Tuttolibri SABATO 8 MARZO 2008 LA STAMPA GIORGIO BOATTI . ault 4, l’auto in cui fu ritrovato il cadavere di Moro ce «nonostante» cui la Fede sempre si richiama, ben oltre la dimensione del dubbio sistematico e del vuoto irredento. Paolo VI diventa un personaggio di fortissima tensione, ricco di una umanità ascetica e profonda, di una religiosità ardente, di una sofferta consapevolezza di vita. Lui a combattere la buona battaglia contro la paura, l'inquietudine, l'amarezza, lo sgomento del cuore. Lui al travaglio dei sogni perturbati. Lui a lanciare l'appello e a cogliere l'eco muta del rimando. Lui a scontare - come sostiene padre Cremona in un ricordo di anni dopo - «la psicologia di Giobbe o, meglio, l'angoscia di Gesù nel Getsemani». I rintocchi cupi della coscienza che s'oscura, del Demonio che agisce, mostrando la tragica e irridente energia del proprio imperio e improperio. Un conflitto mortale che cresce dentro un testo intessuto di citazioni ed echi biblici (tra tutte sceglierei la scena che si svolge il 20 marzo 1978 nella cappella privata del Papa, segreto dei segreti). Personaggi che affiorano come fantasmi, dal presente e dal passato, dalla politica e dalla storia, e che incrociano i loro percorsi come comparse del gioco (o del giogo) diabolico. Ma a contare, qui, è che la morte di Moro non si risolve nell'evocazione di un «affaire» tutto laico e laicamente dirimibile. Al contrario, siamo nel cuore di un conflitto che prende dal tempo le sue vicissitudini, ma lo scavalca (o lo attraversa) per arrivare oltre. Tra il silenzio di Dio e la regia del Demonio, è sempre alla Fede che spetta - grazie a quel «nonostante» - l'ultima parola. Più di ottocento pagine, centinaia di lemmi che intrecciano in una sorta di puntiglioso ipertesto tutti gli elementi che hanno composto il caso Moro: Aldo Moro: un dizionario italiano di Stefano Grassi è davvero una specie di istantanea di un intero Paese, colto in uno dei momenti più tragici della sua storia. Le voci più sorprendenti e riuscite sono forse le meno scontate - tunnel segreto, veggenti, black out telefonico - o quelle che, soffermandosi su modalità d'azione del manipolo brigatista - fuga, auto rubate - sembrano far rivivere con ritmo mozzafiato i fotogrammi dell' azione di via Fani. Vi sono purtroppo alcuni svarioni - il funerale di Stato per Moro fatto celebrare in San Pietro anziché in San Giovanni in Laterano; Stefano Silvestri, presidente del prestigioso Istituto Affari Internazionali, scambiato per un criminologo, etc - che in un «dizionario», strumento di autorevole riferimento informativo, sono quanto mai insidiose. Comunque dal volume scaturisce un intreccio di dati che si sovrappongono e si concatenano in un procedere che sembra destinato a non avere mai fine e che induce a una domanda. E se davvero le centinaia di libri pubblicati nei trent'anni che ci distanziano dal sequestro di Aldo Moro non fossero altro che una sterminata didascalia apposta all'ultima sua immagine giunta dalla prigione brigatista? L'interrogativo guizza fuori dal fulminante libretto di Marco Belpoliti, La foto di Moro, appena uscito da nottetempo edizioni, e riguarda la foto pubblicata sui quotidiani del 21 aprile 1978. L'immagine precedente, fatta diffondere dai suoi sequestratori il 19 marzo, aveva come messaggio sotteso - ogni fotografia è una pubblicità - il contrasto tra l'ostaggio inerme e la «geometrica potenza» espressa in via Fani dalle Brigate Rosse. Per Belpoliti questa prima foto di Moro era «il loro I want you: manifesto pubblicitario dell'arruolamento». Ben diverso è ciò che viene incontro nella foto del 21 aprile. Qui, innanzitutto, l'immagine è composta dai brigatisti in un tableau dove nulla è lasciato al caso. Nella foto del 21 aprile non ci sono improvvisazioni, tutto è pianificato per comporsi in una sorta di matrioska visiva dove la foto ormai rituale dell'ostaggio scandisce il drammatico conto alla rovescia sulla vita dello statista. Così al leader DC viene fatto ostentare un quotidiano di poche ore prima, col titolo cubitale «Moro assassinato?». Si crea così un congegnato incastro: poiché la foto presenta una domanda e, al tempo stesso, vi risponde. Testimonia che Moro è in vita ma sottolinea brutalmente la minaccia mortale che pesa su di lui. E Moro? «Se l'intenzione delle Brigate Rosse - scrive Belpoliti - era di fotograre un ostaggio (e nella prima fotografia lo è) lo sguardo di Moro in questa seconda istantanea annulla ogni intenzione e ci raggiunge… Buca lo spessore di quella storia che chi ha scattato questa immagine credeva di scrivere, o riscrivere, con un atto di forza». Moro, statista imprigionato e leader sconfitto, Il Caso Personaggi, luoghi, istituzioni, I TITOLI momenti, fotografie, protezioni occulte, fiction LO SGUARDO DI MORO PIU’ FORTE DELLE BR VII STEFANO GRASSI Aldo Moro: un dizionario italiano in libreria dal 18 marzo MONDADORI, pp. 808, € 20 MARCO BELPOLITI emerge con la grandezza di un uomo che combatte, con totale intelligenza e commovente dedizione alla vita, la sua solitaria battaglia. Una grandezza che, come nota Andrea Colombo nel limpido procedere del suo Un affare di Stato, s'impone anche sui suoi carcerieri. E traspare persino attraverso l'ultima, drammatica telefonata che Moretti fa alla famiglia di Moro: quando il brigatista, riferendosi all'ostaggio, lo definisce due volte «il Presidente» e quattro volte «l'Onorevole». E qui occorre rammentare Sciascia che, ancora una volta, nel suo L'affaire Moro (Sellerio 1978), dimostrò di aver afferrato tutto e pressoché subito. Così scriveva infatti: «Mai credo che gli italiani avevano pensato che il titolo di "onorevole" venisse da "onore" come nel momento in cui l'han- no sentito dalla voce del brigatista accompagnarsi al nome di Moro». Il libro di Colombo, nella vasta angolazione di sguardi sulla vicenda Moro, si pone decisamente in un punto estremo: quello per cui la verità su questa morte è come la lettera rubata di Poe. Dunque è semplice e sta da sempre sotto gli occhi di tutti. Nessuna congiura né trama internazionale ma una tragedia che «affonda le radici nella "guerra civile" a sinistra, tra il Partito Comunista e la sinistra rivoluzionaria». Sulla opposta polarizzazione si colloca invece il puntiglioso libro di Giuseppe De Lutiis Il Golpe di via Fani, il cui sottotitolo - «Protezioni occulte e connivenze internazionali dietro il delitto Moro» - esplicita chiaramente la tesi che si va a sviluppare, peraltro con ricchezza di materiali Sopra, Volontè ne «Il caso Moro» di Ferrara; sotto Herlitzka in «Buongiorno notte» di Bellocchio La foto di Moro in libreria dal 20 marzo NOTTETEMPO, pp. 40, € 3 ANDREA COLOMBO Un affare di Stato Il delitto Moro e la fine della Prima Repubblica CAIRO, pp. 287, € 16 GIUSEPPE DE LUTIIS Il golpe di via Fani Protezioni occulte e connivenze internazionali dietro il delitto Moro SPERLING & KUPFER, pp. 316, € 15 DEMETRIO PAOLIN Una tragedia negata Il racconto degli anni di piombo nella narrativa italiana IL MAESTRALE, pp. 189, € 15 e senza dietrologie esasperate. Quella di De Lutiis tuttavia è una visione che, sempre di più, suona come minoritaria nelle ricostruzioni sul caso Moro. Tra questi due orizzonti, decisamente confliggenti, si pone, stimolante e utile, la ricognizione con cui Demetrio Paolin in Una tragedia negata percorre gli anni di piombo dall'angolazione della narrativa italiana. La sua è una mappatura tanto più preziosa quanto più censisce testi rivelatori ma marginalizzati, forse perché pubblicati da editori minori: è il caso ad esempio di Terroristi brava gente di Sergio Lambiase uscito dalla Marlin di Cava dei Tirreni, o, presso Il Maestrale di Nuoro, di La quattordicesima commensale di Gianni Marilotti. Quello che emerge è spesso lo sguardo sghembo della fiction italiana sul mondo del terrorismo, popolato da molti protagonisti che sparano e da troppi silenzi sulle vittime. Quelle vittime di cui parla, in un messaggio ai brigatisti carcerati che gli chiedono maggior volume di fuoco, anche un Moretti tagliente, esaperato, perché consapevole del vicolo cieco intrapreso: «Diteci voi quanto morti dobbiamo fare ogni mattina, prima che vi prendiate il caffè, per sapervi contenti: dieci, venti, cento?». [email protected] VECCHI MISTERI, NUOVE LETTURE LA STORIA DOCUMENTI CINEMA E DVD VITE PARALLELE CONTROINFORMAZIONE Il sequestro e l’omicidio I segreti di Stato Lo statista tra film e radio I due prigionieri Bombe a inchiostro = I 55 giorni che hanno = Ferdinando Imposimato e = Tre i film ispirati dal caso = Che cosa hanno in comune «I = L’altra verità tra il ‘68 e gli cambiato la storia repubblicana, tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978, tra via Fani e via Caetani. Ricostruiti da un «cronista» meticoloso quale Giovanni Bianconi in «Eseguendo la sentenza» (Einaudi, pp. 419, € 17). Una vera inchiesta: consultando documenti più o meno noti, interpellando i familiari di Aldo Moro, i suoi collaboratori, i rappresentanti delle istituzioni, i brigatisti. Da Einaudi, a cura di Miguel Gotor, «Lettere dalla prigionia» di Aldo Moro (pp. 400, € 17,50). Il carteggio su cui l’Italia si divise: tra coloro che le considerano autentiche e coloro che le ritenevano estorte. Sandro Provvisonato, uno fra i magistrati che maggiormente hanno lavorato al caso Moro e un giornalista di lungo corso. Sono gli autori di «Doveva morire», ossia «Chi ha ucciso Aldo Moro. Il giudice dell’inchiesta racconta» (Chiarelettere, pp. 353, € 15,60, con un’intervista a Eleonora Moro). Moro e gli altri casi degli anni di piombo, da piazza Fontana a Ustica: in «Segreto di Stato» di Giovanni Fasanella, Giovanni Pellegrino e Claudio Sestieri (Sperling & Kupfer, pp. 299, € 12). «Tutte le verità nascoste del delitto Moro» in «L’altro sequestro» (sta per uscire da Fazi, pp. 350, € 16), AA. VV., da Giovanni Fasanella a Rosario Priore. Moro: «Il caso Moro» di Giuseppe Ferrara, «Buongiorno, notte» di Marco Bellocchio, «Piazza delle Cinque Lune» di Renzo Martinelli. Sguardi diversi sulla vicenda che ha segnato la storia repubblicana. Li analizza Francesco Ventura in «Il cinema e il caso Moro» (Le Mani, pp. 221, € 16, prefazione di Maria Fida Moro). Aan O’Leary è autore del saggio: «Tragedia all’italiana. Cinema e terrorismo tra Moro e Memoria» (Angelica editore). Andrea Salerno ha realizzato, per la Bur, «Radio Moro», libro+dvd (€ 19,50). Nel dvd il sequestro attraverso i giornali radio Rai. Nel libro, il racconto delle tragiche giornate, con un saggio di Giorgio Van Straten. due prigionieri» del nostro Novecento, Gramsci e Moro? E’ il quesito a cui cerca di rispondere Massimo Mastrogregori, docente di Storia alla Sapienza, in un libro per Marietti 1820 (pp. 368, € 22, in uscita). Due vite parallele. Due pensatori che in carcere proseguono la riflessione sulle crisi del Novecento italiano. Gramsci viene arrestato l’8 novembre 1926 a Roma. In casa lascia, nascosti, una trentina di foglietti che rischiarano il caso Italia da fine Ottocento al primo dopoguerra. Nell’auto di Moro, sequestrato il 16 marzo 1978 a Roma, viene ritrovato un articolo che interpreta la storia del Paese dal luglio 1960 al movimento del ‘68... anni di anni di piombo. Luci e ombre della controinformazione indentificate da Aldo Giannuli in «Bombe a inchiostro» (Bur, pp. 525, € 12,50). Dedicata in particolare al Settantasette la mostra «E’ accaduto a Bologna» (Galleria Accursio, fino al 13 marzo). Il catalogo è edito da Minera (pp. 200, € 25). In uscita da Cooper, «Abbiamo ucciso Aldo Moro» di Emmanuel Amara (pp. 208, € 12, traduzione di Alice Volpi): interviste ai protagonisti dell’epoca, da Cossiga a Mario Moretti. Per Robin Edizioni, Marco Bonetti ricostruisce «I miei ‘70», «ricordi di “piombo” di un padre di qualche anno fa» (pp. 239, € 12): un microcosmo familiare e la Storia.