Dalla Comune e Provincia di Milano - Diocesi di Milano - Zona Pastorale Prima - Prefettura Nord - Decanato di Niguarda via Giuseppe La Farina 15 - 20126 Milano - telefono e fax 02.66117340 (segreteria parrocchiale) sito web: www.parrocchiabicocca.it - indirizzo di posta elettronica: [email protected] Parroco-Prevosto don Giuseppe Buraglio: 02.6425220 – 328.4788286 – [email protected] Vicario Parrocchiale don Alberto Carbonari: 02.66116474 – 380.1959699 – [email protected] Suore Ancelle di Gesù Bambino: 02.6431521 – viale Fulvio Testi 190 – [email protected] Foglio informativo ad uso interno Pane al pane, vino al vino! Ho fatto il viceparroco per i primi sedici anni della mia vita da prete: i primi sei a Ponte Lambro con un parroco, gli altri dieci a Milanino con un altro parroco. Sono state due esperienze molto, molto diverse. E non solo per il tipo di parrocchia: la prima assolutamente “fuori norma”, la seconda “più normale”! La diversità è consistita soprattutto nei parroci: a collaborare con il primo ho fatto una fatica tanto grande da essere costretto ad un certo punto a chiedere il trasferimento; con il secondo è stata decisamente un’altra vita. In tanti aspetti della vita personale e pastorale sono entrato in conflitto con il primo. Soprattutto mi pesò un fatto: non riuscire mai a capire che cosa in realtà il parroco volesse da me. Era un continuo dire una cosa per sottintenderne un’altra, farmi un discorso dicendomi delle cose per farmene intendere delle altre, dirmi di sì sempre con una montagna di “però”, affermare di non farmi pesare la diversità dei ruoli (lui il parroco e io il coadiutore) salvo dire subito dopo che comunque la parola del parroco andava assecondata. Insomma, una fatica senza fine. Finché me ne sono andato. E sono approdato a Milanino. A Milanino ho trovato un parroco decisamente diverso: più positivo, con un bel carattere, disponibile all’ascolto e alla collaborazione. Solo che, all’inizio, capitò un fatto che mi mise in allarme. Ma l’esperienza precedente mi diede la forza e il coraggio di rimediare subito e non cadere negli stessi errori del passato. Racconto. Portai un gruppo di giovani a fare la settimana bianca. Come si usava, da sabato a sabato. Parto dicendo al parroco che sarei tornato il sabato successivo in tempo per celebrare la Messa delle sei di sera. Mi sento dire: va bene. E così la intendo! Il sabato del ritorno capita che mi attardo durante il viaggio perché mi fermo a salutare un parroco amico. Questo mi fa arrivare in parrocchia solo qualche minuto prima delle sei, appena in tempo per la Messa. Come del resto mio ero accordato! Entro in sagrestia e trovo il parroco su tutte le furie. Mi sento investire di parole. “Questo pomeriggio c’era bisogno di te, c’era la partita in oratorio, c’era da confessare, ti cercavano…”. Cerco di dire che eravamo d’accordo… ma lui rincara la dose aggiungendo: “avresti dovuto capire che sarebbe stato opportuno che ritornassi prima”. A quel punto – anche perché era ormai tempo di iniziare la Messa – tronco il discorso e celebro l’eucaristia. Al termine, senza rabbia ma con tono assolutamente perentorio, ritorno dal parroco e gli dico: “eh no! non voglio ricominciare con una storia vecchia che mi ha già roso il fegato per sei anni; sappia che io sono del tutto scemo: se mi dice A io capisco A, se mi dice B io capisco B; se voleva che tornassi per le tre non aveva che da dirlo, e io lo avrei fatto”. Tacque. Finii offrendogli una bottiglia di amaro che gli avevo portato dalla montagna. La gradì. Da allora, pur essendo noi due tipi molto diversi, per carattere e per sensibilità pastorale, fu un autentico idillio! Piansi quando me ne andai! Don Giuseppe Sante Messe festive: ore 8,30 - 10 - 11,30 - 18 * (sabato e prefestivi: ore 18 [e ore 15 al CTO]) Sante Messe feriali: ore 8,30 – 18 * Rosario tutti i giorni alle ore 17,35 (al suono delle campane) Confessioni: Giorni feriali: ore 7,00-8,30 e 17,30-18,00; Sabato: ore 16-18; Domenica: prima e dopo le Messe Apertura della chiesa: dalle ore 7 alle ore 19 (Sabato e festivi: apertura ore 7,30 * Domenica e festivi: chiusura tra le 12,30 e le 15) Segreteria Parrocchiale con Centro d’Ascolto: dalle ore 9 alle ore 12 (dal lunedì al venerdì) di Enzo Bianchi, Bose (da: Jesus, novembre 2013) Fuoco e cenere non sono due elementi estranei: uno è strettamente legato all’altro. Il fuoco, bruciando, produce la cenere e la cenere testimonia che c’è stato il fuoco. Anzi, la cenere è capace di conservare a lungo la brace, in modo che il fuoco possa di nuovo accendersi, ardere, essere ravvivato. Proprio perché ho vissuto a lungo con un camino in cella, proprio perché, mancando di luce elettrica per tredici anni, soprattutto alla sera stavo presso il camino a meditare e a pregare, ho coniato questa immagine della chiesa quale cenere e del Vangelo quale fuoco-brace. D’altronde, Gesù stesso ha parlato del Vangelo quale fuoco che egli è venuto a portare sulla terra, fuoco che desiderava tanto veder ardere (cf. Lc 12,49). La chiesa, costituita da noi uomini e donne, la chiesa evidente nei papi, nei vescovi e nei fedeli, religiosi o laici, la chiesa che i non cristiani vedono è una realtà sovente misera, inadempiente rispetto alla sua vocazione, ma è una necessità per il Vangelo. È lei che lo conserva e lo trasmette di generazione in generazione; è lei che permette che un uomo o una donna venienti nel mondo conoscano Gesù Cristo, il Vangelo, e decidano la loro vita per lui o senza di lui; è lei che con tutti i suoi mezzi – liturgia, sacramenti, predicazione, azioni di carità – plasma la comunione con il Signore; è lei la matrice che, grazie allo Spirito santo, diventa corpo di Cristo nel mondo. Dunque la chiesa è assolutamente necessaria! Ma tutto questo la chiesa lo fa più o meno bene, e a volte contraddicendo proprio il Vangelo che custodisce, trasmette e insegna. Soprattutto il potere, la ricchezza di cui la chiesa si ammanta, fanno sì che il fuoco del Vangelo nella comunità cristiana produca cenere più che fiamma… Perché il fuoco può essere fiamma che risplende, illumina, sfavilla, fiamma ardente, oppure può diventare un consumarsi fumoso del legno. C’è infatti la possibilità che la legna non bruci bene, che si consumi a poco a poco senza fare fuoco, e allora la cenere si accumula e seppellisce la brace. Sì, è proprio così: la chiesa può seppellire, nascondere il Vangelo. Il Vangelo resta in essa, non viene meno ma si occulta, e la cenere aumenta, cresce, finché diventa difficile non solo scorgere un bagliore di fuoco, ma addirittura percepire il tepore della brace sepolta. Ma la brace nascosta rimane: uomini e donne anonimi, conosciuti solo da chi li incontra, vivono il Vangelo e del Vangelo mostrano fiammelle portate nelle loro mani, che proteggono la fiamma dai colpi di vento. È il Vangelo vissuto quotidianamente e in modo nascosto da tanti cristiani, vissuto nella carità, nella perseveranza, nel non contare nulla, nell’essere irrilevanti. Si dirà: fuoco debole, anzi neppure fuoco, ma solo brace. Ecco la verità della chiesa: tanta cenere che nasconde la brace, dove il fuoco è custodito, conservato. Domina, alla vista della realtà che si impone, il grigio-nero, magari un mucchietto fumigante di cenere, eppure il fuoco del Vangelo è conservato. Questa situazione a volte dura decenni, secoli: la cenere appare tantissima, il fuoco sembra essere spento, il Vangelo non è più visibile e la chiesa occulta il Cristo, anziché farlo risplendere. È la lampada sotto il moggio (cf. Mc 4,21 e par.)! E poi ecco, a un tratto, un po’ di vento nella cenere, vento che scopre i carboni ardenti; ecco qualcuno che rimuove la cenere, e allora il fuoco si accende di nuovo e divampa; ecco qualcuno che scopre le braci e vi depone un piccolo legno che si accende. Sì, il fuoco c’era, e ora arde! A volte penso che alcuni santi sono stati quelli che hanno smosso la cenere abbondante e hanno posto un piccolo legno, la loro vita, nel fuoco del Vangelo, permettendo al Vangelo di ardere e illuminare. Altre volte qualcuno con coraggio e forza toglie la cenere spessa da sopra la brace, ed ecco il fuoco, fuoco come a Pentecoste! Questi uomini, queste donne non sostituiscono la brace, non accendono un altro fuoco: muovono la cenere, e questo imbarazza e dà fastidio… Eppure senza di loro il fuoco resterebbe a covare, non tornerebbe ad ardere. Sarebbe fuoco seppellito, che tutt’al più riscalda il camino ma non la stanza, riscalda la chiesa ma non l’umanità. Gregorio Magno, Francesco e Chiara, Caterina da Siena, papa Marcello I, papa Giovanni e ora papa Francesco – per ricordare solo alcuni uomini e donne della chiesa di Roma – avevano la passione della “ricerca del fuoco”, non bastava loro la cenere. E nel cercare il fuoco hanno rimosso la cenere, hanno portato loro stessi nella cenere e, raggiunto il fuoco, hanno fatto sì che questo ricominciasse ad ardere. Sì, il Vangelo nella chiesa resta sempre, non viene meno. E anche quando la cenere fosse una montagna, sotto di essa il fuoco non finisce; attende piuttosto qualcuno che lo cerchi, lo disseppellisca e gli permetta di ardere. Nella mia vita ho visto la cenere, poi un’ora in cui risplendeva il fuoco come in una novella Pentecoste, con Giovanni XXIII e il concilio, poi di nuovo cenere, tanta cenere, fino a far dubitare qualcuno della permanenza del fuoco. E ora nuovamente un po’ di cenere è rimossa… Rimuovere la cenere è compito di ogni cristiano, se cerca il fuoco, se cerca il Vangelo. Ma oggi c’è qualcuno come papa Francesco che chiama, che invita i cristiani a farlo e lo fa lui stesso con autorevolezza: dobbiamo dunque esultare! AVVENTO: SPIEGAZIONE DELL’IMMAGINE SOTTO L'ALTARE Durante tutto il tempo dell'Avvento porremo sotto la mensa dell'altare una grande immagine (vedi foto sotto) che aiuterà la nostra preghiera di attesa verso il Natale (Antonello da Messina "Salvator mundi" 1465 National Gallery, Londra). Insieme ci sarà un tronco d'albero da cui spunta un germoglio - che ci richiama il tema di Gesù come Germoglio che spunta nella nostra storia per dare speranza - e sei candele che saranno accese gradualmente nelle sei domeniche di Avvento. IL GERMOGLIO In questo tempo di Avvento – stimolati dalla cura del nostro campo sul sagrato che vede già spuntare i germogli che pian piano diventeranno grano maturo – vogliamo soffermarci su un titolo poco conosciuto rivolto a Gesù, un modo di chiamarlo che già i profeti dell’Antico Testamento – protagonisti delle letture di questo tempo di attesa – usavano per attendere il Messia tanto desiderato: il GERMOGLIO. “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is 11,1) “Ecco, un uomo chiamato Germoglio: fiorirà dove si trova e ricostruirà il tempio del Signore” (Zc 6,12). Cosa c’è di più tenero e fonte di speranza che il contemplare un piccolo e verdissimo germoglio su un tronco! Già si respira aria di primavera, già di intravvede un percorso futuro. Ecco! In mezzo alla delusione delle cose del mondo, della notte che sembra solo nera e infinita, un germoglio sorge, un piccola ma tenace luce già si intravvede. “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio…” (Sap 18,14-15). Ci accompagna in questo percorso un dipinto molto suggestivo, il cui originale è conservato alla “National Gallery” di Londra, dipinto da uno dei più veraci ed espressivi pittori italiani del ‘400, Antonello da Messina, maestro di semplicità ed insieme di intensità. Sotto l’altare ecco il volto del “Salvator Mundi”, a cui piedi è stato collocato un tronco con un germoglio che spunta e attorno sei candele, simbolo del percorso graduale verso il Natale. Un volto… semplicemente! Un volto comune, uno del popolo, una faccia non ideale, da eroe, ma uno di noi! I capelli quasi scompigliati, la barba quasi sfatta, le guance quasi paffute, l’abito rosso d’umanità, di terra quasi stropicciato… tutto vero, tutto reale. Un uomo tra gli uomini. “E il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14). Un volto poi silenzioso, ma intensissimo! Gesù non dice una parola, ma semplicemente sta! Si mostra! Offre la sua Presenza! A parlare sono in realtà i suoi occhi aperti: uno sguardo dolce, coinvolgente ma insieme esigente, che non ci lascia come prima! Sono gli occhi dell’amico! Sono anche gli occhi del Dio onnipotente e capace di leggere nei cuori. Insieme agli occhi, parlano le mani. La mano destra che insistentemente, instancabilmente benedice! Continua a benedire. Gesù è venuto nel mondo per questo! Si fa germoglio per benedire ciascuno di noi, per “dire bene” della nostra umanità, per salvarla dandole speranza e salvezza. La mano sinistra sta ferma, si appoggia come ad una finestra. E’ la finestra che si apre sul mondo, su ciascuno di noi, il suo Volto davanti al nostro volto, i suoi occhi nei nostri cuori, la sua vita nella nostra vita… per cambiarla e salvarla! “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito perché chiunque crede in Lui non vada perduto ma abbia la vita eterna. Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui” (Gv 3,16-17). Fermiamoci allora in silenzio di fronte a questo volto avvolto di silenzio! Deponiamo ai suoi piedi i nostri fardelli, le nostre notti e le mancanze di speranza. E andiamo via con uno slancio nuovo, una spinta di quegli occhi di cielo che ridanno alla vita la sua vera direzione. Un germoglio è spuntato e noi, ciascuno di noi, partecipa concretamente di questo annuncio! Don Alberto Seconda Domenica di AVVENTO Domenica 24 novembre ore 15 Prima Confessione (per la IV elementare) Lunedì ore 21,15 Coro ore 21 AC: adulti e giovani-adulti ore 9,30 ore 13,15 Consiglio dei presbiteri e delle suore Lettura del Vangelo (in chiesa) 25 novembre Martedì 26 novembre Giovedì 28 novembre Domenica 1 dicembre Terza Domenica di AVVENTO MERCATINO BOTTEGA CREATIVA 23-24-25-26 novembre Domenica 1 dicembre – Ritiro I media Domenica 24 novembre – Ritiro IV elementare NATALE DI SOLIDARIETÀ 30 NOV. - 1.7.8.14.15.21.22 DICEMBRE VISITA NATALIZIA DEI SACERDOTI ALLE FAMIGLIE DELLA PARROCCHIA Lunedì 25 novembre Daini 4: scale A.B.C.D.E.F e 1.2 Martedì 26 novembre Daini 4: scale 3.4.5.6.7.8.9 Mercoledì 27 novembre Daini 4: scale 10.11 Daini 2 scala G – Daini 1 scala G Sarca 198 Giovedì 28 novembre Alberto e Piero Pirelli 14.16 – Chiese 1 Il sacerdote passa dalle ore 18,30 alle ore 20,30 (circa) È DISPONIBILE AL TAVOLO DEI GIORNALI IL LIBRETTO CON LA PAROLA DI DIO DI AVVENTO PER OGNI GIORNO