisce una sintesi dei dati pregressi autoctonia autoctono relativi specie Trota fario alla composizione abbondanza origine relativa segnalazione abbondante semine d’annata e adulti, frequente pescatori, abbondante Betti 1998 comune pescatori pescatori, comune Betti 1998 presente pescatori presente pescatori presente pescatori presente pescatori autoctono Vairone autoctono Scazzone autoctono Sanguinerola autoctono autoctono autoctono autoctono Barbo comune Cavedano Anguilla Temolo Trota marmorata presente x Trota fario autoctono pescatori, Betti 1998 qualitativa, Trota marmorata presente pescatori alloctono Trota iridea pescatori presente presente d’annata e adulti, annuale p, Ser. Faun. 1997 p, Serv. Faun. 1997 p, Serv. Faun. 1997 p, Serv. Faun. 1997 pescatori p, Serv. Faun. 1997 pescatori p, Serv. Faun. Adulti, 1997 frequente storica (da p, Serv. Faun. Lago di 1997 Loppio) Il quadro di sintesi fornito, che si riferisce alle condizioni dei due ecosistemi omogenei individuati nel Basso Sarca (dalle Avannotti, saltuaria accidentale da pescicolture Tabella 6: Condizioni ittiche dell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca tratto Sarche-Dro (cod. E100020) secondo la Carta ittica del Trentino (P.A.T., 2001). tutti gli effetti alloctono: la sua presenza è da attribuire a immissioni artificiali, almeno in parte dovute alla fuga di Tabella 7: Condizioni ittiche dell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca tratto Dro-Foce (cod. E100010) secondo la Carta ittica del Trentino (P.A.T., 2001). pescatori autoctono autoctono semine Sarche a Dro e da Dro alla foce nel Garda) all’anno 1998, evidenzia alcune significative alterazioni rispetto allo stato di riferimento. In particolare, oltre all’assenza di alcune delle specie associate originariamente presenti, e dunque facenti parte del popolamento ittico teorico, si osserva la profonda modificazione consistente nella drastica riduzione numerica della presenza della Trota marmorata (che costituisce la specie guida del popolamento ittico originario) e la sua sostanziale sostituzione con la Trota fario e con la Trota materiale ittico d’allevamento dalle pescicolture commerciali attive nel Basso Sarca. Come meglio specificato di seguito, pur nel dubbio sulla reale autoctonìa della Trota fario nel versante meridionale delle Alpi, si può ammettere la sua presenza come originaria nel reticolo La Trota iridea è un salmonide americano da considerare a 56 montano, ma non in quello pedemontano, che costituisce l’habitat tipico della Trota marmorata. Le popolazioni di Trota fario presenti in gran parte del reticolo idrografico alpino, inoltre, sono da considerare in gran parte avventizie e risultanti da immissioni ittiche recenti, particolarmente diffuse, massicce e reiterate, con l’aggravante che nella quasi totalità dei casi il materiale ittico immesso è da attribuire a ceppi selezionati di allevamento riconducibili al cosiddetto “ceppo atlantico”, caratteristico dei corsi d’acqua europei tributari diretti dell’Oceano Atlantico e sensibilmente differente dai cosiddetti “ceppi mediterranei” del gruppo Salmo (trutta). Per questo, la presenza della Trota fario nel basso corso del Fiume Sarca è da ritenere “alloctona” in senso stretto, almeno per quanto riguarda le popolazioni avventizie di origine atlantica. Successivi monitoraggi qualitativi e quantitativi dell’ittiofauna per l’aggiornamento dei dati di base della Carta ittica relativi al basso corso del Fiume Sarca hanno sostanzialmente confermato questo quadro come risulta dalla seguente tabelle 8 e 9. iridea. idrografico 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA TAXON Trota marmorata Barbo canino Barbo comune Scazzone Temolo Vairone Anguilla Cobite barbatello Sanguinerola Cavedano Alborella Gobione Pesce persico Spinarello Tinca Triotto Trota fario Trota lacustre Trota fario m. atlantica Trota iridea centralità guida associata associata associata associata associata associata 1998 (Carta ittica 2001) presente presente comune presente abbondante presente 2004 scarso comune 2008 comune scarso associata associata associata marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale presente presente comune scarso abbondante comune comune esotico abbondante comune comune esotico presente Tabella 8: Confronto delle presenze ittiche nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Dro-Foce (cod. E100010) secondo la Carta ittica del Trentino e i successivi monitoraggi di aggiornamento (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 1998 (C. Itt. 2001) scarso comune presente TAXON centralità 2002 2004 Trota marmorata Barbo comune Scazzone Temolo Vairone guida associata associata associata associata Anguilla Cobite barbatello Ghiozzo padano Sanguinerola Cavedano associata Alborella Bottatrice Carpa Gobione Luccio Pesce persico Pigo Savetta Scardola Spinarello Tinca Triotto Trota fario Trota lacustre Trota fario m. atlantica Trota iridea Carassio dorato Cobite comune marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale marginale abbondante marginale scarso scarso scarso esotico scarso scarso 2007 comune presente presente abbondante abbonda nte abbond. abbond. comune scarso presente Popolamento ittico - F. Sarca - staz. Pietramurata - 2004 Scazzone 17,4% Vairone 1,4% Sanguinerola 13,6% associata associata associata comune associata comune esotico esotico presente abbond ante comune Cavedano 0,5% Trota fario 65,3% Barbo comune 1,9% Illustrazione 31: Composizione del popolamento ittico nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) nel 2004 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T.). scarso presente scarso Popolamento ittico - staz. Pietramurata - 2008 Trota fario 69,6% present e (esotico) Tabella 9: Confronto delle presenze ittiche nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) secondo la Carta ittica del Trentino e i successivi monitoraggi di aggiornamento (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). Scazzone 30,4% Nei grafici seguenti è rappresentata la composizione del popolamento ittico secondo i dati derivanti dai monitoraggi ittici di cui sopra condotti negli anni 2002, 2004 e 2007-2008. 57 Illustrazione 32: Composizione del popolamento ittico nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) nel 2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T.). Popolamento ittico - F. Sarca - staz. Arco - 2004 Anguilla 2,8% Trota fario 0,4% Cobite comune 0,8% Barbo comune 3,1% Cavedano 14,6% loro natura diffusa rispetto ai rilievi ittici di monitoraggio, più risulta larghissimamente dominante nelle catture dei precisi ma necessariamente riferiti a stazioni di rilevamento pescatori, che tuttavia rilevano anche la presenza residuale, rappresentative ma limitate. sia della Trota marmorata (specie guida del popolamento I dati, riferiti al decennio 1999-2008, sono descritti dai grafici ittico teorico), sia del Temolo (un’importante specie associata seguenti. nei popolamenti ittici tipici dei corsi d’acqua pedemontani), oltre alla presenza marginale e sporadica, soprattutto nel DISTRIBUZIONE PER SPECIE DEI SALMONIDI CATTURATI DAI PESCATORI SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008 Vairone 78,3% Illustrazione 33: Composizione del popolamento ittico nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Dro - foce (cod. E100010) nel 2004 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T.). tratto inferiore (Dro-foce) della Trota lacustre (taxon autoctono tipico del Lago di Garda che risale il F. Sarca per la riproduzione) e del Salmerino di fonte (specie esotica di temolo; 231 trota iridea; 2.833 trota marmorata; 138 origine americana tuttora allevata in alcuni stabilimenti ittici della valle). trota lacustre; 7 salmerino di fonte; 7 DISTRIBUZIONE PER SPECIE DEI SALMONIDI CATTURATI DAI PESCATORI SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008 Popolamento ittico - F. Sarca - staz. Arco - 2007 Vairone 72,6% Sanguinerola 4,7% trota marmorata; 53 trota fario; 69.639 temolo; 54 trota iridea; 13.788 salmerino di fonte; 6 Cavedano 14,5% Barbo comune 5,6% Illustrazione 35: Composizione in taxa dei salmonidi catturati e registrati nel periodo 1999-2008 nel Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) dai pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). Trota fario 2,6% Illustrazione 34: Composizione del popolamento ittico nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Dro - foce (cod. E100010) nel 2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T.). I dati di cattura descrivono una situazione sostanzialmente Un’ulteriore integrazione indicativa sulle presenze ittiche, quale la presenza, sia pure marginale, di tre taxa ittici sebbene meno precisa e soggetta a possibili errori, deriva particolarmente importanti ai fini di una corretta analisi dai dati riferiti al controllo della catture di Salmonidi ittiofaunistica. obbligatoriamente registrati dai pescatori e forniti annualmente all’Ufficio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento. L’utilità di questi dati è dovuta principalmente alla trota lacustre; 383 trota fario; 88.726 aderente a quella definita dai dati del monitoraggio ittico e, tuttavia, fanno emergere un aspetto decisamente rilevante, La presenza della Trota iridea e soprattutto della Trota fario (senza distinzione tra ceppi mediterranei e ceppo atlantico) 58 Illustrazione 36: Composizione in taxa dei salmonidi catturati e registrati nel periodo 1999-2008 nell'ecosistema omogeneo Fiume Sarca - tratto Dro - foce (cod. E100010) dai pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). Va rilevato, inoltre, che dai dati analizzati annualmente, anziché complessivamente nel decennio, emerge come la presenza sporadica della Trota marmorata sia 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA sostanzialmente costante, mentre quella del Temolo sia alle assidue immissioni di Trota fario, costituendo importanti pressoché nulla negli ultimi quattro anni, sia nel tratto a azioni di tutela dei salmonidi autoctoni a rischio di estinzione. monte di Dro, sia in quello a valle. In sintesi, dunque, la composizione qualitativa e soprattutto Trota fario semi-quantitativa dell’ittiocenosi attuale appare fortemente anno alterata rispetto allo stato di riferimento, in relazione sia con fattori di carattere ambientale, sia legati alla gestione ittica e anno 1999 particolarmente alle immissioni ittiche. 8.2.2 Immissioni ittiche e semine di ripopolamento 2000 Nelle seguenti tabelle sono riportati i dati, forniti dal Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento, relativamente alle immissioni ittiche di 2001 ripopolamento effettuate nell’ultimo decennio dall’Associazione Pescatori 2002 Basso Sarca, concessionaria dei diritti di pesca e gestore diretto del patrimonio ittico pubblico ai sensi della L.P. 60/78. 2003 Come si può agevolmente rilevare, in entrambi i tratti fluviali del basso Sarca (Sarche-Dro e Dro-foce), la Trota fario è il 2004 taxon di gran lunga più sostenuto attraverso le immissioni di materiale ittico di provenienza piscicolturale (in larga parte prodotto nella pescicoltura gestita dall’A.P. Basso Sarca a 2005 2006 Pranzo di Tenno) a stadi di sviluppo sia giovanili, sia adulto. In conseguenza delle prescrizioni della Carta ittica, l’immissione in deroga ai criteri della L.P. 60/78 della Trota iridea è stata completamente sospesa a partire dal 2002, mentre l’avvio di programmi di reintroduzione e ripopolamento della Trota lacustre, della Trota marmorata e 2007 2008 taglia adulte cm 4/6 cm 6/9 adulte cm 4/6 cm 6/9 cm 9/12 cm 12/15 cm 15/20 adulte cm 4/6 cm 6/9 cm 12/15 adulte cm 4/6 cm 12/15 cm 15/20 adulte cm 6/9 cm 9/12 cm 15/20 adulte cm 6/9 cm 9/12 cm 15/20 adulte cm 6/9 cm 12/15 cm 15/20 adulte cm 4/6 cm 6/9 adulte cm 9/12 cm 15/20 adulte cm 6/9 cm 15/18 Trota fario kg n° 2,510 65,000 25,000 1,470 95,000 45,000 30,000 25,000 200 150 1,630 100,000 110,000 12,000 1,230 25,000 8,000 10,000 1,220 50,000 4,000 3,000 785 30,000 6,000 200 755 25,000 8,000 3,500 640 Trota marmorata kg n° Temolo kg n° 1999 5,000 2000 2001 150 2002 2003 2004 2005 2006 35,000 1,500 15,000 7,500 2,000 740 2007 830 5,000 2008 7,500 Tabella 10: Immissioni ittiche di ripopolamento nel periodo 1999-2008 nel Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) (fonte: Servizio Foreste e Fauna – P.A.T.). del Temolo si è sostanziata attraverso interventi, sia pure relativamente discontinui e numericamente marginali rispetto 59 taglia adulte cm 4/6 cm 6/9 cm 9/12 cm 12/15 adulte cm 4/6 cm 6/9 cm 12/15 cm 15/20 adulte cm 4/6 cm 6/9 cm 12/15 adulte cm 4/6 cm 12/15 cm 15/20 adulte cm 6/9 cm 9/12 cm 15/20 adulte cm 6/9 cm 9/12 cm 15/20 adulte cm 6/9 cm 12/15 cm 15/20 adulte cm 4/6 cm 6/9 adulte uova cm 4/6 cm 9/12 cm 15/20 adulte cm 6/9 cm 15/18 kg 1,545 n° Trota iridea kg 510 n° Trota marmorata kg n° Trota lacustre kg n° Temolo kg n° 80,000 35,000 2,000 400 2,820 450 165,000 75,000 25,000 200 1,760 5,000 25,000 710 100,000 110,000 15,200 850 1,770 25,000 8,000 10,000 1,000 1,945 50,000 4,000 3,000 1,940 30,000 6,000 200 1,615 25,000 8,000 4,000 500 2,550 30,000 39,000 1,920 12,000 18,000 20,000 7,720 1,500 1,330 5,000 7,500 Tabella 11: Immissioni ittiche di ripopolamento nel periodo 1999-2008 nel Fiume Sarca - tratto Dro - foce (cod. E100010) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 8.2.3 Composizione quantitativa dell’ittiocenosi e status delle popolazioni mostra peraltro una forte spinta al differenziamento ecologico spesso massiccia introduzione della Trota fario nell'ambiente e genetico, è dimostrata dai naturali fenomeni di incrocio tra elettivo della Trota marmorata, con conseguenti fenomeni di le due semispecie, diffusamente incrementati in tutto l’areale concorrenza di distribuzione della marmorata a seguito delle immissioni all'ibridazione tra le due semispecie affini. Tale fenomeno artificiali di Trota fario nei suoi ambienti elettivi e dalla risulta evidente anche lungo l’intero corso del Fiume Sarca. progressiva alterazione di questi ultimi. Rispetto alla fario, Per i motivi descritti sopra, sia pure con l'erronea qualifica di che predilige le acque fredde e turbolente dei torrenti buona specie Salmo marmoratus, la Trota marmorata è montani, la Trota marmorata è componente tipica dei iscritta nell'allegato II della Direttiva 1992/43/CEE, nota come popolamenti ittici dei corsi d’acqua maggiori di fondovalle, Direttiva Habitat, tra le "specie di interesse comunitario, la cui pedemontani e dell’alta pianura. In Trentino è da considerare Di seguito sono illustrati in sintesi i dati relativi ai diversi taxa, conservazione richiede la designazione di zone speciali di certamente indigena, sebbene la descrizione tassonomica compresi quelli esotici e quelli non rinvenuti nei rilievi recenti conservazione". Per quanto riguarda le popolazioni residenti relativamente recente non permetta di rintracciare notizie ma facenti parte del popolamento ittico teorico o segnalati in nella provincia di Trento la semispecie è da considerarsi storiche sulla sua presenza antecedenti al Novecento. La passato. Per ogni specie sono indicati i dati disponibili più ugualmente in pericolo, come si deduce dalla lista rossa dei Carta ittica del Trentino la indica come specie guida nei significativi e vengono discusse le cause dell’attuale stato pesci della provincia di Trento (Betti, 2006). popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca nell’intero tratto delle popolazioni ittiche. Sarche-foce. La composizione quantitativa dell’attuale ittiocenosi del Fiume Sarca si deduce con discreta approssimazione soprattutto dai dati relativi al monitoraggio per l’aggiornamento della Carta ittica, che implica, appunto, anche il rilievo di parametri quantitativi riferiti alla densità di popolazione, alla biomassa media, alla dinamica di crescita e alla produzione ittica media annua delle popolazioni strutturate e di maggiore interesse. e di introgressione genetica dovuta La protezione e la garanzia della rinnovabilità delle popolazioni autoctone di Trota marmorata costituiscono, in Trota marmorata - Salmo [trutta] marmoratus - (Cuvier, 1817) Oggi la distribuzione e le popolazioni sono fortemente tutto il suo areale di distribuzione, un obiettivo prioritario delle contratte a causa della diffusa alterazione dell'habitat La Trota marmorata viene attualmente classificata come politiche di gestione ittiofaunistica. Ragioni di conservazione naturale derivante prevalentemente dalle rettifiche fluviali, semispecie Salmo [trutta] marmoratus Cuv., facente parte della biodiversità ittica, nonché di mantenimento degli dalle strutture artificiali che interrompono la continuità fluviale dell’ampio gruppo superspecifico Salmo [trutta] L., tuttora equilibri ecologici fluviali e di valorizzazione economico- e impediscono la risalita riproduttiva, dal degrado della soggetto a fenomeni di deriva ed isolamento genetico e di sociale, attraverso la pesca dilettantistica, di una specie ittica qualità delle acque, dall'impoverimento delle portate naturali speciazione (Gandolfi et al., 1991) che hanno avuto inizio pregiata hanno giustificato, particolarmente a partire dagli a causa delle deviazioni idriche, dagli svasi dei bacini con ogni probabilità tra 3 e 1 milione di anni fa (Lorenzoni et anni idroelettrici, dalle artificiali oscillazioni di portata a valle degli al., 2005). regolamenti impianti di produzione idroelettrica, particolarmente negative marmorata, nonché l’investimento a questi fini di cospicue La semispecie S. (t.) marmoratus costituisce, di fatto, un durante il periodo dell'incubazione invernale degli embrioni. risorse finanziarie, strutturali e umane, a diversi livelli. Nel endemismo dell’areale alpino meridionale, della Pianura Un ulteriore, importante fattore di disturbo, che determina corso degli ultimi venticinque anni, anche sulla base della padano veneta e della porzione settentrionale della regione l'attuale stato di specie in pericolo (sensu IUCN, 1994), è tradizionale attività di coltivazione delle acque tramite gli balcanica. La sua affinità con la Trota fario, rispetto alla quale rappresentato dall'ormai ultrasecolare, diffusa, reiterata e incubatoi di valle sviluppatasi nelle regioni alpine nella 60 Ottanta e del Novecento, pratiche speciali l’attuazione a tutela di della norme, Trota 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA seconda metà dell’Ottocento, sono state avviate in diverse la sua presenza marginale, ma significativa, compare di questa importante risorsa ittica è nota a partire dal XII regioni dell’areale alpino e prealpino campagne di tutela della attraverso il registro delle catture dei pescatori e sporadiche secolo. Trota marmorata generalmente incentrate su: segnalazioni individuali di cattura. Attualmente subisce le gravi conseguenze dell'alterazione limitazione quantitativa del prelievo di trote marmorate da La semispecie è stata oggetto negli ultimi anni di attività di profonda e strutturale dei siti riproduttivi che, con particolare riproduzione opera riferimento alla popolazione del Lago di Garda, sono costituiti limitazione del prelievo degli esemplari immaturi di Trota dell’associazione locale dei pescatori (A.P. Basso Sarca) in pressoché esclusivamente dai fondali ghiaiosi del basso marmorata tramite l’incremento della misura minima attuazione delle indicazioni della Legge sulla pesca e della corso del Fiume Sarca. È attualmente in corso, ad opera del pescabile; Carta ittica. I quantitativi di esemplari immessi agli stadi Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento, un giovanili (tra i 4 e i 12 cm di lunghezza corporea) nell’ultimo progetto generale di recupero della popolazione autoctona di idriche, decennio risultano tuttavia relativamente modesti (13.500 es. Trota lacustre del Garda attraverso il ripristino ambientale dei costruzione di passaggi per pesci atti a garantire al risalita nel tratto Sarche-Dro e 11.500 es. nel tratto Dro-Foce), siti riproduttivi e programmi annuali di riproduzione artificiale. in corrispondenza di ostacoli artificiali invalicabili, riduzione soprattutto se confrontati con l’imponente quantitativo di trote A degli afflussi inquinanti attraverso impianti tecnologici di fario immesse agli stadi di sviluppo giovanili (744.650 es. nel ripopolamento condotta a cavallo tra Ottocento e Novecento depurazione, riqualificazione morfologica degli alvei fluviali tratto Sarche-Dro e 854.820 es. nel tratto Dro-Foce) e adulto dallo stabilimento di Pescicoltura Sperimentale di Torbole sul etc.); (12.210 kg nel tratto Sarche-Dro e 19.595 kg nel tratto Dro- Garda, la Trota lacustre venne diffusa artificialmente in altre Foce). acque Trota marmorata a partire da riproduttori naturali con La marginale presenza della Trota marmorata nel basso relativamente stabili (Lago di Molveno, Lago di Caldonazzo), incubazione embrionale e, in alcuni casi, successivo corso del Sarca, oltre ad impedire qualsiasi attendibile riducendo i rischi attuali di estinzione che, d'altra parte, sono svezzamento in cattività e allevamento a ciclo chiuso o elaborazione di carattere quantitativo sulla popolazione accentuati dalla minaccia di introgressione genetica dovuta semi-chiuso; locale, costituisce uno degli elementi di maggiore alterazione alla ripetuta introduzione di Salmonidi concorrenti, anche rispetto allo stato di riferimento. conspecifici o presunti tali, di non meglio precisata parte dei pescatori dilettanti; interventi di miglioramento degli habitat (rilascio di deflussi minimi garantiti a valle delle derivazioni attivazione di centri per la riproduzione artificiale della ripopolamento della Trota marmorata nelle acque libere artificiale e ripopolamento ad corrispondenti al suo ambiente elettivo. seguito della dell'attività provincia di dove riproduzione ha costituito artificiale e popolazioni provenienza esotica. I dati qualitativi e quantitativi e le informazioni disponibili Trota lacustre - Salmo [trutta] trutta m. lacustris (Linaneus, 1758) Per questi motivi è ritenuta in pericolo critico nel reticolo sull’attuale presenza e consistenza numerica del taxon nel Secondo una consolidata interpretazione tassonomica, la idrografico provinciale (Betti, 1996). basso corso del Fiume Sarca descrivono una situazione al Trota lacustre costituisce un semplice ecotipo lacustre della Pur essendo correttamente indicata dalla Carta ittica del limite dell’estinzione. Di fatto, la specie risulta del tutto Trota fario, sebbene siano note anche forme lacustri della Trentino come specie marginale nel basso corso del Fiume assente in tutti i rilievi di monitoraggio per l’aggiornamento Trota marmorata. In ogni caso, è certa l'originaria presenza Sarca, in quanto quest’ultimo ne costituisce soltanto l’habitat della Carta ittica svolti tra il 2002 e il 2008, sia nella stazione del taxon nel reticolo idrografico trentino, e particolarmente temporaneo, la Trota lacustre assume un particolare valore di rilevamento di Pietramurata, sia in quella di Arco, mentre nel Lago di Garda, dove lo sfruttamento attraverso la pesca nell’ambito del presente lavoro, poiché i fondali ghiaioso- 61 ciottolosi del basso Sarca costituiscono, di fatto, l’ambiente approfondite ricerche di carattere genetico non forniranno tuttavia, è probabilmente all’origine del differenziamento della riproduttivo esclusivo della popolazione del Lago di Garda. ulteriori popolazione forma lacustre rispetto a quella fluviale. Durante le fasi calde Importanti aspetti di analisi dello stato della popolazione strettamente autoctona e autonoma da un punto di vista del Quaternario, infatti, il livello marino era certamente molto locale di Trota lacustre, delle sue cause, del suo possibile riproduttivo, probabilmente separata da barriere significative più alto, la portata dei fiumi più abbondante, mentre l’apporto restauro sono oggetto di uno studio svolto dal Servizio di carattere genetico rispetto alle popolazioni residenti negli di sedimenti alluvionali, sia nella valle del Sarca, sia nella Faunistico della Provincia Autonoma di Trento nell’anno 2001 affluenti. valle Padana, non aveva ancora raggiunto i livelli attuali. È (Betti, 2002). Se ne riportano di seguito alcuni stralci Da un punto di vista fenotipico, la forma lacustre differisce certo, dunque, che dove oggi c’è il lago, in tempi non molto significativi. sensibilmente dalla forma fluviale. Le dimensioni corporee remoti, si insinuava il Mare Adriatico. A queste evoluzioni Va comunque rilevato che, pur essendo acquisito il fatto che massime raggiungono valori molto superiori rispetto alle idrografiche intense e relativamente rapide, e ai conseguenti la Trota lacustre costituisce una forma ecotipica della Trota popolazioni di fario dei torrenti montani, potendo superare i fenomeni di isolamento geografico, è dovuto, con ogni comune o Trota fario, alcuni autori (Tortonese, 1970) 130 cm di lunghezza e i 15 kg di peso. La forma corporea è probabilità, lo sviluppo degli endemismi gardesani, a partire segnalano anche la presenza di una forma lacustre della più slanciata, l’incisura caudale più profonda, il profilo del dal Carpione del Garda e dall’Agone, per arrivare fino alla Trota razza capo più acuto, l’apertura buccale più ampia, la dentatura Trota lacustre. Secondo l’ipotesi di D’ANCONA e MERLO (1959), individuata, nel Basso Sarca, dal nome dialettale miaga), particolarmente sviluppata. La livrea ha una caratteristica lo stesso Carpione del Garda sarebbe il risultato di una mentre precedentemente alla attuale classificazione come base argentea, alla quale si sovrappongono macchie origine recente dalla stessa Trota lacustre, attraverso un morpha, la Trota lacustre è stata indicata da numerosi autori puntiformi di colore esclusivamente nero e per lo più dalla processo di speciazione simpatrica. come sottospecie di Salmo trutta e anche come buona tipica forma di “X”. Nei giovani sono ben riconoscibili le Le trote del Benaco trascorrono dentro l’ambiente lacustre specie (Salmo lacustris). macchie “parr”, che tuttavia, al contrario di quanto avviene l’intero periodo giovanile, fino al raggiungimento della nelle forme meridionali (mediterranee) della Trota fario, maturità sessuale, che presumibilmente cade a 2-3 anni tendono presto a scomparire e sono del tutto assenti negli d’età per i maschi e a 3-4 anni d’età per le femmine, quando adulti. la lunghezza corporea totale è intorno ai 35-40 cm. Nella di L’aspetto più caratterizzante della biologia della Trota fase giovanile possono sfruttare le grandi risorse trofiche numerose popolazioni. Queste mostrano una forte tendenza lacustre del Garda, come delle popolazioni degli altri grandi disponibili, e particolarmente lo zooplancton, costituito in alla separazione, anche genetica e riproduttiva, rispetto alle laghi prealpini, è la permanenza nell’ambiente lacustre per prevalenza da Rotiferi e Caldoceri, ma anche i grandi banchi popolazioni simpatriche che popolano i corsi d’acqua l’intera fase trofica e la migrazione riproduttiva autunnale che di pesci pelagici, costituiti prevalentemente dall’Alborella. immissari, siano esse appartenenti alla semispecie S. (t.) comporta la risalita degli immissari (con forte prevalenza del Gli trutta o alla semispecie S. (t.) marmoratus. Fiume Sarca). Di fatto, è la strategia tipica dei pesci migratori probabilmente, come avviene per gli altri Salmonidi, non si anadromi, con la differenza che l’ambiente trofico non è alimentano, hanno nel lago una dieta alimentare più costituito dal mare, bensì da un grande lago. Questo aspetto, spiccatamente proteica, a base di pesci di piccole e medie marmorata (che corrisponderebbe alla Le particolari condizioni dell’ambiente trofico della specie, costituito appunto dai grandi laghi montani e pedemontani, nonché numerosi aspetti della biologia e del comportamento, spingono, comunque, a riconoscere l’individualità Anche per il Lago di Garda, dunque, è lecito supporre, finché chiarimenti, l’esistenza 62 di una adulti, che nel periodo della risalita riproduttiva 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA dimensioni, costituiti, dunque, non solo da alborelle. La riproduzione avviene immediatamente dopo la risalita e soprattutto l’incubazione coincide con le minime portate La dinamica di crescita è molto rapida: al termine del primo riproduttiva. Come le altre trote, anche la lacustre forma invernali, anno d’età la lunghezza totale media è di circa 15 cm, al coppie riproduttive. È la femmina che occupa il sito ulteriormente da prelievi idrici, oppure alterate per effetto secondo anno di 25 cm e al terzo di 35-40 cm (CONFORTINI, riproduttivo anche in competizione con le altre femmine dell’andamento discontinuo degli scarichi dalle centrali 1995). L’età massima è superiore a quella delle forme fluviali, mature. Ogni femmina scava una depressione nel fondale, idroelettriche: nei tratti a valle delle centrali le escursioni di potendo raggiungere probabilmente i 20 anni. spostando a colpi di coda il materiale ghiaioso. I maschi si portata superano in molti casi il 1000%. che attualmente risultano spesso ridotte disputano il possesso della femmina, e con essa dell’area di La presenza della Trota lacustre nel Lago di Garda e il suo riproduzione. corteggiamento sfruttamento attraverso la pesca è testimoniata da tempi servono a sincronizzare la deposizione delle uova e la molto remoti, sebbene le prime documentazioni tramandate l’emissione dello sperma. Le uova fecondate (ogni femmina riproduzione della Trota lacustre implica un fenomeno di per via scritta risalgano al X secolo, quando la risorsa ittica matura ne produce circa 2.000 per kg di peso corporeo) hooming che spinge i riproduttori a risalire dall’ambiente da res nullius incominciò ad essere amministrata come vengono poi ricoperte con la ghiaia precedentemente trofico all’ambiente riproduttivo fluviale. Nel caso specifico, il diritto, e dunque privilegio feudale (MARTINELLI, 1998). asportata e lasciate in incubazione fino alla schiusa, che primo è costituito dall’intero bacino lacustre del Benaco, avviene mediamente dopo 50-90 giorni, in funzione della mentre il secondo è costituito quasi esclusivamente dal temperatura dell’acqua e in ragione di circa 450°C/giorno. maggiore immissario, il Fiume Sarca, il cui tratto terminale, Alla schiusa le larve usufruiscono, per circa un mese, come confermano numerosi documenti storici, è da sempre dell’abbondante materiale nutritivo del sacco vitellino. Il comportamento è spiccatamente solitario, diurno e territoriale. Come per numerose altre specie di Salmonidi, luogo di una massiccia risalita riproduttiva autunnale, alla quale fa seguito la riproduzione vera e propria e l’incubazione delle uova. Secondo MALFER (1973) la risalita riproduttiva, che avviene tra novembre e gennaio, con il culmine nella prima metà di dicembre, interessava gli ultimi 15 chilometri del corso del Sarca, tra Pietramurata e la foce. Comportamenti rituali di Gestiti e amministrati dai feudatari, per molti secoli, dall’inizio del Medioevo fino al passato recente (anno 1958), i diritti di pesca sui diversi settori del Lago di Garda e sul Fiume Sarca furono quasi costantemente affidati in gestione ai pescatori locali che, tra regolamenti e imposizioni, dietro il pagamento Una simile strategia riproduttiva, che vede questi salmonidi di canoni e tasse, li sfruttarono spesso come beni di tra i pochi pesci a riproduzione autunnale-invernale, risulta sussistenza. particolarmente vulnerabile per i seguenti motivi principali: Nell’ambito del presente studio ha una valenza particolare la 1. l’incubazione delle uova è temporalmente molto lunga, e lunghissima esperienza della pescaia di Torbole. Si tratta di nel periodo di permanenza degli embrioni nel substrato una struttura permanente di sbarramento del corso d’acqua, ghiaioso possono accadere molti eventi dannosi; dislocata circa 500 m a monte della foce nel lago e 2. i siti di riproduzione esclusivi hanno caratteristiche molto I substrati esclusivi di nidificazione delle trote sono costituiti finalizzata alla cattura dei riproduttori di Trota lacustre in particolari (granulometria ghiaiosa del substrato, alta dai letti ghiaiosi, anche intercalati con piccoli ciottoli, risalita, durante il periodo riproduttivo. Altre strutture minori permeabilità, presenza di correnti laminari interstiziali, altamente incoerenti, attraversati da correnti interstiziali e sorsero anche sui rami laterali del delta fluviale. assenza di limi intasanti etc.) e sono sempre più rari a con profondità d’acqua comprese normalmente tra 10 e 50 causa delle numerose alterazioni morfologiche degli alvei; cm. 3. la riproduzione avviene in condizioni idrologiche di magra, 63 Con alterne vicende, segnate dagli eventi storici, la “peschèra” di Torbole fu attiva con sorprendente continuità a partire almeno dal XII e fino alla metà del XX secolo, quando la Trota lacustre sono le seguenti. 223 q nel 1898, 158 q nel 1925 e 250 q nel 1938 (BERNARDI, la totale conversione all’uso idroelettrico del Fiume Sarca determinò la sua definitiva dismissione. La cessione dei diritti per il suo sfruttamento, che fin dall’inizio e con brevi periodi di esproprio erano stati privilegio feudale dei Conti d’Arco, ebbe luogo nel 1958. La struttura era formata da un rudimentale, ma efficace sbarramento in tronchi infitti nel substrato e uniti da traverse, alle quali erano addossate verghe di frassino (arele) in modo da formare un ostacolo al deflusso delle acque del fiume. Queste defluivano con maggiore velocità e turbolenza in corrispondenza di alcuni varchi, una sorta di stretti passaggi obbligati non solo per l’acqua, ma anche per i riproduttori di Trota lacustre in risalita. In corrispondenza di questa porta i pesci venivano catturati, nel periodo di risalita, che cade tra novembre e gennaio, con vari strumenti di cattura costituiti per lo più da reti coniche e trappole. 1956). autore Marsilli Pollini Volta De Filippi Ambrosi De Betta Canestrini De Cobelli Bettoni Butturini Garbini Pavesi Garbini Largaiolli Garbini Malfer Pomini Tomasi Malesani Oppi Oppi anno abbondanza relativa 1725 1816 1828 1844 1851 1862, 1863 1872 1873 1884 1885 1893 1896 1897 1902 1904 1927 1937 1963 1973 1974 1988 presente presente presente abbondante presente presente presente presente presente presente presente presente presente frequente abbondante presente scarsa presente rara Tabella 12: Evoluzione storica dell'abbondanza relativa della Trota lacustre nel Lago di Garda. Altri dati si deducono da varia documentazione storica, complessivamente analizzata da MARTINELLI (1998), e si La tradizionale attività di pesca dei riproduttori in risalita, esercitata da secoli presso la pescaia di Torbole, assunse un nuovo significato nella seconda metà dell’Ottocento, quando sulla base del ricorrente impoverimento della fauna ittica lacustre, dei timori di un prelievo eccessivo e non sostenibile della risorsa ittica e della fiducia nelle nuove tecniche di ripopolamento ittico, nacque l’idea di avviare la riproduzione artificiale delle trote sfruttando i riproduttori catturati dai pescatori. Ne nacque lo Stabilimento di Pescioltura Artificiale di Torbole che, ideato da Francesco Canevari, entrò in funzione nel 1879 e continuò la sua attività, con la sola interruzione durante la Prima Guerra Mondiale, fino al 1933. Nata per riprodurre la Trota lacustre e ripopolare il Lago di Garda, la pescicoltura di Torbole si ampliò e divenne un vero e proprio centro ittico provinciale, che forniva avannotti per il ripopolamento di molte acque ferme e correnti del Trentino, anche attraverso i numerosi incubatoi di valle ai quali Molti riproduttori, in ogni caso, riuscivano a superare riferiscono prevalentemente al pescato delle tre pescaie comunque l’ostacolo, raggiungendo i siti di frega a monte. attive per secoli, in modo pressoché stabile durante la risalita Di fatto, per secoli è stata esercitata una pesca intensiva sui riproduttiva delle trote, sul tratto terminale del Fiume Sarca e riproduttori proprio nella fase più critica del ciclo biologico, sui due principali rami laterali (Perosina e Fitta). Se ne senza che questo abbia mai determinato i rischi di estinzione deduce che il pescato annuo di lacustri sul Sarca si aggirava, indotti, invece, in soli cinquant’anni, dai più recenti interventi anche con forti oscillazioni nel tempo, tra i 100 e i 500 Oltre alla Trota lacustre, nello stabilimento ittiogenico furono di strutturale modificazione ambientale dei siti riproduttivi. quintali. allevati e riprodotti anche altri Salmonidi, in prevalenza di CONFORTINI (1995) riporta un elenco delle segnalazioni Non sono noti dati assoluti sui quantitativi storici di pescato di storiche, dal 1725 al 1988, delle presenze ittiche nel Lago di Trota lacustre nell’intero bacino lacustre. Relativamente alla Garda, traendone indicazioni di abbondanza relativa, che per sola porzione trentina del lago, il pescato risulta essere di 64 venivano inviate le uova embrionate. Per questo è lecito pensare che traccia delle semine effettuate in molti corsi d’acqua e laghi del Trentino, tra cui il Fiume Adige e il Lago di Caldonazzo, rimanga ancora oggi. provenienza esotica, come la Trota iridea e il Salmerino di fonte che, insieme a incroci artificiali tra Trota fario e Trota lacustre, furono abbondantemente immessi anche nel Lago di Garda. Di particolare rilievo è la riproduzione artificiale, nel 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA periodo 1886-1897, del Carpione del Garda, con una luogo riproduttivo pressoché esclusivo, aveva un’importanza dilettanti e riferiti al decennio 1991-2000, che tuttavia produzione oscillante tra 45.000 e 380.000 avannotti. vitale anche per la popolazione lacustre. I dati disponibili soffrono di una incerta credibilità a causa della difficoltosa Le quantità di avannotti di Trota lacustre provenienti dalla sull’attuale e identificazione della Trota lacustre rispetto alla fario, riproduzione artificiale nella pescicoltura di Torbole e generalmente imprecisi, ma si può dire senza dubbio che copiosamente immessa per via artificiale in tutti questi destinate alle immissioni di ripopolamento dell’intero Lago di nel Lago di Garda la Trota lacustre è diventata molto rara e ambienti. Garda, nel periodo 1881-1913, oscillano tra valori minimi di che la maggior parte delle catture segnalate dai pescatori circa 70.000 individui (anno 1888) e un valore massimo di vanno riferite in realtà a trote fario o trote iridee immesse oltre 970.000 individui (anno 1901). Tra il 1898 e il 1904 è artificialmente (CONFORTINI 1995). segnalata la semina complessiva di 823.000 avannotti I dati del passato recente sull’abbondanza della Trota derivanti dall’incrocio artificiale tra Trota lacustre e Trota lacustre nel settore trentino del Lago di Garda sono fario. scarsissimi e si riferiscono, per lo più, a segnalazioni verbali Dopo il 1933, la Società di Piscicoltura Artificiale di Torbole si da parte di pescatori e personale di sorveglianza ittica. sciolse, e le sue funzioni di riproduzione e ripopolamento Essendo a tutti gli effetti “acqua libera” per la pesca ittico furono assunte dal Consorzio obbligatorio per la tutela dilettantistica, il Garda trentino non gode della registrazione della pesca nei Laghi di Garda e Idro, che nel 1952 divenne delle catture di Salmonidi, obbligatoria in tutte le altre acque l’organismo unico destinato a gestire anche lo Stabilimento pubbliche della provincia. Le informazioni disponibili indicano ittiogenico di Peschiera e gli incubatoi di Cassone, Sirmione la sporadica cattura di esemplari adulti sia nel lago, Tabella 13: Catture di esemplari di Trota lacustre registrate dai pescatori dilettanti. Fonte dei dati: Servizio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento (i valori si riferiscono ai soli permessi restituiti) *= solo dati F.I.P.S. e Bardolino. La riproduzione artificiale della Trota lacustre prevalentemente con l’uso della tirlindana, sia nel tratto Per la sponda veronese le quantità di pescato in peso di ebbe un progressivo declino, fino a interrompersi pressoché terminale del Fiume Sarca, a valle della briglia della centrale “trote” generiche, per il periodo 1988 – 2000, sono indicate integralmente nel 1958, in coincidenza con la definitiva di Torbole. Risultano anche testimonianze su una certa, sia nel grafico seguente. conversione idroelettrica del basso corso del Fiume Sarca. pure modesta, attività di risalita nel periodo riproduttivo L’abbondanza relativa e assoluta della Trota lacustre nel popolamento ittico del Garda è andata rapidamente diminuendo negli ultimi decenni, con intensità crescente a abbondanza della specie sono pochi (novembre-gennaio) lungo il tratto terminale del Fiume Sarca, che tuttavia si interrompe in modo pressoché totale in corrispondenza della briglia della centrale di Torbole. partire dal secondo Dopoguerra. Il fattore principale è Per il Fiume Sarca, il Torrente Varone e i laghi della Valle dei certamente da attribuire alla generale alterazione non tanto Laghi dell’ambiente lacustre, che grazie alla sua elevata capacità naturalmente, sia a seguito di immissioni di materiale tampone ha assorbito l’effetto di fattori di inquinamento proveniente dallo Stabilimento di Pescicoltura di Torbole, anche intensi, ma piuttosto del Fiume Sarca che, essendo il sono disponibili i seguenti dati registrati dai pescatori popolati in passato 65 dalla Trota lacustre, sia anno 1991* 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Fiume Sarca n° Torrente Varone n° 12 22 13 19 9 Lago di Lago di S. Lago di Totale Toblino Massenza Cavedine n° n° n° n° 7 10 4 21 22 6 4 32 42 24 161 227 12 8 176 196 19 12 206 237 45 45 6 12 30 8 30 14 27 9 37 Per la Provincia di Brescia, i dati di cattura rilevati solo recentemente e solo dai pescatori professionisti non sono ritenuti significativi. con pesci della stessa specie, o meglio della stessa QUANTITÀ (in kg) DI PESCATO DI TROTE NEL GARDA VERONESE DAL 1988 AL 2000 fonte: Cooperativa fra Pescatori Garda 400 350 300 200 150 100 Coregone 400,000 ultimi, in particolare, possono costituire un subdolo fattore di Lago Cavedine T. fario 20,000 Lago Cavedine TOTALE 420,000 Lago S.Massenza Coregone Lago S.Massenza T. fario 1,200 strettamente indigena, provocando la perdita almeno parziale Lago S.Massenza TOTALE 1,200 del suo originale patrimonio genetico acquisito in lunghi Lago Toblino Coregone Lago Toblino T. fario 950 2,520 Lago Toblino TOTALE 950 202,520 2,150 772,520 alterazione genetica della popolazione 1997 1990 1991 1992 1993 1994 ANNI 1995 1996 1997 1998 1999 TOTALE 1997 biologico. 0 2000 Illustrazione 37: Si può stimare con buona approssimazione, comunque, che 200,000 T. iridea 1,160 12,000 Anche semine recenti di “trote lacustri”, condotte nella parte T. fario 40 12,000 F.Sarca (Mandelli-foce Sarca) TOTALE 1,200 12,000 centrale F.Sarca (centrale Fies-foce) T. fario 1,160 37,000 F.Sarca (centrale Fies-foce) TOTALE 1,160 37,000 Lago Cavedine T. fario Lago Cavedine TOTALE Lago S.Massenza T. fario 900 Lago S.Massenza TOTALE 900 Lago Toblino T. fario 590 Lago Toblino TOTALE 590 Lago Toblino-S.Massenza T. fario 300 8,000 Lago Toblino-S.Massenza TOTALE 300 8,000 4,150 78,000 e meridionale del lago per iniziativa delle amministrazioni provinciali di Verona e Brescia, sulla spinta corrisponda al 50-60% del totale. Sfuggono ai rilievi, invece, state effettuate con materiale ittico di provenienza esotica, le catture, da ritenersi non trascurabili, effettuate dai talora di origine imprecisata e prevalentemente riconducibile pescatori dilettanti su tutto il lago. a ceppi del versante settentrionale delle Alpi, già indicati da nell’ultimo secolo nel Lago di Garda e nei suoi principali 150,000 F.Sarca (Mandelli-foce Sarca) dei rilevanti interessi legati alla pesca professionale, sono interventi di immissione ittica effettuati anche soltanto 150,000 F.Sarca (Mandelli-foce Sarca) il pescato dei pescatori professionisti della sponda veronese È praticamente impossibile ricostruire il complesso degli adulti e avannotti e giovani oltre giovani fino a 15 cm di LT 15 cm di LT kg n° Lago Cavedine tempi di evoluzione attraverso i processi dell’adattamento 50 1989 specie sottospecie, ceppi genetici o popolazioni differenti. Questi progressiva 250 1988 Località di semina superspecie Salmo (trutta), ma appartenenti a semispecie, 450 QUANTITÀ (kg) anno 1998 molti autori come sensibilmente differenti dalla popolazione TOTALE 1998 gardesana. Nella parte trentina del Lago non sono state effettuate 21,000 21,000 F.Sarca (foci) T. fario 25 F.Sarca (foci) T. iridea 25 F.Sarca (foci) TOTALE 50 T. iridea 485 485 immissari. Detto dell’importante attività svolta dagli impianti immissioni recenti di Salmonidi, ma queste hanno interessato F.Sarca (Linfano-Foci) F.Sarca (Linfano-Foci) TOTALE ittiogenici di Torbole, e secondariamente Peschiera e l’intera area della Valle dei Laghi e del Basso Sarca, F.Sarca (p.te Arco-foci) T. fario Bardolino, è comunque utile avere un quadro generale delle compreso il tratto terminale. La tabella seguente raduna i dati F.Sarca (p.te Arco-foci) TOTALE F.Sarca (p.te Variante Dro-Foci) T. fario 1,050 35,000 F.Sarca (p.te Variante Dro-Foci) TOTALE 1,050 35,000 Lago Cavedine T. fario Lago Cavedine TOTALE Lago S.Massenza T. fario 1,240 Lago S.Massenza TOTALE 1,240 Lago Toblino T. fario 6,000 Lago Toblino TOTALE 6,000 introduzioni del passato recente, che possono aver condizionato per via diretta e indiretta la popolazione relativi al quadriennio 1997-2000 forniti dal Servizio Faunistico della Provincia di Trento, ulteriormente elaborati. indigena di Trota lacustre. Hanno particolare significato, soprattutto, le introduzioni di pesci in qualche modo competitori, come ad esempio i Salmonidi americani 1999 TOTALE 1999 introdotti negli ultimi 150 anni (Trota iridea, Salmerino di fonte, Salmone argentato), nonché i ripopolamenti effettuati 66 40,000 40,000 8,000 8,000 2,825 89,000 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA anno 2000 Località di semina specie adulti e avannotti e giovani oltre giovani fino a 15 cm di LT 15 cm di LT kg n° F.Sarca (Dro-centrale Torbole) T. fario 20,000 F.Sarca (Dro-centrale Torbole) TOTALE 20,000 F.Sarca (Mandelli-foci) T. iridea 50 F.Sarca (Mandelli-foci) TOTALE 50 F.Sarca (p.te variante Dro-Foci) T. fario 900 25,000 F.Sarca (p.te variante Dro-foci) TOTALE 900 25,000 F.Sarca (presa Mandelli-foci) T. iridea 400 25,000 F.Sarca (presa Mandelli-foci) TOTALE 400 25,000 F.Sarca (Sarche-foci) T. fario 130,000 F.Sarca (Sarche-foci) TOTALE 130,000 Lago Cavedine T. fario 50,000 Lago Cavedine TOTALE 50,000 Lago S.Massenza T. fario 1,260 30,000 Lago S.Massenza TOTALE 1,260 30,000 Lago Toblino T. fario 20,000 Lago Toblino TOTALE 20,000 TOTALE 2000 2,610 400,000 TOTALE 1997-2000 11,735 1,339,520 Nella parte veronese del lago le immissioni ittiche di trote effettuate nel periodo 1987-2000, secondo i dati forniti dal tutela faunistico-ambientale della Provincia di Verona, sono date in tabella 15. Per quanto riguarda le immissioni ittiche nella parte bresciana del lago, l’Ufficio Pesca della Provincia di Brescia fornisce i dati in tabella 16, relativi al periodo 1996-2001. LT 6-9 cm 6-9 cm 6-9 cm 6-9 cm 6-9 cm 4-6 cm 4-6 cm 4-6 cm 7-10 cm 4-6 cm 4-6 cm 7-10 cm 7-10 cm 5-7 cm 4-6 cm 15-18 cm 5-7 cm n° 100.000 100.000 100.000 100.000 60.000 300.000 300.000 300.000 11.000 300.000 300.000 30.000 15.000 350.000 350.000 20.000 280.000 anno 1987 1988 1989 1990 1993 1994 1995 1996 1996 1997 1998 1998 1999 1999 2000 2000 2001 catturati dai pescatori e registrati nel decennio 1999-2008 soli 51 esemplari di Trota lacustre (7 tra le Sarche e Dro e 44 tra Dro e la foce). In attuazione del suddetto progetto di ripristino della locale popolazione di Trota lacustre del Lago di Garda, oltre alla effettiva realizzazione di alcuni interventi strutturali volti a ripristinare la continuità longitudinale del tratto terminale del fiume, a partire dal 2005 sono state condotte immissioni di ripopolamento nel tratto terminale del fiume, a valle di Arco (Linfano), per un numero complessivo di 60.500 esemplari di taglia compresa tra i 4 e i 9 cm, ottenuti in prevalenza da riproduttori provenienti dal Lago di Caldonazzo. Anche in relazione con il complesso degli interventi suddetti, Tabella 15: Immissioni ittiche nella parte veronese del Garda (1) Materiale ittico proveniente dall’allevamento ittico Martin di Salisburgo. Tabella 14: Settore specie Trota iridea Trota iridea Trota iridea Trota iridea Trota fario Trota fario Trota fario Trota fario Trota lacustre (1) Trota fario Trota fario Trota lacustre (1) Trota lacustre (1) Trota fario Trota fario Trota fario Trota fario e soprattutto per effetto dell’eliminazione delle barriere artificiali specie Trota fario Trota fario Trota lacustre (1) Trota lacustre (1) Trota lacustre (1) Trota lacustre (1) Trota lacustre (1) Trota lacustre (1) Trota lacustre (1) LT 6-9 cm 6-9 cm 6-9 cm 6-9 cm 9-15 cm 6-9 cm 9-15 cm 6-9 cm 9-15 cm n° 40.000 40.000 5.000 30.000 10.000 30.000 10.000 20.000 10.000 anno 1996 1997 1998 1999 1999 2000 2000 2001 2001 Tabella 16: Immissioni itiche nella parte bresciana del Garda (1) Materiale ittico proveniente da troticolture commerciali. alla migrazione riproduttiva controcorrente e dell’incremento delle portate minime fluenti in alveo, alcune segnalazioni recenti comunicazioni (Ass. personali) Pescatori indicano un Basso Sarca, moderato, ma significativo incremento della risalita riproduttiva dal Lago di Garda, attestata dalla cattura tramite elettropesca di alcuni esemplari anche a monte della briglia della centrale idroelettrica di Torbole. Trota fario - Salmo [trutta] trutta - Linnaeus, 1758 Come atteso, la presenza della Trota lacustre nel basso La Sarca risulta del tutto sporadica sia dai dati sui monitoraggi semispecie Salmo [trutta] trutta L., facente parte dell’ampio ittici per l’aggiornamento della Carta ittica, sia dai dati di gruppo superspecifico Salmo [trutta] L., tuttora soggetto a cattura dei pescatori (si tenga presente, peraltro, che nel fenomeni di deriva ed isolamento genetico e di speciazione periodo tardo autunnale della risalita riproduttiva delle trote (Gandolfi et al., 1991) che hanno avuto inizio con ogni lacustri la pesca è chiusa). Complessivamente risultano probabilità tra 3 e 1 milione di anni fa (Lorenzoni et al., 67 Trota fario viene attualmente classificata come 2005). La Trota fario, affine alla Trota marmorata Salmo immissione a scopo di cosiddetto "ripopolamento" di grandi induce [trutta] marmoratus Cuv., predilige le acque fredde, pure e quantitativi di trote fario di allevamento, generalmente popolamenti ittici naturali dei corsi d’acqua alpini e prealpini, ben ossigenate dei torrenti montani, ma la sua originaria riconducibili a ceppi selezionati di chiara origine atlantica, ha e dunque anche rispetto al corso inferiore del Fiume Sarca. autoctonìa nel versante meridionale delle Alpi è tuttora prodotto una diffusa sostituzione delle popolazioni naturali (di In pieno contrasto con questa evidenza, la Trota fario risulta incerta (Bernardi, 1956; Betti, 2002; Zerunian, 2002). ceppo "mediterraneo") con quelle artificiali, spesso non oggi ampiamente diffusa e numericamente comune o Costituisce, di fatto, un taxon polimorfico e politipico con una autosufficienti di ceppo "atlantico", provocando di fatto la abbondante forte variabilità genetica a livello continentale e una dispersione del patrimonio genetico delle popolazioni locali e, principalmente a causa della sua continua e massiccia numerosa varietà di razze geografiche e ceppi distinti, sui nei corsi d'acqua di fondovalle e pedemontani, l'innaturale introduzione ai fini della pesca dilettantistica. Questa pratica, quali sono attualmente in corso studi genetici e biogeografici incremento della presenza della Trota fario e dell'incidenza basata sul criterio della “coltivazione ittica” introdotto e volti degli ibridi tra Trota marmorata e Trota fario. promosso negli anni ’80 dell’Ottocento dal Consiglio distribuzione dei diversi componenti del gruppo Salmo Per questi motivi, tra i principali obiettivi della gestione provinciale d’agricoltura, rappresenta uno dei fattori che [trutta] nel continente europeo e nella penisola italica. ittiofaunistica rientra anche il recupero e il ripristino numerico condizionano in modo più intenso il popolamento ittico del L'incremento della ricerca genetica ha già consentito, negli delle popolazioni originarie di Trota fario con un generale fine fiume, talora anche in contrasto con i principi stessi della ultimi anni, di chiarire meglio il quadro dell'originaria di tutela e ripristino della diversità ittiofaunistica locale, legislazione provinciale che nella sostanza vogliono tutelare distribuzione delle trote europee e italiane, sia pure nel attraverso interventi di ripristino degli habitat naturali e, il patrimonio ittico naturale e autoctono. contesto fortemente inquinato da diffuse e ormai ultrasecolari soprattutto, di riconversione qualitativa dei ripopolamenti, immissioni in natura di trote di allevamento di ceppi quasi Storicamente le “semine ittiche” venivano effettuate con particolarmente nei rivi e torrenti montani. pesci agli stadi larvali e giovanili ottenuti tramite riproduzione Riguardo al basso corso del Fiume Sarca, la semispecie artificiale da riproduttori strettamente locali nei cosiddetti ad appurare, per quanto possibile, l’originaria esclusivamente esotici. In particolare, secondo una accreditata ricostruzione a ritenerle lungo sicuramente gran parte estranee del rispetto corso ai d’acqua, Salmo (trutta) trutta L. è da ritenere marginale nella “incubatoi di valle”. Il successivo sviluppo della troticoltura a zoogeografica, le popolazioni indigene delle Alpi meridionali composizione naturale. Anche fini commerciali, tuttavia, rese disponibili grandi quantitativi di di Salmo (trutta) trutta L., laddove realmente autoctone, accettando, il che è improprio, l’autoctonìa dei ceppi uova, avannotti e giovani di specie, razze e ceppi geografici sarebbero "mediterraneo" mediterranei di Trota fario nell’areale alpino e prealpino, essi di salmonidi di provenienza diversa, talora addirittura (Guyomard, 1989) nettamente distinto dalle popolazioni del sono ragionevolmente attribuibili ai popolamenti naturali dei transoceanica come nel caso della Trota iridea e del versante atlantico. Nell’ambito italico, d’altra parte, secondo corsi d’acqua montani e alto montani, mentre l’originaria Salmerino di fonte. L’utilizzo di questo materiale ittico nelle le più recenti teorie si distinguerebbero ulteriormente ceppi presenza immissioni del versante adriatico (dai quali avrebbe tratto origine anche pedemontani è la prova più tangibile della sua separazione progressiva sostituzione delle popolazioni originarie (Trota la semispecie S. (t.) marmoratus) e ceppi de versante spaziale, eventualmente anche simpatrica, dalla fario. marmorata, Trota lacustre, ceppi locali (?) di Trota fario, riconducibili ad un ceppo tirrenico (dai quali avrebbe tratto origine la semispecie S. (t.) macrostigma Dum.). La frequente, reiterata e diffusa del della popolamento Trota ittico marmorata nei corsi d’acqua ittiche produsse, e produce tuttora, una delle Temolo) con popolazioni avventizie geneticamente differenti popolazioni avventizie al ceppo atlantico, certamente esotico, e, soprattutto negli ultimi decenni, artificialmente selezionate In ogni caso, la frequentissima 68 appartenenza 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA (mediamente 7.259 capi/anno). ricadente in un tratto parzialmente degradato e attualmente qualche Nei grafici seguenti si osserva, per i due tratti fluviali, soggetto alle immissioni di trote pronta pesca. miglioramento nelle condizioni di allevamento e l’introduzione l’andamento del numero annuo totale di capi di Trota fario di severe normative di ordine sanitario, è continuata anche prelevati e registrati dai pescatori nell’ultimo decennio. Riguardo alla Trota fario, nonostante un nel passato più recente la diffusione di ceppi estranei ai transitoria dalla stessa Carta ittica. 9000 8000 Come emerge dai dati relativi alle semine ittiche, nel giovanili (744.650 es. nel tratto Sarche-Dro e 854.820 es. nel tratto Dro-Foce) e adulto (12.210 kg nel tratto Sarche-Dro e 19.595 kg nel tratto Dro-Foce). 7000 SALMONIDI CATTURATI grande quantitativo di trote fario agli stadi di sviluppo popolazione, dunque, nonostante la sua estraneità al popolamento ittico spontaneo, ha una valenza particolare sia 6000 5000 4000 3000 8000 6000 4000 2000 0 2000 1999 2000 2001 1000 2002 2003 2004 ANNO 1999 2000 2001 Sarca descrive anche negli aspetti quantitativi la popolazione costituita, peraltro, dai pesci immessi artificialmente. Questa 10000 0 L’analisi dell’attuale popolamento del basso corso del Fiume (le popolazioni) di Trota fario presente e in larga parte 12000 NUMERO DI TROTE FARIO CATTURATE ANNUALMENTE SUL FIUME SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008 popolamenti ittici naturali, che tuttavia è ammessa, in via decennio 1999-2008 è stato immesso nel Fiume Sarca un NUMERO DI TROTE FARIO CATTURATE ANNUALMENTE SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008 SALMONIDI CATTURATI per la produzione in cattività. 2002 2003 ANNO 2004 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 38: Andamento del numero annuale di trote fario catturate dai pescatori dilettanti nel periodo 1999-2008 nel Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) dai pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 39: Andamento del numero annuale di trote fario catturate dai pescatori dilettanti nel periodo 1999-2008 nel Fiume Sarca - tratto Dro-foce (cod. E100010) dai pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). Nei rilievi più recenti (2007) la densità della Trota fario appare bassissima, pari a 0,003 ind/m 2, per una biomassa nel descrivere le capacità produttive (capacità ittiogenica) e A fronte della sostanziale stabilità del numero di capi media di soli 0,3 g/m2. Ogni ulteriore elaborazione sulla lo stato ecologico generale del corso d’acqua, sia nel prelevati nel tratto superiore, nel tratto inferiore si osserva un popolazione caratterizzare il prelievo ittico da parte dei pescatori. deciso incremento soprattutto tra il 200 e il 2006 anche in impossibile. Dai dati di cattura dei pescatori si evince che le trote fario hanno costituito, nel decennio 1999-2008, una percentuale del totale dei salmonidi catturati e registrati pari al 95,6% nel relazione con l’incremento delle immissioni di trote fario a fronte della riduzione, tra il 1999 e il 2001, di quelle di trota iridea. locale di trota fario è, evidentemente, Diversa, appare, invece, la situazione nella stazione di Pietramurata, che rappresenta l’intero tratto Sarche-Dro, dove la Trota fario è rilevata come l’unica specie presente tratto Sarche-Dro e all’87,3% nel tratto Dro-foce, con valori Le variazioni nel tempo risultano meno evidenti dai dati del insieme totali di capi prelevati pari a 61.609 nel tratto Sarche-Dro monitoraggio ittico per la Carta ittica, che tra l’altro composizione numerica del popolamento ittico. (mediamente 6.161 capi/anno) e a 72.589 nel tratto Dro-foce fotografano, per il tratto Dro-foce, la particolare situazione della stazione di rilevamento (Arco - zona industriale), 69 allo Scazzone e costituisce il 69,6% della Qui la densità di popolazione raggiunge il valore, peraltro decisamente basso, di 0,05 ind/m 2 per una biomassa media di 3,5 g/m2. 25 La struttura della popolazione, descritta dalle seguenti illustrazioni 40 e 43, pur tenendo conto che la popolazione è 1200 0+ è certamente da attribuire ai limiti degli strumenti di 15 Wg n° individui per la presenza di cinque classi d’età. L’assenza della classe y = -4,81801 x 2,92599 R = 0,99368 20 da considerare in buona parte avventizia e condizionata dalle immissioni ittiche di ripopolamento, appare ben strutturata W vs LT Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza 600 10 5 campionamento verso le larve e le postlarve, mentre il pur 0 della classe d’età, appare molto intenso e certamente condizionato dall’intenso prelievo alieutico. La dinamica di crescita della popolazione di Trota fario è descritta dalle illusttrazioni 41 e 42. 500 480 460 440 420 400 380 360 340 320 300 280 260 240 220 180 200 160 140 120 80 100 60 40 0 20 0 naturale decremento del numero di individui all’aumentare 0 250 classi di lunghezza (10mm) 500 LT mm Illustrazione 40: Struttura in classi di lunghezza (10 mm) della popolazione di Trota fario del tratto Sarche-Dro del Fiume Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). Illustrazione 41: Curva peso-lunghezza caratteristica della popolazione di Trota fario del tratto Sarche-Dro del Fiume Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). La relazione peso - lunghezza (illustrazione 41), mostra un accrescimento medio moderatamente allometrico, con il parametro b (= 2,93) che si discosta di poco dal valore isometrico 3: l’accrescimento in peso è leggermente per difetto, rispetto all’accrescimento delle ricorrenti immissioni di ripopolamento), si osserva che la curva di crescita lineare (lunghezza totale - età) descrive un accrescimento relativamente rapido. La taglia media è di circa 12 cm al compimento del 1° anno d’età, quasi 20 cm al compimento del 2° anno, 27 al 3° e 32 al 4° anno. Struttura di popolazione, taglia media dei pesci, densità 400 80 350 70 n° individui avventizia della popolazione oggetto dello studio (a causa 450 90 lunghezza corporea. Tenendo sempre ben presente la natura almeno in parte 500 100 in y = 22,3x0,6898 R2 = 0,8347 300 60 n° catture stima effettivi 50 40 LT (mm) squilibrato, Accrescimento lineare Struttura di popolazione 250 200 30 150 20 100 10 50 0 0 0+ 1+ 2+ 3+ 4+ 5+ Età (anni) Illustrazione 43: Struttura in classi di lunghezza (anni) della popolazione di Trota fario del tratto Sarche-Dro del Fiume Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 70 0 12 24 36 48 60 72 età (mesi) Illustrazione 42: Accrescimento lineare caratteristico della popolazione di Trota fario del tratto Sarche-Dro del Fiume Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA media e biomassa media della popolazione sono fortemente Trota iridea - Oncorhynchus mykiss - (Walbaum, 1792) In passato, tuttavia, a causa della sua facilità di reperimento influenzate dal prelievo alieutico e dalle immissioni ittiche, Salmonide strettamente esotico, di origine americana nelle troticolture, la specie è stata frequentemente e trattandosi della specie di maggiore interesse attuale per la appartenente al gruppo dei salmoni del versante pacifico, massicciamente utilizzata per le immissioni ittiche ai fini della pesca dilettantistica. introdotto in Europa nella seconda metà dell’Ottocento e pesca dilettantistica. Anche in Trentino, e nel Basso Sarca, tuttora ampiamente diffuso, sia pure attraverso importanti nonostante il principio generale della tutela del patrimonio selezioni genetiche, nell’allevamento salmonicolo a fini ittico alimentari. Nell’Arco Alpino la Trota iridea è molto meno reiteratamente a diversi stadi di sviluppo, anche in deroga diffusa, invece, nelle acque libere a causa della sua diffusa rispetto alle prescrizioni della Carta ittica provinciale. inettitudine alla riproduzione: la sussistenza di popolazioni Dall’entrata in vigore della revisione della Carta ittica nel acclimatate e vitali è rara e molto localizzata in relazione sia 2002, le immissioni autorizzate di trote iridee nel F. Sarca con le differenze tra l’habitat d’origine e quello alpino e sono state del tutto sospese, permanendo, tutt’al più, prealpino, sia con la selezione genetica spinta attuata nelle l’evenienza di fughe dalle pescicolture attive lungo il corso pescicolture commerciali che ha reso i ceppi allevati del fiume o dell’immissione accidentale di pochi esemplari di sostanzialmente dipendenti dalla riproduzione artificiale. questa specie frammisti alle trote fario utilizzate nelle Salmerino di fonte - Salvelinus fontinalis - (Mitchill, 1815) Specie esotica di origine nordamericana introdotta artificialmente in Europa nella seconda metà dell’Ottocento e acclimatata localmente anche nel versante meridionale dell’Arco Alpino. Allevata attualmente in numerosi impianti ittici del Trentino non può essere immessa nelle acque libere ai sensi della Legge Provinciale sulla pesca e della Carta ittica in relazione con la sua natura di competitore rispetto ai salmonidi autoctoni e ai potenziali danni della sua diffusione. autoctono, la Trota iridea è stata immessa La sua locale presenza è dovuta all’acclimatamento di piccole popolazioni, peraltro vincolate a limitati ambienti di talora dalle 3500 3500 pescicolture commerciali utilizzato per le immissioni ittiche o, 3000 3000 infine, alla fuga da impianti ittiogenici commerciali. A 2500 2500 inquinano il materiale ittico proveniente quest’ultima causa è da attribuire, ragionevolmente, la sporadica presenza (dubbia?) nel basso corso del F. Sarca che emerge unicamente dai dati relativi al controllo delle catture dei salmonidi obbligatoriamente registrate dai pescatori dilettanti (complessivamente, soli 13 esemplari catturati e registrati nel decennio 1999-2008 tra le Sarche e la foce nel Garda). La presenza della specie nel Basso Sarca è da ritenere, dunque, avventizia e del tutto transitoria, sporadica e non stabile. NUMERO DI TROTE IRIDEE CATTURATE ANNUALMENTE SUL FIUME SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008 SALMONIDI CATTURATI NUMERO DI TROTE IRIDEE CATTURATE ANNUALMENTE SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008 SALMONIDI CATTURATI risorgiva montana, o alla presenza di alcuni esemplari che 2000 1500 1000 500 0 2000 1500 1000 500 0 1999 2000 2001 2002 2003 ANNO 1999 2000 2001 2004 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 44: Andamento del numero annuale di trote iridee catturate dai pescatori dilettanti nel periodo 1999-2008 nel Fiume Sarca - tratto Dro-foce (cod. E100010) dai pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 71 2002 2003 ANNO 2004 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 45: Andamento del numero annuale di trote iridee catturate dai pescatori dilettanti nel periodo 1999-2008 nel Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) dai pescatori dilettanti (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). immissioni ittiche. genetica attraverso fenomeni di ibridazione con il ceppo Subisce attualmente gli effetti delle profonde alterazioni del Di conseguenza la consistenza numerica della presenza "danubiano" e della maggiore tolleranza di quest'ultimo ai reticolo idrografico pedemontano, con la scomparsa di della specie si è andata facendo sempre più scarsa nel corso fenomeni di inquinamento organico delle acque fluviali. lanche e rami laterali "lenti" dei fiumi maggiori, nonché la dell’ultimo decennio, come si deduce dall’andamento del È da ritenere specie strettamente autoctona per il basso frequente alterazione dei siti di frega preferenziali costituiti numero di esemplari catturati e registrati dai pescatori corso del Fiume Sarca, dove la sua presenza è segnalata, dalle fasce costiere con vegetazione elofitica e idrofitica. Ciò dilettanti (cfr. Illustrazione 45 e Illustrazione 44) e dalla totale peraltro come rara, all’inizio del Novecento (Largaiolli, 1902). nonostante va ritenuta specie a basso rischio di estinzione, assenza di individui di questa specie nei campioni raccolti Perciò la Carta ittica del Trentino la indica come specie anche se la frequente immissione fino al passato più recente nell’ambito del monitoraggio ittico di aggiornamento della associata nei popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca e in molte acque di esemplari di allevamento di non meglio Carta ittica. nell’intero tratto Sarche-foce. precisata provenienza esotica inducono serie preoccupazioni Temolo - Thymallus thymallus - (Linnaeus, 1758) Come in molti corsi d’acqua di fondovalle e pedemontani Salmonide, tipico componente dei popolamenti ittici naturali della provincia di Trento, anche nel Sarca il Temolo è andato dei corsi d’acqua pedemontani e altoplaniziali europei, era incontro a fenomeni di forte rarefazione o totale scomparsa, Nel basso Sarca è indicata come specie marginale per il certamente presente originariamente anche nel reticolo e soltanto la sua reintroduzione, peraltro tramite immissioni tratto inferiore (Carta ittica). Originariamente e fino alla idrografico pedemontano del Trentino. di materiale ittico invariabilmente di ceppo danubiano, ne ha rettifica del tratto terminale del fiume, doveva essere, consentito una certa ripresa. Nel basso Sarca, peraltro, la peraltro, specie è da ritenere attualmente numericamente marginale, associata soprattutto agli ambienti perifluviali, ai rami con se non del tutto scomparsa, dopo che poche semine ittiche di minore velocità di corrente e alle zone costiere più ricche di ripopolamento vegetazione sommersa ed elofitica (canneti etc.). Dopo la fortissima rarefazione della specie dai corsi d'acqua pedemontani verificata negli anni '80 dell'Novecento, e dovuta al diffuso degrado della qualità ambientale complessiva dei fiumi, successivi interventi di ripopolamento hanno prodotto una rapida e consistente espansione della distribuzione della specie, con il ripristino di popolazioni vitali e autosufficienti. Come spesso avviene, tuttavia, le immissioni degli anni '80 e '90 sono state effettuate con stock condotte tra il 2001 e il 2002 riguardo ai rischi di inquinamento genetico delle popolazioni locali. componente stabile del popolamento ittico, (complessivamente 2.000 esemplari di taglia 12-15 cm) ne Oggi, pur essendo stabilmente insediata nel Lago di Garda, avevano prodotto un’estemporanea, modesta ricomparsa, la specie non è segnalata da nessuna fonte disponibile nel come attestano i registri delle catture dei pescatori (262 Fiume Sarca. catture rilevate tra il 2000 e il 2006). Anguilla - Anguilla anguilla - (Linnaeus, 1758) ittici di provenienza esotica, riconducibili al ceppo danubiano Luccio - Esox lucius - Linnaeus, 1758 Specie catadroma ad ampia distribuzione europea che della specie prodotto in allevamenti specializzati austriaci e Specie ad ampia diffusione olartica e neartica, certamente trascorre la fase trofica nelle acque interne che raggiunge sloveni. In tal modo, le popolazioni indigene sono state in indigena nel reticolo idrografico trentino, con spiccata con migrazioni diffuse lungo il reticolo idrografico, anche larga parte sostituite da popolazioni di ceppo differente, preferenza per gli ambienti lacustri di media e bassa quota, superando ostacoli alla risalita tramite percorsi alternativi, sicché quelle originarie sono da ritenere in pericolo oltre alle acqua lente dei fiumi maggiori e delle risorgive anche fuor d'acqua. La sua presenza era segnalata, fino principalmente per effetto delle difficoltà di distinzione pedemontane. all'Ottocento, anche nelle zone più interne delle principali rispetto a quelle avventizie, dei rischi di introgressione vallate del Trentino. 72 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA Oggi in Trentino l'abbondanza e la distribuzione della specie portate fluenti nel fiume, zona di insediamento stabile e Triotto - Rutilus erythrophthalmus - Zerunian, 1982 risultano contratte a causa delle interruzioni della continuità habitat trofico della specie, anche grazie all’abbondante Questo fluviale di tutti i corsi d'acqua pedemontani e di fondovalle, risorsa alimentare costituita dalle locali popolazioni di settentrionale, che ne ostacolano fortemente le migrazioni (Betti, 2006). ciprinidi. ubiquitaria La Carta ittica del Trentino la indica come specie associata Pigo - Rutilus pigus - (Lacépède, 1804) nei popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca nell’intero tratto Probabilmente questo ciprinide era ampiamente diffuso in Subisce gli effetti di certe forme di degrado ambientale e, Sarche-foce. Trentino, fino al primo Novecento, nella fascia pedemontana, soprattutto, Riguardo alla consistenza numerica attuale della specie nel sia in ambiente lacustre che fluviale, tanto che il Largaiolli provenienza esotica come il Leucisco rosso, ma in virtù della basso corso del Fiume Sarca, la sua presenza non compare (1902) ne riferisce la presenza nel Fiume Adige e ne riporta il sua elevata tolleranza e prolificità, non corre rischi di nel tratto superiore (a monte di Dro) secondo i dati del nome dialettale "Orada dell'Ades". Oggi è certamente estinzione nel reticolo idrografico provinciale. monitoraggio ai fini della Carta ittica, mentre è segnalata, sia presente solo nel Lago di Garda. Nel basso corso del Fiume Sarca è da considerare specie pure con una scarsa abbondanza, nel tratto a valle di Dro È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la autoctona ma marginale, poiché l’ambiente francamente negli anni 2002 e 2004. cui conservazione richiede la designazione di zone speciali fluviale non ha le caratteristiche del suo habitat tipico. In realtà, secondo le informazioni integrative disponibili (di di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva La sua presenza non risulta né dal monitoraggio ittico per la carattere qualitativo) nel tratto terminale del Fiume Sarca, a 1992/43/CEE. Carta ittica, né da segnalazioni di altro tipo, sebbene la sua valle della centrale della Brossera, ma anche nel tratto La specie, secondo la Carta ittica del Trentino, è da ritenere presenza sia numerosa nel Lago di Garda e le caratteristiche immediatamente a monte, fino ad Arco e, in misura minore, specie autoctona ma marginale nel corso inferiore del F. assunte dal fiume a seguito della riduzione generale delle fino a Dro, la specie è insediata in modo stabile e localmente Sarca (a valle di Dro). La sua presenza, tuttavia, non emerge portate rendano alcuni tratti d’acqua profonda e lenta abbondante, particolarmente nel tratto del Linfano. Imponenti in alcun modo né dai rilievi diretti condotti nell’ambito del compatibili con la sua presenza. Originariamente la sua fenomeni di risalita delle giovani anguille sono stati osservati monitoraggio nell’ambito della Carta ittica, né da altre presenza anche recentemente in segnalazioni. perifluviali d’acqua lenta e ferma (morte, lanche etc.), oggi corrispondenza della traversa “a scivolo” della centrale idroelettrica di Torbole. È da ritenere estinta nel basso costituisce dove nelle ha acque un una ferme endemismo distribuzione e lente dell'Italia pressoché eutrofiche e mesotrofiche di media e bassa quota. corso del Sarca Se, tuttavia, originariamente il Fiume Sarca era certamente principalmente per effetto della rettifica del tratto terminale la via di diffusione delle giovani anguille in risalita verso tutta del fiume, per l’edificazione di imponenti ostacoli trasversali la vallata del Sarca e soprattutto verso i numerosi bacini alle migrazioni ittiche in controcorrente, alla conseguente lacustri della Valle dei Laghi, oggi esso costituisce nel suo inibizione degli scambi di ittiofauna con il Lago di Garda e tratto terminale, principalmente a causa degli ostacoli alla generale riduzione della portata del corso d’acqua che trasversali alle migrazioni e della generale riduzione delle ha alterato la complessità e l’ampiezza dell’ambiente fluviale. 73 ciprinide della era concorrenza probabilmente di Ciprinidi confinata agli affini di ambienti scomparsi, che costituivano, soprattutto nel tratto terminale, la naturale dotazione del fiume. Cavedano - Leuciscus cephalus - (Linnaeus, 1758) Dai dati sulle presenze ittiche raccolti nell’ambito del originarie condizioni idrologiche francamente salmonicole del Specie ad ampia valenza ecologica e con una vasta monitoraggio per la Carta ittica, nonché da informazioni di basso Sarca. In secondo luogo, le ricorrenti operazioni di distribuzione europea. natura qualitativa d’altra fonte e da osservazioni dirette, cattura e trasferimento nel Lago di Garda dei ciprinidi Non corre alcun rischio di estinzione e, anzi, la sua diffusione emerge l’abbondanza innaturalmente elevata del Cavedano invadenti (in primis del Cavedano) condotte tramite pesca e abbondanza è incrementata in molte acque (soprattutto che costituisce una componente oscillante tra il 41,4% (nel elettrica dall’Associazione Pescatori del Basso Sarca e dal torrenti di fondovalle) a causa dell'alterazione delle portate 2002) e il 14,5% (nel 2007) della composizione numerica del Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento, hanno naturali (con conseguente surriscaldamento estivo delle popolamento ittico in corrispondenza della stazione di certamente contribuito a ridurre parzialmente la presenza acque), dell'eutrofizzazione monitoraggio riduzione della specie che la Carta ittica del Trentino indica in ogni alimentare per i pesci onnivori e detritivori) e del locale dell’abbondanza relativa della specie negli ultimi anni è da caso come specie associata nei popolamenti ittici teorici del decremento numerico dei predatori naturali (soprattutto pesci attribuire, ragionevolmente, a due ordini di fattori. In primo Fiume Sarca nell’intero tratto Sarche-foce. predatori, nonché mammiferi e uccelli ittiofagi). luogo, l’avvio nell’anno 2000 dei rilasci d’acqua di rispetto La struttura della popolazione è descritta in figura 46, per il ambientale tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco (zona (con maggiore disponibilità Un simile processo è ben evidente anche nel basso corso del Fiume Sarca, e particolarmente nel tratto a valle di Arco e fino alla centrale idroelettrica di Torbole. di dalle Arco. La grandi pur modesta derivazioni idroelettriche ha determinato una modesta ma sensibile transizione dalle innaturali condizioni ciprinicole precedenti verso più consone condizioni salmonicole, sia pure ancora molto distanti dalle Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza W vs LT 5 industriale Linfano) dell’anno 2007. La dinamica di crescita della specie è descritta in figura 47, per il tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco (zona industriale Linfano) dell’anno 2007. y = -5,18422 x 3,07681 R = 0,99672 Vairone - Leuciscus souffia - Risso, 1826 1200 Specie endemica dell'Italia settentrionale, originariamente n° individui 4 1000 3 800 2 600 presente nei corsi d'acqua di fondovalle del Trentino, probabilmente con una distribuzione ubiquitaria nelle risorgive e nei fiumi pedemontani. La segnalazione, anche storica, della sua presenza in laghi meso- ed eu-trofici è 1 500 480 460 440 420 400 380 360 340 320 300 280 260 240 220 180 200 160 140 120 80 100 60 40 0 20 0 classi di lunghezza (10mm) Illustrazione 46: Struttura in classi di lunghezza (10 mm) della popolazione di Cavedano del tratto Dro-foce del Fiume Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 400 dubbia, anche a causa della frequente confusione della 200 specie con il Triotto. Oggi è in fase di contrazione numerica a causa delle 0 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 Illustrazione 47: Accrescimento lineare caratteristico della popolazione di Cavedano del tratto Dro-foce del Fiume Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 74 alterazioni fisiche dell'habitat, e in particolare dei tratti a fondo ghiaioso dei fiumi pedemontani e delle risorgive pedemontane. Risulta essere del tutto scomparso dal medio 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA corso del Fiume Adige e dai suoi affluenti T. Noce, T. Avisio e presenze ittiche raccolti nell’ambito del monitoraggio per la di Fies), dalle saltuarie piene catastrofiche e dall’incremento T. Fersina. Mantiene popolazioni ben strutturate nel basso Carta ittica, nonché da informazioni di natura qualitativa della pressione predatoria da parte dei predatori acquatici e Sarca, nel Lago di Garda, nel basso Chiese e nel medio d’altra fonte e da osservazioni dirette: la specie costituisce terrestri (non dei pescatori dilettanti, trattandosi di specie di corso del Fiume Brenta (bassa Valsugana). una componente oscillante tra il 44,2% (nel 2002), il 78,3% scarso interesse per la pesca). È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la (nel 2004) e il 72,6% (nel 2007) della composizione numerica La struttura della popolazione è descritta in Illustrazione 48, cui conservazione richiede la designazione di zone speciali del popolamento ittico in corrispondenza della stazione di per il tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva monitoraggio di Arco. (zona industriale Linfano) dell’anno 2007 (fig.). L’apparente 1992/43/CEE. La sua presenza nel tratto a monte dello sbarramento di assenza di individui giovani di taglia inferiore ai 50 mm è da La Carta ittica del Trentino la indica come specie associata Fies, attribuire con ogni probabilità ai limiti intrinseci delle tecniche nei popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca nell’intero tratto popolamento ittico nel 2004, 0,00% nel 2008) rispetto alla di cattura adottate. Sarche-foce. probabile distribuzione originaria. La diffusione del Vairone in La dinamica di crescita è descritta in Illustrazione 49, per il questo segmento fluviale è stata probabilmente favorita dalla tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco (zona riduzione e dalla stabilizzazione della portata fluente in alveo, industriale Linfano) dell’anno 2007. Il basso corso del Fiume Sarca costituisce attualmente uno degli ambienti trentini più abbondantemente popolati dalla specie. Questa condizione è ben descritta dai dati sulle invece, risulta molto ridotta (solo l’1,41% del ma ostacolata dall’inibizione delle migrazioni controcorrente dovuta agli ostacoli alla risalita (soprattutto allo sbarramento Specie ad ampia diffusione europea, certamente autoctona Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza W vs LT 2,83458 y = -4,64356 x R = 0,98309 nel reticolo idrografico trentino, dove popola sia le acque 90 correnti di fondovalle e pedemontane, sia molti laghi montani 40 80 n° individui Sanguinerola - Phoxinus phoxinus - (Linnaeus, 1758) e altomontani. 70 35 60 30 In Trentino subisce localmente e temporaneamente gli effetti 25 delle alterazioni delle portate e della struttura degli alvei 20 fluviali, ma non corre rischi immediati di estinzione (Betti, 15 1996). 10 La Carta ittica del Trentino la indica come specie associata 5 nei popolamenti ittici teorici del Fiume Sarca nell’intero tratto 50 40 30 20 10 500 480 460 440 420 400 380 360 340 320 300 280 260 240 220 180 200 160 140 120 80 100 60 40 0 20 0 classi di lunghezza (10mm) Illustrazione 48: Struttura in classi di lunghezza (10 mm) della popolazione di Vairone del tratto Dro-foce del Fiume Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 Illustrazione 49: Accrescimento lineare caratteristico della popolazione di Vairone del tratto Dro-foce del Fiume Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 75 Sarche-foce. La sua presenza è confermata dai rilievi di monitoraggio ittico della Carta ittica, sebbene nella stazione di Pietramurata (tratto Sarche-Dro) la sua presenza risulti comune nel 2004 (13,6% del campione ittico), ma non nel 2008 (0,0% del terminale del Sarca, e particolarmente negli ambienti d’acqua terminale, la naturale dotazione del fiume. Per questo la campione ittico). lenta più periferici rispetto all’alveo principale, oggi del tutto Carta ittica del Trentino la indica come specie marginale nel Nella stazione di Linfano di Arco la specie risulta assente nel scomparsi. Per questo la Carta ittica del Trentino la indica popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto Dro- 2002 e nel 2004, mentre compare nel campione ittico nel come specie marginale nel popolamento ittico teorico del foce. 2007 (4,7% del campione ittico). Fiume Sarca nel tratto Dro-foce. Da ulteriori osservazioni, la specie risulta diffusamente La sua presenza recente non è segnalata da nessuna fonte. presente lungo l’asta fluviale, ma con forti oscillazioni di densità nel tempo, in accordo con la biologia della specie. I Scardola - Scardinius erythrophthalmus - (Linnaeus, 1758) picchi negativi di abbondanza sono da mettere in relazione, Ciprinide gregario ad ampia valenza ecologica e altamente della catena alimentare, particolarmente nei grandi laghi con ogni probabilità , con gli eventi parossistici di piena che tollerante rispetto ai fenomeni di inquinamento organico e di pedemontani. Popola anche le acque correnti lente della saltuariamente interessano il corso d’accqua in occasione eutrofizzazione delle acque. Originariamente presente in fascia pedemontana. degli sfiori dalla diga di Ponte Pià. modo ubiquitario nelle acque ferme e lente delle medie e Alborella - Alburnus alburnus alborella - De Filippi, 1844 basse quote. Tinca - Tinca tinca - (Linnaeus, 1758) Ciprinide ad ampia distribuzione eurasiatica, la cui originaria distribuzione nelle acque collinari e di fondovalle del Trentino è certa. Oggi è da considerarsi ubiquitaria nei laghi e negli stagni collinari e di fondovalle, nonché nelle acque lente dei fiumi maggiori. Non è sottoposta a minacce rilevanti, sebbene la frequente alterazione delle fasce costiere lacustri, la rettifica di molti tratti fluviali e l'eliminazione pressoché totale degli ambienti lentici perifluviali ne abbia provocato una certa contrazione numerica. Un possibile rischio di inquinamento genetico per le popolazioni autoctone è legato alla frequente introduzione, abituale in molti laghi fino all'anno 1998, di tinche d'allevamento di non meglio precisata provenienza esotica. Dal Lago di Garda si spingeva originariamente nel tratto Componente essenziale dei popolamenti ittici dei laghi collinari e pedemontani, è certamente autoctona nel reticolo idrografico trentino, dove costituisce un importante anello Da circa vent'anni è soggetta a una rapida e generalizzata, anche se discontinua, contrazione numerica delle Oggi la sua diffusione nel reticolo idrografico trentino appare popolazioni lacustri, le cui cause non sono certe. Subisce, contratta per effetto della scomparsa di molti ambienti lentici con ogni probabilità, la concorrenza di specie ittiche esotiche e introdotte negli ultimi cent'anni e l'effetto di diffuse epidemie stagnanti degli ambiti fluviali, ma ampiamente incrementata, per contro, a causa dell'eutrofizzazione di molti ambienti lacustri e fluviali, per effetto delle cosiddette "semine di pesce bianco" e a seguito di una generalizzata rarefazione dei predatori naturali. parassitiche. Dal Lago di Garda si spingeva originariamente nel tratto terminale del Sarca, e particolarmente negli ambienti d’acqua lenta più periferici rispetto all’alveo principale, oggi del tutto La sua presenza nel Fiume Sarca non risulta né dal scomparsi. Per questo la Carta ittica del Trentino la indica monitoraggio ittico per la Carta ittica, né da segnalazioni di come specie marginale nel popolamento ittico teorico del altro tipo, sebbene la sua presenza sia numerosa nel Lago di Fiume Sarca nel tratto Dro-foce. Garda e le caratteristiche assunte dal fiume a seguito della La sua presenza recente non è segnalata da nessuna fonte. riduzione generale delle portate rendano alcuni tratti d’acqua profonda e lenta compatibili con la sua presenza. Savetta - Chondrostoma soetta - Bonaparte, 1840 Originariamente la sua presenza era probabilmente confinata L'originaria presenza della Savetta nel reticolo idrografico agli ambienti perifluviali d’acqua lenta e ferma (morte, lanche trentino etc.), oggi scomparsi, che costituivano, soprattutto nel tratto ubiquitaria nei laghi collinari e pedemontani e nei principali 76 era, secondo il Largaiolli (1902), pressoché 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA corsi d'acqua pedemontani, sebbene tale nozione sia in presente solo marginalmente, nel Lago di Garda e nel Fiume legati alla concorrenza e all'inquinamento genetico attraverso contrasto con la sua distribuzione attuale che ne fa un Adige. l'ibridazione (Betti, 1996). endemismo Oggi è presente nel Lago di Garda, mentre risulta scomparso con distribuzione particolarmente concentrata nelle regioni nordoccidentali. In tal senso, la provincia di Trento costituirebbe al più un territorio di confine dell'areale di distribuzione, comunque con una significativa valenza visto lo status endemico della specie e la sua iscrizione tra le specie "d'interesse comunitario la cui Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza dal Fiume Adige. 4 La Carta ittica del Trentino lo indica come specie marginale nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nell’intero 3 tratto Sarche-foce. conservazione richiede la designazione di zone speciali di Attualmente è da ritenere non presente, stante l’assenza di conservazione". segnalazioni recenti della sua presenza. Certamente la rettifica generalizzata dei corsi d'acqua Barbo comune - Barbus plebejus - Bonaparte, 1839 pedemontani e l'interruzione artificiale della loro continuità Costituisce un importante endemismo italiano, con originaria longitudinale costituiscono uno dei principali fattori di distribuzione minaccia, peninsulari e le regione padano-veneta, fino alla Dalmazia. In n° individui italiano, 2 1 il compimento delle migrazioni 500 480 460 440 420 400 380 360 340 320 300 280 260 240 220 180 200 160 140 120 regioni 80 delle 100 parte 60 gran 40 0 impedendo comprendente 20 0 classi di lunghezza (10mm) riproduttive caratteristiche della specie. Trentino è da considerare certamente indigeno nei corsi È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la d'acqua di fondovalle e pedemontani, nonché in alcuni laghi cui conservazione richiede la designazione di zone speciali ad essi collegati. Illustrazione 50: Struttura in classi di lunghezza (10 mm) della popolazione di Barbo comune del tratto Dro-foce del Fiume Sarca (cod. E100010 - 18.10.2007) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva Oggi la sua distribuzione appare contratta, ma in modo È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la 1992/43/CEE. discontinuo. Da alcuni tratti fluviali è scomparso a causa di cui conservazione richiede la designazione di zone speciali Sulla scorta della segnalazione del Largaiolli (1902), la Carta significative alterazioni fluviali, ma in altri la sua presenza è di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva ittica del Trentino lo indica come specie marginale nel cresciuta 1992/43/CEE. popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto Dro- surriscaldamento estivo delle acque e della riduzione dei La Carta ittica del Trentino lo indica come specie associata foce. predatori naturali. La sua presenza in alcuni laghi collinari è nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nell’intero da considerare con ogni probabilità risultato di immissioni tratto Sarche-foce. Non sono note segnalazioni recenti della sua presenza. a seguito delle riduzioni di portata, del artificiali. La presenza attuale della specie nel tratto Sarche-Dro non Gobione - Gobio gobio - (Linnaeus, 1758) Attualmente non corre rischi significativi di estinzione nel appare dai dati del più recente monitoraggio della Carta ittica Specie ad ampia distribuzione eurasiatica, che tuttavia in reticolo idrografico provinciale, sebbene in altre parti (2008), mentre era segnalato con soli 4 esemplari catturati Italia è da considerare indigeno della sola pianura padano- dell'areale di distribuzione sia minacciato anche dall'artificiale nel 2004 (pari all’1,9% della composizione numerica del veneta. Probabilmente in Trentino era originariamente introduzione di altre specie affini, con conseguenti rischi campione ittico). L’abbondanza attuale della specie è da 77 ritenere ridotta, in probabile rleazione con l’incremento della sono fortemente contratte. Complessivamente è da ritenere nel reticolo idrografico provinciale (Betti, 1996). pressione predatoria dei predatori acquatici (trote, rettili vulnerabile a livello provinciale (Betti, 1996). È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la ittiofagi etc.) e terrestri (uccelli ittiofagi etc.), sebbene la È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali specie sia di limitato interesse per la pesca dilettantistica. cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva L’abbondanza della specie nel tratto Dro-foce, al contrario, è di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva 1992/43/CEE. decisamente superiore. Dal 2002 al 2007 i dati del 1992/43/CEE. Riguardo al Fiume Sarca, è possibile che la specie fosse monitroraggio per la Carta ittica nella stazione di Arco La Carta ittica del Trentino lo indica come specie associata storicamente presente nel tratto terminale del fiume, e indicano una riduzione dal 10,4% al 5,6% della composizione nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto particolarmente nei rami laterali e nelle lanche oggi numerica complessiva dell’ittiocenosi. Tale riduzione è da Sarche-Dro, dove la specie era presente storicamente, ma scomparsi. La Carta ittica del Trentino, tuttavia, non lo mettere di risulta del tutto assente attualmente, non essendo note annovera nemmeno tra le specie marginali nel popolamento deportazione dei ciprinidi infestanti messi in atto negli ultimi segnalazioni recenti della sua presenza, nonostante la ittico teorico del Fiume Sarca. anni dalla locale associazione dei pescatori. corrispondenza tra l’attuale condizione del fiume e l’habitat La cattura di due soli esemplari è segnalata nell’ambito del La struttura della popolazione di Barbo comune è descritta, elettivo della specie. monitoraggio ittico per l’aggiornamento dei dati di base della Cobite comune - Cobitis taenia - Linnaeus, 1758 Carta ittica nella stazione di Arco (zona industriale Linfano), Le popolazioni italiane vengono attribuite da alcuni autori alla nel campionamento ittico del 09.06.2004. in relazione probabile con gli interventi per il tratto Dro-foce, dai dati relativi alla stazione di Arco (zona industriale Linfano) dell’anno 2007 (Illustrazione 50) e descrive la presenza prevalente di individui adulti e la carenza di individui di taglia inferiore ai 19 cm di lunghezza. sottospecie endemica C. t. bilineata, Canestrini, 1865. Cobite barbatello - Orthrias barbatulus - (Linnaeus, 1758) Largaiolli (1902) ne segnalava la presenza esclusivamente Specie ad amplissima distribuzione euroasiatica, che tuttavia Barbo canino - Barbus meridionalis - Risso, 1826 nel Lago di Garda, nell'Adige e nei tratti inferiori dei suoi ha nell'Italia settentrionale un'importante limite meridionale Specie subendemica per l'Italia, caratterizzata da un areale affluenti. dell'areale. La sua diffusa presenza indigena nel reticolo di distribuzione frammentato intorno all'Arco Alpino, ai Pirenei Attualmente la distribuzione della specie è contratta, idrografico di fondovalle del Trentino è certa. e ai Balcani. È certamente indigeno del reticolo idrografico principalmente a causa dell'eliminazione progressiva di molti del Trentino, popolando gli ambienti dei torrenti di fondovalle Subisce gli effetti delle alterazioni strutturali e idrologiche dei ambienti perifluviali nei fondovalle maggiori, sebbene, d'altra e, marginalmente, dei fiumi pedemontani maggiori. corsi d'acqua di fondovalle e pedemontani, comprese le parte, in certi luoghi sia particolarmente abbondante e la sua risorgive pedemontane. In diversi casi si sono osservate forti Oggi subisce soprattutto gli effetti delle alterazioni strutturali presenza sia stata accertata anche in alcuni ambienti lacustri e repentine oscillazioni demografiche. Ciò nonostante, e degli alvei fluviali, a partire dalle interruzioni della continuità dove potrebbe essere stata introdotta accidentalmente in sebbene sia localmente scomparso o fortemente ridotto fluviale che ostacolano le migrazioni in risalita. Localmente la occasione di immissioni di pesce bianco o rilascio non numericamente, non corre rischi immediati di estinzione. specie è del tutto scomparsa anche per effetto delle autorizzato di pesci utilizzati come esche vive da parte dei Viene comunque considerata specie vulnerabile nel reticolo drastiche alterazioni delle portate naturali. Altre popolazioni pescatori dilettanti. Non corre rischi significativi di estinzione idrografico provinciale (Betti, 1996). 78 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA La Carta ittica del Trentino lo indica come specie associata Spinarello - Gasterosteus aculeatus - Linnaeus, 1758 nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto Dro- Specie foce. prevalentemente nelle fasce costiere. La sua presenza nelle basso Sarca, non essendo note segnalazioni recenti della sua presenza. Bottatrice - Lota lota - (Linnaeus, 1758) Specie ad ampia distribuzione olartica e neartica, la cui presenza originaria nel reticolo idrografico italiano non è, tuttavia, certa. È plausibile la sua originaria presenza nei grandi laghi prealpini, tra cui il Lago di Garda e il Lago d'Idro. È testimoniata la sua introduzione storica, nel 1875, nel Lago di Ledro. In tempi più recenti è stata introdotta abusivamente nel Lago di Caldonazzo, nel Lago di Cavedine, nel Lago di ampia distribuzione europea, concentrata acque interne, pur essendo abituale, è soggetta a forti oscillazioni demografiche. In Trentino è indigeno nella fascia È compresa tra le “specie di Pesci d’interesse comunitario, la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione” ai sensi dell'allegato II della Direttiva 1992/43/CEE. pedemontana. Pur se soggette a forti oscillazioni demografiche, le Distribuzione degli individui nelle classi di lunghezza popolazioni trentine hanno subito la diffusa alterazione della acque pedemontane e soprattutto la 15 frequente manomissione dei corsi d'acqua che ne costituiscono l’habitat elettivo. 10 Relativamente al Fiume Sarca, la Carta ittica del Trentino lo indica come specie marginale nel popolamento ittico teorico dell’intero tratto Sarche-foce. n° individui Attualmente è da considerare estinto lungo l’intero corso del ad provincia. 5 Lases, nei laghi artificiali della Valle del Chiese, nel Lago di Non sono note, tuttavia, segnalazioni recenti della sua Campo e si è diffusa lungo l'intera asta fluviale del F. Chiese presenza. tra Cimego e la foce nel Lago d'Idro. Scazzone - Cottus gobio - Linnaeus, 1758 La specie, in effetti, tende, soprattutto nella fase giovanile, a Componente tipico delle risorgive e dei corsi d'acqua di risalire i corsi d’acqua immissari dei grandi laghi prealpini. fondovalle e pedemontani è certamente indigeno in Trentino, Per questo si può ipotizzare una sua originaria presenza così come in gran parte dell'Europa continentale. È un sporadica nel tratto inferiore del Fiume Sarca, quando questo indicatore della qualità delle acque e soprattutto dei substrati Il basso corso del Fiume Sarca, come le risorgive con esso aveva un alveo pluriramificato e ambienti periferici d’acqua fluviali, poiché esige fondali ghiaiosi e ciottolosi integri e non confluenti, costituisce un ambiente tipicamente aderente lenta. intasati da sedimenti sabbiosi e limosi. all’habitat della specie. La Carta ittica provinciale lo indica La Carta ittica del Trentino tuttavia non la indica nemmeno Attualmente, infatti, subisce gli effetti delle alterazioni come componente marginale nel popolamento ittico teorico strutturali, e soprattutto del degrado della qualità dei fondali La sua presenza e consistenza numerica nel basso Sarca è del Fiume Sarca. Non sono note segnalazioni recenti della del reticolo idrografico pedemontano, sebbene siano presenti stata messa a forte rischio prevalentemente a causa delle sua presenza. numerose popolazioni ben strutturate e assolutamente vitali. alterazioni del regime idrologico e delle condizioni generali La specie è comunque vulnerabile nelle acque della del fiume: il prosciugamento totale o pressoché totale di 0 classi di lunghezza (10mm) 79 Illustrazione 51: Struttura in classi di lunghezza (10 mm) della popolazione di Scazzone del tratto Sarche-Dro del Fiume Sarca (cod. E100020 - 10.04.2008) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). come specie associata nel popolamento ittico teorico. alcuni tratti fluviali in passato, la conseguente alterazione dei connessi con l’alveo principale del Sarca ne hanno origine si spingeva probabilmente nel tratto terminale del fondali per lunghi tratti fluviali, le piene catastrofiche in determinato probabilmente la scomparsa dal tratto terminale Sarca colonizzando gli ambienti a corrente meno rapida, nei occasione dei rari sfiori dai serbatoi idroelettrici sovrastanti del fiume. rami laterali e nelle lanche. La specie infatti vive sia nelle (in particolare dalla diga di Ponte Pià). La specie non è indicata nemmeno come marginale zone La struttura della popolazione è descritta in Illustrazione 51, componente del popolamento ittico teorico nella Carta ittica pedemontani e planiziali, sia nei corsi d’acqua di fondovalle e per il tratto Sarche-Dro, dai dati relativi alla stazione di del Trentino. pedemontani. Pietramurata dell’anno 2008. Cagnetta - Salaria fluviatilis - (Asso, 1801) costiere dei maggiori ambienti d’acqua ferma La Carta ittica del Trentino lo indica come specie associata nel popolamento ittico teorico del Fiume Sarca nel tratto Dro- Dall’esame della struttura in classi di lunghezza emerge la Specie a distribuzione circummediterranea, ha una diffusione netta prevalenza degli adulti e la carenza di individui giovani, irregolare nelle acque interne, dove si trova principalmente al di sotto dei 7 cm di lunghezza totale: con ogni probabilità nei grandi laghi interni. Per la provincia di Trento è da Non risultano, tuttavia, segnalazioni recenti della presenza tale circostanza è da attribuire alla selettività delle tecniche di ritenere indigeno solo nel Garda. della specie lungo il corso del fiume. elettropesca utilizzate nella raccolta dei campioni ittici e non risponde alla reale struttura della popolazione di Scazzone. Risulta essere presente, probabilmente per effetto del pompaggio artificiale delle acque del Garda verso monte, La densità media di popolazione, pari a 0,02 ind/m , e la anche nel Lago di Ledro. Per il suo modo di vita e il suo biomassa media (0,04 g/m ) appaiono discrete, ma non habitat costiero, soggetto a frequenti manomissioni sul Lago ottimali. Il loro valore è probabilmente condizionato dalla di Garda, la specie è ritenuta vulnerabile (Betti, 1996). 2 2 pressione predatoria esercitata dai predatori terrestri e acquatici e particolarmente dalle trote, mentre trattandosi di una specie di interesse scarso o nullo per la pesca, non c’è prelievo alieutico. Pesce persico - Perca fluviatilis - Linnaeus, 1758 Pesce ad amplissima distribuzione eurasiatica, che tuttavia ha nell'Italia settentrionale il suo limite di distribuzione meridionale. In Trentino è certamente originario nel Lago di Garda, dal quale si spingeva originariamente, con ogni probabilità, anche negli ambienti a corrente più lenta del delta del Fiume Sarca. La scomparsa degli ambienti perifluviali e dei rami secondari Nel tratto terminale del Sarca era probabilmente presenza sporadica e occasionale, tanto che non viene indicata nemmeno come specie marginale nel popolamento ittico teorico nella Carta ittica del Trentino. Ghiozzo padano - Padogobius martensi - Günther, 1861 Specie endemica dell'Italia settentrionale, la cui presenza originaria nel reticolo idrografico pedemontano del Trentino è certa. Largaiolli (1902) ne segnalava la presenza nel Lago di Garda, nell'Adige e nel corso inferiore dei suoi affluenti, ma riteneva probabile una sua più ampia distribuzione. Oggi è certamente presente nel Lago di Garda, dal quale in 80 foce. 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 8.3 Analisi dell’attività alieutica e del prelievo ittico I dati disponibili riguardo all’attività di pesca sul Fiume Sarca, e particolarmente riguardo ai permessi di pesca rilasciati, alle uscite di pesca e alle catture di Salmonidi, sono quelli anno permessi annuali rilasciati permessi giornalieri rilasciati uscite di pesca trota marmorata trota fario 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 totale 692 778 930 879 801 749 709 728 774 748 1,764 1,951 2,186 2,049 1,850 1,749 1,475 1,539 1,439 1,165 3,357 2,674 2,974 3,724 2,893 3,942 4,104 4,575 3,098 2,793 34,134 11 39 21 7,207 5,070 5,624 6,420 5,177 6,565 7,121 8,010 5,705 4,710 61,609 annualmente e obbligatoriamente forniti alla Provincia Autonoma di Trento dall’associazione di pescatori territorialmente competente, cioè l’Associazione Pescatori Basso Sarca. I dati, forniti dall’Ufficio Faunistico del Servizio Foreste e Fauna provinciale e dall’Associazione Pescatori Basso Sarca, sono raccolti nella seguenti Tabella 17 e Tabella 18, e si riferiscono al decennio 1999-2008. Dal complesso dei dati emerge come la pressione di pesca sia decisamente alta, soprattutto nel tratto Dro-Sarche, con 5 3 14 12 15 120 trota lacustre 5 2 7 trota iridea 150 129 187 128 85 103 167 1,336 122 72 2,479 salmerino di fonte 5 temolo totale rapporto catture/uscite 64 23 36 68 7 10 7,368 5,243 5,832 6,548 5,267 6,671 7,293 9,364 5,839 4,797 64,222 2,19 1,96 1,96 1,76 1,82 1,69 1,78 2,05 1,88 1,72 1,88 2 7 208 Tabella 17: Riepilogo delle catture di Salmonidi e delle uscite di pesca effettuate dei pescatori del Basso Sarca e dai pescatori ospiti nel F. Sarca tratto Sarche-Dro (e.o. E100020) nel decennio 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca). una media di 8.519 uscite di pesca/anno (3.414 nel tratto Sarche-Dro e 5.105) e una moderata tendenza all’incremento nel corso del periodo 1999-2008 (Illustrazione 52 e Illustrazione 53). anno permessi annuali rilasciati permessi giornalieri rilasciati uscite di pesca 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 totale 692 778 930 879 801 749 709 728 774 748 1,764 1,951 2,186 2,049 1,850 1,749 1,475 1,539 1,439 1,165 3,832 3,876 3,891 5,542 5,113 6,115 5,884 6,494 4,668 5,637 51,052 Considerato che il periodo di apertura va da febbraio a settembre e che in una giornata della settimana la pesca è preclusa, la pressione media di pesca, nei diversi anni del decennio 1999-2008, oscilla tra 13,4 pescatori/giorno (2000) e 22,9 pescatori/giorno (2006) presenti sul corso d’acqua durante il periodo di apertura della pesca nel tratto SarcheDro e tra 19,2 pescatori/giorno (1999) e 32,5 pescatori/giorno (2006) presenti sul corso d’acqua durante il periodo di apertura della pesca nel tratto Dro-foce. trota marmorata 11 5 7 10 2 9 44 trota fario trota lacustre trota iridea 4,532 4,324 4,872 5,831 6,730 9,810 9,945 11,138 8,297 7,110 72,589 13 19 37 126 6 22 5 16 9 60 313 3,129 2,179 2,239 457 1,132 207 198 198 392 30 10,161 salmerino di fonte temolo 11 14 14 14 3 3 1 6 54 totale rapporto catture/uscite 7,674 6,533 7,153 6,414 7,868 10,046 10,161 11,357 8,698 7,209 83,113 2,00 1,69 1,84 1,16 1,54 1,64 1,73 1,75 1,86 1,28 1,65 Tabella 18: Riepilogo delle catture di Salmonidi e delle uscite di pesca effettuate dei pescatori del Basso Sarca e dai pescatori ospiti nel F. Sarca tratto Dro-foce (e.o. E100010) nel decennio 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca). 81 Tali valori sono da considerare leggermente sottostimati a NUMERO DI USCITE DI PESCA SUL FIUME SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008 causa della valutazione operata solo sui registri delle catture NUMERO DI SOCI DELL'ASSOCIAZIONE PESCATORI DILETTANTI DEL BASSO SARCA NEL PERIODO 1999-2008 5.000 emessi dall’associazione e restituiti dai pescatori soci annuali 1000 (sono esclusi, dunque, i valori di uscite e catture dei soci 900 controllo delle catture o il permesso giornaliero debitamente compilato). I diagrammi delle Illustrazione 54 e Illustrazione 55 3.000 2.000 mostrano, per il periodo 1999-2008, l’andamento del numero 1.000 numero di permessi d’ospite giornalieri rilasciati. forte calo dal 2001 al 2008 del numero di permessi d’ospite NUMERO DI USCITE DI PESCA SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008 USCITE DI PESCA 2003 2004 ANNO nel numero di tesserati dell’associazione, e del numero in 700 600 400 1999 2000 2001 2002 di soci annuali dell’Associazione Pescatori Basso Sarca e del A fronte della tendenza al calo registrata tra il 2001 e il 2005 800 500 1999 2000 2001 2002 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 52: Andamento del numero annuale di uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti nel periodo 19992008 nel Fiume Sarca - tratto Sarche-Dro (cod. E100020) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). giornalieri rilasciati, si osserva, paradossalmente, la tendenza all’incremento del numero totale annuo di uscite di 2300 6.000 di capi di salmonidi catturati (Illustrazione 56 e Illustrazione 2000 5.000 57). 4.000 Il diagramma del rapporto catture/uscite di pesca mostra 3.000 come il numero di Salmonidi mediamente catturati in ogni 2.000 uscita di pesca sia sostanzialmente costante nell’intero decennio sia nel tratto Sarche-Dro (Illustrazione 58) sia nel 2002 2003 ANNO tratto Dro-foce (Illustrazione 59). 2004 2005 2006 2007 Illustrazione 53: Andamento del numero annuale di uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti nel periodo 19992008 nel Fiume Sarca - tratto Dro-foce (cod. E100010) (fonte: Servizio Foreste e Fauna - P.A.T.). 2006 2007 2008 1700 1400 1100 800 500 1999 2000 2001 2002 2003 ANNO 2008 2005 NUMERO DI PERMESSI D'OSPITE PER ANNO RILASCIATI DALL'ASSOCIAZIONE PESCATORI DILETTANTI DEL BASSO SARCA NEL PERIODO 1999-2008 pesca (Illustrazione 52 e Illustrazione 53) e del numero totale 1999 2000 2001 2004 Illustrazione 54: Andamento del numero di soci annuali dell’Associazione Pescatori Basso Sarca nel periodo 19992008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca). 7.000 1.000 2003 ANNO NUMERO PERMESSI GIORNAL. di USCITE DI PESCA pescatori e degli ospiti che non hanno riconsegnato il libretto NUMERO DI SOCI 4.000 2004 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 55: Andamento del numero di permessi d’ospite giornalieri rilasciati dall’Associazione Pescatori Basso Sarca nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca). 82 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA Il numero totale di catture di Salmonidi nell’intero corso del Fiume Sarca, nel periodo 1999-2008, è pari a 147.335 capi NUMERO DI SALMONIDI CATTURATI ANNUALMENTE SUL FIUME SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008 con una media di 14.733 capi/anno prelevati e valori estremi 12.000 4 frequenti, fin dagli anni ’60 del Novecento, le prese di posizione pubbliche dei pescatori riguardo all’uso del fiume, in riferimento agli effetti negativi 9.000 8.000 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 dell’intensa riduzione delle portate fluenti nell’alveo a seguito capi di salmonidi catturati per uscita di pesca) e una 2003 2004 2005 2006 2007 2000 2001 2002 2003 2004 ANNO 2008 Illustrazione 56: Andamento del numero di capi di Salmonidi catturati annualmente nel Fiume Sarca, tratto Sarche-Dro, nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca). 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 58: Andamento del numero di catture di Salmonidi per uscita di pesca nel Fiume Sarca, tratto Sarche-Dro, nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca). NUMERO MEDIO DI SALMONIDI CATTURATI PER OGNI USCITA DI PESCA SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008 NUMERO DI SALMONIDI CATTURATI ANNUALMENTE SUL FIUME SARCA TRA DRO E LA FOCE NEL PERIODO 1999-2008 pressione di pesca certamente alta, si è manifestata una 4 crescente preoccupazione dei pescatori locali nei confronti 12.000 del rilevante fenomeno faunistico dell’incremento numerico 10.000 SALMONIDI CATTURATI delle presenze annuali o stagionali di uccelli ittiofagi quali il Cormorano e l’Airone cinerino. 1 1999 ANNO del fiume. pescosità relativamente elevata (costantemente intorno ai 2 2 0 1999 2000 2001 2002 dell’attivazione della derivazione idroelettrica del basso corso Più recentemente, nell’ultimo decennio, nonostante una 3 1.000 SALMONIDI CATTURATI/USCITE dall’associazione dei pescatori del basso Sarca, sono state SALMONIDI CATTURATI 10.000 Anche in virtù del fondamentale ruolo gestionale esercitato particolarmente SALMONIDI CATTURATI/USCITE 11.000 di 11.776 capi nel 2000 e 20.721 capi nel 2006. e NUMERO MEDIO DI SALMONIDI CATTURATI PER OGNI USCITA DI PESCA SUL FIUME SARCA TRA LE SARCHE E DRO NEL PERIODO 1999-2008 8.000 6.000 4.000 2.000 3 2 1 0 0 1999 2000 2001 2002 1999 2003 ANNO 2004 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 57: Andamento del numero di capi di Salmonidi catturati annualmente nel Fiume Sarca, tratto Dro-foce, nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. Associazione Pescatori Basso Sarca). 83 2000 2001 2002 2003 ANNO 2004 2005 2006 2007 2008 Illustrazione 59: Andamento del numero di catture di Salmonidi per uscita di pesca nel Fiume Sarca, tratto Drofoce, nel periodo 1999-2008 (fonte: Servizio Foreste e Fauna P.A.T. - Associazione Pescatori Basso Sarca). 8.4 Considerazioni conclusive sullo stato dell'ittiofauna presenza della Trota fario, e particolarmente di ceppi idroelettrico dell’alto Sarca (tra il 1951 e il 1960) e piscicolturali atlantica, soprattutto a causa della successiva attivazione del La disponibilità di dati significativi, anche se non esaustivi, sensibilmente differenti rispetto alle popolazioni naturali della sistema di sfruttamento idroelettrico del basso Sarca sul popolamento ittico naturale (stato di riferimento) e su specie. Quest’ultima è considerata da numerosi autori attraverso la realizzazione e la messa in funzione (nel quello attualmente residente lungo l’asta fluviale del Basso originariamente esotica nell’Arco Alpino meridionale, ma, 1960) della centrale della Brossèra di Torbole; Sarca permette di descrivere negli aspetti qualitativi e in anche ammettendone l’autoctonìa, essa è da considerare quelli quantitativi estranea ai popolamenti ittici dei corsi d’acqua di fondovalle. ittica che nel tempo hanno prodotto, per via diretta o La condizione di alterazione qualitativa della composizione indiretta, Dal quadro informativo emerge, già relativamente alle dell’ittiocenosi, peraltro, è condizionata più dall’assenza d popolamento ittico. presenze ittiche e all’abbondanza relativa delle specie, una numerose specie autoctone, che dalla presenza di entità L’evoluzione più recente mostra in nuce alcuni aspetti di forte alterazione dei popolamenti ittici. Questo stato di esotiche. moderato e iniziale ripristino delle condizioni naturali I parametri quantitativi confermano, nella sostanza, questo prevalentemente attraverso alcuni interventi gestionali e quadro, con una bassa densità di popolazione e biomassa strutturali correttivi di un qualche rilievo: media delle popolazioni ittiche autoctone a fronte di un • la riduzione di alcuni degli ostacoli trasversali alla In confronto alla condizione naturale, i maggiori elementi di abnorme incremento della presenza (in numero di individui e migrazione controcorrente, che ha favorito una sia pure alterazione consistono nella rarefazione o addirittura nella in biomassa) di specie originariamente marginali (come il modesta ripresa della migrazione riproduttiva autunnale totale scomparsa di alcune tra le più significative componenti Cavedano e il Barbo comune) e la rarefazione spinta di della Trota lacustre dal Lago di Garda verso i siti del popolamento ittico originario, e addirittura alla quasi elementi particolarmente caratterizzanti il popolamento tipico riproduttivi del basso corso del Sarca; totale del fiume pedemontano (Trota marmorata, Temolo etc.). lo scostamento della comunità ittica odierna rispetto a quella originaria e potenziale. profonda modificazione appare ancora più evidente analizzando alcuni indicatori rilevanti dello stato delle popolazioni, come la loro struttura e densità di popolazione. estinzione della specie centrale dell’ittiocenosi spontanea, ovvero la Trota marmorata. In un quadro spiccatamente salmonicolo qual’era quello del Fiume Sarca fino a solo mezzo secolo fa, in ampi settori del fiume si è instaurato un popolamento ittico prevalentemente ciprinicolo e i salmonidi, pur ancora ampiamente rappresentati soprattutto a monte dell’abitato di Arco, risultano però in larghissima parte appartenenti a specie o ceppi di trote esotici o, comunque, di provenienza ittiocolturale. Se la presenza della Trota iridea si è andata rarefacendo negli ultimi anni, nello stesso tempo si è ulteriormente ampliata la Le cause di origine dello stato prevalentemente attuale dell’ittiocenosi, come ampiamente discusso nell’analisi della situazione delle singole specie ittiche, sono riconducibili a tre ordini di fattori principali: • l’alterazione fisica e morfologica dell’alveo, particolarmente attraverso la rettifica del tratto terminale a valle del Linfano e la realizzazione di ostacoli trasversali alle migrazioni ittiche controcorrente; • la profonda modificazione del regime idrologico del fiume a seguito della prima realizzazione 84 del sistema • gli ultrasecolari, massicci e assidui interventi di immissione la modificazione della composizione del • l’incremento della portata fluente in alveo attraverso il rilascio dalle opere di presa delle grandi derivazioni idroelettriche (Sarche, Pietramurata - Vas e Fies) di deflussi minimi garantiti di rispetto ambientale inizialmente quantificati in 2 l/s per kmq di bacino idrografico sotteso (a partire dal 22 giugno del 2000) e successivamente adeguati ai valori prescritti dal Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche (a partire dal gennaio 2009); • l’avvio di attività di riproduzione artificiale e ripopolamento di due taxa del popolamento ittico naturale di particolare 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA valore quali la Trota marmorata e la Trota lacustre; • la limitazione della pratica delle immissioni di trote “pronta pesca” (inizialmente iridee e successivamente fario) in tre tratti definiti del basso corso del Sarca. 8.5 Bibliografia AA.VV., 1982. 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Mgmt, 22: 82-90. 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 9 ANALISI DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI ECOSISTEMI TERRESTRI PERIFLUVIALI 9.1 Introduzione L’area in esame comprende il fondovalle del Basso Sarca, da dove in località Sarche (258 m s.l.m.) il fiume Sarca esce nell’antico solco vallivo atesino della gola del Limarò, incisa profondamente tra il Daìn Picol (Paganella) e il Daìn Grant (Casale) fino al Lago di Garda (65 m s.l.m.) di cui il Sarca è l’immissario principale. La Valle ed il suo paesaggio sono stati segnati da imponenti fenomeni glaciali tra i quali le frane delle Marocche, cadute in più riprese in epoca storica tra Pietramurata e Dro e conseguenza dell’esarazione glaciale. Si tratta del più grande scoscendimento dell’arco alpino e costituisce un paesaggio unico nel suo genere, attraversato sinuosamente dal Sarca e caratterizzato da giganteschi cumuli morenici. La genesi delle Marocche è riconducibile all’arretramento del fronte del ghiacciaio quaternario, allorchè Sarche, Pietramurata e Dro, il fiume attraversa gli abitati di • IT3120055 LAGO DI TOBLINO Ceniga ed Arco prima di giungere a Torbole e sfociare nel • IT3120074 MAROCCHE DI DRO Lago di Garda. Il tratto di fiume interessato dal presente • IT3120115 MONTE BRENTO studio attraversa il territorio dei comuni catastali di Calavino, • IT3120137 BUS DEL DIAOL • IT3120075 MONTE BRIONE Lasino, Dro, Arco e Nago-Torbole. Oggetto di specifico approfondimento della presente relazione è il Fiume Sarca, per quanto riguarda la porzione terrestre dell’ecosistema fluviale. Di particolare rilevanza a tal scopo è la valutazione dello stato della copertura vegetale (naturale, seminaturale o antropogena) delle fasce strettamente connesse al corso d’acqua ed anche delle aree limitrofe, fino a comprendere ambienti che di fatto non hanno legame diretto con l’asta fluviale. L'indagine floro-vegetazionale evidenzia il ruolo di "crocevia fitogeografico" del territorio (con aspetti di contatto tra la flora alpina e quella submediterranea), descrive la vegetazione presente e le dinamiche in atto e definisce un elevato valore naturalistico attuale e soprattutto potenziale. le pareti rocciose dei monti esarate a “U” vennero a trovarsi L’analisi della copertura vegetale rappresenta inoltre la base improvvisamente in squilibrio. Il distacco delle frane non fu di conoscenze per un inquadramento delle problematiche simultaneo ma perdurò per millenni e l’ultimo episodio si poste dalla fauna terrestre, da cui si evincono aspetti di ebbe negli anni Cinquanta poco a nord di Pietramurata. Le pregio supportati dalla presenza dell’habitat fluviale, ma marocche furono rimboschite a partire dal diciannovesimo anche alcune criticità (presenza di nutria e di popolazioni secolo dal Governo austriaco ed in seguito dalla Regione squilibrate di cormorano). del Gobo fino a Dro. A monte e a valle delle Marocche il fiume scorre in mezzo alle fertili campagne oggi coltivate progettuali sono Marocche di Dro, Monte Brento, Monte Brione; tutti questi sono siti importanti per la tutela e la conservazione di specie ed habitat di tipo submediterraneo, xerofili e termofili: dagli ambienti rocciosi e di ghiaione a quelli di prato magro/arido. Si sottolinea il ruolo di queste aree per la nidificazione, la sosta e/o lo svernamento di specie di uccelli protette o in forte regresso, e/o a distribuzione localizzata sulle Alpi. Apparentemente quindi le aree della rete natura 2000 hanno poco a che vedere con gli ambienti perifluviali; vale però la pena di evidenziare alcuni aspetti di contatto con l’ambito fluviale: • Contatti spaziali, per la grande vicinanza di alcune porzioni di questi ambienti aridi al letto del fiume, col risultato che si vengono a creare punti di grande importanza per la tutela della biodiversità: elevata varietà ambientale e ricchezza in specie. • Contatti potenziali: come meglio argomentato in seguito il Trentino Alto Adige. Si tratta del più vasto bosco artificiale di pino nero del Trentino. Le Marocche si estendono dal Ponte Per posizione ed estensione, i siti significativi ai fini fiume nel suo divagare forma (formerebbe 9.2 Posizione rispetto alla Rete Natura 2000 potenzialmente) anche ambienti ghiaiosi aridi, nei quali si Il Basso Sarca è interessato dalla presenza di cinque SIC potrebbe insediare vegetazione pioniera non dissimile da (Siti di Importanza Comunitaria): quella tutelata dai suddetti SIC. principalmente a vite. Oltre ai già citati centri abitati di 87 • Aspetti di rete: ai punti precedenti si aggiunga che il fiume Da quanto sopra riportato emerge come l’area oggetto di formazioni termofile sono sostituite da boschi mesofili a per sua natura è un trasportatore, per cui consente lo studio presenti una connotazione di tipo prealpino, con un dominanza di faggio. Localmente però le latifoglie mesofite spostamento di specie di per sé poco mobili anche a regime pluviometrico di tipo equinoziale, con il massimo (faggio, frassino maggiore, tiglio, ciliegio ecc.) si rinvengono distanze altrimenti difficilmente copribili. Analogamente principale delle precipitazioni in autunno (le precipitazioni anche a bassa quota (sino a contatto col fondovalle) in l’asta del fiume lungo il fondovalle, a livello ornitico, oltre annue7 ammontano a circa 923 mm) e temperature annue stazioni particolarmente fresche, spesso in esposizione nord: che ospitare specie proprie di elevato interesse, assume relativamente miti (la temperatura media mensile è superiore ad importanza come direttrice per le migrazioni. ai 10°C per otto mesi all’anno). caratterizzata da dossi poco ripidi (presso la confluenza con I suoli sono di tipo alluvionale recente, moderatamente il Rimone) o in forre ed incisioni umide lungo al corso del 9.3 Inquadramento ambientale e fitogeografico profondi, calcarei, con disomogenea presenza di scheletro, Sarca (attraversamento delle Marocche) o dei suoi affluenti. L’area in esame si colloca nel fondovalle a quota compresa atti a supportare colture agrarie (viticoltura e frutticoltura Dal gioco congiunto dei fattori climatici, pedologici e tra circa 65 e 258 m s.l.m. e si snoda in direzione nord-sud. specializzata nella fattispecie) (AA.VV., 2009, carta dei suoli geomorfologici deriva una evidente ed accentuata variabilità del Trentino). spaziale e temporale nelle condizioni stazionali (con Il clima, per piovosità e temperature, può dirsi di tipo sublitoraneo, ma con tendenza ad una spiccata aridità estiva, Il livello dell’acqua libera in alveo – considerabile in linea di favorevole all’insediamento di specie termo-xerofile di tipo massima in equilibrio con la falda freatica, almeno per la sub-mediterraneo. fascia di terreni immediatamente adiacenti al corso d’acqua – E’ noto l’effetto di mitigazione del lago di Garda sulle temperature, con la formazione di ambienti “extrazonali” sia naturali (lecceta) sia antropogeni (olivaie). Dal punto di vista bioclimatico6 la zona si trova a cavallo tra le aree a clima temperato oceanico mesotemperato umido e quelle con un clima temperato oceanico sovratemperato umido (classificazione climatica secondo il Worldwide Bioclimatic Classification System); seguendo la classificazione fitoclimatica del Pavari si passa dalla zona del Lauretum (fasce basali e stazioni più calde) a quella del Castanetum (medi versanti) per finire nel Fagetum (versanti alti e stazioni più fresche). 6 Sboarina C., Cescatti A., 2004. Il clima del Trentino – distribuzione spaziale delle variabili climatiche. Report n.33 CEA. si pone mediamente alcuni metri sotto al piano di campagna: in tal senso non si riscontrano aree paludose o con falda (sub)affiorante nelle aree limitrofe. Il fondovalle pianeggiante si presenta occupato prevalentemente da aree agricole (prevalentemente colture a vite e melo, ma anche uliveti nel tratto a sud di Arco), mentre le originarie formazioni forestali sono confinate in una stretta e discontinua fascia di bosco igrofilo lungo al Sarca o nei boschi prevalentemente xerofili di versante. Non appena i versanti iniziano a risalire, lasciano il posto a formazioni boschive composte prevalentemente da latifoglie termofile e, localmente, da conifere (leccete, orno-ostrieti e rimboschimenti di pino nero). A quota più elevata le 7 Dato riferito alla stazione di Dro. 88 esempio nella zona collinare di “Sass Casina” particolare riferimento alla disponibilità idrica), tanto che nel raggio di poche centinaia di metri si insediano tipologie assai diversificate di vegetazione: da formazioni pioniere xerofile a impronta sub-mediterranea a formazioni mesofile o igrofile. 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 89 90 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 9.4 Flora antropofitizzazione: Hruska, 1988) quali ad esempio robinia, formazioni forestali, sebbene con variazioni compositive e Come conseguenza della particolare ricchezza in micro- ailanto, Heliantus tuberosus, Solidago canadensis, Buddleia strutturali: habitat e della peculiare localizzazione del territorio (vedere davidii, Arundo donax, ecc. • mancherebbero le formazioni di conifere (con la sola paragrafo precedente), la flora ivi presente appare ricca ed In sintesi si evidenzia una elevata varietà di specie, molte eccezione degli abieteti e in parte delle pinete di pino articolata. delle quali rare o per varie ragioni interessanti. In particolare silvestre) che sono in gran parte antropogene (ad esempio Queste peculiarità sono confermate da numerosi studi è notevole il contingente di specie xerofile o termofile peccete e pinete di pino nero); floristici. I rilevamenti del progetto di cartografia floristica del (sub)mediterranee che però interessa solo marginalmente • le formazioni termofile e xerofile sarebbero meno diffuse a Trentino portato avanti dal Museo Civico di Rovereto l’ambiente fluviale. E' elevato anche il contingente di specie vantaggio di tipologie di bosco relativamente più mesofilo, (Prosser, 2001, Lista Rossa della Flora del Trentino) ruderali o di zone disturbate, mentre sono relativamente ad esempio maggiori discese del faggio e possibile evidenziano una concentrazione di specie rare e preziose scarse le specie di ambienti umidi palustri. evoluzione degli orno-ostrieti verso querceti; • in (minacciate) legate ad ambienti aridi e caldi, tra cui moltissime orchidee, soprattutto dei generi Ophrys sspp. e Orchis sspp. mancanza arricchirebbero 9.5 Vegetazione potenziale Schematicamente si possono identificare due grandi sistemi. Le specie presenti in alveo sono nel complesso meno di di utilizzazioni fasi i cronologiche popolamenti mature o si di crollo/ricostituzione, coprendo uno spettro più differenziato di età, biomasse ecc. preziose di quelle di ambiente arido, sebbene alcune di esse Per il fondovalle attualmente agricolo il riferimento sarebbero compaiano ghiaie formazioni forestali a dominanza di grandi querce e carpino temporaneamente abbandonate dal fiume. Alle specie di bianco, o localmente in stazioni più umide olmo, ontano nero, ambiente arido se ne affiancano numerose altre di ambienti salici ecc. come presenze effimere sulle acquatici o umidi o mesici (ranuncoli acquatici e altre specie fluitanti, numerose specie di canneto e magnocariceto, varie specie nemorali) creando una elevata varietà. L’elevato numero di specie riscontrabili lungo la fascia riparia è sicuramente un elemento di pregio. Per completezza di analisi occorre però specificare che – almeno in parte – la suddetta ricchezza floristica deriva da squilibri legati all’uso Illustrazione 60: Alcune serie dinamiche convergenti verso un unico climax. umano del territorio: ci si riferisce in particolare all’ingresso Per quanto riguarda i versanti (in gran parte tuttora boscati) nelle formazioni riparie di specie di ambienti circostanti, la vegetazione potenziale non risulterebbe molto lontana da nonché all’ingresso di specie alloctone, sinantropiche e quella nitrofile a larga distribuzione (eutrofizzazione attuale, essendo comunque e 91 da ascrivere alle la sottoserie a Salix eleagnos colonizza i corsi d’acqua a regime torrentizio, con violenti fenomeni di periodicamente rimaneggiate); 11. Vegetazione acquatica. erosione/deposizione alternati a periodi di secca; a questa Per ragioni operative di speditezza e di riconoscibilità in foto sottoserie può essere rapportata la vegetazione arbustiva a aerea e sul terreno, il rilievo cartografico ha interessato le salici (S. eleagnos e S. purpurea) dei greti ghiaiosi del Sarca. seguenti tipologie ambientali, facilmente riconducibili allo schema funzionale generale: 9.6 Vegetazione attuale I principali tipi di vegetazione riscontrabili nell’area in esame possono essere ricondotti alle seguenti unità funzionali (procedendo idealmente da monte verso valle e dall’esterno Secondo Ozenda (1985) infatti la vegetazione potenziale delle piane alluvionali della fascia basale nell’area in esame, in stazioni stabili (ovvero normalmente non soggette ad alluvioni), appartiene alla “serie alluviale della farnia”. Essa comprende (oltre al querco-carpineto caratterizzante l’aspetto normale) due sottoserie, una a Salix alba, tipica delle zone frequentemente inondate e una a farnia, olmo e frassino maggiore, tipica di zone più raramente inondate, ma dotate di falda poco profonda (cfr. querco-ulmeto); entro questa sotto-serie zone palustri ad Alnus glutinosa sono interpretabili come raggruppamenti edafici specializzati, caratteristici di enclaves con falda affiorante. All’ambiente perifluviale è legata anche la “serie dell’ontano bianco”, che 1. Boschi di pendice; 2. Vegetazione sub-spontanea delle aree coltivate (popolamenti di “infestanti”, prati, siepi ecc.); 3. Frammenti di bosco con latifoglie mesofile o igrofile (perlopiù in golena) e relative fasi di degrado; 4. Formazioni sostitutive di robinia, ailanto ecc.; 5. Potenziali praterie aride di greto (stabilizzato) e relativi arbusteti (meso)xerofili; (di fatto mancano e sono limitati a piccoli incolti molto disturbati); 6. Pioppeti di golena, con pioppo nero e vari ibridi euroamericani; 7. Saliceti arborei di Salix alba; 8. Saliceti arbustivi di Salix sp.; 9. Vegetazione erbacea perenne di greto “impaludato” 8; 10.Vegetazione erbacea effimera di greto (tipica di zone nel suo aspetto tipico si insedia soprattutto lungo il tratto medio e superiore dei corsi d’acqua alpini (e pertanto interessa solo marginalmente il caso in esame), ma che con pineta di pino nero; orno-ostrieto; (robinieto p.p.) Vegetazione sub-spontanea delle noccioli; alberi da frutto e salici da aree coltivate (popolamenti di vimini; alberatura ornamentale; “infestanti”, prati, siepi ecc.) giardino urbano; coltivi; prato Frammenti di bosco con latifoglie popolamenti ad Ulmus glabra e mesofile o igrofile (perlopiù in campestris; ontaneta di ontano golena) e relative fasi di degrado bianco; ontaneta di ontano nero; (robinieto p.p.) verso i corpi d’acqua): Illustrazione 61: Relazioni dinamico–ecologiche tra i principali tipi di vegetazione. Boschi di pendice 8 Le formazioni su suolo palustre: (canneti, popolamenti di neofite e talvolta presenza di specie di alneta di ontano nero) teoricamente relegate in anse “morte” sono estesamente favorite da un regime delle portate ridotto e tendenzialmente costante. 92 Formazioni sostitutive di robinia, robinieto; salici piangenti e da ailanto ecc. vimini; platani; popolamenti arbustivi o erbacei a Budleia davidii, Arundo donax, bambù, ecc. Potenziali praterie aride di greto mancano) (stabilizzato) e relativi arbusteti (meso)xerofili Pioppeti di golena, con pioppo nero pioppeto e vari ibridi euro-americani Saliceti arborei di Salix alba saliceto arboreo Saliceti arbustivi di Salix sp. saliceto arbustivo Vegetazione erbacea perenne di popolamenti ad Equisetum greto “impaludato” hiemale, rilevati in modo non esaustivo – vedi sotto Vegetazione erbacea effimera di non rilevati, in quanto effimeri greto (tipica di zone periodicamente rimaneggiate) Vegetazione acquatica non rilevata Segue per ogni unità di vegetazione un paragrafo descrittivo, nel quale oltre ai risultati di osservazioni originali, si farà riferimento ai seguenti lavori tratti dalla bibliografia (la lettera con cui sono qui elencati li identifica una volta per tutte): 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA a) I boschi d’Italia (Pignatti et al., 1998); a carattere pioniero con specie caducifoglie termofile, nord della centrale di Fies, è stato riscontrato un orno- b) Ecologia delle foreste ripariali e paludose dell’Italia costituente uno stadio di degradazione e/o ripresa verso ostrieto ben strutturato e posto a contatto con la pineta di un climax di querceto. Se ne individuano aspetti pino nero e con grossi pioppi nella fascia verso il fiume. In particolari a leccio o a castagno, citando esplicitamente la generale gli orno-ostrieti sono condizionati dalla ceduazione zona del Garda come rappresentativa. effettuata per liberare le sponde e le aree immediatamente (Pedrotti & Gafta, 1996); c) I tipi forestali del Trentino (Odasso e Sitzia, 2002); d) In questo punto si specifica il codice UE - Natura 2000 per la vegetazione in esame (habitat di interesse adiacenti dalla vegetazione arborea, in modo tale da limitare b) - comunitario di cui alla Direttiva 92/43/CEE, allegato I e c) Si fa riferimento alle categorie degli orno-ostrieti, degli successive revisioni, inerente la conservazione degli ostrio-querceti e delle leccete, a loro volta articolati in habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna numerosi tipi a carattere più o meno pioniero e con selvatiche), o per formazioni ad essa rapportabili; nel diverse esigenze edafiche. i rischi legati ai deflussi in fase di piena del fiume. Questo tipo di trattamento ha favorito sicuramente l’ingresso di specie alloctone che costituiscono una componente importante se non prevalente di queste ed altre formazioni. Le pinete sono poco rappresentate nella fascia prossima al caso di formazioni solo in parte o per alcuni aspetti d) In termini generali può considerarsi il riferimento: p.p. fiume e nei casi in cui si avvicinano di più ad esso rimangono riferibili alla categoria specificata si userà la sigla p.p. (pro 91H0 Pannonian woods with Quercus pubescens.. Per gli comunque in secondo piano, separate da esso dall’orno- parte). aspetti a dominanza di castagno vale il riferimento: 9260 ostrieto. Due casi sono stati rilevati in corrispondenza del approfondimenti, Castanea sativa woods. Per gli aspetti a dominanza di tratto di fiume 8 e al termine del tratto 9. Non presentano consultazione di elenchi e tabelle fitosociologiche ecc.; qui ci leccio vale il riferimento: 9340 Quercus ilex and Quercus particolarità rilevanti se non per il fatto di costituire una delle si limita a citare i tipi di vegetazione riscontrata e a fornire un rotundifolia forests. poche situazioni in cui la vegetazione delle rive è posta in Ai suddetti lavori si rimanda per Nel corso dei rilievi sono state osservate varie situazioni in continuità con il bosco. Altro caso di interesse per quanto cui le formazioni collinari si spingono fin sul limite degli argini, riguarda l’orno-ostrieto è quello di una fascia di vegetazione Boschi di pendice in stretto contatto con le specie più tipicamente ripariali. posta in un punto rialzato in corrispondenza dell’abitato di Il tipo di bosco di gran lunga più diffuso nell’orizzonte Soprattutto gli orno-ostrieti sono ben rappresentati lungo il Dro. Qui transita un sentiero da cui si gode di una vista “collinare”, di norma composto da carpino nero, orniello e corso del Sarca, anche se nella grande maggioranza dei casi panoramica sul Sarca, in un tratto lungo il quale il fiume roverella (orno-ostrieto), ma con aspetti particolari a “infestati” dall’abbondante presenza di specie alloctone, compie delle curve ed assume un aspetto più naturale che dominanza di querce più esigenti (ostrio-querceto) o con come la robinia e l’ailanto. Caratterizzati da un’elevata nella maggior parte degli altri settori. aspetti colturali a dominanza di castagno. Il soprassuolo è varietà di specie, a seconda delle condizioni stazionali, governato prevalentemente a ceduo, ma appare in gran quando non sono compressi tra il fiume e le aree coltivate, parte invecchiato rispetto ai turni consuetudinari. entrano in contatto con la pineta di pino nero, con l’orno- L’inquadramento vegetazionale è il seguente: ostrieto e più raramente con la lecceta. Nella zona a cavallo breve commento sintetico. a) Scheda 69 – Ostrieto prealpino. Boscaglia di transizione tra il tratto 9 ed il tratto 10 della cartografia, 600 metri circa a Vegetazione delle aree coltivate Per siepi, boschetti ecc. con vegetazione di tipo forestale (più o meno profondamente degradata/semplificata) si faccia riferimento all’unità precedente o a quella successiva, in funzione della localizzazione stazionale e della natura del 93 suolo (versanti, conoidi o piana alluvionale). da Per quanto riguarda le colture sono nettamente prevalenti Arrhenatherion, con possibili aspetti di transizione 1) a oltre) quelle frutticole o viticole specializzate. Prevalgono meleti e Festuco-Brometea, per le situazioni magre, semi-incolte, mesofilo di cui non resta traccia. In zone di basso versante vigneti, ma sono stati osservati anche oliveti, coltivazioni di estensive, non irrigue; 2) a Chenopodietea, per gli aspetti più umido, in vallette incise, forre ecc. il riferimento è alle actinidia e gli ultimi lembi coltivati con la susina di Dro. intensivi, in rotazione colturale con i seminativi:; 3) a Molinion formazioni di latifoglie mesoigrofile: frassino maggiore, tiglio, per le zone o le bordure erbacee stabili, con falda ciliegio e talvolta discese a bassa quota di faggio. superficiale o con ristagno (a contatto con l’acqua anche in L’inquadramento vegetazionale è il seguente: Un commento a sé meritano i prati permanenti: di fatto sono ormai quasi scomparsi, e sempre più di frequente entrano in rotazione con altri seminativi, a loro volta poco diffusi e ricercarsi nell’ambito di Molinio-Arrhenatheretalia, tensione con canneto secondario). ulteriormente verso i versanti, il bosco pioniero d'alveo (vedi passerebbe presumibilmente al querco-carpineto a) a1) Bosco di golena: scheda 46 - Querceto misto a farnia limitati alla zona a sud si Arco. Ciò comporta la perdita di una In prossimità degli orti è abbastanza frequente trovare sulle e olmo (Querco-Ulmetum minoris). Tipico della pianura notevole risorsa naturalistica, infatti nonostante la loro origine sponde alberi da frutto, salici da vimini e specie ornamentali. alluvionale antropogena, biocenotico Spesso questi soggetti si sono insediati naturalmente, altre costantemente alta e suolo idromorfo. Raro. Intermedio in (floristico, vegetazionale e faunistico) dei prati permanenti, in volte sono stati piantati o seminati dall’uomo. Sono poi state termini spaziali e dinamici tra querco-carpineto (scheda quanto formazioni in equilibrio con l’ambiente di crescita e rilevate anche alberature ornamentali e piccole zone di verde 45) e bosco di pioppo nero o bianco (scheda 85). con urbano poste in stretto contatto con il fiume. il è fattore indubbio l’elevato “uomo/utilizzazioni”; valore per alcuni autori (Montacchini, 1986/7) si può parlare di paraclimax antropico. umida, talvolta allagata, con falda a2) Per le aree più lontane dal corso d’acqua vale il seguente riferimento: scheda 45 - Querceto misto a farnia e carpino = Rispettivamente per i prati e per la vegetazione “infestante” Frammenti di bosco con latifoglie mesofile o igrofile (perlopiù in golena) e relative fasi di degrado delle colture, l’inquadramento vegetazionale è il seguente: Mancano quasi completamente relitti forestali di questo tipo climax della pianura alluvionale drenata o di impluvi collinari. in fondovalle, se non a livello di nuclei isolati o di presenza di a, b, c) - singoli esemplari arborei e/o di specie arbustive ed erbacee d) Limitatamente ai prati pingui/mesofili (e perlopiù in termini evolutivi, in quanto sono rare le superfici stabili) il riferimento è: 6510 Lowland hay meadows. Per zone di prato magro (spesso associate agli uliveti tradizionali) il riferimento è il codice prioritario 6210* - Semi-natural dry grasslands and scrubland facies on calcareous substrates (Festuco Brometalia)(*important orchid sites). Più in generale si possono svolgere le seguenti considerazioni aggiuntive. - Prati: Molinio-Arrhenatheretea – Associazione non definita, accompagnatrici. Il bosco mesoigrofilo (golenale) misto di quercia, olmo e frassino tipico dei fiumi planiziali è ovunque scomparso e quindi costituisce solo un riferimento potenziale, seppure di grande valore naturalistico. In parte a questo tipo forestale potrebbero essere ricondotte le diffuse formazioni a robinia, in alcune delle quali – in particolare in quelle invecchiate e/o non del tutto pure – entrano varie specie arbustive o erbacee ivi riferibili. Sempre a livello potenziale, allontanandosi dal fiume e dalle stazioni più umide verso la piana alluvionale, e di qui 94 querco-carpineto (Ornithogalo-Carpinetum). Formazione b) Querco (roboris) – Ulmetum minoris (pag 60). Ultima formazione della cintura riparia (raramente) alluvionabile lungo i fiumi padani e probabilmente riferibile con forme impoverite anche ai principali fondovalle alluvionali in area prealpina. c) Querco-carpineto e varie formazioni nella categoria acero-frassineti/tiglieti. d) In termini evolutivi il riferimento è: 91F0 Riparian mixed forests of Quercus robur, Ulmus laevis and U. minor, Fraxinus excelsior or F. angustifolia, along the great rivers (Ulmenion minoris). Per le forre e I bassi versanti freschi 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA con latifoglie mesoigrofile il riferimento è dato dal codice alloctone compaiono qua e là (platani, caco, ailanto…), ma a) - prioritario 9180* - Tilio-Acerion forest of slopes, screes solo il robinieto si esprime in popolamenti importanti. La b) Si lamenta un generalizzato problema di perdita di and ravines. diffusione della robinia e la semplificazione della flora ad territorio Popolamenti ad Ulmus glabra e campestris; ontaneta di essa associata costituiscono elementi di degrado. Una regimazioni, ontano bianco e ontaneta di ontano nero sono formazioni differenziazione all’interno dei robinieti può basarsi sia sulla frammentazione e semplificazione (a cui il robinieto si può molto rare e di ridottissima estensione lungo il Sarca. cenosi sostituita, sia sulle modalità e sulla frequenza delle ascrivere) concernono soprattutto le associazioni forestali utilizzazioni: dalla combinazione di detti fattori deriva a legno duro (e quelle di Populion albae); meno i saliceti. La situazione più significativa che è stata riscontrata in fase di rilievo è quella localizzata dove il canale Rimone confluisce nel Sarca. Qui si trova un’ontaneta di ontano l’assenza o la presenza (e in tal caso l’aliquota) di specie originarie (verso cui orientare la dinamica). naturale (per messa a abbassamento coltura delle ecc). falde, Distruzioni, c) Il robinieto è considerato come formazione sostitutiva e se non puro può essere riferito alla formazione originaria, bianco in contatto con nuclei di saliceto arboreo. Interventi come forma degradata. ripetuti di ceduazione in alveo e sulle rive hanno ridotto d) Non compresi; in termini evolutivi di lungo periodo vale il notevolmente lo sviluppo di queste formazioni, in una zona riferimento riportato al punto precedente. Per alcune dove peraltro ci sarebbe lo spazio per far sì che queste, se radure lasciate alla libera evoluzione, si strutturino in maniera riferimenti riportati per la vegetazione di greto e per la completa, dalla fase arbustiva a quella arborea. La vegetazione erbacea palustre. confluenza del Rimone crea, anche dal punto di vista con vegetazione erbacea vedere anche i Le formazioni sostitutive sono molto frequenti ma molto paesaggistico, un ambiente di notevole pregio ed in spesso rappresentano situazioni piuttosto semplificate, se continuità con il bosco. Piccoli frammenti di ontaneta si non degradate, sia dal punto di vista della composizione che trovano anche in prossimità dell’abitato di Ceniga. In da quello della struttura. In proposito si segnalano i tratti particolare potrebbe assumere un certo rilievo quello posto a lungo la pista ciclabile che da Arco porta alle foci del Sarca a monte del Ponte Romano; è interessante proprio per il fatto Torbole. Qui si trovano filari veri e propri costituiti spesso da di trovarsi in prossimità di questa struttura storica che un'unica serie di piante di robinia. In molti casi la robinia è la costituisce di per sé un punto di attrazione e permette ai passanti di osservare il fiume da una posizione privilegiata. Illustrazione 62: Il ruolo della robinia nei confronti di un ipotetico ciclo di auto–perpetuazione del bosco. specie esclusiva, altre volte si accompagna a pioppi, salici e Formazioni sostitutive di robinia, ailanto ecc. Per l’inquadramento fitosociologico dei robinieti, o meglio compare un sottobosco intricato, ricco di rovi e di arbusti. Sono le formazioni forestali più comuni lungo il basso Sarca. delle eventualmente Robinieti si trovano in corrispondenza dei terreni della Il soprassuolo è tipicamente governato a ceduo, con alcuni ripristinabili), si veda il punto precedente (boschi di latifoglie Fondazione Comunità di Arco che si affacciano sul fiume frammenti ormai invecchiati. L’ailanto ed altre specie forestali mesofile). Ulteriori riferimenti sono qui sintetizzati: nella zona in cui la nuova circonvallazione di Arco attraversa cenosi da essi sostituite 95 (ed qualche carpino. Quando la fascia di robinieto si allarga il fiume. Pur trattandosi come detto di formazioni sostitutive a, b, c) - espressioni più tipiche riguarderebbero le zone inondabili qui potrebbe esserci la possibilità di trovare spazi che d) Il riferimento principale è il codice prioritario: 6210* Semi- in ambiente planiziale submediterraneo; in area prealpina consentano uno sviluppo della vegetazione ripariale. Lo natural stesso si potrebbe dire per altri terreni incolti come quello calcareous substrates (Festuco-Brometalia). dry grasslands and scrubland facies on restano relitti rari e impoveriti, soprattutto con pioppo nero. Flora associata “banale”, come nel caso del posto poco a valle della confluenza tra Rimone e Sarca in Salicetum albae, con cui tende a congiungersi. contatto con una fascia di robinieto e con un tratto dove la Pioppeti di golena sponda è priva di vegetazione arborea. Il pioppo nero, e potenzialmente anche quello bianco (da pioppo nero dominante, olmo minore, ecc.. Si articola con Altre formazioni sostitutive sono rappresentate da nuclei di ricercare!) colonizzano l’area golenale, in stazioni appena più chiaro significato di “ponte” nelle subassociazioni - Arundo donax, bambù e Budleia davidii che però a differenza stabili (arretrate rispetto alle esondazioni) rispetto a quelle salicetosum albae e - quercetosum roboris. Occupa i delle specie precedenti si insedia molto spesso in alveo. In descritte al punto successivo per il saliceto di salice bianco. terrazzi d’alveo alle spalle dei saliceti; frequentemente è prossimità del Ponte del Gobbo si trova una zona ghiaiosa Spesso la distinzione tra pioppeto e saliceto è labile, con degradato colonizzata da Budleia davidii. Anche quest’area rappresenta frequenti situazioni di transizione, in cui i saliceti si arbustiva a dominanza di rovi). Boschetti di pioppo nero una superficie potenzialmente sfruttabile per consentire alla arricchiscono di pioppi al loro margine esterno (ma anche di possono anche essere riferiti al Salicetum albae (vedi vegetazione ripariale di svilupparsi in maniera stabile e per altre specie proprie delle formazioni “a legno duro” o unità successiva). concedere al fiume uno sfogo da sfruttare in caso di piena. alloctone); in alcune stazioni però, soprattutto in aree di ex- b) Populetum albae (pag. 42) Anche con espressioni a greto abbandonato, il ruolo dei pioppi diviene preponderante. Potenziali praterie aride di greto (stabilizzato) e relativi arbusteti (meso)xerofili Di fatto mancano espressioni significative e sono limitati a piccoli incolti molto disturbati. Il greto ciottoloso ospita una notevole ricchezza floristica e – in seguito a stabilizzazione – in condizioni naturali si aprirebbe la via a una sere successionale di ricolonizzazione, con l’insediamento di crassulacee e prati aridi (Sedo-Scleranthetea; FestucoBrometea), che a loro volta evolvono “a pelle di leopardo” verso arbusteti termoxerofili (Prunetalia) e finalmente (con i tempi lunghi richiesti dal parallelo processo pedogenetico) verso al bosco planiziale. L’inquadramento vegetazionale è il seguente: in Tamo-rubetum ulmifolii (associazione c) Da riferire ad aspetti particolari del Saliceto di Salix alba. Nel complesso le formazioni a pioppo appaiono pertanto d) Per le zone migliori vale il riferimento prioritario: 91E0* - riconducibili a una facies spaziale e temporanea (fase) di Alluvial forests with Alnus glutinosa and Fraxinus transizione tra i saliceti ripari e le formazioni planiziali stabili; excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae). una certa stabilità e specificità assumono solamente le Per zone aperte o radure con invasione erbacea si veda situazioni a dinamica interrotta o fortemente rallentata, quanto descritto relativamente alla vegetazione erbacea laddove la continua (ri)creazione di condizioni favorevoli di greto e palustre. consente l’instaurarsi di popolamenti significativi per Anche il pioppeto come il robinieto è molto diffuso lungo tutto estensione e durata. il tratto di fiume esaminato. Le due specie risultano spesso Non di radi individui ibridi euroamericani penetrano nelle frammiste con la prevalenza di una o dell’altra a seconda che formazioni spontanee, pur se in misura minore di quanto non ci si avvicini o ci si allontani dall’acqua. Un nucleo che merita si osservi in lungo le aree fluviali padane.. di essere segnalato è quello che si trova a valle del L’inquadramento vegetazionale è il seguente: a) Scheda 85 – Bosco di pioppo bianco e pioppo nero. Le 96 depuratore in corrispondenza del tratto n. 18 della cartografia. Merita la menzione sia per il suo sviluppo 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA strutturale ma anche per il fatto di trovarsi in una zona pioniera lungo fiumi sabbiosi, in aree di inondazione, ma regolarmente e i grandi alberi offrono ombra, rendendo piuttosto degradata dal punto di vista della vegetazione non di ristagno. Nelle fasi pioniere/giovanili si relaziona quindi fruibile la sponda come area picnic. ripariale. con l’associazione Salicetum triandrae, che costituisce uno stadio intermedio verso i saliceti arbustivi trattati al Saliceti arbustivi Saliceti arborei punto successivo (Salix triandra è presente seppure raro I consorzi a dominanza di Salix eleagnos, Salix purpurea Una fascia riparia a dominanza di Salix alba si riscontra – lungo al Sarca). ecc. rappresentano l’ultima formazione legnosa a contatto seppure in modo non continuo – lungo tutto il tratto considerato del Sarca. In parte – soprattutto in tratti di sponda ripida e “artificialmente difesa” – i saliceti sono ridotti a “filari”; in alcune aree si conservano però nuclei di discreta ampiezza. Dal punto si vista funzionale si tratta della prima formazione c) Saliceto ripario di Salix alba – E’ una formazione di interesse naturalistico e di protezione. con le porzioni di greto continuamente rimaneggiate dalle piene ordinarie. Gli spostamenti dell’alveo inciso possono determinare la loro (locale) scomparsa o viceversa la loro d) Come sopra (91E0* - Alluvial forests with Alnus glutinosa espansione e il loro consolidamento (a cui segue l’evoluzione and Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, verso altre cenosi arboree - vedi sopra); si tratta quindi un Salicion albae). tipo di vegetazione temporaneo, ma stabilmente arborea soggetta all’azione erosiva e di deposito delle piene, Nuclei piuttosto estesi di saliceto arboreo a Salix alba sono rappresentato, grazie ai continui spostamenti del letto a sua volta riparata da una cintura di saliceti arbustivi quelli che colonizzano le “isole” poste a nord dell’abitato di ordinario del fiume, che difficilmente occupa tutto l’alveo (vedere unità successiva). La presenza dei saliceti è legata Dro. Si tratta di nuclei ben sviluppati e strutturati ma che disponibile, ad una situazione di “equilibrio dinamico”, con colonizzazione comunque sono sempre soggetti ad interventi di ceduazione composizione floristica può essere molto varia, dato il di nuove aree abbandonate dal fiume e perdita di altre, per da parte del Servizio Bacini Montani. Questi popolamenti, per continuo disturbo o rimaneggiamento che la formazione erosione o - viceversa - per invecchiamento: difficilmente in la loro conformazione e per la loro posizione rispetto al corso subisce soprattutto a livello delle specie erbacee: in tale condizioni naturali il saliceto succede a se stesso; la d’acqua, costituiscono anche una zona di rifugio e rimessa situazione sono le specie arbustive di salice, con la loro rinnovazione di pioppi, ontano nero (in aree a falda affiorante specialmente per l’avifauna che vive e transita lungo il fiume. dominanza a caratterizzare la vegetazione. stabile), o specie “a legno duro” costituisce l’innesco di In corrispondenza dello stesso tratto ma sulle sponde, si L’inquadramento vegetazionale è il seguente: altrettante serie successionali. trovano dei saliceti arborei che si caratterizzano per il fatto di L’inquadramento vegetazionale è il seguente: essersi insediati sull’alveo in una zona dove il fiume tende a depositare una notevole quantità di materiale sabbioso. a) L’associazione Salicetum albae è citata a livello di aspetto Anche questi risultano abbastanza estesi ma il ripetersi delle locale o particolare, nell’ambito del bosco di pioppo piene e probabilmente anche interventi di ceduazione più bianco (vedere sopra: scheda 85 - Populetum albae). frequenti fanno si che questi nuclei non raggiungano mai uno b) Salicetum albae (pag. 41) - Strato arboreo puro o con sviluppo eccessivo. Un'altra situazione che merita di essere presenza di esemplari di pioppo nero; sottobosco nitrofilo menzionata è quella relativa al saliceto su prato che si trova a sambuco, ortica, parietaria ecc.. Svolge funzione lungo il campeggio di Arco. Il prato viene sfalciato 97 anche all’interno di tratti a) Scheda 89 – Boscaglia alpina di (Salicetum eleagno-purpureae) – regimati. La salice purpureo Caratterizzata da inondazioni frequenti; dotazione idrica relativamente scarsa nei periodi di magra; presenza di specie dealpinizzate. Possibile successione ad Alnion incanae. b) Salicetum incano-purpureae (pag. 39). Pioniero lungo torrenti e/o fiumi con portate variabili. c) Saliceto di Salix eleagnos e di S. purpurea. d) Il riferimento è dato da 3240 - Alpine rivers and their ligneous vegetation with Salix eleagnos. Vegetazione erbacea perenne di greto “impaludato” e vegetazione acquatica Allo stato attuale lungo al Sarca la vegetazione di tipo Vegetazione erbacea effimera di greto palustre è piuttosto abbondante, data la scarsa frequenza e Nell’alveo inciso, lungo le lingue di greto ciottoloso o la debole intensità dei fenomeni stagionali di piena (in quanto sabbioso (in funzione della selezione granulometrica operata i prelievi idroelettrici riducono e stabilizzano le portate). La dal fiume), si sviluppa una vegetazione temporanea, perlopiù vegetazione palustre come pure la vegetazione acquatica discontinua e a carattere annuale (o comunque erbacea). Ad fluitante (ad esempio a Ranunculus tricofillos…) è infatti una notevole ricchezza floristica (per la presenza di favorita dalla presenza costante di acqua libera, lentamente innumerevoli nicchie d’insediamento, libere, ma di breve fluente. durata) fa da contrappunto le pressoché totale mancanza di Si tratta però soprattutto di vegetazione erbacea composta organizzazione Solo da megaforbie, canneto e spesso da specie alloctone. allontanandosi dalle zone in attiva erosione compaiono i Solamente in pochi siti si osserva invece la presenza di diversi popolamenti più stabili e organizzati, a cui si è già ontano nero nel saliceto a Salix alba, con possibile significato fatto riferimento. in termini di riferimento evolutivo (vedere descrizione del a, b, c) - saliceto arboreo). La mancanza dell’ontaneta è conseguente sotto il profilo vegetazionale. d) E’ da considerare il riferimento: 3220 Alpine rivers and the herbaceous vegetation along their banks. I saliceti arbustivi sono diffusi lungo tutta la valle del Sarca; tendono ad essere puri in prossimità del corso d’acqua mentre mano a mano che ci si allontana da essa aumenta la componente arborea spesso rappresentata da pioppo e salici arborei. Dove la ceduazione è più frequente come in prossimità dei ponti e degli attraversamenti dei centri abitati si trovano nuclei più sviluppati ed estesi. Anche queste formazioni risentono come è evidente degli eventi di piena ed in generale degli aumenti di portata del fiume. a, b, c) d) Per la vegetazione acquatica natante il riferimento, almeno potenzialmente, è: 3260 Water courses of plain to montane levels with the Ranunculion fluitantis and Callitricho-Batrachion vegetation. Per le bordure periforestali ad alte erbe (NON canneti) è possibile il riferimento: 6430 Hydrophilous tall herb fringe communities of plains and of the montane to alpine levels. Si tratta di un riferimento piuttosto generico, alla profilazione artificiale del letto fluviale, in cui mancano aree umide lontane dall’acqua corrente e quindi in grado di esprimere una vegetazione palustre stabilizzata e quindi con estensibile alla vegetazione di mantello di vari boschi meso(igro)fili: dalle formazioni con farnia, olmo e frassino, ai robinieti, ai pioppeti e ai saliceti arborei. Non esiste riferimento per i popolamenti a dominanza di Phragmites australis e spesso con presenza di solidago, Heliantus tuberosus ecc. Il riferimento evolutivo per le cenosi con presenza di ontano nero è: • Scheda 88 – Bosco padano-alpino d’ontano (Carici struttura legnosa. Viceversa il canneto e le altre formazioni elongatae-Alnetum erbacee riescono ad insediarsi lungo l’alveo di magra e popolamenti ben espressi si oppone ad una sicura resistono alle periodiche piene grazie alla loro debole attribuzione, ma si tratta di un tipo di vegetazione che intensità. dovrebbe svilupparsi su suolo torboso e asfittico e avere Le formazioni boschive ad ontano nero sono divenute rare lungo le fasce torrentizie prealpine e rappresentano quindi un riferimento potenziale di interesse naturalistico. Per i canneti e altri frammentari popolamenti di vegetazione erbacea igrofila o acquatica, l’inquadramento vegetazionale è il seguente: glutinosae). La mancanza fasi di degrado/ricostruzione a Phragmites (vedere sopra) e a Salix cinerea (Salicetum cinereae). Mancando però lungo al Sarca suoli torbosi • Anche in questo caso il riferimento e al Carici elongataeAlnetum glutinosae (pag. 66). • Alneta di ontano nero. Si pone in evidenza l’opportunità di conservare e valorizzare le formazioni ad ontano nero. 98 di 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA • Come per pioppeti e saliceti: 91E0* - Alluvial forests with Alnus glutinosa and Fraxinus excelsior. in cui è stata riscontrata la presenza della specie. Per il fondovalle del Sarca vale la pena di segnalare alcuni Da segnalare la presenza in alcuni tratti, dove è stata aspetti aggiuntivi: asportata la vegetazione arborea, di formazioni erbacee ad • La presenza del della fiume, qualità anche grazie ambientale al netto Equisetum hiemale. Un tratto abbastanza esteso colonizzato miglioramento complessiva da questa specie si trova sulla sponda opposta rispetto alla conseguente ai recenti aumenti delle portate rilasciate in confluenza del Canale Rimone. alveo, consente la presenza di specie legate all'ambiente acquatico, alcune delle quali di notevole pregio: si 9.7 ricordano ad esempio il merlo acquaiolo, il martin Fauna Anche la fauna può essere schematicamente riferita ai due pescatore, vari anatidi e ardeidi (soprattutto airone cenerino). grandi sistemi dei versanti e del fondovalle. Per i versanti l’aridità stazionale condiziona la comunità teriologica, favorendo (oltre agli ungulati d’ambiente forestale o roccioso) gli insettivori e i roditori. • L’aumento dell’airone cenerino e in misura molto maggiore “l’esplosione” demografica del cormorano (con parte della popolazione divenuta stanziale) possono essere interpretati come segnali di squilibrio faunistico. Per quanto riguarda i rettili, le stazioni di basso versante • Un altro problema è dato dall’insediamento nel tratto a sud rappresentano un ambiente atto alla presenza di un buon di Arco di una popolazione di nutria. Si tratta di una specie numero di specie. alloctona, in grado di provocare scompensi sia a livello Anche l’avifauna, in particolare i rapaci, trova in quest’area dell’ecosistema, sia minacciando la stabilità delle opere un arginali entro cui scava i propri cunicoli. ambiente ottimale per la nidificazione e per l’alimentazione; le pareti strapiombanti sul fondovalle, l’ampia area coltivata la presenza del fiume Sarca rendono questa porzione di valle particolarmente interessante per numerosi uccelli. Nelle tabelle sottostanti è riportato l’elenco delle specie che possono essere presenti all’interno dell’area di studio; per ogni specie viene indicato a fianco il tipo di ambiente frequentato e l’eventuale importanza a livello nazionale o comunitario. Per gli uccelli è indicato anche il nome del SIC 99 Specie Mammiferi Specie Arvicola campestre (Microtus arvalis) Arvicola delle nevi (Chionomys nivalis) Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus) Camoscio (Rupicapra rupicapra) Capriolo (Capreolus capreolus) Crocidura dal ventre bianco (Crocidura leucodon) Crocidura minore (Crocidura suaveolens) Ghiro (Glis glis) Lepre comune (Lepus europaeus) Moscardino (Muscardinus avellanarius) Riccio (Erinaceus europaeus) Scoiattolo (Sciurus vulgaris) Topo quercino (Eliomys quercinus) Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) Topo selvatico a collo giallo (Apodemus flavicollis) Volpe (Vulpes vulpes) Ambienti frequentati frutteti ineriti ed aree di ecotono detriti ed arbusteti formazioni ricche di sottobosco ambienti rocciosi formazioni forestali e praterie formazioni xerofile formazioni xerofile pinete e boschi di latifoglie sempreverdi praterie e steppe aree di ecotono e boschi cedui di querce coltivi, parchi, giardini ed aree di ecotono boschi di conifere formazioni forestali ed ambienti rocciosi pinete ed aree di ecotono formazioni forestali ed aree di ecotono ampia varietà di habitat Codibugnolo (Aegithalos caudatus) Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus) Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros) Codirossone (Monticola saxatilis) Colombaccio (Columba palumbus) note Cornacchia grigia (Corvus corone) Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) Falco pellegrino (Falco peregrinus) Fiorrancino (Regulus ignicapilla) Fringuello (Fringilla coelebs) Gheppio (Falco tinnunculus) Ghiandaia (Garrulus glandarius) Gufo reale (Bubo bubo) Rettili Luì bianco (Phylloscopus bonelli) pinete con orno-ostrieto Luì grosso (Phylloscopus trochilus) Luì piccolo (Phylloscopus collybita) Merlo (Turdus merula) specie migratoria (non nidifica) boschi misti di latifoglie e conifere coltivi - giardini marocche e lastroni in alternanza con pinete e orno-ostrieto ambienti rocciosi ambienti aperti semiaridi aree urbane muretti - ambienti rocciosi boschi misti di latifoglie e conifere vigneti e aree marginali con radure alberi maturi con boschi misti insediamenti rurali ambienti rocciosi aree urbane - ambienti rocciosi ambienti rocciosi strati arbustivi densi boschi di conifere ed aree aperte arbusteti - ambienti fluviali aree urbane ambienti aridi vigneti - ambienti fluviali vigneti - campagne estensive orno-ostrieti aridi orno-ostrieti coltivi - boschi di latifoglie ambienti rurali ambienti aridi Monachella (Oenanthe hispanica) Specie Biacco (Coluber viridiflavus) Lucertola muraiola (Podarcis muralis) Orbettino (Anguis fragilis) Ramarro occidentale (Lacerta bilineata) Saettone (Elaphe longissima) Vipera comune (Vipera aspis) Ambienti frequentati boschi termofili e coltivazioni estensive ambienti aperti e ghiaioni ambienti aperti vigneti e boschi radi ambienti ecotonali e muri ambienti ecotonali e muri note A4 A4 Nibbio bruno (Milvus migrans) Ortolano (Emberiza hortulana) Passera d’Italia (Passer italiae) Picchio muraiolo (Tichodroma muraria) Picchio verde (Picus viridis) Pigliamosche (Muscicapa striata) Rampichino comune (Certhia brachydactyla) Rondine (Hirundo rustica) Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris) Rondone comune (Apus apus) Rondone maggiore (Apus melba) Scricciolo (Troglodytes troglodytes) Sparviere (Accipiter nisus) Sterpazzola (Sylvia communis) Storno (Sturnus vulgaris) Succiacapre (Caprimulgus europaeus) Torcicollo (Jynx torquilla) Torcicollo (Jynx torquilla) Tortora selvatica (Streptopelia turtur) Usignolo (Luscinia megarhynchos) Verdone (Carduelis chloris) Verzellino (Serinus serinus) Zigolo muciatto (Emberiza cia) A4 Note: A4 indica specie presente nell’Allegato IV della Direttiva Habitat. Uccelli Specie Allocco (Strix aluco) Aquila reale (Aquila chrysaetos) Balestruccio (Delichon urbica) Balia nera (Ficedula hypoleuca) Beccafico (Sylvia borin) Biancone (Circaetus gallicus) Canapino maggiore (Hippolais icterina) Capinera (Sylvia atricapilla) Cardellino (Carduelis carduelis) Cincia bigia (Parus palustris) Cincia dal ciuffo (Parus cristatus) Cincia mora (Parus ater) Cinciallegra (Parus major) Cinciarella (Parus caeruleus) Ambienti frequentati boschi misti di latifoglie e conifere ambienti rocciosi aree urbane specie migratoria (non nidifica) boschi ripari boschi termofili specie migratoria (non nidifica) boschi misti di latifoglie e conifere aree urbane - boschi di latifoglie orno-ostrieti e pinete pinete boschi di conifere boschi di latifoglie – aree di ecotono boschi di latifoglie – aree di SIC Toblino Brento Dro Dro Toblino Dro Dro Toblino Toblino Toblino note A1 A1 Ambienti frequentati ecotono aree di ecotono - orno-ostrieti aree urbane ambienti rocciosi ambienti rocciosi boschi di latifoglie prati da sfalcio + ambienti rocciosi e fiumi ambienti rocciosi ambienti rocciosi boschi di conifere - leccete boschi di alto fusto ambienti rocciosi boschi misti di latifoglie e conifere ambienti rocciosi Note: A1 indica specie presente nell’Allegato I della Direttiva Uccelli. Toblino Toblino 100 SIC note Toblino Toblino Dro Toblino Toblino Dro Brento A1 A1 Toblino Brento Toblino A1 Brento Dro Toblino Toblino Toblino Dro Brento Dro A1 A1 Brento Toblino Dro Toblino Dro Toblino Toblino Dro Toblino Brento Dro Dro Toblino Toblino Toblino Toblino A1 4 COMUNI VERSO IL PARCO DEL FIUME SARCA 9.8 Relazioni ecologiche e dinamiche in atto formazione di Vengono pertanto a mancare nuove occasioni di innesco per Le relazioni dinamico-ecologiche tra i tipi di vegetazione conseguenza – laddove vengano a cessare – si assiste alla la dinamica, e con ciò le serie evolutive perdono la loro sopra descritti e l’ambiente perifluviale sono sintetizzate dalle scomparsa caratteristica di “moto stazionario” e si vengono a modificare figure figure seguenti. solamente spazio per le fasi iniziali (nel tratto di letto inciso Si noti come la seriazione potenziale della vegetazione sia diversa tra la sponda interna (in deposizione) e quella esterna (in erosione) rispetto ad anse o curve, nonché tra rami attivi e eventuali rami abbandonati. I diversi tipi di vegetazione sono tra loro collegati da una rete di connessioni spaziali ed evolutive (D’Auria & Zavagno, 1995). Si noti altre sì come agricoltura e regimazioni spondali tendano a “comprimere” e semplificare la vegetazione spontanea, obliterando soprattutto le associazioni a legno duro e in parte anche a pioppi e salici arborei; relativamente meno ridotti appaiono i saliceti arbustivi (Pedrotti & Gafta, op. cit.). I movimenti del letto del fiume sono all’origine delle continua Illustrazione 64: Profilo tipo di vegetazione su sponda in deposizione. e trasformazione degli stadi degli evolutivi ambienti, intermedi, e rimanendo le proporzioni tra le varie tipologie di vegetazione. entro le opere spondali) o viceversa (col passare del tempo e col progredire delle dinamiche spontanee) per quelle più evolute (che però trovandosi fuori dalle sponde sono generalmente in competizione con le colture o degradate a ceduo di robinia). 9.9 Considerazioni conclusive La vegetazione riparia nel tratto considerato del fiume Sarca si presenta in media in uno stato di conservazione poco soddisfacente. Nel complesso il tratto a monte In altri termini solo in minima parte i tipi di vegetazione dell’attraversamento delle Marocche risulta relativamente descritti nel paragrafo precedente possono dirsi stabili; per il migliore, con valori superiori alla media, mentre quello a valle resto sono soggetti a dinamica in funzione (originariamente) di Arco appare più compromesso. Nel tratto inserito nelle dei movimenti del fiume e (nella realtà attuale) delle modalità marocche si conservano situazioni interessanti, anche se per con cui si svolgono le attività umane. In particolare si assiste ragioni morfologiche (naturali), la vegetazione riparia vi ad una “compressione” delle fasce spondali tra attività compare in misura limitata. agricole di tipo intensivo (da una parte) e interventi di regimazione idraulica in alveo (dall’altra parte). Illustrazione 63: Profilo tipo di vegetazione su sponda in erosione. 101 Dal punto di vista strutturale le opere di difesa idraulica longitudinale, quasi ovunque presenti, limitano gli spazi a Illustrazione 65: Profilo tipo di vegetazione di una lanca abbandonata. disposizione, bloccando le dinamiche evolutive, col risultato di creare strutture poco articolate, “congelate” nel tempo e “compresse” nello spazio. Di pari passo, dal punto di vista compositivo, la vegetazione appare fortemente degradata e dominata da specie alloctone soprattutto nei tratti finali del corso d’acqua e in presenza di difese spondali fortemente artificializzate. Nei tratti più a monte rimangono invece alcune aree con composizione tipica ben espressa. 9.10 Bibliografia AA.VV., 2009 – Carta dei suoli del Trentino Edizione CRA ABP & Museo Trentino di Scienze Naturali D’Auria G., Zavagno F., 1995 – “La vegetazione alveale del fiume Brenbo, alla confluenza con l’Adda, in relazione a morfologia e substrato” Pianura, 7: 5-38. Hruska K., 1988 – “Modificazioni della vegetazione spondale a seguito dell’antropizzazione” Boll. Mus. St. Nat. Lunigiana 6-7: 123-126 Montacchini F. - 1987 - Tipi di vegetazione naturali ed antropici sul territorio piemontese. Ann. Accad. Agric. Torino 129: 167-191 Odasso M., 2002, - I Tipi Forestali del Trentino, Ed. Centro di Ecologia Alpina, report n° 25, Trento Ozenda P., 1985 - La vegetation de la chaine alpine dans l'espace montagnard europeen. - Masson. Pedrotti F., Gafta D., 1996 – Ecologia delle foreste ripariali e paludose dell’Italia. Dip. Bot. Ecol. Univ. Camerino. 102