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LÊF-104G/S Italeri in scala 1/32
Alcune considerazioni ragionate su una delle
novità più attese del 2013 (e non solo⁄)
S
e in Italia il calcio è certamente lo sport più popolare,
esso è seguito a breve - almeno tra i modellisti - dal
Tiro all’Italeri. Specialmente prediletto dai personaggi
in cerca d’autore che frequentano i forum alla caccia di
un’aura da esperti (o magari solo dei famosi 15 minuti di
celebrità), consiste nello sparare a zero su qualunque modello prodotto dalla casa di Calderara, nella maggior parte dei
casi ben prima che il kit in discussione sia effettivamente
disponibile. Ovvio quindi che, in un caso eclatante come
quello dell’F-104 in scala 1/32, certamente tra le novità più
significative del 2013, il fermento sia stato anche maggiore
del solito. Al momento di aprire la scatola ci siamo quindi
chiesti con particolare attenzione cosa scriverne o, più esattamente, da quale angolo esaminarla; la decisione è stata
quella di scorrere le stampate cercando più che altro di sottolineare la rispondenza - o meno - dei vari pezzi con ciò che
si può notare osservando l’aereo vero. In due parole, una
questione di colpo d’occhio più che di calibro.
Ormai da molto tempo, ed a ragione, la prima cosa che si
esamina in un nuovo modello è il dettaglio di superficie. E
certamente ricorderete le infinite discussioni nate al momento dell’uscita degli F-104 Hasegawa (sia in 1/72 sia in 1/48),
kit molto belli, allo stato dell’Arte, ma irrimediabilmente
rovinati - a detta di tanti - dalle rivettature eccessive su ali,
sezione di coda, e via dicendo. Partendo, come è da sempre
nostra abitudine, dall’esame dell’aereo vero, possiamo assicurarvi che i famosi rivetti ci sono tutti, anzi, ce ne sono
molti di più; ma, trattandosi di rivettature a filo, basta un
leggero strato di vernice per renderle praticamente invisibili
se non a distanza molto ravvicinata. Il discorso cambia per
quegli esemplari lasciati in metallo naturale, dove è sufficiente un po’ di luce che colpisca dall’angolo giusto per evidenziare le differenti leghe metalliche, e rendere quindi evidenti le varie linee di rivetti. Nel nuovo modello Italeri il dettaglio di superficie è affidato a pannellature incise, integrate
da un uso delle rivettature che troviamo, nel complesso,
sobrio e giudizioso.
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Abbiamo scritto del dettaglio di superficie
già nel corpo dell’articolo, ritenendolo
certamente adeguato; rimane il fastidio per
qualche pannellatura incisa in modo poco
coerente col resto: l’esempio più eclatante è
quello che corre in fusoliera poco sopra le
prese d’aria, mostrato nella foto qui a fianco.
Il kit offre naturalmente le prese d’aria
alternative per le versioni G ed S; nella realtà
ci sono alcune differenze anche alle spalle
delle prese d’aria, nella forma del raccordo
con la fusoliera. Quella del modello è più
vicina all’S, ma francamente stiamo parlando
di qualcosa di irrilevante ai fini modellistici.
Sulla sezione di coda, notiamo con curiosità
alcuni rivetti in rilievo vicino allo scarico.
Difficile capirne il senso, dato che
nell’originale tutte le rivettatture sono a filo,
e nel resto del modello si è fatto ricorso alle
incisioni; il consiglio è quello di eliminarle
con qualche colpo di carta abrasiva,
senza pensarci troppo.
Sulla superficie superiore del piano
orizzontale di coda, vicino all’attacco
con la deriva, andranno aggiunti i due piccoli
rigonfiamenti che nella realtà coprono il
perno: basta copiarli dalla superficie
inferiore, dove sono stati riprodotti
correttamente.
Le ali offrono la possibilità di montare flap e
slat in posizione abbassata; il dettaglio di
superficie è coerente - magari si può
riprendere un po’ la cerniera del portello
d’accesso ai meccanismi dell’alettone -,
e certamente più sensato delle famose ali
rivettate dell’F-104 Hasegawa in 1/48.
Sui serbatoi delle estremità alari, invece, c’è
“qualcosa di troppo”: consigliamo di
alleggerire il tutto con un uso ragionato
della carta abrasiva e, soprattutto,
delle foto dell’originale.
Per l’abitacolo c’è l’imbarazzo della scelta, e
non è un modo di dire: il cruscotto è infatti
in rilievo, e sul foglio decal troviamo i
quadranti degli strumenti più importanti
(che sarà meglio ritagliare ed inserire
singolarmente).
L’alternativa, tanto per il cruscotto quanto per
le consolle laterali, è quella di eliminare tutto
e servirsi delle fotoincisioni fornite dal kit.
A noi piacciono i rilievi della plastica,
ben eseguiti, ma ogni modellista saprà
regolarsi in base ai propri gusti ed alle
proprie abitudini.
Ed eccolo, il foglio delle fotoincisioni: oltre ai
citati dettagli per la strumentazione,
contiene le cinture, le ordinate di fusoliera
in corrispondenza del punto di separazione,
ed alcuni dettagli minori.
La zona posta anteriormente alla palpebra del
cruscotto riproduce correttamente l’originale,
con la copertura in tela. Per valorizzarla, se
non avete troppa dimestichezza con luci ed
ombre, chiedete consiglio a qualche collega
di Club amante dei figurini…
Alle spalle dell’abitacolo, il vano dell’avionica
può essere lasciato in posizione aperta:
il pezzo in alto nella foto riproduce
proprio questa zona.
Il pezzo in basso, invece, è la zona intorno al
vano del carrello anteriore: è stampato
separatamente dalle semifusoliere, in modo
da permettere la corretta riproduzione delle
griglie di scarico dei fumi del cannone.
Ottimo lavoro.
Questi sono i portelli che coprono il vano
dell’avionica. Nel pezzo a destra, la sezione
anteriore (con i due montanti) è quella che,
nella realtà come nel modello, verrà coperta
dalla sezione posteriore del tettuccio.
Sull’aereo vero, però, è parallela all’asse
longitudinale del velivolo, e non spiovente
verso il seggiolino. Da correggere.
Nella scatola troviamo una riproduzione
completa del motore J79; al modellista la
scelta se farla sparire nella fusoliera, lasciare
l’aereo sezionato, oppure esporlo
separatamente in qualche forma di diorama:
sulle stampate troviamo infatti i carrelli di
supporto tanto per il motore stesso, quanto
per la sezione posteriore di fusoliera.
All’interno della sezione posteriore
di fusoliera: sono state riprodotte le ordinate,
praticamente invisibili quando l’aereo è
completo, ma irrinunciabili nel caso si decida
di mostrarlo senza il motore.
Guardate il dettaglio all’interno del condotto
del postbruciatore: è semplicemente
spettacolare..!
Altrettanto scenico è il pezzo che riproduce i
montanti del supporto anteriore, le guide
fisse ed il primo stadio. Solo le palette di
quest’ultimo avrebbero bisogno di un angolo
maggiore, ma ciò nulla toglie alla bontà della
realizzazione.
Ottimo l’anello del postbruciatore (a destra),
mentre gli scarichi pongono qualche
problema: il tipo a 16 petali soffre infatti di
ritiri, mentre quello a 24, peraltro molto ben
eseguito, è offerto solo in posizione chiusa:
un’evenienza davvero rarissima negli
aerei operativi.
Il cielo del vano del carrello principale è un
classico esempio di paradosso del modellista:
se fosse stato completamente liscio, in molti
avrebbero gridato allo scandalo; ha invece un
buon dettaglio, ma tanti lo riterranno
comunque insufficiente, correndo a cercare
qualche set in resina; il paradosso è che
questa zona, quasi sempre coperta dai
portelli, è di fatto invisibile sul modello
come sul vero F-104.
Tra le zone dell’aereo vero più difficili da
riprodurre correttamente, ci sono certamente
i portelli del carrello principale delle versioni
che montano le ruote maggiorate; qui gli
stampisti hanno fatto un ottimo lavoro,
documentandosi bene (notate la
bugna piccola, un dettaglio di cui pochi si
accorgono), e consigliamo di limitarsi ad
ammorbidire leggermente la bombatura con
un passaggio di carta abrasiva intorno al 500.
Tutti i portelli del kit - carrelli ed altro - sono
dettagliati anche sulla faccia interna; un po’
di lavoro per eliminare i segni degli estrattori
è inevitabile, ed andrà usata la massima
accortezza per evitare di danneggiare
il bel dettaglio.
A sinistra nella foto vediamo i portelli del
carrello anteriore, al centro quelli del
vano del cannone; il livello è generalmente
coerente col resto del kit.
Nel kit troviamo sia le ruote piccole, con il
cerchione in stile “americano”, sia quelle
grandi, caratteristiche delle versioni
cacciabombardiere; gli esemplari europei con
gli pneumatici piccoli, però, ne utilizzavano
un terzo tipo, con un cerchione simile, ma con
la corona dei raggi convessa anziché concava:
difficile da spiegare a parole, facilissimo da
vedere confrontando le foto a pagina 15 in
alto del PRM del kit.
I trasparenti sono limpidi e dello spessore
giusto; la stampata comprende anche l’HUD e
le coperture delle luci di navigazione.
Identificati sulle istruzioni come Aspide,
i missili hanno molto più degli Sparrow:
questi modelli nella realtà sono decisamente
meno imparentati tra loro di quanto scritto
sulla maggioranza delle testate, e non è
solo una questione di estetica.
Rimanendo sui carichi, non possiamo non
notare la mancanza del pod Orpheus, tanto
più che il foglio decal propone due esemplari
del 3° Stormo..!
Ed eccole, le decal: due
fogli di grande formato,
letteralmente imbottiti di
insegne e stencil, con tutti
i motivi nitidi e ben
stampati, ed i colori saturi.
L’acquisto di un foglio
aftermarket di simile
livello costerebbe qualcosa
tra i 20 ed i 30 Euro; è uno
dei fattori che consigliamo
di tenere presente nel
valutare il rapporto
complessivo qualità/prezzo
offerto da questo nuovo
F-104 Italeri.
Si potrebbe avere l’impressione che la scatola contenga
pochi pezzi; non è un’osservazione valida, almeno per due
buone ragioni: la prima è che chiunque abbia visto sia un F104 sia, diciamo, un Phantom (magari l’uno accanto all’altro), non avrà avuto difficoltà a rendersi conto di come si
tratti di oggetti molto differenti, per architettura e dimensioni. La seconda è che ormai da vari anni è in atto, tra le
grandi case produttrici di modelli, una tendenza alla riduzione del numero complessivo di parti indipendentemente
dal livello di dettaglio raggiunto. E’ un trend introdotto inizialmente dalla Tamiya (il cui kit avevano la metà dei pezzi
degli Hasegawa contemporanei e paragonabili, pur risultando spesso migliori), e logicamente seguito dagli altri.
Tornando al nostro F-104, la scatola contiene molte opzioni,
con cui sarà opportuno familiarizzarsi prima di cominciare il
montaggio; anche più del solito, infatti, consigliamo di decidere quale esemplare si intenda riprodurre prima di staccare
il primo pezzo dalle stampate.
Ci sono sia il seggiolino C-2 sia l’IQ-7A, il vano del cannone
può essere lasciato aperto (e contiene un M61A1 completo),
prese d’aria di due tipi, ruote opzionali con i portelli del vano
dei carrelli corretti a seconda della variante, ed altri accessori che rendono davvero numerosissime le varianti e le configurazioni che è possibile trarre dalla scatola. Apprezziamo
specialmente la presenza della scaletta, accessorio quasi irrinunciabile per chi preferisce presentare il modello in diorama, o su una semplice basetta.
Tra le dieci identità proposte, ben cinque riguardano esemplari dell’AMI (uno ripetuto in due periodi differenti), scelta
certamente apprezzabile, almeno nel nostro Paese; più difficile capire perché quelli scelti siano tutti in livrea NATO, e si
differenzino per poco più che i codici: la presenza, accanto
ai profili sul fianco della scatola, degli autografi dei piloti, fa
temere che si tratti di un omaggio a qualche compagno di
salsicciate e Sangiovese; avremmo ritenuto più opportuno
variare l’offerta con qualcosa di bianco e metallico, e di gri-
gio, tanto più che i pezzi per l’ASA sono già sulle stampate.
Per quanto riguarda gli esemplari delle forze aeree straniere,
sembra ci si sia limitati ai “modelli base”, quasi a voler lasciare spazio ai produttori di fogli aggiuntivi. A parte questo,
però, le indicazioni per la colorazione e la posa delle decal
sono molto complete: sappiamo bene che uno dei primi
passi per sentirsi un modellista arrivato è evitare accuratamente di avere a che fare col foglio di istruzioni; ma in questo caso vi consigliamo di fare un’eccezione, non foss’altro
per apprezzare il bel lavoro dei grafici.
Parlando di varianti, si sa che di F-104 belli ce ne sono state
centinaia, ed anche se questa prima scatola offre le parti
necessarie a riprodurre la configurazione della stragrande
maggioranza, non possiamo resistere alla tentazione di chiederci quale sarà il futuro dello stampo; ci augureremmo un
A/C, ma obiettivamente non ci sembra molto probabile,
nonostante la presenza di alcuni dettagli (seggiolino, ruote)
che semplificherebbero il lavoro; più probabile appare un TF,
idea che, se si dovesse concretizzare, aprirebbe molte possibilità davvero interessanti.
Qual è la conclusione? Che è un gran bel modello. E su questo non si discute.
Certo, ci sono delle semplificazioni, qualche imprecisione,
un paio di errori che non sarebbe stato difficile evitare,
magari interpretando meglio la documentazione (tanta, e si
capisce da come sono stati riprodotti determinati particolari) a disposizione dei progettisti; nessun kit, di nessuna
marca, è davvero immune a questo tipo di problematiche.
Ma vorremmo sottolineare come, nella maggioranza dei
casi, un modellista capace impieghi meno tempo a rettificare un dato problema di quanto non ne serva, al tipo di personaggio delineato in apertura, per agitarsi nella rete gridando allo scandalo… Anche in questo il modellismo è uno
specchio fedele della nostra Società, seppure in scala.
Se vi piace davvero lo Starfighter, non lasciatevi sfuggire
questa scatola: non ve ne pentirete. (ANF)
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