30 dicembre 2008
E' giusto tacere che Hamas è
il legittimo rappresentante del popolo palestinese?
IL VICINO ORIENTE E’ LONTANO
I “marxisti ” e la solidarietà con i palestinesi
di Claudio Moffa
Nel mondo arabo e islamico la protesta si è fatta sentire a tutti i livelli, la Libia che si astiene
all’ONU su una risoluzione di mediazione fra Hamas e Israele, le manifestazioni popolari in molte
capitali del Medio Oriente, le dichiarazioni di Hezbollah in Libano su una possibile nuova guerra
contro Israele, probabile deterrente contro la minaccia di Tel Aviv di continuare la mattanza con un
intervento terrestre a Gaza.
In Italia invece, il pur encomiabile sforzo di alcune organizzazioni pro palestinesi ha prodotto una
mobilitazione almeno per ora molto limitata. Molto limitata in rapporto non tanto a quelle del
Vicino Oriente – fatto ovvio e scontato – quanto alla storia del movimento per la pace dalla svolta
del secolo ad oggi, e in particolare a due date che ne hanno segnato positivamente l’avvio dopo l’11
settembre: quella della manifestazione pro palestinese che sfilò dal Circo Massimo a Piazza Navona
nel febbraio o marzo 2002, 200.000 persone circa; e quella del 22 o 23 marzo del 2003, giorno
dell’oceanico assemblamento di più di 1 milione di persone a San Giovanni in Roma, poche ore
dopo l’attacco anglo-americano all’Iraq.
Da allora il movimento di solidarietà con i paesi e i popoli arabi minacciati dalle guerre imperialiste
e sioniste, ha cominciato a declinare inesorabilmente e servono a ben poco i giudizi autoconsolatori
del Forum Palestina e di Sergio Cararo sul presunto “successo” della mobilitazione alla Fiera del
Libro di qualche mese fa. Altro che successo, anche quella manifestazione è stato il segnale di una
crisi profonda, proprio in una fase in cui – dalla distruzione dell’Iraq baatista alla guerra genocida
del Libano, al disumano embargo di Gaza – l’aggressività dello Stato d’Israele e del suo principale
alleato in Occidente – gli Stati Uniti– si è fatta sentire con una violenza mai conosciuta prima d’ora.
I tre discorsi mancati
Come mai l’arretramento? I motivi di ordine teorico sono articolabili in tre capitoli essenziali: il
primo è il rifiuto della sinistra estrema di impostare la mobilitazione contro le guerre di Israele
come un momento di lotta trasversale-interclassista per la democrazia interna e internazionale –
secondo i grandi principi della decolonizzazione, evento storico progressivo oggi disprezzato
praticamente e teoricamente dalla cultura e dalla politica dominanti - e nella conseguente fuga “in
avanti”, che in realtà rischia di essere una forma di sostanziale opportunismo e subalternità al
nemico dichiarato, in formule e strategie ultrarivoluzionarie. Meno Marx, più diritto internazionale,
questa dovrebbe essere la linea da seguire ma che nei fatti è stata negata: il prezzo è stata la perdita
– nonostante gli orrori di Abu Ghraib e il linciaggio criminale del Presidente Saddam Hussein - del
90 per cento e passa, dell’oceano di popolo di San Giovanni. Certo, ogni movimento di massa ha il
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suo inevitabile riflusso, ma come pensare di coordinare e guidare il variegato mondo pacifista
attorno a slogan marxisti leninisti iperideologizzati?
Il secondo difetto consiste in un’ossessione laicista che impedisce di nuovo ogni contatto con il
nuovo Medio Oriente “postbipolare”, segnato da una religiosità talvolta inaccettabile per le forme di
integralismo che esprime e per gli episodi di intolleranza contro le donne, ma anche unica vera leva
ideologica – in un Medio Oriente in cui storicamente, per colpa anche di Stalin, il marxismo è stato
spesso un filone occidentalizzante e proccidentale - per contrastare l’offensiva dell’imperialismo e
del sionismo. Anche in questo caso il primitivismo politico sostituisce la politica: Stalin per
esempio, sostenne la guerriglia afghana contro l’imperialismo inglese, una resistenza assai più
retriva dei talebani odierni, e un imperialismo britannico di cui Marx aveva esaltato le "sorti
progressive" nella confinante colonia indiana. La sinistra “rivoluzionaria” e “marxista” respinge di
fatto ogni vero contatto con un movimento di liberazione nazionale come Hamas e permette che al
suo interno, contro questo baluardo essenziale della resistenza palestinese al sionismo, si levino
voci che definire di “dissenso” è solo un eufemismo.
Terzo capitolo, il rifiuto ostinato a considerare il sionismo come un fenomeno globale che da una
parte riguarda non solo i palestinesi ma il pianeta intero, e dall’altra si muove secondo una strategia
a sua volta globale e inclusiva di temi e argomenti che solo apparentemente sono altra cosa dai suoi
interessi ultranazionalisti in Medio Oriente. Metto subito i piedi nel piatto di questa commedia un
po’ schizofrenica, con un irriverente esempio: atto primo, in una scuola italiana viene nientemeno
che sospeso e fatto oggetto di un esposto alla polizia un insegnante – cattolico, non di estrema
destra - che aveva osato esprimersi in Consiglio di classe contro la verità ufficiale del cosiddetto
“Olocausto”: nessuno a sinistra fa una minima inchiesta per indagare come stanno i fatti, al di là
delle veline ufficiali. Tutti zitti, ammutoliti dal sacrilegio compiuto dal bravo professore. Atto
secondo: sull’onda della gran cagnara sul rischio “antisemita”, in diverse scuole italiane viene
organizzato poco dopo un ciclo di conferenze su Israele. Organizzatori e docenti sono quasi tutti
ebrei. Non ci sarà probabilmente dibattito.
Posto che ci sia stata qualche protesta contro questa iniziativa propagandistica, come non ricollegare
quel che l’oltranzismo sionista sicuramente collega scientemente e calcolatamente, e cioè l’episodio
numero uno con l’episodio numero due? Non c’è bisogno di citare Norman Finkelstein e l’industria
dell’olocausto per capire il rapporto causa-effetto. Basta un po’ di buon senso politico. Ma questo
banale buon senso scompare quando i “marxisti” devono affrontare il terreno del cosiddetto
Olocausto: i “rivoluzionari” lamentano che tutti i negazionisti sono “nazisti” (?), ma evitano di fare
in prima persona la verifica della verità ufficiale, tanto per capire ad esempio se il sionismo non rubi
attraverso il dogma dell’Olocausto la scena a Stalingrado, cioè a loro stessi, nella ricostruzione
storica del conflitto mondiale; o se il clima piagnone di Auschwitz non abbia trasformato la stessa
Resistenza europea e italiana da un movimento di liberazione a un evento tribale degno di essere
commemorato solo attraverso il vittimismo della storiografia concentrazionaria. Per questa via i
cervelli rivoluzionari si lobotomizzano, e non elaborano e non capiscono più nemmeno le trame
interne ed esterne più o meno recenti: l’11 settembre per esempio, le grandi manovre mediatiche
attorno a l’Onda studentesca, o più in generale l’attestarsi del sionismo secondo i livelli delle realtà
e movimenti da infiltrare. “Comunisti” con i comunisti, “Fascisti” con i fascisti, “liberali” con i
liberali, “berlusconiani” con i berlusconiani, “laici” e magari ultras dell’ateismo con i laici,
"cristiani" con i cristiani, “islamici” con gli “islamici”, filonazisti con gli ultras di destra. Tutti
diversi a polemizzare l’un contro l’altro; tutti uniti a difendere Israele, dal livello massimo possibile
– l’unica “vera” democrazia in Medio Oriente – alla contestualizzazione da “assedio” islamico,
all’orgogliosamente “rivoluzionario” e “laico” “né-né”, all'esaltazione destrorsa della "superiorità"
razziale degli ebrei rispetto ai "pezzenti" arabi.
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Alcuni esempi concreti
Queste tre contraddizioni teoriche – la ricerca dei propri simili “marxisti” e “laici” in un Vicino
Oriente che non è né marxista né (soprattutto dopo l’assassinio di Saddam Hussein) laico; e il rifiuto
di comprendere il carattere globale e onnipervasivo del sionismo - accomunano tutte o quasi le
anime della sinistra estrema italiana: così Ferrero, il cui imprinting anche valdese fa pensare a un
eccesso di sensibilità per la “causa” di Israele, si è recato in Palestina poche ore prima dell’attacco a
Gaza ma ha incontrato solo Abu Mazen e le organizzazioni della sinistra marxista, giammai gli
integralisti di Hamas. Ferrero ha voluto parlare anche a una donna-simbolo delle angherie sioniste
contro i palestinesi, privata della sua casa dalle autorità razziste dello Statoebraico: ma quella donna
è simbolo di cosa, se non del popolo palestinese, il popolo che ha eletto Hamas come suo legittimo
rappresentante nelle elezioni del 2006? E allora perché Ferrero non ha incontrato Hamas, e non ha
detto a chiare lettere nel suo comunicato di condanna dell’aggressione israeliana che Hamas non è
solo il nemico con cui di fatto bisogna trattare (questo lo ammette anche Frattini), ma anche il
governo legittimo della Palestina occupata, reso tale da un voto plebiscitario riconosciuto come
libero e onesto da tutta la comunità internazionale? Il governo che non a caso Israele vuole
eliminare, perché non prono ai suoi voleri come Abu Mazen e buona parte di Al Fatah?
Dentro Rifondazione c’è poi l’Ernesto, la “sinistra” del PRC erede del gruppo Interstampa dei
tempi dello scontro fra Berlinguer e Cossutta: una voce diversa sul piano della lotta contro le guerre
di Israele in Medio Oriente? Impossibile, fra i suoi principali dirigenti c’è infatti Alberto Burgio, il
sionista firmatario di un appello della Comunità ebraica italiana contro le Università inglesi
favorevoli al boicottaggio dei prodotti israeliani: è lui il “comunista” che Liberazione di Sansonetti
ha presentato settimane fa come alternativo ad un'altra voce moderata del nuovo PRC
postbertinottiano. La punta di diamante, insomma, del gruppo di Grassi e Giannini, una sorta di
Travaglio in salsa “marxista leninista” (ai tempi di Bertinotti Burgio fu infatti eletto responsabile
della giustizia italiana) utile a contrastare l’egemonia del “troskista” Ferrero: quale sia il prezzo da
pagare per il passepartout mediatico-poltronista Burgio è presto detto: si potranno fare comunicati
un po’ diversi, mormorare una tantum che Hamas è il legittimo rappresentante del popolo
palestinese, ma non sarà mai possibile costruire una rete di alleanze politiche con le vere vittime e i
veri nemici del bellicismo israeliano in Medio Oriente. O Burgio o Hamas; o Burgio o Hezbollah; o
Burgio o la difesa dei sacrosanti diritti dell’Iran a sviluppare il nucleare civile. O Burgio o quello
che un tempo si chiamava internazionalismo. Anche il “marxismo” de l’Ernesto – un nome un po’
curioso per una corrente “stalinista” - diventa così la foglia di fico di un sostanziale equilibrismo
che rischia di danneggiare, nelle debite proporzioni, la causa arabo-palestinese.
Legati all’Ernesto ci sono poi Radio Citta Aperta – diventata in pratica la radio del PRC a Roma
sotto la direzione di Marco Santopadre – e il Forum Palestina: anche qui il discorso è lo stesso,
tanto “marxismo”, tanto “laicismo” antiintegralista sono andati di pari passo con l’incapacità di
fatto di ampliare e rafforzare l’esperienza della manifestazione del 2002 prima ricordata, fino alla
manifestazione alla Fiera del Libro. Tre-quattromila persone – ad essere ottimisti – che gridavano
slogan “rivoluzionari” come “Palestina rossa”. “Palestina rossa”? Non è bastata la bella favola del
“Cile rosso”? Per ora invero, l’unico rosso che si riesce a vedere in Palestina è quello del sangue dei
palestinesi. Inutile dire che per questa via il Forum Palestina se la dice e se la canta: nessun
aggancio ai movimenti cattolici, e a tutti coloro che da posizioni anche di centro o di centro destra
(non era questo il lavoro un tempo encomiabile di Un ponte per…, la costruzione di una contro
lobby in Parlamento?) possono essere recuperati a un fronte comune contro l’arroganza e il
bellicismo di Israele.
I motivi di ordine pratico
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Ma i condizionamenti teorici richiamano anche un motivo di ordine pratico: tutta la sinistra estrema
è in effetti invischiata in una serie di legami economici e logistici che – non essendo mai stato
costruito nel tempo alcun discorso veramente terzaforzista fra i due poli – la rendono prigioniera del
solito ricatto “antisemita” del centrosinistra finanziario. Ieri, la lenta marcia di infiltrazione di
militanti e giornalisti biforcuti nell’ancora vergine partito post-piccista, moneta di scambio per una
maggiore visibilità mediatica e per qualche poltrona di più al governo, o negli equilibri interni fra
correnti; oggi, la realtà consolidata della rete di finanziamenti a radio e iniziative culturali
“marxiste”, da parte di giunte regionali o comunali del centrosinistra ufficiale a loro volta segnate
dal marchio filoisraeliano della catena editoriale De Benedetti Caracciolo: basta una telefonata
“anonima” e minacciosa a una radio privata, o un trafiletto su un giornale per far capire che “pe’
ccampa’ ” – sulla pelle dei palestinesi - si deve rigare dritto: come quella velenosa cronachetta di
Repubblica sull’ultima manifestazione romana per la Palestina, in cui si annotava maliziosamente
che gli “slogan antiisraeliani” erano saltati fuori dopo che si erano allontanati tre ex parlamentari
del PDCI e del PRC. Vero, non vero? Sicuramente vero il messaggio occulto: cari ex deputati, se
volete tornare in Parlamento dovete prendere le distanze. Fatelo e vi chiameremo subito a parlare
dalla Tribuna televisiva ore 8-9 a.m. Siamo tutti progressisti, no?
Questa cappa soffocante non risparmia nessuno, e ben comprende ovviamente l’intellettualità
“rivoluzionaria”. Cosicchè anche pubblicare un libro - per terminare con un altro esempio simbolo –
richiede esercizi di equilibrismo faticosi: si dovrà insomma accoppiare al nome di qualche
innominabile dirigente comunista quello accettabile e ben accetto di qualche marciatore “marxista”
degli Israel Days di Giuliano Ferrara – per carità, lui sì, un vero rivoluzionario doc – per aprirsi la
strada a utili recensioni sul Corriere della Sera. Premio alla fedeltà che non si offre invece ad altri
che per esempio, sulla base di una nuova ricerca di archivio, hanno scoperto che – contro la
letteratura e saggistica dominanti sull’argomento – l’ultima battaglia di Mattei fu contro Israele,
poche settimane prima l’espulsione di Cefis e pochi mesi prima l’attentato mortale di Bascapé.
Novità revisionistica, si direbbe, non indifferente ma sicuramente fastidiosa quasi quanto le tesi
irriverenti sul caso Moro dell’ex Presidente della Commissione stragi Giovanni Pellegrino.
Gli esempi potrebbero continuare, ma ci fermiamo qui per concludere con una sola annotazione:
che, cioè, sarebbe ora di riflettere che un antifascismo incapace di ragionare sugli eventi storici e
che fa del negazionismo olocaustico un mostro orripilante, e della decontestualizzazione pansiana
un crimine orribile anziché una riedizione monca di quanto già sostenuto da Pavone circa il
carattere di guerra civile della guerra di liberazione italiana del 43-45; un laicismo a metà, che non
vuole vedere gli orrori e gli effetti perversi del dogma olocaustico sulla propria libertà d’azione
militante; e un marxismo che crede di restar tale e “rivoluzionario” depennando dall’agenda dei suoi
alleati movimenti come Hezbollah e Hamas, o uno stato sovrano come l’Iran di Ahmedimejad:
questi antifascismo, laicismo e marxismo, rischiano di essere alla fin fine solo tre forme di
opportunismo politico, un imbellettamento dei condizionamenti che si è costretti a subire giorno
dopo giorno forse a proprio vantaggio immediato (la sopravvivenza politica), ma sicuramente a
danno dei palestinesi e di chi è sotto il tallone di ferro del sionismo in Medio Oriente e nel mondo.
Come uscire dall’impasse non so proprio – la situazione attuale è stata costruita in lunghi anni - ma
che parlare del problema sia il solo modo per far tornare il movimento di solidarietà con i
palestinesi e con i popoli ai livelli di qualche anno fa, questo è per me certezza assoluta.
Claudio Moffa
31 dicembre 2008
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Hamas e i "marxisti"
Interventi e risposte
Cher Claudio mon ami italien qui collabore avec moi entre autre pour le Forum m'a traduit votre
article sur le Hamas et la gauche italienne: je trouve que vous stigmatiser merveilleusement la
gauche mais pour ce qui est de vos propositions pour l'avenir est un sujet à débattre.
Lilia
Est-il juste de ne pas dire que le Hamas est
le représentant légitime du peuple palestinien?
LE PROCHE ORIENT EST LOINTAIN
Les « marxistes » et la solidarité avec les Palestiniens
par Claudio Moffa
Dans le monde arabe et islamique la protestation s'est fait entendre à tous les niveaux, la Lybie qui
s'abstient à l'ONU pour une résolution de médiation entre le Hamas et Israël, les manifestations
populaires dans beaucoup des capitales du Moyen Orient, les déclarations du Hezbollah au Liban
sur la possibilité d'une nouvelle guerre contre Israël, qui sont probablement une manœuvre de
dissuasion contre Tel Aviv qui menace de continuer le massacre avec une intervention terrestre à
Gaza.
En Italie par contre, le pourtant louable effort de quelques organisations pro-palestiniennes a produit
une mobilisation au moins pour l'instant très limitée. Très limitée pas tellement par rapport à celles
du Moyen Orient - fait évident et escompté - mais aussi quant à l'histoire du mouvement pour la
paix depuis le début de ce siècle jusqu’à aujourd'hui, et en particulier par rapport à deux dates qui
en ont marqué positivement le départ après les 11 septembre : celle de la manifestation propalestinienne qui défila du Circo Massimo à la Place Navona courant février ou mars 2002, et qui
rassembla 200.000 personnes environ ; et celle du 22 ou 23 Mars de 2003, jour de l'océanique
rassemblement de plus de1 million de personnes à San Giovanni à Rome, peu d'heures après
l'attaque anglo-américain à l'Irak.
Depuis lors le mouvement de solidarité avec les pays et les peuples arabes menacés par les guerres
impérialistes et sionistes, a commencé à décliner inexorablement et les jugements d'auto consolation
du Forum Palestine et de Sergio Cararo sur le «succès» présumé de la mobilisation à la Foire du
Livre d'il y a quelque mois sont bien pitoyables. Ce n'était vraiment pas un succès, aussi cette
manifestation a été le signal d'une crise profonde, justement dans une phase dans laquelle - depuis la
destruction de l'Irak baatihste jusqu’à la guerre génocidaire du Liban, et l’embargo in humain de
Gaza - l'agressivité de l'État d'Israël et de son principal allié en Occident - les États Unis - s'est fait
sentir avec une violence jamais connue avant.
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Les trois discours manqués
Pourquoi le recul ? Les raisons d'ordre théorique relèvent de trois chapitres essentiels : le premier
est le refus de la gauche extrême d'établir la mobilisation contre les guerres d'Israël comme un
moment de bataille transversale, interclasses, pour la démocratie interne et internationale - selon les
grands principes de la décolonisation, évènement historique progressiste aujourd'hui méprisé
pratiquement et théoriquement par la culture et la politique dominantes - et dans la conséquente
fuite en avant, qui en réalité risque d'être une forme de substantiel opportunisme et d'être
subordonnée à l'ennemi déclaré, en formules et stratégies ultrarévolutionnaires. Moins de Marx,
plus de droit international, celle-ci devrait être la ligne à suivre mais qui dans les faits a été niée : le
prix payé en a été la perte - malgré les horreurs d'Abu Ghraib et le lynchage criminel du Président
Saddam Hussein - du 90 % et plus, de l'océan de peuple de San Giovanni. Certes, chaque
mouvement de masse a son inévitable reflux, mais comment penser pouvoir coordonner et guider le
monde pacifiste si disparate autour de slogans marxistes léninistes hyper-idéologisés ?
Le second défaut consiste dans une obsession laïciste qui entrave désormais, pour contraster
l'offensive de l'impérialisme et du sionisme, chaque contact avec le nouveau Moyen Orient « postbipolaire », marqué par une religiosité parfois inacceptable pour les formes d'intégrisme qui
s’expriment et pour les épisodes d'intolérance contre les femmes, mais malgré tout unique vrai
levier idéologique - dans un Moyen Orient dans lequel historiquement, par la faute même de
Staline, le marxisme a été souvent une tendance occidentalisante et pro-occidentale – pour
contraster l’offensive de l’imperialisme et du sionisme. Pourtant dans ce cas la politique s’était vu
remplacer par le primitivisme politique: Staline par exemple, soutint la guérilla afghane contre
l'impérialisme anglais, une résistance beaucoup plus réactionnaire que celle des talibans
d'aujourd'hui, et cela contre un impérialisme britannique dont Marx avait exalté les "aspects
progressistes" dans la colonie indienne voisine. La gauche « révolutionnaire » et « marxiste »
repousse de fait chaque vrai contact avec un mouvement de libération nationale comme Hamas et
permet qu'en son intérieur, contre ce rempart essentiel de la résistance palestinienne au sionisme,
que définir de « dissension » est seulement un euphémisme.
Troisième chapitre, le refus obstiné de considérer le sionisme comme un phénomène global qui
d'une part ce concerne pas seulement les Palestiniens mais la planète entière, et de l'autre agit selon
une stratégie à son tour globale et inclusive de thèmes et de sujets qui en apparence seulement sont
autre chose que les intérêts ultra nationalistes israéliens au Moyen Orient. Je mets vite les pieds
dans le plat de cette comédie un peu schizophrène, avec un exemple irrévérencieux: acte premier,
dans une école italienne un enseignant est suspendu et fait l’objet d'un rapport de police - c’est un
catholique, nullement d'extrême droite - qui avait osé s'exprimer dans un conseil de classe contre la
vérité officielle du soi-disant « Holocauste » : personne à gauche n’a fait la moindre enquête pour
savoir ce qui s’était réellement passé, au-delà des versions officielles. Tous se taisent, rendus muets
par le sacrilège accompli par le bon professeur. Acte second : profitant de l’engouement sentimental
sur le thème du risque « antisémite », en diverses écoles italiennes est organisé peu après un cycle
de conférences sur Israël. Les organisateurs et les professeurs sont presque tous juifs. Il n'y aura
probablement pas de débat.
Comment ne pas mettre en relation ce que l'extrémisme sioniste relie sûrement, sciemment et de
façon calculée, et c'est-à-dire l'épisode numéro un avec l'épisode numéro deux ? Il n'y a pas besoin
de citer Norman Finkelstein et l'industrie de l'holocauste pour comprendre le rapport cause-effet. Il
suffit d’un peu de bon sens politique. Mais ce banal bon sens disparaît lorsque les « marxistes »
doivent affronter le terrain du soi-disant Holocauste : les « révolutionnaires » déplorent que tous les
négationnistes soient « nazis » (?), mais ils évitent de vérifier personnellement la vérité officielle, au
moins pour comprendre par exemple si le sionisme ne vole pas à travers le dogme de l'Holocauste la
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vedette à la bataille de Stalingrad, c'est-à-dire à eux mêmes, dans la reconstruction historique du
conflit mondial ; ou si le climat pleurnichard d'Auschwitz n'aurait pas transformé la même
Résistance européenne et italienne d'un mouvement de libération en un simple évènement tribal
digne d'être commémoré seulement à travers la tendance à se poser en victime, propre de
l’historiographie concentrationnaire. Par cette voie les cerveaux révolutionnaires se
lobotomisent,n'élaborent rien et ils ne comprennent même plus les trames internes et externes plus
ou moins récentes : le 11 septembre par exemple, les grandes manœuvres médiatiques autour du
mouvement étudiant, ou plus en général le fait que le sionisme s’impose avec des facettes
différentes selon les niveaux des réalités et les mouvements à infiltrer. « Communistes » avec les
communistes, « Fascistes » avec les fascistes, « libéraux » avec les libéraux, « berlusconiens» avec
les berlusconiens» , « laïques » et peut-être ultras de l'athéisme avec les laïques, « chrétiens » avec
le chrétiens, « musulmans » avec les « musulmans », philo-nazis avec les ultras de droite. Tous
différents, et polémiquant l'un contre l'autre ; mais tous unis pour défendre Israël, au niveau
maximum possible – en tant qu’unique « vraie » démocratie au Moyen Orient, à la
contextualisation de « l'assiègé » islamique, à l'orgueilleusement « révolutionnaire » et
« laïque » « ni-ni »..
Quelques exemples concrets
Ces trois contradictions théoriques - la recherche de ses semblables « marxistes » et « laïques »
dans un Moyen Orient qui n'est ni marxiste ni (surtout après l'assassinât de Saddam Hussein) laïque
; et le refus de comprendre le caractère global et envahissant du sionisme - unissent toutes ou
presque les âmes de la gauche extrême italienne : ainsi Ferrero, dont les agissements valdese font
penser à un excès de sensibilité pour la « cause » d'Israël, s'est rendu en Palestine peu d'heures avant
l'attaque à Gaza mais il a rencontré seulement Abu Mazen et les organisations de la gauche
marxiste, et non pas les « intégristes » de Hamas. Ferrero a voulu parler même à un femme-symbole
des vexations sionistes contre les palestiniens, privée de sa maison par les autorités racistes de l'État
juif : mais cette femme est symbole de quoi, si ce n'est pas du peuple palestinien, peuple qui a élu le
Hamas comme son légitime représentant dans les élections de 2006 ? Alors pourquoi Ferrero n'a-t-il
pas rencontré le Hamas, et n'a-t-il pas dit en toutes lettres dans son communiqué de condamnation
de l'agression israélienne que le Hamas n'est pas seulement l'ennemi avec lequel il faut traiter (ceci
même Frattini [ministre des affaires étrangères] l’admet), mais surtout le gouvernement légitime de
la Palestine occupée, rendu tel par un vote plébiscitaire reconnu comme libre et honnête par toute la
communauté internationale ? Le gouvernement qu’Israël veut éliminer, parce qu'il ne se plie pas à
ses volontés comme Abu Mazen et une bonne partie d'Al Fatah ?
Dans Rifondazione il y a ensuite l'Ernesto, la « gauche » du PRC héritière du groupe Interstampa
des temps de l'affrontement entre Berlinguer et Cossutta [deux anciens dirigeants du PC, le premier
« eurocommuniste » et le deuxième « prosovietique »] : une voix différente sur le plan de la
bataille contre les guerres d'Israël en Moyen Orient ? Impossible, car parmi ses principaux
dirigeants il y a en effet Alberto Burgio, le sioniste signataire d'un appel de la Communauté juive
italienne contre les Universités anglaises favorables au boycottage des produits israéliens : c'est lui
le « communiste » que Libération de Sansonetti a présenté il y à quelques semaines comme
alternatif à une autre voix modérée du nouveau PRC de l'après Bertinotti. La pointe de diamant, en
somme, du groupe de Grassi et de Giannini, une sorte de Travaglio à la sauce « marxiste léniniste »
(aux temps de Bertinotti, Burgio fut en effet élu responsable de la justice italienne) utile pour
contrer l'hégémonie du « trotskiste » Ferrero : quel que soit le prix à payer pour le passepartout
médiatique- fauteuilliste Burgio, est vite dit : on pourra faire des communiqués un peu différents,
murmurer una tantum que le Hamas est le légitime représentant de peuple palestinien.. Mais il ne
sera jamais possible de construire un réseau d'alliances politiques avec les vraies victimes et les
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vrais ennemis du bellicisme israélien en Moyen Orient. Ou Burgio ou Hamas ; ou Burgio ou
Hezbollah ; ou Burgio ou la défense du droit de l'Iran à développer le nucléaire civil. Ou Burgio ou
ce qui un temps s'appelait internationalisme. Même le « marxisme » de l'Ernesto - un nom un peu
curieux pour un courant « stalinien » - devient ainsi la feuille de vigne d'un équilibrisme fatal, et qui
risque d'endommager, toutes proportions gardées, la cause arabo-palestinienne.
Liés à l'Ernesto il y a ensuite Radio Città Aperta- devenue en pratique la radio du PRC à Rome sous
la direction de Marco Santopadre - et le Forum Palestine : ici aussi le discours est le même, tant le
« marxisme », et le « laïcisme » anti intégriste sont allés de pair avec l'incapacité de fait d'agrandir
et de renforcer l'expérience de la manifestation de 2002 plus haut rappelée, jusqu'à la manifestation
à la Foire du Livre. Trois ou quatre mille personnes – selon un décompte optimiste - qui criaient des
slogans « révolutionnaires » comme « Palestine rouge ». « Palestine rouge » ? N'a-t-il pas suffi la
belle fable du « Chili rouge » ? Pour l'instant en vérité, le seul rouge qu'on a réussi à voir en
Palestine est celui du sang des Palestiniens. Inutile de dire que dans cette voie le Forum Palestine
chante tout seul : aucun lien avec les mouvements catholiques, et tous ceux qui à partir de positions
de centre ou de centre-droite (ne serait-ce pas le moment de tendre des ponts pour la construction
d'un contre lobby au Parlement ?) peuvent être amenés à se retrouver dans un front commun contre
l'arrogance et le bellicisme d'Israël.
Les raisons d'ordre pratique
Mais les conditionnements théoriques rappellent aussi une raison d'ordre pratique : toute la gauche
extrême est en effet enlisée dans une série de liens économiques et logistiques - puisqu'elle n'a
jamais construit dans le temps un quelconque discours d'une vraie troisième force entre les deux
pôles – qui la rendent prisonnière de l'habituel chantage à l’antisémitisme du centre-gauche
financier. Hier, la lente marche d'infiltration de militants et de journalistes à la langue fourchue dans
l'encore vierge parti post-pc, monnaie d'échange pour une majeure visibilité médiatique et pour
quelque fauteuil de plus au gouvernement, ou dans les équilibres internes parmi des courants ;
aujourd'hui, la réalité consolidée du réseau de financements à la radio et les initiatives culturelles
« marxistes », de la part de commissions régionales ou communales du centre-gauche officiel à leur
tour marquées de la marque philo-israélienne de la chaîne éditoriale De Benedetti-Caracciolo : il
suffit d'un coup de téléphone « anonyme » et menaçante à une radio privée, ou un petit article sur
un journal pour faire comprendre que « pour survivre » - sur le dos des Palestiniens – il faut
marcher droit : ainsi que ce petit reportage empoisonné de La Répubblica sur la dernière
manifestation romaine pour la Palestine, dans laquelle on notait malicieusement que les « slogans
anti-israéliens » s'etaient fait entendre après quetrois ex parlementaires de PDCI et de PRC s'étaient
éloignés . Vrai, pas vrai ? En tout cas, le message caché était clair : chers ex députés, si vous voulez
retourner au Parlement vous devez prendre vos distances. Faites-le et nous vous appellerons vite
pour parler de la Tribune télévisée des heures 8-9 a.m. Ne sommes-nous pas tous progressistes ?
Cette chape suffocante n'épargne personne, et y compris évidemment l'intellectualité
« révolutionnaire ». De sorte que même publier un livre - pour terminer avec un autre exemple
symbole - demande des exercices de malabarisme fatigant : on devra en somme coupler au nom de
quelque innommable dirigeant communiste celui acceptable et bien accepté de quelque marcheur
« marxiste » participant à l'Israel Days de Giuliano Ferrara - un vrai révolutionnaire donc - pour
s'ouvrir la route vers d’utiles recensions dans le Corriere della Sera. Prix à la fidélité qu'on n'offre
pas par contre à d'autres qui par exemple, sur la base d'une nouvelle recherche d'archives, ont
découvert que - contre la littérature et les essais dominants sur l'affaire - la dernière bataille de
Mattei fut contre Israël, peu de semaines avant l'expulsion de Cefis et peu de mois avant l'attentat
mortel de Bascapé. Nouveauté révisionniste, dirait-on, non indifférente mais sûrement fastidieuse,
presque autant que les thèses irrévérencieuses sur l’affaire Moro de l'ex Président de la Commission
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parlamentaire sur les massacres Giovanni Pellegrino.
On pourrait multiplier les exemples, mais nous nous arrêtons ici pour conclure avec une seule
annotation : il serait temps maintenant de réfléchir sur un anti fascisme incapable de raisonner sur
les évènements historiques et qui fait de la négation de l’Holocauste un monstre horripilant, et de la
décontextualisation à la Pansa un crime horrible plutôt qu’ une réédition incomplète de ce qui avait
déjà été soutenu par Pavone à propos du caractère de guerre civile de la guerre de libération
italienne de 43-45 ; un laïcisme bancal, qui ne veut pas voir les horreurs et les effets pervers du
dogme de l'holocauste sur sa liberté d'action militante; et un marxisme qui croit rester tel et
« révolutionnaire » en effaçant de l'agenda de ses alliés des mouvements comme le Hezbollah et le
Hamas, ou encore un état souverain comme l'Iran d'Ahmedimejad : cet anti fascisme, laïcisme et
marxisme, risque d'être au bout du compte seulement la conjugaison de trois formes d'opportunisme
politique, un maquillage des conditionnements que chacun est forcé de subir jour après jour peutêtre pour son avantage personnel immédiat (la survie politique), mais sûrement pour le plus grand
malheur des Palestiniens et de ceux qui sont sous le talon de fer du sionisme au Moyen Orient et
dans le monde.
Comment sortir de l'impasse vraiment je ne le sais pas - la situation actuelle a été construite au fil de
longues années - mais que parler du problème soit le seul moyen pour faire revenir le mouvement
de solidarité avec les Palestiniens et avec les peuples aux niveaux d’ il y a quelques années, ceci est
pour moi une certitude absolue.
Claudio Moffa
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Caro Claudio,
questa tua nota arriva a poche ore di distanza dalla dichiarazione di D'Alema in Commissione esteri
sul fatto che Hamas è il legittimo rappresentante democraticamente eletto dai palestinesi (TG1 ore
20.30).
Detto questo suggerirei di prendere la cosa da un altro angolo di visuale. Le cose della Palestina si
sono fatte decisamnte più complicate da capire dopo la vittoria di Hamas, si sa poco o nulla di
questa organizzazione,le poche cose che arrivano non sono neanche molto simpatiche ... manca
ancora prima che una presa di coscienza proprio l'informazione di base.E' inutile prendersela con la
sinistra estrema che ormai è solo una entità teorica visto che ci sta dentro pure Wladimir Luxuria....
Per adesso la mia personale azione non vedo come potrebbe essere altro che un supporto attivo alle
organizzazioni (spregiativamente definite) "umanitarie" che spesso fanno più sana politica per la
pace che tanti venditori di fumo nostrani.
...nell'occasione...approfitto per farti gli auguri per l'anno nuovo...e spero di avere possibilità di
incontrarti più spesso di come sia avvenuto negli ultimi tempi
Titta V.
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Caro Claudio
Ricevo via e-mail le riflessioni personali di quattro persone, un vero anarchico, un anarchicocomunista-destrorso, un fanatico d’Israele e d’un pacifico pancia-fighista. A volte le leggo e penso
che fintando che c’è qualcuno che pensa con la propria testa, anche se strana, me ne devo rallegrare
perchè forse le cose intellettuali non vanno così male come si dice.
Per questo ti invio i miei sentiti auguri per un buon anno!
Vittorio
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Ho letto tutto l'articolo sul sito, complimenti! Lo diffonderò.
Solo una cosa: parli della sinistra.... ma la destra dov'è? almeno la "destra storica", cosa fa, cosa
pensa? E smettiamo pure di pensare a "destra" e "sinistra": le Persone dove sono? Ti ricordi che
avevamo una lettera di un bambino palestinese adottato a distranza? E' di Gaza. Siamo molto in
pena per lui ma non riusciamo ad avere notizie.
Laura
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Bene. Ma quanti anticolonialisti sono rimasti? Forse è una lotta completamente dépassée. Hai
ancora problemi per inviare messaggi con l'indirizzo scritto normale?
S.
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Mio carissimo Claudio,
leggo sempre i tuoi scritti e li leggo sempre con interesse. Ho letto questo tuo ultimo con il
quale tu poni l’interrogativo se sia giusto tacere che Hamas è il legittimo rappresentante del Popolo
palestinese. La mia personale risposta, frutto delle mie convinzioni e delle mie valutazioni è che
non è giusto.
E’ al contrario giusto, così come tu e tanti altri meritoriamente fate, denunciare
l’aggressività del sionismo israeliano con la orrenda mattanza di questi giorni, e contro
l’imperialismo nordamericano.
E’ giusto, ma sarebbe anche giusto aggiungere qualche altra riflessione, e questo lo dico per
le mie profonde e pacate convinzioni fasciste. E cioè ricordare che fu il Fascismo che
tradizionalmente difese i Popoli arabi riassumendo la sua politica anche nel gesto simbolico del
Duce che in visita a Tripoli, scortato da Littori libici, impugnò la spada dell’Islam in difesa appunto
di quel mondo e contro l’ingerenza e l’invadenza opprimente e rapinatoria di quella mai
sufficientemente “perfida” Albione. E non sarebbe giusto ricordare del Fascismo, pur con le sue
contraddizioni e i suoi errori, e anche con le sue infamie (mi riferisco alle leggi razziali) anche
quella “faccetta nera” alla quale ci si rivolgeva con atto di amore e non di conquista, o quelle leggi
con le quali a tutti – dico tutti - gli abitanti della Libia veniva attribuita sostanzialmente la
cittadinanza italiana? Come spiegare il leggendario eroismo dei gloriosi Ascari che nell’entusiasmo
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e nel sacrificio precedevano nella battaglia i nostri Combattenti. E di essi verrebbe da ripetere quella
scritta votiva sul Sacello dei Bersaglieri a Bologna: “I più veloci a tramutarsi in croci”.
Perchè non ricordare la ben diversa politica del Fascismo in tutto il Vicino e Medio Oriente:
politicamente schiettamente romana di reciproca associazione di Popoli in un comune destino?
Ma soprattutto ricordare anche del Fascismo – ed anche questo è giusto- quella immane
battaglia del “sangue contro l’oro” contro l’imperialismo nordamericano, in adempimento di quel
sogno magnanimo di redenzione dei miseri. Abbiamo perso (lo dico in senso storico e politico), ma
il Fascismofece il suo dovere.
Da questo coro di sacrosanto sdegno per le mattanze della politica aggressiva e sionista di
Israele e per l’imperialismo assassino nordamericano, io –fascista- non ho nulla da imparare.
Dicono a Roma: “ho già dato”.
Ecco, Claudio, vorrai comprendere questo mio sfogo: un atto di giustizia verso chi si è
battuto sacrificando la vita e non si è limitato a partecipato a cortei e manifestazioni di protesta
verso un mondo che era il contrario di quello che voleva costruire il Fascismo. Lo hanno voluto e lo
hanno alimentato in nome di un antifascismo falso e strumentale. Ora se lo tengano!
Devo dirti quanti e quali punti di contatto vi siano tra il Fascismo e il movimento politico
baatihsta iracheno? E perchè mai la furia anglo-americana si è abbattuta anche su di esso? Tu lo sai
bene e lo saimeglio di me, mio caro Claudio. Non c’è bisogno che io te lo dica, e poi il discorso
diventerebbe troppo lungo.
Ecco, queste sono le riflessioni di un fascista, che non ha mai nascosto di essere tale, che io,
in chiusura di quest’anno disgraziato come quelli precedenti, consegno a te, quasi in atto di
confessione.
Di queste mie riflessioni fai l’uso che riterrai migliore: cestinale o diffondile.
Per il resto, auguriamoci che il 2009 sia un anno sereno e rallegriamoci del fatto che tra
persone intellettualmente oneste, anche se politicamente distanti, ci si può intendere tutte le volte in
cui ci si ponga su un superiore punto di vista per poter, come è doveroso, comprendere le ragioni
degli altri; così come io spero che gli altri comprendano le mie ragioni.
Ti abbraccio con l’affetto che sai.
Augusto Sinagra
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Caro Claudio,
condivido la tua analisi. Come marxista sono sdegnato per questa ennesima aggressione sionista e
per tutto il resto (quale sinistra?!). Conosci il libretto di James Petras?
Non molliamo! Cari saluti e auguri
Federico
www.cuba-si.ch
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Da: Zambon Verlag [mailto:[email protected]]
Inviato: martedì 30 dicembre 2008 18.34
A: Claudio Moffa
Oggetto: Re: hamas e i marxisti
messaggio giunto incompleto
Devi andare sul mio sito, sotto indicato con le parole e i punti staccati perché altrimenti potrebbe
non passare la censura “privata” di fastweb. CM
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-----Messaggio originale----Da: Direzione [mailto:[email protected]]
Inviato: martedì 30 dicembre 2008 18.18
A: Claudio Moffa
Oggetto: Re: I: hamas e i marxisti
Caro Claudio, ho inserito nel sito di Eurasia. Buon anno e che sia migliore di quello passato.
Saluti. T.
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Da: Paola M….
Inviato: martedì 30 dicembre 2008 20.35
A: Claudio Moffa
Oggetto: Re: I: hamas e i marxisti
ed il resto del testo claudio? mi piacerebbe leggerlo........
buon anno se si può ancora crederci - direi di no ciao pm
2008/12/30 Claudio Moffa <[email protected]>
www . claudiomoffa . it
Sta sul sito sottolineato. Con parole e punti separati altrimenti potrebbe non passare la censura
“privata” di fastweb. Buon anno anche a te, Claudio
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4 gennaio 2009
Ancora su Hamas e i 'marxisti'
Interventi e risposte
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-----Messaggio originale----Da: claudiomoffa [mailto:[email protected]]
Inviato: sabato 3 gennaio 2009 22.08
A: [email protected]
Oggetto: Re: (no subject)
giorgioracc<[email protected]> wrote on 2 Jan 2009, 01:19
PM: Subject: (no subject)
Gentile
Professor
Moffa,
mi
chiamo
Giorgio
R.,
ventisettenne
marxista-leninista
delle
Marche.
Le volevo rispondere in merito ad un suo articolo in cui critica, a mio avviso giustamente, alcuni
settori della sinistra italiana, ben rappresentati dal PRC, in merito alla questione palestinese.
Tuttavia la prego di non utilizzare inappropriatamente il termine "marxista-leninista" nell'indicare
partiti e movimenti che di marxismo-leninismo hanno ben poco.
Da sempre il marxismo-leninismo ha appoggiato il movimento di liberazione dal colonialismo e
dall'imperialismo, a prescindere dalle forze che lo guidavano e lo guidano, nella convinzione che
prima della questione del Socialismo fosse importante superare la contraddizione costituita
dall'Imperialismo. Questa, come noto, era l'impostazione leninista e staliniana, seppur posso
riconoscere che all'origine dello Stato di Israele esiste anche un innegabile errore politico dell'URSS
di Stalin. Ma per noi marxisti-leninisti non vale tanto condannare, quanto comprendere gli errori del
passato per migliorare la linea d'azione da seguire nel presente e nel futuro.
Da marxista-leninista, quindi, oltre che a livello personale, sostengo le posizioni di Hamas, in
quanto questa organizzazione si è dimostrata l'unica capace di portare avanti la lotta di resistenza
palestinese (senza dimenticare la sua importanza nel sostegno socio-economico alle diseredate
famiglie palestinesi).
Questa è anche la posizione del Partito Marxista-Leninista Italiano di cui sono simpatizzante e che,
nonostante il silenzio dell'informazione di regime, è da oltre trent'anni attivo nelle lotte non solo
anticapitaliste, ma anche antimperialiste. E' l'onestà di questo partito è dimostrata dal fatto che
appoggia le posizione antimperialiste del governo iraniano, sebbene sappiamo bene quale destino i
comunisti hanno subito sotto il governo degli ayatollah.
Le mando dei link che possono chiarirle meglio la posizione dei marxisti-leninisti italiani sulla
questione palestinese, sperando di aiutarla a distinguere i marxisti-leninisti dai falsi partiti
comunisti.
Forse il fallimento delle mobilitazioni per la Palestina in Italia dipende anche dal fatto che si
continua a dare credito ai falsi comunisti alla Bertinotti e alla Ferrero quando invece, per loro stessa
dichiarazione, essi si sono rivelati anti marxisti-leninisti. Allora sarebbe bene attribuire i giusti nomi
alle cose e, se si parla di marxisti-leninisti sulla questione palestinese, sarebbe corretto riportare la
posizione del Partito Marxista-Leninista Italiano.
Grazie per la gentile attenzione in attesa, spero, di una sua risposta.
http://www.pmli.it/hamasconquistagaza.htm
http://www.pmli.it/leggeelettoraleabumazendiscrimina.htm
Caro Giorgio, mentre apprezzo la sua precisazione - i palestinesi e Hamas hanno bisogno dell'aiuto
di tutti - non condivido affatto alcune vostre idee, scorte sul vostro sito in tutta fretta: ad esempio la
vostra demonizzazione di Putin. Ha notato che i primi a attaccarlo sono gli ultrafiloisraeliani di
destra e di sinistra? Lei saprà sicuramente, a proposito di Islam da combattere che la guerriglia
cecena è sostenuta da Israele ed è stata aiutata dal finanziere ex presidente della Sinagoga di Mosca
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Berezovsky. Per l'Iran, il Libano e i Palestinesi, e i veri musulmani la Russia è comunque un alleato
o sponda utile e importante. Come per noi italiani.
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Da: XXXXX
Inviato: mercoledì 31 dicembre 2008 10.59
A: Claudio Moffa
Oggetto: Rif: I: hamas e i marxisti
Priorità: Alta
Caro Claudio,
come sempre la Tua ars scribendi è meravigliosa e toccante. ASSISTIAMO IMPOTENTI alla
mattanza e, temo, che il peggio debba ancora avvenire alla luce della dichiarazione di intenti di
presumibili azioni di terra.
Cosa possiamo fare noi dalle nostre scrivanie per diventare voci degne di ascolto di fronte alla
sadica distruzione e allo sterminio di innocenti?
Le Tue frasi scorrono come drammatici versi e rinnovano il dolore di immagini televisive denudate
della verità.
Sperare
non
è
facile
ed
è
solo
una
resa
passiva
agli
eventi.
Questa sera resterò con la mia famiglia ad aspettare il nuovo Anno.
Auguro a Te, a Francesca, a Fiorella, a Vincenzo, miei nuovi amici , splendido regalo di questo
anno che ci lascia, di trascorrere una bella serata, in armonia, con amore e amicizia
.
Vi voglio bene e Vi abbraccio.
BUON ANNO e a prestissimo!
XXXXXX
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Palestina-Moffa-Hamas E Marxisti - master enrico mattei in vicino e