ANTONIO MARTINO L’ATTIVITÀ NEOFASCISTA E MONARCHICA IN LIGURIA NEI RAPPORTI DELL’INTELLIGENCE ALLEATA E NELLA STAMPA COMUNISTA (1945-1946) Attività sovversiva nell’Italia liberata Il 10 luglio 1943 con lo sbarco in Sicilia delle armate anglo-americane inizia la campagna per la liberazione dell’Italia. La repentinità dell’avanzata alleata nell’isola determina l’armistizio che viene firmato il 3 settembre a Cassibile, nei pressi di Siracusa, e reso noto attraverso la radio il giorno 8. Con questo atto il Regno d’Italia cessa le ostilità contro le forze alleate, in realtà non si tratta di un armistizio, ma di una vera e propria resa senza condizioni. Il giorno 9 settembre gli alleati sbarcano a Salerno e il 1° ottobre arrivano a Napoli già in mano degli abitanti insorti. La stampa comunista pubblicata nell’Italia liberata inizia subito a trattare l’argomento dell’epurazione e di un possibile ritorno del fascismo. Nel primo numero dell’edizione meridionale de “L’Unità”, pubblicato ai primi di dicembre 1943, troviamo l’articolo “Via i fascisti!”, via perché di fascisti “ce ne sono troppi in giro e troppi in carica. Bisogna epurare e poi ancora epurare.” Perché se tutto l’apparato dello Stato, del governo, dell’amministrazione, dell’economia, dell’esercito restasse in mano ai fascisti, il fascismo resterebbe al potere. Era ora di finirla, i fascisti camuffati da antifascisti dovevano essere “spietatamente esclusi dalle amministrazioni, dalla polizia e dall’esercito!”. Nell’articolo “A quando l’epurazione?” viene diffusa la notizia che il prefetto di Napoli aveva sospeso l’esecuzione del provvedimento discriminativo per un’ottantina di “squadristi, sciarpe littorio, marcia su Roma ect. dipendenti del Comune che erano stati sospesi dal grado e dallo stipendio. Agli Ospedali Riuniti il commissario comm. Ricciuti ha dichiarato di non voler procedere per il momento ad alcun licenziamento per non turbare il normale andamento dei servizi”. L’autore dell’articolo alludeva al fatto che continuando di questo passo una epurazione più radicale l’avrebbe fatta il popolo “cacciando dai loro posti tutti i profittatori del fascismo e prendendosela poi anche con quei dirigenti che non hanno saputo o voluto fare il proprio dovere”. Da queste parole si 190 Antonio Martino intuisce l’opzione insurrezionale, che diverrà evidente nei mesi successivi. Nel marzo 1944 la stampa comunista dell’Italia liberata informa sull’attività neofascista in Calabria definendola “quinta colonna hitleriana” 1. Nella cittadina di Nicastro, centro agricolo di circa 25.000 abitanti della provincia di Catanzaro, come in molti altri centri della Calabria, la 5° colonna hitleriana lavora indisturbata. Mentre le autorità e la polizia si accaniscono sulle organizzazioni antifasciste e sui nostri compagni, i fascisti si riuniscono, sporcano le mura di scritte provocatrici, ascoltano Radio Roma nei locali pubblici. Incoraggiati dalla criminale complicità delle autorità governative, gli agenti hitleriani non hanno peraltro esitato a commettere degli attentati contro le tipografie ove si stampano i giornali antifascisti e a distruggere con la dinamite la sede del nostro Partito. I colpevoli identificati e rei confessi sono rimasti impuniti. Quest’azione criminale organizzata dagli uomini della 5° colonna hitleriana si compie con l’appoggio dei fascisti rimasti in carica nella polizia, nell’esercito e nell’amministrazione con il consenso del “governuccio” del re. Intanto, sarebbe desiderabile che le Autorità Alleate intervenissero energicamente per porre termine alla grave situazione che si va creando in Calabria per opera dei fascisti, sotto l’occhio compiacente della Monarchia. Tragici incidenti si sono già verificati a Vibo Valentia tra fascisti e soldati del Centro Ordinamento Volontari: iniziatisi con il ferimento di due sentinelle, essi degenerarono in una vera e propria sparatoria di più di tre quarti d’ora. L’Italia ha più che mai bisogno di un governo democratico popolare che faccia piazza pulita del fascismo e renda più sicure le retrovie mente le forze alleate combattono sul fronte le battaglie per Roma. Quanto asserisce il giornale, circa le formazioni clandestine fasciste operanti nell’Italia meridionale, trova conferma in un rapporto alleato intitolato “Il movimento di resistenza fascista nell’Italia occupata dagli Alleati”. Esso riguardava un piano proposto dal segretario del Partito Fascista Repubblicano Alessandro Pavolini, ed approvato da Mussolini e dall’ambasciatore tedesco della Repubblica Sociale Italiana (RSI) Rudolf Rahn, che era stato fatto pervenire al capo dell’Office of Strategic Services (OSS), il colonnello William J. Donovan, da Fritz Kolbe, una spia tedesca al servizio degli americani. Nel gennaio 1945 l’ambasciatore commentava favorevolmente lo sviluppo delle bande fasciste in Calabria, Puglia e Sicilia. Queste, composte da dieci, venti e addirittura quaranta uomini, erano destinate ad una successiva azione militare, contattando i gruppi di fascisti che sorgevano spontaneamente e che sposavano le insoddisfazioni delle popolazioni nei confronti degli Alleati. Tra gli scopi del piano vi era la costituzione della “Brigata nera Italia invasa”, composta da personale selezionato da Pavolini per essere infiltrata al Sud. Essa sarebbe stata composta da: 1) una squadra politica di 20-30 uomini, l’élite della Brigata; 2) una 1 L’Unità, ed. meridionale, 19 marzo 1944, n. 15. Grave situazione in Calabria. L’attività neofascista e monarchica in Liguria 191 squadra di 80 uomini, col compito di eliminare le persone condannate in contumacia dal governo della RSI per collaborazionismo con gli Alleati; 3) una squadra di sabotatori, di 60 elementi, che rispondeva direttamente ai centri locali delle Brigate Nere e a uno speciale centro per il sabotaggio a Firenze. Quest’ultimo aveva il compito di coordinare le squadre in tutto il territorio dell’Italia liberata, con obiettivi di natura prettamente militare. Il centro di Firenze era coordinato da 10 uomini, tutti provenienti dalla X MAS, già dal dicembre 1944 in piena fase di addestramento, il personale era selezionato da una lista di nomi inviata a Pavolini dal principe Junio Valerio Borghese 2. Dal fronte opposto, nell’Italia del Nord, la stampa della RSI segue la situazione dell’“Italia invasa” del centro-sud, in particolare sui temi come il malcontento popolare dovuto ai problemi di approvvigionamento alimentare, il separatismo siciliano, l’epurazione, la preoccupante presenza dei comunisti nei governi Badoglio e Bonomi, esaltando i problemi che assillano gli alleati anglo-americani. L’articolo pubblicato su “Stampa Sera” del 16-17 febbraio 1945-XXIII intitolato “Gli estremisti vogliono che Bonomi gravi la mano sui fascisti” afferma che Il quotidiano comunista Unità si fa eco, in un articolo, della radio moscovita e dei suoi attacchi al governo di Bonomi per la permanenza di spirito fascista in Italia. Il giornale cita molti esempi, accusando il governo di tollerare enti ed istituzioni create dal ventennio fascista, senza preoccuparsi di mutarne nemmeno il nome e non accorgendosi che essi continuano a vivere usando gli stessi metodi che adottarono al tempo del deprecato Fascismo. Il giornale continua ammonendo i ministri e gli uomini politici di tutti i partiti, i quali troppo facilmente nei loro discorsi ricorrono a frasi ed a proposte che ricordano i programmi strombazzati dal Fascismo e dal neo-fascismo. Radio Mosca continua intanto i suoi attacchi, con accentuata violenza, contro il Vaticano accusandolo di avere sostenuto per tanti anni il regime fascista, fino al punto di affermare, per bocca del Papa, che Mussolini era l’uomo inviato dalla provvidenza. Attualmente la Santa Sede interviene apertamente negli affari dello Stato democratico italiano, e ciò per sostenere le caste reazionarie. Le fonti Le fonti utilizzate per il presente studio sono conservate presso i National Archives britannici di Kew, Londra 3. Sono i rapporti inviati dai vari enti di contro-spionaggio alla sezione G-2 (Intelligence) (Civilian 2 G. CASARRUBEA, Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, Milano 2005, p. 63, G. PARLATO, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948, Bologna 2006, pp. 39-40, p. 381 e sgg. 3 N ATIONAL A RCHIVES (da ora in poi NA), WO 204, War Office: Allied Forces, Mediterranean Theatre: Military Headquarters Papers, Second World War, G2-Intelligence (Civilian Security Section), Political and Security Situation Reports. WO 204/12631-12632, Political situation in Liguria. 192 Antonio Martino Security Section) del Comando delle Forze Alleate (Allied Forces Headquarters, AFHQ) durante la seconda guerra mondiale e il successivo periodo di occupazione. Gli enti sono: General Staff Intelligence (GSI), Special Counter Intelligence (SCI), 2677th Regiment (Prov) OSS, USA, Italian Army Intelligence (IAI), Psychological Warfare Branch (PWB), Intelligence Service Liaison Department (ISLD), Counter Intelligence Corps, Army USA (CIC), Servizio Informazioni Militari (SIM). I rapporti trattano la situazione politica e sulla pubblica sicurezza delle zone occupate durante e dopo il secondo conflitto mondiale. I due fascicoli che riguardano la regione Liguria contengono documenti redatti dal dicembre 1944 al novembre 1946. Gli argomenti sono: l’attività dei partigiani e degli antifascisti durante gli ultimi mesi del conflitto, i loro rapporti con il governo di Roma, la possibilità di insurrezioni comuniste, la presenza di missioni militari russe, le armi nascoste dei partigiani, la situazione politica alla frontiera italo-francese nella zona di Ventimiglia 4 , l’attività di supporto all’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS), agli antifranchisti in Spagna, e le attività dei neo-fascisti e dei monarchici, che sono l’oggetto del presente lavoro. Altra fonte sono gli articoli del giornale “L’Unità”, ed. meridionale, e poi ed. nazionale, consultati al sito web: http://archivio.unita.it/; gli articoli dell’ed. di Genova, sono stati consultati alla Biblioteca Civica Berio, sez. Periodici, microfilm, Sc.10, b. 969. Punti di vista reazionari La prima informazione contenuta nel fascicolo della sezione G-2 (Intelligence) del Comando delle Forze Alleate, riguardante l’atteggiamento dei nostalgici del passato regime (Reactionary Points of View), che molta parte avranno nello sviluppo del neofascismo, si trova nel rapporto settimanale n. 7 (26 giugno 1945) della sezione D del PWB dell’AFHQ, inerente la situazione politica ed economica della Liguria 5. Ricordiamo che il PWB era stato creato nel 1942 per volere del Comandante Supremo Dwight D. Eisenhower ed era composto da giornalisti inglesi e americani esperti dell’Italia per avervi lavorato. Gli obiettivi della sua propaganda operativa erano duplici: il primo era di deprimere il morale del nemico e di indurlo a pensare che le sorti della guerra erano negative, il secondo era di sostenere moralmente e materialmente i partigiani che combattevano oltre 4 A. MARTINO, L’annessione di Tenda e Briga nei rapporti dell’intelligence alleata (19451946) in Storia e Memoria, rivista dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Genova, 2013-2, Genova 2013. 5 NA, WO 204/12631, PWB Genoa, D section, report n. 7, Report on conditions in Genoa. (nel fascicolo sono presenti solo i reports n. 2 e 3 del 17 e del 25 maggio). L’attività neofascista e monarchica in Liguria 193 le linee. In seguito, nelle zone liberate, il PWB svolgeva propaganda per la popolazione civile tramite il controllo e la gestione della stampa e delle trasmissioni radio, collaborava con l’Allied Military Government (AMG) insediata e la Allied Control Commission (ACC), raccogliendo dati di intelligence politica, e infine fornendo un efficiente servizio di raccolta di notizie per l’AFHQ. Nell’introduzione del rapporto, classificato “riservato” (confidential), troviamo che esso “è stato compilato utilizzando fonti italiane e altre ed è destinato a fornire una sintesi degli avvenimenti principali e un sondaggio dell’opinione pubblica. Non rappresenta il punto di vista dei compilatori. I contenuti sono strettamente confidenziali e non devono assolutamente essere comunicati o diffusi a terzi”. La parte politica del rapporto n. 7 è suddivisa in: situazione politica generale, stampa, condizioni locali, quella economica riguarda solo il sistema di tassazione. I temi di interesse politico della settimana sono: a) la sentenza emessa contro il prefetto Basile; b) intervista al socialista Paolo Rossi; c) il punto di vista dei reazionari; d) le relazioni tra i comunisti e i socialisti; e) intervista al presidente del CLN di Savona Italo Diana-Crispi; f) le condizioni politiche a Sestri Ponente; g) intervista all’industriale Rocco Piaggio. Nel rapporto, valutato A-2, cioè da fonte sempre attendibile, le cui informazioni sono probabili 6, leggiamo che nei primi giorni di giugno un ufficiale del PWB ha avuto occasione di conversare a lungo con due italiani provenienti da Torino. Uno di loro, “A”, di circa 70 anni di età, è sempre stato un uomo con disponibilità di mezzi, per aver ereditato una fortuna considerevole costituita da azioni strettamente vincolate di un’impresa industriale. È un uomo di grande cultura che non ha mai dovuto lavorare e che ha viaggiato molto in tutto il mondo ed è perfettamente al corrente di ciò che concerne l’Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti. L’altro, “B”, è un uomo sulla quarantina, estremamente ricco e proprietario di tenute in Liguria, Piemonte e Francia. Entusiasta e concreto, potrebbe essere definito un “vulcano” negli affari internazionali. Durante il periodo di clandestinità, ha collaborato con gli Alleati in Svizzera, ed è stato impegnato in almeno una missione estremamente pericolosa in Francia per loro conto. “A” era da molti anni in contatto con l’ufficiale del PWB che lo ha intervistato, al quale era noto per essere stato un anti-fascista “passivo” almeno fin dal 1939. Egli da sempre italiano patriota e nazionalista, fu 6 La valutazione dell’affidabilità della fonte in ordine decrescente: A (sempre attendibile), B (solitamente attendibile), C (frequentemente attendibile), D (talvolta attendibile), E (cattiva fonte); la probabilità delle informazioni in ordine decrescente: 1 (confermate), 2 (probabili), 3 (possibili), 4 (dubbie), 5 (improbabili). 194 Antonio Martino entusiasta per l’annessione di Trieste alla fine della prima guerra mondiale, per la conquista abissina, per lo sviluppo della Cirenaica, per la bonifica delle paludi pontine, e ha ammirato molte delle altre realizzazioni del fascismo. Lui è sempre stato monarchico. All’epoca delle sanzioni era stato molto amareggiato e da allora era diventato avverso all’Inghilterra, che per lui è sempre stata e sempre sarà la Perfida Albione. Dalla conversazione, nella quale ha puntualizzato con costanti richiami al fatto che non è mai stato fascista, emerse il suo atteggiamento: per lui gli Alleati erano responsabili dell’avvento del fascismo in Italia, il quale fu il risultato della frustrazione italiana alla Conferenza di Pace nel 1919. Il trattamento riservato all’Italia a quel tempo fu il primo anello della catena dei motivi che alla fine culminarono nella alleanza fascista con Hitler. Il regime nazista nonostante la sua negazione di ogni libertà, la sua brutalità e la sua violenza, costituiva tuttavia l’unico baluardo contro la marea montante del comunismo, che per lui ora era il pericolo mortale che la civiltà occidentale doveva affrontare. Distruggendo la Germania, gli Alleati si erano assunti una responsabilità immensa. Se si sottraevano a questo, rimpatriando le loro truppe e permettendo quindi al mostro russo di imperversare in Europa, avrebbero tradito la civiltà. La sua paura verso l’imperialismo della Russia comunista in entrambi i campi, reale ed ideologico, era tale da indurlo ripetutamente per fare osservazioni che erano sorprendentemente filo-tedesche. Ha assolutamente deplorato l’annientamento della Germania come forza militare perché, secondo lui, era direttamente utilizzabile, quale protezione contro la Russia. Egli era convinto che non passeranno molti mesi prima che la pressione crescente dell’espansionismo russo porterà ad uno scontro con gli anglo-americani. Stalin non poteva rimanere statico e al fine di mantenersi al potere dovrà cercare buoni risultati e conquiste all’estero. Gli anglo-americani saranno criminalmente negligenti se non lasceranno truppe sufficienti in Europa ad impedire o a resistere all’aggressione russa. Ha ripetuto più volte il suo rammarico per la scomparsa della Germania nazista, ma quello che non ha detto (e quello che sembrava essere un inevitabile corollario alla sua teoria) era che per lo stesso motivo deplorava la scomparsa del fascismo anti-comunista. Per lui il regime passato ha presentato molti svantaggi e una serie di restrizioni della sua libertà, ma tra il fascismo e il comunismo ovviamente e senza dubbio preferiva il primo. Egli era convinto che il comunismo italiano, almeno, e molto più probabilmente il comunismo russo, fosse imminente in Italia. Nel migliore dei casi, il paese era destinato ad uno spostamento a sinistra in misura così estrema da essere praticamente paragonato al comunismo. Ha parlato di un minacciato prelievo di capitali del 60%, con il quale avrebbe perduto il 40% della sua fortuna, e questo avrebbe significato una L’attività neofascista e monarchica in Liguria 195 moneta molto svalutata. Anche se non lo disse, non vi era alcun dubbio che egli attribuiva questo deplorevole stato di cose alla vittoria degli Alleati. “A” rappresentava il tipo estremo di reazionario egoista e materialista. Era troppo vecchio per essere in grado di adattarsi ai rapidi cambiamenti che stavano avvenendo oggi. Era abbastanza innocuo, perché politicamente statico. Tuttavia, non vi è alcun dubbio che le sue opinioni, o le opinioni generalmente analoghe a queste, erano condivise da molte persone che rappresentavano gli interessi consolidati. “Questi uomini possono ancora organizzarsi, diventare un potente fattore politico in Italia, e ancora una volta alzare la bandiera del fascismo. Per loro, un nuovo fascismo sarebbe di gran lunga preferibile ad una dittatura di sinistra - particolarmente se in tale caso avrebbero potuto sperare di esserne i cani migliori.” scrive l’ufficiale del PWB. Infine in relazione ai suoi rimpianti inespressi per il fascismo, “A” ha parlato ripetutamente, con smisurata indignazione, dell’ondata di eccessi che sono avvenuti dopo la liberazione e che, secondo lui, avevano di gran lunga superato, in numero ed in qualsiasi misura, quanto era successo nei giorni tempestosi dell’avvento del fascismo. “B” era più calmo e più obiettivo dell’amico “A”, ma comunque condivideva il suo punto di vista per quanto riguardava il pericolo comunista, sia interno che esterno. Aveva una moglie e alcuni bambini e ha detto francamente che ora stava facendo i preparativi per trasferirsi con la sua famiglia fuori d’Italia. Il suo rifugio potrebbe essere il Sud America. Egli non riteneva che la sua posizione fosse disperata, ma avendo i mezzi per preparare un trasferimento disse che sarebbe sciocco non farlo nel caso in cui le sue intuizioni si realizzassero. Lui era il tipo che riteneva che probabilmente sarebbe rimasto per combattere se non per i suoi ideali, almeno per i suoi interessi, fino a quando avrebbe visto una ragionevole possibilità di successo. Egli non era un reazionario intransigente – al contrario, egli era pronto a incontrare le nuove condizioni che si sarebbero presentate – “ma di fronte ad un realistico compromesso che poteva essere trovato con le nuove forze che erano all’estero e in tutto il mondo, e particolarmente in Italia, egli senza dubbio avrebbe portato la sua fazione con i reazionari e avrebbe lottato al loro fianco. Tra una dittatura della sinistra e una di destra, la sua scelta non avrebbe avuto dubbi”, conclude l’ufficiale del PWB. Il primo articolo inerente l’attività neofascista si trova nella cronaca savonese de “L’Unità” del 7 luglio 1945, l’articolo mette in rilievo la sua pericolosità, pubblicando una lettera minacciosa (falsa?) della rinata brigata “Intrepida” 7. L’Unità, ed. di Genova, 7 luglio 1945, n. 63. Cronaca di Savona. Nonostante il sangue versato dal popolo esistono ancora elementi fascisti che tentano valersi della reazione. 7 196 Antonio Martino È pervenuta alla sede savonese del Partito socialista la lettera che pubblichiamo qui di seguito. Essa costituisce, nella sua sostanza, un documento la cui importanza non deve essere sottovalutata ed è la dimostrazione più palese che il fascismo non è ancora morto, sia come elementi di reazione, sia come raggruppamento di criminali. A parte il tono, tanto violento quanto sciocco, a parte l’assurdità della affermazioni espresse, rimane il fatto del documento in se stesso come prova che i nemici del popolo sono tuttora attivi e, evidentemente, sostenuti e incoraggiati nello loro azione da quelle stesse forze che, nel 1922, vollero l’ascesa al potere del regime di Mussolini. Perché queste canaglie ancora in circolazione non possano più nuocere, perché sia stroncato, prima che sorga un’altra volta, il terrorismo, perché il popolo possa trovare, oltre che pane e lavoro, pace e tranquillità, bisogna che l’opera di epurazione sia perseguita al massimo, con giustizia ma con estrema fermezza, bisogna scoprire e togliere dalla circolazione tutti indistintamente i fascisti e i filofascisti non soltanto mediante un attento lavoro di Polizia ma con una capillare revisione degli elementi sospetti nell’ambito stesso dei Partiti, nonché degli uffici, organizzazioni, ecc. Il giorno della così detta (da voi chiamata) insurrezione, vi siete scagliati contro gli elementi fascisti, avete percosso a sangue e ucciso molti dei nostri e puri elementi. Se credete di continuare cosi, e raggiungere le vostre mete, vi sbagliate; il popolo è diviso in parecchie categorie e, fino a prova contraria, quella più forte è contro di voi, quindi non illudetevi di poterci schiacciare. Ricordatevi che tutti i maltrattamenti che subiranno i nostri camerati, li pagherete con la morte più crudele! Non è lontana l’ora che riscatteremo l’onta. Purtroppo avete molti camerati nostri nelle vostre mani, ma ricordatevi che il fiore del fascismo è libero, i migliori capi sono già al comando delle nuove brigate che si sviluppano giornalmente e che un giorno (non lontano) vi schiacceranno come vermi. Avete avuto modo di constatare da qualche azione compiuta da queste nuove brigate, l’organizzazione e tutte le buone ragioni che non ci menomano le volontà combattive, non illudetevi di realizzare i vostri fatali sogni. Siamo in piedi anche se la crudele sorte è toccata al nostro grande capo, ma la nostra giovinezza non può essere sopraffatta dalla criminosa dottrina del comunismo. E presto ci incontreremo sulla soglia della morte. Il Comandante dell’Intrepida (firma illeggibile) D’altro lato la cronaca savonese de “L’Unità” già aveva segnalato nella rubrica “Occhiate in giro”, che i fascisti ricoverati all’ospedale S. Paolo stavano meglio dei partigiani 8. 8 L’Unità, ed. di Genova, 5 luglio 1945, n. 61. Cronaca di Savona. Fascisti all’ospedale. L’attività neofascista e monarchica in Liguria 197 All’Ospedale ci sono parecchi fascisti ricoverati. Sono i feriti in seguito al lancio delle bombe nel carcere di S. Agostino. Vengono curati e assistiti. Senso di umanità. Niente da ridire su questo. Ma all’ospedale ci sono anche dei partigiani i quali assistono al continuo affluire di cibarie e bevande per i poveri fascisti ricoverati da parte delle loro famiglie, evidentemente ancora abbondantemente foraggiate. Polli, carne, sigarette, vino, pane bianco ed altri cibi. È possibile che una cosa simile debba continuare? È possibile che coloro i quali, sino a ieri hanno commesso ogni sorta di delitti godano di agi e di vantaggi che non toccano neppure a coloro che ci hanno liberato da quelle canaglie? Per quella gente non è sufficiente quello che passa l’amministrazione dell’Ospedale? Che cosa si aspetta ad impedire tutto ciò? E non siamo solo noi a rivolgerci tali domande. Ma se le chiedono i patrioti ricoverati, i quali pensano che cosa sarebbe toccato loro se avessero avuto la disavventura d’essere ricoverati in un ospedale al tempo del nazi-fascismo; se lo chiedono le donne dell’U.D.I. [Unione Donne Italiane] che fanno miracoli per non far mancare nulla ai partigiani ricoverati ma che non hanno la possibilità di far avere loro polli e carne con la stessa abbondanza di cui godono i fascisti. Se lo chiede la gente che, girando per l’ospedale a portare assistenza a congiunti ed amici, scorge passare fieri e presuntuosi i parenti di coloro, che ci hanno angariato sino ad ieri. E bisogna vederli che prepotenza! Se non si concede loro quel che domandano minacciano di ricorrere agli Alleati. Il giornale torna sull’argomento due giorni dopo 9. A seguito della nostra nota “Fascisti all’ospedale”, l’amministrazione del S. Paolo ci tiene a precisare che circa l’invio ai detenuti fascisti ricoverati, di abbondanti cibarie non dipende dai custodi (ai quali sono state date precise disposizioni al riguardo) ma dal fatto che i congiunti dei fascisti si presentano muniti di autorizzazioni della Questura di fronte alle quali i custodi stessi restano... interdetti. Giriamo la protesta al Questore invitandolo ad impedire che tali autorizzazioni vengano rilasciate. Attività dei monarchici Il 24 agosto il PWB segnala che nel corso di una conversazione avuta due giorni prima, a Genova, col marchese Gustavo D’Oria, sono state acquisite informazioni confidenziali sul “Gruppo d’Unione Camillo Cavour” 10. Il marchese D’Oria di Genova, dell’età di circa 39 anni, celibe, avvocato, è un liberale convinto, pur non essendo un membro iscritto a quel partito. I suoi articoli scritti appaiono spesso sul “Secolo Liberale” di Genova. È vigorosamente anti-comunista e autore di un libretto di 15 pagine, pubblicato recentemente dal Partito Liberale di Genova, dal titolo: “Il Comunismo e Noi”. Possiede un’ampia proprietà fondiaria nei pressi di 9 L’Unità, ed. di Genova, 7 luglio 1945, n. 63, Cronaca di Savona. Precisazione dell’ospedale San Paolo. 10 NA, WO 204/12631, PWB Genoa, P/0855, Gruppo d’Unione Camillo Cavour. 198 Antonio Martino Ovada, dove, secondo lui, ha compiuto notevoli progressi contro l’influenza comunista tra i contadini locali. Il “Gruppo d’Unione Camillo Cavour”, con sede a Genova, in Via Assarotti 37, è formato da membri dell’alta società genovese con forti simpatie monarchiche. La maggior parte dei suoi membri sono molto rispettabili, ma intellettualmente non sono molto importanti. Responsabile del “Gruppo” è il Generale Riccardo Moizo, generale comandante dell’Arma dei Carabinieri dal 1935 al 1940. Le attività del “Gruppo” sono due: politica (monarchico), assistenza sociale, soprattutto a favore di ex-internati ed ex-prigionieri di guerra. Attorno alle precedenti cinque settimane, un certo numero di individui in uniforme partigiana hanno fatto irruzione negli uffici del “Gruppo” in Via Assarotti 37, e poi una decina di giorni fa. Pare che stessero cercando le liste di appartenenza, ma che non abbiano avuto successo (questa informazione è stata anche pubblicata dalla stampa). Gli intrusi portarono via un certo numero di moduli associativi da compilare nella loro seconda azione. Secondo il marchese D’Oria, si teme che tali moduli in bianco saranno riempiti dai membri della fazione che li ha rubati e che vengano utilizzati come prova nei confronti di qualsiasi individuo, che abbia o no simpatie monarchiche, e verso persone che sono oggetto di critiche da parte dei responsabili del furto. Il 23 agosto un volantino, che pretendeva di essere il programma del “Gruppo” e portante la sua firma, è apparso sui muri degli edifici della zona centrale di Genova. Il testo era semplicemente un programma fascista, ma così assurdo, che è stato ovviamente riconosciuto per essere completamente falso (il parere è confermato da altre persone del centro e della destra genovese). Il dottor Giovanni Savoretti, leader del partito liberale in Liguria, ha un’impressione molto preoccupata al riguardo di questa forma di propaganda politica, in quanto è già la seconda volta che manifesti falsi sono stati affissi a Genova. In una conversazione con lo scrivente ha dichiarato che aveva intenzione di portare la questione all’attenzione del CLN ligure, per vedere se potesse essere fermata questa pratica politica diffamatoria, in quanto sarebbe difficile prevedere dove questi metodi avrebbero portato, se applicati prima e durante le prossime elezioni. L’attività dei monarchici e dei neofascisti è collegata al Movimento Indipendentista Siciliano (MIS) e al suo braccio armato, l’EVIS, nato nell’aprile 1944. L’11 ottobre un messaggio dell’unità Z dello Special Counter Intelligence di Roma, segnala che da fonte attendibile “molti membri dell’EVIS stanno raccogliendo grandi quantità di armi che erano state abbandonate dai partigiani. Queste armi sono raccolte in un piccolo porto tirrenico tra Genova e Sestri Levante, da dove vengono spedite via mare in L’attività neofascista e monarchica in Liguria 199 Sicilia, dove sono distribuite ai membri del movimento separatista siciliano” 11. Il 13 ottobre 1945 un rapporto segreto del 2677th Regiment OSS (Prov) segnala voci di un colpo di stato monarchico 12. Nei circoli socialisti e comunisti di Genova si parla molto di una voce, apparentemente originatasi a Roma, secondo la quale il generale Messe [Giovanni] sta preparando un colpo di stato monarchico. Grande tensione è evidente nei partiti di sinistra. La propaganda politica dei partiti di sinistra sottolinea la questione istituzionale. Le minacce di insurrezione e di sommosse nel caso in cui i monarchici raggiungeranno il loro fine, sono state espresse da questi partiti. Qualche giorno fa un rappresentante del Partito Repubblicano ha concluso un discorso radiofonico con lo slogan: “Assemblea Costituente o rivoluzione”. Questo è solo un esempio. Liberali e cristiano-democratici sono concordi con i partiti di sinistra a volere una Assemblea Costituente e nel contempo vivono nel terrore di un colpo di stato del generale Messe e di una rivoluzione provocata dalla sinistra estrema. Questa paura e incertezza del futuro si riflettono nei circoli commerciali. Molti uomini d’affari di Genova hanno dichiarato alla fonte che vogliono concludere tutte le operazioni in sospeso entro le prossime settimane e provvedere alla sicurezza dei loro capitali e delle loro merci, adesso che la situazione è ancora tranquilla. Nei giorni del 10, 17, 24, 31 marzo e 7 aprile 1946 si svolgono le prime elezioni amministrative del dopoguerra per il rinnovo di 5.722 comuni pari al 71,6% della popolazione. In previsione degli sviluppi del Referendum istituzionale del 2 giugno i monarchici si organizzano. Un rapporto dell’Intelligence Service Liaison Department il 22 marzo segnala che “Il 19 marzo Mauri [Enrico Martini], comandante delle bande partigiane in Piemonte e Liguria, ha detto al tenente colonnello Ernesto Boncinelli che avrebbe messo 20.000 uomini a sua disposizione, a condizione che egli fornisse fondi per riorganizzarli.”13 Boncinelli era stato capo del Centro Radio o Centro “R”, organizzato dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, operante a Roma durante l’occupazione tedesca e impegnato nella raccolta di informazioni da inviare al sud; al momento della liberazione egli coordinava una rete di ben 300 agenti solo a Roma. Attività dei neofascisti Nell’Italia dell’immediato dopoguerra, l’idea propria di alcuni autorevoli esponenti fascisti, come i principi Valerio Pignatelli di Cerchiara e 11 NA, WO 204/12632, HQ District 2, General Staff Intelligence, C.M.F., GSI/2306, Secret, EVIS. 12 NA, WO 204/12632, Extract from Special Report No. FN-16 of 13 Oct. 45 from Reports Office, 2677th Regiment OSS (Prov), Rumours of Monarchist Coup. 13 NA, WO 204/12632, Extract from Italy. Political. From ILSD Report No. A/4155 22 March 1946, Monarchist Armed Forces in the North. 200 Antonio Martino Junio Valerio Borghese, era che il partito comunista italiano avrebbe avuto sempre maggiore spazio, e che alta era la posta in gioco: la civiltà occidentale. Alcune personalità dei servizi segreti americani condividevano questo pericolo e collaborare con gli ex nemici per arginare l’avanzata comunista non sembrava un fatto negativo. Ciò che rimaneva delle aquile littorie venne corteggiato anche dal PCI. Al referendum del 2 giugno 1946, il grande artefice dell’immissione dei neofascisti nel gioco politico italiano è Pino Romualdi. Egli sa che i fascisti sono pochi e messi male, in galera o ancora prigionieri, almeno quelli che non sono morti. Allora rivolge ai repubblicani una proposta chiara: se avesse vinto la Repubblica e i monarchici avessero tentato un colpo di Stato, loro li avrebbero contrastati. Poi l’identica offerta la fa ai monarchici, in caso di vittoria e del tentativo di una insurrezione comunista, avrebbero difeso la monarchia. Con quel sistema Romualdi ‘mercanteggia’ con entrambi gli schieramenti senza offrire nulla, vende la pelle di un orso che non c’era. Questa abilità determina l’amnistia di Togliatti del 22 giugno 1946 e ventimila fascisti tornano in circolazione 14. Fra i Paesi europei liberati dall’occupazione nazista, che devono affrontare il problema del collaborazionismo, l’Italia è l’unico a perseguire da subito la strada di un’amnistia. Eppure il paese aveva la responsabilità storica di avere prodotto il fascismo, inoltre, diversamente dalla Germania e dal Giappone, suoi ex alleati nell’Asse, sfugge a processi simbolicamente esemplari come quelli di Norimberga e di Tokio. Tutto ciò non impedisce ai due maggiori partiti della coalizione del C.L.N., la D.C. di De Gasperi e il P.C.I. di Togliatti, di giudicare opportuno, contro il parere dei socialisti e degli azionisti, un colpo di spugna sui crimini del Ventennio e della Repubblica di Salò. Così, mentre Paesi come il Belgio, l’Olanda, la Norvegia, la Francia si ripuliscono della macchia nazifascista attraverso un severo processo di epurazione, la neonata Repubblica italiana spalanca le porte delle carceri dove fascisti e saloini erano stati rinchiusi al momento della Liberazione. È Togliatti a volere l’amnistia, con il duplice intento di pescare nuovi comunisti nel mare magnum degli ex fascisti, e di risparmiare ai partigiani possibili conseguenze giudiziarie per le azioni da loro compiute durante la guerra civile e nell’immediato dopoguerra. Confeziona un pacchetto legislativo che esclude dai benefici dell’amnistia soltanto i torturatori colpevoli di “sevizie particolarmente efferate”, come se una sevizia non fosse efferata per definizione. Definisce “eccesso di nervosismo” la rabbia dei parenti delle vittime (per esempio, le vittime delle Fosse Ardeatine) di fronte allo spettacolo degli aguzzini restituiti alla libertà. E infine si lava pilatescamente le mani davanti alla sdegnata reazione della base comunista e partigiana, 14 Cfr. G. PARLATO, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, cit. L’attività neofascista e monarchica in Liguria 201 rimettendo il 1° luglio 1946, la carica di guardasigilli al collega di partito Fausto Gullo. Dall’amnistia alla nascita del Movimento Sociale Italiano, il 26 dicembre 1946, passano solo sei mesi, grazie al recupero di una classe dirigente fascista. E non solo, fioriscono pure spontaneamente e si moltiplicano dozzine di gruppi e gruppuscoli, movimenti, fronti, squadre, “fasci”, nei quali si aggregano giovani velleitari animati dai miti del Duce e dell’opposizione all’ultimo sangue contro il bolscevismo e il “marciume” partitico e parlamentare. La Giovane Italia e le Squadre d’Azione Mussolini (SAM), la Legione Nera e i Fasci d’Azione Rivoluzionaria (FAR) sono le palestre per personaggi, come Pino Rauti, che giocheranno un ruolo rilevante nell’eversione dell’estrema destra degli anni successivi e fino a tutti gli anni settanta 15. *** La prima segnalazione di attività neofasciste in Liguria, presente nella documentazione alleata, è del 23 agosto 1945. Un rapporto segreto del 2677th Regiment OSS (Prov) 16, che segnala una rinnovata attività fascista a Isolabona, in provincia di Imperia, è inviato il 13 settembre al G-2. Il rapporto n° 160 è la continuazione del n° 147, da OSS Det 44, fonte Durham/Eavington, intitolato “Indicazioni di una rinnovata attività fascista in Isolabona”. Isolabona ha la reputazione di essere la città più fascista nella provincia di Imperia. Durante il regime fascista vi erano più di cinquanta iscritti al partito fascista nel paese (su una popolazione di 850 persone). Ora vi sono indicazioni che gli ex membri stanno riprendendo i loro contatti e i loro incontri dopo il periodo di disorientamento successivo alla liberazione. I nominativi che seguono sono stati ben noti personaggi fascisti in paese e ora sono i protagonisti della ridefinizione dei gruppi che apparentemente viene svolta: Peitavino Eliseo, Cavassa Eugenio, Cassini Carlo Ercole, Moro Roberto. I quattro uomini sono in costante contatto tra loro, in particolare sono presenti a banchetti ben forniti, come quello del 23 luglio avvenuto in casa di Peitavino, o al ristorante Cassini, dove spesso mangiano e bevono insieme. Erano molto in evidenza al festival di metà agosto di Dolceacqua. I quattro leader e i loro seguaci hanno presumibilmente formulato una linea di condotta da seguire nelle prossime elezioni. La fonte afferma che i fascisti di Isolabona sono ancora in possesso delle armi che non hanno mai consegnato. Riporta il Weekly Intelligence Summary 17 dell’ultima settimana di set15 Cfr. M. FRANZINELLI, L’ amnistia Togliatti. 22 giugno 1946: colpo di spugna sui crimini fascisti, Milano 2007. 16 NA, WO 204/12631, Extract from Special Report No. 160 dated 13.9.1945 from Reports Office, 2677th Regiment OSS (Prov) APO 512. To: G-2 AFHQ, AMB KIRK, R & A, X-2, Washington, Files. Indications of Renewed Fascist Activity in Isolabona. 17 NA, WO 204/12632, Extract from Weekly Intelligence Summary No 15, 2 District, 28.9.1945. Alleged Fascist Organization in Genoa. 202 Antonio Martino tembre: “Un articolo de “L’Unità” del 7 settembre 1945 intitolato “Una vasta organizzazione esiste a Genova” ha destato una certa attenzione. Si tratta del racconto sensazionalista dell’arresto di alcuni giovani, membri dell’organizzazione anti-comunista “Fiamme Bianche” 18, seguita al episodio del lancio di una bomba. Sul fatto ha indagato la Field Security, e lo ha giudicato di minore importanza”. L’articolo è pubblicato sulla prima pagina del quotidiano 19, è molto dettagliato, i neofascisti sono definiti “strumenti della reazione”. Nei due giorni successivi ne compariranno altri due firmati sempre dallo stesso autore “G. P.” 20. Gli articoli mettono in evidenza l’operato del capitano Arcangelo Merella, ex comandante partigiano “Mori”, avvocato, definito “uno del popolo, un partigiano, uno tra i più intelligenti funzionari della Polizia”. Una vasta rete di terroristi è quanto l’ufficiale ha potuto accertare, rete che aveva dato segni di sé con lancio di bombe contro la Federazione del P.C.I. e alcune sezioni. Le “Fiamme Bianche” sono ragazzi di diciassette anni “traviati” dal colonnello Alberico Fiori, già presidente dell’O.N.B. Il primo arrestato è Remo Martignon, saturo di idee fasciste, parla con disprezzo del nuovo governo e del popolo. È nemico violento del Partito Comunista e dichiara che loro, prima di tutto, vogliono far fuori i comunisti. Martignon parla del Giannoni, capo della loro squadra politica, che in realtà è Luciano Pasta. Dalla perquisizione della sua abitazione, “una casa borghese, dove non si è mai patita la fame”, saltano fuori armi, munizioni e divise tedesche. Dopo viene arrestata la professoressa Magnani del Liceo Doria, epurata come apologista del partito fascista, durante il suo interrogatorio rivela i nomi di Tarchini e di Vinicio Temperini, ragazzi di quindici anni, che vengono arrestati con i giovani Franco Fenisi e Alfredo Oppicini. Che fare per questi giovani esaltati dai vecchi fascisti? Il Provveditore agli Studi aveva proposto la sospensione dagli esami dei giovani facenti parte delle organizzazioni giovanili fasciste, l’autore dell’articolo desidera che la proposta venga riesaminata con maggiore umanità e comprensione. “Non è l’allontanamento brusco e completo dalla vita sociale, che farà rinsavire queste giovani menti, ma l’accoglierli nel seno del popolo per far loro comprendere e conoscere che cosa sia la nostra democrazia. La responsabilità che ci si assume di fronte a questi giovani, esclusi dalla vita nazionale con 18 Cfr. S. CAPPELLETTI, C. LIBERATI (a cura), Fiamme bianche: adolescenti in camicia nera nella RSI, Rimini, 2003. 19 L’Unità, ed. di Genova, 7 settembre 1945, n. 209. Cronaca di Genova. Esiste a Genova una vasta organizzazione fascista. 20 L’Unità, ed. di Genova, 8 settembre 1945, n. 210. Cronaca di Genova. Continuano gli interrogatori delle “fiamme bianche” arrestate ultimo furto della criminalità fascista. 9 settembre 1945. Cronaca di Genova. Dice una “fiamma bianca” arrestata “I fascisti anziani sono dei vigliacchi si nascondono nell’ombra esponendo la nostra giovane vita”. L’attività neofascista e monarchica in Liguria 203 tali provvedimenti, è grave. È necessario che il fascismo sia colpito nei suoi elementi veramente responsabili e che, d’altra parte, non si respingano da una partecipazione attiva alla vita del Paese quanti sono stati coinvolti dal fascismo, ma che di esso non sono responsabili. Riteniamo che sia dovere recuperare largamente in basso e recuperare dunque questi giovani illusi e traditi che l’educazione fascista, basata sulle menzogne anti-democratiche, ha completamente fuorviato. Intanto ogni giorno di più le responsabilità dei mandanti, di quei mandanti che il Martignon stesso chiama vigliacchi, e accusa di loschi interessi, cresce. È contro di essi che bisognerà inflessibilmente procedere, quando sarà concluso il ciclo di operazioni che dovranno garantire al nostro popolo l’esplicazione libera e serena alle attività democratiche”. Il 27 settembre giunge un nuovo rapporto segreto del 2677th Regiment OSS (Prov) 21, la fonte Durham-2/Gateshead segnala una “nuova organizzazione fascista a San Remo”, comandata dal capitano Fabbiani e dal capitano Allotta che ora conta trecento membri. Si dice che i membri più importanti dell’organizzazione ricevano un sussidio di cinquantamila lire ciascuno. Fabbiani e Allotta sono noti per essere ex fascisti. Il primo fu imprigionato subito dopo la liberazione, ma è stato rilasciato da circa un mese. Sono in preparazione le tessere di iscrizione e volantini di propaganda sono già stati distribuiti privatamente. Attorno al 10 settembre un camion targato Cuneo ha scaricato alcuni pacchi di materiale di propaganda in occasione della riunione principale dell’organizzazione in Via Giorgio Pallavicini. Il programma del partito si suppone che sostenga i movimenti reazionari con azioni immediate, attualmente è per il sostegno della monarchia, inoltre sta pianificando altri incidenti allo scopo di screditare i partiti della sinistra. Si presume che una lista di capi dei partiti, leaders del CLN, sia compreso nell’elenco delle persone che l’organizzazione voglia eliminare. Il quotidiano “La Nuova Stampa” di Torino dava la notizia di arresti e sequestri di armi avvenute il 12 dicembre a Milano 22. Le indagini condotte dalla polizia italiana hanno permesso di individuare il comando delle “squadre d’azione Mussolini” nei pressi della Fiera Campionaria e di trarre in arresto sei individui che partecipavano a una riunione segreta e che sono tutti confessi. Capo dell’organizzazione è certo De Martinis di cui, però, si ignora la vera identità. La sorpresa ha condotto anche al sequestro di copioso materiale di propaganda e di notevole quantità di armi, munizioni e dinamite. Sono stati operati altri arresti sui quali si mantiene il massimo riserbo. Le indagini continuano unitamente alla polizia segreta alleata. 21 NA, WO 204/12632, Extract from Special Report No. 193 dated 23.9.1945 from Field Detachment “A”, 2677th Regiment OSS (Prov) APO 512. New Fascist Organization in San Remo. 22 La Nuova Stampa, 13 dicembre 1945, n. 124. Il comando delle S. A. M. individuato a Milano. Arresti e sequestri di armi. 204 Antonio Martino Il 9 gennaio 1946 il quotidiano comunista “L’Unità” di Genova 23 riporta la notizia dell’ANSA che a Milano... (Ansa) – Una squadra speciale politica il cui principale compito sarà la lotta contro i movimenti neo-fascisti è in via di costituzione presso la questura di Milano. La squadra sarà affidata al tenente Corti, il quale ha illustrato all’“Ansa” i non facili compiti che attendono la squadra speciale. I movimenti fascisti erano stati accuratamente preparati fin dai tempi della “Repubblica” in previsione del crollo; essi si valgono di uomini fanatici e sono molto estesi in Italia. I vari gruppi “S.A.M.”, “LUPO”, “CADETTI DI VICENZA” dipendono da un fronte nazionale, con un Quartier Generale la cui sede è probabilmente a Roma, e sono collegati a mezzo di radio clandestine riceventi e trasmittenti con cifrari segreti. Un giornale settimanale viene regolarmente stampato e circola segretamente per tutta l’Italia, recando informazioni ed ordini. Ciò che fornì al tenente Corti le prime tracce del movimento fu una incauta confidenza di un ex agente dell’Ovra tuttora in libertà, i cui movimenti sono attualmente seguiti. Da alcuni giorni si susseguono arresti ed è di ieri la cattura dell’intero gruppo “Don Calcagno” i cui componenti sono stati tutti denunciati alla Corte di Assise Speciale. Le SAM a Savona Il 10 gennaio 1946 il maggiore americano Karl W. Fischer, Public Safety Liaison officer dell’Allied Commission di Genova, invia due messaggi alle questure delle quattro province liguri. Fischer, che nella vita civile è commissario del Department of Public Safety dell’Iowa, ritiene essenziale che informazioni attendibili siano ricevute sui seguenti oggetti: reati, situazione politica, sequestro di armi nascoste, agitazioni politiche, attività fasciste, in particolare sulle Squadre Azione Mussolini (SAM). Inoltre richiede che vengano inviati i casi di reclami circa la condotta dei soldati e del personale alleato e copie dei rapporti inviati al Procuratore del Re sugli arresti di persone colpevoli di reati contro soldati e proprietà alleate. Le informazioni dovranno pervenire settimanalmente, non più tardi delle ore 10 di ogni sabato, a partire dal 12 gennaio 24. Il 18 gennaio il questore Giuseppe Restivo, che dal 1° novembre 1945 ha preso servizio a Savona, invia la relazione settimanale (dal 13 al 18) al Liaison Group, Palazzo Navigazione, Piazza De Ferrari, Genova. Sull’attività fascista, dopo accurate e riservate indagini in seguito a qualche notizia trapelata circa due mesi prima, che elementi fascisti cercavano di organizzare, a Savona e provincia, gruppi di SAM, “nella notte del 11 corr. avendo accertato l’avvenuta costituzione di un gruppo intitolato all’ex medaglia d’oro 23 L’Unità, ed. di Genova, 9 gennaio 1946, n. 9. Cronaca di Genova. È il fascismo veramente morto? Le S.A.M all’opera. Radio trasmittenti, stampa clandestina, squadre armate. 24 Tutti i rapporti settimanali dal 18 gennaio al 19 luglio 1946, sono pubblicati in A. MARTINO, Savona e provincia nel dopoguerra. Situazione politico-economica e ordine pubblico nelle relazioni dei Prefetti (1945-1949), Rocchetta di Cairo, 2008, pp. 282-313. L’attività neofascista e monarchica in Liguria 205 Barracu 25 venne operata una tempestiva ed energica azione di rastrellamento nella città di Savona. L’azione portava all’arresto di 21 persone, tutte indiziate, ed al sequestro di alcuni manifestini fascisti e di due pistole. Proseguono le indagini per assodare eventuali ramificazioni o contatti fuori provincia”. La notizia è riportata da “L’Unità”, che il 15 gennaio dedica un lungo articolo in prima pagina, intitolato “Mussolini è con noi” 26. Oltre al “grande rastrellamento notturno delle S.A.M, una raccolta di relitti fascisti, di meretrici e di delinquenti” parla del rapporto di Carlo Scorza, ultimo segretario del Partito Nazionale Fascista (PNF), scappato al termine della guerra in Argentina, con i neofascisti vicentini, di retate di fascisti a Lecco, di sedi di “partiti democratici” devastate a San Gimignano, di arresti a Pistoia, di finanziamenti e radiotrasmittenti a Vicenza, di nostalgia di motti mussoliniani. Il giorno successivo dedica un articolo sulle SAM scoperte a Savona 27 Savona, 15 Dopo gli arresti di ieri la polizia savonese continua le indagini per la cattura di tutti i responsabili dell’organizzazione neo-fascista di Savona. Il gruppo delle S.A.M. era stato intitolato al ministro repubblichino Barracu, fucilato a Dongo, ed aveva sede nella villa Pertusio, di proprietà del cap. Pertusio, in località Strà. Nella villa avevano luogo le riunioni e venivano stampati manifesti clandestini. Una delle principali responsabili dell’organizzazione è una giovane donna “Yeanj”, ex ausiliaria e già condannata a morte dai partigiani perché responsabile della fucilazione di molti patrioti. Tra i fermati figurano anche personalità dell’industria e del commercio savonese. Arresti sono avvenuti anche ad Altare, dove il movimento aveva delle ramificazioni. La notizia è anche pubblicata sull’edizione nazionale de “L’Unità” del 18 gennaio 1946 28. Torino, 17 – Un’organizzazione clandestina fascista è stata scoperta dalla polizia di Savona, che ha provveduto all’arresto di oltre 50 persone. Sono stati sequestrati molto materiale propagandistico e armi. Tra le persone fermate a Savona ci è pervenuto il fascicolo della Questura 29 di un giovane siciliano sospettato di appartenere alle SAM. 25 Francesco Maria Barracu (1885-1945), partecipò alle operazioni militari in Africa Orientale, durante la guerra d’Etiopia, come comandante del III battaglione Dubat, tornato in patria fu insignito di medaglia d’oro al valore. Dopo l’8 settembre 1943 rimase fedele a Mussolini e nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri della RSI. Fucilato il 28 aprile 1945 a Dongo con gli altri gerarchi. 26 L’Unità, ed. di Genova, 15 gennaio 1946, n. 13. Cronaca di Genova. Mussolini è con noi. 27 L’Unità, ed. di Genova, 16 gennaio 1946, n. 14. Cronaca di Genova. Lo scandalo delle SAM savonesi. Non è stato possibile trovare la Cronaca di Savona. 28 L’Unità, ed. nazionale, 18 gennaio 1946, n. 15. Organizzazione fascista scoperta a Savona. 29 Archivio di Stato di Savona, Questura di Savona, cat. E3, b. 134, Cosentino Orazio. 206 Antonio Martino Cosentino Orazio, nato a Palermo il 21 dicembre 1919, abitante in via Zara 2/11, con la famiglia, disoccupato, celibe. Conduceva una vita oziosa e insieme dispendiosa e non era chiaro perché frequentasse elementi politicamente compromessi col passato regime. Nel 1939 si arruolò in aeronautica e nel febbraio 1940 venne trasferito a Bari dove rimase fino all’8 settembre 1943; aderì alla RSI, rimase in servizio, col grado di sergente contabile, nell’Italia del Nord per tutto il resto della guerra. Il giovane viene fermato il 13 gennaio e il 16 vengono perquisite due casse di sua proprietà presso la signora Giordano Margherita, in via Zara 6, allo scopo di rinvenire materiale di propaganda fascista ed armi, ma l’operazione ha esito negativo. Nel primo interrogatorio del 17, dichiara di non essersi mai interessato di politica e di non aver fatto discorsi a tale proposito con nessuno. Cosentino, insieme a Buzzi Domenico, Marcenaro Agostino, Caminati Giuseppina, Bianchi Claudio, Vacari Giovanni e Guagnini Silvino, dei quali non ci sono giunte informazioni, viene scarcerato il 25 gennaio. Il 29 gennaio il giovane disoccupato viene nuovamente interrogato. Racconta che aveva avvicinato, con un amico, due giovani donne e nei discorsi fatti era emerso che una di loro era stata “ausiliaria” della RSI e aveva manifestato le sue preoccupazioni. Al che lui la tranquillizzò dicendo che aveva prestato il servizio militare nell’aeronautica della RSI e non aveva avuto problemi al termine della guerra. Il suo amico per scherzo disse “prima eravamo repubblicani ed oggi siamo monarchici”. Però la giovane era in contatto con un agente della Questura e in un secondo tempo, in sua compagnia, rivide Cosentino. Spacciandosi per un simpatizzante di destra, il giovane agente parlò di un’organizzazione clandestina neofascista, del fatto che i partigiani gli avevano ucciso il padre e dell’opportunità di entrare nell’organizzazione. Cosentino rispose che non voleva saperne di politica ed era disoccupato perché attendeva le disposizioni del Ministero dell’Aeronautica per ritornare in servizio. Non rivide più il sedicente neofascista tranne quando venne fermato ed fu allora che scoprì che si trattava di un agente di P. S. Negli anni successivi il suo fascicolo è soggetto ad aggiornamenti, nel 1950 la Procura della Repubblica chiede informazioni sul suo passato per il concorso di Vice coadiutore degli archivi notarili. Nel 1957 risulta essere coniugato, senza prole, impiegato all’archivio notarile di Savona, vive in modeste condizioni economiche. Politicamente è sempre orientato verso i partiti di destra. Nel 1962 viene trasferito all’archivio di Genova, abitando sempre a Savona, è attivo nelle associazioni dell’Arma aeronautica, è sempre orientato a destra. Lo scambio di informazioni tra le questure di Savona e Genova continua fino al 1966. Nella relazione settimanale successiva del questore Restivo, dal 19 al 25 L’attività neofascista e monarchica in Liguria 207 gennaio 1946, l’attività neofascista a Savona pare interrotta, continuano le indagini per identificare altri elementi delle SAM fuori provincia, che fossero in contatto con gli arrestati e per questo sono state fatte segnalazioni alle questure di Genova e Milano. Ma successivamente non arriveranno riscontri e tutti i successivi rapporti, fino al 19 luglio, in quanto il 22 luglio l’ufficio alleato cesserà le attività, la voce “Attività fasciste” riporterà sempre N. N. La notizia verrà comunicata il 29 marzo 1946 all’ufficio di collegamento dell’AFHQ del servizio di intelligence dell’esercito italiano (IAI) della Capitale, Rome Area Allied Command (RAAC) 30 “A metà gennaio, la Questura di Savona ha dato notizia della scoperta di una vasta organizzazione neo-fascista delle SAM. In sintesi, i volantini rotolati trovati in possesso di un giovane di 15 anni, hanno portato alla scoperta del “Gruppo Autonomo Barracu”, il quale intendeva svolgere propaganda fascista. Delle 21 persone arrestate, solo dieci sono detenute e accusate di attività accertate con lo scopo favorire la rinascita del fascismo”. *** I dati estratti dal Monthly Intelligence Summary del District 2 (Security) 31 del mese di gennaio 1946, sui sospetti movimenti sovversivi e sulle organizzazioni politiche pericolose per la pubblica sicurezza, riportano per quanto concerne le attività fasciste: Squadre Azione Mussolini (SAM). I rapporti che sono stati trasmessi al G-2 (CI) AFHQ con riferimento a questo movimento neo-fascista (rif.: GSI/2241 del 23 gennaio), indicano che cellule SAM esistono in tutto il Piemonte e la Lombardia e si stanno ricevendo rapporti sulle attività delle SAM in Liguria. A Vicenza 29 persone sono state arrestate dalla Questura per attività neo-fasciste. Essi sembrano essere già stati membri di un movimento locale conosciuto come “Movimento Reazionario Fascista”, che era nato agli inizi di luglio 1945. Le indagini fatte fino ad oggi rivelano che durante la sua esistenza questo movimento non ha realizzato quasi nient’altro che vaghi progetti di vandalismo con l’intenzione di procurare fondi. La notizia dell’attività neofascista in Piemonte e Lombardia è pubblicata dal quotidiano “L’Unità” del 9 gennaio 32. Milano, 8 – Dopo 4 mesi d’indagini gli agenti della Scuola Tecnica di Polizia sono riusciti a catturare 15 componenti, fra cui due donne, del gruppo neofascista “Calcagno”, che operava agli ordini del famigerato frate Fulgenzio Blandino, arre30 NA, WO 204/12632, Extract from AFHQ Liaison Office I.A.I. - RAAC No 2832, CS Report, secret. Fascist activity in Italy. 31 NA, WO 204/12632, District 2 Security, Intelligence Summary No. 24 dated 6 Jan. 1946, Period 1 - 31 Jan 46, part 2, secret. Suspects: Subversive movements and political organizations of security interest. Fascist Activities. 32 L’Unità, ed. nazionale, 9 gennaio 1946, n. 7. Quindici neofascisti catturati con cifrari ed armi a Milano. 208 Antonio Martino stato tempo fa a Torino. Nella sede del gruppo, in viale Belisario 8, sono state trovate casse di esplosivi, armi automatiche, cifrari, divise e distintivi fascisti, una lastra fotografica d’un ritratto dell’ex duce, un ciclostile e le minute d’una corrispondenza che si irradiava a Roma, Torino, Firenze, Brescia ed altre città. Nei fogli di propaganda il comunismo viene additato come nemico numero uno, Parri è definito il capo della massoneria e i vari partiti del CLN come traditori. L’organizzazione faceva parte di un cosiddetto “Fronte Nazionale”, di cui le SAM rappresentano le unità di primo impiego. Il 18 marzo l’ISLD, nel suo estratto di notizie politiche, riporta che “il Commendatore Molfino, ex alto gerarca fascista di Genova e ora capo della Squadre Armate Mussolini (SAM) di Genova, è da poco arrivato da Roma con documenti falsi e ha preso contatto con la direzione genovese” 33. La sintesi mensile di marzo del Counter Intelligence Corps, Rome Detachment, riporta le seguenti attività neofasciste 34: A Genova: circa 65 membri del SAM (Squadre Azione Mussolini) sono stati scoperti e arrestati. Grandi quantità di armi e munizioni sono stati sequestrate nella stessa operazione. Tra gli arrestati c’erano due ex ufficiali della GNR [Guardia Nazionale Repubblicana]. Saranno processati per le atrocità commesse durante il periodo fascista repubblicano. A Roma: un dipendente del Ministero della Guerra è stato arrestato per aver tentato di organizzare attività fasciste. Era appena arrivato da Milano, a quanto pare la sede della sua organizzazione. Il suo arresto è particolarmente importante perché, attraverso di lui è stato possibile scoprire i dettagli di organizzazione, molte sedi importanti, codici segreti e materiale di propaganda. A Pisa: indagini sono in corso di un’organizzazione chiamata “Giovane Italia”, che dato prova di essere di carattere fascista. Rapporti sui membri arrestati dimostrano che una volta appartenevano alle SS italiane e alla Guardia Repubblicana fascista. Come risulta da quanto sopra, l’attività di vari gruppi neofascisti è ancora evidente in Italia. Questi gruppi sono troppo piccoli per ricorrere alla violenza. Il loro obiettivo immediato sembra costituito da riunioni clandestine e dagli sforzi per unire i diversi gruppi delle varie città. Il passo successivo sarebbe la diffusione della propaganda per riaffermare l’ideologia del fascismo. Non si avverte grande preoccupazione per la rinascita del fascismo. Gli arresti sono stati tutti realizzati all’interno di organizzazioni che sono note e vengono tenute sotto controllo. La dichiarazione di De Gasperi che il fascismo è morto e mai più si risolleverà sembra essere fondata. Il fascismo e i seguaci di Mussolini sono completamente screditati in Italia e tutti i gruppi che esprimono principi fascisti sono senza speranza. È come il progetto di una casa sulle sabbie mobili, essa sarà inghiottita durante il tentativo di costruirla. Il vero pericolo, in ogni caso, in Italia non si trova dalla resurrezione del fasci- NA, WO 204/12632, Extract from I.S.L.D, Italy. Political. Neo Fascist Movement. NA, WO 204/12632, Extract Counter Intelligence Corps - Rome Detachment, Zone Five, A.P.O. 512, US ARMY, Memorandum for the officer in charge: 1 April 1946, Political aspects of international, economic, subversive and miscellaneous matters, confidential, NeoFascist Activities. 33 34 L’attività neofascista e monarchica in Liguria 209 smo in quanto tale, ma piuttosto dalla trasformazione di uno o più degli attuali movimenti anti-fascisti, in rifugio “democratico” per gli insofferenti e i disinformati, ed eventualmente in un forte partito dai metodi totalitari. Il partito dell’Uomo Qualunque è già stato bollato dai suoi avversari per essere un movimento. Naturalmente, ha risposto all’epiteto. Il 10 aprile l’unità Z dello SCI di Roma invia un messaggio al colonnello Earle B. Nichols, Assistant Chief of Staff del G-2 35 secondo il quale: A Milano e provincia i neofascisti hanno 50.000 uomini completamente armati. A Genova e provincia sono circa 20.000 uomini, la metà dei quali sono armati. La loro forza è circa la stessa a Venezia e dintorni. I centri di Bergamo e Brescia sono pure molto forti. Il centro di Roma dispone di 30.000 uomini, 10.000 dei quali sono armati. Nel Sud, ci sono centri neo-fascisti a Napoli, Bari, Reggio Calabria, e in Sicilia. Tuttavia, la maggior parte dei neo-fascisti meridionali sono stati assorbiti dall’Uomo Qualunque. E il 26 aprile, sempre il SCI riporta le informazioni del 1 e 2 aprile fornite dalla fonte JK/19 dell’unità Z di Milano sull’organizzazione “Fiamme bianche” 36. Si tratta di una organizzazione neo-fascista che ha lo scopo di unire in bande armate tutti coloro che appartenevano alla GIL [Gioventù Italiana del Littorio] durante il periodo fascista repubblicano. Il programma è il seguente: 1) Addestrare all’uso delle armi, sabotaggio e furto tutti i giovani che sono ancora fedeli alla defunta GIL. 2) Costituire un movimento anti-comunista fascista giovanile su scala nazionale. 3) Sostenere la monarchia. Considerare l’eventuale unione finale con le bande armate del Movimento Tricolore. Il Movimento sembra avere grandi disponibilità finanziarie a sua disposizione. È attivo in Lombardia, Piemonte e Liguria. Recentemente ha tenuto un incontro a Milano cui hanno partecipato i rappresentanti di Torino e Genova. Sul “Movimento Tricolore”, il capitano James J. Angleton, capo dell’unità Z dello SCI (OSS di Roma) e poi agente della CIA, in Italia dal novembre 1944 al 1948, e capo del counterintelligence staff della CIA dal 1954, aveva stilato un dossier nel gennaio 1946. Nel documento nominava l’ex segretario del PNF Augusto Turati e l’ex generale della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (MVSN) Enzo Galbiati, incaricati di reperire armi e denaro, partecipavano alle riunioni del “Movimento” i capi 35 NA, WO 204/12632, SCI Unit Z Rome, Memo: JZX-7773, AC of S, G-2, CI, AFHQ, secret: Neo-Fascist Movement. 36 NA, WO 204/12632, SCI Unit Z Rome, Memo: JZX-7896, AC of S, G-2, CI, AFHQ, secret: Neo-Fascist Movement. Fiamme Bianche Organisation, Squadre Azione Mussolini: Terroristic Organisation, in Naples. 210 Antonio Martino della ex MVSN, Giovanni Maresca, Giulio Salvetti, quelli di “Vendetta Mussolini”, “Audaci”, “Onore e Combattimento” e SAM, concludeva dicendo: “Il Movimento Tricolore è organizzato in numerosi nuclei e riceve finanziamenti dagli industriali di Genova” 37. Il 16 maggio il quotidiano “L’Unità” di Genova dedica un lungo articolo in prima pagina alle SAM genovesi, spiegando chi sono, dove sono, come sono organizzate, perché secondo i loro ideali “il re è fascista sempre”, e che “le rivoluzioni sono rimandate”. L’edizione nazionale riporta la notizia che “la sera del 14 maggio a Genova, in via XX Settembre, vengono lanciati numerosi manifestini firmati “I diavoli rossi delle SAM” “recanti agli angoli quattro teschi e contenenti frasi e “consigli” rivolti al direttore e al disegnatore de “L’Unità”, perché desistessero dalla campagna antireazionaria” 38. Il giorno dopo pubblica un breve articolo riguardante l’arresto di quattro appartenenti alle SAM a Ovada, i maggiori esponenti fascisti, “tra i quali Barbaro Lorenzo detto “Mago”, che dovrebbe essere il maggiore responsabile sia per Ovada che per Chiavari”. L’ultimo documento riguardante l’attività neofascista presente nei due fascicoli è l’interrogatorio preliminare di Gino Grondona del 21 giugno 1946 39. Non è specificato l’ente che ha redatto il rapporto segreto, evidentemente il Grondona è un neofascista di Genova che sta collaborando con le forze dell’ordine. Ha dichiarato che a Genova ci sono tre organizzazioni neo-fasciste clandestine che agiscono in modo indipendente: le SAM, le Squadre Armate Fasciste (SAF) e l’Organizzazione Mussolini (OM). “Amerigo” ha accettato la sua richiesta per collaborare nell’organizzazione delle squadre armate, affermando che aveva già sotto il suo comando tra 500 e 800 uomini parzialmente armati e organizzati in squadre in ogni quartiere di Genova e che inoltre la sua organizzazione aveva una sezione di informazioni e una unità di polizia. Grondona ha dichiarato che i neofascisti e i monarchici pianificano di occupare la Questura di Genova. Alla domanda, se era a conoscenza delle attività passate di Lariucci, ha ammesso che egli aveva detto che si vantava di aver affondato un incrociatore alleato nei pressi della Riviera francese e una corvetta canadese a Nettuno. Inoltre Lariucci aveva preso uomini delle SS italiane e tedesche, e anche capi fascisti, che volevano mettersi in contatto con elementi neofascisti a Roma, per portarli con un motoscafo armato silurante (MAS) nell’Italia liberata dagli alleati. Citato in R. FAENZA, M. FINI, Gli americani in Italia, Milano 1976, p. 169. L’Unità, ed. nazionale, 16 maggio 1946, n. 113. Manifestini neofascisti lanciati a Genova. 39 NA, WO 204/12632, Extract from preliminary interrogation report of Gino Grondona. 37 38