Teatro Grande
comunicato stampa
martedì 10 dicembre 2013
In arrivo l’ultimo titolo d’opera della Stagione 2013: Tancredi celebre melodramma di Gioachino Rossini
sarà per la prima volta al Teatro Grande di Brescia nei giorni 13 e 15 dicembre.
Scritta da un Rossini ventiduenne in tre mesi e mezzo, Tancredi ha compiuto quest’anno i 200 anni dalla
sua prima rappresentazione il 6 febbraio del 1813 alla Fenice di Venezia. L'opera divenne per un certo
periodo una delle più popolari, rappresentata in tutti i teatri d'Italia, tanto che Stendhal la considerava
l'opera migliore di Rossini. Ebbe poi un periodo di poca fortuna e gradualmente tornò ad affacciarsi sui
più prestigiosi palcoscenici operistici dalla metà del Novecento in poi. Oggi è considerato tra i lavori più
ispirati ed equilibrati del Rossini serio.
Il cast vocale sarà affidato per questo nuovo allestimento ai vincitori del 64° Concorso As.Li.Co.: i giovani
cantanti impegnati saranno Teresa Iervolino (Tancredi il 13 dicembre e Isaura il 15 dicembre), Raffaella
Lupinacci (Tancredi il 15 dicembre e Isaura il 13 dicembre) e Sophio Mchedlishvili (Amenaide). Il basso
Alessandro Spina interpreterà il ruolo di Orbazzano, mentre Mert Süngü e Alessia Nadin saranno
rispettivamente Argirio e Ruggero. Gli artisti saranno guidati dalla regia del giovane Francesco Frongia,
regista e videoartista di grande fama, mentre per la bacchetta della buca d’orchestra è stato scelto il
maestro Francesco Cilluffo, giovane emergente direttore d’orchestra e compositore italiano che si è già
affermato in ambito nazionale ed internazionale.
I biglietti per entrambe le recite sono acquistabili alla Biglietteria del Teatro Grande (orari: mar-ven
13.30-19.00, sab 15.30-19.00) e on line sui siti teatrogrande.it e vivaticket.it.
NOTE MUSICALI
di Francesco Cilluffo
In questa produzione di Tancredi abbiamo scelto di proporre il finale di Ferrara, frutto dell’influenza su
Rossini dell’ambiente ferrarese vicino al primo Romanticismo italiano (e a Foscolo in particolare).
Questo finale, sorprendentemente moderno nel suo essere “aperto”, pone lo spettatore di fronte a una
morte irrazionale, sospesa tra la stoica accettazione della fine dell’eroe e lo stupore umano per il venire
meno della vita.
L’ombra della perdita, intuita nei momenti di sconforto amoroso nella partitura (“Ah che scordar non
so”, nel secondo atto) o di pericolo (l’aria di prigionia di Amenaide), viene spesso suggerita
dall’abbassamento cromatico del sesto grado da maggiore a minore, un topos del Rossini serio, che
arriverà a caratterizzare il sovrannaturale in Semiramide, ultima opera seria per Venezia (Tancredi era
stata la prima).
Nella mia concertazione, e in alcune cadenze da me suggerite ai cantanti, ho voluto mantenere una
certa enfasi su questo aspetto romantico della partitura, sottolineando come Rossini sia riuscito a
proporci uno squarcio di mondo dove la sofferenza e la serenità sono compagne della medesima
esperienza; i personaggi contemplano l’abisso della perdita, attraverso uno sguardo che però unisce
nobiltà neoclassica a sublime romantico.
Tale equilibrio si rispecchia anche nella scelta costante di tonalità maggiori (l’introduzione dell’aria di
prigionia di Amenaide nel secondo atto e il coro funebre finale sono gli unici brani dell’opera in tonalità
minori), che rendono persino più struggente e tristemente quotidiani l’addio e la sofferenza,
contribuendo ad una vasta galleria musicale dell’addio che va dal Auf dem Strom di Schubert alla fine di
Das Lied von der Erde di Mahler ma anche al più solare del Campiello di Wolf Ferrari.
Nel suo essere opera di gusto classico e sereno (secondo Stendhal la più perfetta di Rossini), Tancredi si
pone come curioso esempio di teatro classico che si basa sul valore modernissimo dell’incomunicabilità
tra i personaggi. L’assurdità del dramma (che è un “non dramma”) viene esaltata dall’erompere di alcuni
meccanismi musicali dell’opera buffa, come nel finale primo, che accentuano con i loro tic lo
smarrimento dei personaggi in una rete di reazioni inspiegabili dei quali sono marionette involontarie.
“Un solo accento tutto cangiar potrà d’aspetto” dice Isaura verso la fine del Tancredi di Rossini. Ma
questo “accento”, nella versione di Ferrara, non arriva. Il silenzio di Amenaide, donna, e quindi vittima di
regole e codici che le impongono di subire accuse ingiuste, si romperà solo di fronte a Tancredi morente,
quando sarà ormai troppo tardi e la musica si spegnerà.
NOTE DI REGIA
di Francesco Frongia
Si può ancora morire d’amore?
Quando ho cominciato a lavorare sul Tancredi di Rossini ho pensato in un primo tempo, tratto in
inganno dalla definizione di Melodramma eroico, di dovermi occupare di combattimenti con spade e
scudi, di duelli e di battaglie, ma già al primo ascolto le armi, l’eroismo, lo spirito guerriero sono ben
presto passati in secondo piano e alla ribalta si è affacciato il vero nucleo dell’azione: la storia dell’amore
puro, ideale – e impossibile - di Tancredi e Amenaide. Rossini gioca con la materia del cuore, impone al
destino l’incontro proibito tra due giovani che hanno vissuto separati fin dall’adolescenza: Tancredi
esiliato ragazzo da una faida politica e Amenaide, che, come vuole la più classica tradizione romantica,
mai ha smesso di amare proprio chi gli è stato proibito di amare. La loro passione è tanto smisurata,
tanto assoluta da varcare i confini banali di “una normale sensatezza”. E questo trasforma il loro
sentimento in un poema di amore e distruzione.
La storia che il libretto racconta, ambientata a Siracusa nell’anno 1005, in una città libera, ma minacciata
da Bizantini e assediata dai Saraceni, mi ha subito richiamato alla mente le feste popolari particolarmente vivaci nei paesi del sud del Mediterraneo - che a quel mondo e a quegli episodi si
ispirano: i combattimenti di Moros y Cristianos nelle Baleari, la spendida saga dei Pupi in Sicilia, le
sfarzose cavalcate sarde. È la festa di piazza, o, più in particolare, il momento della sua preparazione, la
cornice in cui si svolge la nostra versione di Tancredi, il palcoscenico su cui si affacciano popolo e
protagonisti: un microcosmo di personaggi che vestono gli abiti del nostro passato più recente per
evocare una storia lontana nel tempo. La scena non vuole ricreare un luogo preciso ma evoca ed
echeggia temi iconografici ed elementi folklorici presenti in tutti i paesi del nostro sud, e del sud
dell’Europa più in generale. La Puglia, la Sicilia, la Sardegna, ma anche Maiorca e le isole greche si
uniscono a evocare un luogo della mente dove nulla deve essere “veristico” perchè tutto possa essere
“vero”. E il tempo del nostro racconto è un tempo in cui una guerra è finita da poco, ma in cui la voglia
di far festa e di lasciarsi alle spalle violenza e rovina non riesce ancora a sopire conflitti e ferite troppo
recenti – o troppo antiche – per essere dimenticate. Un tempo dunque che è una specie di dejà vu
storico, che non vuole però imporre letture forzate e parallelismi meccanici.
Verso il finale dell’opera Tancredi canta: “Non sa comprendere il mio dolore chi in petto accendersi non
sa d’amor”. È una frase che, se ripensiamo ai nostri amori giovanili, ai tormenti dell’ amore incompreso
che da sempre rendono eroica qualunque adolescenza , è di una concretezza psicologica straordinaria.
Quel senso di “assoluto” che nella giovinezza accompagna gli amori impossibili , quel senso di tragedia a
cui Amenaide, unico personaggio sanamente vitale del dramma, cerca di ribellarsi per seguire il proprio
desiderio, sfidando l’ostilità paterna che le impone un matrimonio di convenienza, condurrà Tancredi
alla perdita della vita. Fino all’ultimo la sua amata cercherà di farlo uscire da quest’ ossessione
autodistruttiva, di scaldarlo ai raggi di un amore più solare. Ma noi sappiamo che per amore si può
morire. Non è facile da accettare, certo, ma succede in continuazione e, se esiste qualcosa che si può
definire “natura umana”, sicuramente il binomio “Amore e Morte” ne fa parte dalla notte dei tempi. E
quindi la scelta di proporre per questa edizione del Tancredi la versione tragica del finale ci è sembrata
più coerente con le premesse drammaturgiche del libretto e soprattutto col clima del racconto musicale
e ci permette di scoprire un Rossini malinconico, profondo e modernamente lucido nell’analizzare il lato
oscuro del sentimento amoroso, l’altra faccia delle passioni giovanili, quell’assoluto che diventa
attrazione per il vuoto, autodistruzione. Forse, se consideriamo che scrisse l’opera a ventun’anni, era
ancora vivo in lui il ricordo dei tormenti e delle ferite dei suoi amori giovanili.
FRANCESCO CILLUFFO
Maestro concertatore e Direttore
Nato a Torino nel 1979, Francesco Cilluffo si è diplomato in direzione d’orchestra e in composizione
presso il Conservatorio della sua città, laureandosi anche in storia della musica al DAMS. A Londra ha
conseguito un master alla Guidlhall School of Music and Drama e un dottorato al King’s College,
perfezionandosi nel frattempo con Michael Tilson Thomas (London Symphony Orchestra), Gianluigi
Gelmetti (Accademia Chigiana di Siena) e Ivan Fischer (Budapest Festival Orchestra). Ha lavorato come
direttore d’orchestra assistente presso istituzioni quali: Chicago Lyric Opera, Los Angeles Philharmonic,
Danish Radio Symphony Orchestra, Gewandhaus Leipzig, Opéra du Rhin di Strasburgo e il Teatro La
Fenice di Venezia, collaborando con direttori quali Asher Fisch, John Mauceri, Lothar Zagrosek e Rani
Calderon.
Dopo il suo debutto come direttore al Barbican Centre di Londra con Socrate di Satie si è dedicato in
particolar modo al repertorio operistico e sinfonico-corale, dirigendo inoltre il Requiem in do minore di
Cherubini con la Stefano Tempia di Torino, un concerto con l’Ensemble Europeo Antidogma per MiTo,
un gala verdiano alla Scottish Opera di Glasgow e diversi concerti e produzioni per istituzioni quali
London City Festival e London Contemporary Dance School. Come maestro collaboratore ha lavorato al
Teatro Regio di Torino, al Teatro Pergolesi di Jesi, al Festival di Barga e nei teatri di Livorno e Mantova.
Nell’estate 2010 ha diretto una nuova produzione delle Nozze di Figaro al Festival Internazionale di
Byblos. Ha lavorato poi come direttore assistente all’Opéra National du Rhin di Strasburgo per Simon
Boccanegra (regia di Keith Warner), al Teatro La Fenice di Venezia per Intolleranza 1960 di Nono (regia
di Luca Ronconi) e all’Opera di Copenhagen per Semiramide di Rossini (regia di Nigel Lowery). La sua
recente esecuzione del Requiem di Mozart (ed. Levin) con l’Orchestra Filarmonica di Torino e il coro
della Stefano Tempia è stata accolta da enorme successo di pubblico e di critica.
Nel 2011 ha diretto una nuova produzione di The Servant di Marco Tutino al Teatro di Rossini di Lugo
con elementi dell’Orchestra Arturo Toscanini di Parma ed è stato inoltre impegnato in un ciclo di
concerti con l’Orchestra Filarmonica di Santiago del Cile. Ha diretto poi Das Lied von der Erde di Mahler
al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca; nell’ambito dello stesso festival è anche stata eseguita in
prima mondiale Voci di tenebra azzurra, rapsodia per mezzosoprano, coro e orchestra, commissionatagli
per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Tra le sue apparizioni più recenti si ricordano: L’Arlesiana di Cilea per l’apertura della stagione 20132014 del Teatro Pergolesi di Jesi (filmato in DVD per la Dynamic); un Gala Verdiano alla Tchaikovsky
Concert Hall di Mosca con i solisti e l’orchestra del Teatro del Galina Vishnevskaya Opera Centre;
Cavalleria rusticana di Mascagni al Teatro Nuovo di Sassari; concerti con la ORT-Orchestra della Toscana
e Cinzia Forte (musiche di Wagner, Verdi e Prokofiev) per l’apertura dei Festival Incontri in Terra di Siena
e Santa Fiora in Musica; concerti con l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari in varie città della Sardegna
(musiche di Mozart e Rossini); una nuova produzione de Il Trovatore di Verdi per l’AsLiCo che ha toccato
i teatri storici della Lombardia ed è stata poi replicata a Milano (Teatro Nuovo) e a Como (Festival Como
Città della musica); un concerto con il Requiem op. 9 di Duruflé e musiche di Mahler e Puccini con
l’Orchestra Filarmonica di Torino; Der König Kandaules di Zemlinsky (prima italiana) al Teatro Massimo
di Palermo.
Tra gli impegni futuri: una nuova produzione di Tancredi di Rossini per il Circuito Lirico Lombardo con
l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, che toccherà i teatri di Pavia, Cremona, Como e Brescia; la Sinfonia n.
14 di Shostakovich con l’Orchestra Filarmonica di Torino (nell’ambito della sua collaborazione triennale
con l’istituzione); una nuova produzione di Manon Lescaut per l’inaugurazione della nuova Opera di San
Antonio (Stati Uniti).
Come compositore, ha conseguito un dottorato al King’s College di Londra studiando con Robert Keeley
e George Benjamin ed ha all’attivo commissioni ed esecuzioni da istituzioni quali l’Orchestra Sinfonica
Nazionale della RAI, l’Electra Ensemble di Amsterdam, l’Università di Graz, la Chicago Arts Orchestra e il
Dicapo Opera Theatre di New York per il quale ha scritto una nuova opera, Il caso Mortara, andata in
scena nel 2010 e recensita sul New York Times come uno degli eventi più importanti della stagione.
Nell’ambito del festival Incontri in Terra di Siena 2012 è avvenuta la prima mondiale del suo ciclo
vocale The Land to Life again, per soprano, violoncello e orchestra d’archi, con Nuccia Focile (soprano),
Antonio Lysy (violoncello) e l’UCLA Camarades Ensemble di Los Angeles diretto dal compositore stesso.
FRANCESCO FRONGIA
Regista e Scenografo
Nasce artisticamente all’interno del Teatro dell’Elfo di Milano. Da anni alterna l'attività di video-maker
con quella di regista teatrale di prosa e musica. Nel 2003 con la regia di sdisOrè di Giovanni Testori aveva
segnato il primo importante successo di critica. Poi sono seguiti La tempesta di Shakespeare, L'ignorante
e il folle di Thomas Bernahrdt, L'ultima recita di Salomé a quattro mani con Bruni, Nel buio dell'America
di J. C. Oates, Cassandra di Christa Wolf e Rosso di John Logan, entrambi premiati da quattro settimane
di tutto esaurito. Molte anche le regie di spettacoli musicali: per i La Crus ha messo in scena La
costruzione di un amore e Cuore a nudo: per l'ensemble Sentieri selvaggi L'uomo che scambiò sua moglie
per un cappello di Michael Nyman, Non guardare al domani e Io Hitler di Filippo Del Corno al Festival
MiTo. Inoltre ha collaborato con Elio De Capitani al Simon Boccanegra per il Teatro La Fenice di Venezia
e con Ferdinando Bruni nel 2008 per Aslico ha curato i video per Carmen. Con Silvia Colasanti ha creato Il
sole di chi è? e Faust – Tragedia soggettiva. Per Lorenzo Ferrero ha creato Le Piccole storie e collaborato
a Risorgimento. Il suo ultimo lavoro Alice underground, esperimeno di cartoon teatrale, da Lewis Carroll
sempre in collaborazione con F. Bruni è stato il suo ultimo successo.
ANDREA SERFINO
Costumista
Milanese, classe 1974. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera in tecnica del costume e
scenografia nel 1996; dopo avere affiancato come assistente alle scene e costumi capisaldi del teatro
d’avanguardia (F. Bruni, A. Taddei, A. Pugliese), intraprende un percorso artistico che si orienta su più
fronti aventi un unico comune denominatore: lo spazio e chi lo vive. Dal 1996 collabora alle scene ed ai
costumi con differenti realta teatrali italiane: Teatro stabile di Catania (Il Segno Verde di R. Secondo, Le
città del Mondo di E. Vittorini, La Gerusalemme liberata di T. Tasso, Goldoni e le sue sedici commedie
nuove di C. Goldoni per la regia di A. Pugliese), Teatro dell’Elfo di Milano (Sdisorè di G. Testori per la
regia di F. Frongia e F. Bruni, Romeo e Giulietta di W. Shakespeare per la regia F.Bruni, History Boys di A.
Bennet per la regia E. De Capitani e F. Bruni, Angels in America di Tony Kushner per la regia di F. Bruni e
E. De Capitani, Nel Buio dell’America di J. C. Oates per la regia di F. Frongia),compagnie private (Gian
Marco Tognazzi con Il nemico del Popolo di E. Ibsen, Alessandro Preziosi con Cyrano di Bergerac, Elena
Sofia Ricci con Come tu mi vuoi di L. Pirandello, Giuliana lo Iodice con Danza di Morte di E. Ibsen).
Alterna realtà teatrale con quella televisiva (Art Buyer per diversi spot pubblicitari) e cinematografica
(Lezioni di cioccolato regia di A. Maria Federici, Il sud è Niente regia F. Mollo, La paura regia L. Di
Costanzo); porta avanti la passione per i tessuti e la moda collaborando alle collezioni di maglieria per
Hetro, Galtrucco e Ballantyne e progettando gli allestimenti per le sfilate milanesi di Byblos, Ermanno
Scervino, Elena Mirò, Ballantyne.
DIEGO MACCAGNOLA
Maestro del Coro
Ha compiuto gli studi musicali presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Donizetti di Bergamo, dove
ha conseguito il diploma di pianoforte col massimo dei voti e il Diploma accademico di II livello con lode,
ricevendo per due volte il prestigioso premio “G. Simone Mayr” seguito da recital nella Sala Alfredo
Piatti. Ha studiato pianoforte con Maria Grazia Bellocchio, perfezionandosi in seguito con Paolo Bordoni,
Benedetto Lupo, Massimiliano Damerini e Sergei Dorensky; musica d’insieme con Rocco Filippini presso
l’Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma e con Alexander Lonquich presso l’Accademia Chigiana di
Siena; Contrappunto e direzione di coro con Antonio Greco, Polifonia Rinascimentale con Diego Fratelli e
clavicembalo con Emilia Fadini. Si è esibito come solista o in formazioni da camera in importanti
Rassegne e Festival italiani e stranieri e in sale concertistiche quali il Teatro Ponchielli di Cremona, il
Teatro Comunale di Ferrara, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, l’Auditorium Gaber del
Grattacielo Pirelli di Milano, l’Auditorium della Fondazione W. Walton di Ischia, il “Théatre entre des
Bords de Marne” e la “Maison C. Debussy” di Parigi, il Théatre du Merlan Scène Nationale di Marsiglia, il
Théatre Balsamine di Bruxelles, il Théatre Pole Sud di Strasburgo e la Maple Hall di Osaka (Giappone).
Dedica particolare attenzione alla musica del Novecento: ha partecipato all'esecuzione dell'integrale
dell'opera pianistica di Gyorgy Ligeti nel 2003, 2006 e 2007 e di Luciano Berio nel 2013 presso il Museo
del Novecento di Milano, ed ha collaborato con il violista Christophe Desjardins (prima viola
dell’Ensemble Intercontemporain) in un progetto per la Rassegna “Moz-art-box” di Portici (Napoli) con
brani di Turina, Villa Rojo e Morton Feldmann. Suona regolarmente in duo con la violinista Lena
Yokoyama e nel 2012 ha fondato, insieme alla violinista Lena Yokoyama ed al violoncellista Alessandro
Copia il Trio Kanon, ensemble che si sta perfezionando sotto la guida del Trio di Parma presso la Scuola
Internazionale del Trio di Trieste. Affianca ad un’intensa attività didattica e concertistica come pianista,
quella di maestro di coro. Dal 1998 è cantore e assistente alla direzione nelle produzioni del Coro
Costanzo Porta di Cremona, gruppo fondato da Antonio Greco e vincitore di numerosi premi in concorsi
nazionali e internazionali (tra cui il Primo Premio Assoluto nel Concorso Corale Nazionale “Guido
d’Arezzo” nel 1998). Dal 2007 ha collaborato con il Circuito Lirico Lombardo come maestro del coro per
diverse produzioni operistiche (Così fan tutte, Die Zauberflöte, Don Pasquale, La figlia del Reggimento,
Norma, Il cappello di paglia di Firenze, L’Italiana in Algeri). È pianista accompagnatore presso il
Conservatorio G. Verdi di Como e docente di pianoforte presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali G.
Donizetti di Bergamo.
TERESA IERVOLINO
Mezzosoprano
Nasce a Bracciano (Rm) il 14 Maggio 1989 e già da bambina dimostra interesse per la musica e all'età di
8 anni inizia a studiare pianoforte, conseguendone il compimento inferiore. Successivamente attratta
dall'opera decide di dedicarsi al canto lirico, continuando parallelamente lo studio del pianoforte e
affiancando quello di composizione. Nel 2007 viene ammessa al Conservatorio D.Cimarosa di Avellino
dove consegue nel 2011 il diploma di canto con il massimo dei voti e lode e successivamente si
perfeziona con una serie di masterclasses sotto la guida di Domenico Colajanni, Alfonso Antoniozzi,
Daniela Barcellona, Bernadette Manca Di Nissa, Bruno Nicoli e Stefano Giannini. Inizia già nel 2008 ad
esibirsi in una serie di concerti lirico-sinfonici nel territorio campano. Nel Novembre 2011 si esibisce in
qualità di mezzosoprano nel concerto-conferenza a cura di Vincenzo Ramon Bisogni tenutosi al Piccolo
teatro a Firenze in collaborazione con il Foyer e il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Nel 2010 è
vincitrice del terzo premio al concorso lirico internazionale “Città di Ravello”. Nel 2012 è vincitrice del
63° concorso per giovani cantanti lirici d’Europa 2012 ASLICO, e in seguito alla vittoria dell’ASLICO si
esibisce in vari spettacoli del Circuito Lombardo. Nel 2012 è vincitrice del Primo Premio al Concorso
lirico Internazionale “Città di Bologna” e dei Premi speciali “Gigliola Frazzoni” e “Anselmo Colzani”. In
occasione del Concorso “Città di Bologna” segue, inoltre, un corso tenuto dal Soprano Cinzia Forte e dal
regista Francesco Micheli. Successivamente è vincitrice del Primo Premio al Concorso lirico
Internazionale Salicedoro 2012, e al Concorso lirico Internazionale “Maria Caniglia” 2012, e vince
l’As.Li.Co. 2013 per il ruolo di Tancredi e il Primo Premio al Concorso Internazionale Etta Limiti.
Fa il suo debutto al Teatro Filarmonico di Verona a Maggio 2012 con Pulcinella di Stravinskj al quale
seguono quelli di Maddalena nel Rigoletto a Chieti, di Isabella ne’ l’Italiana in Algeri a Como e Ravenna,
di Miss Bagott ne’ Il piccolo spazzacamino al Regio di Torino e di Fidalma ne’ Il matrimonio segreto al
Festival di Spoleto. Tra i suoi impegni recenti e futuri, i debutti come Maffio Orsini in Lucrezia Borgia a
Padova, il ruolo protagonista in Tancredi nei Teatri del Circuito Lombardo e come Clarice ne’ La pietra
del paragone al Théâtre du Châtelet a Parigi.
MERT SÜNGÜ
Tenore
Nasce ad İstanbul dove si è diplomato in Arte dello spettacolo e dell’Opera presso il conservatorio di T.
C. Mimar Sinan. In Italia ha seguito diverse master di Canto ed interpretazione vocale con Luciana Serra,
Stefania Bonfadelli, Sonia Prina, Alfonso Antoniozzi, Raul Gimenez e tecnica del canto con Antonio
Juvarra, David Jones e Anna Vandi. Nel 2012 entra a far parte del programma giovani del SemperOper di
Dresden partecipando alle produzioni: Fledermaus, Idomeneo, Don Giovanni, Cosi Fan Tutte, Le Nozze di
Figaro, Il Barbiere di Siviglia. A Berlino e a Dessau è Der Weise in Hin und Zuruck di P. Hindemith, al Kurt
Weill festival. Presso il teatro dell’Opera di Istanbul e` Rinuccio nel Gianni Schicchi, Nemorino ne L’elisir
d`amore, Prologo/ Quint in Turn of the Screw di B. Britten. È Gustave in Pomme d’Api di J.Offenbach
presso il Teatro Pergolesi di Jesi e il Teatro Rossini di Lugo. Nell’ambito del Festival della Valle d’Itria
(Martina Franca) prende parte alla Messa di Santa Cecilia di A. Scarlatti; è tenore solista nella Petite
Messe Solennelle di Rossini ed alle produzioni di Rodelinda di Haendel, Aureliano in Palmira di Rossini, Il
convitato di Pietra di G. Tritto. Ha collaborato con vari direttori tra cui: Michele Mariotti, Christian
Thielemann, Julia Jones, Julian Kovatchev, Alexander Joel.
SOFIA MCHEDLISHVILI
Soprano
Sofia Mchedlishvili nasce nel 1989 a Tblisi. Inizia lo studio del canto nel 2007 sotto la guida del Prof.
Nodar Andghuladze presso il Conservatorio della sua città. Nel 2008 vince la borsa di studio Maia
Tomadze e nel 2010 il Concorso Lado Ataneli. Nel 2011 debutta Susanna ne Le nozze di Figaro e prende
parte all’Opera Festival di Augsburg. Nel 2012 è ospite del prestigioso Festival Rossini in Wildbad, e nello
stesso anno debutta Carmina Burana a Tbilisi e Lucia di Lammermoor a Jesi e Fermo con la direzione di
M. Beltrami e la regia di H. Brockhaus. Nel 2013 vince il 63° Concorso AsLiCo per Amenaide in Tancredi.
In giugno debutta Gilda in Rigoletto al Petruzzelli di Bari con la direzione di C. Rizzari e la regia di D. Krief
ricevendo consensi di critica (Carla Moreni per Il Sole 24 Ore scrive di lei: La Gilda di Sofia Mchedlishvili
di problematico ha solo il cognome. Per il resto è un soprano di colore stellare, fanciullesco, di
intonazione adamantina) e pubblico, in seguito esegue Carmina Burana a Como; in autunno sarà
Amenaide in Tancredi a Pavia, Cremona, Como e Brescia. Inoltre è stata ammessa e frequenterà il corso
di perfezionamento per cantanti lirici presso l’Accademia del Teatro alla Scala. Nel 2014 debutterà
Norina in Don Pasquale a Jesi e Fermo.
ALESSANDRO SPINA
Basso
Ha studiato canto presso il Conservatorio di Milano, perfezionandosi poi con F. Bandera e Lari Scipioni.
Ha collaborato con importanti registi, quali: Cristina Pezzoli, Ivan Stefanutti, Stefano Vizioli, Robert
Carsen, Gino Zampieri, Roberto De Simone, Stéphane Braunschweig, Micha van Hoecke, Joseph Franconi
Lee, Hugo De Ana, Daniele Abbado, Damiano Michieletto, Massimo Gasparon, Luca De Fusco, Giorgio
Ferrara, Ruggero Cappuccio, Sam Brown, Leo Muscato. Fra i direttori d’orchestra con cui ha lavorato:
Bruno Casoni, Maurizio Benini, Aldo Sisillo, Giacomo Sagripanti, Carlo Montanaro, Stefano Ranzani,
Daniele Callegari, Francesco Maria Colombo, Daniele Gatti, Wolfgang Sawallisch, Massimo Zanetti,
Piergiorgio Morandi, Michele Mariotti, Roberto Abbado, Riccardo Muti, Andrea Battistoni, Corrado
Rovaris, Christian Capocaccia, Gaetano D’Espinosa, Francesco Lanzillotta. Si è esibito in importanti teatri,
fra i quali: Teatro alla Scala di Milano, Opera di Roma, La Fenice e Teatro Malibran di Venezia, Arena di
Verona, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Regio di Parma, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Verdi di
Trieste, Teatro Nuovo di Spoleto, Teatro Verdi di Pisa, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di
Lucca, Teatro Dante Alighieri di Ravenna. Ha interpretato i ruoli di Don Alfonso (Così fan tutte), Frère
Laurent (Roméo et Juliette), Lunardo (I quatro rusteghi), Angelotti (Tosca), Colline (La bohème), Don
Pasquale (Don Pasquale) per il Circuito Lirico Lombardo, Simone (Gianni Schicchi), Zuniga (Carmen). Ha
partecipato all’inaugurazione della stagione 2009 del Teatro alla Scala nel Don Carlo diretto da Daniele
Gatti.
RAFFAELLA LUPINACCI
Mezzosoprano
Raffaella Lupinacci nasce nel 1984 e frequenta il Conservatorio S. Giacomantonio di Cosenza, dove si
diploma in canto lirico. Prosegue gli studi di perfezionamento con Mirella Freni, Carlo Desderi e
Fernando Opa. All’età di 17 anni partecipa alla IV edizione del concorso europeo “Antonio Miserendino”,
riscuotendo consensi di pubblico e critica. Dal 2007 inizia la sua attività concertistica in collaborazione
con l’Orchestra SerrEnsemble, diretta da Francesco Perri, esibendosi in più occasioni al Teatro “A.
Rendano” di Cosenza. Il suo debutto operistico avviene nel 2011 con il ruolo di Tisbe nella Cenerentola di
Rossini; successivamente ha preso parte alla produzione di Rigoletto di Verdi presso il Teatro A. Rendano
di Cosenza. Ha preso parte all’Accademia Rossiniana di Pesaro nell’estate del 2012, debuttando come
Marchesa Melibea e Modestina ne Il Viaggio a Reims di Rossini. Nel 2013, dopo essersi affermata nel
64° concorso AsLiCo, prende parte alla produzione de L’Olandese Volante (nel ruolo di Mary) per il
progetto Opera Domani e all’Otello di Verdi (Emilia) nel Circuito Lirico Lombardo e al Teatro degli
Arcimboldi di Milano. E’ stata inoltre Zulma ne L'Italiana in Algeri nell'edizione 2013 del Rossini Opera
Festival a Pesaro. Tra i suoi progetti futuri: Otello di Rossini (Emilia) e un gala verdiano ad Anversa.
Canterà inoltre la Petite Messe Solennelle di Rossini a Saint-Etienne.
ALESSIA NADIN
Mezzosoprano
Alessia Nadin si è diplomata con il massimo dei voti al Conservatorio di Musica “B. Marcello” di Venezia
sotto la guida di Stella Silva e ha debuttato a Venezia al Teatro Piccolo dell’Arsenale interpretando il
ruolo di Apollonia ne La Canterina di J. Haydn e ne Il Caffè di Campagna di Galuppi. Ha partecipato in
seguito a produzioni di Rigoletto, Nozze di Figaro e Il Flauto magico per il circuito lirico lombardo, è stata
ospite de i Pomeriggi musicali per La Betulia liberata di Mozart, ha cantato la Petit messe solennelle di
Rossini al Teatro Verdi di Trieste e interpretato il ruolo di Lola in Cavalleria Rusticana al Teatro Donizetti
di Bergamo. Vincitrice della 58° edizione del concorso AsLiCo ha cantato il ruolo di Dorabella nella
produzione di Così fan tutte dei teatri di Cremona, Como, Pavia e Brescia, il Messiah di Haendel diretto
da Filippo Maria Bressan a Prato e Padmavati di Roussel al Festival di Spoleto. Di particolare interesse il
ruolo protagonista ne Il matrimonio inaspettato di Paisiello diretto da Riccardo Muti al Festival di
Salisburgo con riprese a Pisa Ravenna e Piacenza. Tra gli impegni delle ultime stagioni Romeo et Juliette
(Stephano) al Teatro Verdi di Trieste, La Cenerentola di Rossini (Tisbe) nei teatri del Circuito lombardo e
al Teatro Comunale di Piacenza, Amelia al ballo di Menotti al Festival dei due Mondi e al Palau des Arts
di Valencia, Le Nozze di Figaro (Cherubino) al Teatro La Fenice e al Palau des Arts di Valencia, L’Italiana
in Algeri (Zulma) nei teatri del Circuito Lombardo e al Teatro Regio di Torino, Dido and Aeneas al Teatro
Filarmonico di Verona. Tra i prossimi impegni Così fan tutte (Dorabella) al Teatro Lirico di Cagliari, Il
flauto magico (Seconda dama) al Teatro Regio di Torino e L’Italiana in Algeri (Zulma) al Teatro
Filarmonico di Verona.
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