ANNO II NUMERO 1 LUCERA MARZO 2010 Giovanni BACHELET “I l Signore disse a Gedeone: «La gente che è con te è troppo numerosa, perché io metta Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi dinanzi a me e dire: La mia mano mi ha salvato. Ora annunzia davanti a tutto il popolo: Chiunque ha paura e trema, torni indietro»" (Giudici, 7, 1-3). Con mia madre e mia sorella scegliemmo questi versetti, molto cari a papà, per accompagnare la sua foto. Gedeone, seguendo le istruzioni del Signore, rimanda a casa trentaduemila uomini e ne tiene con sé solo trecento. Con loro, armati di brocche, trombe e fiaccole accese - e grande coraggio, fondato sulla parola del Signore - irrompe di notte nel campo dei madianiti, che, presi dal panico, fuggono in disordine. Ci voleva coraggio e fede per accettare a trentatré anni, da Giovanni XXIII, e a trentotto, da Paolo VI, la vicepresidenza e poi la presidenza dell'Azione cattolica, col formidabile mandato di attuare in Italia il concilio. Per far entrare la Bibbia e la nuova liturgia in ogni famiglia e in ogni parrocchia. Per trasformare l'Azione cattolica in un laboratorio della Chiesa di domani, un'inedita combinazione di democrazia interna (con capi eletti dai soci e non rinnovabili per più di due mandati) e serena fedeltà ai Pastori (titolari anche nel nuovo statuto di un ruolo decisivo nelle scelte importanti). Per concentrarsi sul Vangelo e sulla formazione cristiana, restituendo l'impegno politico - e lo sport, e altre cose buone per le quali l'Azione cattolica aveva fino a quel momento svolto una preziosa opera di supplenza - all'autonoma responsabilità dei laici. Per voltare pagina rispetto a quelli che Mario Rossi aveva definito "i giorni dell'onnipotenza", al prezzo di una dolorosa cura dimagrante numerica e finanziaria. Ci volevano il coraggio e la fiducia che nel Signore aveva avuto Gedeone. Ad "avere attenzione alla realtà dell'uomo di oggi senza chiudersi nell'alterigia del fariseo (...) ed essere non fazione tra fazioni, non organizzazione di potere, ma sale e luce del mondo", come diceva nel 1966 ai presidenti diocesani, lo aiutava la piena intesa col Papa e con l'assistente nazionale, monsignor Franco Costa, ispiratori di un'intera generazione di preti e laici innamorati della libertà e della democrazia e, dopo la guerra e la Resistenza, della Repubblica, della Costituente e della Costituzione. [...] Don Abbondio sosteneva che il coraggio, uno, non se lo può dare. Il cardinale Borromeo lo sgridava chiedendo: "Non pensate che (...) c'è Chi ve lo darà infallibilmente, quando glielo chiediate? Credete voi che tutti que' milioni di martiri avessero naturalmente coraggio?" (I promessi sposi, xxv). La voce del PASTORE LA GIUSTIZIA COME SFIDA + Domenico CORNACCHIA I l 21 Febbraio u.s. siamo stati destinatari di tre importanti consegne: 1^. Papa Benedetto XVI nel Messaggio quaresimale 2010 tratta del tema della Giustizia e, ci ricorda che “La Giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo” (Rm 3, 21-22). Anticamente fu coniata la bella espressione unicuique suum (a ciascuno il suo). Il Papa precisa: ciò di cui l’uomo ha bisogno non può essergli garantito per legge. Ad esempio, l’amore può essere dato solo “gratuitamente”. Bisogna andare oltre la giustizia! Gesù ci dirà: se la vostra giustizia non supererà quella degli Scribi e Farisei…, cosa fate di straordinario? (Mt 5,20). Abbiamo frainteso presto il senso della giustizia, per cui: giustiziare è condannare e, avere la coscienza a posto è solo dare o restituire il giusto dovuto! L’ ebraico sedaqah (giustizia) vuol dire equità. Tale concetto ci impone di adottare una misura nuova nelle relazioni col prossimo, specie coi poveri. Esercitare la giustizia deve significare, per noi, eccedere in amore, in carità, in misericordia. Aiutare il povero è fare un prestito a Dio (Prov 19,17). Dobbiamo esercitarci nel coniugare la giustizia con l’amore e la carità. 2^. I Vescovi Italiani, hanno emanato, a seguito del Convegno di Napoli del 2009, il Documento sul Meridione di Italia: Per un Paese solidale, Chiesa Italiana e Mezzogiorno. L’idea madre che troviamo in questo importante Messaggio è che dobbiamo farci carico della responsabilità di essere soggetto del nostro sviluppo. 3^. Poi, in tutte le Diocesi pugliesi è stato annunciato che dal 28 aprile - 1° Maggio 2011 a San Giovanni Rotondo si terrà il 3° Convegno Pastorale Regionale, sul tema: I Laici e la società pugliese. Il tempo liturgico che stiamo vivendo, deve favorire una riflessione personale e comunitaria su queste tre tematiche o appuntamenti. L’approfondimento della traccia dei nostri Vescovi sarà la migliore preparazione alla celebrazione del Convegno Ecclesiale del 2011 a S. Giovanni Rotondo. Facciamo la nostra parte, affinché la Città degli uomini, divenga un riflesso della Città di Dio. PAG 2 Un tesoro in vasi di creta 60° compleanno del Vescovo AUGURI! Eccellenza nel giorno del Suo 60° compleanno, mi è gradito a nome dell’intera comunità diocesana rivolgerLe i migliori auguri di benessere e serenità, insieme ad un sincero sostegno per il Suo ministero episcopale nella nostra Chiesa locale. In questa fausta ricorrenza, desidero esprimerLe la riconoscenza per l’affetto da Lei sempre manifestato nei confronti della nostra Chiesa locale e per la giovanile e gioviale dinamicità che La caratterizza. Da parte nostra, memori della sua Lettera pastorale “lieti nella comunione” cercheremo di seguire l’invito che l’Apostolo San Pietro rivolgeva alle prime comunità cristiane: "Ciascuno secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio" (cf 1 Pt, 4,10). Con questi sentimenti noi intendiamo collaborare con Vostra Eccellenza, per la diffusione del Regno di Dio nelle nostre comunità. La prego di accogliere gli auspici più fervidi per la prosecuzione della Sua missione episcopale. Auguri di cuore, avvalorati dalla preghiera. segue a pagina 2 Ciro FANELLI PAG 3 L’Opera Nuova a Lucera PAG 4 La Sacra Sindone: il mistero pagina 2 marzo 2010 anno II n. 1 FORMAZIONEeCULTURA CHE DITE DEI PRETI? Convegno diocesano a Lucera UN TESORO IN VASI DI CRETA L a nostra Diocesi di Lucera-Troia il 2 e 3 marzo ha avuto la grazia di vivere un Convegno Diocesano per animatori e catechisti vocazionali, organizzato dal Centro Diocesano Vocazioni e Comunità Vocazionale. Il tema “Tesoro posto in vasi di creta. Il sacerdozio a servizio di tutte le vocazioni” ha ritmato tale esperienza dandoci la possibilità di riflettere su quello che il Sacerdozio è: dono prezioso e speciale nella Chiesa che il Padrone della Messe affida con generosità in fragili e piccoli vasi di argilla. Il primo giorno del convegno è stato di carattere formativo, grazie alla relazione di Mons. Luigi Mansi, Padre Spirituale nel Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Molfetta, che ci ha parlato dell’Animazione Vocazionale nella vita del Sacerdote. Ha subito evidenziato la parola vita, il senso e la gratitudine che ciascuno deve avere per essa. Infatti, egli ha affermato, che vivere vuol dire far vivere, provocare vita, mettere alla luce, generare la vita… In più occasioni, e anche durante il convegno, il nostro Vescovo Domenico ha esortato i sacerdoti a non “fare” i preti ma ad “essere” preti. Il “da fare” del prete però può assumere le caratteristiche di alcuni verbi che rimandano all’essere: seminare, pregare, testimoniare e chiamare. La Pastorale Vocazionale, pastorale che attraversa e anima tutta la pastorale ordinaria, è dunque questione di passione per la vita e per la propria vocazione. Il secondo giorno, di carattere narrativo, utilizzando la vivace dinamica del talk show in un coinvolgimento tra Vescovo, relatori e partecipanti al convegno abbiamo messo in luce i diversi “Colori del Sacerdozio”. Gli ospiti: Mons. Alberto D’Urso, Segretario della consulta nazionale fondazioni antiusura di Bari, e don Raffaele Sarno, cappellano del carcere di Trani, ci hanno regalato la loro esperienza come preti chiamati in prima linea a testimoniare la loro vocazione portando la Bella Notizia in quei luoghi dove predominano le brutte e cattive notizie, accogliendo e perdonando sull’esempio di Gesù che nonostante tutto ama infinitamente le sue creature. Il convegno si è concluso con un momento di preghiera in cui il nostro Vescovo ha affidato a tutti i sacerdoti presenti un mandato con l’augurio, come il Curato D’Ars, di assumere sul proprio volto i tratti del volto di Gesù. Francesca PALAMA’ L’ ”universo” sacerdote segue da pagina 1 Mio padre trovava coraggio e forza nel Signore, come Gedeone, come Bonhoeffer da lui citato all'ultima assemblea del 1973: "Io credo che Dio, in ogni situazione difficile, ci concederà tanta forza di resistenza quanta ne avremo bisogno. Egli però non la concede in anticipo, affinché ci abbandoniamo interamente in lui e non in noi stessi. Ogni paura per il futuro dovrebbe essere superata con questa fede". Questa fede a noi figli è apparsa, fin da piccoli, nella preghiera dei genitori, papà e mamma insieme. In loro la preghiera appariva un bisogno primario come il cibo o il sonno: preghiera antica e moderna, salmi e rosario e compieta, italiano e latino. La mattina, la sera, prima di mangiare, in viaggio. In uno dei ricordi più dolci dell'infanzia ci sono papà e mamma inginocchiati vicino al mio letto e, prima che il sonno prevalga, sento le parole di una delle loro preghiere della sera: Oremus pro pontifice nostro Ioanne... da allora abbiamo pregato per Paolo, per Giovanni Paolo, e, oggi, per Benedetto; abbiamo amato e amiamo il Papa non perché, come disse una volta papà, si chiama Giovanni o Paolo, ma perché si chiama Pietro. Qualche giorno fa mamma mi ha detto di aver trovato in casa un libretto che in trent'anni non aveva mai notato: Fede e futuro, che Papa Benedetto ha scritto da giovane, pochi anni dopo la fine del concilio. Due brani erano sottolineati a matita da papà. Il primo diceva: "Solo chi dà se stesso crea futuro. Chi vuol semplicemente insegnare, cambiare solo gli altri, rimane sterile". L'altro brano, nell'ultimo paragrafo intitolato Il futuro della Chiesa, diceva: "Il futuro della chiesa (...) non verrà da coloro che prescrivono ricette (...) o invece si adeguano al momento che passa (...) o criticano gli altri e ritengono se stessi una misura infallibile (...) o dichiarano sorpassato tutto ciò che impone sacrifici all'uomo (...) Anche questa volta, come sempre, il futuro della chiesa verrà dai nuovi santi". La fede, l'amore e l'obbedienza risultano purtroppo incomprensibili a molti di quelli che guardano alle vicende della Chiesa dal di fuori e credono di vederci dentro solo una gigantesca partita a scacchi. Papà era invece convinto che "cristiani franchi e liberi possano vivere nella Chiesa di oggi e di domani nell'obbedienza e nella pace, proprio come Angelo Roncalli, prete, vescovo e Papa libero e fedele, perché ha avuto fede non nella sua forza ma in quella dello Spirito che guida la Chiesa". Ne sono convinto anch'io, e, a trent'anni dalla morte di mio padre, chiedo al Signore per me e per i miei figli, per i laici e per i preti della mia Chiesa fede e coraggio, obbedienza e pace. V oglio esprimere il mio apprezzamento per questa rubrica, temevo uno sdolcinato barattolo di miele o un inutile secchio di veleno, invece ho apprezzato i vari interventi che hanno evidenziato la complessa realtà che è “l’universo sacerdote”. Da anni vivo quotidianamente la realtà parrocchiale, a stretto contatto con diversi sacerdoti. Per prima cosa desidero dire che generalizzare non è mai giusto. Ogni sacerdote è un individuo differente pur nella unicità della vocazione. Le ombre incontrate non mi hanno mai fatto dimenticare il calore e la gioia della luce ricevuta! Certo ho incontrato anche il sacerdote preda delle cose del mondo, non posso negare l’amarezza e quanto sia dannoso per tutta la Chiesa questa esperienza. Ma non posso dimenticare i sacerdoti che mi hanno testimoniato Cristo nei fatti di tutti i giorni. Hanno lasciato in me un segno indelebile di donazione totale a Cristo. Questi sacerdoti mi hanno svelato una cosa stupenda: il bene è infettivo! La generosità di un parroco, penso a sacerdoti concreti della nostra diocesi, passa in eredità all’intera parrocchia e dalla parrocchia passa poi alle famiglie di questa parrocchia. Non posso dimenticare la porta sempre aperta del mio parroco, il suo sorriso ed il suo saluto che è diventato un segno di riconoscimento di provenienza parrocchiale! Come posso dimenticare la sua amicizia, vera e schietta, mai complice delle mie debolezze. Le vera autorevolezza del sacerdote non nasce solo dal Sacramento ricevuto ma anche dalla santità di vita. Mi chiedo spesso come posso aiutare il mio sacerdote a crescere nella santità. Noi “laici” dimentichiamo che i sacerdoti hanno bisogno anche dei nostri stimoli positivi. (©L'Osservatore Romano 12 febbraio 2010) Michele CUTTANO Chiesa: un cammino da fare… insieme «L e parrocchie non possono agire da sole: ci vuole una “pastorale integrata” in cui nell’unità della Diocesi, abbandonando ogni pretesa di autosufficienza, le parrocchie si collegano tra di loro, con forme diverse a seconda delle situazioni - dalle unità pastorali, vicarie o zone -, valorizzando la vita consacrata e i vari movimenti» (Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, Introduzione). In continuità con gli orientamenti pastorali diocesani e la riflessione avviata nel Convegno pastorale di settembre su “Comunione e ministerialità nella chiesa locale”, il cammino pastorale prosegue all’interno delle comunità parrocchiali e delle zone pastorali, attraverso la realizzazione di mini-convegni pastorali di zona. Si tratta di momenti di riflessione e di partecipazione da attivare nelle zone pastorali, nei prossimi mesi, con i seguenti intenti: proseguire nella fase di approfondimento della proposta biennale; coscientizzare le comunità sul valore e sull’importanza della ministerialità e della corresponsabilità; favorire, avviare, continuare a sperimentare nuove forme di partecipazione, con particolare attenzione alla ministerialità laicale, da favorire sempre di più, e alle strutture di partecipazione da attivare o rinnovare a livello parrocchiale, zonale, diocesano. Questo percorso, articolato e complesso, ma necessario e stimolante, allo stesso tempo, dovrà portare, nel corso dei prossimi anni, a realizzare quello stile di comunione che rende efficace la missione e il compito della Chiesa, a tutti i livelli. Modesto DE GIROLAMO anno II n. 1 marzo 2010 pagina 3 CRONACHEedESPERIENZE Villaggio don Bosco GRANDE OPERA SOCIALE SESSANT’ANNI DI STORIA: L’OPERA NUOVA L’ “Opera Nuova”, oggi Opera San Giuseppe, dei PP. Giuseppini del Murialdo di Lucera, festeggia sessant’anni dalla sua fondazione. Era la primavera del 19 marzo 1950, quando il Vescovo Vendola benediva la posa della prima pietra per la costruzione dell’Opera Nuova. Edificata su un terreno donato da Giuseppe e Carmela Zurro e progettata dall’Ing. Corrado Goffredo, essa è un insieme di strutture dove i giovani trovano conforto fisico, morale e spirituale ed ha ampi spazi per divertirsi in santità di spirito e sanità di corpo. L’Opera, che sorge nel quartiere “Porta Croce”, nonostante gli anni, è sempre giovane. Essa è dotata di palestra, di campi da tennis e di calcio con il manto in erba sintetica, di un moderno cine-teatro, di sale per riunioni, della canonica, della chiesa parrocchiale e dell’asilo oggi adibito ad altri usi. La vita dei Giuseppini a Lucera ebbe inizio il 1922, con la venuta di Padre Angelo Ferracina, che al suo arrivo, accompagnato dal giovane Michele Sabetti, “entro” nei locali di Santa Caterina. Ideatore e fondatore di questa impresa è stato Padre Angelo Cuomo, oggi Servo di Dio, sacerdote straordinario per il suo coraggio e per la sua incisiva azione educativa e formativa tra i giovani, il quale seppe intuire le ansie e le aspettative della gioventù di Lucera. Il sogno di questa “Nuova Opera” albergava nell’animo di padre Angelo sin da quando, ancora chierico, venne a Lucera e trovò i locali, attigui alla chiesa di Santa Caterina, angusti e non rispondenti alle esigenze dei giovani, perché a quei tempi l’unico punto di ritrovo per essi erano i “Padri Giuseppini”. Per la costruzione dell’Opera, era necessario reperire fondi e Padre Angelo, fiducioso nella Prov- videnza e nella generosità dei lucerini, ebbe l’idea del “mattone”. Così ragazzi e giovani, sparsi per le vie di Lucera chiedevano senza riserve l’offerta di “dieci lire” o di portare un “mattone” per la erigenda Opera. La ricorrenza del sessantesimo dell’Opera, non può e non deve passare inosservata. Infatti è stato predisposto un programma di iniziative: il concorso “Padre Angelo” per gli studenti delle locali scuole, un incontro dei Giuseppini che nel corso di questi anni hanno svolto il loro apostolato a Lucera, l’intitolazione della palestra al prof. Antonio Rinaldi, attività culturali, sportive e celebrazioni eucaristiche. Lucera è riconoscente e grata ai Giuseppini per l’impegno educativo e formativo a favore dei giovani immersi in una società che non sempre è animata da valori autentici. E’ fissata per il 14 marzo l’inaugurazione del Villaggio don Bosco, importante opera sociale che sorge a Lucera in Contrada Vaccarella. Si tratta di un grande Centro di Accoglienza gestito dall’Associazione “Comunità sulla strada di Emmaus”. Il Centro è formato da tre “grappoli di case” con attorno un frutteto di 2.000 piante e spazi comuni: un auditorium con teatro esterno per 300 persone, aule per la formazione, biblioteca e centro di documentazione. Non manca un laboratorio didattico per le energie alternative con tanto di pala eolica visibile già dalla SS. 17 tra Foggia e Lucera. Il progetto nacque nel 2000 per accogliere minori stranieri che sfuggivano a situazioni di miseria, guerre e trattamenti persecutori e fu finanziato dal Governo D’Alema. Donato COPPOLELLA La sfida educativa: giovani e bene comune I n preparazione alla 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani del 2010 e nell’ambito delle attenzioni dell’Azione Cattolica ai temi della partecipazione e della cittadinanza, l’AC di Cristo Re ha proposto l’8 febbraio scorso un incontro sul tema “Giovani e Bene Comune”. L’appuntamento ha voluto fornire uno spazio di particolare considerazione su un tema delicato ed attuale, quello dell’educazione, orientato a sollecitare l’attenzione per quelle problematiche sociali, civili ed ecclesiali che richiedono una testimonianza competente e coerente per un cambiamento possibile. All’incontro sono intervenuti: mons. Domenico Cornacchia, don Ciro Fanelli, p. Tommaso Mastrolitto, Giuseppe Uli, Raffaele Checchia, dr. Vincenzo Morlacco, don Leonardo Catalano, Francesco Caliano. L’incontro ha trovato concretezza nel mettere in luce come il destino di ciascuno di noi sia collegato a quello dell’ altro. Diario del DIRETTORE I nteriorità. La prima parola che desidero coniugare con voi è l’interiorità. Se un raggio di luce attraversa un diamante quel raggio si trasforma in un arcobaleno. Così la nostra vita se attraversata dalla interiorità diventa un arcobaleno. Il silenzio è il primo passo per godere di questo spettacolo. Il silenzio è l’esperienza che ci pone di fronte a noi stessi. Certo fa paura ma non possiamo permetterci il lusso, illu- La vera norma della società, ha precisato il dr. Morlacco, è la cooperazione che si fonda sulla reciprocità; non un semplice scambio di cose, ma tessitura di relazioni che trasformano la nostra vita interiore. Don Leonardo ha sottolineato che il Bene Comune deve diventare un percorso educativo perché questo tempo diventi tempo di conversione, di rinascita e di cambiamento. Di questo c’è un gran bisogno oggi in cui siamo tutti molto rispettosi del male, ma diffidenti del bene. Mons. Vescovo ha sollecitato la viva attenzione dei presenti ricordando l’invito del Papa alla cittadinanza attiva per un impegno personale di responsabilità sociale, politica ed ecclesiale, e poi ha stimolato la coscienza associativa, in fedeltà al Vangelo e al Concilio Vaticano II, a coltivare sempre la ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio. Un compito a cui i cattolici non possono rinunciare. Samanda DE MASO I passi dell’interiorità Il silenzio dendoci, che qualcosa fuori rende interessante l’esistenza. Occorre più che mai vivere per ciò che troviamo dentro noi. È proprio il silenzio che ci fa sperimentare la ricchezza dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti; è il silenzio che ci mette di fronte alle nostre responsabilità e i sogni; nello stesso tempo è il silenzio che ci fa avvertire i nostri limiti e i deserti dell’anima. Nell’era della comunicazione ci scopriamo sempre più incapaci di inti- mità, di rapporti veri e profondi. È allora il silenzio che ci fa incontrare le persone che ci sono care; ci fa sperimentare il legame con il Signore e quella Parola che ci conduce, ci chiama e ci consola. Certo non è così facile passare dal rumore della nostra cultura e delle nostre giornate a momenti di silenzio. Bisogna iniziare. Solo così si potrà assaporare la bellezza e il valore del silenzio. Leonardo CATALANO L’idea iniziale è stata poi modificata adattandola ai nuovi bisogni di minori e famiglie, con forme di accoglienza ed interventi educativi da attuare con i Servizi sociali del territorio e il Tribunale dei minori, una vera categoria a rischio per la grande difficoltà degli adulti di assolvere al loro compito di educatori. L’idea del Villaggio è nata per ricercare nuove forme di convivialità che siano risposte concrete all’isolamento. Il villaggio non vuole essere un contenitore del disagio giovanile e/o adolescenziale, ma un punto di riferimento culturale, un laboratorio di pensiero ed azione educativa in riferimento alla qualità della vita familiare e relazionale. Si presenta come uno spazio aperto, dove coppie in crisi e famiglie in difficoltà possano ritrovare il significato del proprio rapporto e della propria esistenza, condividendo per brevi periodi con altri le difficoltà e le sofferenze della vita. Quanto ai minori stranieri, il villaggio diventa un vero spazio multietnico dove sperimentare la scoperta e la valorizzazione della diversità. Altro obiettivo è un Centro studi collegato con l’Università per orientare gli interventi educativi a favore di minori, mediante la formazione di genitori, insegnanti e operatori sociali. Esso vuole essere quindi un seme di fermento e ricerca per il territorio, facendosi promotore di un “patto educativo diffuso” che coinvolga sia i singoli cittadini che tutte le istituzioni (civili ed ecclesiali) che hanno nelle loro finalità proprio il benessere della comunità. Riccardo ZINGARO pagina 4 marzo 2010 anno II n. 1 QUARTAPAGINA Mostra tematica a Lucera LA SACRA SINDONE: UN MISTERO NEL MISTERO L a Diocesi di Lucera-Troia, il Centro Culturale Cattolico e il centro culturale “Archè”, con la collaborazione delle Confraternite, hanno organizzato una mostra tematica che ha trovato degna ospitalità nella trecentesca chiesa di San Domenico dal 1° al 13 del mese di marzo, sul tema: “Sindone: tra icona e mistero”. Questo interessante e dibattuto tema è stato approfondito sabato 6 marzo nell’auditorium “Giovanni Paolo II” in via Spagnoletti Zeuli dal paleontropologo dell’Università di Pisa, prof. Francesco Mallegni, il quale ha relazionato su “La Sindone: un mistero che va al di là del mistero stesso”. Il professor Mallegni è uno dei più autorevoli studiosi che ha seguito la vicenda scientifica dell’autenticità o meno del lenzuolo che avrebbe avvolto il corpo di Gesù Morto, per cui è stato interessante conoscere di prima mano gli ultimi sviluppi delle ricerche condotte, con strumenti molto sofisticati, sui reperti attualmente disponibili. Osservando la Sindone non si nota neanche il più lieve spostamento del lenzuolo, che avrebbe alterato la nitidezza dei bordi dei coaguli ematici. L’immagine del corpo è un ingiallimento dovuto ad una ossidazione e disidratazione. Il lino cambia colore per una trasformazione causata dalla luce. Rimane, però, inspiegabile il fenomeno che ha provocato il maggiore ingiallimento nella zona dell’immagine in modo da formare sembianze umane così precise e dettagliate. É una proiezione del corpo che ha codificato in sé l’informazione tridimensionale ed è come se vi fosse stata impressa da un fenomeno fotoradiante. Molti fisici, compreso il relatore, ammettono che l’immagine potreb- be essere stata provocata da un lampo di luce sprigionatasi dal corpo di Gesù al momento della risurrezione. L’autenticità della Sindone, aggiunge don Luigi Di Condio, rettore della chiesa di San Domenico, è stata a lungo dibattuta: vi sono state dispute al riguardo già nel XIV secolo. Le discussioni sono riprese alla fine del XIX secolo, quando la prima fotografia della Sindone ha rivelato particolari e suggestive caratteristiche dell’immagine, suscitando particolare interesse da parte degli studiosi su di essa. I numerosi studi scientifici eseguiti da allora non sono serviti, però, a chiarire in modo definitivo la questione, ma solo ad accendere maggiormente il dibattito nel quale si “scontrano” studiosi convinti che la Sindone sia una reliquia e colleghi altrettanto convinti che, invece, sia una icona, una raffigurazione artistica. Dunque, il contri- buto del relatore è servito a fornire qualche elemento in più, acquisito attraverso il difficile lavoro di ricerca degli ultimi tempi. La preziosa reliquia sarà esposta nel Duomo di Torino dal 1° aprile al 23 maggio prossimi. Per una preparazione spirituale adeguata all’importante evento viene suggerita una Via Crucis Sindonica, dove alla preghiera e alla meditazione si affianca l’osservazione del corpo martoriato impresso sul lino. La Sindone, ricorda il cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, è un segno sul quale è impressa l’ombra della morte, della sofferenza e della malvagità umana. I credenti non guardano, però, al volto dell’Uomo della Sindone per compiacersi del dolore e della morte. Quel volto, per chi crede, è destinato a trasfigurarsi nella Risurrezione. Antonio DI MURO VEGLIA PASQUALE nelle CHIESE della DIOCESI - Orario LUCERA Cattedrale “S. M. Assunta” Cristo Re San Giovanni Battista San Giacomo M. A. Santa Maria della Spiga Santa Maria delle Grazie San Pio X San Matteo al Carmine S. Francesco Antonio Fasani Santuario S. F. A. Fasani 21.30 22.30 22.00 21.30 23.00 23.00 22.30 22.30 23.00 22.30 TROIA Cattedrale “B.M.V. Assunta” Maria SS. Mediatrice Comunità di San Francesco San Secondino Vescovo San Vincenzo Martire 23.00 20.00 22.00 23.00 21.00 ALBERONA Natività di Maria Vergine BICCARI Maria Santissima Assunta 22.30 23.00 CARLANTINO San Donato V. M. 23.00 GIARDINETTO Beata Vergine del Carmine 22.00 CASALNUOVO MONTEROTARO Santi Pietro e Nicolò 22.00 MOTTA MONTE CORVINO San Giovanni Battista 24.00 CASALVECCHIO DI PUGLIA Santi Pietro e Paolo Apostoli 23.00 ORSARA DI PUGLIA San Nicola di Bari 22.00 CASTELLUCCIO VALMAGGIORE San Giovanni Battista 22.30 PIETRAMONTECORVINO Santa Maria Assunta 22.30 CASTELNUOVO DELLA DAUNIA Santa Maria della Murgia 22.00 ROSETO VALFORTORE Santa Maria Assunta 22.30 CELENZA VALFORTORE Santa Croce 22.30 SAN MARCO LA CATOLA San Nicola di Mira 22.30 CELLE DI SAN VITO Santa Caterina V. M. 22.30 FAETO S. S. Salvatore 22.00 SANTA CECILIA 23.00 VOLTURARA APPULA Santa Maria Assunta 23.00 VOLTURINO Santa Maria Assunta 23.00 Mensile di informazione della diocesi di Lucera-Troia Editore Diocesi di Lucera-Troia Direttore responsabile Matteo Francavilla Direttore editoriale Leonardo Catalano AGENDA MINI CONVEGNI PASTORALI DI ZONA “Verso una Chiesa tutta ministeriale”. Martedì, 16 marzo dalle ore 16.00 alle 19.00 zona di San Marco nell’Auditorium “San Giacomo” nella parrocchia di San Marco La Catola. Si è già tenuto il primo nella zona di Castelnuovo l’ 11 marzo presso la parrocchia di Casalvecchio. URLANDO CONTRO IL CIELO Giornata della Gioventù dalle ore 8.00 del 27 di Marzo alle ore 24.00 del 28 Marzo domenica delle Palme. Sarà un momento di festa e preghiera che coinvolgerà tutti i gruppi parrocchiali e tutte le associazioni presenti in diocesi che si occupano della realtà giovanile. PELLEGRINAGGIO DIOCESANO AD ARS E TORINO Dal 12 al 15 in occasione della ostensione della sindone e del 150° anniversario del dei natali del Santo Curato d’Ars. La quota di partecipazione è di euro 470 tutto compreso viaggio in aereo. Per prenotazioni rivolgersi a don Antonio Valentino 347.0178780 Redazione Donato Coppolella Rocco Coppolella Enza Gagliardi Riccardo Zingaro Sede piazza Duomo, 13 - 71036 Lucera - Foggia Tel/Fax 0881 520882 e-mail: [email protected] Stampa Ennio Cappetta & C. srl - Foggia Anno II, numero 1, marzo 2010 Autorizzazione del Tribunale di Lucera n. 139 del 27 gennaio 2009.