Anno IV - Numero 184 - Giovedì 6 agosto 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 La statistica Immigrazione Sport Le 44 fiducie del governo Renzi Ancora una strage al largo della Libia Calcioscommesse: l'inchiesta si allarga Traboni a pag. 3 Fruch a pag. 10 Calvo a pag. 11 NEL LAZIO IL PD SEMPRE PIÙ SCONVOLTO DALLE PAROLE DI BUZZI. EPPURE BASTEREBBE DIRE LA VERITÀ, NON NEGARE QUELLO CHE TUTTI SANNO di Francesco Storace anno perso la testa. Alla regione Lazio l’onda provocata dalle dichiarazioni di Salvatore Buzzi ai magistrati ha scatenato il panico. Lo staff di Zingaretti è in preda alla paura. È la reazione degli uomini del governatore a insinuare il dubbio che il capo della 29 giugno con le sue parole dal carcere abbia colto nel segno. Eppure, avrebbero gioco facile a poter distinguere il vero dal falso. Negano tutto, e aggravano la posizione del presidente. A questo si aggiungano i comportamenti puerili, col presidente del consiglio regionale Leodori costretto a sconvocare in piena notte le tre sedute consecutive dell’assemblea con un messaggino telefonico. Ci rivediamo a settembre.... E tutto questo perché evidentemente sapevano di quel che sarebbe uscito sui giornali. Datevi una calmata, la notte dormite e non cercate soluzioni pasticcio. Sembra di vederli Zingaretti, Buzzi, l’ex capo di gabinetto Venafro vagare insonni nel tentativo di trovare una via d’uscita. Che pure ci sarebbe, se si dicesse finalmente la verità. Ditelo che sostenevate la “29 giugno”, le cooperative, i compagni. Non negate che avevano una corsia preferenziale, non dimostrate gli H trastava nel nome della legalità. Ridicoli. Buzzi ha tentato persino di dar loro una mano parlando - ispirato - di un patto tra me e Zingaretti. Figuriamoci. Tre anni fa fui assolto dal Laziogate, dopo sette anni di processo per un’imputazione “nella qualità di presidente della regione”. E siccome le norme affermano che in casi come questi gli avvocati, quando si è assolti per accuse infondate, li paga l’amministrazione, il patto tra me e il governatore era talmente forte che tre anni dopo i miei legali stanno ancora aspettando il pagamento delle parcelle dovute.... È ovvio che Buzzi deve dare riscontro delle accuse verso Zingaretti come per numerosi esponenti della sinistra: il problema è quando compaiono soldi e assunzioni. È lì che i magistrati intervengono per capire le motivazioni di appalti strani o di affidamenti diretti alle coop. La realtà è che a sinistra si è aperta una faida vera e propria, perché Buzzi faceva parte del clan politicamente più affine, quello di provenienza comunista. Scaricato, ora parla e viene giù mezzo mondo più che il mondo di mezzo. La cosa più giusta da fare, ora, è chiamare il popolo a scegliere da chi farsi governare. Alla regione come in Campidoglio: chi ha trescato con queste coop si tolga di mezzo. NOTTAMBULI Sconvocato di notte il consiglio regionale, Zingaretti e il suo staff hanno perso la testa per Mafia capitale: andare al voto! stessi mal di pancia che avete avuto in consiglio regionale quando avete dovuto fare i conti con la nostra “legge tagliamani” per recidere i legami finanziari tra coop e politica. Invece negano. Ma poi dovranno ammettere che i patti scellerati li avevano eccome, ma sugli affari e non sulle regole della politica. E scappano di notte, manco fosse una scena di un baule che esce dal Ce- lio, per tornare magari l’8 settembre. È uno spettacolo davvero penoso, quello del centrosinistra zingarettiano che va in scena in queste ore. Cala il sipario su una maggioranza che alle elezioni regionali mi con- OBAMA SMENTISCE NETHANYAU: “SE IL CONGRESSO NON RATIFICA L’ACCORDO SARÀ GUERRA” LA PRESIDENZA ALLA GIORNALISTA, AMPIO CONSENSO Usa e Israele litigano sull’Iran di Robert Vignola Iran val bene una guerra? È una domanda che si sta ponendo un po’ tutto il mondo. Preoccupato che, nel caos globale che attraversa il pianeta tra crisi regionali (Ucraina, Yemen, Medio Oriente), terrorismo e minacce dell’Isis, si possa aprire un fronte assolutamente da evitare. Il tutto, peraltro, dopo un accordo sullo sviluppo del programma nucleare di Teheran che sembrava aver fatto splendere il sereno su una parte di Terra a cui servirebbe maggior stabilità. E invece la battaglia di Israele contro “Iran deal” si è fatta giorno dopo giorno più violenta. Fino a interessare il cuore stesso dell’ultima super potenza rimasta… Durante una video-conferenza online di oltre due ore con i leader delle comunità ebraiche degli Stati Uniti, Benjamin Neta- L’ RAI: INIZIA L’ERA MAGGIONI a pag. 2 nyahu ha chiesto una mobilitazione di massa contro l’accordo sul nucleare iraniano: “L’intesa di Vienna porterà alla guerra in Medio Oriente. Non importa se voi siete democratici o repubblicani, opponetevi perché questa intesa porterà Israele alla guerra”, ha detto in vista dell’assemblea del 17 settembre. Obama ieri ha fatto sentire la sua voce per prendere le distanze dall’alleato storico e dire che “la scelta è tra la diplomazia o qualche forma di guerra. L’accordo non è solo la migliore soluzione, è il miglior patto di non proliferazione mai negoziato nella storia: ho dovuto prendere molte difficili decisioni nella mia presidenza, ma questa non lo è stata, neanche lontanamente. Tutti nella comunità internazionale hanno espresso sostegno, tranne Israele”. Perciò, assicura l’inquilino della Casa Bianca, un “rifiuto del Congresso dell’accordo lascia una sola opzione: un’altra guerra in Medio Oriente. Coloro che dicono che possiamo mollare l’accordo e continuare le sanzioni vendono solo una fantasia”. E ancora, una frase che rende bene l’idea di quanto stia cambiando l’aria a Washington: “Quelli che oggi sono contro l’accordo, anni fa hanno votato per la guerra in Iraq, le cui conseguenze sono ancora sotto gli occhi di tutti”. Un’ammissione di colpa, per quanto il dito di Obama sia puntato contro la corrente neo-con, senza precedenti per il panorama a stelle e strisce. 2 Giovedì 6 agosto 2015 ATTUALITA’ IL GOVERNO RAGGIUNGE L’ACCORDO CON FORZA ITALIA E PASSA LA CANDIDATURA Sua emittenza Monica Maggioni La direttrice di Rainews24 promossa alla presidenza: unanime il cda, ampio consenso in Vigilanza di Robert Vignola n consenso ampio, fatto davvero raro in una legislatura particolarmente travagliata quanto quella in corso. Monica Maggioni, però, alla fine ce l’ha fatta con ben 29 voti favorevoli e quattro astensioni, con cinque contrari (due i membri assenti) ricevendo dalla Commissione di Vigilanza più di quel consenso dei due terzi richiesto per la fumata bianca sulla massima carica della tv di stato. È stato il coronamento di una giornata in cui il nome della direttrice di Rainews24 ha avuto ben pochi ostacoli. Ad aprirla, l’annuncio del governo Renzi di averla designata per la presidenza. Una candidatura frutto di un accordo solido con Forza Italia, definito nel corso della mattinata, in piena continuità con il complessivo ridisegno del consiglio d’amministrazione uscito 24 ore prima dalle votazioni in Commissione di Vigilanza. Nel cda è stato pure ufficializzata la designazione dell’economista Marco Fortis, nome in- U dicato dal Tesoro. Nel pomeriggio, così, è stato il nuovo consiglio d’amministrazione, presieduto da Arturo Diaconale in qualità di presidente anziano, a vagliare il nome di Monica Maggioni. In questo caso il sì è arrivato addirittura all’unanimità. Nel frattempo dal mondo politico i segnali sembravano assolutamente favorevoli ad una ultima parola positiva anche da parte della Commissione di Vigilanza: qui serviva una maggioranza qualificata dei due terzi, ma soltanto dalla parte del Movimento 5 Stelle si sentiva rullare i tamburi di guerra, con i pentastellati che non vedevano in questo nome quella garanzia di imparzialità e di lontananza dai partiti che avrebbero gradito. Si è capito però che la partita sarebbe durata poco quando da parte dei dissidenti del Pd è arrivato il placet. Secondo Federico Fornaro, della minoranza dem, “è una buona candidatura, la valorizzazione di una risorsa interna all’azienda”. Fatti due conti, i numeri ormai c’erano. La Vigilanza si riuniva in tarda serata e lasciava uscire la definitiva fumata bianca. Per Monica Maggioni, che conobbe la celebrità come inviata di guerra in Iraq, una brillante promozione sul campo. Per il mondo politico un interrogativo su un Patto del Nazareno che potrebbe esser risorto sulle ceneri di se stesso nel sempre delicato settore della gestione del servizio pubblico televisivo. TV E TECNOLOGIA Intanto Mediaset conquista il web ediaset e Telecom pronte ad unire le forze nella prossima stagione televisiva. E così sul proprio telefonino i clienti Tim potranno accedere ai contenuti della piattaforma Preium, che da quest’anno si è assicurata partite di Champions’ League oltre che di alcune delle squadre di serie A. L’offerta sarà disponibile da settembre e permetterà di accedere alla nuova offerta televisiva 'Premium Online', attraverso il set-top box TimVision. Tutti i contenuti di Mediaset Premium saranno disponibili via web: live, on demand e in HD su tutti i device. Con 22 canali live e oltre 6.000 contenuti on demand visibili su oltre 400 diversi dispositivi, dai tablet agli smartphone, dai pc alle console giochi. E nell’offerta sarà incluso anche tutto il calcio in diretta e in HD. M LETTERA AI PARLAMENTARI DI MAGGIORANZA: “IL CAMBIAMENTO SIETE VOI, ABBASSEREMO LE TASSE” Promesse renziane sotto l’ombrellone U na letterina per far sognare i suoi Parlamentari (destinatari della missiva) e gli italiani (cui viene girata per conoscenza da tutte le agenzie di stampa) sotto l’ombrellone. Ben consapevole, Matteo Renzi, che per i “suoi” eroi di Camera e Senato i lidi dell’estate saranno dorati, magari quelli della radical chic “Ultima spiaggia” di Capalbio. Mentre gli italiani all’ultima spiaggia ci sono davvero, tra tasse che au- mentano e stipendi (per i dipendenti) e ricavi (per gli autonomi) che si assottigliano sempre di più. Anche per colpa delle scelte del governo, naturalmente. E infatti quella della crisi è una realtà che resta completamente ai margini della letterina del premier. Che inizia subito a marcare le distanze dai predecessori “Dopo che la legislatura si era aperta nel segno dell'immobilismo, perché si è cambiato Governo perché la palude aveva bloccato l'azione dell'esecutivo, quest'anno - grazie a ciascuno di voi - ha visto una svolta impressionante”. Aggettivo che può essere azzeccato nella misura in cui ha destato un’impressione, ma non certo positiva, come dimostrano i sondaggi. Eppure Renzi parla di “meritate vacanze” dopo un “lavoro straordinario” e insiste nella captatio benevolentiae fino ad affermare che “siete voi il cambiamento che l'Italia stava aspettando. Tutti ci dicevano che sarebbe stato impossibile rimettere in piedi questo Paese. Noi stiamo dimostrando che non lo era. Abbiamo molto da fare, ma l'auto si è rimessa in moto e adesso tocca a noi guidarla: con prudenza ma anche con determinazione verso il futuro che la sta già aspettando. Il futuro dei nostri figli è nelle nostre mani, care parlamentari, cari parlamentari”. Poi il presidente del consiglio insiste: “Per un decennio ci hanno raccontato che l'Italia era finita, spacciata, esaurita. E ancora oggi nel racconto comune a tutte le opposizioni va tutto male, c'è solo crisi, il Paese è a rotoli. Non è così, naturalmente” dice sempre Renzi nella lettera.“Possiamo fare come fanno i nostri oppositori: urlare soltanto, abbaiare alla luna, gridare nei talk show. Oppure - afferma - rimboccarci le maniche, non cedere al piagnisteo e cambiare ciò che va cambiato, restituendo fiducia, trasmettendo speranza”. Va da sé che le vacanze dei bravi scolari siano corredate da compiti da fare. “Alla ripresa ci sarà da correre ancora più forte”, avverte Renzi, e finisce inevitabilmente per cadere nella solita figura del “completare le riforme”. E fissa allora nella legge di stabilità e nel “mettere la parola fine alla lunga stagione delle riforme costituzionali in attesa del referen- dum del 2016” i prossimo obiettivi. “Non sarà facile, perché niente è facile in Italia. Ma sarà entusiasmante”. Contento lui che s’entusiasma con leggi di stabilità e riforme parlamentari... O con l’Europa, altro simbolo di quanto sia ormai lontana la politica renziana dalla gente. “L'Italia non è più il problema dell'Europa ma contribuisce a risolvere i problemi dell'Europa: la comunicazione sulla flessibilità permette margini di manovra fino a un punto di Pil e la recente vicenda greca ci ha visto come protagonisti di una mediazione cruciale per la Grecia ma forse anche per l'intera area Euro”. Ed è una paternità poco chiara su un figlio del quale, viste le notizie pessime che continuano ad arrivare dall’altra parte dello Ionio, c’è poco da vantarsi. A proposito di vanità, per Renzi “dopo undici trimestri negativi il Pil è tornato a crescere. Il turismo cresce soprattutto al sud. Gli investimenti diretti esteri nel 2014 crollano in Europa (17%) e aumentano in Italia (+31%) segno che il nostro Paese è finalmente di nuovo attrattivo. I consumi tornano finalmente a crescere, i posti di lavoro aumentano anche se ancora non con l'intensità che vorremmo, i mutui e i movimenti bancari dimostrano che la ripresa non è una chimera. Detta in modo semplice: l'Italia sta meglio di un anno fa”, è l’insieme di opinabilissimi dati che il premier mette insieme, e che chiederà ai parlamentari dopo le ferie di ripetere a pappardella nei talk show prima menzionati. Infine le promesse: “Ci rivedremo al rientro a Roma, pronti da subito per una legge di stabilità che proseguirà nel taglio delle tasse”. Ecco: se la strada è quella del “proseguimento”, la fregatura è bella e servita. R.V. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Giovedì 6 agosto 2015 ATTUALITA’ ANCHE SUL DL FALLIMENTI IL GIGLIO MAGICO DEL PREMIER-SEGRETARIO HA FATTO RICORSO AL SOLITO ESCAMOTAGE Governo come i gatti: 44 fiducie, in fila da Renzi Salva-Ilva ma pure più giudici destinati solo alla concessione dello status di rifugiati di Igor Traboni UN’ALTRA OCCASIONE PERSA ome ha iniziato, così ha finito, almeno prima della pausa estiva: con un voto di fiducia al Senato. E la contabilità politicamente ‘macabra’ dei voti di fiducia con questo sul Dl fallimenti arriva a ben 44. Come i famosi gatti della canzoncina, solo che questi stanno tutti in fila per due agli ordini del premier-segretario. Insomma, un altro dei ‘record’ negativi stabiliti dal governo di Matteo Renzi, tra un tweet e l’altro. Il governo ha infatti incassato l’ennesima fiducia del Senato (con 159 sì, 104 no e nessun astenuto) sul dl fallimenti ed è stato così convertito definitivamente in legge. Il decreto era già passato alla Camera dieci giorni fa e prevede anche delle nuove norme – il cosiddetto salva Ilva per intenderci - per l'accesso al credito, per permettere il risanamento delle imprese in crisi, misure per migliorare la concorrenza nel concordato preventivo e nuovi parametri per gli accordi per la ristrutturazione del debito, che potranno essere sottoscritti se vi aderisce il 75% dei creditori finanziari (banche e altri intermediari) che rappresentano almeno la metà dell'indebitamento. Ma nel decreto sono state fatte entrare anche delle norme che riguardano più da vicino la Giustizia, criticate in particolare dalla Lega Nord: nel suo intervento nel corso delle dichiarazioni C Passa la legge sull’autismo, ma senza soldi per attuarla opo mesi di discussioni e polemiche, è stata approvata la prima legge italiana sull’autismo. La Commissione Igiene e Sanità del Senato, in sede deliberante e alla terza lettura, ha dato il definitivo via libera al provvedimento. Che prevede l’inserimento nei livelli essenziali e di assistenza dei trattamenti per l’autismo, linee di indirizzo aggiornate ogni tre anni e più ricerca in materia. Ben sei articoli che promettono interventi efficaci nella diagnosi, cura e trattamento al disturbo senza però aggiungere un euro in più al budget sanitario. Lecito, domandarsi quindi che senso ha una norma – certamente storica – senza possibilità di investimenti? Per la prima volta l’autismo viene riconosciuto ufficialmente dallo Stato. E questo è già un passo avanti. Un soggetto affetto da tale patologia – secondo gli esperti – costa però in media 40-50 mila euro l’anno se si considerano cure sanitarie, riabilitazione e sostegno scolastico. E fino a questo momento chi voleva interventi ad alta professionalità e percorsi in- D di voto l’esponente del Carroccio Erika Stefani ha parlato di “provvedimento deleterio che non interviene sui veri problemi di cui soffre la giustizia italiana”, con particolare riferimento all’applicazione straordinaria di magistrati per l'emergenza di procedimenti dello status di rifugiato, introdotta, ha aggiunto l’esponente leghista “proprio mentre abbiamo un problema di organico e di gestione e smaltimento dell'arretrato giudiziario”. Altre critiche dal gruppo di alleanza liberalpopolare, così espresse dal senatore Ciro Falanga: "Gli interventi sulle procedure concorsuali, sul falli- mento, sulla figura del curatore fallimentare e sul processo di esecuzione, inseriti nel provvedimento, fanno venir meno quel carattere di urgenza che legittima e abilita il Governo ad adottare un decreto-legge”. Si tratta, sempre secondo Falanga, di interventi che “vanno a modificare l'ordinamento e la procedura civile e noi non possiamo avallare la scelta di un intervento d''urgenza per introdurre norme scriteriate e poco chiare. Bisogna smetterla – ha aggiunto il parlamentare - di affidare all'autorità giudiziaria l'esatta interpretazione delle norme che devono essere scritte in maniera chiara e senza zone grigie". dividualizzati ha dovuto pagarseli da solo. Adesso lo Stato dovrebbe entrare in soccorso. Ma in che modo? Nell’ultimo articolo della legge approvata c’è scritto: “Dall’attuazione del presente provvedimento non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Un paradosso. Tra il 2011 e il 2015, con la spending review, il fondo sanitario è stato ridotto di oltre 30 miliardi. Con la norma che lascia aperto un altro punto interrogativo: quando i genitori vengono a mancare o sono troppo anziani per badare al figlio malato chi pensa a lui?. L’inserimento dei nuovi Lea (che includono epidurale, ludopatia, screening neonatale per la sordità), annunciati da tempo, ancora non sono disponibili. I finanziamenti arriveranno dal fondo sanitario nazionale e le Regioni (che non riescono a garantire i livelli essenziali di assistenza viste le sforbiciate a cui sono state costrette) “dovranno provvedere in merito”. La politica degli annunci e delle riforme buttate lì va avanti. Pure sulla pelle di bambini autistici e famiglie M.C. disperate. A GIUGNO LA PRODUZIONE SCENDE DELL’1,1% RISPETTO A MAGGIO. I DATI ISTAT NON LASCIANO SCAMPO Industria verso il quarto anno di “rosso” La ripresa, sbandierata a più non posso dall’ex rottamatore, si allontana sempre di più ala ancora la produzione industriale. E la tanto sbandierata “ripresa” si allontana. A giugno in Italia è scesa dell’1,1% rispetto a maggio. Si tratta dell’ennesima battuta d’arresto. Nonostante tutto, come rivela l’Istat, il saldo del primo semestre resta positivo con un +0,4% rispetto al precedente. Di questo passo, il rischio però è che l’anno si concluda con segno negativo. Tradotto, in recessione. Nella migliore delle ipotesi, stagnazione. Una prospettiva a dir poco sconcertante, col governo chiamato a intervenire per evitare ulteriori crolli. Se così dovesse essere, si tratterebbe del quarto anno consecutivo in “rosso”. Un abito che ormai l’Italia C sembra vestire alla perfezione. E questo mentre altri paesi dell’Unione Europea si riprendono, seppur con fatica. E così l’ennesimo giorno che sbugiarda le chiacchiere di Renzi è arrivato. Ed è più nero del previsto. Si prospetta un’estate bollente per il presidente del Consiglio e il titolare dell’Economia Padoan. L’Ue ci sorveglia a vista. Tiene gli occhi aperti sui nostri conti e non vede l’ora di sanzionarci. Numeri negativi che non fanno male solo all’immagine dell’esecutivo. Ma che impatteranno, e parecchio, sulle nostre vite. Dato che si dovrà stringere a questo punto ancora di più il cordone ombelicale della spesa pubblica, visti gli impegni che l’Italia è chiamata ad onorare nel 20152016 sul fronte deficit. E soprattutto su quello del debito. A giugno diminuiscono i beni intermedi (1,7%), quelli strumentali (-1,3%) e di consumo (-0,8). E ancora: l’energia (-1%). Per quanto riguarda i settori di attività economica i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+13,7%), di coke e prodotti preparati farmaceutici (+6,1%). Le diminuzioni maggiori si evidenziano in quelli dell’attività estrattiva (9,8%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metalli esclusi macchine e impianti (6,5%). L’economia italiana ancora su una brutta china. Dopo i dati dell’Istat aumenta la paura per Marco Zappa un’altra, ennesima recessione. MANCAVA DA QUATTORDICI ANNI A CAUSA DELLE RESTRIZIONI ADOTTATE PER MUCCA PAZZA L’Europa ci restituisce la pajata a pajata (in romanesco) o pagliata (in italiano) torna sulle tavole delle nostre case e nei ristoranti. Adesso, infatti, potrà essere liberamente preparata e consumata. Si tratta dell’intestino tenue del vitellino da latte o del bue, che viene utilizzato principalmente per la preparazione di un tipico piatto di pasta usando i rigatoni. Mancava da quasi quattordici anni a causa delle restrizioni sanitarie adottate nel luglio 2001, per far fronte all’emergenza mucca pazza (Bse). “Si tratta di risultato importante L per consumatori, ristoratori, cuochi, macellatori e allevatori che oltre ad avere rilevanza sul piano gastronomico ha anche effetti su quello economico con la valorizzazione dell’allevamento italiano in un difficile momento di crisi”, ha spiegato Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, la quale ha condotto una lunga battaglia per la ricommercializzazione del piatto tipico. Cos’è cambiato? Viene modificato - sottolinea la Coldiretti - l’elenco degli organi a rischio e consente di recuperare la colonna vertebrale ma, soprattutto, l’intero pacchetto intestinale. Una decisione che precisa la confederazione - mette fine ad un doloroso divieto e apre finalmente le porte al definitivo ritorno del piatto più tipico della tradizione romana nella sua forma originale, ma anche a tutti i salumi che per tradizione sono confezionati con il budello di bovino. Una spinta decisiva al risultato è stata data dal giudizio positivo dell’Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie) che a fine maggio del 2013 nell’ambito del- l'Assemblea generale ha adottato la risoluzione che aveva ufficialmente sancito per l’Italia un nuovo stato sanitario per l’encefalopatia spongiforme bovina (Bse), con il passaggio dal livello di rischio “controllato” a quello “trascurabile”, il più basso. E’ un piatto tipico della cucina romana, che prevede che l’intestino venga lavato, ma non privato del chimo in modo tale che, una volta cucinato, possa dar forma ad una salsa di sapore acre e forte, cui si aggiunge il pomodoro. La pajata è accompagnata di solito con i rigatoni, ma può essere consumata anche come secondo piatto cucinata al forno, in umido o alla brace. 4 Giovedì 6 agosto 2015 ATTUALITA’ BERGOGLIO: “CONTRADDICE IL SACRAMENTO, MA SERVE UN DISCERNIMENTO TRA LE VARIE SITUAZIONI” Divorziati risposati, apertura del Papa Un invito anche a non tenerli a distanza dalle comunità e a non aggiungere “altri pesi ai figli” ome prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione. Così Papa Francesco, nel corso dell’udienza generale del mercoledì ancora una volta dedicata ai temi della famiglia, si è occupato dei divorziati risposati, con un’apertura pressoché totale. “La Chiesa – ha detto Bergoglio tra l’altro - sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano. Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, «per amore della verità», di «ben discernere le situazioni». Così si esprimeva san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, portando ad esempio la differenza tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve fare questo discernimento”. Un invito dunque ai sacerdoti ad operare nel migliore dei modi nelle varie realtà locali. E uno sguardo, quello del Papa, che ha invitato a rivolgersi a queste situazioni anche “con gli occhi dei figli piccoli, i piccoli guardano, con gli occhi dei C FINISCONO IN TRIBUNALE IL GIORNO DOPO LE NOZZE “Senza trucco è brutta” e la cita in giudizio n cittadino algerino ha citato in giudizio la moglie appena un giorno dopo la celebrazione delle nozze, accusando la donna di averlo ingannato mostrandosi, prima del matrimonio, più bella di quanto fosse in realtà, grazie ad una buona dose di trucco che in pratica sarebbe servita a coprire anche determinati inestetismi. La notizia è stata riportata dal sito di news Emirates247 e ripresa dall’agenzia Adn Kronos. Lo sposo ha anche quantificato il danno e ha subito chiesto 20mila dollari di risarcimento alla donna, lamentando la sua sofferenza psicologica per la scoperta. L'uomo ha detto al tribunale di U bambini, vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni. Per questo è importante che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono di più queste situazioni. Del resto, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede con- vinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità? Come se fossero scomunicati. Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare! Purtroppo, il numero di questi bambini e ragazzi è davvero grande. E’ importante che essi sentano la Chiesa come madre attenta a tutti, sempre disposta all’ascolto e all’incontro”. Il Papa argentino ha respinto le accuse di insensibilità mosse in questi anni verso la Chiesa (“non è stata né insensibile né pigra”) e ha poi ricordato come anche il suo predecessore Papa Benedetto XVI “è intervenuto su tale questione, sollecitando un attento discernimento e un sapiente accompagnamento pastorale, sapendo che non esistono Algeri di essere rimasto scioccato la mattina successiva alle nozze, trovandosi accanto, al risveglio, una donna così diversa da quella che aveva appena sposato, tanto da non poterla addirittura neppure riconoscere. I giornali algerini, citando una fonte del tribunale, hanno riferito che lo sposo ha giurato davanti alla Corte di aver addirittura scambiato quella che invece era sua moglie da poche ore per un ladro entrato in casa nottetempo e venuto a rubare nel suo appartamento, rendendosi conto solo un attimo dopo che si trattava della donna, diventata irriconoscibile dopo essersi lavata il viso. semplici ricette. Di qui il ripetuto invito dei Pastori a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa”. APPARIZIONI RICONOSCIUTE DALLA CHIESA? Medjugorje: altre voci per il sì, cresce l’attesa orna a farsi sentire nella Chiesa cattolica quello che – in maniera un po’ semplicistica, ma che serve a rendere l’idea – potremmo definire ‘il partito pro Medjugorje’. L’ultimo intervento in ordine di tempo è quello di Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna che da sempre ha guardato con simpatia alle apparizioni mariane nella cittadina della ex Jugoslavia. Schonborn, che pure per tanti altri aspetti passa per un ‘progressista’, ha mandato un messaggio ai giovani che si riuniscono a Medjugorje per l’edizione 2015 del tradizionale Festival, provenienti da tutto il mondo. “Sono con voi con il cuore e con la preghiera intensa”, ha detto Schonborn che poi, in un’intervista concessa a katholische.de, pubblicata il 3 agosto scorso e ripresa da La Nuova bussola quotidiana, ha ricordato il lavoro svolto dalla Commissione diretta dal cardinale Ruini, la cui istruttoria costituirà la base dell'approfondimento che farà la sessione autunnale della congregazione presieduta dal cardinal Müller. E lo stesso Muller per ora non si sbilancia, ricordando il già noto, ovvero che la decisione vaticana sulle apparizioni (per la Chiesa ancora presunte) sarà T presa durante la sessione ordinaria autunnale. Secondo alcune indiscrezioni, riprese sempre da La Nuova bussola, “dal lavoro della Congregazione della Dottrina della Fede dovrebbe scaturire innanzitutto una maggior cautela pastorale nell'approccio dei fedeli alle presunte apparizioni”. Di certo, Schonborn non demorde. Come tra l’altro ha fatto il 23 settembre scorso (senza dar eccessivo peso alle richieste di prudenza partite dalla curia romana e dal ‘partito’ dei controMedjugorje abbastanza forte sotto il Cupolone) quando ha aperto le porte della cattedrale di Santo Stefano a due dei sei veggenti di Medjugorje, Marija Pavlovic e Ivan Dragicevic, da quasi un quarto di secolo protagonisti della vicenda. Ad iniziare da quella prima apparizione del 24 giugno del 1981 sul Podbrdo, la collina che sovrasta Medjugorje, allora sconosciuto e misero villaggio dell’Erzegovina. 5 Giovedì 6 agosto 2015 STORIA “NON ERA PIÙ LA BAMBINA ALLA QUALE AVEVO FATTO SCUOLA: ERA UNA RAGAZZA NEL FIORE DELLA GIOVINEZZA E FIN DAL PRIMO MOMENTO IN CUI LA VIDI MI PIACQUE” Rachele, la donna di tutta la vita È la fine del 1908, la giovane fa la domestica presso la residenza dell’agricoltore Chiedini di Emma Moriconi rriviamo così al 1908, in questo periodo Benito tiene conferenze ed incontri i Italia e all'estero, a Predappio parla della "Necessità della rivolta" senza il preventivo nulla osta, e si becca un'ammenda di cento lire. Ad ottobre va a Forbach, nella Foresta Nera, pernotta nella locanda Zum Hirschen e il giorno successivo va a trovare i novecento operai italiani impegnati nella costruzione di un tronco ferroviario. La sera successiva parla a loro nella taverna Zum Ochsen e viene applaudito. Torna a Forlì e decide di abilitarsi anche all'insegnamento del tedesco presso l'università di Bologna. Viene bocciato, è la prima volta che accade nella sua vita. Il tedesco comunque resterà una lingua che parlerà sempre con dimestichezza. È questo il periodo della collaborazione a Pagine Libere di Olivetti e al Pensiero Romagnolo di Gaudenzi. Pini e Susmel riportano alcuni stralci di suoi scritti, il tema è la filosofia di Nietzsche ma anche la poesia, si occupa di recensire libri, tra cui i sonetti dialettali di Aldo Spallici "Rumagna" o i "Canti di Faunus" di Antonio Beltramelli. Più cultura e meno politica, dunque, negli scritti di questo periodo. Scrivera di quest'epoca Torquato Nanni: "Lungo i 'Portici dei Signori', a Forlì, andavamo, di tratto in tratto, ripetendo le coniugazioni latine, mentre lo accompagnavo a ripetizione dall'ottimo professore Avogaro. Ed erano riserbati per la sera, nelle conversazioni scoppiettanti a tre, entro il cubicolo dell'edicola Settimio Damerini, i suoi paradossali aforismi, ispirantisi al più pretto volontarismo. Non dimentico tutte le mie insistenze di quelle ore, perché si presentasse alla licenza liceale - in pochi mesi vi si era preparato - per poi aspirare a una laurea. Vinse la sua implacabile ripugnanza per ogni professionalismo". Come dicevamo, è anche il periodo dell'amore per Rachele Guidi, la donna che gli resterà accanto per tutta la vita. L'aveva conosciuta quando lei era solo una bambinetta, nelle occasioni in cui Benito sostituiva la mamma Rosa sui banchi di scuola. È lo stesso Benito a raccontarne nella sua A autobiografia e riferendosi al locale aperto dal papà Alessandro scrive: "le prime settimane di commercio andarono a gonfie vele, tanto che sul finire dell'anno una delle figlie della Lombardi [la mamma di Rachele, che ebbe una relazione con Alessandro dopo la morte di Rosa e che con lui gestiva il locale, Ndr], la Rachele, lasciò la famiglia ove si trovava a servizio per venire in casa nostra. La Rachele non era più la bambina alla quale avevo fatto scuola tante volte in luogo di mia madre: era invece una ragazza nel fiore della giovinezza e fin dal primo momento in cui la vidi mi piacque e decisi di farla mia". Scrivono Pini e Susmel: "Rachele era la tipica ragazza romagnola, florida e piena di vita benché vissuta fino allora di stenti. La cognata Edvige ricorda che la ragazza attirava gli sguardi con 'la sua chioma copiosa e accesa di un oro pallido ma ricco, con i suoi occhi che balenavano nell'incre- dibile colore turchino dell'iride, freddi ma conturbanti'". E continuano: "Aveva quasi diciassette anni, essendo nata l'11 aprile 1892 [in realtà Rachele Guidi è nata l'11 aprile 1890, lo sappiamo con certezza avendo visionato il certificato di nascita, NdR] a Salto, in comune di Predappio, da Agostino Guidi e da Anna Lombardi in una proprietà della famiglia Zoli, già dei nobili Ranieri Biscia [...] Prima che la vedova caduta nell'estrema miseria si associasse con Alessandro Mussolini nell'esercizio della trattoria 'Al Bersagliere', riunendo attorno a sé le figlie Augusta e Pina, Rachele era stata costretta a una nomade vita al servizio di varie famiglie contadine o cittadine. Quando sua madre scese a Forlì. Rachele era domestica tutto fare in casa dell'agricoltore Chiedini, quello che si era rallegrato per l'arresto di Benito". Gli autori si riferiscono ad un episodio relativo appunto all'arresto di Mussolini del quale abbiamo recentemente parlato. Il Chiedini aveva commentato: "Con quelle sue idee balzane credeva di farla a noi. Ricordati che chi ha il capitale ha sempre il coltello dalla parte del manico. Gli sta bene". Il "padrone" forse non conosceva bene il temperamento di Rachele, la quale gli aveva ribattuto: "Quando si va in prigione per un'idea giusta, non è disonorante. E poi chi lavora ha diritto di avere una paga sufficiente". La moglie di Chiedini trattava Rachele con affetto familiare: "Da lei - ricorderà la moglie del Duce - appresi tante cose che mi furono poi utili nella vita. Insisteva nel ripetermi: 'Bisogna imparare a far di tutto: tu potrai diventare anche regina, ma non si sa mai cosa riserva l'avvenire'". La donna non sapeva quanto le sue parole fossero vicine al destino che era stato scritto per Rachele. LA PRIMA FRASE: “MI CONOSCETE ANCORA? SONO BENITO”, MI ARRIVAVA ALLE ORECCHIE GIÀ ROSSE PER L’EMOZIONE, COME UN MARTELLAMENTO “Incontrai due occhi di fuoco” Lui parte, ma le dice che al suo ritorno la sposerà. Manterrà la promessa. Nasce così una storia d’amore che valicherà la vita e anche la morte iamo nell'autunno del 1908, a Predappio: "Ero appena uscita dalla messa in compagnia della piccola figlia del mio ultimo padrone Chiedini - scriverà Rachele Guidi - Come si usava fare allora, e si usa ancora, c'eravamo soffermate sul sagrato di San Michele a chiacchierare e a prendere un po' di sole. Mi sentii chiamare; mi voltai di scatto e incontrai due occhi di fuoco. Per un momento non vidi altro ed ebbi il cuore in gola. Era Benito Mussolini, che mi apparve molto cambiato dai tempi in cui aiutava sua madre nella scuola di Dovia: portava una barbetta nera che non mi impedì di riconoscerlo subito. “Notai che il suo vestito era alquanto logoro in più punti. Aveva S le tasche piene di giornali e dei libri in mano. La prima frase: 'Mi conoscete ancora? Sono Benito', mi arrivava alle orecchie già rosse per l'emozione, come un martellamento. La seconda: 'Ma come vi siete fatta grande; siete già una signorina', pronunciata mentre con sorridente curiosità mi squadrava da capo a piedi, completò il mio smarrimento. “Mi trovavo nell'impossibilità di pronunciare parola, ma egli mi tolse dall'imbarazzo continuando in tono molto incoraggiante: 'Mentre ero lontano ho pensato molte volte a quella bambina che faceva tante monellerie nella scuola di Predappio. Perché non siete venuta a trovarci?' Risposi concitata: 'Sarei venuta volentieri, ma il servizio me lo impedisce e se il signor Chiedini lo venisse a sapere certamente mi sgriderebbe'. Egli scosse il capo e, con gli occhi pieni di comprensione, disse: 'Questi signori! Questi signori! Non danno mai un po' di pace a chi lavora per loro. Io so cosa vuol dire lavorare, perché anch'io, da un paese all'altro, ho lavorato mattina e sera per poche lire. Questo è il destino della povera gente'. Un cenno di saluto e se ne andò. Tornata a casa dall'incontro con Benito, raccontai tutto alla signora Virginia, la mia buona padrona, pregandola di consentirmi di andare dai Mussolini a trovare mia madre, e dopo pranzo corsi in fretta fuori barriera Mazzini, felice di rivedere la mamma. Rimasi con lei e coi Mussolini a discorrere lietamente per qualche ora e appresi con piacere che gli affari della trattoria andavano bene anche perché Alessandro vi vendeva il vino di una vigna di sua proprietà. Rievocammo nomi e fatti di Predappio; io parlai della mia infanzia travagliata e dei dolori passati, ma questi non mi sembravano ora così duri, alla presenza di tante persone care che mi incoraggiavano sorridendo. Le ore liete sono sempre brevissime; si fece tardi e Benito volle accompagnarmi a casa. Camminammo vicini l'uno all'altra per un buon tratto di strada, senza dire parola. “All'improvviso mi disse bruscamente: 'Perché volete restare a lavorare con quei Chiedini? Venite invece da noi, vicino a vostra madre'. Non risposi. 'Io, fra otto giorni, parto da Forlì', aggiunse. 'Non posso rimanere in questa città, dove non ho modo di lavorare come intendo io. Non voglio continuare nell'insegnamento; non ci sono portato. Ho qualcosa di più bello e di più grande in testa'. “Mi confidò che era stato invitato da cesare Battisti a lavorare nel suo giornale, 'Il Popolo', e mi fece leggere una lettera che gli era pervenuta da Trento. Poi la ripose accuratamente in tasca e mi ripeté l'invito: 'Venite a stare con la mia famiglia: sono sicuro che vi troverete meglio'. Mi limitai a rispondere: 'Ci penserò'. Arrivammo in piazza del duomo e mi invitò a prendere un caffè, ma io rifiutai. A quei tempi, almeno in Romagna, la reputazione di una ragazza era compromessa solo che si facesse vedere in giro in compagnia di un giovanotto. Benito capì e ci lasciammo con un semplice saluto. Passai una notte insonne. Ero così felice, mi sentivo così giovane! Pensavo che finalmente potevo lasciare una casa estranea e ritrovare il calore di un affetto familiare. La vita mi appariva improvvisamente facile e buona., il signor Chiedini, quando seppe della mia visita, mi rimproverò e con ciò mi diede la possibilità di congedarmi dalla sua casa trasferendomi subito presso la trattoria dei Mussolini. Pochi giorni dopo, come mi aveva preannunciato, Benito fissò la partenza. “Per la sera della vigilia organizzammo una riunione, e dopo una modesta cena ballammo fino a tarda ora. Benito era allegrissimo e suonò anche il violino alternandosi con un amico. Notai che suonava bene e ciò mi colpì. Verso la fine della serata mi trasse in disparte, e fissandomi con i suoi occhi accesi mi sorprese dicendomi: 'Domani parto, ma al mio ritorno diventerete mia moglie. Dovete aspettarmi'. Fu come un fulmine. Riuscii a sorridere perché lo credevo uno scherzo, e scherzando risposi: 'E se non tornaste?'. Finì serio: 'Vedrete che tornerò'". Il giorno dopo partì. Era il 6 febbraio 1909. [email protected] 6 Giovedì 6 agosto 2015 ESTERI IL ROTTAME RITROVATO ALLA REUNION APPARTIENE ALL’AEREO MALESE Volo MH 370: un’ala nel mistero più fitto Da chiarire come il frammento abbia potuto “navigare” per migliaia di chilometri CHIESTO IL RICONOSCIMENTO ALL’ONU La Russia apre la corsa all’Artico a corsa all’oro del terzo millennio? Quella dell’Artico. Che è stata ufficialmente aperta dalla Russia, dopo la richiesta all’Onu per il riconoscimento del possesso di ben 1,2 milioni di chilometri quadrati. La richiesta avanzata dal Cremlino non è del tutto nuova. Già nel 2002 Mosca avanzò una proposta analoga alle Nazioni Unite, che la rigettarono per mancanza di prove evidenti tali da suffragarne le pretese. Ma stavolta il Ministero ha dichiarato di possedere “un gran numero di dati scientifici, frutto di anni di ricerca” tali da giustificare la mossa russa, confidando che l’Onu inizi a valutare la richiesta a partire dal prossimo autunno. Nello specifico, secondo il Cremlino, la dorsale Lomonosov – che va dalla costa canadese alla Siberia, passando vicino al polo Nord – si congiunge alla Russia creando una continuità territoriale. L’Artico è al centro di diverse rivendicazioni avanzate dalle varie potenze dell’area, dalla Danimarca alla Norvegia passando anche per Stati Uniti e Canada. Senza dimenticare giganti geograficamente lontani come la Cina – impegnata in un crescendo di relazioni bilaterali con l’Islanda per aprirsi una porta verso l’area – ed il Giappone. A stuzzicare gli appetiti dei soggetti in questione sono state le nuove scoperte che hanno certificato la presenza nell’Artico di una gran quantità di petrolio e soprattutto di gas, senza dimenticare la possibilità di sfruttare la zona per aprire rotte commerciali in grado di collegare Oceano Pacifico ed Atlantico. Mosca, da par suo, negli ultimi tempi ha contribuito a portare avanti una sorta di“militarizzazione” della zona, con la costruzione di almeno una decina di nuove basi e l’idea di fare dell’area il luogo dell’addestramento delle forze speciali del Cremlino, oltre che la sede del comando strategico congiunto della Flotta del Nord russa, allertata negli ultimi tempi dal Presidente Vladimir Putin in risposta alle esercitazioni militare compiute dalla Nato nella zona. Nel 2007, inoltre, la Russia aveva simbolicamente piazzato una propria bandiera nei fondali marini artici, chiusa all’interno di una scatola metallica collocata sui fondali tramite l’utilizzo di mini sottomarini. Tatiana Ovidi L he si sia risolto il giallo, non è possibile dirlo. Anzi, l’ufficialità della provenienza di quel pezzo d’ala contribuisce per ora a infittire il mistero. Per ora, da ieri, una cosa è certa: il rottame di aereo trovato sull'isola di La Reunion appartiene al velivolo della Malaysia Airlines, scomparso l'8 marzo 2014 lungo la rotta fra Kuala Lumpur e Pechino. La conferma è arrivata dal primo ministro malese Najib Razak. "Oggi, a 515 giorni dalla scomparsa dell'aereo, è con il cuore molto pesante che devo C dirvi che un team internazionale di esperti ha definitivamente confermato che i rottami trovati sull'isola Reunion sono quelli dell'MH370", ha detto Razak ai giornalisti. Il frammento faceva parte dell'ala e nei giorni scorsi era già stato identificato come appartenente a un Boeing 777, lo stesso modello di aereo usato per il volo MH370. A bordo del volo decollato dalla capitale malese e poi sparito misteriosamente dai radar c'erano 239 persone. La domanda ora è: com’è possibile che i resti si ritrovino a una di- stanza di circa cinquemila chilometri in linea d’aria, peraltro a una distanza di tempo di un anno e mezzo? La scomparsa dai radar avvenne in una zona al largo del Vietnam, quindi l’ala dovrebbe aver galleggiato attraverso bracci di mare, passando dall’oceano Pacifico all’Indiano, per andarsi infine ad arenare sull’isoletta francese al largo del Madagascar, quindi dirimpetto all’Africa. Un “viaggio” decisamente lungo, troppo, il che sta dando sempre più forza alle voci circa un possibile dirottamento aereo, anche senza un intervento diretto a bordo (ma con strumentazioni di pilotaggio a distanza) avvenuto in quel buio giorno del marzo dell’anno scorso. Supposizioni, certo: ma per ora il disastro del MH370 resta il più misterioso tra quelli avvenuti negli ultimi anni. Anche perché, fatto più unico che raro, alcuni dei telefoni cellulari in possesso dei passeggeri continuarono a squillare per alcuni giorni dopo la scomparsa del volo. Ad indagare, ora, sarà anche la magistratura francese. Robert Vignola Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio 7 Giovedì 6 agosto 2015 ESTERI CINA: COMUNISMO CONTRO CRISTIANESIMO “Ogni croce abbattuta, ne mettiamo una nuova” La polizia non riesce ad arginare la protesta non autorizzata e silenziosa dei fedeli e della Chiesa locale di Cristina Di Giorgi IL PARLAMENTO APPROVA LA PROPOSTA DEL GOVERNO a guerra del comunismo contro la religione, quella cristiana in particolare, è uno scontro che da sempre ha visto in prima linea i fedeli dei Paesi in cui l’ideologia sanguinaria e totalitaria la fa da padrone. Come la Cina, che ancora oggi cerca di combattere, a suon di leggi e azioni di polizia, una credenza spirituale che considera come un cancro da estirpare ad ogni costo. Accade dunque, nel 2015, che il Governo di Pechino ordini di ritirare le croci. E accade ancora che, in risposta a tale provvedimento, i cristiani cinesi ne collochino ancora di più. Al punto che le forze dell’ordine locali sembra stiano facendo una gran fatica per rimuovere tutti i simboli di fede “non autorizzati”. Una delle più grani comunità cristiane cinesi è quella di Wenzhou, città costiera della Cina orientale con 3 milioni di abitanti. Di cui 300mila sono cattolici e un milione sono protestanti. In tutta la provincia, dalla fine del 2013 – quando è iniziata quella che gli attivisti cristiani locali chiamano “la campagna del male” - sono state ritirate oltre 1200 croci. Con un aumento delle rimozioni nelle ultime settimane. Di fronte a tali atti di repressione, monsignor Vincent Zhu Weifang, vescovo di 89 anni, il 24 luglio è andato, insieme a un gruppo di sacerdoti, a protestare personalmente davanti alla sede del Governo lo- L Anche il Cile cede all’aborto Primo “sì” ad un disegno di legge che consente l’interruzione della gravidanza in alcune circostanze l Cile ha compiuto un passo importante nella strada che porta all’alleggerimento dei divieti in tema di aborto. La Commissione salute del congresso ha infatti approvato in via preliminare (con otto voti a favore e cinque contrari) il disegno di legge proposto dal presidente Michelle Bachelet per consentire l’interruzione della gravidanza in determinate circostanze. In particolare la depenalizzazione sarà prevista in caso di rischio per la salute della madre, di malformazioni del feto o di gravidanza in seguito a violenza sessuale. “Questa non è una misura che intende promuovere l’aborto. Quello che stiamo facendo – ha dichiarato in proposito Gabriel Silver, deputato del partito democratico cristiano – è trasformare in una scelta delle donne quella che fino I cale, chiedendo di interrompere la campagna di rimozione delle coci. L’azione di quest’anziano prelato, che cammina con l’aiuto di un bastone ha ispirato molti cattolici locali. E li ha indotti a resistere e a continuare la protesta. Che, secondo diversi testimoni, non è stata repressa con la violenza. Monsignor Zhu, che ha indotto per la prima volta la Chiesa cattolica cinese a portare la sua causa in strada, ha anche diffuso una lettera aperta in cui invita i cattolici a difendere i propri diritti e la propria dignità di fronte alla repressione. Un appello accolto in particolare dai cattolici della regione di Zhejang, le cui parrocchie hanno invitato i fedeli a pregare e digiunare come forma di protesta in difesa del proprio diritto di celebrare la fede. “Ogni volta che abbattono una croce – dice un leader cristiano locale al The Guardian – ne collochiamo di nuove. Faremo fiorire croci in tutta la Cina”. Ed anche i predicatori protestanti stanno incentivando le proprie congregazioni in questa direzione, invitandoli ad “opporsi pacificamente alle rimozioni e a collocare croci di lego nelle proprie case e sulle proprie macchine”. Una questione che sta acquistando rilievo anche internazionale – fa notare la redazione di Aleteia.org che riporta la notizia - tenuto conto anche del fatto che il Presidente statunitense a settembre si recherà in Cina. Dove tra l’altro nel 2016 ci saranno anche le elezioni presidenziali. Sono in molti a premere affinché Obama sollevi la questione ad oggi è stata una scelta dello Stato”. Per diventare legge ed entrare effettivamente in vigore il provvedimento dovrà comunque passare al vaglio di Camera e Senato, dove sarà sottoposto al voto: per passare è sufficiente una maggioranza semplice. Che però non sembra così scontata: i numeri della coalizione di governo (di centro sinistra) non sono infatti così netti, soprattutto al Senato. L’argomento del provvedimento inoltre, sembra suscitare parecchie discussioni: si parla infatti di possibili sostanziali modifiche delle clausole in base alle quali sarà possibile interrompere la gravidanza. Senza contare che l’opinione pubblica cilena, data la notevole diffusione del cattolicesimo nel Paese, potrebbe non accogliere con favore una legge CdG come questa. presso Xi Jinping. Marco Rubio, candidato repubblicano alla Presidenza Usa, ha affermato che “la libertà religiosa in Cina è senza dubbio sotto attacco”. E che la repressione “ha avuto la conseguenza non intenzionale di dare a molti fedeli una maggiore vivacità, come si evidenzia dalla crescita esplosiva del cristianesimo” locale. AZIENDA CON FORTE PARTECIPAZIONE ITALIANA AL CENTRO DELLA BUFERA NELLA REGIONE DEL NDIAE In Senegal si lotta contro i biocarburanti La gente del luogo alle televisioni locali: “Lotteremo finché non se ne andranno dal nostro territorio” and grabbing. Ovvero, letteralmente, “accaparramento della terra”. E’ questa l’accusa che un gruppo di coltivatori e allevatori di Ndiael (regione a nord del Senegal) ha mosso ad una compagnia con forte partecipazione italiana - specializzata nella produzione di biocarburante. Che, a loro dire, ha provocato distruzione dei pascoli, morte di diversi capi di bestiame e incidenti di vario genere. Il portavoce del comitato locale, Ardo Sow, parlando pochi giorni fa ai microfoni dei media senegalesi ha usato parole molto dure: “Questa lotta noi la continueremo. E dopo che saremo morti, la faranno i nostri nipoti, fino al giorno in cui abbandoneranno il nostro territorio”. Si tratta di un’area di 20 mila ettari “di quella che era una riserva protetta a livello internazionale e che nel 2012 – scrive Luciana De Michele su ‘Nigrizia’ – il governo senegalese ha declassato e poi concesso per la produzione di biocarburante alla Senhuile-Senethanol, un’impresa a capitale misto, per la maggior parte costituita dall’italiana Tampieri Financial Group, e per il resto da capitali senegalesi L e stranieri”. E quando l’impresa ha diffuso in televisione immagini promozionali (in cui, stando a quanto riportato dai media, si mostra la distribuzione di sacchi di fieno per il bestiame) i locali sono passati all’attacco. Chiedendo “perché non mostrano la paglia di fianco che sta bruciando? Quanto pascolo hanno distrutto? Prima di tutto – ha detto Ardo Sow – dovrebbero rispondere a tutte le denunce” presentate contro l’azienda, “come quella di aumento fittizio del capitale. E dovrebbero anche dirci quali sono le loro relazioni con la mafia italiana. Credo che dovrebbero rispondere a tutto questo invece di mettersi davanti alla tv a mentire ai senegalesi”. Sospette collusioni con Cosa nostra dunque. E sembra non essere finita qui, perché la Senthanol-Senhuile sarebbe anche al centro di inchieste e indagini per frode, riciclaggio e altri reati finanziari, come riportato da diverse fonti giornalistiche INDIA: ALMENO 24 MORTI IN UN TERRIBILE INCIDENTE Le piogge monsoniche fanno deragliare due treni ono almeno ventiquattro i morti del gravissimo incidente ferroviario avvenuto in India, nella regione del Madhya Pradesh (nel centro del Paese). I treni passeggeri, che viaggiavano in direzione opposta, stavano attraversando un ponte parzialmente allagato dalle piogge monsoniche: sono deragliati quasi contemporaneamente e anche diversi automezzi che transitavano nella zona sono caduti nel fiume. Secondo fonti locali ci sono anche almeno 25 feriti e 300 persone sono invece state soccorse e tratte in salvo. Uno dei passeggeri ha detto che subito dopo l’incidente l’acqua ha invaso le carrozze. E un altro ha raccontato: “All’improvviso S (anche internazionali). I rappresentanti dei circa 9mila abitanti dei 37 villaggi inclusi nel perimetro del territorio della Senhuile dunque non ci stanno. E hanno ribadito la loro denuncia quanto all’impatto negativo dell’attività dell’impresa sul loro territorio: “Il campo era una riserva protetta ma con autorizzazione al pascolo - ha detto Magguette Diaw - e il bestiame invece ora non sa più dove andare a brucare. Quelle aree sono state circondate da filo spinato che uccide il be- stiame. Per questo chiediamo al Capo del governo del Senegal di venire qui e fare una commissione d’inchiesta”. A perdere la vita non sono stati però soltanto capi di bestiame. In un articolo comparso on line a fine giugno, intitolato “Un quarto bambino muore nel canale di Senhuile”, viene riportata la testimonianza di un uomo che denuncia la morte di un cugino sedicenne annegato nel canale, in cui si era fermato per fare un bagno. “Non c’erano barriere né altre misure di si- curezza” dice Aboubakry Ba. E aggiunge che la famiglia sporgerà regolare denuncia. Un caso aperto e difficile dunque. Che verrà combattuto non solo a livello legale e mediatico. ho sentito come una scossa e poi tutti urlavano. Sono riuscito ad uscire da solo dalla carrozza distrutta e ho visto i corpi di tre donne che galleggiavano”. I soccorritori hanno lavorato tutta la notte per cercare di liberare le persone rimaste intrappolate, alcune in carrozze sommerse. Il portavoce delle ferrovie ha dichiarato alla Bbc che “questo sfortunato incidente è dovuto alle inondazioni sui binari, che hanno ceduto provocano il deragliamento”. Il ministro dei Trasporti ha fatto le condoglianze ai parenti delle vittime e ha espresso grande preoccupazione. Il suo predecessore ha poi commentato: “Disastro evitabile, se le rotaie fossero CdG state tenute meglio”. Ma anche e forse soprattutto, concretamente. Come stanno facendo le comunità locali. “Noi – ha detto Ardo Sow – diciamo ‘no’. E continueremo a farlo. CdG Costi quel che costi”. 8 Giovedì 6 agosto 2015 DA ROMA E DAL LAZIO SALE A SETTE IL BILANCIO DELLE VIOLENZE SESSUALI NEGLI ULTIMI CINQUE MESI Stuprata per 48 ore, romeni in manette La vittima è una turista polacca, trascinata in una baracca della pineta di Castelfusano di Giuseppe Sarra algono a sette gli stupri accertati in cinque mesi. Un bilancio per niente rassicurante per la Città Eterna. Il che la dice lunga sulla sicurezza della Capitale. L’ultimo è stato consumato ad Ostia, la cui vittima è stata costretta a subire le violenze di due romeni, entrambi arrestati, per 48 ore. Nel mirino degli aguzzini è finita una turista polacca, di 24 anni. L’allarme è scattato la sera dello scorso 1 agosto, quando la ragazza, con evidenti segni di violenza su tutto il corpo, ha chiesto aiuto entrando in un ristorante situato a ridosso della pineta di Castelfusano, vicino ad Ostia. Sono stati immediatamente allertati i soccorsi e, da lì a qualche minuto, sono giunti i carabinieri, che hanno acquisito la descrizione dei due malviventi e hanno dato inizio ad una vera e propria caccia all’uomo con massicci controlli all’interno della pineta, riuscendo ad indivi- S duare la baracca dove era avvenuta la violenza. La vittima, da qualche anno in Italia e senza una fissa dimora nella Capitale, ha raccontato che la mattina del 31 luglio si era diretta alla stazione della metropolitana “Lido Centro” in attesa di un autobus per recarsi all’Eur. Un giorno maledetto, che ricorderà per il resto dei suoi giorni. Alla fermata, la giovane ha incontrato i romeni e, vendendola in difficoltà, le si sono avvicinati e si sono offerti di aiutarla per accompagnarla all’Eur. Con delle scuse, però, i malviventi l’hanno indotta a seguirli e, fatte poche centinaia di metri in direzione di Castelfusano, l’hanno aggredita trascinandola in una baracca della pineta di Ostia. Qui la donna, secondo quanto ricostruito, è stata violentata e picchiata, venendo costretta a rimanere segregata dai romeni per ben due giorni, e solo approfittando di un momento di distrazione dei suoi aguzzini è riuscita a scappare e a chiedere aiuto. Dopo una sofisticata indagine, i mi- litari dell’Arma sono riusciti a identificare i due uomini, già noti alle forze dell’ordine e senza fissa dimora. Il primo è stato arrestato mentre si stava nascondendo nella pineta. Il secondo, invece, è stato bloccato nei pressi di una fermata del- l’autobus della stazione metro “Lido Centro”. I due romeni, di 34 e 35 anni, sono stati assicurati alla giustizia martedì scorso e dovranno scrollarsi di dosso le accuse di violenza sessuale sequestro di persona. La turista polacca porterà per sempre i segni delle violenze subite. Gli occhi e gli sguardi dei suoi aguzzini, la loro voce, le loro mani. Un’altra anima segnata dalla violenza, come quella della 16enne stuprata - sono in corso ancora le indagini - un mese fa sul pratone di piazzale Clodio, dove si trova la città giudiziaria. Il 26 maggio scorso, invece, un romano è stato arrestato per aver abusato sessualmente di una 45enne e 18enne, ospiti di una casa di cura della Capitale. Sei giorni prima, un mendicante polacco era finito in arresto per aver violentato più volte una donna, che ogni tanto gli donava qualche spicciolo. Fino alla tassista 43enne, stuprata nella zona appartata della “Piana del Sole” l’8 maggio alle 7 del mattino. Preceduta dalla 21enne rapita e costretta a un rapporto sessuale dall’ex nel campo rom di Castel Romano, avvenuto lo scorso aprile. Episodi che vanno ad aggiungersi ai tanti altri stupri non denunciati per paura di ritorsioni. UNA GIOVANE NOMADE, RIPORTA IL MESSAGGERO, È STATA SORPRESA A DEFECARE IN PIENO CENTRO Latrina a due passi dal Quirinale Il problema è che sembra non meravigliarsi più nessuno dei tantissimi episodi di degrado on c’è pace per la Città Eterna. Degrado, degrado e ancora degrado. La Capitale è diventata una latrina, dal centro alla periferia. Un gabinetto a cielo aperto ad ogni ora del giorno e della notte. Ieri, era quasi mezzogiorno: una giovane nomade, come riporta Il Messaggero, è stata pizzicata mentre defeca a due passi dal Quirinale, in via del Traforo, nel tratto scoperto che va dalla galleria a via Nazionale, in bella vista anche dei visitatori che salgono la rampa di scale dell’accesso laterale del Palazzo delle Esposizioni. Uno “spettacolo” andato in scena sotto gli occhi increduli dei turisti che in questi N giorni affollano Roma. Un’orribile abitudine che continua con il passare dei giorni, nonostante lo sgomento generale. La memoria è tornata indietro al mese scorso, quando un uomo espletava i propri bisogni nei pressi della stazione Termini, sempre più degradata e non nuova ad episodi del genere. Qualche giorno prima, infatti, alcune immagini finite sul web avevano immortalato un altro uomo che defecava all’ingresso dello scalo principale romano. La situazione è notevolmente peggiorata da quando è stato rimosso il presidio quotidiano della polizia o dei carabinieri all’ingresso (Foto da ilmessaggero.it) della stazione sul lato di piazza dei Cinquecento, a causa, sembrerebbe, del trasferimento momentaneo di decine e decine di agenti e militari a Milano per aumentare il livello di sicurezza dell’Expo. Fino ai bisogni consumati nei primi giorni di giugno in piazza dell’Esquilino e in piazza della Repubblica, quando una donna (forse una clochard) e un parcheggiatore furono sorpresi a fare i propri bisogni al cielo aperto tra i turisti e i passanti. Ma l’album del degrado è ricco anche dei tantissimi scatti sul sesso a cielo aperto in ogni angolo della città, dalle aree verdi alle zone della movida. Come avvenuto ad inizio dell’estate su un marciapiede di Trastevere. In quell’occasione, un uomo e una donna erano stati pizzicati a consumare l’atto sessuale sull’asfalto di Largo Ascianghi, nel mezzo di un vecchio divano abbandonato, bottiglie vuote e auto parcheggiate. Immagini finite sulle prime pagine della stampa internazionale, che continuano a fare il giro del mondo. Il problema è che non sembra meravigliarsi più nessuno. A pochi mesi dal Giubileo straordinario. IL GIORNALE D’ITALIA INFORMA Stage, tirocini e borse di studio Un click e scopri un mondo di opportunità Agenzia Europea per l'Ambiente: tirocinio in sviluppo informatico presso l'Università di Nizza, per laureati in scienze o ingegneria informatica, con ottimo Java, conoscenza base del francese, età massima 26 anni. Il tirocinio durerà 12 mesi e sarà rimborsato con 1.084 euro mensili. Servizio Civile Nazionale: 985 volontari che saranno impegnati in progetti di servizio civile sul territorio italiano. L'esperienza durerà un anno con un rimborso di 433,80 euro mensili. I candidati debbono avere un'età tra i 18 e i 28 anni ed essere cittadini dell'Ue. Il termine ultimo per candidarsi è stato prorogato al 20/8/2015. Ulteriori info nel bando all'indirizzo www.serviziocivile.gov.it/media/586927/Bando-straordinario-2015_Firmato.pdf Elis Corporate Schoool: stage nel settore ICT per laureati in discipline scientifiche, con laurea triennale o magistrale, di età non superiore a 29 anni, disponibili al trasferimento e preferibilmente con esperienza pregressa nel settore. Scadenza dei termini il 4/9/2015. Maggiori informazioni le trovate al link http://ict-academy.elis.org/job-training-talent-camp Cogeme SpA: 4 premi di laurea su sviluppo e sostenibilità ambientale rivolto a laureati e laureandi di qualsiasi facoltà italiana, purchè specialisti (escluse quindi le lauree triennali). Ogni premio sarà di 1.500 euro lordi. Domande non oltre il 22/8/2015. Il bando è disponibile qui: http://wall.rettorato.unito.it/w3/concorsiweb/doc_bandi/premi/2015/2015_fondazionecogeme-sipuòfaredipiù.pdf San Pellegrino: 3 premi di laurea per tesi sull'acqua e la sostenibilità ambientale, rivolto ai laureati magistrali o specialistici tutte le facoltà. I premi consistono in 1.500 euro per ciascuna tesi e lo svolgimento di 3 stage all'interno dell'azienda. Potete scaricare il bando all'indirizzo www.sanpellegrino-corporate.it/it/news/bando-3-premio-sanpellegrino-campus/316. Invio della candidature entro il 31/12/2015 Roma Tre: 75 borse di studio a matricole di Ingegneria che abbiano ottenuto almeno 95/100 all'esame di maturità e che abbiano superato le prove di accesso. Ogni borsa ha un importo di 600 euro. Le domande debbono essere inviate entro l'11/9/2015, come indicato sul sito della Facoltà al link http://www.ingegneria.uniroma3.it/?p=16320 Ue: 100 stage a Bruxelles per giovani universitari dei paesi della Comunità Europea, con conoscenza della lingua inglese o francese. Lo stage dura 5 mesi e viene rimborsato con 900 euro mensili circa. I termini per la presentazione delle domande scadono il 31/8/2015. Per tutte le info, cliccate sul sito ufficiale al link http://www.consilium.europa.eu/en/generalsecretariat/jobs/traineeships/how-to-apply/ 9 Giovedì 6 agosto 2015 DAL LAZIO L A N C I AT O R I D I S A S S I , I R A S C I B I L I TA’ E V I O L E N Z A F R A A U T O M O B I L I S T I IL VALORE NEGATIVO AGGIUNTO ALL’INCIDENTALITA’ SULLE STRADE a strada è sempre più teatro di violenze fisiche anche gravi a volte fatali. Nell’ambito della prevenzione dell’incidentalità il comportamento a rischio costituisce un fattore da tenere in costante monitoraggio. Il Centro Regionale di Monitoraggio della Sicurezza Stradale del Lazio - L CEREMSS si prefigge, con la raccolta dei dati relativi ai diversi fattori che incidono sulla sicurezza delle strade del proprio territorio, lo studio, l'elaborazione e l'analisi degli stessi per l'individuazione di best practice e la programmazione di lavori sulle infrastrutture, oltre che il coordinamento e la gestione organizzativa per favorire un’azione divulgativa per la sensibilizzazione e diffusione di conoscenze in materia di Sicurezza Stradale attraverso il coinvolgimento di Istituzioni, Associazioni, scuole, studenti, docenti e famiglie sui temi dell’Educazione alla Sicurezza Stradale e alla mobilità sostenibile. In tal senso, tra gli obiettivi da raggiungere c’è quello di individuare la strategia giusta per una nuova educazione stradale che faccia da deterrente ai comportamenti a rischio e riesca a costruire una nuova cultura “etica” del cittadino che viaggia. Diverse le iniziative promosse in tal senso: ricordiamo, tra queste, la recente campagna denominata “InSegnalEtica”, un percorso di for- mazione dei giovani allo scopo di sensibilizzare al tema della Sicurezza Stradale attraverso il coinvolgimento diretto e l’implementazione di conoscenze e di strumenti per prevenire e contrastare il fenomeno dell’incidentalità, realizzato attraverso diverse iniziative svolte nell’ambito delle attività del CEREMSS. Attraverso InSegnalEtica”, ASTRAL con l'Assessorato Infrastrutture e Trasporti della Regione Lazio, ha coinvolto i giovani della rete dell'Associazione Hairam ONLUS che si occupa di integrazione delle disabilità mediante l’arte-terapia, nell’ideazione del logo della Campagna di sensibilizzazione sulla Sicurezza Stradale, con l’elaborazione grafica del tema: “Disegna...la Sicurezza: la tua percezione della Sicurezza Stradale”. I ragazzi disabili hanno interpretato con diversi elaborati grafici le loro emozioni e conoscenze sul tema e tra questi è stato selezionato il logo della campagna. Ogni iniziativa nasce nell'assoluta consapevolezza che la battaglia per la Sicurezza Stradale non può essere vinta senza agire su tutti gli ambiti di rischio che causano la Sicurezza Stradale: l’uomo, l’infrastruttura e il veicolo. Tra i diversi disagi che attualmente si registrano, un problema contemporaneo di disagio giovanile e anche di una fascia di adulti, che ha delle gravi ricadute sulla sicurezza stradale è il lancio dei sassi dai cavalcavia. E’ un fenomeno che non è circoscrivibile in precise aree geografiche o limitato a specifici periodi dell’anno. I dati rilavati dall’Osservatorio il Centauro dell’ASAPS ha registrato nel 2014 90 episodi di lancio sassi sui veicoli, nei quali sono rimaste ferite 23 persone. Tra questi 18 episodi sono stati osservati sulla rete autostradale e 72 sulla rete ordinaria. Tra gli autori dei gesti scellerati sono state fermate 52 persone di cui 13 arrestate, mentre risultano 62 minorenni coinvolti e spesso soltanto identificati perché non imputabili. L’Osservatorio ha reso pubblici i dati di rilevamento dei primi sei mesi del 2015 e sono stati già registrati 45 episodi a cui vanno aggiunti quelli del mese di luglio nel quale i tiratori assassini, dalle cronache sembrano essersi dati molto da fare. Il numero prevalente degli episodi risulta essere sempre sulla rete stradale, in cui sono stati registrat 35 episodi, mentre sulla rete autostradale sono soltanto 7. Una parte degli autori degli episodi avvenuti nel primo semestre sono stati arrestati, tra questi 3 maggiorenni e 15 minorenni, mentre cinque persone sono state fermate. La mappa geografica della vicenda del primo semestre indica che la maggior parte dei lanci di sassi sono avvenuti al Sud con 19 episodi, non di molto si discosta il nord con 16, mentre al Centro il reato si è limitato a 10 episodi. Il “tiro al bersaglio” dei lanciatori di sassi è un fenomeno che in estate si intensifica e che costituisce un rischio per le vite umane e un dato variabile da monitorare per la stessa incidentalità. Un altro fenomeno in aumento è quello della “furia automobilistica”, le aggressioni fra gli automobilisti nel primo semestre del 2015 indicano un serio aumento del fenomeno: sono già avvenuti 87 episodi con 3 morti e 111 feriti di cui 18 molto gravi, mentre in tutto il 2014 ci sono stati 174 episodi con 6 morti e 208 feriti per assurde liti sulle strade. Degli 87 episodi già avvenuti fra gli automobilisti per motivi di viabilità, 10 sono avvenuti di notte e 77 di giorno. In 18 casi di queste aggressioni sulla strada sono state utilizzate armi proprie e in 13 armi improprie. E’ un fenomeno molto sfaccettato che coinvolge italiani e stranieri, infatti soltanto in 9 casi l’aggressore era straniero e in 5 casi l’aggressore era ubriaco. La violenza è imputabile allo stress nella guida? Alla fatica quotidiana? E’ un dato rilevante che richiede l’attenzione giusta per un’analisi che sia volta alla prevenzione di un fenomeno sociale che è in ascesa e si aggiunge alle altre categorie di pericolosità nei comportamenti alla guida. Confrontando i dati del 2014 si può notare che le aggressione in tutto l’anno sono state 174, di cui 23 avvenute di notte e 151 di giorno. Durante le liti sono risultate 6 vittime mortali e 208 feriti di cui 53 molto gravi. La statistica delle armi segnala valori diversi dal primo semestre del 2015 con 33 episodi avvenuti con armi proprie e 43 con armi improprie. Soltanto nel 14,4% in 25 casi l’aggressore era straniero, mentre nel 7,5% in 13 casi uno degli aggressori era ubriaco. Nel 2014 il Lazio si pone a pari merito insieme alla Lombardia con 23 aggressioni, a queste regioni seguono la Campania con 19 e l’Emilia Romagna con 17, il Veneto con 13, la Puglia e la Toscana con 11, la Liguria con 10, la Sicilia con 9. Una sola aggressione sulle strade è stata invece rilevata in Valle d’Aosta, nella Basilicata e in Calabria. I motivi che scatenano le aggressioni sono spesso un sorpasso pericoloso, una partenza da gara ad un semaforo, un passaggio con il rosso e più banalmente e frequentemente la disputa per un parcheggio. Dal punto di vista sociale è interessante notare che gli aggressori sono tutti uomini e di tutte le età, anziani compresi. Lo spettacolo di aggressività che offre la strada è desolante e la prevenzione dovrà puntare a breve soprattutto su questo punto debole del comportamento a rischio. Un consiglio preventivo è quello di non accettare mai la sfida poiché non si può mai prevedere chi sia l’altro conducente, le persone aggressive talvolta sono anche sono l’effetto di alcol e stupefacenti oppure di farmaci che incidono sulla reazione psichica. Inoltre il rischio maggiore è quello di impattare contro una persona armata. Anche la rissa fra automobilisti inferociti l’uno con l’altro per presunte sgarberie o prepotenze può arrivare all’omicidio stradale. La violenza stradale è un fenomeno esteso nel mondo che in parte abbiamo assimilato con la globalizzazione. Negli Stati Uniti la American Automobile Association, l’Aci americano, insieme alla National Highway Traffic Safety Administration, l’agenzia del Dipartimento dei Trasporti che si occupa della sicurezza sulle strade stanno seguendo sin dagli anni ‘90 lo sviluppo di questo fenomeno. I dati forniti non sono ancora definitivi ma si calcola che ci sia stato un aumento di omicidi da “road rage”, aggressività stradale, di oltre il 7% all’anno. L’aumento del fenomeno si pensa sia direttamente legato al dilagare dei video-telefonini e delle armi. Questioni di precedenza risolte a suon di cazzotti, camionisti che rompono specchietti, altri che rispondono a un gestaccio scardinando una portiera, sono gesti di un lingua internazionale, quella dell’inciviltà che attraversa i confini. Anche sulle strade russe sono teatro di violenze tra gli automobilisti, sempre più abituati a risolvere normali controversie con metodi da Far West. Nel traffico metropolitano moscovita, ma anche sui raccordi più congestionati fuori dalla capitale, il russo medio al volante non conosce limiti. A differenza della tendenza italiana qui i protagonisti non sono solo uomini, ma anche le donne si danno da fare per farsi rispettare a suon di ceffoni o di tacchi dodici utilizzati per sfregiare la carrozzeria. L’educazione stradale dovrebbe puntare anche a scardinare dei concetti che sono alla base di certi comportamenti, ad esempio la certezza che l’auto sia uno “status symbol”, quello per eccellenza e non solo un semplice mezzo di locomozione, quindi un prolungamento del proprio ego e del proprio conto in banca. La violenza stradale agisce anche con atti di teppismo sugli apparati della sicurezza stradale, bruciare autovelox, sparare alle macchinette, devastare i box o farli esplodere sono segnali da monitorare e considerare predittivi di altre forme di violenza. Altra sfumatura della violenza stradale è il grande tema dei furti e delle rapine, che costituisce il gap trasportistico e della circolazione dei cittadini. Se ne parla ancora poco, come se l’argomento fosse tabù e il fenomeno è difficilmente monitorabile, ma è un fenomeno concreto e preoccupante. I furti e le rapine ai veicoli industriali costituiscono la parte preponderante di quella tematica del trasporto etichettata sotto il nome di security. Le ricerche internazionali al riguardo indicano un peggioramento della situazione italiana. Una panoramica più completa arriva da un soggetto estero e non istituzionale: l’organizzazione internazionale Freight Watch International, che ha pubblicato il rapporto 2014/2015 sui furti e rapine ai danni dell’autotrasporto in Europa. Nella ricerca, condotta sulla base di informazioni raccolte da fonti locali, nonostante le informazioni ufficiali siano carenti un po’ dappertutto, sono indicati i “punti neri” dove avviene la maggior parte degli episodi. L’Italia figura tra i primi quattro Paesi colpiti, con Francia, Germania e Russia. La particolarità italiana è che il tasso di assalti violenti agli automezzi, rispetto al totale di episodi di reato, è il più alto d’Europa. Tra i punti più a rischio, le aree urbane di Milano, Bari e Napoli. Non va sottovalutata, in queste attività delittuose, la grande presenza della criminalità organizzata, che può giovarsi delle proprie “collaudate” reti di ricettazione. Su questo tema della criminalità su strada non andrebbero fatte differenze tra le autostrade e la restante viabilità sotto il profilo della tutela fornita dagli apparati pubblici rispetto ad atti criminali. Non è una questione di traffico, confort, livelli di servizio, tempi di percorrenza, standard tecnici o caratteristiche infrastrutturali ma di prevenzione della criminalità. 10 Giovedì 6 agosto 2015 DALL’ITALIA L’ENNESIMA TRAGEDIA NEL MAR MEDITERRANEO NON FERMA IL TRAFFICO DI ESSERI UMANI Barcone si ribalta, almeno venticinque le vittime Gli immigrati si sarebbero spostati tutti nella direzione dei mezzi di soccorso, provocando così il capovolgimento del peschereccio enticinque cadaveri recuperati e 400 persone messe in salvo. È il bilancio, provvisorio, dell’ultima tragedia che si è consumata nel Mar Maditerraneo, al largo della Libia. Il barcone con a bordo circa 600 immigrati si è capovolto a 22 miglia nautiche a nord da Zuwarah, quando le navi di soccorso si sono avvicinate, secondo quanto riferito da un portavoce della guardia costiera italiana. L’allarme era arrivato alla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma nella tarda mattinata di ieri da Catania, che a sua volta aveva ricevuto una segnalazione con una chiamata satellitare nella quale si sosteneva che un motopeschereccio in ferro, con a bordo diverse centinaia di persone, era in difficoltà. Nella zona sono state immediatamente dirottate dalla Guardia Costiera la Dignity One, una nave di Medici senza frontiere, e la Le Niamh, una nave della Marina militare irlandese. Quest'ultima è stata la prima ad arrivare e, a circa un miglio di distanza dal peschereccio, ha calato due rescue boat per andare a soccorrere gli immigrati. A quel punto dalla nave irlandese hanno visto il barcone capovolgersi: l’ipotesi più probabile è che gli extracomunitari si siano spostati tutti nella direzione delle barche di soccorso, provocando così il ribaltamento. A seguito dell'incidente, con centinaia di persone finite in mare, sono giunte per prestare V soccorso altre navi, tra cui il Phoenix, una nave da soccorso del Moas, (Migrant Offshore Aid Station), la nave Fiorillo della Guardia Costiera e il mercantile Barnon Argos. Inoltre in zona anche alcune unità della Marina Militare. Già recuperati 25 cadaveri, ma si teme che i morti possano essere molti di più. Al momento sarebbero state salvate circa 400 persone. L’ennesima tragedia che non ferma il traffico di esseri umani. Continuano infatti i cosiddetti “viaggi della speranza” che traghettano giornalmente centinaia di immigrati dalle coste dell’Africa all’Europa. Tratte che vedono organizzazioni criminali guadagnare migliaia di euro, come documentato da diverse indagini che hanno portato all’arresto di numerosi scafisti, peccato che loro siano solo la punta dell’iceberg. Gli ultimi a finire in manette, a Crotone, ieri sono stati quattro egiziani, mentre un ragazzo minorenne è stato denunciato dagli agenti della squadra mobile e dai militari della Guardia di finanza per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Si tratta di Karim Sabri, di 25 anni; Mhammad Joumaa (34), Foumaa Mhammad Ahmad (27) e Aberhman Hassan (20). I quattro arrestati sono ritenuti gli scafisti del peschereccio individuato al largo della costa di Siracusa con a bordo 398 immigrati di varie nazionalità, tratti in salvo dalla nave “Norvegian Opv Siem Pilot” e giunti martedì nel porto di Crotone. Secondo quanto emerso dalle indagini gli stranieri, dopo il pagamento di una somma compresa tra i 1.800 ed i 4.000 euro, sono stati imbarcati in una località prossima ad Alessandria d'Egitto e trasbordati con piccole imbarcazioni sulla nave poi intercettata. Gli scafisti sono stati individuati proprio grazie alla testimonianza dei sedicenti profughi. Dopo le formalità di rito gli arrestati sono stati tradotti presso la casa circondariale di Crotone per rimanervi a disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica Alessandro Riello che coordina le indagini. Barbara Fruch RIVIERA DEL BRENTA Frana killer in Cadore: tre i morti Deceduti un turista della Repubblica Ceca, una ragazza 14enne e un altro uomo, entrambi stranieri opo la tromba d’aria sulla Riviere del Brenta, costata la vita a una persona, il Veneto è di nuovo alle prese con eventi atmosferici disastrosi. Sono tre le vittime della frana caduta su San Vito di Cadore (Belluno). Oltre a un turista della Repubblica Ceca, travolto D da una bomba d’acqua mentre era in auto con la moglie salvata dai soccorritori, hanno perso la vita anche una ragazzina di 14 anni e un uomo di 40, sembra entrambi stranieri. La frana, innescata dall’esondazione del torrente, venuta giù dalle pendici del monte Antelao, ha travolto 3 auto parcheggiate davanti una piccola baita a pochi chilometri da San Vito. Due erano vuote, sulla terza si trovava una coppia di giovani coniugi di nazionalità ceca: lei è stata tratta in salvo dal soccorso alpino di San Vito di Cadore (è ricoverata in prognosi riservata per le conseguenze dell’ipotermia), lui, Zdenek Balvin, 54 anni da compiere, è stato ritrovato poco prima delle otto di ieri mattina a poche decine di metri dall’auto, sul greto del torrente Ru Secco. Poi c’è stato anche il ritrovamento di altri due corpi, tra cui quello di una ragazzina di circa 14 anni che non sarebbe - come conferma il vicesindaco di san Vito Andrea Fiori - una residente. Tutte e tre le vittime infatti, secondo le prime ricostruzioni, potrebbero essere straniere. Uno della repubblica ceca e due probabilmente tedeschi di Monaco di Baviera. La frana, ha invaso la statale Alemagna, isolando così anche Cortina d'Ampezzo, e ha raggiunto un'abitazione, dove non c'era nessuno, innescando allagamenti e colate di fango che hanno interessate altre case ed esercizi commerciali. Travolto anche un piccolo ponte lungo la pista ciclabile di San Vito. Un'altra frana è scesa a valle nella zona di Borca di Cadore, a Cancia, dove nel luglio del 2009 un fenomeno analogo causò la morte di due persone, madre e figlio, sepolte nella loro baita da fango e sassi, ed una terza si è scaricata invece nei pressi di Auronzo, ricoprendo la strada regionale 48 delle Dolomiti. Qui il fenomeno è stato provocato dalla tracimazione del torrente Giralba. Come sulla statale Alemagna, anche in questo caso la circolazione è bloccata. Il presidente del Veneto Luca Zaia firmerà oggi lo stato di emergenza. Lo ha annunciato lui stesso, che ieri sera si trovava a San Vito, ricordando, tuttavia, PORTOGRUARO PARMA Crisi, si uccide un imprenditore agricolo A ncora suicidi a causa della crisi economica. Un imprenditore agricolo 52enne si è impiccato sede della sua azienda “Le uova oggi” di Serrai di Giussago, a Portogruaro. La tragedia è avvenuta martedì verso le 12.30. A dare l’allarme era stato il cugino. Sul posto sono stati chiamati pompieri e sanitari del 118, ma per l'uomo, residente a Teglio Veneto dov'è situata la sede principale della ditta, non c'è stato nulla da fare. Negli ultimi tempi, il 52enne aveva più volte lanciato delle avvisaglie circa le sue preoccupazioni economiche ad amici e conoscenti. Secondo quanto reso noto a marzo scorso inoltre la vittima aveva anche subito un furto piuttosto ingente di at- che, in assenza di risorse, “lo stato di emergenza rischia di non servire a nulla”. “Il vero tema - ha infatti rilevato - è avere le risorse perché, come accaduto per la Riviera del Brenta con 100 milioni di danni e due solo due da parte del governo, o come a Refrontolo, in cui non abbiamo avuto nulla, l'emergenza rischia di essere inutile”. La soluzione sarebbe infatti un’altra. “Sono catastrofi sempre più ravvicinate, è il segno dei tempi, dei cambiamenti climatici e ovviamente noi dobbiamo intervenire. Un piano straordinario per le opere a tutela del dissesto è il minimo che si possa fare – ha detto ancora Luca Zaia – Il piano lo abbiamo già presentato nel 2010 e vale tre miliardi di euro. Al governo chiederemo interventi straordinari, visto e considerato che il futuro non è asfalto ma è opera a tutela del dissesto”. In Cadore sono arrivati anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. Intanto la Procura della Repubblica di Belluno ha aperto un fascicolo d’inchiesta, al momento contro ignoti. B.F. trezzature e computer per alcune migliaia di euro. Durante la razzia per di più il 52enne e la moglie sarebbero stati avvicinati da un intruso che li avrebbe minacciati. Di certo si tratta dell’ennesimo imprenditore morto in una terra, quella del Veneto, che continua a pagare a caro prezzo una crisi senza precedenti. Sedicenne stuprata: tre ragazzi in manette anno picchiato e violentato una 16enne in provincia di Parma. Sono tre i ragazzi, di 17, 19 e 23 anni, che sono stati arrestati. La violenza era avvenuta a giugno. La giovane si stava recando alla cena di classe quando è stata avvicinata da un amico che le ha rubato per gioco la borsetta. Per averla indietro la 16enne è entrata in un appartamento e qui ha trovato i tre H ragazzi che l’hanno gettata su un letto, vilentandola a turno. La ragazza, una volta fuggita, ha raccontato quanto successo a un'amica, che subito ha avvisato i genitori della ragazza e i carabinieri. Avviate le indagini, i militari sono risaliti all'identità dei tre. Il 23enne ed il 19enne, di origini straniere e pregiudicati per reati contro il patrimonio, sono finiti in carcere. Il 17enne è stato in- vece affidato a una comunità per minori. Viste le modalità con cui i hanno agito, gli inquirenti non escludono che siano stati protagonisti anche di altre violenze. I militari stanno valutando la posizione dell’amico che ha attirato nella trappola la ragazza: il giovanissimo non avrebbe partecipato alla violenza e sarebbe stato minacciato dagli altri tre se non avesse collaborato. 11 Giovedì 6 agosto 2015 DALL’ITALIA L’INCHIESTA “DIRTY” SOCCER DELLA PROCURA DI CATANZARO SI ARRICCHISCE DELL’ENNESIMO COLPO DI SCENA Calcioscommesse, altro terremoto Nel mirino giocatori, dirigenti e perfino un procuratore Fifa sospettati di aver alterato i risultati di altre cinque partite del campionato di Lega Pro - La “palla” ora passa a Palazzi di Marcello Calvo inchiesta su quel calcio sporco, malato di scommesse illegali, continua. Con il mondo del football italiano che torna a tremare. Non finisce mai l’indagine della procura di Catanzaro, che ha fatto notificare nuovi avvisi di garanzia. C’è anche il procuratore e agente Fifa tra i nuovi indagati dell’inchiesta “Dirty Soccer”. E’ accusato insieme ad altre nove persone di aver alterato cinque partite dello scorso campionato di Lega Pro, gironi “B” e “C”. Nel dettaglio: Tuttocuoio-Gubbio, Santarcangelo-Ascoli, Gubbio-Santarcangelo, L’Aquila-Grosseto e Juve Stabia-Vigor Lamezia. Nei guai pure Ercole Di Nicola, già direttore sportivo dell’Aquila. E ancora: Raffaele Pietanza, uomo di fiducia di Massimiliano Carluccio, già indagato nelle precedenti tranche dell’operazione. Fino ad arrivare a Vito Falconieri e Michele Di Nardo, ex calciatori del Santarcangelo. Pas- L’ sando per Maurizio Ulizio, all’epoca dei fatti dirigente del Monza e attuale dg della Pro Patria, Tanja Djordjevic, persona di fiducia del presunto fi- nanziatore delle combine Uros Milosavljevic. A rischiare grosso anche Massimiliano Solidoro, ex collaboratore del Savona. Secondo gli inquirenti, in occasione della gara contro il Gubbio del 29 marzo 2015 Di Nicola, con l’intermediazione di Eugenio Ascari - un procuratore già indagato – e forte della disponibilità economica di Edmond Nerjaku (imprenditore albanese sotto inchiesta), si sarebbe prodigato per alterare il risultato dell’incontro “con il sostegno di Bagnoli”. Indicato dall’accusa pure come dirigente del Tuttocuoio anche se la società toscana nelle scorse settimane aveva escluso svolgesse “alcun ruolo dirigenziale né di altra natura”. L’alterazione degli incontri, sostengono i pm, aveva come fine l’illecito guadagno conseguente alle scommesse sul risultato delle stesse. Ai nuovi indagati è contestata la frode in competizioni sportive aggravata dall’essere oggetto di concorsi pronostici. Con gli avvisi di garanzia di ieri si conclude definitivamente l’inchiesta condotta dalla Procura di Catanzaro. La “palla” passa ora al procuratore federale Stefano Palazzi chiamato, attraverso le sue decisioni, a riscrivere la geografia dei campionati “minori” che verranno. ORRORE A MILANO UN GIALLO SENZA FINE Neonato morto in bagno e la famiglia a tavola Pino Daniele, gli avvocati: “Intervenendo poteva salvarsi?” Quando i sanitari sono intervenuti, il bimbo era a testa in giù nel water. E mamma, papà e fratelli a cena. Inutili i soccorsi I legali vogliono conoscere le probabilità del cantautore di rimanere in vita con una visita medica qualche giorno prima del decesso a chiamato il 118 dicendo che sua sorella stava partorendo in casa e non si sentiva bene. Ma quando i sanitari sono arrivati sul posto hanno trovato una scena terrificante: il neonato era privo di sensi e in arresto cardiaco, a testa in giù nella tazza del water. Mentre i familiari stravano comodamente cenando in soggiorno. “Il bambino è in bagno”, avrebbe detto la madre del piccolo al personale del 118. I soccorritori hanno subito estratto il corpo dalla tazza e in tutti i modi hanno tentato di rianimarlo. A lungo gli hanno praticato il massaggio cardiaco, gli hanno fatto un’iniezione di adre- H nalina al cuore e lo hanno incubato, tutto su una sala di rianimazione improvvisata: il piano della lavatrice, l’unico piano libero della casa. Poi il trasferimento in ambulanza all’ospedale Fatebenefratelli dove però il piccolo è morto poco dopo. Il fatto è accaduto il 28 luglio in un appartamento della zona Corvetto, alla periferia di Milano. L’allarme, per l’appunto, era arrivato dalla sorella della donna, che al telefono si è limitata a dire che “la madre non sta bene”, senza riferimenti alle condizioni del neonato. Quando i sanitari sono entrati in casa, l’intera famiglia era seduta a tavola. La donna che aveva appena partorito è una romena di 43 anni, madre di tre figli. E romeno è anche il suo compagno. Ora la Procura ha aperto un fascicolo al momento senza indagati né ipotesi di reato. Il pubblico ministero di turno, Antonio D’Alessio ha chiesto l’autopsia sul corpo del piccolo. La donna che aveva appena partorito ha dichiarato agli inquirenti che il piccolo è nato vivo al settimo mese di gravidanza. Si dovrà capire se realmente sia stato partorito nel water e sia morto per annegamento, o se invece sia morto in altro modo e qualcuno abbia poi tentato di disfarsi di quello che riteneva essere ormai B.F. un cadavere. ino Daniele avrebbe potuto salvarsi? O per lo meno, le probabilità sarebbero state maggiori intervenendo due o tre giorni prima del decesso sottoponendosi ad una visita medica? Sono questi i quesiti al centro dell’istanza che a settembre sarà presentata al pm dagli avvocati Marco Mastracci e Pasqualino Silvestre, insieme ad un’integrazione di perizia del medico legale di parte Luisa Regimenti, per conto della moglie del cantautore Fabiola Sciabarrasi. I medici legali incaricati dalla procura di Roma di fare luce sul decesso del cantautore napoletano, avvenuto il 4 gennaio scorso, ave- P vano stabilito che l’artista “è morto per decadimento della funzione cardiaca” e avevano accertato inoltre che quella notte in cui ebbe una crisi di cuore, se si fosse fatto curare nell’ospedale più vicino e non in quello dove si sentiva più protetto (S.Eugenio di Roma), “sicuramente avrebbe avuto più probabilità di salvarsi”, ma non è sicuro che avrebbe comunque superato il grave episodio cardiaco. “Leggendo la perizia - dichiara all’Ansa l’avvocato Mastracci - si può parlare di perdita di chance di sopravvivenza legata alle ultime ore di vita, ma, considerato che nei tre giorni che precedono il decesso ci sono state 18 telefonate documentate di Pino Daniele e della compagna Amanda Bonini con il cardiologo Achille Gaspardone, vogliamo capire perché non c’è stato un intervento tempestivo e si è aspettato che la situazione, già compromessa, precipitasse. Non cerchiamo un colpevole – conclude il legale – ma la verità”. Quando il cantante, malato cronico di cuore, si sentì male la sera del 4 gennaio rifiutò, benché sollecitato dai familiari, che avevano chiamato l’ambulanza, e dallo stesso cardiologo di fiducia Achille Gaspardone, di recarsi ad Orbetello o a Grosseto. La sua decisione fu quella di recarsi a Roma, nelB.F. l’ospedale Sant’Eugenio. PUNTO E A CAPO Cocoricò? È da chiudere la cultura dello sballo roviamo a immaginare che una sequela di dieci anni di morti per metamfetamine, per droghe, arresti per spaccio fosse avvenuta nei paraggi di un’abitazione di un persona qualunque: già il soggetto marcirebbe in qualche galera nostrana, o peggio, estera. Così non è . Infatti il Cocoricò, la discoteca di Riccione dove è morto un ragazzo sabato scorso dopo l’assunzione di anfetamine, è stata aperta proprio per i dieci anni sopra elencati. Il questore dopo l’ultimo decesso l’ha finalmente chiusa. Con P gran dispiacere dei cosiddetti liberali, liberisti, che hanno iniziato subito a fare distinzioni tra il luogo (la discoteca) e il malcapitato teen ager morto . Obiezioni tipo “che c’entra la discoteca, il poveretto poteva assumere droga letale anche di fronte a un baracchino che vende bibite ecc”, sono le classiche affermazioni di chi si rifiuta di conoscere i contesti del mondo giovanili e i cosiddetti “stili di vita” di generazioni ormai completamente in mano alla mafia delle varie ectasy. Infatti il vero problema è la pseudo- cultura dello sballo, che sfruttando, anche strumentalmente, una scia postsessantottina, contorna i giovanissimi di musica per questo fine, di fashion, di gerghi lessicali, di luoghi d’incontro e, soprattutto, di cinismo. Infatti per l’industria che che gestisce questi luoghi di oblio forzato, di parodia del divertimento, di sesso frustrante e frustrato, tutto ciò è necessario per fare profitti senza guardare a nessun bene comune, a nessuna etica del divertimento. Musica prodotta solo per questo viene sparata a decibel da inquinamento uditivo su una massa, parafrasando Battiato, di idioti che si muovono. Gesti e ritmi comandati da una Matrix internazionale supercapitalistica che in questo modo codifica comportamenti, gesti, suoni, tutti finalizzati all’acquisto e al consumo, dove tra le merci vi è la droga, non più quella spinellare e “romantica” dei tempi pannelliani, ma robaccia strutturata in modo chimico. In tutto e per tutto prodotto dell’età della tecnica che non ama i volti, le individualità, le eccellenze. Vuole formare mediocri ben più che la scuola pubblica o le famiglie. Perché sono loro che servono al potere globalizzato che non vuole contestazione , ma solo “scemi che si muovono”. Patriots to arm… Biagio Cacciola 12 Giovedì 6 agosto 2015 MUSICA A SETTANT’ANNI DALLA MORTE, L'ARTISTA LIVORNESE È VOLUTAMENTE DIMENTICATO Il “fascista” Pietro Mascagni e l’ostracismo della cultura ufficiale Del Nero: “Alla bellezza di tante sue musiche si preferiscono il silenzio e l’indifferenza” di Cristina Di Giorgi n grande compositore Pietro Mascagni. La cui figura, a settant’anni dalla morte (è scomparso infatti il 2 agosto 1945), è stata praticamente dimenticata dalla cultura ufficiale. Perché? La risposta, secondo l’autore di un articolo a lui dedicato apparso su Totalità.it, è da ricercarsi molto probabilmente nel suo essere stato politicamente scorretto. “E’ una consolazione poter dire che ho vissuto sempre da galantuomo”, diceva il Maestro in un’intervista del 1942. E forse è per questo che, già nell’ultimo periodo della sua vita, tormentato dalla malattia, è stato isolato dall’Italia ufficiale del tempo (tutt’altro che piena di galantuomini), ancora in preda agli ultimi fuochi del Secondo conflitto mondiale. Un isolamento destinato a peggiorare dopo la sua morte: “i funerali si svolsero nel più totale anonimato. C’era la gente, il pubblico che lo aveva amato. Ma la cultura ufficiale taceva. Non solo: il governo – si legge nell’articolo - non ritenne neppure di dover inviare un suo rappresentante per onorare un artista che aveva tenuto alto nel mondo il nome dell’Italia”. Fu insomma ricordato all’estero con ammirazione e commozione. Ma non in Italia. Trascuratezza, pochezza culturale, superficialità. Tradottisi in un ostracismo che è andato avanti per anni, giungendo fino ai nostri giorni. Le sue opere – la più celebre delle quali è senz’altro la Cavalleria Rusticana – sono state sempre meno rappresentate. Mascagni doveva insomma essere dimenticato. “Doveva pagare la sua adesione al fascismo. Poco importa poi – spiega Domenico Del Nero - che il U maestro abbia scritto quasi tutte le sue opere prima dell’avvento al potere di Mussolini. Senza contare l’assurdità bella e buona di giudicare un artista esclusivamente per le sue idee politiche”. E se ovviamente non sono queste le motivazioni addotte per giustificare le pochissime rappresentazioni di opere mascagnane sui palchi dei teatri italiani, è più che plausibile pensare che l’intellighentia culturale nostrana (che si dimostra in questa come in varie altre occasioni del genere assai poco “intelligente”) non voglia praticamente avere niente a che fare con qualcuno anche solo sospettato di legami con il vituperato Regime. AL TEATRO DELL’OPERA DI FIRENZE VA IN SCENA LA “TRAGEDIA GIAPPONESE” La Madama Butterfly, tra suggestioni orientali e pene d’amore Anche se il qualcuno in questione è stato uno dei più grandi protagonisti della vita musicale di fine Ottocento – inizi del Novecento. Anche se critici e colleghi stranieri ne hanno apprezzato lo stile, che “riproponeva la tradizione melodica italiana rinnovata ed aggiornata”. E se è vero che l’enorme successo della “Cavalleria rusticana” (che alcuni hanno addirittura impietosamente attribuito quasi esclusivamente più alla fonte letteraria – il dramma di Verga – che alla musica di Mascagni) non è stato mai eguagliato dagli altri lavori del musicista livornese, è comunque estremamente ingiusto liquidare in blocco come fallimenti tutte le 15 opere da lui successivamente composte. Tra esse, solo per citarne alcune, meriterebbero maggior spazio e rilievo per esempio “il tardoromantico Guglielmo Ratcliff (1895), l’esotica Iris, primo esempio di opera “giapponese” di un musicista italiano, le giocose Maschere(1901), l’interessantissimo esperimento medievaleggiante di Isabeau (1911), Parisina (1913), dramma su testo espressamente scritto da D’Annunzio. Sono lavori di grande interesse, fascino e bellezza, e per alcuni di essi si può usare senza remore il termine capolavoro, anche a costo di avere qualche ‘musicologo’ o qualche critico sulla coscienza” scrive ancora Domenico Del Nero. E la dimostrazione della bontà di tali affermazioni è che le poche volte che tali creazioni sono state riproposte, hanno riscosso un ottimo successo di pubblico. Che sembra però non essere sufficiente a garantire a Mascagni l’omaggio e i giusti riconoscimenti. Anche da parte della sua città natale. Quella Livorno che a settant’anni dalla morte gli ha dedicato appena un incontro concerto. Un po’ poco per il grande italiano che fu Pietro Mascagni. Che dovrebbe essere giustamente e doverosamente giudicato solo per la musica e non per ragioni di carattere ideologico. “Ma anche questo anniversario, purtroppo, sembra essere una occasione mancata. Alla bellezza di tante sue musiche – conclude amaramente Del Nero - si preferiscono il silenzio e l’indifferenza dell’ignavia e dell’ignoranza più nera. Questa è l’Italia di oggi, che pretende, tra l’altro, di essere infinitamente migliore di quella di ieri. Ma dove sono oggi i Mascagni, i Puccini, i Marconi, i Pirandello che, sebbene “fascisti” possano renderla grande?”. NOVITÀ MUSICALI “Di qui non si passa” Gli Hobbit e il loro ultimo cd, che appena uscito è già un successo Dopo la prima del 18 luglio, repliche fino all’8 settembre a Madama Butterfly, notissima opera musicata da Giacomo Puccini sul libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, è rappresentata in questo periodo sul prestigioso palco del Teatro dell’Opera di Firenze. La storia vede la gheisha Cio Cio San innamorarsi perdutamente dell’ufficiale americano Pinkerton, che prima la sposa e poi la abbandona. La donna, dopo la certezza del tradimento, si toglie la vita compiendo il suicidio rituale giapponese. Una tragedia in tre atti, che il regista Fabio Ceresa ha impostato in modo sobrio e minimalista. Essenziali anche le scene di Tiziano Santi, che non rinuncia – scrive in una dettagliata recensione Domenico Del Nero – a sottolineare il carattere ‘orientale’ della vicenda: pareti lignee che si aprono e si chiudono delimitando gli spazi ed una passerella “proiettata verso l’infinito”, su cui si compie il dramma finale del suicidio. Una cornice semplice e non troppo artificiosa dunque, che non mette in ombra la storia narrata e consente allo spettatore di apprezzarla in tutta la sua pienezza. Per quanto riguarda il cast degli interpreti, la protagonista femminile Amarilli Nizza ha dimostrato, commenta Del Nero, una voce raffinata e solida ma anche una no- Se cambia la musica, cambieranno anche le istituzioni”. Questa frase di Platone, che campeggia sulla prima pagina del libretto di “Di qui non si passa”, basta già da sola a descrivere lo spirito di un lavoro che dimostra, ammesso che ce ne fosse bisogno, che gli Hobbit sono diventati grandi. Grandi in termini di tempo trascorso sui palchi di tutta Italia e non solo (hanno da poco celebrato i primi vent’anni di carriera) e grandi anche per quanto riguarda la capacità di tradurre in canzoni l’essenza di un istinto rivoluzionario che ha radici nella tradizione, nella storia e nei valori della comunità politica a cui fanno riferimento. Storia e tradizione dicevamo. Che nella prima traccia, che dà il titolo al disco, emergono con forza dirompente, accompagnate da un sottofondo di note che sottolinea mirabilmente i versi del testo. Da cantare quasi gridando per rivendicare l’orgoglio che dà il ricordare gli Alpini, i soldati in marcia sul Pasubio, Teseo Tesei, i martiri di “ L tevole presenza scenica. Giuseppe Gipali (Pinkerton) non sembra invece “aver reso con la dovuta compattezza e credibilità la vocalità fremente e appassionata del pur fatuo personaggio”. Ottima, poi, “la prestazione del coro, soprattutto nel celebre ‘coro a bocca chiusa’ di un’intensità ed un’efficacia veramente notevoli”. A proposito infine della direzione, la lettura di Giampaolo Bisanti è stata “di grande fascino e tensione ed ha dato il meglio di sé nella seconda parte dello spettacolo: pieno risalto alla tavolozza orchestrale con la sua coloratura esotica ma anche forza drammatica” ed espressiva. CdG El Alamein, gli Arditi di Trieste. Orgoglio da trasmettere anche nella volontà di combattere contro chi sta “uccidendo la nostra Nazione, tra banche, usura e corruzione”. Magari al ritmo de “L’alba verrà”, il secondo bellissimo brano di “Di qui non si passa”. Al quale segue, in stile musicale ritmato ed allegro, “Vieni con noi”: un programma settimanale che fa capire quanto la genuinità e la vita vera siano lontane da chi si annulla nella droga. I due pezzi successivi sono perle di poesia che andrebbero ascoltate in silenzio, assaporandone ogni parola ed ogni nota. “Ancora qui” e “Italia” più che canzoni sono atti d’amore. Il primo nei confronti di tutti i ragazzi che hanno sacrificato la loro vita nel nome delle Idee in cui credevano e il secondo verso la Patria italiana, la cui storia gloriosa è ripercorsa nel testo di un brano che sembra un quadro. “Uomo seriale” è invece una critica spietata e realistica alla schiavitù delle mode e dei social network, che annulla identità e coscienze. Seguono le scanzonate e divertenti “Scala a colori” (una canzone d’amore sui generis) e “A.T.A”, ovvero Alto Tasso Alcolico, dedicata a serate e nottate decisamente sopra le righe. Completano la track list “Ardite schiere”, “European brotherhood” e “Per la nazione”: tre pezzi che, musicalmente curati, esprimono anch’essi voglia di combattere al fianco di chi, qualunque sia la sua trincea, è unito dagli stessi valori. CdG