La misura dell’inflazione per classi di
spesa delle famiglie
Roberto Sabbatini*
(Banca d’Italia, Servizio Studi di congiuntura e politica monetaria)
Istat, 10 maggio 2013
Discussion
(*) La presentazione riflette esclusivamente le opinioni dell’autore, senza impegnare la responsabilità della Banca d’Italia
Struttura della presentazione
1. L’origine del problema
2. Questioni metodologiche
3. I rischi di una interpretazione distorta dei nuovi indicatori
4. Qualche linea di azione per il futuro
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1. L’origine del problema (1/2)
Una esigenza informativa che “viene da lontano”
1. L’analisi delle possibili determinanti del divario tra inflazione percepita ed
effettiva successivamente all’introduzione del contante in euro (gennaio 2002).
La dinamica dei prezzi riferita ai consumi della “grande famiglia” degli italiani non era
ritenuta sufficiente per spiegare l’ampliamento anomalo di tale divario.
2. Alcune delle risposte (elaborazioni non ufficiali, studi ad hoc):
a) inflazione per sottopopolazioni (alcuni studi mostravano che il deterioramento delle
percezioni era superiore per le classi meno abbienti)
b) inflazione per frequenza di acquisto dei prodotti (i prezzi delle voci acquistate più
di frequente orientano maggiormente le percezioni)
In sintesi, sia gli indici oggetto di questo incontro sia quelli per frequenza di acquisto
furono inizialmente calcolati per provare a spiegare le “percezioni di inflazione”
Figura
1. L’origine del problema (2/2)
I precedenti “ufficiali” sull’inflazione per sotto-popolazioni
 Nel 2007 (“Approfondimenti Istat” 20/2/2007) l’Istat aveva calcolato alcuni indici
per specifiche sottopopolazioni (dati per 2001-06)
•
•
•
•
famiglie che vivono in affitto o subaffitto
di pensionati
con basso livello di spesa per consumi
di pensionati con basso livello di spesa per consumi
Tali indicatori soffrivano di due problemi:
a) definizione: la sotto-popolazione considerata è ambigua rispetto alle
caratteristiche socio-economiche (es. i pensionati sono molto diversi tra loro;
nessuna indicazione sull’inflazione subita dalle fasce più disagiate)
b) metodologia: problema generale quando si calcolano indici per sotto-popolazione
sulla base delle rilevazioni esistenti (disegno campionario non idoneo; cfr. oltre)
Sotto il primo aspetto, gli indicatori oggi in discussione costituiscono un passo
in avanti (nel primo quintile di spesa vi sono gli individui meno abbienti); resta il
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secondo problema, su cui si concentrano le slide successive
2. Questioni metodologiche (1/6)
La metodologia impiegata per calcolare i nuovi indicatori
La metodologia adottata per calcolare gli indicatori per classe di spesa:
a) Gli indici considerano l’inflazione per classi di “spesa equivalente”, ovvero “la spesa
per consumi di famiglie di diversa ampiezza resa equivalente a quella di una famiglia di un solo
componente tramite dei coefficienti correttivi” (Istat, 2007).
In questo modo si tiene conto delle economie di scala che è possibile realizzare in
famiglie con più componenti (in altri termini, si cerca di riportare la spesa di
ciascun componente che vive in famiglia a quella che dovrebbe affrontare se vivesse
da solo per ottenere lo stesso tenore di vita che ha in famiglia).
b) 5 sotto-popolazioni (quintili di spesa)
Quesito:
possiamo associare a tali indicatori il significato di “indici dei prezzi pagati da
individui con diversi livelli di spesa”?
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2. Questioni metodologiche (2/6)
Non si tiene conto dell’”effetto prezzi”; ciò condiziona fortemente
l’interpretazione dei nuovi indicatori
1. Problema generale: per ciascuna sotto-popolazione l'indice dei prezzi differisce da
quello relativo all’insieme della popolazione per due motivi:
a) l'effetto pesi (struttura dei consumi delle famiglie di ciascuna sotto-popolazione)
b) l'effetto prezzi (i prezzi considerati nel calcolo dell'indice devono rispecchiare le
abitudini di acquisto della fascia di popolazione considerata nel gruppo rispetto
ad es. a: canale distributivo, tipologia di prodotti, etc.)
2. La rilevazione corrente è articolata rispetto alle voci (beni e servizi) e all’area
geografica, ma non alla popolazione di riferimento: sotto-popolazioni differenti
hanno modelli di consumo diversi, che implicano preferenze per canali
distributivi e referenze acquistate differenti
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2. Questioni metodologiche (3/6)
Problemi di natura operativa per “veri” indici per sotto-popolazione
Pertanto, le informazioni disponibili consentono di tenere conto solo dell’effetto
pesi. Per cogliere l’effetto prezzi occorrerebbe una rilevazione organizzata su basi
differenti.
Problema ben noto:
1. Istat (20 febbraio 2007: “(…) la costruzione di indici dei prezzi al consumo, riferiti a sottopopolazioni, omogenee per quanto riguarda le abitudini di consumo, richiederebbe la conduzione di
specifiche indagini statistiche sulle caratteristiche dei comportamenti di consumo delle famiglie (quantità
e tipi di beni e servizi acquistati, spese sostenute, tipologie di esercizi commerciali dove effettuano gli
acquisti, ecc.) che non vengono svolte da nessun Paese, essendo molto costose, oltre che enormemente
complesse”
2. Lavoro oggi in discussione: “l’impatto della dinamica dei prezzi sui bilanci delle famiglie
dipende non soltanto dalle quote di spesa che gli individui destinano all’acquisto dei vari prodotti, ma
anche da una pluralità di fattori (come la qualità dei beni e servizi consumati o la tipologia di esercizi
commerciali frequentati) che tuttavia non possono essere presi in considerazione (…) poiché ciò
richiederebbe la ridefinizione del disegno campionario dell’indagine”
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2. Questioni metodologiche (4/6)
Il piano di rilevazione
a) Selezione del punto-vendita (piano rappresentativo degli acquisti)
b) I prezzi:
• Distribuzione moderna: rilevazione dei prezzi per più qualità di uno stesso
prodotto nei punti vendita della distribuzione moderna.
• Distribuzione tradizionale: viene rilevato soltanto il prezzo della referenza “più
venduta” (specifica marca e varietà del prodotto considerato che risponde alla
descrizione indicata dall'Istat)
Tali referenze vengono seguite nel corso del tempo
La scelta di rilevare esclusivamente il prezzo del prodotto più venduto discende
dall’obiettivo di considerare i consumi dei beni acquistati dalla maggior parte della
popolazione, cercando al tempo stesso di contenere la quantità di
informazioni da acquisire ogni mese
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2. Questioni metodologiche (5/6)
Set informativo molto più ampio dell’attuale
Di fatto per calcolare accurati indici per sotto-popolazioni
a) dovrebbero essere selezionati punti vendita aggiuntivi
b) a parità di punto vendita, sarebbe necessario scegliere più referenze che si
collocano in punti differenti della distribuzione dei prezzi
Per definire il nuovo campo di osservazione e quindi il piano di rilevazione, è
necessario disporre di informazioni sulle abitudini di acquisto di ciascuna
sotto-popolazione (tipologie di negozi preferiti, prodotti acquistati, etc.)
NB: la distorsione tra quel che si misura e ciò che si “vorrebbe misurare” può essere
anche maggiore in fasi di crisi acuta qual è l’attuale. Nella recente audizione al
Senato del Presidente dell’Istat (23 aprile) è stato evidenziato come le famiglie si
stiano orientando ad effettuare gli acquisti in “luoghi di distribuzione a prezzi più contenuti
e riducendo la quantità e o la qualità dei prodotti” (forte aumento acquisti presso hard
discount).
Probabilmente il processo è stato assai più intenso per le famiglie con un più basso
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livello dei consumi (vincolo di bilancio più stringente)
2. Questioni metodologiche (6/6)
Le poche evidenze disponibili suggeriscono che l’effetto-prezzi può
essere importante
Vi sono stime sull’effetto prezzi?
Mostacci-Natale-Pugliese (“Gli indici dei prezzi al consumo per sub popolazioni”)
forniscono stime (solo per il 2002) che ne confermano la rilevanza
• si ordinano in senso crescente i prezzi rilevati per ciascun aggregato elementare, che
poi vengono raggruppati in quartili
• l’aggregato dei prezzi più bassi ha registrato nel 2002 un incremento superiore a
quello dei prezzi più elevati
• nell’ipotesi che le famiglie a reddito più basso acquistino beni relativamente meno
costosi, nel 2002 vi è stata una prevalenza dell’effetto prezzo sull’effetto peso,
ovvero, le famiglie con i livelli di consumo più basso avrebbero subito un tasso di
inflazione maggiore rispetto a quelle con consumo più elevati
Necessità di tenere conto esplicitamente di questa “terza dimensione” nella
rilevazione, ovvero della popolazione con le relative abitudini di spesa
Rischio di interpretazioni inappropriate dei dati. Un precedente
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3. L’interpretazione dei dati (1/1)
Rischio di interpretazione “forzate” dei nuovi indicatori:
il precedente degli indici per frequenza di acquisto
1. Gli indici dei prezzi per frequenza di acquisto (Istat, 22/2/2008) sono commentati
dagli organi di stampa come indicatori del “carrello della spesa”; implicitamente gli
si attribuisce il significato “dell’inflazione che non si può evitare”.
Interpretazione “forzata”:
(a) i prodotti ad alta frequenza escludono prodotti che si vorrebbe considerare
nell’ambito della definizione normalmente attribuita dagli organi di stampa, ad es. i
medicinali, le tariffe elettriche, dell’acqua e del gas, i servizi telefonici. Gli indici
rispondono al criterio del “pagamento” (immediato o differito), ma ad essi tuttavia
viene attribuito un significato differente;
(b) problema dell’”effetto prezzi” già evidenziato
2. Vi è lo stesso rischio con i nuovi indicatori? Probabilmente si.
In sintesi
occorre tenere conto dei suddetti limiti per interpretare correttamente i nuovi
indicatori (in particolare dell’indice relativo al primo quintile di spesa)
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4. Possibili linee d’azione (1/2)
Qualche proposta: (1) attività di studio
Intensificare l’attività di studio/ricerca con una duplice finalità:
A) Approfondimento dell’“effetto prezzi”: indagine sulle abitudini di spesa di sottopopolazioni specifiche (inchieste Istat ma anche eventualmente utilizzando
l’indagine della BI presso le famiglie)
B) Individuare preventivamente di quali sotto-popolazioni si vuole misurare
l’inflazione subita, per poi “adattare” la rilevazione a tale esigenza (cfr. oltre)
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4. Possibili linee d’azione (1/2)
(2) Nel breve periodo …
1.
Riprendere le sperimentazioni basate sulla distribuzione dei prezzi (ordinare i
prezzi in senso crescente; limitare il calcolo al primo quintile combinando pesi con
dinamica aggregato dei prezzi più bassi); in alternativa, calcolare gli indicatori
combinando le strutture di ponderazioni con indici per canale distributivo.
 Obiettivo di avere una misura del possibile impatto (segno) dell’effetto prezzi
2.
Concentrare gli sforzi su pochi indicatori dal significato più preciso? Due
esempi:
•
“Indice dei prezzi (presumibilmente) pagati dalle famiglie con livelli di
spesa più bassi”
•
Combinando queste informazioni con quelle per frequenza di acquisto: “Indice
dei prezzi (presumibilmente) pagati dalle famiglie con livelli di spesa più
bassi per l’acquisto di beni e servizi il cui consumo non può essere
posticipato”.
NB: problema generale del significato da attribuire al concetto di “spesa
necessaria”, che la “frequenza di acquisto” (basata sul criterio del pagamento)
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non risolve come precedentemente argomentato
4. Possibili linee d’azione (1/2)
(3) Nel medio periodo…
A) Attività di studio + soluzione a problemi di natura operativa che hanno finora
ostacolato calcolo di indicatori per sotto-popolazioni.
 valorizzare maggiormente l’approccio “campionario” per tenere conto anche della
dimensione della sotto-popolazione?
B) Guardando oltre: indicatori “non standard” che rispondono a esigenze informative
attualmente non soddisfatte:
a)
indici dei prezzi per canale distributivo
b)
inflazione di “origine pubblica” (“indice al netto variazioni imposte indirette e
dei beni e servizi a prezzo regolamentato”; le informazioni di base sono già
disponibili)
C) Nuove sfide
a)
Acquisti su internet (Eurostat ha avviato la riflessione)
b)
Componente importata dei prezzi al consumo? Molto complicato
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GRAZIE PER L’ATTENZIONE
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Inflazione effettiva e percepita in Italia
9
8
7
90
Inflazione misurata (scala di sinistra)
Inflazione percepita (scala di destra)
Italia
80
70
6
60
5
50
4
40
3
30
2
20
1
10
0
0
-1
-10
90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13
Fonte: Commissione europea, Eurostat e Isae.
(1) Inflazione misurata: tasso di crescita sui dodici mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo. Inflazione percepita: indicatore
qualitativo ottenuto come saldo delle risposte nell’ambito delle indagini armonizzate mensili presso i consumatori.
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1/2) A - Istat