Puntodincontro
I PROGRAMMI
Elezioni Politiche 2006
Programmi (in ordine alfabetico).
AIIE
ALTERNATIVA INDIPENDENTE ITALIANI ALL’ESTERO
- Aiutare lo sviluppo dei canali radio-Tv italiani.
Assicurare risorse adeguate per la stampa (radio, Tv, giornali ed Internet) italiana. Far conoscere in Italia il contributo degli italiani all’estero e portare in Italia un’immagine
moderna degli italiani all’estero.
- Agevolare le risorse per i Com.It.Es. e mettere più
in evidenza il loro importante ruolo.
- Facilitare le relazioni commerciali tra l’Italia ed i
Paesi del nostro collegio elettorale. Stimolare l’importazione
in Italia di prodotti e servizi curati da italiani in America del
nord e centrale. Lavorare con le istituzioni pubbliche e private per migliorare i collegamenti aerei tra l’Italia e
l’America del nord e centrale.
É nostro impegno lavorare con professionalità al servizio di
tutti gli italiani residenti nel nostro collegio elettorale. In
America del nord e centrale ci sono italiani originari da 20
regioni, le opinioni sono tante, i problemi da affrontare,
però, sono uguali per tutti e non si risolvono affidandosi alle
ideologie, bensì al pragmatismo.
- Lavorare per un equo trattamento pensionistico.
Collaborare coi patronati per fornire una maggiore assistenza sociale. Garantire l'assistenza sanitaria agli italiani
all'estero che rientrano per un soggiorno in Italia
Rappresentare gli italiani di questo vastissimo territorio ––
grande quattro volte l’Europa –– sarà una sfida che porteremo avanti con onore ed umiltà. Chiediamo la vostra collaborazione, i vostri con sigli ed i vostri suggerimenti affinché, assieme, senza essere condizionati da ideologie politiche, possiamo affrontare le nostre reali problematiche, alcune delle quali sono qui indicate:
- Migliorare i servizi consolari, impegnandoci a
lavorare con le istituzioni.
Ampliare l'offerta delle scuole italiane, promuovere l'insegnamento della lingua e della cultura italiana. Facilitare i
rapporti culturali con l’Italia e fare dei giovani i protagonisti del nostro futuro.
Ottenere più contributi per le associazioni culturali, nazionali e regionali.
4
MARZO 2006
Puntodincontro
I PROGRAMMI
LA CASA DELLE LIBERTÀ
E' dunque ancora sul vecchio campo che ora dobbiamo e
possiamo fare una nuova semina. Quelle che seguono sono
alcune proposte che si sommano al nostro programma del
2001 ed all'azione in corso da parte del nostro Governo.
Sono proposte concentrate in settori specifici, che vanno
dalla finanza pubblica all'ordine pubblico, dal fisco allo sviluppo economico, dalla competitività alla ricerca, dal Sud
fino alla nostra speranza di vivere e far vivere gli italiani in
una società più solidale.
PUNTO 1: LA FAMIGLIA.
COSA FAREMO IN FUTURO
1) Continueremo nella realizzazione del nostro
piano di riforme e di modernizzazione del Paese.
2) Continueremo la nostra politica estera consolidando il ruolo da protagonista del nostro Paese grazie alla
sua nuova credibilità internazionale
Riaffermeremo il nostro impegno nei confronti dell'Europa
(nel rispetto dei vincoli di bilancio e delle normative comunitarie), la nostra alleanza con gli Stati Uniti d'America e la
promozione nel mondo di istituzioni libere e democratiche.
3) Continueremo nell'azione di ammodernamento e
di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e nella
azione di contrasto ai privilegi, ai favoritismi e agli sprechi.
4) Continueremo a creare opportunità di lavoro per
tutti, soprattutto per i giovani e per le donne.
5) Continueremo ad aumentare la sicurezza dei cittadini.
6) Continueremo nella nostra azione di aiuto e di
sostegno alla famiglia, garantendo servizi pubblici sempre
più di qualità nella scuola e nella sanità. E introducendo il
quoziente familiare.
7) Continueremo la realizzazione del piano decennale delle grandi opere e l'azione di valorizzazione dei beni
culturali quale fondamento della nostra identità e volano di
sviluppo economico.
8) Continueremo a sostenere le imprese, ed in particolare le
piccole e le piccolissime imprese, che sono gli insostituibili
motori dello sviluppo economico e del mercato e continueremo nella politica di sostegno del made in Italy, garanzia di
creatività e qualità in tutto il mondo.
9) Vareremo un importante programma di edilizia
per chi necessita di una casa.
10) Ridurremo il costo dello Stato in modo da far
pagare meno tasse ai cittadini.
Noi non dobbiamo cambiare campo. Come è evidente
abbiamo già il nostro campo: il nostro programma di
Governo e l'azione coerente e continua che ne è seguita,
superando difficoltà e ostacoli nuovi ed imprevisti.
MARZO 2006
1. La famiglia, intesa come comunità naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, è al centro di molte
misure già varate in questi anni e sarà il centro privilegiato
del rapporto fiscale basato sul criterio del quoziente familiare.
2. Il "Bonus bebè" per favorire la natalità. Sostegno
alle famiglie meno agiate per l'acquisto di latte artificiale,
fino a sei mesi di età dei nuovi nati.
3. Creazione sul modello francese, di un libretto
vincolato per ogni nuovo nato, per aiutare le famiglie nel
costo degli studi. Sostegno alle famiglie per una effettiva
libertà di scelta educativa tra scuola pubblica e scuola privata.
4. Prosecuzione del piano di investimenti in asili
aziendali e sociali, attraverso detassazione e fondi pubblici.
5. "Bonus locazioni", per aiutare le giovani coppie e
i meno abbienti a sostenere l'onere degli affitti.
PUNTO 2: SUD.
Piano decennale straordinario per il superamento della questione meridionale
1. Potenziamento, completamento e realizzazione
delle infrastrutture previste nel piano (porti, reti stradali e
autostradali, Alta capacità ferroviaria, Ponte sullo stretto).
2. Federalismo fiscale solidale e misure di fiscalità
di Sviluppo (compensativa) a favore delle aree svantaggiate.
3. Zone e porti franchi.
4. Contrasto alla criminalità organizzata.
5. Sviluppo Banca del Sud.
PUNTO 3: SVILUPPO ECONOMICO E COMPETITIVITA.
1. Creazione di un ulteriore milione di posti di lavoro, avendo come obiettivo la piena occupazione con particolare
attenzione al Sud.
2. Le liberalizzazioni negli anni '90, avrebbero
dovuto essere fatte prima delle privatizzazioni od in parallelo a queste e non dopo. E' stato fatto il contrario creando
così monopoli o quasi monopoli.
Occorre quindi più concorrenza nella gestione dei
servizi in settori nevralgici come le banche, le assicurazioni,
l'energia, le autostrade, le telecomunicazioni.
5
Puntodincontro
Introduzione del principio della libera, immediata e gratuita "portabilità" del proprio conto da una banca all'altra
(come per i telefonini) per far crescere la competizione bancaria.
3. Nuova legge sulle professioni.
4. Per far ripartire l'economia:
I detassazione degli utili reinvestiti in attivi produttivi;
II prosecuzione e sviluppo della riduzione del
cuneo fiscale;
III detassazione integrale degli straordinari;
IV rimborsi IVA in tempo commerciale (da 60 a 90
giorni), per lasciare liquidità nelle imprese;
V obbligo di versamento IVA solo dopo il reale
incasso della fattura, per non penalizzare le imprese che già
hanno problemi di clientela insolvente.
5. Sviluppo ulteriore della nuova legge sui distretti
industriali.
6. Basic Tax del 5% omnicomprensivo, per microiniziative di giovani o anziani.
7. Abolizione totale della
tassa sulle piccole insegne commerciali.
8. Graduale progressiva
riduzione dell'IRAP.
9. Riduzione IVA sul turismo, sul modello della Francia.
10. Misure fiscali di incentivo per l'attrazione in Italia di residenti esteri (come in altri Paesi).
11. Microcredito: superare
da un lato l'usura e dall'altro lato il
costo delle banche, utilizzando la
sede degli sportelli postali per combinare la massa del microrisparmio
con la domanda di microfinanziamenti per piccoli investimenti produttivi. Soprattutto da
parte dei giovani.
12. Agricoltura: completamento del disegno strategico di questi anni da realizzare attraverso:
- definizione d'intesa con le Regioni di un programma unico per integrare e coordinare gli interventi comunitari, le politiche di mercato, la ristrutturazioni delle grandi
filiere nazionali, lo sviluppo delle misure e il sostegno dei
distretti agricoli e agroalimentari introdotti con l'ultima
legge finanziaria;
- consolidamento dei nuovi mercati locali di prodotti alimentari e di servizi nonché del rapporto diretto tra
imprese agricole e consumatori;
- realizzazione di un Piano Unico di Sviluppo rurale di concerto con le Regioni;
- investimenti sul capitale umano per garantire un
ricambio generazionale;
6
I PROGRAMMI
- rilettura della normativa sulla caccia e sui parchi
alla luce delle più recenti esperienze applicative.
PUNTO 4: FISCO.
1. Proroga e attuazione della Legge delega per la
riforma fiscale (2003), con l'obiettivo di portare la pressione
fiscale sotto il 40% del prodotto interno lordo, con focalizzazione sulla famiglia attraverso una "no tax area" specifica.
In particolare, si terrà conto della composizione del nucleo
familiare (quoziente familiare), del lavoro della casalinga
(lavori di cura), dei disabili e degli anziani a carico.
2. Avanzamento delle misure di contrasto all'evasione fiscale già contenute nella legge finanziaria: riforma
della riscos sione esattoriale, potenziamento della partecipazione dei Comuni all'accertamento tributario.
Nuove misure per attivare il contrasto d'interessi tra prestatori di servizi e consumatori sul modello della detrazione
del 36% per i lavori dell'edilizia abitativa.
3. Riforma degli studi di settore che sono alla base
degli accertamenti tributari partendo
dalla conoscenza oggettiva delle realtà territoriali. In questa logica coinvolgendo anche i Comuni.
PUNTO 5: FINANZA PUBBLICA.
Dentro la struttura della nostra finanza pubblica, come si è via via formata
in questi ultimi trenta anni, noi vediamo emergere 5 punti caratteristici
essenziali:
a) l'attivo è superiore al passivo. Il
patrimonio pubblico (circa 1.800
miliardi di euro) è in specie superiore
al debito pubblico (circa 1.500 miliardi di euro);
b) tutto il passivo è collocato come debito pubblico
sul mercato, mentre la parte di attivo che potrebbe essere
collocata e valorizzata sul mercato, fatta da azioni, aziende,
immobili, crediti, diritti di concessione, etc. (fino al 40% del
totale, fino a circa 700 miliardi di euro) è ancora in mano
pubblica;
c) simmetricamente, il grosso del risparmio privato
è direttamente ed indirettamente investito in passività (ed
in specie in titoli del debito pubblico) e non in attività;
d) mentre quasi tutto il debito pubblico è del
Governo centrale (dello Stato), il grosso del patrimonio pubblico che può essere collocato e valorizzato sul mercato circa i due terzi del totale - è dei Governi locali (Regioni,
Province, Comuni).
Da ultimo, mentre il Governo centrale (lo Stato)
tende a privatizzare, molti Governi locali seguono il processo opposto tendendo a pubblicizzare;
e) mentre quasi tutto il prelievo fiscale è centrale
(dello Stato), la parte crescente della spesa pubblica discrezionale è locale (di Regioni, Province, Comuni).
La nostra proposta è un grande e libero patto tra Stato,
MARZO 2006
Puntodincontro
I PROGRAMMI
Regioni, Province, Comuni, risparmiatori ed investitori.
Un patto che:
- realizzi il federalismo fiscale solidale, di cui all'art.
119 della Costituzione. L'attuazione di questo federalismo
fiscale è ormai da tutti considerata necessaria. Non sarà
causa di aumento, ma all'opposto di riduzione della spesa
pubblica.
Maggiore trasparenza dei conti, maggiore efficienza, minore evasione e minori sprechi. Soprattutto maggiore e più
diretto controllo da parte dei cittadini sul governo della cosa
pubblica;
- riduca il debito dello Stato, immettendo sul mercato una quota corrispondente di patrimonio pubblico;
- offra a risparmiatori ed investitori maggiori e
migliori opportunità di impiego privato dei loro capitali.
Gli effetti finali attesi sono: abbattimento del debito pubblico; minore costo del debito pubblico
residuo; maggiore trasparenza, responsabilità ed efficienza della spesa pubblica; rilancio dell'economia.
Solo su questa base, non aumentando le
tasse sulla casa, sul risparmio, sulle partite IVA, ma abbattendo la manomorta
del debito pubblico, l'Italia può ripartire.
L'effetto positivo cumulato atteso è stimabile in termini di 1 punto di prodotto interno lordo di minore spesa pubblica corrente e di 1 punto di prodotto
interno lordo di maggiore crescita.
Sommando questi effetti con gli effetti dell'azione concreta
già avviata contro l'evasione fiscale, per ridurla del 30%
(con la riforma delle esattorie, con il potenziamento della
partecipazione dei Comuni all'accertamento, con il potenziamento dell'amministrazione finanziaria, con il progetto
della riforma dal basso e non dall'alto degli studi di settore),
possiamo assumere che tutte le ipotesi di intervento di
finanza pubblica presenti in questo programma siano
ampiamente coperte.
PUNTO 6: CASA.
1. "Piano casa": realizzazione del piano attraverso il
riscatto da parte degli inquilini delle case di proprietà pubblica e conseguente finanziamento di mutui per acquisto,
affitti e costruzione di abitazioni per giovani coppie, nonché
forme di "RISPARMIO CASA" sul modello tedesco e
austriaco.
2. Detassazione degli investimenti in riscaldamento
e/o difesa termica delle abitazioni.
3. Detassazione degli investimenti per la costruzio
MARZO 2006
ne nelle città di nuovi posti-auto sotterranei.
4. Fondo pubblico di garanzia per i mutui contratti
dai condomini per le opere di manutenzione e/o ristrutturazione.
5. Stabilizzazione definitiva delle norme fiscali (IVA
+ Imposte dirette) sui lavori di ristrutturazione edilizia.
6. Applicazione della Legge Obiettivo anche alle
città con agevolazioni agli interventi di riqualificazione
urbana/demolizioni/ricostruzioni.
PUNTO 7: SANITA’.
1. Completamento del piano per l'eliminazione
delle liste d'attesa.
2. Incremento dei fondi per la ricerca sanitaria.
3. Riforma della Legge 180 (malati di mente), fortemente avvertita dalle famiglie.
4. Educazione sanitaria nelle scuole.
5. Misure di prevenzione per le popolazioni giovanili e quelle immigrate.
PUNTO 8: RICERCA ED ENERGIA.
1. Libera trasformabilità delle
Università in Fondazioni, in
modo da aprire le università italiane ai
contributi della società civile, al mercato, all'estero.
2. Incremento degli investimenti
pubblici in ricerca pubblica e privata.
3. Importazione tale e quale dalla
Francia in Italia dei 4 "fondi di fondi"
per finanziare gli investimenti in ricerca.
4. Raddoppio della detassazione
degli utili se reinvestiti in ricerca ed
innovazione tecnologica.
5. Realizzazione dei rigassificatori già autorizzati
(Nord, Centro, Sud) per ridurre la nostra dipendenza dall'estero.
6. Realizzazione di termovalorizzatori eliminando
lo scandalo della spedizione all'estero dei rifiuti solidi urbani (applicando il principio di responsabilità nazionale e
locale: tanto si produce, tanto si deve smaltire).
7. Incentivi alla diversificazione, alla cogenerazione,
all'uso efficiente di energia, alle fonti rinnovabili (vere, non
assimilate), dal solare al geotermico, dall'eolico alle biomasse, ai rifiuti urbani, per ridurre i costi dell'energia per le
famiglie e per le imprese.
8. Diversificazione del funzionamento degli
impianti elettrici ad olio combustibile attraverso il ricorso al
carbone pulito.
9. Partecipazione ai progetti europei di sviluppo del
nucleare di ultima generazione.
PUNTO 9: SOCIETA ‘SOLIDALE.
1. Incremento ad 800 euro delle pensioni minime,
7
Puntodincontro
oggi a 551 euro e mantenimento del potere di acquisto delle
pensioni, attraverso il recupero dell'inflazione.
2. Agevolazioni per le persone oltre i settant'anni,
come ad esempio: eliminazione canone TV; carta oro per
accesso gratuito a viaggi ferroviari, teatri, cinema, stadi, etc..
3. Continuità nell'assegnazione di libri di scuola
gratuiti per le famiglie meno agiate ed estensione fino al 18°
anno di età per garantire la fruizione del diritto/dovere
all'istruzione.
4. Stabilizzazione del 5x1000 ed estensione all'intera
quota di imposte per volontariato, non-profit, ricerca, etc..
5. Introduzione di un secondo 5x1000 a sostegno
delle famiglie con disabili.
6. Tesseramento ed assicurazione gratuita dei giovani che praticano sport.
7. In conseguenza dell'abolizione della leva obbligatoria, potenziamento del servizio civile nazionale, per i giovani, su base volontaria.
PUNTO 10: GIUSTIZIA E SICUREZZA TERRITORIALE.
I PROGRAMMI
7. Attuazione dei principi costituzionali del giusto
processo per una maggior tutela delle vittime e degli indagati.
8. Riformulazione dell'attuale normativa anche
costituzionale in tema di responsabilità penale, civile e
disciplinare dei magistrati, al fine di aumentare le garanzie
per i cittadini.
9. Completamento della riforma del codice di procedura civile con ulteriore snellimento dei tempi di definizione e particolare incentivo alle procedure extra giudiziali.
10. Riforma della normativa civile e penale relativa
ai minori con l'istituzione del Tribunale della famiglia.
11. Riforma del codice penale in conformità ai principi del punto 4 (certezza della pena) e del codice di procedura penale in conformità del punto 7 (giusto processo).
Questo programma completa e qualifica quanto è stato realizzato nella passata legislatura, consolidandone i risultati e
rendendo irreversibile la trasformazione e la modernizzazione del Paese.
Terminare l'opera intrapresa nella legislatura 2001/2006 con
il completamento della riforma dei codici e la definitiva
razionalizzazione delle leggi esistenti con particolare attenzione ai seguenti punti:
1. Sicurezza del territorio. I cosiddetti piccoli reati
sono un grande problema per i cittadini: furto in appartamento, furto d'auto, spaccio di droga, prostituzione, etc.
La repressione di questi reati deve essere fatta con l'inasprimento delle pene, in loco ed in tempo rapido, correggendo
tanto le leggi degli anni '90 che hanno allontanato gli Uffici
giudiziari dai territori dove erano commessi i reati, quanto
attuando l'art. 106 secondo comma della Costituzione.
2. Aumento fino a diecimila unità dei poliziotti e dei
carabinieri di quartiere e fondi di incentivazione per le polizie locali.
3. Rafforzamento del contrasto all'immigrazione
clandestina e ingresso dei lavoratori nel Paese nei limiti stabiliti dalle quote, con precedenza ai Paesi che garantiscono
la reciprocità dei diritti.
4. Certezza della pena, prevedendo che i condannati con sentenza definitiva scontino effettivamente la pena
inflitta (con particolare attenzione per i reati contro la persona).
Per i reati minori previsione di pene alternative al
carcere quali i lavori socialmente utili al fine del reinserimento sociale del condannato.
5. Inasprimento delle pene per i reati di violenza sui
minori e sulle donne e gratuito patrocinio a favore delle vittime di tali reati.
6. Completamento della riforma dell'ordinamento
giudiziario. Dopo la distinzione delle funzioni tra Pubblico
Ministero e Giudice già realizzata nella legislatura
2001/2006 è necessario passare ad una riforma di ancor
maggior garanzia per i cittadini arrivando alla separazione
delle carriere.
8
MARZO 2006
Puntodincontro
I PROGRAMMI
L’UNIONE
• l’opportunità di individuare le forze che possano favorire
una nuova internazionalizzazione dell’Italia, già perseguita
e impostata dai governi di centro – sinistra. La presenza
nelle aree mondiali di maggior peso politico ed economico
di comunità di origine italiana consolidate, integrate e in
grado di pesare sulla vita dei paesi di appartenenza costituisce un riferimento di grande valore per la proiezione mondiale dell’Italia;
• la possibilità di trovare un significativo riferimento per la
transizione che il paese sta vivendo, soprattutto riguardo
all’esigenza di integrazione di centinaia di migliaia di
migranti che lo scelgono come primo o stabile approdo del
loro percorso di liberazione dal bisogno.
2. L’UNIONE: SERVIZIO E DIALOGO.
Proposta elaborata unitariamente dalle forze politiche aderenti al L’Unione.
1. Una scelta strategica
2. L’Unione: servizio e dialogo
3. Le premesse ideali e politiche
4. Le indicazioni programmatiche
A) Voto e rappresentanza
B) Lingua, cultura e informazione
C) Diritti e solidarietà
D) Relazioni economiche, commerciali e professionali
1. UNA SCELTA STRATEGICA.
L’impegno per i diritti e le esigenze degli italiani all’estero
rappresentano per L’Unione una scelta strategica per assicurare ai connazionali all’estero, nelle nuove condizioni del
mondo, la tutela politica, sociale, economica, giuridica che
la Costituzione repubblicana garantisce a tutti i cittadini,
indipendentemente dalla loro residenza.
L’attenzione per i diritti e per le problematiche sociali e culturali non si ferma, tuttavia, ai cittadini italiani all’estero.
Per l’entità e le caratteristiche che la nostra emigrazione ha
avuto nel corso di oltre un secolo essa si estende anche sulla
più vasta realtà delle persone di origine italiana, che in
diverse parti del mondo sono oggi diverse diecine di milioni.
Questo impegno trova ragioni di ulteriore motivazione nel
contesto internazionale nel quale l’Italia è chiamata ad operare. Il collegamento con la vasta diaspora che il nostro
Paese ha nel mondo consente di corrispondere a un complesso di fondamentali interessi, come:
• l’esigenza di collocarsi nella globalizzazione non in modo
ideologico ed astratto, ma dinamico e critico e, soprattutto,
in collegamento con la rete dei soggetti che ne possano rappresentare contesti reali, contraddizioni e potenzialità;
MARZO 2006
Una strategia di attenzione e di valorizzazione della presenza di origine italiana nel mondo deve superare l’atteggiamento di distacco e di rimozione che la cultura e le classi
dirigenti del nostro paese hanno tradizionalmente avuto
verso l’emigrazione. Il riconoscimento del voto per corrispondenza contribuisce a fare uscire gli italiani all’estero da
una condizione di tutela e di cittadinanza dimezzata, nel
senso di favorirne l’inserimento in una dialettica civile e
politica piena ed autonoma, che li renda partecipi e protagonisti degli orientamenti che li riguardino.
In questa direzione, L’Unione orienterà i suoi sforzi in una
duplice direzione: favorire questa più diretta e libera partecipazione degli italiani all’estero alla vita civile e politica italiana, sostenere decisamente il processo di integrazione nei
paesi di residenza. Per questo, L’Unione si impegnerà a sviluppare il ruolo di servizio e la costante ed attiva presenza
tra le nostre comunità che già l’Ulivo negli ultimi anni ha
avviato.
E’ una scelta che nasce dalla convinzione che sia giusto operare in termini di coalizione e di unità per ridurre drasticamente il tasso di frammentazione e di concorrenzialità partitica esistente nel quadro politico nazionale, che in ambienti tanto diversi da quello italiano, spesso abituati a lunghe
esperienze bipolari o addirittura bipartitiche, rischierebbe
di creare confusione tra i connazionali e preoccupazione
presso le autorità locali.
L’Unione, inoltre, si porrà come attento interlocutore e fattore di valorizzazione delle diverse espressioni del mondo
associativo e sindacale, che rappresentano un’inestimabile
ricchezza democratica e che vanno sostenute nel loro sforzo
di rinnovamento e di rilancio.
3. LE PREMESSE IDEALI E POLITICHE.
Questi sono i più importanti presupposti ideali e politici sui
quali L’Unione fonda la sua proposta programmatica per gli
italiani all’estero:
9
Puntodincontro
• Perseguire una grande politica di rilancio dell’immagine,
della cultura e del ruolo dell’Italia nel mondo, che può esse
re di beneficio al paese e di sostegno all’identità ed al prestigio delle nostre comunità.
Il centro – sinistra ha saputo ridare, dopo la grave crisi degli
inizi degli anni ’90, dignità all’Italia e credibilità alle sue
classi dirigenti a livello internazionale.
Oggi questi risultati si sono praticamente dissolti dopo la
prova di governo del centrodestra, che si è caratterizzata
per: – mancanza di autonomia nei rapporti internazionali,
che si è manifestata nell’atteggiamento acritico verso l’amministrazione statunitense e dal sabotaggio della politica
estera e di sicurezza comune dell’Unione Europea; – per la
forte personalizzazione degli atti di governo, spesso criticati anche fuori dai confini nazionali da organi indipendenti
come l’Economist, il Time ed il New York Times; – per la
discutibile statura dei suoi gruppi dirigenti.
Nelle scelte di ampio respiro
assunte dal centro – sinistra
vanno considerate la convocazione dell’incontro dei parlamentari
di origine italiana, la realizzazione della Prima Conferenza degli
Italiani nel Mondo e, soprattutto,
le modifiche della Carta fondamentale, che hanno consentito di
iscrivere per tre volte il nome
degli italiani all’estero nella
nostra Costituzione.
• Sospingere verso livelli sempre
più elevati il percorso di integrazione delle nostre comunità in
modo che partecipino in forma
sempre più ampia alla formazione delle classi dirigenti dei
paesi di residenza.
Questo processo non va semplicemente evocato in termini
retorici, come fanno di continuo alcuni esponenti del centro
– destra, ma sostenuto con una costante ed intelligente tessitura di alleanze politiche e di accordi diplomatici e con
l’adozione di politiche culturali, formative e commerciali
che rafforzino l’identità e il protagonismo delle nostre
comunità d’origine. Esso, inoltre, va collocato in una dimensione interetnica ed interculturale affinché lo sviluppo
sociale si accompagni all’acquisizione di valori condivisi di
convivenza e di rispetto della persona.
• Contribuire non solo a recuperare un concetto alto di italianità, indebolitosi a seguito della crisi dello stato nazionale e dell’affermazione di nuovi modelli culturali che hanno
preso il sopravvento sulla grande tradizione culturale italiana, ma anche a modificarne i contenuti, in modo che possa
rispecchiare più adeguatamente la molteplice e variegata
10
I PROGRAMMI
presenza di tutte le persone portatrici di comuni valori e
radici culturali, in qualunque parte del mondo essi vivano.
Anche su questo punto non si può non marcare una distinzione con alcuni esponenti del centro – destra e, in particolare, con le posizioni del Ministro per gli italiani nel Mondo.
Egli, infatti, insistendo su un messaggio di italianità tradizionale e nazionalistico mantiene un approccio ormai anacronistico rispetto alla reale condizione delle nostre comunità, fortemente integrate nei contesti locali. Nello stesso
tempo, esclude di fatto un dialogo con le nuove generazio
ni, che hanno verso il paese di origine un rapporto più aperto e dinamico.
Un’impostazione di tal genere, per altro, limita anche la rappresentazione all’estero dell’Italia, che non è più soltanto un
paese portatore di una secolare e prestigiosa cultura, ma
anche un sistema complesso e
moderno capace di interagire su
molteplici piani. Ne è una prova
la diaspora che coinvolge i settori intellettuali e scientifici,
costretti all’espatrio dalla storica
carenza di risorse nel campo
della ricerca scientifica italiana, e
che trovano in molti paesi avanzati ospitalità ed occasioni di
lavoro e di affermazione. La rete
degli scienziati e dei ricercatori,
anzi, se attivata e collegata con il
sistema della ricerca italiana, può
essere una concreta dimostrazione delle potenzialità collegate ad
un rapporto aperto e dinamico.
L’idea di identità che L’Unione
assume è, invece, quello di un
orizzonte articolato ed ampio,
che non si limita al sedimento storico accumulato nell’ambito “metropolitano”, ma comprende le esperienze ed i valori
costruiti attraverso l’impegno e il cambiamento di coloro
che in tutto il mondo discendono da una comune radice culturale e che hanno avuto modo di misurare i loro orientamenti con quelli di altro segno e di altra origine.
• Superare un’interpretazione statica e propagandistica
degli italiani nel mondo come “risorsa”, evitando da un lato
distorsioni economicistiche, dall’altro idealizzazioni lontane
dalla realtà.
Le nostre comunità non sono pezzi di mercato tendenzialmente orientati verso i prodotti ed i servizi del nostro sistema produttivo. Esse devono essere più complessivamente
considerate, oltre che per il beneficio che possono arrecare
alla nostra bilancia dei pagamenti, per il fertile patrimonio
di esperienze, di cultura, di valori, di relazioni umane e professionali, di stimoli di rinnovamento che possono offrire
alla società italiana.
MARZO 2006
I PROGRAMMI
Nello stesso tempo, è necessario superare una visione semplicistica della “risorsa”, intesa come fluente sorgente di
benessere. Il riferimento a due delle situazioni più dolorose
degli ultimi tempi – l’esposizione al terrorismo ed alla guer
ra di comunità inermi e il coinvolgimento di strati sociali
diffusi nell’acuta crisi che alcuni paesi del Sud America
attraversano – basta a provare il contrario. Per questo, le
potenzialità delle comunità di origine italiana non possono
essere adeguatamente valorizzate se non sono collegate ad
una serie di impegni politici e culturali chiaramente ispirati
da orientamenti di pace e di sicurezza, di solidarismo, di
cooperazione internazionale e di sostegno allo sviluppo dei
paesi arretrati o in difficoltà, di centralità della cultura e
della formazione, di impulso alla realizzazione di reti comunicative, di affermazione di valori identitari aperti e relazionali, di costruzione di interculturalità. Anche su questi
punti, le differenze e, talvolta, le distanze con il centro –
destra sono notevoli.
• Coniugare l’impegno verso le persone interessate da condizione di disagio sociale e verso le comunità coinvolte in
situazioni di crisi economico-finanziaria devastante con la
costruzione di una cittadinanza forte e solidale.
Si verifica una tendenza a riprodurre nel tessuto delle nostre
comunità le contraddizioni che si manifestano nelle diverse
aree del mondo, alle quali esse sono naturalmente esposte.
Solo il centro – sinistra è nella condizione di dialogare
costruttivamente nello stesso tempo con i governi e le forze
politiche più attenti alla ricerca di soluzioni solidali e con i
movimenti critici della globalizzazione disponibili a concorrere a grandi obbiettivi di riforma economica e sociale. Solo
il centro – sinistra, dunque, può tentare di conciliare il dinamismo delle comunità insediate nelle società avanzate del
mondo con il bisogno di solidarietà di quelle collocate in
aree marginali e di crisi.
L’asse intorno al quale tentare di annodare questi complessi rapporti intrecciando sviluppo, diritti e atti di solidarietà
è quello di una comune cittadinanza che riesca a dare risposte alle attese di vita fondamentali come all’impulso di iniziativa e di miglioramento, al bisogno di giustizia come
all’aspirazione ad una sempre maggiore libertà.
In questo senso, nonostante le difficoltà che il processo di
unificazione e di allargamento dell’Unione europea ha
conosciuto in questi ultimi tempi, va intensificato l’impegno
per il conseguimento di una sempre più matura cittadinanza europea, che tuteli i diritti di cittadinanza non solo di chi
è nato, ma anche di chi risiede e lavora da un congruo
tempo in uno degli stati membri.
Per questo, si esprime un orientamento favorevole alla scelta del voto per le formazioni politiche locali in occasione
delle elezioni europee, se questa opzione corrisponde alla
libera scelta dell’elettore.
MARZO 2006
Puntodincontro
• Collocarsi chiaramente nel campo dei costruttori di pace,
soprattutto di fronte alle tragiche contraddizioni della presenza militare in Irak, alla persistente tensione della questione israelo-palestinese, al livello gravissimo raggiunto dagli
attentati terroristici.
Nessun dubbio può esistere sia nella condanna senza appelo del terrorismo sia nella solidarietà verso tutti i Paesi che
hanno subito atroci attentati indirizzati a popolazioni inermi. La preoccupazione che si manifesta riguarda, semmai, la
parzialità e l’inefficacia di una risposta al terrorismo costruita prevalentemente con atti di forza, senza un’attenta ed
efficace bonifica politica, sociale e culturale dei serbatoi di
odio che si sono accumulati nel passato più recente.
L’aumento delle tensioni con il mondo arabo, per altro,
rischia di elevare ulteriormente la spirale del terrorismo e di
alimentare diffusi orientamenti xenofobi, che finirebbero
con il rafforzare le forze più conservatrici e retrograde dei
diversi paesi. L’anello più sensibile della conflittualità etnica diventerebbe fatalmente la legislazione predisposta per
gli stranieri e, in particolare, per gli immigrati, che dall’11
settembre in poi – ad esempio –, per la naturale esigenza di
rafforzare le misure di controllo, ha subito una regressione
preoccupante in quasi tutti i paesi occidentali. Il mondo dell’immigrazione ha, dunque, un interesse diretto a fare in
modo che la pace sia il presupposto naturale dello sviluppo
delle società moderne e dell’affermazione di principi di tolleranza, di incontro e di reciproca comprensione, dai quali
dipendono la condizione reale di milioni di migranti e le
prospettive di miglioramento della loro vita.
4. LE INDICAZIONI PROGRAMMATICHE.
L’Unione si propone di costruire la sua proposta programmatica sulla base di una larga consultazione che da un lato
dovrà coinvolgere coloro che in diversi campi operano a
contatto con le comunità italiane all’estero, a partire dalle
espressioni del mondo associativo e sindacale, dall’altro
potrà vedere la partecipazione diretta dei rappresentanti
delle stesse comunità, che saranno chiamati ad esprimere le
esigenze fondamentali delle rispettive realtà ed a comporle
in un quadro generale realistico e compatibile.
Le indicazioni qui riportate, dunque, rispondono all’intento
di offrire una base di discussione e di approfondimento.
Esse saranno ridefinite alla fine di un percorso di intenso e
costruttivo dialogo con i protagonisti diretti della vita delle
nostre comunità.
Queste iniziali proposte saranno raccolte in quattro punti
fondamentali:
A) Voto e rappresentanza;
B) Lingua, cultura e informazione;
C) Diritti e solidarietà;
D) Relazioni economiche, commerciali e professionali.
11
Puntodincontro
A conclusione, saranno svolte sommarie considerazioni sul
percorso organizzativo che si potrà seguire per sviluppare
L’Unione all’estero, sapendo che la marcata diversità delle
situazioni ambientali impegnerà ad uno sforzo di ricerca di
soluzioni specifiche e dotate di un elevato tasso di autonomia, allo scopo di corrispondere quanto più è possibile ad
un’esigenza di concretezza e ad una richiesta di democraticità.
I PROGRAMMI
so per quanto possibile alle risorse locali, la semplificazione
delle procedure.
Sullo sfondo, comunque, resta il problema della riforma
della legge sulla cittadinanza, soggetta a sollecitazioni di
segno contraddittorio, sulla quale è opportuno aprire una
riflessione ad ampio raggio, anche per superare le situazioni più anacronistiche che si sono determinate con il passare
del tempo.
A) VOTO E RAPPRESENTANZA.
Il voto per corrispondenza è per la democrazia italiana una
prova originale e complessa, che vede l’inedita partecipazione di alcuni milioni di cittadini italiani, sparsi in ogni
parte del mondo, spesso con scarsi collegamenti con la
società d’origine, anche a causa dell’incuria e della dimenticanza dello stato, alla vita politica del paese e alla definizione degli equilibri di governo.
Il presupposto essenziale è costituito dalla correttezza e
dalla regolarità delle operazioni di voto e dall’offerta di
un’adeguata ed equilibrata informazione sui dati fondamentali della situazione italiana. Da questi elementi dipenderà la credibilità di questa delicata affermazione di cittadinanza.
Il motivo di maggiore preoccupazione risiede nel persistente e forte scompenso, quantificabile intorno ai due milioni di
posizioni (700.000 registrati solo nell’AIRE e 1.3000.000
compresi solo negli elenchi consolari), che ancora si manifesta tra i dati ufficiali dell’AIRE e quelli risultanti dagli elenchi consolari. Le soluzioni finora adottate per realizzare un
corretto elnco degli elettori hanno consentito progressi
ancora non sufficienti a garantire questo fondamentale diritto ad un numero soddisfacente di elettori. La soluzione proposta dal Governo di colmare le lacune con una gigantesca
operazione di mailing, che porterebbe a congelare la situazione di coloro che non rispondono ad una lettera dei consolati, non è convincente se non è accompagnata da un programma specifico di informazione, sostenuto da risorse
certe ed adeguate, e dal coinvolgimento di associazioni e
patronati, che vivono ogni giorno a contatto diretto con le
nostre comunità. Il tempo che resta è ormai brevissimo:
senza decisioni concrete ed immediate il diritto di voto, di
fatto, sarà negato a milioni di cittadini.
Prioritariamente va affrontata l’emergenza che da alcuni
anni si manifesta in America Latina in ordine alle richieste
di cittadinanza. Anche se la tumultuosa domanda è sospinta da ragioni sociali di domanda di lavoro, è in ballo un fondamentale diritto che non può essere eluso o rinviato di
anni. La risposta vera risiede nell’impegno di riorganizzazione e di qualificazione della rete diplomatico – consolare,
che rappresenta un’indifferibile esigenza generale e che proprio in America Latina può dare i suoi migliori risultati,
favorendo il decentramento e la verifica di idoneità degli
uffici esistenti, l’apertura di nuovi, la revisione delle piante
organiche con aumenti di organico ragionevoli e con il ricor
12
La delicata opera di informazione dei titolari del voto è
appena agli inizi. La pur necessaria corrispondenza inviata
dai consolati, che sconta l’imprecisione degli indirizzi, non
sembra sufficiente. Si tratta di avviare, dunque, un’opera
più sistematica di comunicazione tramite convenzioni con i
Patronati, il coinvolgimento delle associazioni, il ricorso alla
stampa ed ai micromedia locali, non solo di lingua italiana.
Per questa vasta iniziativa di informazione preventiva
occorrono – lo ripetiamo – risorse adeguate e certe.
Una seconda dimensione dell’impegno informativo riguarda l’esigenza di questi milioni di potenziali elettori di avere
le informazioni essenziali sulla vita civile e politica italiana.
In questa direzione si deve migliorare la presenza e la qualità di Rai International, favorire convenzioni della Rai con
emittenti straniere, attivare la rete di presenza italiana nel
mondo (Istituti di Cultura, Università, scuole pubbliche,
Camere di Commercio, patronati ecc.). Vanno inoltre urgentemente definite le regole di trasparenza e di “par condicio”
da seguire per un’attività informativa rivolta ad una platea
tanto vasta e differenziata, senza escludere anche la creazione di uno specifico organismo di garanzia sull’uso degli
strumenti pubblici di comunicazione in occasione delle
campagne elettorali.
Per quanto attiene alla formazione delle liste, l’orientamento di fondo comune alle forze de L’Unione è quello dell’unità e della semplificazione. Esse si impegnano ad operare per
favorire la maggiore aggregazione possibile dei soggetti che
si presenteranno al voto, riconducendo allo schema di un
chiaro e sereno rapporto bipolare il confronto programmatico ed elettorale. Le scelte concrete relative alle liste e alle
candidature saranno ispirate da un criterio di flessibilità,
allo scopo di aderire alla specificità delle situazioni ambientali e delle quattro ripartizioni nelle quali la Circoscrizione
Estero è stata suddivisa. Per le candidature, l’orientamento
è quello di evitare automatismi e meccaniche trasposizioni
di partito, favorendo, invece, sulla base della più ampia e
democratica consultazione, le espressioni più autorevoli e
riconosciute delle nostre comunità.
La prossima elezione di rappresentanti diretti dei cittadini
italiani all’estero nel Parlamento nazionale costituisce un
punto di svolta che induce da un lato a fare un primo bilancio della vita e della funzione degli istituti di rappresentanza delle comunità (COMITES e CGIE), dall’altro a riorganizzarne collocazione e ruoli.
MARZO 2006
I PROGRAMMI
Anche senza ignorare forme di disaffezione e di distacco
diffusi nelle comunità, è possibile esprimere un giudizio
complessivamente positivo, soprattutto se si considera che
in particolare i COMITES hanno dovuto subire la pratica
limitativa e burocratica del MAE e la limitatezza e il cronico
ritardo dei fondi necessari a garantirne la vita.
Queste serie difficoltà, tuttavia, non possono indurre in
alcun modo a seguire l’onda di posizioni sostanzialmente
qualunquistiche, ma debbono spingere a moltiplicare gli
sforzi per perfezionare questi insostituibili strumenti di
organizzazione e di animazione democratica delle comunità.Lo stesso concetto di comunità resta in un limbo di artificio e di astrazione se non viene inteso come entità complessa ed articolata sul piano sociale, culturale e politico, capace
di sviluppare un dinamismo legato alla vita associativa,
all’intervento dello Stato e delle Regioni italiane, all’attività
della rete degli enti di servizio e di promozione della cultura e degli scambi, ai flussi di informazione, alla rete di relazioni comunicative, tradizionali e/o avanzate. Questo complesso sistema, anche per il livello di integrazione e di cultura raggiunto dalle diverse generazioni di italiani all’estero, non può essere più inquadrato negli schemi paternalistici e clientelari che l’hanno finora sorretto. Esso deve ispirato da un principio di autonomia e ruotare intorno a un
perno di autogoverno credibile ed efficiente. Occorre scommettere,
dunque, nonostante i loro limiti e la difficile prova affrontata, sulle istanze di confronto democratico e di autogoverno
in funzione da alcuni anni, che vanno rilanciate, sostenute,
riformate.
La prossima formazione di una delegazione parlamentare,
inoltre, induce a ridefinire in modo più preciso la collocazione e la funzione del CGIE, che ha assorbito finora in modo
prevalente le funzioni di interfaccia delle istituzioni italiane,
in particolare del Governo e dei due rami del Parlamento.
Le esigenze di fondo possono essere così riassunte:
a) dare respiro ed allargare il rapporto di legittimazione democratica di questi organismi. Finora il vincolo di
partecipazione è rimasto confinato ad una percentuale
ristretta di votanti sul totale dei cittadini aventi diritto, che
a loro volta costituiscono una base ancora più limitata della
comunità di origine italiana. I COMITES, come organismo
di rappresentanza di base, debbono invece poter raccogliere le istanze dell’intera comunità, oriundi compresi, anche
per gettare un ponte verso le nuove generazioni che sono
più sensibili a richiami culturali, professionali o di modelli
di vita piuttosto che all’esercizio di una formale cittadinanza.
L’assunzione del voto per corrispondenza per il rinnovo di
COMITES e CGIE potrebbe già essere una molla efficace per
una maggiore partecipazione. Così, la previsione di alcune
incompatibilità, la limitazione della rielezione a due mandaMARZO 2006
Puntodincontro
ti, l’indicazione di quote per donne e giovani potrebbero
concorrere a rendere più fluido il ricambio, ad evitare fenomeni di “cristallizzazione” e ad articolare qualitativamente
la rappresentanza.
b) Rafforzare il ruolo di rappresentanza diretta e
generale dei COMITES, dotandoli di risorse adeguate a sviluppare una reale iniziativa di animazione della comunità
di riferimento.
La legge approvata nel corso della corrente legislatura ha
raccolto solo in parte le proposte di riforma avanzate dal
CGIE. Se ne è distaccata soprattutto per quanto riguarda i
poteri e l’autonomia dei COMITES e la possibilità di interloquire direttamente con le autorità locali. Essi debbono essere messi nella condizione di sviluppare la loro funzione di
raccordo delle iniziative inerenti ai processi di integrazione
e di costruzione di rapporti interculturali. Essi, inoltre,
hanno competenza nella rilevazione delle esigenze della
comunità e nella definizione della proposta per la formazione dei Piani Paese. Per questo occorre adeguare le risorse
finanziarie necessarie al loro funzionamento, per fare in
modo che passino da un regime di ordinaria amministrazione a una possibilità concreta di realizzazione di iniziative.
c) Riconsiderare il ruolo del CGIE, in quanto la presenza di parlamentari provenienti dall’estero copre lo spazio dei rapporti con il Governo ed il Parlamento finora ad
esso riservato. La sua funzione, tuttavia, resta essenziale per
corrispondere ad alcune fondamentali esigenze, che altrimenti non troverebbero adeguata risposta. Prima di tutto,
infatti, è opportuno pensare ad una presenza in ambito
nazionale per realizzare un maggiore coordinamento dei
COMITES e dare loro una voce unitaria, per concorrere a
definire i Piani Paese e, soprattutto, per relazionarsi alle
autorità nazionali in tema di promozione della comunità, di
integrazione e di interculturalità. Un secondo livello di operatività è l’espressione di proposta e di pareri obbligatori
riguardo alle politiche assunte dalle istituzioni italiane. Una
terza dimensione di intervento è la partecipazione alla
Conferenza permanente Stato-Regioni-CGIE.
Come si vede, non si tratta di una funzione di semplice raccordo tra COMITES e delegazione parlamentare, ma di
un’istanza di rappresentanza generale che, proprio per questo, deve essere aperta anche ai non cittadini, la maggioranza, e meritevole di avere una piena legittimazione, anche
attraverso l’elezione diretta.
B) LINGUA, CULTURA, INFORMAZIONE.
Il voto e la rappresentanza, in tutte le sue articolazioni, sono
solo strumenti di relazione democratica delle comunità con
il paese d’origine. Lo sviluppo e il rinnovamento di questi
rapporti, soprattutto in direzione delle generazioni nate nei
paesi di insediamento, del tutto prevalenti con il passare del
tempo, dipenderanno dalla coerenza, efficacia e continuità
delle politiche di promozione culturale che saranno adotta
13
Puntodincontro
te. Esse finora sono state realizzate al di fuori di qualsiasi
visione generale, da soggetti istituzionali (Parlamento,
Governo, Regioni, Enti Locali) che hanno moltiplicato e
sovrapposto i loro interventi e con riferimento a strumenti
frammentati e poco coordinati. Oggi vi sono almeno due
importanti novità che vanno consapevolmente assunte e
sostenute: l’avvio dell’esperienza dei Piani Paese, diretti a
raccogliere – a livello nazionale – le esigenze inizialmente
solo di ordine culturale e a inserirle in un quadro programmatico; la Conferenza Stato-Regioni-Province AutonomeCGIE, che ha il compito di coordinare in modo permanente
questi diversi organismi, definendo le linee generali di
intervento verso le comunità all’estero e avviando una linea
progettuale che possa consentire il raccordo e luna migliore
qualificazione delle azioni operative.
La proposta di cultura italiana, volta a soddisfare una
domanda crescente sia tra le giovani generazioni d’origine
che tra gli stranieri, deve superare la tradizionale declinazione monoculturale che ha portato tradizionalmente a
puntare in modo quasi esclusivo sul grande retaggio umanistico-rinascimentale. Della cultura italiana occorre sapere
proporre anche dimensioni più concrete ed attuali, come
quelle legate alla scienza ed alla tecnologia, alle espressioni
moderne del Paese, alla cultura d’impresa, in particolare nel
campo delle piccole e medie aziende, alla moda ed al
design, alla cultura materiale, con grande attenzione per la
gastronomia, allo stile di vita.
Prima ancora, è tempo di ripensare, come già si è detto, il
presupposto etico-culturale sul quale fondare le politiche in
questo campo, allargando l’orizzonte del concetto di identità. Il punto focale di una nuova proposta non può essere
esclusivamente l’affermazione di un patrimonio, per quanto illustre, fermo nel tempo, ma un progetto di relazioni
interculturali e di costruzione di reti, che vale sia nel campo
dei rapporti degli italiani con coloro che arrivano nel nostro
paese sia nel campo dei rapporti con chi lo ha lasciato o
viene dall’esperienza storica dell’emigrazione. Per questo, è
tanto importante proporre all’esterno una visione aperta
dell’identità quanto recuperare, soprattutto nei processi formativi, la storia dell’emigrazione italiana (non come materia, ma come nucleo tematico interdisciplinare) per trasmettere ai giovani un importante patrimonio di tolleranza, di
integrazione, di interculturalità.
I PROGRAMMI
ne italiano come volano della proposta culturale del nostro
Paese. Se la legislatura, come è probabile, si chiuderà senza
la riforma di questi organismi, sarà grave la responsabilità
di chi ha impedito un’attesa e giusta soluzione.
Un fattore forte e specifico di identità è quello della lingua
italiana all’estero. Essa sta vivendo la contraddizione di
arretrare, con l’emergere delle nuove generazioni, nella pratica comunicativa diretta (almeno nelle vulgate dialettali) e
di essere richiesta in modo crescente come lingua di cultura
e professionale. Lo strumento normativo usato per sostenerne e diffonderne l’insegnamento (la legge 153) in termini
sostanzialmente contributivi e con l’idea di un intervento
rivolto a figli di emigrati destinati a tornare in Italia, ha fatto
il suo tempo. Si avverte, soprattutto, la mancanza di una
visione programmatica e d’insieme. Anche in questo caso la
proposta di riforma, avanzata dal CGIE e articolata in indicazioni puntuali, è sprofondata nelle circuitazioni burocratiche del MAE e nella mancanza di volontà politica del
Governo.
Per la riorganizzazione dell’intervento, in un’ottica di interculturalità, si può pensare a questi criteri: integrazione nelle
scuole dei paesi di residenza; continuità dell’insegnamento
dai livelli formativi iniziali a quelli superiori; flessibilità e
adattabilità alle concrete situazioni ambientali; razionalizzazione e qualificazione del sistema di gestione pubblico/privato che si è sviluppato negli ultimi anni; costituzione di
un’Agenzia interministeriale di promozione dell’offerta linguistico-culturale, capace di dare unitarietà agli interventi;
sistematica politica di formazione dei docenti, soprattutto di
quelli assunti localmente, e uso del contingente pubblico
per politiche di formazione; certezza di regole e di stato giuridico per il personale assunto in loco.
Va richiamata l’attenzione, infine, sull’opportunità di usare
la leva delle borse di studio, in particolare per alcune aree
con forte densità di popolazione di origine italiana, come
quelle dell’America Latina, per realizzare una decisa politica di coinvolgimento delle future classi dirigenti di quei
paesi, che da un’esperienza di formazione e professionalizzazione fatta in Italia potrebbero trovare lo spunto per consolidare rapporti continuativi e reciprocamente proficui.
La ricerca e la proposta vanno estese anche alle manifestazioni che si sono sviluppate all’estero nel ceppo dell’emigrazione, allargando la visuale all’importante patrimonio della
“cultura popolare” e/o “creola”, sviluppatasi localmente e
non sempre adeguatamente considerata.
L’informazione e la comunicazione, per una platea di utenti tanto vasta e dispersa, hanno certamente un valore strategico. Ancora di più dopo l’ammissione del voto per corrispondenza, che consente l’ingresso nella vita civile del
nostro Paese di milioni di cittadini, distanti fisicamente e
culturalmente.
In funzione di questo progetto, sono urgenti il rafforzamento e la riforma degli Istituti italiani di cultura, che vanno
riorganizzati in chiave di autonomia scientifica e culturale,
in modo che possano aderire ai differenti contesti ambientali, e aperti alla partecipazione degli utenti. Nella riforma, va
reso più diretto ed esplicito il ruolo della comunità di origi
L’intervento deve essere organizzato in una duplice chiave:
in “uscita”, vale a dire dall’Italia verso le comunità, e in
“ritorno”, dalle realtà di insediamento alla società italiana.
Nella prima direzione, si tratta di suonare una tastiera piuttosto articolata di interventi: rafforzamento e qualificazione
degli strumenti di informazione pubblica e della loro pro
14
MARZO 2006
I PROGRAMMI
Puntodincontro
grammazione, ad iniziare da RAI International, che deve
assumere un più marcato profilo pluralista; più convinta
applicazione della legge sull’editoria del centro-sinistra,
soprattutto nella parte che riguarda l’informazione all’estero; sostegno finanziario più consistente e puntuale e supporti qualitativi per la stampa di lingua italiana all’estero;
convenzioni con i media più diffusi nei paesi a più forte concentrazione di italiani; incoraggiamento alla pubblicazione
di alcuni grandi giornali italiani all’estero e alla loro visibilità on line; specializzazione tematica delle agenzie di stampa per l’emigrazione; rafforzamento e coordinamento dei
programmi di informazione e di formazione a distanza.
scita. Vanno sottolineate, d’altro canto, l’alterna efficacia
degli interventi regionali e la mancanza di un vero coordinamento del Ministro per gli Italiani nel Mondo, che ha
voluto accollarselo.
Per l’informazione “di ritorno”, si tratta di sviluppare convenzioni con la RAI e con le altre aziende del settore per fare
emergere nella programmazione ordinaria notizie e servizi
provenienti dalle comunità, contrastando sia l’idea di creare uno specifico canale sia il proposito di costituire un apposito organismo (carrozzone ?) di coordinamento, entrambi
propugnati in passato dal Ministero per gli Italiani nel
Mondo. Un’analoga operazione si tratta di fare con i quotidiani ed i periodici, anche ricorrendo a intelligenti forme di
incentivazione.
Il centrosinistra, a questo proposito, è impegnato a fare in
modo che si sviluppi una forte iniziativa italiana ed europea
per attivare un “tavolo” internazionale con l’ONU, gli USA,
Va sostenuto lo sforzo innovativo che gli istituti di ricerca e
l’editoria stanno compiendo sui diversi aspetti della storia e
della cultura italiana all’estero. Esse stanno costituendo una
solida base sulla quale poggiare la realizzazione di un sistema museale sull’emigrazione italiana, che per un paese
come il nostro non è più rinviabile. La soluzione preferibile
è quella di un sistema a rete, che coordini e valorizzi le esperienze territoriali sviluppatesi in questi anni con positivi
risultati e che trovi, semmai, i suoi terminali nei progetti
espositivi previsti nei porti di Napoli e di Genova, storici
punti di imbarco dei nostri emigranti.
E’ opportuno, inoltre, tentare di fare ordine nella selva di
portali che si va sviluppando, aprendo – per altro – quelli
finanziati con risorse pubbliche alla partecipazione diretta
delle comunità. L’importante esigenza del coordinamento
tra informazione nazionale e locale potrebbe trovare nella
Conferenza permanente Stato-Regioni-Enti locali-CGIE il
suo riferimento istituzionale ed il suo strumento operativo.
C) DIRITTI E SOLIDARIETÀ.
In questi ultimi anni, si sono evidenziate le condizioni di
acuta sofferenza sociale nella quale versano larghi strati di
nostre comunità, che dalle diffuse e ricorrenti crisi finanziarie ed economiche si sono viste erodere i fragili margini di
benessere accumulati in decenni di lavoro o distruggere le
iniziative economiche avviate. Fasce consistenti di popolazione, in cui larga è la presenza di italiani e di persone di
origine, vivono praticamente senza protezione sociale e con
scarsi sostegni alle iniziative di sviluppo. La situazione è
negativa sia per gli strati sociali colpiti sia per i paesi di insediamento, che si vedono privati di un prezioso tessuto intermedio, essenziale per la loro modernizzazione e la loro cre
MARZO 2006
Per L’Unione, i casi purtroppo diffusi di emigrazione dai
paesi dell’America Latina vanno ricondotti esclusivamente
ad una situazione di emergenza, mentre ogni possibile sforzo deve essere concentrato sulle misure di sostegno locale,
con particolare riguardo a quelle di formazione e di aiuto
alle piccole e medie imprese, che hanno una funzione centrale nelle strategie di ripresa dello sviluppo.
i Paesi latinoamericani e i Paesi europei di maggiore apporto migratorio verso queste aree, che affronti la crisi in
America Latina, crisi che ormai non è circoscritta
all’Argentina, ma coinvolge l’Uruguay, il Venezuela e
rischia di estendersi ulteriormente.
Se un’incisiva strategia di sostegno dell’Argentina e delle
altre società dell’America Latina coinvolte nell’endemica
crisi finanziaria, dunque, non può che essere legata ad azioni di cooperazione e sviluppo, la situazione è talmente precaria da richiedere urgenti e sostanziali misure di sostegno
sociale, che, per altro, per i cittadini italiani si inquadrano
nella sfera dei diritti sostanziali di cittadinanza.
Il problema di fondo è quello di avviare, nel contesto delle
compatibilità finanziarie indotte dai vincoli comunitari, la
ricostruzione di quel minimo di tutela previdenziale quasi
del tutto vanificato dalle politiche restrittive degli ultimi
anni, e di dare peso ed organicità alle misure assistenziali,
superando meccanismi meramente contributivi e recuperando criteri universalistici.
In senso contrario si è mosso il Governo in tema di misure
previdenziali per gli italiani all’estero. Le propagandate
misure di estensione del trattamento minimo agli italiani
all’estero in realtà si sono fermate a miglioramenti parziali
ed occasionali, negando nei fatti il principio della parità di
trattamento.
Il Governo e la maggioranza che lo sostiene, inoltre, non ha
fatto nessun passo avanti per accogliere la proposta di legge
sulla concessione di un assegno di solidarietà legato ad
obbiettivi parametri di reddito e a verificate situazioni di
disagio sociale, presentata in Parlamento da un gruppo di
deputati di centrosinistra.
Alla luce dell’esperienza di questi ultimi anni, va riconsiderato anche l’assetto organizzativo dell’INPS, che deve prevedere strutture più direttamente finalizzate al servizio
verso gli italiani all’estero.
15
Puntodincontro
I PROGRAMMI
L’attivazione del Fondo Nazionale, aperto al finanziamento
di Stato e Regioni, previsto dalla Conferenza Stato-RegioniCGIE, può essere un utile volano di intervento per le situazioni di più acuta marginalità. In questo quadro, può essere
considerata una forma di assicurazione, che, dietro pagamento di una quota annuale, consenta il ricorso all’assistenza sanitaria sul suolo italiano anche per prestazioni che
vadano al di là del primo soccorso.
Gli interventi di tutela, per altro, non vanno considerati solo
rispetto alle situazioni già consolidate, ma anche con riferimento alla ripresa dei flussi di emigrazione che da alcuni
anni si sono riattivati, sia pure in dimensioni e forme diverse dal passato. In questo quadro va considerata la diffusa
mobilità che coinvolge un numero sempre più ampio di persone, anche dotate di elevati livelli di istruzione e di professionalità. Per essi occorre cercare le strade per estendere i
diritti ed i servizi anche nel campo della sanità, della casa e
dell’assistenza.
SIONALI.
D) RELAZIONI
Si tratta, insomma, di compiere scelte sostanziali e coordinate, valorizzando gli strumenti istituzionali e privati esistenti, superando quelle di stampo corporativo e propagandistico adottate dal Ministero per gli Italiani nel Mondo con la
formazione della Confederazione degli Imprenditori
Italiani nel Mondo (CIM), che andrebbe invece più strettamente collegata con i programmi che le associazioni
imprenditoriali hanno messo a punto in questo campo,
tenendo anche presenti le novità che emergono nell’imprenditoria giovanile, cooperativa e di impianto sociale.
ECONOMICHE, COMMERCIALI E PROFES-
Si tratta di uno dei campi dove, nonostante le positive prove
di governo date a suo tempo, il centro – sinistra ha maggiore bisogno di proposte e di relazioni. L’impegno è quello di
costruire una piattaforma che equilibri due aspetti: l’intervento volto a rafforzare il tessuto economico delle realtà
ospitanti e il riferimento alla comunità italiana come volano
di cooperazione e di scambi commerciali e professionali con
gli operatori che agiscono nel sistema italiano.
I punti dai quali partire per questo percorso di messa a
punto di proposte possono essere: – il rilancio della cooperazione per lo sviluppo, che deve caratterizzarsi per equità
dei risultati e trasparenza dei processi; – l’impostazione e il
finanziamento di programmi di formazione professionale
adeguati a raccogliere la domanda, soprattutto giovanile, di
professionalizazione e di inserimento di fermenti di cultura
d’impresa nelle realtà economiche in via di sviluppo; – il
sostegno alla istituzione di uno “sportello unico per l’internazionalizzazione” in sinergia con le istituzioni economiche
regionali, a sostegno delle imprese e della diffusione dell’informazione di settore; – l’avvio di una specifica legislazione
per la promozione dell’impresa italiana all’estero; – la valutazione sull’opportunità di applicare il principio della “continuità territoriale” agli spostamenti aerei e marittimi da e
per l’Italia a beneficio delle comunità italiane residenti
all’estero, nel quadro delle linee strategiche fissate dal programma europeo relativo alle “Reti Transeuropee”.
Sul piano delle iniziative, si potrebbero indagare possibilità
e proposte avviando un rapporto con ICE, SIMEST,
Commissione Europea (relazioni esterne) sul ruolo delle
comunità italiana nel commercio intracomunitario, per l’import-export, per il diritto di accesso alle opportunità comunitarie, ecc.
16
MARZO 2006
Scarica

revista-mes marzo 2006.qxp