Quest’anno AIAB compie 25 anni. È stata costituita il 17 settembre 1988 a Torino in un’epoca in cui il biologico muoveva i suoi primi passi in forma organizzata e si intese dargli un respiro nazionale capace di futuro,diventando in poco tempo la protagonista del bio italiano. La storia di AIAB riassume quella dell’agricoltura biologica in Italia e i suoi ideali fondanti sono diventati patrimonio comune della società. La Storia di AIAB.. La storia di AIAB inizia ancora prima dalla sua costituzione formale. Le radici risalgono agli inizi degli anni Ottanta, quando le aggregazioni regionali che promuovevano l’agricoltura biologica diedero vita alla commissione “Che Cos’è Biologico?” con il fine di discutere gli aspetti tecnici del metodo biologico e arrivare alle prime norme unitarie che, poi, sarebbero diventate parte del regolamento europeo. Fin da allora, l’associazione ha rappresentato i produttori, tecnici e cittadini che volevano esprimere un diverso rapporto tra uomo e terra e tra produttori e cittadini. In questi 25 anni, AIAB è stata il punto di riferimento per rispondere ai bisogni che man mano si presentavano nel mondo del biologico senza smarrire lo spirito e l’originalità dei primi tempi. Se nei primi anni l’associazione si è concentrata nella definizione delle norme di produzione dell’agricoltura biologica italiana, organizzando anche un sistema di controllo e certificazione, rimasto attivo fino al 2000, con il nuovo millennio, AIAB ha sempre più assunto la veste di organizzazione di promozione sociale, culturale e politica, promuovendo una robusta rete di alleanze e anticipando e organizzando con le sue campagne nuove tendenze: le mense bio, i gruppi d’acquisto, i gruppi d’offerta dei produttori, i mercati, le fiere, le biofattorie didattiche, le aziende aperte, l’agricoltura sociale, i biodistretti, i marchi come il GaranziaAIAB, hanno visto l’Associazione ricoprire un ruolo pionieristico e di avanguardia. Nel 1990 fonda la rivista BioAgriCultura, l’unica rivista specializzata orientata al settore che ha resistito durante tutti questi anni. La ricerca applicata, basata sui bisogni degli agricoltori e con la loro partecipazione ha giocato e gioca un ruolo importante in AIAB, introducendo novità tecniche e diversi elementi di innovazione produttiva, organizzativa e di sistema. AIAB ha coniugato la sua vocazione locale con l’impegno internazionale. Dapprima con una partecipazione forte in IFOAM (la Federazione Internazionale dei Movimenti che promuovono l’Agricoltura Biologica) sostenendo le istanze e collaborando alla redazione degli standard di base IFOAM. Successivamente con un impegno europeo costante in IFOAM EU (la rete europea di IFOAM) e più recentemente in La Via Campesina. In questi 25 anni AIAB ha mantenuto costante la rappresentanza nazionale degli interessi dei produttori biologici italiani e dei cittadini consumatori, pur mantenendo radicata la valenza locale con ben 18 associazioni regionali che assistono i produttori e promuovono l’agricoltura biologica presso gli enti pubblici, le mense e i cittadini. Iniziative per i 25 anni di AIAB Dossier sui 25 anni di AIAB La pubblicazione ripercorrerà la storia di AIAB e del biologico italiano,come si muove oggi e le nuove tendenze e sfide future. Il dossier di 16 pagine sarà prodotto in 30.000 copie. Verrà distribuito attraverso Bioagricultura promosso nel corso di iniziative e varie attività di promozione e rappresentanza: nel Parlamento durante il Bioaperitivo, nelle piazza della Biodomenica e in tutte le numerose iniziative in programma sul territorio per promuovere i suoi 25 anni di vita. Bioaperitivo nel Parlamento Nel mese di settembre si organizzerà un bioaperitivo nel Parlamento (Camera dei Deputati o Senato),invitando anche il Ministro dell’Agricoltura. Nel corso dell’iniziativa si presenterà il dossier sui 25 anni, e le richieste di AIAB al nuovo Parlamento e Governo. Biodomenica La Biodomenica è l’iniziativa più importante dell’agricoltura bio italiana e rappresenta una vetrina di eccellenza per AIAB. Si tiene tradizionalmente la prima domenica di ottobre nelle principali piazza delle città italiane. Domenica 6 ottobre 2013 si terrà la sua 14° edizione. Sarà preceduta da una conferenza stampa. In 12 città (Roma, Milano, Torino, Napoli, Palermo, Genova, Bologna, Padova, Perugia, Udine, Taranto e Ancona), oltre al tipico mercatino saranno allestiti stand, dove si distribuiranno materiale informativo come il dossier di AIAB, il libretto “Io mangio Bio” e dove sarà possibile vedere videoclip sulle politiche comunitarie e sui 25 anni di AIAB. In tutte le piazze si organizzeranno inoltre i laboratori interattivi denominati “Officine del Bio”. Conferenza nazionale e Festa 25 anni Perugia, avrà il titolo: “La nuova PAC per favorire la produzione agricola locale, sostenibile e multifunzionale”, alla quale parteciperanno rappresentanti del Ministero, delle Regioni ed esperti di sviluppo rurale. Al convegno seguirà in serata la grande festa cittadina dei 25 anni di AIAB. Il biologico a 360° Prodotti bio più “accessibili” grazie alla filiera corta Mentre la crisi economica nel nostro Paese ha portato a un’evidente riduzione dei consumi generali, alimentari inclusi, i prodotti biologici sembrano essere, al contrario, sempre più richiesti. A testimoniarlo è l'ultima rilevazione del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko che indica, nel primo quadrimestre 2013, una spesa bio ancora in espansione (+8,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). I dati, riferiti agli acquisti di prodotti biologici confezionati presso i punti di vendita della grande distribuzione organizzata, rivelano in valore andamenti particolarmente favorevoli per i biscotti, i dolciumi e gli snack e gli ortofrutticoli freschi e trasformati, in entrambi i casi in aumento superiore al 12% rispetto al primo quadrimestre 2012(SINAB,luglio 2013). I risultati del primo quadrimestre 2013 confermano anche una serie di dinamiche che trovano consolidamento nel corso del tempo. Prima fra tutte, la consistente concentrazione degli acquisti su poche categorie, con le prime tre (ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari ed uova) che coprono quasi due terzi della spesa totale. In secondo luogo la notevole maggiore propensione al consumo di prodotti biologici nelle regioni settentrionali, che rappresentano da sole oltre il 73% della spesa totale bio, sebbene l’andamento degli acquisti dei primi quattro mesi del 2013 riveli un andamento positivo in tutte le aree ad eccezione del Centro dove si registra una flessione rispetto al pari periodo del 2012. Tra esportazioni e consumi interni il giro d'affari complessivo del biologico ammonta in Italia, secondo gli ultimi dati FIBLIFOAM, a circa 3 miliardi di euro. Un fatturato che pone l'Italia al quarto posto al livello europeo dietro Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella classifica mondiale. Stanno prendendo sempre più piede i canali di vendita alternativi, mettendo in luce come le scelte dei consumatori, in un periodo di crisi, siano indirizzate verso canali di acquisto che presentano un più equo processo di determinazione dei prezzi dei prodotti acquistati. Incrementi significativi per gli operatori della filiera corta (dati BioBank 2013): negli ultimi cinque anni, +44% gli spacci aziendali (2.795 nel 2012), +86% i gruppi d'acquisto solidale (891), +31% gli agriturismi (1.541), +13% i mercatini (+ 234), +60% i siti di ecommerce (130), +51% sia i ristoranti (301) che le mense scolastiche (1.196). Forte presenza di giovani e sviluppo di una cultura del “fare rete” tra aziende agricole, anche per completare la gamma dei prodotti freschi o trasformati. La vendita diretta, secondo AIAB, potrebbe rendere più “accessibile” il prodotto bio a tutti andando a erodere quella barriera culturale e di prezzo che probabilmente è ancora troppo sentita in Italia, tanto da far avere una posizione di secondo piano al consumatore italiano di prodotti biologici rispetto a quello d’Oltralpe: perché se il cliente finale realmente riuscisse a percepire che cosa c’è dietro il prodotto biologico non avrebbe esitazioni su cosa consumare. Con la filiera corta si riscopre il giusto valore del cibo e il giusto prezzo ed il produttore può comunicarlo direttamente al consumatore. Questo è lo spirito con cui, in ogni numero di BioAgricoltura, con la Rubrica di analisi sui prezzi bio rilevati da ISMEA, FIRAB tenta di dare un valore reale a ciò che mangiamo, per accelerare il cambiamento culturale in atto rispetto al nostro rapporto con l’alimentazione. Difendiamo il biologico italiano Dalla mega-truffa denominata “Gatto con gli stivali” del dicembre 2011, sino all’ultimo sequestro di poche settimane fa, l’Italia del bio ha vissuto i 18 mesi più tristi di sempre, con la credibilità del prodotto italiano che ha subito una netta flessione nei consumi all’estero e la percezione del consumatore italiano che ha risentito in modo fortemente negativo di queste ultime vicende. Eppure è evidente che se le truffe si scoprono significa che il sistema di controllo funziona! Ciò non significa che il sistema di garanzia non possa essere migliorato, ed è quello che AIAB propone da tempo, ovvero maggior attenzione ai prodotti che vengono da lontano e che sono un po' meno visibili, come i cereali che vengono poi trasformati pane o pasta o le granelle destinate all'alimentazione animale. Inoltre, più la filiera è corta maggiori sono le garanzie. Anche se questo non significa che i prodotti locali (non bio o non certificati) siano per forza i migliori: per sicurezza e sostenibilità si scelga sempre l'accoppiata di bio certificato e locale. Ma perché non cambiare ottica anche nella valutazione dei prezzi? Invece di contestare inconsapevolmente il maggior costo di un prodotto bio, proviamo ad indagare perché certi prodotti costano così poco. La definizione di un prezzo equo è la migliore garanzia di selezionare produttori e trasformatori onesti, mentre quando si abbassa troppo l'asticella.... beh non lamentiamoci se qualche furbo trova spazio! Il bio fa bene anche a chi non lo mangia! Nel fare i contadini biologici una buona motivazione è il fatto che non ci si avvelena con i pesticidi. Nel mangiare biologico la motivazione prevalente è “farsi del bene”, ovvero nutrirsi con prodotti che non solo non hanno residui nocivi ma anzi contengono buone quantità di antiossidanti, minerali, vitamine ed altre sostanze di valore. Ma ciò facendo contribuiamo anche al bene del Pianeta e quindi, anche a chi al bio non ci pensa proprio. Infatti l'agricoltura biologica è in grado di: • diminuire drasticamente l'impatto ambientale della produzione di cibo: le pratiche del bio ben applicate possono ridurre fino al 40% l'emissione di gas serra rispetto all'agricoltura intensiva; • mantenere ed incrementare la fertilità del suolo (quindi la sua capacità di produrre in futuro) tramite l'accumulo di sostanza organica; • influenzare la capacità di resistenza alla siccità delle colture, riducendone il fabbisogno idrico. Il bio, infatti, consuma meno acqua per quantità di cibo prodotta; • raddoppiare, rispetto ai sistemi intensivi ed alla monocoltura, la biodiversità, sia quella coltivata/allevata che quella indotta, ovvero i microrganismi e le specie vegetali ed animali che vivono nelle aree agricole. Da non sottovalutare, il beneficio alla qualità dell'aria e dell'acqua nelle zone rurali: non utilizzando pesticidi di sintesi, il biologico non lascia residui nemmeno lì, salvaguardando la salute di chi abita in quelle zone. Se poi, si associa la produzione biologica con un regime alimentare attento, privilegiando i prodotti vegetali a quelli animali e consumando prodotti locali e di stagione, potremmo risparmiare almeno da 6 a 4 kg di CO2 al giorno! Il biologico quindi migliora la vita anche a chi non lo coltiva o non lo mangia, sia oggi che soprattutto in futuro. Infatti l'agricoltura biologica ha dimostrato anche un'elevata capacità di adattamento al cambiamento climatico, quindi sarà in grado di produrre cibo sano e preservare l'ambiente anche per le generazioni future. Bio: logico libero da OGM Siamo ormai a quasi 20 anni dall’introduzione sul mercato del primo Organismo Geneticamente Modificato (OGM), il pomodoro Flavour Savour ingegnerizzato per garantirgli una più lunga ‘vita di scaffale’, ma che nei supermercati ha fatto solo una fugace apparizione sia per problemi agronomici che per una rapida ostilità dei consumatori. A questo pomodoro sono succedute poche altre colture (soia, mais, cotone e colza coprono praticamente il 100% della superficie transgenica mondiale) e due soli ‘tratti’ tecnologici (tolleranza a erbicidi, di gran lunga prevalente, e resistenza a taluni insetti), coltivati in un numero limitato di Paesi (6 nazioni –in maggioranza nel continente americano- coprono la quasi totalità dell’area a OGM), seppur su una superficie che si aggira intorno a 5 volte l’intera Italia. Si tratta di derrate -o commodity- destinate alla mangimistica animale, agli agrocarburanti, al tessile o a filiere agroindustriali nei Paesi dove non vige l’obbligo di etichettatura degli OGM, privando il consumatore di una scelta consapevole. Nonostante le promesse, i dati oggi confermano che tale tecnologia non ha mantenuto le attese previste: le rese non sono superiori, i redditi degli agricoltori non migliorano, la qualità dei prodotti non muta e in questi due decenni il numero di persone in condizioni di insicurezza alimentare ha raggiunto per la prima volta nella storia dell’umanità la soglia di un miliardo. Mentre i benefici nutrizionali restano assenti, gli OGM hanno aperto una stagione di preoccupazioni nella società sul modello di sviluppo del sistema agroalimentare e serie tensioni nel mondo agricolo in relazione ai rischi di contaminazione genetica, particolarmente gravi per l’agricoltura biologica che rischia di perdere l’integrità dell’ambiente di produzione e la fiducia del consumatore, oltre che la certificazione dei prodotti. È quanto dimostrato in maniera lampante dalla Spagna, l’unico Paese europeo ad avere ampiamente abbracciato le coltivazioni di mais transgenico, dove i danni economici e di prospettiva per gli agricoltori biologici sono documentati e ingenti. Di fronte alle premesse disattese si sono andate accumulando evidenze di rischi per l’ambiente, soprattutto derivante da uno smodato uso di erbicidi che stanno provocando il manifestarsi di una crescente resistenza da parte di erbe spontanee, e per la biodiversità naturale e coltivata; sono sempre più inoltre le evidenze relative a resistenze di insetti parassiti alle tossine espresse dalle piante transgeniche. Resta inoltre l’incognita sugli impatti di medio-lungo periodo sulla salute umana e animale legata al consumo di alimenti transgenici. Fenomeni che, coniugati al controllo di queste sementi da parte di un ristretto gruppo di industrie multinazionali che uniscono (agro)chimica e biotecnologie e che non si pongono limiti etici nella brevettazione del vivente, spiegano timori e opposizione da parte della grande maggioranza dei cittadini. Considerando il coinvolgimento del vostro ente nelle tematiche di cui sopra, chiediamo il vostro coinvolgimento in qualità di Media Partner al fine di supportare la realizzazione e la diffusione della Campagna e del dossier su dettagliato. Tale collaborazione, che apporterebbe al Vostro ente ampia visibilità mediatica, potrebbe contribuire alla divulgazione delle iniziative, al consolidamento e all’ampliamento della Campagna, al coinvolgimento delle scuole e dei cittadini. Rimanendo in attesa di un Vostro gentile riscontro, resto a Vostra disposizione per qualsiasi eventuale chiarimento.