Orchestra della Svizzera italiana
Concerti d’autunno di Rete Due
Palazzo dei Congressi, Lugano
28 ottobre – 17 dicembre 2009
INDICE
5 I CONCERTI D’AUTUNNO 2009
1 7 MERCOLEDÌ 28 OTTOBRE
7 CALENDARIO
9 ABBONAMENTI E BIGLIETTI
2 3 GIOVEDÌ 5 NOVEMBRE
1 5 OSI
29 GIOVEDÌ 1 2 NOVEMBRE
3 3 GIOVEDÌ 1 9 NOVEMBRE
58 DIREZIONE E STAFF
39 GIOVEDÌ 26 NOVEMBRE
59 CONTATTI
43 GIOVEDÌ 3 DICEMBRE
47 GIOVEDÌ 1 0 DICEMBRE
5 1 GIOVEDÌ 1 7 DICEMBRE
CHRISTIAN GILARDI
Corno, viola e tromba. Non sono certo questi gli strumenti che siamo abituati a vedere
nel ruolo di solista all’interno delle grandi stagioni sinfoniche. E tale novità non può
che essere un positivo elemento di curiosità verso il programma 2009 dei Concerti d’autunno di Rete Due, proprio perché attraverso le pagine di Schumann (con l’ardentemente
brioso Konzertstück per quattro corni), di Pletnev (con la primizia del suo nuovo Concerto
per viola), di Mozart e di Arban (con la leggiadria del Concerto e il virtuosismo delle
Variazioni sulla Norma per tromba) potremo scoprire nuove sonorità, nuovi atteggiamenti,
nuove determinazioni del fare solistico.
Pianoforte, violino e violoncello, invece: questi sì che sono strumenti indubbiamente solistici.
E dal mare delle partiture a loro dedicate, ad emergere nei Concerti d’autunno di Rete Due
saranno alcune delle migliori e delle più amate – come il Concerto n. 4 di Beethoven
o il Concerto per violoncello di Dvoák – affidate alle mani dei più esperti e virtuosi interpreti sulla scena concertistica internazionale.
Ma la vera protagonista di questi concerti è, da sempre, l’Orchestra della Svizzera italiana.
Affidata ai maestri che più le stanno vicino (Mikhail Pletnev ed Alain Lombard) e ad altri
direttori di comprovata esperienza si inoltrerà nel più impegnativo repertorio sinfonico degli
ultimi tre secoli. E, come spesso capita, quanto più grande è l’impegno tanto è maggiore
la soddisfazione; per chi si trova a suonare o ad ascoltare pagine come la Sinfonia “Praga”
di Mozart, la Sinfonia Fantastica di Berlioz, la Sinfonia n. 4 di Brahms o la Nona sinfonia
“La Grande” di Schubert.
Quest’anno i concerti in abbonamento saranno otto, uno in più degli scorsi anni.
Abbonarsi ai Concerti d’autunno di Rete Due non significa solo assistere comodamente
seduti ai concerti. Significa anche, e soprattutto, aiutarli a vivere. Per questo consideriamo
questa campagna abbonamenti quasi come una sottoscrizione. Perché, grazie al vostro
contributo, i Concerti d’autunno e l’OSI continuino a essere un punto di riferimento
per la vita musicale della nostra regione.
Tutti i concerti verranno trasmessi in diretta su Rete Due. Per alcuni appuntamenti il pubblico avrà inoltre la possibilità di seguire alle 19.30 nella Sala G “Teatrino” del Palazzo
dei Congressi un momento introduttivo che vedrà la partecipazione di uno dei musicisti
protagonisti delle serate.
La Rete Due e la Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana ringraziano la Città di
Lugano, la BSI e la Cornèr Banca per il sostegno dato alla rassegna e augurano al pubblico
di trascorrere piacevoli serate in compagnia dell’Orchestra della Svizzera italiana.
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PRODUTTORE musica sinfonica RSI
CALENDARIO
OTTOBRE 2009
Mercoledì 28 ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
Direttore Alexander Vedernikov
Solisti Radovan Vlatkovic, Zora Slokar,
Ricardo Serrano, Simone Baroncini; corni
Musiche di Schumann, Mahler
NOVEMBRE 2009
DICEMBRE 2009
Giovedì 5 ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
Direttore Juraj Valuha
Solista Andrea Lucchesini pianoforte
Musiche di Beethoven, Schubert
Giovedì 3 ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
Direttore Alain Lombard
Musiche di Bartók, Berlioz
Giovedì 19 ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
Direttore Mikhail Pletnev
Solista Sol Gabetta violoncello
Musiche di Dvoák, Brahms
Giovedì 26 ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
Direttore Mikhail Pletnev
Solista Alexander Akimov viola
Musiche di Pletnev, Šostakovi
Giovedì 10 ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
Direttore Tomá Netopil
Solista Sergei Nakariakov tromba
Musiche di Mozart, Arban
Giovedì 17 ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
Direttore John Axelrod
Solista Lilya Zilberstein pianoforte
Musiche di Prokof’ev, Strauss, Weill
7
Giovedì 12 ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
Direttore Alexander Lazarev
Solista Janine Jansen violino
Musiche di Webern, Britten, Prokof’ev
ABBONAMENTI E BIGLIETTI
Abbonamenti a 8 concerti
I categoria
II categoria
III categoria
Club Rete Due
AVS e abbonati CdT
CHF 340.–
CHF 250.–
CHF 285.–
CHF 270.–
CHF 180.–
CHF 215.–
CHF 230.–
CHF 140.–
CHF 175.–
Biglietti per singoli concerti
I categoria
II categoria
III categoria
CHF
CHF
CHF
CHF
CHF 40.–
CHF 30.–
CHF 35.–
CHF 35.–
CHF 25.–
CHF 30.–
Club Rete Due
AVS e abbonati CdT
Studenti
Media Partner
50.–
40.–
45.–
10.–
Riduzioni
Gli abbonati al Corriere del Ticino potranno usufruire di una riduzione sugli abbonamenti,
consegnando il tagliando compilato che verrà pubblicato sul giornale.
La riduzione sui biglietti singoli sarà possibile solo acquistando il biglietto alla cassa serale
del Palazzo dei Congressi.
Le riduzioni non sono cumulabili.
Un ulteriore ribasso del 10% sull’abbonamento verrà concesso agli abbonati a Lugano
Festival 2009.
Con l’abbonamento ai Concerti d’autunno 2009 si potrà usufruire di un ribasso speciale
del 10% sugli abbonamenti a Lugano Festival 2010.
Agli abbonati dell’edizione 2008 è data la possibilità di confermare gli stessi posti
in abbonamento anche per il 2009 mediante il modulo d’ordinazione allegato.
Termine di spedizione 14 settembre 2009 per il rinnovo del vecchio abbonamento.
Gli organizzatori considereranno liberi i posti nel caso in cui il modulo d’ordinazione
destinato ai vecchi abbonati non venisse inviato entro il termine indicato.
La prevendita per i nuovi abbonati avrà luogo giovedì 1. e venerdì 2 ottobre al Palazzo
dei Congressi di Lugano 8.00–12.30 / 13.00–17.00.
La prenotazione è possibile telefonando allo 091 923 3 1 20 (solo a partire dalle 15.00).
Da lunedì 5 ottobre a martedì 6 ottobre 2009 alla RSI, Via Canevascini, Lugano,
T 091 803 95 49, negli orari 9.00–1 1.30 / 13.30–16.30.
Prevendita biglietti da lunedì 12 ottobre in tutti i punti vendita Ticketcorner (uffici postali,
Manor, stazioni FFS) e online www.ticketcorner.com. I biglietti saranno pure in vendita
alla cassa del Palazzo dei Congressi la sera dei concerti dalle 19.00.
L’iscrizione al Club Rete Due può essere fatta al momento dell’acquisto dell’abbonamento
e del biglietto. L’adesione avrà validità immediata e per tutto il 2010.
Con riserva di modifiche
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Gli abbonati che ceneranno al ristorante Parco Ciani prima o dopo i concerti usufruiranno
di uno sconto pari al 12% sulla consumazione.
Il ristorante prega di mostrare l’abbonamento prima di richiedere il conto.
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PALAZZO DEI CONGRESSI
I categoria
II categoria
III categoria
VIOLINI
FLAUTI
Anthony Flint Spalla
Tamás Major Spalla
Walter Zagato Sostituto spalla
Andreas Laake 1a parte
Hans Liviabella 1a parte
Barbara Ciannamea–Monté Rizzi
Sostituto 1a parte
Maria Cristina Andreae–Ferrarini
Chun He Gao
Cristina Tavazzi–Savoldo
Christa Bohny–Nidecker
Irina Roukavitsina
Duilio Galfetti
Fabio Arnaboldi
Katie Vitalie
Denis Monighetti
Piotr Nikiforoff
Alfred Rutz 1a parte
Bruno Grossi 1a parte
OBOI
Marco Schiavon 1a parte
Federico Cicoria 1a parte
CLARINETTI
Paolo Beltramini 1a parte
Corrado Giuffredi 1a parte
FAGOTTI
Vincent Godel 1a parte
Alberto Biano 1a parte
CORNI
Zora Slokar 1a parte
Georges Alvarez 1a parte
VIOLE
Monica Benda 1a parte
Ivan Vukcevic 1a parte
Matthias Müller Sostituto 1a parte
Aurélie Adolphe
Andriy Burko
TROMBE
Sébastien Galley 1a parte
vacante
TIMPANI
Louis Sauvêtre 1a parte
VIOLONCELLI
Taisuke Yamashita 1a parte
Johann–Sebastian Paetsch 1a parte
Felix Vogelsang Sostituto 1a parte
Beat Helfenberger
CONTRABBASSI
Ermanno Ferrari 1a parte
Enrico Fagone 1a parte
Anton Uhle
L’ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA
L’Orchestra della Svizzera italiana è l’unica presente in Ticino a livello professionale
ed è una delle 13 attive in Svizzera. Formata da 41 musicisti stabili, è finanziata dal Cantone
Ticino e dalla RSI.
Dà vita annualmente alle due stagioni musicali di Rete Due (Concerti dell’Auditorio RSI
e Concerti d’autunno al Palazzo dei Congressi di Lugano) e partecipa regolarmente
a Lugano Festival e alle Settimane musicali di Ascona.
Offre inoltre un’ampia serie di concerti rivolti alla popolazione della regione: dai concerti
estivi nelle località più discoste della Svizzera italiana ai concerti per famiglie; dai concerti
per le scuole alle collaborazioni su più fronti con il Conservatorio della Svizzera italiana.
Due grandi direttori d’orchestra hanno attualmente legato il loro nome all’OSI (Mikhail
Pletnev, Primo Direttore ospite e Alain Lombard, Direttore onorario), arricchendola di indubbio prestigio e rendendola attrattiva a livello internazionale.
Costituita nel 1935 come Orchestra della Radiotelevisione della Svizzera italiana, nel corso
degli anni è stata diretta da personalità quali Ansermet, Stravinskij, Stokowsky, Celibidache,
Scherchen e ha collaborato con innumerevoli compositori quali Mascagni, R. Strauss,
Honegger, Milhaud, Martin, Hindemith e, in tempi più recenti, Berio, Henze e Penderecki.
Nel 1991 ha preso il nome attuale e ha iniziato a mettersi in luce a livello internazionale
esibendosi nelle più prestigiose sale di città come Vienna, Amsterdam, San Pietroburgo,
Parigi, Milano e Salisburgo.
Nel 1999 ha avviato una intensa collaborazione con Alain Lombard, che ha dapprima
ricoperto il ruolo di Direttore principale e nel 2005 è stato nominato Direttore onorario.
Attualmente l’Orchestra della Svizzera italiana attira a Lugano i grandi nomi del panorama
direttoriale e i più celebri solisti del momento, alcuni dei quali sono divenuti ospiti ricorrenti come Martha Argerich, Alexander Vedernikov e Heinz Holliger.
Da settembre 2008 l’OSI si avvale della prestigiosa collaborazione di Mikhail Pletnev
in qualità di Primo Direttore ospite.
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LA STORIA
Oltre ai tre concerti per pianoforte, violino e violoncello, Schumann
scrisse un pugno di lavori ispirati al principio concertante, come questo
Konzertstück nato nel fecondo anno 1849 e battezzato il 25 febbraio
1850 al Gewandhaus di Lipsia. Si vuole che in quell’occasione il virtuoso
Eduard Pohle eseguisse l’ardua prima parte su un corno naturale,
e che solo due dei quattro solisti impiegassero i nuovi corni a chiavi,
ma la circostanza resta dubbia. Rinunciando all’introduzione orchestrale,
Schumann tuffa a freddo i suoi corni in uno sfrenato allegro (Lebhaft).
La successiva Romanza consiste in una sezione a mo’ di corale incorniciata da due apparizioni di un cantabile enunciato da violoncelli e oboi,
e ripreso in imitazione dai corni. Il corale, stavolta trasposto a mi maggiore, rispunta nel finale (Sehr Lebhaft); il resto è una cavalcata di
scalette e arpeggi dove i corni scialano in agilità e tessitura come virtuosi del bel canto italiano. Un pedale degli archi sostiene una sequenza
di quarte discendenti intonate dai legni. Dai clarinetti lontani giunge un
motivo di fanfara; mentre le quarte persistono, il motivo passa ai corni
e poi alle trombe. Ad introdurre la Prima mahleriana è l’intervallo più
arcaico della musica eurocolta: la quarta, base del tetracordo greco,
dei modi gregoriani e del canto popolare. Che accordi possono nascere
da una sequenza di quarte? Ma forse è proprio questo che vuol rappresentare Mahler: la biblica terra “informe e vuota” prima della Tonalità.
Il discorso si sviluppa all’insegna della Stilmischung. Anche una canzonetta di strada, una danza contadina, un raffinato valzer lento alla
francese, un canone infantile ironicamente trasposto in minore trovano
spazio nel tempio della Grande Forma. Le reminiscenze di giovinezza
sfociano nel grido d’angoscia che apre il finale; dopo la scoperta
del dolore, l’Io sinfonico ritroverà la pace e l’innocenza nella dura lotta
contro i colpi del Destino. Nelle prime tre esecuzioni a Budapest,
Amburgo e Weimar, come secondo movimento figurava un idillico Andante a mo’ di serenata, che Mahler illustrò nei programmi di sala parlando
di una scena d’amore nel silenzio della notte primaverile. Era la logica
prosecuzione di un Allegro comodo inteso a rappresentare “il risveglio
della natura nel bosco sul far del mattino”. A partire dalla prima berlinese del 16 maggio 1896, il lavoro fu eseguito nella classica configurazione sinfonica in quattro movimenti, senza quel “Capitolo di Blumine”
che fu riciclato più tardi quale brano a se stante.
CARLO VITALI
Mercoledì 28 ottobre 2009
ore 20.30
Palazzo dei Congressi
Lugano
DELLA SVIZZERA ITALIANA
DIRETTORE
ALEXANDER VEDERNIKOV
SOLISTI
ROBERT SCHUMANN
RADOVAN VLATKOVIC CORNO
1 8 10–1 856
ZORA SLOKAR CORNO
RICARDO SERRANO CORNO
SIMONE BARONCINI CORNO
Introduzione al concerto con
la partecipazione di Radovan Vlatkovic
Sala G “Teatrino”
ore 19.30
Konzertstück per quattro corni
e orchestra in fa maggiore op. 86 (1849)
Lebhaft
Romanze: Ziemlich langsam,
doch nicht schleppend
Sehr lebhaft
GUSTAV MAHLER
1 860–1 9 1 1
Sinfonia n. 1 in re maggiore Titan
Eine Tondichtung in Symphonie–form (1893)
Aus den Tagen der Jugend – Blumen–
Frucht– und Dornstücke
Frühling und kein Ende
Blumine
Mit vollen Segeln
Commedia Humana
Gestrandet! Ein Todtenmarsch
in “Callots Manier”
Dall’inferno al Paradiso
17 Concerti d'autunno di Rete Due
ORCHESTRA
ALEXANDER VEDERNIKOV
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Si è formato al Conservatorio di Mosca, città nella quale ha iniziato la sua attività.
Dal 1995 al 2006 è stato direttore artistico e direttore principale dell’Orchestra Filarmonica
Russa. Ha diretto prestigiose formazioni internazionali quali la Filarmonica di Tokio,
Staatskapelle Dresden, London Philharmonic, BBC Scottish Symphony, Royal Scottish
National orchestra, Montreal Symphony, Residenza dell’Aia, Orchestra del Festival
di Budapest, Nazionale della RAI di Torino, Orchestra Filarmonica di Bergen, Sydney
Symphony, collaborando con solisti come Pletnev, Repin, Bashmet, Gutman, Rostropovich.
È stato ospite dei più importanti teatri lirici italiani e del Covent Garden. Attualmente
è direttore del teatro Bolshoi e membro del Collegium dei direttori dell’Orchestra Nazionale
Russa, formazione con cui ha registrato una serie di Super Audio CD per la Penta
Tone Classics.
RADOVAN VLATKOVIC
Nato a Zagabria nel 1962 ha studiato nell’Accademia della sua città e si è poi diplomato
con il massimo dei voti alla Musikhochschule di Detmold. Nel 1983 ha vinto il Primo
Premio al Concorso ARD di Monaco, dopo 14 anni primo cornista ad aggiudicarsi questo
prestigioso riconoscimento internazionale. A partire da questo momento è iniziata
la sua ricchissima carriera internazionale: come solista (con orchestre quali Symphonie
Orchester des Bayerischen Rundfunks, Radio Symphonie Berlin, Münchner Symphoniker,
English Chamber, BBC, Orchestre de Lyon, Santa Cecilia di Roma, RAI di Torino), come
didatta (professore nelle università di Salisburgo, Madrid e Zurigo) e come musicista
da camera (con partners quali Andras Schiff, Heinz Holliger, Denès Varjon, Aurèle Nicolet,
Gidon Kremer, Vladimir Askenazy e Peter Schreier).
ZORA SLOKAR
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Nata a Berna, ha cominciato a suonare il violino all’età di cinque anni. A sedici ha avuto
la prima lezione di corno da suo padre. Poco tempo dopo è entrata nella classe di Thomas
Müller alla Hochschule für Musik und Theater di Berna dove, contemporaneamente,
ha continuato a studiare violino. Diplomatasi in entrambi gli strumenti si è successivamente
perfezionata in corno con Radovan Vlatkovic a Zurigo e Salisburgo. È stata primo corno
nella Gustav Mahler Jugendorchester e nella UBS Verbier Festival Orchestra, collaborando
con direttori quali Pierre Boulez e James Levine. Importante è pure la sua attività cameristica, condotta nei maggiori festivals europei e con partners quali Gidon Kremer e Martha
Argerich. Attualmente è prima cornista dell’Orchestra della Svizzera italiana a Lugano.
RICARDO SERRANO
Nato a Camaguey, Cuba, nel 1975 si è formato sia in patria (Camaguey e l’Avana) sia
in Europa (Mozarteum di Salisburgo ed Escuela Superior de Musica Reina Sofia di Madrid).
A più riprese è stato premiato nei maggiori concorsi cubani (Amadeo Roldan e Argeleris
Leon) e nel 1995 ha vinto il concorso indetto dalla Orchesta Filarmonica de Cuba. Nel 1999,
appena trasferitosi in Europa, ha vinto l’audizione presso l’orchestra “Giuseppe Verdi”
di Milano, sotto la direzione di Riccardo Chailly, e ha iniziato a collaborare nel ruolo di primo
corno con importanti orchestre europee: Teatro alla Scala di Milano, Filarmonica della
Scala, Accademia Nazionale di S. Cecilia a Roma, OSI, Salzburg Chamber Soloists, i Virtuosi
Italiani, Teatro Regio di Parma. Dal 2005 è primo corno al Teatro San Carlo di Napoli.
SIMONE BARONCINI
Si è formato con i più grandi didatti del corno a livello mondiale (Guido Corti, Hermann
Baumann, Barry Tuckwell e Radovan Vlatkovic) e ha iniziato la carriera professionale
nel 1985 come primo corno presso l’orchestra RAI di Napoli, entrando successivamente
a far parte de I Solisti Veneti e, dal 1996, dell’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli.
In quanto solista si è esibito con diverse orchestre: RAI di Napoli, Accademia di Santa Cecilia
di Roma, I Solisti di Zagabria, I Solisti Veneti, Teatro San Carlo di Napoli, Sinfonica di
Yamagata Tokyo, London Youth Philharmonic. Ricca è la sua attività di musica da camera
(condivisa con musicisti quali Gabriele Cassone, Paolo Grazia, Laura De Fusco e Claudio
Scimone) così come quella discografica (dischi per Nuovaera e Fonè).
Abbozzato già nel 1805, il Quarto concerto di Beethoven fu ultimato
verso la fine del 1806, un vero anno di grazia per quantità e qualità
durante il quale videro la luce anche il Concerto per violino, i quartetti
Razumowsky e la Quarta sinfonia. Nell’Allegro moderato il solista
esordisce imprimendo all’orchestra una possente propulsione imperniata
sul tema principale, di cui sono evidenti le affinità ritmico–tematiche
con l’attacco della Quinta sinfonia. Il breve Andante con moto è tutto
ipnotizzato dall’intensa perorazione lirica del solista, col suo tema
carezzevole e implorante. Invano l’orchestra tenta di opporgli la greve
inerzia di un soggetto puntato e staccato, perché l’assedio del canto
si fa sempre più incalzante fino a sciogliere ogni renitenza. Misteriosa
scena drammatica di cui non conosciamo il programma ispiratore,
ma che il Riezler collegava al mito di Orfeo. Senza un istante di pausa
la commozione è dissipata dall’attacco improvviso di un finale effervescente (Vivace) in classica forma di rondò. Schumann scorgeva nella
La Grande un’alternativa all’eredità beethoveniana: “ci conduce
in una regione dove non possiamo ricordarci di essere mai stati prima”.
Era stato proprio Schumann a scoprirne l’autografo tra le carte
di Schubert per poi consegnarlo all’amico Mendelssohn; la prima esecuzione postuma ebbe così luogo nel 1839 al Gewandhaus di Lipsia.
La ieratica introduzione dei due corni, a mo’ di corale contrappuntato
dai violini in terzine, cede il passo ad un inquieto Allegro non troppo,
mentre il secondo tema si annuncia sulle ali di oboi e fagotti con l’ingenuità pastorale di un Ländler. L’ambito della modulazione si aggira,
qui come nella movimentata sezione di sviluppo, entro un ambito
finemente calibrato: da mi minore a mi bemolle maggiore a mi maggiore.
Il secondo movimento (Andante con moto) collega con immediatezza
spunti popolareschi improntati al folklore alpino–danubiano e lunghe
catene modulanti che obbediscono soltanto alla logica di un fluido
melodizzare, mentre nello Scherzo e nel relativo Trio erompe gioioso
il piacere del ritmo. Ma è soprattutto il finale, con l’epico dispiegarsi
di una fluviale struttura in forma–sonata, a meritare alla sinfonia il suo
soprannome.
Carlo Vitali
Giovedì 5 novembre 2009
ore 20.30
Palazzo dei Congressi
Lugano
ORCHESTRA
23 Concerti d'autunno di Rete Due
DELLA SVIZZERA ITALIANA
DIRETTORE
Juraj Valuha
SOLISTA
Andrea Lucchesini pianoforte
Introduzione al concerto con
la partecipazione di Andrea Lucchesini
Sala G “Teatrino”
ore 19.30
Ludwig van Beethoven
1770–1827
Concerto per pianoforte e orchestra n. 4
in sol maggiore op. 58 (1806)
Allegro moderato
Andante con moto
Finale: Rondò (Vivace – Presto)
Franz Schubert
1797–1828
Sinfonia n. 9 in do maggiore D. 944
La Grande (1825–28)
Con il contributo di
Andante – Allegro ma non troppo
Andante con moto
Scherzo: Allegro vivace
Finale: Allegro vivace
Juraj Valuha
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Nato nel 1976, ha studiato composizione, direzione e clavicembalo al Conservatorio
di Bratislava, perfezionandosi in seguito a S. Pietroburgo e a Parigi. A partire dal 2003
ha diretto le maggiori orchestre francesi (Opéra National di Montpellier, Orchestre
National de France, Philharmonique de Radio–France, l’Orchestre National du Capitole
de Toulouse) e negli ultimi anni la sua presenza è stata sollecitata da prestigiosi complessi
internazionali, quali l’Orchestre National de Belgique, il Teatro Comunale di Bologna,
l’Orchestre Philharmonique di Monte–Carlo, la Rotterdam Philharmonic, l’Orchestra Sinfonica
della RAI di Torino, la Philharmonia Orchestra di Londra, i Münchner Philharmoniker,
la Oslo Philharmonic, la Deutsches Sinfonieorchester di Berlino e la Pittsburgh Symphony
Orchestra. Juraj Valuha è stato nominato Direttore Musicale dell’Orchestra Sinfonica
Nazionale della RAI dal novembre 2009 al 2013.
Andrea Lucchesini
Si è formato alla scuola di Maria Tipo imponendosi all’attenzione internazionale nel 1983
vincendo il Concorso “Dino Ciani” presso il Teatro alla Scala di Milano. Da allora ha suonato
con le più importanti orchestre e con direttori quali Claudio Abbado, Semyon Bychkov,
Riccardo Chailly, Charles Dutoit, Daniele Gatti, Daniel Harding e Giuseppe Sinopoli.
Ha realizzato diverse registrazioni – per BMG, Stradivarius, Avie – con opere dall’Ottocento
al presente, dischi che hanno puntualmente raccolto il plauso della critica internazionale.
Il particolare interesse di Lucchesini per il repertorio novecentesco è testimoniato
dalla scelta dei programmi concertistici, dalle incisioni discografiche e soprattutto dalla
stretta collaborazione con compositori quali Luciano Berio, Ivan Fedele, Fabio Vacchi
e Joerg Widmann. Nel 1994 ha ricevuto il prestigioso premio “Accademia Chigiana” e nel
1995 il premio della Critica “F. Abbiati”.
Vi auguriamo indimenticabili
momenti all’insegna
dei Concerti d’autunno
Cornèr Banca SA, Via Canova 16, 6901 Lugano
Tel. 091 800 51 11, www.cornerbanca.com
I vostri valori, i nostri valori.
Frutto degli studi di Anton von Webern con Arnold Schoenberg,
la Pas­sa­caglia per orchestra op. 1 fu eseguita per la prima volta sotto
la bacc­hetta dell’autore il 4 novembre 1908 a Vienna. La scelta
di una forma antica, che sviluppa una serie di variazioni su un basso
ostinato, è un manifesto del rispetto di Schoenberg (e della sua scuola)
per la tra­dizione. Il tema esposto dagli archi in “pizzicato” dà luogo
a ven­­ti­­­­due variazioni di otto battute ciascuna, concluse da un’ampia
coda. Questa primizia di Webern reca tutti i segni distintivi della
sua futura produzione: concisione (dura undici minuti), contrappunto
distillato, silenzi, orchestrazione di cristallo. È uno dei famosi romanzi
in un sospiro di cui parlava il suo maestro. Sulla forma di passacaglia
è impostato anche l’ultimo movimento del Concerto per violino (1938)
di Benjamin Britten. Scritto durante il viaggio–fuga del compositore
in America si compone di un primo movimento sinfonico (Moderato con
moto), uno scherzo centrale (Vivace) e una nobile Passacaglia – Andante
lento. La prima esecuzione fu assicurata da John Barbirolli (solista
il violinista spagnolo Antonio Brosa) il 28 marzo 1940 a New York.
È un lavoro che esige dal solista un alto tasso di virtuosismo,
tanto che Jasha Heifetz lo dichiarò inese­gui­bile. L’ultimo movimento
rivela il Britten migliore, con accenti personali, profondi e convincenti.
“I tromboni introducono il basso in una libera esposizione fugata.
Dal basso sgorgano nove variazioni, attraverso le quali il solista riprende
una notevole supremazia” (John Evans). È il primo esempio in Britten
di uso dell’antica e nobile forma di passacaglia così caratteristica
di Purcell, l’altro Orpheus britannicus del Seicento cui Sir Benjamin fu
sovente paragonato dai contemporanei. Un potente soffio anima
la Quinta sinfonia op. 100 di Sergej Prokof’ev. Il caso volle che durante
la “prima” (1 3 gennaio 1945) una salva di artiglieria avvertisse il pubblico
assiepato nella Grande sala del Conservatorio di Mosca che l’Armata
Rossa aveva passato vittoriosa la Vistola. Così la Quinta fu ribattezzata
L’Epica, un lavoro comple­mentare all’altra Quinta, quella di Šostakovi
(1937). Fluviale ispirazione melodica, graffiante umorismo, potenza
espressiva ben si attagliavano all’ottimismo forzoso dei tempi. Ma sotto
la superficie si muovono dubbi e interrogativi: perfino nel finale Allegro
giocoso. Anche Prokof’ev credeva nell’uomo; un po’ meno nel “futuro
radioso”.
Giovanni Gavazzeni
Giovedì 12 novembre 2009
ore 20.30
Palazzo dei Congressi
Lugano
DELLA SVIZZERA ITALIANA
DIRETTORE
ALEXANDER LAZAREV
SOLISTA
JANINE JANSEN VIOLINO
Anton Webern
1883–1945
Passacaglia per orchestra op. 1 (1908)
Benjamin Britten
1913–1936
Concerto per violino e orchestra
in re minore op. 15 (1938)
Moderato con moto
Vivace – Cadenza
Passacaglia. Andante lento – con moto
Sergej ProkoF’ev
1891–1953
Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore
op. 100 (1944)
Andante
Allegro marcato
Adagio
Allegro giocoso
29 Concerti d'autunno di Rete Due
ORCHESTRA
Alexander Lazarev
31
Alexander Lazarev è da annoverare tra i maggiori direttori d’orchestra russi del presente.
Ha studiato con Leo Ginsbourg al Conservatorio di Mosca dove si è diplomato con lode,
vincendo nel 197 1 il primo premio al concorso nazionale sovietico e la medaglia d’oro,
nel 1972, alla Karajan Competition di Berlino. Tra il 1987 e il 1995 Lazarev ha rivestito il ruolo
di direttore d’orchestra e direttore artistico del Teatro Bolshoi: il primo dopo ben 30 anni
a ricoprire questa doppia funzione. Il periodo sotto la sua direzione è stato contrassegnato
per il Bolshoi da un’intensissima attività concertistica, operistica e discografica su scala
in­­­ternazionale. Negli ultimi anni viene regolarmente invitato a dirigere le più importanti
orchestre: Filarmonica di S. Pietroburgo, Berliner Philharmoniker, Royal Concertgebouw,
Filarmonica della Scala, Orchestre National de France, BBC Symphony, London Philharmonic.
La particolarità del suo repertorio è l’audace varietà di generi: Lazarev dirige regolarmente
opere dal XVIII secolo fino all’avanguardia.
Janine Jansen
Nel 2002 il debutto londinese con la Philharmonia Orchestra diretta da Vladimir Ashkenazy
ha segnato l’inizio di una delle più importanti carriere musicali del nuovo millennio.
Da allora la violinista olandese Janine Jansen ha suonato con le più prestigiose orchestre
al mondo (Royal Concertgebouw, Berliner Philharmoniker, London Symphony, New York
Philharmonic, Philadelphia Orchestra, Cleveland Orchestra, NHK Symphony Orchestra
di Tokyo) e i direttori più celebri (Maazel, Gergiev, Chailly, Dutoit, Järvi, Harding, Norrington).
Ricca è pure la sua attività cameristica, condotta con partners quali Leif Ove Andsnes,
Jean–Yves Thibaudet, Mischa Maisky, Julian Rachlin ed Hélène Grimaud. Janine Jansen ha
un contratto in esclusiva con la casa discografica Decca e si esibisce suonando lo Stradivari
“Barrere” del 1727.
Quando Antonin Dvoák vide le cascate del Niagara esclamò: “Ma questa
è una sinfonia in si minore!”. Nessuna sinfonia in si minore fra le carte
del musicista, nemmeno dopo l’escursione alle celebri cascate. Se manca
la sinfonia, esiste però un concerto in questa tonalità, eletta ad evocare
cateratte d’acqua. È il concerto in si minore composto durante l’ultimo
periodo del soggiorno di Dvoák a New York, nel 1895, poco prima
della partenza dal Nuovo Mondo per rientrare definitivamente nel Vec­
chio – a cui appartengono il colore e i ritmi angolosi delle Danze Slave.
L’acqua della cascata ha assunto la voce del violoncello e la tonalità
del Concerto op. 104 è in comune con quella della immaginaria sinfonia
del Niagara. Il Concerto per violoncello vibra di canto. Un dolore stra­
ziante raffigura la melodia di un Lied che compare nell’Adagio e riaffiora
nel terzo movimento, trasportato alle soglie di un pianissimo.
Fu il violoncellista Hanus Wihan quello che spronò il compositore ad
ultimare il concerto, eseguito per la prima volta nel marzo del 1896
a Londra. La miglior lode l’espresse il vecchio Johannes Brahms:
“Perché non aver saputo per tempo che si poteva scrivere un concerto
per violoncello come questo? Se solo lo avessi saputo, avrei potuto
scriverne io uno già molti anni fa!”. A quel tempo Brahms aveva già
liqui­dato il genere sinfonico. Ultimo tratto era stato il movimento finale
della Quarta Sinfonia concepito come un’ostinata e martellante produzione di variazioni su variazioni da un tema di ciaccona – o di pas­sacaglia
– composto di otto semplici battute. È un “canto del destino” che non
abbisogna di parole, perché il motto d’ineluttabile fatalità affonda
nel corpo stesso dell’orchestra. Lo sguardo sul resto della sinfonia
è retrospettivo, per prendere coscienza che i tre movimenti precedenti
non attendano altro che saldarsi in un’ideale circonferenza. Come altre
creazioni di Brahms, anche la Sinfonia n. 4 fu composta in villeggiatura:
fra il maggio e il settembre 1885 a Mürzzuschlag, un villaggio della Stiria
dove il Maestro passeggiò due estati fra le mon­tagne,
lontano dall’afosa Vienna.
Alessandro Taverna
Giovedì 19 novembre 2009
ore 20.30
Palazzo dei Congressi
Lugano
DELLA SVIZZERA ITALIANA
DIRETTORE
MIKHAIL PLETNEV
Antonín Dvoák
SOLISTA
1841–1904
SOL GABETTA VIOLONCELLO
Danze Slave per orchestra
n. 4 in fa maggiore op. 46 (1876–86)
Tempo di minuetto
n. 2 in mi minore op. 72
Allegretto grazioso
n. 8 in sol minore op. 46
Presto
Concerto per violoncello e orchestra
in si minore op. 104 (1895)
Allegro
Adagio
Finale. Rondò
Johannes Brahms
1833–1897
Sinfonia n. 4 in mi minore
op. 98 (1884)
Con il contributo di
Allegro non troppo
Andante moderato
Allegro giocoso
Allegro energico e passionato
33 Concerti d'autunno di Rete Due
ORCHESTRA
Mikhail Pletnev
35
Pianista, direttore d’orchestra e compositore, è uno dei musicisti più completi oggi in atti­vi­
tà. Ha iniziato come pianista vincendo la medaglia d’oro al Concorso Čajkovskij nel 1978,
ma ben presto si è dedicato alla direzione. Nel 1990 ha creato l’Orchestra Nazionale Russa,
con la quale si è esibito in tutto il mondo. Contemporaneamente ha svolto la carriera
di pianista e di direttore ospite delle più prestigiose orchestre, quali la London Symphony,
la Los Angeles Philharmonic e i Wiener Symphoniker. La sua ampia discografia comprende
diversi recital incisi per la EMI–Virgin Classics e la DGG e il grande repertorio sinfonico
registrato con l’Orchestra Nazionale Russa. Da settembre 2008 ha assunto il ruolo di Primo
Direttore ospite dell’Orchestra della Svizzera italiana.
Sol Gabetta
Nata nel 1981 a Cordoba (Argentina) da genitori di origine franco–russa, la carismatica
violoncellista Sol Gabetta è da qualche anno protagonista di una prodigiosa carriera
internazionale: ha concluso un contratto con l’etichetta SonyBMG, gestisce la direzione
artistica di un suo proprio festival ed è regolarmente ospite delle più importanti orchestre
al mondo. Nel 2004 ha ricevuto il prestigioso premio “Credit Suisse Young Artist Award”,
celebrato con un concerto assieme ai Wiener Philharmoniker e a Valery Gergiev.
Nel 2007, con un disco di vari autori per la RCA, si è aggiudicata l’“Echo Klassik Award”
e una candidatura ai Grammy Award.
Sol Gabetta è stata invitata come solista nei maggiori festival europei e nelle più prestigiose
sale quali il Musikverein di Vienna, la Luxembourg Philharmonie e il Louvre di Parigi.
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Dire “sinfonia da camera” non può sembrare meno contraddittorio che
parlare di “ombre luminose” o di “ghiaccio bollente”. Ma, come spesso
accade, dietro l’evidente sconcerto di un ossimoro si possono nascondere
significati ricchi di senso e di interesse. Alla musica da camera in genere
si riconoscono virtù come l’intimità d’espressione, la forza individuale
delle singole voci in gioco, l’immediatezza ed essenzialità del messaggio
musicale; della musica sinfonica, invece, colpiscono le grandi concezioni
formali e orchestrali, l’ampiezza dei contrasti dinamici, la varietà delle
colorature timbriche. Come può dunque darsi una via di mezzo? La via di
mezzo, per esempio, potrebbe essere percorsa prendendo un’opera
da camera, come il Quartetto per archi n. 8 in do minore di Dmitrij Šosta­
kovi, e dargli un nuovo vestito sonoro, appunto “orchestrale”, trasfe­
rendo le quattro parti originali agli strumenti di un’intera orchestra
d’archi. Così rimarrebbero immutati i soggetti intrinseci alla partitura
(come le auto–citazioni dell’autore, dalla Prima e dalla Quinta sinfonia,
o il canto popolare russo in memoria delle vittime della rivoluzione)
aumentandone però la portata volumetrica e collettivo–corale.
Dal “quartetto” nascerebbe così una “sinfonia da camera” (Kammer­
sinfonie appunto) ad esso indissolubilmente legata. Ma se il compositore
aveva deciso di mettere quei precisi contenuti in un quartetto chi
mai può permettersi di trasferirli ad un’intera orchestra d’archi? A rigor
di logica e di filologia nessuno, a meno che il compositore non
lo autorizzi esplicitamente. Come per l’occasione Šostakovi aveva fatto
con Rudolf Barshai, suo allievo di composizione, valente violista
(partner cameristico dello stesso compositore, di Rostropovich,
di Oistrakh e di Richter) e soprattutto grande direttore d’orchestra.
Proprio questa trasversalità di attitudini musicali (musicisti che sono
compositori, strumentisti e direttori) sembra accomunare alcuni tra
i maggiori artisti russi, del passato e del presente. Come Mikhail Pletnev,
affermatosi innanzitutto in quanto stella del pianismo internazionale
per poi dimostrare il suo valore anche come direttore d’orchestra e pure
come compositore. Diverse sono le sue pagine che hanno colto il plauso
dei pubblici internazionali. Tra quelle di maggior successo vi è il Concerto
per viola, tenuto a battesimo nel 1998 da Yuri Bashmet, forse il più
grande virtuoso contemporaneo dello strumento.
ZENO GABAGLIO
Giovedì 26 novembre 2009
ore 20.30
Palazzo dei Congressi
Lugano
DELLA SVIZZERA ITALIANA
DIRETTORE
MIKHAIL PLETNEV
SOLISTA
Alexander Akimov viola
Mikhail Pletnev
*1957
Concerto per viola e orchestra
Moderato
Andante
Presto
Dmitrij Šostakovi
1906–1975
Kammersinfonie per orchestra d’archi
in do minore op. 1 10a (1960)
(Arr. Rudolf Barshai)
Largo
Allegro molto
Allegretto
Largo
Largo
39 Concerti d'autunno di Rete Due
ORCHESTRA
Mikhail Pletnev
41
Pianista, direttore d’orchestra e compositore, è uno dei musicisti più completi oggi in atti­vi­
tà. Ha iniziato come pianista vincendo la medaglia d’oro al Concorso Čajkovskij nel 1978,
ma ben presto si è dedicato alla direzione. Nel 1990 ha creato l’Orchestra Nazionale Russa,
con la quale si è esibito in tutto il mondo. Contemporaneamente ha svolto la carriera
di pianista e di direttore ospite delle più prestigiose orchestre, quali la London Symphony,
la Los Angeles Philharmonic e i Wiener Symphoniker. La sua ampia discografia comprende
diversi recital incisi per la EMI–Virgin Classics e la DGG e il grande repertorio sinfonico
registrato con l’Orchestra Nazionale Russa. Da settembre 2008 ha assunto il ruolo di Primo
Direttore ospite dell’Orchestra della Svizzera italiana.
Alexander Akimov
Nato nel 1982 in una famiglia di musicisti ha iniziato a suonare all’età di quattro anni,
formandosi al Conservatorio di Mosca con Maria Sitkovskaya e con Yuri Bashmet.
È stato sin qui premiato in numerosi concorsi internazionali d’interpretazione (Rubinstein
Competition, Young Soloists of Moscow, International Brahms Competition) e si è già
esibito nelle più importanti sale da concerto russe. A livello internazionale ha potuto partecipare ad importanti rassegne concertistiche in Europa e Nord America, accanto a musicisti quali Mikhail Pletnev e Yuri Bashmet.
Ultima e tormentata prova teatrale di Bartók, questo Mandarino
meraviglioso che l’autore non volle definire “balletto”, bensì “panto­
mima”. I primi schizzi risalgono al 1917, la revisione finale al 1931.
Nel frattempo la prima orchestrale a Colonia (novembre 1926) aveva
attirato i fulmini del sindaco Konrad Adenauer, futuro cancelliere.
L’esordio in scena avvenne postumo, a Budapest nel 1946, ma anche
oggi il lavoro circola perlopiù nella forma di una suite in tre movimenti
(1927–28) comprendente circa due terzi della partitura completa.
Un riassunto della sinistra favola, tratta da un racconto dell’ungherese
Menyhért Lengyel, può comunque aiutare l’ascolto. Un trio di ladroni
ha rapito una bella fanciulla e la usa come esca per derubare e uccidere
i viandanti. Dopo la caotica introduzione, un assolo di clarinetto
intro­duce ognuna delle vittime: un vecchio libertino (rauco glissando
di trombone), un timido giovinetto (oboe), un ricco e ripugnante
mandarino (squilli di trombone e note tenute di corno). L’assalto mor­tale
è accompagnato ogni volta da violente esplosioni percussive;
il mandarino oppone però una tenace resistenza: prima al soffocamento
coi cuscini (passo in contrappunto serrato), poi alle pugnalate, infine
all’impiccagione. Solo dopo aver soddisfatto il suo desiderio sulla
fanciulla terrorizzata, il vampiresco personaggio acconsentirà a morire.
Insolitamente benevola, lunga e motivata, agli inizi del 1835, una
recensione di Schumann alla berlioziana Sinfonia Fantastica. La sua
lettura non è troppo interessata all’aspetto programmatico della sinfonia
e, pur riportandolo secondo il noto canovaccio degli “episodi della vita
di un artista”, non si nega il piacere di una polemichetta nazionale:
“Fin qui il programma. Tutta la Germania ne fa a meno: guide simili han­
no sempre qualcosa di poco dignitoso e di ciarlatanesco [...] Ma intanto
Berlioz ha scritto per i suoi Francesi, ai quali si può imporre ben poco
con un’eterea discrezione. Me li immagino durante l’audizione a seguire
col programma alla mano ed applaudire il loro compatriota che ha
indovinato tutto così bene; della musica in sé poco importa loro”.
E invece ciò che importa a Schumann è proprio “la musica in sé”,
analizzata secondo un metodo sistematico: dapprima le macrostrutture
formali, poi le sequenze armoniche, poi i materiali tematici, poi
l’orchestrazione. Infine, sintesi suprema in carattere con l’impostazione
romantico–idealista del critico, “lo spirito, che ha dominato forma,
materia e idea”.
Carlo Vitali
Giovedì 3 dicembre 2009
ore 20.30
Palazzo dei Congressi
Lugano
ORCHESTRA
43 Concerti d'autunno di Rete Due
DELLA SVIZZERA ITALIANA
DIRETTORE
ALAIN LOMBARD
Béla Bartók
1881–1945
Il Mandarino meraviglioso op. 19
suite per orchestra (1918)
Hector Berlioz
1803–1869
Sinfonia Fantastica op. 14 (1830)
Rêveries et passion
Un bal
Scène aux champs
Marche du supplice
Songe d’une nuit de Sabbat
Alain Lombard
45
Ho ottenuto nel 1966 la medaglia d’oro al Concorso Dimitri Mitropoulos, divenendo subito
dopo l’assistente di Karajan a Salisburgo e di Bernstein a New York. Ha avviato un’intensa
attività quale direttore ospite di importanti orchestre come la New York Philharmonic,
Philadelphia Orchestra, Chicago Symphony, London Symphony e i Berliner Philharmoniker.
È stato direttore stabile del Metropolitan di New York, dell’Orchestra Filarmonica di Stra­sbur­
go e dell’Opera di Rhin. Dal 1981 al 1983 ha assunto la direzione dell’Opera di Parigi
e successivamente è stato direttore dell’Opera di Bordeaux, dirigendo circa 200 spettacoli
all’anno fra opere e concerti. Nel 1999 ha iniziato una stretta collaborazione con l’Orche­
stra della Svizzera italiana nel ruolo di Direttore principale e nell’autunno 2005 gli è stata
conferita la carica di Direttore onorario. Ha inciso numerosi dischi che hanno ottenuto
prestigiosi riconoscimenti internazionali, alcuni dei quali con l’OSI.
Nel 1791, celebrandosi a Praga l’incoronazione di Leopoldo II, la nobiltà
locale e l’impresario Guardasoni affidarono a Mozart l’inca­ri­co di
musicare in diciotto giorni un vecchio libretto metastasiano rimo­dernato.
Fra nobiltà di dogmi illuministi e sensiblerie settecentesca sotto
panneggi romani, c’è nella Clemenza molta sostanza drammatica
rovente, ma ciò non trapela ancora dall’ouverture, priva di correlazioni
evidenti col materiale dei due atti. Se la monumentale fanfara ascen­
dente dell’esordio annuncia l’opera di circostanza, l’esteso episodio
centrale in stile contrappuntistico assume “il significato di un procedi­
mento emblematico, per non dire ornamentale” (Stephen Kunze).
La sua astratta atemporalità equivale forse alla scenografia della prima
rappresentazione, la quale mostrava i palazzi del Campidoglio nella
forma data loro da Michelangelo: più che un anacronismo, una certa idea
di Roma Eterna. Ad un amico di vecchia data, il cornista e formaggiaio
Joseph Leutgeb, Mozart distribuì frizzi impietosi ma anche lavori
esemplari dove l’idiomaticità del poco maneggevole strumento ascende
a vette di virtuosismo. Dei quattro concerti scritti per lui fra il 1782
e il 1786, il KV 495 si segnala per la tenera cantabilità dell’Andante
centrale e per un inciso in minore nel primo movimento: la vera fonte
dell’apocrifo Adagio di Albinoni–Giazotto. Funambolico solista di
cornetta, Jean Baptiste Arban (1825–1899) ardì sfidare i miti di Paganini
nel Carnevale di Venezia e di Giuditta Pasta nella Norma. Aeree
le ornamentazioni e la cadenza sulla grande melodia di Casta diva;
nella successiva cabaletta Ah bello! A me ritorna esplode una lucida
follia combinatoria che finisce per debordare nel can–can. Strana
e teatrale sinfonia la Praga (1786): niente minuetto, tre movimenti tutti
in forma–sonata, un solenne Adagio introduttivo carico di presagi.
Nell’Allegro dalla densa tessitura contrappuntistica, ben sei temi
s’inse­guono in un bagliore sonoro punteggiato da energiche esplosioni
di trombe e timpani. Nell’Andante in sol maggiore la produzione tematica
rimane intensa, fra accenti ora sereni e ora trepidi entro un flusso
ritmico costante che si spegne in misteriosi sospiri di pause. Le tensioni
giun­gono a risoluzione nello sfavillante Presto finale, con leggerezza
e divampante energia ritmica; ancor oggi una sfida per le orchestre
meglio affiatate.
Carlo Vitali
Giovedì 10 dicembre 2009
ore 20.30
Palazzo dei Congressi
Lugano
DELLA SVIZZERA ITALIANA
DIRETTORE
TOMÁ Netopil
SOLISTA
Wolfgang Amadeus Mozart
SERGEI NAKARIAKOV TROMBA E FLICORNO
1756–1791
La Clemenza di Tito ouverture (1791)
Concerto per corno e orchestra n. 4
in mi bemolle maggiore KV 495 (1786)
Allegro moderato
Romanza. Andante
Rondò. Allegro vivace
Jean Baptiste Arban
1825–1889
Variazioni sulla Norma di Bellini
per tromba e orchestra d’archi (1864)
Wolfgang Amadeus Mozart
1756–1791
Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504
Praga (1786)
Adagio – Allegro
Minuetto – Trio
Allegro assai
47 Concerti d'autunno di Rete Due
ORCHESTRA
TOMÁ Netopil
49
La particolare cura del repertorio mozartiano e degli autori slavi sono il fulcro della
carriera, rapida e brillante, del direttore ceco Tomàš Netopil. Percorso culminato quest’anno
nella nomina a direttore musicale del Teatro Nazionale di Praga, una posizione nuova
per Praga e creata appositamente per lui. Nelle recenti stagioni meritano citazione i debutti
con orchestre di grande prestigio quali NHK di Tokyo, Suisse Romande, Orchestre National
du Capitole Toulouse, RAI di Torino, Filarmonica Ceca, BBC Philharmonic, Staatskapelle
Dresden, Filarmonica di Stoccolma, London Philharmonic, Tonhalle Zürich e la Staatskapelle
Weimar. È stato finalista al Concorso della primavera di Praga nel 2000 nonché
al 10° Concorso della televisione ungherese 2002, anno in cui ha pure vinto il Concorso
internazionale “Sir Georg Solti”.
Sergei Nakariakov
Definito il “Paganini della tromba” Sergei Nakariakov ha iniziato gli studi di pianoforte all’età
di 6 anni e – subita una lesione alla colonna vertebrale che gli impediva di stare seduto
a lungo – ha poi rivolto passione e dedizione alla tromba, formandosi con il padre Mikhail.
Dall’età di 10 anni ha iniziato ad esibirsi, in recital o con orchestra, nelle sale da concerto
più importanti dell’Unione Sovietica e, una volta caduto il muro di Berlino, in quelle del
mondo intero: Hollywood Bowl a Los Angeles, Lincoln Center a New York, Royal Albert Hall
a Londra, Théâtre des Champs Élysées a Parigi. Nel 2002 la Phono–Academy lo ha eletto
miglior strumentista dell’anno. Per Teldec Classics, etichetta che lo pubblica in esclusiva,
ha realizzato diverse incisioni accolte con grande entusiasmo da critica e pubblico.
“...se Haydn fosse vissuto ai giorni nostri avrebbe serbato parte del suo
vecchio stile, pur accettando nello stesso tempo qualcosa di nuovo.
Questo è il tipo di sinfonia che volli scrivere: una sinfonia nello stile
classico”. Secondo Prokof’ev un simile titolo doveva evocare semplicità,
“gettar nello scompiglio le oche”, ed infine servire di scaramantico
biglietto da visita. Siamo nel 1917, la Classica è la prima prova sinfonica
di un autore ventiseienne che con essa si arrischiava a comporre
senza l’ausilio del fidato pianoforte: orchestrazione snella ed armonia
tonale, ma di una tonalità autoriflessiva, filtrata da secoli di storia
(solo una coscienza da postero poteva far dichiarare a Prokof’ev di aver
voluto “evitare tutti gli accordi minori”). Nucleo compositivo originario
è l’eleganza cortese della Gavotta, intorno a cui s’aggiunsero i due tempi
esterni in forma–sonata e il delicato Larghetto.
Altra opera giovanile di un ambizioso esordiente, nato pianista come
Prokof’ev ma come lui destinato ai massimi allori teatrali, è la Burleske
di Richard Strauss. Un unicum nella produzione del bavarese, questo
Scherzo sinfonico è già pervaso da un istintivo senso drammatico: oscilla
fra ridde di note incandescenti in duello tra il pianoforte e l’orchestra
(feroce) e oasi lirico–espressive (tranquillo), innalzandosi per grandiosi
contrasti “come una basilica barocca” (Rattalino). Il pianismo trascendentale della Burleske esplode proprio nel 1886, l’anno in cui muore Liszt.
Concepita come “forma puramente strumentale” da un autore non meno
vocato alle scene, la Seconda ed ultima sinfonia di Kurt Weill, scritta
a Parigi nel 1933–34, è già americana in pectore, fra blue notes e impiego
massiccio degli ottoni. Weill aveva già composto l’Opera da tre soldi ­­­
e si accingeva ai Sette peccati capitali: la cabala numerica torna nei tre
movimenti della Sinfonia, non meno dello smaliziato mestiere di orchestratore. Anche qui un innato senso della suspense, ma soprattutto ­­­
l’uso di forme reificate e popolaresche (marcia militare e funebre, canzone da cabaret). Per questa Gebrauchsmusik tonale e di facile fruizione
qualcuno ha azzardato il paragone con la pittura di Toulouse–Lautrec,
un altro padre del Moderno sensibile alle sirene dello “stile basso”.
Fulvia de Colle
Giovedì 17 dicembre 2009
ore 20.30
Palazzo dei Congressi
Lugano
DELLA SVIZZERA ITALIANA
DIRETTORE
JOHN AXELROD
SOLISTA
LILYA ZILBERSTEIN PIANOFORTE
Sergej ProkoF’ev
1891–1953
Introduzione al concerto con
la partecipazione di Lilya Zilberstein
Sala G “Teatrino”
ore 19.30
Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 25
Sinfonia classica (1917)
Allegro con brio
Larghetto
Gavotte: Non troppo allegro
Finale: Molto vivace
Richard Strauss
1864–1949
Burlesca per pianoforte
e orchestra in re minore (1885)
Kurt Weill
1900–1950
Sinfonia n. 2 (1933)
Sostenuto – Allegro molto
Largo
Allegro vivace
51 Concerti d'autunno di Rete Due
ORCHESTRA
John Axelrod
53
Alla sua quinta stagione come direttore musicale e direttore principale della Luzerner
Sinfonieorchester, John Axelrod è ormai considerato uno dei migliori direttori del momento
ed è richiesto dalle principali orchestre di tutto il mondo, quali London Philharmonic,
Royal Philharmonic, Los Angeles Philharmonic, Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, Verdi
di Milano, Dresdner Philharmonie, Orchestre de Paris e Royal Stockholm Philharmonic.
Ha collaborato con rinomati solisti (quali Han–Na Chang, Julia Fischer, Lang Lang e Sabine
Meyer) e con importanti compositori (Wolfgang Rihm e Fazil Say). Rilevante è anche la sua
produzione audiovideo, con registrazioni per ARTE, BBC, Sony Classical, Nimbus e Ondine.
Lilya Zilberstein
Da quando si è aggiudicata il primo premio alla Busoni International Piano Competition,
Lilya Zilberstein viene annoverata fra i pianisti più brillanti al mondo. Nella sua carriera
si è esibita con le migliori orchestre (Chicago Symphony, Staatskapelle Dresden, Gewand­
haus Leipzig, London Symphony, Filarmonica di Mosca, Sinfonica della RAI di Torino,
Royal Philharmonic, Filarmonica della Scala, Wiener Symphoniker) ed è stata diretta
da maestri di riconosciuto prestigio quali Semyon Bychkov, Gustavo Dudamel, Vladimir
Fedossejev, Dmitrij Kitajenko, James Levine, Michael Tilson Thomas. Per le più importanti
etichette – EMI e Deutsche Grammophon – ha pubblicato dischi registrati con Martha
Argerich, Claudio Abbado, Maxim Vengerov e Berliner Philharmoniker, ricevendo unanimi
consensi da parte di critica e pubblico.
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59
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REDAZIONE CHRISTIAN GILARDI
ART DIRECTOR GIANNI BARDELLI
PROGETTO GRAFICO ACKERMANN DAL BEN
IMPAGINAZIONE E FOTOLITO PRESTAMPA TAIANA SA
FOTOGRAFIA OSI MARCO D’ANNA
FOTOGRAFIE DÁNIEL VASS E PRESS AGENCY
STAMPA TIPO–OFFSET AURORA SA
LEGATURA LEGATORIA MOSCA
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Programma Concerti d`autunno di Rete Due 2009