COOPERATIVA MEDICI DI MEDICINA GENERALE CASERTA 2 LINEE GUIDA PER IL TRATTAMENTO DEL DIABETE MELLITO Premessa Questo lavoro nasce dalla consapevolezza che una patologia cronica di così grande rilievo sociale, economico e sanitario necessita di un approccio complesso e integrato, del Medico di Medicina Generale, del Distretto Sanitario e del Centro Diabetologico, al fine del mantenimento dello stato di salute fisica, psicologica e sociale del soggetto diabetico. A tale scopo la prevenzione primaria, la diagnosi precoce, una corretta terapia che comprenda l’educazione e la responsabilizzazione del diabetico, la prevenzione delle complicanze acute e croniche della malattia costituiscono i momenti e i punti di crisi e di integrazione delle varie componenti del SSN prima citate. Un miglioramento della comunicazione e una definizione degli strumenti di comunicazione tra le varie figure e i vari livelli del SSN che si occupano del cittadino diabetico, favorisce il miglioramento della qualità della assistenza e la riduzione degli sprechi. L’attuale situazione nella nostra Regione è abbastanza confusa, e mentre in alcune aree geografiche e in alcuni Distretti Sanitari soggetti diabetici, affetti da diabete di tipo 1, con gravi complicanze, sono gestiti dal Medico di Medicina Generale, con la quasi assoluta assenza di attivazione del Centro Diabetologico; si constata al contrario che in altre aree geografiche e in altri Distretti Sanitari i Centri Diabetologici gestiscono soprattutto soggetti affetti da diabete di tipo 2, ben compensati e privi di complicanze. In questo caso viene del tutto bypassato il livello delle cure primarie e il secondo livello è letteralmente soffocato da una utenza impropria. E’ necessario in questa premessa aggiungere che le AA.SS.LL. e la Regione si facciano carico e diano direttive precise sulla standardizzazione della determinazione della emoglobina glicata, ritenuta un importante indicatore del compenso metabolico nel soggetto diabetico. Qualsiasi serio tentativo di verifica di risultati di una azione integrata sulla patologia diabetica, non può prescindere da tale propedeutica definizione e determinazione. Questo lavoro segue analoghi precedenti tentativi di sistematizzazione della materia, sia a livello nazionale (Linee guida SIMG – AMD del 1995) che in altre regioni italiane Di tali contributi c’è ampia traccia nel seguente elaborato: in particolare il testo “La Gestione Del Paziente Diabetico In Medicina Generale”, di Mattia Cioffi e Gerardo Medea, è rappresentato da estesissime citazioni e numerose tabelle. Epidemiologia. In Italia il numero di diabetici diagnosticati è di circa 3.000.000; di questi • 15 – 20% curati con insulina • 30 – 50% curati con antidiabetici orali • 20 – 25% curati con sola dieta • • Diabete mellito tipo 1: prevalenza 1 – 2 /1.000 abitanti Incidenza: 0.8 – 1.2/1.000/anno Diabete mellito tipo 2: prevalenza: 3 – 3,5% Incidenza: 3 – 6 /1.000/anno • I casi di diabete mellito tipo 2 trattato con insulina per fallimento secondario degli antidiabetici orali è di circa il 15% • IGT (alterata tolleranza al glucosio): prevalenza; 2,5% Casi attesi di diabete mellito, IGT, e casi misconosciuti nella popolazione assistita da un MMG (prevalenza considerata: 3%) 1.000 Pt 1.500 Pt • Diabete mellito tipo 1 • 1 • 1-2 • Diabete mellito tipo 2 • 30° • 45° • IGT • 25 • 37 • NDDM°° • 25 • 37 • Totale • 81 • 120 - 121 ° di cui, il 15 – 20 % (6 . 9 casi) trattati con insulina, per fallimento secondario degli antidiabetici orali °° Casi di diabete mellito non diagnosticati (solo tipo2); prevalenza 2.5% CLASSIFICAZIONE DEL DIABETE MELLITO Tipo 1 Tipo 2 Alterata Omeostasi Glicemica (IGH) Diabete Mellito Gestazionale (GDM) Altri tipi specifici Caratterizzato dalla distruzione delle beta-cellule, di solito porta ad una insulino-deficienza assoluta. ha due forme: • Diabete Mellito Immuno-Mediato: risulta da una distruzione mediata autoimmune delle beta cellule del pancreas. • Diabete Mellito Idiopatico: riferito a forme della malattia che non hanno eziologia conosciuta. Caratterizzato dalla insulino resistenza che di solito determina una relativa (anziché assoluta) insulinodeficienza. Può variare da insulino-resistenza predominante con una insulino-deficienza relativa ad una insulino-deficienza predominante con insulino resistenza. Stato metabolico intermedio tra omeostasi glicemica normale e diabete. Presenta rischio elevato per malattie cardiovascolari e successiva comparsa di diabete. • Alterata Glicemia a Digiuno (IFG= Impaired Fasting Glucose): Glicemia a digiuno superiore alla norma, ma non patologica. • Alterata Tolleranza al Glucosio (IGT= Impaired Glucose Tolerance): Glicemia superiore alla norma, ma non patologica, a seguito della somministrazioni di 75grammi di glucosio. Intolleranza al glucosio in gravidanza. Diabete causato da altre eziologie identificabili. 1. Difetti genetici della funzione delle cellule beta (MODY 1, 2, 3) 2. Difetti genetici dell'azione dell'insulina 3. Disturbi del pancreas esocrino (es. cancro del pancreas, cisti fibrosa, pancreatite) 4. Endocrinopatie (es. di Cushing) 5. Indotto da farmaci o agenti chimici (es. steroidi) 6. Infezione (es. rosolia, Coxsackie, CMV) 7. Forme non comuni di diabete immuno-correlato 8. Altre sindromi genetiche PREVENZIONE CLASSI A RISCHIO STATISTICO DI SVILUPPARE UN DM TIPO 1 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Storia di diabete mellito di tipo 1 nei familiari di primo grado (soprattutto gemelli omozigoti) Malattie autoimmuni nel probando o nei familiari Aplotipo HLA DR3, DR4 Aplotipo HLA DQb57 negativo per aspartato, Dqa52 positivo per arginina Anticorpi anti insule pancreatiche Anticorpi anti insula spontanei Anticorpi anti glutammato deidrogenasi Bassa risposta insulinemica allo stimolo con glucosio e.v. CLASSI A RISCHIO STATISTICO DI SVILUPPARE UN DM TIPO 2 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. Età senile Dieta ipercalorica e iperlipidica Scarsa attività fisica Sovrappeso e obesità (soprattutto centrale e/o se BMI > 30) Storia familiare di diabete mellito di tipo 2 Peso alla nascita > 4 Kg Peso alla nascita < 2.5 Kg Aborti spontanei, polidramnios, preeclampsia Donne che sono state affette da diabete gestazionale Dislipidemia Iperuricemia Ipertensione arteriosa Soggetti con ridotta tolleranza al glucosio (IGT) Insulinoresistenza Bassa risposta precoce insulinemica allo stimolo con glucosio e.v. Elevata risposta tardiva insulinemica al glucosio orale Aterosclerosi precoce DIABETE MELLITO Il diabete mellito è caratterizzato da incremento cronico della glicemia, che può portare a complicanze sia acute (coma iperglicemico, chetoacidosi), che croniche. Queste ultime possono essere sia di tipo aspecifico (cardiovascolari, sepsi urinarie ricorrenti, dermatiti, ecc.…) oppure specifiche (nefropatia, neuropatia, retinopatia.) Nel diabete di tipo 1 vi è in genere una produzione d’anticorpi contro le beta cellule ed è presente un deficit assoluto di insulina. Il diabete di tipo 2 si manifesta con predominante insulino resistenza e relativa insulinodeficienza, o predominante deficit secretorio con insulino resistenza. Sintomi di esordio del diabete di tipo 1 Sintomi maggiori Polidipsia Poliuria Calo ponderale Astenia Polifagia Sintomi minori Crampi Stipsi Visione indistinta Candidiasi Infezioni cutanee Chetoacidosi Nausea Vomito Sonnolenza Dolori addominali Sintomi di esordio diabete di tipo 2 Sintomi di una complicanza Sintomi di scompenso metabolico: poliuria, polidipsia, polifagia, astenia, calo ponderale Disturbi trofici e/o infettivi cutanei; cute secca, anelastica e ruvida, prurito vulvare e/o anale, candidiasi dei genitali Iperglicemia e/o glicosuria riscontrati occasionalmente Criteri diagnostici 1. Per porre diagnosi di diabete mellito, in presenza di sintomi classici (poliuria, polidipsia, dimagramento) è sufficiente il rilievo di una glicemia >= 140 mg/dl 2. In assenza di sintomi è indispensabile il riscontro di una glicemia a digiuno >= 140 mg/dl in almeno due differenti misurazioni. Nel dubbio, cioè in pazienti con glicemia a digiuno compresa tra 110 e 140 mg/dl, può essere utile un test da carico orale con 75 gr di glucosio (OGTT). 3. In base ai criteri OMS, per glicemia alla 2 ora dopo una curva da carico di glucosio, superiore a 200 mg/dl, si pone diagnosi di diabete mellito, mentre per quelle comprese tra 140 e 199 mg/dl si pone diagnosi di ridotta tolleranza ai carboidrati (IGT – Impaired Glucose Tolerance). 4. La glicemia postprandiale non deve essere utilizzata per la diagnosi di diabete mellito. Diagnosi differenziale Esordio Età Familiarità Prevalenza assoluta Prevalenza relativa Obesità Sintomi Complicanze croniche Insulina circolante Autoimmunità TIPO 1 Improvviso < 20 – 30 anni Modesta 0.3 % 15 % Assente Presenti ed importanti Anni dopo l’esordio Ridotta o assente Presente TIPO 2 Insidioso > 40 – 50 anni Importante 3% 85 % Spesso presente Assenti – sfumati Presenti spesso alla diagnosi Ridotta, normale o aumentata Assente QUADRO SINOTTICO DEGLI ESAMI DI LABORATORIO NORMALITA’ Sangue capillare Plasma venoso Glicemia a digiuno (*) <= 100 <= 110 OGTT (75 gr) alla seconda ora < 140 < 140 (*) valori a digiuno tra 111 e 139 mg/dl (plasma venoso) suggeriscono dI eseguire una OGTT IGT OGTT (75 gr) alla seconda ora 140 – 199 140 – 199 DIABETE MELLITO (tranne diabete gestazionale) Glicemia a digiuno >= 120 OGTT (75 gr) alla seconda ora >= 200 DIABETE GESTAZIONALE Plasma venoso Minicurva (50 gr) dopo un’ora OGTT almeno alterati (100 gr) Base 2 valori >= 105 1 ora >= 190 >= 140 >= 200 >= 140 (in tal caso è necessaria una OGTT con 100 gr) 2 ora 3 ora >= 165 >= 145 • EMOGLOBINA GLICATA - HBA1c (è un esame da prescrivere solo nel follow – up) Si correla con i valori glicemici degli ultimi 2 – 3 mesi Valori normali metodo HPLC: 4.5 – 6 • MICROALBUMINURIA Si utilizza per la diagnosi precoce della nefropatia diabetica (reversibilità o arresto della progressione) • GLICOSURIA Si utilizza nel monitoraggio del compenso metabolico (solo quando vi è difficoltà nell’automonitoraggio della glicemia o, se eseguita a digiuno sulle prime urine del mattino, per svelare eventuali iperglicemie notturne • CHETONURIA Si utilizza soprattutto nel diabete di tipo 1 per la diagnosi di chetoacidosi C – PEPTIDE, ANTICORPI ANTIINSULINA E ANTICELLULE INSULARI, TIPIZZAZIONE HLA SONO ESAMI NON UTILIZZATI NELLA MEDICINA GENERALE. LA DETERMINAZIONE DELLA FRUTTOSAMINA, LA QUALE SI CORRELA AI VALORI GLICEMICI DEGLI ULTIMI 7 – 14 GIORNI, CON FLUTTUAZIONI IN SEGUITO ALLE VARIAZIONI DELLE PROTEINE SIERICHE, E’ UN ESAME CHE DA’ MENO INFORMAZIONI RISPETTO ALLA HBA1C. PERTANTO IL SUO USO E’ DA EVITARE DIETA La dieta del diabetico Carboidrati Lipidi Protidi Fibre Colesterolo Saturi/mono/polinsaturi Apporto calorico in kcal 55 – 60 % < 30 % 15 % (ridotto in caso di nefropatia) 25 – 40 gr/die < 300 mg/die 1:1:1 Quello necessario a raggiungere il peso corporeo normale È una dieta sovrapponibile a quella di un soggetto non diabetico. La dieta è il primo e fondamentale approccio al soggetto diabetico. Nel diabete di tipo 2 (3 pasti al dì con l’assunzione del 20% delle kcal a colazione, del 40% a pranzo e a cena) spesso consente, insieme all’esercizio fisico, un buon controllo metabolico. Nel diabete di tipo 1 la dieta deve essere adeguata alla terapia insulinica, sia per l’orario dei pasti che per la quantità e qualità degli alimenti. In tal modo permette di ridurre le variazioni glicemiche e il fabbisogno di insulina. Il Medico di Medicina Generale dovrebbe fornire al soggetto diabetico dei consigli dietetici semplici e comprensibili, che riguardino le quantità e soprattutto la qualità delle fonti alimentari, provvedendo a scalfire quelle antiche ed errate convinzioni su ciò che è buono e ciò che è male nel diabete (la mela del diabetico, la pasta che fa male, le patate che sono meglio della pasta, mangiare leggero in bianco – con burro – ed evitare il pomodoro, le verdure, i legumi).I numeri che invece deve assolutamente registrare, calcolare e dare come informazione al soggetto diabetico, sono il BMI, il fabbisogno calorico: tali numeri richiedono la presenza nello studio di una bilancia e uno statimetro e la registrazione in cartella del tipo e quantità di attività fisica. La riduzione del peso corporeo deve essere ottenuta con gradualità. Enfatizzare l’utilizzo dei carboidrati complessi e delle fibre, specie quelle idrosolubili, e scoraggiare l’abuso di carboidrati semplici. Enfatizzare l’importanza del contenimento del consumo di condimenti e del sale. L’alcool va sconsigliato in presenza di eccesso ponderale, ipertrigliceridemia e epatopatie (in assenza delle predette situazioni un bicchiere di vino ai pasti principali è consentito). Consigliare la sostituzione dello zucchero con dolcificanti sintetici quali aspartame e saccarina. B.M.I.: Peso in kg diviso il quadrato dell’altezza in metri B.M.I . < 20 sottopeso 20 – 25 normopeso 25 – 30 sovrappeso > 30 obesità Formula di Lorenz per il calcolo del peso ideale (altezza espressa in cm): uomo: altezza – 100 – [(altezza – 150): 2)] donna: altezza – 100 – [(altezza – 150): 4)] ESERCIZIO FISICO Raccomandazioni generali Non iniziare programmi regolari di esercizio fisico senza uno screening delle complicanze (almeno un EC e il fundus oculi) in soggetti con • Storia naturale di diabete > 15 anni • Età > 30 anni per tipo 1 • Età > 35 anni per tipo 2 Preferire l’attività non agonistica rispetto a quella agonistica Far precedere sempre ogni esercizio da una fase di riscaldamento e una fase di raffreddamento (5 – 10 minuti di esercizi leggeri) Nei pazienti trattati con insulina, modulare dieta e terapia I pazienti con complicanze di organo devono effettuare solo attività fisica leggera e breve (< 60 minuti) Preferire gli sport con sforzi isotonici rispetto a quelli isometrici Intensità: quella che mantiene il battito cardiaco al 70 – 80 % della sua frequenza massima possibile (220 – Età del soggetto in anni) Durata: 20 – 60 minuti Frequenza: anche giornaliera TERAPIA FARMACOLOGICA Dopo 2 – 3 e a volte 6 mesi di dietoterapia e di attività fisica, nel diabete di tipo 2, in assenza di un compenso glicometabolico ottimale o accettabile, si ricorre alla terapia farmacologica, che si avvale dei seguenti farmaci: • Sulfaniluree. • Biguanidi • Inibitori dell’alfa glucosidasi • Insulina Nel diabete mellito di tipo 1 è naturalmente indispensabile e fondamentale l’uso fin dal momento della diagnosi di insulina nelle sue varie formulazioni. SOLFANILUREE Indicazioni: soggetti diabetici tipo 2, che non presentano marcato sovrappeso. Meccanismo di azione • Pancreatico: aumento secrezione insulina • Extrapancreatico: aumento recettori insulina, riduzione uptake epatico neoglucogenesi epatica, riduzione produzione glucosio dal glicogeno epatico insulina, Effetti Collaterali: • Disturbi gastrointestinali (vomito, nausea) • Cutanei (rash. dermatiti esfoliative) • Nervosi (astenia, vertigini, cefalea, flushing specie dopo assunzione di alcool, letargia) • Ematici (agranulocitosi con clorpropamide) • Ipoglicemia specie per quelle a lunga durata di azione e nei soggetti anziani Controindicazioni • Diabete di tipo 1 • Assolute: insufficienza epatica, renale, cardiocircolatoria, diabete da pancreopatie • Temporanee: gravidanza, allattamento, gravi malattie intercorrenti, periodo perioperatorio. inibizione Interazioni farmacologiche Riducono l’effetto Diuretici tiazidici Glucocorticoidi Betabloccanti Clonidina Indometacina Estrogeni Difenilidantoina Clorpromazina Rifampicina Fenobarbital Potenziano l’effetto Fibrati IMAO Sulfamidici Dicumarolici Alcool Salicilati Probenecid Cloramfenicolo Allopurinolo Trimetoprim H2 antagonisti BIGUANIDI Meccanismo di azione: • aumentato utilizzo periferico del glucosio • riduzione assorbimento del glucosio • inibizione gluconeogenesi epatica Effetti collaterali • Disturbi gastrointestinali: gusto metallico, algie addominali, meteorismo • Cutanei: orticaria, rash • Ematici: anemia da malassorbimento di acido folico e vit. B12 • Acidosi lattica (soprattutto fenformina) Controindicazioni: • insufficienza epatica, respiratoria, cardiaca e renale • anemia grave • stati febbrili acuti • concomitante assunzione di barbiturici, fenotiazinici, salicilato, alcool • complicanze micro e macroangiopatiche • periodo perioperatorio • gravidanza e allattamento Interazioni farmacologiche La metformina : • potenzia l’effetto degli anticoagulanti • Riduce l’assorbimento di vit. B12 La metformina va assunta dal paziente a stomaco pieno oppure insieme ai primi bocconi di cibo, per limitarne al massimo i disturbi gastrici. L’indicazione principale della metformina è nel diabete tipo 2 con sovrappeso. INIBITORI DELL’ALFA GLUCOSIDASI (ACARBOSE) Inibisce l’alfa glucosidasi a livello della parete intestinale, rallentando la digestione e l’assorbimento dei carboidrati Effetti clinici • Riduzione picchi glicemici postprandiali • indicato, pertanto, da solo od in associazione, con gli altri ipoglicemizzanti orali, nei pazienti con glicemia a digiuno non particolarmente elevata. Effetti collaterali Flatulenza • Meteorismo (incrementare gradualmente il dosaggio, dalla dose di 50 mg all’inizio d’ogni pasto, aumentabili a 100 mgx3 dopo qualche settimana se gli effetti collaterali gastrointestinali inevitabili, flatulenza e meteorismo, sono tollerati. Controindicazioni • Gravidanza • Allattamento • Gastroresecati • Grosse ernie • Età < 18 anni • Malattie da glutine • Enteropatie croniche con disturbi dell’assorbimento • Ostruzioni o ulcerazioni intestinali Interazioni farmacologiche Riducono l’efficacia: • antiacidi • colestiramina • adsorbenti intestinali • enzimi digestivi ASSOCIAZIONI ipoglicemizzanti orali Trovano indicazione nei casi di diabete di tipo 2 in cui la risposta al monofarmaco in dose massima non sia stata soddisfacente dopo un periodo di 6 – 8 settimane. • Nei soggetti trattati con acarbosio è possibile associare una sulfanilurea • Nei soggetti trattati con sulfanilurea è possibile associare acarbosio o metformina • Nei soggetti trattati con metformina è possibile associare una sulfanilurea • E’ sconsigliabile associare acarbosio e metformina per gli effetti gastrointestinali legati ad ambedue i farmaci. INSULINA Indicazioni • Diabete mellito tipo 1 • Coma diabetico • Diabete mellito tipo 2 scompensato • Diabete mellito tipo 2 in situazioni di stress e/o infezioni • Diabete mellito tipo 2 con insufficienza renale o epatica • Diabete gestazionale • Diabete mellito tipo 2 in gravidanza • Intolleranza agli ipoglicemizzanti orali Tipo d’insulina Inizio d’attività Picco Durata Insulina LisPro 15 minuti 30 – 70 min 2 – 5 ore ------------------------------------------------------------------------------------Insulina umana Regolare 30 minuti 1 – 2 ore 6 – 7 ore ------------------------------------------------------------------------------------Insulina NPH (intermedia) 2 ore 6 – 8 ore 14 – 18 ore Complicazioni ed effetti collaterali • Ipoglicemia • Lipodistrofia • Allergia • Insulino – resistenza Corretta modalità di somministrazione • Sede periombelicale per la rapida (assorbimento più rapido); gli altri tipi in regione deltoidea; le cosce hanno l’assorbimento più lento. • L’insulina LisPro va somministrata subito prima del pasto o eventualmente anche immediatamente dopo; le insuline rapide e le miscele devono essere somministrate 30 minuti prima dei pasti; le altre non hanno rapporto con i pasti • Iniettare con angolo di 45° o perpendicolarmente se ago piccolo • Non massaggiare • Se si mescolano due tipi di insulina, aspirare prima la rapida • Non mescolare insuline rapide con insuline legate a zinco (usare quelle legate a protamina) • Ruotare la sede di iniezione (lipodistrofia) • Il flacone di insulina utilizzato può essere conservato a temperatura ambiente per un mese, le scorte in frigorifero a 4 – 8 °C Insulinoresistenza Bisogno di insulina > 200 UI die Cause: immunologiche, obesità, emocromatosi, cirrosi epatica, ipertiroidismo SCHEMI DI TERAPIA INSULINICA 1) Associazione ipoglicemizzanti orali più unica piccola dose (0.1-0.2 unità/kg) d’insulina NPH prima di coricarsi. 2) Variante a questo schema: si sostituisce l’insulina NPH della tarda serata con unica somministrazione di premiscelata 50/50 mezz’ora prima di cena. In questo caso si può far praticare uno spuntino prima di coricarsi e/o si può controllare la glicemia a mezzanotte. 3) Modello ottimale a quattro somministrazioni: dosi iniziali 0.5 – 1 UI/kg/die in tre somministrazioni d’insulina regolare mezz’ora prima dei pasti ed una di NPH alle ore 22 – 23 per coprire il fabbisogno notturno. 4) Variante dello schema precedente, a tre somministrazioni, molto utilizzata per motivi di “compliance”: regolare mezz’ora prima di colazione e pranzo e premiscelata mezz’ora prima di cena 5) Schema a due somministrazioni: premiscelata mezz’ora prima di colazione e mezz’ora prima di cena. In questo caso il pranzo deve essere “leggero” sia in calorie sia in quota di carboidrati, e bisogna far praticare uno spuntino in tarda mattinata, cioè nel momento di sovrapposizione dei picchi d’attività dell’insulina pronta e della NPH, ed eventualmente un altro spuntino prima di coricarsi. Con questo schema, in linea di massima, i 2/3 della dose totale d’insulina vanno praticati con la premiscelata della colazione ed il rimanente 1/3 con la premiscelata prima di cena. Algoritmo per l’adeguamento del dosaggio di insulina, per pazienti che ricevono due volte al giorno insulina pronta e intermedia Se la glicemia risulta troppo elevata per 2 o più giorni Prima di colazione Prima di pranzo Aumentare Aumentare l’insulina l’insulina pronta al intermedia la sera mattino Prima di cena Aumentare l’insulina protratta al mattino Prima di coricarsi Aumentare l’insulina pronta la sera Se la glicemia risulta troppo bassa per 2 o più giorni Prima di colazione Prima di pranzo Ridurre l’insulina Ridurre l’insulina protratta la sera pronta al mattino Prima di cena Ridurre l’insulina protratta al mattino Prima di coricarsi Ridurre l’insulina pronta la sera SCHEMA DEL TRATTAMENTO DEL DIABETE MELLITO DI TIPO 2 Terapia non farmacologica: Terapia farmacologica (Paz. Normopeso). 1) Dieta + Attività fisica 2) Monoterapia *sulfanilurea (Paz. Sovrappeso) *Metformina (Iperglicemia prevalentemente post-prandiale) *Acarbose 3) Associazioni di Antidiabetici orali 4) Associazione ipoglicemizzanti orali più Insulina 5) Insulina La terapia non farmacologica non deve essere mai interrotta, bensì proseguita anche quando si ricorra a farmaci. Il passaggio da un gradino terapeutico al successivo è motivato dal mancato compenso glicometabolico in un adeguato periodo (mesi).Il nuovo farmaco va impiegato a partire dalla dose minima e va progressivamente incrementato (1-2 mesi), fino a raggiungere la dose massima. Ove esistano controindicazioni all’uso degli ipoglicemizzanti orali si deve utilizzare l’insulina, passando direttamente dal 1° al 5° gradino. Nei pazienti con complicanze macroangiopatiche, e quindi a rischio di sviluppare eventi cardiovascolari (infarto del miocardio ed ictus), bisogna evitare episodi ipoglicemici. PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE Le complicanze del diabete mellito rappresentano un problema clinico, sociale, economico di enorme rilevanza. Esse difatti abbassano drasticamente la qualità di vita dei soggetti affetti da diabete, favoriscono l’insorgenza di invalidità, con costi rilevanti a carico del SSN. Per tale motivo un buon controllo metabolico, e la diagnosi precoce delle complicanze (prevenzione terziaria) rallenta in modo significativo l’evoluzione sfavorevole delle stesse. Le complicanze acute sono la chetoacidosi, l’acidosi lattica e l’ipoglicemia Le complicanze croniche: • microangiopatiche, legate direttamente al compenso glicemico nefropatia: circa ¼ dei soggetti affetti da insufficienza renale cronica che esita in uremia è diabetico (microalbuminuria da praticare annualmente, PA ogni 3 – 4 mesi, es. urine ogni 3 – 4 mesi, creatininemia annualmente, istruzioni al paziente sulla dieta, soprattutto circa l’apporto proteico e il cloruro di sodio). • Retinopatia: il 90% dei soggetti con diabete di tipo 1 e il 65% di quelli con diabete di tipo 2 sviluppano la retinopatia entro 10 anni dalla diagnosi di diabete (fundus oculi ogni 1 – 2 anni) • La neuropatia: ad etiologia complessa, con l’intervento di alterazioni microangiopatiche. Prevalenza tra il 28 e il 37% nel diabete di tipo 1 e circa il 32% per il diabete di tipo 2 (polineuropatia distale simmetrica – neuropatia focale – neuropatia autonomica) macroangiopatiche: bisogna non solo ottenere un compenso glicemico ottimale, ma anche identificare e trattare in maniera efficace gli altri fattori di rischio (iperlipemia, fumo, ipertensione, ecc.). Il piede diabetico: espressione della macroangiopatia, della neuropatia con la frequente sovrapposizione di infezioni alle quali il diabetico è particolarmente suscettibile. Le procedure di amputazione delle estremità inferiori sono 15 volte più frequenti nei diabetici rispetto ai soggetti non diabetici. Per le complicanze quindi è fondamentale la diagnosi precoce, attivando, quando necessaria, la consulenza specialistica e\o del centro diabetologico. Nei casi di competenza del Medico di Medicina Generale, egli deve altresì impostare la terapia delle complicanze del diabete mellito, mantenendo in ogni caso una stretta collaborazione con il centro di secondo livello. GESTIONE INTEGRATA DEL DIABETE COMPITI DEL MMG 1. • • • Effettuare lo screening della popolazione per individuare: casi di diabete non diagnosticati gravide a rischio e casi di diabete gestazionale casi di IGT 2. Effettuare l’educazione sanitaria e il follow.up dei soggetti a rischio per diabete mellito 3. Diagnosticare la malattia diabetica 4. Effettuare l’educazione sanitaria e il counselling del paziente diabetico e dei suoi familiari (singolarmente o in piccoli gruppi) 5. Correggere i comportamenti alimentari errati dei pazienti diabetici e gestire la dieta prescritta dal CD 6. Impostare la corretta terapia farmacologica 7. Sorvegliare su effetti collaterali e interferenze della terapia ipoglicemizzante 8. Gestire il follow-up del paziente diabetico, in collaborazione con il CD e gli specialisti 9. Sospettare e diagnosticare precocemente le complicanze della malattia diabetica 10. Attivare il CD per l’inquadramento dei diabetici neodiagnosticati e le visite periodiche (in genere 1 – 2 volte l’anno, a seconda delle esigenze clinico terapeutiche nel diabete di tipo 2; 6 – 12 volte l’anno, a seconda delle esigenze clinico terapeutiche, nel diabete di tipo 1) nonché nelle situazioni che, a giudizio del MMG lo richiedono, per consulenze specialistiche, esami strumentali che richiedono avanzata tecnologia e condizioni cliniche di particolare impegno 11. Organizzare il proprio studio (accessi, attrezzature, personale) per una gestione ottimale dei pazienti diabetici 12. Raccogliere i dati clinici dei pazienti diabetici in maniera omogenea con il CD di riferimento, mediante apposite cartelle cliniche cartacee o computerizzate orientate per problemi 13. Collaborare, se disponibile con i centri specialistici per la ricerca in campo diabetologico COMPITI DEL CENTRO DIABETOLOGICO La struttura diabetologica è il punto di riferimento specialistico per il paziente diabetico. Il Servizio Diabetologico ha carattere di struttura specialistica ed effettua prestazioni ai diabetici inviati dai medici di medicina generale e necessitanti di una valutazione di ordine metabolico e clinico. Il servizio, dotato di necessario organico medico e non medico, di adeguata tecnologia laboratoristica e strumentale, con l’integrazione di consulenze specialistiche e di supporti ospedalieri preferibilmente in regime di day-hospital, effettuerà un’azione di tipo diagnostico – preventivo per la ricerca ed il controllo periodico di eventuali complicanze secondarie nei confronti di tutti i diabetici, secondo un programma concordato con i medici di medicina generale. L’accesso alla struttura da parte del paziente diabetico dovrà, di regola, avvenire su richiesta motivata del medico di medicina generale. Quindi il Centro Diabetologico 1. Valuta periodicamente i diabetici di tipo 2 2. Gestisce, per l’aspetto metabolico e clinico relativo alla malattia di base, i diabetici di tipo 1 3. Inquadra i diabetici neodiagnosticati 4. Prende in carico temporaneamente i diabetici gestiti dal MMG in situazioni cliniche particolari 5. Valuta le abitudini alimentari del diabetico e imposta il programma dietetico 6. Organizza una terapia educazionale (singola e in gruppo) 7. Attua lo screening e il follow up delle complicanze 8. Tratta il piede diabetico 9. Coordina l’attività clinica, epidemiologica e gestionale in diabetologia QUANDO E PERCHE’ INVIARE UN PAZIENTE ALLE STRUTTURE DI 2°E 3° LIVELLO EMERGENZA ASSOLUTA • Coma ipo – iperglicemico • Coma chetoacidosico • Coma iperosmolare VISITE “NON” PROGRAMMATE PRESSO IL CD Ogni volta che a giudizio del MMG è necessaria una consulenza per: • inadeguato compenso metabolico • complicanze neurologiche, renali, oculari, vascolari, piede diabetico (incipienti o in atto) ESEMPI: (casi non vincolanti per il MMG) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. Ripetuti episodi d’ipoglicemia Glicemia >= 400 mg/dl (emergenza) Glicemia tra 300 mg/dl e 400 mg/dl con (emergenza) o senza (urgenza) chetonuria Glicemia ripetute postprandiali >= 300 mg/dl Glicemie ripetute a digiuno >= 200 mg/dl Ripetuti episodi infettivi (es. urine) Modificazioni del visus Neuropatie periferiche Incontinenza, ritenzione urinaria Impotenza Piorrea Comparsa d’ipertensione arteriosa Gravi segni di disidratazione Comparsa d’alterazioni della funzionalità renale Prima di richiedere esami strumentali invasivi Dopo ricovero ospedaliero di qualsiasi natura Riscontro di Dislipidemie non note Lesioni trofiche iniziali del piede VISITE PROGRAMMATE PRESSO IL CD • • • Al momento della diagnosi Una o due volte l’anno secondo le esigenze clinico - terapeutiche per i diabetici di tipo 2 Sei dodici volte l’anno secondo le esigenze clinico - terapeutiche per i diabetici di tipo 1 COMUNICAZIONE MMG – CD Si suggerisce l’adozione di un libretto personale in cui siano presenti, oltre ai dati anagrafici e sanitari del diabetico e ai dati riguardanti il Medico Curante e il Centro Diabetologico di riferimento, spazi ove sia possibile registrare i controlli periodici presso il MMG e CD, la sintesi degli esami strumentali, e le visite di eventuali visite specialistiche. ALLEGATI SCREENING DEI SOGGETTI A RISCHIO A) NELLE GRAVIDE Consigliata a tutte le donne gravide tra la 24 e la 28 settimana di gravidanza l’esecuzione di un mini test da carico (Minicurva) con 50 gr di glucosio; se le donne sono ad alto rischio(tabella), il test deve essere anticipato alla 18 settimana. Se la glicemia a 60 min è >= 140 mg/dl passare al punto successivo -OGTT con 100 gr di zucchero (3 ore) se minicurva alterata. Tabella alto rischio Obesità >90 kg Eccessivo aumento di peso in gravidanza Macrosomia fetale o idramnios Glicosuria ripetuta a digiuno Precedente parto di neonato con peso > 4 kg Precedente diabete gestazionale Parente di 1° grado con DM Secondo le raccomandazioni dall’ADA (American Diabetes Association) del giugno 1997, lo screening del diabete gestazionale con minicurva non è necessario nelle gravide che rispondono a tutti i seguenti criteri: Tabella assenza di rischio Età < 25 anni Normopeso Assenza di familiarità di 1° grado per DM Non appartenenza a gruppi etnici a rischio(americani, ispanici, afro-americani, asiatici). B) NEI SOGGETTI A RISCHIO, SENZA IGT OGTT ogni 2 anni (da valutare caso per caso). C) NEI SOGGETTI CON IGT: Ogni 6 mesi: Glicemia (pre e post prandiale) Peso corporeo Pressione arteriosa Ogni anno: Quadro lipidico (Colesterolo totale, HDL, LDL, Trigliceridi) Ogni 2 anni: Visita diabetologica (a giudizio del Medico di Medicina Generale) FOLLOW-UP DEL PAZIENTE GESTITO DAL MMG D) DIABETICO OGNI 3 – 4 MESI • Glicemia a digiuno e postprandiale • HbA1C (*) • Esame urine (almeno glicosuria, chetonuria, nitriti, leucociti) • Peso corporeo • Pressione arteriosa OGNI SEI MESI • Visita medica generale OGNI ANNO • Microalbuminuria (prime urine del mattino) • Creatinina • Uricemia • Assetto lipidico: colesterolo totale, HDL, LDL (**), trigliceridi • Se indicati Parametri epatici (ALT, AST, gamma GT, Protidogramma) Elettroliti, fibrinogeno, acido lattico OGNI 1 – 2 ANNI • Fundus oculi • ECG • Indice di Winsor (se indicazione clinica) IGT OGNI SEI MESI • Glicemia a digiuno e postprandiale • Peso corporeo • Pressione arteriosa OGNI ANNO • Quadro lipidico completo (colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi OGNI 2 ANNI • Visita medica generale • Visita diabetologica (a giudizio del MMG) Questo schema di follow-up è applicabile soprattutto ai pazienti normalmente gestiti dal MMG (diabetici di tipo 2) e in buon compenso metabolico, senza complicanze o con complicanze non in fase acuta o rapidamente evolutiva. Esso deve essere applicato con elasticità e buon senso, tenuto conto dell’ampia variabilità clinica e individuale. I controlli devono essere più ravvicinati in presenza di scompenso, complicanze incipienti o in atto e devono essere concordati con il CD. (*) Nelle linee guida AMD – SIMG il controllo dell’HbA1c è proposto ogni sei mesi (per pazienti in buon compenso metabolico) (**) Formula di Friedewald per il calcolo del colesterolo LDL (non applicabile se il valore dei trigliceridi è superiore a 400 mg/dl): LDL = colesterolo totale – LDL – (trigliceridi/5) OGTT E’ un test per la diagnosi nei soggetti a rischio o con valori di glicemia a digiuno indicativi di un’intolleranza agli zuccheri Non deve essere eseguito: • se la diagnosi può essere formulata sulla base dei sintomi e del rilievo di iperglicemia a digiuno o postprandiale • in corso di follow-up del soggetto diabetico Deve essere eseguito: • periodicamente nei soggetti a rischio per diabete mellito • nei soggetti con alterata glicemia a digiuno • in presenza di glicosuria senza iperglicemia a digiuno • nelle gravide Non sottoporre a OGTT soggetti: • convalescenti • in terapia con farmaci diabetogeni (corticosteroidi, estroprogestinici, ormoni tiroidei, glucagone, ormone somatotropo, diuretici, triciclici, fenotiazine, litio, indometacina, alfabloccanti, betabloccanti, salicilati) • in dieta ipocalorica Raccomandazione per un’esecuzione standard: il paziente: • nei tre giorni precedenti il test deve seguire una dieta normoglicidica e normoalorica • deve essere a digiuno da almeno 10 ore (ma da non più di 16). Il test deve essere preferibilmente eseguito tra le 7 e le 9 del mattino • non deve essere stato a letto per un lungo periodo (convalescenti) • deve stare seduto durante tutta la durata del test ed a riposo almeno 30 minuti prima dell’inizio del test • non deve fumare, bere tè o caffè, né prima né durante il test Quantità di glucosio da somministrare per os (in 300 cc di acqua in meno di 5 minuti): • adulto: 75 gr • gravida per screening del diabete gestazionale (minicurva) 50 gr • gravida per diagnosi di diabete gestazionale: 100 gr • bambini < 12 anni: 1.75 gr/kg (fino ad un massimo di 75 gr) ESAME CLINICO PERIODICO DEL PAZIENTE DIABETICO A) ANAMNESI ORIENTATA AL PROBLEMA 1. 2. 3. 4. 5. Disturbi urinari: disuria, poliuria, ritenzione urinaria, incontinenza urinaria Disturbi sessuali: impotenza, eiaculazione retrograda Disturbi della vista: offuscamento, scotomi, diplopia, corpi mobili, mosche volanti Disturbi cardiovascolari: angina pectoris, claudicatio intermittens Disturbi neurologici: ipotensione ortostatica, impotenza, diarrea acquosa, stipsi, parestesie, ipoestesie (scottature o ferite senza dolore), ipostenie, dolori o crampi muscolari (vedi miniquestionario) B) ESAME OBIETTIVO GENERALE: Peso corporeo e BMI Apparato cardiovascolare: 1. Auscultazione cardiaca (frequenza, ritmo, soffi) 2. PA in posizione seduta 3. Polsi periferici (tibiale posteriore, pedidio e carotideo) 4. Indice di Winsor, se necessario (Nota 1) Esame neurologico: per la neuropatia somatica: 1. Forza muscolare (flessione forzata avambraccio e/o estensione forzata alluce) 2. Sensibilità’ superficiale (batuffolo ovatta) (Nota 2) 3. Riflessi tendinei (achilleo, rotuleo) 4. Sensibilità vibratoria con diapason graduato (Nota3) Per la neuropatia autonomica: per sospettarla è sufficiente il rilievo di una tachicardia fissa (90 – 100 bpm) con perdita della capacità d’adattamento (durante la respirazione profonda, le modificazioni della postura, la manovra di Valsalva, l’esercizio fisico) non altrimenti spiegabile (Nota 4) Esame della cute e delle mucose: 1. Infezioni cutanee: foruncoli, intertrigini, eritrasma, micosi, acanthosis nigricans 2. Stato delle gengive e dei denti 3. Complicanze iatrogene da sulfaniluree; fotosensibilità, eritema nodoso, porfiria cutanea tarda, porpora 4. Complicanze iatrogene da insulina: lipoatrofia, lipoipertrofia, allergie locali o sistemiche Esame del piede: 1. Ricerca dei segni di piede neuropatico: • Dita ad artiglio, dia a martello, alluce valgo, sovrapposizioni delle dita • Arco plantare accentuato, callosità nei punti di compenso • Deformazioni artrosiche e/o distruzioni osteoarticolari (piede di Charcot) • Teste metatarsali prominenti, atrofia dei muscoli interossei • Temperatura aumentata con turgore venoso, edema e cute secca • Ridotta o alterata sensibilità tattile, termica, dolorifica • Ulcere sulla pianta dei piedi (teste metatarsali) • Infezioni (cellulite, ascesso, osteomielite). 2. • • • • • • Ricerca dei segni di piede vasculopatico: Cute fredda, pallida, sottile, lucente, secca o squamosa, fissurazioni sui talloni e punti sporgenti Distrofie degli annessi: assenza di peli, unghie fissurate e/o ipertrofiche Ipotrofia sottocutanea e muscolare Polsi assenti o iposfigmici Ulcerazioni o aree necrotiche sui margini del piede (dita, calcagno) Infezioni (cellulite, ascesso, osteomielite Nota 1: INDICE DI WINSOR: si calcola mediamente il rapporto tra la pressione sistolica dell’arteria tibiale posteriore (posizionando il manicotto alla caviglia e valutando il flusso con sonda Doppler) e la pressione omerale rilevata, sempre con sonda Doppler, a livello dell’arteria, a livello dell’arteria cubitale. Il rapporto (indice residuale) è normalmente compreso tra 1 e 1,2 (patologico < 1, soglia critica < 0,5). La sua riduzione è patognomonica di un ostacolo arterioso tra l’arco aortico e le gambe. Per valutare la gravità dell’ischemia è importante considerare anche il valore assoluto della pressione sistolica alla caviglia, che se < 50 mm Hg identifica la cosiddetta “area ischemica critica” Quest’ultima è definita dalla presenza di uno o più dei seguenti criteri: 3. pressione sistolica alla caviglia inferiore a 50 mm Hg 4. dolore a riposo all’arto inferiore resistente alla terapia vasoattiva 5. presenza di lesioni trofiche al piede Nota2: Esame sensibilità superficiale: è esaminata sfiorando la cute con un batuffolo i cotone idrofilo; il paziente, ad occhi chiusi, risponde con un cenno ogni qual volta avverte la sensazione tattile a livello delle gambe e delle cosce. Nota 3: Sensibilità vibratoria: si utilizza un diapason a bassa tonalità (250 Hz), graduato, in grado cioè di fornire una valutazione obiettiva del grado di riduzione della sensibilità vibratoria.. Si pone lo strumento in vibrazione sulla faccia dorsale dell’alluce e si chiede al paziente di riferire quando non avverte più la vibrazione. A questo punto si legge il valore sulla scala graduata dello strumento: un valore < 4 è indicativo di una neuropatia sicura, un valore < 2 è indicativo di una neuropatia probabile Nota 4: Atri test cardiovascolari per la diagnosi di neuropatia autonomica (di difficile standardizzazione) • Valutazione della pressione in clino e ortostatismo: si misura la pressione in clinostatismo e dopo 2 – 3 minuti in ortostatismo; il test è considerato positivo se il calo pressorio supera i 30 mm Hg • Hand grip test: valutazione delle modificazioni pressorie a seguito di contrazione muscolare isometrica (pugno stretto); il test è considerato patologico se la PAD aumenta meno di 10 mm Hg CONSIGLI PER L’AUTOMONITORAGGIO 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. • • 9. 10. 11. 12. 13. Il campione deve essere prelevato pungendo lateralmente l’estremità del dito La goccia di sangue deve essere applicata correttamente sulla striscia I tempi di reazione devono essere rispettati Il corretto funzionamento del reflettometro deve essere verificato periodicamente Le strisce non devono essere scadute e devono essere conservate correttamente I dati devono sempre essere registrati sul diario glicemico In caso di gravi deficit visivi, il test deve essere effettuato da un familiare Il numero delle misurazioni è da definire in base all’obiettivo metabolico e al tipo di terapie in atto: in generale le misurazioni devono essere effettuate: - nel paziente insulinotrattato: più volte al dì (cambiando ogni volta gli orari) e , nel caso di trattamento intensivo, prima di ogni somministrazione di insulina rapida - nel paziente non insulinotrattato: 1 – 3 volte la settimana In particolare le misurazioni devono essere intensificate in caso di: controllo metabolico insufficiente o diabete instabile impostazione o cambiamento della terapia con ipoglicemizzanti orali e/o insulina malattie intercorrenti I controlli devono essere effettuati a rotazione: di mattino a digiuno, prima dei pasti, dopo 2 ore dal pasto, prima di andare a letto Controllare la glicemia notturna (ore 3) se c’è sospetto di ipoglicemia notturna Contattare il medico se in due controlli successivi la glicemia è >= 300 mg/dl Controllare anche le urine (chetonuria) in caso di malattia intercorrente (soprattutto nel diabete di tipo 1) Verificare periodicamente con il Medico se le procedure concordate per l’autocontrollo sono corrette. INDICATORI PER VALUTARE L’EFFICACIA E L’EFFICIENZA DELL’INTERVENTO • • • • • • • • • • • • Numero ricoveri per complicanze acute Numero visite mediche presso il curante Numero visite specialistiche diabetologiche Numero dosaggi HbA1c Numero visite oculistiche per fundus oculi Numero dosaggi creatininemia Numero dosaggi microalbuminuria Numero pazienti che hanno praticato autocontrollo BMI Valore medio HbA1c sul valore di riferimento Tipo di terapia Questionario sulla soddisfazione e qualità di vita dei pazienti TRATTAMENTO DM OBESO DIETA IPOCALORICA E INCREMENTO ATTIVITA’ FISICA Risultato non soddisfacente Rinforzo dieta e attività fisica Risultato soddisfacente Sintomatologia severa Risultato non soddisfacente FOLLOWUP INSULINA Aggiungere biguanide o acarbose In alternativa una sulfanilurea Risultato non soddisfacente Biguanide + sulfanilurea O Sulfanilurea + acarbose Risultato non soddisfacente TRATTAMENTO DM NON OBESO DIETA IPOCALORICA E INCREMENTO ATTIVITA’ FISICA Risultato non soddisfacente Rinforzo dieta e attività fisica Risultato soddisfacente Sintomatologia severa Risultato non soddisfacente FOLLOW UP INSULINA Aggiungere sulfanilurea provare acarbose se la glicemia a digiuno è normale Risultato non soddisfacente Aggiungere biguanide Risultato non soddisfacente GUIDA PER UNA SELEZIONE ADEGUATA DEGLI ALIMENTI DA UTILIZZARE NELLA DIETA DEL DIABETICO Alimenti Da preferire Da assumere con moderazione Olio di oliva, oli e margarine ricche in polinsaturi: girasole, mais, soia, arachidi Grassi Tutti i grassi devono essere limitati Carni * Pollo, tacchino, coniglio, vitello e manzo magro, cacciagione, prosciutto crudo magro, bresaola e speck Prosciutto cotto, maiale, agnello, carne in scatola Prodotti caseari e uova * Latte scremato, yogurt magro, formaggi poveri in grassi (ricotta fresca di vacca), albume d’uovo Pesce Ogni tipo di pesce bollito, in umido o al forno, tonno sott’olio sgocciolato o al naturale Ogni tipo di ortaggi sia freschi che congelati e, in particolare, minestrone, alcuni tipi di frutta fresca (mele, pere, nespole, fragole, albicocche, arance, pesche, lamponi) Pasta, riso parboiled, orzo Latte parzialmente scremato, formaggi a medio contenuto in grassi (caciotte fresche, parmigiano e mozzarella in piccole quantità) yogurt magro alla frutta, 1 – 2 uova intere a settimana Pesce fritto, frutti di mare Frutta, legumi verdura Cereali e Dolci e dolcificanti Liquirizia, dolcificanti acalorici (aspartame, saccarina) Altri alimenti Erbe, aromi, mostarde, pepe, aceto, limone, succo di pomodoro Tè, caffè, diet coke Bevande • Sa assumere solo occasionalmente Burro, lardo, strutto, margarine dure, oli vegetali di origine non conosciuta, oli di semi vari Frattaglie, carni grasse, pancetta, cotechino, würstel, salsicce, salami, paté, carne macinata e hamburger confezionati, pasticci di carne, pollo con pelle, capocollo, coppa Latte intero, crema, panna, formaggi ricchi in grassi (mascarpone, pecorino, provolone stagionato), yogurt intero Uova di (caviale) pesce Alcuni tipi di frutta fresca (banane, cachi, uva, fichi), patate Gateaux e purea di patate, frutta sciroppata, frutta secca Pane e farina bianca, riso, pasta all’uovo, fette biscottate, pizza napoletana, polenta, gnocchi, grissini, crackers Sorbitolo, fruttosio, miele Pane all’olio, pizza ripiena Sale per condimento e maionese a basso contenuto calorico Zucchero, marmellata, caramelle, creme, cioccolata, torrone, cornetti, torte, brioches, biscotti Condimenti a base di creme o formaggi, maionese Vino, birra, spremute di frutta Succhi di frutta, Coca – Cola, aranciata Alimenti il cui consumo va globalmente limitato; preferire, in sostituzione, legumi, ortaggi e pesce