Anno IV - Numero 184 - Giovedì 6 agosto 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
La statistica
Immigrazione
Sport
Le 44 fiducie
del governo Renzi
Ancora una strage
al largo della Libia
Calcioscommesse:
l'inchiesta si allarga
Traboni a pag. 3
Fruch a pag. 10
Calvo a pag. 11
NEL LAZIO IL PD SEMPRE PIÙ SCONVOLTO DALLE PAROLE DI BUZZI. EPPURE BASTEREBBE DIRE LA VERITÀ, NON NEGARE QUELLO CHE TUTTI SANNO
di Francesco Storace
anno perso la testa. Alla regione
Lazio l’onda provocata dalle dichiarazioni di
Salvatore Buzzi ai magistrati
ha scatenato il panico. Lo
staff di Zingaretti è in preda
alla paura. È la reazione degli uomini del governatore
a insinuare il dubbio che il
capo della 29 giugno con
le sue parole dal carcere
abbia colto nel segno. Eppure, avrebbero gioco facile
a poter distinguere il vero
dal falso. Negano tutto, e
aggravano la posizione del
presidente.
A questo si aggiungano i
comportamenti puerili, col
presidente del consiglio
regionale Leodori costretto
a sconvocare in piena notte
le tre sedute consecutive
dell’assemblea con un
messaggino telefonico. Ci
rivediamo a settembre....
E tutto questo perché evidentemente sapevano di
quel che sarebbe uscito
sui giornali.
Datevi una calmata, la notte
dormite e non cercate soluzioni pasticcio. Sembra di
vederli Zingaretti, Buzzi, l’ex
capo di gabinetto Venafro
vagare insonni nel tentativo
di trovare una via d’uscita.
Che pure ci sarebbe, se si dicesse
finalmente la verità.
Ditelo che sostenevate la “29 giugno”, le cooperative, i compagni.
Non negate che avevano una corsia
preferenziale, non dimostrate gli
H
trastava nel nome della legalità. Ridicoli.
Buzzi ha tentato persino di
dar loro una mano parlando
- ispirato - di un patto tra
me e Zingaretti. Figuriamoci. Tre anni fa fui assolto
dal Laziogate, dopo sette
anni di processo per un’imputazione “nella qualità di
presidente della regione”.
E siccome le norme affermano che in casi come questi gli avvocati, quando si
è assolti per accuse infondate, li paga l’amministrazione, il patto tra me e il
governatore era talmente
forte che tre anni dopo i
miei legali stanno ancora
aspettando il pagamento
delle parcelle dovute....
È ovvio che Buzzi deve dare
riscontro delle accuse verso Zingaretti come per numerosi esponenti della sinistra: il problema è quando
compaiono soldi e assunzioni. È lì che i magistrati
intervengono per capire le
motivazioni di appalti strani
o di affidamenti diretti alle
coop.
La realtà è che a sinistra si
è aperta una faida vera e
propria, perché Buzzi faceva
parte del clan politicamente
più affine, quello di provenienza comunista. Scaricato,
ora parla e viene giù mezzo
mondo più che il mondo di
mezzo. La cosa più giusta da fare,
ora, è chiamare il popolo a scegliere da chi farsi governare. Alla
regione come in Campidoglio: chi
ha trescato con queste coop si
tolga di mezzo.
NOTTAMBULI
Sconvocato di notte il consiglio regionale, Zingaretti e il suo staff
hanno perso la testa per Mafia capitale: andare al voto!
stessi mal di pancia che avete
avuto in consiglio regionale quando avete dovuto fare i conti con la
nostra “legge tagliamani” per recidere i legami finanziari tra coop e
politica.
Invece negano. Ma poi dovranno
ammettere che i patti scellerati li
avevano eccome, ma sugli affari e
non sulle regole della politica. E
scappano di notte, manco fosse una
scena di un baule che esce dal Ce-
lio, per tornare magari l’8 settembre.
È uno spettacolo davvero penoso,
quello del centrosinistra zingarettiano che va in scena in queste ore.
Cala il sipario su una maggioranza
che alle elezioni regionali mi con-
OBAMA SMENTISCE NETHANYAU: “SE IL CONGRESSO NON RATIFICA L’ACCORDO SARÀ GUERRA”
LA PRESIDENZA ALLA GIORNALISTA, AMPIO CONSENSO
Usa e Israele litigano sull’Iran
di Robert Vignola
Iran val bene una guerra?
È una domanda che si sta
ponendo un po’ tutto il
mondo. Preoccupato che, nel
caos globale che attraversa il
pianeta tra crisi regionali (Ucraina,
Yemen, Medio Oriente), terrorismo e minacce dell’Isis, si possa
aprire un fronte assolutamente
da evitare. Il tutto, peraltro, dopo
un accordo sullo sviluppo del
programma nucleare di Teheran
che sembrava aver fatto splendere
il sereno su una parte di Terra a
cui servirebbe maggior stabilità.
E invece la battaglia di Israele
contro “Iran deal” si è fatta giorno
dopo giorno più violenta. Fino a
interessare il cuore stesso dell’ultima super potenza rimasta…
Durante una video-conferenza
online di oltre due ore con i
leader delle comunità ebraiche
degli Stati Uniti, Benjamin Neta-
L’
RAI: INIZIA
L’ERA MAGGIONI
a pag. 2
nyahu ha chiesto una mobilitazione di massa contro l’accordo
sul nucleare iraniano: “L’intesa
di Vienna porterà alla guerra in
Medio Oriente. Non importa se
voi siete democratici o repubblicani, opponetevi perché questa
intesa porterà Israele alla guerra”,
ha detto in vista dell’assemblea
del 17 settembre.
Obama ieri ha fatto sentire la
sua voce per prendere le distanze
dall’alleato storico e dire che “la
scelta è tra la diplomazia o qualche forma di guerra. L’accordo
non è solo la migliore soluzione,
è il miglior patto di non proliferazione mai negoziato nella storia:
ho dovuto prendere molte difficili
decisioni nella mia presidenza,
ma questa non lo è stata, neanche
lontanamente. Tutti nella comunità
internazionale hanno espresso
sostegno, tranne Israele”. Perciò,
assicura l’inquilino della Casa
Bianca, un “rifiuto del Congresso
dell’accordo lascia una sola opzione: un’altra guerra in Medio
Oriente. Coloro che dicono che
possiamo mollare l’accordo e
continuare le sanzioni vendono
solo una fantasia”. E ancora, una
frase che rende bene l’idea di
quanto stia cambiando l’aria a
Washington: “Quelli che oggi
sono contro l’accordo, anni fa
hanno votato per la guerra in
Iraq, le cui conseguenze sono
ancora sotto gli occhi di tutti”.
Un’ammissione di colpa, per
quanto il dito di Obama sia puntato contro la corrente neo-con,
senza precedenti per il panorama
a stelle e strisce.
2
Giovedì 6 agosto 2015
ATTUALITA’
IL GOVERNO RAGGIUNGE L’ACCORDO CON FORZA ITALIA E PASSA LA CANDIDATURA
Sua emittenza Monica Maggioni
La direttrice di Rainews24 promossa alla presidenza: unanime il cda, ampio consenso in Vigilanza
di Robert Vignola
n consenso ampio,
fatto davvero raro in
una legislatura particolarmente travagliata quanto quella
in corso. Monica Maggioni,
però, alla fine ce l’ha fatta con
ben 29 voti favorevoli e quattro
astensioni, con cinque contrari
(due i membri assenti) ricevendo dalla Commissione di
Vigilanza più di quel consenso
dei due terzi richiesto per la
fumata bianca sulla massima
carica della tv di stato. È stato il
coronamento di una giornata
in cui il nome della direttrice di
Rainews24 ha avuto ben pochi
ostacoli. Ad aprirla, l’annuncio
del governo Renzi di averla designata per la presidenza. Una
candidatura frutto di un accordo
solido con Forza Italia, definito
nel corso della mattinata, in piena continuità con il complessivo ridisegno del consiglio d’amministrazione
uscito 24 ore prima dalle votazioni in
Commissione di Vigilanza. Nel cda è
stato pure ufficializzata la designazione
dell’economista Marco Fortis, nome in-
U
dicato dal Tesoro.
Nel pomeriggio, così, è stato il nuovo
consiglio d’amministrazione, presieduto da Arturo Diaconale in qualità
di presidente anziano, a vagliare il
nome di Monica Maggioni. In questo
caso il sì è arrivato addirittura all’unanimità.
Nel frattempo dal mondo politico i
segnali sembravano assolutamente
favorevoli ad una ultima parola positiva
anche da parte della Commissione
di Vigilanza: qui serviva una
maggioranza qualificata dei
due terzi, ma soltanto dalla
parte del Movimento 5 Stelle
si sentiva rullare i tamburi di
guerra, con i pentastellati che
non vedevano in questo nome
quella garanzia di imparzialità
e di lontananza dai partiti che
avrebbero gradito. Si è capito
però che la partita sarebbe
durata poco quando da parte
dei dissidenti del Pd è arrivato
il placet. Secondo Federico
Fornaro, della minoranza dem,
“è una buona candidatura, la
valorizzazione di una risorsa
interna all’azienda”. Fatti due
conti, i numeri ormai c’erano.
La Vigilanza si riuniva in tarda
serata e lasciava uscire la definitiva fumata bianca.
Per Monica Maggioni, che conobbe la celebrità come inviata di guerra in Iraq, una
brillante promozione sul campo. Per il mondo politico un interrogativo su un Patto del Nazareno che
potrebbe esser risorto sulle ceneri
di se stesso nel sempre delicato settore della gestione del servizio pubblico televisivo.
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in diretta e in HD.
M
LETTERA AI PARLAMENTARI DI MAGGIORANZA: “IL CAMBIAMENTO SIETE VOI, ABBASSEREMO LE TASSE”
Promesse renziane sotto l’ombrellone
U
na letterina per far
sognare i suoi Parlamentari (destinatari
della missiva) e gli italiani
(cui viene girata per conoscenza da tutte le agenzie
di stampa) sotto l’ombrellone. Ben consapevole, Matteo
Renzi, che per i “suoi” eroi
di Camera e Senato i lidi
dell’estate saranno dorati,
magari quelli della radical
chic “Ultima spiaggia” di
Capalbio. Mentre gli italiani
all’ultima spiaggia ci sono
davvero, tra tasse che au-
mentano e stipendi (per i
dipendenti) e ricavi (per gli
autonomi) che si assottigliano sempre di più.
Anche per colpa delle scelte
del governo, naturalmente.
E infatti quella della crisi è
una realtà che resta completamente ai margini della
letterina del premier. Che
inizia subito a marcare le
distanze dai predecessori
“Dopo che la legislatura si
era aperta nel segno dell'immobilismo, perché si è
cambiato Governo perché
la palude aveva bloccato
l'azione dell'esecutivo, quest'anno - grazie a ciascuno
di voi - ha visto una svolta
impressionante”. Aggettivo
che può essere azzeccato
nella misura in cui ha destato
un’impressione, ma non certo positiva, come dimostrano
i sondaggi. Eppure Renzi
parla di “meritate vacanze”
dopo un “lavoro straordinario” e insiste nella captatio
benevolentiae fino ad affermare che “siete voi il cambiamento che l'Italia stava
aspettando. Tutti ci dicevano
che sarebbe stato impossibile rimettere in piedi questo
Paese. Noi stiamo dimostrando che non lo era. Abbiamo
molto da fare, ma l'auto si è
rimessa in moto e adesso
tocca a noi guidarla: con
prudenza ma anche con determinazione verso il futuro
che la sta già aspettando. Il
futuro dei nostri figli è nelle
nostre mani, care parlamentari, cari parlamentari”.
Poi il presidente del consiglio
insiste: “Per un decennio ci
hanno raccontato che l'Italia
era finita, spacciata, esaurita.
E ancora oggi nel racconto
comune a tutte le opposizioni
va tutto male, c'è solo crisi,
il Paese è a rotoli. Non è così,
naturalmente” dice sempre
Renzi nella lettera.“Possiamo
fare come fanno i nostri oppositori: urlare soltanto, abbaiare alla luna, gridare nei
talk show. Oppure - afferma
- rimboccarci le maniche,
non cedere al piagnisteo e
cambiare ciò che va cambiato, restituendo fiducia, trasmettendo speranza”.
Va da sé che le vacanze dei
bravi scolari siano corredate
da compiti da fare. “Alla ripresa ci sarà da correre ancora più forte”, avverte Renzi, e finisce inevitabilmente
per cadere nella solita figura
del “completare le riforme”.
E fissa allora nella legge di
stabilità e nel “mettere la
parola fine alla lunga stagione delle riforme costituzionali in attesa del referen-
dum del 2016” i prossimo
obiettivi. “Non sarà facile,
perché niente è facile in Italia. Ma sarà entusiasmante”.
Contento lui che s’entusiasma con leggi di stabilità e
riforme parlamentari...
O con l’Europa, altro simbolo
di quanto sia ormai lontana
la politica renziana dalla
gente. “L'Italia non è più il
problema dell'Europa ma
contribuisce a risolvere i
problemi dell'Europa: la comunicazione sulla flessibilità
permette margini di manovra fino a un punto di Pil e
la recente vicenda greca ci
ha visto come protagonisti
di una mediazione cruciale
per la Grecia ma forse anche
per l'intera area Euro”. Ed è
una paternità poco chiara
su un figlio del quale, viste
le notizie pessime che continuano ad arrivare dall’altra
parte dello Ionio, c’è poco
da vantarsi.
A proposito di vanità, per
Renzi “dopo undici trimestri
negativi il Pil è tornato a
crescere. Il turismo cresce
soprattutto al sud. Gli investimenti diretti esteri nel
2014 crollano in Europa (17%) e aumentano in Italia
(+31%) segno che il nostro
Paese è finalmente di nuovo
attrattivo. I consumi tornano
finalmente a crescere, i posti
di lavoro aumentano anche
se ancora non con l'intensità
che vorremmo, i mutui e i
movimenti bancari dimostrano che la ripresa non è
una chimera. Detta in modo
semplice: l'Italia sta meglio
di un anno fa”, è l’insieme
di opinabilissimi dati che il
premier mette insieme, e
che chiederà ai parlamentari
dopo le ferie di ripetere a
pappardella nei talk show
prima menzionati. Infine le
promesse: “Ci rivedremo al
rientro a Roma, pronti da subito per una legge di stabilità che proseguirà nel taglio
delle tasse”. Ecco: se la strada è quella del “proseguimento”, la fregatura è bella
e servita.
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Giovedì 6 agosto 2015
ATTUALITA’
ANCHE SUL DL FALLIMENTI IL GIGLIO MAGICO DEL PREMIER-SEGRETARIO HA FATTO RICORSO AL SOLITO ESCAMOTAGE
Governo come i gatti: 44 fiducie, in fila da Renzi
Salva-Ilva ma pure più giudici destinati solo alla concessione dello status di rifugiati
di Igor Traboni
UN’ALTRA OCCASIONE PERSA
ome ha iniziato, così ha finito,
almeno prima della pausa
estiva: con un voto di fiducia
al Senato. E la contabilità politicamente ‘macabra’ dei voti
di fiducia con questo sul Dl fallimenti
arriva a ben 44. Come i famosi gatti
della canzoncina, solo che questi stanno tutti in fila per due agli ordini del
premier-segretario. Insomma, un altro
dei ‘record’ negativi stabiliti dal governo di Matteo Renzi, tra un tweet e
l’altro. Il governo ha infatti incassato
l’ennesima fiducia del Senato (con
159 sì, 104 no e nessun astenuto) sul
dl fallimenti ed è stato così convertito
definitivamente in legge.
Il decreto era già passato alla Camera
dieci giorni fa e prevede anche delle
nuove norme – il cosiddetto salva Ilva
per intenderci - per l'accesso al credito,
per permettere il risanamento delle
imprese in crisi, misure per migliorare
la concorrenza nel concordato preventivo e nuovi parametri per gli accordi per la ristrutturazione del debito,
che potranno essere sottoscritti se vi
aderisce il 75% dei creditori finanziari
(banche e altri intermediari) che rappresentano almeno la metà dell'indebitamento.
Ma nel decreto sono state fatte entrare
anche delle norme che riguardano
più da vicino la Giustizia, criticate in
particolare dalla Lega Nord: nel suo
intervento nel corso delle dichiarazioni
C
Passa la legge sull’autismo,
ma senza soldi per attuarla
opo mesi di discussioni e polemiche, è stata approvata la
prima legge italiana sull’autismo. La Commissione Igiene e Sanità
del Senato, in sede deliberante e alla
terza lettura, ha dato il definitivo via
libera al provvedimento. Che prevede
l’inserimento nei livelli essenziali e
di assistenza dei trattamenti per l’autismo, linee di indirizzo aggiornate
ogni tre anni e più ricerca in materia.
Ben sei articoli che promettono interventi efficaci nella diagnosi, cura
e trattamento al disturbo senza però
aggiungere un euro in più al budget
sanitario. Lecito, domandarsi quindi
che senso ha una norma – certamente
storica – senza possibilità di investimenti?
Per la prima volta l’autismo viene riconosciuto ufficialmente dallo Stato.
E questo è già un passo avanti. Un
soggetto affetto da tale patologia –
secondo gli esperti – costa però in
media 40-50 mila euro l’anno se si
considerano cure sanitarie, riabilitazione e sostegno scolastico. E fino a
questo momento chi voleva interventi
ad alta professionalità e percorsi in-
D
di voto l’esponente del Carroccio
Erika Stefani ha parlato di “provvedimento deleterio che non interviene
sui veri problemi di cui soffre la giustizia italiana”, con particolare riferimento all’applicazione straordinaria
di magistrati per l'emergenza di procedimenti dello status di rifugiato, introdotta, ha aggiunto l’esponente leghista “proprio mentre abbiamo un
problema di organico e di gestione e
smaltimento dell'arretrato giudiziario”.
Altre critiche dal gruppo di alleanza
liberalpopolare, così espresse dal senatore Ciro Falanga: "Gli interventi
sulle procedure concorsuali, sul falli-
mento, sulla figura del curatore fallimentare e sul processo di esecuzione,
inseriti nel provvedimento, fanno venir
meno quel carattere di urgenza che
legittima e abilita il Governo ad adottare un decreto-legge”. Si tratta, sempre secondo Falanga, di interventi che
“vanno a modificare l'ordinamento e
la procedura civile e noi non possiamo
avallare la scelta di un intervento d''urgenza per introdurre norme scriteriate
e poco chiare. Bisogna smetterla – ha
aggiunto il parlamentare - di affidare
all'autorità giudiziaria l'esatta interpretazione delle norme che devono
essere scritte in maniera chiara e
senza zone grigie".
dividualizzati ha dovuto pagarseli da
solo. Adesso lo Stato dovrebbe entrare
in soccorso. Ma in che modo? Nell’ultimo articolo della legge approvata
c’è scritto: “Dall’attuazione del presente
provvedimento non devono derivare
nuovi o maggiori oneri per la finanza
pubblica”. Un paradosso. Tra il 2011
e il 2015, con la spending review, il
fondo sanitario è stato ridotto di oltre
30 miliardi. Con la norma che lascia
aperto un altro punto interrogativo:
quando i genitori vengono a mancare
o sono troppo anziani per badare al
figlio malato chi pensa a lui?.
L’inserimento dei nuovi Lea (che includono epidurale, ludopatia, screening neonatale per la sordità), annunciati da tempo, ancora non sono
disponibili. I finanziamenti arriveranno
dal fondo sanitario nazionale e le
Regioni (che non riescono a garantire
i livelli essenziali di assistenza viste
le sforbiciate a cui sono state costrette)
“dovranno provvedere in merito”.
La politica degli annunci e delle
riforme buttate lì va avanti. Pure sulla
pelle di bambini autistici e famiglie
M.C.
disperate.
A GIUGNO LA PRODUZIONE SCENDE DELL’1,1% RISPETTO A MAGGIO. I DATI ISTAT NON LASCIANO SCAMPO
Industria verso il quarto anno di “rosso”
La ripresa, sbandierata a più non posso dall’ex rottamatore, si allontana sempre di più
ala ancora la produzione industriale. E la
tanto sbandierata “ripresa” si allontana.
A giugno in Italia è scesa dell’1,1% rispetto
a maggio.
Si tratta dell’ennesima battuta d’arresto. Nonostante tutto, come rivela l’Istat, il saldo del primo
semestre resta positivo con un +0,4% rispetto
al precedente. Di questo passo, il rischio però
è che l’anno si concluda con segno negativo.
Tradotto, in recessione. Nella migliore delle
ipotesi, stagnazione. Una prospettiva a dir poco
sconcertante, col governo chiamato a intervenire
per evitare ulteriori crolli. Se così dovesse
essere, si tratterebbe del quarto anno consecutivo in “rosso”. Un abito che ormai l’Italia
C
sembra vestire alla perfezione. E questo mentre
altri paesi dell’Unione Europea si riprendono,
seppur con fatica.
E così l’ennesimo giorno che sbugiarda le
chiacchiere di Renzi è arrivato. Ed è più nero
del previsto. Si prospetta un’estate bollente per
il presidente del Consiglio e il titolare dell’Economia Padoan.
L’Ue ci sorveglia a vista. Tiene gli occhi aperti
sui nostri conti e non vede l’ora di sanzionarci.
Numeri negativi che non fanno male solo all’immagine dell’esecutivo. Ma che impatteranno,
e parecchio, sulle nostre vite. Dato che si dovrà
stringere a questo punto ancora di più il cordone
ombelicale della spesa pubblica, visti gli impegni
che l’Italia è chiamata ad onorare nel 20152016 sul fronte deficit. E soprattutto su quello
del debito.
A giugno diminuiscono i beni intermedi (1,7%), quelli strumentali (-1,3%) e di consumo
(-0,8). E ancora: l’energia (-1%). Per quanto riguarda i settori di attività economica i comparti
che registrano la maggiore crescita tendenziale
sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+13,7%), di coke e prodotti preparati
farmaceutici (+6,1%). Le diminuzioni maggiori
si evidenziano in quelli dell’attività estrattiva (9,8%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metalli esclusi macchine e impianti (6,5%).
L’economia italiana ancora su una brutta china.
Dopo i dati dell’Istat aumenta la paura per
Marco Zappa
un’altra, ennesima recessione.
MANCAVA DA QUATTORDICI ANNI A CAUSA DELLE RESTRIZIONI ADOTTATE PER MUCCA PAZZA
L’Europa ci restituisce la pajata
a pajata (in romanesco) o
pagliata (in italiano) torna
sulle tavole delle nostre case
e nei ristoranti. Adesso, infatti,
potrà essere liberamente preparata e consumata. Si tratta dell’intestino tenue del vitellino da
latte o del bue, che viene utilizzato
principalmente per la preparazione
di un tipico piatto di pasta usando
i rigatoni. Mancava da quasi quattordici anni a causa delle restrizioni sanitarie adottate nel luglio
2001, per far fronte all’emergenza
mucca pazza (Bse).
“Si tratta di risultato importante
L
per consumatori, ristoratori, cuochi, macellatori e allevatori che
oltre ad avere rilevanza sul piano
gastronomico ha anche effetti su
quello economico con la valorizzazione dell’allevamento italiano
in un difficile momento di crisi”,
ha spiegato Roberto Moncalvo,
presidente della Coldiretti, la quale
ha condotto una lunga battaglia
per la ricommercializzazione del
piatto tipico.
Cos’è cambiato? Viene modificato
- sottolinea la Coldiretti - l’elenco
degli organi a rischio e consente
di recuperare la colonna vertebrale
ma, soprattutto, l’intero pacchetto
intestinale. Una decisione che precisa la confederazione - mette
fine ad un doloroso divieto e
apre finalmente le porte al definitivo ritorno del piatto più tipico
della tradizione romana nella sua
forma originale, ma anche a tutti
i salumi che per tradizione sono
confezionati con il budello di bovino.
Una spinta decisiva al risultato è
stata data dal giudizio positivo
dell’Organizzazione mondiale per
la sanità animale (Oie) che a fine
maggio del 2013 nell’ambito del-
l'Assemblea generale ha adottato
la risoluzione che aveva ufficialmente sancito per l’Italia un nuovo
stato sanitario per l’encefalopatia
spongiforme bovina (Bse), con
il passaggio dal livello di rischio
“controllato” a quello “trascurabile”, il più basso.
E’ un piatto tipico della cucina
romana, che prevede che l’intestino venga lavato, ma non privato
del chimo in modo tale che, una
volta cucinato, possa dar forma
ad una salsa di sapore acre e
forte, cui si aggiunge il pomodoro.
La pajata è accompagnata di
solito con i rigatoni, ma può essere consumata anche come secondo piatto cucinata al forno,
in umido o alla brace.
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Giovedì 6 agosto 2015
ATTUALITA’
BERGOGLIO: “CONTRADDICE IL SACRAMENTO, MA SERVE UN DISCERNIMENTO TRA LE VARIE SITUAZIONI”
Divorziati risposati, apertura del Papa
Un invito anche a non tenerli a distanza dalle comunità e a non aggiungere “altri pesi ai figli”
ome prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del
loro legame matrimoniale,
hanno intrapreso una nuova
unione. Così Papa Francesco, nel
corso dell’udienza generale del mercoledì ancora una volta dedicata ai
temi della famiglia, si è occupato
dei divorziati risposati, con un’apertura pressoché totale.
“La Chiesa – ha detto Bergoglio tra
l’altro - sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano. Tuttavia il suo sguardo di
maestra attinge sempre da un cuore
di madre; un cuore che, animato
dallo Spirito Santo, cerca sempre il
bene e la salvezza delle persone.
Ecco perché sente il dovere, «per
amore della verità», di «ben discernere le situazioni». Così si esprimeva
san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio,
portando ad esempio la differenza
tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve
fare questo discernimento”.
Un invito dunque ai sacerdoti ad
operare nel migliore dei modi nelle
varie realtà locali. E uno sguardo,
quello del Papa, che ha invitato a rivolgersi a queste situazioni anche
“con gli occhi dei figli piccoli, i
piccoli guardano, con gli occhi dei
C
FINISCONO IN TRIBUNALE IL GIORNO DOPO LE NOZZE
“Senza trucco è brutta”
e la cita in giudizio
n cittadino algerino ha citato in
giudizio la moglie appena un
giorno dopo la celebrazione delle
nozze, accusando la donna di averlo
ingannato mostrandosi, prima del matrimonio, più bella di quanto fosse in
realtà, grazie ad una buona dose di
trucco che in pratica sarebbe servita a
coprire anche determinati inestetismi.
La notizia è stata riportata dal sito di
news Emirates247 e ripresa dall’agenzia
Adn Kronos.
Lo sposo ha anche quantificato il danno
e ha subito chiesto 20mila dollari di risarcimento alla donna, lamentando la
sua sofferenza psicologica per la scoperta. L'uomo ha detto al tribunale di
U
bambini, vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso
le persone che vivono tali situazioni.
Per questo è importante che lo stile
della comunità, il suo linguaggio, i
suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono
di più queste situazioni. Del resto,
come potremmo raccomandare a
questi genitori di fare di tutto per
educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede con-
vinta e praticata, se li tenessimo a
distanza dalla vita della comunità?
Come se fossero scomunicati. Si
deve fare in modo di non aggiungere
altri pesi oltre a quelli che i figli, in
queste situazioni, già si trovano a
dover portare! Purtroppo, il numero
di questi bambini e ragazzi è davvero
grande. E’ importante che essi sentano la Chiesa come madre attenta
a tutti, sempre disposta all’ascolto e
all’incontro”.
Il Papa argentino ha respinto le accuse di insensibilità mosse in questi
anni verso la Chiesa (“non è stata
né insensibile né pigra”) e ha poi
ricordato come anche il suo predecessore Papa Benedetto XVI “è
intervenuto su tale questione, sollecitando un attento discernimento
e un sapiente accompagnamento
pastorale, sapendo che non esistono
Algeri di essere rimasto scioccato la
mattina successiva alle nozze, trovandosi
accanto, al risveglio, una donna così
diversa da quella che aveva appena
sposato, tanto da non poterla addirittura
neppure riconoscere.
I giornali algerini, citando una fonte
del tribunale, hanno riferito che lo
sposo ha giurato davanti alla Corte di
aver addirittura scambiato quella che
invece era sua moglie da poche ore
per un ladro entrato in casa nottetempo
e venuto a rubare nel suo appartamento, rendendosi conto solo un attimo dopo che si trattava della donna,
diventata irriconoscibile dopo essersi
lavata il viso.
semplici ricette. Di qui il ripetuto
invito dei Pastori a manifestare
apertamente e coerentemente la
disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché
vivano e sviluppino sempre più la
loro appartenenza a Cristo e alla
Chiesa”.
APPARIZIONI RICONOSCIUTE DALLA CHIESA?
Medjugorje: altre voci
per il sì, cresce l’attesa
orna a farsi sentire
nella Chiesa cattolica quello che
– in maniera un po’
semplicistica, ma che
serve a rendere l’idea –
potremmo definire ‘il
partito pro Medjugorje’.
L’ultimo intervento in
ordine di tempo è quello
di Christoph Schönborn,
arcivescovo di Vienna
che da sempre ha guardato con simpatia alle apparizioni
mariane nella cittadina della ex
Jugoslavia.
Schonborn, che pure per tanti
altri aspetti passa per un ‘progressista’, ha mandato un messaggio ai giovani che si riuniscono a Medjugorje per l’edizione
2015 del tradizionale Festival,
provenienti da tutto il mondo.
“Sono con voi con il cuore e
con la preghiera intensa”, ha
detto Schonborn che poi, in
un’intervista concessa a katholische.de, pubblicata il 3 agosto
scorso e ripresa da La Nuova
bussola quotidiana, ha ricordato
il lavoro svolto dalla Commissione diretta dal cardinale Ruini,
la cui istruttoria costituirà la base
dell'approfondimento che farà
la sessione autunnale della congregazione presieduta dal cardinal
Müller.
E lo stesso Muller per ora non
si sbilancia, ricordando il già
noto, ovvero che la decisione
vaticana sulle apparizioni (per
la Chiesa ancora presunte) sarà
T
presa durante la sessione ordinaria autunnale.
Secondo alcune indiscrezioni,
riprese sempre da La Nuova
bussola, “dal lavoro della Congregazione della Dottrina della
Fede dovrebbe scaturire innanzitutto una maggior cautela pastorale nell'approccio dei fedeli
alle presunte apparizioni”.
Di certo, Schonborn non demorde. Come tra l’altro ha fatto il 23
settembre scorso (senza dar eccessivo peso alle richieste di
prudenza partite dalla curia romana e dal ‘partito’ dei controMedjugorje abbastanza forte sotto
il Cupolone) quando ha aperto
le porte della cattedrale di Santo
Stefano a due dei sei veggenti
di Medjugorje, Marija Pavlovic e
Ivan Dragicevic, da quasi un
quarto di secolo protagonisti
della vicenda. Ad iniziare da
quella prima apparizione del 24
giugno del 1981 sul Podbrdo, la
collina che sovrasta Medjugorje,
allora sconosciuto e misero villaggio dell’Erzegovina.
5
Giovedì 6 agosto 2015
STORIA
“NON ERA PIÙ LA BAMBINA ALLA QUALE AVEVO FATTO SCUOLA: ERA UNA RAGAZZA NEL FIORE DELLA GIOVINEZZA E FIN DAL PRIMO MOMENTO IN CUI LA VIDI MI PIACQUE”
Rachele, la donna di tutta la vita
È la fine del 1908, la giovane fa la domestica presso la residenza dell’agricoltore Chiedini
di Emma Moriconi
rriviamo così al 1908, in questo
periodo Benito tiene conferenze
ed incontri i Italia e all'estero, a
Predappio parla della "Necessità
della rivolta" senza il preventivo
nulla osta, e si becca un'ammenda di cento
lire. Ad ottobre va a Forbach, nella Foresta
Nera, pernotta nella locanda Zum Hirschen
e il giorno successivo va a trovare i novecento
operai italiani impegnati nella costruzione
di un tronco ferroviario.
La sera successiva parla a loro nella taverna
Zum Ochsen e viene applaudito. Torna a
Forlì e decide di abilitarsi anche all'insegnamento del tedesco presso l'università
di Bologna. Viene bocciato, è la prima volta
che accade nella sua vita. Il tedesco comunque resterà una lingua che parlerà sempre con dimestichezza. È questo il periodo
della collaborazione a Pagine Libere di Olivetti e al Pensiero Romagnolo di Gaudenzi.
Pini e Susmel riportano alcuni stralci di suoi
scritti, il tema è la filosofia di Nietzsche ma
anche la poesia, si occupa di recensire libri,
tra cui i sonetti dialettali di Aldo Spallici
"Rumagna" o i "Canti di Faunus" di Antonio
Beltramelli.
Più cultura e meno politica, dunque, negli
scritti di questo periodo. Scrivera di quest'epoca Torquato Nanni: "Lungo i 'Portici
dei Signori', a Forlì, andavamo, di tratto in
tratto, ripetendo le coniugazioni latine, mentre lo accompagnavo a ripetizione dall'ottimo
professore Avogaro. Ed erano riserbati per
la sera, nelle conversazioni scoppiettanti a
tre, entro il cubicolo dell'edicola Settimio
Damerini, i suoi paradossali aforismi, ispirantisi al più pretto volontarismo. Non dimentico tutte le mie insistenze di quelle
ore, perché si presentasse alla licenza liceale
- in pochi mesi vi si era preparato - per poi
aspirare a una laurea. Vinse la sua implacabile ripugnanza per ogni professionalismo".
Come dicevamo, è anche il periodo dell'amore per Rachele Guidi, la donna che gli
resterà accanto per tutta la vita. L'aveva conosciuta quando lei era solo una bambinetta,
nelle occasioni in cui Benito sostituiva la
mamma Rosa sui banchi di scuola.
È lo stesso Benito a raccontarne nella sua
A
autobiografia e riferendosi al locale aperto
dal papà Alessandro scrive: "le prime settimane di commercio andarono a gonfie vele,
tanto che sul finire dell'anno una delle figlie
della Lombardi [la mamma di Rachele, che
ebbe una relazione con Alessandro dopo la
morte di Rosa e che con lui gestiva il locale,
Ndr], la Rachele, lasciò la famiglia ove si
trovava a servizio per venire in casa nostra.
La Rachele non era più la bambina alla
quale avevo fatto scuola tante volte in luogo
di mia madre: era invece una ragazza nel
fiore della giovinezza e fin dal primo momento in cui la vidi mi piacque e decisi di
farla mia". Scrivono Pini e Susmel: "Rachele
era la tipica ragazza romagnola, florida e
piena di vita benché vissuta fino allora di
stenti. La cognata Edvige ricorda che la ragazza attirava gli sguardi con 'la sua chioma
copiosa e accesa di un oro pallido ma ricco,
con i suoi occhi che balenavano nell'incre-
dibile colore turchino dell'iride, freddi ma
conturbanti'". E continuano: "Aveva quasi
diciassette anni, essendo nata l'11 aprile
1892 [in realtà Rachele Guidi è nata l'11
aprile 1890, lo sappiamo con certezza avendo
visionato il certificato di nascita, NdR] a Salto,
in comune di Predappio, da Agostino Guidi
e da Anna Lombardi in una proprietà della
famiglia Zoli, già dei nobili Ranieri Biscia
[...] Prima che la vedova caduta nell'estrema
miseria si associasse con Alessandro Mussolini nell'esercizio della trattoria 'Al Bersagliere', riunendo attorno a sé le figlie Augusta e Pina, Rachele era stata costretta a
una nomade vita al servizio di varie famiglie
contadine o cittadine. Quando sua madre
scese a Forlì. Rachele era domestica tutto
fare in casa dell'agricoltore Chiedini, quello
che si era rallegrato per l'arresto di Benito".
Gli autori si riferiscono ad un episodio relativo appunto all'arresto di Mussolini del
quale abbiamo recentemente parlato. Il
Chiedini aveva commentato: "Con quelle
sue idee balzane credeva di farla a noi. Ricordati che chi ha il capitale ha sempre il
coltello dalla parte del manico. Gli sta bene".
Il "padrone" forse non conosceva bene il
temperamento di Rachele, la quale gli aveva
ribattuto: "Quando si va in prigione per
un'idea giusta, non è disonorante. E poi chi
lavora ha diritto di avere una paga sufficiente".
La moglie di Chiedini trattava Rachele con
affetto familiare: "Da lei - ricorderà la moglie
del Duce - appresi tante cose che mi furono
poi utili nella vita. Insisteva nel ripetermi:
'Bisogna imparare a far di tutto: tu potrai diventare anche regina, ma non si sa mai cosa
riserva l'avvenire'".
La donna non sapeva quanto le sue parole
fossero vicine al destino che era stato scritto
per Rachele.
LA PRIMA FRASE: “MI CONOSCETE ANCORA? SONO BENITO”, MI ARRIVAVA ALLE ORECCHIE GIÀ ROSSE PER L’EMOZIONE, COME UN MARTELLAMENTO
“Incontrai due occhi di fuoco”
Lui parte, ma le dice che al suo ritorno la sposerà. Manterrà la promessa.
Nasce così una storia d’amore che valicherà la vita e anche la morte
iamo nell'autunno del 1908,
a Predappio: "Ero appena
uscita dalla messa in compagnia della piccola figlia del mio
ultimo padrone Chiedini - scriverà
Rachele Guidi - Come si usava
fare allora, e si usa ancora, c'eravamo soffermate sul sagrato di
San Michele a chiacchierare e a
prendere un po' di sole. Mi sentii
chiamare; mi voltai di scatto e
incontrai due occhi di fuoco. Per
un momento non vidi altro ed
ebbi il cuore in gola. Era Benito
Mussolini, che mi apparve molto
cambiato dai tempi in cui aiutava
sua madre nella scuola di Dovia:
portava una barbetta nera che
non mi impedì di riconoscerlo
subito.
“Notai che il suo vestito era alquanto logoro in più punti. Aveva
S
le tasche piene di giornali e dei
libri in mano. La prima frase: 'Mi
conoscete ancora? Sono Benito',
mi arrivava alle orecchie già rosse
per l'emozione, come un martellamento. La seconda: 'Ma come
vi siete fatta grande; siete già
una signorina', pronunciata mentre con sorridente curiosità mi
squadrava da capo a piedi, completò il mio smarrimento.
“Mi trovavo nell'impossibilità di
pronunciare parola, ma egli mi
tolse dall'imbarazzo continuando
in tono molto incoraggiante: 'Mentre ero lontano ho pensato molte
volte a quella bambina che faceva
tante monellerie nella scuola di
Predappio. Perché non siete venuta a trovarci?' Risposi concitata:
'Sarei venuta volentieri, ma il
servizio me lo impedisce e se il
signor Chiedini lo venisse a sapere
certamente mi sgriderebbe'. Egli
scosse il capo e, con gli occhi
pieni di comprensione, disse:
'Questi signori! Questi signori!
Non danno mai un po' di pace a
chi lavora per loro. Io so cosa
vuol dire lavorare, perché anch'io,
da un paese all'altro, ho lavorato
mattina e sera per poche lire.
Questo è il destino della povera
gente'. Un cenno di saluto e se
ne andò. Tornata a casa dall'incontro con Benito, raccontai tutto
alla signora Virginia, la mia buona
padrona, pregandola di consentirmi di andare dai Mussolini a
trovare mia madre, e dopo pranzo
corsi in fretta fuori barriera Mazzini, felice di rivedere la mamma.
Rimasi con lei e coi Mussolini a
discorrere lietamente per qualche
ora e appresi con piacere che gli
affari della trattoria andavano
bene anche perché Alessandro
vi vendeva il vino di una vigna di
sua proprietà. Rievocammo nomi
e fatti di Predappio; io parlai della
mia infanzia travagliata e dei
dolori passati, ma questi non mi
sembravano ora così duri, alla
presenza di tante persone care
che mi incoraggiavano sorridendo. Le ore liete sono sempre
brevissime; si fece tardi e Benito
volle accompagnarmi a casa.
Camminammo vicini l'uno all'altra
per un buon tratto di strada,
senza dire parola.
“All'improvviso mi disse bruscamente: 'Perché volete restare a
lavorare con quei Chiedini? Venite
invece da noi, vicino a vostra
madre'. Non risposi. 'Io, fra otto
giorni, parto da Forlì', aggiunse.
'Non posso rimanere in questa
città, dove non ho modo di lavorare come intendo io. Non voglio
continuare nell'insegnamento;
non ci sono portato. Ho qualcosa
di più bello e di più grande in testa'.
“Mi confidò che era stato invitato
da cesare Battisti a lavorare nel
suo giornale, 'Il Popolo', e mi
fece leggere una lettera che gli
era pervenuta da Trento. Poi la
ripose accuratamente in tasca e
mi ripeté l'invito: 'Venite a stare
con la mia famiglia: sono sicuro
che vi troverete meglio'. Mi limitai
a rispondere: 'Ci penserò'. Arrivammo in piazza del duomo e
mi invitò a prendere un caffè,
ma io rifiutai. A quei tempi, almeno in Romagna, la reputazione
di una ragazza era compromessa
solo che si facesse vedere in
giro in compagnia di un giovanotto. Benito capì e ci lasciammo
con un semplice saluto. Passai
una notte insonne. Ero così felice,
mi sentivo così giovane! Pensavo
che finalmente potevo lasciare
una casa estranea e ritrovare il
calore di un affetto familiare. La
vita mi appariva improvvisamente
facile e buona., il signor Chiedini,
quando seppe della mia visita,
mi rimproverò e con ciò mi diede
la possibilità di congedarmi dalla
sua casa trasferendomi subito
presso la trattoria dei Mussolini.
Pochi giorni dopo, come mi aveva
preannunciato, Benito fissò la
partenza.
“Per la sera della vigilia organizzammo una riunione, e dopo una
modesta cena ballammo fino a
tarda ora. Benito era allegrissimo
e suonò anche il violino alternandosi con un amico. Notai che
suonava bene e ciò mi colpì.
Verso la fine della serata mi trasse
in disparte, e fissandomi con i
suoi occhi accesi mi sorprese
dicendomi: 'Domani parto, ma
al mio ritorno diventerete mia
moglie. Dovete aspettarmi'. Fu
come un fulmine. Riuscii a sorridere perché lo credevo uno
scherzo, e scherzando risposi:
'E se non tornaste?'. Finì serio:
'Vedrete che tornerò'". Il giorno
dopo partì. Era il 6 febbraio 1909.
[email protected]
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Giovedì 6 agosto 2015
ESTERI
IL ROTTAME RITROVATO ALLA REUNION APPARTIENE ALL’AEREO MALESE
Volo MH 370: un’ala nel mistero più fitto
Da chiarire come il frammento abbia potuto “navigare” per migliaia di chilometri
CHIESTO IL RICONOSCIMENTO ALL’ONU
La Russia apre
la corsa all’Artico
a corsa all’oro del terzo millennio? Quella dell’Artico.
Che è stata ufficialmente aperta dalla Russia,
dopo la richiesta all’Onu per il riconoscimento
del possesso di ben 1,2 milioni di chilometri quadrati.
La richiesta avanzata dal Cremlino non è del tutto
nuova. Già nel 2002 Mosca avanzò una proposta
analoga alle Nazioni Unite, che la rigettarono per mancanza di prove evidenti tali da suffragarne le pretese.
Ma stavolta il Ministero ha dichiarato di possedere “un
gran numero di dati scientifici, frutto di anni di ricerca”
tali da giustificare la mossa russa, confidando che
l’Onu inizi a valutare la richiesta a partire dal prossimo
autunno. Nello specifico, secondo il Cremlino, la dorsale
Lomonosov – che va dalla costa canadese alla Siberia,
passando vicino al polo Nord – si congiunge alla
Russia creando una continuità territoriale.
L’Artico è al centro di diverse rivendicazioni avanzate
dalle varie potenze dell’area, dalla Danimarca alla Norvegia passando anche per Stati Uniti e Canada. Senza
dimenticare giganti geograficamente lontani come la
Cina – impegnata in un crescendo di relazioni bilaterali
con l’Islanda per aprirsi una porta verso l’area – ed il
Giappone. A stuzzicare gli appetiti dei soggetti in questione sono state le nuove scoperte che hanno certificato
la presenza nell’Artico di una gran quantità di petrolio
e soprattutto di gas, senza dimenticare la possibilità di
sfruttare la zona per aprire rotte commerciali in grado
di collegare Oceano Pacifico ed Atlantico.
Mosca, da par suo, negli ultimi tempi ha contribuito a
portare avanti una sorta di“militarizzazione” della zona,
con la costruzione di almeno una decina di nuove basi
e l’idea di fare dell’area il luogo dell’addestramento
delle forze speciali del Cremlino, oltre che la sede del
comando strategico congiunto della Flotta del Nord
russa, allertata negli ultimi tempi dal Presidente Vladimir
Putin in risposta alle esercitazioni militare compiute
dalla Nato nella zona. Nel 2007, inoltre, la Russia
aveva simbolicamente piazzato una propria bandiera
nei fondali marini artici, chiusa all’interno di una scatola
metallica collocata sui fondali tramite l’utilizzo di mini
sottomarini.
Tatiana Ovidi
L
he si sia risolto il giallo,
non è possibile dirlo.
Anzi, l’ufficialità della
provenienza di quel
pezzo d’ala contribuisce per ora a infittire il mistero.
Per ora, da ieri, una cosa è certa:
il rottame di aereo trovato sull'isola di La Reunion appartiene
al velivolo della Malaysia Airlines,
scomparso l'8 marzo 2014 lungo
la rotta fra Kuala Lumpur e Pechino. La conferma è arrivata
dal primo ministro malese Najib
Razak. "Oggi, a 515 giorni dalla
scomparsa dell'aereo, è con il
cuore molto pesante che devo
C
dirvi che un team internazionale
di esperti ha definitivamente
confermato che i rottami trovati
sull'isola Reunion sono quelli
dell'MH370", ha detto Razak ai
giornalisti.
Il frammento faceva parte dell'ala
e nei giorni scorsi era già stato
identificato come appartenente
a un Boeing 777, lo stesso modello di aereo usato per il volo
MH370. A bordo del volo decollato dalla capitale malese e
poi sparito misteriosamente dai
radar c'erano 239 persone. La
domanda ora è: com’è possibile
che i resti si ritrovino a una di-
stanza di circa cinquemila chilometri in linea d’aria, peraltro
a una distanza di tempo di un
anno e mezzo? La scomparsa
dai radar avvenne in una zona
al largo del Vietnam, quindi l’ala
dovrebbe aver galleggiato attraverso bracci di mare, passando dall’oceano Pacifico all’Indiano, per andarsi infine ad
arenare sull’isoletta francese al
largo del Madagascar, quindi
dirimpetto all’Africa.
Un “viaggio” decisamente lungo, troppo, il che sta dando
sempre più forza alle voci circa
un possibile dirottamento aereo,
anche senza un intervento diretto a bordo (ma con strumentazioni di pilotaggio a distanza)
avvenuto in quel buio giorno
del marzo dell’anno scorso.
Supposizioni, certo: ma per ora
il disastro del MH370 resta il
più misterioso tra quelli avvenuti
negli ultimi anni. Anche perché,
fatto più unico che raro, alcuni
dei telefoni cellulari in possesso
dei passeggeri continuarono a
squillare per alcuni giorni dopo
la scomparsa del volo. Ad indagare, ora, sarà anche la magistratura francese.
Robert Vignola
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
7
Giovedì 6 agosto 2015
ESTERI
CINA: COMUNISMO CONTRO CRISTIANESIMO
“Ogni croce abbattuta, ne mettiamo una nuova”
La polizia non riesce ad arginare la protesta non autorizzata e silenziosa dei fedeli e della Chiesa locale
di Cristina Di Giorgi
IL PARLAMENTO APPROVA LA PROPOSTA DEL GOVERNO
a guerra del comunismo
contro la religione, quella
cristiana in particolare, è
uno scontro che da sempre ha visto in prima linea
i fedeli dei Paesi in cui l’ideologia
sanguinaria e totalitaria la fa da padrone. Come la Cina, che ancora
oggi cerca di combattere, a suon di
leggi e azioni di polizia, una credenza
spirituale che considera come un
cancro da estirpare ad ogni costo.
Accade dunque, nel 2015, che il
Governo di Pechino ordini di ritirare
le croci. E accade ancora che, in risposta a tale provvedimento, i cristiani cinesi ne collochino ancora
di più. Al punto che le forze dell’ordine locali sembra stiano facendo
una gran fatica per rimuovere tutti i
simboli di fede “non autorizzati”.
Una delle più grani comunità cristiane cinesi è quella di Wenzhou,
città costiera della Cina orientale
con 3 milioni di abitanti. Di cui
300mila sono cattolici e un milione
sono protestanti. In tutta la provincia,
dalla fine del 2013 – quando è iniziata
quella che gli attivisti cristiani locali
chiamano “la campagna del male”
- sono state ritirate oltre 1200 croci.
Con un aumento delle rimozioni
nelle ultime settimane.
Di fronte a tali atti di repressione,
monsignor Vincent Zhu Weifang,
vescovo di 89 anni, il 24 luglio è
andato, insieme a un gruppo di sacerdoti, a protestare personalmente
davanti alla sede del Governo lo-
L
Anche il Cile cede all’aborto
Primo “sì” ad un disegno di legge che consente
l’interruzione della gravidanza in alcune circostanze
l Cile ha compiuto un passo importante
nella strada che porta all’alleggerimento
dei divieti in tema di aborto. La Commissione salute del congresso ha infatti
approvato in via preliminare (con otto
voti a favore e cinque contrari) il disegno
di legge proposto dal presidente Michelle
Bachelet per consentire l’interruzione
della gravidanza in determinate circostanze. In particolare la depenalizzazione
sarà prevista in caso di rischio per la
salute della madre, di malformazioni del
feto o di gravidanza in seguito a violenza
sessuale.
“Questa non è una misura che intende
promuovere l’aborto. Quello che stiamo
facendo – ha dichiarato in proposito
Gabriel Silver, deputato del partito democratico cristiano – è trasformare in
una scelta delle donne quella che fino
I
cale, chiedendo di interrompere
la campagna di rimozione delle
coci. L’azione di quest’anziano prelato, che cammina con l’aiuto di un
bastone ha ispirato molti cattolici
locali. E li ha indotti a resistere e a
continuare la protesta. Che, secondo
diversi testimoni, non è stata repressa con la violenza.
Monsignor Zhu, che ha indotto per
la prima volta la Chiesa cattolica
cinese a portare la sua causa in
strada, ha anche diffuso una lettera
aperta in cui invita i cattolici a difendere i propri diritti e la propria
dignità di fronte alla repressione.
Un appello accolto in particolare
dai cattolici della regione di Zhejang, le cui parrocchie hanno invitato i fedeli a pregare e digiunare
come forma di protesta in difesa
del proprio diritto di celebrare la
fede. “Ogni volta che abbattono
una croce – dice un leader cristiano
locale al The Guardian – ne collochiamo di nuove. Faremo fiorire
croci in tutta la Cina”. Ed anche i
predicatori protestanti stanno incentivando le proprie congregazioni in questa direzione, invitandoli
ad “opporsi pacificamente alle rimozioni e a collocare croci di lego
nelle proprie case e sulle proprie
macchine”.
Una questione che sta acquistando
rilievo anche internazionale – fa
notare la redazione di Aleteia.org
che riporta la notizia - tenuto conto
anche del fatto che il Presidente
statunitense a settembre si recherà
in Cina. Dove tra l’altro nel 2016 ci
saranno anche le elezioni presidenziali. Sono in molti a premere
affinché Obama sollevi la questione
ad oggi è stata una scelta dello Stato”.
Per diventare legge ed entrare effettivamente in vigore il provvedimento dovrà
comunque passare al vaglio di Camera
e Senato, dove sarà sottoposto al voto:
per passare è sufficiente una maggioranza
semplice. Che però non sembra così
scontata: i numeri della coalizione di
governo (di centro sinistra) non sono
infatti così netti, soprattutto al Senato.
L’argomento del provvedimento inoltre,
sembra suscitare parecchie discussioni:
si parla infatti di possibili sostanziali
modifiche delle clausole in base alle
quali sarà possibile interrompere la gravidanza. Senza contare che l’opinione
pubblica cilena, data la notevole diffusione
del cattolicesimo nel Paese, potrebbe
non accogliere con favore una legge
CdG
come questa.
presso Xi Jinping. Marco Rubio,
candidato repubblicano alla Presidenza Usa, ha affermato che “la libertà religiosa in Cina è senza dubbio sotto attacco”. E che la repressione “ha avuto la conseguenza
non intenzionale di dare a molti
fedeli una maggiore vivacità, come
si evidenzia dalla crescita esplosiva
del cristianesimo” locale.
AZIENDA CON FORTE PARTECIPAZIONE ITALIANA AL CENTRO DELLA BUFERA NELLA REGIONE DEL NDIAE
In Senegal si lotta contro i biocarburanti
La gente del luogo alle televisioni locali: “Lotteremo finché non se ne andranno dal nostro territorio”
and grabbing. Ovvero,
letteralmente, “accaparramento della terra”. E’
questa l’accusa che un gruppo
di coltivatori e allevatori di Ndiael (regione a nord del Senegal)
ha mosso ad una compagnia con forte partecipazione italiana
- specializzata nella produzione
di biocarburante. Che, a loro
dire, ha provocato distruzione
dei pascoli, morte di diversi
capi di bestiame e incidenti di
vario genere.
Il portavoce del comitato locale,
Ardo Sow, parlando pochi giorni
fa ai microfoni dei media senegalesi ha usato parole molto
dure: “Questa lotta noi la continueremo. E dopo che saremo
morti, la faranno i nostri nipoti,
fino al giorno in cui abbandoneranno il nostro territorio”. Si
tratta di un’area di 20 mila ettari
“di quella che era una riserva
protetta a livello internazionale
e che nel 2012 – scrive Luciana
De Michele su ‘Nigrizia’ – il
governo senegalese ha declassato e poi concesso per la produzione di biocarburante alla
Senhuile-Senethanol, un’impresa a capitale misto, per la maggior parte costituita dall’italiana
Tampieri Financial Group, e
per il resto da capitali senegalesi
L
e stranieri”.
E quando l’impresa ha
diffuso in televisione
immagini promozionali
(in cui, stando a quanto
riportato dai media, si
mostra la distribuzione
di sacchi di fieno per
il bestiame) i locali
sono passati all’attacco.
Chiedendo “perché
non mostrano la paglia
di fianco che sta bruciando? Quanto pascolo hanno distrutto? Prima di tutto – ha detto
Ardo Sow – dovrebbero rispondere a tutte
le denunce” presentate
contro l’azienda, “come
quella di aumento fittizio del
capitale. E dovrebbero anche
dirci quali sono le loro relazioni
con la mafia italiana. Credo che
dovrebbero rispondere a tutto
questo invece di mettersi davanti alla tv a mentire ai senegalesi”.
Sospette collusioni con Cosa
nostra dunque. E sembra non
essere finita qui, perché la Senthanol-Senhuile sarebbe anche
al centro di inchieste e indagini
per frode, riciclaggio e altri
reati finanziari, come riportato
da diverse fonti giornalistiche
INDIA: ALMENO 24 MORTI IN UN TERRIBILE INCIDENTE
Le piogge monsoniche
fanno deragliare due treni
ono almeno ventiquattro i
morti del gravissimo incidente ferroviario avvenuto
in India, nella regione del Madhya
Pradesh (nel centro del Paese). I
treni passeggeri, che viaggiavano
in direzione opposta, stavano attraversando un ponte parzialmente allagato dalle piogge monsoniche: sono deragliati quasi
contemporaneamente e anche
diversi automezzi che transitavano
nella zona sono caduti nel fiume.
Secondo fonti locali ci sono anche
almeno 25 feriti e 300 persone
sono invece state soccorse e
tratte in salvo.
Uno dei passeggeri ha detto che
subito dopo l’incidente l’acqua
ha invaso le carrozze. E un altro
ha raccontato: “All’improvviso
S
(anche internazionali).
I rappresentanti dei circa 9mila
abitanti dei 37 villaggi inclusi
nel perimetro del territorio della
Senhuile dunque non ci stanno.
E hanno ribadito la loro denuncia quanto all’impatto negativo dell’attività dell’impresa
sul loro territorio: “Il campo era
una riserva protetta ma con
autorizzazione al pascolo - ha
detto Magguette Diaw - e il
bestiame invece ora non sa più
dove andare a brucare. Quelle
aree sono state circondate da
filo spinato che uccide il be-
stiame. Per questo chiediamo
al Capo del governo del Senegal di venire qui e fare una
commissione d’inchiesta”.
A perdere la vita non sono stati
però soltanto capi di bestiame.
In un articolo comparso on line
a fine giugno, intitolato “Un
quarto bambino muore nel canale di Senhuile”, viene riportata la testimonianza di un uomo
che denuncia la morte di un
cugino sedicenne annegato nel
canale, in cui si era fermato
per fare un bagno. “Non c’erano
barriere né altre misure di si-
curezza” dice Aboubakry Ba.
E aggiunge che la famiglia
sporgerà regolare denuncia.
Un caso aperto e difficile dunque. Che verrà combattuto non
solo a livello legale e mediatico.
ho sentito come una scossa e
poi tutti urlavano. Sono riuscito
ad uscire da solo dalla carrozza
distrutta e ho visto i corpi di tre
donne che galleggiavano”. I soccorritori hanno lavorato tutta la
notte per cercare di liberare le
persone rimaste intrappolate, alcune in carrozze sommerse.
Il portavoce delle ferrovie ha dichiarato alla Bbc che “questo
sfortunato incidente è dovuto alle
inondazioni sui binari, che hanno
ceduto provocano il deragliamento”. Il ministro dei Trasporti
ha fatto le condoglianze ai parenti
delle vittime e ha espresso grande
preoccupazione. Il suo predecessore ha poi commentato: “Disastro evitabile, se le rotaie fossero
CdG
state tenute meglio”.
Ma anche e forse soprattutto,
concretamente. Come stanno
facendo le comunità locali. “Noi
– ha detto Ardo Sow – diciamo
‘no’. E continueremo a farlo.
CdG
Costi quel che costi”.
8
Giovedì 6 agosto 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
SALE A SETTE IL BILANCIO DELLE VIOLENZE SESSUALI NEGLI ULTIMI CINQUE MESI
Stuprata per 48 ore, romeni in manette
La vittima è una turista polacca, trascinata in una baracca della pineta di Castelfusano
di Giuseppe Sarra
algono a sette gli stupri
accertati in cinque mesi.
Un bilancio per niente rassicurante per la Città Eterna. Il che la dice lunga sulla
sicurezza della Capitale. L’ultimo è
stato consumato ad Ostia, la cui vittima è stata costretta a subire le
violenze di due romeni, entrambi
arrestati, per 48 ore. Nel mirino
degli aguzzini è finita una turista
polacca, di 24 anni.
L’allarme è scattato la sera dello
scorso 1 agosto, quando la ragazza,
con evidenti segni di violenza su
tutto il corpo, ha chiesto aiuto entrando in un ristorante situato a ridosso della pineta di Castelfusano,
vicino ad Ostia.
Sono stati immediatamente allertati
i soccorsi e, da lì a qualche minuto,
sono giunti i carabinieri, che hanno
acquisito la descrizione dei due
malviventi e hanno dato inizio ad
una vera e propria caccia all’uomo
con massicci controlli all’interno
della pineta, riuscendo ad indivi-
S
duare la baracca dove era avvenuta
la violenza. La vittima, da qualche
anno in Italia e senza una fissa dimora nella Capitale, ha raccontato
che la mattina del 31 luglio si era
diretta alla stazione della metropolitana “Lido Centro” in attesa di un
autobus per recarsi all’Eur. Un giorno maledetto, che ricorderà per il
resto dei suoi giorni. Alla fermata,
la giovane ha incontrato i romeni e,
vendendola in difficoltà, le si sono
avvicinati e si sono offerti di aiutarla
per accompagnarla all’Eur.
Con delle scuse, però, i malviventi
l’hanno indotta a seguirli e, fatte
poche centinaia di metri in direzione
di Castelfusano, l’hanno aggredita
trascinandola in una baracca della
pineta di Ostia.
Qui la donna, secondo quanto ricostruito, è stata violentata e picchiata, venendo costretta a rimanere
segregata dai romeni per ben due
giorni, e solo approfittando di un
momento di distrazione dei suoi
aguzzini è riuscita a scappare e a
chiedere aiuto.
Dopo una sofisticata indagine, i mi-
litari dell’Arma sono riusciti a identificare i due uomini, già noti alle
forze dell’ordine e senza fissa dimora. Il primo è stato arrestato mentre si stava nascondendo nella pineta. Il secondo, invece, è stato bloccato nei pressi di una fermata del-
l’autobus della stazione metro “Lido
Centro”.
I due romeni, di 34 e 35 anni, sono
stati assicurati alla giustizia martedì
scorso e dovranno scrollarsi di
dosso le accuse di violenza sessuale
sequestro di persona.
La turista polacca porterà per sempre i segni delle violenze subite.
Gli occhi e gli sguardi dei suoi
aguzzini, la loro voce, le loro mani.
Un’altra anima segnata dalla violenza, come quella della 16enne
stuprata - sono in corso ancora le
indagini - un mese fa sul pratone
di piazzale Clodio, dove si trova la
città giudiziaria.
Il 26 maggio scorso, invece, un romano è stato arrestato per aver
abusato sessualmente di una 45enne
e 18enne, ospiti di una casa di cura
della Capitale. Sei giorni prima, un
mendicante polacco era finito in
arresto per aver violentato più volte
una donna, che ogni tanto gli donava
qualche spicciolo. Fino alla tassista
43enne, stuprata nella zona appartata della “Piana del Sole” l’8 maggio
alle 7 del mattino. Preceduta dalla
21enne rapita e costretta a un rapporto sessuale dall’ex nel campo
rom di Castel Romano, avvenuto lo
scorso aprile.
Episodi che vanno ad aggiungersi
ai tanti altri stupri non denunciati
per paura di ritorsioni.
UNA GIOVANE NOMADE, RIPORTA IL MESSAGGERO, È STATA SORPRESA A DEFECARE IN PIENO CENTRO
Latrina a due passi dal Quirinale
Il problema è che sembra non meravigliarsi più nessuno dei tantissimi episodi di degrado
on c’è pace per la Città Eterna.
Degrado, degrado e ancora degrado. La Capitale è diventata una
latrina, dal centro alla periferia. Un gabinetto
a cielo aperto ad ogni ora del giorno e
della notte.
Ieri, era quasi mezzogiorno: una giovane
nomade, come riporta Il Messaggero, è
stata pizzicata mentre defeca a due passi
dal Quirinale, in via del Traforo, nel tratto
scoperto che va dalla galleria a via Nazionale, in bella vista anche dei visitatori che
salgono la rampa di scale dell’accesso
laterale del Palazzo delle Esposizioni. Uno
“spettacolo” andato in scena sotto gli
occhi increduli dei turisti che in questi
N
giorni affollano Roma.
Un’orribile abitudine che continua con il
passare dei giorni, nonostante lo sgomento
generale.
La memoria è tornata indietro al mese
scorso, quando un uomo espletava i
propri bisogni nei pressi della stazione
Termini, sempre più degradata e non
nuova ad episodi del genere.
Qualche giorno prima, infatti, alcune immagini finite sul web avevano immortalato
un altro uomo che defecava all’ingresso
dello scalo principale romano. La situazione è notevolmente peggiorata da quando è stato rimosso il presidio quotidiano
della polizia o dei carabinieri all’ingresso
(Foto da ilmessaggero.it)
della stazione sul lato di piazza dei Cinquecento, a causa, sembrerebbe, del trasferimento momentaneo di decine e
decine di agenti e militari a Milano per
aumentare il livello di sicurezza dell’Expo.
Fino ai bisogni consumati nei primi giorni
di giugno in piazza dell’Esquilino e in
piazza della Repubblica, quando una
donna (forse una clochard) e un parcheggiatore furono sorpresi a fare i propri
bisogni al cielo aperto tra i turisti e i passanti.
Ma l’album del degrado è ricco anche dei
tantissimi scatti sul sesso a cielo aperto
in ogni angolo della città, dalle aree verdi
alle zone della movida. Come avvenuto
ad inizio dell’estate su un marciapiede di
Trastevere. In quell’occasione, un uomo
e una donna erano stati pizzicati a consumare l’atto sessuale sull’asfalto di Largo
Ascianghi, nel mezzo di un vecchio divano
abbandonato, bottiglie vuote e auto parcheggiate. Immagini finite sulle prime
pagine della stampa internazionale, che
continuano a fare il giro del mondo. Il
problema è che non sembra meravigliarsi
più nessuno. A pochi mesi dal Giubileo
straordinario.
IL GIORNALE D’ITALIA INFORMA
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9
Giovedì 6 agosto 2015
DAL LAZIO
L A N C I AT O R I D I S A S S I , I R A S C I B I L I TA’ E V I O L E N Z A F R A A U T O M O B I L I S T I
IL VALORE NEGATIVO AGGIUNTO
ALL’INCIDENTALITA’ SULLE STRADE
a strada è sempre più teatro di
violenze fisiche anche gravi a
volte fatali. Nell’ambito della prevenzione dell’incidentalità il comportamento a rischio costituisce un fattore da tenere in costante monitoraggio.
Il Centro Regionale di Monitoraggio
della Sicurezza Stradale del Lazio -
L
CEREMSS si prefigge, con la raccolta
dei dati relativi ai diversi fattori che incidono sulla sicurezza delle strade del
proprio territorio, lo studio, l'elaborazione
e l'analisi degli stessi per l'individuazione
di best practice e la programmazione di
lavori sulle infrastrutture, oltre che il
coordinamento e la gestione organizzativa
per favorire un’azione divulgativa per la
sensibilizzazione e diffusione di
conoscenze in materia di Sicurezza
Stradale attraverso il coinvolgimento
di Istituzioni, Associazioni, scuole, studenti, docenti e famiglie sui temi dell’Educazione alla Sicurezza Stradale e alla
mobilità sostenibile. In tal senso, tra gli
obiettivi da raggiungere c’è quello di
individuare la strategia giusta per una
nuova educazione stradale che faccia
da deterrente ai comportamenti a rischio
e riesca a costruire una nuova cultura
“etica” del cittadino che viaggia.
Diverse le iniziative promosse in tal
senso: ricordiamo, tra queste, la recente
campagna denominata
“InSegnalEtica”, un percorso di for-
mazione dei giovani allo scopo di sensibilizzare al tema della Sicurezza Stradale
attraverso il coinvolgimento diretto e
l’implementazione di conoscenze e di
strumenti per prevenire e contrastare il
fenomeno dell’incidentalità, realizzato
attraverso diverse iniziative svolte nell’ambito delle attività del CEREMSS. Attraverso InSegnalEtica”, ASTRAL con
l'Assessorato Infrastrutture e Trasporti
della Regione Lazio, ha coinvolto i giovani
della rete dell'Associazione Hairam ONLUS che si occupa di integrazione delle
disabilità mediante l’arte-terapia, nell’ideazione del logo della Campagna di
sensibilizzazione sulla Sicurezza Stradale,
con l’elaborazione grafica del tema: “Disegna...la Sicurezza: la tua percezione
della Sicurezza Stradale”. I ragazzi disabili
hanno interpretato con diversi elaborati
grafici le loro emozioni e conoscenze
sul tema e tra questi è stato selezionato
il logo della campagna.
Ogni iniziativa nasce nell'assoluta consapevolezza che la battaglia per la Sicurezza Stradale non può essere vinta
senza agire su tutti gli ambiti di rischio
che causano la Sicurezza Stradale: l’uomo, l’infrastruttura e il veicolo.
Tra i diversi disagi che attualmente si
registrano, un problema contemporaneo
di disagio giovanile e anche di una
fascia di adulti, che ha delle gravi ricadute
sulla sicurezza stradale è il lancio dei
sassi dai cavalcavia. E’ un fenomeno
che non è circoscrivibile in precise aree
geografiche o limitato a specifici periodi
dell’anno. I dati rilavati dall’Osservatorio
il Centauro dell’ASAPS ha registrato nel
2014 90 episodi di lancio sassi sui
veicoli, nei quali sono rimaste ferite 23
persone. Tra questi 18 episodi sono
stati osservati sulla rete autostradale e
72 sulla rete ordinaria. Tra gli autori dei
gesti scellerati sono state fermate 52
persone di cui 13 arrestate, mentre
risultano 62 minorenni coinvolti e spesso
soltanto identificati perché non imputabili.
L’Osservatorio ha reso pubblici i dati di
rilevamento dei primi sei mesi del 2015
e sono stati già registrati 45 episodi a
cui vanno aggiunti quelli del mese di
luglio nel quale i tiratori assassini, dalle
cronache sembrano essersi dati molto
da fare. Il numero prevalente degli
episodi risulta essere sempre sulla rete
stradale, in cui sono stati registrat 35
episodi, mentre sulla rete autostradale
sono soltanto 7. Una parte degli autori
degli episodi avvenuti nel primo semestre
sono stati arrestati, tra questi 3 maggiorenni e 15 minorenni, mentre cinque
persone sono state fermate. La mappa
geografica della vicenda del primo semestre indica che la maggior parte dei
lanci di sassi sono avvenuti al Sud con
19 episodi, non di molto si discosta il
nord con 16, mentre al Centro il reato
si è limitato a 10 episodi. Il “tiro al
bersaglio” dei lanciatori di sassi è un
fenomeno che in estate si intensifica e
che costituisce un rischio per le vite
umane e un dato variabile da monitorare
per la stessa incidentalità.
Un altro fenomeno in aumento è quello
della “furia automobilistica”, le aggressioni fra gli automobilisti nel primo semestre del 2015 indicano un serio aumento del fenomeno: sono già avvenuti
87 episodi con 3 morti e 111 feriti di
cui 18 molto gravi, mentre in tutto il
2014 ci sono stati 174 episodi con 6
morti e 208 feriti per assurde liti sulle
strade. Degli 87 episodi già avvenuti fra
gli automobilisti per motivi di viabilità,
10 sono avvenuti di notte e 77 di giorno.
In 18 casi di queste aggressioni sulla
strada sono state utilizzate armi proprie
e in 13 armi improprie. E’ un fenomeno
molto sfaccettato che coinvolge italiani
e stranieri, infatti soltanto in 9 casi l’aggressore era straniero e in 5 casi l’aggressore era ubriaco. La violenza è imputabile allo stress nella guida? Alla
fatica quotidiana? E’ un dato rilevante
che richiede l’attenzione giusta per
un’analisi che sia volta alla prevenzione
di un fenomeno sociale che è in ascesa
e si aggiunge alle altre categorie di pericolosità nei comportamenti alla guida.
Confrontando i dati del 2014 si può notare che le aggressione in tutto l’anno
sono state 174, di cui 23 avvenute di
notte e 151 di giorno. Durante le liti
sono risultate 6 vittime mortali e 208
feriti di cui 53 molto gravi. La statistica
delle armi segnala valori diversi dal
primo semestre del 2015 con 33 episodi
avvenuti con armi proprie e 43 con
armi improprie. Soltanto nel 14,4% in
25 casi l’aggressore era straniero, mentre
nel 7,5% in 13 casi uno degli aggressori
era ubriaco. Nel 2014 il Lazio si pone a
pari merito insieme alla Lombardia con
23 aggressioni, a queste regioni seguono
la Campania con 19 e l’Emilia Romagna
con 17, il Veneto con 13, la Puglia e la
Toscana con 11, la Liguria con 10, la
Sicilia con 9. Una sola aggressione sulle
strade è stata invece rilevata in Valle
d’Aosta, nella Basilicata e in Calabria. I
motivi che scatenano le aggressioni
sono spesso un sorpasso pericoloso,
una partenza da gara ad un semaforo,
un passaggio con il rosso e più banalmente e frequentemente la disputa per
un parcheggio. Dal punto di vista sociale
è interessante notare che gli aggressori
sono tutti uomini e di tutte le età, anziani
compresi. Lo spettacolo di aggressività
che offre la strada è desolante e la prevenzione dovrà puntare a breve soprattutto su questo punto debole del comportamento a rischio. Un consiglio preventivo è quello di non accettare mai la
sfida poiché non si può mai prevedere
chi sia l’altro conducente, le persone
aggressive talvolta sono anche sono l’effetto di alcol e stupefacenti oppure di
farmaci che incidono sulla reazione
psichica. Inoltre il rischio maggiore è
quello di impattare contro una persona
armata.
Anche la rissa fra automobilisti inferociti
l’uno con l’altro per presunte sgarberie
o prepotenze può arrivare all’omicidio
stradale. La violenza stradale è un fenomeno esteso nel mondo che in parte abbiamo assimilato con la globalizzazione.
Negli Stati Uniti la American Automobile
Association, l’Aci americano, insieme
alla National Highway Traffic Safety Administration, l’agenzia del Dipartimento
dei Trasporti che si occupa della sicurezza
sulle strade stanno seguendo sin dagli
anni ‘90 lo sviluppo di questo fenomeno.
I dati forniti non sono ancora definitivi
ma si calcola che ci sia stato un aumento
di omicidi da “road rage”, aggressività
stradale, di oltre il 7% all’anno. L’aumento
del fenomeno si pensa sia direttamente
legato al dilagare dei video-telefonini e
delle armi. Questioni di precedenza
risolte a suon di cazzotti, camionisti
che rompono specchietti, altri che rispondono a un gestaccio scardinando una
portiera, sono gesti di un lingua internazionale, quella dell’inciviltà che attraversa i confini. Anche sulle strade russe
sono teatro di violenze tra gli automobilisti, sempre più abituati a risolvere
normali controversie con metodi da Far
West. Nel traffico metropolitano moscovita, ma anche sui raccordi più congestionati fuori dalla capitale, il russo medio
al volante non conosce limiti. A differenza
della tendenza italiana qui i protagonisti
non sono solo uomini, ma anche le
donne si danno da fare per farsi rispettare
a suon di ceffoni o di tacchi dodici utilizzati per sfregiare la carrozzeria.
L’educazione stradale dovrebbe puntare
anche a scardinare dei concetti che
sono alla base di certi comportamenti,
ad esempio la certezza che l’auto sia
uno “status symbol”, quello per eccellenza e non solo un semplice mezzo di
locomozione, quindi un prolungamento
del proprio ego e del proprio conto in
banca. La violenza stradale agisce anche
con atti di teppismo sugli apparati della
sicurezza stradale, bruciare autovelox,
sparare alle macchinette, devastare i
box o farli esplodere sono segnali da
monitorare e considerare predittivi di
altre forme di violenza. Altra sfumatura
della violenza stradale è il grande tema
dei furti e delle rapine, che costituisce il
gap trasportistico e della circolazione
dei cittadini. Se ne parla ancora poco,
come se l’argomento fosse tabù e il
fenomeno è difficilmente monitorabile,
ma è un fenomeno concreto e preoccupante. I furti e le rapine ai veicoli industriali costituiscono la parte preponderante
di quella tematica del trasporto etichettata
sotto il nome di security. Le ricerche
internazionali al riguardo indicano un
peggioramento della situazione italiana.
Una panoramica più completa arriva da
un soggetto estero e non istituzionale:
l’organizzazione internazionale Freight
Watch International, che ha pubblicato
il rapporto 2014/2015 sui furti e rapine
ai danni dell’autotrasporto in Europa.
Nella ricerca, condotta sulla base di informazioni raccolte da fonti locali, nonostante le informazioni ufficiali siano carenti
un po’ dappertutto, sono indicati i “punti
neri” dove avviene la maggior parte
degli episodi. L’Italia figura tra i primi
quattro Paesi colpiti, con Francia, Germania e Russia. La particolarità italiana
è che il tasso di assalti violenti agli automezzi, rispetto al totale di episodi di
reato, è il più alto d’Europa. Tra i punti
più a rischio, le aree urbane di Milano,
Bari e Napoli. Non va sottovalutata, in
queste attività delittuose, la grande presenza della criminalità organizzata, che
può giovarsi delle proprie “collaudate”
reti di ricettazione. Su questo tema della
criminalità su strada non andrebbero
fatte differenze tra le autostrade e la
restante viabilità sotto il profilo della
tutela fornita dagli apparati pubblici
rispetto ad atti criminali. Non è una
questione di traffico, confort, livelli di
servizio, tempi di percorrenza, standard
tecnici o caratteristiche infrastrutturali
ma di prevenzione della criminalità.
10
Giovedì 6 agosto 2015
DALL’ITALIA
L’ENNESIMA TRAGEDIA NEL MAR MEDITERRANEO NON FERMA IL TRAFFICO DI ESSERI UMANI
Barcone si ribalta, almeno venticinque le vittime
Gli immigrati si sarebbero spostati tutti nella direzione dei mezzi di soccorso, provocando così il capovolgimento del peschereccio
enticinque cadaveri recuperati e
400 persone messe in salvo. È il bilancio, provvisorio, dell’ultima tragedia che si è consumata nel Mar
Maditerraneo, al largo della Libia.
Il barcone con a bordo circa 600 immigrati si
è capovolto a 22 miglia nautiche a nord da
Zuwarah, quando le navi di soccorso si sono
avvicinate, secondo quanto riferito da un portavoce della guardia costiera italiana.
L’allarme era arrivato alla centrale operativa
della Guardia Costiera di Roma nella tarda
mattinata di ieri da Catania, che a sua volta
aveva ricevuto una segnalazione con una chiamata satellitare nella quale si sosteneva che
un motopeschereccio in ferro, con a bordo diverse centinaia di persone, era in difficoltà.
Nella zona sono state immediatamente dirottate
dalla Guardia Costiera la Dignity One, una
nave di Medici senza frontiere, e la Le Niamh,
una nave della Marina militare irlandese.
Quest'ultima è stata la prima ad arrivare e, a
circa un miglio di distanza dal peschereccio,
ha calato due rescue boat per andare a soccorrere gli immigrati. A quel punto dalla nave
irlandese hanno visto il barcone capovolgersi:
l’ipotesi più probabile è che gli extracomunitari
si siano spostati tutti nella direzione delle
barche di soccorso, provocando così il ribaltamento.
A seguito dell'incidente, con centinaia di persone finite in mare, sono giunte per prestare
V
soccorso altre navi, tra cui il Phoenix, una nave
da soccorso del Moas, (Migrant Offshore Aid
Station), la nave Fiorillo della Guardia Costiera
e il mercantile Barnon Argos. Inoltre in zona
anche alcune unità della Marina Militare.
Già recuperati 25 cadaveri, ma si teme che i
morti possano essere molti di più. Al momento
sarebbero state salvate circa 400 persone.
L’ennesima tragedia che non ferma il traffico
di esseri umani. Continuano infatti i cosiddetti
“viaggi della speranza” che traghettano giornalmente centinaia di immigrati dalle coste
dell’Africa all’Europa.
Tratte che vedono organizzazioni criminali
guadagnare migliaia di euro, come documentato da diverse indagini che hanno portato all’arresto di numerosi scafisti, peccato che loro
siano solo la punta dell’iceberg.
Gli ultimi a finire in manette, a Crotone, ieri
sono stati quattro egiziani, mentre un ragazzo
minorenne è stato denunciato dagli agenti
della squadra mobile e dai militari della
Guardia di finanza per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Si tratta di Karim
Sabri, di 25 anni; Mhammad Joumaa (34), Foumaa Mhammad Ahmad (27) e Aberhman Hassan (20). I quattro arrestati sono ritenuti gli
scafisti del peschereccio individuato al largo
della costa di Siracusa con a bordo 398 immigrati di varie nazionalità, tratti in salvo dalla
nave “Norvegian Opv Siem Pilot” e giunti
martedì nel porto di Crotone.
Secondo quanto emerso dalle indagini gli
stranieri, dopo il pagamento di una somma
compresa tra i 1.800 ed i 4.000 euro, sono
stati imbarcati in una località prossima ad Alessandria d'Egitto e trasbordati con piccole imbarcazioni sulla nave poi intercettata. Gli scafisti
sono stati individuati proprio grazie alla testimonianza dei sedicenti profughi. Dopo le formalità di rito gli arrestati sono stati tradotti
presso la casa circondariale di Crotone per
rimanervi a disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica Alessandro Riello che
coordina le indagini.
Barbara Fruch
RIVIERA DEL BRENTA
Frana killer in Cadore: tre i morti
Deceduti un turista della Repubblica Ceca, una ragazza 14enne e un altro uomo, entrambi stranieri
opo la tromba d’aria sulla Riviere
del Brenta, costata la vita a una
persona, il Veneto è di nuovo alle
prese con eventi atmosferici disastrosi.
Sono tre le vittime della frana caduta su
San Vito di Cadore (Belluno). Oltre a un
turista della Repubblica Ceca, travolto
D
da una bomba d’acqua mentre era in
auto con la moglie salvata dai soccorritori,
hanno perso la vita anche una ragazzina
di 14 anni e un uomo di 40, sembra entrambi stranieri.
La frana, innescata dall’esondazione del
torrente, venuta giù dalle pendici del
monte Antelao, ha travolto 3 auto parcheggiate davanti una piccola baita a
pochi chilometri da San Vito. Due erano
vuote, sulla terza si trovava una coppia
di giovani coniugi di nazionalità ceca: lei
è stata tratta in salvo dal soccorso alpino
di San Vito di Cadore (è ricoverata in
prognosi riservata per le conseguenze
dell’ipotermia), lui, Zdenek Balvin, 54
anni da compiere, è stato ritrovato poco
prima delle otto di ieri mattina a poche
decine di metri dall’auto, sul greto del
torrente Ru Secco.
Poi c’è stato anche il ritrovamento di
altri due corpi, tra cui quello di una ragazzina di circa 14 anni che non sarebbe
- come conferma il vicesindaco di san
Vito Andrea Fiori - una residente. Tutte
e tre le vittime infatti, secondo le prime
ricostruzioni, potrebbero essere straniere.
Uno della repubblica ceca e due probabilmente tedeschi di Monaco di Baviera.
La frana, ha invaso la statale Alemagna,
isolando così anche Cortina d'Ampezzo,
e ha raggiunto un'abitazione, dove non
c'era nessuno, innescando allagamenti
e colate di fango che hanno interessate
altre case ed esercizi commerciali. Travolto
anche un piccolo ponte lungo la pista
ciclabile di San Vito.
Un'altra frana è scesa a valle nella zona
di Borca di Cadore, a Cancia, dove nel
luglio del 2009 un fenomeno analogo
causò la morte di due persone, madre e
figlio, sepolte nella loro baita da fango e
sassi, ed una terza si è scaricata invece
nei pressi di Auronzo, ricoprendo la
strada regionale 48 delle Dolomiti. Qui il
fenomeno è stato provocato dalla tracimazione del torrente Giralba. Come sulla
statale Alemagna, anche in questo caso
la circolazione è bloccata.
Il presidente del Veneto Luca Zaia firmerà
oggi lo stato di emergenza. Lo ha annunciato lui stesso, che ieri sera si
trovava a San Vito, ricordando, tuttavia,
PORTOGRUARO
PARMA
Crisi, si uccide
un imprenditore agricolo
A
ncora suicidi a causa
della crisi economica. Un imprenditore
agricolo 52enne si è impiccato sede della sua azienda
“Le uova oggi” di Serrai di
Giussago, a Portogruaro.
La tragedia è avvenuta martedì verso le 12.30. A dare
l’allarme era stato il cugino.
Sul posto sono stati chiamati
pompieri e sanitari del 118,
ma per l'uomo, residente a
Teglio Veneto dov'è situata
la sede principale della ditta, non c'è stato nulla da
fare.
Negli ultimi tempi, il 52enne
aveva più volte lanciato delle avvisaglie circa le sue
preoccupazioni economiche
ad amici e conoscenti. Secondo quanto reso noto a
marzo scorso inoltre la vittima aveva anche subito un
furto piuttosto ingente di at-
che, in assenza di risorse, “lo stato di
emergenza rischia di non servire a nulla”.
“Il vero tema - ha infatti rilevato - è
avere le risorse perché, come accaduto
per la Riviera del Brenta con 100 milioni
di danni e due solo due da parte del governo, o come a Refrontolo, in cui non
abbiamo avuto nulla, l'emergenza rischia
di essere inutile”.
La soluzione sarebbe infatti un’altra.
“Sono catastrofi sempre più ravvicinate,
è il segno dei tempi, dei cambiamenti
climatici e ovviamente noi dobbiamo intervenire. Un piano straordinario per le
opere a tutela del dissesto è il minimo
che si possa fare – ha detto ancora
Luca Zaia – Il piano lo abbiamo già presentato nel 2010 e vale tre miliardi di
euro. Al governo chiederemo interventi
straordinari, visto e considerato che il
futuro non è asfalto ma è opera a tutela
del dissesto”.
In Cadore sono arrivati anche il ministro
dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il capo
della Protezione civile Fabrizio Curcio.
Intanto la Procura della Repubblica di
Belluno ha aperto un fascicolo d’inchiesta,
al momento contro ignoti.
B.F.
trezzature e computer per
alcune migliaia di euro. Durante la razzia per di più il
52enne e la moglie sarebbero stati avvicinati da un
intruso che li avrebbe minacciati.
Di certo si tratta dell’ennesimo imprenditore morto in
una terra, quella del Veneto,
che continua a pagare a
caro prezzo una crisi senza
precedenti.
Sedicenne stuprata:
tre ragazzi in manette
anno picchiato e violentato una 16enne in provincia di Parma. Sono tre
i ragazzi, di 17, 19 e 23 anni,
che sono stati arrestati.
La violenza era avvenuta a giugno. La giovane si stava recando
alla cena di classe quando è
stata avvicinata da un amico
che le ha rubato per gioco la
borsetta. Per averla indietro la
16enne è entrata in un appartamento e qui ha trovato i tre
H
ragazzi che l’hanno gettata su
un letto, vilentandola a turno.
La ragazza, una volta fuggita,
ha raccontato quanto successo
a un'amica, che subito ha avvisato i genitori della ragazza e i
carabinieri.
Avviate le indagini, i militari
sono risaliti all'identità dei tre.
Il 23enne ed il 19enne, di origini
straniere e pregiudicati per reati
contro il patrimonio, sono finiti
in carcere. Il 17enne è stato in-
vece affidato a una comunità
per minori. Viste le modalità
con cui i hanno agito, gli inquirenti non escludono che siano
stati protagonisti anche di altre
violenze. I militari stanno valutando la posizione dell’amico
che ha attirato nella trappola la
ragazza: il giovanissimo non
avrebbe partecipato alla violenza
e sarebbe stato minacciato dagli
altri tre se non avesse collaborato.
11
Giovedì 6 agosto 2015
DALL’ITALIA
L’INCHIESTA “DIRTY” SOCCER DELLA PROCURA DI CATANZARO SI ARRICCHISCE DELL’ENNESIMO COLPO DI SCENA
Calcioscommesse, altro terremoto
Nel mirino giocatori, dirigenti e perfino un procuratore Fifa sospettati di aver alterato
i risultati di altre cinque partite del campionato di Lega Pro - La “palla” ora passa a Palazzi
di Marcello Calvo
inchiesta su quel calcio
sporco, malato di scommesse illegali, continua.
Con il mondo del football
italiano che torna a tremare.
Non finisce mai l’indagine della procura di Catanzaro, che ha fatto notificare nuovi avvisi di garanzia. C’è
anche il procuratore e agente Fifa
tra i nuovi indagati dell’inchiesta
“Dirty Soccer”. E’ accusato insieme
ad altre nove persone di aver alterato
cinque partite dello scorso campionato di Lega Pro, gironi “B” e “C”.
Nel dettaglio: Tuttocuoio-Gubbio,
Santarcangelo-Ascoli, Gubbio-Santarcangelo, L’Aquila-Grosseto e Juve
Stabia-Vigor Lamezia.
Nei guai pure Ercole Di Nicola, già
direttore sportivo dell’Aquila. E ancora: Raffaele Pietanza, uomo di fiducia di Massimiliano Carluccio, già
indagato nelle precedenti tranche
dell’operazione. Fino ad arrivare a
Vito Falconieri e Michele Di Nardo,
ex calciatori del Santarcangelo. Pas-
L’
sando per Maurizio Ulizio, all’epoca
dei fatti dirigente del Monza e attuale
dg della Pro Patria, Tanja Djordjevic,
persona di fiducia del presunto fi-
nanziatore delle combine Uros Milosavljevic. A rischiare grosso anche
Massimiliano Solidoro, ex collaboratore del Savona.
Secondo gli inquirenti, in occasione
della gara contro il Gubbio del 29
marzo 2015 Di Nicola, con l’intermediazione di Eugenio Ascari - un
procuratore già indagato – e forte
della disponibilità economica di Edmond Nerjaku (imprenditore albanese sotto inchiesta), si sarebbe prodigato per alterare il risultato dell’incontro “con il sostegno di Bagnoli”. Indicato dall’accusa pure
come dirigente del Tuttocuoio anche
se la società toscana nelle scorse
settimane aveva escluso svolgesse
“alcun ruolo dirigenziale né di altra
natura”.
L’alterazione degli incontri, sostengono i pm, aveva come fine l’illecito
guadagno conseguente alle scommesse sul risultato delle stesse. Ai
nuovi indagati è contestata la frode
in competizioni sportive aggravata
dall’essere oggetto di concorsi pronostici.
Con gli avvisi di garanzia di ieri si
conclude definitivamente l’inchiesta
condotta dalla Procura di Catanzaro.
La “palla” passa ora al procuratore
federale Stefano Palazzi chiamato,
attraverso le sue decisioni, a riscrivere la geografia dei campionati
“minori” che verranno.
ORRORE A MILANO
UN GIALLO SENZA FINE
Neonato morto in bagno
e la famiglia a tavola
Pino Daniele, gli avvocati:
“Intervenendo poteva salvarsi?”
Quando i sanitari sono intervenuti, il bimbo era a testa in giù
nel water. E mamma, papà e fratelli a cena. Inutili i soccorsi
I legali vogliono conoscere le probabilità del cantautore di rimanere
in vita con una visita medica qualche giorno prima del decesso
a chiamato il 118 dicendo
che sua sorella stava partorendo in casa e non si
sentiva bene. Ma quando i sanitari
sono arrivati sul posto hanno trovato una scena terrificante: il neonato era privo di sensi e in arresto
cardiaco, a testa in giù nella tazza
del water. Mentre i familiari stravano
comodamente cenando in soggiorno.
“Il bambino è in bagno”, avrebbe
detto la madre del piccolo al personale del 118. I soccorritori hanno
subito estratto il corpo dalla tazza
e in tutti i modi hanno tentato di
rianimarlo. A lungo gli hanno praticato il massaggio cardiaco, gli
hanno fatto un’iniezione di adre-
H
nalina al cuore e lo hanno incubato,
tutto su una sala di rianimazione
improvvisata: il piano della lavatrice,
l’unico piano libero della casa. Poi
il trasferimento in ambulanza all’ospedale Fatebenefratelli dove
però il piccolo è morto poco dopo.
Il fatto è accaduto il 28 luglio in un
appartamento della zona Corvetto,
alla periferia di Milano. L’allarme,
per l’appunto, era arrivato dalla
sorella della donna, che al telefono
si è limitata a dire che “la madre
non sta bene”, senza riferimenti
alle condizioni del neonato.
Quando i sanitari sono entrati in
casa, l’intera famiglia era seduta a
tavola. La donna che aveva appena
partorito è una romena di 43 anni,
madre di tre figli. E romeno è
anche il suo compagno.
Ora la Procura ha aperto un fascicolo al momento senza indagati
né ipotesi di reato. Il pubblico
ministero di turno, Antonio
D’Alessio ha chiesto l’autopsia
sul corpo del piccolo. La donna
che aveva appena partorito ha
dichiarato agli inquirenti che il
piccolo è nato vivo al settimo
mese di gravidanza. Si dovrà capire se realmente sia stato partorito nel water e sia morto per
annegamento, o se invece sia
morto in altro modo e qualcuno
abbia poi tentato di disfarsi di
quello che riteneva essere ormai
B.F.
un cadavere.
ino Daniele avrebbe potuto
salvarsi? O per lo meno, le
probabilità sarebbero state
maggiori intervenendo due o tre
giorni prima del decesso sottoponendosi ad una visita medica?
Sono questi i quesiti al centro dell’istanza che a settembre sarà presentata al pm dagli avvocati Marco
Mastracci e Pasqualino Silvestre,
insieme ad un’integrazione di perizia del medico legale di parte
Luisa Regimenti, per conto della
moglie del cantautore Fabiola Sciabarrasi.
I medici legali incaricati dalla procura di Roma di fare luce sul decesso del cantautore napoletano,
avvenuto il 4 gennaio scorso, ave-
P
vano stabilito che l’artista “è morto
per decadimento della funzione
cardiaca” e avevano accertato inoltre che quella notte in cui ebbe
una crisi di cuore, se si fosse fatto
curare nell’ospedale più vicino e
non in quello dove si sentiva più
protetto (S.Eugenio di Roma), “sicuramente avrebbe avuto più probabilità di salvarsi”, ma non è
sicuro che avrebbe comunque superato il grave episodio cardiaco.
“Leggendo la perizia - dichiara
all’Ansa l’avvocato Mastracci - si
può parlare di perdita di chance
di sopravvivenza legata alle ultime
ore di vita, ma, considerato che
nei tre giorni che precedono il decesso ci sono state 18 telefonate
documentate di Pino Daniele e
della compagna Amanda Bonini
con il cardiologo Achille Gaspardone, vogliamo capire perché non
c’è stato un intervento tempestivo
e si è aspettato che la situazione,
già compromessa, precipitasse.
Non cerchiamo un colpevole –
conclude il legale – ma la verità”.
Quando il cantante, malato cronico
di cuore, si sentì male la sera del
4 gennaio rifiutò, benché sollecitato
dai familiari, che avevano chiamato
l’ambulanza, e dallo stesso cardiologo di fiducia Achille Gaspardone, di recarsi ad Orbetello o a
Grosseto. La sua decisione fu
quella di recarsi a Roma, nelB.F.
l’ospedale Sant’Eugenio.
PUNTO E A CAPO
Cocoricò? È da chiudere la cultura dello sballo
roviamo a immaginare che
una sequela di dieci anni di
morti per metamfetamine, per
droghe, arresti per spaccio fosse
avvenuta nei paraggi di un’abitazione di un persona qualunque: già
il soggetto marcirebbe in qualche
galera nostrana, o peggio, estera.
Così non è . Infatti il Cocoricò, la
discoteca di Riccione dove è morto
un ragazzo sabato scorso dopo l’assunzione di anfetamine, è stata aperta proprio per i dieci anni sopra
elencati. Il questore dopo l’ultimo
decesso l’ha finalmente chiusa. Con
P
gran dispiacere dei cosiddetti liberali, liberisti, che hanno iniziato
subito a fare distinzioni tra il luogo
(la discoteca) e il malcapitato teen
ager morto . Obiezioni tipo “che
c’entra la discoteca, il poveretto poteva assumere droga letale anche
di fronte a un baracchino che vende
bibite ecc”, sono le classiche affermazioni di chi si rifiuta di conoscere i contesti del mondo giovanili
e i cosiddetti “stili di vita” di generazioni ormai completamente in
mano alla mafia delle varie ectasy.
Infatti il vero problema è la pseudo-
cultura dello sballo, che sfruttando,
anche strumentalmente, una scia
postsessantottina, contorna i giovanissimi di musica per questo fine, di
fashion, di gerghi lessicali, di luoghi
d’incontro e, soprattutto, di cinismo.
Infatti per l’industria che che gestisce
questi luoghi di oblio forzato, di parodia del divertimento, di sesso frustrante e frustrato, tutto ciò è necessario per fare profitti senza guardare
a nessun bene comune, a nessuna
etica del divertimento. Musica prodotta solo per questo viene sparata
a decibel da inquinamento uditivo
su una massa, parafrasando Battiato,
di idioti che si muovono. Gesti e
ritmi comandati da una Matrix internazionale supercapitalistica che
in questo modo codifica comportamenti, gesti, suoni, tutti finalizzati all’acquisto e al consumo, dove tra le
merci vi è la droga, non più quella
spinellare e “romantica” dei tempi
pannelliani, ma robaccia strutturata
in modo chimico. In tutto e per tutto
prodotto dell’età della tecnica che
non ama i volti, le individualità, le
eccellenze. Vuole formare mediocri
ben più che la scuola pubblica o le
famiglie. Perché sono loro che servono al potere globalizzato che non
vuole contestazione , ma solo “scemi
che si muovono”. Patriots to arm…
Biagio Cacciola
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Giovedì 6 agosto 2015
MUSICA
A SETTANT’ANNI DALLA MORTE, L'ARTISTA LIVORNESE È VOLUTAMENTE DIMENTICATO
Il “fascista” Pietro Mascagni
e l’ostracismo della cultura ufficiale
Del Nero: “Alla bellezza di tante sue musiche si preferiscono il silenzio e l’indifferenza”
di Cristina Di Giorgi
n grande compositore Pietro Mascagni.
La cui figura, a settant’anni dalla morte
(è scomparso infatti il 2 agosto 1945), è
stata praticamente dimenticata dalla cultura ufficiale. Perché? La risposta, secondo l’autore di un articolo a lui dedicato apparso
su Totalità.it, è da ricercarsi molto probabilmente
nel suo essere stato politicamente scorretto.
“E’ una consolazione poter dire che ho vissuto
sempre da galantuomo”, diceva il Maestro in un’intervista del 1942. E forse è per questo che, già
nell’ultimo periodo della sua vita, tormentato dalla
malattia, è stato isolato dall’Italia ufficiale del
tempo (tutt’altro che piena di galantuomini), ancora
in preda agli ultimi fuochi del Secondo conflitto
mondiale. Un isolamento destinato a peggiorare
dopo la sua morte: “i funerali si svolsero nel più
totale anonimato. C’era la gente, il pubblico che lo
aveva amato. Ma la cultura ufficiale taceva. Non
solo: il governo – si legge nell’articolo - non
ritenne neppure di dover inviare un suo rappresentante per onorare un artista che aveva tenuto
alto nel mondo il nome dell’Italia”. Fu insomma ricordato all’estero con ammirazione e commozione.
Ma non in Italia.
Trascuratezza, pochezza culturale, superficialità.
Tradottisi in un ostracismo che è andato avanti per
anni, giungendo fino ai nostri giorni. Le sue opere
– la più celebre delle quali è senz’altro la Cavalleria
Rusticana – sono state sempre meno rappresentate.
Mascagni doveva insomma essere dimenticato.
“Doveva pagare la sua adesione al fascismo. Poco
importa poi – spiega Domenico Del Nero - che il
U
maestro abbia scritto quasi tutte le sue opere
prima dell’avvento al potere di Mussolini. Senza
contare l’assurdità bella e buona di giudicare un
artista esclusivamente per le sue idee politiche”.
E se ovviamente non sono queste le motivazioni
addotte per giustificare le pochissime rappresentazioni di opere mascagnane sui palchi dei teatri
italiani, è più che plausibile pensare che l’intellighentia culturale nostrana (che si dimostra in
questa come in varie altre occasioni del genere
assai poco “intelligente”) non voglia praticamente
avere niente a che fare con qualcuno anche solo
sospettato di legami con il vituperato Regime.
AL TEATRO DELL’OPERA DI FIRENZE VA IN SCENA
LA “TRAGEDIA GIAPPONESE”
La Madama Butterfly, tra suggestioni
orientali e pene d’amore
Anche se il qualcuno in questione è stato uno dei
più grandi protagonisti della vita musicale di fine
Ottocento – inizi del Novecento. Anche se critici e
colleghi stranieri ne hanno apprezzato lo stile, che
“riproponeva la tradizione melodica italiana rinnovata
ed aggiornata”.
E se è vero che l’enorme successo della “Cavalleria
rusticana” (che alcuni hanno addirittura impietosamente attribuito quasi esclusivamente più alla
fonte letteraria – il dramma di Verga – che alla
musica di Mascagni) non è stato mai eguagliato
dagli altri lavori del musicista livornese, è comunque
estremamente ingiusto liquidare in blocco come
fallimenti tutte le 15 opere da lui successivamente
composte. Tra esse, solo per citarne alcune, meriterebbero maggior spazio e rilievo per esempio “il
tardoromantico Guglielmo Ratcliff (1895), l’esotica
Iris, primo esempio di opera “giapponese” di un
musicista italiano, le giocose Maschere(1901),
l’interessantissimo esperimento medievaleggiante
di Isabeau (1911), Parisina (1913), dramma su
testo espressamente scritto da D’Annunzio. Sono
lavori di grande interesse, fascino e bellezza, e per
alcuni di essi si può usare senza remore il termine
capolavoro, anche a costo di avere qualche ‘musicologo’ o qualche critico sulla coscienza” scrive
ancora Domenico Del Nero. E la dimostrazione
della bontà di tali affermazioni è che le poche
volte che tali creazioni sono state riproposte,
hanno riscosso un ottimo successo di pubblico.
Che sembra però non essere sufficiente a garantire
a Mascagni l’omaggio e i giusti riconoscimenti.
Anche da parte della sua città natale. Quella Livorno
che a settant’anni dalla morte gli ha dedicato
appena un incontro concerto.
Un po’ poco per il grande italiano che fu Pietro
Mascagni. Che dovrebbe essere giustamente e
doverosamente giudicato solo per la musica e
non per ragioni di carattere ideologico. “Ma anche
questo anniversario, purtroppo, sembra essere
una occasione mancata. Alla bellezza di tante sue
musiche – conclude amaramente Del Nero - si
preferiscono il silenzio e l’indifferenza dell’ignavia
e dell’ignoranza più nera. Questa è l’Italia di oggi,
che pretende, tra l’altro, di essere infinitamente
migliore di quella di ieri. Ma dove sono oggi i
Mascagni, i Puccini, i Marconi, i Pirandello che,
sebbene “fascisti” possano renderla grande?”.
NOVITÀ MUSICALI
“Di qui non si passa”
Gli Hobbit e il loro ultimo cd, che appena uscito è già un successo
Dopo la prima del 18 luglio, repliche fino all’8 settembre
a Madama Butterfly, notissima opera musicata
da Giacomo Puccini sul
libretto di Giuseppe Giacosa e
Luigi Illica, è rappresentata in
questo periodo sul prestigioso
palco del Teatro dell’Opera di
Firenze. La storia vede la gheisha Cio Cio San innamorarsi
perdutamente dell’ufficiale americano Pinkerton, che prima
la sposa e poi la abbandona.
La donna, dopo la certezza del
tradimento, si toglie la vita
compiendo il suicidio rituale
giapponese.
Una tragedia in tre atti, che il
regista Fabio Ceresa ha impostato in modo sobrio e minimalista. Essenziali anche le
scene di Tiziano Santi, che non rinuncia –
scrive in una dettagliata recensione Domenico Del Nero – a sottolineare il carattere
‘orientale’ della vicenda: pareti lignee che
si aprono e si chiudono delimitando gli
spazi ed una passerella “proiettata verso
l’infinito”, su cui si compie il dramma
finale del suicidio. Una cornice semplice
e non troppo artificiosa dunque, che non
mette in ombra la storia narrata e consente
allo spettatore di apprezzarla in tutta la
sua pienezza.
Per quanto riguarda il cast degli interpreti,
la protagonista femminile Amarilli Nizza
ha dimostrato, commenta Del Nero, una
voce raffinata e solida ma anche una no-
Se cambia la musica, cambieranno
anche le istituzioni”. Questa frase di
Platone, che campeggia sulla prima pagina
del libretto di “Di qui
non si passa”, basta
già da sola a descrivere lo spirito di un
lavoro che dimostra,
ammesso che ce ne
fosse bisogno, che gli
Hobbit sono diventati
grandi. Grandi in termini di tempo trascorso sui palchi di tutta
Italia e non solo (hanno da poco celebrato
i primi vent’anni di
carriera) e grandi anche per quanto riguarda la capacità di tradurre in canzoni l’essenza di un istinto rivoluzionario che
ha radici nella tradizione, nella storia
e nei valori della comunità politica a
cui fanno riferimento.
Storia e tradizione dicevamo. Che nella
prima traccia, che dà il titolo al disco,
emergono con forza dirompente, accompagnate da un sottofondo di note
che sottolinea mirabilmente i versi
del testo. Da cantare quasi gridando
per rivendicare l’orgoglio che dà il ricordare gli Alpini, i soldati in marcia
sul Pasubio, Teseo Tesei, i martiri di
“
L
tevole presenza scenica. Giuseppe Gipali
(Pinkerton) non sembra invece “aver reso
con la dovuta compattezza e credibilità la
vocalità fremente e appassionata del pur
fatuo personaggio”. Ottima, poi, “la prestazione del coro, soprattutto nel celebre
‘coro a bocca chiusa’ di un’intensità ed
un’efficacia veramente notevoli”. A proposito infine della direzione, la lettura di
Giampaolo Bisanti è stata “di grande
fascino e tensione ed ha dato il meglio di
sé nella seconda parte dello spettacolo:
pieno risalto alla tavolozza orchestrale
con la sua coloratura esotica ma anche
forza drammatica” ed espressiva.
CdG
El Alamein, gli Arditi di Trieste.
Orgoglio da trasmettere anche nella
volontà di combattere contro chi sta
“uccidendo la nostra Nazione, tra
banche, usura e corruzione”. Magari
al ritmo de “L’alba verrà”, il secondo
bellissimo brano di “Di qui non si
passa”. Al quale segue, in stile musicale ritmato ed allegro, “Vieni con
noi”: un programma settimanale che
fa capire quanto la genuinità e la vita
vera siano lontane da chi si annulla
nella droga.
I due pezzi successivi
sono perle di poesia
che andrebbero ascoltate in silenzio, assaporandone ogni parola
ed ogni nota. “Ancora
qui” e “Italia” più che
canzoni sono atti
d’amore. Il primo nei
confronti di tutti i ragazzi che hanno sacrificato la loro vita nel
nome delle Idee in cui
credevano e il secondo
verso la Patria italiana,
la cui storia gloriosa è
ripercorsa nel testo di
un brano che sembra
un quadro.
“Uomo seriale” è invece una critica spietata
e realistica alla schiavitù delle mode e dei
social network, che annulla identità e coscienze. Seguono le
scanzonate e divertenti “Scala a colori”
(una canzone d’amore sui generis) e
“A.T.A”, ovvero Alto Tasso Alcolico,
dedicata a serate e nottate decisamente
sopra le righe. Completano la track
list “Ardite schiere”, “European brotherhood” e “Per la nazione”: tre pezzi
che, musicalmente curati, esprimono
anch’essi voglia di combattere al fianco
di chi, qualunque sia la sua trincea, è
unito dagli stessi valori.
CdG
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Usa e Israele litigano sull`Iran