Novembre 2011 - Numero 3 N Sommario “Epiphany”, teorizzava così Joyce la caoi de la “La Zanzara”, in questo numero, abbiapacità umana di sviluppare riflessioni esistenmo deciso di dedicare particolare attenzione al ziali da un oggetto apparentemente inerme. 5 novembre, data conosciuta a Londra e nell’intero Prende vita nella coscienza umana un flusRegno Unito come “Guy Fawkes’ Day”. so di idee continuo che si lega come scatole cineIl nome deriva da si. E’ questo il compito, al tramonto di un’ estaGuy Fawkes che, te d’ottobre, che vuole adempiere la Zanzara. insieme a Robert I grandi avvenimenti del mondo squarciano l’opiCatesby, Thonione pubblica, si addentrano nel quotidiano, ed è mas Percy, John proprio li che siamo andati a indagare. Lì dove passa Wright e Thomas spesso lo sguardo della società, ma l’indifferenza riWintour, ha preso esce ad andare oltre, a regnare sovrana, senza renparte al complotderci consapevole di quante informazioni provento del 1605, noto gano da piccole cose, da semplici gesti e movimenti. come la “CongiuEppure facciamo tutti parte della stessa “Sostanza”. ra delle Polveri”. È l’inizio di un nuovo anno, per noi, non poteva manL’obiettivo? Quelcare la presentazione dei nuovi rappresentanti, ai lo di uccidere il quali facciamo i più sentiti auguri. Dalla congiura delre Giacomo I e i le polveri abbiamo modellato un modulo tematico membri dell’ariche esplode nella libertà del pensiero umano, sfocianstocrazia, riuniti do nella musica... È l’inizio di un nuovo anno, e non nella Camera dei Lord per lo State Opening, facendo abbiam bisogno di mere parole... Quindi, che i vostri esplodere il Parlamento con 2500 kg di polvere per spiriti, romanticamente, si innalzino lì, dove i pensieri un totale di 36 barili sistemati in una cantina sottosono puri e incontaminati, e che l’epiphany vi possa far stante la costruzione. prendere coscienza dell’essenziale invisibile agli occhi. L’attentato fallì, ma l’esplosione avrebbe potuto distruggere molti edifici del complesso di Westminster, Lorenzo Serafinelli tra cui anche l’Abbazia, e infrangere le finestre dei palazzi nel raggio di un miglio. Nella notte del 4 novembre, Guy Fawkes, colui che avrebbe dovuto essere l’esecutore materiale dell’attentato, fu scoperto, arrestato, interrogato e torturato per 4 giorni per poi essere condannato a morte insieme ad altre persone implicate. Angelica Cottarelli pag. 2-5 > 5 Novembre pag. 13 > Che tu sia per me il coltello pag. 6 > Turista per caso! pag. 14 > Quarto d’ora di Warhol pag. 7 > G.B. Grassi: Istruzioni per l’uso pag. 15 > Votazioni col botto pag. 8-9 > Gheddafi pag. 16 > Giustizia per Meredith pag. 10 > The Good Die Young pag. 17 > Black Bloc pag. 11 > Latina C1 pag. 18 > Cornetto e Cappuccino GialloLatino pag. 19 > Serate, Eventi pag. 12 > La mela che ha cambiato il mondo 1 “Vi Veri Vniversum Vivus Vici” (cit. Christopher Marlowe) Che i vostri sogni volino verso volte celesti vicine a vie universali di vittorie inviolabili... Vorrei che violenti non fossero i vostri valori, e che di valore verso il vigore del vinto e del vincitore possa vertere la vostra verità. E che la vendetta sia la via vicina alla quanto mai più viva rivoluzione dell'universo, e che la vessazione mai, sia da vinti e vincitori vi possa sminuire a viscidi virulenti. Che con la forza della verità, da vivi, conquistiate l'universo. Dal verbo del vinto mai vittoria né sconfitta, dal verbo del vincitore mai sconfitta nè vittoria. E che la voce dei vermi sia devirilizzata da vigili e virtuosi. Lorenzo Serafinelli V per Vendetta La libertà non è un ballo in maschera! “Remember, remember, the 5th of November” è questo il monito di apertura di “V for Vendetta” un film di James McTeigue, ispirato all’omonima graphic novel di Alan Moore e David Lloyd. La storia è ambientata in una Gran Bretagna futuristica e distopica, governata da un regime repressivo guidato da Adam Sutler. Ad esso vi si opppone un misterioso individuo, con il volto sempre coperto da una maschera, bianca, con i baffetti, sorridente ed ironica. Un anarchico radicale, desideroso di riportare libertà e giustizia in un paese in cui vigono ormai autoritarismo e intolleranza verso chiunque non aderisca al sistema, a quel sistema che ricorda molto il Grande Fratello orwelliano e il “Mondo nuovo” di Huxley. La maschera serve ad indicare un retroscena storico, quello di Guy Fawkes, nemico del governo tirannico del re Giacomo I, che il 5 novembre 1605 venne arrestato in un tunnel sotto il parlamento intenzionato a far saltare in aria l’istituzione e condannato a morte. Ci hanno sempre insegnato a ricordare le idee e non l’uomo, perchè l’uomo può fallire. L’uomo può essere catturato, può essere ucciso e dimenticato, mentre un ideale permane e resiste allo scorrere inesorabile del tempo. Un’idea può cambiare il mondo. “Permetta che mi presenti, sono un uomo di gusto e di sostanza” è questo il biglietto da visita di V che sulle note dell’Ouverture 1812 di Ciaikowskij, nella Londra totalitaria del 2020, insieme a impressionanti spettacoli pirotecnici rende l’atto terroristico liberatorio e quasi ideologico. Nemmeno l’amore di una donna, Evey, riuscirà ad arrestare la sua insaziabile sete di vendetta. “Libertà! Sempre!”, libertà è una parola difficile, è ingabbiata dall’angoscia, la libertà è uno spazio infinito senza confini che va conquistato, mentre V è un ideale a prova di proiettili, resiste agli abusi, alle classificazioni e supera le paure. V come vendetta, ma anche come verità: il protagonista durante il corso di un anno riuscirà a trasformare le bugie in veridicità, gli atti terroristici in giustizia, da un iniziale tepore gli spettatori si avvicineranno gradualmente ad un risveglio rivelatorio tra rose carnose e leggendari coltelli. Eleonora Moliterno II Il nostro scopo è PENSARE La libertà di pensiero è un diritto sancito da un governo democratico che rende possibile il pluralismo delle opinioni riguardo la politica, la religione, la scienza e la cultura. Basta leggere un qualsiasi libro di storia per rendersi conto che il potere gestisce e regola il pensiero e la parola del cittadino attraverso maniere più o meno forti. La libertà di pensiero è stato argomento di dibattito per molti filosofi, gli stessi Sofisti nell’antichità speravano di fondare una società basata su un libero pluralismo di opinioni, successivamente, nel Medioevo, la Scolastica non negò la libertà di pensiero, pur dandone un’interpretazione riduttiva, vincolando gli ambiti all’interno della dogmatica di fede. Con la Controriforma il pensiero diventa una questione politica fondamentale, le cui figure indiscusse della libertà di pensiero furono indubbiamente Galileo Galilei e Giordano Bruno. Si narra che Galileo Galilei un giorno alzò gli occhi al cielo e disse: “Non c’è nulla di vero nella Genesi!” Bel coraggio, ma quanto gli costò quest’affermazione? Il processo stabilì il carcere a vita. Se la cavò con il trasferimento a Siena e in seguitò ebbe sede ad Arcetri, trascorrendo i suoi anni in “carcere/esilio” fino alla morte. A Giordano Bruno, invece, non andò così bene: per aver ribadito davanti all’Inquisizione i suoi fondamenti, quali l’infinità dell’universo, la molteplicità dei mondi, la non generazione delle sostanze e il moto della terra, venne torturato per circa quattro anni ed infine fu arso vivo. Il primo filosofo a teorizzare la libertà di pensiero come diritto inviolabile fu John Locke, al quale fecero seguito tutti gli illuministi del Settecento, in particolare Spinoza e Voltaire: il primo nel Trattato teologico-politico dimostra che il libero pensiero e la libertà di espressione non interferiscono con la pace sociale e la buona politica ma anzi le fondano; il secondo invece, spirito insofferente ad ogni repressione, lavorò per ottenere la libertà politica e civile, concentrandosi molto sulla lotta all’intolleranza. Questi sono esempi di filosofi, ma soprattutto di persone, che hanno combattuto, lottato, sono stati torturati e uccisi per affermare il loro ideale. In ogni epoca migliaia di menti vengono violentate e impostate secondo canoni ben definiti: i governi temono un popolo pensante e lo limitano attraverso dittature e censura. Una frase celebre del film da cui traiamo il tema afferma: Il popolo non dovrebbe temere il proprio governo, sono i governi che dovrebbero temere il popolo! Con questo concludo, sperando che quel poco che vi ho trasmesso vi faccia PENSARE! Giorgia Gallo III Animal Farm Giù le mani da Wikipedia! Controvoglia frugo nello scaffale. “La fattoria degli animali” di George Orwell è un piccolo libretto, e ben si mimetizza tra tomi più voluminosi. Eccolo là, spiegazzato e macchiato di muffa. Con uno sforzo di volontà ripulisco la copertina incrostata e mi immergo nella lettura. La giornata è stata pesante e la prospettiva di concluderla con una spruzzatina di ottimismo orwelliano minaccia seriamente di togliermi tutte le forze residue. Mi faccio forza. “Zanzara” lo faccio per te! Parola dopo parola prende corpo una fiaba, popolata da cavallucci, candide pecorelle, maiali e uomini rapaci e ignoranti. La sua morale, condivisibile o meno, è agghiacciante: avidità ed egoismo trionfano su ogni ideale. La lettura in chiave allegorica della rivoluzione d’ottobre, traviata dal crudele dittatore georgiano Josif Stalin è evidente ed aspra. Gli animali della fattoria padronale, vessati da un fattore ubriacone e inetto, insorgono in nome di fraternità e uguaglianza. La nobiltà delle loro idee non basta a renderli liberi. Cacciato l’uomo, il sadico e spietato Napoleon, avido maiale che si è imposto alla guida della vittoriosa rivoluzione, instaura una feroce dittatura. Servendosi di una muta di cani come polizia politica, e manipolando sapientemente le informazioni, arriva ad esercitare un controllo totale sulle altre bestie più semplici. La colpa degli insuccessi del suo regime di terrore viene sistematicamente attribuita ai “nemici della rivoluzione” in una sorta di grottesco scaricabarile, e i successi gonfiati all’inverosimile. Napoleon giunge a farsi considerare un infallibile dio in terra. Storco il naso. Cosa impedisce alle nostre tormentate istituzioni di degenerare in quelle dell’apocalittica “Fattoria degli animali”? Solamente democrazia e libertà di stampa! Quel tizio che straparla dal televisore in salotto non sembra averlo ben chiaro. Nel finale si rompe l’incanto. Hanno forse gli animali sfruttati iniziato a pensare con la propria testa? Hanno forse finalmente compreso che qualcosa non va? “Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.” È tardi, l’orologio batte l’una di notte. Il libro polveroso mi scivola di mano mentre lentamente chiudo gli occhi. È un attimo. Mi sveglio di soprassalto saltando dalla sedia, con la spiacevole sensazione di aver visto due occhietti porcini baluginare nell’ombra. Avrete sentito sicuramente parlare della chiusura, almeno temporanea, di Wikipedia. La monumentale enciclopedia on-line aveva iniziato questo sciopero contro il nuovo ddl, il cosiddetto ‘ammazza blog’. Questo decreto legge va ad intaccare tutti quegli organi di informazione libera che sul web, a partire dai blog fino ad arrivare a giornali o organi d’informazione. Di conseguenza i blogger o giornalisti si troveranno costretti a correggere eventuali informazioni o notizie entro 48 ore, qualora queste dovessero ledere la dignità di un personaggio pubblico o quella dei lettori. Pena della non modifica una multa che parte da 12.500 euro. Nella seconda parte del decreto legge, invece, viene trattato il tema delle intercettazioni, che tanto interessa il mondo della politica, enunciando che non potranno essere pubblicate prima che l’avvocato difensore non separa le intercettazioni riguardanti il caso da quelle non rilevanti. Il ministro della gioventù, Giorgia Meloni, annuncia che questo decreto ‘ammazza blog’ è ingiusto e danneggia la libera informazione. Anche la relatrice del ddl sulle intercettazioni, Giulia Bongiorno, ha rassegnato le dimissioni in quanto, secondo lei, questa norma fa slittare, di molto, il tempo delle pubblicazioni precludendo la possibilità di dare la notizia. In tutto questo vi è una nota positiva, anche se solo in parte: la legge ‘ammazza blog’ è stata modificata e verrà applicata, con annessa sanzione, solo ai giornali online. State tranquilli miei cari wikipediani, per adesso, la nostra malconcia “scialuppa del sapere” è salva, sebbene tiri ancora aria di tempesta. Carlo Panetti IV Lorenzo Tedeschi “Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri” - Frase celebre tratto dal libro di Orwell. Johann Sebastian Bach “Cosa dovrei dire riguardo il lavoro di una vita di Bach? Ascoltalo, suonalo, amalo, adoralo e stai zitto!”. Così Albert Einstein definì Johann Sebastian Bach, musicista nato nel 1685 che con le sue melodie e il suo stile musicale è riuscito a impressionare i posteri. Grande rappresentante della “musica barocca”, cercava di stupire e divertire il proprio pubblico con repentini cambi di tempo e con dimostrazioni delle proprie doti tecniche musicali anche improvvisate. Questo eccelso compositore prese spunto anche da alcuni contemporanei tedeschi, come Pachelbel, e da opere di fama internazionale. Riuscì ad estrapolare e creare uno stile nuovo che contenesse quelle che erano le caratteristiche della musica del proprio tempo. Nonostante il suo enorme talento, Bach non riuscì immediatamente a ottenere la fama poichè la complessità strutturale, le difficoltà tecniche e l’esclusione per scelta propria del genere melodrammatico dalle proprie opere lo rese solamente un compositore che girò il proprio paese. Il cognome stesso “Bach“ divenne un aggettivo che significava “musicista ambulante”. Alla fine della propria carriera, perse completamente la vista: cercò di riottenerla anche se invano. La sera del 18 luglio 1750 alcuni legamenti recisi male dai medici si staccarono definitivamente ridonando la vista al compositore per alcuni minuti; purtroppo però il 28 luglio Bach morì a causa di un ictus. Fu solamente nel 1829, quando Felix Mendelsshon, direttore d’orchestra tedesco, eseguì la “Passione secondo Matteo” di Bach, che furono riscoperte le enormi qualità di quest’ultimo. Bach non fu solo un uomo, fu un compositore di fama eccelsa, il quale non solo istituì un nuovo modo di concepire la musica ma fu un caposaldo e un punto di riferimento ed ispirazione per musicisti del calibro di Beethoven, Mozart e Chopin. Valerio Brienza Il sollievo più “banale” La vita è stressante, opprimente, faticosa ai limiti della sopportazione. Tutti sono ormai diventati macchine, programmate per eseguire ordini da chi detiene il potere di comandarle. Gli adulti e i ragazzi sono macchine, perfino i bambini sono stati “meccanizzati” per obbedire alla figura della madre o della maestra. Quale modo di evadere è dunque il più efficace e il più comune? In quale caso un individuo può sentirsi libero senza che gli venga imposta qualche regola che blocchi come una rete la sua creatività, il suo pensiero, il suo ideale di libertà? La risposta è la musica, probabilmente una delle più banali che si possano dare. Ma la parola “banale ” non equivale forse alla semplicità nella maniera più assoluta? La musica è semplicità, l’unica cosa che davvero manca nelle giornate intense che viviamo. La musica si crea, si ascolta, si segue, dalla musica si dipende. Recenti studi hanno accertato l’ipotesi che da diversi anni vagava nell’aria che vedeva l’ascolto di questa come una vera e propria droga che crea dipendenza e migliora perfino i risultati sportivi, come nella corsa. E poi, d’altro canto, non ci sono effetti collaterali! Valeria Martella “Vi Veri Vniversum Vivus Vici” (cit. Christopher Marlowe) “Voilà! Alla vista un umile veterano del vaudeville, chiamato a fare le veci sia della vittima che del violento dalle vicissitudini del fato. Questo viso non è vacuo vessillo di vanità ma semplice vestigio della vox-populi, ora vuota ora vana. Tuttavia questa visita alla vessazione passata acquista vigore ed è votata alla vittoria sui vampiri virulenti che aprono al vizio, garanti della violazione vessatrice e vorace della volontà! L’unico verdetto è vendicarsi, vendetta! E diventa un voto non mai vano poiché il suo valore e la sua veridicità vendicheranno un giorno coloro che sono vigili e virtuosi. In verità questa vicissuas-verbale vira verso il verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un grande onore per me conoscerti e che puoi chiamarmi V!” V per Vendetta V Turista per caso Nei corridoi del G.B. Grassi il 13 ottobre c’era un ragazzo in più: Takuma Ihone, un ventiduenne di Osaka, Giappone. Realizziamo: qui ci vuole un articolo! Veniamo informate però che Takuma rimarrà a scuola solo per un giorno, il 14 pomeriggio partirà per la Thailandia: diventa una corsa contro il tempo. Così, in mezzo al corridoio, scopriamo che è all’ultimo anno di psicologia, ma si è preso un anno sabbatico per visitare il mondo. Alla domanda “Why?” risponde con un semplice “I just wanna know..”. Il fortunato japanese ha già visitato Stati Uniti (quest’estate a San Francisco ha conosciuto Alessandro Vanorio, 5E, che lo ha ospitato nella sua breve permanenza a Latina) Germania, Svizzera, Spagna, Francia, Canada, Olanda, fino ad arrivare a Roma pochi giorni fa. E ha in programma, oltre alla Thailandia, altre quattro tappe in giro per il mondo. Ci racconta di un Giappone in crisi dopo il terremoto di Fukushima, del governo che cerca inutilmente di tranquillizzare i cittadini sul nucleare, del turismo in calo, delle difficoltà a trovare lavoro perchè le aziende cercano stranieri, ma i giapponesi, introversi di natura, non sono disposti a cercare lavoro in altri paesi. Parla della scuola, molto più rigida: uniformi e divieto assoluto di fumare in cortile. E’ rimasto particolarmente colpito dal Alessandro Vanorio e Takuma Ihone nostro metodo d’insegnamento dell’inglese: studiando solo sui libri senza esercitarsi nella conversazione, i giapponesi non riescono ad averne completa padronanza, cosa che rende molto difficile la comunicazione all’estero. Nonostante tutti i problemi dello stato, Takuma è attaccato alla patria e vuole cercare lavoro li; forse, se l’impresa risulta impossibile, tra una decina d’anni tenterà la fortuna all’estero. Gli abbiamo chiesto quale paese tra quelli visitati gli fosse piaciuto di più, e la sua risposta è stata “the south Europe”: Spagna, Italia! Di noi gli piace l’essere espansivi, il gesticolare quando parliamo (!). Ci sfata un mito: i giapponesi non sono così educati come si dice, “It depends..” davanti a persone più anziane, o al proprio capo, è d’obbligo fare l’Ogiji, l’inchino, ma i giovani sono esattamente come noi: Takuma è un dj e suona progressive house. Che dire di questo ragazzo che, animato dalla più profonda (e al giorno d’oggi, sempre più rara) voglia di vedere con i propri occhi e conoscere di persona realtà lontane migliaia di chilometri dalla propria, è partito da solo all’avventura? Possiamo solo augurargli buona fortuna. Valeria Fanti Giorgia Gallo PS. E’ d’obbligo fare un ringraziamento a Gabriele Coli e ad Alessandro Vanorio per il prezioso ruolo di VI Liceo scientifico G. B. Grassi: ISTRUZIONI PER L’USO Q uanti si sono trovati spaesati il primo giorno di scuola superiore e quanti si sono posti il problema di trovare un rimedio? Inutile negarlo, più o meno tutti il primo anno ce la siamo fatta “un po’ sotto”; entrambe pensavamo che non saremmo potute sopravvivere, e che non saremmo neanche arrivate al quel fantomatico 21 Dicembre 2012 solo per vedere cosa sarebbe potuto accadere, che era finito il periodo del “tempo delle mele” e che “i migliori anni della nostra vita”, di certo non sarebbero stati quelli. Ci siamo immaginate quelle aule come antri tetri dove la socializzazione e i colori non esistevano. Ecco le nostre esperienze in vostro aiuto. Miriam: personalmente la mia esperienza è stata un po’ particolare, per motivi familiari mi sono dovuta trasferire e frequentare il secondo anno qui a Latina, ma cambiare scuola sicuramente ha i suoi pro e i contro. Un’altra città con mentalità e modo di pensare diverso, e devo ammettere che è stata dura: cambiare scuola, stringere nuove amicizie, superare, delle volte, i pregiudizi dei professori.. che non ti conoscono e “non mettono voti alti alle prime interrogazioni”! Marzia: la mia esperienza è stata diversa da quella di Miriam, ma, comunque difficile per via del mio carattere; mostro agli altri, specialmente agli estranei, una maschera di solarità ed apertura, quando in realtà sono la persona più timida di questo mondo. La mia paura è sempre stata quella di non essere accettata e fraintesa dalle persone, quindi l’approccio con la scuola superiore all’inizio mi ha spaventata. Avevo paura di rimanere sola, di non trovarmi bene con i professori e di chiudermi ancora di più in me stessa. Per evitare che sia cosi difficile anche per voi, ecco che, in vostro soccorso, perviene un miracoloso testo regolativo tra le vostre mani. Il passaggio dalle scuole medie alle scuole superiori è una delle tappe fondamentali nella vita di una persona, le paure aumentano, lo studio si moltiplica e l’ansia cresce. L’approccio con un liceo scientifico in particolare di certo non è facile: i problemi matematici risultano sempre insolvibili, la fisica incomprensibile, la chimica per niente semplice. Forse non è proprio quello che vi aspettavate; è normale avere paura, ed il primo consiglio è di non arrendersi agli ostacoli. Il modo migliore per andare avanti è costruire un rapporto di amicizia con i compagni, coloro che ti saranno accanto nei momenti di tensione, durante un compito o un’interrogazione e che, al di fuori della scuola, saranno disponibili e che non ti lasceranno. Dalla nostra esperienza possiamo dedurre che: sicuramente sarà dura affrontare questo liceo, nessuno vi dirà che sarà una passeggiata, ma arrivati al primo anno di scuola superiore bisogna iniziare ad avere un‘apertura mentale tale da riuscire ad affrontare tutti i problemi scolastici con più maturità. Ed ecco che le porte della scuola vi si apriranno: quel problema di matematica non era poi così difficile come sembrava, la chimica applicata aiuta a capire la teoria e per la fisica … su quella, anche noi ci stiamo lavorando ancora. Per esperienze personali, solcando la soglia della scuola sconosciuta il nostro primo giorno, tutte le visioni apocalittiche sono state abolite: le aule luminose di una luce naturale, i professori disponibili e i compagni simpatici. Non è poi cosi male, dopotutto! Quindi non scoraggiatevi, non deve far paura tutto ciò, perché è solo questione di abitudine. Insomma rimboccatevi le maniche che vi aspetta un anno tutto SCIENTIFICO! Buona fortuna a tutti! Miriam Campolo Marzia Castrichini VII Caduta di un Dittatore Abbiamo assistito in questi giorni all’epilogo della dittatura in Libia di Gheddafi. Per fare un po’ di storia, ricordiamo che la presa di Sirte da parte del Consiglio Transitorio Nazionale e la morte del dittatore libico Muammar Gheddafi, mettono definitivamente fine a una storia lunga 42 anni. Il primo settembre del 1969 un gruppo di militari libici, guidati dall’ufficiale Muammar Gheddafi, depose con un colpo di Stato re Idris. Muammar Gheddafi allora aveva 27 anni. Il nuovo regime, guidato da un “Consiglio del comando rivoluzionario”, presieduto dallo stesso Gheddafi, abolì la monarchia e proclamò la repubblica sotto il motto di “libertà, socialismo e unità”. Grazie anche alle ingenti entrate frutto delle esportazioni del petrolio, il nuovo governo migliorò le infrastrutture del paese e diede il via a una serie di riforme per migliorare l’istruzione e la sanità rendendole accessibili a tutte le fasce della popolazione. Il regime adottò l’Islam come religione di stato, abolì le istituzioni parlamentari, confermò il divieto di formare dei partiti politici e censurò la stampa. L’obiettivo di Gheddafi era realizzare uno stato che fosse contemporaneamente islamico e socialista. Negli anni Ottanta i rapporti tra la Libia e gli Stati Uniti cominciarono a deteriorarsi a causa dell’accusa da parte dell’intelligence statunitense al Colonnello libico di aver organizzato degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia, ma egli si dichiarò sempre innocente. Il 15 aprile 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia adottiva. Nel dicembre del 1988 ci fu l’attentato di Lockerbie in Scozia, uno degli ultimi attacchi terroristici più disastrosi. L’ONU attribuì alla Libia la responsabilità di questo attentato aereo e chiese al governo di Tripoli l’arresto di due suoi cittadini accusati di esservi direttamente coinvolti. Al netto e insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo delle importazioni di petrolio libico. Ma verso la fine degli anni novanta il rais cercò di allontanarsi dalla figura di oppositore del sistema occidentale. Tripoli consegnò i sospettati di Lockerbie. L’allora presidente statunitense George W. Bush decise di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti. Le proteste dei ribelli iniziarono nel febbraio scorso e la repressione da parte del regime fu da subito crudele e irremovibile. Gli scontri sono durati fino a pochi giorni fa con la presa di Sirte da parte del Cosiglio di Transizione. Il 20 ottobre del 2011 segna la fine dell’opprimente regime di Muammar Ghedddafi. «Haram alekum», “state peccando” Gheddafi la ripete due volte. «Cosa ne sai tu del peccato?», è la risposta. E lui: «Cosa ne sapete voi della differenza tra bene e male?». Una parola araba lo interrompe, «Zamel!», “stronzo”. E poi «cane sporco, devi morire come un cane!» chi sta inveendo contro lo sfacciato Raiss si chiama Ahmed Shabani il 18enne che avrebbe finito Gheddafi con un colpo alla testa, dopo il ferimento alle gambe. Per lui potrebbe esserci il premio dei 20 milioni di dollari di taglia messi sulla testa dell’ ex dittatore. Nella città “liberata” la popolazione, quasi tutti uomini armati, festeggia la vittoria sulle forze fedeli al Colonnello, sparando in aria, bruciando e calpestando i vessilli dell’ex regime. Una storia già vista, violenza a reprimere altra violenza, sangue di presunti colpevoli a lavare quello di presunti innocenti. Una storia legata alle guerre, alle lotte di religione che nascondono interessi economici e di primato, regole scritte dai nostri avi e che non dovrebbero più appartenere ad un mondo moderno, che parla di tolleranza, integrazione, solidarietà, sostegno ai paesi poveri. Una visione che non appartiene ancora alla nostra realtà e che alcuni di noi faticano ad accettare. La libertà può avere un costo? Può scontrarsi con il diritto alla vita? E i veri martiri chi sono? Quello che arriva dai media è sempre la verità o dovremmo comunque mettere in discussione il presunto diritto dei paesi occidentali ad entrare nel merito di altre realtà e culture definite arretrate? Le risposte ce le darà il futuro, in questo presente non possiamo che condannare la violenza, da qualsiasi parte essa arrivi! Aurora Ulgiati VIII ...Ruit Hora, Gheddafi Tic tac tic tac. Con espressione ottusa fisso il pesante libro di fisica spalancato sul tavolo. Tic tac tic tac. Il suo penetrante odore d’ inchiostro mi nausea e mi impedisce di concentrarmi. Non demordo. Tra inenarrabili sofferenze mi sforzo di mettere a fuoco le assurde richieste del problema. Tic toc tic toc. L’orologio a muro dello studio continua a battere giulivamente i secondi. Lo squadro con odio. Meow! Entrato di soppiatto dalla finestra, il corpulento gattone dei vicini stiracchiandosi tra le mie gambe, mi guarda con i suoi acquosi occhioni verdi implorando coccole. Lo ignoro, ho ben altro da fare! Sornione, mi fa le fusa e mi salta in grembo, piantandomi gli artigli nella carne. Mi viene voglia di sperimentare il moto parabolico dei proiettili fiondandolo fuori dalla porta. Il buon senso ha la meglio. Afferro il perfido micio per la collottola e scendo a precipizio le scale. Mi si gela il sangue. L’insanguinato faccione di Muammar Gheddafi, il grottesco dittatore libico, buca lo schermo del televisore. Degli uomini esultano fieri e percuotono con violenza il suo cadavere. L’algida voce dello speaker del telegiornale enumera con sadica dovizia di particolari i dettagli della sua morte. Dalla sua fuga senza speranza in un angusto rifugio sotterraneo dove si è accasciato ferito alle gambe, alle sue lacrimose suppliche per avere salva la vita, alla raffica degli impietosi ribelli che gli ha ricacciato le parole in gola. È morto come un topo in gabbia. Rabbrividisco. Quante migliaia di persone sono morte a causa sua in 42 anni di regime dispotico e repressivo? A quanti uomini ha fatto fare la sua fine? Con raccapriccio scruto le sue orbite sbarrate che il servizio continua a rimandare ossessivamente in onda. Eppure era un uomo. Lo meritava? Mi rifiuto di rispondere. Sicuramente meritava un processo. L’Occidente assetato di petrolio sorride. È riuscito a togliersi una spina nel fianco e a strappare vantaggiose concessioni al popolo libico insorto con l’acqua alla gola. Desolato mi lascio cadere sul divano del salotto. Il furbo gatto temendo di essere messo alla porta torna a strofinarmi il muso sulla mano. Assorto lo accarezzo. Riuscirà la Libia a inerpicarsi lungo la scoscesa montagna della libertà? La sua rivolta è stata vana? Mi torna alla mente lo spietato orologio dello studio. Solo il tempo lo mostrerà. E il tempo della speranza e del duro lavoro di ricostruzione per la Nuova Libia inizia adesso. Carlo Panetti IX Tragedia in Malaysia: “The Good Die Young” Malaysia, 23 Ottobre 2011. Marco Simoncelli, un pilota di moto GP di soli 24 anni, è stato vittima di un terribile incidente che gli è costato la vita. La dinamica, dopo un attento studio dei replay, risulta chiara: Sic, dopo essere scivolato in curva, è riuscito a non perdere il controllo della moto, facendo si che la ruota posteriore riprendesse aderenza sull’asfalto e conseguentemente gli facesse compiere un’innaturale e improvvisa virata al centro della pista. Il risultato è che il pilota è stato travolto dai due colleghi Edwards e Rossi (suo grande amico). Destino? Chi lo sa. Già nei primi istanti dopo l’accaduto, i due piloti che si sono trovati coinvolti nell’incidente, “grazie” alla loro esperienza, hanno avuto il peggiore presentimento vedendo il loro collega sdraiato per terra, senza più il casco in testa, privo di sensi. Pensare che prima della gara SuperSic aveva esternato sul suo sito web il desiderio di arrivare primo. Verrà sempre ricordato come un ragazzo solare, pieno di vita, che con quel suo accento romagnolo non poteva non strappare un sorriso, e per sfortuna e/o audacia ci ha lasciati mentre stava facendo quello che più amava: cavalcare una moto. Tutti si sono lasciati prendere dall’emozione nel vedere il suo corpo inerte a centro pista. Subito è stato soccorso, portato via, e da quel momento ci sono stati 50 minuti di pura agonia. Ansia, lacrime, pensieri e tristezza trasparivano dallo sguardo di tutti nei box, non solo negli occhi dei compagni di team. Lui era uno dei più piccoli, ma con grande talento, e nella grande famiglia dei piloti era visto un po’ come il fratello minore, quello che poi avrebbe superato tutti. Si può morire in tanti modi, si può scegliere di farlo e si può aspettare che succeda: è la vita e va bene così, tu lo hai fatto rincorrendo un sogno. Ora non ci resta che sperare che davvero tu sia andato in un posto migliore, dove potrai domare la tua moto senza alcun limite. Addio SuperSic. Andrea Benetello Marco Simoncelli 1987 ~ 2011 X Latina C 1 Cari ragazzi! La rubrica sportiva si presenta con una bella sorpresa: da quest’anno è stata potenziata la redazione sportiva e potrete seguire anche il Latina calcio recentemente promosso nella serie C1. Cominciamo a parlarvi del match atteso da sette lunghi anni da tutta la provincia andato in scena il 23 ottobre: Frosinone-Latina. Un’attesa che però non ha pienamente appagato le aspettative dei tifosi latinensi che purtroppo non hanno potuto vedere la loro squadra dal vivo: a causa delle forti tensioni tra i due schieramenti di Ultras, la F.I.G.C. ha interdetto l’entrata nello stadio ai nostri. Nonostante questo il Latina ci ha reso orgogliosi strappando un pareggio alla seconda in classifica. Classifica di cui, a malincuore, occupiamo il terzultimo posto. Ma siamo solo alla settima giornata di campionato, la stagione è ancora lunga, non perdiamoci d’animo! LA CLASSIFICA ALLA MANO : PTI PG V N P GF GS 1. Pergocrema 2. Frosinone 3. Virtus Lanciano 18 17 16 9 9 9 6 5 5 0 2 1 3 2 3 10 14 11 8 10 10 16. Latina Calcio 17. Bassano 18. Feralpisalo’ 6 6 5 9 9 9 1 1 1 3 3 2 5 5 6 6 4 2 12 10 8 Cambiando discorso, vi informiamo che purtroppo quest’anno i tanto attesi tornei sportivi della scuola, che hanno sempre ottenuto largo consenso tra gli alunni, verranno leggermente posticipati a causa della mancanza di fondi. Nonostante questa difficoltà, siamo pronti a partecipare con la solita grinta… SPORT STIAMO ARRIVANDO!!! Andrea Cosmi XI LA MELA CHE HA CAMBIATO IL MONDO “Apple ha perso un uomo visionario e creativo e il mondo ha perso una persona straordinaria. Chi di noi ha avuto la fortuna di conoscere Steve e lavorare con lui ha perso un amico, una guida, una fonte d’ispirazione. Steve lascia un’azienda che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito resterà per sempre lo spirito di Apple.” Così lo ricordano i suoi fedeli lavoratori. Il grande e amatissimo Steve Jobs si è spento all’età di soli 56 anni dopo ben sette anni di lotta contro un cancro al pancreas. La Apple viveva in lui. Era un uomo che vedeva oltre, immaginando la tecnologia futura e riproducendola in teoria e realizzazione, prima di chiunque altro. L’unico uomo al mondo che nel giro di trentaquattro anni è riuscito a creare più di ottanta prodotti innovativi che sono entrati nel nostro quotidiano. Non è stato facile, non credete: la sua vita lo ha visto arrivare dalle stelle a eclissarsi del tutto, per poi rinascere come l’araba fenice. Nel lontano 1972, un giovane studente di nome Steve Jobs lavorava alla Hewlett Packard assieme a Steve Wozniak, un brillante ingegnere che amava progettare dispositivi elettronici. Steve potè frequentare il college solo per un semestre a causa degli scarsi fondi economici da parte dei genitori adottivi, decise così di fare apprendistato in varie aziende di elettronica e frequentare alcuni corsi universitari che lo affascinavano. Nell’autunno del ‘74 Wozniak venne persuaso da Steve Jobs a creare un personal computer che verrà poi ultimato due anni dopo nel famosissimo garage di Crist Drive a Los Altos (California). Poichè nessuna grande azienda di PC, come la HP, volle comprare i loro prototipi, stipularono un patto con un negozio locale che avrebbe acquistato 50 unità delle loro creazioni; furono così costretti a vendere alcuni dei loro oggetti più cari per sostenere la spesa. I loro sacrifici vennero presto ben ricompensati, dalla crescita inaspettata di acquirenti, e da ripetute offerte da parte dei più potenti uomini d’affari che volevano finanziare il loro business. Nacque così la Apple, l’azienda che rivoluzionò completamente il modo di lavorare nelle società e, successivamente, la vita di tutti i giorni di tutti noi. Basta pensare che le migliaie di pratiche cartacee che ogni giorno dovevano essere completate da un povero impiegato entravano in una semplice scatola multimediale; questo comportò un notevole incremento della forza lavoro di ogni azienda dell’epoca che acquistò i prodotti dell’Apple. Dopo anni di ricerca e continua innovazione l’azienda introdusse parecchie funzionalità creative nei suoi prodotti che la resero la più innovativa sul mercato fino ad oggi. L’azienda raggiunse il culmine con il rientro, nel ‘97, di “Papà Steve”, che studiò varie soluzioni che avrebbero poi, in pochi anni, triplicato il valore delle azioni in borsa. I computer divennero sempre più innovativi ed esteticamente perfetti, con linee pure affiancate a materiali di alta qualità che rendevano il mac affascinante; non c’è quindi da stupirsi se molti collezionisti considerano tali creazioni opere d’arte. Tutto ciò è stato possibile grazie ad un giovane che, unendo le proprie passioni come parti di un puzzle ha volto il suo sguardo verso il futuro senza temerlo. Jobs è stato un genio che ha operato una rivoluzione tecnologica con il suo motto “Stay Hungry, Stay Foolish”, infatti solo chi dispone di grande coraggio può raggiungere vette inaspettate. Steve ha sempre dato il massimo credendo in quella piccola grandissima mela morsicata e rimarrà dentro la mente ed i cuori di tutti noi per sempre. Se si pensa alla Apple, si pensava a Steve Jobs. Già a poche ore dalla conferma ufficiale della scomparsa dell’ex-CEO Apple, in Internet giravano immagini in suo onore. Ne è un esempio l’immagine a sinistra. XII Gianluca Ronci Chiara Loi CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un iniezione di verità per dirla, finalmente, la verità. Sarei felice di poter dire a me stesso: “Con lei ho stillato verità”. Si, è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me il coltello, ed io lo sarò per te, prometto. Yair si innamora di Myriam semplicemente vedendola, ed irrompe nella sua vita proponendole un rapporto puramente epistolare, un amore non carnale, alimentato solo dalle parole e dalla veridicità di esse. Inizia una fervida corrispondenza; ispirandosi ad una frase di Kafka, “Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso” Grossman descrive l’amore come coltello doloroso che si rigira dentro le ferite che Myriam e Yair hanno celato a tutti. Nessuna vergogna, nessuna remora a descriversi veramente per quello che sono: lui, padre trentenne che fugge da realtà e responsabilità attraverso la corrispondenza con Myriam, lei, madre di un bambino difficile con una scandalosa storia alle spalle. Un amore lento, denso, ma allo stesso tempo immediato, folgorante, libero. Un romanzo che ci vuole far riscoprire l’importanza delle parole, la potenza racchiusa in esse. Possono due anime unirsi solo con carta e penna? Possono due estranei diventare l’uno il luz dell’altro? Yair sceglie di interrompere la corrispondenza in un momento preciso, il giorno della prima pioggia autunnale. Ed è proprio sotto la pioggia, che lava via ogni apparenza, che Myriam e Yair si incontreranno, e dovranno fare i conti con le proprie realtà, i propri corpi, dopo tutte le parole. Il luz è, per gli ebrei, un osso indistruttibile dal quale l’uomo verrà ricreato al momento della resurrezione. Immaginate di trascendere il significato del termine: se il luz non fosse un semplice osso ma il frammento più profondo della nostra anima, l’ultimo centimetro, l’ultima cosa che rimarrà di noi e dalla quale rinasceremo.. Qual’è il nostro luz? E se si trovasse in un’altra persona, come Myriam per Yair? “Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso” Franz Kafka A cura di Valeria Fanti XIII Le elezioni sono ormai terminate, ma noi de “La Zanzara” siamo curiosi di conoscere come si sono svolti i retroscena. Abbiamo quindi deciso di intervistare colui che ha svolto un ruolo fondamentale nella determinazione dei nostri nuovi Rappresentanti D’Istituto, Simone Francescato, il rappresentante degli alunni nella Commissione Elettorale. Nome: Simone Cognome: Francescato Classe: V C Anni: 18 Da quanto tempo fai parte della commissione elettorale e perché hai deciso di farne parte? È dal terzo che ne faccio parte, ma solo da un anno sono rappresentante in commissione. Sono stato scelto per caso: un’alunna era assente e il professor Milani ha chiesto a me di farlo... da lì poi sono rimasto. Quali sono i compiti che ti spettano? Più che altro mi occupo dei timbri da apporre sui protocolli e di scrivere verbali, oltre a contare i voti dopo le elezioni e cercare di gestire i vari lavori da svolgere! Come sono state organizzate le elezioni di quest’anno? Simone Francescato, Warholised da Francesco Casillo Quest’anno sono diverse dal solito, avverranno in due giorni separati e, per quanto riguarda le elezioni dei rappresentanti di istituto, non ci sarà un’assemblea ma saremo noi a passare per le classi e raccogliere i voti. E come mai? L’anno scorso alcune schede sono state manomesse, scarabocchiate e strappate. E cosa ci dici della collaborazione con la parte docente della commissione? La parte docente è composta dal professor Pompeo e dalla professoressa Di Lorenzo; a loro spetta la parte direzionale in quanto gestiscono i compiti che il resto della commissione deve svolgere. Ma a parte questo, ci aiutano anche con gli altri professori che sono perennemente arrabbiati con noi perché siamo sempre fuori dalla classe! Quali dovrebbero essere i principi che “ispirano” chi decide di proporsi e candidarsi a rappresentante d’istituto? Beh.. Prima di tutto dovrebbe essere una persona seria e precisa, veramente interessato ad essere eletto e a rappresentare un istituto importante come il nostro; poi.. essere pronto ad affrontare tutti i problemi che ci sono da risolvere dato che spesso si sono presentate persone che non erano pronte “psicologicamente” ad affrontare tutto. Non deve essere un passatempo ma una cosa seria. Già a primo impatto si nota la differenza tra le liste serie, che vengono presentata in un determinato modo, e quelle che non lo sono. Hai mai pensato di metter su una lista tutta tua? No, sinceramente so come funziona ma preferisco gestire il tutto da dietro le quinte... mi sento molto più a mio agio! Giulia Corvaglia & Imma Borriello XIV Ebbene, eccoci qui, pronti ad affrontare un nuovo anno scolastico. Per quanto concerne tutto ciò che riprende inizio, anche nel nostro liceo scientifico le varie attività si apprestano alla riapertura. Ormai, dalle classi prime alle classi quinte, tutti dobbiamo essere consapevoli del fatto che, come si confà ad una scuola secondaria di secondo grado, sovvengono numerose e diverse responsabilità. In questo articolo vogliamo affrontarne una importante, le elezioni degli studenti in qualità di rappresentanti di istituto e di consulta. I punti fondamentali per le liste candidate per la consulta sono stati la collaborazione attiva con le associazioni e mettere a disposizione degli studenti soldi attraverso borse di studio e bandi. Per quanto riguarda invece le liste candidate alla rappresentanza di istituto, si sono esortati tutti gli studenti alla partecipazione attiva alla vita scolastica attraverso l’istituzione del comitato studentesco e alle manifestazioni, in particolare la lista n°4 “Nati soli e soli andremo” che dichiarano di essere disposti ad ascoltare ogni singolo studente. Altro punto fondamentale è stato ottimizzare l’uso dell’ambiente scolastico con l’istallazione di una rete wi-fi, l’istituzione di giornate coogestite, riparazione di termosifoni e tende ed infine tornei sportivi e feste di fine anno. In seguito alle votazioni, tutti ora, dai primi ai quinti, sappiamo chi sono i nostri rappresentanti di istituto: Lorenzo Bocci e Mauro Corselli, uscenti dalla lista “Our school, our rules” e Daniele Iannarelli e Giammarco Grande della lista “Io non me ne frego”, mentre i nostri rappresentanti di consulta sono Lorenzo Tedeschi e Gianluca Ciminiello. Noi, “vox populi”, abbiamo votato questi ragazzi dal momento in cui li abbiamo ritenuti idonei agli incarichi predisposti. Certo, c’è anche da dire che la presentazione delle famigerate liste è stata molto vivace e proficua, soprattutto il dibattito. Ciò deriva dal fatto che abbiamo potuto constatare le personalità dei vari candidati: pacati, aggressivi, impulsivi e chi più ne ha più ne metta. Sarà perché amano litigare? Oppure perché volevano dimostrare a tutti noi quanto fossero spropositati? Quindi vi pongo una domanda ancor più diretta: secondo voi che cosa fanno per ogni studente le persone suddette? Sono dei buoni a nulla o fieri simboli dell’immagine della nostra scuola? Nessuna di queste due opzioni è valida. Difatti, tali concezioni trovano origine da una definizione alquanto distorta che la maggior parte di noi ha dei rappresentanti. Essi sono realmente coloro che all’interno dell’istituzione scolastica ci proteggeranno, ci aiuteranno e ci daranno consigli prestando il massimo delle forze. Pertanto per quel che mi riguarda rivolgo un sincero grazie ai candidati, compresi coloro che non sono stati eletti, poiché in tutti loro ho constatato il desiderio di cambiare il nostro liceo, ovviamente in positivo. Credo che ciò lo abbiate potuto notare anche voi lettori attraverso l’esposizione dei vari punti. Inoltre, il nostro auspicio è che i nuovi rappresentanti riescano a svolgere un buon lavoro, quindi facciamo loro i nostri più sentiti e calorosi auguri. Votazioni col botto! Giovanni Vitiello Immagine scattata da Valeria Fanti - dibattito durante una delle tre assemblee d’istituto per la presentazione alla candidatura di Rappresentanti d’Istituto. XV GIUSTIZIA PER MEREDIth ...O ALMENO SI SPERA S i è concluso lo scorso 3 ottobre a Milano, con l’assoluzione dei due imputati, quello che può essere definito “il più discusso caso italiano”, il processo per l’omicidio di Meredith Kercher. La giovane studentessa inglese, all’epoca ventiduenne, fu assassinata con diverse coltellate alla gola durante la notte tra l’1 e il 2 novembre 2007; il corpo, coperto da un piumone, fu rinvenuto il giorno seguente, nella camera da letto della sua abitazione di Perugia, dove conviveva con altre studentesse. Amanda Knox e Raffaele Sollecito, amici della vittima, in seguito al ritrovamento dell’arma del delitto (un coltello da cucina trovato a casa di Sollecito), furono accusati dell’omicidio e condannati rispettivamente a 26 e 25 anni di reclusione. Amanda Knox, durante un interrogatorio, indicò Patrick Lumumba come artefice del delitto, ma l’uomo fu rilasciato, perché al momento del delitto, fu visto all’interno del suo locale; questa falsa testimonianza costò ad Amanda una condanna di 3 anni per calunnia, successivamente, in un’ulteriore dichiarazione, la Knox coinvolse Rudy Guedè, il quale fu processato e dichiarato colpevole. L’uomo riuscì però, tramite patteggiamenti, ad ottenere una pena ridotta, venendo condannato a 16 anni in via definitiva. A distanza di quattro anni dall’inizio del processo, Amanda e Raffaele sono stati dichiarati innocenti, in quanto gli esami effettuati sulla scena del crimine non sono risultati attendibili per la Corte; ma l’accusa, ritenendo ingiusta la sentenza, ha deciso di fare ricorso in Cassazione. Anche la famiglia Kercher esprime i suoi dubbi riguardo la sentenza di terzo grado, ma ciò nonostante, afferma di aver ancora fiducia nella giustizia italiana e spera in una risposta dalla Cassazione. Il giorno della sentenza i maggiori enti d’informazione erano in attesa di lanciare la notizia da lungo attesa. Quando fu diffusa la sentenza l’opinione pubblica si divise, da una parte gli inglesi, che accusano la giustizia italiana, dall’altra gli americani che la ringraziano per aver liberato la loro compatriota Amanda Knox. Molti ipotizzano, che dietro la scarcerazione dell’americana, ci sia proprio il governo statunitense, che sceso ad accordi con quello italiano, avrebbe fatto in modo che Amanda venisse assolta, evitando la nascita di tensioni tra i due paesi, entrambi al centro di una crisi; certo si tratta di un’ipotesi, poiché la verità non ci è data sapere. Il caso è ormai chiuso, il colpevole è stato condannato, ma Meredith avrà avuto giustizia? “Ai posteri l’ardua sentenza”. Sara Fiorentini Da sinistra: Meredith Kercher, Patrick Lumumba, Raffaele Sollecito, Amanda Knox. XVI _Saturday October 15 2011 _Black Bloc Questa data sarebbe dovuta diventare il simbolo di qualcosa di grandioso: una manifestazione mondiale! In parte è stato così, infatti in molte città europee, tra cui Berlino e Londra, migliaia di persone hanno manifestato pacificamente, raccogliendo consensi di fronte ai simboli del capitalismo come la Banca centrale europea a Francoforte. Ci sono state inoltre proteste a New York e in molte altre città degli Stati Uniti e del Canada. Nonostante la differenza di lingua, di cultura e di dimensioni, le proteste erano unite dal senso di frustrazione per il crescente divario tra ricchi e poveri A Roma però gli Indignati, manifestanti pacifici, che avevano promosso il corteo e che erano partiti con le migliori intenzioni, con cori e bandiere colorate, sono stati sconfitti da 500 giovani, i black bloc, incappucciati e armati di bastoni, mazze, bombe carta e fumogeni che si sono infiltrati facendo degenerare la giornata di mobilitazione. I violenti scontri in piazza San Giovanni, luogo storico delle manifestazioni sindacali e democratiche, e in altre aree della Capitale lungo il percorso del corteo sono culminate con una serie di incidenti: bandiere bruciate, auto e cassonetti dati alle fiamme, vetrine sfondate e disordini vari. Il bilancio finale del pomeriggio è spaventoso,sono stati circa cento i feriti (fra cui una trentina appartenenti alle forze dell’ordine), di cui tre in gravi condizioni e ricoverati in codice rosso: un manifestante di Sinistra e Libertà che ha perso due dita per l’esplosione di un petardo; un poliziotto colpito al torace e una terza persona che ha riportato molteplici traumi. Le conseguenze degli scontri inoltre non si sono ripercosse solo sui giovani black bloc, ma sull’intera popolazione; il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha emanato un’ordinanza che vieta cortei nel centro storico, per un mese. Non è giusto che i cittadini romani paghino per le colpe di altri e che debbano vedere revocato loro il diritto di manifestare. Purtroppo però bisogna constatare che questa manifestazione verrà ricordata unicamente per gli scontri tra polizia e manifestanti e non per l’incredibile partecipazione: circa duecentomila persone hanno sfilato pacificamente. Tutto questo ci obbliga a fare delle considerazioni: quanto è grande la rabbia che porta in piazza una generazione senza futuro e senza possibilità di crescita? Il paradosso è che lo dice anche il presidente della Banca d’Italia e futuro presidente della Bce Mario Draghi: «Se siamo arrabbiati noi per la crisi, figuriamoci loro che sono giovani, che hanno 20 o 30 anni, e sono senza prospettiva.» Oggi, come mai prima, la popolazione deve manifestare e dimostrare la sua indignazione verso la politica, l’economia e la rete globale di affari e affaristi che sta distruggendo il futuro di noi tutti, vecchi e giovani, occupati e disoccupati. Tutti hanno il diritto di manifestare pacificamente e bisogna dimostrare alla classe politica e al mondo intero che i black bloc non sono manifestanti, bensì dei criminali. Aurora Cifra XVII CORNETTO E CAPPUCCINO “Un cornetto e un cappuccino, per favore!”. E’ la solita richie sta mattutina formulata da milioni di italiani. Ma dove è nata la “ricetta” di questa diffusissima colazione? Vienna, i turchi e un frate cappuccino sono gli insoliti ingredienti che hanno dato vita alla più amata colazione all’italiana: quella del cornetto e cappuccino. Il croissant è una brioche a forma di cornetto fatta di morbida sfoglia croccante, farcita di marmellata, crema o quant’altro la fantasia (oggi galoppante) dei panettieri-pasticcieri suggerisca. “Croissant” è una parola francese che vuol dire “crescente”. Il riferimento non è alla pasta lievitata, ma ad un pericolo evitato. Per molti secoli l’impero turco ha allungato le sue otto mani sui paesi dell’Europa. Le scorribande sulle coste italiane erano all’ordine del giorno, e soprattutto della notte; attraverso i Balcani i turchi si spinsero anche verso nord e a questo punto che la loro storia si incrocia con quella del croissant. Legati dalla storia, caffè e cornetto continuano a procedere insieme, specie nelle ore del mattino, e a coabitare negli stessi luoghi: i bar e le caffetterie delle nostre città. Quando tutto è iniziato si trovavano invece su due fronti contrapposti: il caffè stava con gli assalitori (i turchi), il cornetto con gli assediati (gli austriaci). Costretti a darsi precipitosamente alla fuga i Turchi lasciarono nei loro accampamenti alcuni sacchi di caffè crudo, cioè non tostato. Venne così fondata la prima “Kaffeehaus”, in cui un giorno si recò il frate cappuccino Marco d’Aviano e sorseggiò il suo primo caffè. Trovandolo troppo amaro, propose di aggiungervi del latte. E dal momento che la bevanda assunse il colore del suo saio, venne chiamata “Kapuziner”: ecco spiegata anche l’origine del cappuccino. Il croissant non era invece turco, ma sarebbe nato grazie ai Turchi e ai loro tentativi di penetrare nella città attraverso gallerie scavate nottetempo, metro dopo metro. A sventare l’attacco proveniente dal sottosuolo erano stati, all’inizio dell’assedio, i fornai viennesi, che lavorando di notte, come tutti i panettieri del mondo, avevano sentito dei rumori sospetti, e avevano dato l’allarme. Per ringraziare queste novelle oche del Campidoglio, Re Giovanni di Polonia, dopo aver costretto i nemici alla fuga, chiese ai fornai di creare un dolce che rimanesse a futura memoria della vittoria cristiana. Fu così che un panettiere viennese di nome Vendler creò una brioche a cui diede la forma di una mezzaluna: XVIII quella mezzaluna presente sui vessilli dei turchi. Ironicamente, mangiando il cornetto si dava l’idea di “mangiarsi” i nemici. Essendo troppo buono per rimanere a Vienna, la fama del cornetto si diffuse poi in tutta Europa, diventando la colazione tradizionale italiana. Letizia Berna Nicoletta Predescu Casillo e Bonacci protagonisti al Giallolatino L’alunno del “G.B. Grassi” Francesco Casillo, per la fotografia, ed il professor Enzo Bonacci, per la poesia, protagonisti alla manifestazione artistica “Giallolatino 2011”. Come recitano le pergamene che tengono fieramente in mano, Casillo e Bonacci hanno saputo “lasciare la loro traccia” nella quinta edizione della manifestazione artistica Giallolatino ideata dal Direttore della rivista Ego, Gianluca Campagna. Tra i fotografi selezionati dalla giuria del Premio “Visioni in Giallo” v’è l’alunno del 4°C Francesco Casillo la cui opera Silenzio Incondizionato, presentata su tre slot, è stata inserita nella mostra che la sera della premiazione è stata proiettata contemporaneamente sia all’interno che all’esterno della Torre Comunale, ben visibile da Piazza del Popolo. La selezione del giovanissimo Casillo appare particolarmente meritoria se si pensa all’enorme numero di partecipanti al concorso fotografico che è andato ben oltre i confini pontini, come confermato dalla presenza di vari big dell’arte italiana quali testimonial dell’evento. Invece tra i poeti selezionati dalla giuria del Premio di Poesia “Nero&Giallolatino” v’è il prof. Enzo Bonacci i cui componimenti Amianto, Post Factum e Fuga Dai Piombi compariranno nella raccolta “Les Fleurs du Noir” (Ego Edizioni) presentata sempre durante la serata della premiazione, sabato 1 ottobre 2011, nella Sala Conferenze della Torre Comunale di Latina. La Redazione Serate..Eventi... Sabato 29 Ottobre 2011 “Giornata Astronomica” Liceo Scientifico Statale “G.B. Grassi” Via Sant’Agostino 8 – 04100 LATINA 0773/603155 fax 0773/603351 http://liceograssilatina.org Il 5 settembre 1977 da Cape Canaveral in Florida la sonda spaziale Voyager 1 fu lanciata nello spazio allo scopo di esplorare i pianeti nostri vicini e, come sta accadendo proprio in questi giorni, di spingersi oltre i confini del Sistema Solare. Ancora operativa, dopo ben 34 anni di attività, Voyager 1 ha completato la sua missione principale regalandoci immagini meravigliose di Giove e Saturno, nonché la prima “cartolina” del Sistema Solare visto da fuori, ed è il primo manufatto umano che sta per avventurarsi nello spazio profondo. Lanciato verso l’ignoto alla velocità di 46mila chilometri l’ora, questo prezioso collettore d’informazioni ospita al proprio interno una sorta di biglietto da visita per eventuali forme di vita aliene che dovessero intercettarlo: un disco, placcato in oro, contenente una raccolta di suoni della Terra. Per festeggiare i trentaquattro anni del Voyager 1, la sonda che nell’immaginario collettivo è divenuta l’emblema stesso della capacità dell’uomo di spingersi oltre i confini naturali, al Liceo “G.B. Grassi” in Via S. Agostino 8 il prof. Enzo Bonacci ha organizzato una giornata astronomica senza precedenti a Latina per sabato 29 ottobre 2011. “Sky’s The Limit” Liceo Scientifico Statale “G.B. Grassi” Latina incontri di condivisione e confronto 15 dicembre 2011 ore 17,00 caffè Ipazia Pacem in Terris Un ex alunno del Gb Grassi che lavora come scienziato per il Pentagono. Non è un film di fantascienza, è realtà! Il 21 ottol’enciclica oltre il tempo della paura bre in aula magna, Ennio Taincontro con sciotti, classe ‘77 ed ex alunno del Pasquale Giustiniani prof. Carroccia, Ordinario di Filosofia teoretica e di Filosofia della ha tenuto una religione conferenza sul suo lavoro nel campo Saluto del Dirigente scolastico Gaspare Cecconi della ricerca bioIntroduzione Donato Maraffino medica: professore di nanomedicina È previsto l’intervento del Vescovo Mons. Giuseppe Petrocchi del Methodist Hospital Research Institute, situato DIOCESI DI LATINA-TERRACINA-SEZZE-PRIVERNO nel complesso ospedaliero di Huston, Texas, una “città medica” che comprende 60 istituti di ricerca, 120.000 lavoratori all’interno (pari alla popolazione di Latina), 6 milioni di pazienti e un miliardo di dollari spesi in ricerca l’anno. Qui lui e la sua multietnica equipe (formata prevalentemente da italiani) stanno sviluppando nuove tecnologie per la diagnosi precoce di tumore basate su poche gocce di sangue, e strumenti per il rilascio controllato di farmaci antitumorali all’interno del corpo, sulla base degli studi dell’amico e collega Mauro Ferrari, padre della nanomedicina, specializzato nella ricerca per la cura del cancro (causa della morte della moglie). Ma non basta. Tasciotti collabora anche con il Pentagono, dirigendo un gruppo di 60 scienziati per consulenze (e ricerche top secret!), e con la NASA. Non male per un trentenne che ha iniziato in questa scuola come noi, che amarezza però pensare che un altro giovane cervello è fuggito da quest’Italia che non ci valorizza… Valeria Fanti XIX A 17 anni mi capitò di leggere una frase che diceva più o meno: “Se vivrete ogni giorno come se fosse l’ultimo , un giorno sicuramente avrete avuto ragione”. Questa frase mi colpì e da allora [...] ogni mattina mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che mi accingo a fare?”. E quando la risposta è stata “no” per troppi giorni di seguito, ho sempre capito che dovevo cambiare qualcosa. Ricordare che presto morirò è stato lo strumento che più di ogni altro mi ha aiutato a fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto - le aspettative, l’orgoglio, la paura di fallire - scompare rispetto alla morte lasciando solo ciò che veramente conta. Ricordare che moriremo è il modo migliore che conosco per evitare la trappola di pensare che abbiamo qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione di non seguire il proprio cuore. Steve J bs 1955 ~ 2011 QR Code link YouTube video: Steve Jobs at Stanford University Volete dire la vostra e avere uno spazio nei prossimi numeri? Contattateci: [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] XX Dovere Dov’eri Le scritte, spesso sgrammaticate, che compaiono sui muri sono, a volte, causa di riflessioni. Un tifoso molto gasato rivolgeva al altro tifoso di altra squadra questa domanda “ ieri d’overi ?”. Interessanti le conseguenze che da tale domanda, molto eccentrica nella forma, si possono dedurre. La più superficiale è che l’ assenza non determina di per sé un senso di colpevolezza. Presente o assente, chi fa parte di un club sportivo, sente il peso della sconfitta o la gioia del successo. La più profonda invece mette in moto la responsabilità di chi fa parte della comunità civile e ne svolge una funzione. La scuola è un luogo di formazione sociale in cui tre soggetti istituzionali svolgono la loro funzione: docenti, famiglie e studenti. Con un vincolo fortissimo rappresentato dalla parola “formazione” che esige impegno. Ho trovato una spiegazione accattivante del termine impegno. Il termine traduce in una sola parola tutte le complesse procedure del “darsi in pegno”. Ognuno, presente o assente, è garanzia dell’ altro e ne condivide successi e insuccessi, con piena responsabilità personale. Non domanderà mai all’ altro “dov’ eri?” perché l’altro è il suo “dovere”. E allora se la funzione non è una finzione, il benessere al quale tutti aspiriamo lo possiamo conseguire non domandandoci “perché non funziona?” ma “ perché non mi impegno a farla funzionare?”. E si può cominciare con piccoli gesti, senza farsi notare però, come raccogliere un pezzo di carta. Proprio un bel dovere. Gaspare Cecconi