TESTI UC-DSB PER SITO PROVIDUNE SOMMARIO INTRODUZIONE 2 Caratteristiche principali degli ambienti dunali 2 Endemismi dei sistemi dunali della Sardegna 3 La vegetazione delle dune 4 La direttiva habitat per i sistemi dunali 5 I sistemi dunali in Sardegna 7 Problematiche legate alla conservazione degli ambienti dunali Le “banquettes” 7 8 IL PROGETTO 8 Cronistoria del Progetto Articolazione azioni e sotto-azioni 8 8 LE ATTIVITÀ DEL CCB Siti nei quali opera il CCB 11 11 Risultati ottenuti 11 Azioni A: preparatorie, elaborazione di piani di gestione e/o dei piani d'azione; 12 *Studi geobotanici sullo stato degli habitat dunari nei siti di intervento (Azione A.1) 12 *Mappatura di dettaglio degli habitat (Azione A.3) 15 *Analisi degli impatti della fruizione sugli habitat (Azione A.5) 15 °Progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva degli interventi (Azione A.6) 18 Azioni C: conservazione 19 *Conservazione ex situ e in situ delle specie vegetali caratteristiche degli habitat dunali e produzione di piante per l’azione C1 (Azione C2) 19 Conservazione in situ delle specie vegetali caratteristiche (Azione C2b) 20 Azioni D: sensibilizzazione del pubblico e divulgazione dei risultati 21 °Partecipazione a fiere e conferenze con illustrazione del progetto (Azione D4) 21 °Sensibilizzazione dei turisti durante la stagione estiva (Azione D5) 22 °Realizzazione e collocazione di pannelli informativi (Azione D6) 22 *Attività educative nelle scuole (Azione D7) 22 Azioni E: gestione del progetto e monitoraggio. 22 *Coordinamento e gestione tecnico-scientifica (Azione E.3) 22 Sviluppi futuri 23 °Recupero e risanamento degli habitat dunali degradati (Azione C1) 23 °Realizzazione con tecniche innovative di accessi pedonali, delimitazioni leggere e aree sosta per evitare il degrado degli habitat causato dal calpestio (Azione C3) 25 °Realizzazione di una banca dati floristico-vegetazionale e abiotica per la gestione a lungo termine del complesso dunale (Azione C.5) 25 LETTERATURA CITATA 26 INTRODUZIONE Il progetto Providune (LIFE07NAT/IT/000519), finanziato dal programma LIFE+ “Natura e Biodiversità” per gli anni 2009 - 2013, è coordinato a livello scientifico dal CCB (Centro Conservazione Biodiversità) del Dipartimento di Scienze Botaniche e da OCEANS (Osservatorio Coste E Ambiente Naturale Sottomarino) del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Cagliari. Il progetto si svolge in collaborazione con le Province di Cagliari, Caserta e Matera, nelle quali sono state individuate cinque zone di intervento corrispondenti ad altrettanti Siti di Importanza Comunitaria (SIC): Porto Campana (ITB042230), Domus de Maria (CA) (Fig. 1); Stagno di Piscinnì (ITB042218), Domus de Maria (CA) (Fig. 3); Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis (ITB040020), Villasimius (CA) (Fig. 4); Pineta della Foce del Garigliano (IT8010019), Sessa Aurunca e Cellole (CE) (Fig. 5); Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni (IT92220055), Policoro (MT) (Fig. 6). Lo scopo principale del progetto è lo studio, il ripristino e la conservazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE, che caratterizzano i litorali sabbiosi mediterranei (2250*, 2270*, 2230, 2240, 2210, 2120). Tra le finalità del progetto vi è quella di analizzare lo stato di conservazione degli habitat psammofili costieri in alcuni sistemi dunali tra i più rappresentativi della Sardegna meridionale. Per tale motivo, oltre ai Siti della Provincia di Cagliari già coinvolti nel progetto, si è deciso di estendere la ricerca ad altri due SIC i cui sistemi dunali sono particolarmente ben conservati e rappresentativi: Da Piscinas a Riu Scivu (ITB040071), Arbus (VS) (Fig. 7-Fig. 8) e Is Compinxius–Campo dunale di Buggerru-Portixeddu (ITB042249), Buggerru e Fluminimaggiore (CI) (Fig. 9-Fig. 10). Il progetto è articolato in 29 azioni raggruppate in 4 tipologie: A: azioni preparatorie, elaborazione di piani di gestione e/o dei piani d'azione; C: azioni di conservazione; D: sensibilizzazione del pubblico e divulgazione dei risultati; E: gestione del progetto e monitoraggio. In queste pagine si illustrano le azioni per le quali il CCB ha una responsabilità diretta. Per completezza, ed al fine di illustrare il progetto in tutte le sue parti, si riportano, precedute da un asterisco (*) anche le descrizioni relative alle altre azioni. Coordinatore scientifico del progetto è il Prof. Sandro De Muro, del Dipartimento di Scienze della Terra. Per ulteriori informazioni consultare il sito ufficiale del progetto: http://www.providune.it Fig. 1. Panoramica del sito Porto Campana (ITB042230). Fig. 2. Sistema dunale e stagno retrodunale della spiaggia di Su Giudeu (Porto Campana). Fig. 3. Panoramica del sito Stagno di Piscinnì (ITB042218). Fig. 4. Il sito Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis (ITB040020) visto dal promontorio della Torre di Porto Giunco. Fig. 5. Tratto della costa del sito Pineta Foce del Garigliano. Fig. 6. Spiaggia del sito Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni. Fig. 7. Sistema dunale del sito Da Piscinas a Riu Scivu. Fig. 8. Sistema dunale del sito Da Piscinas a Riu Scivu. Fig. 9. Parte del sistema dunale del sito Is Compinxius–Campo dunale di Buggerru-Portixeddu. In fondo si vede il rimboschimento fatto alcuni decenni fa allo scopo di stabilizzare il sistema dunale. Fig. 10. Pinus pinea L. nel sito Is Compinxius–Campo dunale di Buggerru-Portixeddu. Questo sistema dunale è l’unico della Sardegna su cui questo taxon si trovi spontaneamente. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEGLI AMBIENTI DUNALI Le dune sono strutture caratteristiche di deserti, aree interne e costiere. Quelle costiere sono generalmente parallele al litorale e costituite da sedimenti fini incoerenti di origine fluviale e/o marina. Le correnti marine, in ogni caso, trasportano e depositano i sedimenti contribuendo in modo determinante alla definizione della morfologia delle coste sabbiose. Le dune, a causa dell’incoerenza della sabbia che le costituisce, sono strutture non statiche ma instabili, spostate, ridimensionate e rimodellate continuamente dalla direzione e forza del vento e dall’azione del mare. Il vento, infatti, spinge generalmente le particelle sabbiose verso l’entroterra per trascinamento o in sospensione creando la tipica morfologia dunale, costituita da un lato sopravento con pendenza moderata e un lato sottovento con pendenza più accentuata. L’importanza dell’influenza del mare dipende dalla profondità ed elevazione dei sistemi dunali: le dune più prossime alla linea di battigia (Fig. 11) possono subire l’erosione diretta nel caso di forti mareggiate, mentre in ogni caso bisogna considerare gli effetti dovuti al bilancio tra erosione e deposito della sabbia sulla costa da parte del moto ondoso. Negli ultimi decenni oltre a questi fattori naturali, e spesso in modo ben più rapido e incisivo, le pratiche umane si sono aggiunte come fattore fondamentale per la definizione dei sistemi dunali. Generalmente il versante dunale rivolto al mare è maggiormente colpito dall’erosione eolica, mentre il versante opposto (continentale) si accresce per l’accumulo dei granelli di sabbia che vi si depositano perché più riparato dalle turbolenze. La sabbia inizia ad accumularsi e la duna a crescere in altezza, in particolare grazie all’azione di rocce e soprattutto delle piante. La vegetazione ha quindi una importanza fondamentale per la formazione e la conservazione delle dune costiere, contribuendo a stabilizzare i sistemi dunali soprattutto grazie agli apparati radicali e creando un impedimento all’avanzamento della sabbia verso l’entroterra. La progressiva stabilizzazione della duna dovuta alla vegetazione crea inoltre le condizioni per l’instaurarsi di tipologie vegetazionali strutturalmente più evolute ed in grado di stabilizzarla in modo ancora più efficace. È così possibile l’evoluzione dalle prime dune embrionali sino a vere e proprie colline asimmetriche che possono superare i 10 metri d’altezza; anche se vi sono campi dunali, la cui genesi è da ricondurre anche ad altri fattori, ben più elevati e che possono superare i 100 m, come la duna del Pyla in Francia (Fig. 12) e le dune di Piscinas in Sardegna. Il primo cordone di dune, prospiciente al mare, è generalmente più elevato rispetto ai successivi, che sono più ricchi di copertura vegetale (Fig. 13). Gli ambienti dunali sono molto interessanti sia dal punto paesaggistico sia, forse soprattutto, da quello ecologico. Si tratta, infatti, di ecosistemi il cui delicato equilibrio evolutivo è legato alla continua trasformazione del substrato a causa dell’erosione eolica e marina, con una rilevante presenza di sale (soprattutto nelle dune più prossime al mare), fattori questi che rendono difficile l’insediamento e la sopravvivenza dei vegetali e di conseguenza la stabilizzazione delle dune. Questi bellissimi e delicati ecosistemi sono oggi minacciati dall’azione dell’uomo che con la cementificazione delle aree costiere, il transito di mezzi motorizzati o semplicemente pedonale (Herbich, 1990; 1992a; 1992b; Preti & Albertazzi, 2003), il taglio, e l’incendio della vegetazione e l’accumulo di rifiuti interferisce in questo delicato equilibrio provocandone il degrado sino allo sventramento e alla scomparsa dei cordoni dunali nei casi peggiori. Non bisogna dimenticare, inoltre, che a volte le dune possono essere degradate anche da avvenimenti che si svolgono lontano da esse. Uno dei danni maggiori, infatti, è dato dalla costruzione di sbarramenti artificiali sui corsi d’acqua, con l’effetto di ridurre drasticamente il trasporto dei sedimenti sabbiosi che giungono al mare e causando l’arretramento della spiaggia. Analogo effetto possono avere il prelievo di sabbie fluviali e/o costiere per l’edilizia, mentre errate pratiche di dragaggio dei fondali marini possono influire indirettamente mediante il degrado o la distruzione delle comunità bentoniche (Toumazis, 1995). Fig. 11.: In primo piano dune embrionali, colonizzate da Elymus farctus (Viv.) Runemark ex Melderis subsp. farctus. Fig. 12: La duna di Pyla (o Pilat), presso Arcachon, a sud di Bordeaux è la più alta d’Europa. La sua altezza varia tra i 100 e 120 m, è larga circa 500 m e lunga 3 Km, La duna attuale è relativamente recente, nel 1855, infatti, era alta “solo” 35 m. La sua origine andrebbe individuata nell’alterazione di un banco di sabbia presente al largo della costa avvenuta nel corso del XVIII secolo. Questo conferma la velocità con cui la morfologia dei sistemi dunali può cambiare e la loro sensibilità riguardo alle alterazioni antropiche delle dinamiche naturali. Fig. 13: Duna stabilizzata, coperta da una vegetazione arbustiva ed arborea costituita prevalentemente da Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa (Sibth. & Sm.) e Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata (Guss.) Nyman. ENDEMISMI DEI SISTEMI DUNALI DELLA SARDEGNA I sistemi dunali della Sardegna ospitano numerosi taxa endemici e/o rari che, a causa della fragilità dell’ecosistema e dell’intenso utilizzo antropico, figurano tra quelli maggiormente minacciati dell’Isola (Bacchetta et al., 2011). Uno di questi, Anchusa littorea Moris (Fig. 14-Fig. 15), ha visto il suo areale contrarsi drasticamente nel corso degli ultimi decenni. Le segnalazioni più antiche della specie la davano diffusa in numerose località della costa sud-occidentale della Sardegna, isole di S. Pietro e S. Antioco comprese. Attualmente risulta presente solamente nella colonia penale di Is Arenas (Arbus). Questo è un fatto significativo, perché si tratta di una località nella quale il turismo balneare è assente o ridottissimo e conferma la sensibilità del taxon nei confronti di tale fattore di disturbo. Altri taxa esclusivi dei sistemi dunali vedono il loro areale contrarsi a causa della pressione antropica: Anchusa crispa Moris subsp. crispa, Anchusa crispa Moris subsp. maritima (Vals.) Selvi et Bigazzi, Linaria flava Desf. subsp. sardoa (Sommier) Arrigoni (Fig. 16), Phleum sardoum Hack. ex Franch. (Fig. 17), Dianthus morisianus Vals. (Fig. 18), Silene nummica Vals., Silene succulenta Forssk. ssp. corsica (DC.) Nyman, mentre altri sono comunque minacciati da questo fenomeno, come l’endemica esclusiva dell’Iglesiente Genista arbusensis Vals. e Scrophularia ramosissima Loisel. Ugualmente minacciati risultano altri taxa non endemici, ma comunque oramai rari sulle nostre coste e/o importanti in considerazione del loro ruolo negli ecosistemi dunali, come ad es. Armeria pungens Hoffmanns. & Link. (Fig. 19) ed Ephedra distachya L. subsp. distachya (Fig. 20-Fig. 21). Dei taxa citati solo Silene succulenta subsp. corsica è presente nei tre siti della Provincia di Cagliari coinvolti nel Progetto Providune, mentre alcuni (A. littorea, P. sardoum, L. flava subsp sardoa, G. arbusensis, Scrophularia ramosissima, A. pungens e E. distachya, S. succulenta subsp. corsica) fanno parte della flora del sito “Da Piscinas a Rio Scivu” e tre (L. flava subsp. sardoa, Dianthus morisianus, esclusivo di questo sistema dunale, e Silene succulenta subsp. corsica) di quella del campo dunale di Buggerru-Portixeddu. Fig. 14. Anchusa littorea Moris Fig. 15. Anchusa littorea parzialmente ricoperta di sabbia Fig. 16. Linaria flava Desf. subsp. sardoa (Sommier) Arrigoni Fig. 17. Phleum sardoum Hack. ex Franch. Fig. 18. Dianthus morisianus Vals. Fig. 19. Armeria pungens Hoffmanns & Link Fig. 20. Ephedra distachya L. subsp. distachya con pseudofrutti pronti alla dispersione. Fig. 21. Ramo di Ephedra distachya in fiore. LA VEGETAZIONE DELLE DUNE Gli ambienti costieri sono tra quelli terrestri uno dei più selettivi per lo sviluppo delle piante. I gradienti delle difficili condizioni ambientali che presentano determinano la coesistenza in uno spazio relativamente ristretto di diverse comunità vegetali (Ranwell, 1972; Barbour et al., 1985; Wilson & Sykes, 1999; Frederiksen et al., 2006; Acosta et al., 2009). I fattori limitanti sono l’aerosol marino (minutissime gocce di acqua marina trasportate dal vento), l’azione smerigliante dovuta ai granelli di sabbia trasportati dal vento, l’abbondanza di cloruro di sodio nelle acque circolanti del suolo che le rende di difficile assunzione da parte delle radici e l’aridità del substrato, dovuta alla ridotta capacità di immagazzinamento di acqua da parte delle sabbie. Per questi motivi sui sistemi dunali vi sono prevalentemente specie, dette psammofile (dal greco psammos=sabbia, filé=amico), che hanno adottato specifici adattamenti a tali condizioni. Tra gli adattamenti evolutivi delle specie psammofile è possibile citare l'habitus sempreverde, la succulenza di alcuni organi, la spinescenza e la tomentosità (utili a superare periodi aridi e resistere all'azione abrasiva della sabbia trasportata dal vento), apparati radicali molto sviluppati in profondità, riduzione delle superfici esposte mediante l’adozione di un portamento strisciante o a pulvino, ciclo biologico breve. Partendo dal mare verso l'entroterra troviamo la zona afitoica dell'alta marea, priva di vegetazione a causa delle condizioni proibitive dovute all’elevata presenza di sali e all’energia del moto ondoso. Dopo questa fascia vi è una zona di deposizione, dove le alghe, le fanerogame marine e le conchiglie vengono spiaggiate, apportando una sufficiente quantità di nutrienti per permettere alle prime piante pioniere, a ciclo biologico annuale, di insediarsi e di costituire così una prima barriera alla dispersione della sabbia. Man mano che dalla battigia ci si sposta verso l'interno, le comunità vegetali si dispongono in fasce più o meno parallele rispetto alla linea di costa, in corrispondenza delle diverse situazioni ecologiche determinate dalla distanza dal mare e dalla diversa granulometria del substrato, secondo la tipica successione del geosigmeto psammofilo sardo (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae), che comprende le seguenti tipologie di associazioni vegetali psammofile (Bacchetta et al., 2009): 1) terofitica alo-nitrofila (cakileto, atripliceto); 2) geofitica ed emicriptofitica I (agropireto, sporoboleto); II (ammofileto); 3) camefitica (crucianelleto soprattutto, ma anche comunità camefitiche e nanofanerofitiche differenti, soprattutto sulle dune più interne e stabilizzate); 4) fanerofitica (ginepreto a ginepro coccolone); 5) terofitica a mosaico con altre formazioni su dune più o meno stabilizzate (formazioni a Malcolmia ramossisima (Desf.) Gennari, Silene nummica Vals., Silene succulenta Forssk. subsp. corsica (DC.) Nyman, Silene nicaeensis All.). 1) Vegetazione psammofila terofitica alo-nitrofila – Comunità annuali che crescono sulla zona della spiaggia inondata in inverno, sulla quale le mareggiate lasciano consistenti depositi di sostanza organica, soprattutto resti di Posidonia oceanica (L.) Delile (associazioni Salsolo kali-Cakiletum maritimae e Atriplicetum hastato-tornabaeni); 2) Vegetazione psammofila geofitica ed emicriptofitica I e II – Comunità perenni dominate da piante specializzate, ascrivibili alle medesime unità superiori di vegetazione (classe Ammophiletea), ma occupanti ambienti ecologicamente diversi, influenzati da un gradiente decrescente di salinità e uno crescente di evoluzione della duna e lontananza dal mare, nonché dalla diversa granulometria del substrato: I – Sporoboletum arenarii nel primo tratto della spiaggia emersa, Echinophoro spinosae-Elytrigetum junceae e Sileno corsicae-Elytrigetum junceae endemica sardo-corsa sulle dune embrionali (Fig. 22), II – Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae e Sileno corsicae-Ammophiletum arundinaceae sulle dune bianche) (Fig. 22); 3) Vegetazione psammofila camefitica – Si tratta di garighe primarie che si sviluppano nei settori più interni, sul lato continentale della duna, con sabbie stabili e compatte, delle cosiddette dune grigie (Fig. 23). Sono cenosi estremamente vulnerabili in seguito alla destrutturazione della duna bianca e oltremodo pregiate, in quanto caratterizzate da entità fitogeograficamente rilevanti come Helichrysum microphyllum Cambess. subsp. tyrrhenicum Bacch., Brullo & Giusso, Armeria pungens, Ononis natrix L. subsp. ramosissima (Desf.) Batt., Scrophularia ramosissima ed Ephedra distachya subsp. distachya (associazioni Helichryso tyrrhenici-Armerietum pungentis, Ephedro-Helichrysetum tyrrhenici, Pycnocomo rutifolii-Crucianelletum maritimae, Crucianello-Helichrysetum microphylli, Scrophulario-Helichrysetum tyrrhenici, Armerio pungentis-Thymelaeetum tartonrairae) (Fig. 24). 4) Vegetazione psammofila fanerofitica – La vegetazione forestale psammofila sulle dune è costituita da boscaglie a Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa, riferibili all’associazione Pistacio-Juniperetum macrocarpae (Fig. 25). Si tratta di microboschi a dominanza di J. oxycedrus subsp. macrocarpa, costituiti da fanerofite cespitose sclerofilliche quali Pistacia lentiscus L., Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus, Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata (Guss.) Nyman e Phillyrea latifolia L. var. rodriguezii (P.Monts.) O. Bolòs & Vigo (Fig. 26). Frequenti le specie lianose ed in particolare Smilax aspera L., Rubia peregrina L., Clematis cirrhosa L., Prasium majus L., oltre alle geofite Ruscus aculeatus L. e Asparagus acutifolius L. Limitatamente ai sistemi dunali della Sardegna sud-occidentale si rinvengono altresì micro boschi a Quercus calliprinos Webb. che danno luogo alla associazione Rusco aculeati-Quercetum calliprini e mesoboschi a Pinus pinea L. ancora in fase di definizione dal punto di vista fitosociologico. 5) Vegetazione psammofila terofitica – A mosaico con i tipi di vegetazione perenne delle dune embrionali, mobili e fisse del litorale, si rinvengono comunità terofitiche a fenologia tardo invernale-primaverile inquadrabili nell’alleanza Alkanno-Maresion nanae dell’ordine Malcomietalia (associazioni Senecioni leucanthemifolii-Matthioletum tricuspidatae, Corrigiolo telephifoliae-Corynephoretum articulatae, Catapodio balearici-Silenetum beguinotii, Sileno nummicae-Malcomietum ramosissimae, Sileno nicaensis-Cutandietum maritimae, Hypecoo procumbentis-Silenetum nummicae). LA DIRETTIVA HABITAT PER I SISTEMI DUNALI Le tipologie di vegetazione dunale, ecologicamente fragili e sottoposte a numerosi fattori di pressione, sono tra quelle maggiormente tutelate dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE (European Communities, 1992). Per quanto riguarda i sistemi dunali e per i siti in oggetto si citano, sulla base di quanto riportato nel manuale di intepretazione degli habitat (European Commission, 2007) e nel sito “Habitat Italia” (http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp), le tipologie vegetazionali corrispondenti agli habitat individuati (l’asterisco* indica quelli considerati prioritari ai sensi della direttiva): 2110: Dune mobili embrionali. Habitat delle coste basse, sabbiose, spesso sporadico e frammentario a causa dell’antropizzazione legata alla gestione del sistema dunale a scopi balneari e alla realizzazione di infrastrutture portuali e urbane. L’habitat è determinato da specie psammofile annuali e perenni, di tipo geofitico ed emicriptofitico che danno origine alla costituzione dei primi cumuli sabbiosi: le “dune embrionali”. La vegetazione inquadrabile nell’ambito di questo habitat è costituita da sporoboleti [associazioni Sporoboletum arenarii (Arénes 1924) Géhu & Biondi 1994, Sporobolo arenarii-Agropyretum juncei (Br.-Bl. 1933) Géhu, Rivas-Martinez & R. Tx. 1972 in Géhu et al. 1984], formazioni dominate da Elymus farctus subsp. farctus [associazioni Echinophoro spinosae-Elymetum farcti Géhu 1987, Sileno corsicae-Elytrigetum junceae Bartolo et al. 1992, Pancratietum angustifolii Brullo & Siracusa 1996 dell’alleanza Ammophilion australis Br.-Bl. 1921 corr. e formazioni erbacee terofitiche colonizzanti le spiagge sabbiose ricche di detriti organici, [spesso riconducibili all’associazione Salsolo kali–Cakiletum maritimae Costa & Manzanet 1981 corr., essendo la più diffusa in Italia e nel resto del Mediterraneo, oltre che ad altre associazioni dell’alleanza Euphorbion peplis R. Tx. 1950. Questo habitat è inoltre caratterizzato da cenosi appartenenti all’alleanza Thero-Atriplicion Pignatti 1953. Entrambe queste alleanze sono annoverate nell’ordine Euphorbietalia peplis R. Tx. 1950, classe: Cakiletea maritimae R. Tx. & Preising ex Br.-Bl. & R. Tx. 1952]. Da notare che, per quanto riguarda queste ultime formazioni, il manuale distingue tra quelle presenti su litorali ciottolosi o ciottolosi/sabbiosi, che devono essere riferite all’habitat 1210 (vegetazione annua delle linee di deposito marine) e le analoghe formazioni su spiagge sabbiose, da riferirsi all’habitat 2110. 2120: Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche). Ammofileti dominati da Ammophila arenaria subsp. australis delle dune costiere più interne ed elevate, definite come dune mobili o bianche, riferibili alle associazioni: Echinophoro spinosae-Ammophiletum australis (Br.-Bl. 1933) Géhu, Rivas-Martinez & R. Tx. 1972 in Géhu et al. 1984 e Sileno corsicae-Ammophiletum arundinaceae Bartolo, Brullo, De Marco, Dinelli, Signorello & Spampinato 1992 corr., inquadrate nell’alleanza Ammophilion australis Br.-Bl. 1921 corr., ordine Ammophiletalia Br.-Bl. 1933, classe Ammophiletea Br.-Bl. & R. Tx. ex Westhoff, Dijk & Passchier 1946. 2210: Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae. Si tratta di vegetazione camefitica e suffruticosa rappresentata dalle garighe primarie che si sviluppano sul versante interno delle dune mobili, con sabbie più stabili, riferibili al Crucianellion maritimae Rivas-Goday & Rivas-Martínez 1958 (ordine Helichryso-Crucianelletalia maritimae Géhu, Rivas-Martinez & R. Tüxen 1973 in Géhu 1975, classe Helichryso-Crucianelletea maritimae Géhu, Rivas-Martinez & R. Tx. 1973 em. Siss. 1974). 2230: Dune con prati dei Malcolmietalia. Vegetazione per la maggior parte annuale, a prevalente fenologia tardoinvernale primaverile dei substrati sabbiosi, da debolmente a fortemente nitrofila, situata nelle radure della vegetazione perenne appartenenti alle classi Ammophiletea ed Helichryso-Crucianelletea. Pratelli terofitici ed effimeri dell’ordine Malcolmietalia Rivas Goday, 1958 (classe Helianthemetea guttatae (Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952) Rivas Goday & Rivas-Martínez 1963 corr.), ed in particolare riconducibili a tre alleanze: Alkanno-Maresion nanae Rivas Goday ex Rivas Goday & Rivas-Martínez 1963 corr., Laguro ovati-Vulpion membranaceae Géhu & Biondi 1994 e Maresion nanae-Ononidetum variegatae Géhu, Biondi, Géhu-Franck & Arnold-Apostolides 1986. 2250*: Dune costiere con Juniperus spp. Nell’area bioclimatica mediterranea questo habitat è rappresentato da ginepreti a prevalenza di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, talvolta con Juniperus phoenicea subsp. turbinata, riferibili all’associazione Pistacio-Juniperetum macrocarpae Caneva, De Marco & Mossa, 1981, alleanza Juniperion turbinatae Rivas-Martínez (1975) 1987 [ordine Pistacio-Rhamnetalia alaterni Rivas-Martínez 1975, classe Quercetea ilicis Br.-Bl. (1936) 1947]. 2260: Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavenduletalia. L’habitat individua le formazioni di macchia sclerofillica riferibile principalmente all’ordine Pistacio-Rhamnetalia Rivas-Martínez 1975 e le garighe di sostituzione della stessa macchia per incendio o altre forme di degradazione. Occupa quindi i cordoni dunali più interni dove si assiste ad una consistente stabilizzazione del substrato. Le formazioni di macchia e di gariga di questo habitat sono ascrivibili ad alleanze appartenenti a classi diverse. Le macchie sclerofilliche vengono riferite principalmente all’alleanza Juniperion turbinatae Rivas-Martínez 1975 corr. 1987, (ordine Pistacio-Rhamnetalia, classe Quercetea ilicis Br.-Bl. ex A. & O. Bolòs 1950); le garighe di sostituzione della macchia sono riconducibili alle alleanze Cistion ladaniferi Br.-Bl. ex A. & O. Bolòs 1950 e Teucrion mari Gamisans & Muracciole 1984 della classe CistoLavanduletea Br.-Bl. in Br.-Bl., Molinier & Wagner 1940 (ordine Lavanduletalia stoechadis Br.-Bl. in Br.-Bl., Molinier & Wagner 1940 em. Rivas-Martínez 1968). 2270*: Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster. Dune costiere colonizzate da specie di pino termofile mediterranee (Pinus halepensis Mill., P. pinea L., P. pinaster Aiton subsp. pinaster). Si tratta di formazioni raramente naturali, più spesso favorite dall’uomo o rimboschimenti, che occupano il settore più interno e stabile del sistema dunale. L’habitat viene riferito principalmente all’ordine Pistacio-Rhamnetalia alterni Rivas-Martínez 1975 (classe Quercetea ilicis Br.-Bl. (1936) 1974) ed in dettaglio alle due alleanze Oleo-Ceratonion siliquae Br.-Bl. 1936 em. RivasMartínez 1975 e Juniperion turbinatae Rivas-Martínez (1975) 1987. Importante segnalare che a questo habitat vengono riferite anche formazioni non naturali, in considerazione del fatto che le pinete costituite dall’uomo, specie le più vetuste di interesse storico, hanno assunto spesso un notevole valore ecosistemico. In Sardegna formazioni naturali di Pinus pinea sono presenti unicamente sulle dune di Buggerru-Portixeddu, mentre formazioni psammofile naturali di Pinus halepensis sono presenti a Porto Pino (S. Anna Arresi). Fig. 22. Vegetazione psammofila geofitica dello Sporoboletum arenarii (habitat 2110), sulle dune retrostanti si possono osservare formazioni ad Ammophila arenaria subsp. australis del Sileno corsicae-Ammophiletum arundinaceae (habitat 2120). Fig. 23. Crucianelleto (habitat 2210) e intervento di ripristino del sistema dunale nel sito di Porto Campana. Fig. 24. Vegetazione psammofila camefitica dominata da Helichrysum microphyllum subsp. tyrrhenicum (habitat 2260). Fig. 25. Boscaglia a Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa riferibile all’associazione Pistacio-Juniperetum macrocarpae (habitat 2250). Fig. 26. Esemplare di Phillyrea latifolia L. var. rodriguezii (P.Monts.) O. Bolòs & Vigo fruttificato. Fig. 27. Formazione di Cisto-Lavanduletea (habitat 2260) con Cistus salviifolius, Cistus creticus subsp. eriocephalus, Helichrysum microphylllum subsp. tyrrhenicum, Genista arbusensis. I SISTEMI DUNALI IN SARDEGNA Lo sviluppo costiero della Sardegna, costituito da 1897 Km di litorali dei quali il 24% circa sabbiosi, è il maggiore tra le regioni italiane e rappresenta circa un quarto del totale nazionale. I sistemi dunali costieri, di grande pregio conservazionistico, sono i quarti tra le regioni italiane per estensione lineare dopo quelli di Puglia, Toscana e Sicilia e si estendono per circa 88 Km, dei quali circa 52 non antropizzati (Onori, 2009). La Sardegna ospita alcuni tra i meglio conservati sistemi dunali del Mediterraneo. In particolare, si può ricordare quello di Piscinas-Pistis (Fig. 28-Fig. 29), che figura tra i più vasti d’Europa (Corsini, 2009) e si estende dal promontorio roccioso di Capo Pecora fino alla spiaggia di Porto Palma per circa 7 chilometri lineari, occupa una superficie di 2.854 ha e raggiunge un’altezza massima di 100 metri s.l.m. (Onori, 2009). Altri sistemi dunali di notevoli dimensioni sono osservabili nelle località di Platamona, Badesi, Rena Maiore, Spargi, Capo Comino, Porto Ferro, litorale di Alghero, Sinis, litorale di ArboreaTerralba, Costa Verde (Fig. 30-Fig. 31), Buggerru (Fig. 32), Porto Pino (Fig. 33), S. Antioco, Porto Botte, Chia, Portixeddu, Capo Carbonara, Cala Sinzias, Costa Rei, Lido di Orrì e Bari Sardo. Alcuni di questi sistemi dunali, come quello già ricordato di Piscinas-Pistis, si estendono verso l’interno per chilometri, originando un paesaggio peculiare e di grande pregio naturalistico per la presenza di specie vegetali e animali divenute rare a causa dell’antropizzazione dei litorali e taxa endemici, talvolta esclusivi. Su tutti questi campi dunali, così come su altri arenili di minore entità, si riscontra il geosigmeto psammofilo sardo anche se, nei siti di minori dimensioni e sulle coste sabbiose prive di un vero sistema dunale, spesso è impoverito ed è rappresentato da poche fitocenosi e specie caratteristiche. A proposito del livello di antropizzazione dei litorali italiani si può ricordare un rapporto del WWF del 1996, conosciuto come “rapporto Oloferne” (Pietrobelli & Bardi, 1996), nel quale si individuavano tutte le aree libere presenti sulle coste italiane, intendendo come aree libere quelle con estensioni maggiori di 3 Km lineari non interessate da insediamenti umani. Il rapporto indicava come tali aree fossero solo 362, tra le quali l’unica di rilevanti dimensioni del litorale Adriatico rappresentata dai circa 60 Km del delta del Po, mentre nel Tirreno di rilevanti ve ne erano solo in Sardegna, con circa 1350 Km di costa priva di insediamenti e infrastrutture, pari al 73% del totale regionale, e con solo il 18% delle coste soggette ad occupazione antropica integrale. Un altro preoccupante indicatore evidenziato nel rapporto Oloferne era la costante riduzione di dune e aree umide retrodunali. Si è passati, infatti, dai 700.000 ha di paludi costiere esistenti in Italia all’inizio del XX secolo ai 192.000 del 1972 divenuti meno di 100.000 nel 1994. Questi dati contribuiscono ad evidenziare l’importanza che hanno nel contesto nazionale le aree dunali della Sardegna e più in generale i tratti di costa ancora integri presenti sull’Isola, in quanto rappresentano una tipologia di paesaggio ed un ambiente naturale oramai scomparsi o fortemente compromessi nella maggior parte delle altre regioni costiere italiane. Questi habitat, così come gli ambienti costieri sardi in generale, devono il loro stato di conservazione, la rappresentatività e la relativamente bassa antropizzazione soprattutto alla bassa densità della popolazione, che in Sardegna ha una media di circa 69 abitanti per Km2, contro i 200 della media italiana e valori anche molto più alti in altre regioni costiere come la Campania (429 ab./Km2), il Lazio (330) e la Liguria (298). Fig. 28. Parte del vasto sistema dunale di Piscinas-Pistis, Arbus. Fig. 29. Dune di Piscinas. Fig. 30. Spiaggia e parte del sistema dunale del sito “Is Arenas s’Acqua ‘e s’Ollastu” (ITB 032229), presso Torre dei Corsari, Arbus. Fig. 31. Sistema dunale del sito Is Arenas s’Acqua ‘e s’Ollastu, Arbus. Fig. 32. Spiaggia e sistema dunale di Cala Domestica, Buggerru e Iglesias. Fig. 33. Le “sabbie bianche” di Porto Pino, S. Anna Arresi. PROBLEMATICHE LEGATE ALLA CONSERVAZIONE DEGLI AMBIENTI DUNALI Dai dati forniti dall’European Union for Coastal Conservation (Roos & Tromp, 1994), negli anni ’90 del XX secolo in Europa centrale e occidentale, le dune costiere interessavano superfici dell’ordine dei 5.300 Km2 (circa il 75% delle superfici dunali presenti nel XIX secolo), dei quali solamente 3.200 Km2 circa (pari al 45%) presentavano condizioni di integrità (Guccione et al., 2005). In particolare i sistemi dunali e le coste basse e sabbiose sono interessati da fenomeni di erosione e arretramento della linea costiera. Le regioni più colpite da tali fenomeni sono: Sicilia, con ben 313 km di coste in erosione, Calabria con 208 km, Puglia (127 km), Sardegna (107 km), Lazio e Toscana con rispettivamente 63 km e 60 km. In termini percentuali i maggiori arretramenti rispetto alla linea costiera regionale sono stati rilevati nelle Marche (38,6%), seguita da Basilicata (38,1%), Molise (34,7%) e Calabria (32%) (Corsini, 2009). La minore antropizzazione dei litorali sardi rappresenta una condizione positiva rispetto al resto della penisola, ma è purtroppo costantemente minacciata soprattutto dagli appetiti dell’industria del turismo. Il mare della Sardegna, giustamente famoso per la bellezza delle sue coste e pulizia delle sue acque, attira un numero crescente di turisti e con essi gli interessi degli operatori del turismo e delle popolazioni locali. Talvolta queste persone sono portate a considerare i vincoli per la tutela di habitat, specie e paesaggi come un intralcio da aggirare in qualche modo e un impedimento allo sviluppo economico della Regione, motivato solo dal fanatismo di ambientalisti che possono permettersi il lusso di vivere di altro. Questi interessi, spesso molto forti, possono facilmente coordinarsi in una lobby ed esercitare pressioni politiche a tutti i livelli al fine di ottenere i permessi necessari per costruire le infrastrutture di cui necessita, talvolta in contrasto con provvedimenti precedentemente presi dalla medesima o da altre amministrazioni competenti ai fini della conservazione. A causa di ciò sono state avviate delle procedure di infrazione nei confronti della Regione Autonoma della Sardegna da parte della Comunità Europea. Si ritiene che la situazione potrebbe migliorare grazie ad una gestione del territorio basata su una equilibrata pianificazione a medio-lungo termine che individui le aree di pertinenza dello sviluppo turistico e le relative linee guida, con gli interventi e le infrastrutture necessarie, e quelle in cui operare la conservazione naturale o da destinarsi ad utilizzi differenti. Tale pianificazione dovrebbe essere resa nota e condivisa il più possibile, soprattutto dai cittadini, per evitare che venga messa in discussione ad ogni legislatura regionale e/o divenga oggetto di un perenne mercanteggiamento tra forze politiche, amministrazioni e operatori economici. Anche per tali motivi le coste dell’Isola annoverano molti tra gli habitat maggiormente minacciati e sottoposti ad una pressione antropica elevata, anche se spesso solo stagionale. Le “banquettes” Lo spiaggiamento dei resti di Posidonia oceanica (foglie morte, rizomi, resti fibrosi) è un fenomeno naturale, da sempre osservato sui litorali (Fig. 34), specialmente in seguito alle mareggiate autunnali e invernali. Gli accumuli spiaggiati, combinandosi con la sabbia, formano strutture conosciute con il termine francese di “banquettes” che possono raggiungere anche 2 metri di altezza e svilupparsi in lunghezza per centinaia di metri, in funzione dell’assetto geomorfologico della costa e delle correnti marine. In generale le banquettes sono costituite prevalentemente dalle foglie di Posidonia oceanica, la cui forma a nastro e le modalità di accumulo conferiscono all’ammasso una struttura lamellare molto compatta ed elastica. Queste sono comunque forme di deposito transitorie e facilmente deformabili per l’azione del moto ondoso incidente cui sono soggette. Le banquettes, assieme alla propria frazione flottante, svolgono un ruolo importante nella protezione meccanica dai fenomeni erosivi, ostacolando l’azione e l’energia del moto ondoso e contribuendo in tal modo alla stabilità delle spiagge. Inoltre, danno un contributo diretto e indiretto alla vita delle biocenosi animali e vegetali della spiaggia poiché i prodotti della degradazione delle foglie accumulate rimettono in circolo grandi quantità di nutrienti fondamentali per la fauna e la flora dell’intera fascia costiera. Per i motivi sopra esposti il protocollo SPAMI della Convenzione di Barcellona (UNEP-MAP, 1995) le ha inserite nell’elenco degli habitat prioritari meritevoli di salvaguardia. Fig. 34. Banquettes di Posidonia oceanica lungo la spiaggia del sito di Piscinnì. IL PROGETTO CRONISTORIA DEL PROGETTO Il Progetto Providune (LIFE07NAT/IT/000519), presentato alla CE in data 11.09.2008, è stato sovvenzionato il 5 dicembre dello stesso anno e ha preso inizio ufficialmente nel gennaio 2009. Tuttavia, le attività previste dal Progetto sono iniziate dopo il mese di marzo 2009, a seguito del primo incontro di coordinamento svoltosi presso la sede della Provincia di Cagliari. Lo svolgimento delle attività previste è proseguito sino ad oggi nonostante alcune difficoltà dovute al ritiro di uno dei partner iniziali del Progetto (Provincia di Taranto), nel luglio 2009. La provincia di Cagliari, facendosi carico dell’ impegno economico e gestionale, ha quindi sostituito il SIC della Provincia di Taranto attraverso l’inserimento di un altro SIC presente nel suo territorio provinciale: il sito Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis. I 5 siti coinvolti nel progetto sono pertanto: 1. 2. 3. 4. 5. Porto Campana (ITB042230; Domus de Maria, CA); Stagno di Piscinnì (ITB042218; Domus de Maria, CA); Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis (ITB040020; Villasimius, CA); Pineta della Foce del Garigliano (IT8010019; Sessa Aurunca e Cellole, CE); Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni (IT92220055; Policoro, MT). Articolazione azioni e sotto-azioni Il Progetto si articola in 29 azioni ricadenti in 4 tipologie: A: Azioni preparatorie, elaborazione di piani di gestione e/o dei piani d'azione; C: Azioni concrete di conservazione; D: Sensibilizzazione e diffusione dei risultati; E: Funzionamento complessivo del progetto e monitoraggio. A.1 Studi geobotanici sullo stato degli habitat dunali nei siti d’intervento La finalità di tale azione è acquisire un adeguato livello di conoscenza degli ambienti studiati al fine di potersi dotare di strumenti pianificatori in relazione agli interventi di tutela, ripristino e regolazione della fruizione turistica nelle aree sensibili. La caratterizzazione geobotanica dei siti prevede l’indagine relativamente alle seguenti componenti dei sistemi dunali: flora, vegetazione e habitat inclusi nell’allegato I della Dir. 43/92/CEE. A.2 Studi sedimentologici e dinamica merino costiera L'azione è finalizzata alla mappatura della copertura sedimentaria dell'intero sistema sabbioso (duna-spiaggia emersaspiaggia sommersa) mediante campionamento sistematico ed analisi di laboratorio, al video monitoraggio con sistema di web-cam associato a centralina meteo, alle misure di dinamica sedimentaria litorale, bilanci di sedimentazione, valutazione della tendenza evolutiva e modellizzazione degli eventi significativi. A.3 Mappatura di dettaglio degli habitat La mappatura degli habitat costituisce un aspetto fondamentale per il raggiungimento di un approfondito dettaglio per i progetti di tutela e ripristino ambientale. La scelta dei tematismi è stata fatta in funzione delle esigenze relative alla programmazione e gestione degli interventi di conservazione in situ previsti. Gli obiettivi di questa azione prevedono la realizzazione di una cartografia di dettaglio (1:5.000-1:2000) relativa ad habitat, tipi vegetazionali e specie vegetali di interesse comunitario eventualmente presenti. A.4 Avviamento e funzionamento del sistema di telecontrollo degli eventi estremi e loro impatto Questa azione prevede il posizionamento di una centralina di videomonitoraggio per ognuno dei siti sardi al fine di tarare su base numerica e scientifica gli interventi di mitigazione degli impatti (azioni C) alla luce di dati affidabili con metodologie innovative e dal valore dimostrativo. A.5 Analisi degli impatti della fruizione sugli habitat L’azione ha come obiettivi la valutazione quali-quantitativa degli impatti sul sistema ambientale e sugli habitat, la definizione degli indirizzi per la gestione e la fruizione del territorio e la costruzione di uno scenario progettuale per la localizzazione, il dimensionamento e la scelta tipologica delle azioni progettuali finalizzate alla risoluzione dei problemi specifici riconosciuti (accessi alle spiagge, dimensionamento delle aree di sosta, aree di intervento in ambito dunale). A.6 Progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva degli interventi L’azione prevede la creazione di linee di indirizzo per la stesura dei Piani di Gestione dei siti delle Provincie di Caserta e Matera, e la realizzazione dei progetti preliminari, definitivi ed esecutivi per il risanamento e recupero dei sistemi dunali e la riqualificazione del sistema degli accessi pedonali e veicolari per i siti d’intervento. C.1 Recupero e risanamento degli habitat dunali degradati Gli interventi di recupero e risanamento degli habitat dunali degradati devono essere attuati sulla base degli studi e della progettazione effettuati nelle azioni A, attraverso l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica, unitamente a semine e impianti di specie autoctone la cui raccolta di semi è prevista dalle azioni C2a e C2b. L’azione si articola nelle seguenti sottoazioni: a) sistemi di protezione delle dune stabilizzate; b) sistemi di cattura ed intrappolamento della sabbia; c) sistemi di rinaturazione dei settori dunali degradati; d) eradicazione delle specie aliene e rinaturazione. C.2a e C.2b Conservazione ex situ e in situ delle specie vegetali caratteristiche degli habitat dunali e produzione di piante per l’azione C1. L’azione si articola in due sotto-azioni: C.2a: raccolta e conservazione del germoplasma di almeno 20 unità tassonomiche strutturali per la loro conservazione ex situ e realizzazione delle prove necessarie all’individuazione del protocollo efficace di germinazione per la moltiplicazione presso le strutture vivaistiche di almeno 10 specie chiave. C2.b, costituita dalle seguenti fasi: • Assessment delle categorie IUCN secondo i criteri 3.1 (IUCN, 2001, 2003) delle specie endemiche esclusive indagate in base alle Guidelines versione 6.1 (IUCN, 2006); • Conseguimento di un adeguato grado di conoscenza degli habitat, delle popolazioni e delle loro dinamiche evolutive, al fine di realizzare gli interventi di conservazione; • Realizzazione di un progetto pilota di microriserve per la conservazione degli habitat psammofili prioritari; • Realizzazione di un progetto pilota di reintroduzione in situ di germoplasma per le popolazioni delle specie strutturali in tutte le aree d’intervento. C.3 Realizzazione con tecniche innovative di accessi pedonali, delimitazioni leggere e aree di sosta per evitare il degrado degli habitat causato dal calpestio. L’azione prevede la realizzazione nei siti d’intervento di: • passerelle rimovibili; • delimitazione leggera delle aree dunali; • aree sosta veicolare. C.4 Elaborazione ed approvazione di Piani di gestione di 2 siti Natura 2000. L' azione consiste nell’elaborazione dei Piani di gestione delle aree SIC di Pineta della Foce del Garigliano (IT8010019, Provincia di Caserta) e Bosco Pantano di Policoro e Costa lonica Foce Sinni (IT92220055, Provincia di Matera). C.5 Realizzazione di una banca dati floristico-vegetazionale e abiotica per la gestione a lungo termine del complesso dunale L’azione prevede la realizzazione di un data base che contenga tutti i dati sia di tipo floristico-vegetazionale che di tipo abiotico, necessari allo sviluppo del progetto e alle successive fasi di monitoraggio dei risultati ottenuti. D.1 Piano di comunicazione del progetto e materiale divulgativo Questa azione prevede le realizzazione di un piano di comunicazione del progetto (logo progetto, linee grafiche, ecc.), una brochure in 8000 copie, un volantino pieghevole sulla fruizione sostenibile in 10000 copie, un volantino destinato ai bambini in 5000 copie, un documentario (dvd 1000 copie). D.2 Sito web del progetto D.3 Incontri con portatori di interesse per la condivisione del progetto D.4 Partecipazione a fiere e conferenze con illustrazione del progetto D.5 Sensibilizzazione di turisti durante la stagione estiva D.6 Realizzazione e collocazione di pannelli informativi Installazione all’interno dei siti di 2 tipologie di pannelli: • pannelli informativi riportanti le informazioni essenziali per la fruizione del sito; • pannelli didattico-educativi contenenti informazioni sulle caratteristiche naturalistiche dei siti. D.7 Attività educative nelle scuole Da svolgersi prioritariamente nelle scuole dei comuni e della zona in cui sono compresi i siti di intervento. Ha lo scopo di far conoscere il progetto e sensibilizzare gli studenti sulle problematiche legate alla conservazione delle aree costiere. D.8 Pubblicazione del rapporto divulgativo finale (Laymen' s report) in italiano e inglese E.1 Gestione del progetto e funzionamento del comitato direttivo del progetto E.2 Management e gestione amministrativa del progetto E.3 Coordinamento e gestione tecnico-scientifica E4 Gestione del progetto da parte della Provincia di Caserta E5 Gestione del progetto da parte della Provincia di Matera E6 Gestione del progetto da parte della Provincia di Cagliari E7 Monitoraggio dell’efficacia delle azioni del progetto L'azione mira a monitorare per tutta la durata del progetto gli indicatori di realizzazione del progetto e il raggiungimento dei risultati attesi di ogni azione attraverso periodiche verifiche della coerenza tra azioni proposte, risultati attesi e risultati ottenuti. E8 Revisione indipendente rapporto finanziario finale E 9 Incontri di coordinamento e scambio di esperienze tra partner Nel progetto sono previsti un minimo di 3 incontri di coordinamento per la verifica del lavoro svolto tra i partner e gli altri soggetti coinvolti. E10 Organizzazione convegno internazionale e networking con altri progetti LIFE italiani ed europei sugli habitat costieri E’ prevista la realizzazione di un convegno internazionale sulla gestione degli habitat dunali con la partecipazione di esperti europei sulla tutela degli habitat di interesse comunitario costieri e marini e beneficiari di progetti LIFE italiani ed esteri. E11 Piano di conservazione post-LIFE Questa azione prevede l’elaborazione di un piano di conservazione post-Life in formato elettronico e cartaceo. LE ATTIVITÀ DEL CCB Siti nei quali opera il CCB I siti d’intervento nei quali il CCB opera sono quelli ubicati nel territorio della Provincia di Cagliari: 1. Porto Campana (ITB042230; Domus de Maria, CA) Il SIC di Porto Campana, localizzato all’estremità meridionale della subregione del Sulcis, presso Capo Spartivento, è compreso all’interno del territorio comunale di Domus De Maria. Il sito occupa una superficie complessiva di 197 ha e si estende per circa 3 Km da Capo s'Isulotto, fino al promontorio della Torre di Chia, e comprende l'isolotto di su Giudeu e tre stagni costieri: Stangioni de Su Sali, di Campana e di Chia. L’area include ampie spiagge ed estesi campi dunali. Sono presenti anche morfologie di erosione,quali depressioni interdunali, canali e conche di deflazione, parzialmente generate dall’impatto antropico sul sito. Le morfologie retrodunali, meno interessate dalle dinamiche eoliche, sono caratterizzate da ampie formazioni a ginepro. Porto Campana è uno dei 94 siti Natura 2000 italiani caratterizzati dall’habitat prioritario *2250 "Dune costiere con Juniperus spp." e uno dei 184 a livello europeo (http://www.minambiente.it). 2. Stagno di Piscinnì (ITB042218; Domus de Maria, CA) Il SIC Stagno di Piscinnì, localizzato a ovest-nord-ovest del sito di Porto Campana, dal quale dista in linea d’aria poco più di 8 Km, ha una superficie totale di 443 ha, ripartiti tra l’isola amministrativa del Comune di Domus de Maria (314 ha) e il Comune di Teulada (23 ha). Il sito si trova all’interno di una baia di ridotte dimensioni, con una spiaggia lunga circa 200 m. In essa sfocia, nel periodo invernale, il temporaneo ed omonimo canale Piscinnì. Sul cordone di spiaggia sono presenti sporadiche coperture vegetali erbacee e, nella parte più interna, si sviluppa un embrionale sistema dunale. Le depressioni interdunari nella stagione turistica vengono utilizzate come luoghi di accesso e sosta dei mezzi, causando degrado e alterazione dei corpi sabbiosi. La modesta vegetazione erbacea presente sulla spiaggia viene inoltre utilizzata per il pascolo bovino e caprino. 3. Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis (ITB040020; Villasimius, CA) Il SIC, ubicato all’estremità sud-orientale della Sardegna, nella subregione del Sarrabus, è compreso nel territorio comunale di Villasimius. L’area del SIC ricade integralmente nel territorio dell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara, occupa una superficie totale di 3.427 ha e si estende dal promontorio granitico di Capo Carbonara sino a Punta Porceddus a nord-est, includendo Punta Molentis, lo Stagno di Notteri e le isole dei Cavoli e di Serpentara. I sistemi di spiaggia sono generalmente caratterizzati da una limitata estensione verso l’entroterra; i cordoni sabbiosi sono soggetti ad una intensa pressione turistica dovuta al numero elevato di insediamenti turistico-ricettivi. Il SIC comprende diverse spiagge: Cava Usai, Porto Giunco, Serra is Morus, Simius, Is Traias e Punta Molentis. Le attività di ricerca sono state inoltre estese ad altri 2 SIC, non compresi nel progetto, i cui sistemi dunali sono particolarmente ben conservati e rappresentativi: 1) Da Piscinas a Riu Scivu (ITB040071; Arbus, VS); Il SIC Da Piscinas a Riu Scivu, localizzato nella costa sud-occidentale della Sardegna, nella subregione dell’Iglesiente, ricade nel territorio comunale di Arbus e si estende su una superfice di 2854 ha. E’ caratterizzato da un campo dunale poggiante su una antica insenatura colmata tra il mesozoico e il cenozoico dai rii Naracauli e Piscinas, seguita da una progressiva crescita delle dune nel Quaternario. Il sito rappresenta attualmente l’unica stazione della specie Anchusa littorea Moris, fino a pochi decenni fa maggiormente diffusa nella Sardegna meridionale. 2) Is Compinxius–Campo dunale di Buggerru-Portixeddu (ITB042249; Buggerru e Fluminimaggiore, CI) Il SIC Is Compinxius–Campo dunale di Buggerru-Portixeddu è localizzato nella costa sud-occidentale della Sardegna, nella subregione dell’Iglesiente, nel territorio comunale di Buggerru. Questo campo dunale, compreso tra Capo Pecora, Buggerru e Piscina morta, ha una superficie di 331 ha, si estende lungo la costa per circa 2,6 km per una profondità di circa 3 km. Rappresenta l' unica stazione sarda naturale del pino domestico (Pinus pinea) e ospita l’areale dell’endemismo puntiforme Dianthus morisianus Vals.. RISULTATI OTTENUTI Nell’elenco seguente sono elencate le azioni del progetto alle quali il Centro Conservazione Biodiversità (CCB) ha partecipato con una responsabilità diretta (*) e/o indirettamente in un’azione di cui sono responsabili o coordinatori altri partner (°): *A.1 Studi geobotanici sullo stato degli habitat dunali nei siti d’intervento *A.3 Mappatura di dettaglio degli habitat *A.5 Analisi degli impatti della fruizione sugli habitat °A.6 Progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva degli interventi *C.2a e C.2b Conservazione ex situ e in situ delle specie vegetali caratteristiche degli habitat dunali e produzione di piante per l’azione C1 e conservazione in situ delle specie vegetali caratteristiche. °D.1 Piano di comunicazione del progetto e produzione di materiale divulgativo °D.2 Sito web del progetto °D.4 Partecipazione a fiere e conferenze con illustrazione del progetto °D.6 Realizzazione e collocazione di pannelli informativi *D.7 Attività educative nelle scuole °E.2 Management e gestione amministrativa del progetto *E.3 Coordinamento e gestione tecnico scientifica Di seguito sono descritti i risultati ottenuti nelle diverse azioni, già terminate o ancora in corso di svolgimento, di cui si è occupato il CCB per i siti della Provincia di Cagliari. Azioni A: preparatorie, elaborazione di piani di gestione e/o dei piani d'azione; *Studi geobotanici sullo stato degli habitat dunari nei siti di intervento (Azione A.1) Studi floristici SIC Porto Campana Il contingente floristico rilevato è composto da 171 taxa di cui 120 di rango specifico, 43 subspecifico e 6 varietale, appartenenti a 51 famiglie e 129 generi. Le famiglie con il maggior numero di entità tassonomiche sono Poaceae, con 23 taxa, seguite da Asteraceae (20 taxa), Fabaceae (12 taxa), Amaranthaceae e Caryophyllaceae (entrambe con 8 taxa). I generi che annoverano il maggior numero di entità sono Plantago (6 taxa), Silene (4 taxa), Allium, Catapodium, Erodium, Geranium, Limonium, Medicago e Trifolium ciascuno con 3 taxa. Lo spettro biologico (Fig. 35) evidenzia come la forma biologica più frequente sia quella delle terofite (46,61%), seguite da emicriptofite (15,79%), fanerofite (14,62%), geofite (12,87%) e camefite (11,11%). Lo spettro corologico generale (Fig. 36) del SIC mostra una predominanza della componente corologica mediterranea (79,41%), seguita dalle specie subcosmopolite (4,71%), dalle circumboreali e dalle paleo temperate, entrambe con il 3,53%. Dallo spettro corologico delle forme mediterranee emerge una prevalenza delle specie a distribuzione circum-mediterranea (48,15%), seguite dalle euro-mediterranee (18,52%) dalle W-mediterranee (8,89%) e dalle mediterraneo-atlantiche (8,15%). E’ stata riscontrata la predominanza delle forme endemiche della provincia biogeografica Sardo-Corsa. Tra gli endemismi registriamo la presenza di Phillyrea media L. var. rodriguezii P. Monts. e Rubia peregrina L. subsp. requienii (Duby) Cardona & Sierra. SIC Stagno di Piscinnì Il contingente floristico rilevato è composto da 115 taxa di cui 82 di rango specifico, 32 subspecifico e 1 varietale, appartenenti a 40 famiglie e 94 generi. Le famiglie con il maggior numero di entità tassonomiche sono Asteraceae (24 taxa), seguite da Poaceae, (15 taxa) Fabaceae (10 taxa), Caryophyllaceae (7 taxa) e Apiaceae (6 taxa). I generi più numerosi sono Medicago , Plantago e Trifolium, ciascuno con 4 taxa e Bromus con 3 taxa. Lo spettro biologico (Fig. 35) evidenzia come la forma biologica più frequente sia quella delle terofite (48,7%), seguono le emicriptofite (20,87%), le geofite (13,04%), fanerofite e camefite (ciascuna con l’8,70%). Lo spettro corologico generale del SIC (Fig. 36) mostra una predominanza della componente corologica mediterranea (83,48 %), seguita dalle specie circumboreali, cosmopolite e paleotemperate, ognuna delle quali rappresenta il 3,48% del totale. Dallo spettro corologico delle forme mediterranee emerge una prevalenza di specie a distribuzione circum-mediterranea, seguite dalle euro-mediterranee, dalle W-mediterranee e dalle mediterraneo-iraniano-turaniche e dalle S-mediterranee. Tra gli endemismi si evidenzia la presenza di Rubia peregrina L. subsp. requienii (Duby) Cardona et Sierra e Limonium tigulianum Arrigoni et Diana. SIC Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Il contingente floristico è composto da 148 taxa di cui 104 di rango specifico, 30 subspecifico e 1 varietale, appartenenti a 49 famiglie e 115 generi. Le famiglie con il maggior numero di entità tassonomiche sono Asteraceae (19 taxa) seguite da Fabaceae e Poaceae (18 taxa), Asparagaceae e Caryophyllaceae (8 taxa) e Apiaceae (7 taxa). I generi più numerosi sono Agave, Euphorbia, Medicago e Sonchus (ognuna con 4 taxa), seguiti da Asparagus, Ononis, Silene e Vicia con 3 taxa. Lo spettro biologico (Fig. 35) mostra una netta predominanza delle terofite (38,41%) seguite da fanerofite (19,57%), emicriptofite (18,12%), geofite (12,32%), e camefite (11,59%). Dallo spettro corologico generale (Fig. 36) emerge una predominanza della componente corologica mediterranea (79,85%) seguita dalle specie di origine centroamericana e paleotemperata (entrambe costituenti il 2,99% del totale). La componente endemica ha mostrato la predominanza delle forme endemiche della provincia biogeografica SardoCorsa. Le specie vegetali di interesse comunitario presenti nel sito sono: Brassica insularis Moris e Rouya polygama (Desf.) Coincy, la prima presente sull’Isola dei Cavoli predilige substrati rupicoli, la seconda è stata segnalata probabilmente per errore. Altre specie di interesse conservazionistico presenti nel SIC sono: Bryonia marmorata Petit, Ferula arrigonii Bocchieri, Helicodiceros muscivorus (L. f.) Engl., Limonium dubium (Guss.) Litard., Limonium retirameum Greuter & Burdet, Silene valsecchiae Bocchieri, Verbascum conocarpum Moris. Nessuna di queste entra a far parte della flora dei sistemi dunali del SIC. Fig. 35. Spettro biologico comparato delle flore rilevate nei tre siti sardi inclusi nel progetto. Fig. 36. Spettro corologico comparato delle flore rilevate nei tre siti sardi inclusi nel progetto. Studi vegetazionali In tutti i siti del progetto Providune è stato possibile identificare il geosigmeto psammofilo sardo (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae) la cui serie forestale di riferimento è rappresentata dall’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae Caneva, De Marco et Mossa 1981. La serie, di tipo catenale, è caratterizzata da diversi tipi di vegetazione (terofitica alo-nitrofila, geofitica ed emicriptofitica, camefitica, terofitica xerofila, fanerofitica) che si distribuiscono parallelamente alla battigia in funzione delle differenti condizioni ecologiche legate alla distanza dal mare e alle differenze granulometriche del substrato. La prima parte della spiaggia emersa è definita zona afitoica in quanto l'instaurarsi di cenosi vegetali è fortemente limitato dalla presenza di elevati gradienti di salinità; nelle spiagge indagate questa fascia ha una estensione variabile fino ad arrivare in certi casi a lambire le prime dune parzialmente stabilizzate. SIC Porto Campana Nelle spiagge del SIC, il depositarsi di materiale organico, formato principalmente da cascame di Posidonia oceanica (L.) Delile, consente l’insediamento delle prime cenosi vegetali pioniere, riferibili all'associazione Salsolo kaliCakiletum maritimae Costa et Manz. 1981 corr., con una copertura frammentaria e discontinua. Tale associazione si rinviene ai margini delle dune embrionali presenti davanti la prima fascia del sistema dunale. Le pulitura della spiaggia effettuata con mezzi meccanici, in particolare durante la stagione turistica, comporta la distruzione di queste tipologie vegetazionali. Sulle prime dune embrionali, si stabilisce l'associazione Sileno corsicae-Elytrigetum junceae (Malcuit, 1926) Bartolo et al., 1992 corr., endemica sardo-corsa. Tale cenosi nelle condizioni di maggiore calpestio è caratterizzata da Sporobolus virginicus Kunth, che in alcuni casi tende a costituire popolamenti riferibili all'associazione Sporoboletum arenarii Arenes 1924, una cenosi a carattere pioniero che si sviluppa su sabbie ricche di sali e in condizioni di nitrofilia abbastanza elevata. Le dune parzialmente consolidate sono invece caratterizzate dall'associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae (Br.-Bl. 1933) Géhu, Rivas-Martínez, R. Tx 1972. Nel SIC questa associazione si presenta fortemente destrutturata e degradata a causa soprattutto della forte pressione antropica e dei fenomeni erosivi in atto che hanno causato una progressiva frammentazione delle cenosi. Questa associazione in alcune zone si trova a mosaico con formazioni camefitiche e fanerofitiche (spiaggia di Su Giudeu) e ciò evidenzia una regressione della vegetazione causata dal disturbo antropico. Sulla parte interna della duna è presente una subassociazione di contatto descritta proprio su queste spiagge: Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae subass. crucianelletosum Biondi & Mossa (1992). Nel SIC questa cenosi forma piccoli gruppi abbastanza sviluppati e a mosaico con popolamenti di Cyperus capitatus (specialmente a Su Giudeu) nelle depressioni retrodunali sottoposte a forte calpestio. Questa formazione, nelle dune più stabilizzate della spiaggia di Campana, si arricchisce spesso di Pancratium maritimum L. La cenosi Crucianelletum maritimae Br.-Bl. (1921) 1933, è presente in maniera più cospicua nella spiaggia di Su Giudeu, soprattutto nelle depressioni interdunali e in prossimità del ginepreto a Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa. Su questa spiaggia il crucianelleto è presente a mosaico con piccoli nuclei di J. oxycedrus subsp. macrocarpa, nelle zone in cui il sistema tende a ripristinare il suo profilo naturale e in cui si osserva una ricolonizzazione da parte del ginepreto. Le dune stabilizzate sono popolate dalla vegetazione forestale psammofila costituita da boscaglie a J. oxycedrus subsp. macrocarpa, riferibili all'associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae Caneva, De Marco & Mossa 1981, nel SIC tale associazione è ampiamente diffusa ed estesa ma frammentata a causa dell'eccessiva pressione antropica e si ritrova a mosaico con formazioni forestali relative all'associazione Phillyreo rodriguezii-Juniperetum turbinatae (Arrigoni, Nardi et Raffaelli 1985) Bartolo et al., 1992 corr., caratterizzata da un forte degrado, in continuo aumento, a causa dello scalzamento dunale che comporta l’esposizione degli apparati radicali dei ginepri. Nelle aree retrodunali vi è una vegetazione a carattere psammofilo riferibile al Juniperion turbinatae Rivas-Martínez 1975 corr. a mosaico con la vegetazione fanerofitica delle dune embrionali, mobili e fisse del litorale, si ritrovano comunità terofitiche a fenologia tardo invernale-primaverile, inquadrabili nell'alleanza Alkanno-Maresion nanae Rivas Goday ex Rivas Goday et Rivas-Martínez 1963 corr. dell'ordine Malcomietalia Rivas Goday 1958. Queste cenosi, presenti tra le radure della vegetazione perenne, sono in parte favorite dal disturbo generato dal turismo balneare. SIC Stagno di Piscinnì L’estensione limitata degli ecosistemi dunali in questo SIC non permette al geosigmeto psammofilo sardo (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae) di raggiungere lo stadio forestale caratterizzato dalla presenza del ginepreto. Le prime cenosi vegetali pioniere sono riferibili all'associazione Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa & Manz. 1981 corr. Sulle prime dune embrionali si stabiliscono le prime forme di vegetazione costituite dall'associazione endemica sardo-corsa Sileno corsicae-Elytrigetum junceae (Malcuit, 1926) Bartolo et al. 1992 corr., mentre nelle condizioni di maggiore calpestio si instaura l'associazione Sporoboletum arenarii Arenes 1924. Le dune parzialmente consolidate sono caratterizzate da lembi dall'associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae (Br.-Bl. 1933) Géhu, Rivas-Martínez & R. Tx 1972. Nel SIC questa associazione si presenta fortemente destrutturata ed impoverita floristicamente. La frequentazione della spiaggia da parte del bestiame comporta la presenza di una componente nitrofila costituita da specie che non danno luogo a tipologie vegetazionali ben definite e i cui elementi appartengono a Stellarietea e ad Artemisietea vulgaris. SIC Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Le prime cenosi vegetali pioniere (classe Cakiletea) sono rappresentate dall’associazione Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa & Manz. 1981 corr., frammentata a causa dell’utilizzo di mezzi meccanici per la pulizia dell’arenile. Le prime forme di vegetazione perenne corrispondono all’associazione Sileno corsicae-Elytrigetum junceae (Malcuit, 1926) Bartolo et al., 1992 corr., endemica sardo-corsa. In condizioni di calpestio maggiore si instaurano cenosi riferibili all’associazione Sporoboletum arenarii Arenes 1924 (ordine Ammophiletalia Br.Bl. 1933, classe Ammophiletea Br.-Bl. & R. Tx. ex Westhoff, Dijk & Passchier 1946). Riferibili ad Ammophiletalia sono anche le formazioni ad Otanthus maritimus, limitate alla sola località Cava Usai. La serie continua con la presenza dell’associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae (Br.-Bl. 1933) Gehu, Rivas–Martínez, R. Tx. 1972. Nelle spiaggie di Simius e Porto Giunco si trova il Crucianelletum maritimae Br.-Bl. (1921) 1933, appartenente alla classe Helichryso-Crucianelletea Gehu, Rivas–Martinez et Tuxen in Gehu 1975. Nelle zone umide retrodunali del litorale le cenosi presenti sono riferibili all’ordine Juncetalia maritimi Br.-Bl. ex Horvatic 1934, sono inoltre state rinvenute associazioni dell’alleanza Plantagion crassifoliae Br -Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952. Sulle dune consolidate si instaura la vegetazione forestale psammofila formata da boscaglie a Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa riferibili all’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae (classe Quercetea Ilicis Br.-Bl. ex A. & O. Bolos 1950), presente nelle spiagge di Porto Giunco, Simius e Punta Molentis. Habitat della Direttiva 92/43/CEE individuati nei tre siti sardi inclusi nel progetto Nella tabella riassuntiva (Tab. 1) sono elencati gli habitat riscontrati sui sistemi dunali dei tre siti di intervento della Provincia di Cagliari. Codice habitat 1410 1420 Descrizione habitat SIC 2110 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termoatlantici (Sarcocornetea fruticosi) Dune mobili embrionali 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Stagno di Piscinnì Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Stagno di Piscinnì; Porto Campana; Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Porto Campana; Note Ammophila arenaria(«dune bianche») 2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae 2250 * Dune costiere con Juniperus spp. 2260 Dune con vegetazione di sclerofille dei CistoLavenduletalia Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster 2270 * 92d0 9540 * Gallerie e forteti ripari meridionali (NerioTamaricetea e Securinegion tinctoriae) Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Porto Campana; Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Porto Campana; Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Porto Campana Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Habitat costituito piantumazioni da Habitat costituito piantumazioni da *Mappatura di dettaglio degli habitat (Azione A.3) La mappatura degli habitat di dettaglio costituisce un aspetto fondamentale per una approfondita conoscenza dei siti ai fini della loro gestione e per la progettazione degli interventi di tutela e ripristino ambientale. La scelta dei tematismi mappati riflette tali esigenze. Per il progetto si è realizzata una cartografia tematica, relativa alle azioni A1 [carta degli habitat e dei rilievi effettuati(Fig. 37)], A2 (carta sedimentologica e delle dinamiche marino-costiere), A5 (carta di impatti e minacce rilevati e della distribuzione dei taxa alieni), C2 (aree di raccolta del germoplasma, ubicazione dei quadrati permanenti per gli studi demografico-popolazionali). Le mappe di dettaglio, alla scala 1:1.000 per Piscinnì, 1:3.500 per Porto Campana e 1:4.500 per Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis, sono state realizzate nel periodo compreso tra la primavera del 2009 e l’autunno del 2010 attraverso tecniche di fotointerpretazione e di puntuale verifica sul campo a partire dalle ortofoto del 2006. La cartografia è georeferenziata secondo le coordinate UTM e Gauss Boaga, ed è stata realizzata mediante software GIS (ArcGIS, Kosmogis). Il tutto è stato preceduto da una analisi comparata degli aspetti geobotanici (Azione A1) e di quelli sedimentologici (Azione A2) che ha consentito una ottimizzazione degli sforzi di campionamento e una corretta attribuzione delle fitocenosi alle unità cartografiche. Per quanto riguarda la cartografia degli aspetti floristici e vegetazionali (Azione A3), oltre che per quella relativa alla raccolta del germoplasma (azione C2) e al rilevamento delle minacce e presenza di taxa alieni (Azione A5), i tematismi rappresentati sono: • • • • • • • habitat; tipi vegetazionali; localizzazione dei rilievi effettuati (floristico-sociologici, degli habitat e fenologici); distribuzione delle specie aliene; minacce e criticità rilevati; localizzazione delle aree di raccolta del germoplasma; posizione dei quadrati permanenti da 15x5 m e da 1x1 m. Fig. 37. Carta degli habitat e dei rilievi effettuati per l’azione A1 del sito Porto Campana in scala 1:3.500. *Analisi degli impatti della fruizione sugli habitat (Azione A.5) Per minacce e fattori di criticità si intendono tutti i fenomeni che minacciano realmente o potenzialmente la presenza e lo stato di conservazione di habitat e specie all’interno di un sito. Tali fenomeni possono essere ricondotti a cause naturali o antropiche, dirette o indirette. Sono state considerate come minacce di tipo antropico quelle azioni originate direttamente da attività umane localizzate, dirette e individuabili in uno o più siti ai danni di una o più popolazioni di una specie (“direct threats”, sensu Salafsky et al., 2008). Rientrano in questa categoria ad esempio bonifiche, dissodamenti, drenaggi, insediamenti urbani, infrastrutture (strade, porti, canali), cambio d’uso del territorio, inquinamento locale di suolo e acque superficiali e sotterranee, attività sportive (golf, rally, freeclymbing), pressione turistica, pascolo, incendi dolosi, concorrenza di specie esotiche, ibridazione mediata dall’uomo. Sono state considerate come minacce naturali fenomeni di origine naturale o anche antropica, ma che si originano a livello non locale, ed agiscono in maniera indiretta sulle popolazioni vegetali ed animali. Oltre a fenomeni tipicamente naturali (erbivoria, competizione intra-ed interspecifica, ibridazione, parassitismo), ricadono in questa categoria anche cambiamenti climatici, piogge acide, erosione costiera, frane, inquinamento atmosferico anche di origine remota, evoluzione della vegetazione arbustiva e forestale causata da minore uso del suolo. Nei siti di intervento è stata effettuata l’analisi degli impatti della fruizione sugli habitat attraverso l’individuazione dei fattori di pressione e delle minacce. La metodologia prevede una fase di analisi di campo basata sulla stima degli impatti antropici su habitat e specie di interesse comunitario e/o conservazionistico e la valutazione quali-quantitativa degli effetti di tali impatti. I parametri che vengono valutati sono i medesimi presenti nei “Formulari standard” della Rete Natura 2000, così come la codifica e la classificazione delle minacce sono quelli dell’Allegato E alla guida per la compilazione dei formulari standard (Tab. 2). Sulla base dei rilevamenti effettuati in campo è stata realizzata una cartografia dei fattori di pressione e delle minacce rilevati (Fig. 38). La fase dell’analisi di campo è propedeutica alla valutazione della capacità di carico dei siti, alla definizione di indirizzi per la gestione e la fruizione del territorio e alle azioni progettuali finalizzate alla risoluzione o alla mitigazione degli specifici problemi riscontrati, in particolare per la localizzazione e il dimensionamento degli interventi e l’individuazione delle priorità di intervento. I fattori di pressione e di minaccia che hanno portato alla situazione attuale e determinano impatti significativi sugli habitat sono riassumibili in: ‐ transito veicolare (Fig. 39); ‐ pulizia degli arenili operata con mezzi meccanici pesanti, sia gommati (trattori) che cingolati (ruspe) (Fig. 40); ‐ transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunali (Fig. 41-Fig. 42); ‐ transito, calpestio e pascolo di bestiame (Fig. 43); ‐ presenza di strutture rigide come chioschi, stabilimenti, passerelle (Fig. 44); ‐ nitrificazione dei sistemi dunali dovuta alle deiezioni umane (Fig. 45); - rifiuti gettati dai frequentatori della spiaggia o portati dalle mareggiate (Fig. 46-Fig. 47); ‐ taglio parziale o totale di specie arboree, in particolare di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, allo scopo di impadronirsi del legname pregiato utilizzato principalmente per lavori di carattere ebanistico (Fig. 48); ‐ atti di vandalismo a carico sia della componente abiotica che biotica (Fig. 49); ‐ incendi e abbruciamenti; ‐ antagonismo dovuto all’introduzione di specie vegetali alloctone (Fig. 50). Le azioni di mitigazione che devono essere messe in pratica, simultaneamente ed in parallelo, possono essere riassunte come segue: - ridimensionamento delle concessioni per quanto riguarda numero, posizione, estensione e durata stagionale di esercizio; - azioni di vigilanza ambientale da parte delle autorità preposte (Polizia Municipale, Capitaneria di Porto e Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale) o di personale appositamente assunto che si esplichino nel corso di tutto l’anno e non solamente durante la stagione turistica; - azioni di sensibilizzazione/divulgazione mediante punti di informazione e cartellonistica adeguata; - pulizia manuale straordinaria delle zone dunari e messa a dimora di raccoglitori di rifiuti; - realizzazione di un numero adeguato di servizi igienici; - interventi di rimozione delle specie alloctone invasive e predisposizione degli strumenti normativi (ordinanze comunali) al fine di limitare, per quanto possibile, le possibilità di propagazione delle stesse; - azioni di contenimento del flusso di veicoli, persone e bestiame: - pianificazione e regolamentazione delle aree di parcheggio e degli accessi alla spiaggia; - realizzazione di passerelle per l’accesso alla spiaggia al fine di evitare il calpestio del sistema dunale; - interdizione all’accesso ai sistemi dunali mediante delimitazioni leggere; - interdizione all’accesso per il bestiame (per il solo sito di Piscinnì); - interdizione alla spiaggia per i mezzi meccanici, in particolare per la pulizia della battigia, la messa in opera e la rimozione stagionali delle infrastrutture turistiche; - interdizione della rimozione delle “banquettes” di Posidonia e di altri residui vegetali portati dalle correnti marine; - azioni di monitoraggio e di studio, parallele all’esecuzione delle opere, necessarie per dare risposte correttive azioni agli interventi di mitigazione già messi in atto e a quelli che verranno realizzati attraverso il progetto Life+ Providune; Cavoli, Serpentara e Punta Molentis Fattore di pressione Porto Campana habitat livello 1 livello 2 livello 3 livello 1 livello 2 livello 3 livello 1 livello 2 livello 3 aliene (966) 1420 aliene (966) 2110 1 aliene (966) 2120 4 aliene (966) 2210 aliene (966) 2250 3 aliene (966) 2270 1 deiezioni umane (690) 2110 1 deiezioni umane (690) 2120 deiezioni umane (690) 2210 4 1 deiezioni umane (690) 2250 3 5 deiezioni umane (690) 2260 erosione da calpestio (720) 2110 1 erosione da calpestio (720) 2120 1 1 erosione da calpestio (720) 2210 4 erosione da calpestio (720) 2250 1 erosione da calpestio (720) 2260 rifiuti (690) 2110 rifiuti (690) 2120 rifiuti (690) 2210 3 8 rifiuti (690) 2250 3 6 rifiuti (690) 2260 rifiuti (690) 9540 transito di veicoli motorizzati (623) 2110 transito di veicoli motorizzati (623) 2120 transito di veicoli motorizzati (623) 2210 transito di veicoli motorizzati (623) 92D0 taglio di rami e branche (164) 2250 8 vandalismo su Juniperus (740) 2250 7 pascolo (140) 2110 TOTALE Piscinnì 1 1 1 2 1 1 1 1 1 2 2 1 2 3 2 5 2 2 3 5 2 1 5 3 1 1 2 1 1 7 2 1 1 1 2 1 2 2 1 1 1 1 35 12 5 44 29 16 2 2 0 Tab. 2. Valutazione del livello di degrado osservato/previsto per ciascun habitat per i fattori di pressione osservati. Livello 1 = degrado habitat e decadimento di rappresentativita e conservazione; livello 2 = Scomparsa parziale di habitat; livello 3 = scomparsa totale dell’habitat. Fig. 38. Carta dei fattori di pressione e delle minacce rilevati nel sito Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis in scala 1: 4.500. Fig. 39. Segni lasciati dal transito di veicoli sulla spiaggia. Anche quando non attraversano le dune i veicoli possono innescare comunque processi erosivi a carico principalmente delle dune embrionali e del piede delle dune. Fig. 40. Mucchi di sabbia mista a cascame di Posidonia oceanica risultato della pulizia degli arenili con mezzi meccanici. Fig. 41. Effetti del calpestio sul sistema dunale di Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis. Fig. 42. Erosione causata dal calpestio eccessivo nel sito di Porto Campana. Fig. 43. Pascolo bovino a Piscinnì. Fig. 44. Chioschi e costruzioni sul sistema dunale tra Porto Giunco Serra Is Morus (Villasimius) impediscono il naturale flusso delle sabbie tra diverse porzioni del sistema dunale. Fig. 45. Nitrificazione del sistema dunale dovuta all’utilizzo delle dune come latrina. Questo comportamento ha effetti anche sulla composizione floristica, modificandola a favore di specie nitrofile. Fig. 46. Rifiuti di vario genere (plastica, carta, lattine, vetro) gettate dai bagnanti sul sistema dunale di Villasimius Fig. 47. Con le mareggiate arrivano sulla spiaggia i rifiuti più diversi, spesso contenenti materiali inquinanti. Fig. 48. Tagli di branche di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa per utilizzarne il legno pregiato. Fig. 49. Atti di vandalismo a carico di un esemplare di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa. Fig. 50. Una specie aliena molto diffusa sui sitemi dunali: Carpobrotus acinaciformis, a Villasimius. °Progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva degli interventi (Azione A.6) L’azione consiste in: - elaborazione di studi generali di caratterizzazione territoriale e ambientale a supporto della redazione del Piano di Gestione dell’area SIC non ancora provvista di strumenti di gestione; - elaborazione di progetti preliminari, definitivi ed esecutivi, coerentemente con i piani di gestione, finalizzati alla conservazione di habitat e specie dei sistemi sabbiosi e alla rimozione delle minacce e delle cause di degrado. L’individuazione in dettaglio dei punti di intervento all’interno di un sistema dunale si deve basare sul riconoscimento dei processi di relazione tra le diverse componenti morfo-vegetazionali delle dune e sulle relazioni geomorfologiche e sedimentarie con il settore di spiaggia emersa e sommersa; tale individuazione deve essere funzionale alla conservazione e miglioramento degli habitat dunali. Tale approccio basato sulle conoscenze è quello auspicato dal documento presentato dalla Commissione Europea nel 2004 “Living with Coastal Erosion in Europe: Sediment and Space for Sustainability” a seguito del lavoro del gruppo EUROSION ma anche dalla strategia sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere che ne è alla base, teso ad aumentare la resilienza costiera sulla base di dati sedimentologici e la conservazione degli habitat. I criteri per la definizione delle tipologie degli interventi e delle scelte di localizzazione e dimensionamento degli stessi, devono basarsi su analisi meteoclimatiche, rilievi geomorfologici, sedimentologici e vegetazionali che forniscono i parametri quali-quantitativi dei processi e delle dinamiche evolutive in atto all’interno del sistema ambientale in esame. In considerazione dell’elevato pregio ambientale e della sensibilità delle aree in cui si opera, le scelte progettuali devono orientarsi: − verso l’utilizzo di materiali naturali, biodegradabili e facilmente reperibili, al fine di limitare gli impatti sull’area di intervento e a favore della sostenibilità economica; − per gli interventi di rinaturazione, verso l’utilizzo di materiale di propagazione derivante dalla raccolta di germoplasma di origine autoctona; − − − per le opere relative agli accessi, alle aree di sosta veicolare, verso l’utilizzo di infrastrutture leggere, rimovibili e a basso impatto, con l’utilizzo di materiali naturali; per la realizzazione delle opere in legno si deve evitare, in ogni caso, l’utilizzo di essenze minacciate incluse nelle Liste Rosse della IUCN o di quelle il cui sfruttamento non sia ecologicamente sostenibile e che figurano come tali nell’elenco stilato da Greenpeace. A questo fine si raccomanda di non servirsi di legname tropicale e in ogni caso di utilizzare legnami certificati da enti internazionali che garantiscano provenienza e sostenibilità delle tecniche di produzione quali, ad esempio, il Forest Stewardship Council (FSC) ed il Programme for the Endorsement of Forest Schemes (PEFC); le tipologie di intervento devono essere semplici, facilmente replicabili e a basso impatto, efficaci puntualmente, ma orientate a creare un effetto sinergico e cumulato con gli altri interventi nell’ambito del sistema, tali che l’azione organica e integrata degli interventi contribuisca a contrastare l’azione erosiva e ad innescare processi spontanei di accrescimento e progradazione delle dune. Le aree ad alta priorità di intervento sono quelle in cui risultano riconoscibili significative alterazioni delle forme e dei naturali processi geomorfologici e pedo-vegetazionali, ma che ancora manifestavano una elevata capacità di resilienza. Azioni C: conservazione *Conservazione ex situ e in situ delle specie vegetali caratteristiche degli habitat dunali e produzione di piante per l’azione C1 (Azione C2) Raccolta germoplasma (Conservazione ex situ, Azione C2a) Sono state raccolte sino ad oggi (novembre 2010) 77 accessioni di germoplasma, relative a 29 taxa: Ammophila arenaria (L.) Link subsp. australis (Mabille) Laínz, Anthemis maritima L., Cakile maritima Scop. subsp. maritima, Centaurea sphaerocephala L., Cistus salviifolius L., Crucianella maritima L., Cyperus capitatus Vand., Elymus farctus (Viv.) Runemark ex Melderis subsp. farctus, Ephedra distachya L. subsp. distachya, Eryngium maritimum L., Glaucium flavum Crantz, Helichrysum microphyllum (Willd.) Camb. subsp. tyrrhenicum Bacch., Brullo et Giusso, Hordeum marinum Huds. subsp. marinum, Juncus acutus L. subsp. acutus, Juncus maritimus Lam., Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa (Sibth. & Sm.), Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata, Malcolmia ramosissima (Desf.) Gennari, Medicago marina L., Osyris alba L., Pancratium maritimum L., Phleum arenarium L. subsp. caesium H. Scholz, Polygonum maritimum L., Scirpoides holoschoenus (L.) Soják, Scrophularia ramosissima Loisel., Silene beguinotii Vals., Silene succulenta Forssk. subsp. corsica (DC.) Nyman, Spergularia salina J. & C. Presl, Tuberaria guttata (L.) Fourr. Studi di biologia della germinazione Il germoplasma di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa (Fig. 51), raccolto da pianta e da terra secondo la metodologia utilizzata anche per gli altri taxa, è stato utilizzato per la realizzazione di studi sulla ecofisiologia di germinazione della specie. I test di germinazione sono stati realizzati a partire dal germoplasma raccolto da 4 popolazioni, appartenenti a due SIC del progetto: Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis e Porto Campana e da due SIC i cui sistemi dunali sono particolarmente ben conservati e rappresentativi: Da Piscinas a Riu Scivu e Is Compinxius–Campo Dunale di Buggerru-Portixeddu, per un totale di 8 accessioni raccolte da pianta e da suolo. Altre 8 accessioni, relative ai medesimi siti, sono state raccolte nei mesi di ottobre e novembre del 2010; i test relativi inizieranno nel mese di gennaio 2011. Dopo la raccolta, i semi vengono stati estratti dai galbuli seguendo la procedura standard per i frutti carnosi (Bacchetta et al., 2006) e secondo quanto riportato in García-Fayos et al. (2001), e studiati mediante un sistema di analisi di immagine per ottenere dati sulla natura morfometrica e colorimetrica (Fig. 52) delle accessioni in ingresso (Bacchetta et al., 2008a). Per verificare la presenza di fenomeni di dormienza fisiologica si è analizzato l’effetto sulla germinazione di un periodo di pre-warming (stratificazione calda a 25°C per 3 mesi), di un periodo di pre-chilling (stratificazione fredda a 5°C per 3 mesi) e di un periodo combinato di pre-warming+prechilling (stratificazione calda a 25°C per 3 mesi seguita da fredda a 5°C per 3 mesi) e pre-chilling+pre-warming (stratificazione fredda a 5°C per 3 mesi seguita da stratificazione calda a 25°C per 3 mesi). Complessivamente sono in corso di realizzazione 600 test a 5 differenti temperature(10, 15, 20, 25, 25/10 °C), con 3 repliche da 30 semi per ciascuna temperatura; altrettanti test verranno effettuati sul germoplasma raccolto nell’autunno 2010. Le prove di germinazione vengono realizzate in condizioni di sterilità biologica sotto cappa a flusso laminare, in capsule Petri di plastica con agar all’1 % come substrato e poste a germinare in camere di crescita con un fotoperiodo di 12/12 (Bacchetta et al., 2008b). Fig. 51. Semi di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa raccolti in uno dei siti oggetto di studio. Fig. 52. Scansione dei semi di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa al fine di analizzarne le caratteristiche morfocolorimetriche. Fig. 53. Plantula di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa ottenuta nel corso di un test di germinazione. Conservazione in situ delle specie vegetali caratteristiche (Azione C2b) Analisi popolazionali Per lo studio dello stato di conservazione delle formazioni costiere a ginepro, tra la primavera 2009 e la primavera 2010 sono stati tracciati dei quadrati permanenti nei siti di Porto Campana e Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis e, al fine di effettuare una comparazione con altri siti aventi differenti gradi di pressione antropica, anche nei SIC “Is Compinxius–Campo dunale di Buggerru-Portixeddu” e “Da Piscinas a Riu Scivu”. In ciascun sito sono state realizzate 3 aree permanenti delle dimensioni di 15x5 m nell’ambito dell’habitat *2250. I plots sono stati delimitati con picchetti metallici e per ciascuno di essi sono state rilevate le coordinate attraverso l’uso di GPS per permetterne il ritrovamento nei monitoraggi successivi. Di ogni plot sono stati quindi rilevati i dati stazionali, ecologici e i rischi e pericoli attuali e/o potenziali. Tutti i ginepri presenti all’interno dei plots sono stati marcati e mappati su carta, al fine di individuarli con precisione nei monitoraggi successivi e ogni plantula presente è stata marcata e mappata (Fig. 54). Per il monitoraggio dei ginepri sono state utilizzate cinque classi dimensionali al fine di consentire la suddivisione degli individui presenti e monitorarne la crescita, in particolare delle nuove plantule, secondo la metodologia proposta da Bacchetta et al. (2008b). I dati rilevati sono stati annotati in una apposita scheda di campo, derivata da Bacchetta et al. (2006). Per effettuare gli studi popolazionali relativi alla specie Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, finalizzati all’individuazione delle dinamiche del recruitment, nei siti sopra citati sono stati tracciati 44 quadrati (11 per sito) di dimensione 1x1m. All’interno di questi vengono marcate, mappate e misurate tutte le plantule di ginepro e rilevati i dati ecologici (esposizione, inclinazione, copertura erbacea, copertura arborea, presenza di galbuli internamente ed esternamente al quadrato, presenza/assenza di plantule esterne) (Fig. 55). Il monitoraggio relativo a questi quadrati ha cadenza trimestrale e parallelamente ad esso viene realizzato anche il monitoraggio fenologico degli individui maschili e femminili di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa situati in corrispondenza dei quadrati stessi. Nel periodo primaverile-estivo 2010 sono stati effettuati i primi due monitoraggi trimestrali dei 44 quadrati permanenti di 1x1 m per il recruitment ed il terzo monitoraggio delle dodici aree permanenti di 15x5m. Per i plot del recruitment (quadrati da 1m di lato), i dati disponibili ad oggi evidenziano una differenza notevole tra il rinnovo più elevato registrato nel SIC Is Compinxius–Campo dunale di Buggerru-Portixeddu (88 plantule contate nel periodo estivo), e quello minore rilevato nel SIC Porto Campana (29 plantule totali nel periodo estivo). I risultati dei primi 2 monitoraggi indicano andamenti differenti nelle dinamiche del recruitment tra le popolazioni dei 4 siti. Infatti mentre per i siti Campo dunale di Buggerru-Portixeddu e Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis si è registrato un incremento estivo nel numero di plantule (rispettivamente del 5,68% e dell’8,1%), nei siti da Piscinas a Riu Scivu e Porto Campana nel periodo estivo si registra un decremento del numero di plantule (rispettivamente del 33,33% e del 65.51%). Nelle 4 popolazioni risulta differente anche il numero dei plot nei quali viene riscontrata la presenza di plantule: da un massimo di 11/11 plot per i siti Campo dunale di Buggerru-Portixeddu (in estate e in primavera) e Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis (in primavera), a un minimo di 4/11 plot in primavera per il sito di Porto Campana. Per quanto concerne gli studi popolazionali (aree permanenti di 15x5m), i dati relativi ai tre monitoraggi semestrali mostrano che i due siti di Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis e Buggerru sono quelli con il maggior numero totale di ginepri per plot (rispettivamente 50 nel plot Q2 e 48 nel plot P4), mentre a Buggerru è presente anche il plot col minor numero totale di ginepri (2 individui nel plot P3). Il numero di plantule varia sia tra i diversi siti che nelle stagioni. In tutti i siti è stata rilevata la presenza di plantule ad esclusione di 2 plot, rispettivamente il P3 a Buggerru e il Q3 a Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis. Fig. 54. Lavoro in un area permanente 15x5m. Fig. 55. Misurazione delle plantule in uno dei quadrati permanenti 1x1m. Azioni D: sensibilizzazione del pubblico e divulgazione dei risultati °Partecipazione a fiere e conferenze con illustrazione del progetto (Azione D4) L’Università di Cagliari ha presentato il progetto mediante poster e comunicazioni in tutti i congressi scientifici e le manifestazioni in cui questo fosse possibile. I convegni ai quali il progetto è stato presentato sono i seguenti: - 45° International Congress of SISV & FIP. Cagliari, 22-29.VI.2009 Conferenza “LIFE Nature and Biodiversity - Preparing the future”, Bruxelles, 31 maggio-01 giugno 2010. Terzo Simposio CNR-IBIMET: “Il monitoraggio costiero mediterraneo: problematiche e tecniche di misura”. Livorno, 15-17 giugno 2010. 105° Congresso della Società Botanica Italiana (SBI). Milano, 25-27 agosto 2010. 85° Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana. Pisa, 6-8 settembre 2010. 7° ed. della Festa del Mare. Siniscola (NU), 10-12 settembre 2010. Congresso Geosed 2010. Torino. 22-23 settembre 2010. Sul progetto e grazie ai dati ottenuti nell’ambito delle indagini effettuate per il progetto sono stati realizzati alcuni articoli di carattere scientifico o divulgativo: - - PONTECORVO C., PINNA S., & VARGIU P., 2010. Le projet LIFE Providune. Odissea Semina 6: 2-6. PINNA M.S., PONTECORVO C., BACCHETTA G., 2010. Il progetto LIFE Providune per la valutazione delle minacce, ripristino e conservazione degli habitat dunali. In: Atti 3° simposio internazionale:"Il monitoraggio costiero mediterraneo: “problematiche e tecniche di misura”, Livorno 15-17.VI.2010. In stampa. DE MURO S., KALB C., IBBA A., FERRARO F., FERRARA C., 2010. Sedimentary processes, morphodynamics and sedimentological map of “Porto Campana” SCI beaches (Domus De Maria - SW Sardinia). Rend. Online Soc. Geol. It., 11: 756-757. °Sensibilizzazione dei turisti durante la stagione estiva (Azione D5) E’ stato selezionato l’operatore responsabile della divulgazione e sensibilizzazione dei turisti nel corso della stagione balneare. Nel SIC Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis sono stati distribuiti oltre 9000 volantini, mentre nei SIC di Porto Campana e Piscinnì la distribuzione si è attestata intorno alle 5.000 unità. In quest’ultimo, inoltre, sono state realizzate attività di animazione che hanno assicurato un ampio coinvolgimento dei turisti presenti e i contatti “privilegiati” (documentati da firme sul registro delle attività) sono stati circa 800. °Realizzazione e collocazione di pannelli informativi (Azione D6) Il CCB ha collaborato alla definizione dei testi e fornito parte delle immagini necessarie alla realizzazione dei pannelli informativi previsti dal progetto. I pannelli, di due tipologie (pannelli informativi riportanti le informazioni essenziali per la fruizione del sito; pannelli didattico educativi contenenti informazioni sulle caratteristiche naturalistiche dei siti) sono stati realizzati all’inizio della stagione balneare 2010, allo scopo di intercettare i fruitori dei siti durante l’estate. Purtroppo, per ragioni puramente burocratiche, la loro installazione è stata rimandata e questo ha comportato la “perdita” della stagione balneare 2010. *Attività educative nelle scuole (Azione D7) Il CCB ha selezionato l’operatore che effettuerà, nel corso degli a.s. 2010-2011 e 2011-2012, i previsti incontri didattici nelle scuole circostanti le aree interessate dal progetto in modo da trasmettere alle giovani generazioni l’importanza di ambienti ritenuti troppo spesso marginali e di poca importanza, che sono invece ricchi di specificità e valore. In particolare l’attenzione deve essere focalizzata agli adattamenti delle specie, al contesto dunale, alla formazione delle dune e alla rarità delle specie che vivono in questi habitat. Deve essere descritta la rete Natura 2000 e gli obiettivi del progetto Life Providune. Si prevede il coinvolgimento di almeno 500 studenti nelle attività educative; con la realizzazione di 4 progetti didattici per le scuole medie inferiori e superiori. Azioni E: gestione del progetto e monitoraggio. *Coordinamento e gestione tecnico-scientifica (Azione E.3) L’Università di Cagliari ha curato il coordinamento degli studi preparatori (Azioni A) tra i partner delle diverse province. In particolare il coordinamento scientifico è stato assicurato per quanto riguarda gli aspetti botanici dal CCB del Dipartimento di Scienze Botaniche, nella persona del Prof. Gianluigi Bacchetta e per gli aspetti sedimentologici dall’Osservatorio Coste E Ambiente Naturale Sottomarino (OCEANS) del Dipartimento di Scienze della Terra, grazie al Prof. Sandro de Muro, coordinatore scientifico del Progetto. In particolare l’Università di Cagliari ha stabilito le metodologie di raccolta dati e materiale e operato una prima verifica del lavoro svolto dai partner delle altre province. Oltre a questo, per l’implementazione delle azioni di conservazione, i due centri di ricerca dell’Università di Cagliari creeranno una struttura di appoggio tecnico scientifica responsabile della pianificazione di dettaglio degli interventi, stabilendo i modi, i tempi e le priorità degli stessi, della valutazione delle attività di monitoraggio, anche in base alle informazioni di dettaglio raccolte nelle azioni preparatorie A nei siti di intervento. La struttura giudicherà e avallerà la validità dei protocolli tecnici previsti nel progetto e i progetti esecutivi degli interventi, e sarà responsabile del monitoraggio dell’efficacia delle azioni del progetto per quanto riguarda la tutela e l’incremento degli habitat target in relazione alla situazione iniziale. SVILUPPI FUTURI Nel corso del 2011 e del 2012 è prevista la realizzazione di altre azioni, in particolare di quelle relative agli interventi di conservazione, la cui progettazione definitiva ed implementazione dovrà basarsi sulla caratterizzazione abiotica e biotica effettuata e sull’individuazione delle criticità che insistono sul territorio. Anche alcune delle azioni sino ad ora presentate non sono concluse (C2, D4, D5, D7), ma proseguiranno nel corso dei prossimi anni. Le azioni che devono ancora iniziare sono: °Recupero e risanamento degli habitat dunali degradati (Azione C1) I diffusi processi di degrado, erosione e smantellamento delle formazioni dunali, determinano uno squilibrio sedimentario nel sistema di spiaggia e sono imputabili prevalentemente alla fruizione diffusa e incontrollata dell’ambito dunale, alla passata attività di prelievo della sabbia e al taglio indiscriminato della vegetazione nel retroduna. Gli interventi di recupero e risanamento degli habitat dunali degradati saranno attuati a seguito della progettazione descritta nella precedente sezione, data la sensibilità ambientale dell’ambito dunale, attraverso l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica, unitamente a semine e impianti di specie autoctone i cui semi sono stati raccolti e testati nell’ambito delle due azioni che seguono, che risultano ideali per il perseguimento degli obiettivi di ripristino degli equilibri geomorfologico-vegetazionali, nonché in relazione alla sostenibilità economica di questo tipo di interventi. Questa azione interesserà i seguenti habitat nei siti ove sono presenti: 2250 – *Dune costiere con Juniperus spp.; 2110 – Dune mobili embrionali; 2120 – Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche); 2210 - Dune fisse del litorale di Crucianellion maritimae. E’ ritenuto indispensabile il ricorso a materiali naturali biodegradabili come legno, reti in fibra di cocco, canne e corde, consentendo di minimizzare l’impatto sugli equilibri ecologici delle dune e sulla componente floristicovegetazionale, in previsione di una naturale “estinzione” dell’intervento una volta espletata la propria funzione. La colorazione dei materiali e la loro stessa natura limitano inoltre l’impatto sul paesaggio circostante. Gli interventi attivi, rivolti a recuperare i processi spontanei di formazione e consolidamento delle dune, sono rappresentati da: a) Sistemi di protezione delle dune stabilizzate (generalmente colonizzate dalle boscaglie a ginepro fenicio e coccolone): il cui scopo è quello di proteggere i fianchi delle dune in cui siano evidenti gli effetti dei fenomeni di erosione eolica e scalzamento da calpestio, con esumazione degli apparati radicali della vegetazione arborea a ginepro; tali sistemi favoriscono il deposito e l’accumulo della sabbia negli interstizi fra le canne e le maglie della biorete, consolidando il piede della duna e migliorando, nel tempo, le condizioni edafiche del substrato sabbioso in modo da consentire la ripresa della vegetazione sulle dune. b) Sistemi di cattura ed intrappolamento della sabbia: il cui scopo è quello di intrappolare la sabbia che, accumulandosi all’interno delle strutture in canne e legno di castagno, favorisce il processo di formazione ed evoluzione delle dune embrionali, nonché il processo di accrescimento spontaneo della vegetazione pioniera. c) Sistemi di rinaturazione dei settori dunali degradati: il cui lo scopo è quello di ricostituire la vegetazione dunale laddove siano evidenti fenomeni di degrado e depauperamento della stessa. Gli impianti e le semine verranno realizzati esclusivamente a partire da germoplasma autoctono raccolto nei siti d’intervento o in aree limitrofe purché geneticamente compatibile. Per il trattamento del germoplasma da reintrodurre in situ (Azione C2) si seguirà quanto proposto da Bacchetta et al. (2006) per quanto attiene il testaggio e la conservazione ex situ a lungo periodo, mentre la moltiplicazione dello stesso sarà curata da vivai specializzati. d) Eradicazione delle specie aliene e rinaturazione: in alcune aree, inoltre, si è constatato che l’eccessiva presenza di specie alloctone (Carpobrotus acinaciformis, Agave americana, Acacia saligna, ecc.) fa diminuire il grado di naturalità degli habitat presenti nel sito oltre che creare competizione con le specie autoctone e di interesse comunitario. L’intervento che si propone è volto al controllo della diffusione di tali specie e alla loro eliminazione diretta mediante estirpazione manuale o taglio e la sostituzione con specie psammofile autoctone mediante semine o piantumazioni. Per gli interventi di rinaturazione, ai fini della riproduzione del materiale di propagazione, verrà utilizzato esclusivamente germoplasma delle specie vegetali autoctone e di quelle di interesse conservazionistico presenti nell’area per le quali si rendono necessari interventi di reintroduzione al fine di ottenere un rinforzo delle popolazioni presenti. Nell’esecuzione di questa azione verranno tenuti in considerazione i documenti della DG Ambiente della Commissione Europea che hanno trattato i risultati dei precedenti progetti LIFE Natura su questa tematica, in particolare il documento della serie LIFE Focus: "Alien species and nature conservation in the EU: The role of the LIFE program” (Scalera & Zaghi, 2004). Il materiale rimosso dai siti proveniente da specie alloctone verrà eliminato in modo assolutamente sicuro in modo da evitare la ripropagazione. Risultati attesi - Ripristino dei naturali equilibri dinamici che regolano l'evoluzione del campo dunale e del sistema di spiaggia; - tutela di habitat e specie per assicurarne l’evoluzione naturale con interventi calibrati sulle specifiche “diversità” dei sub-ambiti di cui l’area dunale stessa si compone; - riduzione del processo di dispersione sedimentaria verso il settore interno (1-3 anni); - avvio di un processo spontaneo di accrescimento ed evoluzione delle dune (1-4 anni); - inversione della tendenza evolutiva del sistema dunale, attualmente orientata al progressivo smantellamento delle formazioni eoliche residuali, verso una condizione di stabilità geomorfologica e vegetazionale (5-10 anni); - parziale ripristino della seriazione morfo–vegetazionale lungo il profilo trasversale spiaggia-duna (5-10 anni); - ricostituzione e mantenimento della funzionalità ecologica dell’ecosistema; - creazione di aree naturali o ecologicamente stabili ed in armonia con le caratteristiche geoclimatiche dei luoghi; - aumento della capacità di recupero e di evoluzione nel tempo dell’area dunale degradata conseguente al reintegro delle specie delle associazioni vegetali tipiche della zona fitogeografica; - qualificazione dell’area come laboratorio per la ricerca, la didattica e l’informazione ambientale; - opportunità di visita mediante percorsi che consentano in sicurezza la migliore percezione e godimento dei due habitat principali: la duna e lo stagno retrodunale. °Realizzazione con tecniche innovative di accessi pedonali, delimitazioni leggere e aree sosta per evitare il degrado degli habitat causato dal calpestio (Azione C3) L’azione è concepita prioritariamente con la finalità di rimuovere o ridurre l’impatto generato dal transito e dalla frequentazione in genere sul sistema dunale. Subordinatamente l’infrastrutturazione leggera prevista potrebbe avere ricadute vantaggiose anche in termini di valorizzazione delle risorse ambientali, in quanto interventi che possono essere intergrati con la fruizione naturalistica. I percorsi pedonali saranno organizzati per garantire la conservazione e la valorizzazione degli habitat e dei sistemi ambientali nonché per consentire un sicuro e agevole accesso al sistema di spiaggia. La programmazione e la progettazione degli accessi pedonali e delle strutture a supporto della fruizione delle risorse ambientali costiere si fonda sull’analisi delle sensibilità dell’ambito costiero e nella valutazione della capacità di carico, in modo da non produrre sul territorio alterazioni irreversibili o involuzione di processi ambientali significativi. E’ prevista la realizzazione dei seguenti interventi: - Passerelle rimovibili (posizionate ad aprile e rimosse ad ottobre) e passerelle pensili precarie; delimitazione leggera delle aree dunali al fine di scoraggiare l'accesso; aree sosta veicolare per evitare il raggiungimento delle aree dunali da parte delle auto e scoraggiare un eccessivo avvicinamento alle zone con habitat di interesse comunitario. °Realizzazione di una banca dati floristico-vegetazionale e abiotica per la gestione a lungo termine del complesso dunale (Azione C.5) Questa azione prevede la realizzazione di una banca dati (database) per la gestione delle informazioni e dei dati sia di tipo floristico-vegetazionale (autoecologia e sinecolgia delle specie interessate) sia di tipo abiotico (geomorfologia delle spiagge, correnti, venti, dati climatici). Tale database verrà implementato sulla base delle informazioni reperite durante la fase A (Azioni preparatorie) e rappresenterà uno strumento indispensabile durante lo sviluppo della fase C (Azioni concrete di conservazione) e la successiva gestione del progetto e monitoraggio dei risultati (E), in particolar modo per quanto concerne l’azione E7 (Monitoraggio dell'efficacia delle azioni di progetto). Attraverso il sito web del progetto (D2) sarà inoltre possibile per gli utenti esterni consultare il database contribuendo in tal modo alle azioni di educazione, informazione e sensibilizzazione. Per quanto riguarda la parte floristico-vegetazionale verranno inserite le seguenti informazioni: • elenco floristico delle aree esaminate; • inquadramento sintassonomico delle cenosi vegetali rilevate; • elenco degli habitat ai sensi dell’allegato IV DIR 92/43/CE; • protezione legale (sia di specie che di habitat); • fenologia (per le specie); • autoecologia (per le specie); • biologia (per le specie); • sinecologia (per gli habitat). LETTERATURA CITATA Acosta A., Carranza M.L. & Izzi C.F., 2009. Are there habitats that contribute best to plant species diversity in coastal dunes? Biodivers. Conserv., 18: 1087-1098. Bacchetta G., Bagella S., Biondi E., Farris E., Filigheddu R. & Mossa L. (eds.), 2009. Vegetazione forestale e serie di vegetazione della Sardegna (con rappresentazione cartografica alla scala 1: 350.00). Fitosociologia 46(1) suppl. 1: 3-82. Bacchetta G., Grillo O., Mattana E. & Venora G., 2008a. 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