Francesco Piccolo, E se c’ero, dormivo (Milano, Feltrinelli,
1998, pp.9-19)
Testo : testo pubblicato a stampa, con apparato genetico delle
cinque stesure precedenti
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Una volta Dario Contini, leader del Collettivo studentesco,
aveva attraversato la città sul mio motorino.
Ci pensavo circa due anni più tardi, un giorno che andai a
giocare la partita contro la prima in classifica, invece di correre
all’ospedale come avrei dovuto - e per questo Claudia mi aveva
lasciato, anche se non sapevo se stavamo davvero insieme; ci
pensavo quel giorno, quando mi dissero di Dario, e pensavo che
l’unico legame con lui era stato quello. E a quello avrei pensato
molti anni dopo quando avrei deciso di scrivere un romanzo su
Dario, e mi sarebbe tornato in mente prima quel giorno
dell’ospedale, della partita e di Claudia, e poi che quel giorno
avevo pensato a quell’altro giorno, quando ero stato così
stupidamente orgoglioso che Dario Contini avesse percorso le
strade della città, di fretta, sul mio motorino, sia pure senza
guidarlo.
Ma di tutto quel tempo ora la memoria ha schiacciato uno
sopra l’altro gli anni e i ricordi e tutte le parole che usavamo; c’è
soltanto una cosa che i miei occhi sanno mettere a fuoco: le
mani che si allungano verso terra, all’uscita degli spogliatoi, per
prendere uno dei palloni arancioni, il più lucido. Mi sembra di
sentirlo ancora, mentre lo tasto e lo rigiro tra le mani. E poi
sento la scarpa che più morbida affonda quasi nel parquet,
mettendo con l’ultimo passo il piede entro la linea del campo,
sperando, per tutto il tempo che starò qui, di riuscire a non
pensare ad altro.
(fine I sottocapitolo della sezione 1)
5 aveva] T4 aveva praticamente 16-26 Mancano fino a T6, dove l’editor
Feltrinelli scrive in int. sotto la r. 15 Cos’era quel mondo, qual è la
prospettiva, sia pur scentrata, da dove comincia questa storia e su due post-it
incollati poco sotto: Storia, non storia/ la sfocatura / mettere più indizi (sott.)
/ sfocatura vuole indizi / (fotografia…). L’autore, stimolato dall’editor,
scrive su tre foglietti a penna rossa e blu, datati i primi due 24-5-98 e
l’ultimo 26-5-98, vari incipit e varie versioni di quelle che diventeranno le
righe 16-26. Si riportano le varianti rispetto all’ultima versione datata 26-598. 17 ora] T6 ora, 18 tutte le parole che usavamo] T6 manca 19 soltanto]
T6 solo 22 le mani] T6 le mani, mentre camminando palleggio per vedere se
è gonfio 22-4 E poi… piede] T6 E poi con un ultimo passo metto il piede T7
E poi sento >sotto il piede< la scarpa che più… piede 25 qui] T6 lì 27-8 A
partire da T2 l’incipit (ossia rr. 1-15, essendo le rr. 16-26 aggiunte dopo, in
T6) è separato dal seguito con una riga bianca (6 rr. in T3). In T7 (bozze) il
primo sottocapitolo termina a r. 26 e con r.29 inizia il secondo.
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Era un boxer di colore blu, praticamente nuovo, e fino ad
allora non l’avevo mai prestato a nessuno - eppure non erano
pochi quelli che mi avevano chiesto di farci un giro; ma
rispondevo ogni volta che non potevo perché era ancora in
rodaggio, e quando è in rodaggio non si può in alcun modo
prestare perché se poi uno accelera troppo, il motore si può
ingolfare e restare ingolfato per sempre. Quanto dovesse durare,
e quali limiti di velocità indicasse il libretto delle istruzioni, non
lo sapevo; ma tanto c’era una convenzione tra tutti noi che ci
faceva andare a occhio, e non so spiegare come, ma lo sapevamo
bene quando era in rodaggio e quando non era più in rodaggio,
c’era un momento in cui sotto di noi sentivamo che il motorino
si era liberato, che potevamo lasciarci andare; era una
sensazione, nient’altro, non c’era un tempo preciso, né
invariabile, era un periodo non quantificabile, sfuggente, alla
fine del quale dicevamo che finalmente si poteva tirarlo al
massimo, il polso poteva scattare verso l’esterno e aprire tutto il
gas abbassando la spalla in avanti, il motorino poteva andare
fino a quanto poteva perché il rodaggio era finito.
29 boxer] T2 agg. int. su Garelli 50 30 eppure] T2 e 31 farci] T2 da fare 32
era] T2 da stava 33 in alcun modo] T3 manca 34 motore] T4 da motorino
35 restare] T7 restare >così<
sempre] T3 segue davvero, per sempre; io
non accelero, mi dicevano, ma non ci credevo e giuravo che però quando
sarebbe finito il rodaggio l’avrei prestato. Ma questo rodaggio non lo facevo
finire mai. (da giuravo a mai viene poi riscritto con agg. int. a penna blu alla
r. 56, dopo fidati])
durare] T2 effettivamente durare 37 una convenzione
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… noi] T spscr. a un sapere comune 38-50 a occhio… dicevamo] T2 a
occhio, valeva per motorini e macchine, ed era imprecisa e variabile, un
periodo costante eppure non quantificabile, sfuggente, alla fine del quale si
diceva che da ora si può finalmente cominciare a tirarlo al massimo, perché è
rodato; questo rodaggio adesso poi sembra sparito perché si dice – e anche
questa è una notizia saldamente incerta e imprecisa – che pare che le
macchine e i motorini escano dalle fabbriche già rodati, si dice che ci sono
degli appositi macchinari che fanno compiere il chilometraggio completo per
il rodaggio. Non si sa se è vero, come non si sapeva bene prima se e quanto
bisognava rodare un motore nuovo, in ogni caso ora bisogna cercare altre
credibili scuse per non dare in prestito il motorino o la macchina appena
acquistati. Ma allora no, quando dicevi (da Ma allora no a prima o poi (T,
r.53) agg. int. e a marg. a penna blu; da oppure (T, r.53) a fidati. (r.56) agg.
marg. a penna rossa)
39 era in] T4 spscr. a stava nel periodo del
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non…rodaggio] T non lo era più 40-2 c’era… nient’altro] T3 lo sentivamo
sotto di noi che il motorino si era liberato, era un fatto di sensazioni 45-7 il
polso… quanto poteva] T3 manca 46 abbassando la spalla] T4 manca
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Però anche se era finito, non lo dicevamo fino a quando non
ci conveniva dirlo. Se non avevamo voglia di prestarlo,
dicevamo con aria seria e dispiaciuta che era in rodaggio; ci
rispondevano con aria seria e comprensiva che vabbe’, allora
non faceva niente, perché anche loro ci erano passati - o ci
sarebbero passati prima o poi; oppure ci rispondevano che di
loro ti potevi fidare perché anche loro ci erano passati e non lo
avrebbero certo tirato al massimo, però mentre lo dicevano
sapevano che nemmeno loro - a loro volta - si sarebbero fidati.
Io giuravo però che appena il rodaggio fosse finito, l’avrei
prestato. Ma non lo facevo finire mai.
Così, il boxer blu, praticamente nuovo, se ne stava
parcheggiato in mezzo a tanti altri nel cortile del liceo, in una
mattina di sole invernale, con una catena rossa più volte
attorcigliata intorno alla ruota, cosa che rassicurava entrambi me e il motorino - sulle cattive intenzioni del terzo estraneo. E
avrebbe conservato la sua condizione di staticità fino a quando
non fossero intervenute perturbazioni dall’esterno.
Erano le dieci, le dieci e mezza al massimo, non più tardi, e
stavo tentando con molti sforzi e da almeno un’ora di infilare la
mano sotto la gonna di Cristina. Era una gonna di jeans con una
cucitura arancione che la attraversava tutta nel mezzo. Cristina
portava sempre jeans strettissimi o gonne di jeans, e in ogni caso
era sempre roba con cuciture rigide e spesse; avevo ormai le
mani arrossate, quasi piagate a causa degli sforzi contro i tessuti
resistenti e a causa degli sfregamenti contro la cucitura
arancione. Ma non era nemmeno questo il problema.
48 Però] T4 E (prima Ma non è che quando era finito, lo dicevamo) 48-50
Però…con aria seria] T3 e comunque anche se ci sembrava concluso, non lo
dicevamo fino a quando non ci conveniva dirlo – mentre ora pare che ci siano
degli appositi macchinari nelle fabbriche e prima che i motorini escano
vengono sottoposti a un rodaggio completo, e allora bisogna cercare altre
scuse per non prestare il motorino. Allora no, quando dicevi con aria seria…
Tutto il passo, fino a T, r. 56 è barrato a marg. a matita 57-8 Io…mai] T3
agg. int. a penna blu, trasp. da r. 35 (vedi) con corr. minime (però che] che
però
fosse] sarebbe) 58 avrebbe] T4 prima la sua condizione statica
sarebbe stata conservata fino a quando 59 Così… nuovo] T2 Il Garelli 50 blu
(Garelli sott.) 60 nel cortile del liceo] T4 agg. int. 61 più volte… alla] T2
incollata a una 63 motorino] T4 prima mio 63-5 E… dall’esterno] T3 trasp.
con segno di penna blu, da r.60 (dove si trovava tra lineette tra parcheggiato
e in) 65 fossero] T4 sarebbero 66 Erano… non] T2 Erano le nove e mezza,
al massimo le dieci, ma non 67 sforzi] T3 sforzi – a pensarci ora troppi – 69
nel] T3 proprio in 71 spesse] T6 pesanti stl. dall’editor 72 quasi] T3 manca
degli sforzi] T7 da delle forzature 72-3 a causa degli … e a causa degli
sfregamenti contro] T2 dalle … e dallo sfregare continuamente 73 resistenti
e a causa degli sfregamenti] T5 rigidi e degli sfregamenti 74 Ma non…
problema] T3 Ma non era questo il problema. Tanto lo sapevo bene che una
gonna di jeans ha una forza di opposizione non uguale ma leggermente
maggiore di una gonna qualsiasi, che poi non ne ha quasi nessuna, e quindi
sapevo che mi sarebbe costata un po’ più di fatica, ma era sopportabile. Non
era questo il problema. barrato a margine con penna nera e matita
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Erano le gambe di Cristina il problema. Ora ricordo che erano
gambe corte e avevano cosce grosse, ma allora non mi
importava: però erano serrate con ostinazione e rispondevano
con una forza di opposizione uguale e contraria alla mia mentre
tentavo di aprirle, e cominciavo a sudare molto sotto
l’abbondante maglione di pura lana, e per lo sforzo e la tensione
stava cominciando a sudare pure lei, eravamo vasi comunicanti,
e se ora fossi riuscito a infilare una mano sotto le calze avrei
finito per toccare cosce scivolose, bagnate - ma soltanto di
sudore. In ogni caso, non riuscivo a metterle le mani in mezzo
alle cosce sopra le calze, figuriamoci sotto.
75 Ora… erano] T4 prima Se ci ripenso, erano gambe corte e avevano cosce
gonfie – ma allora andavano T6 Erano (correzione dell’editor non accolta
dall’autore)
75-7 Ora ricordo … importava] T3 Erano gambe corte e
avevano cosce gonfie (T7 grosse), >a ripensarci,< ma allora andava bene così
77-81 con ostinazione… pure lei] T2 con una ostinazione che mi stava
facendo sudare molto sotto il maglione di pura lana abbondante che avevo, e
sentivo questo sudore formarsi lentamente, forse anzi di sicuro per lo sforzo e
la tensione stava sudando pure lei T3 con una… abbondante >e non lo sapevo
che avrei sudato tanto altrimenti il maglione me lo sarei tolto prima, e ormai
non potevo più farlo perché ero già troppo sudato e potevo prendere un colpo
di freddo;< sentivo questo sudore formarsi lentamente e ora forse anzi di
sicuro… pure lei T4  T (rispondevano con] opponevano
l’abbondante…
lana] il maglione di pura lana abbondante
pure lei] anche lei) 80
l’abbondante…lana] T6 da il maglione di pura lana abbondante (correzione
dell’editor, accolta dall’autore)
81 vasi] T2 come vasi 82 ora… sotto le]
2
T avessi messo le mani all’interno delle T4 ora fossi riuscito a infilare una
mano all’interno delle (T7 sotto le) 84 sudore. In ogni caso] T2 sudore; ma
tanto questo comunque non sarei riuscito a farlo avrei avuto bisogno di
arrivare su fino alla pancia, mettere la mano dentro e scendere fino a sotto
verso le cosce, allargando le calze il più possibile e tenendo il braccio storto,
con una concentrazione come quando cercavo qualcosa in fondo al cassetto e
potevo farlo sentendo solo al tatto – ma T3 sudore; >ma tanto questo
comunque non sarei riuscito a farlo perché avrei avuto bisogno di arrivare su
fino alla pancia, infilare la mano dentro e scendere fino a sotto da lassù, verso
le cosce, allargando le calze il più possibile< e tenendo il braccio storto, con
gli occhi fissi su un punto vuoto per la concentrazione, come cercando
qualcosa in fondo a un cassetto. E poi (da e tenendo a cassetto trasp. con
segno di penna blu a r. 105, dopo terreno)
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Delle sue gambe riuscivo a vedere, attraverso il tessuto
trasparente anche se spesso del nylon, le ginocchia arrossate
dallo sfregare delle calze una contro l’altra - vedevo questo
quando riuscivo a insinuare una mano per qualche centimetro
verso l’interno approffittando di un centesimo di secondo di
pausa tra un’opposizione uguale e contraria, e l’altra; e cercando
poi un punto di appoggio per sollevare il mondo, facevo perno
con il polso e allargavo le gambe di quel tanto e stavo sempre
attento a guardarci in mezzo, e allora vedevo queste ginocchia
rosse, abbassavo la testa senza abbandonare la tensione e
guardavo più in fondo, ma era buio, c’era soltanto buio sotto la
gonna; così quando lei riusciva a stringere di nuovo le cosce la
mano era ormai imprigionata, ma dovevo resistere, avevo
conquistato una posizione e non dovevo abbandonarla, faceva
male, stringeva e faceva male, avevo forzato facendo perno sul
polso e ora avevo la mano con il palmo rivolto verso il basso,
oppure verso l’alto, nemmeno questo capivo; ma in basso o in
alto in ogni caso così non potevo sentire nulla al tatto, e allora
facendo perno con le dita stavolta tentavo almeno di girarla, la
mano, però senza perdere terreno - avevo il braccio storto per la
posizione strana e lo sguardo fisso nel vuoto per conservare la
concentrazione e scavare, come quando capita di cercare
qualcosa in fondo a un cassetto; a quel punto lei capiva e
86 Delle …vedere] T3 Vedevo
87 le ginocchia] T3 le parti interne delle
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ginocchia 90 centesimo] T quarto 91 l’altra;] T7 l’altra,
cercando] T4
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prima facendo poi 91-3 e cercando … polso] T e facendo poi perno con il
polso (datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo) (il periodo tra
parentesi è sott. a penna nera con a margine l’app. più nel discorso che
rimanda implicitamente all’app. segnare le altre frasi comuni liceali e
inserirle a mano a mano scritto in int. a inizio capitolo sopra r.29 con la
stessa penna) 95-8 rosse…dovevo] T3 rosse e più in fondo il buio, soltanto
il buio sotto la gonna, la mano era ormai imprigionata tra le cosce che
stringevano ma dovevo 97 così… cosce] T4 agg. int. 98 ma] T4 agg. int.;
prima tra le cosce che stringeva ma dovevo resistere, anche se avevo il
braccio storto puntavo gli occhi in un punto vuoto per conservare la
concentrazione, come quando capita di cercare una cosa in fondo a un
cassetto 99-100 faceva male] T2 manca 102-3 l’alto… non] T2 l’alto ma
insomma così non 102 oppure] T4 da o con penna nera 103 così] T4 manca
104-5 la mano,] T4 agg. int. con penna nera 105-8 avevo… cassetto] T3
trasposta una prima elaborazione da r. 84 (vedi) T4 avevo… strana ma
puntavo gli occhi in un punto vuoto per conservare… cassetto T7=T 108-16
a quel… l’altra] T2 a quel punto però lei ci metteva ancora più forza, tutta
quella che aveva e richiudeva con più energia, facendo sbattere i menischi
contro con un rumore che a me sembrava impressionante, e che mi avviliva,
visto che dovevo ricominciare da capo.
108-10 T3 a quel punto…
impressionante] a quel punto lei capiva e ci metteva ancora più forza (uguale
massa in accelerazione) tutta quella che aveva e richiudeva con più energia
facendo sbattere i menischi contro con un rumore che a me sembrava
impressionante (con la frase tra parentesi sott. e idem scritto a margine, che
rimanda a rr. 91-93 116 l’altra] T3 l’altra – era un rumore impressionante, e
che mi avviliva, visto che ora mi toccava ricominciare da capo.
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richiamava tutta la massa in accelerazione e richiudeva con
più energia facendo così sbattere i menischi uno contro l’altro
con un rumore che si propagava in un’eco impressionante e che
risento ancora adesso, uguale, e che in tutti questo anni ho
temuto ogni volta che ho visto due ginocchia muoversi e
avvicinarsi pericolosamente, tanto che ancora dormo con le
mani infilate tra le mie, di ginocchia, per paura che di notte
senza controllo possano sbattere l’una contro l’altra. La mia
mano ora era chiusa là dentro, proprio come in un cassetto, ma
non potevo gridare che mi faceva male, no, altrimenti mi
avrebbe detto «e perché non la levi?», e no che non la levavo,
anzi bisognava di nuovo provare ad avanzare, bisognava
ricominciare con più decisione, forzare, e intanto che forzavo mi
dichiaravo, mi eccitavo, poi la minacciavo e poi cercavo di
persuaderla; la pregavo; sentivo le guance arrossate, le orecchie
infuocate e le gocce di sudore ormai colavano, le sentivo
formarsi sulle tempie, lente, facevano una specie di solletico, ma
io continuavo a parlare, non smettevo mai, perché adesso più
che forzare volevo convincerla, ma intanto che cercavo di
convincerla, forzavo, e dicevo frasi sconnnesse che poi a
ripensarci di notte nel letto avrei avuto la pelle d’oca e avrei
infilato la testa sotto le coperte per la vergogna.
117 ora] T3 intanto 118 potevo] T2 si poteva
no,] T2 manca T3 proprio no
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119 detto] T chiesto
no che non la levavo] T2 manca 120-1 bisognava
ricominciare… forzare] T2 manca 121 forzare] T3 forzare, forzare, >e se
conquistavo di nuovo un centimetro allora Cristina infilava in un attimo le
sue mani in mezzo alle cosce, anche lei ora, e così calava un passaggio a
livello tra me e l’obiettivo; e mica si rilassava, no, dovevo continuare a
forzare, a spingere, e dopo tanti sforzi arrivavo al massimo allo sbarramento
delle mani – e non voglio ripetere quali frasi sconnesse dicevo<
e intanto]
T4 prima forzare, anche se [ill.] non voglio ripeteva 123 la pregavo] T2
manca 124 le orecchie arrossate] T3 manca 125 formarsi] T2 manca
facevano… solletico] T2 manca T3 con un formicolio 128 frasi sconnesse]
T3 spscr. a cose 129-30 e avrei infilato] T2 e la necessità di infilare 130 la
testa sotto le coperte] T3 sott. a penna nera con in int. l’app. lo stesso per
Dario quando torna a casa dall’ospedale: e usa allora le stesse parole
(l’indicazione non sarà seguita) la vergogna] T2 vergogna verso me stesso
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Era ormai più di una settimana che avevamo occupato il
liceo, e io l’avevo passata a cercare di fare il percorso solito, ma
sentivo la pressione dei miei amici che mi chiedevano come mai
non ero ancora riuscito a metterle le mani in mezzo alle cosce;
del resto che ci potevo fare, i passaggi che dovevo fare li stavo
facendo, su questo stavo perdendo un po’ di tempo, è vero, e
mancava ancora la mano sotto le calze, poi sotto le mutandine e
poi, ma chissà a questo punto quando e se ce l’avrei mai fatta,
dovevo infilare il dito dentro. Era questo il risultato giusto. Ma
ci voleva pure il tempo che ci voleva.
Avevo cominciato così: l’avevo baciata tornando dal bar
all’angolo, e l’avevo fatto quando ero proprio sicuro, eppure non
era stato facile, avevo dovuto ripetermi ora girati e baciala, ora,
entro dieci secondi baciala perché sennò sei un vigliacco, o la
baci ora o non la bacerai mai più, e ogni volta rimandavo, fino a
quando lo feci con finta casualità - ci avevo pensato già più di
cento volte quella mattina, parlavo e ascoltavo ma non dicevo
niente e non capivo niente perché, intanto che parlavo e
ascoltavo, pensavo ora la bacio ora la bacio ora la bacio - e
mentre camminavamo abbracciati mi ero abbassato verso di lei e
mentre mi abbassavo pensavo se non lo fai ora se non lo fai ora;
e poi: ora punta alle labbra, se non si gira continui, se si gira le
dai un bacio sulla guancia come se avessi avuto intenzione di
darle un bacio sulla guancia, ma tanto se hai capito bene non si
girerà; mi avvicinavo e avevo capito bene, perché non si girava.
132-141 T3 ma…così:] Una prima stesura del passo è inserita per la prima
volta in T1b all’altezza corrispondente a r. 212 (v. T, r.51) trasp. qui in T4
133 sentivo] T4 prima i miei amici mi prendevano in giro 133-4 che mi
chiedevano… cosce] T4 perché non le avevo ancora messo le mani in mezzo
alle cosce 134 metterle] T7 da mettere 137 mancava] T7 >poi mi< mancava
137-8 e poi] T4 prima considerando che 139 T5 dovevo] manca
T4
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infilare] da infilarle 143 facile] T naturale
ripetermi] T dirmi 148-9
intanto … ascoltavo] T2 intanto 149 pensavo] T2 pensavo ininterrottamente
T3 pensavo senza mai smettere
e] T2 posposto a abbracciati (r.150) 150
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lei] T lei come per un gesto d’affetto e solo per caso avevo incontrato le sue
labbra – e non era mica vero, T3 lei e (agg. int. a penna blu su come per un
gesto d’affetto e casualmente avevo incontrato le sue labbra e trovandomi
labbra contro labbra l’avevo baciato (sic) ma senza averci pensato – e non era
vero perché cass.) 151 pensavo] T2 dicevo 152 e poi:] T3 e mi dicevo:
punta] T2 da punto
continui] continua 152 e 157-8 T7 alle labbra] da
verso la bocca 154 hai] T2 da ho 155-6 mi avvicinavo… baciammo] T2 mi
avvicinavo e non si girava, e ci baciammo
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Ci baciammo. Però poiché era successo casualmente - e
chissà se lei aveva pensato: si sta abbassando, si abbassa, se
punta alle labbra non mi giro non mi giro non mi devo girare avevamo continuato a camminare, come se noi due con quel
bacio non c’entrassimo, e con gli occhi chiusi avevamo perso
l’orientamento andando a sbattere contro il paraurti di una 127
parcheggiata con una ruota sopra il marciapiede, e quella volta
avevo sentito il rumore di uno dei miei menischi: ma avevo riso
e fatto finta di niente, e l’avevo baciata di nuovo ancora, seduto
sul cofano della 127 con lei addosso, un altro bacio più deciso
per farle dimenticare la goffaggine del primo, e per dimenticare
il dolore al ginocchio. Né avrei potuto baciarla con gli occhi
aperti per guardare avanti, perché chi baciava con gli occhi
aperti non era innamorato. Io non lo sapevo se ero innamorato,
perché non lo ero mai stato e non sapevo com’era: però non
volevo fare errori, visto che avevo appena cominciato, e allora
avevo chiuso gli occhi.
156 Ci] T3 E ci
era… casualmente] T2 l’avevamo fatto con finta casualità
156-7 e chissà… pensato] T6 e forse lei pensava (a marg. l’ann. dell’editor
anche lei nello stream?…) 157 si sta abbassando, si abbassa,] T3 agg. int. a
penna blu
158 non mi giro non mi giro non] T4 manca l’iterazione di non
5
mi giro T non mi giro, non mi giro, non T7=T
159-60 come… non
c’entrassimo] T2 manca
160 non] T3 segue è che
162 parcheggiata] T3
parcheggiata a spina di pesce
163 di uno] T4 agg. int.
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ancora] T di nuovo subito T ancora T5 =T
165 con] T3 e
165-6 T3 un
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altro … per] subito, per tentare di farle
166 T dimenticare] dimenticare
(per sempre, pensai che doveva dimenticarlo per sempre)
166-72 T3
goffaggine…occhi] goffaggine di quel primo bacio, e intanto che la baciavo
per la seconda volta come se fosse la prima, con una mano mi toccavo il
ginocchio che mi faceva molto male e pensavo: che stupido, che figura, ci
vorrebbe del ghiaccio – ma non potevo farci nulla, né del resto avrei potuto
baciarla con gli occhi aperti, guardando avanti, perché c’era questo fatto che
chi baciava con gli occhi aperti non era innamorato. E poi anche se non eri
innamorato dovevi baciare a occhi chiusi, perché dovevi almeno far credere
di esserlo. >Se poi volevi smetterla, allora bastava cominciare a baciare a
occhi aperti.< Io non lo sapevo se ero innamorato, perché non lo ero mai
stato, però non volevo fare errori (spscr. a smetterla), visto che avevo appena
cominciato
169 T4 Io non] prima e se l’altro apriva gli occhi perché non
era a sua volta innamorato
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Dopo, per ogni bacio c’era voluta fatica, perché una volta
poteva arrivare un professore, un’altra i compagni di scuola,
un’altra ancora l’avevo già baciata troppe volte, e così la mia
lingua sbatteva contro denti serrati con capriccio. Poi, seguendo
un percorso tracciato da generazioni, puntai al seno: toccando un
bassorilievo sopra il maglione di pura lana, in corrispondenza di
dove sapevo; e soltanto dopo molti tentativi e passaggi
obbligatori - un giorno sotto il maglione, un altro sotto la
camicia - riuscii alla fine a infilare la mano sotto il reggiseno e a
toccarle il seno. Nudo. Durante tutti quei tentativi mi aveva
bloccato ogni volta i polsi e mi aveva baciato con voluttà,
mentre prima faceva tante storie: poi ho capito che cercava di
riportarmi sempre al passaggio precedente, pur di non farmi fare
quello successivo; mi faceva fare ogni volta la verifica, e io la
verifica non la volevo fare, volevo fare i passaggi successivi per
arrivare al risultato finale. E anche ora, mentre con metodo
deduttivo tentavo di raggiungere l’inguine - soltanto sopra le
mutandine e le calze, è chiaro, agli altri due passaggi ci avrei
173 Dopo] T3 prima Erano stati baci brevi, perché aveva vergogna cass. con
penna blu 175 l’avevo già baciata] T7 da mi aveva già baciato
volte,] T2
3
volte, e allora basta 176 Poi] T Dopo un po’ 177 un percorso] T3 il
percorso
tracciato] T2 già tracciato 177-9 toccando… sapevo;] T2 aveva
una tettina piccola piccola, che a stento si intuiva sopra il maglione di pura
lana, T3 aveva una tettina piccola piccola, che a stento si intuiva
(bassorilievo) sopra il maglione di pura lana (con (bassorilievo) spuntato. con
penna blu e sopra cerchiato a matita) T4T (toccando] prima facendolo da
sopra il maglione bassorilievo] rilievo
pura] manca) 180 un giorno…
un altro] T2 un giorno agg. int. … un altro spscr. a poi con pennarello nero
182 il seno. Nudo.] T3 nudo, con due fasi ancora, quella senza poter slacciare
il reggiseno perché eravamo ancora nei giorni della furtività, cioè io le
toccavo il seno ma lei non lo accettava ufficialmente; e quella definitiva con
il reggiseno slacciato e spazio e tempo illimitati. T5 da il seno nudo. 184-8
T2 poi ho capito… finale] sott. poi capii che cercava di riportarmi sempre al
passaggio precedente, pur di non farmi fare il passo successivo
(LINGUAGGIO PIù MATEMATICO QUI) quindi cassato da il passo a
QUI) e spscr. l’operazione successiva, invece di andare avanti per
raggiungere il risultato >della equazione< mi faceva fare la verifica e io la
verifica non la volevo fare, volevo fare i passaggi successivi per arrivare al
risultato finale T4=T 188-9 T3 con metodo deduttivo] manca, mentre l’app.
(metodo deduttivo) segue spuntato a matita in seguito (r. 191). Vedi rr.91-3
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pensato in seguito - lei si alzava la maglia e accompagnava la
mia mano sopra il seno piccolo e già libero del reggiseno: ecco
che ancora tentava di farmi appassionare all’operazione
precedente, ma io ero ormai concentrato su quella successiva e
non apprezzavo né godevo più di massaggiarle i capezzoli, lo
facevo con distrazione, sfregavo e sfregavo per farle provare un
po’ di piacere perché così si abbandonava - ma abbandonarsi è
poi davvero troppo - e io prima con l’altra mano, poi con
entrambe, tentavo di ripartire per forzare quella chiusura
ostinatissima, quelle ginocchia che parevano incollate, quei
menischi ormai frantumati, facevo pressione facendo finta di
non fare troppa pressione, e dicendo ancora altre stupidaggini:
perché era giusto che a quel punto aprisse le gambe, solo un
poco, non c’era proprio niente di male, stavamo o non stavamo
insieme, del resto non lo avrei fatto mai più e non le avrei
chiesto mai più niente (avevo detto così a ogni passaggio,
eppure non mi vergognavo di ripeterlo), dài poco poco, dieci
secondi non uno di più, cinque, cinque soltanto e conto veloce,
così: unoduetrequattrocinque, anzi conta tu va bene?, al cinque
chiudi e io levo la mano, te lo giuro su quello che vuoi, su mia
madre, deve morire in questo momento, giuro.
192-3 il seno… ancora] T3 la tettina già nuda, senza reggiseno (ma quando lo
aveva slacciato?) sott. a matita e cass. con penna blu da senza a slacciato?)
T4 >una tettina già< il >piccolo< seno piccolo: ecco che ancora 193 tentava]
T3 tentava disperatamente 199 di… quella] T2 di forzare ancora una volta
quella 203 perché] T3 sul perché a quel punto] T2 manca 204 proprio] T3
manca 204-5 stavamo o … resto] T2 manca 206 così] T3 questo 207 dài
poco poco] T2 un poco poco T3 dai un poco poco T7 dài >un< poco poco 208
non uno di più] T3 dieci 209 conta] T7 da conti
anzi… bene?] T2 agg. int.
anzi conti tu va bene,
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E lei: «No, ti prego, no».
Era seduta sul banco del corridoio dove di solito stava il
bidello, e io la attaccavo in piedi. Anche se tutte le porte erano
aperte sulle aule vuote, era semibuio - e sotto la gonna di
Cristina era ancora più buio, però era bello perché così la
cucitura arancione diventava catarifrangente.
Così ci trovò Claudia. Mi aspettavo che ridesse. Non rise.
Fece come se Cristina non ci fosse.
«Ti sto cercando da un’ora. Dobbiamo chiederti un favore, e
non devi dire di no.»
Dobbiamo chi?
«Abbiamo saputo che stanno per liberare Di Costanzo e
Dario è ancora a casa a dormire. Bisogna andarlo a prendere. Ci
serve il tuo motorino.»
213 Era] T3 prima non cass. Io non volevo nemmeno forzare troppo perché
ero esausto, perché sudavo, perché quando diceva “ti prego” un po’ mi
commuovevo, ma sentivo addosso la pressione dei miei amici che mi
sfottevano perché erano quasi dieci giorni e io ancora non le avevo messo le
mani in mezzo alle cosce, sopra e non sotto oltretutto. Ma che ci potevo fare,
il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare, i passaggi che dovevo fare li
stavo facendo, su questo passaggio stavo perdendo un po’ di tempo, è vero,
considerato che dovevo ancora metterle la mano sotto le calze e poi sotto le
mutandine e poi, ma chissà a questo punto quando e se ce l’avrei mai fatta,
infilarle un dito dentro. Era questo il risultato giusto. Ma ci voleva pure il
tempo che ci voleva. Riquadrato a penna blu da che mi sfottevano al termine
e spostato rielaborato alle rr. 132-40 in T4, mentre il resto viene espunto
213-7 Era… catarifrangente] T3 Stavamo nell’ultimo corridoio del liceo,
semibuio – e sotto la gonna di Cristina era ancora più buio, però era bello
perché la cucitura arancione era catarifrangente – con tutte le porte aperte
sulle aule vuote. Lei era seduta sul banco del corridoio dove di solito stava il
bidello , e io la attaccavo in piedi. con app. a marg. questa parte di Cristina
un po’ più breve riferita a tutto il passo (da cui poi anche l’eliminazione del
§ prec. in T3) T4T (Era] da Quando Claudia ci trovò lei era
tutte le porte
erano] le porte erano tutte
diventava] T4 agg.int. a penna rossa su era,
cerchiato) 219 Così] T2 Fu così che 219-20 Non… Fece] T3 Non rise
invece, e fece 225 è] T5 sta
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Stava parlando proprio del mio boxer blu a presa diretta
cilindrata cinquanta avuto in regalo il giorno del mio
quattordicesimo compleanno dai miei genitori e che mai nessun
altro fino a quel momento aveva avuto la fortuna di mettere in
moto e guidare nemmeno per un giro nel parco perché era in
rodaggio e si poteva ingolfare.
Ma Di Costanzo stava per essere liberato, e in un momento
così importante Dario Contini capo riconosciuto del Collettivo
studentesco del liceo Garibaldi avrebbe attraversato la città sul
mio motorino; e poi a Claudia non avevo mai detto di no (prima
di cominciare a farlo sarebbe passato ancora molto e molto
tempo) e Cristina sembrava esausta, con ginocchia rosse e
menischi spappolati e se non avessi perso altro tempo, se non le
avessi fatto prendere fiato, avrebbe ceduto. La chiave della
catena era in tasca. Mi girai di spalle per prenderla perché avevo
un’erezione intestardita e forse avevo anche i jeans un po’
macchiati da quel liquido acquoso e trasparente che veniva fuori
ogni volta che mi strusciavo contro Cristina. Allungai il braccio
per darle la chiave.
«Stai attenta perché sta in rodaggio, e riportamelo subito.»
«Grazie,» disse. E mi diede un bacio sulla guancia destra a
volerla vedere dalla parte mia e sinistra a volerla vedere dalla
parte sua.
Il fatto che Claudia mi baciasse mentre avevo un’erezione mi
rese euforico; se mettiamo pure l’apprensione per il motorino e
227 boxer] T2 nuovissimo Boxer (Boxer spscr. a Garelli 50) T4 Boxer 228
cilindrata cinquanta] T3 manca T4 spscr a quarantotto cavalli
il giorno del]
T2 al
mio] T4 manca 229 genitori] T3 genitori che me l’avevano fatto
trovare in garage con un fiocco rosso 230-1 mettere in moto] T2 accendere
232 ingolfare] T5 inserito il punto a capo
235 Garibaldi] T2 spscr. a
7
XXXXXXX sott. 236 avevo mai detto di no] T da avevo ancora detto una
sola volta no 237 ancora] T4 manca 239-40 e se… ceduto] T2 e lo sapevo
che stava per cedere, però non dovevo perdere tempo 240 ceduto.] T3
ceduto, lo sapevo. 241 era] T2 stava 242 intestardita] T2 incontrollata 2423 forse… veniva] T2 forse i jeans erano un po’ macchiati di quel quasi sperma
acquoso che mi veniva (quasi sperma sott.) 246 riportamelo] T4 ri- agg. int.
247-9 E… sua] T2 E mi diede un bacio forte sulla guancia 248 volerla
vedere… volerla vedere] T3 vederla… vederla 250-1 Il fatto… euforico] T2
Un bacio sulla guancia da Claudia mentre avevo un’erezione, questo non era
mai successo T3 Fu un bacio molto bello perché non mi aveva mai baciato
mentre avevo un’erezione, e questo mi rese euforico 251 pure] T4 spscr. a
poi a penna rossa apprensione] preoccupazione
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l’orgoglio di servire la causa, tutto questo mi fece sentire più
forte e deciso: mi avvicinai a Cristina e passai le mani sui
menischi e spinsi in fuori con tutta l’energia che mi restava,
strozzando l’urlo che saliva istintivo dalle corde vocali, e prima
che lei, spiazzata, riuscisse a chiudere le gambe, il palmo della
mia mano già avvinghiava tutta la parte che c’era in mezzo alle
cosce - che poi non era altro che ancora nylon delle calze, e pure
più consistente per quella specie di rinforzo che c’è all’altezza
dell’inguine; tutto quello che sentii dopo tanti sforzi era nylon, e
per un tempo brevissimo, con Cristina che intanto mi dava pugni
dietro la schiena e urlava, mentre io tenevo la faccia affondata
nel suo maglione, e non respiravo più.
Strappai via la mano di colpo, tanto sapevo che condizione
necessaria e sufficiente era occupare la posizione una prima
volta, dopodiché non l’avrei più persa, da domani Cristina non
avrebbe opposto più resistenza, anzi, da domani avrebbe
allargato le gambe e avrebbe accompagnato la mia mano con la
sua, decisa verso il rinforzo di nylon, per impedirle di salire
verso l’alto a cercare l’elastico delle calze e infilarsi sotto; cosa
alla quale da domani avrei effettivamente pensato, ma chissà se
stavolta sarei riuscito ad andare ancora avanti, chissà se non
avrei dovuto aspettare la primavera, quando le calze sarebbero
scomparse.
252 di servire] T3 che io e lui stavamo finalmente servendo 252-3 più forte e
deciso] T2 eccitato, forte e deciso T3 più forte e più deciso 253-4 mi
avvicinai… e] T2 manca 254 spinsi] T7 da tirai
l’energia… restava] T2 la
3
forza che avevo T la forza che avevo, senza pudore 256 spiazzata] T2
sorpresa
chiudere] T3 richiudere 257 avvinghiava] T2 già avvinghiava
con forza 258 cosce] T2 gambe di Cristina
e pure] T6 manca 260 nylon]
4
2
T nylon delle calze 262-3 schiena… più] T schiena, e tenevo la mia faccia
affondata nel suo maglione 262 urlava] T4 segue forse piangeva 264 di
colpo] T3 anteposto a strappai 265-70 occupare… calze] T2 raggiungere una
posizione che non avrei più perso, e lei da ora in poi non avrebbe fatto più
resistenza, perché non doveva succedere la prima volta, ma poi… e anzi,
avrebbe allargato le gambe e mi avrebbe invitato a tenere la mano salda su
quel rinforzo di nylon, me l’avrebbe guidata, pur di non farmi cercare la
molla delle calze T4  T (opposto] spscr. a fatto
salire] risalire
l’elastico… infilarsi] l’elastico delle calze per poi infilarsi)
271 da
domani… pensato] T2 avrei già pensato dalla volta successiva
272-4
stavolta… scomparse.] T2 stavolta per andare avanti avrei dovuto aspettare la
primavera, quando avrebbe tolto le calze. Ma ora poco importava, ce l’avevo
fatta, e poteva bastare./ “Vado fuori a vedere cosa succede perché sono un
po’ preoccupato per il motorino”. E andai via. T3 stavolta sarei riuscito ad
andare ancora avanti, chissà che non dovevo aspettare la primavera, quando
avrebbe tolto le calze. Ma adesso poco importava: ce l’avevo fatta, per oggi
poteva bastare./ Le dissi che era meglio che andavo fuori a vedere cosa
succedeva perché non sapevo se Claudia lo sapeva guidare bene il motorino
ed ero un po’ preoccupato. Insomma me ne andai. T4 stavolta … chissà se
non avrei dovuto aspettare la primavera, quando le calze sarebbero
scomparse. Ma adesso m’importava poco: ce l’avevo fatta, poteva bastare.
Dissi che ero preoccupato per il motorino, e me ne andai.
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