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miele, come evidenziato da indagini in
corso della procura di Torino,
impegna il Governo:
a riammettere, alla luce dei risultati
della sperimentazione Apenet, i prodotti
neonicotinoidi per la concia delle sementi
di mais anche in Italia, unico Paese comunitario in cui tutti i prodotti sono
contemporaneamente sospesi;
ad attuare specifiche misure di vigilanza sull’impatto ambientale e sanitario
delle pratiche di controllo dei patogeni del
mais messe in atto in sostituzione all’uso
di semente conciata, con particolare riferimento all’uso di geodisinfestanti e insetticidi fogliari.
(7-00250)
« Bellotti ».
*
*
*
ATTI DI CONTROLLO
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il costruttore Luigi Zunino che prometteva due grandi parchi, un centro
congressi, un tram ecologico che avrebbe
attraversato il quartiere, un cinema multisala è finito sull’orlo del crack con la
conseguenza che chi è andato a viverci
combatte ancora per avere i servizi minimi
essenziali, in una sorta di enorme cantiere
dove lavori faraonici procedono con tempi
biblici;
centinaia di appartamenti restano
sfitti, il boulevard centrale – nei progetti
gli Champs Elysèes di Santa Giulia – è un
viale desolato, i negozi in vendita o in
affitto. Il progetto del grande parco poi è
fermo da sempre, il tram veloce ed ecologico non si farà mai;
ma soprattutto grava il sospetto che
la zona, inquinata dall’ex azienda chimica
Montedison, non sia stata del tutto bonificata. Sotto Santa Giulia ci sarebbero
ancora rifiuti nocivi e sullo sfondo l’ombra
della criminalità organizzata –:
se corrisponda al vero quanto sopra
riferito;
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI
e MAURIZIO TURCO. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri, al Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti, al Ministro
dell’ambiente e della tutela del territorio e
del mare, al Ministro della salute. — Per
sapere – premesso che:
da un articolo di stampa pubblicato
sul sito www.corriere.it risulta che i residenti del quartiere Milano Santa Giulia,
lamentano il mancato completamento del
progetto urbanistico dell’architetto inglese
Norman Foster che avrebbe dovuto fare di
Santa Giulia una specie di città ideale,
sintesi tra « i ritmi della vita urbana e la
quiete della natura », proiettandola verso
l’Expo 2015, e che invece resta incompiuto
a causa di fatture false, fondi neri ed
inchieste della magistratura;
quali iniziative si intendano assumere
per assicurare la massima trasparenza sui
nomi delle società appaltatrici e subappaltanti per le opere di Expo 2015 e per gli
importi dei relativi lavori;
quali controlli siano previsti e quali
siano stati effettuati sull’impresa di cui in
premessa;
quale sia la situazione relativa alla
bonifica della zona.
(4-05805)
MARAN e LENZI. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri, al Ministro dell’economia e delle finanze, al Ministro per la
pubblica amministrazione e l’innovazione.
— Per sapere – premesso che:
da una recente e approfondita indagine
giornalistica
del
settimanale
l’Espresso (n. 3 del 2010) emerge il quadro di una gestione finanziaria della
Presidenza del Consiglio, a dir poco, non
proprio attenta ai rigori della finanza
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pubblica, incoerente rispetto ai tagli imposti alle altre amministrazioni dello
Stato e palesemente in contrasto con uno
stile di rigore e sobrietà che ci si attenderebbe alla luce della crisi economica
internazionale e agli effetti che sta producendo sulla società e l’economia italiana;
tra i dati più eclatanti emergono: la
lievitazione dei costi complessivi, arrivati a
4 miliardi e 294 milioni a fine 2008 e
aumentati ancora nel 2009; la crescita a
dismisura delle consulenze e degli incarichi a figure estranee alle pubbliche amministrazioni e con curricula non sempre
esemplari o, ancora i 1.600 lavoratori in
distacco da altri ministeri e amministrazioni, con un numero complessivo di personale impiegato che arriva 4.500 unità,
1.440 in più rispetto a quanto previsto
nella pianta organica; spese milionarie per
l’organizzazione di eventi mediatici; carriere improvvisate e ingiustificate;
secondo tale ricostruzione, emergerebbe inoltre che, mentre vengono create
strutture ad hoc per giustificare nuovi
incarichi affidati ad esterni all’amministrazione, molti funzionari di ruolo risulterebbero inutilizzati;
anche con riferimento alla gestione
delle strutture di missione, che ammontano a circa trenta, risulterebbero sprechi
e disfunzioni –:
quali siano i dati ufficiali relativi alla
gestione finanziaria e del personale della
Presidenza del Consiglio dei ministri, analizzando nel dettaglio l’evoluzione di tali
indicatori nel corso degli ultimi anni e gli
effetti sulla finanza pubblica;
se non ritenga necessario, qualora
confermato il quadro delineato dalla citata inchiesta giornalistica, un urgente
intervento di verifica e ridimensionamento delle spese della Presidenza del
Consiglio dei ministri, in linea con i tagli
imposti a tutte le altre amministrazioni
dello Stato e nel rispetto delle difficoltà
economiche che hanno investito complessivamente il Paese.
(4-05806)
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SBAI. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri, al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si è perpetrato un gravissimo episodio di violenza e tortura, ai danni di Said
Stati di nazionalità marocchina, che risiedeva a Gavardo, in provincia di Brescia,
all’interno del centro di identificazione ed
espulsione di Gradisca d’Isonzo (Gorizia)
nella notte fra il 28 e il 29 dicembre 2009,
denunciato dai co-presidenti dell’organizzazione per i diritti umani gruppo EveryOne gruppo internazionale di cooperazione per i diritti umani;
la vittima risiede in Italia da oltre 19
anni, ha sempre lavorato, pagato le tasse
e rispettato i suoi doveri civici. Tutti i suoi
parenti vivono nel nostro Paese: la madre
e sei fratelli che sono tutti sposati, con
figli. Durante il terremoto che ha colpito
Salò nel 2005, Said ha perso la casa, la
fabbrica dove lavorava ha chiuso e Said,
con moglie e due figli piccoli, pur avendo
fatto strenue ricerche, non ha più trovato
in tempo, un’occupazione alternativa;
quando il suo permesso di soggiorno
è scaduto egli è quindi divenuto « clandestino », e reo di immigrazione clandestina
secondo quanto sancito dalla legge n. 94
del 2009 (pacchetto sicurezza) e, pertanto,
l’11 novembre 2009, Said è stato arrestato
e condotto al centro identificazione ed
espulsione (CIE) di Gradisca d’Isonzo,
dove è stato identificato e a seguito di
convalida, ha ricevuto un decreto di espulsione;
Said quindi, è ricaduto nella piena
applicazione dell’articolo 14. Esecuzione
dell’espulsione del testo unico sull’immigrazione n. 286 del 1998 secondo cui al
comma 1. « Quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera
ovvero il respingimento, perché occorre
procedere al soccorso dello straniero, accertamenti supplementari in ordine alla
sua identità o nazionalità, ovvero all’acquisizione di documenti per il viaggio,
ovvero per l’indisponibilità di vettore o
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altro mezzo di trasporto idoneo, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario
presso il centro di identificazione e di
espulsione più vicino » ed al comma 5 –
prima sostituito dal comma 1, dell’articolo
13, della legge 30 luglio 2002, n. 189 e poi
modificato dalla lettera l), del comma 22,
dell’articolo 1, della citata legge 15 luglio
2009, n. 94 in materia di sicurezza pubblica secondo cui « La convalida comporta
la permanenza nel centro per un periodo
di complessivi trenta giorni. Qualora l’accertamento dell’identità e della nazionalità, ovvero l’acquisizione di documenti per
il viaggio presenti gravi difficoltà, il giudice, su richiesta del questore, può prorogare il termine di ulteriori trenta giorni.
Anche prima di tale termine, il questore
esegue l’espulsione o il respingimento,
dandone comunicazione senza ritardo al
giudice. Trascorso tale termine, in caso di
mancata cooperazione al rimpatrio del
cittadino del Paese terzo interessato o di
ritardi nell’ottenimento della necessaria
documentazione dai Paesi terzi, il questore
può chiedere al giudice di pace la proroga
del trattenimento per un periodo ulteriore
di sessanta giorni. Qualora non sia possibile procedere all’espulsione in quanto,
nonostante che sia stato compiuto ogni
ragionevole sforzo, persistono le condizioni di cui al periodo precedente, il
questore può chiedere al giudice un’ulteriore proroga di sessanta giorni. Il periodo
massimo complessivo di trattenimento non
può essere superiore a centottanta giorni.
Il questore, in ogni caso, può eseguire
l’espulsione e il respingimento anche
prima della scadenza del termine prorogato, dandone comunicazione senza ritardo al giudice di pace », con notevole
allungamento del tempo di permanenza da
90 a 180 giorni in detti centri;
il medesimo articolo 14, tuttavia, al
comma 2, dispone che « Lo straniero è
trattenuto nel centro con modalità tali da
assicurare la necessaria assistenza ed il
pieno rispetto della sua dignità », senza
contare quanto prescrive la Costituzione
in materia di rapporti civili all’articolo 13
sull’inviolabilità della libertà personale e
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sulle misure inderogabili in caso di restrizione della libertà stessa, punendo, al
comma 3, ogni violenza fisica e morale alle
persone comunque sottoposte a tali restrizioni quindi anche a chi è tenuto nei
centri CIE alla stregua di chi sconta una
pena detentiva;
grave infatti è l’allarme sull’emergenza delle carceri lanciato recentemente
dal Ministro Alfano a seguito di dibattito
parlamentare e altrettanto grave è l’allarme sulle condizioni in cui versano gli
stranieri trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione in attesa di espulsione ed in tempi così lunghi, tempi che
secondo l’articolo 23 della citata legge
n. 94 del 2009 si applicano ai cittadini
extracomunitari « anche se già trattenuti
nei centri di identificazione ed espulsione
alla data di entrata in vigore della legge »
(pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 24 luglio
2009);
nonostante Said soffra di una grave
forma di depressione e il medico curante
gli abbia prescritto farmaci curativi, le
autorità gli avrebbero negato di assumerli.
Said avrebbe raccontato al telefono che
nella notte fra il 28 e il 29 dicembre 2009,
tre guardie lo hanno prelevato dalla sua
cella, conducendolo in un’altra, dove gli è
stato intimato di togliersi gli occhiali perché l’avrebbero sottoposto a un pestaggio.
Ha inoltre confessato che per dare un
esempio agli altri carcerati, è stato consentito ad alcuni detenuti di assistere alla
violenza. Anche operatori in servizio
presso il Centro hanno presenziato alla
violazione dei suoi diritti umani. Said è
stato picchiato con inaudita brutalità al
capo, al tronco e in diverse altre parti del
corpo, con pugni e colpi di manganello.
Solo dopo averlo lasciato a terra, pesto e
sanguinante, le guardie avrebbero consentito agli operatori di portarlo al pronto
soccorso, dove è stato medicato;
il centro di identificazione ed espulsione di Gradisca di Isonzo sarebbe stato
teatro di ripetute violenze e abusi sugli
internati, e già uno di essi aveva videoripreso, il 21 settembre 2009, con un tele-
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fonino, le immagini, di un pestaggio di
massa da parte delle forze dell’ordine. In
quell’occasione, l’episodio venne denunciato presso le sedi competenti in Italia e
all’estero sempre dal Gruppo EveryOne e
da altre organizzazioni per i diritti umani
e i principali quotidiani lo riportarono,
assieme alle stigmatizzazioni di autorità
politiche e dalla società civile;
i rappresentanti del Gruppo EveryOne riferiscono che i trattamenti inumani e degradanti continuano a essere
perpetrati dalle autorità per cui sarebbe
opportuno che la procura di Gorizia e gli
stessi ministeri dell’interno e della giustizia prendano provvedimenti per fare chiarezza sui fatti, punire se del caso i responsabili, e garantire condizioni umane
ai trattenuti, soprattutto quelli « rei » di
clandestinità per permesso scaduto come il
povero Said che non devono essere tenuti
in promiscuità con chi viene espulso per
reati penali gravi e quindi reo di fattispecie delittuose e comportamenti devianti
che potrebbero essere sintomo di personalità violenta e socialmente pericolosa
per gli altri;
il Gruppo EveryOne ha informato
della vicenda di Said il Comitato contro la
tortura del Consiglio d’Europa, affinché
venga inviata al centro di identificazione
ed espulsione in questione quanto prima
una commissione ispettiva d’inchiesta ed
ha depositato un esposto presso la procura
di Gorizia e una memoria all’Alto commissario per i diritti umani e all’Alto
commissario per i rifugiati, presso gli
uffici di Ginevra delle Nazioni Unite;
in uno Stato evoluto e civile, il giovane marocchino attende, distrutto nel
corpo e nello spirito, di essere deportato in
Marocco, dove non ha parenti né conoscenze. Said è un cittadino che si è comportato in maniera esemplare ha lavorato
mantenendo i suoi cari e non ha mai avuto
problemi con la giustizia risiedendo da
tanti anni in Italia dove una serie di eventi
drammatici gli hanno impedito di avere i
requisiti per rinnovare, con le attuali disposizioni, il permesso di soggiorno;
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i suoi figli, un bambino che frequenta
la terza elementare e una bimba di tre
anni, sono disperati e non si danno pace
per la mancanza dell’amato papà, che è
stato loro strappato senza che avesse alcuna colpa del mancato rinnovo del permesso. Occorre perciò sia garantire il
rispetto dei principi costituzionali sul rispetto della dignità delle persone soggette
a restrizione della libertà sia del comma 2,
dell’articolo 14, del citato testo unico sull’immigrazione sia evitare che al dolore e
alle ingiustizie patite dal giovane marocchino e da tanti altri come lui, si aggiunga
un nuovo dramma, che colpirebbe un’intera famiglia incapace di sopravvivere dignitosamente e di porre rimedio ad una
situazione così disperata ed irrimediabile –:
quali iniziative il Governo intenda
intraprendere per far luce su detto deprecabile atto di violenza ai danni di un
immigrato trattenuto nel centro di identificazione ed espulsione in premessa assumendo, se del caso le opportune iniziative per sottrarlo ad una sorte segnata e
triste anche per i suoi congiunti, anche
istituendo un’apposita Commissione ministeriale di inchiesta per la verifica delle
condizioni dei centri di identificazione ed
espulsione in Italia con costante monitoraggio per scongiurare la violazione dei
principi costituzionali e legislativi sulla
tutela della persona e della dignità di chi
è comunque soggetto a restrizioni della
libertà personale;
se si intendano assumere iniziative
per riconsiderare le normative, citate in
premessa, dagli effetti così radicali, come
l’espulsione, per chi, come Said Stati, non
abbia precedenti penali, abbia vissuto dignitosamente con tutta la sua famiglia e si
sia integrato da tanti anni nel tessuto
sociale del Paese ma si trovi incolpevolmente in difetto dei requisiti per il rinnovo
del permesso di soggiorno, e quindi esposto a misure coercitive, a condizioni di
promiscuità con soggetti socialmente pericolosi, a violenze e al rimpatrio, con
effetti deleteri sia per l’immigrato stesso
che per il nucleo familiare.
(4-05808)
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ZACCHERA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare, al
Ministro dello sviluppo economico. — Per
sapere – premesso che:
la ex Bemberg è una azienda che a
Gozzano (Novara) in un proprio stabilimento occupava in passato più di 2000
dipendenti e produceva filato cupro conosciuto a livello mondiale. Oggi i dipendenti
sono ridotti a 170 in capo a F.D.G. (con a
capo un commissario straordinario nominato dal Governo) e 260 in capo a B.M.I.
in liquidazione (produzione) e PASELL
ORTA (immobili). Tutti i lavoratori sono
in cassa integrazione, salvo 15 persone
addette alla vigilanza;
da marzo 2009 la produzione è cessata. I furti all’interno dello stabilimento
sono continui e le condizioni dell’azienda
sono di totale abbandono;
sull’area sono state abbandonate le
materie prime di produzione che oggi sono
considerati rifiuti speciali. Migliaia di tonnellate tra acido solforico, cloridrico, ammoniaca, soda caustica, oli, amianto e
materiale di ogni tipo;
l’amministrazione
comunale
ha
emesso un’ordinanza contingibile ed urgente riguardante la rimozione dei liquidi
presenti nelle aree esterne della proprietà
che non è stata ottemperata dalla proprietà stessa e ha costretto l’amministrazione ad intervenire per il momento rimuovendo l’acido solforico;
oggi gli organi competenti (ARPA;
ASL; SPRESAL; provincia di Novara, vigili
del fuoco) hanno evidenziato l’inderogabile
necessità di provvedere in primis alla
messa in sicurezza del sito attraverso
un’indagine preliminare finalizzata agli interventi di rimozione e smaltimento globale delle migliaia di tonnellate di rifiuti
pericolosi e secondariamente alla futura
caratterizzazione del sito (già inserito nell’anagrafe regionale e provinciale);
è il caso di specificare che il complesso industriale in questione, che si
estende per circa 450.000 metri quadri è
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ubicato nel cuore del paese e ridosso del
Lago d’Orta e nel passato (1926-1929) fu la
responsabile ecologica della morte di questo lago per massicce immissioni di ammoniaca che portarono alla scomparsa di
ogni presenza ittica. Solo negli anni ’80 la
situazione migliorò grazie alla « operazione liming » che riportò il lago alle sue
pregresse situazioni chimiche;
all’interno dello stabilimento non esiste più un impianto antincendio a seguito
di danneggiamento delle relative condotte.
E la situazione è aggravata ulteriormente
dalla presenza di magazzino di prodotti
finiti (filato poliammidico altamente infiammabile) per una valore di circa 4
milioni di euro. Gli addetti alla sorveglianza sono stati rimossi dall’incarico da
parte del liquidatore della B.M.I. e parimenti non esiste un apparato tecnico che
garantisca quel minimo di manutenzione
necessario ad evitare gli ormai evidenti
segnali del degrado degli impianti;
le associazioni sindacali chiedono tavoli di confronto per far fronte alle esigenza dei lavoratori;
alla luce di quanto sopra esposto e in
considerazione che il prorogarsi di tale
situazione sta plausibilmente creando i
presupposti di un vero e proprio « disastro
ecologico » al quale l’amministrazione comunale è chiamata ad intervenire purtroppo con risorse e strumenti allo stato
attuale inadeguati rispetto alla mole del
problema aggravato altresì dalla pressoché
incomprensibile responsabilità giuridica
dei soggetti sopraccitati ai quali dovranno
essere rivolti i provvedimenti con tingibili
ed urgenti di competenza del sindaco –:
quali interventi intendono effettuare i
ministri delle attività produttive, quello
dell’ambiente nonché la Presidenza del
consiglio per il tramite del Dipartimento
per la protezione civile al fine di acquisire
ogni utile ed indispensabile notizia per
definire il quadro delle azioni e dei soggetti a cui rivolgerle poiché si rischiano
pesantissime conseguenze di carattere ambientale, di pubblica sicurezza, occupazionale e finanziario;
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se non si ritiene di dover porre
maggiore attenzione al problema dello
stabilimento ex Bemberg che ad oggi pare
sottovalutato da parte del Governo, anche
valutando l’opportunità di inserire la citata, stabilendo tra le aree da bonificare di
interesse nazionale.
(4-05817)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI
e MAURIZIO TURCO. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri, al Ministro degli
affari esteri. — Per sapere – premesso che:
nel maggio 2008 il cittadino musulmano libanese Alì Sibat si è recato in
pellegrinaggio religioso alla Mecca e in
altre città sante in terra saudita;
a causa della sua attività di mago,
che svolge presso la tv libanese, visibile
anche in alcuni Paesi arabi, Alì Sibat
mentre si trovava in visita a Medina, è
stato arrestato dalla polizia e incarcerato
con l’accusa di essere uno stregone;
in Arabia Saudita sono molte le persone vittime degli spietati precetti del
fondamentalismo wahabita; tali precetti
prevedono la pena di morte per chiunque
professi il politeismo o il paganesimo;
queste regole impongono la continua mobilitazione delle speciali unità della polizia
religiosa saudita perennemente a caccia di
sospetti indovini, amanti del sovrannaturale e adepti della magia nera; i giudici
delle corti religiose somministrano la pena
capitale per decapitazione;
il 2 novembre 2007 è stato decapitato
Mustaf Ibrahim, un farmacista condannato a morte per aver tentato un esorcismo capace, riferivano le denunce anonime su cui si è basata la sentenza della
corte, di spingere al divorzio una coppia;
diverse organizzazioni umanitarie internazionali hanno chiesto la liberazione
di Alì Sibat –:
quali iniziative il Governo intenda
promuovere affinché venga salvata la vita
di Alì Sibat;
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quali iniziative, anche in ambito europeo, siano state promosse dal Governo
nei confronti dell’Arabia Saudita riguardo
alla gravissima violazione dei diritti umani
e contro la pena di morte così diffusamente praticata;
se il Ministro interrogato non ritenga
urgente intervenire presso il suo omologo
saudita per esprimere le preoccupazioni
del Governo italiano riguardo a quanto
segnalato in premessa.
(4-05819)
CAZZOLA. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri, al Ministro dell’interno, al
Ministro per la pubblica amministrazione e
l’innovazione. — Per sapere – premesso
che:
il quotidiano Il Sole 24 Ore del 18
gennaio 2010, a pagina 13 in un articolo
dal titolo « un milione di permessi senza
rinnovo », riportava l’iniziativa di 300 immigrati in sciopero della fame dal 13
dicembre 2009 per denunciare tempi di
attesa in cui si troverebbero quasi un
milione di stranieri che hanno richiesto il
rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno;
il medesimo quotidiano riportando
fonti sindacali, afferma che « un immigrato regolarmente residente in Italia attende mediamente 289 giorni ovvero quasi
dieci mesi per rinnovare il proprio permesso »;
il limite di tempo di attesa per il
rilascio, il rinnovo o la conversione del
permesso di soggiorno, secondo il testo
unico sull’immigrazione e le modifiche
apportate dalla cosiddetta legge Bossi-Fini,
dal pacchetto sicurezza e dalla legge n. 94
del 2009, deve essere non superiore ai 20
giorni di attesa;
il Dipartimento di pubblica sicurezza
del Ministero dell’interno, sempre secondo
il medesimo quotidiano, stima in 291
giorni l’attesa per rilascio, il rinnovo o la
conversione del permesso di soggiorno e
recentemente ha avviato una procedura
volta a limitare a 45 giorni il periodo di
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attesa. Termine temporale che resta, comunque, più del doppio di quanto previsto
dalla normativa vigente;
inoltre, il Dipartimento di pubblica
sicurezza del Ministero dell’interno fa sapere che per quanto concerne gli arretrati
delle pratiche inevase per il rilascio di
detti permessi di soggiorno, almeno il 50
per cento di queste sarà completato entro
il 30 gennaio 2010, mentre per il restante
si calcola ci vorranno almeno altri cento
giorni di attesa;
quanto sopra spiega, in parte, l’esistenza di una « zona grigia » tra lavoro
regolare ed irregolare che dipende principalmente da carenze normative e da disfunzioni della pubblica amministrazione;
uno Stato che vuole giustamente contrastare la clandestinità e le nuove forme
di schiavismo deve mettersi – a giudizio
dell’interrogante – nelle condizioni di far
rispettare le leggi che le sue istituzioni
hanno posto a disciplina e a tutela del
lavoro regolare degli immigrati;
l’articolo 7 del decreto legislativo del
20 dicembre 2009, n. 198, in materia di
« Attuazione dell’articolo 4 della legge 4
marzo 2009, n. 15, in materia di ricorso
per l’efficienza delle amministrazioni e dei
concessionari di servizi pubblici », dispone,
per entrambi gli ambiti di applicazione di
cui ai commi 1 e 2, che la concreta
applicazione del presente decreto... è determinata (...), anche progressivamente,
con uno o più decreti del Presidente del
Consiglio dei Ministri, su proposta del
Ministro per la pubblica amministrazione
e l’innovazione, di concerto con il Ministro
dell’economia e delle finanze,... » –:
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7 del decreto legislativo del 20 dicembre
2009, n. 198, norme volte a scongiurare il
verificarsi di situazioni analoghe che potrebbero dare adito ad azioni collettive da
parte degli interessati nei confronti delle
amministrazioni pubbliche e dei concessionari di servizi pubblici, se a questi
derivi una lesione diretta, concreta ed
attuale dei propri interessi, dalla violazione di termini o dalla mancata emanazione di atti amministrativi generali obbligatori e non aventi contenuto normativo
da emanarsi obbligatoriamente entro e
non oltre un termine fissato da una legge
o da un regolamento.
(4-05820)
RIVOLTA, NICOLA MOLTENI, REGUZZONI, POLLEDRI e CROSIO. — Al
Presidente del Consiglio dei ministri, al
Ministro della gioventù. — Per sapere –
premesso che:
con circolare del 20 novembre 2009,
a firma dell’onorevole professor Leonzio
Borea, recante « nuove modalità di pagamento per i volontari su conto corrente
bancario », l’ufficio nazionale per il servizio civile ha comunicato che « per i volontari avviati a decorrere dal 1o dicembre
2009, i compensi saranno accreditati da
questo Ufficio esclusivamente su conto
corrente bancario intestato o cointestato al
volontario e non più su libretto postale
nominativo »;
si ricorda che sino al 1o dicembre
2009, le spettanze ai volontari venivano
accreditate su apposito libretto di risparmio postale, intestato al volontario;
come il Ministro dell’interno, nell’ambito delle proprie competenze, intenda
attivarsi per superare le problematiche
evidenziate per il rilascio, il rinnovo o per
la conversione del permesso di soggiorno
ai cittadini stranieri;
sempre nella circolare del 20 novembre si può leggere che « Grazie all’accordo
tra questo Ufficio e la BNL i volontari
potranno aprire un conto corrente bancario (Conto BNL Revolution Under 27)
senza spese di canone – sino al compimento di 27 anni – e a condizioni vantaggiose »;
se il Governo, nell’ambito delle proprie competenze, intenda considerare le
problematiche esposte in premessa, al fine
di prevedere nei decreti di cui all’articolo
la scelta di mutare le modalità di
accredito delle spettanze dei volontari
pare sia stata dettata da questioni di
carattere finanziario, al fine di eliminare
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la spesa di 500.000 euro prevista nella
programmazione finanziaria dell’ufficio
nazionale per il servizio civile per l’anno
2009 ed imputata alla « voce n. 4 - Convenzione con Poste Italiane SPA per gestione trattamento economico volontari in
servizio civile »;
si segnala tuttavia che i cittadini
italiani possono chiedere di svolgere servizio civile se aventi un’età minima di 18
anni ed un’età massima di 28. Pertanto
numerosi volontari in servizio civile,
avendo un’età superiore a 27 anni, non
potranno accedere all’accordo tra l’ufficio
nazionale per il servizio civile e BNL, e
saranno gravati delle spese di tenuta
conto;
si segnala inoltre che nel « documento di sintesi » del prodotto « conto
Revolution under 27 » di BNL è evidenziato come scatti un canone mensile di
6,90 euro nel caso di effettuazione di
operazioni allo sportello: non corrisponde
quindi al vero quanto affermato nella
circolare sopra ricordata circa il fatto che
il prodotto bancario offerto da BNL è in
via assoluta « senza spese di canone ».
Preventivando anche una sola operazione
mensile allo sportello da parte dei circa
25.000 volontari in servizio civile nell’anno
2010, ciò comporterà per gli stessi una
spesa complessiva di oltre 172.000 euro;
ancora più grave il fatto che il « conto
Revolution under 27 » risulti gravato dall’imposta di bollo annua di 34,20 euro,
come sempre si può evincere dal documento di sintesi del prodotto. Ciò significa
che i 25.000 volontari in servizio civile
nell’anno 2010 verseranno complessivamente oltre 850.000 euro di imposte di
bollo, al fine di permettere un risparmio
di 500.000 euro ad Ufficio nazionale per il
servizio civile, grazie al non rinnovo del
contratto con Poste Italiane SPA (si ricorda che i libretti di risparmio postale
sino ad oggi utilizzati non sono gravati da
imposta di bollo annuale);
le nuove modalità di pagamento dei
volontari in servizio civile, ad avviso degli
interroganti danno luogo ad un evidente
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
21
GENNAIO
2010
caso di « trasferimento dei costi » dalla
pubblica amministrazione ai singoli cittadini, ed in particolare per i volontari che
si trovino nella sfortunata condizione di
aver superato i 27 anni di età;
la sopra ricordata circolare del 20
novembre appare agli interroganti poco
trasparente nella parte in cui afferma
l’assenza di « spese di canone » –:
quali iniziative intendano adottare
per evitare che nei prossimi mesi decine di
migliaia di volontari siano costretti a versare centinaia di migliaia di euro in imposte di bollo, che incideranno sui loro
magri assegni mensili di 434 euro, al solo
fine di permettere un « risparmio » ad
Ufficio nazionale per il servizio civile.
(4-05821)
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
FEDI. — Al Ministro degli affari esteri.
— Per sapere – premesso che:
la comunità italo-australiana ha manifestato, attraverso una petizione che ha
raggiunto oltre 15,000 sottoscrittori, la
propria ferma opposizione alla prospettata
chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane;
i Comitati degli italiani all’estero
d’Australia (Com.It.Es.), i rappresentanti
al Consiglio generale degli italiani all’estero (C.G.I.E.), i rappresentanti di Associazioni nazionali e regionali e tutte le
istanze rappresentative della comunità italiana, hanno unanimemente protestato
contro tale scelta del Governo;
il Governo federale australiano, i Governi statali ed i Parlamenti federale e
degli Stati d’Australia, hanno espresso legittime preoccupazioni per le prospettate
chiusure di Adelaide e Brisbane chiedendo
una modifica della decisione;
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Presidenza del Consiglio dei ministri